nov182011
nov082010
Mercoledì 10 novembre 2010 alle ore 16.00 presso il Palazzo della Cultura “Zeffirino Rizzelli” nella Sala C. Contaldo in Piazza Alighieri, organizzato dal Comune di Galatina, il 2° convegno dal tema: “CDR Stato delle conoscenze in campo ambientale e sanitario in materia di coincenerimento”.
Interverranno:
Modererà il dibattito il giornalista Danilo Lupo.
giu102011
prete – Parrocchia San Torpete - Genova".
apr112017
Non è trascorso nemmeno un mese dacchè il solito “coglione nostrano” (specie di gramigna a due zampe, e sennò come lo vuoi chiamare), aveva scaricato le sue porcherie nell’area retrostante il campo sportivo di Noha. Noi di Fareambiente, Laboratorio di Galatina, le fotografammo (le porcherie) per segnalarle all’Amministrazione. Diciamo che ora, simili (o medesimi) “coglioni nostrani”, ci hanno risparmiato la fatica di farle sgomberare. Difatti ieri, Domenica delle Palme e inizio della Settimana Santa, abbiamo constatato l’origine della puzza di plastica bruciata che sabato pervadeva, con la complicità della tramontana, nell’aria di tutta Noha. Purtroppo si sono fumati nuovamente in diossina pura le porcherie del solito “coglione nostrano”: divani, contenitori di plastica, copertoni, spugne e sacchi di rifiuti di ogni genere. Come? Stai pensando che abbiamo la fobia delle diossina? Forse, ma è provato scientificamente che respirare diossina è a rischio cancro. E non mi pare che a Noha ci manchi.
E’ inconcepibile che un cittadino di questa comunità (perché marziano non può essere) sia così rozzo e così indifferente riguardo ai danni che procurano alla salute i rifiuti incendiati. E’ davvero un insulto alla nostra intelligenza e un atto criminale verso tutti i residenti. Questo errore della natura (il coglionciello nostrano) non solo offende la nostra civiltà, ma riesce a perpetrare in modo continuativo i suoi “capricci” da caprone senza indugiare mai, va a colpo sicuro. Sa che nessuno lo fermerà. Veramente non capisco quale neurone sia sopravvissuto a questa sub-specie di essere di cui non posso immaginarne nemmeno le sembianze. Forse è davvero un fenomeno inspiegabile. Diciamo un miracolo al contrario.
E’ incomprensibile anche la “muta” presenza dei residenti delle abitazioni vicine all’inceneritore abusivo. E’ mai possibile che nessuno denunci o senta mai il bisogno di lamentare questo insistente atto criminoso che si consuma sotto il loro naso ininterrottamente da anni? E’ mai possibile che siamo tutti così pronti a lamentarci (qualcuno si lamenta?) delle inadempienze dell’Amministrazione Comunale e poi tolleriamo questo pseudo inceneritore abusivo e pure ben localizzato? Per favore non venitemi a parlare di telecamere. Le vere telecamere dobbiamo essere noi stessi in primis. Altrimenti mi spiegate che viviamo a fare in questo paese?
Marcello D’Acquarica
lug262021
Avevamo bisogno di un messaggio semplice, diretto e che arrivasse dritto al cuore dei Bambini. Abbiamo pensato subito a loro, ai Supereroi… e l’accostamento che ne è scaturito è stato quanto più di spontaneo e naturale si possa immaginare…
I bambini, anche da piccoli, sono in grado di distinguere il bene dal male; possiedono un innato senso di giustizia, ed è per questo che sono naturalmente attratti dai Supereroi preferendo infatti una figura che aiuta il prossimo in difficoltà, rispetto a quella che ostacola o danneggia. Solo le esperienze e i modelli educativi possono influenzare lo sviluppo successivo del comportamento positivo o negativo verso il prossimo.
Accostando pertanto ad ogni supereroe una Donna o un Uomo che ha sacrificato la propria vita per combattere la mafia e per difendere le nostre istituzioni democratiche potrebbe far capire ai bambini che si può essere un “Supereroe” anche senza mascherina e senza mantello e soprattutto senza avere poteri particolari, ma “semplicemente” adottando comportamenti ispirati a principi di giustizia, di lealtà e di coraggio, comportamenti positivi rivolti non solo a singole persone ma anche all’intera umanità, proteggendo i più deboli e punendo i prepotenti.
I “Supereroi” sono anche e soprattutto quelle persone che ogni giorno perseguono con determinazione i loro obiettivi, che aspirano a un mondo migliore e lavorano duramente per tramutare i loro sogni in realtà.
Ognuno di noi ha, dentro di sé, un “Supereroe” capace di fare grandi cose che aspetta solo di essere messo a disposizione del mondo.
Inserirsi nel mondo del bambino, parlare il suo linguaggio e assecondare questo loro amore per i Supereroi, ma in generale la fantasia, la creatività e spensieratezza, è utile per trasmettere regole, valori, principi e stili di comportamento positivi, corretti e necessari per la vita futura. Naturalmente nessuno meglio di Paolo Borsellino, Renata Fonte, Lea Garofalo, Antonio Montinaro, Carlo Alberto dalla Chiesa, Peppino Impastato e
Giovanni Falcone, raffigurati sul murale in rappresentanza di tante Donne e tanti Uomini che hanno sacrificato la vita per noi, sono depositari di detti valori.
I piccoli “Supereroi” di oggi potranno essere grandi eroi quotidiani nel futuro, facendo del bene a sé stessi e agli altri con tenacia e con il coraggio di affrontare e di superare le difficoltà; da qui “Il muro del Coraggio”, il titolo del murale a cui gli artisti Romaldo Antonaci e Carla Casolari hanno dato corpo con maestria e passione, pennellata dopo pennellata, lungo viale Ofanto a Galatina.
Il progetto è stato fortemente voluto e ideato da “Legambiente Galatina” e “TappiAmo Galatina – Virtus Basket Galatina” in collaborazione con “Centro Colore” e “Ecom servizi ambientali”.
Domenica 01 agosto p.v., alle ore 19.00, presso il murale di viale Ofanto e nel pieno rispetto della normativa anti-covid, si svolgerà una piccola cerimonia di inaugurazione.
Tutta la Cittadinanza è invitata a partecipare.
Legambiente Galatina - “La Poiana”
TappiAmo Galatina - Virtus Basket Galatina
lug292021
Da un paio di anni circa, sulle mura esterne dell’ex-stabilimento del Brandy Galluccio, l’antica Distilleria di Noha appartenente ancora agli eredi della famiglia che dopo alterne vicissitudini aveva acquistato il feudo dai baroni De Noha, sono stati affissi dei cartelli indicanti la proprietà privata.
Suona alquanto strano questo messaggio in cui il diritto di proprietà ha superato millenni di storia di soprusi e angherie. Un’inutile frase che manca di tatto nei confronti della dignità e dell’onestà dei cittadini che rispettano la legge. Ci è sembrato invece che voglia ricordare ai passanti l'inviolabilità di quelle mura. Abbiamo avuto la sensazione dell'ennesima sferzata al rispetto del Bene Comune, della barriera che non deve essere manco avvicinata.
Che bisogno c'era di ricordare ai cittadini di Noha e dintorni che quelle mura sono proprietà privata?
Noi crediamo che a qualcuno, forse, è venuto in mente di rimarcarne il concetto per prepararci all'ennesima prevaricazione nei confronti della nostra storia locale, in particolar modo delle tombe messapiche, e non ultimo della distilleria (esempio tipico di archeologia industriale). Ne abbiamo parlato e scritto qui e altrove, i ritrovamenti sono stati perfino immortalati in libri e gli oggetti ritrovati archiviati al Museo di Galatina.
Non è la prima volta che siti archeologici vengano presi di mira dalla speculazione edilizia, che cerca di trasformare in superflui appartamenti o in zone artigianali o in centri commerciali tutto quel che le capiti a tiro, a condizione che abbia un certo rilievo storico, sociale o paesaggistico.
Non abbiamo pretese di alcun tipo su quelle mura, ma ci aspettiamo che la proprietà o chi ne gestisce lo stato di degrado - perché questo è - rispetti, se non il buon senso, almeno le leggi che impongono la salvaguardia delle tombe messapiche presenti al disotto di quelle mura, con i vincoli attribuiti dalla Soprintendenza e consegnati all’Amministrazione Comunale di Galatina quale garante dei Beni Archeologici. E se ne avanza pure l’anima di quell’antica fabbrica di brandy.
In questi giorni, gli addetti ai lavori incaricati alla pulizia delle strade, hanno tagliato l'erba. Purtroppo ora si vede meglio l'unica cosa che invece era più urgente rimuovere: la spazzatura di questo secol superbo e sciocco.
Il Direttivo di Noiambiente e Beni Culturali Odv
mag202010
"Pubblichiamo l'intervento di Marcello D'Acquarica di domenica 25 Agosto 2013 in occasione del 6° Motoraduno Moto Guzzi, Miero e Pizzica svoltosi a Noha"
Oggi è una giornata di festa. Approfitto di questa occasione per riflettere insieme su ciò che consideriamo bene comune.
Se è chiaro il significato di questi due presupposti: “Insieme” e “bene comune”
possiamo considerare questo momento costruttivo. Altrimenti vuol dire che non siamo né insieme né in grado di intendere il significato di bene comune.
In questo momento mi viene in mente il film “I 100 passi” di Marco Tullio Giordana con Lo Cascio.
Cento passi è una breve distanza. E noi vogliamo contare i cento passi. Cento passi sono lo spazio che ci separa da certe volontà politiche. Sono la distanza che ci separa dal concetto di bene comune, dal rispetto per l’ambiente, da mentalità truffaldine in nome di alti valori.
Cento passi. Dovremmo tutti fare 100 passi, insieme, anche in moto.
Facciamoli insieme questi cento passi: noi cittadini, la Pubblica Amministrazione, la Chiesa, e in questo momento anche voi ospiti di Noha. Facciamoli per vedere che cosa ci circonda cominciando da qui.
Alle mie spalle abbiamo la chiesa madre di San Michele Arcangelo, che mostra sul frontone in alto l’elegante stemma di Noha: tre torri che sorvegliano sul mare tempestoso il pericolo portato da due velieri di pirati. All’interno della chiesa si trovano esposte delle tele seicentesche e altari barocchi, che ci raccontano della sua storia.
Poi voltando le spalle abbiamo, svettante nella nostra pubblica piazza, l’orologio pubblico più fermo del mondo: è rotto da più di un decennio. E mai nessuno ha pensato di compiere i 100 passi per ripararlo. Noi intanto ci consoliamo pensando che segni l’ora esatta due volte al giorno.
Sotto le vostre ruote, cari amici motociclisti, sempre a cento passi c’è un frantoio jpogeo, unico nel Salento, e forse al mondo, per la sua architettura. A cosa serve? A essere adoperato abusivamente come sito per discariche private? Probabile.
Verso la fine di via Castello, a cento passi da qui, potete ammirare le cosiddette “casiceddhre” in miniatura. Dovrete però prestare attenzione ed utilizzare il casco (anche se siete a piedi). C’è il rischio che vi becchiate qualche pietra storica in testa.
Basterebbe poco, giusto 100 passi, per sistemarle una buona volta e per creare quella bellezza in grado di salvarci tutti insieme.
La torre medievale ed il ponte levatoio con il suo stupendo arco a sesto acuto, che sono riprodotte sulle miniature in terracotta offerte da Daniela Sindaco, appartengono al complesso del palazzo baronale. Anche questo si trova a meno di cento passi da qui. Tutto abbandonato nella più totale trascuratezza, come se il comune non esistesse affatto, come se i beni culturali “non ci dessero da mangiare”.
A 100 passi dal palazzo baronale c’è la casa rossa di Noha, un gioiello d’art nouveau, in stile liberty, più o meno come la casa pedreira di Gaudì che si trova a Barcellona (in Spagna) e che certamente alcuni di voi avranno già visitato. La nostra casa rossa di Noha, non solo reclama il restauro - schiaffeggiata com’è dagli anni e dall’incuria dei privati – è pure circondata e nascosta da una muraglia di rara bruttezza.
Sempre a poco più di cento passi da qui potrete ammirare l’antica masseria Colabaldi e i resti messapici, la trozza (un pozzo profondissimo che dava da bere ai nohani), il calvario, le vecchie scuole elementari ristrutturate (ma purtroppo non funzionanti al 100% per via di un allaccio all’energia elettrica, diciamo così, poco funzionale) e non da meno il nostro singolare centro storico di via Osanna e piazzetta Trisciolo.
Ecco, tutte queste testimonianze storico culturali vorrei farvi conoscere e ammirare, ma ahimè, non manca solo il tempo, manca purtroppo la decenza.
Quindi, cari amici, noi ci auguriamo, anche con l’aiuto delle istituzioni qui presenti (se presenti), che nel prossimo futuro saremo in grado (noi ed i ns beni culturali) di accogliere voi e tutti i visitatori di Noha in maniera un po’ più decorosa.
Vi auguro di compiere tutti quanti 100 passi, in avanti.
mag052015
Mentre cresce l’attesa per la fase finale della sesta edizione del progetto di educazione allo sviluppo sostenibile e sensibilizzazione alla raccolta differenziata 2014/2015 che ha coinvolto tutti gli istituti comprensivi del territorio comunale, e che chiuderà idealmente l’anno scolastico, gli assessorati all’ambiente e alle politiche giovanili del Comune di Galatina, in collaborazione con i volontari del servizio civile del progetto “Reminder 2012”, l’associazione Pro Loco di Galatina e la Centro Salento ambiente spa organizza la 1^ giornata ecologica, che si svolgerà domenica 10 maggio presso Piazza Fortunato Cesari a partire dalle ore 9:00 e fino alle ore 12:30.
L’obiettivo è quello di proseguire nell’opera di sensibilizzazione, promozione e rafforzamento della consapevolezza che l’ambiente in cui viviamo è un bene da rispettare e tutelare utilizzando in modo corretto le risorse, limitando l’impatto ambientale dovuto ai comportamenti scorretti dell’uomo.
L’evento, che rientra in un più ampio ed articolato programma di iniziative che vedono i giovani sempre più protagonisti del cambiamento per il rispetto dell’ambiente, sarà presentato mercoledì 6 maggio 2015 alle ore 11:00 presso la Sala del Sindaco del Comune di Galatina alla presenza del Sindaco, il dott. Cosimo Montagna, dell’Assessore alle Politiche Giovanili ing. Andrea Coccioli, dell’Assessore all’ambiente Roberta Forte, dei responsabili della CSA, dott. Galasso Francesco ed ing. Gnoni Maria Grazia e del responsabile del progetto dott. Bernardi Giampaolo.
L’incontro, oltre ad essere un importante momento di condivisione dei risultati raggiunti dal percorso formativo appena concluso, rappresenta l’occasione per presentare ufficialmente la fase finale del progetto, che quest'anno presenta una novità assoluta per il territorio.
Infatti, accanto agli strumenti tipici dell’educazione formale indirizzata agli studenti, si è ritenuto necessario dare un forte impulso anche all’educazione informale dei giovani, e che ha visto l’assessorato alle politiche giovanili sviluppare un progetto a corredo di quello appena concluso, denominato “Green Olympic Games: io gioco per l'ambiente”. Un approccio dinamico, divertente e concreto alle tematiche ambientali, alimentato dai valori universali ed educativi che lo sport è capace di trasmettere e fondato sul corretto rapporto dei giovani cittadini con l’ambiente circostante, atto a favorire una conoscenza diretta e un approccio operativo e positivo alle incertezze legate alla raccolta differenziata.
Andrea Coccioli Assessore
Politiche Giovanili
Roberta Forte
Assessore Politiche Ambientali
ott182011
Perchè lo smaltimento costa tanto alle tasche dei cittadini; si può porre fine a questo latrocinio o dobbiamo rassegnarci a questo illegittimo saccheggio?
Perchè dobbiamo continuare a subire gli effetti di nuove discariche e nuovi inceneritori imposti contro la volontà popolare?
Eppure LA SOLUZIONE C'E'!
La Federazione della Sinistra di Galatina ha organizzato un incontro pubblico venerdì 21 ottobre alle ore 18,30 nel chiostro del Palazzo della Cultura a Galatina, per affrontare un tema delicato quello dello smaltimento dei rifiuti, che per come gestito oggi, in maniera fallace ed incompetente, costituisce solo un gravoso costo per le tasche e la salute dei cittadini, ma che potrebbe essere gestito in modo virtuoso tanto da diventare una risorsa per la cittadinanza.
L'esorbitante ed illegittima TARSU, sempre più costosa per il dissenato ricorso alle discariche ed agli inceneritori, NOI NON LA VOGLIAMO PIU' PAGARE!
Una corretta ed immediata applicazione della STRATEGIA RIFIUTI ZERO, porterebbe all'immediata riduzione dei costi per i cittadini e alla tutela della salubrità dell'ambiente in cui viviamo.
In Italia sono ormai 56 le città che hanno adottato, con notevoli benefici, la Strategia Rifiuti Zero: A GALATINA QUANDO?
Riduzione, Riciclo e Riutilizzo le tre R di una soluzione che risolva il problema e lo trasformi in un sistema eco sostenibile in grado di produrre ricchezza e lavoro.
La Federazione della Sinistra da sempre impegnata a perorare modelli di sostenibilità ambientale affronterà l'argomento alla presenza di Raphael Rossi, presidente della società ASIA di Napoli, che si occupa della raccolta dei rifiuti, esperto in metodi di raccolta differenziata, che ha raccolto la sfida lanciata dal Sindaco di Napoli per invertire la tendenza criminale del suo territorio a ricorrere all'incenerimento ed alle discariche per smaltire i rifiuti.
Al dibattito parteciparà anche Rosa Rinaldi della Segreteria Nazionale di Rifondazione Comunista e Sergio Blasi, Segretario Regionale del PD.
L'incontro sarà moderato dal giornalista Nello Trocchia, coautore con Tommaso Sodano, attuale vice sindaco di Napoli, del libro “La Peste”, che illustra come il mondo della criminalità controlla il sistema dello smaltimento dei rifiuti.
OPZIONE RIFIUTI ZERO: se le istituzioni continuano a fare orecchio di mercante costringendoci a pagare prezzi insostenibili per favorire gli affari di pochi a danno di tutti, allora tocca ai cittadini alzare la voce e pretendere un cambio di rotta sostenibile.
LA SOLUZIONE C'E' COSTRINGIAMOLI AD ADOTTARLA!
NON SIAMO PIU' DISPOSTI A PAGARE A CAPO CHINO!
ago252021
Noi di Noiambiente e Beni Culturali Odv di Noha e Galatina, parteciperemo perché riteniamo doveroso restituire dignità alla nostra Terra che pochi o tanti incivili, non importa quanti, stanno oltraggiando spregiandola con i loro rifiuti.
Facendolo tutti insieme saremo più forti e torneremo ad essere abitanti di una terra senza malattie e bellissima.
Come vi avevamo promesso è imminente il prossimo clean up estivo organizzato dal CAS! Segnatevi la data e partecipiamo in massa, il Salento ecologista ed ambientalista vuole dare speranza e far sentire che non ci daremo mai per vinti.
Questo evento è diverso dagli altri, speciale, perchè dedicato al carissimo Francesco Cino, promotore del nostro coordinamento e fondatore dell'associazione Amanti della Natura - Punta del Macolone - Parco Naturale di Ugento.
Il 29 agosto siamo chiamati a svolgere un'ardua impresa, che siamo sicuri andrà nel migliore dei modi.
Un'impresa perchè la riserva naturale WWF delle Cesine è bellissima, importantissima dal punto di vista naturalistico e della biodiversità di flora e fauna, marina e terrestre, ma complicata per la logistica, però stiamo lavorando duro per ottimizzare il tutto.
Abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile!
Nei prossimo giorni e poi in Loco verranno date informazioni più dettagliate, il fervore è tanto, le zone da pulire sono estese, ma non ci fermerà nessuno, perchè come diceva il nostro caro, saremo
TUTTI INSIEME PER IL BENE COMUNE
CAS - Coordinamento Ambientale Salento
ago112010
Il 13 Agosto durante la rassegna "Neviano d'estate" l'artista Paola Rizzo si esibirà in una performance che la sta portando in giro fra i locali e gli eventi della Provincia di Lecce e non solo, dal titolo "Grafite è Musica" nella quale realizzerà "live" sul palco il ritratto a Gaetano Carrozzo che contemporaneamente si esibirà con il gruppo della Bandadriatica, capeggiato dall'organetto di Claudio Prima.
PAOLA RIZZO è pittrice laureata nel 1997 all’Accademia delle belle Arti di Lecce con una tesi in anatomia artistica dal titolo “Fisicità e psichicità di un linguaggio universale: il volto”. Bravissima con la matita, nei chiaroscuri, il suo talento sembra esprimersi al meglio nella tecnica della pittura ad olio. Nature morte, vedute marine, paesaggi bucolici, panorami, soggetti religiosi, scene di vita quotidiana, ritratti di volti umani o fantastici, sono stati i soggetti della sua prima produzione artistica. Poi improvvisamente incontra un soggetto che è diventato quasi la costante della sua opera: l’ulivo, la pianta che per eccellenza rappresenta l’ambiente, la natura della terra salentina, cui si aggiunge nel corso degli ultimi anni l’amore per la fotografia e per la musica. Musica e pittura, in connubio tra loro, divengono per lei inscindibili. Nascono così i suoi famosi ritratti a matita di alcuni musicisti di fama nazionale ed internazionale protagonisti della conosciutissima mostra itinerante “Grafite è musica”. Attualmente è impegnata in una personale di pittura al “Dona Flor”, lo storico american bar del Teatro Petruzzelli. Paola Rizzo dipinge e disegna con la musica. Non come colonna sonora, che pure non manca mai nel suo studio d'arte, ma come moto dell'anima-artista. Le sue tele e i suoi ritratti sono spartiti musicali su cui si adagiano note in bianco e nero e note di colore, spalmate con pennelli o incise nel tratto al cui ritmo risuona l'armonia del creato. Nei suoi dipinti, i colori a volte stridono e lottano in contrasto come rulli di tamburi e tamburieddhri, a volte sfumano malinconici sul diesis o sul bemolle di un ottone a fiato o di un'armonica a bocca, a volte esplodono nella maestà degli ulivi che si ergono nella gloria dei cieli come trombe o antiche canne di un organo solenne.I volti di Paola Rizzo e le loro espressioni li trovi ovunque nei suoi quadri. La natura delle sue tele non è mai morta, ma viva, pulsante, danzante, cantante. Il pennello o la matita di Paola finiscono per essere nelle sue mani come la bacchetta di un direttore d'orchestra, e i suoi volti e le sue immagini la composizione e l'esecuzione più bella della sua pittura lirica. Questi volti stanno cantando e suonando: tendete l'orecchio, liberatevi dal tappo che ostruisce ed ottura, e li sentirete anche voi.
set172014
Il confronto o paragone è il metodo più diffuso per valutare un bene o un valore. Non è raro sentir dire, anche da assessori o personaggi di spicco nostrani, che Noha è parte integrante di Galatina.
Sostenere che Noha è di fatto parte sostanziale di Galatina ci fa piacere e ci porta immediatamente a farne un confronto positivo, dato anche il fatto che Galatina è ormai nota come ai più (forse meno ai galatinesi) come città d’arte. Peccato però che lo si dica soltanto quando non se ne può fare a meno (e soprattutto senza pensarlo).
Io sono il primo a dire che ci sono problemi ben più gravi che vanno affrontati con urgenza, come quello dell’inquinamento della terra e dell’aria e di conseguenza dei cibi che mangiamo, quello del consumo del territorio, della disoccupazione, delle piste ciclabili senza biciclette, delle scuole (incluse quelle senza cabina elettrica), eccetera, eccetera. Ma è ovvio che tutto nasce dalla nostra capacità di fare proprio il pensiero dell’aver cura del territorio in cui viviamo. Se capiamo l’importanza di questo il resto viene da sé.
Adesso passiamo alla sostanza, e cioè alle cosiddette "casiceddhre" di Cosimo Mariano, mastro costruttore di Noha, (Nato a Noha nel 1882 e morto a Galatina nel 1924 - cfr. anche L'Osservatore Nohano, n. 6, anno II, 9 Settembre 2008).
Da quel che si vocifera in giro, pare che lo stabile "case di Corte" su cui sono state costruite le nostre casette, sia passato ad altra proprietà, diversa dalla società immobiliare della famiglia Galluccio, ultima erede di una nobiltà deposta dall'abolizione della feudalità effettuata dai napoleonidi nel 1806. Oggi non ci è dato di conoscere il destino delle casette, ma è evidente che presto l'intero fabbricato diventerà un mucchio di macerie. Basta osservare le crepe delle mura laterali prospicienti la strada (vedi foto e confronta).
Inoltre non ci vuole molto a capire che in soli sei anni (2008 - 2014) il degrado è cresciuto e molti pezzi dell’artistico manufatto sono letteralmente scomparsi.
Vi ricordo che è ancora aperta la raccolta delle firme on-line per l'intervento FAI (Fondo ambiente Italiano). La raccolta delle firme si può anche effettuare presso alcune attività commerciali di Noha.
Ora vorremmo chiedere alla “nuova” proprietà cosa avrebbe intenzione di fare, e soprattutto se ha a cuore un pezzo dell’identità, della storia e della cultura nohana, ovvero se le casiceddhre con il passaggio di proprietà sono semplicemente transitate dalla padella alla brace
ago052021
Pensavo a quanto sia improprio chiamare “Prima” (come quella della Scala di Milano - di cui francamente ho sempre apprezzato le contestazioni e detestato la mondanità dei lupi in platea travestiti da visoni, quando non in marsina) il concerto inaugurale di una rassegna organistica.
Elucubrazioni da preludio le mie (nel senso etimologico di prae – prima e ludus gioco), formulate mentre in auto percorrevo i circa 45 chilometri che separano Noha da Salve, nella cui chiesa madre, assiso all’Olgiati-Mauro del 1628, il M° Antonio Rizzato ridava fiato alle canne facendo avvicendare, in concorrenza tra loro, i secoli distesi sui suoi spartiti musicali.
Ne avrei percorsi il doppio, di chilometri, pur di non perdermi l’esibizione del Rizzato che conosco ormai da un decennio (lavoravo in quel di Lequile, terra sua, quando lo conobbi), noto ormai ovunque per il rigore dei suoi studi, la disciplina, direi pure l’intransigenza e il bisogno di perfezione in tutte le sue esecuzioni - improvvisazioni incluse.
Non sarei mancato comunque il 24 luglio scorso al taglio del nastro della settima stagione artistica del Festival Organistico del Salento, non soltanto per gratificare gli sforzi degli incrollabili organizzatori, ma proprio per la mia direi quasi innata passione nei confronti di uno strumento che può riservarti mille sorprese, e parimenti per la responsabilità che avverto nel mio essere salentino: certi beni culturali locali come gli organi a canne (antichi e moderni) si salvano solo attraverso la coscienza, risultato del processo di partecipazione di un popolo.
Mo’ non è che io mi stia profondendo in grandi salamelecchi nei confronti di un Festival Organistico per via del fatto che Francesco Scarcella, il maestro direttore, è un amico mio, tanto che nel 2020, una settimana prima che il mondo si fermasse a causa di un virus, tenne nel duomo del mio paese un concerto che resterà negli annali della storia patria nohana: ne parlo invece perché chiunque si degnasse di ascoltare l’organo a certi livelli, come quelli di codesto concorso musicale, non potrà che riceverne giovamento intellettuale e direi anche sensoriale e fisico (a proposito di benessere e di anticorpi contro ogni patologia in forma epidemica).
Pensavo (per ritornare al tema introduttivo) che ogni concerto d’organo è una Prima.
Mi spiego meglio. Sapete, ogni organo a canne è un pezzo unico. Nel mondo non esistono due organi a canne identici: al più simili, ma mai uguali tra loro. Sono strumenti fabbricati da artisti più che da artigiani, e di industriale hanno ben poco: progettati uno per uno, tengono conto dell’ambiente nel quale vengono poi assemblati (a terra o in alto, incassati su di un balcone in navata o in controfacciata, o nel presbiterio, oppure nella cavea di in un auditorium o incastonati chissà dove a teatro). Ergo il suono di un organo a canne varia sempre. Non solo in funzione della macchina stessa, della sua potenza, del numero di canne, dei timbri, dei materiali, delle dimensioni e delle forme, cambia anche in base all’aula, alla sua acustica, al suo grado di insonorizzazione, e risente della numerosità dei presenti, e financo del loro abbigliamento. Il suono si aggiusta in rapporto alla pressione atmosferica, alla temperatura, al tasso di umidità, ed è condizionato dalle trasmissioni, dalla fisionomia della cassa armonica, e da mille altre variabili. Ed è diverso ovviamente a seconda dell’autore dei segni sui pentagrammi e dell’organista interprete, anch’essi nel novero dei numeri primi.
Ecco perché la Prima di un concerto non può che essere anche l’Ultima. Avete presente il primo bacio dato a una ragazza (o a chi volete voi)? Agognato, sospirato, forse strategicamente procurato. Sapete già sin dall’inizio che quel primo bacio (che ricorderete a lungo) non si ripeterà mai più, e non ce ne sarà un altro simile a quello, perché dopo averlo dato diventerà il vostro ultimo primo bacio.
Cos’è mai un concerto d’organo a canne? – vi chiederete.
Un musicografo (rosa) tra le parole piano e forte.
Antonio Mellone
P.S. L’immagine che mi ritrae alle prese con il Continiello di Noha del 1971 sostituisce la consueta vignetta satirica.
ago252021
A Galatina (LE) l’impianto del colosso Colacem produce dagli anni Cinquanta diverse tipologie di cemento. Gli impatti sul territorio sono rilevanti. Cinque organizzazioni, e diversi Comuni, hanno ricorso al Tar regionale per chiedere l’annullamento del rinnovo dell’Autorizzazione integrata ambientale rilasciata dalla Provincia. La sentenza, decisiva, è prevista per ottobre
Il cementificio Colacem di Galatina © Atlante dei conflitti ambientali
In Salento non si ferma la battaglia delle associazioni ambientaliste contro il cementificio di Galatina del colosso Colacem Spa, che in Puglia produce diverse tipologie di cemento dagli anni Cinquanta. Ad agosto cinque organizzazioni -CittadinanzAttiva Puglia, Coordinamento Civico ambiente e Salute, Italia Nostra, Forum Amici del Territorio Ets, Noi ambiente e Beni Culturali- hanno deciso di costituirsi nel procedimento pendente presso il Tar di Lecce, ad adiuvandum al Comune di Soleto (LE), relativo alla richiesta di annullare la determinazione provinciale per il rinnovo dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia), rilasciata al cementificio nel 2018 con scadenza nel 2030.
Si tratta dell’ultimo passaggio di una mobilitazione che dal 2017 vede gruppi di cittadini e organizzazioni territoriali denunciare le conseguenze causate dall’impianto sulla salute e sull’ambiente, documentate da ricerche e studi scientifici nazionali ed europei. Nel 2012 l’Agenzia europea dell’ambiente inseriva Colacem Galatina tra le industrie a maggiore impatto ambientale e sanitario, a causa delle sue emissioni, posizionandola al 586esimo posto su scala europea. Secondo l’istituto, erano emesse 584mila tonnellate di ossido di carbonio annue e 2.420 tonnellate di ossidi di azoto con un costo dei danni ambientali e sanitari calcolato tra 37 e 67 milioni di euro. Nel 2019 “Protos”, uno studio coordinato dall’Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa e condotto dalla Asl di Lecce per indagare sui fattori di rischio per tumore polmonare in Salento, ha confermato l’esistenza di un cluster tra i 16 Comuni dell’area intorno al sito Colacem: qui, come era già stato indicato in una ricerca pubblicata nel 2014 dall’Istituto superiore di sanità, è stato registrato un sensibile eccesso di incidenza per tumori polmonari rispetto ai casi attesi.
I prossimi mesi saranno cruciali. “La sentenza del Tar di Lecce, prevista per ottobre, è attesa da tre anni. Il percorso è iniziato nel 2018 quando i Comuni di Galatina e Soleto (in adiuvandum a Corigliano d’Otranto, Aradeo, Martano, Cutrofiano e Sogliano Cavour) hanno fatto ricorso al tribunale per chiedere l’annullamento dell’Aia, considerata insufficiente per tutelare i cittadini”, spiega ad Altreconomia una portavoce del Coordinamento Civico ambiente e Salute a nome delle realtà coinvolte. Il tribunale deciderà se rinnovare o meno l’autorizzazione.
A pesare sulla decisione del Tar saranno i risultati contenuti nelle oltre cento pagine di una consulenza tecnica, richiesta nel 2018 proprio dal tribunale al fine di verificare se le disposizioni della Provincia fossero state idonee a tutelare l’ambiente e la salute e se fossero state rispettate da Colacem. Realizzata durante più di un anno di ricerca dai periti Mauro Sanna, Nazzareno Santilli e Lucia Bisceglia e consegnata lo scorso maggio, “ha evidenziato profonde carenze strutturali e una situazione preoccupante”, prosegue la portavoce. In particolare, si legge nel documento, l’autorizzazione rilasciata dalla Provincia non avrebbe previsto alcuna limitazione né alcun particolare vincolo per l’impiego di petcoke (un residuo solido prodotto dalla raffinazione del petrolio, ndr) in alternativa al carbon fossile. Sono anzi considerati equivalenti.
Inoltre la perizia sottolinea i limiti sulle emissioni e sul loro monitoraggio, considerato discontinuo. Secondo i tecnici, la Provincia non avrebbe considerato che nel forno dell’impianto di Galatina non finisce solo il carbone ma che “è effettuato un recupero di materia di rifiuti per mezzo del loro trattamento termico”. Ma questo dovrebbe cambiare la normativa di riferimento: se fosse applicata correttamente, i limiti alle emissioni di ossidi di zolfo dovrebbero essere pari a 50 mentre quelli previsti nell’autorizzazioni sono il quadruplo; quelli di carbonio organico totale dovrebbero essere pari a 10 ma il limite è di 80.
Intanto nel marzo 2021 Colacem ha proposto una istanza di riesame per rivedere l’autorizzazione già rilasciata dalla Provincia. Si tratta, secondo le associazioni, di un tentativo di arrivare a un accordo che faccia cessare la materia del contendere superando, con un nuovo provvedimento Aia, l’eventuale giudizio negativo del tribunale che metterebbe a rischio il futuro dello stabilimento. Al riguardo si esprimerà la Conferenza di servizi il prossimo settembre. “La sentenza del Tar avrà una rilevanza nazionale”, prosegue la portavoce del Coordinamento Civico ambiente e Salute. “La nostra organizzazione si è occupata anche degli impatti che Colacem produce sugli altri territori dove è attiva a Gubbio (Perugia) e a Sesto Campano (Isernia). Secondo il ‘Rapporto sostenibilità 2019’ dell’azienda, si prevede di bruciare CSS (combustibile solido secondario) nel forno di Galatina. Un aspetto che ci preoccupa ulteriormente”, conclude.
Ma gli impatti di Colacem non sarebbero riconducibili solo al contestato mancato controllo sulle emissioni. “La produzione di cemento penalizza le attività agricole e altera il paesaggio. Bisogna ricordare che è legata alle cave da cui è estratta la materia prima. Si aggiunge che i mezzi pesanti trasportano il cemento fino ai porti di Otranto e Gallipoli perché il prodotto è destinato principalmente all’esportazione”, spiega Marcello Sicli di Italia Nostra Salento. “Il Salento è già colpito da un ingente numero di cave dismesse e Colacem concorre in modo rilevante al consumo di suolo. Per intervenire con efficacia bisogna considerare il ciclo di produzione nella sua interezza”.
dic252014
Il 27 dicembre è festa grande!
L'Associazione Bicivetta ha deciso di presentarsi alla cittadinanza con un super evento che durerà dal pomeriggio a tarda sera, proprio per permettere a tutte e a tutti di unirsi ai noi.
L’iniziativa prende il nome di Ciclopedalata natalizia ed è organizzato da Associazione Bicivetta in collaborazione con l’Assessorato LLPP, Sport e Politiche giovanili.
La passeggiata natalizia in bici prevede un bel giro nel centro storico di Galatina, alla scoperta di viuzze e scorci che probabilmente non avete mai avuto il tempo di ammirare.
Il percorso è molto semplice e ben organizzato (insieme a noi avremo vigili urbani e protezione civile - rigorosamente in bici - che ci aiuteranno a bloccare il traffico), quindi adattissimo sia a bambini che ad adulti.
Durante la passeggiata ci fermeremo due volte per ascoltare delle pièces teatrali di due attori di grande spessore che hanno deciso di dare il loro contributo: in piazzetta Orsini incontreremo Fabrizio Saccomanno e in Piazza San Pietro avremo Fausto Romano.
Punto di partenza è la sede della Ciclofficina Bicivetta, presso lo spazio dell'ex Mercato Coperto di Galatina in Via Principessa Iolanda.
Ci ritroveremo lì bicimuniti intorno alle 16.30 per addobbare e rendere più natalizie le nostre biciclette.
Alle 17 inizierà la nostra biciclettata natalizia colorata e musicale alla riscoperta del centro storico di Galatina.
Alla ciclopasseggiata sarà presente anche l’ingegnere Antonio Sponziello progettista di TRIS, veicolo innovativo che Sasp Innovation srl sta sviluppando per dare nuovo impulso alla mobilità urbana ecosostenibile. TRIS è un veicolo che rispetta l'ambiente, non inquina e nel suo genere è unico e divertente.
Alla partenza della Ciclopedalata il Presidente del Consiglio Fernando Baffa e l’Assessore ai LLPP, Sport e Politiche Giovanili Andrea Coccioli consegnerano due biciclette a servizio permanente del Corpo di Polizia Municipale di Galatina.
Dalle 19 in poi ritorneremo in sede per un aperitivo bio, durante il quale si estrarranno i numeri vincenti della nostra Riffa. Il primo premio è una bicicletta fiammante restaurata dalla Ciclofficina Bicivetta, gli altri, un Tour organizzato da Salento Bici Tour, una lampada artigianale donata da Legno in Testa e numerosi libri donati per l’occasione dalle librerie di Galatina.
In serata poi ci sposteremo tutti e tutte al Circolo Arci Eutopia per la nostra festa di tesseramento, per brindare a suon di musica.
L’amministrazione comunale continua a promuovere la mobilità dolce per contribuire al pieno benessere fisico e mentale in linea con il Piano di Azione Energia Sostenibile (PAES) definito e approvato da questo Comune nel 2012 e condiviso dalla Comunità Europea nel 2013.
Missione centrale dell’attuale Amministrazione Comunaledi Galatina è quella di restituire una misura umana alle relazioni urbane, una fruibilità lenta e consapevole alla città pubblica, una elevata qualità ecologica agli spazi della vita.
Agire sulla riconversione sostenibile dell’attuale sistema della mobilità è quindi azione prioritaria, e in tale direzione si muovono molti sforzi programmatici. Si iniziano a montare i primi pezzi della Galatina sostenibile.
Andrea Coccioli
Assessore LLPP, Sport e Politiche Giovanili
Città di Galatina
giu052019
Una scelta irrazionale, come può Ager pensare di far confluire i rifiuti organici degli Aro 6-7-8-11 della provincia nel sito di stoccaggio e trasferenza situato tra Galatone e Galatina ?
Quand’anche dettata dall’emergenza, non può essere certamente una scelta condivisa.
È una soluzione insostenibile per il territorio interessato e in particolare per le comunità di Galatina e Galatone, sia per la localizzazione dell’impianto molto vicino all’abitato e a numerose attività di ricezione turistica, che per la viabilità inadeguata e pericolosa, già oggi teatro di frequenti e gravi incidenti.
Per questo, ponendomi al fianco del collega Sindaco Filoni, esprimerò formalmente e fattivamente, in ogni sede o modo, la mia contrarietà a questa soluzione. Da primo cittadino agirò a tutela della sicurezza della comunità galatinese, a salvaguardia dell’ambiente e della salute degli abitanti il territorio.
Allo stesso modo manifesto altrettanta contrarietà per le soluzioni che AGER sembra prospettare e che porterebbero i rifiuti da frazione organica del Salento, per essere smaltiti, al nord Italia o in altre regioni del sud, con un aggravio dei costi. Alla fine a pagare il prezzo più salato saranno i cittadini, ma anche i sindaci che, come sempre, saranno additati come coloro che aumentano i tributi.
Da componente dell’ANCI Puglia mi farò portatore di un’istanza affinché, se a tali soluzioni si arriverà, il governo regionale individui una soluzione utile a evitare che i costi di questa “emergenza prevedibile” non gravino sui Comuni e sui cittadini.
Ufficio Stampa Marcello Amante
mag242011
Sabato 28 Maggio 2011 l’associazione “Città Nostra”, a conclusione del progetto Rifiutiamali, incontrerà gli alunni della scuola primaria 1° Circolo didattico di Galatina per la “2° Giornata del Rifiuto d’Amare”.
L’iniziativa ha l’obiettivo di sensibilizzare i ragazzi sulle problematiche inerenti i rifiuti urbani e sulla necessità di differenziare, per produrne meno, trasformando quanto oggi è considerato una minaccia, per l’ambiente e per l’uomo, in una risorsa.
Negli incontri tenuti nelle diverse scuole nell’anno scolastico che sta per concludersi, si è riscontrato un forte interesse dei ragazzi ai temi proposti e, nonostante si trattasse talvolta di argomenti già affrontati con le proprie insegnanti, gli alunni hanno dimostrato di voler approfondire le loro conoscenze per acquisire un bagaglio di “buone abitudini” che permetta loro di contribuire a migliorare la situazione di disagio ambientale in cui versa il nostro territorio.
Anche per questa edizione di “Rifiutiamali” si è scelto di interagire con i ragazzi, oltre che con un’ adeguata parte teorica, anche attraverso attività pratiche che, sotto veste di gioco, tendano a meglio far acquisire le necessarie regole comportamentali quotidiane per ben attuare la raccolta differenziata. Infatti la “didattica del fare” riesce sempre meglio a far passare quei concetti ascoltati tante volte, che spesso rimangono astratti. Nella giornata di sabato 28 Maggio p.v. le attività ludiche si svolgeranno nella Piazza Fortunato Cesari, adiacente alla scuola.
Per combattere il degrado del territorio è essenziale l’educazione ambientale, da promuovere in ogni modo ritenuto utile a raggiungere l’obiettivo. Anche quest’anno si è lavorato nell’intento di sensibilizzare i ragazzi un po’ più di quanto non lo siano già e nella speranza che essi possano veicolare le buone abitudini acquisite.
L‘ Associazione Città Nostra è un gruppo di liberi cittadini e chiunque nutra il desiderio di voler collaborare, proporre e creare insieme reali occasioni di riflessione e di crescita, può contattarci alla mail associazionecittanostra@live.it.
CITTÀ NOSTRA
Associazione di Promozione Sociale – Galatina (Lecce)
nov282014
L’Amministrazione di Cutrofiano si appresta a concludere un vergognoso accordo con la Colacem, in danno del territorio, dell’ambiente e di tutta la comunità locale.
Per un obolo di 50.000 euro l’anno – il classico piatto di lenticchie – l’Amministrazione Comunale intende sottoscrivere con la Colacem s.p.a. una nuova convenzione quinquennale, che prevede un ampliamento di circa 5 ettari della cava “Don Paolo”; un’estensione che si somma ai 22 ettari (con profondità di 30 metri) esistenti, sacrificando i beni comuni alle ragioni del profitto e alimentando un’attività insalubre, anche se a norma di legge, che contribuisce al già grave inquinamento nel nostro comprensorio.
Questa svendita di territorio non servirà a ridurre le tasse per i cittadini, ma per rimediare ad errori amministrativi, espropri mal eseguiti e spese scriteriate di precedenti governi cittadini, che gravano sui nostri bilanci per quasi un milione di euro.
Occorre bloccare un patto scellerato, reso possibile dalle connivenze della politica locale, che ha trasformato questo nostro paese, dalle spiccate vocazioni agricole, turistiche e artigianali, in una colonia mineraria, il cui materiale di scavo viene esportato in tutto il mondo senza regole e senza limiti, per dare profitto ad una singola azienda privata.
Un patto così solido che consente ai rappresentanti della Colacem di affermare che fino a quando ci sarà argilla a Cutrofiano, Colacem scaverà per produrre il suo cemento; un’agghiacciante dichiarazione che fa comprendere quale sia il rispetto del territorio da parte dell’Azienda.
Un patto così vincolante che l’Amministrazione Rolli non ha scrupoli, per la sua attuazione, a tradire i propri impegni elettorali di realizzare “una politica di controllo, di contenimento e, se necessario, di contrasto nei confronti delle attività estrattive”.
Tutto ciò mentre il Registro Tumori segnala nel nostro Comune e nel comprensorio una mortalità per tumori polmonari nettamente superiore alle medie regionali e nazionali, e mentre autorevoli scienziati e operatori sanitari, non escludono la relazione tra le malattie registrate e le emissioni industriali e la qualità dell’aria nel territorio.
Ogni volta che decidiamo di distruggere, vendere o consumare il nostro territorio in modo irreversibile, rubiamo il futuro ai nostri figli!
Il progetto di ampliamento interessa un’area, a ridosso del Parco dei Paduli e nella fascia di rispetto del Canale Colaturo (classificato tra le acque pubbliche), di elevato valore paesaggistico, ed è stato già bocciato nel 2011 nell’ambito della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale.
Per questi motivi chiediamo all'Amministrazione comunale di Cutrofiano di:
A) Non approvare alcuna Convenzione con la Colacem che preveda l'ampliamento delle cave in cambio di un misero rimborso economico;
B) Aprire un ampio confronto con i cittadini e con i Comuni vicini per valutare l'intera situazione ambientale ed economica connessa alle attività estrattive e quella del cemento;
C) Dotarsi di una serie di Piani e Regolamenti finalizzati a tutelare il territorio, riqualificare le criticità esistenti e a individuare nuove prospettive economiche ed occupazionali ambientalmente sostenibili.
Signor Sindaco e Signori Consiglieri, non svendete il nostro territorio e con esso il futuro di Cutrofiano!
Forum ambiente e Salute.
Bella giornata non c’è che dire, tenendo conto che eravamo a due passi da casa, anzi si può dire che stavamo proprio dentro la nostra bellissima Noha, in mezzo a ville e giardini.
A parte la bruttissima sorpresa iniziale, e cioè un sacchetto di rifiuti sparpagliati quasi davanti ai nostri cartelli (uno schiaffo alla civiltà) e i cestini traboccanti degli avanzi delle abbuffate fatte in villa probabilmente la sera prima, il resto è filato tutto liscio, senza olio ma con tanta spazzatura già avvinghiata nell’erba.
Sono stati allietanti perfino gli sguardi curiosi e quasi meravigliati dei tanti nostri concittadini che hanno fatto passerella in auto e in carrozze trainate dai cavalli, insomma quasi una festa.
Abbiamo lottato non poco con colate di plastiche stracotte che hanno fatto radice nel terreno, e quindi recuperato una trentina di sacchi stracolmi di bottiglie di vetro, di plastica, di metalli e di indifferenziata varia.
Non è mancata la pausa di metà mattinata servita di caffè caldo bollente e una tornata di pasticciotti alla crema offerti dalla nostra socia di Noiambiente e amica Loredana Tundo, che ha anche partecipato alla manifestazione.
E infine ci ha allietato la mattinata il piccolo Luca, che non ha fato altro che leggerci un sacco di barzellette divertenti, giusto per sdrammatizzare lo schifo che stavamo cercando di contrastare.
Ma la brutta sorpresa l’abbiamo trovata alla fine del percorso. Praticamente una montagna di rifiuti di tipo domestico: scarpe, valigie, giochi, materassi, e tanta altra roba sgomberata da qualche sprovveduto, tutte cose che avevamo denunciato alla P. A. e protocollato il 18 di agosto del 2020, e sollecitato durante il corso dell’anno 2021. Niente da fare, tutto andato in fumo, aggiunto quindi altro veleno nell’aria, nell’acqua e nella terra. Qualcuno, è evidente, ha voluto incendiare solo quel tratto di bordo strada dov’erano i rifiuti segnalati. Questa volta abbiamo perso la corsa. La giornata iniziata, diciamo bene, è finita così: allibiti davanti a tanta ignoranza e cattiveria. Siamo arrivati davvero troppo tardi, e la colpa è nostra.
Questa la denuncia fatta il 18 agosto del 2020:
Questo ciò che rimasto nell’erba bruciata:
Il Direttivo di Noiambiente e Beni Culturali Odv
gen222016
La decisione di lasciare l’incarico tecnico fiduciario di Assessore ai Lavori Pubblici, Sport e Politiche giovanili, assegnatomi tre anni e mezzo fa, trae origine da motivazioni di natura professionale e personale.
Un nuovo impegno professionale sopraggiunto e a cui non posso sottrarmi, mi terrà fortemente impegnato nei prossimi mesi. Per questo motivo è diventato sempre più complicato riuscire a conciliare, impegni professionali e privati con l’azione amministrativa efficace e continuativa che i settori di mia competenza meritano.
Fin dall’inizio del mio mandato è stata una mia prerogativa quella di seguire giornalmente gli uffici di cui mi sono occupato perché ritengo che il lavoro di squadra sia fondamentale per raggiungere i risultati sperati. Ho cercato sempre di esprimere grandi energie ed entusiasmo nel ruolo assegnatomi anche in virtù delle mie competenze professionali e in quest’ottica ho lavorato affiancando e sostenendo gli addetti ai tre settori. E’ stato per me un onore servire la comunità nella quale vivo.
Dei tanti impegni presi per Galatina alcuni sono stati portati a termine, altri sono stati ben avviati o sono state poste le basi per il loro avvio, pertanto, non essendo più le mie competenze tecniche strettamente necessarie, ritengo corretto lasciare l’incarico affidatomi. Sono certo che il nuovo assessore saprà e potrà lavorare in continuità con quanto fatto finora. Rimango comunque a disposizione fornendo la mia esperienza per portare a termine gli obiettivi che questa amministrazione può raggiungere. Ciò che fino adesso abbiamo fatto o quello che avremmo potuto fare lo rimetto al giudizio altrui.
Colgo l’occasione per rinnovare la stima nei confronti del Sindaco Cosimo Montagna, ringraziarlo per avermi dato l’opportunità di vivere un’esperienza molto impegnativa ma edificante e costruttiva e che mi ha permesso di venire a contatto con tantissime realtà e persone interessanti, con i loro problemi, aspirazioni e aspettative. Ho incontrato, ascoltato e collaborato con molte delle associazioni del territorio, grandi risorse per la nostra città.
Nel corso di questo periodo ho apprezzato le qualità del sindaco Montagna: l’impegno, la dedizione, la pazienza, la forza per rappresentare un’intera comunità, e, in particolar modo, la professionalità e la dedizione che l’hanno portato più volte a sacrificare tempo e attenzione alla sua carriera, ma soprattutto alla sua famiglia, per il bene comune.
Un ringraziamento anche a tutti i consiglieri di minoranza e di maggioranza e gli assessori che mi hanno sostenuto nell’espletamento del ruolo politico – amministrativo. Mi lega a loro un sentimento di stima e amicizia.
L’attività di Giunta è stata sempre un lavoro di squadra portato avanti in un clima di grande disponibilità, collaborazione e trasparenza nel rigoroso rispetto della legalità e dell’interesse della comunità.
Ringrazio anche i dipendenti comunali e l’ufficio della Polizia Municipale, tutti secondo le loro competenze e disponibilità, mi hanno sempre coaudivato e consigliato al meglio. Un grazie particolare a tutta la struttura dei Lavori Pubblici, con loro ho condiviso strategie e visioni operative per fare il meglio. Il loro lavoro è una vera risorsa per Galatina. Il lavoro amministrativo per essere efficace deve sempre essere svolto in sinergia tra tutte le componenti amministrative e politiche della comunità.
In ultimo, ma non per ultimo, ringrazio tutto il Partito Democratico che mi ha sempre incoraggiato e stimolato alla risoluzione condivisa dei problemi.
Fare politica è un’esperienza faticosa ma entusiasmante, occorre lavorare per favorire la partecipazione di tutti i cittadini alla vita e alle scelte della comunità.
Di seguito riporto i più significativi interventi effettuati e lo stato di definizione degli stessi da giugno 2012 a gennaio 2016:
Ristrutturazione Cine Teatro Cavallino Bianco. I lotto funzionale
Importo progetto I lotto funzionale: 1.300.000,00 euro
Regione Puglia: 800.000,00 euro
Comune Galatina: 500.000,00 euro
LAVORI COMPLETATI al 100%
Inaugurazione Teatro effettuata il 28 novembre 2015.
Ristrutturazione Cine Teatro Cavallino Bianco. II lotto funzionale
Adeguamento funzionale torre scenica e utilizzo completo dei palchi.
Importo progetto II lotto funzionale: 800.000,00 euro
Regione Puglia: 800.000,00 euro
Lavori da appaltare e realizzare entro 2016.
Adeguamento e miglioramento rete fognatura bianca Rione Italia
Importo progetto: 700,000,00 euro
Finanziamento: Regione Puglia
LAVORI COMPLETATI al 100%
Scuole. Tutti gli istituti comprensivi. Poli 1, Polo 2, Polo 3
Interventi di manutenzione straordinaria scuole Galatina e frazioni
Importo totale progetti: 500.000,00 euro
Finanziamento: Comune di Galatina e Ministero
LAVORI COMPLETATI al 100%
Riqualificazione ed efficientamento Scuola Noha e aree adiacenti.
Importo progetto: 400.000,00 euro
Finanziamento: Regione Puglia. Importo da restituire in 10 anni senza interessi.
LAVORI COMPLETATI al 100%
Progetto di messa in sicurezza e rifacimento via Bianchini.
Primo di tre interventi previsti ognuno di 250.000,00 euro.
Importo progetto: 250.000 euro
Finanziamento: Regione Puglia (49%) e Comune di Galatina (51%)
LAVORI COMPLETATI al 100%
Progetto di pavimentazione stradale e pubblica illuminazione.
Importo progetto: 300.000,00 euro
Finanziamento: Comune di Galatina
LAVORI COMPLETATI al 95%
Progetto di riqualificazione Corso Porta Luce.
Rifacimento e riqualificazione di Corso Porta Luce, Sostituzione Illuminazione pubblica con Pali Artistici, Realizzazione Pista ciclabile, Rifacimento tappetino stradale, Nuovo rondò incontro via d’Enghien.
Importo progetto: 250.000,00 euro
Finanziamento: PIRU
PROGETTO COMPLETATO AL 70%. I lavori riprenderanno nelle prossime settimane.
Progetto di riqualificazione via principessa Iolanda, via Caforo angolo piazza Alighieri, via Giuseppina del Ponte.
Importo progetto: 250.000,00 euro
Finanziamento: PIRU
PROGETTO COMPLETATO AL 90%.
I lavori riprenderanno nelle prossime settimane.
Progetto riqualificazione Ex convento Santa Chiara.
Importo progetto: 1.000.000,00 euro
Finanziamento: PIRU
Procedura d’appalto dei lavori in corso.
Progetto di Riqualificazione basolato centro storico.
Importo progetto: 500.000,00 euro
Finanziamento: PIRU
Gara effettuata e aggiudicata
Inizio lavori: I lavori inizieranno nelle prossime settimane.
Centro Polivalente viale don Bosco
Finanziamento: PIRU
Struttura inaugurata e utilizzata.
Palestra via Montinari
Finanziamento: PIRU
In attesa di essere concessa in uso.
Asilo Nido viale don Bosco
Finanziamento: PIRU
Lavori completati
Tra qualche settimana l’asilo di via Pavia si trasferirà al nuovo asilo di viale don Bosco.
Trasferimento Uffici Comunali presso l’ex Tribunale.
E’ stato svolto un grande lavoro di squadra per individuate le somme necessarie attraverso la devoluzione dei mutui e rendere possibile l’adeguamento degli ambienti dell’ex tribunale al fine di ospitare molti uffici comunali in un’unica struttura.
E’ previsto che entro il 2016 verranno trasferiti gli uffici LLPP, Urbanistica, Vigili Urbani, Suap e Ufficio anagrafe all’ex tribunale con un risparmio sulla spesa pubblica e un miglioramento del servizio per tutti i cittadini.
Di seguito alcune delle iniziative che hanno coinvolto il settore SPORT:
Utilizzo delle palestre scolastiche comunali
E’ stato difficile coordinare e definire il calendario dell’utilizzo delle palestre scolastiche comunali, ma ogni anno con l’impegno e la volontà di tutte le società sportive si è definito il calendario di utilizzo degli spazi sociali per lo sport.
Festa dello Sport 2014
La festa dello Sport “Sport Day 2014” ha visto la partecipazione di tante società sportive e di tanti ragazzi delle scuole degli istituti comprensivi. E’ stata una tre giorni di sport e partecipazione nello scenario della villetta San Francesco.
Festa dello Sport 2015
Festa dello Sport organizzata in collaborazione con SALENTIADI, le olimpiadi del Salento. Bellissimo evento sportivo interamente organizzato presso il complesso sportivo del Palazzetto dello Sport.
Green Olympic Games
Progetto che oltre a sensibilizzare sulla corretta separazione dei rifiuti per un ambiente migliore ha promosso i valori dello sport tra i più giovani.
Struttura Sportiva di Noha
La struttura sportiva di Noha ha ricominciato a vivere grazie all’impegno di alcune società sportive che l’hanno riaperta e ora quotidianamente è al servizio dei cittadini.
Patrocinio e contributi economici a varie iniziative sportive
E’ stato un piacere e un onore patrocinare numerosissime iniziative sportive tenutesi in questi anni. Un grazie va a tutte le numerosissime società sportive che iniettano energia positiva nel tessuto sociale alimentando lo spirito sportivo dei galatinesi.
Di seguito alcune delle iniziative che hanno coinvolto il settore POLITICHE GIOVANILI:
Chiostro d’Estate. Estate 2012
Concerti, presentazioni di libri, convegni, spettacoli teatrali e musicali nella cornice del Chiostro dei Domenicani, scenario suggestivo ed entusiasmante. Una serie di artisti e iniziative differenti, da Cesko degli Après la Classe al cantante folk milanese Andrea Labanca, passando per serate jazz, convegni, proiezioni di film d'epoca, dj set di artisti locali e il suggestivo concerto di Mino De Santis.
Festa della musica. Giugno 2013
Musica, cultura e arte. Queste le parole chiave della prima edizione a Galatina della Festa Europea della Musica. Dal 21 al 23 giugno 2012 sono stati tre giorni di musica tra rock, pop, hip-hop e musica popolare, presentazione di libri e una mostra di fumetti a cura di Lupiae Comix. Il tutto è stato realizzato all'interno del Chiostro del Palazzo della Cultura di Galatina e in piazza Galluccio. Tra i vari gruppi presenti alla manifestazione, I TOROMECCANICA e la GIOVANE ORCHESTRA DEL SALENTO, diretta da Claudio Prima. E’ stata notevole la presenza di giovani musicisti come i PLUG IN, CAMDEN TRIO, DYING PURPLE, T.GARAGE, SOOP & NINTAI e l’ORCHESTRA SPARAGNINA.
Ciclofficina sociale presso Mercato Coperto
Grazie alla collaborazione di alcune associazioni è nata all’interno del mercato coperto la CiclOfficina Sociale, spazio di socialità, incontro e condivisione. Un luogo dove promuovere la mobilità lenta e sostenibile, il riuso, il riciclo e la partecipazione attiva.
Mercato S…coperto,
Manifestazione realizzata all’interno dell’ex sede del Mercato Coperto in via Principessa Iolanda. Proposta rivolta al mondo giovanile della città che ha bisogno di spazi destinati alla socializzazione. L’iniziativa ha coinvolto le associazioni culturali della Città. L’iniziativa ha avuto lo scopo di rivitalizzare uno spazio di proprietà comunale in disuso, situato al centro della città e che già in passato è stato luogo deputato ad iniziative di partecipazione giovanile .All’interno dell’ex mercato coperto si sono svolti incontri d’autore, musica ed happening di discussione scientifica divulgativa.
Servizio civile nazionale
In tre anni più di venti ragazzi hanno lavorato presso il Comune di Galatina sviluppando progetti nei settori delle Politiche giovanili, Biblioteca Comunale, Museo e ambiente. Il servizio civile è una iniziativa fondata sui principi della solidarietà sociale e vede i giovani i primi promotori del processo di partecipazione, in grado di trasformare una società in cui il cittadino è solo colui che riceve un freddo ed astratto servizio ad una società in cui tutti hanno la possibilità di essere attivi e socialmente utili.
Rassegna Giovanile NOTE A MARGINE
Note a Margine è stata una Rassegna “periferica” che ha avuto l’obiettivo di coinvolgere ed includere le Periferie della città come luoghi di riferimento alternativi e vitali, da un punto di vista non solo urbanistico ma soprattutto umano e sociale. Luoghi che spesso ispirano forme d'arte e movimenti sociali rappresentanti di un vero e proprio sottobosco multiculturale e multietnico, un workinprogress costante e perpetuo, un laboratorio continuo. Spazi inespressi e inascoltati da recuperare e trasformare, da aiutare ad emergere.
Con l'aiuto dell'associazionismo giovanile è stato scelto di selezionare alcuni “interlocutori d'eccezione” che grazie ai loro contributi hanno potuto affrontare il tema della periferia in luoghi prettamente periferici attraverso dei personali approcci che spaziano dal mondo della musica a quello del cinema, dal teatro alla letteratura, al cibo ai graffiti, dall’hip hop alla street art. La ciliegina sulla torta è stata l’opera regalata alla Città di diversi artisti di graffiti che hanno abbellito, con la loro arte, il muro della scuola di via Ugo Lisi.
Galatina, 22 gennaio 2016
Andrea Coccioli
dic132012
Il Natale della mia infanzia. Altri tempi.
Il consumismo e la profanazione moderna non erano ancora di moda.
Le luminarie per le strade la prima volta le ho viste in America quando negli anni ’60 fui missionario in Canada. In Italia sono arrivate più tardi. L’albero di Natale: anche quello è un’invenzione americana. Non parliamo poi di “Babbo Natale” che credo sia la profanazione del Natale cristiano.
La cultura nostrana prevedeva usanze e tradizioni più consone al nostro ambiente religioso, sociale e cristiano.
Già all’Immacolata si cominciava a gustare l’anticipo di una festa tanto cara con l’assaggio delle pittule. E’ vero che nella festa della Madonna era tradizione che si mangiassero le pucce, ma l'assaggio delle pittule per i bambini era il segno che la festa del Natale era vicina.
Nelle famiglie e in chiesa si faceva il presepio.
Il presepio nelle famiglie di solito era costruito dal figlio più grande, coadiuvato dalla mamma. In quel tempo nelle nostre famiglie c’erano molto figli. Il più grande di dolito costruiva, gli altri, giocando, disturbavano. La mamma era orgogliosa di far vedere il capolavoro artistico dei suoi figli ai vicini di casa.
Le statuine non sempre era possibile acquistarle, perché la cassa familiare non lo permetteva. E allora si costruivano artigianalmente. Noi ragazzi andavano sulla strada vicino al Calvario (in quel tempo le strade non erano asfaltate): era lì soprattutto che si poteva trovare terra molto argillosa come creta e, una volta a casa, costruivamo i “pupi”: non erano dei grandi capolavori d’arte, ma facevano la loro figura.
Si sceglieva, così, un angolo della casa (di solito nella stanza de nanti): si disponevano alcuni “cippuni” presi dalla campagna, che opportunamente ricoperti di carta dovevano dare l’idea delle montagne (da qui il proverbio metti cippone ca pare barone), un po' di rami di pino sullo sfondo, fiocchi di bambagia per simulare la neve, ed infine l'angolino per la santa natività. L'illuminazione era costituita da qualche torcia elettrica. Gli addobbi di contorno erano costituiti da pigne, arance e qualche confetto.
Il presepe in chiesa madre era posizionato di fronte, a destra di chi guarda, vicino all’altare dell’Immacolata.
Con una scala a pioli di legno, altissima, che arrivava fino all’altezza della volta della chiesa, mesciu Piethru, il sagrestano della mia infanzia, dal punto più alto, quasi alla volta della chiesa, faceva scendere un grande drappo colore roccia che, partendo da un unico punto, arrivava a terra allargandosi a forma di triangolo fino a coprire il tavolo che faceva da base al presepio. Le statue erano di grandi dimensioni, diciamo proporzionate all’ambiente della nostra chiesa parrocchiare. Non c’erano lucine a intermittenza o giochi di luci, come si usa oggi, ma una lampada elettrica e tanti lumi a olio e candele. E fu così che una volta il fuoco distrusse tutto il drappo ornamentale che partiva dall’alto e parte del presepe. Si salvò soltanto la bellissima statua di Gesù Bambino, quella stessa che oggi si usa piazzare di fronte all’altare.
In chiesa si andava tutti per la novena che cominciava e comincia ancor oggi il 16 dicembre. In quel tempo non esisteva la celebrazione della Messa vespertina. Tutto il paese partecipava alla novena, pregando e cantando quasi all’unisono.
All’ora stabilita, di solito quando faceva buio e il lavoro dei campi non era più possibile, cominciava la santa novena. Anzi nei paesi vicini (come per esempio ad Aradeo) negli anni ottanta ho predicato la novena di Natale che aveva luogo addirittura alle 5 del mattino. Anche a Noha (anche se non ricordo bene tutti i particolari) si usava celebrare la novena di Natale nello stesso modo.
Noi chierichetti indossavamo la tunica rossa con la piccola cotta bianca. Don Paolo Tundo, l’Arciprete, si metteva il piviale bianco, che la gente chiamava la cappa magna. E mentre i fratelli Piscopo (uno suonava l’organo a canne con mantici manuali e l’altro cantava) eseguivano le strofe in latino dei canti - ai quali si univa la voce potente dell’Arciprete - il sottoscritto, che era il capo dei chierichetti - usciva nel vico S.Michele, la strettoia dietro la chiesa, per cercare presso le famiglie (molte dimoranti in veri e propri tuguri riscaldati dai camini a legna) un po’ di brace per l’incensiere che poi sarebbe servito alla conclusione dei riti della novena.
Tutta l’assemblea cantava in latino il ritornello “Regem venturum Dominum”. Il rito si concludeva con la benedizione eucaristica con l’ostensorio delle occasioni solenni. E lì il mio incensiere, colmo di brace, doveva effondere nell’assemblea le volute d’incenso che davano senso alla preghiera e profumo di paradiso.
P. Francesco D’Acquarica
ott122016
Nell’ambito del Servizio Civile Nazionale, il Comune di Galatina ha predisposto due nuovi progetti, con i criteri aggiuntivi fissati dalla Giunta Regionale con deliberazione n. 1230 del 2 agosto 2016, da presentare presso la Regione Puglia entro il termine di scadenza fissato per il prossimo 17 ottobre, per la successiva fase di valutazione ed eventuale approvazione.
Una nuova opportunità che l’Ente mette a disposizione dei giovani tra i 18 e i 28 anni che, mossi da uno spirito solidaristico, scelgono di dedicare un anno della loro vita ad un’esperienza di coesione sociale e dunque a favore della comunità, impegnandosi quotidianamente in attività e settori diversificati.
I progetti presentati dagli Enti iscritti agli Albi Regionali sono finanziati dal Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale, con risorse relative all’anno 2017.
Il Comune di Galatina ha predisposto ed approvato per l’invio ai fini della valutazione i seguenti progetti che coinvolgeranno nr. 8 volontari:
Progetto Biblioteca (nr. 4 volontari), mira ad un triplice e ambizioso obiettivo: conferire valore sociale alla lettura, allargare le base dei lettori, piccoli e grandi, aprendosi alla popolazione straniera, e costituirsi come strumento per l’integrazione sociale degli immigrati presenti sul territorio.
Progetto ambiente (nr. 4 volontari), ha lo scopo di confermare le buone pratiche adottate con la politica ambientale portata avanti nel corso degli ultimi anni e capace di trasmettere spunti di conoscenza, al fine di disegnare percorsi partecipati e condivisi tra le componenti scolastiche, sociale e decisionali del territorio.
Con riferimento ai criteri aggiuntivi l’Ente ha previsto la co-realizzazione della formazione generale, in seguito alla eventuale approvazione dei suindicati progetti, insieme al Comune di Cutrofiano anch’esso impegnato nella predisposizione di una proposta progettuale.
Per i progetti presentati nell’anno 2015 e approvati dalla Commissione Regionale (per un totale di 12 unità) e per i quali si è proceduto ad acquisire le relative domande di ammissione alle procedure di selezione, si comunica che a breve, e con apposito avviso sul sito dell’Ente, saranno convocati i giovani ammessi a partecipare.
CITTA’ DI GALATINA - UFFICIO STAMPA
mag262016
Touché !
Senza scomodare i Santi ci affidiamo al più terreno pensiero dei fanti.
Può una legittima richiesta, da Consiglieri Comunali di minoranza nella funzione del loro mandato, ad affrontare una questione che rischia di affossare l’Amministrazione cittadina che già da mesi è quasi pre-commissariata dalla Corte dei Conti, essere causa di cotanta irritazione?
La reazione stizzita del segretario cittadino pro-tempore del PD galatinese la dice lunga sul clima che si respira da quelle parti. La necessità del Sindaco di riepilogare in ordine alfabetico quanto realizzato (in quattro anni si è giunti solo alla lettera “ j” ?) la dice altrettanto lunga sullo stato della maggioranza, a proposito di “apertura di campagna elettorale”.
Ripetere come un disco rotto quanto già nel 2012 scompostamente urlato dal Sindaco dalle parti di Palazzo Orsini, allorquando gli si fece notare in Consiglio Comunale che, dopo averla “ politicamente gestita” sin dal 2006, allungando la durata di vita della Centro Salento ambiente, giunta a naturale scadenza statutaria, la sua amministrazione e la maggioranza tutta ne assumeva, ancor più e ufficialmente, a pieno titolo la paternità, evidenzia una carenza di scuse e una totale assenza di argomentazioni.
In questi lunghi anni di gestione il Partito Democratico galatinese ha visto molti degli attuali amministratori coinvolti in più ruoli (Sindaco, assessore, consigliere comunale, presidente CSA, consigliere d’amministrazione). Eravate quasi tutti lì e potevate rivoltarla come un calzino ma la avete usata come e più di tanti altri.
Mostri non si nasce, lo si diventa magari frequentando cattive compagnie.
La verità, quando palesemente evidente, a qualcuno fa male ma tant’è.
Con umana comprensione per l’imbarazzo di chi oggi, in pieno conflitto d’interesse, da segretario del Partito Democratico di Galatina deve almeno provare ad abbozzare una difesa d’ufficio del suo operato e di quello del suo partito, e di un Sindaco che si è visto sconfessare tout court dalla quasi totalità dei Consiglieri del suo medesimo partito.
Evitiamo di dar seguito ad illazioni e ci asteniamo dal partecipare al teatrino dell’offesa ad personam che non ci appartiene. Oramai il gioco, funzionale solo a creare azioni di “distrazione” per non entrare nel merito dei problemi creati, è improponibile.
Con maggior fermezza ritorniamo allora a chiedere al Sindaco Montagna ed alla sua maggioranza, se ancora sono nelle condizioni di farlo, a dare prova di “consistenza”; per i resoconti ci sarà modo e tempo (sulla durata rivolgersi al “gruppo misto”) anche perché la didascalica enunciazione delle ”opera svolte” (scordandosi per la fretta alcune “importanti” vedi fallimento fiera) in più punti appare un’assunzione di responsabilità e non certo opera meritoria.
Nel candidarsi a governare una cittadina complessa come Galatina è implicito dover predisporsi ad affrontare e risolvere problematiche e a dare nuovi impulsi, addurre oggi giustificazioni è un tentativo di voler coprire le proprie sconfitte nell’azione amministrativa svolta. Ai cittadini galatinesi il giudizio.
Ringraziamo infine il segretario cittadino del PD per l’attenzione dimostrata, ma… #staisereno, l’odore di “bruciato” che sente non viene dalle nostre parti, piuttosto, si guardi attorno.
Galatina (Le), lì 25.05.2016
I Consiglieri Comunali
Marcello P. Amante
Antonio Pepe
giu202013
Detto questo, non possiamo accettare quanto dichiarato dal Sindaco Montagna nell'intervista pubblicata su un quotidiano locale con cui lascia spazio a interpretazioni e temporeggiamenti.
Dopo aver condotto una campagna elettorale atterrendo i galatinesi sugli effetti del coincenerimento come causa di tumori e neoplasie;
dopo aver chiaramente scritto nel suo programma elettorale la totale contrarietà all'utilizzo del CDR (oggi ribatezzato CSS) nei cementifici;
dopo essere salito più volte su un palco in compagnia di medici oncologi suoi colleghi a sostegno delle proprie certezze;
l'unica risposta che riesce a dare alla Regione, per l'inserimento di Galatina nel circuito dei comuni atti a ospitare strutture destinate al co-incenerimento, è la proposta di convocazione di un Consiglio Comunale monotematico !
Un film già visto, trasmesso da precedenti Amministrazioni. Una replica utile solo a perdere del tempo prezioso.
Ricordando anche la battaglia condotta contro l’incenerimento del CDR dalla Vicesindaco e Assessore all'ambiente, oggi silente, col sostegno dall’intera maggioranza, non è concesso tergiversare su posizioni dubitative o fataliste.
Il Sindaco Montagna, legittimato dal voto dei galatinesi, non ha bisogno di alcun ulteriore ampio consenso da reperire in Consiglio Comunale.
Ha solo l’obbligo politico e morale di decidere ed agire con coerenza su questo progetto nato, alle spalle di galatinesi e salentini, da un' Amministrazione Regionale considerata amica e inserita in quell'asse di collegamenti istituzionali diretti tanto enfatizzata dal Sindaco e dalla sua maggioranza in campagna elettorale.
Sappiano, il Sindaco e l'Assessore all'ambiente, che, nell'epilogo di questa vicenda, sarà inevitabile l'assunzione delle proprie responsabilità.
Galatina in Movimento
Galatina Altra
Nova Polis Galatina
Movimento per il Rione Italia
giu122019
Con Fareambiente, laboratorio di Galatina NOHA:
⦁ Sabato pomeriggio, 15 giugno, ore 17,00 completamento della giornata ecologica;
⦁ Domenica mattina, 16 giugno, in piazza San Michele, con i volontari del Progetto “Monitor 6017”, denuncia delle zone in cui si bruciano i rifiuti;
Per ottenere dei risultati concreti verso la salvaguardia dell'ambiente, occorre crescere in senso civico e diventare protagonisti. Se continuiamo a dire che "altri" bruciano, "altri" gettano i rifiuti, "altri" sporcano, e non diventiamo “noi” (ognuno, tutti, a partire da te) osservatori denuncianti, e perché no, attori, togliendo dalle grinfie degli incendi dolosi le plastiche e le porcherie del “PIROGLIONE” nohano o nostrano (non ci vengono i marziani a sporcare), tutto resterà per sempre così. Bisogna decidere cosa è prioritario, se restare indifferenti o salvaguardare l'ambiente, se continuare ad ammalarsi di inquinamento o se vivere in un ambiente sano.
Noi di Fareambiente, siamo semplicemente dei cittadini come voi e facciamo esercizio di civiltà, sabato pomeriggio ripuliremo dai rifiuti, che altrimenti presto bruceranno, le aree dietro il campo sportivo e nel campo di via Seneca.
Tutti sono invitati, tutti possono e devono ritenersi responsabili.
Fareambiente Noha
set112017
Abbiamo volutamente concentrato questo convegno all'abitato di Noha, perché siamo convinti che prima di preoccuparci dello stato di civiltà degli altri paesi, abbiamo il dovere di preoccuparci del nostro.
Sabato 16 settembre alle ore 19:00 piazza S Michele Noha.
Tutti sono invitati a partecipare.
Fareambiente Lavoratorio Galatina-Noha
set222017
Definiti giovedì pomeriggio (21 settembre 2017), alla presenza del Presidente del Consiglio Comunale dott. Raimondo Valente, gli organici delle quattro commissioni consiliari permanenti del Comune di Galatina, così come previsto dall’art. 12 del Regolamento del Consiglio Comunale.
1^ Commissione: Urbanistica, Lavori Pubblici, ambiente e Rifiuti.
Garzia Diego – Presidente
Patera Danilo
De Matteis Pierantonio
Giuseppe Spoti
Pulli Paolo – Vice Presidente
2^ Commissione: Programmazione e Politiche Comunitarie, Innovazione Tecnologia, Forme associative e cooperazione tra Enti, Personale, Affari Generali ed Istituzionali, Contratti e convenzioni, Bilancio, Finanze e Tributi.
Tundo Vito Albano – Presidente
Prastano Alessio
Palmieri Francesco
De Pascalis Giampiero
Carrozzini Paola – Vice Presidente
3^ Commissione: Attività Produttive e Commerciali, Turismo e Marketing Territoriale, Polizia Municipale, Traffico e Viabilità, Protezione Civile, Igiene e Sanità.
Patera Danilo - Presidente
Tundo Vito Albano
Prastano Alessio
Carrozzini Paola – Vice Presidente
Sabato Francesco
4^ Commissione: Politiche Sociali e dell’Integrazione, Cultura, Diritto allo Studio e Servizi Scolastici, Sport, Politiche Giovanili, Pari Opportunità.
Vergine Noel Alberto - Presidente
Cesari Marcella
Congedo Maria Luce
De Paolis Michele – Vice Presidente
Sabato Francesco
feb272014
giu242019
Caro Alessandro (1), tu lo sai noi non ci conoscevamo, io so poco o niente di te, non so dove hai vissuto, dove hai lavorato, che cosa hai fatto nella vita, ma mi hai incuriosito con la tua prima pubblicazione sul maestro pasticcere Rafelino Bello.
Un piacevole articolo documentale e testimoniale con uno spirito di fondo positivo di compiacimento e di sana ammirazione per un galatinese speciale.
Ti ho voluto conoscere e ti ho incoraggiato a proseguire in questa tua passione amatoriale di ricerca e divulgazione in un settore quello dell’arte bianca che a Galatina ha tanto da raccontare.
I tuoi lavori sono proseguiti, le pubblicazioni anche, ma la musica è completamente cambiata.
Inspiegabilmente, argomentando su Andrea Ascalone, hai imboccato una deriva antipatica, denigratoria al limite del diffamatorio.
Te lo confesso sono rimasto molto male, ancor più quando mi hanno fatto notare come in un tuo scritto che ho trovato assai sgradevole e irriguardoso, mi avevi citato espressamente ingenerando l’idea di una mia condivisione.
Hai scritto che sei venuto a conoscenza da me che l’attività di Ascalone ha rischiato di chiudere nel 2002 e questo è vero, ma hai omesso di dire che ciò accadeva per un’assurda mala burocrazia che ha suscitato forte indignazione sia nel sottoscritto che nelle istituzioni locali.
Poi tutto si è risolto con il meritato riconoscimento di laboratorio storico.
E adesso oramai che ci sono approfitto….
No Alessandro non va affatto bene usare due pesi e due misure.
Perchè per il maestro Rafelino hai attinto in primis alla famiglia e poi ai suoi estimatori e così non hai fatto per Andrea Ascalone?
Non ci vuole molto per capire che il tuo giudizio negativo è preconcetto ed ingiustificatamente critico.
Dico questo perchè ho dalla mia prove documentali che raccontano un’altra storia ed in più l’esperienza personale che mi ha permesso di conoscere e frequentare con eguale curiosità sia Rafelino che Andrea.
Nascono appaiati l’uno nel 37 e l’altro nel 38 (dichiarato nel 39), legano subito attratti dalla loro complementarietà.
Sono forse i primi due galatinesi che manifestano obiezione di coscienza alla leva militare che evitano con le buone il primo e con le cattive il secondo (dichiarato disertore) riparando entrambi in Svizzera.
Esperienze internazionali a seguire in Inghilterra l’uno ed in Francia l’altro.
Matrimonio con moglie emancipata d’oltralpe Rafelino, matrimonio con moglie tradizionale siciliana Andrea.
Basterebbero queste poche righe per comprendere la loro natura e i loro destini così diversi.
Rafelino genio e sregolatezza creatività e innovazione.
Andrea rigore, perfezione, tradizione.
Quando si incontravano erano fuochi d’artificio scene incredibili.
Lo yin e lo yang una grande amicizia, un grande apprezzamento reciproco.
Caro Alessandro non parlerò oltre di Rafelino lo hai ben fatto tu, ti parlerò di Andrea che tu non hai conosciuto perchè altrimenti credimi non avresti nemmeno lontanamente potuto pensare quello che hai scritto.
Andrea era una persona di una umanità sconfinata con radicati in sé i valori più alti del rispetto reciproco e dei doveri verso se stesso, verso il lavoro, verso la famiglia e verso la collettività. Un rispetto è una attenzione da gran signore ha poi sempre avuto per l'universo femminile.
Ho visto con i miei occhi uscire in lacrime la moglie del regista televisivo Sergio Tau entrambi commossi e toccati da “tanto amore per il suo lavoro la sua terra e per il prossimo”.
Lui col suo esempio ha insegnato a tutti come si può tendere alla perfezione.
Il pasticciotto è l’emblema e anche la sintesi del suo pensiero.
Due semplici elementi pasta frolla e crema pasticcera per realizzare una delizia che ha conquistato il mondo.
Qual’è la ricetta segreta gli chiedevano in tanti?
E lui sornione ad autoironizzarsi rispondeva “la fessagginità” in un bagno di umiltà senza eguali.
E non c'è bisogno di scomodare la fisica quantistica per comprendere che in aggiunta dentro ogni singolo pasticciotto c'era un pizzico del suo grande amore che lo rendeva unico, inimitabile, irraggiungibile.
I suoi consigli le sue raccomandazioni hanno fatto scuola, hanno fatto comprendere come approcciarsi e come degustare al meglio il suo prodotto.
Il pasticciotto e come un fiore nasce e muore in breve tempo.
Per gustarlo al meglio bisogna attendere che dai 330 gradi del forno raffreddi lentamente ad una temperatura ottimale quando la pasta frolla sprigiona tutta la sua fragranza.
Non deve raffreddarsi molto perchè in quel caso inizia il processo inverso in cui la pasta assorbe l’umidità, e gli odori dell’ambiente circostante.
Per questo è accaduto che rifiutasse di consegnare i suoi prodotti in un’auto sudicia o che sconsigliasse vivamente il trasporto a lunghe distanze.
La sua produzione è stata sempre limitatissima perchè mai doveva accadere di avere un avanzo della giornata.
Per noi galatinesi è normale chiedere se ci sono ancora dei pasticciotti, e sperare che non siano finiti.
A Galatina l’intero settore si è uniformato ai suoi standard di eccellenza.
I galatinesi si sono fatti viziare diventando degli esperti ed esigenti buongustai.
E approposito di marketing posso testimoniare senza ombra di smentita come Ascalone è stato e lo è ancora oggi, il terzo attrattore turistico della città dopo Santa Caterina e la cappella di San Paolo.
Quindi caro Alessandro dire che Ascalone ha fatto un’operazione di marketing a suo vantaggio è completamente falso addirittura a danno delle altre pasticcerie è offensivo.
E’ vero esattamente il contrario. Grazie a lui il settore ha avuto grande impulso e slancio.
Intere generazioni di bravissimi pasticceri si sono affermati sulla sua scia dando ognuno il proprio contributo come solo gli artigiani sanno fare. Io personalmente ho conosciuto ed apprezzato tanti di loro, Uccio Matteo, i fratelli Cuna, Antonio Pellegrino, Raffaele Antonaci, Mario Esposito, Leonardo Esposito, Fedele Ugenti, i fratelli Malorgio, Totò Santoro, Orazio Contaldo, Maurizio Zurigo, Massimiliano Baglivio, Albino Tundo, Riccardo Carachino e la lista è lunghissima tutti bravi, ma bravi veramente .
Un patrimonio immenso che meriterebbe ben altra attenzione e valorizzazione !
Tornando ad Andrea, se ricchezza avesse voluto perseguire, gli sarebbe bastato sfruttare la sua grande notorietà e inondare il mondo di pasticciotti industriali anche solo in partnership.
Ma questo per Andrea era tradire la sua stessa natura, la ragione di una vita.
Oggi sono diffusissimi i pasticciotti surgelati anche crudi da cuocere, ma quando mai si potrà garantire quella perfezione che lui aveva raggiunto con l’utilizzo delle migliori materie prime, la lavorazione maniacale e la cottura nel suo mitico forno Siemens del 1947 attrezzato con ben 64 resistenze elettriche?
Andrea ha profuso nel suo lavoro un amore senza eguali dimostrando a che livelli di dignità può essere portato il proprio operato.
Il semplice gesto di accompagnarti alla porta era una maniera per ringraziarti per l’apprezzamento ricevuto, ma era anche un monito che reclamava eguale considerazione.
Non sono stati rari i casi di soggetti irriguardosi energicamente accompagnati fuori dal locale ed invitati a rispolverare i principi di buona educazione.
Andrea ha portato alto il vessillo di una galatinesità sinonimo di eccellenza che ci ha contraddistinto positivamente in provincia e non solo per tantissimi anni e che rappresenta il valore immateriale più prezioso della città.
Lui è il figlio illustre di una tradizione di artigianato artistico che gli studiosi accademici fanno risalire addirittura ai “frutti postumi della grande fabbrica di Santa Caterina”.
"Per comprendere la profondità del pensiero di Andrea, fine osservatore dei costumi e delle tradizioni locali, conoscitore dei più complessi risvolti antropologici e custode geloso dei segreti più intimi della società ci vorrebbe un corso di studi nella facoltà DAMS dell'Università del Salento" ebbe a dire il compianto preside prof. Gino Santoro.
Tu caro Alessandro hai saltato a piè pari le testimonianze dirette di chi Andrea lo ha conosciuto di persona oltre a quelle dei suoi familiari, hai mercificato e mortificato il tutto farcendolo con ricerche documentali che lasciano il tempo che trovano.
Tu lo sai bene che la validità di una ricerca è tale sino alla ricerca successiva e via di seguito sino all’altra ancora. E comunque le ricerche serie vengono sempre sottoposte al vaglio della comunità accademica.
Sminuire e svilire il vissuto di quasi 300 anni di storia di una famiglia ci lascia perplessi ed amareggiati.
Una famiglia che ha fondato alberghi (a Santa Cesarea Terme) che ha prodotto liquori, gelati, dolci, che ha fornito servizi di banchettistica a tutta l'aristocrazia locale che da laboratorio requisito durante la guerra ha deliziato i militari delle forze alleate guadagnandosi una stima unanime non può essere mortificata in quel modo.
Il papà di Andrea frequentava il mitico liceo P. Colonna negli anni venti quando in quel periodo l'analfabetismo totale superava il 30 per cento della popolazione ed una licenza liceale in proporzione allora equivaleva a due lauree di adesso.
La tradizione orale poi tieni in conto è sempre stata una cosa seria perché tramandata onestamente da generazione in generazione quando ancora il mondo non era accessibile a false notizie e facili ribalte.
Ed infine un’ultima considerazione.
Ma tu hai mai conosciuto Zeffirino Rizzelli?
Ovviamente No, ne sono certo perchè altrimenti non avresti mai osato minimamente mettere in discussione quanto il professore Rizzelli ha pubblicato.
La statura morale , culturale e l’onestà intellettuale di Zeffirino Rizzelli non sono sindacabili, e te lo dice uno che politicamente è stato schierato dall’altra parte.
Pertanto se Zeferino scrive che il pasticciotto è stato inventato il 1745 sappi che quel documento ha valore notarile per la comunità galatinese.
Quindi concludo Alessandro esortandoti a rivedere completamente il tuo giudizio anche perchè tempo verrà che i fogli di “ carta bambagina” sui quali hai fatto facile ironia verranno alla luce e tu non faresti una bella figura.
Ed ad ogni buon conto sappi che se anche i tuoi articoli hanno trovato consensi nei tanti spargitori di veleni immancabili in ogni comunità, per la stragrande maggioranza dei galatinesi che considerano Galatina la loro patria, dissacrare i loro padri è considerato un atto odioso quasi blasfemo e Zeffirino e Andrea lo sono a pieno titolo tra i più cari.
Dante De Ronzi
nota (1) Alessandro Massaro autore articoli pubblicati sul “Filo di Aracne” e vari post su FB.
giu072012
I lavori per l'allargamento della strada statale 16, la Maglie-Otranto, sono partiti. Da oggi sulla strada all'altezza di Giudignano le ruspe del gruppo Palumbo sono al lavoro.
Sui social network i cittadini ed i gruppi ambientalisti gridano allo scempio ambientale e "postano" sulla bacheche messaggi di allarme.
Ecco che cosa si legge sulla pagina facebook del Forum ambiente & Salute:
"Proprio in queste ore si è dato inizio al massacro del bellissimo territorio di Giurdignano capitale europea del megalitismo preistorico.
Poderosi buldozer e abominevoli ruspe stanno scempiando la preziosa Terra d'Otranto per mortificarla con la costruzione di una malsana e faraonica strada tanto dannosa quanto inutile ai cittadini e fortemente ispirata da mire speculative !!!
Si fa appello a magistratura ed inquirenti per fermare questo ennesimo catastrofico scempio a danno di importantissimi patrimoni pubblici che, a quanto è dato sapere, si sta perpetrando disattendendo le puntuali prescrizioni di ben 2 Ministeri (ambiente e Beni culturali), e in assenza di una valutazione per una più che necessaria accortezza a tutela paesaggistica e storico-archeologica".
I lavori in corso sono quelli relativi all'appalto da 55 milioni di euro, un progetto fermo da tre anni. Proprio questo blocco ha messo in difficoltà i 300 operai della società del gruppo Palumbo, che ha vinto la gara per l'allargamento, oggi in cassa integrazione ed a rischio mobilità.
Il dubbio sollevato è però sull'effettiva necessità di tale allargamento che riguarda un tratto brevissimo di strada, appena 12 kilometri. Da allargare per andare più veloci.
Ma la zona è molto ricca dal punto di vista ambientale ed archeologico.
Solo nell'aprile scorso è stata scoperta una cripta paleocristiana; le testimonianze megalitiche e preistoriche sono tante.
La questione non è semplice. A complicarla ulteriormente la necessità di espiantare ben 8mila ulivi secolari. Negli scorsi mesi è partita on line una petizione per adottarli in quanto solo 1.500 era stata avanzata ufficiale richiesta di adozione da parte dei Comuni limitrofi. Ma anche in questo caso le mancanze o la carenza di notizie ha confuso le carte in tavola. Perché il reimpianto degli 8mila ulivi è un obbligo dell'Anas, che deve farlo a sue spese, così come indicato dal Ministero nella prescrizione contenuta nel decreto di Via del progetto.
fonte: iltaccoditalia
mag112017
Siamo in prossimità della quarta giornata ecologica di NOHA. È tutto pronto:
guanti, rastrelli, locandine da appendere, sacchi e secchi e perfino il rinfresco finale.
Ci raccomandiamo affinché i bambini siano accompagnati da adulti.
Troviamoci puntuali alle ore 9,00 nell'area verde davanti al campo sportivo e portate con voi il gilet giallo (o arancione) di emergenza in dotazione per l'auto.
Li personalizzeremo aggiungendo i logo di Fareambiente, la nostra nuova associazione.
Insieme faremo vedere a chi non ci crede che ogni angolo della nostra NOHA è bello e lo può essere ancora di più.
Basta averne la consapevolezza. Il bene comune è il NOSTRO bene.
VI ATTENDIAMO TUTTI.
Fareambiente - Laboratorio di Galatina
giu102013
Tutti abbiamo visto, se non altro in televisione, le manifestazioni di Instambul, città particolarmente priva di spazi verdi, con cui migliaia di cittadini hanno contestato la politica del premier Erdogan che vuole togliere di mezzo il Parco Gezi, abbattendo 600 alberi, per sostituirlo (ovviamente) con un grande centro commerciale con tutti gli annessi e connessi.
Lì, dunque, la gente della città si è ribellata, ha occupato il parco, lo ha circondato, si è scontrata duramente con una delle polizie più feroci di quell’area; qui da noi invece (si parva licet componere magnis) non s’è visto né in televisione né sulla carta stampata e men che meno nelle piazze alcun segnale non dico di contestazione ma semplicemente di esistenza, almeno per far finta di contrastare la cementificazione del nostro futuro portata avanti dai nostri rappresentanti comunali e dal loro codazzo. I quali sulla carta dei programmi elettorali si definiscono (si definivano, si son definiti, si definirono nell’altra vita) attenti all’ecologia, ma alla prova dei fatti stanno dimostrando di essere tutt’altro che eco e niente affatto logici.
In Turchia sembrano voler diventare protagonisti del loro futuro, anche a costo della vita, qui sembriamo senza più midollo, senza idee, senza voglia di lottare. Ci facciamo trattare da sudditi perché ci comportiamo da sudditi (o forse lo siamo addirittura scientemente). Subiamo tutto. E la rivolta siamo capaci di farla solo a chiacchiere, nei bar. Tra poco non si esclamerà più “mamma li turchi”, bensì “mamma li galatinesi!”. Ma tant’è.
Non avrei mai pensato che la giunta Montagna appoggiata anche dai movimenti per l’ambiente e per la salute si trasformasse in quattro e quattro otto nella giunta Attila. Invece è successo, e siamo costretti a prenderne atto. Sembra che dove passano questi signori non rimanga in piedi nemmeno un filo d’erba. A partire da quell’ossimoro che è la circonvallazione interna (che purtroppo finanche la Roberta ormai “rivendica”) e che ha già fatto sparire non so più quanti ettari di terreno fertile (e chissà quanti altri ne distruggerà, di ettari, dico, oltre che milioni di euro); allo scempio del Megaporco da affidare alla Pantacollant (società a chilometri zero, ma sostanzialmente e soprattutto a capitale zero) e definito dalla giunta de noantri e da qualche fesso da riporto addirittura di “interesse pubblico”; alla novità dell’ultim’ora, cioè l’Area Mercatale C2, che secondo alcuni illuminati galatinesi, o, diciamo meglio, galatinesi fulminati, da piccolo polmone verde si dovrà trasformare in un’area attrezzata (leggi cementificata ed asfaltata) pronta ad ospitare le baracche del mercato del giovedì.
Peccato che a nessun assessore sia venuto in mente di utilizzare a verde questa benedetta C2 (C2, parliamo ormai come di una battaglia navale. Persa in partenza). E quando dico “a verde” intendo un insieme di alberi e basta, un vero boschetto in città, e non l’odioso verde, aiuolato o mattonato o regolamentato, magari con un prato inglese che non c’azzecca nulla con il Salento e che non puoi nemmeno calpestare, pena multe salate da parte di vigili urbani assatanati che hanno l’ordine e l’ardire di raccattare soldi senza pietà da cittadini già esausti.
Se venisse nelle nostre contrade il regista Paolo Sorrentino dopo aver diretto e sceneggiato “La grande bellezza”, avrebbe materiale a sufficienza, oltre a migliaia di comparse nelle vesti di sudditi, per dirigere e sceneggiare magistralmente un nuovo film (dell’orrore) da intitolare “La grande schifezza”.
Gli attori non protagonisti di Galatina avrebbero buone possibilità di vincere la panna d’oro al festival di Cannole. Quello delle cozze.
apr252013
C’era il sindaco, il vicesindaco, il suo assessore alla cultura, alcuni consiglieri della maggioranza (soprattutto quelli della minoranza della maggioranza), e poi i ragazzi delle terze medie di Noha (con gli striscioni, e, per protesta, il bavaglio sulla bocca), le insegnanti, alcuni cittadini, gli attivisti del “Movimento delle agende rosse”, organizzatori dell’evento (tra i quali spiccava la stupenda Anita Rossetti, e la sua forza d’animo), altri comitati per l’ambiente e la legalità, e la colonna sonora dell’ottima Banda Musicale di Noha, diretta dal M° Lory Calò, per il pomeriggio di sit-in Antimafia a sostegno del magistrato Nino Di Matteo, che ha avuto luogo a Galatina, nel pomeriggio del 24 aprile scorso, dapprima in piazza Alighieri e poi, a conclusione, a Palazzo della Cultura con gli interventi dei relatori (tra i quali, oltre all’Anita suddetta, il presidente della Commissione europea Antimafia, Sonia Alfano - in collegamento telefonico - ed il direttore de “Il Tacco d’Italia”, Marilù Mastrogiovanni).
Non vale nemmeno la pena di ricordare l’assenza delle altre “alte” (e soprattutto basse) cariche comunali, come gli esponenti dei partiti (participio passato del verbo) della cosiddetta opposizione, probabilmente in tutt’altre faccende affaccendati. Chissà che rivolgendosi a “Chi l’ha visto?” non si riesca a rinvenirne qualche esemplare semovente. Ma non ci curiam di loro in questa sede.
* * *
Ormai sanno anche i bambini dell’asilo (o almeno avrebbero dovuto saperlo se non ci fosse stata la congiura del silenzio da parte di politici bipartisan, televisione, giornali e salotti) che il giudice Di Matteo è il magistrato della Procura Antimafia che si sta occupando della famosa trattativa “Stato-mafia”, di cui molti vogliono negare l’esistenza. Di Matteo ha ricevuto minacce di morte, contenute in due lettere anonime (lettere che, tra l’altro, riportano fedelmente orari ed abitudini del magistrato) e recapitate al procuratore della Repubblica di Palermo Francesco Messineo.
Ma come ci insegna la storia, la mafia uccide chi è solo, anzi chi è (stato) isolato.
Ora, non so se tutti, ma proprio tutti i partecipanti alla manifestazione (e non mi riferisco ai ragazzi, che forse sono i più perspicaci di tutti) avessero ben chiaro il fatto che i principali responsabili di questo pericoloso isolamento sono purtroppo proprio le Istituzioni, e addirittura i cinque dell’Apocalisse (Presidente della Repubblica – definito in diretta telefonica da Sonia Alfano come il “mandante morale” di questa situazione scabrosa – Avvocatura dello Stato, Procura della Cassazione, Consiglio Superiore della Magistratura e Governo).
Sì, il magistrato Di Matteo è stato incredibilmente sottoposto ad azione disciplinare da parte del CSM, senza aver compiuto alcun illecito (ha semplicemente spiegato a Repubblica la scelta di stralciare delle intercettazioni penalmente irrilevanti senza fare i nomi, cioè quelli di Mancino e Napolitano – sì, avete inteso bene, Napolitano il “nuovo” presidente della Repubblica, Re Giorgio II, eletto a suon di voti – o di vuoti di memoria – e Nicola Mancino, ex-presidente del Senato, rinviato a giudizio per falsa testimonianza, che chiamava in continuazione il Quirinale per ottenere il classico aiutino altolocato). E’ come se un tizio, Di Matteo in questo caso, dovesse venir processato perché ha attraversato la strada fuori dalle strisce pedonali (mentre il Codice Penale non punisce l’attraversamento fuori dalle strisce). Dunque un “reato” inventato, per mettere il bastone tra le ruote a Di Matteo, e per continuare a far finta di nulla, per negare la scellerata trattativa tra la mafia e alcuni pezzi dello Stato (che invece avrebbero dovuto combatterla, questa mafia, e non scenderne a patti, ed ora per fortuna sono alla sbarra). Un tentativo, per ora ben riuscito, di isolamento del magistrato.
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Ma senza perderci troppo in dettagli, e ritornando alla manifestazione, si son visti nel parterre del palazzo della cultura dei battimani, anche da parte delle “istituzioni locali”. E questo non può che farci piacere. Evidentemente tra il centro (Roma) e la periferia (Galatina) finalmente c’è uno scollamento, una differenza di vedute di non poco conto. Finalmente qui non ci si nasconde dietro il dito della disciplina di partito che ordina di non pensare, non parlare, non presenziare, non esporsi, non proferir verbo, ma sfuggire di fronte alle responsabilità, di fronte alle domande, alle denunce, alle istanze legittime dei superstiti cittadini con la schiena dritta. A meno che non si fosse trattato di applausi di circostanza. Non sentiti. Il che sarebbe preoccupante. Ma non voglio crederlo: non voglio pensare che la maggioranza degli astanti avesse voluto in quel momento trovarsi sull’altra faccia della terra (se non addirittura all’altro mondo). Assolutamente, no. Non voglio nemmeno ipotizzarlo per sbaglio.
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Però al contempo mi chiedo che cosa avranno pensato quelle stesse istituzioni cittadine di fronte a quel cartello appeso al collo di un attivista, un uomo dai capelli canuti, su cui c’era scritto: “Là dove si deturpa il territorio lì c’è mafia”. Chissà se sono riusciti a fare qualche collegamento neuronale tra questo fatto e quella politica scellerata che distrugge il territorio e danneggia la salute pubblica (il riferimento al mega-parco di Collemeto, approvato non più tardi di ventiquattro ore prima, da quello stesso parterre plaudente, nel più assoluto silenzio dei “compagni di merende”, è puramente casuale).
Sorge il dubbio se oggi dire o fare qualcosa di sinistra si sia trasformato invece in un far qualcosa di sinistro (come per esempio accogliere a braccia aperte le istanze della pantomatica Fantacom). Come mai nessuna tra quelle autorità, dopo gli incarichi istituzionali (non prima!) ha mai insistito “fino alla morte”, come fanno i duri e puri, nel dire ad alta voce: “Lì dove si deturpa il territorio, proprio lì c’è mafia” (o una parafrasi di questo slogan)? Come mai, chi avesse proferito queste parole prima viene colpito poi da una sorta di amnesia fulminante cronica?
Mistero doloroso.
Non so come facessero alcuni fra questi personaggi a sentirsi (o a fingere di sentirsi con la solita faccia di bronzo) a proprio agio, e non minimamente in imbarazzo, di fronte alle accuse precise e puntuali a loro rivolte in quel contesto, in maniera diretta o indiretta, da tutti i partecipanti, gli organizzatori, i relatori, il contesto, la stessa atmosfera di quella che tutto è stata men che una manifestazione folkloristica.
* * *
C’è pure qualcuno che volendo fare dell’ironia, o forse era sarcasmo, chissà, facendo riferimento a qualche mio articoletto che ha il sapore dello sputtanamento altrui, mi ha pure definito “il vocione di Noha” (sminuendo dunque il frutto delle mie quattro osservazioni circa la natura mentulomorfa di certi pensieri, parole, opere od omissioni). Liberissimo di farlo, per carità.
Vorrei sommessamente comunicare al mio interlocutore-amministratore, anzi statista, che se fosse stato lui per primo a proferir verbo, anche senza tanti decibel, sul tema della delibera-betoniera della sua giunta, io non avrei neppure aperto bocca.
Invece, sul tema, non dico un vocione, ma nemmeno una vocina, pur flebile, pur afona, ma nemmeno un suono, fosse anche gutturale, bisbetico, cacofonico sembra essere uscito dalla boccuccia arrotondata a cul di gallina dei nostri scandalizzati eroi. Né sui siti galatinesi, né su di un manifesto, non in una mail-catena-di-sant’Antonio s’è potuto leggere un dissenso vero da parte di chi un tempo pontificava contro il cemento, mentre oggi, peccando di omissioni, sembra voler costruir ponti (e strade e centri commerciali).
* * *
Concludo dicendo che finché non ci sarà nessuno in grado di far sentire la sua di voce, “il vocione di Noha” continuerà ad urlare, anche se ascoltato o letto soltanto dai suoi venticinque (tendenti a ventiquattro) lettori.
E continuerà a farlo anche se il lettore superstite dovesse essere l’ultimo dei nohani (o dei mohicani).
Non c’è, anche in questo caso, bavaglio che tenga; anche se il mio interlocutore m’ha lasciato intendere che lui ed i suoi amici con la carta virtuale su cui vengono vergati i miei articoli si puliscono la faccia. O quel che più le somiglia.
Antonio Mellone
giu252018
Si è concluso l'evento EcoTour che gli attivisti del MoVimento 5 Stelle di Galatina hanno realizzato nel pomeriggio di domenica 24 giugno liberando dalle erbe spontanee e dai rifiuti abbandonati tre vie: via Orazio a Collemeto, via Salvo D'Acquisto a Galatina e via Cornelio Silla a Noha. Le foto testimoniano le pessime condizioni in cui si trovavano le vie sicuramente poco interessate da interventi di pulizia. Queste tre vie sono solo simboliche perché sappiamo bene che la situazione nella maggior parte del territorio galatinese è indecorosa.
Ringraziamo i portavoce Leonardo Donno e Dino Mininno che hanno trascorso con noi la domenica pomeriggio, i cittadini che ci sono stati vicino offrendoci una bibita fresca, una parola di gratitudine, una fattiva collaborazione consentendoci di raggiungere un ottimo risultato.
Questo è solo un segno per testimoniare alla cittadinanza che il nostro impegno continuerà nelle sedi istituzionali competenti, affinché la città e le frazioni siano adeguatamente considerate e soprattutto i cittadini siano informati del perché la tutela del decoro urbano non venga adeguatamente garantita nonostante contribuiscano con il pagamento della TARI!
Tale iniziativa ha avuto altresì lo scopo di sensibilizzare la cittadinanza al rispetto dell'ambiente, del territorio (abbiamo raccolto rifiuti abbandonati come plastica, carta e bottiglie di vetro) e del bene comune. Ognuno di noi può fare tanto per la comunità in cui vive...
MoVimento 5 Stelle Galatina
dic092013
E’ vero, a Galatina da qualche mese ci sono dei SuperEroi: la maggioranza dei galatinesi e la gran parte degli operatori della CSA che hanno messo tutto il loro impegno affinchè anche Galatina possa essere considerata una cittadina civile, malgrado l'inconsistenza programmatica dell'Assessore e dei vertici societari CSA, suoi AMICI.
Che si parli di Società Partecipate (CSA o Fiera), di Urbanistica (Megacentro, Tangenziale o Area Mercatale), di ambiente (gelso o raccolta differenziata) l'Amministrazione Montagna, rappresentata dall'Assessore Forte, sembra procedere con poche e confuse idee, riuscendo sistematicamente a scontentare quasi tutti nell'unica costante delle sue "vittime predestinate" : i galatinesi.
A proposito di CSA, che già disturba il sonno dei galatinesi con un decreto ingiuntivo di oltre 2.600.000,00 euro, se parliamo di raccolta differenziata, noi delle Liste Civiche Galatinesi, pensavamo ad improvvisazione e superficialità, ma le criticità causate dall’azione dall'Assessore Forte sono tante e tali che inziamo a credere non possano essere figlie della casualità.
L’esperienza di altre realtà già avviate, avrebbe dovuto consentire all’Assessore di sfruttare al meglio tale opportunità per prevenire ogni potenziale disagio.
Non si è riusciti nemmeno a cogliere questa possibilità.
L'essere, oggi, sordi alle giuste richieste dei galatinesi evidenzia, ancora una volta, l'irritante obiettivo di sostenere esclusivamente la propria visibilità quando è il momento dei proclami, per poi rendersi evanescente e sfuggente dinanzi ai problemi e nel momento dei fallimenti ( vedi Ente Fiera ).
In concreto, tra gli altri problemi, chiediamo all’assessore Forte di:
- accogliere i suggerimenti delle famiglie di eseguire una terza raccolta settimale dell'umido integrandola con il calendario della raccolta del vetro o della carta ;
- affrontare il problema degli esercizi commerciali e delle famiglie che lamentano la insufficienza di una sola raccolta settimanale dell’indifferenziato;
- risolvere l’attuale inadeguata organizzazione , sia igienico-sanitaria che pratica, della raccolta di pannollini e pannoloni, problema particolarmente sentito da famiglie con componenti diversamente abili;
- organizzare meglio lo svuotamento dei contenitori di medicinali scaduti che risultano, malgrado la nostra precedente segnalazione, sempre colmi, con la conseguenza di farmaci pericolosi alla mercè di chiunque.
Sollecitiamo con forza la realizzazione di una ISOLA ECOLOGICA COMUNALE che a nostro parere risulta indispensabile e che sarebbe un’opportuna valvola di sfogo per le tante particolari esigenze della comunità galatine.
Le liste civiche Galatina in Movimento, Galatina Altra, novaPolis Galatina e Movimento per il Rione Italia invitano l'Assessore Forte ad abbandonare il suo frenetico, ma inconcludente, superattivismo anteponendo all’incontenibile desiderio di presenzialismo un'azione amministrativa più concreta che torni utile ai cittadini.
Galatina non ha necessità di SuperAmministratori, ma più semplicemente di BUONI Amministratori.
Galatina in Movimento
Galatina Altra
novaPolis Galatina
Movimento per il Rione Italia
set052012
Con la seguente lettera il consigliere Marcello Amante del gruppo Galatina in Movimento chiede al Dott. Cosimo Montagna Sindaco del Comune di Galatina, al Dott. Fernando Baffa Presidente del Consiglio Comunale e al Segretario Comunale Dott. Angelo Caretto, chiarimenti sull’ispettore ambientale del di Galatina.
INTERROGAZIONE
(ex art. 18 Regolamento Comunale)
Oggetto: Approvazione disciplinare e protocollo d’intesa per l’istituzione dell’Ispettore
Ambientale.
Il sottoscritto dr. Marcello Pasquale Amante, nella sua qualità di Capogruppo Consiliare di “Galatina in Movimento” e in rappresentanza delle liste civiche “Galatina Altra”, “novaPolis” e “Movimento per il Rione Italia”
PREMESSO
- che con deliberazione n. 96/2012 la Giunta Comunale ha approvato disciplinare e protocollo d’intesa relativi all’istituzione dell’Ispettore Ambientale;
- che nel disciplinare viene evidenziata che tra le funzioni e compiti istituzionali del Corpo di Polizia Municipale rientra la “Tutela Ambientale”;
- che, nell’impossibilità di sottrarre risorse umane al Corpo di Polizia Municipale, si è convenuto con la società Centro Salento ambiente SpA di istituire la figura degli “Ispettori Ambientali” utilizzando personale della stessa e quindi, di fatto, a regime delegare tale funzione al gestore del servizio rifiuti;
- che nel protocollo di intesa è espressamente previsto che tutti i costi per l’espletamento di siffatta attività saranno a totale carico della CSA SpA, implicitamente prevedendo maggiori costi per la stessa che presumibilmente si ribalteranno sulla Tariffa e quindi su tutti i Cittadini, attesa la previsione normativa di cui all’art. 2 DPR 158/99 di totale copertura dei costi del servizio;
Tanto premesso, il sottoscritto dr. Marcello Pasquale Amante, nella sua innanzi spiegata qualità
INTERROGA
Il Signor Sindaco e l’Assessore competente per sapere:
1- se ritengano opportuno delegare tale importante funzione alla Società gestore del servizio considerato che :
- la Società incaricata ha termine di durata fissato al 31 dicembre 2012;
- gli Ispettori Ambientali (dipendenti della società) agiranno nella delicata qualità di Pubblici Ufficiali con poteri repressivi e di accertamento delle violazioni amministrative ex legge n. 689/81;
- tra il Comune di Galatina e gli organi della CSA SpA, Direttore e attuale Consiglio di Amministrazione espressioni della precedente Amministrazione, intercorrono rapporti di tanta e tale “fiducia” sulle capacità gestionali e amministrative che a tutt’oggi non risulta ancora approvato il bilancio di esercizio relativo all’anno 2011 (data legale di approvazione 29 aprile 2012).
Bilancio oggetto di reiterate assemblee, da quella del 27 aprile a quella del 22 giugno fino all’ultima del 12 luglio 2012 nella quale il Sindaco, nella sua qualità di azionista pubblico di maggioranza, richiedendo un ulteriore aggiornamento dell’assemblea dichiara: “che persistono dubbi interpretativi in ordine alla qualificazione giuridico – economica di fatti sottesi ad alcune voci di bilancio”;
2- se e con quali fondi la CSA SpA intenda coprire gli impliciti maggiori oneri rivenienti dalla istituzione della figura degli “Ispettori Ambientali” e l’ammontare degli stessi, ritenuto che ogni maggiore onere a carico della Società, in qualsiasi modo considerato, si tradurrebbe in un costo per i cittadini/utenti, vanificando di fatto quel “il presente provvedimento non comporta alcun impegno di spesa a carico del bilancio comunale” che fa bella mostra nella delibera n. 96/2012 citata;
3-risorse, modi e tempi per risolvere il problema della rimozione dei rifiuti abbandonati in tante zone della città che rappresentano delle vere e proprie discariche abusive, oggetto di ripetute denunce da parte di cittadini ed associazioni come “Città Nostra” che, con opera meritoria, le ha censite e sulle quali nulla risulta essere stato fatto;
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Dalla lettura del disciplinare, ciò che più sorprende e preoccupa è la dichiarata impossibilità del Corpo di Polizia Municipale ad assolvere alle proprie funzioni istituzionali e, stante una presunta carenza di risorse umane, si chiede se prima di demandare competenze all’esterno sia stata effettuata una diligente ricognizione della pianta organica e se la situazione sia tale da non consentire alcuna revisione degli incarichi con ricollocazione degli stessi Vigili, razionalizzando i servizi in modo da consentire allo stesso Corpo di Polizia di espletare tutte le funzioni e compiti istituzionalmente a loro riservati.
Riteniamo infatti che un’ attività in tal senso possa valorizzare ancor più le professionalità all’interno del Corpo di Polizia Municipale, piuttosto che affidare a terzi funzioni prettamente di loro competenza.
Se poi il “terzo” è la CSA SpA società che gestisce il servizio rifiuti, i cui amministratori hanno presentato un bilancio che a giudizio dell’ ex Commissario Straordinario Dott.ssa Pirreira “sembra affetto da criticità”, così come, ad esser buoni, da criticità sembra affetta anche la gestione dello stesso servizio rifiuti, (si pensi alle modalità di raccolta, alla pulizia dei cassonetti o alla tanto sbandierata e mai partita raccolta differenziata su tutto il territorio cittadino), allora forse alcune considerazione in termini di opportunità, se non addirittura di “incompatibilità” o “conflitto di interessi”, riteniamo vadano fatte, così come riteniamo vadano attentamente valutati gli aspetti di maggior costo che inciderebbero direttamente sulle tasche dei cittadini aumentando di fatto la pressione fiscale.
Non siamo contrari all’istituzione della figura degli “Ispettori Ambientali”, la nostra attenzione all’ambiente è massima e qualsiasi iniziativa tesa a prevenire ogni possibile forma di inquinamento trova la nostra totale condivisione, tuttavia riteniamo che la figura dell’Ispettore Ambientale debba essere ricoperta dai Vigili Urbani che fungono da garanzia istituzionale e non demandata a terzi per "inventare" nuovi ruoli ben remunerati.
Galatina, 03/09/2012
Con Osservanza
Dott. Marcello P. Amante
nov172023
In occasione della Festa Nazionale dell’albero l’Associazione Città Nostra nell'ambito del progetto “We Are: siamo il paesaggio che viviamo” avviso Puglia Capitale Sociale 3.0, organizza sabato 18 novembre una passeggiata in bici alla scoperta di alcune curiosità sulla storia di Noha. L’evento precederà l’iniziativa di Legambiente Galatina “Pianta un Amico” e lo spettacolo dell’artista Bluelady per i più piccoli.
Il ritrovo è alle ore 09:30 vicino al Caty Bar
È gradita la prenotazione al numero 3346291335 - Andrea
apr212011
[pubblicato sula Repubblica/Il Lavoro [edizione Ligure] il 10 aprile 2011 p. XIII con il titolo «La settimana che porta alla Pasqua occasione di silenzio e riflessione» ]
Con oggi, domenica 17 aprile 2011, inizia per i Cristiani, la settimana più importante dell’anno, quella che dà l’avvio e il senso alla stessa esistenza della Chiesa. Gli antichi la chiamavano con una espressione potente, «la Settimana delle settimane» oppure «la Madre delle settimane». Con la domenica delle Palme, cioè oggi, infatti, si entra in un tempo senza tempo, nell’ultima settimana di vita di Gesù che segna l’inizio di una svolta nella storia con la quale ancora oggi stiamo facendo i conti: chi non crede perché deve misurarsi con una Persona inquietante e un messaggio travolgente che comunque si appella alla coscienza; chi crede per come crede, o, ancora peggio nei tempi bui e osceni del berlusconismo, per come corrompe e svende il cuore della propria fede. Semplici credenti, preti e cardinali che colludono con il massimo esponente della delinquenza e della illegalità sistematica, in questa settimana faranno fatica a ritrovare il volto di quel Cristo che non diede soddisfazione nemmeno al potere indeciso di Pilato, procuratore romano. Al quale procuratore, Gesù, al contrario, contrappone la sua identità austera e limpida: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande» (Gv 19,11). Coloro che hanno consegnato un Paese, un sistema istituzionale, il potere della Legge ad un depravato, corruttore di democrazia e di legalità, commettono un peccato ancora più grande.
Oggi, però, non voglio sciupare il tempo mio e dei lettori con il fango che sale sempre più abbondante sui fondamenti dello Stato di Diritto, ma desidero invitare i nostri lettori ad entrare in uno spazio di silenzio per guardare dentro di noi e verificare quali siano le ragioni che ci spingono ad essere o non essere, a prendere o a non prendere certe posizioni. O siamo motivati solo dall’interesse immediato e gretto oppure i nostri pensieri e le nostre scelte sorgono come acqua sorgiva dalla sorgente delle nostre convinzioni profonde fondate sulla Costituzione Italiana e/o sul Vangelo. Noi sappiamo e vediamo che la destra fascista (Lega e compagni di merenda) scelgono e agiscono senza alcun pensiero fondativo perché è loro interesse consumare la pagnotta «adesso» e se per fare questo devono essere cristiani, xenòfobi, illegali, ridicoli e immorali, lo sono perché il loro orizzonte è arraffare. Noi vediamo e constatiamo che la gerarchia cattolica italiana si adegua al momento storico come l’acqua in recipiente e viene a patti con chiunque sta al potere, anche se questo significa svendere i propri principi, lo stesso Vangelo e, cosa ancora più grave, quello stesso Crocifisso che in questa settimana onorano e inneggiano spudoratamente.
Gesù non cercava mai lo scontro diretto con il potere, perché cercava di operare nei centri piccoli, quasi mai nei centri dove la presenza del potere religioso e politico era ingombrante. E’ difficile trovarlo nelle città, perché il suo ambiente operativo erano i villaggi, anonimi come i loro abitanti. Quando percepiva che il potere religioso e il potere politico s’interessavano a lui cambiava ambiente e strategia. Per due/tre anni ha agito così, ma … venne un giorno, anzi il tempo, in cui «doveva andare» a Gerusalemme e vi andò senza esitazione: «prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme» (Lc 9,51) dove avrebbe avuto lo scontro finale con il potere religioso che si era alleato col potere politico: «Non abbiamo altro re che Cesare» (Gv 19,15) e con lo stesso potere politico dal quale si distingue senza esitazione: «Il mio regno non è di questo mondo» (Gv 18,36). Gesù non accetta nemmeno che Pilato gli salvi la vita, mentre a distanza di XXI secoli da qual giorno memorabile, coloro che pretendono di rappresentarlo oggi, si sono venduti per accettare su di sé il regno perverso di un potere diabolico.
lug262021
Martedì 27 luglio alle 19 dal Museo Pietro Cavoti di Galatina parte l’inaugurazione della sezione outdoor di InTrance, festival di fotografia e arte contemporanea, curato da Alessia Rollo. La prima edizione della manifestazione, inserita all’interno della rassegna estiva e culturale “A Cuore Scalzo”, proporrà in spazi urbani, palazzi storici e corti del comune salentino, fino al 31 agosto, una mostra diffusa di opere di artisti italiani e internazionali - Ornella Mazzola, Federico Estol, Alejandra Carles-Tolra, Giulia Frigieri, Myrto Papadopoulos, Roberto Tondopó, Gloria Oyarzabal - che si aggiungono a quelle di Rossella Piccinni, Yolanda Domínguez e Rubén H. Bermúdez già in esposizione nella Gigi Rigliaco Gallery. Durante l’inaugurazione, coordinata dall’amministrazione comunale, il pubblico potrà seguire il percorso espositivo per scoprire insieme alla curatrice le opere in mostra e per apprezzare, con alcune guide turistiche, i luoghi d’interesse del festival tra cui Palazzo Orsini, Palazzo Gorgoni, Piazza Dante Alighieri e l’Ex Complesso Monastico delle Clarisse. Qui la serata si concluderà intorno alle 21 con le selezioni musicali del duo Underspreche, in collaborazione con “FeelM”, residenza artistica promossa dal Sei Festival di Coolclub, in sinergia con la sede leccese del Centro Sperimentale di Cinematografia e il DAMS dell’Università del Salento, che fino al 31 luglio sarà ospitata dal Castello Volante di Corigliano D’Otranto. Fino al 15 settembre, inoltre, “In Trance Lab - Il Mio corpo…!”, proporrà una serie di attività culturali e incontri partecipati promossa dall’Associazione 34° Fuso che prenderà il via venerdì 30 luglio alle 21 in Piazza San Pietro con “Il corpo tra immagini antiche e tabù contemporanei”. Dopo un tour guidato nella mostra che partirà sempre dalla Piazza alle 19:30 e si diramerà attraverso vari punti d’interesse della città, i partecipanti potranno degustare diverse tipologie di birre artigianali - grazie al format “Dopolavoro con l’archeologo”, finanziato dalla Regione Puglia nel Programma straordinario in materia di cultura e spettacolo per l’anno 2020 - partecipando alla conversazione tra Flavia Frisone, docente di Storia Greca e Presidente del Corso di Laurea Triennale in Beni Culturali dell’Università del Salento e l’influencer Denise D’Angelilli - Due dita nel cuore, moderata dalla giornalista e scrittrice Loredana De Vitis.
Partendo dalla storia della città di Galatina legata al fenomeno del tarantismo, di corpi posseduti non solo dal morso della taranta, ma anche dallo sguardo degli antropologi ed etnografi negli anni ’50, InTrance vede proprio nel corpo il leit motiv di questa prima edizione del festival per sviluppare un percorso che lo libera da pregiudizi e stereotipi geografici, sociali, sessuali. Il corpo è un luogo, oggetto nella storia dell’arte e simbolo di un’evoluzione di pensiero, spazio politico, sociale, economico e di genere. Non è un contenitore passivo e le sue azioni non sono solo segni che richiamano l’attenzione su forme astratte, anzi, è soggetto alla nascita e alla decadenza e acquisisce specifiche abilità e capacità oltre a manchevolezze e debolezze. Il corpo non è un’entità statica, immobile, al contrario cresce e si sviluppa relazionandosi con l’ambiente in molteplici forme.
«Galatina ha potenzialità enormi e sta finalmente vivendo un tempo di maturità culturale e di coraggio tali da generare InTrance, un festival di fotografia e arte contemporanea per scoprire il cuore di Galatina e le sue radici», spiega Cristina Dettù, assessora alla cultura di Galatina. «Artisti internazionali e ospiti da ogni parte d'Italia e del mondo saranno presenti nella nostra città. Si tratta di un progetto che fa tremare le gambe, un progetto ambizioso per cui tutta Galatina investe non solo in termini culturali e turistici, ma anche sociali, economici e di sviluppo del territorio».
InTrance propone un festival di fotografia di artisti contemporanei che lavorano sul tema del corpo come luogo di espressione di forme di pensiero, questioni di genere, identità personale e collettive della società contemporanea attraverso differenti approcci fotografici che spaziano dalla fotografia documentaria, al reportage, alla messa in scena e con diverse cifre stilistiche che passano dalle immagini di archivio, al fanzine, alla fotografia di presa diretta fino alla performance. Fino all’8 agosto la Gigi Rigliaco Gallery ospita Rossella Piccinno | Bride’s journey and funeral; Yolanda Domínguez| Little black dress, Poses; Rubén H. Bermúdez | Y tu porquè eres negro?. Fino al 31 agosto, invece, saranno allestite le opere di Ornella Mazzola (Corte di Palazzo Orsini), Federico Estol (Corte Palazzo Gorgoni), Alejandra Carles-Tolra e Giulia Frigieri (Piazza Dante Alighieri), Myrto Papadopoulos, Roberto Tondopó, Gloria Oyarzabal (Ex Complesso Monastico delle Clarisse). Il Museo Civico “Pietro Cavoti”, inoltre, sarà anche residenza d’artista con Claudia Mollese.
Dal 30 luglio, come detto, prenderà il vai anche “In Trance Lab - Il Mio corpo…!”, attività culturali e laboratoriali a cura dell’Associazione 34° Fuso con l’obiettivo di avviare un processo di partecipazione attraverso il coinvolgimento diretto dei cittadini e delle associazioni locali nelle diverse azioni del festival. Oggi gli operatori culturali hanno una responsabilità sociale ben precisa che consiste nel sostenere l’educazione alla bellezza e il protagonismo civico per contribuire allo sviluppo di una società più equa. Attuare politiche partecipative, inclusive e sostenibili, significa riconoscere un “valore” culturale, sociale, economico che va oltre quello già inestimabile che il patrimonio possiede. Per questo motivo la rassegna prevede il coinvolgimento attivo delle realtà locali, ognuna delle quali è stata chiamata a co-progettare un percorso educativo finalizzato alla costruzione di un racconto corale e multidisciplinare sul tema del corpo.L’incontro di apertura si pone al contempo quale momento di divulgazione del patrimonio archeologico identitario e di riflessione sui temi del contemporaneo connessi al ruolo della donna a partire dai reperti più emblematici delle collezioni archeologiche salentine, in un ambiente del tutto informale e degustando una birra artigianale a km0. L’appuntamento rientra nel progetto “Dopolavoro con l’archeologo” finanziato dalla Regione Puglia nel Programma straordinario in materia di cultura e spettacolo per l’anno 2020 e vede la collaborazione tra 34° Fuso e i musei archeologici coinvolti nelle attività (Museo Diffuso di Cavallino dell’Università del Salento, Museo Archeologico Sigismondo Castromediano, USA - Museo Archeologico dell’Università Salento, Area Archeologica di Roca Vecchia/Melendugno, Parco dei Guerrieri e Museo di Vaste, Museo Civico Pietro Cavoti di Galatina, Museo del Mare Antico e il Museo della Preistoria di Nardò). Altri partner coinvolti nell’iniziativa sono The Monuments People APS, M(u)ovimenti, La Capagrossa Coworking, Cooperativa Sociale Orient-Occident; Aps Terre Archeorete del Mediterraneo, Associazione Culturale Articolo 9.
InTrance Lab proseguirà con “Il mio corpo suona!”, laboratorio per bambini sulla musica del corpo a cura di Giovani Realtà Aps e condotto da Ettore Romano ed Elisa Romano (6-20-23-27-30 Agosto e 5 Settembre); “Il mio corpo parla!”, laboratorio di storytelling a cura di Maira Marzioni (5/7 agosto); “Il mio corpo canta!”, laboratorio di canto polifonico ideato e diretto da Rachele Andrioli per donne che amano cantare (16-17-22 agosto), “Il mio corpo accoglie” a cura di 34° Fuso Aps e Arci (6-7-10 settembre) e “Il mio corpo si racconta” a cura di Agribimbi - Adalgisa Romano (10 settembre). Tutte le attività sono gratuite. Info e prenotazioni info@34fuso.it - 3271631656
apr042017
Camminando per le stradine intorno a Noha, e nemmeno tanto lontano dal paese, ci si può ritrovare davanti ad una vera e propria opera d'arte, peccato che sia il risultato di un ammasso di plastica nera incombusta.
Altre "opere" dello stesso autore, perchè l'ignoranza è figlia di un unico neurone, si mimetizzano nel colto e nell'incolto della campagna. Questi pseudocoltivatori-piro-amanti-della-diossina, son cosi presi dalla foga di far scomparire il loro peccato che sminuzzano la plastica incombusta mescolandola nella terra con cui coltivano le verdure che poi smerciano ai mercati generali.
Per saperne di più sui guai che ci procura la diossina, si possono leggere le seguenti informazioni su un articolo del Sole 24 ore
Le diossine sono composti organici aromatici clorurati la cui struttura consiste di due anelli benzenici legati da due atomi di ossigeno e con legati uno o più atomi di cloro.
Le diossine ed altri inquinanti organici persistenti sono sottoposti alla convenzione di Stoccolma. Questo accordo, che entrerà pienamente in vigore, essendo stato ratificato da un numero sufficiente di paesi, prevede che gli stati prendano misure per eliminare ove possibile, o quantomeno minimizzare, tutte le fonti di diossina.
Le diossine vengono prodotte quando materiale organico è bruciato in presenza di cloro, sia esso ione cloruro o presente in composti organici clorurati (ad esempio, il PVC). È pertanto frequente trovarle nei fumi degli impianti di incenerimento di rifiuti urbani e rifiuti clinici, e ancora di più in combustioni a bassa temperatura come quelle di barbecue, camini e stufe.
Le diossine si generano anche in assenza di combustione, ad esempio nella sbiancatura della carta e dei tessuti fatta con cloro e nella produzione di clorofenoli, specie quando la temperatura non è ben controllata. Può essere il caso della produzione degli acidi 2,4-diclorofenossiacetico e 2,4,5-triclorofenossiacetico, noti diserbanti. La diossina può essere generata da processi di combustione di industrie chimiche, siderurgiche, metallurgiche, industrie del vetro e della ceramica, dalle centrali termoelettriche e dagli inceneritori. Questi ultimi sono stati a lungo fra le maggiori fonti di diossina, ma negli ultimi anni l'evoluzione tecnologica ha permesso un notevole abbattimento delle emissioni da queste fonti. La diossina è anche rilevabile presso numerosi impianti industriali (soprattutto acciaierie), nel fumo di sigaretta, nelle combustioni di legno e carbone (potature e barbecue), nella combustione (accidentale o meno) di rifiuti solidi urbani avviati in discarica e persino nei fumi delle cremazioni.
Le diossine sono tossiche per l'organismo umano. Sono poco volatili per via del loro elevato peso molecolare e sono solubili nei grassi, dove tendono ad accumularsi. Proprio per la loro tendenza ad accumularsi nei tessuti viventi, anche un'esposizione prolungata a livelli minimi può recare danni.
Le diossine causano una forma persistente di acne, nota come cloracne; sugli animali hanno effetti cancerogeni ed interferiscono con il normale sviluppo fisico. L'effetto sugli esseri umani è ancora controverso, ma per molti governi sono ormai agenti cancerogeni riconosciuti.
In particolare, sono stati condotti studi sia sui veterani della guerra del Vietnam che sulla popolazione vietnamita per verificare quanto l'esposizione all'Agente Arancio (Agent Orange, un defoliante che produce diossine per combustione) è stata responsabile di decine di migliaia di nascite di bambini malformati e di disturbi alla salute che hanno riguardato circa un milione di persone.
Grandi quantità di diossine sono state rilasciate nell'aria di Seveso nel 1976 in seguito ad un incidente agli impianti della ICMESA. Benché non si siano avuti morti, la zona attorno agli impianti è stata evacuata ed è stato necessario rimuovere un consistente strato di suolo dell'area contaminata. Incidenti simili si sono verificati negli Stati Uniti nella zona delle cascate del Niagara (1978) e nel Missouri (1983).
È stato inoltre dimostrato che l'esposizione alla diossina può provocare l'endometriosi.
Mediamente il 90% dell'esposizione umana alla diossina avviene attraverso gli alimenti (in particolare dal grasso di animali a loro volta esposti a diossina) e non direttamente per via aerea.
Ciò non toglie che a loro volta gli animali, esposti ai fumi contenenti diossina, possano accumulare diossina che finisce poi nella catena alimentare umana.
Per concludere direi che è inutile piangersi addosso per i tumori che ci colpiscono comportandoci come le varie colacem che tanto criminalizziamo (e che non sono da meno), se poi nella campagna intorno alle nostre case bruciamo ogni anno montagne di plastica e rifiuti di ogni genere.
mag312021
Non chiedere quello che il tuo Paese può fare per te, chiediti cosa tu puoi fare per il tuo Paese (J.F.K.).
Questa è la famosa quanto ambiziosa frase che ha ispirato da sempre il nostro operato; ci induce infatti a riflettere sui rapporti che ci sono e a quelli che ci potrebbero essere tra cittadini e suoi amministratori, ma soprattutto tra cittadini e la città stessa, tra cittadini e Associazioni, tra Cittadini e attività produttive, ecc…
Questa frase non solo non perde un centesimo della sua bellezza e della sua verità, ma addirittura assume ancora più importanza in un momento storico particolare in cui le Amministrazioni comunali devono fare i conti con le casse sempre più esangui e con i vincoli contabili e amministrativi sempre più stringenti.
Riappropriarsi dell’interesse dei luoghi dove viviamo quotidianamente è certamente un grande passo in avanti per il nostro senso civico e di appartenenza responsabile che troppo spesso in passato lo abbiamo legato unicamente al concetto di delega; siamo riusciti pertanto a dare vita a un vero e proprio circolo virtuoso e ne siamo orgogliosi perché non c’è niente di più bello che ricevere un sorriso dai bambini.
Una interazione tra pubblico, privato e associazionismo che rappresenta concretamente un modo diverso di concepire e realizzare progetti per tutta la comunità.
Ecco perché l’inaugurazione di una nuova piccola area giochi assume una valenza ancor più incisiva…
In questo modo speriamo di sviluppare la cittadinanza attiva e le competenze civiche e svolgere quindi un ruolo di “catalizzatore” delle energie presenti nella comunità, incoraggiandone l’emersione per la cura dei beni comuni.
Noi siamo assolutamente convinti che un bene è veramente “comune” se tutti possono disporne senza che esso venga meno per gli altri ed a condizione che tutti ne abbiano riguardo. I beni comuni sono invisi alle mafie, poiché ne rappresentano concretamente e simbolicamente una riduzione del potere sociale: in luoghi nei quali tutti controllano tutti non c’è spazio per le mafie.
Se tutto ciò è stato possibile lo dobbiamo in modo particolare a “ECOM SERVIZI AMBIENTALI”, prestigioso partner che ci ha da sempre accompagnato in questa entusiasmante avventura.
Doveroso poi ringraziare Don Pietro Mele, l'Amministrazione Comunale di Galatina (Marcello Amante, Loredana Tundo, Vito Albano Tundo), l'area tecnica (Lorena Mengoli e Saverio Toma), Centro Colore in via Marche 76 a Galatina, il vivaio di Antonio Vincenti per le bellissime piantine che hanno abbellito la nuova area, Daniela De Santis, Roberto Cioffi e Piero Ciccardi, due maestranze che non hanno fatto mai mancare la disponibilità e la professionalità, “Legambiente Galatina” per la realizzazione del murale, Maurizio Albanese, Alessandro Patera, “Allianz - Stefanizzi Assicurazioni Maglie” e quanti, a vario titolo, hanno contribuito alla realizzazione della nuova area.
In ultimo, ma non certo per importanza, dobbiamo ringraziare tutte le attività commerciali e tutti gli amici che in questi mesi ci hanno "inondato" di tappi...
Tra qualche settimana, appena definite le collaborazioni, presenteremo il nostro nuovo progetto…
mar192015
Straordinario obiettivo raggiunto dall'Amministrazione comunale di Galatina, che per il terzo anno di fila ha avuto approvati e finanziati i progetti di Servizio Civile Nazionale.
A testimoniare l'eccellente risultato è l'Assessore alle politiche giovanili Andrea Coccioli: "Con grande entusiasmo e soddisfazione posso comunicare la positiva conclusione del procedimento di valutazione dei progetti di Servizio Civile ordinari presentati dall'assessorato alle politiche giovanili e redatti anche quest'anno da Giampaolo Bernardi. Oggettivamente si tratta di risultati importanti, riconosciuti e premiati dalla commissione e che posizionano il Comune di Galatina tra le eccellenze della progettazione regionale del servizio civile con una percentuale di approvazione e finanziamento dei progetti del 100%. Continuiamo così a raccogliere i frutti del duro lavoro portato avanti con la convinzione di voler far bene, e teniamo fede all'impegno assunto con i giovani che vivono il territorio: quello di offrire loro un'opportunità di crescita personale e l’acquisizione di competenze importanti e utili anche nel loro prossimo futuro professionale.
Il sindaco Cosimo Montagna si dice soddisfatto del risultato raggiunto e aggiunge che “Le persone in età giovanile si trovano di fronte a tante incertezze e difficoltà da rappresentare oggi una categoria sociale a rischio. La possibilita di essere assunti per un anno e contribuire a far crescere le proprie competenze professionali assume una valenza importante in uno scenario complicato per quanto riguarda le nuove possibilità occupazionali. Inoltre con il bando di servizio civile appena avviato avremo un'importante contributo di risorse che ci permetterà di offrire servizi concreti ed efficaci ai nostri cittadini.”
Grazie ai nuovi progetti di Servizio Civile Nazionale saranno impegnati 14 giovani per un intero anno e i settori di intervento sono sono le politiche giovanili, l'ambiente, la biblioteca ed il museo.
L'euforia per gli ottimi risultati, continua l’Assessore Andrea Coccioli, non deve farci perdere la giusta prospettiva del servizio civile, che è quella fondata sui principi della solidarietà sociale ed è quella che vede i giovani i primi promotori del processo di partecipazione, in grado di trasformare una società in cui il cittadino è solo colui che riceve un freddo ed astratto servizio ad una società in cui tutti hanno la possibilità di essere attivi e socialmente utili, ed in cui i giovani del servizio civile lasciano il segno indelebile e positivo della propria esperienza.
Veniamo ora ai numeri della progettazione 2014:
Il Comune di Galatina si posiziona al primo posto tra i comuni della Regione Puglia per numero di progetti approvati, ben quattro, mentre tra gli enti accreditati all'Albo regionale si posiziona al terzo posto dopo l'ANCI e la Provincia di Foggia, che però hanno una diversa e più complessa struttura organizzativa.
Inoltre i progetti hanno ottenuto un punteggio che li posiziona tra i primi sette della regione: ciò conferma ancora una volta la qualità progettuale delle proposte presentate dal Comune di Galatina.
nov032011
Per far posto a una centrale fotovoltaica hanno commesso un delitto
«Un bel paesaggio una volta distrutto non torna più e se durante la guerra c' erano i campi di sterminio, adesso siamo arrivati allo sterminio dei campi», scrisse Andrea Zanzotto, scomparso una ventina di giorni fa. Pensava alla sua campagna veneta, ma non solo. Ed è il dolore del grande poeta trevigiano che ti viene in mente guardando l' angosciante servizio che una giornalista di Telerama, un' emittente pugliese, ha dedicato allo stupro del paesaggio nel Comune di Carpignano Salentino, poco a nord di Maglie, nel Salento. Dove le ruspe hanno estirpato centinaia di bellissimi ulivi per fare posto a una centrale fotovoltaica.
L' abbiamo scritto e riscritto: nessuno, a meno che non accetti la rischiosa scommessa nucleare, può essere ostile alle energie alternative e in particolare a quella solare. Ma c' è modo e modo, luogo e luogo. Un conto è sdraiare i pannelli in una valletta di un' area non particolarmente di pregio e da risanare comunque perché c' erano i ruderi di una dozzina di capannoni d' amianto, come è stato fatto in Val Sabbia col consenso di tutti i cittadini, di destra e sinistra, un altro è strappare quelle piante nobilissime che la stessa Minerva avrebbe donato agli uomini e che fanno parte della nostra storia dalla Bibbia all' orto di Getsemani fino alle poesie meravigliose di Garcia Lorca: «Il campo di ulivi / s' apre e si chiude / come un ventaglio...». C' è una legge in vigore, laggiù nel Salento. La numero 14 del 2007. Il primo articolo dice che «la Regione Puglia tutela e valorizza gli alberi di ulivo monumentali, anche isolati, in virtù della loro funzione produttiva, di difesa ecologica e idrogeologica nonché quali elementi peculiari e caratterizzanti della storia, della cultura e del paesaggio regionale». Né potrebbe essere diversamente: l' ulivo è nello stesso stemma della regione. È l' anima della regione. Eppure, denuncia Telerama, il progetto di quell' impianto «Saittole» da un megawatt della Solar Energy, è stato regolarmente presentato al Comune di Carpignano e da questi approvato nonostante l' area fosse agricola e fertile. Di più, l' autorizzazione finale è stata data dallo stesso assessore regionale all' agricoltura Dario Stefano che oggi dice: «Verificherò». Certo è, accusano il Coordinamento Civico apartitico per la Tutela del Territorio e il Forum ambiente e Salute del Grande Salento, che quegli alberi che crescevano solenni su quattro ettari di uliveto secolare, come dimostrano le immagini registrate, «sono stati espiantati e ripiantati accatastati gli uni agli altri come pali di una fitta palizzata, lungo il margine del fondo, senza neppure le dovute prescritte cure d' espianto riportate nella stessa autorizzazione, ad esempio la prescrizione della presenza di una zolla del raggio di almeno un metro». Un delitto. Che fa venire in mente quanto scriveva Indro Montanelli: «Ogni filare di viti o di ulivi è la biografia di un nonno o un bisnonno». Buttare giù quelle piante non è solo una porcheria: è un insulto ai nostri nonni. RIPRODUZIONE RISERVATA
Stella Gian Antonio
(2 novembre 2011) - Corriere della Sera
ago222010
Eccovi di seguito un articolo di Raimondo Rodia che ci riguarda da vicino, tratto da galatina.blogolandia
Continua ancora la distruzione dell’ambiente e delle campagne galatinesi, dispiace che quello che Antonio Mellone chiama il ” sacco di Noha ” stia avvenendo proprio con un sindaco originario di Noha, eletto dalla frazione con grande giubilo. Tra nuovo comparti artigianali, commerciali e di edilizia civile, riempiremo di cemento le campagne, il resto saranno campi di silicio con il mega fotovoltaico e le pale dell’eolico, come torri di Babele che si stagliano nel cielo del Salento. A questo aggiungiamo nuove fonti di stravolgimento del nostro ambiente, preservato dai nostri antenati e che noi in capo ad un paio di generazioni rischiamo di cancellare definitivamente. Ma torniamo ai nuovi accadimenti e sentiamo le parole di Antonio Mellone. ” Non finiremo mai. Siamo assediati. Ci stanno mettendo nel sacco ancora una volta. Stanno preparando ” il sacco di Noha “. Ebbene non ci crederete ma a Noha abbiamo un’altra emergenza (oltre al fotovoltaico selvaggio in svariati ettari di campagna nohana, oltre all’imminente Comparto 4 e le oltre 50 villette schierate come un plotone d’esecuzione, oltre a tutto il resto). Avete visto il video di Dino Valente su galatina.it a proposito della cava De Pascalis ? Sembra uno spot pubblicitario. L’intervistatore si rammarica pure della burocrazia e dei suoi lacci e lacciuoli, anzichè chiedere regole lacci e lacciuoli anche per il suo bene e la sua salute. Lo sapete che cosa verrà conferito in quella cava, a due passi dall’antica masseria Colabaldi, sito archeologico importantissimo? Di tutto, di più. Leggete l’elenco. Ma andate oltre: dietro quell’elenco c’è un altro elenco invisibile e innominabile, tra l’altro, facilmente immaginabile. Anche se non ce lo dicono ci saranno materiali pericolosi insieme a tutto il resto.Scommettiamo? Pensate che qualche eternit, o qualche altro materiale viscoso “ben chiuso” in qualche bidone, o qualche altra roba da sversare non ci sarà in mezzo alle altre schifezze che verranno portate qui da noi da tutto il Salento ? Suvvia, non cadiamo dalle nuvole da qui a qualche anno con le solite lacrime da coccodrillo. Cerchiamo di anticipare i tempi. E per favore andatevi a vedere il film “Gomorra” (proprio nelle scene delle cave dismesse), se proprio non riuscite a leggere l’omonimo libro di Roberto Saviano. Sappiamo come vanno le cose in Italia e soprattutto qui, nel nostro Sud. Conosciamo bene il senso di responsabilità e la correttezza di molti imprenditori.
E poi perchè tra la roba conferita deve esserci il vetro e la plastica? Non sono, questi ultimi, materiali da riciclare? Andatevi a vedere l’elenco delle cose conferibili (conferibili, ovviamente, a pagamento).
Credono lor signori che noi siamo così fessi da non capire che dietro questa n-esima “scelta ecologica” non ci sia un piano diabolico? Che potrebbe essere questo: guadagnarci ovviamente nell’immediato (i conferimenti da parte delle ditte di tutto il Salento è a pagamento, un tot. di euro a tonnellata). Ma guadagnarci anche e soprattutto nel futuro. Come ? Semplice. Una volta riempita la cava (non ci vorrà mica un secolo, basterebbe un decennio ma anche meno di conferimenti, con la fame di discariche che c’è ) si farà diventare edificabile quella “nuova area”, tra Noha e Galatina. Altro comparto, altra villettopoli. Altro giro altro vincitore, e molti perdenti: noi. Mentre altrove le cave dismesse diventano centri culturali (tipo Le Cave del Duca a Cavallino, sede di concerti e di convegni, o l’area Verdalia a Villa Convento, area di freelosophy, eccetera eccetera), qui da noi diventano l’immondezzaio del Salento. A due passi dalla povera Masseria Colabaldi. Non c’è rispetto nè della storia nè del futuro. Siamo schiavi del presente purtroppo. Manco i barbari permetterebbero certi scempi. Ma noi sì. Bisogna allora avvisare tutti i nohani, ma anche i galatinesi della 167, quelli che abitano nell’intorno della parrocchia di San Rocco, del fatto che anche loro ne sono coinvolti: ne va anche della loro salute. Bisogna far presto. Bisogna far girare queste mail, magari arricchendole con nuove notizie e nuove informazioni. Bisogna far svegliare i nostri rappresentanti (ma dove sono con i loro cervelli in fuga) cercando di far capire loro che con certe scelte e certe decisioni (prese all’oscuro e senza informare preventivamente i cittadini) stiamo andando con gioia verso il disastro. Stavolta annunciato.” Tutto giusto quello che scrive Antonio Mellone nel virgolettato, l’unica cosa da rimproverargli e che questa non è solo la battaglia della gente di Noha e della 167 di Galatina. Questa deve essere la battaglia di ogni cittadino del Salento, che vuole la sua terra ricca e salubre.
Raimondo Rodia
ago032020
Nella giornata di domenica 02 agosto, in collaborazione con l’Associazione “NOI ambiente e Beni Culturali” e con l'amico Giancarlo Ballarino abbiamo provveduto ad una pulizia e igienizzazione straordinaria e particolarmente incisiva delle aree giochi di piazzetta “G. Fedele”, “Pietro Antonio Colazzo” di Galatina e “Madonna delle Grazie” di Noha.
Questo per rispondere in maniera perentoria e decisa alle raccomandazioni del Ministero della Salute che ha emanato precise misure di informazione e prevenzione in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19.
Nonostante l’aiuto della stagione favorevole, con l’estate che ci porta a vivere meno in spazi chiusi, i focolai che negli ultimi giorni hanno interessato diversi paesi stanno ad indicare che il virus SARS-CoV-2 è, purtroppo, ancora presente e che se ogni caso non viene tempestivamente arginato l’infezione rischia di tornare ad accelerare.
Gli ambienti frequentati dai bambini devono necessariamente essere particolarmente attenzionati.
Proprio per questo nei prossimi giorni provvederemo a distribuire alle famiglie che frequenteranno le suddette aree giochi prodotti per la disinfezione e detersione delle mani. L'iniziativa “TappiAmo Galatina - raccolta eco-solidale tappi di plastica” è promossa, nell’ambito delle proprie iniziative statutarie volte al miglioramento delle condizioni sociali e culturali degli abitanti di Galatina, dall'Associazione “Virtus Basket Galatina” con sede a Galatina, in collaborazione con la ditta “ECOM SERVIZI AMBIENTALI” di Galatina.
apr212012
Il nome “inceneritore” ha una certa assonanza, anche un po’ lugubre, con quell’altro suo omonimo che incenerisce le nostre stesse spoglie quando è ora di togliere il disturbo.
Ma forse è meglio allontanare dalla mente certi brutti pensieri sognando magari di passare le prossime vacanze con delle salutari passeggiate nell’agro di Noha.
L’idea di godere del silenzioso panorama della campagna nohana sprona ad essere mattinieri e aiuta a rinunciare anche ad un paio d’ore di sonno sperando di uscire a prendere una boccata d’aria buona.
Ci sono dei giorni, però, che l’aria è irrespirabile. Mi ricorda tanto quell’odore soffocante che rilasciavano i fumi delle taiate delle Tre Masserie di qualche decennio orsono, quando per le vie di Noha non circolavano né camion, né compattatori ma due semplici operatori ecologici armati di carretto a pedali e scopa di saggina. Ma quelli erano tempi di miserie e non c’era il famigerato progresso moderno.
Certe mattine la zaffata asfissiante che si insinua prepotentemente nelle narici, reprime il desiderio di respirare a pieni polmoni. Poi però pian piano il corpo si abitua all’aria mattutina ed il calore del sole rimuove lentamente l’inspiegabile mistero stagnante nell’aria che ogni volta che torno a casa trovo sempre più pesante.
Mi viene in mente un pensiero riportato in una pagina del mio diario:
“La prima volta che arrivai a Torino, rimasi colpito dallo strano odore dell’aria, un misto di marciumi vari, di olio bruciato e pietre ammuffite. Un odore che ti accoglie ineluttabilmente in qualsiasi periodo dell’anno appena metti il piede in stazione. Lì per lì sei portato a pensare che sia colpa della stazione ma una volta fuori la musica non cambia. Capita quindi di stare in un posto dove l’aria è sgradevole, ma fino a quando ci stai dentro non te ne rendi conto…”
Scrive Vittorio Messori ne “Il Mistero di Torino” (*): Se avessero riempito di polveri, esalazioni di piombo, capannoni, colonne di camion carichi di cemento e mattoni, non avrei avuto così tanta tentazione nostalgica del ritorno alle radici.
Noha (come Galatina e tanti altri paesi del Salento) sono la testimonianza dell’ossimoro in assoluto. Vuol dire che hanno sacrificato generazioni intere con l’emigrazione pensando di risparmiare il territorio dall’industrializzazione, senza ottenere né il lavoro né la salvaguardia dell’ambiente.
Da qualche tempo anche l’acqua delle falde acquifere alla profondità di 90 metri sono fatiscenti. E pensare che fino a pochi anni addietro ci si dissetava, per esempio, con l’acqua dei pozzi dell’agro dei “paduli” dove l’acqua si trovava, e si trova ancora oggi, ad appena a quattro metri di profondità.
C’è da restare allibiti nel sentire alcuni candidati al posto di “primo cittadino” dichiararsi favorevoli alla conversione della Colacem da cementificio in “inceneritore”. Si perché il dubbio che si tratti di una “conversione” piuttosto che il “potenziamento” del cementificio, persiste ed è suffragato dal fatto che a poche ore di mare dal Salento, ed esattamente a Ballare (Lezha), c’è una fabbrica nata un paio d’anni addietro, uguale a quella di Galatina. Oramai la campagna salentina “ha dato”, ed il territorio intorno a noi somiglia ad una gruviera. Il cemento ha “munto” a dismisura il mercato locale mentre l’Europa dell’Est è ancora tutto da cementificare. Quella di de-localizzare dopo aver fatto scempio del nostro territorio è una porcata, soprattutto perché si vuole sempre esagerare, a qualsiasi costo. Non entro nel merito della validità della tecnologia degli inceneritori moderni, dello smaltimento delle ceneri catturate in corrispondenza del camino, né delle ceneri grossolane che si raccolgono sotto la griglia. Considerarle “inerti” e smaltirle in discarica o addirittura usarle per riempimenti di cave o per rilevati stradali mi sembra demenziale, un po’ come trovarsi nel mezzo di un ciclone e nascondere la testa sotto la sabbia. Tantomeno voglio entrare nel merito della riduzione dei rifiuti e dell’aumento del riciclaggio, benché questo debba essere considerato l’unico caposaldo della nostra tanto vantata civiltà, ma non possiamo fare a meno di aprire gli occhi e le orecchie, toglierci il velo di panna che ci intorbidisce quei quattro neuroni che speriamo siano ancora reattivi, per chiedere a Galatina, insieme ai comuni limitrofi, di farsi promotrice di una revisione della legge regionale sui rifiuti che prevede l’obiettivo “rifiuti zero”. Altro che incenerire!
Invece di mettere in discussione la scelta dell’incenerimento prevale la logica del minor rischio, come se ci fosse una soglia di rischio “accettabile”. Cercare cioè un “equilibrio fra ambiente ed occupazione” (notizia diffusa dal Vescovo di Taranto, a detta del candidato a sindaco dott. Gervasi nell’intervista di TRNEWS di Telerama). Come se un impianto del genere che può aumentare le morti dovute all’inquinamento lo si può regolare mantenendo il rischio entro una soglia accettabile, barattando cioè quattro posti di lavoro con le malattie dell’intera popolazione.
Non lo dico io, ma il dottor Giuseppe Serravezza, famoso Oncologo e Presidente dell’LILT (Lega italiana per la lotta ai tumori) – Sez. Provinciale di Lecce in un documento di cui allego la parte che ci riguarda.
Dice il dr. Serravezza:
Un tasso di mortalità per tumori maligni di trachea, bronchi e polmoni (tutte neoplasie non correlate all’alimentazione!) cresciuto vertiginosamente. Le aree interessate sono tutte nel Salento, da Lecce in giù. Maglie il paese più colpito (43 decessi nel 2004, 37 nel 2005), ma anche Gallipoli, Nardò, Tricase, Cutrofiano. E poi ancora:
Alcuni anni fa abbiamo rilevato come l’area settentrionale di Lecce e il triangolo Maglie-Otranto-Galatina sono le zone che pagano il peggior tributo per morti da cancro ai polmoni. Si tratta di aree situate nei pressi di impianti industriali produttori di fumi nocivi e non è difficile ipotizzare che grazie ad un “gioco dei venti” queste sostanze raggiungano un territorio più ampio, pur senza escludere delle implicazioni dovute a situazioni ambientali autoctone.
Qui non si tratta di fare del terrorismo o essere profeti di sventura, ma di rispettare la volontà di Dio che in quanto “Amore” ci comanda di rispettare tutta la natura e non solo il nostro tornaconto personale.
(*) Il mistero di Torino, Vittorio Messori e Aldo Cazzullo- Mondadori Printing S.P.A. TN anno 2010.
dic102020
Io davvero non trovo requie se penso a quel che mi tocca vedere, sentire, leggere: tutti a chiedere soldi chiamati Ristori a quel povero gasdotto Tap (Trans Adriatic Pipeline) con tutto il bene che ha già fatto – e soprattutto farà - al Salento, che dico al Salento, al mondo intero e forse pure oltre.
Mi chiedo perché mai andare con il cappello in mano da una multinazionale svizzera che già di sua sponte si è svenata per regalarci “ricadute occupazionali” e “volani per lo sviluppo” à gogo. Volete poi mettere tutti quei miliardi di metri cubi di metano che sono (forse) arrivati o che di sicuro arriveranno direttamente da quella democrazia liberale che è l’Azerbaigian? (Non darete mica retta a quei complottisti di Amnesty International, spero).
Ma soprattutto, ragazzi, che gas: green, rinnovabile, circolare, appena appena fossile, eco-compatibile, trasportato a basse temperature (per dirvi tutta l’attenzione di Tap per il clima), e principalmente a prezzi ir-ri-so-ri. Vedrete, vedrete a breve come ridurranno il peso delle vostre bollette (qualcuna vi arriverà addirittura a credito): più o meno come sperimentato con le fatture Enel grazie a tutte quelle coltivazioni di fotovoltaico a perdita d’occhio che ci avvolgono come in un sol caldo abbraccio.
E vogliamo parlare della Informazione glocale pronta a fare le pulci a questi colossi? Dai non si fa così: sarebbe bastata un po’ di autocensura (questa sconosciuta) e se ne sarebbe uscita con eleganza e senza tanti grattacapi. Oltretutto tra house organ e house orgasm il passo è breve. Invece no: inchieste su inchieste, indagini, dossier, domande scomode ai vertici aziendali, denunce senza tregua sul neocolonialismo di una prepotenza straniera che al contrario somiglia viepiù a una Ong stile Emergency; per non dire delle lenzuolate a favore di quei facinorosi dei No-Tap, anarchici che altro non sono.
E soprattutto mai un euro di pubblicità, mai un logo Tap così verde e solare riportato in alcuna delle sue rubriche, manco per sbaglio, e mai una parola una sulle tante iniziative SO-CIA-LI del Trans Adriatic: né un cenno su “Mena”, che non è voce del verbo da collegare a un manganello, ma il master gratuito in culinaria per studenti e ristoratori locali; né una riga sul camper delle brioches, per dire l’interesse di questi magnati per la storia, specie quella dell’ancien règime di Maria Antonietta; né un riferimento sul salvataggio di tutti quegli ulivi monumentali dall’inesorabile destino del disseccamento, trasportati nei canopy allestiti nella Masseria del Capitano (a questo punto bastava adottare il brevetto Tap, cioè fare del Salento un unico grande canopy, o come cavolo si chiama, e ci saremmo risparmiati anni di Sputacchina, Xylella, Innesti miracolosi, Fs17, e i decretini del ministro unico Martina-Centinaio-Bellanova); né una nota sul “Salento greenway” e sul connesso “bike sharing”, qualunque cosa vogliano dire; né un trafiletto sui corsi di Inglese e sugli altri “piani educativi”, senza dimenticare i “contributi alla ricerca” (anche se non si sa bene di cosa); e nemmeno un video sul coinvolgimento degli studenti delle scuole primarie così carini nelle loro “lezioni interattive e laboratori sull’ambiente marino e sulle minacce che possono causare inquinamento al suo ecosistema”; e, infine (ma solo per questioni di spazio) manco un cenno sull’iniziativa “Libera il mare”, cioè lo studio, la mappatura e la pulizia dai rifiuti dei fondali e di ben 30 chilometri di spiagge (Tap è società seria e non è suo costume prendere gli altri per i fondali).
Insomma, nada de nada. Solo stima e appoggio incondizionato a quei sovversivi dei No-Tap che, pensate, insieme ad alcuni professori dell’Unisalento e a relatori come Josè Alberto Acosta, avevano organizzato in Ateneo niente poco di meno che un Convegno, signora mia, sull’“Uso asimmetrico del diritto nei conflitti ambientali”. Meno male che intervenne prontamente la Digos per far capire a tutti chi comanda.
Ora, pur non trapelando nulla da giornali e tv di stato in luogo, da fonti riservate siam venuti a sapere che il sottosegretario Turco (non bastavano evidentemente quelli del 1480), esponente di quel moVimento diventato partito della Realpolitik, ha intenzione di convincere buona parte dei sindaci salentini dall’occhio vispo e con una bella $ incisa nell’iride che pecunia non olet e che i Ristori profusi a piene mani dalla trattoria Caritas, divisione di Tap, diluiti con Mes, Cis, Recovery fund e altre trovate di finanza creativa, diventano brodo buono per la cura di ogni mal di stomaco.
Bravi, così si fa: un tubo da una parte e una botta dall’altra, e la doppia penetrazione è garantita.
Antonio Mellone
apr122017
Il grande Zygmunt Bauman definiva la nostra una società “liquida”. Da allora un piccolo progresso è stato fatto: anziché liquida, ora potremmo definirla sciolta. Cerchiamo di intenderci. Avete presente le palline del gelato appena posate sul cono? Hanno una forma e, dal loro colore, è facile intuire quale sia il loro gusto. Provate però a guardare lo stesso cono dopo mezz’ora: vi ritroverete con in mano un biscotto e una poltiglia di gelato variopinta e senza forma, tanto da non capire neppure quale gusto avevate deciso di prendere.
Quando guardo i personaggi che si sono candidati per la carica di sindaco di Galatina, mi viene in mente questa immagine, un gelato che cola da tutte le parti. Qualcuno potrebbe prendere questo paragone come un’offesa, ma costui si ricreda subito, poiché non è ciò che vuole essere. In fondo il gelato è qualcosa che piace a tutti, anche se scula (il verbo colare, in questo senso, non avrebbe propriamente reso l’idea).
Qualcuno, usando un’espressione vecchia millenni, mette la sua faccia a garanzia che, se qualora dovesse essere eletto sindaco, farà tutto ciò che finora non è stato fatto per il nostro “beneamato” Comune. La prima volta che vidi questa frase, fu su una gigantografia di un distributore di carburanti in provincia di Udine, dove, per pubblicizzare un marchio, uno sconosciuto gestore sorrideva affianco alla frase “Noi ci mettiamo la faccia!”. Beh, lì io non mi sarei neanche fatto lavare i vetri della macchina poiché, nonostante la sua faccia, io quel tipo lì non lo conoscevo affatto (figuriamoci se uno facesse rifornimento solo se si fida del pinco pallino di turno).
Ora, tornando a noi, della faccia dei politici attaccati ai bordi delle strade non me ne può fregar di meno (usando un delicato eufemismo), seppur anche quelle facce lì sono creature del buon Dio, e Dio non è ingiusto. San Paolo però, un mio carissimo amico, nella sua lettera ai Romani, al cap. 9,20-21 scrive: «Oserà forse dire il vaso plasmato a colui che lo plasmò “perché mi hai fatto così?”. Forse il vasaio non è padrone dell’argilla, per fare con la medesima pasta un vaso per uso nobile e uno per uso volgare?».
Chissà a cosa faceva riferimento l’apostolo dei gentili con quell’espressione, ma se qualcuno la ritiene offensiva, se la vada a prendere con san Paolo, di certo non con me che l’ho citato. Ecco per quale motivo non devono prendere le mie considerazioni come delle offese, ma le loro facce (consapevole del fatto che la mia fa più schifo delle loro) mi sembrano come gelato che scula, poiché i loro tratti somatici non garantiscono assolutamente nulla. Dunque, su cosa dovrei basarmi per dare il mio voto a uno di loro? Sul loro curriculum vitae? Meglio di no, mi asterrei dal votare. Dunque su cosa, sui risultati delle precedenti amministrazioni di cui alcuni di loro hanno già fatto parte? Non conviene a loro, sarebbero quasi tutti ineleggibili (se solo la giustizia in questo “beneamato” Paese funzionasse). Rimane, allora, veramente ben poco da poter prendere in esame. Vuoi vedere che alla fine rimangono un’altra volta solo le facce? Io, però, torno a dire che di quelle non so che farmene. Forse, se qualcuno di questi avesse anche un programma interessante ed intelligente, oltre al volto ingigantito, sarebbe già molto meglio poiché di questi ultimi tempi la fiducia, soprattutto nella politica, è di cattiva sorte.
C’è qualcos’altro nelle loro menti inceppate oltre alla costruzione di trenta palazzine o di una discarica o inceneritore o parco commerciale inutile? Ditemi di sì, vi prego, altrimenti quel poco di ottimismo che mi rimane sfonda la soglia minima dello zero. Cosa propongono per contrastare la disoccupazione, oltre ad aprire qualche altra cooperativa a scopo di lucro dove a lucrare sono solo loro? Cosa dicono nel merito di rendere il Comune di Galatina più eco-sostenibile? Cos’hanno in mente di fare per abbattere l’inquinamento, salvaguardano la salute dei cittadini? Cosa farebbero affinché non si creino più discariche abusive ogni cento metri? Cosa propongono per l’infanzia, quali servizi offrirebbero agli anziani? Quali sono le loro politiche per il recupero dei centri storici, la salvaguardia delle opere d’arte, il rimboschimento delle aree abbandonate, la riqualificazione delle periferie (come se i centri scoppiassero già di salute)? Cosa farebbero per creare un turismo annuale anziché demenziale? Pregandovi di concedermi il beneficio del dubbio, ve lo dico io cosa faranno. Inaugureranno qualche altro pilastro di cemento inutile come cattedrale in un deserto già scialbo, scuoteranno un tamburello la notte della taranta, e indebiteranno ancor più l’insanabile debito che qualcuno di loro ha già creato, e al diavolo il lavoro, la salute, l’istruzione, l’ambiente, i vostri diritti, la vostra dignità, e via discorrendo. Se poi oltre al sindaco, faranno anche il loro mestiere (e continueranno a farlo nel modo in cui hanno dimostrato di fare finora – ahi mamma-), allora non resta che fare le valige e lasciarli governare sui topi. E se poi alla loro faccia si faranno affiancare anche da quella del mistificatore Renzi, allora sappiano che quei selfie (se solo Renzi sapesse!) serviranno solo a fargli perdere anche il voto della zia, minacciata e costretta a votarli al costo di vedersi tolta la parola - e la zia, in quel caso, ringrazierebbe!
Bene, che vinca il meno peggio, dunque (in Italia è il massimo che ci si può augurare). Male che vada, fate governare i maiali come nel libro Animal Farm di George Orwell: chissà se, in un guizzo d’intelligenza, facciano più i porci che loro qualcosa di buono.
Fabrizio Vincenti
set132011
“Chiudiamo le scuole!”, urlava nel 1914 Giovanni Papini nel suo pamphlet contro le scuole, definendole “casamenti di grande superficie, dove molti uomini si rinchiudono o vengono rinchiusi”, “reclusori per minorenni istruiti per soddisfare a bisogni pratici e prettamente borghesi”, “ il mezzo più decente per levarsi di casa i figlioli che danno noia” e ancora “fabbriche privilegiate di cretini di stato”. (scarica il pamphlet di Papini in allegato all’articolo).
Le provocazioni di Papini per certi versi suonano alquanto attuali pur risalendo all’inizio del ‘900. Ancora oggi sentiamo dire da più parti che la scuola “non insegna quasi mai ciò che un uomo dovrà fare effettivamente nella vita, per la quale occorre poi un faticoso e lungo noviziato autodidattico”, “appena passati gli esami e ottenuti i diplomi bisogna rivomitare tutto quello che s’è ingozzato in quei forzati banchetti e ricominciare da capo”. Tuttavia nei secoli la scuola e i metodi di insegnamento hanno fatto molti passi in avanti, è cambiato il rapporto tra studente e professore che non è più visto come colui che “detta il suo verbo dall’alto” o che si abbandona alla “sadica voluttà di potere annoiare, intimorire e tormentare impunemente qualche migliaio di bambini o di giovani”. Giovanni Papini qui si riferisce ovviamente ad un ambiente scolastico ormai ampiamente superato, ma leggendo il pamphlet alcuni aspetti sembrano ritornare ancora oggi e se non fossero così intelligenti quelle stesse parole starebbero bene sulla bocca di un qualsiasi politico della seconda repubblica.
Oggigiorno si sta cercando di arrivare per vie traverse alla chiusura della scuola pubblica, ma i motivi sono ben distanti da quelli che saggiamente era riuscito ad argomentare allora il Papini (motivi alquanto discutibili, risibili se vogliamo), ovvero la libertà di imparare a contatto con la realtà, di vivere la fanciullezza e la giovinezza senza alcun incarceramento scolastico, la libertà di scegliere. Il sistema scolastico italiano è come un superstite di una guerra (di riforme che si sono rovinosamente avvicendate negli anni), che l’ha portato in uno stato confusionale tale per cui vivacchia, cerca di tirare avanti giorno dopo giorno grazie alla buona volontà di chi gli sta intorno, ma sa che prima o poi dovrà farla finita.
Attenzione, i Papini di oggi non si vogliono più uccidere la scuola in quanto “casamento o reclusorio”, ma piuttosto “le ragioni della civiltà, l’educazione dello spirito, l’avanzamento del sapere” di cui è garante nella società. Il guaio è uno solo, direbbe Papini rivolgendosi ai nostri politici, “Nessuno – fuorché a discorsi – pensa al miglioramento della nazione, allo sviluppo del pensiero e tanto meno a quello cui si dovrebbe pensar di più: al bene dei figliuoli”.
Michele Stursi
gen252021
Noiambiente
gen272024
Nossignore, nel titolo di questo pezzo non c’è alcun refuso tipografico. La sostituzione di consonante ad “autonomia” che ha poi prodotto “autotomia” (la quale, come noto, è la capacità di alcuni animali di auto-mutilarsi - ma almeno loro lo fanno per scopi di sopravvivenza) è puramente causale, ed è riferita all’ennesimo siluro lanciato fresco fresco ai danni di quella che fu la nostra Carta Costituzionale, questa volta sotto forma di DDL (disegno di legge) che per caso porta il nome dell’odontoiatra bergamasco divenuto inopinatamente - e purtuttavia per la terza fiata nel corso del presente XXI secolo - ministro della Repubblica: a questo giro addirittura “Per gli Affari Regionali e le Autonomie”.
Del noto giureconsulto si ricordano, in ordine sparso, il suo primo matrimonio in rito celtico (immagino con la benedizione di Odino e i brindisi a sidro al posto dello spumante); una legge elettorale poi bocciata in più parti dalla Consulta e guarda un po’ definita Porcellum, chissà quanto in suo onore; la brillante uscita su una ex-ministra di colore (“Quando vedo le immagini della Kyenge non posso non pensare, anche se non dico che lo sia, alle sembianze di un orango” [sic]), per dire dell’apertura mentale del personaggio; il famoso lanciafiamme per “incenerire 375 mila leggi inutili” allorché ricopriva il ruolo di ministro “Per la Semplificazione”, a proposito di Numeri Immaginari e di sortite folkloristiche; e numerose ulteriori varie ed eventuali.
Ma stavolta il problema principale non è mica il soggetto, ma l’oggetto. E a onor del vero v’è da aggiungere il fatto che ogni “riforma” che ne abbia rimaneggiato il testo in vigore dal 1948 si è comportata di fatto da proiettile esplosivo in grado di annientarne uno o più principi fondamentali, dico sempre della Costituzione: inclusa per esempio la modifica del suo titolo V avvenuta nel 2001 per le mani – o per i piedi – della sedicente sinistra ovvero diversamente destra allora al governo, poi sigillata dal 64% circa di Sì al referendum costituzionale, al quale, per la cronaca, partecipò più o meno il 34% degli aventi diritto al voto. Non so perché a tal proposito mi viene in mente la monaca di Monza del Manzoni con i suoi ripetuti Sì, e il successivo inesorabile “la sventurata rispose” (ovviamente ancora una volta di Sì), per dire quanto forse sia ormai complicatissimo innescare la retromarcia, e quanto, paradosso per paradosso, sia purtroppo vera l’asserzione secondo la quale chi ora è contro l’Autonomia Differenziata è contro la Costituzione.
È quel “novello” titolo V dunque la vera fonte del diritto del suddetto DDL dedicato all’Autonomia Differenziata, istituto giuridico del tutto ignoto dal punto di vista teorico alla stragrande maggioranza degli italiani e ai loro rappresentanti: i quali tuttavia presto recupereranno lezioni ed esami, imparandone a menadito gli effetti dal punto di vista empirico, vale a dire sulla propria pelle. E non parlo tanto delle continue espropriazioni di ogni genere subite dal meridione del Paese (che notoriamente partono da lontano, come minimo dai tempi della cosiddetta Unità d’Italia, e che continueranno d’ora in poi a ritmi più serrati grazie al minestrone in cottura, sicché i diritti reali dei cittadini varieranno in funzione della residenza anagrafica), quanto piuttosto della mortificazione del ruolo del Parlamento e quindi del dibattito politico, e soprattutto dell’impossibilità pratica di gestire le ventitré materie, e le centinaia di sottocategorie oggetto della prevista “contrattazione tra centro e periferia”: temi che vanno dai rapporti internazionali con l’Unione Europea al commercio con l’estero, dalla tutela e sicurezza del lavoro al governo del territorio, dalla produzione di energia alla salvaguardia della salute, dalla valorizzazione dei beni culturali all’alimentazione, dal sistema tributario all’organizzazione della giustizia di pace, dalle norme per l’istruzione alla tutela dell’ambiente e dei beni culturali. Il tutto “a invarianza di bilancio”, vale a dire a saldo zero: che tradotto in soldoni significa senza spendere una lira in più rispetto a prima.
Immaginiamo già sin d’ora la gioia delle regioni più povere pronte, come neoliberismo comanda, alla concorrenza con le regioni che han gettiti fiscali tre/quattro volte superiori, e che dunque per rendere “attrattivi e competitivi” i rispettivi territori, o semplicemente per poter racimolare qualche euro in più per la loro stessa (temporanea) sopravvivenza, consentiranno trivelle, pale eoliche e campi di fotovoltaico in terra in mare e in cielo, accoglieranno a braccia aperte le scorie nucleari di vicini e lontani, creeranno Zes (cioè paradisi fiscali) in favore di cani e porci d’oltre confine (regionale). in compenso aumenteranno le tasse agli indigeni, ridurranno a zero le superstiti tutele ai lavoratori locali in uno con l’introduzione delle gabbie salariali, chiuderanno ospedali appellandosi al loro “riordino” e allungheranno le già chilometriche liste d’attesa, sdemanializzeranno quel che resta dei beni pubblici un tempo inalienabili e imprescrittibili, e inviteranno a nozze i novelli colonizzatori da ogni dove.
Quanto ai Lep (livelli essenziali delle prestazioni) e, specie nel campo sanitario, ai Lea (livelli essenziali di assistenza), tranquilli: è tutto studiato a tavolino per l’ottima riuscita della suddetta Autotomia. Ma non specifichiamo di cosa.
[Articolo apparso su: il Galatino, anno LVII, n.2, 26 gennaio 2024]
Antonio Mellone
mag092013
mag272011
L'energia nucleare è presente in natura, Le prime bombe atomiche, del tipo di quelle sganciate su Hiroshima e Nagasaki, erano basate sul principio della fissione. Si deve notare che in questo contesto il termine atomico è assolutamente inesatto o almeno inappropriato in quanto i processi coinvolti sono viceversa di tipo nucleare, coinvolgendo i nuclei degli atomi e non gli atomi stessi. Secondo gli ultimi dati noti, le centrali nucleari in funzione in tutto il mondo sono 450. In Europa ci sono 195 centrali nucleari. Quelle più vicine al nostro paese, sono
collocate in Francia a 200km.
L'energia nucleare è data dalla fissione o dalla fusione del nucleo di un atomo. La prima persona che intuì la possibilità di ricavare energia dal nucleo dell'atomo fu lo scienziato Albert Einstein nel 1905. Per ricavare energia dal nucleo dell'atomo esistono due procedimenti opposti:
A parte il rischio di incidenti, il maggiore problema ancora insoluto è costituito dalle scorie radioattive, che rimangono pericolose per migliaia se non milioni di anni.
Le preoccupazioni principali dovute all'uso di energia nucleare per la produzione di elettricità riguardano l'impatto sull'ambiente e la sicurezza delle persone. Il più grave incidente, il disastro di ÄŒernobyl', ha ucciso delle persone, provocato feriti e danneggiato e reso inutilizzabili per decenni grandi estensioni di terra. Si teme che possano ripetersi altri incidenti simili, come accaduto recentemente in Giappone con il Disastro di Fukushima Daiichi. Un altro problema è l'elevata quantità di acqua necessaria per il raffreddamento e l'immissione delle acque calde nei sistemi idrici: ciò in alcuni ecosistemi può causare pericoli per la salute delle forme di vita acquatica, rischi di contaminazione radioattiva nelle fasi di estrazione.
le scorie prodotte dai reattori si mantengono radioattive a lungo nel tempo, fino al caso estremo del Cesio 135 (135Cs) che impiega 2,3 milioni di anni per dimezzare la propria radioattività.
Un altro problema di sicurezza riguarda il pericolo di fughe radioattive non derivanti da guasti interni alla centrale, ma da eventi esterni che possono compromettere la tenuta delle strutture. Un evento climatico catastrofico, quale un tornado o un terremoto di particolare intensità, potrebbero distruggere l'edificio di contenimento, se non adeguatamente dimensionato. In Giappone gli impianti della centrale nucleare di Kashiwazaki-Kariwa, furono danneggiati nel 2007 a seguito di un terremoto di intensità superiore a quello considerato nel progetto e si ebbero rilasci di radioattività nell'ambiente non completamente ed univocamente quantificati (si veda la voce relativa per dettagli).
Le centrali di oggi sono più sicure, è vero, come detto sopra i costi sono aumentati anche per questo. Ma i rischi sono comunque elevatissimi. Non perché sia facile che un incidente catastrofico accada, ma perché ne basta uno per effetti terribili su vaste zone. In Italia come in Giappone la sismicità aumenta i rischi, ma non servono crolli per causare un disastro. In Giappone in questo momento è bastato un malfunzionamento dell'impianto di raffreddamento per provocare il rischio di una fusione del reattore (nuova Chernobil). A volte si sente dire "ma tanto siamo circondati da centrali". E' vero, ma se la centrale di Chernobil fosse esplosa in Italia, gli effetti sul nostro territorio non sarebbero stati uguali. Nelle immediate vicinanze si ha un'area invivibile per generazioni, sulle popolazioni confinanti un aumento esponenziale delle malattie genetiche, di leucemie, tumori... Un incidente in Francia oggi potrebbe anche interessarci, ma gli effetti sul nostro territorio, anche se gravi, non saranno mai come quelli in territorio francese.
Questo discorso vale comunque per incidenti catastrofici. Altra cosa che però in molti non sanno è che gli incidenti meno gravi non sono così rari, ma in giro per il mondo non sono poche le centrali che hanno avuto malfunzionamenti con il conseguente rilascio nell'atmosfera di radiazioni oltre il normale livello di funzionamento.
Sempre in Giappone, a seguito del terremoto di Sendai, nel marzo 2011, una serie di quattro distinti gravi incidenti occorsi presso la centrale nucleare Fukushima I hanno causato il Disastro di Fukushima Daiichi.
L'unico modo per smaltirle ad oggi è interrarle in profondità, ma le aree circostanti avrebbero comunque conseguenze, e non è facile individuare tali luoghi adatti, anche considerato che le scorie devono rimanerci per 1.000.000 di anni... Negli USA ad oggi non hanno costruito neanche un luogo sicuro per confinarle, e attualmente le scorie sono accumulate in decine di stabilimenti sparsi sul territorio nazionale.
I costi privi di una quantificazione monetaria, come ad esempio, i seguenti:
Secondo altri studi l'energia nucleare è economicamente svantaggiosa e gli enormi capitali necessari alla costruzione di un impianto ed alla gestione completa del ciclo del combustibile, non possono mai essere compensati dalla produzione di energia. Il professor Jeffrey R. Paine (Professore di Antropologia presso
l’Università del Massachusetts) ha dichiarato: «L'analisi [...] suggerisce che anche nelle condizioni più ottimistiche (dove i costi sono considerevolmente tagliati ed i redditi salgono notevolmente), le centrali nucleari dell'attuale generazione, nel corso della loro vita, possono arrivare al massimo a coprire i costi». l'impianto raramente funziona a pieno regime, solitamente è sfruttato soltanto in parte (Paine sostiene che il 58% sia la norma) dal momento che alcuni impianti periodicamente devono essere fermati per controlli di sicurezza. Aumentare questa percentuale ci esporrebbe inevitabilmente a un rischio;
la dimostrazione finale e incontestabile della non economicità dell'elettricità da fissione nucleare è che da decenni nessuna azienda privata ha pensato di costruire una nuova centrale, se non dove sussistono ingenti sovvenzioni statali in seguito a una precisa scelta puramente politica (si veda il caso del governo Berlusconi), come per certe fonti rinnovabili (ad esempio il fotovoltaico), che senza contributi statali non avrebbero alcuna convenienza economica.
Nel 2009 si sono avute infatti diverse rinunce da parte di compagnie elettriche: ad esempio, la Mid American Nuclear Energy Co, operante in Idaho, ha rinunciato alla realizzazione dei suoi progetti di espansione del numero di reattori[13]; la AmerenUE, operante in Missouri ed Illinois, ha anch'essa rinunciato alla costruzione di un reattore EPR[14].
Al costo di creazione dell'impianto, manutenzione, produzione elettrica e smantellamento ci sono da aggiungere i costi di smaltimento dei rifiuti. Questi costi sono ancora non chiari visto che non si sono ancora trovate soluzioni definitive operanti per il lungo periodo per le scorie di III categoria (caso differente per quelle di I e II, di cui esistono molti siti di stoccaggio già funzionanti da decenni); infatti sono o in fase di studio o in fase di realizzazione alcuni depositi definitivi, ma nessuno di questi è ancora attivo.
Chiara D'Acquarica
mar232017
Non c’è niente da fare. Qui dalle nostre parti sembra dominare ancora indisturbato il pensiero unico del consenso di massa.
Perdurano graniticamente (e chissà per quanto tempo ancora) il volemose bene, i tarallucci e vino, le pacche sulle spalle, i finti amiconi, la solidarietà di specie (più che di genere), il partito unico della nazione, l’eterna Trattativa, e dunque frotte di censori (che non sanno nemmeno di esserlo).
Conciliaboli di perbenisti, genie di “borghesi” radical chic, gruppetti di maître à penser, squadre di spacciatori di catene per schiavi novelli, circoli di raddrizzatori di elettroencefalogrammi, staff di incravattati dei dì di festa, clan di amici degli amici, cerchie di intellettuali neo-conformisti, élite con la puzza sotto il naso, ordini di giornalisti da riporto, associazioni culturali foraggiate da pOLITICI e un’accozzaglia indefinita di allegre comari: tutti morbosamente suscettibili, pronti a scandalizzarsi, a stracciarsi le vesti, a sentirsi offesi in prima persona se osi scrivere quello che pensi, utilizzando talvolta più che le biro le penne all’arrabbiata.
Prediligono il disarmo del dissenso al dissenso disarmante. Deplorano la contestazione, l’alterità, la critica, la possibilità di pensare, di programmare e sognare eventuali futuri alternativi. Favoriscono più o meno inconsapevolmente la comunicazione tautologica (e alienata), quella in cui tutti pensano e dicono le stesse cose.
Eh, sì, i tuoi toni sono troppo lapidari, accesi, aggressivi, sagaci e mordaci per i loro gusti raffinati. Loro non si sbottonano mai, per prudenza. Per definizione.
Pazienza se poi in privato sull’argomento, sul fatto o sul tizio di cui ti capita di raccontare le gesta eroiche ti confidino indicibili, inaudite, che dico, oscene “mazze e corne”. Ma in pubblico, no. In pubblico devi essere politically correct, assertivo, allineato e possibilmente coperto.
Certi toni, signora mia, è preferibile ammorbidirli. Meglio i semitoni, il bemolle più che il diesis, i guanti di velluto più che la cartavetro, il fioretto più che il machete, la quiete più che la tempesta. E soprattutto MO-DE-RA-ZIO-NE.
Nessuno, tra codesti moderati-in-pubblico/estremisti-in-privato, che si chieda se le cose che dici o scrivi siano vere o false. Niente. Quel che conta è il tono. Pazienza se la casa sta bruciando, l’importante è aver spento la luce del tinello.
Temo che a Galatina e dintorni si sia ormai regrediti a un punto tale che la gente debba addirittura essere rieducata alla libertà del pensiero, di cui la satira (questa sconosciuta) con il suo potere a volte dissacrante è uno degli strumenti didattici più efficaci.
Non ricordo più dove ho letto che l’obiettivo della satira è esprimere un punto di vista in modo divertente. Divertente per chi la fa, s’intende. Ogni risata dell’autore contiene una piccola verità umana (che spesso fa male). Se poi gli altri ridono, tanto di guadagnato, ma non è un criterio per giudicare la satira. Certo, mica la satira può piacere a tutti: i suoi bersagli o gli amici dei bersagli, ad esempio, non ridono affatto.
E poi non è che la satira debba per forza far ridere, perché a volte deve far piangere. Anzi talvolta la satira più riuscita, la più tagliente e corrosiva, è quella che fa scoppiare di rabbia (per la verità soprattutto i bacchettoni), mentre il disagio che aumenta è solo quello dei parrucconi.
Nell’attesa di accettare, anzi di auspicare un po’ più di satira in questo piattume cosmico continuiamo pure a farci del male: applaudendo al neo-feudalesimo atrofizzante, inneggiando agli anestetici sociali contro il dolore da vita vuota, auspicando l’assopimento dei neurociti, minacciando le teste pensanti, sopprimendo la disobbedienza civile, emarginando i ribelli, i resistenti, gli oppositori, e lottando contro tutto ciò che potrebbe mettere in discussione la nostra omologante schiavitù.
*
Qui da noi la casa brucia, la nave affonda, il comune fallisce, il debito avanza, il cemento straripa, l’asfalto corre, la Tap penetra, la stampa disinforma, il popolo dorme, gli attivisti scarseggiano, la Colacem affumica, il cancro dilaga, la gente muore, i poliziotti caricano, la Sarparea incombe, il fotovoltaico devasta, la mafia tratta, la politica latita, le multinazionali occupano, gli ulivi soffrono, l’ambiente detona, il profitto campa e la Costituzione crepa.
In tutto questo l’intellighénzia del pasticciotto (che di questi problemi non ha mai detto mezza parola, probabilmente perché non ne sa nulla o perché più o meno consapevolmente corresponsabile e fautrice) continua invece a parlare di toni, di stile e del solito PD (Pistolotto Domenicale).
Io ho un dubbio atroce, il solito, su chi sia esattamente il soggetto che, mentre indichi la luna, guarda il dito (tra l’altro quello sbagliato).
Sì, signora mia, faccio sempre confusione tra lo stolto e lo stronzo.
Antonio Mellone
ago292021
Anche questa volta, noi i soliti "quattro sognatori" di "Noiambiente e Beni Culturali di Noha e Galatina, siamo riusciti a offrire la nostra fatidica seppur piccola goccia che compone l'oceano. Quell'oceano buono che si contrappone con forza a quell'altro fatto di indifferenza e di maltrattamenti alla Natura.
Abbiamo preso parte ad un evento straordinario che vede contrapporsi sempre più questi due mondi: il primo, il prodotto dei vizi dell'uomo che con i suoi rifiuti tenta di soffocare questo paradiso, in questo caso la riserva delle Cesine, un luogo fantastico, e il secondo, tantissime persone soprattutto giovani, che con la loro semplice generosità riescono a fare tutti insieme cose inimmaginabili.
In queste occasioni di operatività ci si trova insieme a tanti amici e amiche e si prova quella grande emozione di unione, di forza e del sentirsi meno soli, che dà conforto e fa ben sperare.
Purtroppo davanti a certe orribili scene di rifiuti imbrigliati nella vegetazione e fra gli scogli lambiti dalle onde marine, come quelli visti oggi, si oscura il cuore.
Oggi, 29 agosto sulla spiaggia delle Cesine, un velo di tristezza (ma anche di speranza) calava davanti alla vista di quelle mani e di quei giovani volti che imperterriti non volevano mollare la presa di plastiche che solo a sfiorarle spesso si sbriciolano in mille pezzettini.
Ve lo diciamo sinceramente: forza ragazzi, forza Daniele S. e Daniele T., forza Chiara, Valentina, Giorgio, Clara, forza tutti voi ragazzi e ragazze del CAS, con la vostra partecipazione ci avete fatto capire che siete oltre la barriera dell’indifferenza e che è necessario agire.
Francesco Cino con il suo dire insistente ha seminato bene: “Tutti insieme per il bene comune”
Il Direttivo di Noiambiente e Beni Culturali Odv
ago292017
A proposito di Legge n. 257 del 1992.
La produzione e lavorazione dell'amianto è fuori legge in Italia dal 1992, compresa la vendita.
La sua ormai accertata nocività per la salute ha portato a vietarne l'uso in molti paesi. Le polveri contenenti fibre d'amianto, respirate, possono causare gravi patologie, come per esempio l'asbestosi, tumori della pleura (ovvero il mesotelioma pleurico), e il carcinoma polmonare.
L'amianto è stato utilizzato fino agli anni ottanta per la coibentazione di edifici, tetti, navi, treni; come materiale da costruzione per l'edilizia sotto forma di composito fibro-cementizio (noto anche con il nome commerciale Eternit) utilizzato per fabbricare coperture per tetti, pavimenti, tubazioni, vernici, canne fumarie, e inoltre nelle tute dei vigili del fuoco, nelle auto (vernici, parti meccaniche, materiali d'attrito per i freni di veicoli, guarnizioni), ecc.
La forma più presente di amianto nelle nostre case la ritroviamo nel materiale da costruzione per l'edilizia sotto forma di composito fibro-cementizio (noto anche con il nome commerciale Eternit) utilizzato per fabbricare tegole, pavimenti, tubazioni, vernici, canne fumarie.
Spesso ci ritroviamo questi oggetti nei campi, disseminati a piccole quantità. Questo tipo di frammentazione facilità la dispersione e lo sbriciolamento. Con conseguente dispersione nell’aria delle micro fibre. Una fibra di amianto è 1300 volte più sottile di un capello umano. Non esiste una soglia di rischio al di sotto della quale la concentrazione di fibre di amianto nell'aria non sia pericolosa: un'esposizione prolungata nel tempo oppure a elevate quantità aumenta significativamente le probabilità di contrarne le patologie associate.
Questi dati sono pubblicati sul sito https://it.wikipedia.org/wiki/Eternit#L.27Eternit_e_l.27amianto.
Quello che wikipedia invece non ci dice è che l’abitato di Noha è circondato quasi nella totalità da tanti piccoli mucchi di questo materiale. La condizione di frammentazione e l’ignoranza di molte masse organiche senza cervello (persone) ne favoriscono lo sbriciolamento, infatti, non essendo ben visibili, tutti ci passano sopra, a piedi o con mezzi meccanici. Inoltre vengono puntualmente sottoposti ad alte temperature con i periodici incendi dei campi in cui si trovano. Il vento completa l’opera di dispersione portandone le micro particelle ovunque, comprese le nostre case e i nostri polmoni. L’ignoranza non esenta nessuno dal beccarsi una delle patologie riportate e indicate dalla conoscenza. Per cui preghiamo gli ignoranti di Noha (perché è molto improbabile che tutta questa porcheria sia portata nei campi intorno a Noha da forestieri), di smetterla di suicidarsi e di ucciderci.
Fareambiente Laboratorio Galatina-Noha
mag302014
Oramai ci siamo da lunedì, 2 giugno, parte il nuovo calendario della raccolta differenziata: novità il martedì, in cui si alternerà la raccolta della carta a quella del vetro, ed il mercoledì, in cui si raccoglierà l'umido ad eccezione del quarto mercoledì destinato al metallo e al'alluminio, che da ora si separerà dalla plastica.
Invariati gli altri giorni del calendario.
Altra grande importante novità l'avvio dell'albo dei compostatori in cui può iscriversi ogni utente che abbia un giardino di pertinenza della propria abitazione e che voglia fare il compostaggio domestico.
Le iscrizioni saranno aperte sino al 22 giugno.
Gli iscritti saranno formati sulle corrette modalità di compostaggio e dopo aver controllato la rispondenza del sito e della compostiera, otterranno una detrazione di 20 E. annui a componente familiare fino ad un massimo di 100 E sulla tariffa. Per quest'anno la detrazione sarà ridotta alla metà, poiché il compostaggio sarà avviato da luglio.
L'amministrazione ai primi iscritti fornirà gratuitamente le compostiere domestiche.
Fare il compostaggio domestico e' utile all'ambiente producendo concime naturale, e' comodo perché esonera dal rispetto del calendario di raccolta dell'umido rendendo autonomo l'utente, e' vantaggioso perché conviene economicamente, e' facile e pulito.
Un ulteriore passo verso la strategia rifiuti zero e' compiuto, Galatina in pochi mesi recupera un gap di anni di ritardi e con la collaborazione di tutti i cittadini raggiunge risultati importanti, grazie ai quali per quest'anno e' scongiurato il rischio di pagamento dell'ecotassa.
Stiamo lavorando per altri ed importanti traguardi.
Roberta Forte
Vicesindaco e assessore all'ambiente
feb282011
Si è conclusa la diatriba sul coincenerimento del CDR (Combustibile Derivato dai Rifiuti) da parte di Colacem fra i Comitati territoriali e le Istituzioni Pubbliche, Lunedì scorso, 21 febbraio 2011, il Consiglio Provinciale ha deliberato l’iter autorizzativo per il cementificio Colacem al fine di poter incenerire rifiuti persino extra-salentini nelle sue fornaci! Ecco in sintesi un breve excursus della vicenda:
Anche se questi ultimi sono evidentemente in maggioranza numerica, avranno semplicemente il “potere” di subire gli effetti che sortiranno da questo esperimento legalizzato. Siccome tutti finora, sia da una parte che dall’altra della controversia, hanno ostinatamente dichiarato conoscenze e certezze su pro e contro dell’ipotesi dell’incenerimento del CDR, senza mai apportare prove oggettive, diciamocelo pure chiaramente: l’area del comprensorio di Soleto, Galatina, Noha, Cutrofiano e Sogliano, e speriamo in un raggio non maggiore, sarà il laboratorio sperimentale e gli abitanti le cavie. E le cavie, si sa, si ammalano e muoiono quasi sempre per cause sconosciute, o per colpe di faccendieri impunibili.
nov202011
I bambini entrarono nella stanza cercando di far meno rumore possibile. Sapevano di trovare la nonna come al solito seduta su una vecchia sedia dietro l’uscio, addormentata in posizione così precaria che chiunque sarebbe caduto al suo posto, ma non lei. Con le spalle avvolte da una copertina di lana che lei stessa aveva fatto lavorando ai ferri e con una borsa d’acqua calda sulle gambe, la nonna sentì i due bambini che si avvicinavano di soppiatto ma non aprì gli occhi, continuando a far finta di dormire. Solo quando il più piccolo dei due, accovacciato ai suoi piedi, iniziò a giocare con i pendagli della copertina finse di svegliarsi quasi di soprassalto – “Ehi voi due che ci fate qui? Mi avete fatto prendere uno spavento, pensavo fossero i ladri”.
I due bambini iniziarono a ridere, contenti di aver fatto una sorpresa alla loro nonnina.
“Nonna, nonna … ci racconti una favola?” dissero quasi all’unisono. La nonna sapeva che ai nipotini piacevano le sue storielle e a lei piaceva raccontarle – “E quale favola volete che vi racconti?”.
“Quella del piccolo principe … si, quella del piccolo principe” - “Dai nonna, … dai nonna!”.
“Va bene” disse la nonna, “ma prendete due sedie e alzatevi da terra, altrimenti se vi raffreddate chi sente vostra madre!”
I due nipotini presero due vecchie sedie impagliate e si sedettero quanto più vicino possibile alla nonna pronti ad ascoltare la storia.
C’era una volta un piccolo principe che viveva nell’antico Castello di Noha. Purtroppo il piccolo era nato affetto da una rara malattia che gli impediva di uscire dalla sua stanza, e a nulla erano valse le tante cure e visite di dottori provenienti da tutto il mondo. Purtroppo niente e nessuno era riuscito a guarirlo. Nonostante questa grave limitazione e l’impossibilità di uscire all’aperto a giocare come gli altri bambini, il piccolo principe cercava di non annoiarsi e di divertirsi con i tanti giochi con i quali i suoi genitori riempivano la sua stanza. Al piccolo piaceva in particolare disegnare case e palazzi, ricche di ghirigori ed elaborati fregi. La sua passione era tale che si divertiva a riprodurre i più belli su una delle pareti della sua stanza, tracciando con la matita schizzi di grandi palazzi, torri e castelli, immaginando di poter passeggiare intorno o di vivere come un grande cavaliere pronto ad intraprendere eroiche avventure.
Al principino sarebbe tanto piaciuto provare a realizzare sull’ampio terrazzo del castello le sue opere per farle vedere a tutti, ma sapeva benissimo che non poteva uscire, e suo padre non permetteva che giocasse nella sua stanza con pietre o altri materiali, giudicandoli giochi non degni di un principe.
Purtroppo un giorno il bambino iniziò a stare più male del solito e le sue condizioni peggiorarono rapidamente.
Una notte mentre dormiva, venne svegliato da strani bagliori. Aprì lentamente gli occhi, convinto che fosse entrata nella stanza sua madre con una candela per vedere come stava, come solitamente accadeva durante quelle notti. Ma quello che vide lo lasciò a bocca aperta per lo stupore. Una bellissima e splendente figura femminile gli apparve innanzi avvolta da un mantello stellato. La donna lucente si avvicinò lentamente al letto del piccolo. Il suo viso sorridente e il suo sguardo pieno di amore ebbero l’effetto di tranquillizzare il principino che si mise a sedere sul letto come se si trovasse in compagnia di un’amica, ma ancora incapace di proferire parola.
“Ciao piccolo principe” disse la donna “Dimmi cos’è che più desideri? Non aver paura!”
Il piccolo prese coraggio e disse “Io vorrei tanto che i palazzi e le torri che disegno venissero costruite, anche se in miniatura. Purtroppo io non posso, ma mi piacerebbe tanto che altri li potessero vedere”
“Non ti preoccupare piccolo mio, tu ora riposa” e così come era apparsa, la donna scomparve.
L’indomani mattina una guardia allarmata corse in gran fretta a svegliare di buon’ora il Signore del Casale. Strane costruzione in pietra, piccoli palazzi e case, erano state costruite da qualcuno nella notte sul terrazzo del Castello. Il nobile si fece accompagnare dalla guardia sul posto a vedere con i propri occhi quello che gli veniva raccontato. Credendo che fossero state costruite dal figlio uscito di soppiatto, andò nella sua stanza e gli fece una gran sfuriata ricordandogli che non poteva assolutamente uscire a causa delle sue condizioni, e che per punizione le avrebbe fatte abbattere. Guai a lui se fosse uscito nuovamente.
Il piccolo provò a spiegare che non era stato lui e che non si era mai allontanato dalla stanza, ma il genitore non gli credette e la sgridata andò avanti finché non si trovò costretto a promettere di non uscire più di nascosto.
Quella notte, come la precedente, la donna lucente apparve nuovamente al piccolo.
Questa volta il principino non aspettò che fosse la Signora a parlare e le chiese – “Com’erano?”.
“Bellissime, come i tuoi disegni” rispose la donna lucente. E quella notte ripeté nuovamente la domanda “Dimmi cos’è che più desideri? Non aver paura!”. Il principino ci pensò un po’ su e rispose “Io vorrei tanto che i palazzi e le torri che disegno venissero ricostruite ancora più grandi e più belle”.
“Non ti preoccupare piccolo mio, tu ora riposa” e così come era apparsa, la donna scomparve.
All’indomani il Signore del Casale era ancora più infuriato del giorno precedente. Fece nuovamente abbattere le casette e dopo una strigliata ancora più sonora al figlio, fece mettere di guardia alla porta della stanza un soldato con l’ordine tassativo di non farlo uscire per nessuna ragione.
Quel giorno purtroppo le condizioni del piccolo principe si aggravarono. I medici chiamati al suo capezzale uscirono sconsolati dichiarandosi impotenti.
Nonostante stesse molto male il bambino anche quella notte aspettò l’apparire della Signora dal mantello stellato, e come le notti precedenti, ella apparve circondata da una luce ancora più splendente. Si avvicinò al letto e amorevolmente gli accarezzò una guancia. “Dimmi mio piccolo principe, cosa vuoi che io faccia per te?”.
Il bambino rispose – “Vorrei tanto che tu ricostruisca le mie casette, falle più belle di prima, le più belle del mondo, e che nessuno, neanche mio padre le possa distruggere”.
“Mio piccolo caro” – rispose la donna lucente – “non sono io ma è il tuo amore che le costruisce come tu le desideri. Farò ciò che mi chiedi, ma non posso prometterti che nessuno le distrugga nuovamente. Purtroppo io nulla posso contro la volontà di voi uomini. Le casette vivranno finché qualcuno si occuperà di loro, finché gli uomini sapranno custodire l’ambiente in cui vivono e si prenderanno cura dei doni che hanno ricevuto. Contro un animo ingrato e insensibile io nulla posso. Tutto è rimesso alle vostre scelte”.
La Signora dal mantello stellato abbracciò forte il piccolo principe e prendendolo per mano gli disse - “Vieni con me ora, ti porto da mio figlio che ti aspetta. Sai, lui da piccolo era un falegname e sono sicura che assieme costruirete giochi e palazzi bellissimi”.
L’alba del giorno dopo fu accolta da dolore e pianti. Tutto la popolazione del Casale si strinse affranta attorno al Castello alla triste notizia della morte del piccolo principe. Nessuno mancava, in particolare i bambini.
Il Signore del Casale si affacciò alla finestra per ringraziare tutti per la grande dimostrazione di affetto, ma mentre parlava alla folla il grido di meraviglia di un bambino attirò l’attenzione dei presenti.
“Guardate! Guardate!” gridò a voce ancora più alta il bambino – “ le casiceddhre! le casiceddhre!”.
Sul terrazzo erano nuovamente apparse delle piccole costruzioni in pietra, palazzi e castelli, così belle che splendevano come il sole abbagliando i presenti. Un alone di luce le circondava, e quel giorno ci fu chi giurò di aver visto le figure di un bambino e di un ragazzo accovacciati accanto ad esse intenti a costruirle.
Da quel giorno un editto vietò che nessuno recasse danno alle casette del piccolo angelo di Noha.
Nonna e bimbi rimasero per un po’ in silenzio, finché uno dei due avvicinandosi all’uscio e guardando attraverso il vetro le piccole casette sull’altro lato della strada disse – “Nonna, ma tu hai mai visto il piccolo angelo?”.
“No cari miei, non l’ho mai visto. Ma sono sicura che, finché ci saranno le piccole casette, lui sarà lì a vegliare su di noi”.
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Le piccole costruzioni in pietra di palazzi e torri furono costruite da un certo Cosimo Mariano che visse a cavallo tra ‘800 e il ‘900. Lui stesso si definiva “mastro”. Sono all’interno del complesso dell’attuale palazzo baronale di Noha, che fu un castello sino al ‘500 prima di essere abbondantemente rimaneggiato. Le casette, o casiceddhre, si trovano sulla terrazza di una delle corti della casa baronale e i disegni sulle pareti, molto probabilmente dello stesso Mariano, si trovano all’interno dei una delle abitazioni del complesso.
Le “casiceddhre” sono in stato di abbandono e versano in cattive condizioni. L’intero complesso è ora in vendita e sono in molti nel piccolo centro di Noha ad auspicare iniziative concreta per la loro salvaguardia.
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giu112016
Nel mio paese Antonio non è un nome proprio, ma un nome comune di persona. E’ così diffuso che, quanto a tiratura, compete con quello del Santo Patrono: Michele.
Sicché il 13 giugno, festa onomastica degli Antonio e dei Fernando (Fernando è l’antico nome di battesimo del Santo di Padova, ovvero quello de zitu), a Noha è tutto un andirivieni di telefonate, messaggi, scambi di auguri che manco a Pasqua o a Natale.
Questo pezzo non è autoreferenziale, né scaturisce da una richiesta di auguri da indirizzare per l’occasione al sottoscritto. Figurarsi.
Non potrei arrivare a tanto, se non altro per un paio di motivi.
Intanto perché non ho le carte in regola, nel senso che sono il primo a scordarmi (non per cattiveria: è più forte di me) di tutti gli onomastici e dei genetliaci dei miei amici più cari e dei parenti più prossimi. Tuttavia, ultimamente, dopo 48 anni di vita, sto riuscendo a “ricordare” i compleanni di chi conosco grazie face-book, a condizione che costui o costei abbiano evidenziato sulle rispettive bacheche la data di nascita e siano annoverati tra gli “amici”. Siccome molti dei miei conoscenti, soprattutto per loro naturale ritrosia, non compaiono (ancora?) sul libro delle facce, io continuo a scordarmi bellamente delle scadenze di queste particolari forme di cambiali annuali (che tuttavia, bontà loro, non vengono consegnate al pubblico ufficiale per la levata del protesto da parte dei creditori).
In secondo luogo, perché il mio nome pare si pronunci non disgiunto dal cognome, tanto che mi si appella con una sola emissione di fiato, come in un’unica locuzione, o un solo lemma: Antoniomellone (voce ancora sconosciuta nell’annuario del culto e della venerazione agiografica).
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Tutto questo panegirico (sic!) per dirvi che lunedì 13 giugno prossimo, solennità di Sant’Antonio di Padova, a Noha le benemerite associazioni locali che rispondono ai nomi di Acli, Ragazzi del Presepe vivente Masseria Colabaldi, L’Altro Salento, la CNA di Galatina, Noha.it, nonché molti, molti altri cittadini liberi e pensanti, organizzano un momento di fraternità nelle immediate vicinanze della cappella dedicata al Santo.
La festa ha inizio nel pomeriggio inoltrato sul sagrato della chiesetta, con la benedizione e la distribuzione del “pane di Sant’Antonio”, e proseguirà per tutta la serata (tranquilli, non si farà tardi) in località Magnarè (nomen omen: nel senso che se magna), sempre all’ombra del campanile del tempietto e della sua bella cupola maiolicata.
Non sarà una sagra incontinente con ghiottonerie da centro commerciale, ma una molto più frugale festa di paese con distribuzione di panini imbottiti con salsiccia cotta al momento o pezzetti di carne al sugo. Dolci e altre prelibatezze locali completeranno la cenetta antoniana. Il tutto sarà innaffiato da acqua, birra e vino, mentre bandite saranno finalmente le solite bibite dolci, gassate e multinazionali (oltretutto dannose al corpo, alla mente, all’ambiente e all’economia).
Infine, per chi proprio non riuscirà a farne a meno, potrà assistere in diretta alla proiezione su maxischermo della partita di calcio Belgio vs Italia, valevole per il campionato europeo. Quando si dice unicuique suum.
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Il party si concluderà, come tradizione vuole, con un piccolo spettacolo di fuochi pirotecnici e con il suono della campana di Sant’Antonio.
Il ricavato della serata sarà devoluto alla FIDAS di Noha, l’associazione dei donatori di sangue, nel pieno dei festeggiamenti per il suo trentennale dalla fondazione.
Tutti sono invitati a questa bella festicciola di paese, alla quale non possono assolutamente mancare tutti gli Antonio e i Fernando locali.
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Un antico adagio nohano così recita: ‘Ntoni, li rari su li boni, e quiddhri ca su boni, su focu de Sant’Antoni’ [traduzione: chi si chiama Antonio raramente è una persona di valore, ma se lo fosse sarebbe d’inestimabile valore, vale a dire fuoco di Sant’Antonio].
Sono convinto che quasi tutti gli Antonio e i Fernando di Noha siano “fuoco di Sant’Antonio”. E che, dunque, per schiodarsi dal divano (per venire alla festa) non sia necessario un miracolo del Santo Taumaturgo per antonomasia.
Antonomasia: mai figura retorica fu più azzeccata al caso.
Antonio Mellone
gen262015
Non riuscivo a capacitarmi di tanta sfacciataggine, l’altra sera, al convegno double-face (quello sui tumori nel Salento).
Un relatore monopolista della serata, il “giornalista-statistico” che, dopo il suo interminabile profluvio di parole, asserisce che certi interventi, soprattutto quelli degli altri - incluso il discorso a proposito del mega-impianto di compostaggio soletan-galatinese (per la produzione di biogas, non di compost) - sono fuori tema o fuori luogo [ma scusi, signor logorroico conferenziere, stiamo o no parlando di cause dei tumori? E questa forse che non lo sarebbe? Oppure bisogna sempre parlare dei massimi sistemi, o delle discariche di Patù, senza mai scendere nei particolari che ci riguardano più da vicino? ndr], e due Erinni, cioè le onorevoli avvocatesse della maggioranza montuosa che fa finta di governarci, che sbraitano e se la prendono se osi ricordare loro che la giunta di cui sono in qualche modo parte attiva, tra le altre mille schifezze:
1) ha dato l’ultimo ok ad un mega-porco commerciale di 26 ettari da colare nella campagna galatinese;
2) accetta con nonchalance le sponsorizzazioni da parte di Colacem (il giglio di campo di cui si son pure proiettate delle slide a proposito di cause dei tumori), e nulla dice a proposito di quella del TAP per la festa patronale;
3) va avanti come un treno sulla strada del mega-impianto di compostaggio-chiamatemi, quello di 30.000 tonnellate (se gli orrori non sono mega questi non si sporcano mica le mani) che produrrà invece biogas, oltre a tutta una serie di altri, come dire, tumori (stiamone certi);
4) sta per varare, già che si trova, anche la “mega area mercatale”, da definire - con solito eufemismo o meglio esproprio vocabolario - come “parco urbano”; pazienza poi se per questo “parco” si colacementificheranno e s’asfalteranno altri 4 o 5 ettari della “nostra madre terra”;
5) ha in mente e forse realizzerà un mega-parcheggio sotterraneo a ridosso del centro storico (il che è davvero molto coerente con la politica di incentivazione all’uso della bicicletta con cui, nei convegni sulla “mobilità sostenibile”, fa gargarismi e risciacqui orali tre volte al giorno);
6) si munisce di sega per troncare alberi di gelso e/o querce vallonee “che non hanno più di novant’anni d’età” (come se una quercia vallonea di novant’anni avesse meno diritto di esistere di una di trecentocinquanta);
7) non ha mai proferito (in quanto il concetto non sfiora nemmeno di striscio la corteccia cerebrale dei suoi componenti) un salutare “STOP AL CONSUMO DI TERRITORIO” (rendendosi così oltremodo corresponsabile del cambiamento del clima, in particolare del riscaldamento globale: sì, ogni comportamento, ogni scelta anche locale, anche micro, ha influenze in tal senso);
8) affetta com’è di inaugurite cronica, questa giunta betoniera corre a destra e a manca a tagliar nastri tricolori per varare la “glande opera pubica” di turno, rigorosamente in cemento e/o asfalto, sovente progettata male, costruita peggio e/o quasi mai terminata.
Qualche esempio del genere? Circonvallazione interna (“utilizzata molto dai podisti”, come dice qualcuno: ergo che bisogno c’era di una circonvallazione?) che andrà avanti nel massacro ambientale con ruspe, piastre vibranti, rulli compattatori, bulldozer; centro polifunzionale che però non polifunziona affatto, colato in fondo a viale don Bosco per “riqualificare le periferie” [ma evitar lo scempio, no eh? Ndr]; asilo infantile sempre sullo stesso viale (non ancora inaugurato nonostante la “fine dei lavori” perché qualcuno ha scordato i cessi o qualcosa di simile); palestra-hangar che s’affaccia sulla suddetta circonvallazione interna, inservibile in quanto inutile e soprattutto inutilizzabile per una serie di motivi che sarebbe troppo lungo elencare qui di seguito; vecchia scuola elementare di Noha con allaccio elettrico provvisorio (ma quasi quasi definitivo), che non permette a riscaldamenti/ariacondizionata/fotovoltaico/ascensore di mettersi in moto.
Opere e progetti buoni soltanto ad arricchire furbi e sgorbi, aumentare i tumori (riuscite a coglierne il nesso?), a prendere in giro gli allocchi (in gergo: vucchiperti) di cui Galatina non ha mai avvertito la carenza, e a rovinare ciò che ancora residua di bello.
Non sia mai che i nostri cosiddetti rappresentanti imparino una buona volta la lezione di Renata Fonte, la Donna e il Politico (entrambi con la maiuscola) ucciso dalla mafia perché ha cercato di spiegare a tutti che per preservare la nostra terra (e tutelarci dal cancro) l’unica cosa di buon senso finalmente da fare è: NULLA. O comunque evitare di dar corso alla natura mentulomorfa di certi “progetti”.
Invece no: i nostri governanti nostrani, tutti muniti di cazzuole (ma soprattutto di cazzate), riescono ad aumentare il loro prodotto interno lurido solo con la grande schifezza, facendo finire nei piloni di cemento ciò che residua del buon senso (e chissà cos’altro) e nascondendo la testa sotto la sabbia. Come i calce-struzzi (e qui la prima z potrebbe essere sostituita a piacere da una n).
Antonio Mellone
gen152013
Gentile direttore,
scrivo questa lettera per esprimere il mio assoluto disappunto come cittadina e come operatrice commerciale per l’attuale gestione della raccolta dei rifiuti nel nostro Comune. Sappiamo quanto precaria e difficile è da tempo questa materia a Galatina, ma con profondo dispiacere devo osservare che nessun miglioramento si è avuto negli ultimi mesi, cioè da quando si è insediata la nuova amministrazione comunale, che in campagna elettorale aveva promesso nuovi metodi di lavoro in materia ambientale. L’iniziativa dell’Ispettore Ambientale è palesemente fallita senza alcun beneficio per la città. Spesso i cittadini, chiamati a collaborare, hanno sollecitato la nuova figura ambientale ad intervenire in situazioni di degrado urbano, senza ottenere risposte adeguate. Ma la mia indignazione si è esasperata da pochi giorni e cioè da quando, in seguito all’apertura di un laboratorio artigianale, ho avviato le pratiche di inizio attività presso l’Ufficio tributi del Comune, per ottemperare al pagamento della Tarsu. Da cittadina attenta all’ambiente, che pratica la raccolta differenziata dei rifiuti e che crede nella necessità di migliorare l’attuale servizio di raccolta per riqualificare il nostro paese, per gestire al meglio la risorsa “rifiuto” e per tutelare la salute pubblica, ho chiesto informazioni sulla possibilità di avere una deduzione dalla mia tariffa, se avessi provveduto alla raccolta differenziata di carta e cartone, così come previsto dal Decreto Ronchi. Da quel momento è cominciato un balzello di notizie che nella più assoluta confusione e con inqualificabile pressapochismo mi sono state date da diverse fonti. Tutte attendibili perché provenienti da persone preposte a dare delucidazioni ai cittadini, ma palesemente contraddittorie. L’ultima versione, datami oggi 14 gennaio, è stata quella di un impiegato che mi ha informato in merito alla raccolta in modo molto “originale”:
- Non possono stipularsi contratti per la raccolta della carta con aziende esterne alla nostra;
- La plastica si può solo consegnare mediante l’utilizzo dei contenitori individuali dati su richiesta;
- L’indifferenziato e l’umido vanno posti nei cassonetti.
E quando con grave disappunto ho affermato che nella zona in cui è ubicata la mia attività non ci
sono più ormai da tempo i cassonetti, con molta disinvoltura mi ha risposto:
- Allora metta il sacchetto fuori davanti la sua porta, qualcuno lo prenderà!
VERGOGNA!
Da cittadina non posso credere che nel secondo paese in provincia di Lecce per numero di abitanti, nell’ombelico del Salento, si possa operare in questo malo modo la gestione dei rifiuti, con assoluta mancanza di informazione, senza preoccuparsi di stabilire programmi finalizzati alla prevenzione e alla riduzione, così come ormai stabilito da tutte le norme in materia. Continuerò nella ricerca della verità, non la verità assoluta, ma la verità di chi vuole rispettare l’ambiente, rispettare le norme e non sentirsi fuori dal mondo.
Francesca Sabella
mag252015
Sotto le mendaci e mistificate spoglie del “riammodernamento”, sembra ci sia un vero e proprio progetto di impianto nuovo di zecca in agro di Cavallino. Progetto votato a maggioranza il 6 Marzo scorso dall’Assemblea dei Sindaci ATO provincia di Lecce. I cittadini esasperati da più di 15 anni di malesseri e nauseabondi odori, spia olfattiva inequivocabile di qualcosa che non va, si organizzano in un “Comitato Intercomunale” e avviano una raccolta firme per chiedere l'immediata revoca e bocciatura ponendo un'irremovibile pietra tombale contro qualsiasi decisione di aprire, né tanto meno ampliare, nuove discariche o continuare a sperperare ingentissimi soldi pubblici, (circa 52 milioni di euro), in discutibili e non ben chiari “ammodernamenti” di mega-impianti industriali insalubri e antiscientifici quali gli inutili e dannosissimi “biostabilizzatori”, vera piaga e offesa all'intelligenza umana prima ancora che alla scienza tutta, assieme alle discariche e agli inceneritori che alimentano la malagestione dei rifiuti nel Salento, impianti spreca-denaro pubblico e ammazza salute, ed essere finalmente ascoltati, i cittadini, nel verso della difesa delle sacrosante ragioni di tutti e del Salento e soprattutto nel verso della difesa di inalienabili e intangibili Diritti, Diritto alla Salute e alla Vita in primis, strettamente legati al Diritto alla Salubrità, Benessere e Bellezza del proprio territorio, Diritti sanciti e difesi sommamente dalla nostra Costituzione Italiana e dall'Europa.
Si chiede fermamente al Presidente dell’ATO Paolo Perrone, nonché sindaco di Lecce e massima autorità sanitaria del suo comune, un improcrastinabile e drastico cambio di rotta allontanadosi dalla malo non-ciclo dei rifiuti nel Salento, a più riprese denunciato e smascherato da inchieste giornalistiche e posto sotto l'attenta lente della Magistratura. E’ impensabile a causa di questa dannosissima malagestione che prevede ancora nel 2015 discariche, mega impianti di fasulla e antiscientifica “biostabilizzazione” e incenerimento dei rifiuti, costringere i cittadini di San Donato, San Cesario, Lizzanello, Cavallino, Caprarica di Lecce e di Lecce stessa e di tutto l'hinterland a soccombere per altri 20 anni a delle condizioni capestro mettendo a repentaglio drammaticamente condizioni di vita e di salute rendendole ancora più pericolose e disumane. Alle soglie del 2016 sono molte e arcinote le esperienze virtuose consolidate sia in Italia che nel mondo, che dimostrano che un’altra gestione dei rifiuti, gestione buona e nel pieno interesse pubblico della risorsa “rifiuti”, è possibile e tale via maestra è rappresentata dall'ottima e concreta “Strategia Rifiuti Zero” che non prevede di trasformare ancora una volta i cittadini in cavie e i territori in pattumiere, così come oggi politiche e decisioni irresponsabili hanno ancora in animo di fare, aprendo addirittura una nuova discarica con ingentissimo spreco di pubblici denari e spingere le comunità del Salento a sprofondare in un ulteriore e drammatico abisso. Le discariche e l'attuale impiantistica minano inesorabilmente per loro nociva natura la salute dei cittadini, e compromettono la salubrità dei territori. Perdita di salute comprovata dal catastrofico quadro epidemiologico per troppo tempo sottaciuto e ignorato, in primis proprio dai pubblici decisori, relativo a insorgenze di patologie altamente degenerative e letali con incidenze in costante aumento e che oggi grazie ad accurati studi così bene si conosce.
Gli esempi di come invertire la rotta ce lo indicano proprio le esperienze virtuose dei Comuni di Galatina e Corigliano d’Otranto, tra i primissimi comuni che hanno avviato una gestione razionale e tracciabile, oltreché premiale, promuovendo e potenziando l'ottima pratica del compostaggio domestico, dimostrando come semplicemente applicando la legge vigente da oltre 15 anni e recuperando le buone pratiche tradizionali di gestione dell'importante e ingente frazione organica/umida del rifiuto, in armonia con il territorio, il cambiamento può essere semplice, immediato e a costo zero! In entrambi i comuni le amministrazioni hanno regolamentato la virtuosa e semplice pratica istituendo un Albo ufficiale e pubblico dei Compostatori per promuovere e far ben gestire, comprovandola, la buona e virtuosa pratica del compostaggio domestico, riscontrando in un tempo brevissimo una risposta oltreché positiva da parte di tutti i cittadini, ottenendo risultati insperati ed eccezionali.
Tenendo conto che la produzione pro-capite di rifiuti in Italia si attesta a circa 1 kg di rifiuti solidi urbani al giorno. Una famiglia di 4 persone quindi ne produrrà circa 1 tonnellata e mezza all'anno. Il 40 % di rifiuti solidi urbani sono di origine ORGANICA. Per rispettare i cicli naturali della materia la destinazione di questi rifiuti non deve essere l'accumulo nelle discariche ma la loro decomposizione e trasformazione in humus, prezioso per il terreno facendo tornare in pochissimi mesi le sostanze nutritive utili al suolo rigenerandolo.
Il comitato chiede a tutti i comuni dell’ATO di adoperarsi affinché si disinneschi la bomba ambientale rappresentata da discariche, biostabilizzatori e inceneritori dicendo il loro fermo e doveroso “NO!” adoperandosi da subito per adottare, invece, e applicare la virtuosa Strategia Rifiuti Zero, partendo proprio dall’incentivare massimamente il compostaggio domestico e agricolo, ripristinare la salubrità dei territori e mirare ad un abbattimento sostanziale della tassa sui rifiuti, attraverso una premialità a quei cittadini che effettivamente puntano a non conferire in discarica e a ben gestire la frazione umida/organica.
Si fa un appello a tutte le associazioni e a tutti i cittadini della provincia di Lecce, invitandoli a partecipare attivamente alla raccolta firme che si terrà domenica 24 maggio a San Donato di Lecce , in Piazza Garibaldi dalle ore 9.30 alle ore 12.00.
Helen Centobelli 329.8120306 (per l'Associazione La Scìsciula, San Donato di Lecce)
Emanuele Lezzi 328.7045055 (per l'Associazione Sveglia Cittadina, San Cesario di Lecce)
Alfredo Melissano 327.1655422 (per il Forum ambiente e Salute del Grande Salento)
lug152014
Nei giorni scorsi, su uno dei siti più seguiti di Galatina è apparsa una lettera aperta di Onofrio Introna, ex-socialista ora di SEL (il cui acronimo probabilmente starà per Sinistri, Ecomafìa e Levità), nella quale il presidente del consiglio regionale pugliese cercava di ricondurre a più dorotei consigli l’ing. Marco Potì, sindaco di Melendugno, a proposito del gasdotto TAP (Trans Adriatic Pipeline).
L’Introna, continuando mielosamente ad appellare con il nome di battesimo il sindaco, fiero oppositore al TAP (almeno finora), dopo aver fatto una sviolinata ad “una delle più belle spiagge pugliesi, la vostra San Foca”, inizia a farneticare circa il “ruolo strategico dell’approvvigionamento di gas azero per le famiglie, per le imprese e per il Paese”, trattandosi nientepopodimeno che del “passante di un’infrastruttura capace di assicurarci una notevole autonomia energetica, di sdoganarci dall’oligopolio russo-maghrebino e di calmierare i prezzi”. Sì, come no.
Il cosiddetto rappresentante regionale cita poi un articolo di Lino Patruno della Gazzetta del Mezzogiorno, che francamente non m’era proprio saltato in mente di andare a leggere, data la mia idiosincrasia nei confronti di questo tipo di carta stampata (che sembra vada a braccetto con quell’altro morbido foglio a più veli, altrimenti detto “il nuovo Quotidiano di Lecce”, o qualcosa del genere). E avrei fatto comunque bene, pregno com’è, quel pezzo, di una serie di qualunquistiche scemenze, come ad esempio: “Più che gridare all’eresia e alla scomunica, questo dovrebbero fare tutti i comitati del “no”: valutare caso per caso, in modo che l’eventuale “no” non sia ideologico ma motivato. Cioè più fondato” [credo che sia il Patruno a non aver valutato caso per caso; i comitati No-Tap hanno invece da anni valutato, studiato, approfondito e soprattutto capito il progetto TAP più di quanto non si possa immaginare, grazie anche all’intervento di tecnici, ingegneri, geologi, fisici, avvocati, biologi ed altri professionisti, che hanno redatto migliaia di pagine di report senza compromessi e soprattutto sponsor, “con giudizio e senza pregiudizio”, ndr.]. E poi ancora: “In questo conflitto il Sud resta fermo, non sapendo bene cosa è meglio” [invece, caro Patruno, un certo Sud sa bene cosa sia meglio e cosa peggio; forse – ha ragione - magari non proprio tutto il Sud, come quello dei lettori di certi quotidiani, ndr.]. Ed infine: “Ci si chiede come mai ci sono sindaci che si fanno asfaltare da eolico e fotovoltaico selvaggio, accontentandosi in cambio di elemosine buone comunque a vincere le elezioni” [bè, questo francamente ce lo chiediamo anche noi, ndr.].
Ma lasciamo il Patruno alle sue elucubrazioni, e ritorniamo a Introna. Il quale, chiede ancora a Marco Potì di valutare (positivamente obviously) “la chiara disponibilità offerta dall’amministratore delegato della TAP Giampaolo Russo” [non si sa bene a cosa, questa chiara disponibilità, forse a sponsorizzare finalmente anche la festa patronale di Melendugno, o a elargire qualche altra elemosina, ndr.].
Sentite quest’altro stralcio che sembra scritto più con lingua e saliva che con penna e inchiostro: “L’imminente visita del presidente dell’Azerbaijan potrebbe essere una valida occasione per il Comune di Melendugno, per i comuni vicini, per la Regione Puglia e per l’attivismo del Governo Renzi. [slurp, ndr]. Potrebbe dare all’Italia la possibilità di non voltare le spalle ad una fonte di energia pulita, a bassa incidenza sull’ambiente”. Chiaro? Spalanchiamo le porte al presidente Ilham Aliyev [tipico presidente dittatore: eletto per la prima volta nel 2003 ereditando la leadership del suo defunto padre, ndr.], trattiamo con lui e la sua corte, stringiamo pure accordi economici con l’Azerbaijan [un paese che ha infranto tutte le regole sui diritti civili e dove numerosi oppositori sono finiti in carcere, un paese al 160° posto su 180 per le limitazioni alla libertà di stampa; anche se, con questo giornalismo, manco l’Italia sembra scherzare più di tanto, ndr.] che ci fornirà tanta energia pulita [sic!]. E poi vuoi mettere? Approfittiamo dell’“attivismo di Renzi”, l’uomo della Provvidenza2, che con 80 euro ci sta portando fuori dal baratro.
Non è il caso di continuare a chiosare altri frammenti della lettera intronata (se non altro per non stancare anche il più paziente dei nostri 25 lettori, i quali, con banale processo inferenziale, avranno già colto il succo di tutto il resto delle corbellerie presidenziali).
Ma non possiamo omettere, a mo’ di conclusione di queste note, un paio di considerazioni in merito alla pubblicazione di questa lettera da parte del “giornalista” del frequentatissimo sito galatinese con il titolone <<“TAP, un’occasione da non perdere”>>, con tanto di virgolette. Noi (che non siamo giornalisti ma semplici osservatori) ci permettiamo di sollevare qualche perplessità, intanto in merito alla locuzione-titolo, che, salvo errori od omissioni, non abbiamo rinvenuto nel corpo della lettera, e tuttavia riportata in alto e a caratteri cubitali come si trattasse di discorso diretto [Vuoi vedere che il titolo non è tratto da un dispaccio di agenzia ma dalla viva voce dell’Introna – ascoltata magari in un altoparlante telefonico? Sennò cosa c’entrano quelle virgolette? Ndr]. La seconda chicca sta nella foto a corredo dell’articolo pubblicato in onore del presidente del consiglio regionale pugliese, foto che riproduce l’immagine di un mare limpido, incontaminato, calmo, trasparente, di rara bellezza, ed una costa rocciosa intonsa [insomma di eventuali nefasti effetti del TAP nemmeno l’ombra. E’ proprio il caso di dirlo: da quella fotografia non si capisce né si vede un tubo, ndr]. La terza, forse la più importante, è che su quel famoso sito è comparsa la lettera di Onofrio nostro, ma, guarda un po’, non la pronta risposta di Marco Potì [che invece qui potete trovare di seguito in formato pdf].
Del resto cosa c’era da aspettarsi da certi “giornalisti” “indipendenti” (virgolette a sostantivo e attributo) che, a proposito della nota sponsorizzazione della festa dei SS. Pietro e Paolo, avevano blaterato di “tartassato Comitato festa”, di semplice “aiutino della TAP”, e - in merito al flash-mob del 29 giugno scorso, organizzato dai non-sponsor-tap davanti alla chiesetta di San Paolo – di manifestazione “strumentale e tecnicamente fuori luogo e fuori tempo”? [E, di grazia, quando ed eventualmente dove si sarebbe dovuta tenere codesta manifestazione? A San Foca? O direttamente in Azerbaijan, magari in pieno inverno? ndr]
Ragazzi, con certa “informazione” andrà a finire TAP (Tutto A Puttane).
Antonio Mellone
giu102019
Provo a sintetizzare quel che ho avuto modo di capire del convegno dell’8 giugno scorso circa le Opportunità [sic] in merito alla storia della Xyella fastidiosa, organizzato a Noha dal locale circolo PD, al quale sono stato gentilmente invitato.
Dunque, premesso che qui nel Salento, come recita il salmo responsoriale, ‘sta sicca tuttu’ e non ci sta più nulla da fare, che la nostra è zona infetta e il solo motivo del disseccamento degli ulivi è il batterio della Xyella, e che questo batterio ha come esclusivo untore la Sputacchina (un insetto con le ali e forse pure con le corna), è sufficiente guardarsi attorno per accorgersi del “paesaggio lunare” che ormai caratterizza la nostra terra [pare che anche sulla luna questa maledetta Sputacchina abbia fatto danni incalcolabili facendo seccare una miriade di piante autoctone, ndr.].
Certo è che chiunque osi mettere in dubbio questo Verbo che si è fatto Carne, anzi Melcarne, è un negazionista, un santone, un complottista, ultimamente anche un tuttologo, un sacerdote delle scie chimiche, e ovviamente un avversario della scienza: la quale, a quanto m’è dato di capire, o è Ufficiale o non è.
Ebbene sì, pare che la scienza abbia bisogno di aggettivi (ma prima ancora di soldi) per giungere a risultati inconfutabili, pubblicare studi de-fi-ni-ti-vi signora mia, e proferire leggi deterministiche (della serie: dato X non posso che ottenere Y, dove X sta per Xylella e Y per reddito - come i miei bravi studenti del primo anno di economia sanno a menadito).
La ricerca a 360°, invece, sembra sia vietata come la Cannabis Light: se ne deduce che una Ricerca con la maiuscola dovrebbe essere incontrovertibilmente retta, vale a dire a 90°.
Ora non ho ben afferrato se il relatore principale di questo bel congresso cittadino fosse un imprenditore o uno scienziato, ma non spacchiamo la palla in quattro. Qui ci basti sapere che quando l’imprenditore chiama il Cnr risponde, si mette sull’attenti o in ginocchio, a seconda, e si presenta sul campo all’in-do-ma-ni mat-ti-na pre-sto. Insomma basta la parola, come Falqui.
Sembra pure che il disastro, anzi l’emergenza (chiamiamola con il suo nome di battesimo) sia dovuta a chi si è opposto pervicacemente al piano Silletti di venerata memoria. Sì, quello che prevedeva il dogma dell’Immacolata Eradicazione non solo dell’ulivo infetto ma anche di tutto quanto di vivente cadeva nel raggio di 100 metri dal povero albero, incluse le piante sane, e giacché anche gli arbre magique però quelli ormai senza cellophane, il tutto asperso da diserbanti e pesticidi a gogo. Pazienza se tra questi oppositori (come si vede in un video del 2015, a meno di smentite, o voce doppiata o pensiero contraffatto) ci fosse stato anche l’esimio relatore del simposio di sabato 8, poi evidentemente folgorato sulla via di Bari.
Un altro punto fondamentale che mi sembra di aver colto dalla prolusione melcarnevalesca è che il Paesaggio ha senso se e solo se correlato al Profitto [sic], derivante magari da agricoltura intensiva, tipo quella con i filari di Favolosa, ovvero Fs17 - varietà che è senza alcun dubbio lunga, morbida e resistente (parola di Einstein). Il che (cioè il binomio inscindibile Paesaggio/Profitto) per una persona sana di mente sarebbe un ossimoro: tuttavia visti gli applausi scroscianti degli ammiratori dell’altra sera credo che il soggetto possa ormai ambire alla candidatura naturale di ministro dell’ambiente del prossimo venturo governo PD [adesso per favore non vi venga in mente di associare all’acrostico una bestemmia da scomunica apostolica: traducetelo, se proprio volete, con Post-Democratici, ndr.].
A proposito, ma sapevate voi che il ministro dell’agricoltura Centinaio, con il suo recente decretino, convertito in legge in men che non si dica con il voto di quasi tutti, è riuscito a ricreare il Partito Unico della nazione Lega-M5S-PD? Be’ non so voi, ma io ne ho avuto conferma la sera stessa del convegno, visto il trasporto con cui se n’è fatto cenno.
Mi rimane solo un cruccio di questo convegno: il non aver potuto - il sottoscritto e altri astanti - fare domande ai relatori (eppure ne avevamo un paio da porci).
Sarà stato per via di qualche decibel sopra il pentagramma o per l’intervento di qualcuno tra il provocatorio e il sarcastico, sta di fatto che organizzatori e relatori anziché rispondere a tono a ogni appunto, oppure come le persone intelligenti userebbero fare in questi casi con una bella battuta sagace o con l’efficacissimo sbadiglio, hanno invece perso le staffe, troncando così di netto il convegno. Avete presente: “Fedeli, la messa cantata è finita andate a casa” ? Ecco.
Per non parlare del principale conferenziere che s’è l’è addirittura presa con Emanuele, uno fra i più educati spettatori di sempre, il quale con il suo cellulare stava osando riprendere le ultime sceneggiate: “Ehi TU – fa il nobiluomo - non mi devi riprendere. Non ti do l’autorizzazione!”, mancava che ci aggiungesse “gné gné gnè” per farla completa. Qualcuno spieghi al ricercatore/imprenditore (o viceversa) che non eravamo in una riunione a porte chiuse del club Bilderberg, ma in un pubblico convegno dove, oltretutto, i “teleoperatori ufficiali” avevano ripreso pure le mosche di passaggio, e senza alcuna domanda in carta da bollo.
Confesso di essermene andato via con un ulteriore dubbio. Vuoi vedere – mi son detto – che sei stato ospite di un’adunata di Casa PD (dove PD sarebbe il combinato disposto della consonante iniziale e di quella finale di Pound)?
Antonio Mellone
lug132021
Pubblichiamo la lettere inviata il 18 marzo 2021 all'Amministrazione Comunale e della quale si attende ancora una seria valutazione del problema.
Il pericolo di crollo calcinacci o di parti sporgenti dal profilo della facciata di tutta la struttura in oggetto è tutt’altro che improbabile.
Abbiamo segnalato più volte ai tecnici comunali intervenuti per dei controlli, la necessità di un risanamento della struttura nel suo insieme, comprendendo quindi anche gli interni che mancano delle funzioni basilari, con l’obiettivo di ripristinare l’agibilità, ma forse si sta sottovalutando il problema dal punto di vista “sicurezza” pubblica.
Sul lato destro della torre dell’orologio, per chi lo osserva dalla piazza, è evidente a occhio nudo lo stacco dal muro del cornicione verticale in tutta la sua lunghezza, non è altrettanto visibile lo stato di aderenza delle altre parti intorno all’aquila, tantomeno si può dire dei massi calpestabili della balconata. Oltretutto il 18 giugno del 2013 si staccava improvvisamente un pezzo simile del balcone al primo piano della casa attigua, arrecando gravi danni ad una automobile in sosta, e per fortuna non a persone. La fortuna finora ci ha assistiti ma forse non è il caso di continuare così.
http://www.noha.it/noha/articolo.asp?articolo=1039
Crediamo non ci sia più tempo per attendere progetti dedicati e finanziamenti relativi che non arrivano mai, la salvaguardia della sicurezza per chiunque si trovi a transitare nell’ambito adiacente alla struttura va ben oltre all’aspetto indecoroso di un Bene Storico e Culturale, va perfino oltre alla assurda assenza di un meccanismo che faccia funzionare l’orologio, il risanamento conservativo e/o di ristrutturazione edilizia è già di per sè un progetto.
Chiediamo all’Aministrazione Comunale che intervenga al più presto possibile sullo stato pericolo che incombe su tutto il tratto prospiciente alla struttura pubblica, restituendo all’area la sicurezza dovuta.
Il Direttivo di Noiambiente e Beni Culturali odv; Noha e Galatina
ago092017
Non credo che non ve ne siate accorti anche voi che il paesaggio che si vede in giro per la nostra amata terra, con tutte le campagne e gli alberi bruciati, è molto triste. A causa della siccità e il caldo torrido la vegetazione è in evidente sofferenza. Non credo che non abbiate notato quanta tristezza si evince da tutti quei prati nero fumo, che solo a passargli vicino, l’odore acre di paglia bruciata mozza il respiro. Non credo che non ve ne siate accorti che su quei prati neri, oltre alla paglia carbonizzata che penetra i polmoni di tutti, sono rimaste le carcasse incombuste e deformate di tanti rifiuti ( soprattutto oggetti domestici: tv, valigie, scarpe, vasi, bottiglie, pneumatici, frigoriferi, ecc.) gettati prima degli incendi, con evidente strafottenza da incivili masse organiche senza coscienza.
Tutto questo penalizza la nostra dignità, di persone civili.
Noi crediamo che si possa ancora fare qualcosa per evitare questo scempio. Vi chiediamo di non gettare più i rifiuti nell’erba e di non bruciare più i prati. Forse la legge non riuscirà a punirvi, forse, ma la Natura lo sta già facendo. I fumi tossici e le fibre volatili che il vento sparge nell'aria, contribuiscono alle formazione di gravi malattie. O pensate davvero che le malattie riguardino solo gli altri e voi che amate bruciare ne siete immuni?
SMETTIAMOLA DI FARE GLI SPORCACCIONI E COMINCIAMO A RAGIONARE.
SIETE TUTTI INVITATI ALLA MANIFESTAZIONE. CON LA VOSTRA PRESENZA DIMOSTREREMO INSIEME CHE NOI AMIAMO VIVERE IN UN ambiente PULITO E SOPRATTUTTO SANO.
fareambiente - Laboratorio di Galatina
lug062022
Siamo finalmente pronti. Abbiamo nominato una giunta di alto profilo, tenendo conto del risultato politico dei rispettivi movimenti e delle competenze dei singoli.
Siamo certi di aver costruito una squadra equilibrata e competente che farà molto e bene per la nostra comunità. Galatina merita il meglio e noi stiamo cercando di darglielo.
Ecco i nomi della Giunta:
Si tratta di due figure di altissimo profilo morale e tecnico, capaci di garantire le competenze necessarie per la gestione di progetti complessi, in tempi molto brevi.
Abbiamo intenzione di compiere un cambio di passo fin da subito e per questo abbiamo intenzione di valorizzare il nuovo Consiglio Comunale. Vogliamo renderlo di nuovo centrale attraverso gli strumenti che gli sono propri. Per questo, i Consiglieri Comunali supporteranno me e la mia squadra fattivamente, con specifiche deleghe assegnate ad ogni singolo componente. In questo nuovo corso, anche le Commissioni Consiliari giocheranno un ruolo fondamentale. La prima è già stata annunciata e sarà presieduta da Antonio Antonaci e riguarderà la salute e l’ospedale.
Altre saranno concordate con la Maggioranza e Minoranza e saranno dotate di poteri reali per poter incidere davvero nella politica galatinese, superando una fase di appannamento. Abbiamo portato in consiglio un gruppo di giovani, di donne e di uomini in grado di dare tanto in termini di competenze e innovazione.
Agli Assessori e all’intera Assise Consiliare auguro un buon lavoro.
Il nostro impegno è quello di rendere i nostri concittadini fieri di essere galatinesi. Il nostro dovere sarà quello di rendere questa Città bella e produttiva, all’altezza della sua storia.
Ufficio Stampa
Fabio Vergine
Sindaco di Galatina
nov272013
Domenica mattina, 24 novembre 2013, solo 100 passi dividevano due piazze, anzi due ville galatinesi: villa San Francesco e la villa per antonomasia, quella grande del girodellavilla (da pronunciare tutto d’un fiato) da compiersi rigorosamente in auto.
Una villa, quella del giro, stracolma di gente; quell’altra frequentata, diciamo, quanto basta. Una a passeggio, svagata, distratta, divertita dagli sbandieratori, dai cavalli, dall’acqua benedetta e dai circenses; l’altra concentrata, attenta, impegnata a sostenere un giudice pazzo, Nino Di Matteo, che s’è messo in testa di voler scoprire la verità sulla purtroppo reale e non presunta (come invece insinuano gli amici degli amici) Trattativa Stato–Mafia.
E a causa di questo, il bravo magistrato Di Matteo si trova a passare le pene dell’inferno: da un lato minacciato di morte dalla mafia, e dall’altro processato da alcuni “compari magistrati” (questi sì politicizzati) davanti al Consiglio Superiore della Magistratura per via di un’intervista rilasciata ad un giornale; e, non ultimo, beffeggiato da Napolitano, il presidente della cosiddetta Repubblica, citato come testimone nel processo sulla Trattativa. Il quale prima si dice “ben lieto” di partecipare e poi (proprio in questi giorni) invia ai giudici la letterina di Babbo Natale in cui afferma di non sapere nulla sul tema. Ma non s’è mai vista una cosa del genere: un testimone che spedisce una lettera per chiedere l’esonero dalla sua testimonianza. Un testimone ad un processo si presenta e risponde alle domande, punto. Anche se questo testimone si chiama Giorgio II Napolitano. E questo, fino a quando la legge, almeno sulla carta, continuerà ad essere uguale per tutti.
Nella villa San Francesco c’era l’Anita Rossetti delle Agende Rosse di Galatina con il microfono in mano - e con la rabbia che tutti dovremmo avere – pronta a spiegare ai presenti queste ed altre cose, quelle che non troveremo mai, ad esempio, sul giornale più venduto a Galatina (incredibile ma vero) cioè il quotidiano di Lecce, anzi della famiglia Caltagirone, e men che meno nei programmi televisivi. Per dirne una: il programma più visto in tv venerdì 22 novembre u.s. è stato “Tale e quale show” con 6,6 mln – dico seivirgolaseimilioni - di spettatori ed uno share del 27,4%!, ed ho detto tutto.
I 100 passi di Galatina, dunque, sono i 100 passi d’Italia.
Mi piace pensare che anche nel resto delle città italiane ci siano altre villette San Francesco che cercano di imporsi sul frastuono del nulla o il luccichio del vuoto delle più ampie e frequentate piazze Alighieri, ovvero, ribadiamolo, di altrettanti mega-porci commerciali (è d’uopo citare un mega-porco commerciale anche qui, così il mio amico Raimondo Rodia è contento). Mi piace pensarle, queste villette San Francesco, come quella di domenica scorsa, con tanti ragazzi della Scuola Media di Noha (Istituto Comprensivo Polo 2), guidati dalla prof. Rita Colazzo - tanto di cappello per l’impegno extra-orario scolastico, e addirittura festivo - e dalla turbo-dirigente scolastica, la Eleonora Longo, sempre presente, anzi promotrice di certi tipi di manifestazioni di vera, non fasulla formazione culturale. Mi piace partecipare a convegni come questo in cui non manca mai l’artista Tonino Baldari (che non ho ben capito a quale pianta di zangone si sarebbe dovuto incatenare all’indomani per protesta), e poi ancora la Francesca, la Stefania, e Carlo, e l’Emanuele, e Luigi Longo ed i suoi “compagni” (purtroppo solo alcuni: ma dove cavolo sono andati a finire i latitanti?), e addirittura un senatore ed un onorevole, e, perché no, anche la Daniela Vantaggiato (che dopo il dovere è corsa al piacere dell’altra piazza: ma ci accontentiamo lo stesso), e decine e decine di altri compagni di lotta per il buon senso, la legalità, l’ambiente, in una parola la Costituzione della Repubblica Italiana.
Sarebbe bello sentir risuonare in tutte le villette San Francesco d’Italia, come in quella di Galatina (ma sarebbe più bello sentirle ovunque) alte e forti le parole di Peppino Impastato, figlio di mafiosi, ma giornalista antimafia, ucciso dalla mafia: “Mio padre, la mia famiglia, il mio paese! Io voglio fottermene! Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! Io voglio urlare che mio padre è un leccaculo! Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!” [brano tratto dal film “I cento passi” di Marco Tullio Giordana].
Sì, “prima di non accorgerci più di niente” il magistrato Nino di Matteo ha bisogno della nostra voce, del nostro sostegno, della nostra solidarietà, visto che non li ha ricevuti (salvo errori od omissioni) ad esempio dal presidente Letta o dalla Cancellieri (figuriamoci!) o dalla Boldrini o da Renzi o dalle altre autorità-compari di merende.
Oddio, sarebbe stato bello se anche in quell’altra piazza il mio sindaco, issato su quel palco, nel suo discorsetto di circostanza, avesse fatto appena un cenno al convegno antimafia che si svolgeva a 100 passi da lui: sarebbe bastata una frase, una sola parola di sostegno al magistrato Di Matteo. Purtroppo nulla. Certo, in molti non avrebbero capito nemmeno di chi si trattasse, né che cosa fosse la Trattativa. Ma cultura significa proprio questo: rompere gli argini, rompere i muri del silenzio, dell’indifferenza, dell’ignoranza, ed il più delle volte rompere le scatole. Percorrere 100 passi. Invece no, tutti zitti e mosca, fermi al punto di partenza, pronti a fare i gargarismi con il perbenismo di facciata tutto galatinese.
Sarebbe bello sentire parole antimafia da parte delle cosiddette autorità, dalle alte e anche dalle basse cariche istituzionali. Purtroppo (o per fortuna) queste parole sono proferite soltanto da semplici cittadini, le vere cariche dello Stato. Le altre, evidentemente, sono (sovente state) solo delle scariche.
ago222023
Problemi con i parcheggi, troppe macchine, strade intasate e spettatore costretti a camminare al buio tra le campagne adiacenti.
Sembra di risentire la cronaca del 12 notte.
Non credo che la zona dello stadio non sia adeguata a ricevere 25-30 mila persone o che la viabilità non sia sufficiente. Credo che ci sia bisogno di studiare di più i problemi e risolverli. Partendo dagli errori. A nessuno verrebbe in mente di impedire le partite di calcio al via del Mare per i problemi di viabilità di domenica.
Allo stesso modo a noi non viene minimamente in mente di abbandonare il percorso intrapreso in merito ai grandi eventi. Rilanciando anche con la zona fiera, adiacente alla zona dell’aeroporto e oggetto di un importante ed ambizioso progetto di rinascita.
Con buona pace di quanti,non sapendo né leggere né scrivere, usano i social a fini di propaganda politica, attaccando città come Lecce e Galatina.
Innanzitutto stiamo ripartendo dal tavolo delle istituzioni e mercoledì prossimo ci rivedremo in prefettura per far un’analisi serena, da noi sollecitata, su cosa non abbia funzionato. Nessun intento di cercare capri espiatori o di crocifiggere nessuno o, peggio, di scrollarsi addosso le proprie responsabilità.
Dobbiamo però svolgere il nostro ruolo pubblico e garantire, ai tanti danneggiati dai disagi, verità e garanzia dei propri diritti.
Riteniamo, in ogni caso, strategico partire da questi grandi eventi e dall’entusiasmo che possono generare.
L'entusiasmo sociale è fondamentale per lo sviluppo economico di un paese come il nostro, nel sud dell’Italia. può stimolare la collaborazione tra individui e gruppi, promuovendo innovazione e creatività; può incoraggiare l'imprenditoria, poiché le persone sono più propense ad avviare nuove imprese quando si sentono sostenute dalla loro comunità. Inoltre, può attrarre investimenti esterni, poiché un ambiente comunitario positivo e dinamico può essere attraente per gli investitori. Infine, può contribuire a superare le sfide economiche, poiché una comunità unita e motivata è più resiliente alle difficoltà.
Fabio Vergine
ago092019
La tutela e la cura verso l’ambiente non possono andare in vacanza. Così come la nostra attenzione nei confronti del corretto conferimento dei rifiuti della raccolta differenziata. In particolar modo, vi è la necessità di concentrarci sul rifiuto organico e, in particolar modo, sul suo aspetto qualitativo.
Innanzitutto, è bene ricordare cosa si intende per rifiuto organico, ossia tutti gli avanzi di cibo, resti di pietanze, scarti di verdura, bucce della frutta, gusci di uova, fondi del caffè, filtri di thè, camomilla e tisane, cenere spenta, sughero, trucioli in legno, tovaglioli e fazzoletti di carta, cartone della pizza sporco (ridotto in piccoli pezzi), lettiere naturali, etc.
Il rifiuto organico va conferito esclusivamente all'interno di buste biodegradabili e/o compostabili (possono essere utilizzate anche le buste della spesa date nei supermercati) ed è assolutamente vietato l’utilizzo di sacchi neri perché non conformi.
E’ importante che il rifiuto organico sia puro, ossia che al suo interno non siano presenti anomalie, e quindi altre tipologie di rifiuto, dovute all’errato conferimento.
Il Comune di Galatina conferisce i suoi rifiuti organici presso l’impianto di Laterza, Progeva. Qui, il limite massimo per l’ammissibilità del rifiuto corrisponde ad una percentuale di impurità non superiore al 10%. Superata questa soglia l’impianto potrà addirittura respingere il carico di rifiuti. Ipotesi da non sottovalutare, anche per la seria criticità che ne deriverebbe per l’ente.
Nell’ultima analisi merceologica del rifiuto organico del territorio di Galatina, effettuata nel mese di luglio, è stata rilevata che un’impurità del 6,10% di materiale non compostabile sul totale del rifiuto monitorato: è stata riscontrata la presenza di carta e cartone e di 5,64 kg di plastica (dato questo estremamente preoccupante). In particolare su 80 sacchetti analizzati 61 erano in bioplastica compostabile. Quindi, ci sono cittadini che ancora utilizzano sacchetti di plastica, in questo modo andando a “sporcare” la purezza del rifiuto organico. Tra l’altro, non è assolutamente tollerata la presenza di vetro nel rifiuto organico che, nell’analisi suddetta, era pari all’0,49% del materiale non compostabile emerso. In questi casi è prevista una penale pari a € 500, iva esclusa, non emessa in questo caso specifico, data l’esiguità del dato rilevato.
La presenza di elevate impurità all’interno della frazione organica comporta un aumento dei costi di conferimento che, inevitabilmente, ricade sulla cittadinanza. Infatti, a partire dal 1 luglio alla tariffa base di riferimento, l’impianto di conferimento applicherà una tariffa aggiuntiva pari a 33 €/t rispetto alla percentuale di impurità riscontrata a seguito dell’analisi merceologica effettuata sul rifiuto organico. Un deterrente contro gli sporcaccioni è rappresentato, sicuramente, dai controlli effettuati dalla Polizia Municipale e dall’Ispettore ambiente: controlli a campione, su ogni tipo di rifiuto. Ricordando che sanzionare non è punire, ma in questo caso educare.
Con queste brevi indicazioni intendiamo informare i cittadini di alcuni aspetti tecnici del ciclo dei rifiuti per sensibilizzare gli stessi sul tema della raccolta differenziata anche e soprattutto da un punto di vista economico e, quindi, di costi. Così facendo ognuno di noi diventa mezzo di comunicazione e sensibilizzazione rispetto all’altro, all’amico, al vicino di casa, al turista, ai propri figli o, viceversa, ai genitori.
Siamo consapevoli della virtuosità delle nostre pratiche e adoperiamoci per migliorare sempre di più.
Ufficio Stampa - Marcello Amante
mar252013
L’altro giorno m’è arrivato per posta da parte della Fidas di Noha - tra i cui soci s’annovera ormai da qualche decennio anche il sottoscritto - l’invito graditissimo a partecipare alla festa del trentennale del gemellaggio tra l’associazione dei donatori di sangue Fidas di Vicenza e quella Leccese.
Il calendario dell’iniziativa, che verrà pubblicato anche su questo sito, è ricco di eventi, incontri, momenti formativi e conviviali, donazioni del sangue presso la nostra Casa del donatore di Noha (una delle più attrezzate, accoglienti e confortevoli d’Italia), ed, infine, visite guidate nei centri storici di Galatina, di Gallipoli, e, non ultimo, quello di Noha.
Che bello - ho pensato – trecento amici vicentini verranno nel Salento e addirittura a Noha per godere della nostra ospitalità, del nostro ambiente, delle nostre ricchezze storiche, artistiche, culturali, eno-gastronomiche…
E mentre riflettevo su tutto questo già mi prefiguravo il gruppo di turisti vicentini che passavano dal loro centro storico (che ho più volte visitato tempo addietro) ricco, pulito, intonso (come se il Palladio vivesse ancora), ben illuminato, chiuso al traffico, al nostro, ancor bello, a misura d’uomo, particolare nella sua morfologia e nel suo mistero.
I nostri compagni di avventura potrebbero incominciare il percorso turistico nohano con la visita alla nostra piazza San Michele, il salotto buono, quello sul quale si sporgono da un lato la maestosa facciata della nostra chiesa madre (sul cui fastigio scolpito a tutto tondo in pietra leccese campeggia l’antico stemma di Noha con le tre torri e i due velieri, sormontato dalla corona baronale e abbracciato quasi dai due rami rispettivamente di arancio e di alloro) e dall’altro, di fronte, come se da tempo immemorabile dialogassero del più e del meno, la torre dell’orologio del 1861 (o quel che ne rimane). Potremmo raccontar loro che purtroppo l’orologio è fermo da un quindicennio se non di più, che le campane sono mute, che i loro battagli o martelli sembrano svaniti nel nulla, che però il meccanismo interno dell’antico cronometro a corda è esposto nell’atrio delle scuole di Noha. Arrampicandoci sugli specchi potremmo pure raccontar loro la palla megagalattica secondo cui la torre e il balcone civico verranno restaurate “quanto prima” secondo le intenzioni dell’amministrazione comunale. E che s’è anche pensato di chiudere finalmente al traffico il nostro centro storico, liberandolo una buona volta da auto in transito, parcheggiate, o spesso fermate a casaccio. Mica possiamo dir loro tutto, ma proprio tutto, come per esempio il fatto che i nostri rappresentanti politici, inclusi gli attuali, non ci sentano da un orecchio, e dunque preferiscano costruire circonvallazioni interne e discutere di nuove aree mercatali da cementificare in quattro e quatto otto, ma anche di comparti e di centri commerciali food e non food da far nascere in mezzo alla campagna di Collemeto, sempre in nome delle “ricadute sull’occupazione e lo sviluppo”, il ritornello buono per ogni occasione, ripetuto a mo’ di un salmo responsoriale un po’ da tutti i pecoroni di destra e manca.
Ma ci converrebbe tirare innanzi, senza indugiare più di tanto su certi argomenti: i nostri amici vicentini potrebbero accorgersi del nostro imbarazzo e magari smascherare così su due piedi le nostre magagne comunali.
Potremmo poi condurli in via Pigno per far loro ammirare il nostro orgoglio, la torre medievale nohana - che rispetto a quella di Pisa ha solo il decuplo del rischio crollo - con quel grazioso motivo di archetti e beccatelli quale corona alla sommità, con il ponte levatoio, con le catene tiranti, e con il passaggio segreto. Tutta roba che però i nostri ospiti potranno solo immaginare, senza poter vedere né toccare, perché la torre, il ponte, la vasca ed il passaggio, che stanno in piedi da oltre settecento anni quasi per quotidiano miracolo, sono – oltre che privati - nascosti dietro un alto muro di cinta, il muro di Berlino di Noha mai abbattuto però (arricchito ultimamente anche da un murales policromo). Continuando nella nostra pantomima potremmo insistere nel dire ai vicentini che siamo certi che nei prossimi settecento anni qualcosa si muoverà. Ma non diciamo loro cosa, se la torre, il ponte, il muro dei Galluccio, o finalmente qualche neurone nohano.
Sconsolati appena un po’ potremmo proseguire oltre, portandoli di fronte al palazzo baronale, anzi, forzando un po’ la mano, addirittura prima nell’atrio e poi nel cortile o piazza d’armi del castello. Il che è il massimo che si riuscirebbe ad ammirare di quest’altro bene culturale nostrano: da quando sono state sfrattate le gentili signore che vivevano al piano nobile del palazzo sembra che se la siano svignata anche i fantasmi del passato aggrappati alle sue chianche oltre che alle volte dei secoli, lasciando il posto alle tarme, all’umidità, alle muffe, e a qualche altro verme solitario o in colonia.
Ma poi, lasciandoci alle spalle cotanto oltraggio (e sottacendo accuratamente il fatto che sotto i loro piedi si cela un grande antico frantoio ipogeo visitabile soltanto dagli speleologi coraggiosi, mica dai turisti) potremmo riuscire a riveder le stelle o le stalle conducendoli nei pressi delle famose casiceddhre e raccontare loro la storia dello sciacuddhri. Però, ahimè, anche qui, i nostri poveri viaggiatori, pur a bocca aperta, dovrebbero rimanere a debita distanza da questa meraviglia per il pericolo di caduta massi in testa. Anche qui i nostri amici avrebbero a che fare con rovine e stupidità: ultimamente anche il campanile è crollato, ridotto ad una piccola torre mozza, una montagna spaccata, un rudere, uno sgorbio, mentre il resto delle casiceddhre, ridotte a poco più che macerie allo stato puro, sembrano quelle stesse che ancor oggi si contemplano nel centro storico de L’Aquila, “ricostruito” dal governo del cavaliere mascarato. Soltanto che qui a Noha non c’è stato il terremoto, ma probabilmente qualcosa di peggio.
Poi chiuso questo capitolo, li indirizzeremo da lì ad una cinquantina di metri verso la “casa rossa” (magari nel frattempo li avremo bendati ben bene, come al gioco della mosca cieca, per non fargli scorgere il sito archeo-industriale scoperchiato e diruto del Brandy Galluccio).
Eh già, eh sì, la leggendaria casa rossa, la casa pedreira nohana che sembra disegnata e fatta costruire dall’architetto spagnolo Antoni Gaudì, ricca di cunti e storie, e destinata a diventare poco più o poco meno che la dependance di un paio di casini (in minuscolo, e non nel senso volgare del termine). Ma forse sarebbe meglio stendere un velo pietoso anche su quest’altra roba che non sapremmo più come definire. Meglio non nominarla invano facendo finta di nulla? Come se non esistesse? Forse sì. Se sapessero e vedessero in che stato versa l’interno e l’intorno di quello che un tempo era uno splendore gli amici vicentini potrebbero risponderci con degli insulti se non con degli improperi espressi con altrettante sonore pernacchie.
Non so se sarebbe il caso di andare oltre conducendo il gruppo dei malcapitati nei pressi della masseria Colabaldi ancora una volta messa in vendita dagli acchiappagonzi con tanto di comparto approvato da chissà quale illuminata maggioranza di consiglieri comunali per la costruzione di una ottantina di villette a schiera acquistabili con comode rate cinquantennali. Ma forse no, meglio lasciar perdere anche qui e cambiare itinerario, meglio accompagnare i donatori (di pazienza) nella nostra amena splendida fertile multicolori campagna nohana, per esempio verso lu Runceddhra.
Ma a pensarci bene purtroppo anche là ad attenderci non ci sarebbero che scempio e tristezza, come quei quaranta e passa ettari di impianto fotovoltaico, inutili o di certo non utili alla popolazione o al comune (come invece tanti allocchi - inclusi i nostri rappresentanti politici - credevano dapprincipio o temo credano ancora).
No, no, come non detto, meglio ritornare alla casa del donatore, senza nemmeno dirgli che quell’edificio color rosa antico adiacente è il vecchio cinema paradiso di Noha, il nostro “Cinema dei fiori”, ormai in balia di funghi, muschi e licheni.
Però, se non per rifarci, almeno per darci un tono, potremmo dire che abbiamo oltretutto anche un centro sociale nuovo di zecca, con tanto di funzionalissima sala convegni, come quella della vecchia scuola elementare di piazza Ciro Menotti ristrutturata un paio di anni fa ed inaugurata in pompa magna il primo dicembre scorso. Il fatto che sia ancora chiusa al traffico dei pensieri e delle opere è una quisquilia: manca ancora l’elettricità come Dio comanda, anzi come comanda la legge. Embè? Cosa vuoi che sia. Inezie, dettagli. Prima o poi l’Enel allaccerà ‘sto benedetto cavo e tutto potrà partire secondo i programmi. Quali, non si sa ancora. Ma i nostri rappresentanti “disponibilissimi e preparatissimi” ci hanno assicurato: “tutto secondo i programmi”. Punto.
Forse sarebbe meglio abbassare la cresta e l’enfasi sulle nostre meraviglie: rischieremmo che i nostri ospiti, gli amici donatori di sangue venuti dal nord, turisti per caso o loro malgrado, affranti di fronte a tanta bellezza spriculata, esprimendosi in vicentino stretto, rivolgano a noi queste semplici ma significative parole a mo’ di giusto guiderdone per la nostra responsabilità - fosse anche solo quella di esserci voltati più volte dall’altra parte: “Nohani, cu pozzati buttare lu sangu!”.
giu202023
“GALATINA DELLE MERAVIGLIE” è un progetto targato Legambiente La Poiana ammesso al finanziamento per il bando regionale “Puglia Capitale Sociale 3.0”.
Il circolo Legambiente La Poiana con sede in Galatina, opera sul territorio salentino dal 2019, e, con il progetto “Galatina delle Meraviglie”, ha previsto la realizzazione di un parco urbano (per il quale sono già in corso i lavori) in Via Biagio Chirienti con la prima area sgambettamento cani sul nostro territorio comunale e la sistemazione dell’area pedonale di Via Reno.
Quest’ultima è una perpendicolare di Via Gallipoli, punto d’interesse importante per la sua collocazione vicino a molte attività commerciali di vario tipo.
Sono terminati i lavori di decoro e sistemazione urbana dell’area, con aiuole ricche di piante e fiori, installazione di due panchine, una siepe ben curata, è stata sistemata la gradinata, collocato un cestino per la differenziazione dei rifiuti, una “Diana Mangia Mozziconi” e, dulcis in fundo, un bellissimo Murale ad opera di Carla Casolari e Romaldo Antonaci, due soci del circolo (che hanno realizzato nel 2020 il Muro del Coraggio in Viale Ofanto).
Murale che riprende la storia di Alice nel paese delle Meraviglie, che per noi non può che essere Galatina.
L’inaugurazione si svolgerà Sabato 24 Giugno a partire dalle ore 19:00, durante la quale interverranno le istituzioni, in particolare, il Sindaco Fabio Vergine, il vicesindaco e Assessore al Turismo Maria Grazia Anselmi, l’Assessore all’ambiente Carmine Perrone, l’Assessore al rapporto con le Associazioni Ugo Lisi e un maestro d’arte e socio de “La Poiana” Andrea Merico, che ci farà fare un viaggio nella storia della nostra città.
Inoltre sarà presente il birrificio OLD 476 di Antonio De Giorgi per degustare dell’ottima birra artigianale, i prodotti de “L’Artigiana” e un buffet dolce offerto dal “Joy Caffè” di Noha, di Valentina Negro.
Un ringraziamento va all’Amministrazione Comunale, partner ufficiale del progetto “Galatina delle Meraviglie” insieme all’Onorevole Leonardo Donno, ad Ecotecnica srl, Ecom, Tab_19 e l’Artigiana.
Altresì si ringraziano tutte le attività commerciali che hanno sostenuto e continuano a sostenere il progetto.
Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare.
Il Presidente Legambiente Galatina
mag172016
IL SINDACO
Premesso che da verifiche degli organi competenti, risulta che nel territorio del Comune di Galatina, numerosi lotti di terreno versano spesso in stato di abbandono con presenza di folta vegetazione spontanea, rovi, sterpaglie e materiale vario;
Considerato:
- che dette aree favoriscono la proliferazione di animali e insetti nocivi con grave pregiudizio per l'igiene e la salute pubblica;
- che tale situazione rappresenta anche potenziale causa di incendi a danno della pubblica incolumità;
Vista la nota prot. nr. 74073 del 04/05/2016 del Dipartimento di Prevenzione dell'ASL Lecce, con la quale si invitano le autorità locali ad attuare, tra l'altro, specifiche azioni finalizzate al risanamento ambientale per prevenire e/o contrastare la diffusione degli organismi vettori di interesse sanitario quali zanzare, mosche, blatte, ratti, ecc.;
Ravvisata la necessità e l'urgenza di predisporre misure cautelari tese a prevenire l'insorgere di patologie sanitarie connesse alla nidificazione di insetti e parassiti e alla presenza di rifiuti, nonché il rischio di innesco e propagazione di incendi, a tutela e salvaguardia dell'igiene pubblica e della salute dei cittadini;
Visti gli artt.159 e 253 del Regolamento Comunale di Igiene e Sanità Pubblica;
Visti gli artt. 7 bis e 50 del D. Lgs. legislativo n. 267 del 18.08.2000;
ORDINA
ai proprietari e/o conduttori dei terreni ricadenti nell' intero territorio del Comune di Galatina, di provvedere immediatamente, e comunque ogni qualvolta si renda necessario, alla pulizia degli stessi tramite aratura e/o taglio della vegetazione spontanea ivi presente con rimozione del relativo sfalcio, e di conservarli liberi da materiali di scarto, anche se abbandonati da terzi, al fine di scongiurare il degrado ambientale e salvaguardare l'igiene e la salute pubblica.
RENDE NOTO
A norma dell'art.3, comma 4 della Legge 241/1990, avverso la presente ordinanza è ammesso ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale, ovvero ricorso straordinario al Capo dello Stato, rispettivamente entro 60 e 120 giorni dalla data di pubblicazione.
A norma dell'art.4 della stessa Legge 241/1990, il Responsabile del Procedimento è il Funzionario Responsabile del Servizio ambiente.
La presente ordinanza, oltre ad essere trasmessa in copia all'Ufficio Stampa per la massima divulgazione ai mass-media e pubblicata sul sito Web del Comune, viene notificata per opportuna conoscenza e per quanto di competenza a:
- Comando di Polizia Municipale;
- Commissariato di Pubblica Sicurezza di Galatina;
- Comando Stazione dei Carabinieri di Galatina.
E' fatto obbligo a tutti i pubblici ufficiali preposti alla vigilanza e alla sicurezza pubblica di far osservare la presente ordinanza.
SI AVVISA
L'inosservanza alla presente ordinanza comporta:
- l'applicazione delle sanzioni amministrative di cui all'art. 7 bis del D.Lgs. nr. 267/2000;
- la violazione dell'art. 650 c.p.
In caso di mancato adempimento, questo Comune provvederà direttamente all' esecuzione degli interventi necessari con addebito delle spese a carico degli obbligati, oltre all' irrogazione dei relativi provvedimenti sanzionatori.
IL SINDACO
Dott. Cosimo Montagna
set202017
Dopo aver superato la prima fase di smarrimento vedendo il vuoto lasciato dallo sradicamento dei due pini “storici” davanti alle case di corte del Palazzo Baronale, ci siamo chiesti come finirà questa storia e se il rischio di essere demoliti saranno ancora altri pini e/o le casiceddrhe di Cosimo Mariano, secondo bene culturale di Galatina in ordine di importanza per il F.A.I. (Fondo ambiente Italia) e per i cittadini di Noha.
Premesso che:
Consideriamo quanto segue:
Sotto via Castello, esiste il frantoio ipogeo, la cui volta potrebbe crollare a causa del traffico di veicoli pesanti, tipo il camion che ha strappato uno dei pini. Non aspettiamo che succeda, prevenire è meglio che curare, si dice.
Prima di passare a operazioni di tipo irreversibile, esattamente come fatto nel caso di via Castello, bisognerebbe confrontarsi con chi vive il territorio, visto che si tratta di un bene comune, cioè appartenente alla comunità.
Non è detto che la soluzione applicata sia l’unica o la migliore. Si poteva, forse, estirparlo radicalmente e ripiantarlo dritto, oppure rimetterne uno nuovo, cosa che si è ancora in tempo a fare.
Il problema delle radici che salgono in superficie e rendono accidentale l’asfalto, lo si può anche risolvere tagliando le radici in questione e riasfaltando il tratto.
Quando sarà rifatto il manto stradale di via Castello, speriamo si tenga conto di questi problemi, e cioè:
marciapiedi/piste ciclopedonali, segnaletica, piantumazione di piante. In un posto come Noha, tutto in pianura, si dovrebbe circolare in bici o a piedi. E utilizzare l’auto solo quando non è possibile fare altrimenti. Ne avremmo un ritorno in salute, tutti.
I nostri pini c’hanno messo settant’anni a diventare così belli.
Fareambiente Laboratorio di Galatina-Noha
nov222017
Dal 20 al 26 Novembre le associazioni culturali “Archeoclub Terra D’Arneo”, "La Fornace", "Fare ambiente-Laboratorio di Galatina", "Giovani Galatinesi Gi.Ga” , con il patrocinio del Comune di Galatina, vi danno appuntamento per celebrare insieme la Giornata contro la Violenza sulle Donne. Un momento importante di riflessione collettiva su un tema che ci presenta quasi quotidianamente i suoi tristi numeri: nel 2017 l’agghiacciante media di una vittima ogni tre giorni, 120 donne uccise nel 2016, 7 milioni di donne che, secondo dati Istat, hanno subito almeno una volta violenze e abusi.
“La violenza di genere rappresenta uno degli ostacoli più meschini tra il nostro paese e la civiltà” afferma il Presidente di Gi.Ga Edoardo Mauro ”una situazione piena di viltà e gravi silenzi di cui (e lo dico da uomo) mi vergogno tantissimo. Come associazione giovanile ci siamo sempre mossi con grande attenzione sul tema, consapevoli del fatto che una corretta testimonianza all’ interno del mondo giovanile possa essere fondamentale per abbattere stereotipi e preconcetti. Solo con una giusta educazione collettiva si può combattere questa assurda piaga sociale: ecco spiegato il perché di questi momenti, per esserci non solo come singoli ma soprattutto come comunità”
È chiara sugli intenti di questa manifestazione Simona Ingrosso della Fornace “In comune con le associazioni ideatrici ci siamo ritrovati uniti in un'unica idea e obiettivo, parlare e far parlare della violenza sulle donne. Il messaggio che vogliano lanciare è "Noi ci siamo" per denunciare lo STOP alla violenza sulle donne. Le installazioni fisse comunicano e sensibilizzano: oggi la donna riveste ruoli importanti, ma nelle sue mura ritorna ad essere amica, compagna, moglie, figlia, madre e nonna e lì escono le sue fragilità, la sua bellezza. Il nostro scopo è rivolgersi non solo alla cittadinanza ma anche a tutti coloro che vogliono accogliere questa nostra posizione: ecco spiegata la scelta di luoghi come il centro storico, giornalmente passeggiato da turisti che possano testimoniare come Galatina sia attenta a queste tematiche. La biblioteca comunale è luogo incontro dei più giovani perché dobbiamo partire da loro se vogliamo che false verità vengano screditate con una giusta cultura sul tema”
Presente anche Maria Antonietta Martignanò, Presidente dell’Associazione Archeoclub Terra D’Arneo “L’Associazione Culturale Archeoclub Terra D’Arneo, in occasione del mese dedicato contro la violenza sulle donne, propone “SCATENIAMOCI”, un evento che vede la nascita di alcune istallazioni volte a sensibilizzare sul tema della violenza di genere in altrettanti luoghi del Comune di Galatina, frazioni comprese. Abbiamo pensato alla parola scateniamoci perché volevamo avesse più significati, tutti positivi. Scateniamoci nel senso letterale: togliamo le catene con coraggio! Coraggio di parlarne, coraggio di denunciare, coraggio di metterci la faccia. Scateniamoci con frasi, pensieri, aforismi sulle donne e contro la violenza sulle stesse. Presso il Palazzo Gorgoni e presso la Biblioteca ci saranno degli spazi per scrivere, lasciare il vostro pensiero, il vostro no!”
Particolarmente rilevante sarà la giornata del 25, dove SCATENIAMOCI prevedrà l'occupazione delle piazze di Galatina, Noha e Collemeto. Siete tutti invitati a partecipare con la testa, con il cuore, con un fiore!
(Si ringraziano la Fioreria Andrea Cafaro, CentroColore Ferramenta, Arte Rustica Santoro, Libreria Fabula e i singoli cittadini che, donando le loro scarpe, hanno contribuito alla realizzazione delle installazioni)
-"Archeoclub Terra D’Arneo”;
-"La Fornace";
-"Fare ambiente-Laboratorio di Galatina";
-"Giovani Galatinesi-Gi.Ga"
dic122017
E’ domenica mattina. Anche se si è lavorato tutta la settimana e quindi si è stanchi, quando il cielo è azzurro e l’aria mite, è preferibile stare fuori all’aperto piuttosto che impigrirsi nel letto.
Quindi ci ritroviamo davanti alla sede Fidas-Noha di via Calvario, pronti e puntuali, come esige il buon rapporto con impegni collettivi, come questo organizzato da Fidas - Leccese per la formazione dei suoi quadri dirigenziali.
La prima parte della giornata formativa, tratta un argomento che accomuna l’interesse di molti di noi: la malattia oncologica oggi. Purtroppo stiamo vivendo già da alcuni decenni, un periodo storico che possiamo paragonarlo a quello della peste nera. Come me credo che un po’ tutti siamo sul chi va là per via della specificità della materia, quella della medicina e ci attendiamo una mattinata difficile per via della probabile astrusità dei termini tecnici. Ma al contrario delle aspettative, il dottore Alessandro Cocciolo, che fra l’altro sostituisce la dott.ssa Assunta Tornesello, Direttrice U.O. di Oncoematologia Pedriatica “V. Fazzi”, Lecce, è molto chiaro nell’esposizione, usa una terminologia alla portata delle mie (e credo di tutti) conoscenze e porta una ventata di relativa positività sulla situazione sanitaria del Salento.
Mi sorprende infatti sentirgli dire, in più occasioni, che il Salento, in quanto a percentuali di tumori, è in linea con l’Italia. Per la prima volta, una raccolta dati (quella di AIRTUM: Associazione Italiana Registro Tumori), è testimone di una notizia simile, in questi ultimi anni, molte testate giornalistiche hanno diffuso allarmi tutt’altro che positivi in area Lecce, Maglie e Galatina (Per esempio: “Noteremo che i distretti di Maglie e Galatina hanno numeri abnormi. E la spiegazione non può essere il fumo di tabacco. Di certo, c’entra la pressione ambientale.” http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/09/29/salento-e-emergenza-tumore-ai-polmoni-ma-a-nessuno-interessa-sapere-motivi/726641/).
Per la prima volta sento dire: “Incidenza tumori in calo”; “Mortalità in calo”.
Sento parlare di fare Prevenzione Primaria, e cioè eliminare e non produrre più inquinanti, di aumentare la Prevenzione Secondaria (indagini, screening, ecc) cosa ancora non ben radicata (forse) qui nel nostro Salento. Di evitare l’uso di prodotti alimentari conservati, e invece la grande distribuzione ce li impone.
Anche qui penso e mi riallaccio alla differenza fra i grandi centri commerciali alle grandi catene di supermercati (vedi l’ennesimo Pantacom) e ai nostri vecchi e numerosi negozietti di paese.
E poi, dulcis in fundo, la ciliegina sulla torta, il dr. Cocciolo apre il capitolo delle intolleranze alimentari ed esordisce: “Non ci sono incidenze tumorali, anzi se una persona sorveglia le proprie intolleranze abbatte l’incidenza tumorale e le relative problematiche”.
Mi viene da dire: grazie dr. Cocciolo, per queste “buone notizie”. Lo penso davvero, ma il mio pessimismo mi porta a indagare, ad andare avanti nell’arte dell’osservare con il dubbio. Ciò non toglie che comunque una ventata di aria fresca il dr. Cocciolo ce l’abbia fatta passare veramente.
Questo non ci deve consolare, in quanto i numeri di mortalità sono alti, basta guardare anche solo a Noha quante sono le persone morte prematuramente a causa dei tumori. I casi di mortalità in ambito nazionale, dice il dr. Cocciolo, sono molto più numerosi di una guerra (176000 morti all’anno). Quindi il fatto che il Salento sia allineato con il resto del Paese Italia va bene, ma NON deve farci abbassare la guardia, soprattutto a noi di Fidas, che avendo una certa sensibilità e responsabilità, siamo degli osservatori attivi nel volontariato.
E’ stato interessante sapere che le cellule tumorali si manifestano per il 20% da familiarità e per l’80% per predisposizioni genetiche combinate con fattori ambientali. Questo vuol dire che non possiamo più fare a meno di ascoltare e interpretare i segnali che il nostro corpo ci dà (prevenzione) e soprattutto non possiamo più trascurare l’ambiente, in quanto attore e protagonista della nostra salute. Il dr. Cocciolo non si è limitato a parlarci di cellule e di percorsi processuali delle loro variazioni, ma ha chiarito concetti che spettavano e spettano alle istituzioni come Arpa e Asl, ecc. che si devono occupare degli inquinanti pericolosi quali amianto, benzene, catrame, carbon fossile, ecc. (questo argomento mi ha subito richiamato alla mente i 14 km quadrati di carbone che Colacem di Galatina tiene stoccati a cielo aperto). Quindi ascoltando la lezione del dr. Cocciolo nascono interessanti intrecci con altre notizie e questo ci permette di essere più informati. Essere informati vuol dire anche essere dei buoni diffusori.
Il quadro di rappresentazione del contesto in cui viviamo e dei prodotti che adoperiamo è stato veramente ampio, non solo limitato al campo specifico della medicina, insomma un vero e proprio documentario alla Piero Angela. Se dovesse ripetersi lo ascolterei ancora molto volentieri e lo consiglio a tutti.
Non possiamo più delegare e ignorare, questo ha voluto in sintesi farci intendere il dr. Alessandro Cocciolo con la sua serena esposizione di fatti anche drammatici.
La seconda parte della giornata di formazione, ahimè costretta nella fase digestiva del dopo “colazione”, non risplende di cotanto trasporto, ma alla fine anche qui, la diabolica maestria espositiva e simpaticissima voce del nostro Presidente Emanuele Gatto (Gerry Scotti in confronto è un vero dilettante), ci permette di aggiungere al nostro bagaglio culturale anche le pesantissime note relative alla riforma del Terzo Settore e di come si abbatterà sulla nostra Associazione.
Così, fra numeri di articoli che si susseguono velocemente, registri telematici in arrivo, decreti legislativi, non più Onlus, non più Associazioni di Volontariato, ma semplicemente ETS (Ente del Terzo Settore), non più albi regionali ma un unico Nazionale, tra piattaforme virtuali e nuovi certificati relazionali, in attesa di un nuovo organo di controllo, finiremo tutti per confluire in una rete associativa, e speriamo che sia di maglia non tanto larga per tenerci tutti uniti. Perché solo uniti si può vince.
Marcello D’Acquarica
set162019
Abbiamo più volte comunicato su questo sito, i passi fatti man mano nel tempo per l’adempimento del progetto relativo all’installazione di arredi urbani presso il parco pubblico intitolato “Giardini Madonna delle Grazie”.
La delibera della Giunta Comunicale n. 206 del 17/07/2018 ha dato inizio al percorso pratico del progetto stesso. E’ seguita l’autorizzazione n. 0028764 del 18/07/2018 e una nostra nota protocollata n. 16348 del 16/04/2019 per il completamento.
Ora possiamo dire con soddisfazione che finalmente le famiglie di Noha possono usufruire di uno spazio verde migliorato rispetto al degrado in cui versava prima, riguardo ovviamente alla mancanza delle panchine e dei cestini per la raccolta dei rifiuti.
Il nostro impegno continua ad essere sempre quello di chiedere all’Amministrazione Comunale di presenziare con la sorveglianza, di continuare con la manutenzione dell’impianto di irrigazione, con la pulizia dei rifiuti raccolti nei cestini, con i tagli dell’erba e la potatura delle piante.
Ai nostri concittadini invece chiediamo di aiutarci a salvaguardare il parco dal degrado che spesso è conseguenza della mancanza di educazione civica di alcuni stessi utenti. I giochi è vero che si rompono per l’usura, ma notiamo sovente l’uso improprio che se ne fa. Così come si continua a vedere il prato tappezzato dai resti di cartacce, bottiglie e lattine, e sporco dagli escrementi dei cani, che ovviamente non vengono raccolti dai loro accompagnatori. Insomma se tutti, nessuno escluso, ci impegniamo un po’ di più avremo solo da guadagnarci. Ricordiamoci sempre che i bambini ci osservano, e il nostro esempio determinerà la loro educazione e il loro stesso futuro.
Ci pregiamo di ringraziare tutte le persone che collaborano per il bene comune attraverso le segnalazioni o direttamente attive, in particolar modo chi ha contribuito all’acquisto degli arredi.
Quindi, per la donazione dei cestini, ringraziamo:
Il nome dei donatori è anche impresso sulle targhette applicate agli arredi installati. Ricordiamo che la presenza dei cestini in più punti del parco, è di incentivo, per chi fatica ancora a farlo, a non sporcare. Ci sono ancora dei pali “vandalizzati” che andrebbero sostituiti, stiamo ricevendo propositi contributivi da altri cittadini, per cui se qualcuno volesse aggiungersi a questo ultimo “lotto” di completamento, può scrivere direttamente alla redazione del sito Noha.it (info@noha.it).
Il Direttivo Fareambiente Laboratorio di Galatina-Noha
mag272011
nov242018
NOI di Fareambiente intendiamo violenza ogni atto criminoso rivolto verso qualsiasi genere e quindi verso l’UMANITA’, comprese le attività distorte dall’idea di fare utili a scapito dell’ambiente, che è VITA.
feb162011
L'unica vera infrastruttura di cui ha urgentemente bisogno il Grande Salento sono i Grandi Boschi !!!
No ad altro asfalto e cemento:
le infrastrutture vere che più mancano al Grande Salento sono i "Grandi Boschi"!
Mentre alcuni politici parlano nel Grande Salento di altre infrastrutture ridondanti che rischiano di compromettere ancora altro territorio pugliese si leva l'appello preventivo dal mondo ambientalista del Grande Salento per indicare la strada della pacificazione e della crescita vera e virtuosa del territorio!
Contro anche le devastazioni intollerabili degli impianti industriali speculativi d'energia rinnovabile nelle campagne pugliesi: la richiesta perentoria per una mobilitazione e risposta forte dello Stato a repressione e bonifica degli scempi in corso e per la ricostruzione del vitale tessuto connettivo forestale e di naturalità oggi compromesso all’inverosimile e portato al livello massimo storico di degrado, ad un livello tale da costituire un’emergenza nazionale abbisognante del massimo e più urgente intervento risolutore dello Stato!
L'Onu proclama il 2011 Anno internazionale delle foreste: si RIFORESTI LA PUGLIA!
Il Ministro salentino Raffaele Fitto e il presidente Antonio Gabellone della Provincia di Lecce, e quelli delle Province di Brindisi, Massimo Ferrarese, e di Taranto, Gianni Florido, insieme al Presidente Nichi Vendola della Regione Puglia, si preoccupino dei problemi più gravosi e seri, delle vere infrastrutture vitali che mancano da decenni e decenni al Salento: I GRANDI BOSCHI !
Non altre strade e strade in territori vergini o che consumano altro suolo!
Sì, solo ad interventi infrastrutturali che migliorano infrastrutture esistenti!
Ma non si accetterà mai più il consumo di altro suolo integro, naturale e rurale, per nessuna altra infrastruttura fotocopia e ridondante in tutto il Grande Salento!
E' il Grande Salento l’area con la maggiore percentuale di suolo cementificato ed asfaltato d'Italia, la zona dello Stivale, dell'intera Nazione isole incluse, con la minore percentuale di superficie boschiva.
Un territorio, peraltro, a grave rischio di desertificazione naturale, come segnalato dall'ONU, cui si aggiunge oggi quella artificiale, spaventosa, terrificante, del flagello da fotovoltaico nei campi!
Ed il Grande Salento era invece, fino a non molti decenti or sono, terra di boschi e foreste immense e pittoresche, nel leccese, nel tarantino e nel brindisino!
Se oggi ciò non è più così, se il vitale tessuto connettivo forestale di questa terra è stato depauperato all'inverosimile, non si deve ai cosiddetti "cambiamenti climatici" o a qualche altro effetto naturale, ma solo e soltanto all'azione devastatrice dell'uomo, alla barbarie del fuoco doloso e della scure indiscriminata, all' iper-infrastrutturazione, all'iper-sfruttamento del territorio, alle esigenze voraci dell'industria e dell'industrializzazione selvaggia, alla mala politica, alla speculazione, all'avidità di denaro facile, alla colonizzazione e svendita del Salento!
Questa è un EMERGENZA, e deve essere la priorità politico-amministrativa delle tre province! Del Grande Salento!
La vera prioritaria infrastruttura veramente vitale che manca a noi salentini è quella dei vasti boschi pubblici e privati, della riforestazione del Grande Salento!
L'unica sulla quale nessun cittadino in buona fede o sano di mente avrà mai nulla da eccepirvi contro! Un’infrastruttura la cui ricostruzione, attraverso un massiccio intervento statale, costituisce un fattore strategico di sviluppo e di benessere autentico per il sud della Puglia, nonché una notevole occasione di impiego e lavoro per numerosissimi giovani ed imprese locali.
L'assenza dei naturali boschi nel Grande Salento è causa di dissesto idrogeologico, di cambiamenti microclimatici locali, di diminuzione della fertilità dei suoli, di interruzione di una naturale rigenerazione-purificazione dell'aria dall'inquinamento, di diminuzione della piovosità, di impoverimento della biodiversità (cui l' ONU ha dedicato il trascorso anno 2010!), di crisi del settore zootecnico d’eccellenza e qualità, di scomparsa delle produzioni silvicole, ecc. ecc. E' un danno al paesaggio, all'economia e alla salubrità del territorio salentino inimmaginabile ed inquantificato!
Un “imperativo categorico” irrinunciabile e non più procrastinabile del nostro territorio e della sua gestione ed amministrazione, è quello della "Riforestazione" e "Rinaturalizzazione" con essenze autoctone e reintroduzione delle specie botaniche recentemente scomparse, a seconda dei casi previa “Bonifica” dei luoghi! Un imperativo che, come, con stupore, ognuno di noi può notare, è scomparso dall'agenda politica da decenni, mentre in passato era tra le principali priorità politiche della nostra terra; scomparso dall'agenda di tutti i partiti, scomparso dal mondo dell'informazione; scomparso dalla nostra memoria ... ma gli ambientalisti del Grande Salento non se ne sono dimenticati, ed oggi, contro la famelica antropofaga foga speculativa che domina quasi ogni atto amministrativo e ogni trama partitica, vogliono e chiedono, con forza e determinazione, di riportare nella prima pagina dell'agenda di ogni istituzione territoriale e di ogni partito, che voglia ancora sperare nella “credibilità” agli occhi dei cittadini, il più grande dei bisogni di questa terra: i Grandi Boschi pubblici e l'incentivazione massima dei rimboschimenti dei suoli dei privati!
Oreste Caroppo
Hanno già dato loro adesione:
- Forum ambiente Salute del Salento- Gruppo apartitico d’azione locale a difesa dell’ambiente - sede centrale in Lecce
- Coordinamento Civico per la Tutela del Territorio, della Salute e dei Diritti del Cittadini - sede centrale in Maglie (Le)
- Save Salento - Salviamo il Salento
- Nuova Messapia - sede in Soleto (Le)
- Movimento per La Rinascita del Salento
- Associazione Arneotrek - trekking & outdoor - Salento
- Biomasseria Santa Lucia - Macurano (Lecce)
- I DIALOGHI DI NOHA
nov212013
Cari bambini, oggi voglio raccontarvi una storia. Una volta a Noha c’era il Natale. Non Babbo Natale, ma proprio il Natale in persona che si aggirava tra le vie del paese. C’erano alberi addobbati, luci colorate, panettoni e presepi, comete e regali. I bambini aspettavano che passasse quell’omone barbuto vestito di rosso sulla slitta, accompagnato da cornamusa, a consegnare il regalo che da tempo sognavano. La notte di Natale si ritrovavano tutti in Chiesa per adorare Gesù; si aspettava la mezzanotte per mettere lu bambinieddru nella sua povera mangiatoia. Anche gli adulti attendevano i loro regali non meno agognati di quelli dei loro figli. C’era chi aspettava un anno intero per giocare una partita a stoppa e chi non vedeva l’ora di spolverare il vecchio gioco della tombola, naturalmente sperando di vincere qualche cento lire. Ci si riuniva mesi prima per scaldare le voci per il concerto di Natale, ci si chiudeva intere notti nelle varie chiese per allestire il più bel presepe dell’anno, ci si vestiva tutti con abiti di festa per il giorno del bambinello. La gente sorrideva perché credeva nella felicità! Nell’aria c’era sempre un’aria solenne. Nella vecchia cappella “Madonna di Costantinopoli”, quella che ora è chiusa e abbandonata tra muffa e crepe, due o tre ragazzi passavano le loro sere al freddo gelido per costruire un bel presepe. Oggi le luci colorate sui balconi non ci sono più, i cenoni di Natale si sono trasformati in picnic solitari, i presepi sono stati abbandonati dai loro tradizionali personaggi. Il moderno Natale vede tutti vestiti con gli stessi abiti che vengono indossati tutto il resto dell’anno. Ci si regala lo smartphone o la playstation ma non si recitano più le poesie con le quali i più piccoli guadagnavano tanti soldini. Le veglie liturgiche del 24 sono un piccolo ritrovo tra i soliti conosciuti. Ah, quanto vorrei mostrarvelo il vero volto del Natale, cari bambini! Fatevi raccontare dai vostri genitori cos’era il Natale a Noha: un tempo di magia in cui tutti si riunivano in famiglia attorno a immensi tavoloni imbanditi con ogni ben di Dio. Lo so che ora, invece, vi vogliono far credere che la magia non esiste, ma non dategli retta perché a volte anche i vostri genitori che sono stati piccoli come voi e che ora son grandi, a volte si fanno vincere dall’angoscia. La magia del Natale c’è, e neanche una crisi economica come questa può cancellarla perché la magia del Natale è immortale. Se volete rivederla basta poco. Qualcuno di voi vada a chiedere le chiavi della cappella “Madonna di Costantinopoli” al parroco e prepari un bellissimo presepe da poter visitare nei giorni di festa. Tutti gli altri mettano anche una sola lucetta sui propri balconi. Altri ancora si cuciano un vestito da pastorello e vadano a fare la loro comparsa nel presepe vivente nella masseria “Colabaldi”. Arricchite i vostri presepi di nuovi personaggi perché il Natale è sempre nuovo. Scambiatevi i doni. Non serve spendere centinaia di euro: un portachiavi o una torta fatta in casa va benissimo. Vostro padre si accontenterà di una lametta da barba rubata magari dal bagno del nonno e vostra madre sarà felice nel vedervi donare un suo stesso maglione che aveva ormai da anni dimenticato nell’armadio. Non ascoltate quello che dicono in televisione; scambiatevi i doni (un vostro oggetto del passato che appartiene ai vostri più bei ricordi o un semplice disegno scarabocchiato) perché è questo il senso del Natale: contemplare la Bellezza concentrata in un semplice bambinello, donandosi gli uni agli altri e, soprattutto, pensare agli altri. Chiedete alle vostre nonne di prepararvi un bel cenone con quello che trovano in campagna, possibilmente non contaminato dai diserbanti. Alle vostre mamme ditegli di lasciarvi nell’armadio un vestitino esclusivamente per quei giorni di festa. Se andrete in Chiesa, forse qualcuno vi parlerà di alcuni personaggi del passato chiamati “Magi”. Anche loro portavano dei doni. So che quest’anno andrete a visitare il presepe vivente nella spettacolare masseria “Colabaldi”. Io spero che lì all’entrata, proprio davanti a quel bellissimo portone, possiate trovare due banchetti, uno a destra e uno a sinistra. Su di uno lascerete qualcosa da mangiare, un pacco di pasta o dei biscotti. Ci penserà la Caritas di Noha a distribuirli ai bambini che ne hanno più bisogno perché, anche se noi non li conosciamo, anche a Noha ci sono dei poveri, e il Natale è anche e soprattutto per loro. Sull’altro banchetto forse troverete un salvadanaio dove metterete il vostro euro. Alla fine dei giorni di festa lo romperemo e con quei soldi forse riusciremo a far rimettere in sesto almeno una delle casette del palazzo baronale o forse, chissà, basteranno per far ripartire le lancette della torre dell’orologio perché, se Natale è festa, lo è anche per Noha che non riceve visite di magi da secoli. Non si sa mai che forse la magia si trasformi in miracolo è qualche politichetto di quartiere, in preda ai fumi del vin brûlé, non sia illuminato dalla stella e si decida a far arrivare qualche bel regalino anche al nostro paesino. Sia chiaro, se non si tratta d’incenso, non vogliamo fumo negli occhi né porcherie sgradite a noi e all’ambiente. Per il resto non preoccupatevi, il Natale farà tutto il necessario affinché anche quest’anno resti in voi un barlume di speranza. Lasciate stare le vetrine, guardate piuttosto le pupille di chi incontrate, non lanciatevi occhiate di sfida né sguardi invidiosi perché una è la stalla, una è la mangiatoia e una è la stella da seguire che conduce sempre alla stessa grotta. A ognuno sarà chiesto, prima o poi, di aprire il suo scrigno e di mostrare al mondo intero cosa ha portato in dono. A chi nulla aveva, non gli sarà chiesto più di tanto, ma a chi tanto poteva fare e dare, non avete idea di quanto gli sarà domandato! In quel momento vedrete molti tornare in oriente con la faccia triste perché il Natale, prima o poi, si prende la sua rivincita. Nelle stalle del bambinello non serve spingere e mettersi in pompa magna, come tanti fanno o hanno fatto in questi ultimi giorni, perché ognuno sarà considerato per quello che è o è sempre stato. Sapete chi è quel bambinello che nacque? Fu uno che sedette accanto ai peccatori ma che non diventò mai uno di loro. Il mondo, cari bambini, vuole dimenticarsi del Natale e, mentre i pastori che vestono gli stracci fanno di tutto per tramandarlo, quelli che vestono le fasce tricolori nei giorni di festa e si mostrano in giacca e cravatta tutti i giorni dell’anno, fanno di tutto per distruggere la magia che è nei vostri occhi. Difendete il Natale perché ha bisogno di voi bambini e della vostra speranza per vincere contro i cattivi. E se un giorno dovreste incontrare per le strade di Noha uno sconosciuto che vi chiede “Che cos’è il Natale?”, voi rispondetegli: “Caro signore, il Natale è la Festa dei giusti”, anche se qui, a Noha come nel resto del mondo, di giusti non se ne vedono così tanti.
feb072013
Cemento e asfalto per fare del Salento un groviglio di strade, spesso inutili, quasi sempre a quattro corsie, frutto di progetti faraonici partoriti in altri tempi, quando lo sviluppo del Salento sembrava legato ad un modello industriale, rivelatosi illusorio. Oggi, invece, tutti gli strumenti di pianificazione urbanistica, dal piano territoriale di coordinamento della Provincia al Piano paesaggistico regionale di prossima presentazione, guardano al territorio in un’altra dimensione, facendone un elemento unico e insostituibile di uno sviluppo sostenibile basato su tre pilastri: Turismo, ambiente e Cultura.
Ma pezzi del Governo e delle stesse amministrazioni pubbliche, dall’Anas alla stessa Regione Puglia fino alla Provincia di Lecce, marciano in tutt’altra direzione, dando il via libera a progetti devastanti che continuano a consumare il suolo, abbattendo uliveti, ingoiando campi coltivati e rovesciando tonnellate di cemento e asfalto che altereranno per sempre il paesaggio del Salento. E spesso, mentre la magistratura amministrativa si sostituisce alla politica con una lunga serie di verdetti, il ricatto occupazionale con la “necessità” di spendere i fondi europei stanziati fa il resto.
Eppure il Salento ha la sua rete di strade efficiente e diffusa sul territorio, strade che diventano “della morte” quando vengono percorse a velocità ben superiori dai limiti di velocità imposti dal Codice della strada, e solo raramente per carenze strutturali. D’altro canto, si continuano a progettare arterie in grado di indirizzare sempre maggiori volumi di auto verso la litoranea, ma già ora in alta stagione lunghi tratti della costa risultano intasati dalle auto per l’assenza di parcheggi e/o di mezzi alternativi. Una progettazione, dunque, che non guarda al futuro e che vede protagonista il partito dell’asfalto e del cemento con un fatturato previsto, solo per queste cinque strade, di una cifra che sfiora complessivamente i 500 milioni di euro.
Per rompere questo circolo vizioso, nasce la mobilitazione di un gruppo di cittadini che ha lanciato una petizione via Internet dal titolo “Basta strade inutili. Salviamo la terra del Salento” (> leggi la petizione).
Ecco quali sono attualmente i progetti che nella petizione si chiede di fermare e/o di rivedere legandoli alle esigenze reali del territorio.
> REGIONALE 8, AGRICOLTORI IN GINOCCHIO. Ufficialmente il cantiere non è ancora partito, ma le ruspe sono lì e il primo crinale verde alle porte di Vernole è stato già aggredito dalle macchine movimento terra che si sono dovute fermare, dopo la segnalazione dei lavori abusivi da parte di alcuni cittadini. Circostanza che ha portato all’apertura di un’inchiesta della Procura della Repubblica.
Il ventilato avvio del cantiere della Regionale 8, ha provocato la ferma reazione di numerosi agricoltori, supportati dalla Coldiretti (> vedi denuncia) che si vedono cancellare le loro aziende, paradossalmente finanziate dagli stessi enti pubblici. Il progetto è in piedi da più di un quarto di secolo e nel corso tempo, peraltro, ha subito variazioni che ne hanno snaturato gli stessi presupposti. La strada, infatti, nasce come “Circumusalentina”, un progetto faraonico che negli anni Ottanta prevedeva di costruire un anello parallelo alla costa, un nastro di asfalto a quattro corsie. Di tutto ciò rimane solo il primo tratto, completamente stravolto nel tracciato ma non nella invasività.
Si tratta di un’arteria a quattro corsie lunga poco più di 14 chilometri con ben dieci rotatorie e, come se non bastasse, 16 chilometri di strade complanari e raccordi. Il tracciato ora parte dalla Tangenziale est di Lecce, all’altezza della strada di Fondone, quattro corsie per un tratto correranno quasi parallele alle quattro corsi della tangenziale per andare a innestarsi sulla Provinciale 1, ovvero la Lecce- Vernole) all’altezza della rotatoria vicina al residence Giardini di Atena. Da questo punto (e quasi fino a Vernole) la Regionale 8 prevede l’allargamento della provinciale sul tracciato esistente per poi diventare nuova strada per aggirare con circonvallazioni sia Vernole sia Melendugno per andare a finire sulla Melendugno-San Foca. La colata di cemento è impressionante: migliaia e migliaia di ulivi sradicati (2.400 nel solo territorio di Melendugno): oltre ai 14,230 chilometri a quattro corsie con spartitraffico e complanari, un cavalcavia a Melendugno, svincoli con la costruzione di dieci grandi rotatorie.
L’opera è finanziata con ben 57 milioni di euro dal Cipe e ricade tra le strade di categoria C considerate non prioritarie (in teoria potrebbe essere anche a doppia corsia). I comuni attraversati dalla Regionale 8 sono Lecce, Lizzanello, Vernole e Melendugno. L’appalto è stato aggiudicato all’Associazione temporanea di imprese (Ati), composta dal Consorzio cooperative costruzioni, Leadri e Montinaro Gaetano e figli.
Fra gli altri problemi, non soltanto una Via (valutazione di impatto ambientale) scaduta nel 2011 ma anche vincoli idrogeologici in quello che la Gazzetta del Mezzogiorno ha definito “tormentato e lacunoso procedimento”, da cui emergono più ombre che luci. Anche per questo la Coldiretti di Lecce nei giorni scorsi ha annunciato che la sua organizzazione sarà al fianco degli agricoltori che si stanno costituendo in giudizio per fermare la realizzazione della strada (>vedi articolo). Anche le altre organizzazioni degli agricoltori, Cia e Confagricoltura stanno seguendo la vicenda al fianco degli agricoltori interessati.
> 275 STRADA PARCO? MACCHÈ. L’hanno chiamata strada-parco per tentare di mitigarne l’impatto. Ma la momento, soprattutto nel tratto che va da Montesano a Leuca, non è altro che una nuova superstrada a quattro corsie con un’enorme rotatoria tra San Dana e Leuca, sempre a quattro corsie. Il progetto della Maglie-Leuca prevede il raddoppio della statale 275 da Maglie fino a Montesano Salentino, ma da quel punto in poi è tutto un nuovo tracciato che sbancherebbe il cuore del Capo di Leuca. Il progetto della nuova 275 ha un importo complessivo di ben 288 milioni di euro e prevede la realizzazione di viadotti, ponti, rotatorie, svincoli e complanari. Si calcola che non meno di ventimila alberi che verranno abbattuti per la realizzazione della strada e tonnellate di cemento e di asfalto modificheranno irrimediabilmente l’attuale morfologia di una delle zone più incontaminate del Salento. Attualmente il progetto sembra fermo, incagliato nelle pieghe della burocrazia, ma l’appalto sembra già a buon punto nonostante le voci di protesta che si levano da una parte del territorio.
> MAGLIE-OTRANTO, RUSPE IN AZIONE. L’allargamento della statale 16 è iniziato. Non sono serviti gli appelli, neanche del Difensore Civico della Provincia di Lecce, il senatore Giorgio De Giuseppe, a bloccare un progetto definito “faraonico”. A settembre scorso, mentre le ruspe stavano per entrare in azione, De Giuseppe, raccogliendo le istanze degli ambientalisti e delle associazioni, aveva scritto alla Regione Puglia invitandola a “scongiurare il danno macroscopico che tali opere arrecano al territorio compromettendo, per altro, sviluppo e benessere futuri” e per dire no ai “progetti faraonici”. “Correre a gran velocità sulla strada, infatti”, spiegava, “è inconciliabile con la valorizzazione di un territorio che merita visite e scoperte appropriate”. Appello caduto nel vuoto e lo scempio ha avuto inizio con quasi ottomila alberi di ulivo che dovranno essere espiantati o abbattuti, per far posto all’allargamento della strada Maglie - Otranto, tra il km 985 e il km 999,1 trasformandosi in una superstrada a quattro corsie con tanto di svincoli con cavalcavia e lunghe complanari per il traffico locale. Si tratta di poco meno di venti chilometri con un progetto che prevede una spesa di quasi 55 milioni di euro. Attualmente è cantierizzato il primo lotto, da Maglie a Palmariggi. Il secondo, fino a Otranto, potrebbe essere meno invasivo?
> OTRANTO-GALLIPOLI, STRADA MOSTRO. L’hanno chiamata “strada mostro” gli ambientalisti salentini. Si tratta della provinciale che dovrebbe collegare Otranto a Gallipoli, un progetto approvato e finanziato con 20 milioni di euro con fondi Fas (che pur fanno gola). La strada è progettata dalla Provincia di Lecce e il tratto più criticato è quello dell’attuale provinciale 361 da Maglie ad Alezio, che, passando per Parabita e Collepasso, devasterebbe la serra con le due tangenziali di Alezio e di Collepasso. La strada ignorerebbe distese di ulivi secolari, con i relativi vincoli paesaggistici e attraverserebbe aree archeologiche ma anche straordinarie dal punto di vista paesaggistico, come la la collina di Sant’Euleterio che, con i suoi duecento metri di altitudine, è il punto più alto del Salento. Il tutto quando si potrebbe più agilmente mettere in sicurezza l’attuale rete stradale della zona.
> CASALABATE-PORTO CESAREO, L’ULTIMO SOGNO. In ordine di tempo è ultimo, ma il progetto della Casalabate-Porto Cesareo non ha niente da invidiare ad altri progetti quanto ad invasività. Per il solo secondo lotto è di pochi giorni fa l’approvazione del progetto preliminare, con un impegno di 8 milioni di euro per la sola tangenziale di Campi Salentina. La strada dovrebbe collegare le due coste nel Nord Salento, congiungendo la direttrice per Salice e Veglie con la strada provinciale Campi-Squinzano. Anche qui si tratta di finanziamenti europei: fondi Fas relativi al “Piano per il Sud”.
> FIRMA LA PETIZIONE SUL SITO DI PETIZIONEPUBBLICA.IT
ROBERTO GUIDO
fonte: quiSalento
nov202017
Siamo in piazza San Michele a Noha, alla fermata del Bus. La pensilina, con le sue pareti squarciate e imbrattate dal vandalismo degli incivili di sempre che vorremmo scomparissero, sembra essere solidale con il tema che si vuole celebrare nella settimana che va da lunedì 20 alla domenica 26: La Giornata mondiale contro la violenza delle Donne.
La violenza non ha alibi. Che sia l’ignoranza, o la disperazione, o che sia la sofferenza o la pura follia, a scatenare violenza su un essere che invece ama e genera la vita. Fra tutti i tipi di violenza che l’uomo manifesta, quello di genere, è la testimonianza della più irragionevole forma di espressione, che neanche gli animali sono in grado di esprimere. '
Si dice che ormai, quello che era il vecchio "sesso debole", è scomparso. In parte è vero, le donne hanno dimostrato di essere all’altezza di occupare cariche sociali importanti, di essere autonome e forti, di poter uscire liberamente a qualsiasi ora, di frequentare ogni genere di locali e di costruirsi un futuro scegliendoselo liberamente senza la costrizione di tradizioni anacronistiche, una donna insomma oggi, può. Purtroppo a volte non è esattamente così. C’è ancora una debolezza nella donna che è insita nel suo amore infinito per la vita e per l’uomo.
La sua natura, di generatrice della vita, di innamorata, pronta a sacrifici inscrivibili, la porta ad essere vittima ancora oggi di quella parte dell’uomo che sta nell’angolo recondito della sua bestialità. La violenza contro le donne è il vero peccato mortale dell’uomo, è la sua punta di diamante al negativo, l’eccellenza in viltà. E’ l’esatto opposto dell’amore.
La figura sotto la pensilina della fermata in piazza San Michele, volutamente concentrata in tutta la sua femminilità, e le parole appese sulla parete, rappresentano simbolicamente la lotta impari che spesso la donna è costretta a sostenere contro l’inciviltà. Sarà testimone di questo nostro insuccesso, purtroppo ancora vivo e vegeto, fino a domenica 26.
Invece, sabato 25 novembre, ci ritroveremo al mattino alle ore 9,30 e ognuno potrà posizionare liberamente negli spazi indicati dagli organizzatori presenti, scarpe rosse e accessori, biglietti con nomi e pensieri di medesimo colore.
In questa occasione e per l’importanza dell’evento, chiediamo la partecipazione delle famiglie e della cittadinanza.
Fareambiente Laboratorio di Galatina - Noha
apr032019
Siamo contenti che faccia tappa anche Galatina l’iniziativa “sporchiamoci le mani” promossa dal Quotidiano di Puglia in collaborazione con Legambiente.
A causa dell’inciviltà di qualcuno e degli scarsi controlli nelle periferie della città, anche da noi è aumentato il fenomeno delle micro discariche nei luoghi pubblici e nelle campagne.
L’ambiente è un bene comune e proprio per questo è dovere di ciascun cittadino mantenere e tutelare il suo decoro e la sua pulizia. Su questi temi e su queste lodevoli iniziative, dall’elevato valore civico e sociale, non c’è politica, non ci sono partiti e non ci sono divisioni. Bisogna essere uniti e da cittadini attivi occorre sporcarsi insieme le mani per pulire e ridare dignità alla città che amiamo.
Per questa ragione anche noi del Partito Socialista, da subito sensibili all’iniziativa, prenderemo parte all’iniziativa e ci uniremo a tutti coloro che vorranno mettersi a disposizione per ripulire la città dai rifiuti abbandonati che recano danni sia sotto il profilo estetico ma soprattutto sotto il profilo igienico e sanitario.
Per questo, nell’esprimere il nostro apprezzamento per il lavoro che sta svolgendo il circolo di Legambiente di Galatina, invitiamo tutti i cittadini ad unirsi alla causa ed a schierarsi dalla parte dell’ambiente.
L’appuntamento è fissato per domenica 7 Aprile alle ore 9:30.
Pierluigi Mandorino
Segretario PSI Galatina
gen122021
Il Comune di Galatina è stato ammesso al finanziamento di € 41.000,00 per interventi di rimozioni di rifiuti illecitamente abbandonati su aree private: è tra i 25 Comuni ammessi in tutta la Regione Puglia!
E' un risultato importante che si aggiunge a tutti gli altri che in questi anni sono stati ottenuti dall'Amministrazione Amante nella lotta contro gli abbandoni dei rifiuti non solo su aree pubbliche ma anche su quelle private. L'Ente, su sollecitazione dell'Assessore alle politiche ambientali Cristina Dettù, ha redatto un progetto secondo quanto disposto dall'avviso pubblico della Regione Puglia: è stato un lavoro congiunto tra vari uffici, dal settore urbanistica ai lavori pubblici passando dalla Polizia Locale che, come di consueto, ha svolto la propria attività di individuazione e sorveglianza delle aree oggetto di abbandono illecito di rifiuti. Ancora una volta è evidente come la Città di Galatina dimostri attenzione e cura verso l'ambiente, il proprio territorio, verso la salvaguardia di un bene che deve essere tutelato da tutti, non solo dalle istituzioni. Infatti, come dichiara l'Assessore Dettù, "i risultati ottenuti sono un incentivo per continuare in questa direzione: la sensibilizzazione, l'educazione e il lavoro ordinario devono proseguire perché è necessario innanzitutto alimentare una cultura in grado di far sì che ognuno dei nostri concittadini possa considerare l'ambiente come proprio". "Il nostro lavoro si sviluppa in tal senso - prosegue il Sindaco Marcello Amante - c'è ancora tanto da fare ma siamo in perfetta marcia. E questo grazie anche all'impegno di tutti i cittadini nella gestione della raccolta differenziata che consente alla Città, in tema di percentuale di RD, di collocarsi tra i Comuni virtuosi, beneficiari tra l'altro di agevolazioni proprio in sede di partecipazione a bandi regionali come questo".
Ufficio stampa Marcello Amante
sindaco di Galatina (LE)
dic192016
Si sta allestendo l'ambiente che ospiterà il presepio figurato vivente nel retrocastello con giardino e locali un tempo lontano adibiti alla produzione del vino e di altri generi alimentari. Già da ieri domenica brilla la grande stella cometa con centinaia di lampade alogene, mentre una fiamma continuamente alimentata riscalda il luogo consentendo la sosta pomeridiana e serale ai numerosi visitatori che vorranno entrare nel luogo messo a disposizione e rivitalizzato. Sono stati giorni, questi di dicembre, di impegno per i bravi presepisti, persone e lavoratori adulti che ogni anno si prestano volontariamente per riaggiustare e addobbare il sito e ricostruire un'immagine sempre nuova del "Natale ambientale".
don Salvatore Bello
(http://galatinatu.it)
feb212019
Quattro anni fa, esattamente il 21 febbraio 2015, alla soglia dei novant’anni, don Donato Mellone lasciava per sempre questa valle di lacrime diretto verso altre mete. Ma non è detto che tutte ‘ste lacrime fossero necessariamente di pianto: ché molto spesso erano di risate.
Come ormai tradizione vuole, vorrei ricordarlo con qualche aneddoto che lo riguarda.
***
Sì sa che con l’età l’udito è forse, dei cinque sensi, quello che più ne patisce. Don Donato non ne fu immune, tanto da diventare progressivamente sordo come una campana (quando si dice il caso). Questo per la gioia di molti tra i fedeli penitenti pronti, dopo il canonico esame di coscienza, al sacramento della Confessione.
Da lui c’era sempre la fila, sicuramente anche per via del fatto che l’assoluzione era assicurata nel breve volgere di qualche minuto e soprattutto per qualunque peccato.
Per. Qualunque. Peccato.
Eccovi l’esempio di un dialogo in confessionale che oseremmo definire Conversazione PD: vale a dire tra Penitente/Peccatore (P) e Don Donato (D):
D - Da quanto tempo non ti confessi, figliolo?
P – Eh, caro don Donato, hai presente la Prima Comunione? Be’, per me fu anche l’ultima.
D – Bene, bene: in effetti il bisogno di riconciliarsi con Dio è alla base della vita cristiana.
P - Poi, padre, volevo dirti che ho ammazzato cinque persone, in pratica una strage.
D - Molto bene, bravo, continua sempre così: l’umanità ha bisogno di persone come te, e soprattutto di azioni come le tue per diventare più giusta e civile.
***
Arrivò il tempo dei telefonini. In chiesa madre durante le funzioni religiose era un continuo echeggiare, al cui confronto i decibel di un organo a canne sarebbero stati quelli di una camera anecoica. Don Donato, che non ha mai posseduto un telefonino in vita sua, seppe da qualche fedele più esperto le modalità con le quali si poteva silenziare questo esigente padrone che ci portiamo a spasso.
Sicché una volta, nel corso di un’omelia, squilla d’un tratto il solito anonimo Smartphone. Udito l’ennesimo trillo molesto, interrompendo il fluire dei pensieri (stava giustappunto disquisendo di comandamenti) così parlò ex-cathedra: “Questi squilli continui sono smisuratamente importuni: la prossima volta siete pregati di utilizzare il vibratore”.
***
Siamo agli inizi degli anni ’60. Da giovane prete, insieme ad un altro sacerdote diocesano, don Donato si reca in pellegrinaggio a Roma. Nel corso di alcuni esercizi spirituali il nostro Don venne invitato a parlare alla Radio Vaticana della sua esperienza di professore di Latino, Italiano, Storia e Geografia presso il seminario vescovile di Nardò. Si era preparato il discorso ma, ovviamente, come al suo solito non volendo leggere nulla, decide di parlare a braccio. Gli passano la parola.
Sarà stato per l’emozione di discorrere per la prima volta in una radio, e soprattutto Urbi et Orbi, così esordì: “Sia lodata la Radio Vaticana, qui vi parla Gesù Cristo”.
***
Voi dovete sapere che don Donato ha sempre bevuto il vino fresco. Che dico fresco, gelato. Anche fuori dalla stagione del solleone. Per lui una delle penitenze più dure (difficili da sopportare perfino in Quaresima) era riuscire a mandar giù il vino – dico anche quello della messa - a temperatura ambiente, soprattutto d’estate: “Ma così il vino non scende e non scende” - diceva.
Trova dunque una soluzione. Chiede e ottiene dalla fedele Antonietta, dimorante dirimpetto alla sacrestia, l’impegno di procurargli un po’ di ghiaccio tritato, una granita insomma, da introdurre nelle ampolline dell’acqua e del vino qualche minuto prima della celebrazione.
“Ma come, zio: il sangue di Cristo in ghiaccio?” – gli faccio.
“Guarda: la morte sua”.
***
p.s. Alcuni degli episodi narrati sopra (tipo l’ultimo) sono veri: quanto è vero Iddio.
Antonio Mellone
ago312021
Secondo il rapporto sul “Consumo di suolo in Italia”, presentato dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’ambiente, nel 2020 le colate di cemento nel nostro Paese non si sono mai fermate nonostante il periodo di blocco del lockdown. Per ogni italiano ci sono 360 mq di cemento e la crescita negli anni è stata costante e irrefrenabile. Si pensi solo che negli anni ’50 i mq di cemento a disposizione di ogni italiano erano 160. L’incremento maggiore, secondo il rapporto, si è avuto in Lombardia, con 765 ettari in più in 12 mesi. La Puglia si attesta al terzo posto, dopo il Veneto, con un incremento di 493 ettari a testa.
Per quanto riguarda i Comuni, è Roma il Comune italiano che più ha trasformato il suo territorio in quest’ultimo anno con un incremento di superficie artificiale di 123 ettari. Al secondo posto, c’è Troia, nel Foggiano, con 66 ettari di incremento. Nell’elenco, ma più in fondo, anche Brindisi, Foggia e Bari.
Di Consumo del suolo parleremo venerdì 3 settembre 2021, a partire dalle 19.30, nell’ex Monastero delle Clarisse di Santa Chiara, in Piazzetta Galluccio a Galatina (LE) in una nuova tappa del progetto “Di Terra di Mare di Cielo”, nato da un’idea della storica dell’arte Lia De Venere, realizzato dall’Associazione Culturale ETRA E.T.S. e promosso dalla “Teca del Mediterraneo”, la Biblioteca multimediale del Consiglio Regionale della Puglia.
Il progetto torna ad illuminare le più belle e attive biblioteche della regione con temi che raccontano di presente e di futuro.
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Alla serata, organizzata in collaborazione con l’amministrazione comunale, interverranno il sindaco Marcello Amante, l’assessore al Polo Bibliomuseale e all’ambiente Cristina Dettù e la Presidente del consiglio regionale pugliese Loredana Capone. Sarà quest’ultima a consegnare alla Biblioteca oltre 30 volumi scelti per approfondire i problemi ambientali.
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Ai saluti istituzionali, seguirà la presentazione, da parte della storica dell’arte Lia De Venere, di Jasmine Pignatelli.
L’artista, che vive e lavora tra Bari e Roma, è impegnata in un personale percorso nella scultura e le sue opere ben rappresentano ciò che pensa sulle tensioni dinamiche dello spazio e su tematiche di rilevanza sociale. Nel 2019 presenta a Bari (e nel 2021 sul lungomare Taulantia a Durazzo) l’opera pubblica Sono persone, in ricordo dell’arrivo della nave Vlora (8 agosto 1991) e tiene al MUSMA di Matera la mostra Heimat. Vince il Premio Memorie del Trust Floridi Doria Pamphilj (2018), mentre è del 2017 l’opera pubblica permanente Locating Laterza, Segnali d’Arte, realizzata nell’ambito di un progetto del Segretariato Regionale MiBACT.
A Galatina presenterà l’installazione intitolata Landless: tre figure geometriche – quadrato, triangolo, cerchio – sulla cui superficie si intravedono sezioni di antiche mappe geografiche. La loro presenza si fa metafora di una visione del mondo che privilegia il presidio dei confini fisici e l’isolamento dei popoli. Per Jasmine Pignatelli perdere la terra non è solo una questione di ordine materiale, ma anche una grave sconfitta dal punto di vista culturale.
Ad approfondire il problema del consumo del suolo, sarà Paolo Pileri autore di “100 parole per salvare il suolo. Piccolo dizionario urbanistico-italiano” (Altrɘconomia, Milano 2018).
Pileri è docente ordinario di Pianificazione e progettazione urbanistica al Politecnico di Milano. È membro di gruppi di ricerca nazionali e internazionali e consulente scientifico di ministeri, enti pubblici e amministrazioni locali. Si occupa di suolo, consumo di suolo ed effetti ambientali, e di progettazione di infrastrutture cicloturistiche in chiave antifragile. Ideatore e responsabile scientifico del progetto VENTO, il percorso cicloturistico che sarà realizzato lungo il fiume Po. Tiene la rubrica «Piano Terra» sulla rivista Altreconomia. È stato finalista al Premio Alessandro Leogrande 2021 con il libro “Progettare la lentezza” (ed. People). Nel suo libro svela il significato di oltre 100 parole dell'urbanistica, per insegnare ai lettori a "tradurre" in italiano e interpretare la legge della propria Regione, il piano del Comune o una sentenza del Tar, e denunciarne le incongruenze.
Dialogherà con l’autore, Maria Antonietta Aiello, docente di Tecnica delle Costruzioni, delegata all’edilizia e alla sicurezza dell’Università del Salento.
L’ingresso è libero, sino ad esaurimento posti, previa presentazione del Green pass.
Ufficio Stampa “Di Terra di Mare di Cielo”
mag292016
Non so più chi m’ha fatto notare l’ultimo piccolo decreto, o meglio ordinanza, la n. 34/2016, partorita qualche giorno fa dal genio del nostro sindaco Mimino Montagna.
Il testo della più recente delle grida sindacali è un capolavoro tutto da incorniciare. Non per la forma (no, non è questo il Sindaco che solitamente dà filo da torcere a sintassi, lessico o grammatica della lingua italiana - per favore non confondiamo un cognome qualsiasi con la carica pubblica di primo cittadino), quanto purtroppo per la sostanza.
Il noto esponente del PD (Partito Diserbante) se n’è uscito con l’ennesimo editto (scritto evidentemente con il decespugliatore) con il quale ordina a tutti “i proprietari e/o conduttori dei terreni ricadenti nell'intero territorio del Comune di Galatina, di provvedere immediatamente […], alla pulizia degli stessi tramite aratura e/o taglio della vegetazione spontanea ivi presente con rimozione del relativo sfalcio, e di conservarli liberi da materiali di scarto, anche se abbandonati da terzi, al fine di scongiurare il degrado ambientale e salvaguardare l'igiene e la salute pubblica”, visto che “numerosi lotti di terreno versano spesso in stato di abbandono con presenza di folta vegetazione spontanea, rovi, sterpaglie e materiale vario” [siamo ormai giunti a confondere la vegetazione con il materiale di scarto, ndr.] e considerato che “dette aree favoriscono la proliferazione di animali e insetti nocivi con grave pregiudizio per l'igiene e la salute pubblica”.
Seguono le sanzioni amministrative, penali et corporali in caso di inosservanza delle disposizioni emanate dal presunto tutore della salute pubblica.
State pensando che questa è paranoia? Pure io.
Infatti, se il tutto non fosse tragicamente incompatibile con intelligenza, buon senso e ambiente ci sarebbe da scompisciarsi dalle risate.
Intanto sarebbe il caso di avvisare il poveretto del fatto che uno dei proprietari con più appezzamenti di “terreni ricadenti nell’intero territorio del Comune” (tra cui le strade) pieni di “vegetazione spontanea e materiali di scarto” è il Comune medesimo, per cui il primo a subire le conseguenze dell’eventuale violazione delle norme comunali potrebbe verosimilmente essere il loro estensore.
Ma quel che fa più riflettere è la “cultura” di certi politici contrari a tutto ciò che è spontaneo e naturale. Sembra quasi che gli unici vegetali permessi nel perimetro del comune siano quelli di palazzo Orsini, meglio noti - nella loro varietà autoctona - come Zanguni.
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Ma come si fa a spiegare a tutto il cucuzzaro di palazzo che vegetazione spontanea, erbe selvatiche, animali e insetti sono componenti essenziali della biodiversità, condizione necessaria alla sopravvivenza dell’ecosistema? E che la spazzatura (specie quella abbandonata sulle banchine stradali) è tutt’altra cosa?
Come si fa a far comprendere ai cosiddetti amministratori pubblici dal pollice verso più che verde che le specie erbacee (pervinca, primula, anemone, ortica, aglio selvatico, gramigna, biada spontanea, papavero, cardo, rovo, rucola, brucacchia e rasapiedi) sono ottimi disinfestanti naturali, e che gli insetti che ospitano sono impollinatori anche delle specie coltivate e alimentari?
Per favore, qualcuno spieghi a Sterminator che il mondo non è una sala operatoria asettica, e che api, bombi e altri insetti sono attirati dalle fioriture primaverili di erba medica, trifoglio, girasole, robinia, camomilla, frangola, prugnolo e che la loro presenza attira gli uccelli migratori che volentieri si fermano a rifocillarsi tra i cespugli.
Qualche anima pia provi a convincere l’autore del novello piano Silletti di Galatina che il nostro comune è più bello, colorato e sano se ricco di tratturi campestri, di nidi e tane, di cespugli e folte sterpaglie, e poi ancora di farfalle, formiche, ricci, moscardini, mosche, gazze, vespe, rondini, scarafaggi, passere, pipistrelli, lucertole, e topi campestri.
Invece qui pare che siano d’ingombro addirittura le superstiti monumentali querce vallonee. E chissà quando l’Unno del Signore e i suoi prodi capiranno che, per il bene di tutti, gli unici Boschi da far fuori dovrebbero essere quelli legati alla Maria Elena.
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Conclusioni.
Antonio Mellone
feb132023
La proposta di un impianto di trattamento dei rifiuti speciali a Santa Barbara, per una capacità di trattamento di 90.000 tonnellate / anno, conferma la tendenza in atto a trasformare il comprensorio di Galatina in uno snodo di raccolta e smistamento di rifiuti speciali al servizio non solo della Provincia di Lecce ma di vasti territori regionali ed extra-regionali.
Appare significativa in tal senso la dichiarazione d'intenti contenuta nel progetto Entosal per cui "L'impianto per la sua posizione geografica, può concretamente fungere da centro di riferimento per le attività di raccolta recupero e trasporto di particolari tipologie di rifiuti speciali (soprattutto pericolosi, prodotti nella Provincia di Lecce e nella Regione Puglia. Il gestore punta a riferirsi ad un mercato più ampio di quello locale, avendo accesso anche a clienti nazionali grazie alla specificità dei rifiuti trattati.”
Beninteso il termine “specificità” dei rifiuti trattati non esprime la eterogeneità e la nocività dei rifiuti stessi; un elenco di circa 400 variegate tipologie, che comprende quanto di più inquinante e pericoloso provenga dalle lavorazioni industriali; non stupisce quindi che vi siano in Italia diversi produttore lieti di liberarsi di tali sostanze, che costituiscono però una vera bomba ecologica per le comunità locali. L'elenco dei codici CER (Codice Europeo dei Rifiuti) spazia dai residui dalle lavorazioni siderurgiche agli scarti animali, dai fanghi di vario tipo a bagni con cromo e inchiostri dai residui delle concerie ai reflui petroliferi, dai rifiuti della lavorazione dell'amianto ai residui di pitture e vernici. Alcuni di questi scarti hanno una composizione talmente problematica da poter essere definiti “rifiuti di rifiuti", avendo un Codice CER indicato come "scarti inutilizzabili per il consumo o la trasformazione".
Un aspetto della proposta che inquieta fortemente è la presenza in gran parte delle operazioni previste di trattamenti di “frantumazione" e di "miscelazione” che potrebbero determinare, se non correttamente gestiti e controllati da enti terzi, la perdita delle caratteristiche nei rifiuti in ingresso, con possibili difficoltà successive a garantire la tracciabilità dei singoli rifiuti ed a evitare la miscelazione di rifiuti pericolosi e non pericolosi, come previsto dalla legge. La proposta, prima ancora di entrare nel mento dei contenuti, appare in contrasto non solo per il progetto in sé, ma anche per il contesto politico-amministrativo in cui si pone con alcuni fondamentali indirizzi comunitari, contenuti nella Direttiva 2008.98.CE e successive modifiche e recepite nella normativa nazionale (D.Lgs. 152'06):
Nel progetto in esame non si intravede né dove sia "l'integrazione" tra i vari impianti in esercizio o previsti, né quali strategie siano adottate dagli enti locali per rispettare il principio di autosufficienza e minimizzare i trasferimenti.
Di fatto nella realtà questi principi vengono troppo spesso ignorati grazie ad una programmazione a maglie larghe della Regione, e alla totale inosservanza da parte della Provincia di Lecce degli obblighi di corretta localizzazione e di controllo degli impianti (art. 197 D. Lgs. 152/2006), ogni procedimento autoriz zativo considera ogni proposta come a sé stante, senza una ottimizzazione del sistema di raccolta ed una minimizzazione degli spostamenti cui è soggetto ciascun carico di rifiuti. Ciò indubbiamente agevola i produttori ed i gestori, grazie ad una sostanziale deregolamentazione, che amplia discrezionalmente i limiti di mercato e facilità i traffici di rifiuti da e verso altre regioni o altri stati, imponendo però alle popolazioni locali pesanti e spesso inaccettabili ricadute ambientali, come nel nostro caso. Intanto prolificano nel comprensorio di Galatina gli impianti di trattamento di rifiuti speciali anche pericolosi, oltre alla Entosal, sono già autorizzati o in via di autorizzazione le società “Ecom S.A.", "Salento Riciclo" e "ambiente e Riciclo" di Gelatina; "Cave Marra Ecologia” di Galatone (con 2 sedi sulla S.P. Galatone-Galatina e nella zona industriale di Galatone-Nardò), “Progest" di Galatone (Zona Ind.) e la stazione di trasferenza dei rifiuti organici "Bianco” nella stessa zona industriale, oltre alla ben nota Colacem di Galatina /Soleto, che da sola è autorizzata a trattare fino a 400.000 tonnellate anno di rifiuti speciali.
L'atteggiamento benevolo della Regione nei confronti dei vari gestori è particolarmente evidente esaminando le variazioni intervenute nella stesura dell'ultimo Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Speciali, approvato con Delibera Giunta Regionale n. 673 del 11.05.2022. Nella precedente versione del 2015 (approvato con Deliberazione Giunta Regionale n. 1023 del 19.05.2015) erano imposte delle distanze minime di sicurezza per la popolazione insediata nell'area e per alcuni siti sensibili come scuole e strutture sanitarie, da definire in fase di autorizzazione previo studio di approfondimento delle condizioni climatologiche locali (venti dominanti. altezza dei camini, tipo di emissione ecc.)
Nella versione attuale del Piano tali vincoli incredibilmente scompaiono, cosi come l'obbligo del relativo studio propedeutico. Perché un'area sia considerata inidonea occorre che sia oggetto di un esplicito vincolo ai sensi del Piano Regionale di Qualità dell'Aria (Legge Regionale n. 52 2019). In assenza di tale vincolo, gli insediamenti possono essere localizzati anche in prossimità di centri abitati, con poche blande prescrizioni sull'inquinamento acustico.
Un altro aspetto inquietante su cui meditare è costituito da una strategia che si sta diffondendo in questi anni nelle amministrazioni pubbliche, pressate da un lato dai gestori, desiderosi di dare avvio alle attività, e dall'altro lato dalle associazioni e comunità locali preoccupate per gli effetti ambientali: la finta opposizione.
In pratica la Provincia o il Comune di turno emettono il diniego all’autorizzazione alla conclusione del procedimento autorizzativo ma senza poi motivarlo con solide argomentazioni scientifiche. In tal senso fa scuola e merita di essere riportata per stralcio la sentenza con cui il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso del Comune di Gelatina, che chiedeva la conferma del diniego stabilito dalla Provincia di Lecce e annullato dal Tar ad uno degli impianti prima citati poi effettivamente realizzato anche sulla base di questa sentenza: 'Il Consiglio Comunale di Galatina si è limitato a richiamare l'esistenza di un ambito paesaggistico tutelato ma non ha saputo o potuto indicare quali specifiche caratteristiche dell’intervento in progetto arrechino pregiudizio al contesto tutelato".
Per quanto concerne poi gli impatti cumulativi (aspetto essenziale collocandosi l'insediamento in un contesto in cui operano altre strutture simili), il Tar aveva notato "la genericità delle obiezioni del Comune nelle quali non è contenuta nessuna valutazione tecnico-scientifica quanto al consumo di territorio, non si citano infatti le superfici già interessate dagli impianti in esame, nonché la vicinanza dell'impianto dal più vicino centro urbanizzato, e le ripercussioni negative che la sua realizzazione determinerebbe sulla collettività - (Gazzetta del Mezzogiorno. 22.06.2020).
Ma questo atteggiamento dell'Amministrazione Comunale non è isolato, se anche la nuova compagine oggi al governo cittadino ha fatto notare la sua assenza alla Conferenza di Servizi convocata sull'argomento. Grave segnale di indifferenza nei confronti della salute collettiva e dei beni comuni.
Né stupisce, se questo è l'andazzo nei procedimenti amministrativi nella nostra realtà, che nel Rapporto Ecomafia 2022 di Legambiente, la Puglia occupi il 3° posto in Italia per reati ambientali e che nella stessa classifica la provincia di Lecce si ponga al decimo posto, mentre nella classifica dei reati legati al ciclo dei rifiuti la Puglia occupi il 4° posto in Italia, mentre la provincia di Lecce sia al 18° posto.
La criminalità odierna non è quella di un tempo, che agiva a suon di lupara ed estorsioni, ma si è evoluta ed ha infiltrati nelle nostre istituzioni nutrendosi di assenze e silenzi, istruttorie carenti, di autorizzazioni a maglie larghe e di controlli inadeguati. come è stato denunciato più volte dalla nostra magistratura.
Antonio De Giorgi
apr302022
Il giorno 26 aprile a.c., a Noha in via G. Galilei e via Bellini, all’interno della nuova recinzione metallica che separa le vie dalla zona in corso di urbanizzazione, alle ore 9,30 circa si ripeteva lo stesso evento accaduto lo scorso anno, e da noi segnalato al Protocollo come da copia in calce. La ditta incaricata per il diserbo dell’area in oggetto, senza alcun preavviso, poneva dei cartelli sulla recinzione con su scritto “ZONA AVVELENATA”. Si accingeva quindi a irrorare l’area con il prodotto diserbante senza curarsi delle persone che abitano nella via. Abbiamo chiesto l’intervento dei vigili urbani i quali prontamente sono intervenuti e, preso atto del mancato prevviso e della nostra segnalazione indicante l’art. 177 delRegolamento di igiene del Comune di Galatina, hanno eseguito la sospensione del diserbo. Chiediamo se il Regolamento di igiene indicato nel nostro documento è ancora vigente, e se il Vs. Ufficio ritiene idoneo al diserbo in quella area (in centro all’abitato) il prodotto che l’operatore si accingeva a irrorare e registrato dai vigili sul loro verbale. In attesa di un Vostro gentile riscontro porgiamo i nostri più cordiali saluti
Il Direttivo dell’Associazione Noiambiente e Beni Culturali
di Noha e Galatina
apr122017
La cartolina dei candidati per la carica a Sindaco a Palazzo Orsini presenta la solita faccia di quel narciso consumato che si specchia nella palude della politica e quindi non è capace di vedere gli interessi vivi della città. Da tempo a Galatina ai partiti manca un idea di politica, di cultura, di ambiente e di turismo. I partiti sono deboli, le oligarchie dei gruppi invece sono forti e comandano al loro posto. Il Commissario prefettizio, Guido Aprea non ha chiuso il centro storico della città, istituendo la zona ztl, ma ha aperto il borgo antico ai cittadini e ai turisti liberandolo dal traffico insostenibile in città. La città e la sua storia per essere valorizzata deve essere vissuta, posseduta e accessibile. Nel lontano 2008, il Comitato dell’Associazione Boy’s sport arte e cultura raccolse 3500 firme per sostenere Santa Caterina Novella ed il borgo antico Bene culturale dell’Unesco. L’Amministrazione presieduta dal Sindaco Antonica deliberò in tal senso. Oggi nella cultura si fa una retromarcia inspiegabile frutto di un corporativismo dei commercianti del centro storico fuori dal tempo e contrario alla politica che sostiene le piccole città borghi gioielli d’Italia.
L’esempio della crisi e dell’incapacità nella cultura in città è dimostrato dalla scultura: “Lampada senza luce” di G. Martinez, la quale è in gravissime condizioni e necessita di un urgentissimo restauro. La Pupa sta per perdere una mano, ma è tutta la scultura ad essere gravemente lesionata. Per sottrarla alla sua distruzione bisogna rimuoverla dall’acqua putrida della vasca e custodirla in un ambiente sicuro e protetto, come il Museo civico P. Cavoti in città.
Al Commissario chiediamo di resistere, di difendere la sua decisione di chiusura al traffico nel borgo antico contro la resistenza dei commercianti del centro storico e di interessarsi della Lampada senza luce la quale per i galatinesi vale come la loro carta d’identità, quindi di assoluto valore civico.
Prof. Luigi Mangia
Associazione Boy’s sport arte e cultura.
mag202011
La Rai ha preso la decisione di interrompere il programma “Ci tocca anche Sgarbi”. L’accusa è di aver fatto un flop di ascolti in prima serata, raggiungendo solo l’ 8, 27% di share. Così, visto che l’azienda in questione raggiunge ascolti molto più alti mandando in onda Pupo, i Pacchi, Santoro con le escort di Berlusconi e “Chi l’ha visto?”, ha deciso che d’ora in poi si potrà parlare solo dell’omicidio di Avetrana, di Melania, dei “Fatti Vostri”, e delle prostitute che si aggirerebbero ad Arcore. Della difesa e del rispetto della natura non se ne deve parlare affatto, forse perché dietro questa questione c’è la mafia. Ecco la Rai. Il tema del programma di Sgarbi doveva essere “Dio”. Poi la direzione dell’azienda, forse atea, forse un po’ paurosa dell’effetto che la parola “Dio” potrebbe fare sul pubblico della Rai - come se si dovesse parlare di Totò Riina - , abituato ad ascoltare soltanto da anni Fabio Fazio, ha cambiato tema, tanto per rimanere sul generico: “Il Padre”. Sgarbi infatti voleva parlare dell’importanza che assume il creato davanti ai nostri occhi e dell’amore che Dio ci ha messo nel consegnarlo a noi. Però, parlare agli italiani delle pale eoliche che deturpano il territorio, degli interessi mafiosi per i pannelli fotovoltaici, per i migliaia di quintali di diserbante che ogni giorno vengono riversati nelle terre rendendole sterili, della cementificazione incontrollata, non fa abbastanza ascolti. Parlare di cultura, di Raffaello, di Piero della Francesca, del Buonarroti, degli antichi resti dei romani, non rende. Perché la Rai è una azienda che si dimentica che viene sovvenzionata dai nostri canoni, così, invece di guardare alla cultura, all’arte, alla difesa dell’ambiente, e di rendere dunque un servizio pubblico, deve pensare innanzitutto ai suoi profitti. Ma mi sembra che nessuno qui si chieda se la nostra vita debba valere necessariamente meno dei loro tornaconti. Dunque, se “L’isola dei famosi” raggiunge il 15% mentre un programma di cultura solo il 5% di share, continueranno a mandare all’infinito programmi spazzatura, sol perché la maggioranza preferisce quel genere di intrattenimento.
Sgarbi sbaglia nel modo di porsi, nei termini che usa, nelle espressioni che fa. Ma ciò che dice forse è molto meglio di ciò che pensa. Perché Sgarbi è un genio, è un personaggio, è un uomo di cultura, forse troppo intelligente per la nostra epoca. E questo forse a noi, ignoranti e mentecatti, imbambolati dalla pubblicità e dai reality, da fastidio. In fondo dovremmo mantenere sempre basso il livello di cultura in Italia per non sentirci tanto a disagio e fuori luogo poiché non all’altezza di certi discorsi. Dunque teniamoci l’ignoranza, come vuole la Rai. Non ci resta che Pupo e il suo “Gelato al cioccolato”.
Fabrizio Vincenti
apr072020
In questi giorni di “clausura” imprevista oltre a definire qualche lavoretto rimasto in arretrato, dovendo stare chiusi in casa, abbiamo approfittato per darci un po’ di più alla lettura. In ogni caso i dati enunciati da tv e social, ci costringono anche a riflettere su quanto sta accadendo nel mondo, nelle varie parti d’Italia e intorno a noi, nel Salento. Guarda caso, esattamente negli stessi giorni di questa drammatica pandemia, mi sono capitate per le mani due cose che stranamente si intrecciano con la stessa cordata del dramma che stiamo vivendo:
Qual è il nesso tra queste tre cose? Proviamo a ragionarci sopra.
In pratica, quello che sta accadendo ci costringerà a cambiare per sempre certe abitudini che ultimamente avevano davvero preso una velocità supersonica. Tutto quel correre affannato di tutti e di ogni giorno, sembrava ci stesse portando via l’ultima occasione per respirare, non avevamo tempo per nessuno e per null’altro se non per affannarci a correre di qua e di là, tra centri commerciali, ristoranti, happy hour e viaggi turistici a dismisura, sembrava dovesse finire il mondo da un momento all’altro. Ecco, questa “clausura” imprevista e forzata ci ha costretti a capire che il mondo non sta per finire, che c’è solo bisogno di fermarsi ad osservare, a dialogare, ad ascoltare, ma soprattutto ad amare la vita. Speriamo che ciò che stiamo proponendo, e cioè di sperare che al più presto arrivi un nuovo decreto in cui ci dicono che le catene con cui ci hanno imbrigliato sono state rotte, che possiamo di nuovo ritornare a fare tutto quello che si faceva prima, magari con qualche precauzione in più, con la convinzione di aver imparato la lezione, se faremo davvero questo, sarà l’ennesima pezza per tappare una falla che ha radici profonde nel sistema globale. E state pur certi che la pezza non resisterà molto.
In poche parole, faccio molta fatica a credere all'uomo buono, la storia ci insegna che abbiamo sempre "invaso", "depredato", "colonizzato e sfruttato", ora più che mai abbiamo ampliato le proporzioni del nostro “fare” senza senso e senza futuro, e per di più siamo passati dai 2 miliardi di abitanti del pianeta del 1969 ai sette miliardi di oggi. In meno di 100 anni siamo stati la causa della scomparsa di molte specie di biodiversità e di gran parte della desertificazione.
Vandana Shiva è una fisica ed economista indiana. E’ tra i massimi esperti di ecologia mondiale e sociale.
E’ premio Nobel per la pace nel 1993. Ha vinto premi letterari e scritto molti trattati di ecologia. E’ tutto vero quello che denuncia? Per esserne certi bisognerebbe analizzare a fondo le fonti che cita in bibliografia. Comunque, visti i tempi che corriamo, e il sistema che governa il mondo oramai globalizzato, c’è poco da indagare. Ma forse qualcosa si può ancora fare per cambiare direzione. Scrive Vandana:
il potere convenzionale va dal controllo centralizzato degli stati o nazioni, a quello ancora più centralizzato delle CORPORATION. Chi sono? Non sono tante, insieme compongono l’1 per cento dell’umanità, lo stesso un per cento che domina sul 99 per cento restante. Da questo punto in poi, se volete leggere gli appunti sulla denuncia del Premio Nobel Vandana Shiva, potete farlo nella seconda parte di questo breve testo.
Roberto, senza aver letto la denuncia descritta nel libro “Il Pianeta di Tutti”, sapeva bene che i semi li abbiamo ricevuti dalla natura e dai nostri antenati, e che è giusto tramandarli con la stessa ricchezza, integrità e diversità. Lui, come tanti altri nostri amici contadini, osservanti le tradizioni dei nostri padri, metteva da parte i primi frutti di ogni raccolto, per riseminarli nuovamente l’anno successivo. Eppure non era un contadino di professione, lo faceva con passione perché amava i cibi genuini e la natura. Se tutti i contadini del Salento adoperassero i semi tramandati da padre in figlio, le Corporation non sarebbero contente, ma non perché avremmo tolto loro la possibilità di sfamarci con i loro prodotti, ma semplicemente perché loro temono la localizzazione, che toglie spazio al loro potere e ai loro interessi economici, senza badare a quanta morte e distruzione comporta.
2° Parte
Riflessioni riassuntive estrapolate dal libro “Il Pianeta di Tutti” di Vandana Shiva
Le Corporation, la struttura dell’1 per cento dominano il mondo perché sono per la globalizzazione e contro la localizzazione che non porta loro profitti (pag 163):
WTO – organo mondiale per il commercio, ex Gatt –; FMI – Banca Mondiale e Internazionale; TNC – Corporation Transnazionali – secondo la denuncia deviano le Istituzioni, i Tribunali, la Polizia, i Ministeri, tutto per il proprio interesse. (pg 179)
Produzione Olio di Soia e Palma da olio – Deforestazione – emissioni di inquinamento – Monsanto – Du Pont – Bayer – Pfizer – Genentech (società biomedica) – Global Healt (ricerca vaccini e famaci) – Compagnke Agro Businnes quali Mendekez, Nestlè, Kraft, Coca Cola, Diageo, Pepsico, ecc. (pag 141)
A capo del sistema esiste il modello filantropo/capitalistico della BMGF (Bill end Melinda Gates Fondation)
Papa, Regina, e mercante e avventuriero. (pag 138)
Pretendere di raggiungere un altro pianeta e costruirvi una civiltà autosufficiente è un salto nel vuoto, arroganza, ignoranza e insensibilità. Disse Gandhi: "La Terra fornisce quanto basta alla soddisfazione dei bisogni di tutti, ma non abbastanza per l'avidità di pochi". pag 188
Nelle crisi che ci hanno portato sull’orlo del precipizio si trovano anche i semi della speranza e della libertà, i semi che rigenereranno la nostra umanità e la nostra identità di cittadini della Terra. Pg 11
Questo libro è un’espressione della speranza che si fonda sull’unione: è la filosofia della vasudhaiva katumbakam ossia della terra intesa come unica famiglia. Pg 12
Possiamo con l’interconnessione, con la solidarietà, creare un movimento interplanetario per spezzare le catene e abbattere i muri costruiti dalle illusioni della mente meccanica e sconfiggere la macchina del denaro e il mero simulacro della democrazia. Pg 13
Quando si è sull’orlo del baratro andare aventi significa cadere nell’abisso. Pg 16
I processi che stanno distruggendo il suolo, la biodiversità, l’aria, l’acqua e l’equilibrio climatico stanno uccidendo al contempo anche l’umanità. Pg. 17
Con il termine “Antropocene” (l’Era dell’uomo) si allude al potere dell’uomo di disarticolare i processi ecologici della Terra. Ritenere che questo potere distruttivo dia ad alcuni umani il diritto di impadronirsi delle risorse, dei processi e dei sistemi della Terra è da arroganti e da irresponsabili. Pg. 19
La perdita di diversità nei nostri campo e nella nostra dieta, dovuta alla diffusione – negli ultimi cinquant’anni - della Rivoluzione VERDE e dell’agricoltura INDUSTRIALE, non solo contribuisce alla crisi ecologica, ma favorisce la diffusione di epidemie.
Mangiare è un atto comunicativo. Mangiando noi comunichiamo con la Terra, con il coltivatore, con chi preparare il cibo.
I pesticidi e gli erbicidi velenosi che spargiamo sul nostro cibo distruggono i batteri benefici del nostro apparato digerente, causando gravi malattie che vanno dai disturbi intestinali a problemi neurologici come l’autismo e il morbo di Alzheimer. Pg 22
Il vero capitale è la Natura: Ecologia ed economia derivano dal greco Oikos, che significa casa. L’ecologia è la scienza della casa, l’economia è l’amministrazione della casa. Quando l’economia opera in conflitto con la l’ecologia il risultato è la cattiva amministrazione della Terra, cioè della nostra casa. Pg 24
Mentre viene spacciata come soluzione alla fame nel mondo, l’agricoltura industriale è responsabile del 75 % di tutti i problemi ecologici e sanitari che si registrano a livello globale. Fame, malnutrizione, obesità, diabete, allergie, cancri, disturbi neurologici, sono tutti connaturati a un sistema alimentare mosso dall’avidità e fondato sulle tossine. Pg 25
Dagli alberi impariamo l’amore e la generosità incondizionati. Le foglie secche che cadono ci mostrano il ciclo della vita, la legge del ritorno, perché le foglie diventano Humus e suolo e proteggono la terra riciclando sostanze nutritive e acqua. Pg 27
L’Impero dell’1 per cento: separazione, violenza colonizzazione, estrattivismo ed estinzione.
Le tre grandi separazioni che ci hanno portati sull’orlo dell’estinzione come specie sono la separazione degli umani dalla natura; quella degli umani tra loro, secondo criteri di classe, religione, razza e genere, e la separazione dell’Io dal nostro essere integrale e interconnesso. Pg31
Lo standard oil , fondata dai Rockefeller ha plasmato il mondo economico, politico e tecnologico odierno. Ha dato inizio all’era dei Robber Barons, quella petrolifera che è anche quella del dominio del denaro-
I sistemi estrattivi lineari basati sulla violenza sono all’origine delle disuguaglianze economiche e della polarizzazione dell’1 per 100 da una parte e del 99 per cento dall’altra. Pg 33
Il mondo che abbiamo creato è il frutto del nostro pensiero e dunque non può cambiare se prima non modifichiamo il nostro modo di pensare (Albert Einstein).
L’Attività della mente meccanica è incentrata sull’introduzione di molteplici separazioni:
separa il suolo dalle piante, definendo il primo come vuoto ricettacolo di fertilizzanti chimici e le seconde come macchine alimentate dalla benzina dei fertilizzanti. Separa il cibo dalla salute, la terra dall’aria. Riduce la vita aa proprietà intellettuale, tramite l’acquisizione dei brevetti, per poterla possedere e monopolizzare nonostante ciò porti all’estinzione della specie al suicidio degli agricoltori.
La mente meccanica è una mente che privatizza. Pg37
Altra mutazione importante è avvenuta in politica con la democrazia rappresentativa: questa un tempo proprietà del popolo gestita dal popolo nell’interesse del popolo è diventata in breve proprietà delle corporation gestita dalle corporation nell’interesse delle corporation. La concentrazione del potere economico nelle mani di pochi eletti da nessuno e che non sono tenuti a rendere conto a nessuno del loro operato, si traduce nella capacità di influenzare i governi le leggi e la politica, per plasmare il futuro del nostro cibo, della nostra salute e del pianeta. Pg55
Uccidere gli agricoltori con il debito e la popolazione con il cancro e l’avvelenamento da pesticidi è genocidio, un crimine contro l’umanità. Pg 66
Multinazionali come Monsanto, Bayer, Dow, Du Pont, e Sygenta, attraverso il libero scambio le politiche neoliberali e la deregolamentazione dei commerci, stanno estendendo il loro impero con fusioni e acquisizioni sempre più vaste. Come per esempio la fusione di Monsanto con Bayer con l’avallo della Banca Centrale europea (21 marzo 2018) . Pg 73
Il Cartello dei Veleni, non solo si ristruttura attraverso le fusioni ma va oltre la convergenza delle sementi, pesticidi e fertilizzanti estendendosi ai macchinari, alle tecnologie dell’informazione alla raccolta dei dati sul clima, e sul suolo, alle assicurazioni per assumere un controllo totale sul nostro cibo. Si continua a spacciare per futuro una strategia fallimentare. Pg 75
Le libertà economiche, intellettuali, politiche che garantiscono la proprietà collettiva delle sementi, del cibo, delle nostre menti, delle nostre piccole economie per produrre e consumare localmente in modo sostenibile sono la “barbarie” che il famigerato un per cento vorrebbe estirpare. E queste libertà sono ciò che molti movimenti sociali sono impegnati a difendere, e dovremmo farlo tutti. Pg76
Il termine “Biologia molecolare” (ingegneria genetica) ha avuto un ruolo importante nel progetto di costruzione del “gene”. La fondazione Rockefeller dal 1932 ne è promotrice con l’obiettivo di avere il controllo sulle relazioni umane e porle in armonia con la struttura sociale del capitalismo industriale. Controllo. Limitare la riproduzione dei deboli di mente e le disfunzioni sociali che contrastano con i cambiamenti della tecnologia. Pg 77
Il Cartello dei Veleni considera il “gene” l’elemento fondamentale della vita. No. Non lo è. Non esiste al mondo un qualcosa di auto-replicante che si chiami “gene”, semmai è l’organismo intero come sistema complesso. Il Dna è una molecola priva di vita. Non ha la capacità di riprodursi. Sono le proteine, gli enzimi, a produrre il Dna e non il contrario. (The Doctrine of DNA di Richard Lewontin). Pg 78
L’Ingegneria genetica è alta tecnologia, usarla per inoculare un gene nella melanzana, che produce una tossina, in associazione con marcatori di resistenza agli antibiotici, è come usare una ruspa per piantare un chiodi in una parete. Sono le pratiche di agricoltura organica che generano resistenza ai parassiti e alle malattie.
Il cotone Bt (geneticamente modificato) richiede un enorme utilizzo di sostanze chimiche per controllare i super parassiti emersi dal fallimento di questa presunta tecnologia che avrebbe dovuto tenerli sotto controllo. Intanto, per esempio, milioni di ettari di terreni sono stati inquinati e strappati agli agricoltori che essendosi indebitati per sopperire alle spese sono falliti. Ma l’obiettivo di Monsanto e di Mahyco era quello di avere i brevetti sulle sementi. E le loro azioni producono interessi solo per loro. Non per i contadini. Questi muoiono anche per l’avvelenamento da pesticidi. Pg 85
E’ dimostrato a livello globale che il Roundup ha causato un aumento di malattie in particolare il cancro. La Monsanto ha sferrato un attacco ponderoso contro l’OMS che ha classificato il Roundup come probabile cancerogeno. Secondo la rivista medica Lancet, in esperimenti sui topi si è dimostrato che l’esposizione al Glifosato è causa di tumori.
Il legame Monsanto – Facebook è profondo. Una agricoltura una scienza. E’ un progetto di Bill Gates, insieme a Zuckerberg patron di Facebook, hanno concepito un accesso minimo garantito gratuito in internet per decidere quali informazioni passare agli utenti. Pg 100
Il diritto al cibo consiste nel diritto di scegliere quello che vogliamo mangiare, di sapere che cosa c’è nel nostro cibo, di optare per un cibo nutriente e gustoso, invece di dover ingerire i pochi cibi confezionati che le Corporation vogliono costringerci a consumare. Pg 102
Nel mondo del famigerato UN PER CENTO, i governi (tutti) sono un’estensione del Grande Capitale, sono praticamente i loro piazzisti. Pg 105
La desertificazione, la perdita della biodiversità, l’estinzione degli impollinatori biologici, il cambiamento climatico, è opera dell’agroindustria per almeno il 40 per cento. E questo sistema fornisce solo il 30 per cento del cibo che consumiamo. Se dovesse aumentare questa proporzione ci ritroveremmo su un pianeta morto. E senza cibo. Pg 106
Nel 2016, per difendere la grande bugia del miracolo Golden Rice brevettato dalla Fondazione di Bill Gates, insieme a quell’altra grande bugia delle banane che contengono ferro, la banana OGM e la melanzana “brinjal” sono stati mobilitati 107 premi Nobel. Inclusi alcuni fantasmi come per esempio Alfred G. Gilman morto nel 2015.
Ogni pianta ha le proprie particolarità nutritive. L’agricoltura industriale produce merci prive di nutrimento non solo perché nel suolo non viene restituita la sostanza organica, e quindi impoverito, ma anche perché le monocolture riducono la varietà delle sostanze nutritive che invece viene garantita dalla biodiversità. Pg 110
La digitalizzazione dell’economia ci riserva brutte sorprese. La demonetizzazione dell’economia indiana introdotta nel 2016 allo scoccare della mezzanotte, ha fatto si che le multinazionali si appropriassero della ricchezza delle persone, chiudendo da un giorno all’altro i rubinetti del denaro contante per le economie reali e lasciandole aperti solo per i settori digitalizzati, cioè le Corporation, nel caso specifico la Digital India. Pg 129
La guerra ai contanti porterà enormi profitti ai portali delle Corporation, coloro che incasseranno. Nel mondo digitale, coloro che controllano gli scambi, attraverso reti finanziarie, ricavano qualcosa da ogni passaggio. In una economia reale circola denaro reale che corrisponde al lavoro vero. Al contrario in una economia digitale tutto diventa irreale.
Una sola scienza, una sola agricoltura, una sola storia: il modello filantropico capitalista di Bill Gates, per plasmare e aggirare le strutture democratiche secondo la sua visone del mondo.
Un solo uomo, il papa, il re, la regina, e anche il mercante avventuriero. Pg 138
Bill Gates, o chi per esso seguirà la stessa traccia, dominerà il mondo perché in questo momento ha già investito 5,4 miliardi per lo studio di un sistema capace di alterare la stratosfera riflettendo una piccola parte del calore del sole, mediante lo sbiancamento delle nuvole sopra gli oceani. Ha a che fare con i brevetti chiesti da Intellectual Ventures (una società americana), che serviranno a d attenuare la forza degli uragani rimescolando le acque superficiali degli oceani con quelle profonde. Pg 147
L’Umanità si trova ad un bivio: o fare pace con la Terra o ci estingueremo portando con noi all’estinzione milioni di altre specie. Pg 159
Dobbiamo gettare i semi della vera libertà nella nostra immaginazione e nel nostro quotidiano, nelle nostre azioni e nelle nostre molteplici relazioni. Dobbiamo evitare di ridurre tutto a materia grezza per fabbricare denaro.
Come diceva Ghandi, dobbiamo smetter di posizionarci sulla piramide, alla base o al vertice, ma dobbiamo porci al centro di un grande cerchio dove tutti sono elementi del grande cerchio oceanico, in questo modo chi si troverà nei cerchi esterni non schiaccerà chi sta all’interno, bensì gli trasferirà forza, e tutti ne trarranno beneficio.
Il sistema oggi vigente separa il produttore dal consumatore, che viene illuso dalla “convenienza” di bassi costi. Ma non si tiene conto dei costi altissimi che la società e la Terra stanno pagando. Il Consumismo è la dipendenza sociale dalla spazzatura che a sua volta continua ad alimentare la macchina del denaro delle Corporation. Pg 173
Marcello D’Acquarica
set252017
Non so voi, ma a me ‘sta storia del mega-porco commerciale Pantacom rievoca tanto quella della monaca di Monza, narrata da Alessandro Manzoni nei suoi Promessi Sposi.
In questa sorta di romanzo nel romanzo, ci vien presentata la figura della povera Gertrude destinata al convento sin dalla nascita, così, tanto per rispettare la tradizione del Maggiorasco che prevedeva la concentrazione del patrimonio ereditario nelle mani del primogenito (ovviamente maschio).
Sicché la sventurata si trova istradata al monastero già all’età di sei anni, quale normale prosecuzione dei suoi giochi d’infanzia (fatti perlopiù di santini e di bambole vestite da suore), e naturale destino di un nome che fa tanto chiostro, Gertrude, imposto dal padre-padrone, “principe e gran gentiluomo milanese” che per la figlia non vedeva altro futuro se non il velo e la clausura.
Orbene, nonostante Gertrude non avesse alcuna intenzione di farsi monaca, più il tempo passava più s’accorgeva di essersi incamminata in un vicolo cieco. In molte occasioni avrebbe potuto rifiutare la “vocazione” impostale, ma venne sopraffatta dagli eventi, dalla insicurezza, e nondimeno dalla sfiducia nella propria libertà.
La meschina, troppo debole per affrontare le conseguenze di una disubbidienza al volere paterno, mente prima di tutto a se stessa, e poi agli altri, alle consorelle, alla badessa, e infine a quell’uomo “dabbene” che era il vicario, cioè il prete convenuto al monastero, come previsto dalla procedura, per confessarla e interrogarla sulle sue reali intenzioni di accettare i voti, la vestizione e la vita “lontana dalle insidie del mondo”.
Ecco cosa scrive il Manzoni nella sua bella prosa-poetica, dopo l’ennesimo assenso all’“iter autorizzativo” da parte dell’infelice ragazza: “Fu dunque fatta la sua volontà; e, condotta pomposamente al monastero, vestì l’abito. Dopo dodici mesi di noviziato, pieni di pentimenti e ripentimenti, si trovò al momento della professione, al momento in cui conveniva, o dire un no più strano, più inaspettato, più scandaloso che mai, o ripetere un sì tante volte detto; lo ripeté, e fu monaca per sempre” (cap. X, I Promessi Sposi).
Ecco, io non vorrei che con il Mega-porco commerciale avvenisse il medesimo dramma vissuto dalla sciagurata Gertrude: cioè che si dia corso a questa minchiata economico-ecologica [scusatemi, ma in questo momento non mi viene un lemma più triviale di questo, ndr.], nonostante siano in pochi ormai (almeno spero) a credere agli asini che – ragliando a cento decibel di “ricadute” e “occupazione” - continuano imperterriti a volare sulle nostre teste.
Come ben saprete, tra i punti all’ordine del giorno del Consiglio Comunale di martedì 26 settembre 2017, al numero 5 leggiamo: “Piano Attuativo per la realizzazione di Area Commerciale Integrata no-food in contrada Cascioni. Proponente: PANTACOM s.r.l. – Approvazione nuova convenzione in sostituzione di quelle sottoscritte in data 24/04/2013 e 31/05/2017”.
Bene. Ora mi (e vi) pongo alcune domande.
Perché un’altra convenzione? Com’è che se ne cambiano ogni tre per due? Forse che le precedenti non andavano bene? È proprio necessario procedere all’approvazione di una novella convenzione in sostituzione delle passate, posto che in genere le successive son quasi sempre peggiorative per noi e migliorative per i richiedenti, cioè con meno oneri per loro e più diseconomie per il Comune di Galatina?
E se invece di approvarle si negassero, cosa succederebbe? Il finimondo? O, come diceva qualcuno, addirittura l’apocalisse (tipo quella paventata lo scorso dicembre in caso di vittoria del No al referendum di Renzi)?
A Galatina sono maestri nel ripetere un mantra che suona più o meno così: “Non c’è più nulla che si possa fare per bloccare il progetto del Megaparco perché tutti gli atti autorizzativi necessari sono stati rilasciati dalle precedenti amministrazioni”.
Se davvero così fosse, come si spiegherebbe la convocazione addirittura di un Consiglio Comunale per discuterne ancora? E non sarebbe a questo punto il caso di render noto all’intera cittadinanza l’elenco degli atti di qualunque natura relativi a codesta “definitiva” autorizzazione: sia quelli già rilasciati, che, eventualmente, quelli ancora mancanti?
E, giacché ci siamo, non sarebbe opportuno che questa nuova Amministrazione Comunale mostrasse chiari segni di discontinuità con le precedenti, anche sul tema del Mega-porco (visto che i propositi, le premesse, la buona volontà, la voglia di far bene sembrano esserci tutti)?
Ho sentito dire in giro, tra le altre cose, che il Consiglio Comunale “è tenuto ad approvare”, eccetera, eccetera. Coooosa? È questo il moderno concetto di Democrazia? Ma scusate: non è forse un Consiglio Comunale la massima assise cittadina, espressione della sovranità di un popolo stanziato su di un determinato territorio, l’organo di volontà e indirizzo politico di un Comune, per cui è libero di decidere in assoluta libertà quel che vuole (e dunque non è “tenuto” ad approvare proprio un bel nulla), nel rispetto delle leggi e della Costituzione?
E se davvero non ci fossero alternative, mi spiegate a cosa cavolo servirebbe un Consiglio Comunale? A ratificare forse quel che avrebbero deciso gli altri, o peggio ancora un funzionario a briglie sciolte il quale, magari in qualche conferenza dei servizi, ha stabilito che andava bene un centro commerciale senza alberi di alto fusto (sennò magari le radici sollevano l’asfalto e rompono le palle alle auto e ai Tir)? [questa mi pare di averla già sentita da qualche parte, ndr.].
E che razza di decisione è mai quella per la quale o mangi questa minestra o ti butti dalla finestra? Ci sarebbero delle penali da sopportare, dite? E a carico di chi sarebbero queste penali? Del Comune, o di chi eventualmente avrebbe preso l’iniziativa “in nome del”, senza magari averne il mandato o, come si dice, in carenza o difetto di rappresentanza? E in questa seconda eventualità, non sarebbe appena il caso di accollarle al responsabile e non invece a tutta la collettività (responsabilità e penali, dico)?
E a chi dovrebbero essere pagate queste penali, alla Pantacom? Cioè alla società che, salvo errori od omissioni, è ancora “inattiva”? E cosa farebbero i signori di codesta società a responsabilità ridotta, l’attiverebbero giusto il tempo di incassare le penali? E, di grazia, di che importo sarebbero codesti indennizzi, posto che si tratti di esborsi monetari e non di fustigazioni sulla pubblica piazza? E se anche si dovessero sopportare spese per risarcimenti, non trovate che qualunque rifusione sarebbe comunque di gran lunga meno gravosa della pena di un Mega-porco a km zero? E perché mai non si prevede un indennizzo finalmente a favore del Comune se non altro per il danno derivante dall’enorme perdita di tempo e di energie dei suoi uffici, che, piuttosto che dar retta alle coglionate, avrebbero potuto pensare ai problemi reali di Galatina?
Inoltre, invece di andare avanti con questa pantomima [vocabolo derivante giusto da Pantacom, ndr.], avete letto per caso in questi giorni (perfino sul Corriere della Sera, giornale tutt’altro che anticapitalista) della decisione della Provincia di Trento di bandire definitivamente i centri commerciali dal proprio territorio, al fine di “salvaguardare l’ambiente, ridurre il traffico veicolare, e rinnovare il metodo degli insediamenti commerciali sul territorio all’insegna della qualità e della valorizzazione dei piccoli esercizi”? No? Allora, per favore, informatevi bene prima di prendere decisioni irreversibili come quelle della monaca di Monza.
E infine, lo sapete che negli Stati Uniti il mito del centro commerciale è crollato da tempo? E che gli Stati Uniti anticipano generalmente la nostra sociologia di circa un decennio? E che secondo molti analisti nei prossimi anni chiuderanno addirittura 400 dei 1100 centri commerciali statunitensi? Avete avuto per caso notizia dell’inchiesta del New York Times (non dell’Osservatore Nohano) che attesta che svariati Malls (centri commerciali) sono ormai alla stessa stregua di vere e proprie città-fantasma, deserte, vuote, fallite? Lo sapete che ci sono dei siti internet - come ad esempio il seguente http://deadmalls.com/ - con storie di centinaia di Malls chiusi, sedotti, abbandonati, morti e sepolti? A quando la costruzione e la redazione anche in Italia di un sito o un blog dello stesso tenore dal titolo “limortiloro.it”?
*
Di questo passo Galatina farà la fine della monaca di Monza. E i danni non si ripareranno con una “cavita di conza”.
Antonio Mellone
apr212019
Be'... Non ci credevo più nemmeno io. A forza di vedere in giro alberi capitozzati e altri tutti secchi, con al massimo qualche rara parvenza di fogliame, pensavo che solo un miracolo potrebbe salvare i nostri ulivi. Dopo aver visto gli alberi di Michele, invece, mi si è riaperta la speranza.
Il mio cuore ha sentito come il chiudersi improvviso di un taglio che perdeva, perdeva appunto, la speranza.
E pensare che Michele non è un contadino, di mestiere fa tutt'altro. Eppure il suo giardino sembra la vetrina di un gioielliere, i suoi ulivi sono tutti in fiore, tutti. Nonostante il suo campo sia circondato da terreni trascurati e ulivi malandati. Cosa fa per mantenerli così? Semplicemente li tratta con la poltiglia bordolese, una potatura arieggiata che ha fatto lui stesso e infine, dice Michele, con le piante ci parla, le tratta come fossero delle persone care.
Osservavo il confronto tra i due uliveti, sono perfettamente uno di fronte all’altro ai lati della strada, in via Aradeo, esattamente nei pressi del viale che porta all’antica Masseria della Contessa, osservavo dicevo, l’incredibile condizione dell’uliveto dirimpetto a quello di Michele, è stato ghigliottinato barbaramente, e lasciato soffocare dal sottobosco di erbe spontanee, mentre le piante di fronte, quelle del nostro amico, sono l’esatto opposto, con un carico di fiori inimmaginabile.
Con questo non voglio dire che basta fare semplicemente come fa Michele e tutti gli ulivi del Salento guariranno o risorgeranno. Certamente in giro lo scenario degli ulivi secchi e tagliati come dei crocefissi nudi, è reale e raccapricciante. Non entro nel merito del come ha avuto inizio questa storia, tanto se ne è parlato ovunque e in abbondanza, quello che non è ragionevole è invece il fatto che stiamo tutti cadendo nella trappola dell’”ormai non c’è più niente da fare, seccheranno tutti”. Così concludono i tanti contadini e non, scoraggiati da questa situazione. Invece bisognerebbe prenderci cura di ciò che abbiamo, e sono tanti gli uliveti come quello di Michele. Ci stiamo affannando per impiantare nuove cultivar spacciate per essere resistenti, con promesse favolose, ma che nessuno garantisce, anzi è già risaputo che bisognano di un intensivo uso di fitofarmaci e di risorse idriche, due condizioni, l’ambiente e le risorse idriche, già fortemente compromessi.
Tutto il contrario dei nostri ulivi che hanno vissuto con eccellenza per secoli su terreni spesso pietrosi e secchi.
E la cosa ancor più orripilante, è che il governo di un Paese come l’Italia, in grado di armare eserciti potenti, come massima espressione della sua onniscienza, attraverso il “Decreto legge Emergenze 07-03-2019”, e precisamente negli articoli 6 ed 8, Obbliga (in barba al diritto della salute dei cittadini dettato dalla Costituzione) 2 trattamenti chimici su tutto il territorio con insetticidi a maggio e giugno e Obbliga (sempre in barba al divieto assoluto di deroga sulla salvaguardia dei beni culturali dettato dalla Costituzione) l’estirpazione di piante secolari ospiti nei 100metri attorno a piante infette.
Grazie Michele, per la speranza, speriamo che sia più contagiosa di questa fantomatica Xylella.
Decreto Emergenze: una coalizione di oltre 200 scienziati, medici, giuristi, economisti, agricoltori, giornalisti, organizzazioni della società civile contro art. 6 e 8 | ISDE Italia @MIUI|
Marcello D’Acquarica
ott252017
Che tristezza. Premesso che davvero non saprei chi possa fare più ribrezzo tra: A) i sindaci che, con il cappello in mano, pensano di trattare con TAP, il famoso tubo di ‘sto gas, per l’ottenimento di un qualche ristoro o compensazione o come cavolo vogliano chiamare la promessa di una mancia in cambio della loro accondiscendenza, e B) i sindaci (come il mio, per dire) che si guardano bene dal proferire verbo in un senso o nell’altro.
Roba da canto XXI e XXII dell’inferno, dal lato dei barattieri; e da canto III, sempre dell’Inferno, dal lato B, quello degli ignavi.
Dante Alighieri colloca, dunque, nell’Antinferno le anime tristi degli ignavi. I quali non son nemmeno degni di menzione. Vissero da vigliacchi, “sanza infamia e sanza lodo”. Incapaci di schierarsi, non lasciarono di loro fama alcuna nel mondo. Non osarono avere un’idea propria neanche per una volta, e la lor cieca vita è tanto bassa che sono invidiosi di ogni altra sorte. “Mai non fur vivi”, dice il Poeta, e certamente “a Dio spiacenti e a’ nemici sui”: indegni di meritare sia le gioie dei cieli (che non li vogliono “per non esser men belli”) che le pene dell’inferno (“ch’alcuna gloria i rei avrebber d’elli”).
Anche noi, insieme a Dante e a Virgilio, conveniamo nel lasciarli nella loro insipienza, senza perder ulteriore tempo a “ragionar di loro”.
*
E poi - visto che non ci facciamo mancare nulla nella fauna sindacale - abbiamo i barattieri, tipici dannati per sfruttamento di carica pubblica con finalità affatto diverse dal concetto di bene comune.
Sul Quotidiano di Caltagirone, per dire, l’altro giorno si gongolava finalmente per la rottura “del fronte del no a Tap” e magari “sull’opportunità di continuare l’interlocuzione sacrificando la contrarietà al gasdotto” [sic]. Si blaterava inoltre di “ristori per il Salento” [ecco: dopo i ristoranti, i ristori, ndr.], di “compensazioni rilanciate dalla società” [i famosi rilanci del baro, ndr.], e si ripeteva a pappagallo la salmodiante manfrina della Bellanova sugli “accordi internazionali da rispettare” [vale a dire quelli con la dittatura corrotta dell’Azerbaijan, ndr.], e, ovviamente, sulla “strategicità dell’opera” [l’opera è “strategica” a prescindere, per assioma insomma, ndr.]; infine, sempre su quei fogli, si divideva idealmente il fronte tra “l’apertura al dialogo” [che carini, ndr.] e “la chiusura completa” [sottintesa da parte dei sindaci stronzi, ndr.], senza scordare di far ripetere ai Primi Cittadini aperti alla trattativa [indovinate di che tipo di Trattativa stiamo parlando, ndr.] che “Tap si farà ad ogni costo” e che “l’opera sarà fatta comunque” [non li sfiora per niente l’idea che se solo volessero avrebbero il potere di bloccare questo e ben altri agghiaccianti orrori, ndr.].
Peccato che ogni compensazione (ovvero obolo, ristoro, eccetera) altro non è che un palliativo, una foglia di fico, fumo negli occhi. TAP, infatti, non è una Onlus o un ente di carità o un bancomat, ma una multinazionale del profitto, sicché le esternalità negative (o diseconomie esterne, come l’inquinamento, lo scempio ambientale, la distruzione del paesaggio, il cancro) provocate dalla sua presenza non potranno mai essere risarcite da alcun indennizzo, pena il fallimento dell’azienda stessa. Oltretutto l’eventuale elemosina finirebbe per essere la classica goccia in un oceano di merda.
Chissà perché nessuno, diverso dai NO-TAP, ha capito che la bellezza, la salute, la cultura, la coscienza e la dignità di un popolo non si barattano, né si prostituiscono o mercanteggiano per nessun importo e per nessuna ragione al mondo.
Se il tutto non fosse grottesco, che dico: tragico, ci sarebbe addirittura da morir dal ridere al solo pensiero che i sindaci barattieri rimarranno con un pugno di mosche in mano. Guardate un po’, invece, quali sono le forme di compensazione cui la multinazionale starebbe pensando di concerto con non si sa chi (sono enumerate dal “giornalista” a pagina 10 del Quotidiano del 23/10/2017 - cfr. immagine allegata):
1) Più metano per le auto - per ridurre l’inquinamento da benzina e diesel [ergo per aumentare quello da gas, ndr.]; 2) Navi senza carburanti - un altro aiuto all’ambiente [evidentemente reintrodurranno le galere spinte completamente dalla forza dei remi, ndr.]; 3) Cicloturismo e nuove piste – dettagli da definire [soprattutto sul concetto di pista, ndr.]; 4) Più aiuti alla ricerca – contro la peste della Xylella [TAP, alias Trattamento Anti Peste, ndr.]; 5) Infrastrutture e logistica – per ridurre il gap infrastrutturale del Salento con il resto del Paese e d’Europa [Mind the gap, anzi Mind the tap, ndr.]; e infine, 6) Sfruttamento del ciclo del freddo - legato al gasdotto nell’industria dei surgelati [con particolar riferimento ai cervelli crioconservati, ndr.].
Cari signori, va bene. Ma c’è un limite a tutto. E si chiama presa per il culo.
Antonio Mellone
mag302021
Ancora una volta enti, politici, associazioni si trovano contrapposti su temi importanti come ambiente, salute e lavoro discutendo delle autorizzazioni ambientali di Colacem Galatina.
I molti che non hanno responsabilità istituzionali scrivono comunicati con buoni propositi fatti di “vuote parole” che tutti potremmo sottoscrivere: la salute non sia ostaggio del lavoro; tutelare il lavoro senza dover pagare un tributo all’ambiente e altre cose scontate buone per una serata di miss Italia.
Gli enti istituzionali non perdono occasione per contraddire quello che essi stessi sino a poco prima hanno dichiarato.
Nel mezzo i cittadini di Galatina ma anche dei comuni limitrofi che disorientati non hanno idea di quale sia la reale situazione.
In questo clima di confusione in qualità di consigliere comunale del m5s, insieme al collega Michele De Paolis, ho richiesto di convocare la commissione consigliare permanente ambiente in modo che in una sede istituzionale aperta a tutto il consiglio comunale, l’amministrazione possa in modo trasparente comunicare qual è la posizione che il Comune intende far valere nella conferenza dei servizi.
La vicenda è lunga, complessa e non priva di passaggi tortuosi.
Un momento “trasparenza” è d’obbligo, la richiesta di riunire la commissione consigliare ambiente ha proprio lo scopo di informare tutta la cittadinanza su quello che sta succedendo e su quello che potrebbe ancora succedere soprattutto se non verranno adottate le scelte più saggie.
Provo a presentare i punti salienti per dare un’idea della complessità della “faccenda”.
Nel 2018 viene rinnovata l’AIA alla Colacem di Galatina. L’iter autorizzativo ha visto coinvolto come parte attiva l’attuale sindaco di Galatina, dott. Amante, il quale ha avuto in quella sede l’opportunità di esprimere tutte le criticità e concordare le soluzioni più appropriate.
Successivamente all’autorizzazione la Regione Puglia muove rilievi al rinnovo dell’AIA. Questa è già la prima stranezza, il rinnovo è stato concesso anche dietro il parere favorevole dell’ARPA Puglia che della Regione è emanazione.
Di fronte a questa “novità” amministrativa alcuni sindaci della provincia, tra cui quello di Galatina, decidono di promuovere un ricorso amministrativo. Questa è la seconda stranezza, non era passato molto tempo dall’autorizzazione concessa anche con il contributo del comune di Galatina che lo stesso Comune decide di adire alle vie legali: quasi a disconoscere l’iter autorizzativo in cui è stato parte attiva.
Il Tar accoglie il ricorso, da quindi “ragione” alla Regione Puglia e ai sindaci “accodati”. Il giudice amministrativo però fa “ultra petita”, una volta chiamato in causa dai ricorrenti provvede alla nomina dei periti d’ufficio (alcuni di questi già noti per essere CTU nel giudizio contro ex ILVA). La relazione dei periti invalida l’intero rinnovo autorizzativo di Colacem Galatina. A questo punto senza l’opposizione dell’azienda decadrebbero le autorizzazioni ambientali compromettendo le attività produttive con gravi conseguenze sui livelli occupazionali. Durante tutto questo vorticare di procedure amministrative, gli abitanti nei dintorni dell’azienda vedono comparire strani cartelli monitori che invitano ad usare particolari cautele ambientali. Per non citare le notizie di stampa che periodicamente riportano una situazione epidemiologica del territorio provinciale soggetto ad una anomala incidenza di malattie respiratorie.
Mi scuso per la ricostruzione sintetica e necessariamente incompleta ma è doverosa per far comprendere quanto sia fondamentale in questa fase adottare la massima TRASPARENZA.
La richiesta di convocare entro brevissimo la commissione ambiente è il passaggio che garantisce che le posizioni del Comune siano chiare e nette.
La cittadinanza ha il diritto di essere costantemente informata perché sull’ambiente, il lavoro e la salute NON si può delegare in bianco il proprio futuro.
Paolo PULLI
mar012018
Chi l’avrebbe mai detto che nel corso di questa esilarante campagna elettorale la bandiera No-Tap avrebbe messo d’accordo quasi tutte le cosiddette forze politiche in Diciamo competizione (prodromica delle prossime venture grandi intese).
Da un lato abbiamo addirittura il proletario Berlusconi (già presidente-partigiano, nonché presidente-operaio) che si mette a sciogliere inni e canti a favore di chi si oppone a un’opera “anacronistica e devastante” [il cavaliere decaduto parla appunto di Tap e non anche, per dire, del Ponte sullo Stretto che invece sembra essere la soluzione di tutti i mali d’Italia e soprattutto di Sicilia - tipo il Traffico di Johnny Stecchino, ndr.]; dall’altro lato (della stessa medaglia), nientepopodimeno che Mr. D’Alema, leader Massimo di Leu (acronimo di Lies Easily Uploads: bugie facilmente scaricabili), il quale, in compagnia dei suoi novelli ineffabili cortigiani in lista (d’attesa), è diventato d’emblée così convintamente No-Tap, che al confronto Gianluca Maggiore sarebbe un consulente marketing della multinazionale di ‘sto gas (ovvero uno dei tanti troll a costo zero per perorarne la causa).
A volte mi vengono dei dubbi atroci, e mi chiedo: Ma se tutti sono contro questa Tap, vuoi vedere che alla fin fine la Tap l’ho voluta io (magari a mia insaputa)?
In tutto codesto partitico fervore No-Tap, del PD (acrostico sempre più asintotico a quello di una imprecazione blasfema) nemmeno un’alzata di spalle. Meglio far finta di nulla, e parlare d’altro. Sissignore, il tema Tap è un vero tabù: vietato addirittura farne cenno nei comizi. Troppo rischioso. La cosa fa perdere consensi. Sicché non conviene mica svegliare il can che dorme (anzi, i cani, al plurale - ce ne stanno a bizzeffe). Preferibile inserirlo nel Programma, tanto chi lo legge.
E in effetti, nel programma di questo Participio Passato, dopo le solite palle sul “cambiamento di paradigma” (quale?), sull’“Accordo di Parigi sul clima” (Oh, Paris, Paris), sulla “cessazione di produzione di energia elettrica da carbone nel 2025” (campa cavallo), sullo “Svi-lup-po So-ste-ni-bi-le” (in sigla SS), su “qualità e bellezza [che] sono alla base della nostra economia”, sull’“azione di penetrazione delle rinnovabili” (chissà cosa intenderanno precisamente per penetrazione), e sul fatto che “l’unico sviluppo possibile passa dalla tutela e valorizzazione dell’ambiente” (che geni, che idee inedite), ecco che viene fuori la vera indole del cosiddetto pensiero piddiota: “Due rimangono gli obiettivi principali: ridurre i prezzi dell’elettricità, rispetto alla media UE, e azzerare il differenziale di prezzo all’ingrosso tra il gas italiano e quello del Nord Europa. Per il gas, che riveste un ruolo importante nella fase di transizione, sarà importante migliorare le infrastrutture di interconnessione accrescendo nel contempo la sicurezza degli approvvigionamenti. Occorre rendere veramente competitivo il mercato elettrico e del gas, dando piena attuazione a quanto previsto dalla recente legge sulla concorrenza, con un consumatore consapevole in grado di operare in un mercato trasparente e di facile accessibilità, anche grazie alla standardizzazione delle offerte e alla comparabilità dei prezzi, con una regolamentazione tesa a far sì che la maggiore concorrenzialità si traduca in una vera riduzione delle tariffe”. [sic].
Insomma tutto e il contrario di tutto, espresso in forma così bisbetica, capziosa e inintelligibile che i poeti ermetici al confronto sarebbero dei principianti. Non so voi, ma io, nel leggere questi periodi d’un fiato, in mancanza di brevetto in apnea (diurna), ho rischiato seriamente l’ipossia.
Ma torniamo alle larghe intese di Destra, Centro-Destra e Centro [chiedete a Nanni Moretti se D’Alema ha mai proferito qualcosa di Sinistra, ndr.] per rivolgere un pensiero deferente alla Lega (specialmente ai deputati Bizzotto, Fontana, Borghezio, ecc.), a Forza Italia (nelle persone di Gardini, La Via, Pogliese, ecc.), al PD (con i vari Picierno, Bonafè, Kyenge, Cozzolino, Soru, nonché l’ineffabile Paolo De Castro, già Ministro delle Politiche Agricole, e molti altri) e ovviamente a Liberi e Uguali (tipo Panzeri e Zanonato: liberi chissà da cosa e uguali a chissà chi), per ricordare che giusto qualche giorno fa al Parlamento Europeo tutti insieme appassionatamente questi signori largo-intendenti hanno votato contro un emendamento che bocciava il finanziamento a Tap di 1,5 miliardi di euro da parte della BEI (Banca Europea degli Investimenti).
Risultato: un bell’OK alla distruzione della Puglia e del senso dello Stato con i soldi nostri. Sissignore, per quanti sforzi facciamo di certi politici non riusciremo mai a pensare abbastanza male.
Di questo passo, anche stavolta seggio per loro farà rima con peggio per noi.
Antonio Mellone
ott222017
Siccome parlare di certi argomenti con i diciamo rappresentanti del municipio di Galatina è fiato sprecato, mi rivolgo a voi, egregi esponenti degli altri Comuni invitati alla Conferenza dei Servizi convocata a Bari presso la Regione Puglia, una prima volta il 20 ottobre 2017, poi rimandata al 23, e definitivamente, pare, al 3 novembre prossimo venturo [diciamo in piena atmosfera da festa dei morti, anzi, meglio, di Halloween, cioè delle zucche vuote, ndr.] avente ad oggetto “richiesta di proroga [l’ennesima, ndr.] all’autorizzazione per la realizzazione di un’area commerciale integrata in località Cascioni”, per alcune raccomandazioni.
Si tratta, in parole povere, del famigerato Mega-porco commerciale Pantacom, rara opera di archeologia economica ancor prima del suo impianto [scusate se utilizzo il lemma “porco”: ma “parco” mi pare un po’ esagerato, essendo, quest’ultimo, un concetto legato più ad un’area alberata che ad una cementificata, ndr.].
Gentili Rappresentanti dei Comuni intorno a Galatina, convocati alla suddetta conferenza dei servizi, vi prego, nell’esclusivo interesse dei vostri rispettivi territori, di prendere buona nota degli appunti che seguono in merito allo scempio economico-ambiental-razionale che si vuol perpetrare intorno a voi.
1°) Chiedetevi innanzitutto chi è l’interlocutore, nella fattispecie la Pantacom srl, che ha in progetto un centro commerciale (l’ennesimo nel Salento) di 25 ettari da impiantare in contrada Cascioni, nei dintorni di Collemeto. Dando un’occhiata ad un prospetto Cerved (documento pubblico della Camera di Commercio, che per sommi capi evidenzia le caratteristiche delle imprese) si evince che Pantacom è una SRL, società a responsabilità limitata, costituita nel 2001, con un capitale sociale pari ad euro 35.000, avente quale oggetto sociale: “la progettazione, la costruzione, l’acquisto, la vendita, la gestione e la locazione attiva e passiva di centri commerciali […]”). Codesta Pantacom srl risulterebbe “Inattiva”. Come mai? Dimenticanza? Si è forse in attesa di particolari autorizzazioni per la “dichiarazione di inizio di attività”? Non si direbbe mica che sia in (dolce) attesa: tutt'altro. Osservando la frenesia con la quale si muove l’amministratore unico, evidentemente in contatto continuo con gli enti pubblici e i suoi emissari, l’azienda appare invece attiva, attivissima. Perché non lo è anche di diritto, oltre che di fatto?
2°) Il capitale sociale, come detto, risulta essere pari a 35.000 euro (dico trentacinquemila, non trentacinquemilionidieuro). Bene. Mi dite, per favore, come fa una società con questo patrimonio a portare avanti un progetto con investimenti di svariati milioni di euro? Dove prenderebbe i fondi per iniziare a sbancare i venticinque ettari di campagna da trasformare poi in decine di capannoni da adibire a centro commerciale? Dai soci, forse? Vale a dire dai componenti della famiglia Perrone (quella dell’ex-sindaco di Lecce)? O magari da finanziamenti di terzi? E se anche fosse, “basta la parola” di codesti fantomatici capitali provenienti da chissà dove per garantire i portatori di interessi diffusi (e non particolari), come quelli degli enti pubblici territoriali, espressione della sovranità popolare che voi rappresentate? Non servirebbero forse dei documenti più concreti dei semplici proclami, dei sentito dire, delle promesse con la mano sul cuore?
3°) Oltre al risibile importo del capitale sociale (inadeguato a tutto, finanche al saldo della parcella di un progettista), osserviamo che la società “inattiva” presenta per più anni, proprio perché inattiva, un fatturato pari a zero. E questo ci può stare. Un’azienda può anche esistere sulla carta, può pure essere inattiva, e può anche per più anni consecutivi non aver venduto nulla. Ma in questo caso nell’attivo dello stato patrimoniale, sempre per più anni consecutivi, lo zero assoluto la fa da padrone anche tra le rimanenze, tra le immobilizzazioni materiali e, giacché ci siamo, anche tra le attività finanziarie. Di terreni, nello stato patrimoniale della Pantacom, nemmeno l’ombra. Né risulterebbe, al di là della linea di bilancio, diciamo tra i conti d’ordine, nessuna opzione all’acquisto dei terreni interessati. Che questi diritti/impegni siano registrati fuori bilancio? Cominciamo bene. Alla luce dei pochi dati a nostra (a vostra) disposizione, non riuscite anche voi a inferire agevolmente quanto si sia di fronte a un’entità astratta, uno spirito, un fantasma (Fantacom, appunto)? Vi stanno cioè facendo conferire, cari rappresentanti delle istituzioni comunali invitate, non con dati reali, incontrovertibili, garantiti, ma con delle congetture, con delle ipotesi, con delle promesse, con delle supposizioni (anzi, supposte).
In base ai basilari principi di buona amministrazione, di precauzione, di diligenza, di interesse collettivo, vi chiedo: è sufficiente che una società qualsiasi, oltretutto “inattiva”, presenti “istanze urgenti” perché si convochi in tutta fretta un consiglio comunale, magari ad hoc, o sia invitata a una conferenza dei servizi, o altro consesso pubblico, per cose tipo: delibere, proroghe, istanze, compensazioni, eccetera? E fino a quando continueremo a perder soldi, tempo e denaro pubblico dietro queste pantomime (etimologia non casuale)? Magari fino a quando non si troverà qualche cinese disposto a comprare il pacchetto (anzi il pacco) preconfezionato? E se non ci fosse nessuno disposto ad acquistare il diciamo progetto, cosa facciamo? Continuiamo a concedere proroghe su proroghe sine fine dicentes?
4°) Che garanzie occupazionali una società così eterea, labile ed evanescente da più punti di vista (commerciale, patrimoniale e finanziario) può dare alla collettività? Come mai un’azienda come questa, pronta “a combattere la disoccupazione dando lavoro a 200 persone” [sic] (all’inizio la promessa era di 300 posti di lavoro [ri-sic]), non ha nemmeno un dipendente, nemmeno un ragioniere, un portantino, un commesso? Possiamo noi consolarci con la promessa di 200 nuovi posti di lavoro prossimi venturi, scritti sulla carta con inchiostro simpatico?
5°) Andando ancor più nel dettaglio, ci si chiede: ha senso dal punto di vista della politica economica di un comune un altro centro commerciale di grandi dimensioni come questo, quando a meno di dieci minuti di auto si trovano agevolmente il complesso Bricoman (Lecce), e a meno di un quarto d’ora i centri commerciali di Cavallino (a Est) e di Surbo (a Nord), e chissà quante altre formule facilmente raggiungibili nei dintorni, tra supermercati, discount, megastore, ipermercati e cash & carry?
6°) Quali utilità potrebbero vantare i vostri Comuni, il loro Pil, la vitalità dei vostri centri abitati, il piccolo e medio commercio intramoenia, il vostro bilancio pubblico, il benessere economico delle vostre popolazioni, eccetera, da questo ennesimo centro commerciale fuori-porta? E quali benefici potrebbe portare un eco-mostro di 25 ettari (oltretutto su di un terreno a medio rischio idro-geologico, con annesse rotatorie, viadotti, traffico, inquinamento e stravolgimento del paesaggio) nei paraggi del vostro territorio?
7°) Se non ci fossero danni all’ambiente e all’economia locali con l’installazione di questo centro commerciale [ma il discorso è valido per ogni “grande opera” sul territorio, ndr. ] come mai si parla sempre di “ristori” e di “compensi” ai comuni che ospitano queste strutture [posto che nelle casse dei vostri enti non entrerà il becco di un quattrino a titolo, appunto di “ristori” e “compensi”, nonostante la svendita (anche) del vostro territorio, ndr.]? E, in base a banali considerazioni di Economia Aziendale, può mai un “ristoro” o un “compenso” bilanciare la “diseconomia esterna” (o “esternalità”) provocata da un siffatto investimento aziendale? Non credete che se così fosse, saremmo di fronte a un principio (antieconomico, dunque assurdo) per il quale un’azienda rinuncerebbe all’idea di profitto (trasformandosi di fatto in una Onlus)? Vi pare plausibile una sciocchezza del genere? Il discorso varrebbe anche per TAP (altra storia).
8°) Come già detto altrove, svariati comuni italiani hanno bandito i centri commerciali dal loro ambito. Ultimamente perfino un’intera provincia, quella di Trento, al fine di “salvaguardare l’ambiente, ridurre il traffico veicolare, e rinnovare il metodo degli insediamenti commerciali sul territorio all’insegna della qualità e della valorizzazione dei piccoli esercizi”. Orbene. Cosa vi sembra più anacronistico: una scelta come quella della provincia di Trento, o non piuttosto quella di continuare ad aver fede nella Beata Cementificazione?
9°) Negli Stati Uniti il mito del centro commerciale è crollato da un pezzo (gli Stati Uniti anticipano generalmente la nostra socio-economia di circa un decennio). Secondo molti analisti nei prossimi anni chiuderanno addirittura 400 dei 1.100 centri commerciali statunitensi. Esiste un’inchiesta del New York Times che attesta che svariati Malls (centri commerciali) sono ormai alla stessa stregua di vere e proprie città-fantasma, deserte, vuote, fallite.
Bene. Con questi chiari di luna (e con queste luci in fondo al tunnel), vorreste voi continuare a credere alle allucinazioni di marketing di una società a responsabilità modesta, che vale quel che vale, per giunta “inattiva”, e giacché dar retta anche ai suoi supporter politici più o meno local, vale a dire agli asini volteggianti nell’aere?
Antonio Mellone
set222014
Il Salento è una terra ricca sotto tanti aspetti, la natura è il patrimonio di inestimabile valore di cui abbiamo la fortuna di godere ma che non tutti sono in grado di considerare come tale.
Non di meno i nostri centri storici che abbagliano chiunque con le loro testimonianze di gloriosa storia, di eccellenza in ogni settore, di cultura che ha radici antichissime.
Ma ciò che ci differenzia e ci distingue da altri territori di altrettanta bellezza è l’attivismo che negli ultimi anni è cresciuto in difesa dell’ambiente.
Che i giovani sentano il dovere, trasformato in passione, di tutelare la terra e la natura che ci circonda è certamente sintomo di vera crescita della collettività. Perché si può evolvere solo se in armonia con la natura, altrimenti si è destinati a soccombere.
Manca qualcosa, però, all’impegno quotidiano su mille fronti, dalla gravissima minaccia di eradicare gli olivi con la scusa della xylella alla decisione di sventrare le nostre coste con il gasdotto Tap, per non parlare di inquinamento da biomasse, coincenerimento rifiuti, cave che continuano a demolire il territorio e di cui chissà quante già utilizzate per lo smaltimento illecito di rifiuti, ecc… Manca una conoscenza anche storica di come certi misfatti si siano potuti compiere sotto gli occhi di tutti e, se prima la gente era completamente indifferente, adesso che non ce la fa più schiacciata anche dall’essere primi nella classifica nazione per alcune tipologie di tumore, adesso dicevo la gente è più disposta ad indignarsi.
Fino a che non si comprende che certe logiche speculative sono direttamente collegate alla corruzione e la corruzione non è altro che una manifestazione, attualmente quella più in voga, degli interessi mafiosi, sarà inutile sbraitare, non ce la faremo a fermarli. Abbiamo già visto come tutto passi in maniera assolutamente regolare e a norma di legge. Già, perché, soprattutto quando si tratta di grossi capitali, la corruzione è ad alti livelli e di esempi ne abbiamo tantissimi, dalla ricostruzione in Abruzzo all’Expo di Milano, allo scempio dei rifiuti interrati in Campania, come pure nel Salento…
Come si possono affrontare quindi certe battaglie se non si studia e si affronta il metodo mafioso che funziona davvero a tutti i livelli?
Noi potremo fare milioni di manifestazioni, qualche volta ottenendo anche dei minimi risultati, ma non riusciremo a garantire davvero la tutela dell’ambiente e del territorio se trascuriamo la madre di tutti gli scempi che ci sono stati perpetrati e che è alla base di ogni tipo di speculazione: la trattativa stato-mafia.
In ogni situazione speculativa infatti c’è sempre un “do ut des”! E se oggi non abbiamo strumenti efficaci per combatterle in quanto sono tutte a norma di legge, evidentemente il problema è da risolvere prioritariamente nelle sedi in cui vengono promulgate le norme che le autorizzano!
E non basta certo fare accordi preelettorali con chi andrà a governare, tanto sappiamo bene che non servono a nulla! Chi comanda sono le lobby, i gruppi di potere, la massoneria e le mafie che hanno sempre usato la politica per i loro scopi e, quando il governo rischiava di non essere completamente asservito, puntualmente sono arrivate le stragi.
Ecco perché il processo sulla trattativa stato-mafia che si svolge a Palermo è fondamentale per scardinare un sistema basato su ricatti ed estorsioni di provvedimenti atti a favorire il potente di turno! Ecco perché quel processo è tabù per tutti! E se ancora oggi c’è chi parla di “presunta trattativa”, c’è anche chi non potendola più negare ha deciso di giustificarla!
Agli amici con cui mi ritrovo in trincea quotidianamente vorrei dire: non sprechiamo le nostre intelligenze e capacità precludendoci di entrare nel merito della questione che origina tutti i nostri problemi, dagli inutili megaparchi commerciali alle numerosissime megastrade, dalla cementificazione selvaggia alle discariche senza controllo, dai resort ai campi da golf con cui vorrebbero sostituire la nostra meravigliosa campagna e così via…
Se riuscissero a fermare quel processo, e i tentativi sono davvero numerosi: dalle minacce di morte ai Pm del Pool e al testimone chiave, alle vessazioni subite da quei rari esempi di lealtà alla Costituzione che hanno dimostrato i carabinieri che hanno denunciato le irregolarità di cui sono stati testimoni, alla delegittimazione degli stessi, alle aggressioni mediatiche cui sono continuamente sottoposti, dicevo che se riuscissero a fermarli noi non avremmo speranza di farcela in nessun campo.
Non ho mai chiesto a nessuno di partecipare ad ipocrite commemorazioni di chi viene sbandierato come eroe, ma di cui poi si dimentica di continuare l’opera, da un’antimafia celebrativa che, per questo, rimane funzionale al sistema.
Al contrario, io non mi stancherò di invitarvi a prendere posizione per Nino Di Matteo ed il Pool di Palermo, Roberto scarpinato PG di Palermo, Massimo Ciancimino, il testimone grazie al quale è stato avviato il processo trattativa stato-mafia, Saverio Masi il Mar. dei CC che, oltre ai rischi che corre come caposcorta di Nino Di Matteo, è anche coraggioso e prezioso testimone sia del processo Mori-Obinu che sulla trattativa stato-mafia.
Se davvero vogliamo fare qualcosa di buono e coerente con il nostro desiderio di salvaguardare la nostra bellissima terra, non possiamo esimerci dal metterci al fianco di chi sta lottando e rischia quotidianamente la vita per restituirci la libertà di scelta.
Quella libertà che abbiamo perso pezzo dopo pezzo, strage dopo strage.
Mov. Agende Rosse di Salvatore Borsellino
Gruppo “Sognatori Resistenti R. Fonte e A. Montinaro”
nov282017
Organizzata dai volontari del Servizio Civile Nazionale del Progetto Monitor 4015, l’iniziativa “Bimbi in Bici” è dedicata agli alunni e alle alunne delle classi quinte della scuola primaria.
L’aumento del traffico automobilistico nelle città e nelle aree urbane, rappresenta oggi un vero problema ambientale che ha come conseguenza l’aumento dell’inquinamento dell’aria. Per tutelare l’ambiente che ci circonda è necessario ripensare al nostro modo di muoverci, solo cominciando a cambiare le abitudini di trasporto potremmo restituire spazio ai mezzi alternativi all’automobile, come i percorsi pedonali e ciclabili. L’obiettivo dell’iniziativa è quello di sensibilizzare i bambini all'utilizzo quotidiano della bicicletta come mezzo di trasporto sano ed ecologico, proponendo in maniera ricreativa il suo corretto utilizzo e la conoscenza delle norme della segnaletica stradale.
I volontari, coinvolgendo i Poli Didattici del territorio comunale, organizzeranno tre giornate di incontro in ogni classe quinta che aderirà al progetto. Durante il primo incontro i volontari parleranno ai bambini della strada, della segnaletica stradale, del pedone e dei comportamenti da tenere e da evitare quando si va a piedi. Durante il secondo incontro, invece, verrà approfondito l'uso della bicicletta, partendo dagli antenati della bici fino ad arrivare alle parti essenziali che compongono la bicicletta di oggi, verranno quindi introdotte le principali norme che regolano la circolazione con le biciclette. Nell'ultimo incontro, infine, i volontari rilasceranno ai bambini la BiciPatente.
I Volontari di Monitor 4015
feb192014
Le nostre case sono sempre frutto di una vita di sacrifici, e vederseli sfasciare (i sacrifici) da mega opere volute da politici che le propongono senza consultare i diretti interessati fa venire l’orticaria nei loro confronti. Ma tant’è che a subire il danno è sempre il solito pantalone.
Il fatto è che a volte si supera proprio il confine del buon senso e un cittadino si stufa anche di soffocare nel silenzio la rabbia per aver dato fiducia al politico di turno che, sia nel locale che nel nazionale, spesso non ha nemmeno le competenze. Vedi per esempio lo scempio del traffico di attraversamento di Noha, specie in via Giotto, dove purtroppo contiamo già due incidenti mortali nel giro di poco più di un anno; consideriamo poi i marciapiedi inagibili, le strade principali che si allagano ad ogni batter di pioggerellina, le case lesionate da scavi programmati senza alcun criterio, le esalazioni fognarie, per non parlare delle dubbie fumate color arcobaleno che fuoriescono dai camini del vicino cementificio e che da qualche tempo inquietano le notti dei cittadini (cfr. sul tema il seguente articolo http://www.tagpress.it/ambiente-territorio/un-esposto-contro-il-cementificio-colacem-di-galatina-da-parte-di-forum-ambiente-e-salute/).
In una comunità cosiddetta democratica, le opere straordinarie prima di essere anche solo immaginate, dovrebbero essere condivise dagli attori di questa comunità, cioè gli abitanti.
Invece no. Vige la cattiva abitudine di imporre e vergare dall’alto i progetti, come fossero la panacea di tutti i mali, e conditi dalle immancabili “ricadute occupazionali” e “volani per lo sviluppo”. Uno degli ultimi più scandalosi esempi è il mega-parco commerciale in mezzo agli ulivi. Un nuovo centro commerciale giusto appunto in un’epoca in cui i consumi sono sottoterra.
Da quando esiste il punto di raccolta della fognatura nera, a Noha, e più precisamente in tutta la zona circostante lo scarico in fondo a via Calvario, gli abitanti - compresi quelli, come il sottoscritto, che in questo paese ci tornano (ironia della sorte) proprio per cambiare aria - devono tapparsi in casa per non vomitare l’anima prima del tempo, sperando in qualche giornata di tramontana che, per suo declino naturale, spinge i miasmi fuori dall’abitato. Per non parlare del neonato impianto fognario delle acque bianche, che, appena il termometro climatico sale oltre i 20 gradi e le piogge calano, diventa un ottimo diffusore di inebriante eau de fogne gratuita per tutti. Tutto questo grazie ai politici nostrani ed ai faccendieri del fare male le cose (“malaffare” c’est plus facile) che di tutto si prendono cura men che del benessere dei cittadini.
Gentile Assessore Roberta Forte, sorprende anche me, come molti, assistere a questo tuo inaspettato cambiamento di rotta: da primo difensore dell’ambiente, scesa in piazza contro ingiustizie e inquinamento, ed in nome della democrazia partecipata a fautore dell’oligarchia decisionista. Sei certa di fare bene ad accollarti l’arbitraria decisione di un’opera straordinaria come quella dell’impianto di compostaggio? Non credi sia logico presentare ai cittadini, e soprattutto ai residenti di tutta la zona nord e nord-est di Galatina, dove a quanto pare qualcuno ha deciso di costruire l’impianto, una straccio di progetto preliminare? Non sarebbe il caso di informare prima le persone sulla ragione per cui il sito debba essere lì piuttosto che in altri posti, magari più lontani dall’abitato? A quanto ammonta il costo di questa nuova fabbrica di pseudo-utilità? E come funzionerebbe? Quanti disagi provocherebbe per la movimentazione di traffico camionistico di ben tre comuni a ridosso dell’abitato? Come fermerete le esalazioni derivanti dall’attività, dei costi aggiunti, delle diseconomie, e di quant’altro? A cosa dobbiamo tanta frenesia improvvisa?
Oppure tu, da saggia amministratrice, hai deciso a priori che non ci sono altre soluzioni manco a pensarci, come quella per esempio di ragionare sull’abbattimento della produzione di spazzatura a monte e a valle del ciclo dei consumi? I rifiuti di quale parte del mondo dovrebbero poi essere gestiti in questo fantomatico sito per garantire questi “utili”?
Inutile chiederti se è la residenza a Galatina che ti impedisce di “respirare” l’aria di Noha, ma non pensi che il progetto per il compostaggio dei rifiuti organici di Galatina, Soleto e Sogliano, se non condiviso e ragionato, possa stravolgere negativamente anche la vita di una buona parte della cittadinanza Galatinese?
Non so, davvero, cosa pensare. L’unica cosa che mi vien da fare è iniziare, sin d’ora, a turarmi il naso.
nov202017
100 partecipanti
3 siti di piantumazione (Galatina - Collemeto - Santa Barbara)
4 ore di eventi
4 associazioni presenti (altre 2 martedì 21 - non mancate)
È stata una grande giornata di festa, di condivisione, di partecipazione, di comunità; contemporaneamente, in tutta Italia, sono stati messi a dimora migliaia di alberi!
Insieme a cittadini e rappresentanti di associazioni ed istituzioni, ci siamo ritrovati nei pressi del quartiere Giovanni Paolo II, dove sono stati messi a dimora 25 alberi di diverse specie. Successivamente ci siamo spostati nella frazione di Collemeto, in Piazza Italia e poi di Santa Barbara, piantumando 5 ulivi “leccino”.
Sono eventi come questi che fanno riscoprire quel senso di comunità che per troppo tempo è mancato a Galatina e alle sue frazioni. Quando i cittadini si ritrovano insieme, si aiutano, collaborano, lavorano per il bene della città, per il bene comune, ogni risultato è possibile e questo ci fa ben sperare per il futuro.
Doveroso ringraziare i tanti attivisti del Movimento 5 Stelle di Galatina che si sono spesi per l’organizzazione ed il buon esito della giornata di Domenica. Ringraziamo l’assessore ai lavori pubblici e urbanistica, Loredana Tundo ed i tecnici comunali; tutti i cittadini, le associazioni e gli attivisti che hanno offerto il loro tempo e contribuito economicamente per l’acquisto degli alberi e del materiale necessario alla piantumazione.
Ringraziamo inoltre per il contributo e la partecipazione alla giornata di Domenica l’associazione “ L’Agorà” di Collemeto, il “Rotary Club” di Galatina Maglie e Terre d’Otranto, l’associazione “ Galatina Arte Storia e Cultura”.
Ricordiamo che sempre in occasione della “ Giornata Nazionale degli Alberi” Martedì 21 Novembre, verranno messi a dimora nuovi alberi nella frazione di Noha nel “Giardino della Pace e della Gentilezza” e giardini Madonna delle Grazie in collaborazione con l’Istituto Comprensivo Polo 2 (a cura dell’associazione Fare ambiente) e nei giardini dell'Istituto Comprensivo Polo 3 di Via Spoleto, Via Corigliano e Via San Lazzaro (a cura dell’associazione Archeoclub).
Ci auguriamo infine che questo evento possa diventare una ricorrenza fissa tenendo come stella polare l'inclusione di tutta cittadinanza.
“Pianta alberi, che gioveranno in un altro tempo”
Movimento 5 Stelle Galatina
ott152021
Chi, da oltre quattro anni, amministra la nostra città non sfugge all’accusa di “Blablabla”, pronunciata nei confronti dei politici dall’attivista svedese, Greta Thumberg, nel suo intervento al convegno “Youth4Climate” di Milano del 28 settembre scorso.
La Giunta di Marcello Amante, in questi anni, ha conseguito alcuni primati, da non fare invidia a nessuno: quello dei finanziamenti e della occasioni perdute, quello delle promesse fatte, degli impegni presi e non mantenuti.
Sono trascorsi ormai oltre tre mesi dalla promessa di dotare l’attuale fermata degli autobus della STP e della Sud-Est di una pensilina, dove i numerosi passeggeri che si recano a Lecce possano attendere i mezzi al coperto, al riparo dal solleone e dalle intemperie.
La decisione di realizzare l’opera fu presa nel corso della riunione del Consiglio Comunale del 28 giugno scorso, con l’adozione di una delibera approvata dall’intero consesso, maggioranza e opposizione.
La necessità fu rappresentata da un’interrogazione al sindaco, ed era stata, in più occasioni, con lettere e contatti personali, sollecitata da alcuni cittadini. A fine discussione, ritenendo tutti i consiglieri opportuno accoglierla, fu votata la delibera n. 35 del 28.06.2021, con la quale per realizzare la struttura, per la solita lamentela di scarsità di mezzi economici, su proposta di un consigliere di maggioranza, fu individuato l’utilizzo del 5XMille, che i contribuenti destinano alla casse del Comune con la dichiarazione annuale dei redditi.
Soluzione su cui occorre fare chiarezza. Come prevede la legge, e come si può leggere sul sito del Comune, la destinazione del contributo è vincolato, destinato solo ad attività di carattere sociale, in particolare “anziani, disabili, minori, famiglie in situazioni di disagio socio-economico. I fondi ricevuti lo scorso anno sono stati destinati a sostenere le spese per cure mediche di famiglie in difficoltà”. E’ pur vero che, come si legge nella determina, che è coinvolto anche un disabile, ma la stragrande maggioranza di coloro che utilizzano il mezzo pubblico per recarsi a Lecce, sono ragazze e ragazzi che si recano a scuola o all’Università, pensionati e lavoratori. L’utilizzo, pertanto, non sarebbe appropriato, in linea con le suddette finalità.
Quello che tuttavia ci preme sottolineare è che, a oltre tre mesi dalla promessa, non trapela nessuno studio di fattibilità, di verifica se l’opera possa realizzarsi, la scelta del luogo e la conformità con l’ambiente circostante.
Una cosa è certa: è passata l’estate, è arrivato l’autunno, arriveranno la primavera e l’estate, i passeggeri che attendono i pulman dovranno farlo ancora al sole, alla pioggia e al vento, sperando in tempi e, soprattutto, in amministratori migliori.
PARTITO DEMOCRATICO
CIRCOLO DI GALATINA
nov152018
Dal 17 al 25 novembre si terrà la decima edizione della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti, che quest'anno avrà come tema centrale "I rifiuti pericolosi".
Il Comune di Galatina, insieme a Monteco s.r.l. e all'IISS "P. Colonna" - Liceo Artistico "G. Toma" di Galatina, aderisce all'iniziativa europea con una serie di manifestazioni che si svolgeranno nelle piazze e all'interno delle scuole del territorio, come principale luogo di educazione e di cultura.
L'obiettivo è quello di sensibilizzare tutta la cittadinanza verso le buone pratiche della raccolta differenziata e, di conseguenza, l'importanza della riduzione dei rifiuti. Per questo motivo, saranno coinvolte anche le istituzioni scolastiche della Città, considerato l'elevato valore educativo dell'iniziativa.
Di seguito, le iniziative presentate.
SERR – Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti
PROGRAMMA
AMINISTRAZIONE COMUNALE – ASSESSORATO CULTURA ed ambiente
IISS “P. Colonna” – LICEO ARTISTICO “G. TOMA” Galatina
MONTECO S.R.L.
Con il patrocinio dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della provincia di Lecce
e del Centro Ecumenico Oikos “P.A. Lundin”, Galatina.
Domenica 18 Novembre dalle ore 10.00 alle ore 13.00 - Piazza Alighieri
Dal lunedì 19 a venerdì 23 Novembre
Incontri presso le scuole medie della città con gli alunni del Liceo Artistico.
Sabato 24 Novembre - Aula Magna del Liceo Artistico di Galatina
CONVEGNO: LA RIDUZIONE DEI RIFIUTI - Comprendere per poter agire.
Ore 9.00 Saluti
Prof.ssa Maria Rita MELELEO
Dirigente Scolastico IISS “P. Colonna” Galatina
Dott. Marcello AMANTE
Sindaco del Comune di Galatina
Dott.ssa Cristina DETTU’
Assessore alla Cultura ed all’ambiente del Comune di Galatina
Dott.ssa Sonia DELLO PREITE
Responsabile Comunicazione Monteco S.r.l.
Prof.ssa Rossella SCHIRONE
Docente Liceo Artistico Galatina
Presidente del Centro Ecumenico Oikos “P.A. Lundin” Galatina
Ore 10.00 Interventi
SOSTENIBILITA’ - EVITARE LO SPRECO
Arch. Rocco DE MATTEIS
Presidente dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Lecce
IL MIRACOLO DELL’ACQUA NEL SALENTO TRA PASSATO, PRESENTE E FUTURO
Prof. Paolo SANSO’
Osservatorio di Chimica, Fisica e Geologia ambientale dell’Università del Salento
Coffe break
INQUINAMENTO LUMINOSO E SALVAGUARDIA DELL’ambiente NOTTURNO
Prof. Domenico LICCHELLI
Osservatorio Astrofisico R.P. Feynman – Progetto POLARIS Università del Salento
MIGLIORARE LA RACCOLTA DIFFERENZIATA NELLA SCUOLA E NEI LUOGHI PUBBLICI
Progetto della classe 5°A – Design dell’Arredamento - Liceo Artistico di Galatina
Prof.ssa Luciana COLOPI
Docente Liceo Artistico Galatina
CONCLUSIONI
Città di Galatina
Ufficio Stampa
feb032018
E niente. Volevo occuparmi un po’ di questa esilarante campagna elettorale con tanti partiti (molti voce del verbo) e altrettanti candidati che son tutto un programma; invece, visto che quasi nessuno dei diversamente politici aspiranti al soglio ne parla dal palco dei comizi, o se lo fa riesce persino a perorarne la causa benché finga di opporvisi (o perché in mala fede o perché non ne sa nulla o perché non ha mai capito una beata mazza), mi vedo costretto ancora una volta a discettare di TAP, il tubo del “gas che non inquina” [sissignore, per i pro-tap evidentemente il gas è energia rinnovabile e pulita, e la sua combustione è tutta salute: emette ossigeno, o al massimo vapore acqueo, e niente o punto anidride carbonica, ossidi di azoto e particelle varie. Sarà che per “diversificare le fonti” – strategia che va tanto di moda - Tap andrà a prendere il gas anche da Medjugorje].
E poi vuoi mettere? L’area PRT (cioè il terminale di ricezione di ‘sto gas) è a impatto zero (altro che azero): infatti, si tratta soltanto di distruggere altri 12 ettari di campagna melendugnese (ma sì, che vuoi che siano 12 ettari in più o 12 ettari in meno), il che è esattamente in linea con la famosa “vocazione turistica del territorio”, tutto teso ad accogliere villeggianti e escursionisti con grandi strade a quattro corsie, enormi centri commerciali, villaggi artificiali a gogo, magari colati nel bel mezzo di foreste di alberi di ulivi secolari (da divellere senza indugio con la scusa della Xylella, e da sostituire magari con piantine low-cost che vorrebbero tanto assomigliare a degli ulivi: peccato che siano come cespugli, necessitino di un mare d’acqua dolce, durino al massimo un paio di decenni, e l’olio che se ne ricava è buono per il tagliando periodico dell’auto).
Che poi tutto il cucuzzaro Tap, l’area PRT, la struttura, i tubi, le valvole, gli sfiati, le cancellate, i muri, i canali, le condotte, le linee, eccetera, abbiano una durata media di 50 anni, al termine dei quali, quando verrà chiuso (se mai venisse aperto) il rubinetto del gas, tutto verrà abbandonato in loco e buonanotte ai suonatori, è un dettaglio di secondaria importanza: “chi vuol esser lieto sia, del doman non c’è certezza” (anzi c’è, purtroppo).
Tap dice nei suoi comunicati tanto cari ad allocchi e troll che “sul territorio saranno visibili soltanto la Valvola di Intercettazione [immaginate quanto cavolo sarà alta o lunga o larga o grossa questa benedetta Valvola di Intercettazione per essere “visibile” – volevano dire “impattante”, scusateli] e il Terminale di Ricezione (PRT). Quest’ultimo – è sempre Tap che parla – interesserà un totale di circa 12 ettari”. Di questi 12 ettari, però, “4000 metri quadrati [immaginate un’area pari a quella occupata da 40 case da 100 metri quadrati cadauna] saranno occupati da edifici, in un’area agricola senza presenza di altri edifici” [eh, sì, c’è sempre una prima volta]. Però “TAP ha progettato il Terminale con un piano architettonico che prevede che la struttura si integri nel territorio, rivestendo interamente gli edifici del terminale con la tipica pietra leccese. La struttura dunque si sposerà con la morfologia del paesaggio circostante” [sic].
Ma com’è che non ci avevo pensato prima. Per “sposare il tutto con la morfologia del paesaggio circostante” è sufficiente dunque rivestire edifici, discariche, capannoni, ciminiere, eco-resort, villette, ponti, strade, Twiga, porti turistici, alberghi sulla costa, e altra merda del genere, con la tipica pietra leccese e tutto sembrerà, ahimè, autentico Salento.
Probabilmente insegneranno questi principi al (non ridete) Corso di Preparazione per l’Esame di Guida Turistica firmato Tap che inizierà il prossimo 20 febbraio. E chissà se, quando parleranno di “ambiente naturale tipico”, non faranno riferimento all’unica campagna che certi tizi hanno in mente. Quella elettorale.
Antonio Mellone
giu112018
Abbiamo cercato sulle mappe storiche e attuali il nome di questa Grazia della Natura, ma non esiste traccia. Nessuno ha saputo dirci come si chiama. L’abbiamo sempre chiamata “la Vora”. Però ora è necessario identificarla, perché le “vore”, in questi ultimi tempi di economia basata sui rifiuti, sono diventate molto importanti. Sono gli imbuti della falda acquifera e quindi è necessario proteggerli. Così d’ora in poi la chiameremo la Vora di Costantinopoli, in nome della vicina chiesetta, appunto dedicata alla Madonna di Costantinopoli.
Della Vora di Noha se ne è già parlato milioni di volte: in piazza, al bar, nei circoli, nelle case, per le strade, ecc. Se ne parla a volte come di un antichissima amica, una madre paziente che ha sempre salvato Noha e la sua popolazione da allagamenti e nubifragi. Celebre è il famigerato “rutto” della vora.
Il rumore simile al rigurgito di un dinosauro che la vora ha fatto fino a qualche tempo fa, nel momento di inghiottimento del mare d’acqua che si riversava dentro la sua pancia. Oramai sappiamo tutti che al minimo cenno di un temporale, che duri anche solo dieci minuti, la vora, annega insieme a strade e campi.
E giù a imperversare contro il governo, contro quelli della bonifica, contro i vigili del fuoco, i diavoli e gli angeli, che non ci proteggono più. Già, fa comodo dare sempre la colpa all’utopistico nemico assente.
Noi di Fareambiente non ci siamo preoccupati solamente per il panorama di paese alluvionato di cui godiamo ogni tanto, o dei disagi che gli allagamenti creano al territorio, no, ci siamo preoccupati delle voci che circolavano e circolano su cosa tutti questi strabenedetti diavoli hanno gettato nella gola carsica.
Qualcuno, si dice, ha visto camion scaricare nottetempo e per anni, liquami e cisterne di carichi sospetti. Si dice che siano spariti nella vora animali, parti di automobili e masserizie d’ogni tipo.
Ci siamo preoccupati del fatto che la falda da cui attingiamo acqua da bere o per irrigare le nostre verdure, possa essere avvelenata dai rifiuti che lentamente rilasciano nella vora le loro sostanze tossiche.
Oramai lo abbiamo capito tutti come funziona il drenaggio dell’acqua superficiale quando scivola nella falda che in questa zona è a 70 metri di profondità: non esiste filtraggio, l’acqua precipita e porta con sé tutte le porcherie che sversiamo sulla terra: rifiuti, olii residui di lavorazioni, pesticidi e diserbanti compresi. I laboratori di zona chiamati ad analizzare le acque dei nostri pozzi artesiani, consigliano di non berla, al massimo di usarla per innaffiare le verdure. Oramai lo sappiamo tutti che siamo all’osso, con nitrati, nitriti e cosette del genere, e che bene non fanno certamente alla salute. I medici dicono che a soffrire moltissimo per malformazioni e malattie, sono soprattutto i bambini. Il Salento, grazie alla nostra indifferenza, non è soltanto famoso per le sue belle coste, ma per essere diventato un “cluster” di patologie tumorali.
Oggi, grazie alla collaborazione dei volontari del GST (Gruppo Speleologico di Tricase) e con l’autorizzazione dei tecnici del Comune di Galatina, abbiamo scoperto che una fenditura per lo svuotamento della vora, esiste ancora. Quindi non è completamente otturata. I volontari del GST, hanno individuato il canale da cui, anche se molto lentamente, l’acqua piovana fluisce nella falda. Per poterlo sgomberare dai rifiuti che i diavoli extraterrestri nostrani hanno sversato per decenni, ci vorranno almeno altre 50 mattinate come quella che abbiamo trascorso oggi. Ci serve l’aiuto di tutti. Per ogni sacco impregnato di liquami nauseabondi tirato su dai ragazzi del GST, ci siamo vergognati di dover essere noi i rappresentanti di questo scempio.
Ringraziamo tutti i ragazzi del GST: Marco, Francesco, Valerio, Antonio, Antonella e Giuseppe, ringraziamo i soci e amici di Fareambiente, e tutti quelli che ci hanno aiutati e hanno compreso la gravità di questa situazione e che speriamo si facciano portavoce per una maggiore attenzione per l’ambiente che ci dona la vita, o di contro, se lo maltrattiamo, le malattie e la sofferenza.
Il Direttivo di:
Fareambiente Laboratorio di Galatina-NOHA
dic222016
All'inizio fu un Esposto con l'apposizione di ben 500 firme di cittadini di Soleto e dei paesi limitrofi ma anche di gente che veniva da fuori. Si chiedeva in quell Esposto alla Magistratura Leccese di fare qlcs per capire di che morte stavamo morendo nella zona più colpita da tumori al polmone del Salento. Si chiedeva ai Magistrati di fare analisi, di controllare i fumi, di mettere le centraline in continum nei camini H24 delle grandi ciminiere in modo da poterle monitorare. Si chiedeva di fare le analisi del latte materno e di pecora per vedere lo stato di diossina che poteva esserci nelle nostre campagne. Da quel momento dobbiamo dire che qlcs si è mosso. Sono cominciate le ispezioni per vedere se c'erano rifiuti tombati. Si sono fatti dei controlli nei bitumifici tanto che alcuni sono stati messi sotto procedura d'infrazione. Si sono attivate delle commissioni come Repol ed altre per studiare il fenomeno Salento. Intanto a Soleto alcuni giovani , quelli che promossero l'esposto, si attivavano ancora per un secondo step di iniziative: Il Lenzuola day. Soleto venne tappezzata da lenzuola con scritte anche allarmanti come SOLETO, TU MUORI. Ricordo una madre che venne a chiedere di togliere quel lenzuolo dal balcone perchè la irritava. Un'altra figlia ci disse che facevamo male perché non rispettavamo i veri malati di tumore. Col senno di poi forse avevamo osato molto. Quella figlia proprio due anni dopo perse la mamma di tumore.
Ed eccoci arrivati ai giorni nostri. L' era della terza fase di lotta che ben si definiva in quell' Esposto: LE ANALISI DEL LATTE. Sono passati più di due anni e di questo nessuno ne parla più o meglio ne parlava più. Tutto sembrava finito. Nuova Messapia, la promotrice di Quell' Esposto ora è assente.. Ed allora che fare? Tutto finito? Proprio ora che dovevamo raccogliere i frutti concreti ed avviare una ricerca dal basso?
Uno dei promotori di Quell' Esposto non si è arreso mai ed ha sempre cercato di portare la battaglia avanti. Latte materno, Latte di pecora o acqua? A distanza di 3 anni , si profila di nuovo un coinvolgimento pieno per procedere su questa strada solo che si manifesta , da parte di alcuni cittadini, la volontà di fare le analisi dell'acqua più che del latte. Si ritiene che l'acqua sia il bene comune par eccellent. Ed ecco a questo punto che la volontà popolare ha il sopravvento. SI PARTE PER FARE LE ANALISI DELL'ACQUA . Ci si mette in contatto con il centro analisi , si chiedono informazioni, costi, procedure, tempi di attesa, attendibilità, il tipo di sostanze monitorate. Il risultato è che per ogni campione si spendono 300 euro e consistono questi esami in due branche: DIOSSINA da una parte e.....bMETALLI PESANTI ATRAZINA NITRATI dall'altra. Due campioni separati .Costo 600 euro. La mia Associazione, FARE ambiente decide di attivarsi e incominciare una campagna di informazione e divulgazione per promuovere la RACCOLTA FONDI PRO ANALISI DELL'ACQUA e.....se dovessero avanzare soldi .....anche per il Latte di Pecora e Latte Materno. Si badi bene che Mai , dico mai , nel SUOLO SALENTINO SI È MAI MONITORATO IL LATTE MATERNO. Si è monitorato il Latte di Pecora o di bovini (vedi copersalento) ma mai il LATTE MATERNO. Sarebbe davvero sorprendente se dovessero uscire risultati allarmanti. Una cosa è certa: gli aborti spontanei sono di gran lunga aumentati in questa zona. Questo potrebbe essere un campanello d'allarme. Cosa chiediamo alle persone? Chiediamo di essere partecipi e coinvolti tutti in questa azione sinergica: Popolazione , istituzioni, organizzatori , tutti uniti per cercare di capire come stanno realmente le cose con l'ambiente. Un segnale positivo che ci potrebbe venire dall'acqua ci renderebbe tutti più felici e ci potrebbe far essere più positivi nei confronti della vita. Un segnale positivo dal latte potrebbe renderci più sicuri per quanto riguarda la diossina. Essa è una sostanza che una volta che cade si deposita e si somma alle altre particelle sul terreno. Potremmo scoprire se la nostra zona è più inquinata di Seveso o se invece è esente da questa pericolosa sostanza. Potremmo vedere e toccare con mano se i nostri bimbi che allattano dal seno lo possono fare tranquillamente o se invece siamo tutti in pericolo. Insomma , una procedura di questo genere proprio perché parte dal basso ha più valore aggiunto. Con questa operazione mettiamo una PIETRA MILIARE NELLA STORIA DEL SALENTO SOTTO IL PROFILO AMBIENTALE. Noi , come associazione di FARE ambiente , CHIEDIAMO PARTECIPAZIONE E CONTRIBUZIONE nell'ordine di pochi spiccioli di euro. Si tenga presente che in cassa abbiamo l'equivalente di un campione e mezzo. Chiediamo di mettersi in contatto con noi affinché si possa raggiungere la modica cifra di 1200 euro per fare i 4 campionamenti. Tutto il Salento è invitato a partecipare perchè , mentre noi della zona di Soleto siamo interessati a bere l'acqua di Corigliano, altri della parte nord del Salento potrebbero contribuire per un campionamento della loro acqua che proviene dal Pertusillo.Quindi , benvengano donazioni ďalla parte alta della provincia di Lecce con la loro acqua e con il loro latte. Porteremo tutto in laboratorio che a titolo informativo è RIGOROSAMENTE TOP SECRET e FUORI REGIONE ANZI FUORI ITALIA CENTRO SUD a scanzonato di equivoci e conflitti di interesse.Quale interesse? La nostra Salute Vs la Salute di Stato. Ilva docet.
Salvatore Drake Masciullo
lug132015
Il 29 giugno scorso, come qualcuno di voi saprà, l’Accademia dei Georgofili e addirittura il Comune di Galatina hanno organizzato a palazzo Orsini un convegno dal titolo: “Quale futuro per l’agricoltura salentina”.
Evitiamo le facili battute sul livello di competenza in materia da parte del sindaco ospite (che per fortuna si è limitato al classico sgangherato saluto istituzionale, per cadere, subito dopo, in catalessi) e di buona parte della sua curia, scomparsa dal Municipio (purtroppo momentaneamente) e ricomparsa come da mandato elettorale sotto i festoni delle luminarie sanpietrine; evitiamo altresì i commenti sull’organizzazione del convegno a senso unico (per rendervene conto e se avete fegato date un’occhiata al video, soprattutto alla prima parte) con chilometrici interventi da parte dei relatori, alcuni dei quali non pervenuti (uno su tutti il neo-governatore Emiliano) per via dei soliti “impegni istituzionali” [ma se avevi un precedente impegno, non ti facevi inserire in cartellone, no? ndr.], e spazio risicatissimo e fuori tempo massimo, invece, agli interventi o alle repliche da parte del fin troppo paziente pubblico. Insomma una tavola tutt’altro che rotonda.
Evitiamo queste ed altre considerazioni, dicevamo, per ritornare un attimo agli interventi istituzionali dei sedicenti esperti in materia.
Figurarsi se qualcuna delle “istituzioni” presenti, in nome del “futuro per l’agricoltura salentina”, si è permessa di denunciare l’utilizzo di fitofarmaci ed erbicidi che ci stanno portando dritti dritti nella fossa, o le nuove mega-discariche (per esempio di Cavallino, per non andare troppo lontano), o i bio-stabilizzatori o gli inceneritori colacementiferi; figurarsi se qualcuno degli accademici presenti ha osato criticare la follia criminale e mafiosa dell’eradicazione degli ulivi (addirittura anche i sani, posto che gli altri fossero incurabili) in assenza di adeguata certificazione fitopatologica (con l’aggravante della militarizzazione del territorio, il che è tutto dire); figurarsi se qualcuno dei politici presenti è riuscito a dare un seppur minimo valore aggiunto al dibattito (uno su tutti tal on. Salvatore Capone, il quale ha provato a dare aria alla bocca riuscendo nell’impresa di non dire praticamente nulla - cfr. video ai minuti 1.22.00 - 1.29.00 - se non la solita promessa di attenzione alle istanze provenienti dal territorio – scordando, tuttavia, che il suo capobastone, tal Renzi, aveva definito “quattro comitatini” proprio codeste istanze provenienti dal territorio); figurarsi se per la tutela dell’aria, dell’acqua e della terra, ergo delle persone, qualcuno ha osato muovere un pur minima critica all’Ilva di Taranto o alla centrale Enel di Brindisi (seee: questi sfornano decreti Salva-Ilva, mica Salva-polmoni o Salva-vita); figurarsi se qualcuno degli incravattati in quell’assise ha avuto modo di ricordare che il nostro capo del governo ha dichiarato che la/il TAP è una delle migliori iniziative portate avanti dal suo esecutivo [non osiamo immaginare quali siano le peggiori, ndr] - in buona compagnia del più noto sito internet locale, così umido di saliva, leggi vave, che per consultarlo si è costretti a premunirsi di tergicristalli; figurarsi se qualcuno degli organizzatori del “congresso” ha ricordato che il decretino “Sblocca-Italia” ha dato via libera, tra gli altri scempi, anche alle trivellazioni in Adriatico e nello Ionio [ma ve l’immaginate Mimino Montagna nostro in sciopero della fame - come invece han fatto molti altri sindaci salentini - contro le trivellazioni nel mare nostrum, proprio lui nei secoli fedele al vangelo secondo Matteo (Renzi)? ndr]; figurarsi se nelle prolusioni “a favore dell’ambiente” s’è fatta menzione della strada a quattro follie, la SS. 275, o la Regionale 8, o le altre, troppe, nuove strade salentine inutili, costose e dannose; figurarsi se qualcuno dei sottoscrittori della “magna carta galatinese” [magna, voce del verbo, ndr.] ha osato proferire un convinto “Stop al consumo del territorio” (quando mai: dopo il fallimentare mega-porco Pantacom, l’armata-desertificazione di Palazzo Orsini ci riprova, sperando di essere più fortunata, con la cementificazione di una nuova mega-area mercatale, e con l’asfalto di nuovi tratti della circonvallazione interna, possibilmente previo abbattimento della quercia vallonea, magari da parte della stessa ditta specializzata in seghe che ha già falciato definitivamente i tronchi di molti alberi nei dintorni di Porta Luce); figurarsi se qualcuno degli emeriti professori convenuti ha sostenuto il concetto di biodiversità, e dunque caldeggiato le buone pratiche agricole, anziché fare il panegirico dell’agricoltura intensiva.
Ecco spiegato il valore reale (e legale) della Carta di Sputacchina, siglata a Palazzo Orsini, non si sa bene da chi, in un’assolata mattina di fine giugno.
Un rotolo lungo, deficiente e morbido, elogiato addirittura dall’onorevole Fitto (e abbiamo detto tutto), arricchito dalla citazione dell’Expo (la scemenza universale o asinata exponenziale costataci più di 13 miliardi di euro - oltre alle spese di mantenimento nelle patrie galere di tutti gli ammanettati per corruzione), un rotolo a due veli pieno zeppo di asserzioni lapalissiane della serie: la neve è bianca, il cielo è azzurro, l’acqua è bagnata, due più due fa quattro, e i politici di Galatina sono dei chiacchieroni.
Quelle chiacchiere che hanno trasformato la nostra terra nel tropico del cancro.
Antonio Mellone
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lug252021
Cosi spiega Wikipedia (il dizionario in rete) il detto citato nel titolo:
“Non importa quale sia il risultato, basta che ce ne sia uno. Insomma, non si conosce la destinazione verso cui si sta andando in seguito a determinate scelte”.
Il fatto:
Dal DL - semplificazioni che l’attuale governo Draghi sta proponendo, spunta il via libera all'incenerimento di CSS (Combustibile Solido Secondario). L’argomento riguarda soprattutto la classificazione di questo genere di rifiuti, definiti come combustibile ottenuto dalla componente secca (plastica, carta, fibre tessili, ecc.) dei rifiuti non pericolosi, sia urbani sia speciali, tramite appositi trattamenti di separazione da altri materiali non combustibili, come vetro, metalli e inerti.
Entrare o non entrare nel merito scientifico della materia chimico/batteriologica o del diritto, onde non basterebbero tre tesi di laurea e almeno un decennio di ricerche istituzionali e non, semplicemente c’è da preoccuparsi moltissimo.
La verità è che non se ne può più dei rifiuti, siamo diventati consumatori voraci e produttori industrializzati. Basta vedere quanti se ne espongono ogni giorno davanti alle nostre case per la raccolta differenziata, e quanti fuoriescono dai processi produttivi di aziende, centri commerciali e ospedali, per non aggiungere le famigerate discariche abusive, piccole e grandi.
La seconda verità è che gli addetti ai lavori, non sanno più dove metterli questi benedetti rifiuti e nessuno vuole più avere discariche o siti di stoccaggio dietro l’angolo.
Quindi si sta decidendo che in fondo va bene bruciarli tutti negli altiforni. Così, oltre a liberare l’ambiente dai rifiuti, aiutiamo gli imprenditori (quelli delle “ricadute occupazionali”) ad aumentare gli utili.
Peccato che a rimetterci saremo tutti, a partire dalle fasce più deboli della popolazione, come bambini, anziani e ammalati.
Di fatto, la varietà dei materiali (mercurio, piombo, cadmio, arsenico, cromo, ecc. ecc.) che compongono tali rifiuti è talmente vasta che gestirne le emissioni mediante filtri al fine di evitare l’avvelenamento del nostro habitat costerebbe più degli utili previsti, ammesso che possano essercene, immaginando l’impegno e la buona fede degli utilizzatori di tale combustibile.
Quindi con il DL Semplificazioni, basterà una semplice autorizzazione comunale e qualsiasi rifiuto denominato CSS potrà finire tranquillamente nei forni degli opifici, nel nostro caso anche nei cementifici a chilometro zero, alla faccia della recentissima denuncia pubblicata da Asl Provincia, mediante l’aggiornamento del rapporto sulla Salute della provincia di Lecce RePol 2020, in cui si dichiara che l’area compresa fra Lecce e Maglie (16 comuni, compresa Galatina) è un “Cluster con la più alta percentuale di tumori ai polmoni”.
E pure alla faccia del neonato appello della Consulta della Provincia di Lecce verso il Governo centrale con il quale si vorrebbe chiedere che il Salento venga classificato come "area ad alto rischio ambientale".
Semplificazioni verso il disastro.
Il Direttivo di Noiambiente e Beni Culturali odv; Noha e Galatina
feb182015
Campagna di sensibilizzazione per l’uso consapevole e senza sprechi del farmaco
QUATTRO LUNEDÌ DEDICATI ALLA RACCOLTA DEL FARMACO SCADUTO
Inizieranno lunedì 23 Febbraio e proseguiranno nei giorni 02, 09 e 16 Marzo le quattro giornate dedicate alla raccolta del farmaco scaduto.
L’iniziativa è prevista dal progetto “GREEN HEALTH – FAI LA DIFFERENZA. Campagna di sensibilizzazione per l’uso consapevole e senza sprechi del farmaco” presentato a maggio 2014 da A.P.MA.R. Onlus (Associazione Persone con Malattie Reumatiche).
Il progetto è sostenuto da Fondazione CON IL SUD attraverso il bando ambiente 2012 “Verso Rifiuti Zero”. Promosso da A.P.MA.R. Onlus associazione capofila, in partnership con AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), Provincia di Lecce, Comune di Lecce, Ordine dei Farmacisti, Cisl di Lecce, Anolf, Comunità Emmanuel, Associazione Città Nostra, Le Miriadi 49 e con il patrocinio della Asl di Lecce.
Obiettivo del progetto è di sviluppare, attraverso una strategia di sensibilizzazione ed informazione sul territorio di Lecce e provincia, una maggiore attenzione sociale sull’importanza dell’uso del farmaco.
Lunedì 23 Febbraio, Farmacia Licignano – Galatina, corso Giuseppina Del Ponte (palazzo di vetro)
Lunedì 02 Marzo, Farmacia Maggiulli – Noha, via Castello
Lunedì 09 Marzo, Farmacia Sabato – Galatina, piazza Dante Alighieri
Lunedì 16 Marzo, Farmacia Vergine – Galatina, viale Santa Caterina Novella
Galatina, 18/02/2015
apr052016
Il referendum trivelle. Di che si tratta? Quali sono i vantaggi e gli svantaggi della ricerca di idrocarburi in Italia?
Il “referendum trivelle” va oltre il referendum in se. Si pone all’attenzione un sistema lobbistico-finanziario e di sfruttamento del suolo e delle popolazioni che non produce alcuna ricchezza per le popolazioni stesse
1. Il quadro della situazione: l’economia fossile italiana
Cominciamo con alcuni dati sulle quantità e qualità degli idrocarburi in Italia: scarsi, di scarsa qualità, in giacimenti estremamente frammentati e a grandi profondità.
Tuttavia, i sommovimenti tettonici hanno distrutto la maggior parte delle accumulazioni petrolifere di quell’epoca in Italia, mentre, invece, sono rimasti nelle zone geologicamente più tranquille di, per esempio, il nord America e il Medio Oriente. Come ci possiamo aspettare, dunque, il petrolio Italiano è frammentato in piccoli pozzi di origine molto varia. (fonte)
La prima domanda che dobbiamo porci, quindi, è “Se l’estrazione è difficile e il è petrolio scarso sia quantitativamente sia qualitativamente, perché le compagnie petrolifere investono in ricerca ed estrazione in Italia?“
La risposta è semplice: È praticamente gratis:
In Italia, i giacimenti di idrocarburi sono patrimonio indisponibile dello Stato (articolo 826 c.c.). Tuttavia lo Stato non si impegna direttamente nella ricerca e nel loro sfruttamento, che lascia in concessione ad imprese private.
Il concessionario è soggetto al rispetto dei programmi di lavoro, al pagamento di canoni proporzionati alla superficie coperta dai titoli minerari e al pagamento di royalties, proporzionate alle quantità di idrocarburi prodotte. (Ministero dello Sviluppo Economico)
Nell’anno 2014 il gettito da royalties è stato pari a € 401.915.004.65, nel 2015 è sceso a € 340.143.425,64 (Ministero dello Sviluppo Economico).
Le royalties italiane sono le più basse al mondo, mantenendosi al 10%, mentre per il resto del mondo si va dal 25% della Guinea all’80% della Russia e della Norvegia.
In realtà il sistema delle “franchigie” rende il tutto ancora più conveniente (per i petrolieri). Le società non pagano nulla se producono meno di 20mila tonnellate di petrolio su terra e meno di 50mila in mare. Se si superano le soglie, c’è un’ulteriore detrazione di circa 40 euro a tonnellata (sconto del 3%).
Quindi viene pagato solo il 7% delle royalties dopo le prime 50mila tonnellate di greggio estratto. In buona sostanza, i giacimenti sono patrimonio dello Stato, ma il loro sfruttamento viene lasciato (gratis) in mano ai privati, inoltre per le compagnie petrolifere è più conveniente continuare ad estrarre piccole quantità piuttosto che smantellare (e smaltire) le piattaforme.
Questo è proprio l’oggetto dell’unico referendum trivelle rimasto
2. L’oggetto del “referendum trivelle”
Ho scritto “Questo è proprio l’oggetto dell’unico referendum trivelle rimasto” perché i quesiti referendari originariamente ammessi dalla Corte di Cassazione erano sei.
A metà dicembre, però, con alcune modifiche operate nella legge di stabilità che fingono di recepire i quesiti referendari il Governo ha “sterilizzato” gli altri cinque quesiti che sono diventati inammissibili.
Il “referendum trivelle”, quindi ci consente di esprimerci per evitare che le “coltivazioni” già autorizzate entro le 12 miglia dalla costa possano continuare ad essere sfruttate fino all’esaurimento che, come abbiamo visto, non apporta tra l’altro alcun ritorno economico allo Stato.
Si vota il 17 Aprile. È un referendum abrogativo, quindi con il “SI” si abroga la norma che consente lo sfruttamento fino all’esaurimento, il “NO” mantiene la norma e si continuerà a vedere le piattaforme entro le 12 miglia dalla costa.
Il quesito in se può apparire un problema secondario, ininfluente e privo di interesse vero, ma così non è. Adesso vedremo il perché.
3. Questione di semantica: La “coltivazione” degli idrocarburi
Se si coltivano melanzane, la produzione consente di soddisfare il fabbisogno dell’anno e di produrre i semi per l’anno successivo. Mangiamo le melanzane mature, ma basteranno poche melanzane per seminare un nuovo campo.
Anche per l’estrazione di idrocarburi viene utilizzato il termine “coltivazione”, come si trattasse di agricoltura e un giacimento esaurito viene definito “maturo”.
Come abbiamo avuto modo di vedere al punto 1. (qui la fonte) gli idrocarburi sono il prodotto lungo e complesso di una serie di eventi e condizioni che devono verificarsi contemporaneamente. I giacimenti di idrocarburi si sono formati fra il Giurassico e il Quaternario (fra i 195 milioni e i 2 milioni di anni fa).
Se vogliamo chiamare “coltivazione” il prosciugamento di questi preistorici serbatoi naturali facciamolo pure, ma occorre sapere che prosciugato un giacimento non è possibile seminarne un altro. Ne discende, quindi, che raddoppiare o decuplicare l’estrazione dell’idrocarburo serve solo ad accelerarne l’esaurimento (chiamiamolo pure “maturazione”, se vogliamo).
4. Il “referendum trivelle” e la dipendenza energetica: Il ruolo delle energie alternative
Come ci spiega nientedimeno che la TOTAL, nel 2011 l’estrazione di idrocarburi copriva all’incirca il 7% del fabbisogno nazionale. Seguendo il principio della “coltivazione”, basterebbe decuplicare le estrazioni per raggiungere l’indipendenza energetica.
Peccato che così non è. L’estrazione degli idrocarburi in Italia è un affare solo per le multinazionali estrattive.
In una intervista a “Tempi” del 19 Giugno 2014 il Presidente di Federpetroli, Michele Marsiglia, diceva:
D.: Ma è vero che il nostro Paese potrebbe raddoppiare la sua produzione di idrocarburi se solo decidesse di trivellare l’Adriatico?
R.: Non solo, nell’arco temporale di 10/15 anni l’Italia potrebbe diventare una potenza energetica sfruttando i propri giacimenti a terra e in mare con una soddisfazione del fabbisogno nazionale del 47 per cento. Consideri che dopo l’estrazione vi è indotto di raffinazione, logistica, oleodotti, rete carburanti. Ad ogni modo, è vero che il Mar Adriatico è sempre stato ricco di idrocarburo, in particolare olio.
Spertugiando in terra e mare, devastando i fondamenti della nostra economia: siti archeologici, agricoltura, pesca e turismo (oltre che vite umane) non supereremmo il 47% del fabbisogno. E per quanto tempo? Se con l’attuale andamento si prevede di mantenere il 7% fino al 2050, incrementando lo sfruttamento fino al 47% entro 5 anni non ci sarebbe comunque una sola goccia di petrolio.
Secondo i dati ENEA, al 2011 la composizione per fonte del fabbisogno energetico era la seguenteMentre, nel 2013
In due anni l’apporto del petrolio e del gas è sceso dal 72,1% al 64%, mentre quello delle rinnovabili sale dal 13,3% al 20%. Ricordiamo che di petrolio e gas ne produciamo il 7%, il resto lo importiamo.
Riassumendo, trasformando terra e mare in un groviera così distruggendo per sempre i fondamenti della nostra economia (agricoltura, turismo, pesca e siti archeologici) potremmo arrivare a coprire per qualche anno il 47% del nostro fabbisogno (continuando a importare il resto), se si investisse nelle rinnovabili si arriverebbe probabilmente in breve tempo all’indipendenza energetica con surplus da esportare. Per sempre.
Mantenendo l’economia caratterizzante che ci ha consentito (fin’ora) di superare le crisi economiche. Per sempre!
E invece il Governo Renzi se per “sbloccare” l’Italia ritiene necessario intervenire a favore delle multinazionali dell’estrazione degli idrocarburi, per le energie rinnovabili ha ritenuto di abbattere gli incentivi per ottenere un risparmio in bolletta (risparmio mai visto) addirittura in modo retroattivo
si assiste quindi a una inversione di tendenza e le energie rinnovabili sono in frenata netta anche per la
totale incertezza in cui il settore si trova a seguito di interventi normativi che in questi anni hanno introdotto tagli agli incentivi, barriere e tasse senza al contempo dare alcuna prospettiva chiara per il futuro. La scure di Palazzo Chigi si è dunque abbattuta su un mercato che vale più di 100 mila posti di lavoro. (La Repubblica)
5. I 25.000 nuovi posti di lavoro fantasma: Il tragico esempio siciliano
Per “Assomineraria” consociata di Confindustria se si raddoppiassero le estrazioni si creerebbero 25.000 nuovi posti di lavoro.
Sussistono autorevoli e circostanziati pareri contrari. Leonardo Maugeri (ex manager ENI – vedi curriculum – e docente ad Harvard) su Sole24Ore:
Anzitutto, l’industria del petrolio non è ad alta intensità di lavoro. Si pensi, per esempio, che la Saudi Aramco, il gigante di stato saudita che controlla le intere riserve e produzioni di petrolio e gas dell’Arabia Saudita, impiega circa 50.000 persone
[…]
gran parte dei siti produttivi si controllano con poche persone, in molti casi da postazioni remote. Anche nel caso di un via libera generalizzato alle trivelle, quindi, è alquanto dubbio che si possano creare i posti di lavoro di cui si è parlato (25.000): forse il numero sarebbe di poche migliaia.
Inoltre, a fronte di poche unità lavorative in più, quanta economia verrebbe meno con effetti negativi permanenti?
I più evidenti sarebbero sul turismo e sulla pesca. Se sul turismo l’impatto è intuitivo, sulla pesca e sull’ecosistema del Mediterraneo voglio soffermarmi.
Occorre ricordare che il Mediterraneo è un mare chiuso e il suo ecosistema è particolarmente delicato.
Sono già noti i danni provocati a causa del petrolchimico installato sulla costa orientale siciliana, nella rada di Augusta. I pesci che arrivano in tavola, sani all’apparenza, presentano profonde mutazioni e malformazioni.
All’inizio ho evidenziato che i giacimenti italiani si trovano a grande profondità. Per rilevarli, quindi, occorrono tecniche particolari di “prospezione” che, specie in mare, sono particolarmente devastanti: l’air-gun.
Si tratta di onde sismiche provocate da esplosioni di aria fortemente compressa. I punti di monitoraggio del ritorno delle onde sismiche consentono di verificare la densità in profondità sotto il fondale marino alla ricerca di eventuali “sacche”.
Ogni 5-12 secondi, 24 ore su 24 per mesi.
Per tutto il tempo previsto dall’autorizzazione alla “prospezione” il rumore provocato da ogni singola esplosione è di circa 240-260 decibel. Come termine di paragone pensiamo che un jet al decollo ne produce “solo” 140.
Fra i danni:
cambiamenti nel comportamento, elevato livello di stress, indebolimento del sistema immunitario, allontanamento dall’habitat, temporanea o permanente perdita dell’udito, morte o danneggiamento delle larve in pesci ed invertebrati marini. (fonte)
L’air gun era previsto fra gli Ecoreati fino a che un emendamento soppressivo su cui c’era il parere favorevole del governo non è stato approvato il 5 Maggio 2015 (Ansa).
L’ecosistema marino e del Mediterraneo in particolare non può reggere una violenza di questo genere. In un mare chiuso il danno sarebbe permanente
In Sicilia ci dissero che con il petrolchimico saremmo usciti dal sottosviluppo. Ci dissero che ci sarebbe stata occupazione. Prospettarono l’eldorado.
Nessuno ci disse che avremmo dovuto serrare i finestrini delle auto e tappare le bocchette di aerazione attraversando la SS 114. Un inferno col sole estivo, ma preferibile al respirare i miasmi che chi abitava nella zona respirava 24 ore su 24.
Nessuno ci disse che l’occupazione si sarebbe verificata a scapito di altra occupazione e che lo “sviluppo” passava per morti per tumori e feti malformati.
Nessuno ci disse che avremmo respirato e mangiato veleni.
Quella macchietta del Presidente della Regione Sicilia (ma pure dipendente ENI), Rosario Crocetta addirittura profetizza 10.000 nuovi posti di lavoro solo in Sicilia.
Se al referendum trivelle vincesse il no o non si raggiungesse il quorum si avrebbero nientedimeno che 10.000 nuovi posti di lavoro solo in Sicilia. Saremmo prossimi alla piena occupazione? Ma si sente, quando parla?
È forse il miglior spot per il SI al “referendum trivelle”.
http://www.dailymotion.com/video/k1ppWg6R1mOLCVg09My
Per Crocetta “noi non abbiamo mai avuto un disastro ambientale petrolifero“. E gli incidenti H24 ai petrolchimici? E l’enorme incidenza tumorale? E l’elevatissima incidenza di malformazioni nei feti? (fonte: Il petrolchimico uccide e licenzia)
Suggerisco anche un servizio de La 7: “Morire di Sviluppo“
Il “SI” al referendum trivelle, quindi, è un SI al divieto di uccidere in nome di uno sviluppo che è lo sviluppo economico di pochi sulla pelle di tanti. È un SI al futuro.
Anche a voler prescindere dal quesito il SI al referendum trivelle è l’unica arma che abbiamo per la salvaguardia della salute e del futuro nostri e dei nostri figli. Non sprechiamola.
fonte: ilcappellopensatore.it
giu242016
EURO 800.000,00 circa, a tanto ammonterebbe, l’ennesimo “regalo” che questa Amministrazione sta confezionando ai galatinesi sotto forma di AUMENTO della bolletta di saldo della TARIFFA RIFIUTI.
Ma come è possibile ? Ancora si odono le soddisfatte dichiarazioni dell’Assessore all’ambiente che in Consiglio Comunale si compiaceva, con la consueta autoreferenzialità, per come questa Amministrazione fosse stata in grado di organizzare la gestione dei rifiuti cittadini riuscendo “addirittura” a mantenere invariata la bolletta e oggi si scopre la necessità di una integrazione del piano finanziario dei rifiuti di circa 800.000,00 euro?
Una faccenda dagli aspetti poco chiari che non ci convince e che, sicuramente, sarà oggetto di ulteriore approfondimento nei prossimi giorni.
Dobbiamo ancora una volta constatare l’incapacità di gestire la cosa pubblica del Sindaco Montagna e dei suoi Assessori, con la conseguenza inevitabile che i galatinesi tutti dovranno pagarne il costo.
Sindaco, Assessori e Consiglieri di maggioranza (certi e presunti) si assumano la responsabilità del fallimento politico di questa Amministrazione e ne traggano le ovvie conseguenze.
Marcello Amante
Consigliere Comunale liste civiche
mag302014
I campus si svolgeranno dal 9 giugno al 4 agosto, per tutti i ragazzi dai 4 ai 15 anni.
L'estate è alle porte e, come ormai di consuetudine, dalle parti del circolo tennis di Galatina fervono i preparativi per l'organizzazione dei prossimi “Campus estivi 2014”. Quest'anno, lo staff del circolo ha stretto una collaborazione che si preannuncia vincente, con l’organico della scuola d’infanzia “Crescere Insieme”. Il campus avrà inizio lunedì 9 Giugno ed è rivolto a tutti i bambini dai 4 ai 15 anni. Le attività che i ragazzi potranno svolgere all’interno della rinnovata struttura del circolo tennis di Galatina, saranno: volley, calcio, basket, balli di gruppo ed aerobica, oltre a tanti laboratori didattici.
Un piccolo antipasto di quello che accadrà durante i campus, sarà visibile a tutti domenica prossima, 1 giugno, in Piazza Alighieri. Dalle 9.30, infatti, tutti i bambini presenti potranno palleggiare con i nostri Carlotta Stasi (Maestra Federale) e Francesco Està (Tecnico Nazionale), e divertirsi con lo staff della scuola “Crescere Insieme”.
“Lo scorso anno abbiamo una grande partecipazione, per questo abbiamo deciso di riproporre la formula del campus estivo in collaborazione con lo staff di Crescere Insieme. I bambini potranno trascorrere intere mattinate immersi nel verde, tra sport e divertimento, in un ambiente sicuro ed accogliente e, soprattutto, assistiti da uno staff qualificato e di provata esperienza. Vi aspettiamo tutti in Piazza Alighieri, domenica prossima, per pregustare il nostro meraviglioso Summer Camp 2014. Potrete avere tutte le informazioni, anche presso la Segreteria del Circolo Tennis, in Via Guidano o chiamando lo 0836562000 o il 3471420039.”
Galatina, 30 Maggio 2014
Filippo Stasi
Direttore Sportivo - “C.T. Galatina”
nov302006
gen252022
«Dunque, dove eravamo rimasti?», avrebbe detto un illustre italiano… In realtà ci siamo sempre stati in questi anni, sicuramente facendo più politica «di strada» che «di palazzo»: come sempre d’altronde… come ci hanno insegnato i nostri padri, come ci sprona a fare il nostro cuore…
Tuttavia siamo nuovamente qui, con qualche anno in più e sicuramente con qualche cicatrice di troppo, per riprendere un impegno politico non più solo privato… ma più propriamente collettivo, intimamente sociale.
E per far questo, ci siam presi la briga di attualizzare il nostro manifesto di valori e, pur conservandone le radici, di riscrivere la nostra idea di città passando anche da una rivisitazione del nostro simbolo: quasi a volerlo assurgere ad icona del nostro progetto politico.
Galatina Altra è stata ed è un movimento civico spontaneo: un moto dell’animo prima ancora della ragione; un moto che nasce dall’idea di voler rappresentare un’ulteriore, diversa visione di città: un’organizzazione pluralista al servizio della città-tutta, anche delle periferie territoriali. Una realtà in cui, ogni punto di vista, ha voce e ragion d’essere se funzionale al benessere sociale e ambientale del territorio in cui viviamo.
Galatina, quindi, come motore e volano di crescita di tutto il territorio salentino, quasi a divenirne «centro di gravità permanente»: un sole che splende per mettere in luce tutte le nostre ricchezze artistico-culturali, la nostra produzione artigianale, la nostra vocazione agro-alimentare ed enogastronomica, il nostro impulso commerciale, la nostra sensibilità sociale verso gli «invisibili» e gli «ultimi», la nostra empatica predisposizione ad accogliere sia chi viene a visitare il nostro territorio, sia chi poi, nonostante tutto, ci resta, imparandolo ad amare.
Da qui la scelta di un simbolo che, col suo mix cromatico, riprendesse quel ventaglio di colori in grado di ricordare la nostra terra. Il giallo caldo del sole salentino, che sfuma verso l’arancione, opportunamente raffigurato su una rosa dei venti a sedici raggi uguali, quasi a voler usare il vento salentino per rappresentare le «correnti» di pensiero che nel nostro gruppo hanno ed avranno sempre tutte lo stesso valore; il rosso della passione, del sacrificio, del lavoro: un rosso che tende sui toni del porpora come il colore della terra che lavora la nostra gente ; e poi c’è il verde della nostra vegetazione, delle colture che ornano i nostri paesaggi. Tutto questo per dare una cornice alla parola «altra», scritta col tratto volutamente calligrafico per indicare un diverso punto di vista che si aggiunge, tuttavia, agli altri, in maniera caratterizzante, quasi a voler intendere la firma di chi «c’ha sempre messo la faccia».
Infine, lo slogan «Verde è Lavoro», sintesi della nostra essenza politica e della ragion d’essere di questo rinnovato impegno sociale: slogan con cui ci introduciamo al concetto di «verde» come dinamo dello sviluppo economico e, quindi, del lavoro: perché la valorizzazione dell’ambiente, la riqualificazione urbana, la transizione ecologica nonché l’impiego sostenibile della nostra terra diventino motore per la crescita del tessuto economico e occupazionale del Salento.
Ufficio Stampa
Galatina Altra
ott222017
Essere stato eletto all’unanimità segretario del Circolo PD di GALATINA rappresenta per me un grande onore e una sfida.
Ringrazio tutti i compagni e gli amici per la fiducia e la stima accordatami sperando di non deludere le aspettative. Il Circolo PD di GALATINA ha scelto la via dell’unità. Le divisioni interne non ci hanno indebolito.
La risposta del Circolo di GALATINA è quella dotarsi di un’organizzazione unitaria e trasparente, per ripartire e rafforzare il rapporto con i cittadini.
Questa segreteria, insieme al nuovo Direttivo del Partito, intende rilanciare la proposta di sviluppo della Città di GALATINA.
Porteremo avanti, anche dall’esterno dell’aula consigliare, un’opposizione matura, criticando e contestando le scelte dell’attuale maggioranza quando necessario, ma al tempo stesso consentendo a chi ha vinto le elezioni, di esercitare legittimamente il mandato che i cittadini di Galatina hanno consegnato loro. Per fare questo è necessaria una partecipazione attiva di tutti gli iscritti del PD.
La nuova Segreteria deve farsi carico di stimolare il dibattito e raccogliere le idee da portare all’attenzione dell’amministrazione comunale. Tutto questo insieme al nuovo Direttivo, e a tutti coloro che mostreranno interesse al rispetto della cosa pubblica.
Presenteremo le nostre idee per la Città, i nostri progetti, le nostre iniziative. Il partito sarà il motore di iniziative pubbliche di partecipazione e riattiveremo la vita politica di questa comunità per renderla migliore.
Il Partito Democratico, anche perché meglio organizzato e strutturato rispetto ad altre organizzazioni politiche, deve sviluppare una notevole forza propulsiva in contrapposizione al forte populismo di altri movimenti politici.
L’attività politica non va relegata soltanto alle discussioni interne ai circoli, perché il baricentro del dibattito si è spostato altrove.
E’ importante utilizzare gli spazi di comunicazione attraverso l’utilizzo dei social network ma anche utilizzando le piazze con eventi pubblici per rendere evidente la nostra azione politica e raccontare la nostra forte volontà di rinnovamento e cambiamento.
E’ fondamentale tornare a confrontarci direttamente con i cittadini, il futuro senza la partecipazione della gente e soprattutto dei più giovani è grigio. Ma a noi invece piace il mondo a colori e dobbiamo lottare per averlo. Per il bene di tutti senza escludere nessuno e valorizzando l’impegno di ciascuno. Dobbiamo, dunque, tornare ad essere attrattivi, aprendo le porte del Partito alle ragazze ed ai ragazzi appassionati di politica e di impegno civile. A tal proposito, saremo sin da subito operativi nel mettere a disposizione l’esperienza e le competenze professionali che ci contraddistinguono in ogni settore al fine di ripensare un’idea di Sviluppo per Galatina. Il dibattito sarà incentrato sulla formulazione di proposte per le politiche attive su molteplici aree, tra cui: decoro urbano, sviluppo territoriale, politiche del lavoro, ambiente, sanità, politiche sociali e istruzione.
Da ultimo, ma non per ultimo, dobbiamo recuperare una nostra identità politica riallacciando il dialogo con quei partiti che storicamente hanno accompagnato il PD in tutte le elezioni del passato. È stato un dispiacere vedere partiti di sinistra o centrosinistra schierarsi contro di noi nelle ultime elezioni. Serve il dialogo con tutti coloro che hanno la stessa estrazione culturale del PD con i quali, anche se talvolta contrapposti su temi di rilievo nazionale, costruire insieme nuove intese a livello locale.
Nella consapevolezza che “uniti si vince”.
Il segretario può essere paragonato ad un direttore d’orchestra. Da solo non può fare nulla e ha bisogno di tutti – cioè proprio di ciascuno di voi – per suonare una musica convincente. Io posso mettere la mia faccia, le mie idee, il mio impegno, il mio lavoro, ma non sarebbero sufficienti.
Serve l’impegno di tutti ed io mi impegno affinché tutti abbiano uno strumento, uno spartito e un posto per suonare in questa orchestra. Serve l’impegno davvero di tutti, anche delle persone che sono fuori dal partito ma presenti nella società civile e che ci devono dare una mano perché non si puù più stare in disparte. Il partito democratico è aperto a tutte le persone che immaginano un mondo migliore fatto di lavoro, solidarietà e attenzione dei più deboli contro le prevaricazioni
Galatina non è fuori dal mondo e non ne è neppure il centro del mondo. Non siamo ne autosufficienti, ne autonomi. Molte iniziative importanti richiedono consensi allargati: penso alla sinergia da praticare con i circoli del partito di tutto il Salento e non solo. Le relazioni sono strategiche per i progetti futuribili nei trasporti, nella mobilità, nei servizi alle persone, nelle infrastrutture.
Intorno a GALATINA ci sono circoli con cui dobbiamo avviare un percorso di collaborazione: loro hanno bisogno di noi, noi abbiamo bisogno di loro: penso ad GALLIPOLI, GALATONE, ARADEO, CASARANO, NARDO’, COPERTINO, LECCE e ai tanti altri circoli più piccoli.
Partendo dai nostri sostenitori, il PD deve costruire un canale comunicativo con i propri elettori e con la città.
Abbiamo bisogno di dire delle cose ma anche ascoltare la gente, i galatinesi.
Dobbiamo impegnarci e fare in modo che chi partecipa alle attività del partito si senta protagonista anche delle scelte.
Dobbiamo guardare al futuro, alla costruzione di un partito che sia punto di riferimento nella città e per tutti coloro che hanno a cuore GALATINA e il suo futuro. Dobbiamo ritornare in mezzo alla gente ad occuparci dei loro problemi. Dobbiamo far crescere la rete di contatti, amicizie, relazioni che ci fanno interagire positivamente e costruttivamente con gli altri. Dobbiamo contribuire a costruire una nuova classe dirigente intrisa di valori di lealtà, solidarietà e rispetto.
La politica per noi deve essere volontariato al servizio della gente. Dobbiamo con tenacia ed umiltà ripartire dalla stagione della semina. Raccoglieremo i frutti del nostro lavoro togliendo alle destre la voglia di un conservatorismo che non appartiene alla nostra cultura progressista e di sinistra.
Viva Galatina. Viva il Partito Democratico.
PER IL CONGRESSO PROVINCIALE
Per il Congresso Provinciale hanno votato 102 persone per Stefano Minerva contro 32 per Ippazio Morciano. I delegati per Stefano Minerva sono quattro. Un delegato per Ippazio Morciano.
Andrea Coccioli
Il segretario del Circolo PD Galatina
CIRCOLO PARTITO DEMOCRATICO GALATINA
Segretario: Andrea Coccioli
Segreteria: Luigi Lagna, Mino Alessandro, Monica D’Amico, Luceri Pierluigi, Paola Volante, Antonio Serra;
Vice segretari: Massimo Marra, Monica Antonica;
Direttivo: Antonio Mellone, M.Chiara Chirenti, Piero Masciullo, Rita Ucini, Giovanni Vitellio, Gino De Micheli, Antonio De Matteis, Rosalba Biancorosso, Corrado Marra, Sandra Antonica, Michele Forte, Federica Patera, Caterina Luceri, Daniela Diso, Giuseppe Mele, Antonella Quarta
Presidente: Biagio Galante
CIRCOLO PARTITO DEMOCRATICO GALATINA
giu112019
Bruciare le stoppie, le erbe e le piante secche, dopo la raccolta, nel Salento è stata una tradizione; un modo semplice e sbrigativo per liberare la terra e metterla a coltivazione. Ora, tutto è cambiato, il rapporto città-campagna non è più quello di ieri: la citta è senza campagna e la campagna ha perso il rapporto con la città. Non è cambiato il vizio di usare il fuoco per liberare la terra e le periferie dai rifiuti, in particolare dalla plastica, oggi molto utilizzata in agricoltura. Il fuoco rimane un’offesa per la terra, un pericolo per la salute della città. Il fuoco brucia ogni cosa, non fa differenza: brucia l’erba e brucia la plastica, distrugge la vita degli animali, avvelena l’aria ed il suolo con le diossine prodotte, aggredisce il paesaggio e la vita dell’uomo. Il fuoco divora la terra e firma con la cenere la sua azione distruttiva. La risposta al fuoco è quella di una forte e corretta educazione ambientale.
Oltre la finestra, dentro casa nostra curiamo l’ordine, amiamo il pulito; fuori dalla finestra vediamo i rifiuti di ogni genere e non sentiamo di avere nessuna responsabilità’, siamo indifferenti, incapaci di capire che la città ci appartiene. La città è mia, è tua, è nostra, è di tutti! Per vivere ed abitare la città bisogna avere rispetto degli spazi, conoscenza dei luoghi, amore per il paesaggio. La ricchezza della città è il rispetto di chi sa viverla, di chi si comporta correttamente, non sporca, non brucia, non deturpa Chiese e palazzi. La città ordinata e pulita, senza rifiuti, rende la vita felice perché scompare quella differenza “dentro e fuori” dalla finestra.
Galatina, però, non vive un momento felice con i rifiuti, con le periferie, con l’ambiente, per questo è necessario un piano strutturato di prevenzione degli incendi, un piano di sensibilizzazione e di educazione alla tutela del paesaggio, agrario ed urbano, ed infine un piano di educazione rivolto a tutti: a questo scopo risponde il piano di sensibilizzazione intrapreso dai volontari del Progetto “Monitor 6017” del Servizio Civile Universale del Comune di Galatina, che con i loro banchetti informativi, durante le domeniche estive, cercheranno di dialogare per orientare i cittadini a sentire propria la città, l’ambiente ed il paesaggio.
Inoltre, i volontari intraprenderanno un’azione di mappatura del territorio comunale, volta ad individuare i siti interessati dal fenomeno degli incendi colposi, fenomeno spesso collegato a quello dell’ abbandono dei rifiuti. A questo scopo, invitano tutti coloro che dovessero avvistare un incendio, ad inviare una segnalazione, oltre che alle Autorità Competenti, anche presso i loro contatti, possibilmente completa di foto e luogo in cui si è avvistato l’incendio.
Pagina FACEBOOK: SCN - Progetto “MONITOR 6017”
E-mail: comunedigalatinascn@gmail.com
I volontari del Progetto “Monitor 6017”
Luigi Mangia, Presidente dell’Associazione “Boy’s Arte e Cultura”
nov272015
Il sottoscritto Marcello Pasquale Amante, nella sua qualità di Capogruppo Consiliare di "Galatina in Movimento" e in rappresentanza delle liste civiche "Galatina Altra", "novaPolis e "Movimento per il Rione Italia"
PREMESSO
a) Che con determina dirigenziale n. 1539 del 19 ottobre 2015 è risultata aggiudicataria definitiva del servizio di gestione dei rifiuti urbani, assimilati e di igiene pubblica la ditta Monteco srl, per la durata di anni due, mentre la Csa spa (società in cui lo stesso Comune nomina la maggioranza degli amministratori) è giunta al secondo posto;
b) Che il costo del servizio risulta essere superiore rispetto a quello proposto dalla CSA spa, gestore uscente, di circa 300.000,00 euro, maggior costo a carico dei Galatinesi;
c) Che a seguito della determina di aggiudicazione definitiva la CSA spa ha proposto ricorso al Tar competente contro il Comune di Galatina e conseguente costituzione dello stesso, spese legali sempre a carico dei Galatinesi;
d) Che il Tar competente ha sospeso l'efficacia della citata aggiudicazione.
CONSIDERATO
CHIEDE
al Sindaco e all'Assessore competente di conoscere:
Galatina 23/11/2015
Marcello Amante
set102015
Continuiamo con queste note (invero un po’lunghe, ma a puntate) a commento dell’enciclica di papa Francesco, la prima nella storia della chiesa scritta e presentata in italiano (o comunque non in latino), e forse proprio per questo negletta dalla gran massa degli italiani impegnati ad applaudire (come, per esempio, i ciellini a Rimini) ogni tribuno - specie se della compagine governativa - pronto a vendere speranze manco fossero pentole antiaderenti.
“Alcuni progetti, non supportati da un’analisi accurata, possono intaccare profondamente la qualità della vita di un luogo per questioni molto diverse tra loro, come ad esempio, un inquinamento acustico non previsto, la riduzione dell’ampiezza visuale, la perdita di valori culturali, gli effetti dell’uso dell’energia nucleare. La cultura consumistica che dà priorità al breve termine e all’interesse privato, può favorire pratiche troppo rapide o consentire l’occultamento dell’informazione” (tratto dal punto 184, pagg. 152 – 153, “Laudato sì’” di papa Francesco, Ancora, Milano, 2015; la sottolineatura è nostra).
Sembrano parole scritte dal Forum ambiente & Salute, o dai Sognatori Resistenti, o da Ivano Gioffreda, o da Marcello D’Acquarica, o dall’Anita Rossetti, o da Tonino Baldari & Co. Invece – chi l’avrebbe mai detto – si tratta delle parole di un papa, vergate nero su bianco, su di una circolare inviata urbi et orbi (speriamo non troppi orbi).
Assunti che abbiamo espresso infinite volte allorché abbiamo avuto a che fare con il mega-porco Pantacom, il fotovoltaico selvaggio in mezzo alla campagna, la S.S. 275 che vogliono far giungere fino a Santa Maria de finibus terrae (ormai nomen omen), la statale 8, il gasdotto Tap, la Xylella vantaggiosa (ai soliti noti), il porto turistico di Otranto, le grandi navi nella laguna di San Marco, e, ultimamente, le trivellazioni in mare, magari a poche miglia dalla battigia: in una parola contro la mafia.
Sì, non c’è niente da fare: là dove si devasta l’ambiente, si deturpa il paesaggio, si mortificano i beni culturali, lì c’è mafia. La mafia non è (più) quella della lupara e della coppola (oddio, qualche pirla così conciato c’è ancora in giro, eccome, anche da noi, e non solo a Palermo o a Roma). La mafia più pericolosa è invece quella del sacco di Palermo (come di Galatina, del Salento, dell’Adriatico…), quella dello scempio ambientale presentato come “sviluppo”, “ricadute occupazionali” e “progresso” (sì, signora mia, saccheggiano anche il vocabolario della lingua italiana, e chiamano “progresso” la barbarie: la solita Itaglia alla cazzo-di-cane). Ma perché la mafia esista e prosperi c’è bisogno di quella zona grigia che è la trattativa stato-mafia: senza trattativa, infatti, non c’è mafia, la quale sta alla trattativa come l’automobile alla benzina: sicché l’una diventa il bene complementare dell’altra, come la scarpa destra e la scarpa sinistra.
“In ogni discussione riguardante un’iniziativa imprenditoriale si dovrebbe porre una serie di domande per poter discernere se porterà ad un vero sviluppo integrale: Per quale scopo? Per quale motivo? Dove? Quando? In che modo? A chi è diretto? Quali sono i rischi? A quale costo? Chi paga le spese e come lo farà?” (punto 185, pag. 153, ibidem). Qui invece chi pone delle domande è il solito disfattista, un “ecologista” (come se il lemma fosse una bestemmia), uno poco pragmatico, e soprattutto un rompicoglioni, un gufo per giunta “rosicone”. Come se la situazione politica, sociale e culturale che stiamo drammaticamente vivendo non fosse frutto appunto di una carenza di democrazia, a sua volta derivante dalla scomparsa del senso critico, che invece è cultura, senso civico tout court.
“L’ambiente è uno di quei beni che i meccanismi del mercato non sono in grado di difendere o di promuovere adeguatamente. Ancora una volta, conviene evitare una concezione magica del mercato, che tende a pensare che i problemi si risolvano solo con la crescita dei profitti delle imprese o degli individui. E’ realistico aspettarsi che chi è ossessionato dalla massimizzazione dei profitti si fermi a pensare agli effetti ambientali che lascerà alle prossime generazioni? [See, campa cavallo, ndr.] All’interno dello schema della rendita non c’è posto per pensare ai ritmi della natura, ai suoi tempi di degradazione e di rigenerazione, e alla complessità degli ecosistemi che possono essere gravemente alterati dall’intervento umano” (tratto dal punto 191, pagg. 156 -157, ibidem – la sottolineatura è nostra). Più chiaro di così si muore.
“Quando si pongono tali questioni, alcuni reagiscono accusando gli altri di pretendere di fermare irrazionalmente il progresso e lo sviluppo umano. Ma dobbiamo convincerci che rallentare un determinato ritmo di produzione e di consumo può dare luogo a un’altra modalità di progresso e di sviluppo. […] Si tratta di aprire la strada a opportunità differenti, che non implicano di fermare la creatività umana e il suo sogno di progresso, ma piuttosto di incanalare tale energia in modo nuovo” (tratto dal punto 191, pag. 157, ibidem). Ritorna il concetto della decrescita felice, di un altro paradigma, di un’altra economia, a cui fa più volte esplicito riferimento questo papa “qui sibi nomen imposuit Franciscum” (e modestamente anche chi scrive).
Arrivederci al prossimo e ultimo appuntamento con la “Laudato sì”. Oggi e sempre sia laudato.
Antonio Mellone
nov272017
È stato aperto questa mattina il Centro Comunale di Raccolta (CCR) in Viale Europa (Zona Fiera) dove i cittadini potranno consegnare, a titolo gratuito, i rifiuti. In questo modo si contribuisce a migliorare il servizio di raccolta porta a porta e si fa di tutto per porre fine al fenomeno dell’abbandono selvaggio dei rifiuti nelle campagne e lungo le strade della nostra città. Il Centro sarà aperto tutte le mattine (esclusi i giorni di giovedì e domenica) dalle ore 8 alle ore 13 e nei pomeriggi del lunedì e del sabato dalle 14 alle 17 e del giovedì dalle 14 alle 18.
L’assessore all’ambiente Cristina Dettù, orgogliosa della riuscita del progetto, dichiara: “L’apertura del primo CCR a Galatina costituisce un importante ed ulteriore servizio di raccolta differenziata messo a disposizione del cittadino. La città e le sue frazioni, già virtuose in tema di differenziata, si arricchiscono di un nuovo servizio, frutto di un iter burocratico laborioso che si pone in continuità con il buon lavoro svolto dall’ex assessore Roberta Forte e che rappresenta un inizio per i progetti in ambito ambientale della nuova amministrazione Amante in un’ottica di differenziata e compostaggio in loco.”
Ufficio Stampa Marcello Amante
gen212015
I nostrani amministratori delegati a palazzo di città, politici di destra, centro e supposta sinistra (supposta stavolta è sostantivo, non attributo) stanno all’ambiente come un elefante in una cristalleria: è pressoché impossibile per loro non provocar danni irreparabili ogni volta che s’azzardano a muoversi.
Il problema preminente è che purtroppo questi personaggi in cerca di derisore non perdono occasione per darsi una mossa (con le conseguenze suddette).
Tanto per dirne una, la sera dell’8 gennaio scorso, a Noha, nell’igloo che funge da centro polifunzionale [ma, secondo le promesse di un marinaio della corazzata Potëmkin galatinese, entro “i primi mesi del 2015” – traduzione “campa cavallo” - l’impianto di riscaldamento dovrebbe finalmente entrare in funzione, ndr] s’è svolto un bellissimo convegno double-face.
Bifronte, dunque, il convegno, non tanto per la pubblicità fatta attraverso due manifesti dissimili (ma sì, meglio abbondare), non tanto per i due titoli affatto diversi da scegliere a piacere (“La causa radice del nostro benessere o malessere” e/o “ambiente, veleni, tumori nel Salento”), e infine non tanto a causa del relatore principale che promette una cosa ma poi ne fa un’altra [tipo assicurare un intervento conciso, compendioso ma ragionevolmente breve “per lasciare spazio agli altri contributi e alla discussione”, ma poi, evidentemente colpito da logorrea narciso-monopolistica, si esibisce in un soliloquio di un’ora e mezza, terminato non prima di aver sfiancato l’ultimo tra gli astanti più condiscendenti; e, non pago di ciò, e forse per dimostrare tutto il suo rispetto nei confronti dell’uditorio, l’esimio primo oratore (o prima donna) strappa di mano il microfono al malcapitato moderatore/organizzatore e, facendo finta di proferire l’ultimo predicozzo, toglie pure la parola all’Anita Rossetti e a chi cerca comunque di esprimere liberamente il proprio pensiero – chiedo venia per il lungo inciso, ma ci voleva, ndr]; dicevo, convegno bifronte non solo per tutto quanto precede ma anche per la perfomance delle due donzellette che vengono dalla Montagna, assise in cattedra, l’una a leggere un compitino sull’inquinamento che aveva tutti i sintomi della scopiazzatura da chissà quale libro di temi di seconda media, l’altra a elogiare le magnifiche sorti e progressive di un mega-impianto di compostaggio da 30.000 tonnellate annue (cioè 82 tonnellate al giorno di sola frazione umida da far pervenire da mezza Italia nella zona artigianale di Soleto, ad un fischio dal centro di Galatina) per produrre non si sa bene se compost per l’agricoltura (ma quale agricoltura se stanno cementificando tutta la campagna residua: caro Ivano Gioffreda parli ai sordi) oppure, al contrario, il residuo dell’anaerobico, il cosiddetto FOS, che è un rifiuto pericoloso da smaltire in discariche speciali in quanto dannosissimo per l’agricoltura.
Mi fermo qui sennò dicono che i miei articoli sono troppo lunghi, e magari qualcuno nel leggerli si stanca pure (rischiando un’ernia al cervelletto).
Da qui a qualche giorno sempre su questi stessi schermi, disobbedendo alla consegna di farmi i fatti miei (ma anche questi sono fatti miei, eccome), cercherò di fare il ancora il punto sui nostri cosiddetti governanti locali e sulla loro costante produzione di atti osceni in luogo pubblico.
Antonio Mellone
mag312018
Come sempre ci siamo illusi che qualcosa possa cambiare in questo paese. Si, siamo cocciuti e ostinati e osiamo perfino sperare. Il “ci” è riferito alle persone che non solo si riconoscono nel nostro Laboratorio di Fareambiente, ma anche a tante altre persone perbene di Noha. E ce ne sono, e sono pure la maggior parte.
E quindi, dopo la bellissima fioritura dei mesi di quest’ultima primavera, arrivato l’atteso secco di stagione, altrettanto bello, la nostra speranza è andata, come si suol dire, a farsi friggere. In fumo.
Ecco come sono andati i fatti: passando davanti alla Masseria Colabaldi, la domenica 15 maggio, in occasione della passeggiata per le vie di Noha, organizzata dall’Associazione Arci Levèra e coadiuvata dalle altre Associazioni: FIDAS Noha, Faremabiente Laboratorio di Galatina-Noha e la Scatola di Latta, ci siamo accorti che c’erano dei materassi nell’erba. Appena finita la passeggiata, ci siamo precipitati per togliere i materassi dall’erba e li abbiamo riposti sul marciapiede di via Dalla Chiesa, per favorirne la raccolta da parte degli operatori di Monteco s.r.l., l’azienda addetta alla raccolta differenziata in questo Comune e frazioni.
Qualche giorno dopo, ritornati sul posto per verificarne il ritiro, notavamo nell’erba sul bordo della strada altri sacchetti di rifiuti e un albero di natale completamente smontato. Non passano nemmeno due giorni, il tempo per far sgomberare quegli altri rifiuti, che ci ritroviamo con il primo incendio doloso della stagione, nell’abitato di Noha.
Albero di Ntale, rifiuti e prato andati in fumo, arrostiti.
Oggi, 30 maggio, alle spalle del campo sportivo, la discarica dei soliti piroglioni, che evidentemente insistono, apre le sue illecite attività, alla faccia del tanto atteso Eco centro di Galatina.
Ci rivolgiamo al senso di responsabilità dell’autorevole sito Noha.it, affinché faccia appello alle persone civili di questa comunità per denunciare chi sparge e incendia i suoi rifiuti fuori dalla porta delle nostre case. Ci appelliamo alla responsabilità di chi insegna a questa popolazione il senso civico e il rispetto della Natura e della Vita. Ci appelliamo agli autori di questi atti criminosi, di non gettare la loro sporcizia in giro per il paese, per il loro stesso bene e dei loro figli.
Il Direttivo di Fareambiente, Laboratorio di Galatina-Noha
dic042020
In seguito ad alcune segnalazioni di cittadini residenti e vista l’importanza del percorso che insiste in un’area densamente popolata come quella delle vie Tito Lucrezio, C. Colombo e Quinto Ennio, abbiamo inviato all’Ufficio del Protocollo una comunicazione urgente per la messa in sicurezza della rotonda in questione e per l’assenza assoluta di segnaletica stradale.
Il Direttivo:
Noiambiente e Beni Culturali
Noha e Galatina
nov232020
Ci risiamo. In un periodo particolare come quello che stiamo vivendo, dove dovremmo stare tutti a casa, uscire per necessità, per ragioni di lavoro o per problemi di salute, qualcuno ha pensato bene di far incursione in una scuola dell’infanzia, forse solo per il piacere di creare disagio.
Era già successo una settimana fa e si è ripetuto.
E’ accaduto nella Scuola dell’Infanzia di Via Teano, plesso del Comprensivo Polo 1 di Galatina, dove nella mattinata di lunedì 23 novembre le insegnanti al loro ingresso a scuola si sono accorte che qualcosa non andava. Nelle aule hanno trovato i cassetti della cattedra aperti, così come gli armadietti della cucina. Le stesse docenti, inoltre, si sono accorte di una grata del vano caldaia sradicata e del tentativo di rubare il monitor delle telecamere di sorveglianza.
Puro atto vandalico o serata alternativa ad un’uscita con gli amici?
La Dirigente, dott.ssa Anna Antonica, appena appreso l’accaduto, non ha potuto nascondere la tristezza e lo sgomento per il ripetersi di questi atti vandalici o esplorativi al fine di perpetrare un furto, che va a danneggiare un luogo che dovrebbe essere il nido protetto per i nostri piccoli allievi.
Fatto sta che proprio l’ambiente più sicuro per i più piccoli, dove trascorrono le loro giornate insieme con i loro compagni e le loro maestre viene preso di mira da soggetti senza scrupolo che con le loro azioni spengono il sorriso di chi nelle scuole ci lavora e mette tutto il suo impegno per creare un clima sereno, confortevole e di “normalità”.
La Polizia di Stato a cui è stata sporta regolare denuncia si occuperà del resto e, con l’auspicio che tali soggetti incivili della nostra società imparino a non oltraggiare quanto costruito ogni giorno dagli altri, noi fiduciosi continuiamo il nostro lavoro nella formazione di cittadini migliori.
I docenti dell’Istituto Comprensivo Primo Polo Galatina
Cesari Stefania
Mussardo Emanuela
Schirinzi Gianfranco
ott012014
E’ mai possibile che in questo comune fuori dal comune si dia il via libera ad un mega-impianto di compostaggio aerobico e giacché ci siamo anche ana(l)erobico, e nessuno, tranne il sottoscritto (che conta come il due di picche) e il povero Raimondo Rodia di Galatinablogolandia, osi alzare ciglio o storcere il muso o postillare qualcosa soprattutto in merito al fatto che il tutto si decida sempre sulla testa del cittadino, senza nemmeno sognarsi non dico di interpellarlo preventivamente ma quantomeno di informarlo su quello che gli capiterà a breve?
Certo, non mi riferisco qui ai sedicenti giornalisti copia-incollatori del “Quotidiano” ed alla loro opinione (semmai ne avessero una), né al noto redattore capo di sgualdrina.it (con rispetto parlando), ma alle teste pensanti galatinesi (posto che ne fosse rimasta qualcuna in giro), ai residui blogger non allineati e soprattutto non coperti, agli studenti non addormentati, ai comitati spontanei di cittadini, agli spiriti liberi superstiti e in grado di pronunciare il loro “invece”.
Nei giorni scorsi, come forse avrete avuto modo di leggere, è apparso un comunicato-stampa a siti unificati e a firme congiunte di tal Angelo Tondo (presidente ASI – l’acronimo starà probabilmente per Azienda Scempio Infinito o Agenzia Speculazione Immondizia), di Graziano Vantaggiato, sindaco del comune di Soleto, e, last and least, dell’ineffabile Cosimo Montagna (poteva mai mancare il nostro Mimino? Certo che no: quando si tratta di colpi di grazia lui è sempre il primo cittadino).
In codesto comunicato si legge che “finalmente” proprio all’ingresso di Galatina, provenendo da Lecce, in una traversa della SP 362, però in territorio di Soleto a “4 – 5 chilometri da tutti i centri urbani intorno” (nemmeno tanto distante in linea d’aria anzi di biogas dalla zona dove su 26 ettari quadrati verrà spalmato il Mega-Porco commerciale in Pantacom: se disastro deve essere sia completo), verrà piazzato un bell’impianto “anaerobico ed aerobico con produzione di compost di qualità [sic] da utilizzare nelle nostre campagne [sic], senza alcuna immissione di fumi nell'ambiente [sic]. Si tratterà quindi di un impianto all'avanguardia a servizio dei Comuni dell'ex ATO Le2, che ne trarranno immediato beneficio economico sulla tariffa [sic] e risolveranno finalmente l'annoso problema del conferimento della frazione organica dei rifiuti. La realizzazione degli impianti di compostaggio infatti ci libererà dalla schiavitù e dal disastro ambientale delle discariche [sic] dal rischio ambientale che ne deriva e dai cattivi odori [sic]”. Come si possa riuscire a concentrare in così poche righe un così alto numero di baggianate bisognerebbe chiederlo alla suddetta trinità firmataria, la quale probabilmente o non sa quello che dice e fa, oppure dice e purtroppo fa quello che noi ancora non sappiamo. Vediamo perché.
Intanto questa storia del mega-impianto aerobico e anaerobico.
E’ l’uno o l’altro? Perché entrambi? E come si deciderà quale frazione di rifiuti indirizzare alla prima e quale alla seconda linea? Forse che le bucce di banana saranno destinate al compostaggio anaerobico mentre gli scarti dell’industria casearia, per dire, a quello aerobico? Non è che saremo costretti a fare una differenziata nella differenziata (cioè una differenziata al quadrato)? Oppure la frazione umida proveniente dal Salento sarà digerita anaerobicamente mentre quella che acquisteremo dal resto d’Italia (necessaria al raggiungimento del quantitativo minimo per giustificare un impianto di quella portata) verrà sottoposta alla danza aerobica?
E’ stato detto per caso agli ignari cittadini che il gas derivante da una fermentazione anaerobica è un metano impuro (infatti solo il 50% è metano)? E che per un impianto, diciamo, da 1MW si hanno circa 30 milioni di mc di fumi prodotti all'anno, che equivalgono a tonnellate di gas nocivi (tra cui anche l'azoto ammoniacale)? Che la digestione della biomassa in assenza d’aria, fondamentale per la produzione del cosiddetto biogas, impone temperature medio-alte (in media 55°C) - con conseguenze anche sul microclima locale - per effetto delle quali si verifica una selezione batterica a favore di gruppi termofili, alcuni dei quali pericolosi per via della produzione di neurotossine mortali? Qualcuno ha mai fatto capire alla popolazione che il nostro territorio - tra centrali a carbone, fotovoltaico a iosa, pale eoliche, eccetera - è uno dei poli energetici più grandi d’Italia, tanto che buona parte dell’energia ivi prodotta viene letteralmente buttata via, e che dunque non vi è necessità alcuna di aumentare ulteriormente la produzione di KW con un altro impianto (stavolta a “biogas”)?
Lo sanno i vostri elettori che la FORSU (frazione organica dei rifiuti solidi urbani) destinata all’anaerobico deve essere trattata preventivamente con flocculanti e stabilizzanti chimici e che lo stabilizzato che fuoriesce dai digestori, il FOS, per quanto lo si integri con ammendante controllato (residui verdi) è a tutti gli effetti un rifiuto speciale inutilizzabile come compost in quanto dannosissimo all’agricoltura, e pertanto da trattare in discariche speciali? E che, a proposito di “benefici sulle tariffe” il prezzo per tonnellata del trattamento di questo rifiuto è doppio rispetto a quello pagato per gli altri RSU (residui solidi urbani)?
Ed infine, sempre a proposito di domande da porci, è questa la democrazia partecipativa per cui Roberta & Co. si son sempre battuti nella loro precedente vita?
Si attendono le solite risposte, cioè quelle che non arriveranno mai.
Ragazzi, questi personaggi da trinità dei morti son riusciti in men che non si dica a trasformare la terra dei fichi in una novella terra dei fuochi.
Questi sono proprio fuori. Come un bidone della spazzatura.
Antonio Mellone
ott082014
Ho trascorso quasi tutta la serata del 29 settembre scorso, solennità di San Michele Arcangelo, in piazza, a Noha, nei pressi del tavolino allestito dagli osservatori nohani e dagli altri amici per la raccolta delle firme da inviare al FAI (Fondo ambiente Italia) al fine di far inserire nel catalogo dei beni culturali, degni almeno di un ricordo, le nostre Casiceddhre in miniatura, architettate dallo scultore Cosimo Mariano all’inizio del secolo XX e lasciate marcire nel degrado e nell’abbandono dai contemporanei del XXI.
Insieme a Marcello, Angela, Maria Rosaria, Marco, l’agguerritissima Patrizia, l’Albino, e qualcun altro (che gentilmente ci ha sostituiti giusto il tempo di una passeggiata sul corso illuminato dai festoni ed una puntatina ai panini con la porchetta arrosto) in poche ore e senza tanto clamore s’è raggiunto un totale di circa 240 firme autografe spontaneamente (e in qualche caso spintaneamente) apposte su quei fogli volanti da spedire alla Fondazione. Altre 150 firme sono state raccolte nei tre o quattro giorni successivi. Un buon risultato, non c’è che dire.
Ma oltre all’obiettivo primario (cioè l’invio al FAI delle firme), ne avevamo un secondo non meno importante: quello di ritornare ancora una volta a parlare a nohani e forestieri di salvaguardia dei nostri tesori, che sembra siano stati definitivamente archiviati nel dimenticatoio un po’ da tutti (vista la mattanza senza fine del nostro, come dire, tessuto storico).
Ma non crediate sia mai stato facile parlare (o scrivere) di beni culturali. C’è stato un tempo in cui uno dei capobanda di un votatissimo partito politico nazionale, e purtroppo anche locale, tra le altre inarrivabili locuzioni, proferì la famosa solennissima minchiata per cui con la cultura non si mangia (e qui è d’uopo che vi risparmi gli altri motti suoi, e quelli di qualche suo compare di merende nostrano).
Vi confesso che nel corso della serata, nel parlare del più e del meno con avventori e passanti dalla nostra postazione, il mio umore ha più volte repentinamente oscillato tra il tiepido ottimismo ed il pessimismo leopardiano, quello cosmico. Sì, ne ho dovute sentire di tutti i colori, ma così tante che la fantasmagoria di luci caleidoscopiche installate dalla premiata ditta Cesario De Cagna per la festa patronale nohana era nulla al confronto. Io davvero non so come fare a far comprendere alle persone il fatto che, per dirne una, l'occupazione non nasce dalle grandi opere, ma da politiche che stimolano appunto la cultura, il piccolo commercio, magari equo e solidale (e non invece i mega-porci comodi solo a chi ha come unica fantasia quella delle colate di cemento), l'artigianato, l’agricoltura, e infine ma non meno importante anche il locale patrimonio artistico, storico, musicale, creativo.
Ho cercato di spiegare ai passanti, en passant, che non importa il pregio, la rarità o l’antichità dei singoli oggetti del nostro (o dell’altrui) patrimonio: quello che può renderli degni di essere tutelati dalla Repubblica (o in subordine dal FAI) può essere anche la relazione spirituale e culturale che li unisce alla vita locale.
Una delle amenità che m’è toccato di sentire (e che comunque non mi suona per niente nuova: segno che c’è ancora qualche scienziato che diabolicamente persevera in questa genialata) è la “proposta” nata non so più quando né da chi (forse, a ragion veduta, ne ho rimosso nome ed esistenza) del trasloco delle casiceddhre dalla loro abituale ubicazione alla volta, magari, di un museo o di qualche non ben definito particolare piedistallo, come se le nostre opere d’arte fossero dei normali ancorché costosi soprammobili. E’ un po’ come se il cervello di una persona potesse essere prelevato e spostato altrove da qualche redivivo dottor Frankenstein junior (oddio, a proposito di fuga di cervelli, anche Noha non sembra immune dal fenomeno: il problema vero è invece quando il corpo rimane qui).
E tu hai voglia a spiegare che finanche anche il filosofo, archeologo nonché critico d’arte Quatremere de Quincy già nel 1796 osservava acutamente che “perfino un quadro di Raffaello, se fuori contesto, non dice nulla, perché non è una reliquia, come un frammento della Croce, che possa comunicare le virtù legate all’insieme”.
Questa regola, si badi bene, non vale solo per i capolavori supremi, ma per qualsiasi opera d’arte.
Ma quando si riuscirà una buona volta a far capire che il nostro patrimonio culturale non è una collezione di icone ma un deposito di memoria culturale? Quando ritorneranno in mezzo a noi i suddetti cervelli in fuga? Temo che qui ci sarà da attendere ancora per molto (visti anche gli ultimi sviluppi e le prove evidenti del fatto che non solo non si sappia scrivere ma nemmeno leggere).
Altre piccole chicche della serata (roba da spezzare le gambe, ovvero gambizzare) e, quando non espressamente qui e là proferite, sicuramente pensate e inviate al nostro indirizzo sono a titolo esemplificativo le seguenti: “Ma fatevi i fatti vostri”, “Non ve ne incaricate”, “Pensate alle cose serie”, “Lasciate perdere”, “Ma chi ve lo fa fare”, “Certo che avete tempo da perdere”, “Non avete mai concluso niente”, “Attaccate l'asino dove vuole il padrone”, “Tanto queste firme non servono a nulla”, “Passata la festa gabbato il santo”, e infine: “Non credo che con la raccolta di firme per le casiceddhre risolvi i problemi della gente”.
Mo’ ditemi voi se questa non è l’ennesima sparatoria a Noha. Di cazzate a raffica.
Antonio Mellone
dic232012
Arrivata da pochi mesi dal Portogallo, un ambiente molto cristiano e tradizionale, in Brasile, mi trovavo in missione, in un luogo dove la fede del popolo era ancora tanto debole. Era l’8 dicembre, la festa dell ´Immacolata Concezione, ed io ero alle prime armi con la Missione.
Non c’era alcun sacerdote, nè il Vescovo mi aveva incaricata di portare avanti la Parrocchia. Avevamo organizzato, insieme a dei laici, una cena per avere qualche soldino e poter pitturare la Chiesa parrocchiale dedicata a S. Giuseppe Operaio perché era molto brutta.
Verso le 16 del pomeriggio, mi trovavo in preghiera insieme alla mia Comunitá religiosa e sentì bussare alla porta. Era una mamma anziana che veniva a chiamarmi per andare a casa sua e pregare per la sua figlia ammalata. Io insistetti perché chiamasse un medico, ma lei mi rispose che l’aveva giá portata da vari medici e che non le avevano risontrato niente. La vecchietta mi disse, in portoghese: “ A minha filha, tem un incosto.”( per mia figlia non so più cosa fare). Quindi proseguì dicendo: “Venga suora a pregare per la mia figlia”.
Presi il Crocifisso, un rosario benedetto da un padre carismatico e l’acqua benedetta e seguì l’anziana signora. La loro casa era su di una palafitta in legno. Dentro c’era solo una stanza grande piena di gente.
Stesa su di un materasso per terra c’era una donna robusta. Quattro uomini la tenevano ferma perché era in preda ad una crisi violenta. A vedere quella scena, mi spaventai e rimasi sulla soglia della porta per un bel pó di tempo. Poi mi feci coraggio e invitai tutti i presenti a pregare com me il Santo Rosario chiedendo al Signore, per il Nome Santo di Gesu e per l `Immacolata Concezione di Maria che aveva schiacciato la testa al serpente, di liberare quella figlia di Dio dalle catene che la tenevano schiava di uno spirito che non la lasciava piú vivere.
Finito il Santo Rosario, l’ammalata scoppiò a piangere e volle alzarsi. La grazia di Dio l´aveva raggiunta e liberata. La aiutai a mettersi in piedi e le chiesi il nome. Si chiamava Concetta, proprio come il nome dell’Immacolata.
Tutti insieme continuammo la preghiera, facendo infine il Segno della Croce con l’acqua benedetta. Dopo ritornai a casa per ringraziare il Signore per aver compiuto questa meraviglia.
Mi sembrava di sentire riecheggiare dentro di me le parole che Gesú disse alla donna che soffriva di emorragia: “Figlia, vai in pace, la tua fede ti há salvata” (Matteo 9,20-22).
Per La gloria di Dio, Concetta non ha mai piú avuto niente, sta ancora bene ed é felice con la sua famiglia. Se non fosse stato per la fede di quella mamma, Concetta sarebbe ancora oggi schiava del nemico. Attraverso l’Immacolata Concezione di Maria e la signora Nazaré (così si chiamava la mamma), Concetta oggi é una cristiana fervente e felice. Incontrandola un giorno mi disse:
mar112017
Quando ti capita di leggere il Quotidiano di Lecce (a me succede solo allorché qualcuno, in vena di dispetti, mi sottopone allo strazio della valutazione di qualche sua pagina paradigmatica) non puoi fare a meno di pensare al fondo.
Ma non all’articolo di fondo, cioè all’articolo del direttore responsabile, ma ad altre accezioni di fondo, tipo: andare a fondo (affondare, naufragare, andare in rovina), oppure prendere qualcuno per il fondo (prenderlo in giro, per i fondelli), oppure essere senza fondo (non avere moderazione, soprattutto nelle scemenze proferite), oppure fondo di magazzino (residui di una merce invenduta), oppure toccare il fondo (per la disperazione), oppure raschiare il fondo (per esempio del barile: è inutile che qui vi spieghi il significato di raschiare). Insomma cose così, tutte strettamente connesse al “giornalismo” (quello con tanto di virgolette).
A volte non sai capacitarti di come sia possibile concentrare in un sola uscita, cioè in una sola copia del giornale, un così alto numero di baggianate.
Si dia a questo proposito un’occhiata al Quotidiano di mercoledì 8 marzo 2017, un esempio di scuola, anzi di sòla, come tanti altri dello stesso marchio di fabbrichetta (o marchetta, c’est plus facile).
L’altro giorno, mentre un collaboratore mi tratteneva a forza – giuro, mi sentivo legato quasi come l’Ulisse nel mare delle sirene - l’altra, la collega, brava e gentilissima, ma in questo caso molto, molto sadica (della serie: come rovinare in quattro e quattro otto la pausa pranzo al direttore) sfogliava davanti al mio naso alcune pagine di questo cosiddetto giornale. Tre per la precisione: la numero 14, la 21 e la 22. Le altre, me le ha risparmiate. Probabilmente per sopraggiunta pietà (e soprattutto grazie all’incipiente inizio del pomeridiano orario lavorativo allorché le parti di vittima e carnefice s’invertono).
Orbene, a pagina 14, campeggia un’articolessa con un titolo molto eloquente (eloquente circa l’orientamento politico di codesto morbido rotolo a più veli): «Litorale, condoni “bloccati”. A rischio abbattimento 2500 abitazioni abusive».
Capito? Qui l’articolista sembra dolersi più dell’abbattimento di 2500 abitazioni abusive che non dello scempio causato dall’abusivismo di migliaia di case fuorilegge.
Pare funzioni così nel caltagironeo mondo di sottosopra: il rischio o lo scandalo, cioè, non sono più quelli dei condoni edilizi o quelli di un paese sfigurato da cemento e mattoni, ma l’eventuale smantellamento di mafie, speculazione e bruttezza. Tiè.
*
A pagina 20, invece, a caratteri cubitali, benché tra virgolette, emerge il titolo a favor di Colacem (sempre sia lodata): «“Meno emissioni”. E’ l’impegno della Colacem».
Nel servo encomio testuale si legge inoltre: “L’azienda sarebbe disposta ad aggiungere un altro filtro al camino che si alzerebbe di dieci metri”.
Chiaro? E’ l’azienda che finalmente interviene per salvare l’aria, anzi il mondo, e senza di lei saremmo tutti morti da un pezzo. Mica il “giornalista” poteva scrivere che la Colacem sta rompendo i coglioni ormai da decenni con ‘sti cavolo di fumi inquinanti che, insieme a molte altre sciagure territoriali, hanno portato i tumori di Galatina e dintorni a picchi da Guinness dei primati. Nossignore. Sembra quasi che dai fumaioli della Colacem fuoriesca profumo Chanel n. 5.
Mica nell’articolo si poteva far riferimento al fatto che tra gli elementi più pericolosi della fabbrica-inceneritore s’annoverano gli ammassi di carbonile scoperto per circa un ettaro e mezzo; mica il reporter sans frontières (trad. pubblicista sfrontato) poteva dire ai poveri e affezionati lettori quanto dannoso possa essere l’utilizzo di certi rifiuti speciali utilizzati come combustibile; mica si poteva spifferare il fatto che, visti come son messi gli enti pubblici, il monitoraggio non può essere effettuato che dalla stessa azienda [“Conosci te stesso” era scritto sul frontone del tempio di Apollo a Delfi; “Controlla te stesso” sul tempio dei polli di Galatina, ndr.]; mica si poteva ricordare che i danni sanitari (stimati dalla EEA) connessi ad attività come questa si contano nell’ordine delle decine di milioni di euro nostri; e mica si poteva infine far notare quanto l’aumento di altri dieci metri di altezza della già enorme ciminiera dell’altoforno colacementifero potrebbe ampliare lo spettro o il raggio d’azione dei fumi, oltre ad essere forse un pelo incompatibile con l’urbanistica e lo skyline dell’ambiente salentino.
Niente di tutto questo. Invece, sempre più in alto, come la grappa Bocchino. E con gli applausi scroscianti di lettori e feisbucchini di complemento.
*
Poteva mancare infine l’elogio del novello futuro sindaco di Galatina, al secolo Gianpiero De Pascalis (per altri, Gianpiero De Profundis), per la firma del solito giornalingua gggalatinese? No che non si poteva.
Ecco infatti un titolo icastico in onore del novello pezzo grosso della pOLITICA locale: «De Pascalis sarà un sindaco competente», e, a corredo, una bella foto del virgulto Gianpierone nostro scattata probabilmente nel secolo scorso e 3.685 chilogrammi fa.
Chi ha testato codesta competenza? Ma ovviamente le forze (anzi le forse) politiche che lo sostengono, quelle che nell’altra vita palazzorsinina si sono reciprocamente ma fraternamente scannate di brutto (anzi di Bruto).
Mo’ io dico: passi che una delle addette ai comunicati ufficiali del suddetto De Profundis, tale Maddalena Mongiò, sia per puro caso una giornalista del Quotidiano (cfr. il suo profilo fb); ma che il cazzettino più letto in provincia si trasformi di per se stesso nell’ufficio stampa del candidato sindaco più di peso del momento mi fa sorgere spontanea una domanda terribile. Che è questa: che differenza passa tra un giornale di informazione e il Quotidiano di Lecce?
L’unica risposta che dopo lungo tormento son riuscito a darmi è: l’informazione.
Antonio Mellone
mar062019
A partire da giovedì 7 marzo, in tutti gli istituti comprensivi di Galatina, Collemeto e Noha una grande novità: piatti, posate e bicchieri esclusivamente biodegradabili, che possono quindi essere smaltiti insieme alla frazione umida dei rifiuti.
Una scelta adottata dall'A.T.I. Turigest/La Cascina, società che gestisce in appalto il servizio di refezione scolastica, e che si pone in linea con la strategia "Rifiuti zero" adottata dall'amministrazione Amante lo scorso martedì in consiglio comunale. Una scelta, tra l'altro, che segue le indicazioni stabilite dall’Unione europea, che dal 2021 vieterà l’utilizzo di una serie di oggetti usa e getta non degradabili tra cui piatti, posate e buste. La plastica che produciamo e che immettiamo nell’ambiente è davvero troppa e rischia di creare danni irreparabili per il pianeta, non essendo il riciclo da solo in grado di invertire la rotta.
"Siamo molto soddisfatti della scelta adottata da Turigest - afferma l'Assessore alla Pubblica Istruzione e all'ambiente Cristina Dettù - in stretta connessione con la politica ambientale dell'amministrazione volta alla sensibilizzazione verso una corretta raccolta differenziata e un riciclo proficuo. Se da un lato ciò rappresenta uno strumento di educazione ambientale dei nostri piccoli sin dalla tenera età, dall'altro lato pone anche l'attenzione sulla sensibilità degli adulti verso una tematica importante e da non sottovalutare. È un ulteriore passo significativo che l'amministrazione comunale, assieme a Turigest, realizza nel settore della refezione scolastica non solo, e con maggiore evidenza, in termini di qualità (controlli continui sui pasti, istituzione della commissione mensa) sia in termini di servizi (prossima attivazione della prenotazione pasti tramite applicazione sullo smartphone)."
Ufficio Stampa Amante
dic172015
Non ti puoi distrarre nemmeno per un attimo, o provare ad abbassare la guardia. Nossignore. Quel disastro, altrimenti definito “politica galatinese” (in una parola: antipolitica) zero ne pensa ma in compenso cento ne combina. Un po’ come quei bambini discoli o bizzosi che riescono a sfuggire al controllo dei genitori cacciandosi nei guai.
Ormai la suddetta antipolitica ha bisogno di una badante, non fosse altro che per il cambio del pannolone: il che accade come minimo ogni volta che prova a decidere qualcosa in giunta o in consiglio, e invero anche quando si esibisce al di là delle sedi istituzionali (vale a dire quando la fa di fuori). E non sai mai cosa sia meglio: che decida e dica qualcosa (rischiando di prendere cantonate) ovvero che si astenga e taccia (riuscendo a fare di peggio).
*
Uno degli scherzi di carnevale, anzi una delle palle di Natale che ogni tanto ritorna come il fantasma formaggino della barzelletta è il famigerato mega-porco Pantacom.
Uno pensava che la mega-minchiata del secolo fosse morta e sepolta, essendo ormai diventata articolo d’archeologia (ma soprattutto oggetto di studio della psichiatria, specie nelle versioni “ricadute occupazionali per metro quadro” e “volano per lo sviluppo”), per una serie di motivazioni legate oltretutto all’economia, all’ambiente, alla statistica, alla finanza, alla matematica, alla fisica, alla politica, e soprattutto alla scadenza dei termini previsti dalla Convenzione, e, non ultimo, anche al fatto che la inattiva SRL proponente, al di là delle solite promesse ad aria compressa ma soprattutto fritta, ha già dimostrato di non essere in grado di produrre nemmeno uno straccio di garanzia - motivo per cui ha fatto ricorso al Tar, onde il comune di Galatina ha dovuto pure stanziare un po’ di soldi (3.600,00 euro per la precisione) per la nomina di un avvocato “difensore” esterno all’ente, nonostante in consiglio comunale siedano fior fiori di principi e principesse del foro [chissà che tipo di “foro”: forse il solito buco con tante chiacchiere intorno, ndr].
Ora, fresca fresca di giunta regionale, sì quella capeggiata da Michele Emiliano, c’è la Deliberazione del 16 novembre 2015, n. 2042, pubblicata sul Burp (che non è ma somiglia tanto all’onomatopea di un rutto); delibera, che ovviamente il Comune di Galatina s’è guardato bene dal rispedire politicamente al mittente per manifesta ridicolaggine oltre che per anacronismo conclamato. Nulla. Silenzio stampa. Elettroencefalogramma coincidente con l’asse delle x. Punto. “Roberta, perché non parli?” – direbbe Michelangelo.
*
Se non fosse drammatica, la lettura di questo ennesimo de-cretino regionale farebbe scompisciare dalle risate. Dal testo vergato da chissà quale favolista seriale sembra addirittura che il merda-parco non sia un’enorme colata di cemento e asfalto di decine e decine di ettari, non un alibi della speculazione edilizia, non uno scempio con strade d’accesso, viabilità interna, e parcheggi sine fine dicentes, con tanto di rotatorie di complemento (e te pareva?), non capannoni cubisti stile Auditorium piantato in asso in fondo a viale don Bosco (ma molto più voluminosi - tuttavia “non più alti di 14 metri” ), e, non ultimo, un bel distributore di carburanti. Niente di tutto questo: non sembra nemmeno che stiano per costruire un centro commerciale, ma un bosco, una selva, un vivaio con tanti alberi e verde che al confronto il Parco Nazionale d’Abruzzo e l’Amazzonia messi assieme ci farebbero un baffo. Roba da provocar danni indelebili ai polmoni per iperossiemia.
Nella delibera si parla infatti di “conservazione dei caratteri identitari e delle sistemazioni agrarie tradizionali” (mei cojoni, ndr.), di “corretto inserimento paesaggistico” (sì, come no, correttissimo, ndr.), di “viali alberati” (di cipressi, evidentemente, ndr.), di “ampi spazi di verde” (per favore non esagerate con questo “ampi”, ndr.), di “percezione del profitto [sic] degli orizzonti” (forse volevano dire “profilo”, lapsus freudiano, scusateli, ndr.), di “isole ecologiche” (e pure qualche penisola, ndr.), di “qualificazione ecologica dell’area” (se questa è la qualificazione, chissà quale sarebbe la squalificazione dell’area, ndr.), di “piantumazione di essenze arboree autoctone a basso consumo idrico” (a condizione che non si tratti di ulivi, oleandri, mandorli, ciliegi, mirto, rosmarino e corbezzoli, sennò Silletti sarà costretto a passare con la sua inseparabile sega: dunque più che essenze arboree, assenze, ndr.), e ancora di “riduzione della superficie di intervento di circa 5 ha” (mi voglio rovinare, ndr.), di “notevole abbattimento della CO2” (dai, così non vale: questa è copiata pari pari dal protocollo di Kyoto, ndr.), di “valorizzare la struttura estetico-percettiva dei paesaggi della Puglia” (e giacché ci siamo anche della Basilicata: però solo estetico ma soprattutto percettiva, ndr.), di “sistemi di raccolta e riutilizzo della acque meteoriche” (i classici risultati del meteorismo, ndr.), e altre amenità del genere. Sembra un progetto di rimboschimento del Salento redatto dal “Forum ambiente e Salute”.
Quasi quasi un giorno di questi mi metto finalmente a vergare un bell’articolo a favore di questo benedetto mega-porco.
Non mi sarei mai aspettato, alla mia età, di dover cambiare sponda.
Antonio Mellone
set092014
Ma davvero pensavate che la commissione nazionale VIA (Vidimazione Imbratto Ambientale) del “ministero dell’ambiente” (scritto ormai con le virgolette) titubasse per più di due nanosecondi nel rilasciare il suo nullaosta definitivo alla multinazionale svizzera del TAP (la quale potrà ora liberamente otturare i buchi dei salentini, se ve ne fossero ancora di stappati)?
Ma davvero supponevate che un premier più berlusconiano di Silvio desse retta “a quei quattro comitatini” (strano non abbia aggiunto anche: “oltranzisti e ciechi oppositori al progresso e alla modernità”) che si battono ancora oggi per la terra, l’aria, l’acqua, i beni culturali e l’economia sostenibile? Orsù, miei cari, sveglia.
“Il Tap si farà”, hanno annunciato trionfalmente il capo del governo e soprattutto il suo gabinetto, mentre l’organo incompetente, il cosiddetto ministro dell’ambiente Luca Galletti (noi, invece, polli), è pronto a firmare il decretino “sbocca Italia” propedeutico all’autorizzazione unica per la fase successiva di inizio lavori: stadio terminale, questo, che verrà gestito dal sinistro dello Sviluppo Economico, sig.ra Federica Guidi, figlia di Guidalberto, un nome una garanzia, vicepresidente di Confindustria, e già che si trova presidente de “Il Sòla 24 Ore”.
Il nostro presidente del fondiglio, dopo aver incontrato il 14 luglio scorso in forma riservatissima Ilham Aliyev, dittatore dell’Azerbaijan (deve essere una prerogativa dei nostri primi ministri il debole per i presidenti-dittatori, una forma di ammirazione, di più, emulazione: peccato per quella rompiscatole della nostra Carta Costituzionale, che finalmente parlamentari prostituenti, con le ultime riforme autoritarie senza precedenti , anzi con precedenti penali, stanno provvedendo a trasformare in fretta e furia in un lungo, resistente e morbido rotolo a due veli, ndr.), dicevo, il presidente nostrano ha annunciato in uno dei suoi infiniti tweet che non vede l’ora di recarsi nella capitale azera, Baku, per la firma del via libera definitivo al TAP, un’opera che, tra i lobbisti d’eccezione, annovera finanche Tony Blair (sì, quello dei bombardamenti all’Iraq per “esportare la democrazia”).
Come ormai sanno pure le pietre (ma molti belli addormentati nel mostro non ancora) il TAP non avrà alcuna “ricaduta occupazionale”, semmai una caduta verticale e irreversibile; darà il colpo di grazia al mare ed al nostro territorio oltretutto con l’ecomostro della centrale di depressurizzazione (la quale, tra cinquant’anni, quando avrà esaurito il suo compito verrà abbandonata in loco così com’è); non è fonte di energia alternativa e men che meno pulita, tutt’altro; sarà costosissimo e il prezzo lo pagheremo noi, e non solo in bolletta; è antidemocratico, inutile, violento (sebbene magnager e prenditori del TAP sembrino pronti ad accorrere al capezzale di feste patronali, giornali, riviste, eventi, restauri, eccetera, cercando di rianimarli con sponsorizzazioni da quattro soldi, ma di fatto anestetizzando grandi e piccoli - riuscendovi in molti casi).
Ma signori miei, cosa volete da me? Questo è il vangelo secondo Matteo, che tanti proseliti va annoverando; questo il frutto dei vari decreti “allocca o sciocca Italia”, e purtroppo mai “sbrocca Italia”: la quale, infatti, non sbrocca mica, cioè non va mai in escandescenze quando viene violentata; anzi sembra addirittura godere con quel cospicuo 40,8% di applausi incorporati.
Ora, secondo voi, con tutto questo, a cosa starà pensando il nostro sindaco Montagna? Vabbè, scherzavo.
Antonio Mellone
gen282018
Senza lavoro nessun diritto. Senza diritto nessun futuro. I lavoratori, da attori protagonisti, sono in grado di valutare l’ambiente in cui operano. A loro, in primis, spetta il diritto di verifica e controllo. In prima linea, pronti a monitorare e giudicare proprio quell’ambiente in cui trascorrono gran parte delle proprie giornate e che rappresenta punto di “osservazione” privilegiato, quasi a renderli, al tempo stesso, un “termometro” naturale per la misurazione della salubrità dei luoghi e la base di partenza per la progettazione e realizzazione di interventi di risanamento, che scongiurino rischi ambientali ed alla salute. Dagli anni ‘70 lo scontro tra il diritto al lavoro ed i lavoratori, da un lato, e le ragioni ambientali, dall’altro, è stato sempre stridente. Come Osservatorio abbiamo pensato di armonizzare il tutto perché entrambi i diritti (alla salute ed al lavoro) non sono confliggenti, ma complementari. È nostro intendimento dare un supporto concreto alle Istituzioni, agevolando, sostenendo e contribuendo ad un lavoro responsabile dei Sindaci del territorio, primi tutori della salute dei propri cittadini, chiamati a difenderla con tutti gli strumenti a loro disposizione, ma, nel contempo, chiamati ad affrontare con altrettanta forza ed attenzione il problema dell’occupazione, che sta dilaniando, in maniera silenziosa, centinaia di famiglie. Perché c’è una strada possibile: ed è quella di vigilare e pretendere l’adozione di misure di protezione ambientale che passano anche attraverso il lavoro di chi è chiamato a realizzarle. Chiediamo, pertanto, a chi di dovere, innanzitutto dati su tutti i siti e gli impianti produttivi che presentano potenziali situazioni di rischio ambientale, nonché dati sulla reale situazione occupazionale di Galatina e paesi limitrofi. Siamo a completa disposizione, con il nostro bagaglio di conoscenze ed esperienze di lavoratori e lavoratrici dell’industria, dell’agricoltura e dell’artigianato, proponendoci come strumento a supporto delle decisioni dei tecnici e dei politici. E per fare questo, al più presto, incontreremo il Sindaco, Marcello Amante, l’Assessore alle Attività Produttive, Nico Mauro, e l’Assessore responsabile della delega all’ambiente, Cristina Dettù, per uno scambio di informazioni ed opinioni utili ad “armonizzare”i rapporti tra lavoro, ambiente, istituzioni e territorio. Per quello che ci riguarda, da sentinelle sociali, nel confronto con le istituzioni, porteremo all’attenzione anche e soprattutto il dato, tanto preoccupante quanto a dir poco disarmante, dell’attuale situazione del lavoro a Galatina e paesi limitrofi. Riteniamo, questo, il primo passo fondamentale per consentire a tutti gli attori scelte consapevoli e soluzioni permanenti per la difesa della salute e dell’ambiente e, nel contempo, del diritto al lavoro.
Galatina, 27 Gennaio 2018
Il Coordinamento
Enzo Del Coco
Enrico Macchia
Roberto Geusa
Salvatore Martalò
mag122017
Alla c.a. del Dott. Guido Aprea, Commissario Prefettizio del Comune di Galatina.
p.c. alla c.a.
Sub Commissari: Dr. Calignano Vincenzo;
Dott.ssa Sergi Marilena
OGGETTO:
Denuncia di disastro ambientale contro ignoti.
L’abbandono di rifiuti è vietato dall’articolo 192 – Dlgs 152\2006, ed è vietato sul suolo, nel suolo (comma1) allo stato liquido o solido nelle acque superficiali e sotterranee (coma 2).
Si richiede di attivare la procedura urgente di risanamento delle aree indicate nella scheda in calce in cui persistono case di civili abitazioni.
Certi della Vostra disponibilità, restiamo in attesa di un Vs. riscontro.
SI RAMMENTA CHE AI SENSI DELL’Art. 16 DELLA L. 86/90 (CHE HA MODIFICATO L’ART. 328 DEL CODICE PENALE) LA RISPOSTA ALLA SU ESPOSTA DOMANDA DEVE PERVENIRE NEL TERMINE DI 30 GG DALLA RICEZIONE DELLA RICHIESTA MEDESIMA. TRASCORSO IL TERMINE DI 60 GGDALLA NOTIFICA DELLA SEGNALAZIONE, QUALORA IL MATERIALE NON FOSSE RIMOSSO, LA SUDDETTA VERRA’ TRASMESSA A TUTTI GLI ORGANI COMPETENTI E ALLA PROCURA DELLA PROVINCIA DI LECCE.
RESTANDO A DISPOSIZIONE PER ULTERIORI INFORMAZIONI, PORGIAMO DISTINTI SALUTI
Il Direttivo del Laboratorio di Fareambiente di Galatina:
Marcello D’Acquarica; P. Loredana Tundo; Ferdinando Cacciottuolo; Maria Rosaria Paglialonga; Fernando Sindaco; Antonio Greco; Albino Campa; Antonio Congedo; Gabriella Nocera; Giancarlo Ballarino; Carmine Chittani; Luigi Longo.
set252021
Lunedi 27 settembre, alle ore 21:00, a Soleto, in Largo Osanna, andrà in scena il quarto appuntamento della XXI edizione de I Concerti del Chiostro, la stagione concertistica finanziata dalla Regione Puglia e che vede la collaborazione dei Comuni di Galatina e Soleto.
Protagonista della serata, il pianista Danilo Rea.
Dopo i primi tre appuntamenti di Galatina, con Musica Nuda, Ilia Kim ed il duo Sella Canino - sold out in tutte le occasioni - ed una serie di riscontri positivi da parte del pubblico presente, I Concerti del Chiostro, diretti dal Maestro Luigi Fracasso, fanno tappa a Soleto, dopo un primo rinvio a causa del maltempo.
Danilo Rea è vicentino di nascita ma romano d’adozione. Nella sua lunga esperienza nella Capitale, Rea si forma, sperimenta nuove tecniche musicali e, nel frattempo, si fa strada nell’ambiente del jazz, fino a suonare con alcuni tra i più grandi solisti statunitensi: da Chet Baker a Lee Konitz, per passare da John Scofield e Joe Lovano.
Anche in Italia, vanta numerose collaborazioni di prestigio, con artisti del calibro di Claudio Baglioni, Pino Daniele, che un giorno gli dice: “Sei il primo musicista nato a nord di Napoli con il quale collaboro”.
Da anni, Danilo Rea ha allargato il suo repertorio, con risultati straordinari, ad arie di melodrammi, pagine di musica classica, il rock dei Rolling Stones e Beatles, la canzone d’autore, da Fabrizio De André a Mina.
Danilo Rea è un artista equilibrista, un esperto della musica jazz, che riesce perfettamente a bilanciare il pop e il rock, così come la musica classica e perfino la lirica.
Il direttore artistico de I Concerti del Chiostro, il Maestro Luigi Fracasso, commenta cosi l’arrivo di Danilo Rea: “È con grande gioia che ospitiamo a Soleto Danilo Rea. Il poliedrico pianista jazz rientra ampiamente nel progetto de "I Concerti del Chiostro" di portare la Grande Musica, intesa come Buona Musica, tra la gente.
Sono felice, anche, - prosegue Fracasso - di constatare il consenso di pubblico che i nostri concerti stanno riscuotendo in questa edizione. Questo gratifica tutti gli sforzi di chi crede e si spende per il nostro festival”.
L’ingresso al concerto è gratuito ed è riservato ai possessori di Green Pass o di un tampone negativo effettuato con un massimo di 48 ore dall’inizio dell’evento.
Restano gli ultimi posti disponibili, prenotabili all’interno del sito iconcertidelchiostro.it
Sara Romano
Ufficio Stampa - I concerti del Chiostro
mag152017
Noi di Fareambiente Laboratorio di Galatina, con sede a Noha, non puliamo la sozzeria degli incivili, né tantomeno facciamo propaganda ai partiti o ai loro candidati, noi manifestiamo civilmente affiancando le istituzioni, a prescindere dai colori politici.
Noi crediamo fermamente che è da criminali sporcare la terra, l'aria e l'acqua.
Questo fare criminoso sta diventando normalità e quindi ci ribelliamo con forza e chiediamo alle persone che hanno ancora un barlume di coscienza e di intelligenza di aiutarci a cambiare rotta.
La nostra salute dipende da noi stessi in primis.
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ott122015
Anche quest’anno, grazie alla buona volontà di molti nostri concittadini, si ripete la giornata ecologica dedicata a Noha. Come abbiamo già detto, non abbiamo la pretesa di passare per “quelli bravi” che ripuliscono le strade dalle odiose abitudini di alcuni individui inqualificabili. Ma lo facciamo semplicemente perché crediamo sia giunta l’ora di un’inversione di tendenza nella corsa all’avvelenamento dell’aria, dell’acqua e della terra. Ci sentiamo responsabili del danno arrecato al nostro ambiente da cattive abitudini che non considerano più la terra un Bene Comune, ma la fogna dei nostri vizi e del nostro egoismo. Crediamo di dover porre rimedio al disastro diseducativo che è radicato nella mentalità di molte persone. Lo facciamo perché i nostri figli ci guardano, e vogliamo che abbiano anche loro il diritto di vivere in un paradiso, come quello che i nostri padri ci hanno lasciato.
I cittadini:
Antonio Congedo, Paola Rizzo, Michele D’Acquarica, Serena Nocera, Luigi Cisotta, Lino Chittani, Gianni Chittani, Fabio Mariano, Alessandro Paglialonga, Marcello D’Acquarica, Antonio Mellone, Albino Campa, Fernando Sindaco, Maria Rosaria Paglialonga, Angela Grande, Massimo Perrone, Elisabetta Congedo, Loredana Tundo, Antonio Greco
set142021
Si è svolta il 06.09.2021 la prevista Conferenza di Servizi sul procedimento di riesame AIA ai sensi del D.Lgs. 29-octies del D.Lgs. 152/06. Presenti i rappresentanti della Provincia, dei Comuni di Galatina, Soleto, Sogliano C., Cutrofiano, Martano, Zollino, Arpa e Asl, SISPED (Società Italiana di Sanità Pubblica e Digitale), delle Associazioni ambientaliste Italia Nostra (Valeria Passeri), ISDE (Sergio Mangia), AIRSA (Elena Pitotti), Noi ambiente e Beni Culturali (Antonio De Giorgi), Coordinamento Civico ambiente e Salute (Alessandra Caragiuli), Forum Amici del Territorio (Elisabetta Parisi), della controparte Colacem. Le Associazioni hanno ribadito la mancanza attuale di garanzie per la salute collettiva, sulla base delle carenze evidenziate dalla perizia CTU dinanzi al Tar di Lecce e riprese nelle proprie osservazioni. Tale carenza è evidente se si pensa che:
Un’altra grave carenza rilevata dalle associazioni ambientaliste è la difformità dell’AIA rilasciata dal Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Speciali (DGR n. 1023 del 19.05.2015), rifiuti che Colacem è autorizzata a impiegare nella produzione del cemento nella notevole quantità di oltre 400.000 tonnellate/anno. In particolare si lamenta la mancata applicazione della prescrizione - il chè comporterebbe la non validità dell’atto autorizzativo - di indicare nella domanda di rinnovo i codici CER dei rifiuti speciali trattati con le relative quantità; una norma importante e tutt’altro che formale, che mira a rendere tracciabili i rifiuti speciali in tutto il loro ciclo di vita, controllarne i flussi e prevenire traffici non consentiti. Su questo punto, che pende come una spada di Damocle sulla stessa AIA del 2018, Provincia e Arpa si sono riservate di effettuare delle verifiche.
Rimane intanto aperto il procedimento davanti al Tar di Lecce, promosso dai Comuni di Galatina e Soleto con l’intervento ad adiuvandum di alcune associazioni, per l’annullamento della citata AIA provinciale, per cui si attende la prossima udienza del 6 ottobre.
Le Associazioni hanno nuovamente contestato la procedura di riesame in corso, in quanto elusiva del parallelo procedimento al Tar, che temono venga inficiato da un accordo al ribasso tra Provincia, Comuni e Colacem, avendo tra l’altro notizie di trattative in corso per la definizione concordata del contenzioso.
Le prossime scadenze sono il 21 settembre per la presentazione delle integrazioni richieste a Colacem e agli Enti competenti e il 28-29 settembre per la prossima Conferenza di Servizi, che dovrebbe essere quella finale.
La Provincia tramite l’Avv. Arnò, Dirigente Settore ambiente, ha manifestato la volontà di pervenire quanto prima a una nuova autorizzazione, qualora Colacem accetti un abbassamento dei limiti emissivi in conformità alla CTU citata, o in caso contrario a un diniego. Le Associazioni dal canto loro chiedono provvedimenti incisivi e immediati, e continueranno a tenere alta l’attenzione sulla vicenda affinchè sia adeguatamente tutelata la salute delle popolazioni interessate.
Il Gruppo di Lavoro Colacem
dic082014
Al Sindaco del Comune di Galatina dr. Cosimo Montagna,
Giovedì 8 Gennaio 2015 – Convegno dal titolo: La causa radice del nostro benessere o malessere.
A seguito della giornata ecologica svoltasi a Noha il giorno 23 di novembre scorso, noi sottoscritti cittadini dei Dialoghi di Noha per l’ambiente, intendiamo proseguire nel progetto di formazione/informazione sui temi che riguardano l’ambiente.
Nuove iniziative indirizzate alla qualità della vita e alla salvaguardia dell’ambiente sono nella nostra agenda e nei nostri progetti.
Con tali promesse, siamo lieti di invitarvi al convegno in oggetto perché crediamo fermamente nella collaborazione e nell’unione di tutte le forze sociali presenti sul territorio, per il bene comune.
Vi chiediamo pertanto l’autorizzazione per l’uso del Centro Polivalente di Noha, ex scuole elementari, di piazza C. Menotti ed il patrocinio del Comune di Galatina.
Restiamo in attesa di un Vs. riscontro.
I cittadini:
feb082016
Ogni tanto vengo colto da attacchi di masochismo. Stavolta per soddisfare questo compulsivo ma per fortuna sporadico bisogno di farmi del male sono andato a spulciare l’ultimo bilancio approvato dalla “Fotowatio Italia Galatina srl”, che, per chi non lo sapesse, è la proprietaria del mega-impianto di pannelli fotovoltaici che ha fatto sparire, con il silenzio-assenso dei politici che ci ritroviamo tra i piedi, una quarantina di ettari di contrada Roncella, feudo di Noha, sufficienti per una potenza di 9,7 MW.
Perché 9,7 e non 10 MW o qualcosina in più? Semplice: per evitare la V.I.A. (Valutazione di Impatto Ambientale). Troppo rischiosa. Meglio costruire tanti impianti di potenza inferiore al limite dei 10 MW, anche confinanti, ma apparentemente di proprietà di diversi soggetti economici, per aggirare l’ostacolo imposto da quelle rompiscatole delle norme di legge (mica al tempo c’era lo “Sblocca Italia” di Renzi come ora). Solo con questo imbroglio l’apocalisse dei campi di sterminio (ovvero lo sterminio dei campi) si trasforma in una bella prateria sconfinata che manco un video del National Geographic.
*
L’impianto di Noha, allacciato alla rete nazionale nel dicembre del 2010, mentre i lavori di completamento si sono conclusi nel 2011 [sic!], ha accesso alle tariffe incentivanti previste dal D.M. del 19 febbraio 2007 (2° Conto Energia), che ha stabilito una tariffa costante per la produzione energetica dalla data di entrata in funzione dell’impianto per una durata di 20 anni. Sì, il progetto si fonda su un business plan che copre il periodo 2011-2030. Cosa succederà alla fine del piano? Chi vivrà vedrà: voglio dire che vedrà le sequenze di The day after 2.
Orbene, ritornando al conto economico della società a responsabilità limitata (in tutti i sensi), osserviamo che i ricavi registrati nel corso del 2014 (ultimi dati di bilancio disponibili) sono pari a 5.829.522,00 euro (quelli dell’anno precedente erano 6.121.552 euro - vuoi vedere che l’impianto inizia a dare i primi segnali di invecchiamento?), mentre l’utile “pulito”, cioè al netto di costi, spese, tasse, eccetera, è pari a 1.346.141,00 euro. L’assemblea dei soci ha deciso di distribuire al socio unico un dividendo dell’importo di 1.100.000,00 euro e di accantonare a riserva di capitale la differenza pari a 246.141,00 euro.
Chi è il socio unico che si pappa ogni anno tutti questi soldi nostri? Tal MR Rent Investment Gmbh con sede a Monaco di Baviera (Koeniginstrasse 107), mentre gli amministratori sono i signori Robert Pottman e Stefan Schweikart, mica Rocco, Gino o Oronza. A sua volta (anzi a sua Volt) la MR Rent Investment Gmbh è posseduta al 100% da un altro giglio di campo (di concentramento): la Munchener Ruckversicherungs-Gesellschaft AG (Munich Re). Punto.
Volete sapere le novità dell’ultim’ora? Da una recente visura della Camera di Commercio risulta che la Fotowatio Italia Galatina srl, non è più di Galatina (veramente manco d’Italia), in quanto la ditta è “cessata” in data 5 agosto 2015 per trasferimento in un’altra provincia. Tiè.
Sicché, noi continueremo ad avere tra le scatole tutti quei pannelli in mezzo alla campagna e a fare da bancomat a questa azienda che non figurerà più nemmeno tra quelle “locali” iscritte alla Camera di Commercio di Lecce (del resto, di fatto, non lo è mai stata, essendo passata, come scritto altrove, dalla dominazione degli spagnoli a quella dei tedeschi), con tutto quello che ne consegue anche a livello di tributi locali.
E a noi cosa entra più che in tasca in qualche altro, come dire, vaso indebito? Presto detto: oltre all’aumento delle bollette Enel (sennò ogni anno come facciamo a pagare circa sei milioni di euro ai nostri conquistadores tedeschi?), un bel po’ di altre cosette carinissime, della serie: inquinamento elettromagnetico generato dalle cabine di trasformazione, dai cavidotti e dagli elettrodotti; dispersione di sostanze nocive (per esempio cadmio) contenute nei pannelli; inquinamento causato dai diserbanti irrorati a terra; variazioni microclimatiche; danno all’ecosistema; gravi impatti visivi al panorama; abbagliamenti (di giorno, ma anche di sera per via di un paio di fari chissà perché puntati sulla circonvallazione di Noha, la Sp. 352, in direzione Collepasso); e, tanto per non farci mancare nulla, una manciata di neoplasie, e danni a questo o quell’apparato del corpo umano.
Più che energie, allergie alternative.
Volendo farmi del male fino in fondo, oltre alla visura camerale e al Bilancio della Fotowatio Galatina srl, sempre sul tema del fotovoltaico, sono andato a rivedere i video con gli interventi di due cosiddetti amministratori locali, due cime, due mostri di intelligenza noti ormai a tutti per la loro perspicacia, che rispondono ai nomi di Giancarlo Coluccia, ex-sindaco di Galatina, e di Daniela Sindaco-in-carica (santa subito, anzi Santanché, c’est plus facile), esponenti rispettivamente del centrodestra e del centrosinistra, vale a dire del Partito Unico della Frazione. Nell’ascoltare i loro storici interventi sembra che l’unico elemento superstite in grado di differenziarli era il baffetto.
Infatti, mentre l’uno – scordando il concetto di biodiversità oltre all’elementare principio di precauzione - continuava a blaterare di “terreni impervi, dove prima andavano a pascolare i greggi”, e che “non sono terreni effettivamente dalla grande produzione agricola” e “fermo restando che dovranno essere come da statuto piantumati nel loro perimetro in maniera da risultare quanto meno impattanti” (s’è visto poi come sono stati piantumati, anti piantonati); l’altra, sulla stessa falsariga, parlando tanto per dar fiato alla bocca, imbrogliando le carte come sovente usano fare i politici locali, e ribadendo tutto e il contrario di tutto in un intervento sul fotovoltaico pertinente come il pecorino sulle ostriche, confermava che “ambiente è un conto, urbanizzare un altro [e meno male, ndr.]”, e che “quei terreni sono morti, non cresce nulla, non c’è pascolo” [e daie, ndr.], che “Noha si è “espasa” [sic]”, che quei “terreni non si prestano per l’agricoltura” [a ridaie, ndr.] e che “dove ci sono cozzi non cresce nulla”, e mille altre elucubrazioni dello stesso tenore (anzi dello stesso orrore: è uguale).
Ma l’acme (e pure l’acne) della serata s’è toccato quando Michele Stursi chiede d’emblée alla nostra beniamina e coram populo: “Ma voi che idea di ambiente avete?”.
E qui casca l’asino, con la Daniela nostra che, con sguardo smarrito, sudorazione a mille e salivazione azzerata, ripete più volte: “Non riesco a comprendere”, e ancora: “Non ho capito davvero cosa vuoi dire” [e soprattutto: dove vuoi andare a parare, ndr.].
*
Dai, Michele, pure tu che ti metti a parlare in ostrogoto proferendo una sequela di non uno ma addirittura due fonemi che più ostici non si può, irreperibili sul vocabolario dei sinonimi (ma solo su quello dei contrari) dei nostri rappresentanti al comune di Galatina. Mi riferisco ai due lemmi impronunciabili: “ambiente” e soprattutto “idea”.
Antonio Mellone
mar022014
Una storia millenaria custodita da una roccia friabile e porosa come il tufo, un passato doloroso svelato “come le linee d'una mano” (Italo Calvino, “Le città invisibili”) e un paesaggio unico disegnato dall'altopiano della Murgia e dal lento scorrere della Gravina. Qui, a Matera, dal primo marzo 2014 sarà aperto al pubblico il primo Bene del FAI in Basilicata inaugurato questa mattina, Casa Noha, entrata a far parte di una rete di 50 splendidi luoghi tutelati e aperti al pubblico in tutta Italia.
Donata alla Fondazione dalle famiglie Fodale e Latorre nel 2004 perché fosse testimonianza della storia della città e luogo di pubblica utilità, Casa Noha rinasce grazie a un accurato intervento conservativo volto più che ad aggiungere a togliere materia, riscoprendo i vari strati di tufo che compongono le pareti del bene. I cinque vani nel cuore dei Sassi, dal 1993 dichiarati dall'Unesco Patrimonio Mondiale dell'Umanità, sono parte di un Palazzo risalente al XVI secolo e rappresentano oggi un nuovo cancello d'ingresso per visitare Matera.
Grazie a Fondazione Telecom Italia Casa Noha diventa un soggetto narrante capace di offrire una chiave di lettura per la comprensione della città. Per la prima volta, infatti, il FAI sceglie di mettere al centro non un suo bene ma il contesto che lo circonda attraverso un inedito percorso multimediale che avvolge il visitatore in un'esperienza immersiva unica: il racconto filmato Sassi invisibili. Viaggio straordinario nella storia di Matera, ideato da Giovanni Carrada e proiettato sulle pareti di sasso dell'abitazione, offre, infatti, al visitatore, grazie a immagini, storie, suoni e riferimenti incrociati, la prima ricostruzione completa della storia della città. Il ricco intreccio di tante esistenze continuerà a rendere vive le stanze di Casa Noha e le sue pareti di pietra continueranno a rievocare i racconti lontani di cui sono custodi. Una narrazione appassionante valorizzata dall'accurato lavoro di un team di venti specialisti, con il coordinamento scientifico di Rosalba Demetrio, che si è confrontato con la complessità del territorio da diverse prospettive: dall'architettura alla storia dell'arte, dall'archeologia alla storia del cinema. Un materiale documentario inedito e di grande valore scientifico il cui obiettivo principale non è la semplice promozione turistica ma far riaffiorare la memoria di una città quasi imprigionata nel tufo in cui è scavata.
Un viaggio nel passato che continua per i vicoli della città grazie all'App Matera invisibile. Sulle tracce di una città straordinaria, a cura di Antonio Nicoletti, scaricabile gratuitamente e disponibile per iOS e Android. Cinque gli itinerari narrativi proposti che attraverso testimonianze d'autore svelano il cuore nascosto di Matera descrivendola attraverso i cinque elementi che la costituiscono: l'acqua, la pietra, la luce, il tempo e lo spirito.
“Si difende ciò che si ama e si ama ciò che si conosce”: questo il principio guida che da sempre ha ispirato l'operato del FAI che attraverso Casa Noha intende favorire un turismo consapevole e rispettoso della delicatezza e della fragilità di questa città unica, che non trasformi Matera in una ‘città-presepe' ma che sia disposto ad adeguarsi alle esigenze del territorio dedicando tempo e attenzione alla scoperta della sua lunga e frastagliata storia.
Il FAI rivolge un grazie particolare a Fondazione Telecom Italia per aver sostenuto e finanziato il progetto culturale di Casa Noha, selezionato tra i 300 pervenuti nell'ambito del bando “Beni Culturali Invisibili” (2011). Si ringraziano inoltre Italcementi e “I 200 del FAI” per l'importante contributo al restauro di Casa Noha. Un sentito ringraziamento a Lella Costa e Fabrizio Gifuni per aver collaborato gratuitamente alla realizzazione del progetto “I Sassi invisibili. Viaggio straordinario nella storia di Matera”.
ott262020
Continua, con questa seconda puntata, l’inedita Storia delle Congreghe della nostra cittadina, donataci dall’instancabile penna di P. Francesco D’Acquarica, missionario giramondo per amore di Cristo, ma di fatto mai “allontanatosi” da Noha.
Noha.it
Il fenomeno dell’aggregazionismo in confraternite trovò a Noha, come nel resto della Puglia, le sue più immediate motivazioni anzitutto nelle disposizioni del Concilio di Trento (1545-1563), ma anche nel massiccio radicarsi nel territorio di Ordini monastici come quello francescano e domenicano, affiancati dai Gesuiti nella predicazione delle cosiddette missioni cittadine.
Le disposizioni tridentine prevedevano la costituzione di una confraternita dedicata al Santissimo Sacramento in ogni chiesa parrocchiale, e perciò anche a Noha. Questo spiega l’enorme diffusione nel territorio pugliese di confraternite che ancora oggi si fregiano di questo titolo. La rappresentanza sociale era costituita non solo da notabili del luogo, ma anche da rappresentanti dei civili, cioè dai borghesi, dagli artigiani e dai contadini, la cui direzione spirituale ed anche economica era affidata al clero secolare.
A quella del Santissimo Sacramento seguirono le confraternite legate al culto della Vergine del Rosario gestite dai Domenicani, che si diffusero con altrettanta rapidità specie dopo la vittoria cristiana sui Turchi nella battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571), favorite oltretutto dall’ impulso conferito alla pratica della recita del Rosario da parte di Pio V (1504-1572), papa dal 1566 fine alla morte.
A Noha, tranne il convento di Santu Totaru (che di fatto era un priorato rurale retto dai Basiliani), non si annoveravano cenobi dei grandi Ordini Religiosi nati nel medioevo, e tuttavia non mancavano, almeno fino al 1850, le Confraternite. Che erano addirittura tre: quella del Santissimo Sacramento, quella del Santissimo Rosario e quella della Madonna delle Grazie.
L’informazione certa ce la dà l’arciprete don Michele Alessandrelli (Seclì 1812 - Noha 1882) che nel 1850 prepara la relazione sulla parrocchia per la visita pastorale che Mons. Luigi Vetta, Vescovo di Nardò, e che eseguirà in tutta la sua diocesi tra il 1850 e il 1854.
Nell’introduzione alla relazione l’Alessandrelli scrive:
Questo è l'inventario di tutti i beni stabili, mobili, semoventi, rendite, azioni, ragioni e pesi di qualsivoglia sorte della Chiesa Parrocchiale di Noha, provincia d'Otranto e Diocesi di Nardò, fatto nel quindici aprile 1850 dal Rev. Don Michele Alessandrelli, Arciprete Curato della detta Chiesa in conformità delle disposizioni dell'Ill.mo e Rev.mo D. Luigi Vetta, Vescovo di Nardò, contenute nell'editto della S. Visita in data de' tre aprile 1850.
E a proposito delle Confraternite così si esprime:
Nella mano sinistra del Coro vi è uno stipo, nello quale il Priore della Confraternita del Sagramento tiene riposta la cera che abbisogna per le funzioni del Corpus, della terza domenica, e del S. Sepolcro: lo stesso è colorito verde oscuro, detto stipo tiene la sua serraglia e chiave.
Vi sono in questa Parrocchia sei statue, cioè nella chiesa matrice due: una del Protettore S. Michele Arcangelo, l'altra di S. Vito, e la testa della statua di Maria SS.ma del Rosario col Bambino: di questa ha cura, e conserva gli abiti il depu-tato della Confraternita del SS.mo Rosario Vitantonio Benedetto: le altre tre si conservano nella Congregazione di Maria SS. ma delle Grazie, come si vedrà nel descrivere la Cappella. Più una statuetta di Cristo Risorto, ed un'altra dell'Ecce Homo.
Della Confraternita della Madonna delle Grazie parleremo nei prossimi capitoli, e in maniera più estesa, poiché di questa abbiamo documenti abbastanza recenti.
Sembra difficile crederlo, eppure in un paesino come era Noha dal 1500 al 1800 abbiamo in contemporanea ben tre Confraternite. Certo, si possono immaginare le difficoltà dei congregati: i quali dovevano organizzare il loro spazio associativo in un ambiente ben definito (di solito un vano rettangolare), arredato secondo precisi canoni che ricordassero in qualche modo quelli monastici da cui la confraternita derivava.
Il disegno doveva seguire una logica gerarchica, con i seggi assegnati agli amministratori in funzione del loro grado: lo stallo del priore posto in posizione dominante rispetto all’assemblea degli associati. Elementi accessori, ma fondamentali, erano anche la sacrestia e un piccolo campanile. Altro elemento essenziale era la presenza del sepolcreto, di solito posizionato davanti all’altare del Patrono o della Patrona. Il sepolcreto era di fondamentale importanza per la sensibilità popolare, perché preservava i resti del defunto dall’abbandono e dalla anonima e umiliante commistione nelle fosse comuni.
Di tutto questo a Noha non c’è memoria se non per la Congrega della Madonna delle Grazie, come vedremo. Però, sempre il nostro Alessandrelli ci informa che l’incaricato della Confraternita del S. Rosario è il sig. Vitantonio Benedetto, che è anche il cassiere della Congrega della Madonna delle Grazie. Dunque verrebbe da pensare che la stessa persona in qualche modo riuscisse a gestire due Congreghe.
Nel 1719 il Vescovo di Nardò, il napoletano Antonio Sanfelice fece la visita pastorale alla parrocchia di Noha e nella apposita relazione leggiamo:
Visitavit Ecclesiam Sancte Marie Gratiarum que p.mo a Grecis Sacerdotibus incolebatur, et nunc religiosa ecclesiasticorum et laicorum hominum Sodalidate aucta est, et summopere commendavit.
(Il Vescovo Sanfelice visitò la Chiesa della Madonna delle Grazie, che anticamente era tenuta da sacerdoti greci, e ora vi è una congrega di ecclesiastici e laici e la raccomandò molto).
Perciò nel 1719 sicuramente esisteva una congrega: viene da pensare che si trattasse di quella della Madonna delle Grazie, ma dal documento in questione si potrebbe pensare anche ad altre congreghe che forse usufruivano dello stesso spazio e degli stessi scranni lignei per le adunanze, ma con statuti, insegne, abiti, vessilli, e regole diverse.
P. Francesco D’Acquarica
[continua]
giu032024
Era il 27 giugno 2023, quando in occasione dell’ inaugurazione della 64° Fiera Campionaria di Galatina, tenutasi nel sito “storico” dell’ Istituto scolastico Polo I, alla presenza di diversi esponenti politici a cominciare dal Deputato Marti e dell’Assessore Leo, con roboante annuncio a sorpresa, meritevole senza dubbio di un proscenio decisamente migliore, tipo un balcone di Piazza Venezia, veniva reso pubblico dall’Architetto Foresta, rappresentante della “iArchitettura” , quanto progettato su formale incarico della attuale amministrazione, con in testa il Sindaco Vergine.
Si tratta (o si trattava) di un progetto di rilancio dell’intero comparto fieristico di Galatina, che ad oggi si presenta in totale stato di abbandono.
Si dovrebbe chiamare (o si chiamerà) TAM TAM (Teatro arte e movimento-Taranta architettura e musica), e dovrebbe estendersi su un terreno di 20 ettari circa, su cui verrà realizzato di tutto: da piscine olimpioniche a campi di padel, da sale concerto con 7000 posti a sedere e retropalco con altri 3000 posti sempre a sedere. Non manca neanche uno spazio dedicato alla cultura. Previsto infatti uno spazio di oltre 4000 mq da destinare all’esposizione e promozione dell’arte contemporanea, in collaborazione con il noto MUSEO MAXXI di Roma. Il tutto contornato da una ampia zona verde con annessa area parcheggi da fare invidia a quelli individuati e non trovati in occasione del concerto dei Negroamaro nell’ aereoporto di Galatina. Un progetto che a dire dell’Arch. Foresta, sarebbe finalizzato a favorire uno sviluppo moderno del territorio, nonché a sdoganare le tradizioni locali al di là di un pericoloso provincialismo.
E fin qui tutto bene. D’altro canto, chi non sarebbe contento di veder realizzato la mega struttura descritta (il cui costo complessivo si aggira intorno ai 40Milioni di Euro) sul nostro territorio?
Quello che non è chiaro, è come si concretizzato il progetto?
In effetti, non mancano le ombre e i dubbi su quanto declamato dall’arch. Foresta che dagli atti ufficiali dell’amministrazione Vergine, risulta assegnatario dell’incarico solo il 27 giugno 2023, vale a dire poche ore prima che fosse invitato a parlare del progetto. La domanda nasce spontanea: come ha fatto a completare un lavoro evidentemente molto complesso in poche ore? Evidentemente, in altra maniera, ci stava lavorando già da diverso tempo!! Dagli atti ufficiali risulta che lo stesso giorno, con apposita determina n.1097 il RUP (responsabile unico progetto) ha impegnato 19.032,00 € sul bilancio 23/25 per affidare l’incarico di supporto al RUP stesso, nella persona dell’Architetto Foresta.A questo punto, le opposizioni, “non convinte” di quanto pubblicizzato, con apposita interrogazione presentata nel Consiglio Comunale di Galatina il 25 luglio 2023, chiedono lumi al Sindaco che a suo tempo risponde come segue:
“Costituisce mero atto di aggiudicazione a valle della procedura, ma nulla vieta alle strutture comunali di iniziare ad avvalersi dell’operato del professionista incaricato nelle more di detta formalizzazione, una volta appurata l’assenza di cause di esclusione ex lege a mezzo della visione della documentazione prodotta in sede di risposta alla citata lettera di invito. Ancora, nulla vieta al professionista individuato ed invitato, di dare corso all’attività richiesta, assumendosi evidentemente il rischio di non vedersi corrisposto l’onorario pattuito per la prestazione nel caso la procedura di aggiudicazione definitiva non dovesse favorevolmente concludersi“.
Non giudichiamo la risposta, quello che mettiamo in dubbio è che sia molto improbabile che un professionista e il suo studio lavorino gratis per circa 1 anno.
Fin qui la succinta cronistoria dei fatti inerenti un progetto che poneva le basi del reperimento delle risorse economiche (40ml/e) puntando ad intercettare tre linee di finanziamento finalizzate allo scopo: la collaborazione con il dipartimento del governo «Sport e salute», cultura e ambiente, nonché eventuali risorse provenienti dal Pnnr.
Ad un anno di distanza, tutto ciò sembrerebbe diventato una chimera, malgrado la presenza di tanti amici nei posti che contano a livello governativo. Evidentemente l’amministrazione Vergine non è in grado di incidere più di tanto, ed i risultati si vedono. In effetti non ci risulta alcuna assegnazione in merito e il tutto si è rivelato come mera narrazione propagandistica. E di questo sembra anche essersi convinto lo stesso Sindaco Vergine, che in una recente intervista, a domanda specifica sull’argomento TAM TAM, ammetteva le grosse difficoltà incontrate, attribuendo la responsabilità anche alla burocrazia e ventilando l’ipotesi di rivedere/ridimensionare l’intero progetto, con i necessari/consistenti tagli, cercando di coinvolgere i privati (a chi pensa?) nel finanziare l’opera, magari cedendo parte della nostra sovranità. Forse venderà anche palazzo Orsini…..
A questo punto, possiamo entro il 27/6/24 (compleanno del proclama), avere risposte un po' più certe? Così, tanto per non pensare (laddove qualche malpensante lo facesse), che noi cittadini abbiamo sprecato o stiamo per sprecare 19.000,00 euro per una idea delirante di un qualunque amico degli amici?
Caro Sindaco, nel suo interesse e soprattutto per non creare aspettative nei cittadini, per il futuro, per cortesia, “ non dica gatto se non ce l’ha nel sacco“!!!!
PARTITO DEMOCRATICO
CIRCOLO DI GALATINA
set252021
Le Associazioni "TappiAmo Galatina - raccolta eco-solidale tappi di plastica – Virtus Basket Galatina” e “Legambiente Galatina – circolo La Poiana”, in collaborazione con l’Amministrazione comunale di Galatina, organizzano, per domenica 26 settembre, una “Giornata Ecologica” per la pulizia delle aree verdi di Galatina e Frazioni. L’evento si svolgerà nel rispetto del protocollo di sicurezza sanitaria anti Covid-19. Il ritrovo è previsto, per le 08.30 di Domenica 26 settembre, presso Piazza Alighieri a Galatina. Si prega di dare conferma di partecipazione ai seguenti numeri:
Silvana Bascià: 327-7315048 (anche Wathsapp);
Lorena Mengoli: 324-8634813 (anche Wathsapp);
Sandro Argentieri: 333-4368532 (anche Wathsapp);
Piero Luigi Russo: 349-8471729 (anche Wathsapp).
feb092021
Aldilà del fatto che il mondo sarebbe più bello se non ci fossero, ma i confini, solitamente, sono la parte più più sorvegliata, difesa e curata di una proprietà.
A Noha invece, non si capisce bene il perché, non abbiamo trovato un senso, una risposta logica per porre rimedio al dramma. Ebbene, c’è un tratto di terreno al limite con il Comune di Cutrofiano, e di lì a poco anche con quello di Aradeo, trasformato sistematicamente in discarica abusiva, da molti anni.
Qui è ovvio che quel che manca è il rispetto: prima di tutto nei confronti di se stessi.
Adesso non stiamo qui a parlare del quoziente intellettivo dei responsabili finali di certe scenografie da film dell’horror, non serve, ed è del tutto inutile se non si risale alle cause di una situazione entropica ormai irreversibile, da ricercarsi sicuramente in un sistema produttivo pensato per lasciare nelle tasche di pochi fortune monetarie, e nel resto del mondo un enorme immondezzaio. Che poi uno pensa al fatto che già quella strada, per come è stata realizzata, chiusa ai veicoli, e senza alcuna meta è già di per sè un insulto alla Terra.
Dalla causa primigenia parrebbero quindi scaturire i seguenti tre punti:
I primi, di questa trilogia, occorrerebbe beccarli in fragrante, altrimenti non se ne fa niente; i secondi dovrebbero fare in modo che il suddetto confine non infanghi il buon nome di Noha, un borgo per fortuna ancora bello (e salvabile); i terzi? Bè, i terzi dovrebbero indignarsi un po’ di più e pretendere di non vivere in un immondezzaio.
Conclusione: data la competenza provinciale del tratto della SP in questione, dopo aver per ben due volte protocollato una segnalazione alla Provincia stessa, e visto che sono ormai trascorsi due anni senza alcun riscontro se non quello estremo del taglio delle canne, per ovvie ragioni, abbiamo provato a richiedere l’intervendo all’Assessore dell’ambiente e gestione rifiuti, pubblica istruzione e cultura, Avv. Cristina Dettù. Speriamo in un provvedimento fattivo con l’iclusione di azioni preventive, come per esempio la video sorveglianza e/o l’uso di fototrappole, sistema che ultimamente sta dando i suoi frutti, dove applicate.
Non crediamo nei miracoli, ma nell’impegno delle persone e nel senso di responsabilità. E chissà che, magari, le prossime immagini a corredo dei nostri comuinicati saranno il risultato di ben altri scatti: gli scatti di dignità.
Il Direttivo di Noiambiente e Beni Culturali
gen022018
L’esperienza del viaggio a Strasburgo, durante il quale ho avuto modo di visitare il Parlamento Europeo, è il frutto di un percorso all’interno del Movimento Per la Vita, che da alcuni anni frequento, in quanto è presente anche a Noha con il Centro di Aiuto alla Vita Casa Betania. Il Movimento si propone di promuovere e di difendere il diritto alla vita e la dignità di ogni uomo, dal concepimento alla morte naturale. Da trent’anni, inoltre, organizza, nelle scuole e nelle università, il Concorso Europeo, che da quest’anno è stato intitolato ad Alessio Solinas, membro dell’equipe giovani scomparso il 24 Luglio 2016. I premi sono vari e diversificati: il primo posto è proprio la partecipazione al viaggio a Strasburgo a cui sono stata onorata di aver preso parte, vincendo il primo premio della regione Puglia. Il Concorso propone la discussione, mediante elaborati, creazioni multimediali, foto, su tematiche riguardanti la bioetica in ambito internazionale. La scorsa edizione a cui ho preso parte presentava la seguente traccia: “C’è vita in Europa? Sulle orme del nostro futuro”. Il lavoro che ho presentato è stato un elaborato, che contro ogni mia aspettativa, è risultato vincitore.
Questo viaggio resterà per sempre una delle esperienze più belle che io abbia mai vissuto perché ha rappresentato per me un modo per conoscere meglio me stessa e per aprirmi al mondo. Infatti, sono partita da sola alla volta di Milano, dove ho incontrato gli altri vincitori provenienti da tutt’Italia: ciò mi dato ulteriore fiducia in me stessa e la possibilità di stringere nuove amicizie con persone fantastiche, uscendo dal comodo nido del conosciuto.
Durante la visita al Parlamento Europeo tutti noi vincitori abbiamo incontrato gli onorevoli Lorenzo Cesa ed Elisabetta Gardini che hanno contribuito al nostro viaggio, anche assieme ad un ex-europarlamentare Carlo Casini, il quale ha sempre operato politicamente a Strasburgo per le cause del Movimento Per la Vita. Sentir parlare di tematiche mondiali da onorevoli di vari Stati in tantissime lingue diverse fa capire che non siamo estranei a questioni e problemi che apparentemente non ci toccano e che siamo parte di un contesto più grande. Per me questo viaggio è stato un invito a non essere spettatori ma protagonisti della propria vita e della propria società. Mi ha fatto capire come le nostre idee, le idee di un singolo, possono essere viste in un’ottica più grande. A tal proposito, noi ragazzi siamo stati protagonisti di una simulazione di seduta parlamentare, durante la quale ogni gruppo ha esposto l’integrazione o la modifica di un emendamento su tematiche di bioetica precedentemente assegnatoci. Io sono stata relatrice del mio gruppo ed è stato magnifico ed appagante esporre le mie idee in un ambiente così tanto più “grande” di me.
Se l’intento originario dell’Unione Europea era quello di garantire la pace tra gli Stati membri, Strasburgo lo incarna perfettamente. La città, infatti, pur essendo francese, si trova al confine tra Francia e Germania, nazioni che nella storia hanno sempre conteso l’egemonia della Lorena e dell’Alsazia, regione di cui la città fa parte. Oggi, grazie ad un ponte costruito sul Reno è possibile attraversare il confine a piedi, in tram o in auto.
Ammirare la città di Strasburgo sotto l’incanto della magia del Natale, sentire l’odore di dolciumi e cioccolata calda, ascoltare le acque delle Reno che scorrono: tutto ciò è una perfetta cornice attorno a un quadro fatto di emozioni, nuove amicizie, nuove esperienze e riscoperta di se stessi e del mondo.
Ho voluto raccontare la mia esperienza a tutti, ma soprattutto ai giovani come me, a cui auguro di portare sempre avanti le loro idee senza vergogna e di essere orgogliosi di ogni azione compiuta. Per questo motivo vi invito a partecipare alla prossima edizione del Concorso Europeo “Alessio Solinas”, che propone il seguente argomento di discussione: “Vita. Diritto di tutti o privilegio di pochi?”. Troverete maggiori dettagli sul sito http://www.prolife.it/concorso-europeo/.
Rita Miri
nov262018
L’esordio in trasferta per gli under 14 guidati dal tecnico Laura Pendenza e dal suo vice Antonio De Matteis è stato più che positivo, fornendo una prova autoritaria contro il Lecce Volley sconfitto per 3-0.
Hanno trovato spazio tutti i convocati, rompendo così il ghiaccio emotivo in un prologo che potrebbe ritagliare uno spazio importante nel campionato per De Matteis e compagni. Nel primo set mister Pendenza ha mandato in campo Perrone, Magurano, Arcadi, De Matteis, Nava e Lamacchia, inserendo poi Cucurachi nel finale di gioco.
Nelle altre due frazioni hanno trovato modo di esprimersi anche Gabrieli, De Blasi e Vallone che hanno concorso alla vittoria con i punteggi di 25-8,25-10 e 25-15 festeggiando così la prima vittoria.
Martedì 27 subito una controprova importante ospitando alle ore 17.00 ,nella palestra Giovanni XXIII, i pari età della BCC Leverano di mister Luca Firenze.
Il gruppo Under 16 del tecnico Giuseppe Dicillo comincia a trovare quella lucidità che gli permette di essere più continuo. Dopo aver incassato nelle prime due gare due sconfitte per 3-2 contro Leverano e Calimera, ha raddrizzato la barra imponendosi in casa contro il Nardò e fuori casa contro lo Squinzano con identico punteggio di 3-0.
Il prossimo impegno vedrà Carrozzini e compagni ospitare, giorno 29 novembre alle ore 18.30, il Lecce Volley in una gara assolutamente da vincere per stare in scia alla capolista Leverano.
Non è un compito improbo per Cafaro, Esposito, Baldari, Perrone, De Matteis, Mazzotta, e Giannuzzi, capitanati da Andrea Carrozzini, ma mister Dicillo saprà motivarli e, all’occorrenza, sferzarli verbalmente per raggiungere l’obiettivo.
E passiamo al gruppo Under 18 il cui organico, formato da atleti di categoria, è naturalmente integrato da tutti gli Under 16 più due giovanissimi under 14, che in casi eccezionali vengono aggregati per un’esperienza ancora più formativa.
Nel girone di appartenenza(A) le prime tre gare hanno portato a mister Dicillo altrettante vittorie a spese di Squinzano, Lequile e Leverano, in attesa di incontrare il Lecce Volley in trasferta, mercoledì 28 alle 20.30, collocato al secondo posto in classifica con 9 punti insieme ai nostri ragazzi.
Fuori dalla portata di Calimera, Leverano, Squinzano, Galatone, S.B.V. Olimpia, Lecce e Lequile, è la capolista Showy Boys il cui organico di spessore occupa il primo posto in classifica con 12 punti e partecipa con gli stessi atleti al campionato regionale di serie C.
Il derby, in calendario domani 27 a Noha alle ore 19.00, ci dirà quali e quante qualità sapranno mettere in campo i nostri atleti in una gara che non lascia dubbi sull’esito finale, ma che servirà a collaudare i più giovani a test probanti.
A Marco De Matteis, Alessio Rizzo, Simone Liguori, Lorenzo Esposito, Pierpaolo Cafaro, Mirko Murrone, Francesco Loreta, Lorenzo Stefanizzi, Marco Esposito, Andrea Carrozzini, Loris De Pascalis, Matteo Mazzotta, Lorenzo De Matteis, Diego Perrone e Andrea Baldari, il compito di farci assistere ad una gara piacevole, per niente remissiva, improntata sui dettami che il tecnico chiederà, in un ambiente che esprimerà un tifo accesissimo.
Nessuna paura: non abbiamo niente da perdere, anzi sarà l’occasione per esprimerci al meglio, mettendo in campo cuore, ragione e tutte le nostre potenzialità.
Di tutt’altro tenore il percorso della I^ divisione che con l’organico Under 18/16, integrato da Alessandro Palumbo, Marco Gaballo, Giuseppe De Paolis, Mattia Tundo, Federico Giorgetti, Cucurachi Giuseppe, Gianmarco Sambati e i nuovi arrivati Thomas Leone e Nicolas D’Autilio ,tarda a trovare un amalgama ed è ancora privo di vittorie, nonostante si sia intravista qualche reazione positiva nel derby di sabato scorso.
Pazienza e lavoro: siamo certi che qualcosa di buono verrà fuori.
Piero de lorentis
AREA COMUNICAZIONE SBV OLIMPIA
giu242022
Dopo il dossier approdato in Parlamento sul colosso Colacem spa, titolare anche del cementificio di Galatina, il deputato del gruppo “Liberi e uguali” Nicola Fratoianni presenta un’interrogazione. Ma non è la sola novità sul tema. Convocato infatti per lunedì prossimo, 27 giugno, il tavolo per la Vis, la Valutazione di impatto sanitario dell’impianto salentino. Quella della Vis costituisce una procedura finalizzata alla tutela della salute delle comunità esposte a eventuali impatti derivanti dalla presenza di grandi opere sul territorio.
Andiamo per gradi. Sul fronte nazionale, a supporto dell'istanza di audizione alla Commissione ambiente da parte dei comitati di Galatina, Gubbio e Sesto Campano (proposta alle deputate Alessia Rotta e Rossella Muroni, rispettivamente presidente e vicepresidente della Commissione ambiente), è intervenuto il segretario nazionale di Sinistra Italiana. Fratoianni. Nella giornata di martedì scorso ha presentato l'interrogazione parlamentare, avanzando la richiesta dello stop degli impianti Colacem al ministro della Transizione e ministro della Salute per via dei danni sanitari e ambientali. È utile ricordare che l'intera zona del circondario galatinese è stata dichiarata "zona rossa" per l'incidenza di alcune patologie tumorali, soprattutto ai polmoni.
“Dal punto di vista ambientale i cementifici sono industrie insalubri di prima classe. L'Agenzia europea per l'ambiente ha indicato due in questione tra i più inquinanti dell'Unione europea. I timori delle popolazioni locali sono cresciuti in seguito al sequestro delle polveri eseguito dalla Dda (Direzione distrettuale antimafia, ndr) di Lecce presso lo stabilimento di Galatina, che ha evidenziato caratterizzazioni insufficienti nella composizione dei rifiuti, così come indicato nella Ctu per Colacem Galatina e da Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, ndr) per Sesto Campano. Laboratori accreditati hanno confermato la presenza di diossina nel latte materno e nella placenta umana ed elevata concentrazione di metalli pesanti nella vegetazione, nella falda e nel suolo”, si legge nel testo a firma di Fratoianni. Ma non è tutto.
Il deputato fa anche riferimento alla spinosa questione del Css, il Combustibile solido secondario. Nel forni degli stabilimenti Colacem, infatti, accanto al carbone viene anche effettuato il recupero di materiali attraverso il trattamento ad alte temperature di quel tipo di rifiuti. “Secondo i comitati promotori del dossier, le iniziative normative promosse dai governi dal 2003 fino all'entrata in vigore dell'articolo 35 del decreto-legge 77 del 2021 (Decreto Semplificazioni), rispetto all'utilizzo dei Css (la gran parte dei rifiuti indifferenziati) negli impianti che operano recupero rifiuti, tra cui anche le cementerie, hanno favorito l'allentamento delle procedure autorizzative: i limiti di emissione di carbonio di un cementificio che brucia rifiuti sono oggi meno restrittivi di quelli di un inceneritore in netto contrasto, a parere dell'interrogante, con gli obiettivi europei per la riduzione delle emissioni di carbonio e il recupero dei materiali scartati”, riporta nella sua interrogazione (nella foto accanto).
Sul piano locale quella di lunedì 27 giugno partirà già come una giornata all’insegna del malcontento e delle polemiche: comitati, medici e amministratori lamentano la “latitanza” della Regione Puglia. In una nota sottoscritta in maniera congiunta da sindaci e associazioni dell’hinterland galatinese, infatti, viene sollecitata la nomina di un referente Aress, l’Agenzia regionale strategica per la salute e il sociale. Si tratta dell'ente incaricato alle valutazioni, la cui presenza è quanto mai indispensabile “in quanto tale Agenzia è nata con lo scopo di monitorare costantemente il sistema sanitario regionale onde verificare l’adeguatezza dello stesso alle esigenze e alla tutela della salute dei cittadini pugliesi dando piena soddisfazione ai bisogni di salute della popolazione sia nella prevenzione che nella cura sanitaria”, scrivono i firmatari del documento.
Nello specifico si chiede che nel giorno della Vis, che sarà effettuata dall’Università di Bologna su richiesta del gruppo Colacem, possa appunto essere presente anche Aress a causa dell’incompatibilità del dirigente medico indicato in un primo momento. Nella missiva, indirizzata al Servizio politica di tutela ambientale e transizione ecologica della Provincia di Lecce, i firmatari si dicono in attesa dunque di un nome alternativo di un esperto. La missiva è stata sottoscritta dai rappresentanti dei Comuni di Galatina, Soleto, Corigliano d’Otranto, Sogliano Cavour, Martano, dal Coordinamento civico ambiente e salute. E ancora, dalle associazioni Airsa, Italia nostra, Isde (Medici per l’ambiente), Sisped, Forum Amici del territorio e Noi ambiente. Di seguito i nomi dei firmatari: Marcello Amante, Graziano Vantaggiato, Dina Manti, Giovanni Casarano, Alessandra Caragiuli, Elena Bitotti, Marcello Seclì, Sergio Mangia, Giovanni De Filippis, Gianfranco Pellegrino e Marcello D'Acquarica.
Valentina Murrieri
(fonte: lecceprima)
gen142015
Da: Un cittadino
A: Avv. Daniela Sindaco, Avv. Roberta Forte, Avv. Russi Alberto, Luigi Longo, Rita Toscano
Date: 12 dicembre 2014
Oggetto: Vico Pigno e via Michelangelo a Noha
Buongiorno, allego le foto che testimoniano la presenza di ratti nell'area in oggetto.
Ci tengo a sottolineare che nelle immediate vicinanze persistono attività commerciali di tipo alimentare (una panetteria ed una pizzeria), prima che accada qualcosa a discapito della salute pubblica, chiedo a Voi in qualità di rappresentanti della Pubblica Amministrazione, cosa devono fare i cittadini di quell'area, affinché venga effettuata una efficace derattizzazione.
Cordiali saluti
Da: Rita Toscano Città di Galatina
A: me cittadino
Date: 15 dicembre 2014
Buongiorno, per informarvi che, a seguito di sopralluogo effettuato dal Centro Salento ambiente per valutare le modalità di derattizzazione dell'area interessata, è stato disposto tempestivo intervento in sicurezza. Rimaniamo a disposizione per quanto di competenza.
Cordialità.
Rita Toscano
N.B.:
ne parlammo anche sul n. 2 Anno 2 (marzo 2008) de L’Osservatore Nohano.
A proposito della derattizzazione, così detta il Regolamento di igiene del Comune di Galatina, fruibile in rete:
http://www.comune.galatina.le.it/documenti/regolamenti/2-titolo_1.pdf
ott282019
Il diritto a respirare dovrebbe essere un principio basico garantito a tutti: Art. 256 del D.Lgs 152/06, e che con la legge n. 6 del 6/02/2014 è stato integrato dal delitto di "combustione illecita di rifiuti" art. 256-bis del D.Lgs 152/06.
“E’ SEVERAMENTE VIETATO BRUCIARE PLASTICA E ALTRI RIFIUTI NELLE CASE, NEI CAMINETTI, NELLE STUFE, NEI CORTILI E NELLE CAMPAGNE PERCHE’ I FUMI PROVOCANO, ANCHE A DISTANZA, GRAVI MALATTIE E DANNI ALLA SALUTE DELLE PERSONE, SOPRATTUTTO DEI SOGGETTI PIU' DEBOLI (BAMBINI, ANZIANI E DONNE IN GRAVIDANZA)”
Eppure, quasi tutte le sere, dalle ore 18 in avanti fino a notte tarda, a Noha, l’aria che è un bene inestimabile appartenente a tutti, diventa irrespirabile a causa di fumi tossici e nauseabondi di plastica bruciata. E’ intollerabile, oltre che criminoso, che uno o pochi incivili senza coscienza, mettano a repentaglio la salute di migliaia cittadini inermi.
Abbiamo più volte fornito e protocollato con le nostre segnalazioni, alcuni siti nei dintorni di Noha su cui persistono i resti di plastica incombusti, testimoni del crimine.
Per cui chiediamo al Sindaco di questa Amministrazione Comunale che si faccia carico della sua prima responsabilità, che è la salute di tutti i cittadini, provvedendo all'applicazione del codice dell'ambiente, introdotto nel nostro ordinamento nel 2006.
La ringraziamo anticipatamente per le risposte che vorrà fornire ai cittadini di Noha.
Il Direttivo di Fareambiente
Laboratorio di Galatina - Noha
feb012022
La Regione Puglia ha finanziato, per la seconda volta, con un contributo pari a 50.000,00 euro, il progetto dell’Ambito Territoriale Sociale di Galatina denominato “Spreco Meno 2”.
Tale finanziamento permetterà all’ATS di Galatina di rafforzare e sostenere - anche economicamente - una rete territoriale di organizzazioni del terzo settore, start-up, imprese sociali e imprese profit già attive in modo strutturato nella raccolta di eccedenze alimentari e nella redistribuzione delle stesse in favore di famiglie in condizione di fragilità.
Si tratta di valorizzare iniziative di eccellenza che già esistono sul territorio, rafforzando reti e comunità, per contrastare in modo efficace e sistematico la povertà alimentare, migliorando la sostenibilità sociale, economica e ambientale e stimolare un percorso di cambiamento che indirizzi le comunità verso politiche di produzione, raccolta, trasformazione, distribuzione, acquisto, consumo e smaltimento del cibo più sostenibili.
Le azioni ammesse a finanziamento avranno una durata di diciotto mesi e vedranno coinvolti i sei Comuni ricadenti nell’Ambito di Galatina (Cutrofiano, Sogliano Cavour, Neviano, Soleto e Aradeo) con l’obiettivo di tutelare le fasce più deboli della popolazione e ad incentivare la riduzione degli sprechi riconoscendo, valorizzando e promuovendo l’attività di solidarietà e beneficenza. In particolare in questo periodo di emergenza sanitaria e socio-economica, la raccolta di prodotti alimentari e la loro distribuzione alle famiglie assume una grande importanza, da realizzare grazie a una rete tra Servizi Sociali comunali, associazioni, gruppi informali di cittadini e imprese profit.
Partner del progetto “Spreco meno” sono Istituto Immacolata ASP, Mensa sociale del Buon Pastore della Caritas Idruntina, Cooperativa Sociale "Polvere di Stelle", Frontiere 21, Caritas Parrocchia “San Giuseppe” di Cutrofiano, Misericordia di Aradeo, Società Cooperativa Sociale ambiente e Architettura VS Ecosystem, Club per l’Unesco di Galatina e la Grecia Salentina.
Dott. Antonio Palumbo
Assessore alle Politiche Sociali
Presidente del Coordinamento dell’ATS di Galatina
mar282014
Ho letto con interesse l’intervento di Lino Mariano pubblicato qualche giorno fa su questo sito dal titolo: “Un solo comune ed una sola giunta”. E devo dire che stavolta sono d’accordo con lui.
Non fosse altro che per il fatto che questi concetti, più o meno, li avevo più volte già espressi anch’io sull’Osservatore Nohano.
Per esempio, sull’O.N. n. 2, anno V, 9 marzo 2011, in occasione della recensione del libro dal titolo “Governare la dimensione metropolitana” (Franco Angeli, Milano, 2011), scritto dalla nohana Carmen Mariano (che tra l’altro ha vergato un commento circostanziato alle note di Lino), ribadivo infatti quanto segue: “[…] In questo libro, a pensarci bene, si parla anche (e soprattutto) di Salento, pur non essendovi, quest’ultimo, espressamente menzionato (ma un libro serve anche a questo).
In maniera indiretta, cioè, ci viene suggerito che è giunto il momento di porre termine alla lotta campanilistica portata avanti dal centinaio di comuni leccesi con l’acqua alla gola (e non solo dal punto di vista della finanza pubblica ma anche delle idee); così come è davvero senza senso quell’altra grandissima corbelleria che è la proposta dell’istituzione della “Regione Salento”, la stupidaggine del secolo, cioè la creazione dell’n-esima sovrastruttura (che pagheremmo sempre noi cittadini) sbandierata da quattro disperati con voglia di protagonismo permanente effettivo e molto probabilmente con velleità (o brama) di stipendi da consigliere-regionale-a-due-passi-da-casa.
L’idea innovativa sarebbe invece la nascita di un governo metropolitano salentino, attraverso quella scelta obbligata che è l’associazionismo intercomunale, il quale dovrebbe andare a braccetto con il riordino territoriale. Le strade da percorrere sono le convenzioni o i consorzi tra comuni. Ma meglio sarebbe raggiungere un grado di maturità più alto e pensare addirittura alla forma più radicale (e forse più efficiente) di legame: l’Unione dei Comuni.
Queste scelte strategiche porterebbero finalmente ad una riduzione del numero dei comuni del Salento. Noha – lo diciamo per inciso – ha già dato in questo senso, ed è a tutti gli effetti un’antesignana di questa strategia, attuata già a partire dal 1811, epoca della fusione con il comune di Galatina: fusione che però non ha funzionato alla perfezione a causa di una classe politica nohana “subalterna” da molti punti di vista (ma dagli errori - che si chiamano lezioni – bisognerebbe pur imparare qualcosa).
Ma ritorniamo al Salento, ché le divagazioni potrebbero portarci fuori dal seminato. Con le fusioni tra comuni, dicevamo, non si avrebbero più cento sindaci (anzi cento sindaci disperati), cento consigli comunali, cento presidenti del consiglio, cento segretari comunali, cento assessori all’urbanistica, ed altri cento alle politiche giovanili ed altrettanti alla cultura, e poi altri cento geometri/ingegneri comunali, insomma cento per cento di tutto di più. Con l’integrazione vera si otterrebbero: pianificazione territoriale metropolitana, reti di infrastrutture e di servizi non frammentati, piani di traffico intercomunali, tutela e valorizzazione dell’ambiente, interventi di difesa del suolo in maniera strutturata, raccolta e distribuzione delle acque, protezione civile, sicurezza e finalmente valorizzazione dei beni storici, artistici e culturali, il tutto in maniera organica e sulla scorta non del ghiribizzo dell’assessore comunale di turno ma sulla base di progetti seri e di interesse generale […]. Chiedo venia per la lunga autocitazione.
Ma dopo il commento “tecnico” e molto pertinente di Carmen Mariano, ho letto di seguito anche un altro appunto icastico nonché caustico di Michele D’Acquarica che suona così: “Per un popolo che prende a sassate un pullman per un rigore negato e vende il suo voto per un pieno di carburante, tutto è (im)possibile.”
Come non convenire anche con Michele.
Anzi, se è per questo, io rincarerei un po’ la dose, aggiungendo che tutto è (im)possibile per un popolo che non batte ciglio se gli cementificano 26 ettari di terreno per costruire l’ennesimo centro commerciale con la favola delle “ricadute”, dello “sviluppo” e di altre simil-minchiate; tutto è (im)possibile per un popolo lobotomizzato che non muove un muscolo facciale se si sperperano soldi pubblici (circa 1.300.000 euro) per la ristrutturazione di una vecchia scuola elementare che poi, poveretta, non può funzionare a dovere in quanto non si sa quale ingegnere ha scordato di pensare a priori e non invece a posteriori (a posteriori, in tutti i sensi) ad una cabina di collegamento con la rete elettrica; tutto è (im)possibile per un popolo che sta morendo di cancro ma che non riesce a capirne la causa - da ricercare invece nell’avvelenamento sistematico e cosciente di aria, acqua, terra con il ricatto di quattro posti di lavoro, portato avanti, questo avvelenamento, da imprenditori arricchiti ma pur sempre con le pezze al culo; tutto è (im)possibile per un popolo che ti considera “profeta di sventura” quando cerchi di spiegare che no, il fotovoltaico non è proprio un buon affare per tutti ma per i soliti quattro furbetti (stavolta nemmeno italiani) che non solo sfruttano il nostro territorio uccidendolo con milioni di pannelli in mezzo alla campagna, ma che si beccano pure la polpa di succulenti incentivi pagati in bolletta dai soliti polli (cioè noi stessi medesimi); tutto è (im)possibile per un popolo che non ribatte con argomentazioni serie ed approfondite ai cosiddetti progetti per il mega-impianto di compostaggio (che compostaggio non è: ci hanno derubato anche del vocabolario) in nome della chiusura trionfalistica del ciclo dei rifiuti e del risparmio delle tasse sulla spazzatura (campa cavallo); tutto è (im)possibile per un popolo che sta mandando in rovina la sua storia ed i suoi beni culturali…
Ma questo intervento di Lino Mariano mi fa ben sperare nel ritorno ad un dibattito franco e serio su questi e su molti altri temi che - auguriamoci tutti - inizino ad interessare sempre più il nostro popolo. Un popolo che finalmente la smetta di far rima con ridicolo.
set232018
Questa slide è una parte del retro della nostra cartina di Noha. Le cartine in genere sono fatte per indicare i luoghi più importanti, quelli di interesse artistico, storico e culturale di un luogo. Ma nella nostra cartina noi abbiamo voluto indicare anche l’altra faccia della medaglia. La faccia del nostro modello di cosiddetto sviluppo. Un modello che parla da solo. Date voi stessi un’occhiata.
E’ una guerra che rischiamo di perdere. Ma si tratta di una guerra già persa se non proviamo almeno a far finta di lottare.
Alcuni risultati sono sotto gli occhi di tutti. Altri risultati sono sulle ecografie, sulle lastre dei raggi x, sulle risonanze magnetiche dei nostri amici e conoscenti.
I giornali parlano d’altro. A proposito di ulivi, ci dicono che “stassiccatuttu” (quando il vero “seccatutto” è quello disseminato nelle campagne per decenni). Parlano di emergenza Xylella, quando invece come vedremo la Xylella non è scientificamente dimostrato che sia la ragione del disseccamento degli ulivi. Ce ne parla sempre Ivano Gioffreda di Spazi Popolari.
L’area centrale del Salento, che è quella che include anche questa terra di Noha, è diventato un cluster di alta percentuale di patologie tumorali. Il cluster è uno spazio determinato in cui si concentra un determinato fenomeno.
Il nostro obiettivo è quello di riuscire a far passare l’informazione a tutti: donne, giovani, vecchi e bambini, nessuno escluso. Solo con l’informazione forse ci sarà un minimo di reazione da parte di una popolazione per troppi anni resa schiava da un’informazione che non informa, anestesizza.
Se non capiamo in quale aberrante meccanismo ci ritroviamo aggrovigliati, non saremo in grado di capire quanto ci uccide il nostro modo di coltivare la terra, di maltrattare la falda acquifera, di riempire l’aria di polveri cancerogene.
Tanto meno riusciremo a capire quanto ci uccide un inceneritore al posto di un cementificio, già di per sé molto pericoloso; quanto sia dannoso un gasdotto, tipo la TAP, che non ha alcuna ragione di esistere, tanto meno economica (se non quella strettamente finanziaria di una multinazionale svizzera e dei suoi sostenitori interessati); quanto una centrale a carbone sarebbe ormai da considerarsi archeologia energetica; quanto una campagna a tappeto sulle nostre teste di pesticidi (vedi il decretino Martina) non serva che ad arricchire i pochi e ammazzare i molti; e infine che una acciaieria fingerà di bonificare e invece raddoppierà la produzione di acciaio e relativi danni alla salute e alla storia, alla bellezza e all’economia di Taranto e dintorni.
Potrei continuare per secoli. Ma mi fermo qua, lasciando le parole a chi meglio di me saprà entrare nel merito di alcuni di questi temi per forza di cose soltanto da me accennati.
Il dr. Sergio Mangia (medico chirurgo) ci ha spiegato meglio come il tutto si ripercuote sulla nostra salute
E il nostro amico Ivano Gioffreda di Spazi Popolari, pioniere ed esperto in agricoltura senza l’uso di fitofarmaci ci ha invece illustrato il suo percorso di conoscenza e di contrapposizione al disseccamento degli ulivi.
Subito dopo abbiamo avuto il piacere di vedere insieme il documentario “Salviamo Madre Terra” del regista Andrea Pavone.
Anche se queste serate possono sembrare insignificanti in confronto alla gravità in cui ci troviamo, ci auguriamo che siano utili e che altri si uniscano a noi nella diffusione dell’informazione e delle buone pratiche.
M. D’Acquarica
feb042020
Quando dissi ai miei compagni cosa stavo pensando per noi (ma più di tutto per Noha) erano davvero entusiasti. Mi misi subito a lavoro per trovare un argomento adatto, senza sbavature, che sia adeguato al contesto storico in cui viviamo e incentrato alla formazione.
Mi venne in mente l'idea di un ciclo di Seminari che potesse dar vita a nuovi modi di vedere e che potessero formare la coscienza più che la mente. Non intendiamo fare di questa opportunità un indottrinamento sterile, abbiamo nel cuore l'esigenza di intessere relazioni, di prendere per mano questa porzione di territorio e camminare insieme.
Parlare dell'odio allora, analizzare i contenuti, trovare modi per arginare tanta violenza, deve necessariamente dare inizio a questo percorso, perchè in una società come la nostra, sempre più scissa e vittima di parole che feriscono, abbiamo bisogno di sporcarci le mani per un mondo migliore, che tutti abbiamo l'obbligo morale di scrivere "Juden Hier", non tanto sulle nostre porte - si cancellerebbe - ma nel nostro cuore, poichè tutti ma proprio tutti, abbiamo infine l'obbligo di dire all'altro "sei mio amico, non nonostante la tua diversità, ma proprio perchè divergi da me!".
Ho capito quindi che l'unico modo per formare la coscienza è proprio quello di mettersi in ascolto a cuore aperto, e per fare questo si è pensato al caro Luigi, docente universitario, che attraverso le sue competenze ci farà capire che coesistono nuove tipologie di odio e che spesso queste sfociano in Razzismo. Ho pensato ad Ernesto, ai suoi studi e a tutto ciò che nell'era dei nativi digitali genera disprezzo e risentimento; al mio amico Giuseppe e agli strumenti legali con cui contrastare l'odio. Ci sarò anch'io in questo programma, mi concentrerò sulle conseguenze rifacendomi ai miei studi, a ciò che ho saputo fare senza la pretesa di essere detentore di una verità assoluta, ma semplicemente ascoltando le motivazioni sottostanti il voto populista derivante il pregiudizio. Infine, si metteranno a disposizione le competenze di Francesco, giovane educatore fra i giovani, che ci aiuterà a capire come sia necessario oggi ripartire dalla scuola quale ambiente educativo per formare le nuove generazioni alla tolleranza.
Io, Alice e i nostri compagni abbiamo questo da offrirvi.. vi aspettiamo il 7 marzo 2020 alle ore 18.00 presso la sala convegni dell'Ass.ne "L'Altro Salento" in via Collepasso, 25 Noha.
Siamo una comunità che cammina insieme e sappiamo bene come questo sia il contrario del "Ti odio!".
Circolo PD-NOHA
ott262020
Quando ci abbassiamo e mettiamo le mani in mezzo alle sterpaglie per strappare dalla terra il “vizio” di qualche incivile, ci chiediamo con quale diritto questi abbia deciso quanta terra debba essere sacrificata per le proprie perversioni.
Certo, non c’è risposta che sostenga alibi, non c’è alibi. Oggi, 25 ottobre 2020, sulla SP371, scortati da due auto della polizia provinciale, eravamo di nuovo gli stessi: padri, madri e tanti ragazzi, per fortuna anche loro.
Si perché per fare questo lavoro di volontariato non basta avere “stomaco”, ma certe volte ci vogliono anche muscoli per tirare su copertoni e pezzi di camion o altri materiali pesanti gettati così, come se fossero bottiglie vuote.
E così, mentre ti si sbriciola nelle mani l’ennesima bottiglia di plastica, oramai allo stato massimo di cristallizzazione, quasi ti viene voglia di piangere per l’impotenza che provi. E passi oltre lasciandoti dietro, con amarezza, un altro campo oltraggiato da un’incomprensibile ignoranza, figlia di questa pseudo civiltà.
L’immagine che ci resta impressa, non sono solo i copertoni, non è la colata di catrame puro che ha invaso il canale di raccolta delle acque e ha imprigionato inesorabilmente ogni rifiuto, non sono i cento o i duecento sacchi di rifiuti strappati alla vegetazione che nonostante tutto cerca di riprendersi il suo spazio, non è nemmeno il volto triste di Edoardo, un ragazzo di 16 anni che spinge la carriola carica di bottiglie vuote, a lasciarci di stucco è lo spettacolo che si para all’orizzonte: nastri infiniti d’asfalto e ferraglia di confine di queste pleonastiche strade, ci resta impressa l’immagine dei pannelli fotovoltaici a sinistra e dei campi di ulivi secchi a destra e sullo sfondo, dominante come il grande Golia biblico, l’impatto ambientale palese, che non lascia dubbi.
Fino a quando nasconderemo la vergogna pensando che sia sempre colpa degli altri, ci ritroveremo a stringere nelle mani un futuro sbriciolato in mille pezzi.
Il Direttivo
ott012014
set202021
Senza un regolamento che disciplini la restituzione dei contenitori e di tutta la plastica adoperata in agricoltura (tubazioni e raccorderia, cassette per piantine e per il prodotto, teli di pacciamatura neri e trasparenti, archetti, ecc. ) la situazione è la seguente:
Le discariche abusive nel nostro Salento non son censibili perché sono davvero troppe. Soprattutto quelle della plastica derivate dalle attività agricole. Ad ogni contadino salentino che si reca ad acquistare le plastiche per la pacciamatura e per l'irrigazione, purtroppo non mi pare che venga richiesto l’obbligo del vuoto a rendere. Dove vanno a finire tutte queste tonnellate di plastica vendute ad ogni cambio di stagione/coltura? Ci risulta che in buona parte stiano archiviate ai bordi dei campi. Stanno lì in attesa di essere smaltite, ma spesso capita che gli incendi risolvono il problema, con gravi danni per l’ambiente. L'abusivismo e l'inquinamento sono figli dello stesso parto in questo nostro paese. Laddove i nostri padri ammucchiavano le pietre per farli diventare dei muretti a secco, oggi si sovrappongono montagne di rifiuti di ogni genere.
Viviamo in una terra che brulica di migliaia di fuocherelli nauseabondi. Se vivi sul posto le tue ghiandole olfattive si abituano e non lo senti più l'odoraccio di aria acida. Se, come capita a chi esce ed entra dalla provincia magari per ragioni lavorative, vai e vieni dalla zona ogni settimana, al ritorno qull’odore sgradevolissimo ti accoglie sempre, nonostante il Salento sia la terra dei venti. Ti entra in circolo nel sangue, ci fai l'abitudine e non lo senti più. Ma i suoi veleni viaggiano dentro di te, e più respiri, più mangi e più ridi, e più ti uccide. Pare che non lo facciano apposta. Alcuni credono di fare “pulizia”, così si dice. Non sanno il danno che procurano. Forse richiedere il ritiro delle plastiche usate per lo smaltimento legale, ha un costo. E forse bruciandoli risparmiano, per aumentare i loro utili, che siano alti o bassi, poco importa. Lo fanno, punto. I mesi di giugno e luglio sono un vero inferno. Durante il resto dell'anno bruciano le plastiche insieme alle ramaglie delle potature e degli sfalci. È un continuo. E insieme alla plastica e alle pietre dei muretti a secco bruciano e si sfalda anche l'amianto, vecchie coperture di ethernet, altro materiale che tutti temono e lo smaltiscono così, sbriciolandolo nella terra.
I nostri figli laureati se ne vanno da questa terra abitata dalla sfortuna e chi resta non ragiona in favore della bellezza e produce degenerazione.
Purtroppo questo malcostume non si risolverà con la formazione culturale di gente che non vuole capire, quindi è necessario che le istituzioni creino un freno ponendo il mercato dei materiali pericolosi sotto il controllo della legge.
Chiediamo che sia normato con il cosiddetto “vuoto a rendere” l’acquisto di quei materiali che dopo l’uso sono considerati “RIFIUTI ALTAMENTI PERICOLOSI”.
Il Direttivo di Noiambiente e Beni Culturali Odv
(fonte:rifiutizeroumbria.blogspot.com)
nov202018
A me duole il cuore ogni volta che osservo lo stato in cui versano le nostre Casiceddhre in miniatura, architettate ed eseguite in pietra leccese dallo scultore Cosimo Mariano all’inizio del secolo XX e lasciate marcire nel degrado e nell’abbandono dai noi altri contemporanei del XXI.
Certo, ora ci sarà chi si permetterà di fare dell’ironia spicciola sui beni culturali nohani, chi dirà che non sono assolutamente paragonabili alle opere di Leonardo da Vinci, che ci sono “ben altre” priorità e che, magari, la cultura non si mangia [in effetti per mangiarla bisognerebbe prima masticarla, ndr.].
Per quanto ovvio, del tutto inutile sarà spiegargli il fatto che non importa il pregio, la rarità o l’antichità dei singoli oggetti di un patrimonio artistico, bensì il contesto, la relazione spirituale e culturale che li unisce alla vita locale.
Vorrei appena ricordare che questo piccolo complesso monumentale è scenografia di romanzi (come “Il Mangialibri” di Michele Stursi, ma anche “Lento all’ira” di Alessandro Romano), contesto di innumerevoli racconti (alcuni contenuti in altri volumi, tipo “Salento da Favola”, edito da quiSalento), argomento di cataloghi d’arte e libri di storia, servizi giornalistici, trasmissioni televisive, ricerche da parte di studenti di ogni ordine e grado scolastico, e finanche tema di interi capitoli di tesi di laurea in conservazione dei beni culturali. Oltretutto le Casiceddhre sono anche un “Luogo del Cuore” del FAI, ancor oggi ammirato da decine di viaggiatori, e da quei nohani che hanno occhi per guardare il bello nei tesori a loro più vicini.
Non so se abbiate mai notato il fatto che quando capita un disastro (un’alluvione, un terremoto, eccetera) le persone che hanno perso tutto spesso esprimono anche l’angoscia per la distruzione del patrimonio storico e artistico, emblema della loro identità.
Bene. Un popolo colto è quello che, difendendo le sue ricchezze artistiche, contribuisce a rendere l’ambiente in cui vive più prezioso e civile; mai invece sarà quello che, con la lacrimuccia di coccodrillo (chiagn’e fotte, anzi se ne strafotte), farà finta di riconoscerne presenza, forza e rilevanza solo quando ne verr&a