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Di Albino Campa (del 22/12/2010 @ 23:59:11, in Fotovoltaico, linkato 12477 volte)

Il Tar annulla le autorizzazioni del Comune per l’interramento dei cavi e blocca i lavori di un impianto fotovoltaico in contrada «Robertini Piccola» nella periferia di Galatina.
Il provvedimento del Tribunale amministrativo di Lecce è giunto nei giorni scorsi in accoglimento di una apposita istanza proposta da alcuni cittadini proprietari di terreni nell’area individuata per il progetto.
Motivo del contendere un nulla osta rilasciato dal Comune di Galatina ad Italgest Photovoltaic per l’interramento di alcuni cavi elettrici per l’impianto fotovoltaico su una strada denominata “Robertini piccola” di proprietà privata dei cittadini frontisti.
I lavori di scavo erano necessari per consentire il passaggio di un cavidotto dell’impianto fotovoltaico da 6,5 megawatt autorizzato con determinazione del dirigente del servizio energia della Regione Puglia, previa autorizzazione del Comune.

Decisamente contrari a tali lavori i cittadini che, per bloccare la realizzazione dell’impianto, avevano deciso di presentare ricorso al Tar.
Il giudice amministrativo ha ritenuto legittima la richiesta di annullamento reputando incontestabile il fatto che la strada vicinale individuata per i lavori di scavo “sia sostanzialmente utilizzata solo dai proprietari dei fondi frontisti e non assolva quindi alle esigenze più generali relativi alla circolazione stradale; esigenze che potrebbero portare a concludere per la sussistenza di un qualche diritto di uso pubblico sull’area di proprietà privata”. Per il Comune di Galatina il diritto di uso pubblico doveva essere desunto dalla richiesta di alcuni proprietari di asfaltare il tratto stradale.
Valutate le ragioni addotte dai cittadini rappresentati dall’avvocato Fabio Lazari, il presidente della prima sezione del Tribunale amministrativo, Antonio Cavallari, ha accolto il ricorso disponendo per l’annullamento del nullaosta rilasciato dal Comune e le relative autorizzazioni all’interramento dei cavi elettrici.

fonte: lagazzettadelmezzogiorno.it

 
Di Antonio Mellone (del 17/08/2014 @ 23:51:25, in NohaBlog, linkato 3617 volte)

Mimino Montagna non smette mai di stupirci. Stavolta si è felicemente trovato al centro dell’esistenza mediatica molto probabilmente a sua insaputa. Giornali e televisioni locali hanno presentato il nostro sindaco come il paladino della salvaguardia degli ulivi del Salento, che dico, di Puglia: un ecologista inflessibile, un ambientalista irriducibile, un verde incredibile (ai suoi stessi occhi).

Infatti, il nostro eroe armato di penna (speriamo non di sega) vorrebbe debellare la Xylella fastidiosa: sicché, grazie alla collaborazione di un badante, il consigliere comunale Antonio Congedo, ha inviato a sua eccellenza il Prefetto di Lecce una viva e vibrante missiva in cui si è fatto promotore di un “tavolo istituzionale” (si auspica non in legno d’ulivo) con tutti i sindaci della provincia attraverso il quale chiedere “approfondimenti su tutti gli agenti causali del “Complesso del disseccamento rapido dell’olivo”; confermare la presenza di Xylella fastidiosa mediante l’applicazione di tecniche diagnostiche integrate secondo quanto previsto dai protocolli ufficiali EPPO; definire la patogenicità e la virulenza del ceppo di Xylella fastidiosa rilevata sulle piante infette; definire il ruolo delle piante ospiti e dei vettori nell’epidemiologia del batterio; sperimentare delle cure agro ecologiche volte alla salvaguardia del patrimonio olivicolo e spontaneo del Salento”. Iniziativa encomiabile, non c’è che dire. Già me lo vedo Mimino nostro intento a studiarsi di notte e di giorno tutte le carte sulla Xylella fastidiosa (fastidiosa a questo punto soprattutto per lui) cercando di capirci qualcosa, e sicuramente con l’intento di convincere tutti gli altri sindaci del circondario a preservare “l'inestimabile patrimonio arboreo di questo territorio”.

*

Peccato che accanto al dottor Jekyll(ella) ci sia anche il lato B di mister Montagna. Ed è qui che nasce il dramma. Sì, perché non si sa bene se “l’inestimabile patrimonio arboreo di questo territorio” possa essere preservato, per dire, anche cementificando 26 ettari di campagna collemetese per l’impianto di un pantomatico Mega-Porco commerciale, strombazzato come la panacea dei nostri problemi economico-occupazionali con l’ausilio dei due (questi sì) sempreverdi slogan: “volano per lo sviluppo” e “ricadute occupazionali”. Ovvero se la salvaguardia di questo patrimonio valga soltanto per gli alberi degli altri comuni e non anche per quelli del suo feudo di Galatina (come la quercia vallonea che sta per essere asfaltata da una striscia di cemento, che con un certo sense of humour si osa definire circonvallazione – che guarda caso fa rima con lottizzazione ndr).

Ancora. Non si capisce come sia possibile conciliare il Montagna A dal B allorché da un lato il suo consiglio comunale delibera a stragrande maggioranza la contrarietà al TAP che dovrebbe sbarcare sulle coste di Melendugno (con falcidia non solo di flora marina ma anche di vegetazione terrestre), mentre quando si tratta di metterci la faccia, per esempio ritirando la sponsorizzazione istituzionale al comitato festa patronale del suo paese, fa finta di non coglierne il nesso, nicchia, mantiene le distanze come un “re tentenna” qualsiasi, facendo il paio con il don Abbondio della situazione.

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Come credere a questi amanti della natura a targhe alterne che, forse senza accorgersene, fanno di tutto - con comparti edilizi, aree mercatali, circonvallazioni inscritte che non circoscrivono, mega-porci commerciali, impianti di compostaggio ana(l)erobico di 30.000 tonnellate annue, aborti di supermercati fuoriporta (vedasi Lidl), palestre inservibili (ovvero fruibili solo come installazioni di arte contemporanea), asili infantili buoni solo per essere inaugurati - per far mancare la terra sotto i palieddhri, non riuscendo mai, chissà se per dislessia congenita o per interessi di bottega, a proferire un perentorio “Stop al consumo del territorio”?

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E come la mettiamo con il fatto che il suo capobastone, cioè il nostro beneamato Matteo Renzi, sì quello che sembra voglia governarci a colpi di tweet, afferma per esempio di vergognarsi di andare a parlare dell’accordo Gazprom o di South Stream “quando potrei raddoppiare la percentuale del petrolio e del gas in Italia e dare lavoro a 40mila persone [sic!] e non lo si fa per paura delle reazioni di tre, quattro comitatini”?

E’ vero: come la mettiamo, mister Montagna, con questi “quattro comitatini” che perlopiù sono composti da gente per bene, che si battono per le coste ioniche e adriatiche premiate con tante Bandiere Blu, che lottano per un’economia sostenibile (che dovrebbe poter contare sulla qualità dell’ecosistema mare-territorio), che si oppongono alle strade a quattro follie (una per tutte la devastante ss. 275), che sono preoccupati di veder incombere tante piccole Costa Concordia al largo dei litorali pugliesi, che vogliono difendere il vero oro blu ed i suoi orizzonti dalle torri petrolifere, che sono terrorizzati dall’incubo degli scheletri di metallo a poche miglia dalla costa, che temono come l’ebola le chiazze nere di residui oleosi e di altri indicibili inquinanti, che non s’inchinano agl’interessi delle multinazionali le quali non la vogliono mica smettere di spolpare il mondo?

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Non so se Mimino Montagna dopo aver ottenuto “l’importante attestato di stima da parte di Matteo Renzi nei confronti della persona e della sua azione politica […] che hanno fatto della nostra Città uno dei centri di riferimento del movimento renziano […] (cfr. comunicato del comitato “Galatina Cambia Verso con Matteo Renzi” del mese di novembre 2013) sia o meno d’accordo con le parole del suo boss costituente (o prostituente a seconda dei punti di vista), pappa e ciccia con il noto pregiudicato assegnato ai servizi sociali.

Nel caso Montagna sconfessasse il suo capobanda sarei pronto a chiedergli scusa a caratteri cubitali. In caso contrario io sarò ancora una volta destinato a beccarmi del profeta di sventura (non è la prima volta), anzi del professorone (per questo titolo mi sono a suo tempo attrezzato) e soprattutto del gufo (secondo i neologismi renziani); mentre mister Montagna potrà aspirare con fiducia ad uno dei cento seggi del nuovo Senato di non eletti e soprattutto nominati.

*

Cari i miei venticinque lettori, sapete cosa penso? Meglio gufo che cuccuvascista come loro.

Antonio Mellone

 
Di Antonio Mellone (del 25/12/2015 @ 23:45:37, in Presepe Vivente, linkato 3065 volte)

State per compiere un viaggio nel tempo e nello spazio.

Il presepe quest’anno è allestito all’interno del Parco del palazzo baronale di Noha che tutti chiamano Castello.

Per godere appieno della visita, vi consigliamo vivamente di soffermarvi sui dettagli, tutti autentici, che potrete apprezzare in ogni angolo del percorso, frutto di una capillare attività di ricerca storica su luoghi, mestieri, profumi e sapori, e di una scuola e un lavoro di attenzione ai particolari che dura mesi.

Tutto questo fa del presepe di pietre e di gente di Noha un museo/teatro dove anche il visitatore può interagire con personaggi e interpreti del copione, diventando a sua volta attore-protagonista della scena.

In questo presepe non noterete sforzo di arte drammatica, non affaticamento da troppa recitazione: in quanto il pastore ha davvero il suo gregge di pecore e di capre portate al pascolo ogni giorno; il contadino vanga e rivanga le zolle ed attende il frutto dalla terra anche al di là del presepe vivente; il fornaio è fornaio vero che produce il pane quotidiano; e così la sarta, il ciabattino, il maniscalco, lo scultore, il fabbro…

Anche gli angeli, forse, lo sono oltre il Castello ed oltre le feste.

Lungo il tragitto si ha modo di ammirare alcuni tra i beni culturali più antichi e importanti di Noha.

A metà del cammino s’incontra l’originalissima vasca ellittica di fine ‘800 in perfetto stile Liberty, coeva e probabilmente disegnata e costruita dalle stesse maestranze che si occuparono della misteriosa Casa Rossa (la casa delle meraviglie nohana che ricorda la Casa Pedrera di Barcellona, opera di Gaudì) della quale, proprio all’ingresso del presepe, ma dall’altra parte della strada, al di là del muro di cinta, potete osservare il primo piano con tetto spiovente.

Di fronte alla vasca ovoidale, la costruzione che ospita il palazzo di Erode è la Castelluccia del parco, a forma di torre, eretta nei primi anni dell’900 del secolo scorso. Ospita ancora un impianto idraulico ed elettrico tecnologicamente molto interessante, con marmi, isolanti in ceramica, interruttori a leva ed altri sistemi di trasmissione dell’elettricità.

Continuando nel viaggio, incontrerete il bene culturale più antico e interessante di Noha, bello da mozzare il fiato: la straordinaria torre del XIV secolo (1300) con il suo ponte levatoio, collegato a rampa con arco a sesto acuto.

Dall’aspetto severo, militaresco, tremendo, la torre medievale di Noha era capace di generare, specie nei giorni di tempesta, timore nel viaggiatore che vi si avvicinasse. Ma più forte era la paura di saccheggi, uccisioni e rapimenti da parte dei filibustieri di ogni risma.

Fra’ Leandro Alberti in un’opera del 1525 dal titolo: “Descrittione di tutta l’Italia” definisce questo maniero come “il fortissimo castello di Noja [Noha] posto in forte loco”.

La torre di avvistamento e difesa, intorno alla quale si organizzò il castello, la corte, e il resto del piccolo centro, raggiunge i dieci metri d’altezza. La costruzione è coronata da una raffinata serie di archetti e beccatelli che ne sottolineano il parapetto alla sommità.

Più avanti, prima di giungere nell’osteria, dove potete degustare i prodotti del campo e delle fattorie locali, si osserva uno scorcio delle cantine del Castello, con le enormi botti in legno nelle quali si invecchiava il Brandy Galluccio, prodotto a Noha nello stabilimento omonimo, a due passi dal parco, e imbottigliato a Martina Franca.

Avvisiamo i visitatori che è possibile chiedere agli addetti al presepe informazioni sulle diverse tipologie di bestiame e le svariate razze di volatili presenti nel presepe; e, volendo, ai pastori di accarezzare gli agnellini in tutta sicurezza.

Dopo la doverosa sosta all’interno delle rugose mura della grotta della natività, proseguendo sul sentiero tracciato, all’uscita dal parco, avrete modo di apprezzare il gruppo scultoreo e monumentale delle casiceddhre, ubicate sulla sommità dei forni del Castello, che tante leggende hanno suscitato nel popolo salentino.

Vi ringraziamo per la visita alla nostra Bet Lèhem, che significa, appunto, casa del pane. E a proposito di pane, all’uscita, oltre alle altre specialità, vi aspettano le fragranti pucce con le olive appena sfornate.

Questo e molto altro si scopre viaggiando in questo luogo incredibile custodito nel cuore di Noha.

*

Signore e signori, grazie per la vostra generosità. Le vostre libere offerte e, ovviamente, il passaparola ai vostri parenti e amici, ci daranno la forza di continuare a realizzare anche in futuro rappresentazioni popolari, non solo natalizie, come questa. E, oltretutto, di recuperare e valorizzare i beni culturali del nostro Salento.

Auguri a tutti voi di buone feste. E arrivederci al prossimo appuntamento.

Antonio Mellone – per l’Ass. Presepe vivente di Noha

 
Il sindaco di Galatina, Giancarlo Coluccia, dopo la chiusura dell’impianto di Poggiardo e a fronte dell’emergenza rifiuti creatasi nei territori dei comuni dell’Ato Le/2 , a causa dell’astensione dal lavoro dei dipendenti della Sud Gas, cerca di affrontare il problema dei rifiuti con una specifica ordinanza, con la quale richiede ai suoi concittadini di trasportare l’immondizia nell’area parcheggio del quartiere fieristico. È qui, come fece il suo predecessore, i cittadini troveranno il personale del CSA pronti ad accoglierli , visto che i mezzi di raccolta, stracolmi di rifiuti, sono ancora fermi nel sito di Poggiardo in attesa dello scarico, il primo cittadino ha individuato nell’area recintata adibita a parcheggio del Quartiere Fieristico la sede momentanea per il conferimento dei rifiuti. Pertanto, con un ordinanza sindacale, ha ordinato alla Società “Centro Salento Ambiente” di presidiare con adeguato personale l’area recintata, sopra indicata, per consentire ai cittadini galatinesi di conferire i rifiuti prodotti in queste ultime ore, con decorrenza immediata e sino alla data di risoluzione dell’emergenza nel territorio di Poggiardo, sede della discarica. Il sindaco Coluccia ha invitato i cittadini galatinesi a farsi carico del disagio di trasportare i rifiuti nella predetta zona del Quartiere Fieristico, ove troveranno il personale addetto per il ritiro dei sacchetti: “Sull’emergenza rifiuti delle ultime ore, a nome mio e dell’intera amministrazione – dice il sindaco Coluccia - posso rassicurare i cittadini che stiamo agendo per dare il nostro contributo alla risoluzione del problema. In questa direzione, preso atto di quanto delicata e importante sia la questione, mi sono già attivato presso le autorità competenti. Faccio appello a tutti cittadini galatinesi a collaborare con la disponibilità dimostrata in passato”.
 

NOI SIAMO PER IL FOTOVOLTAICO RAGIONATO, PER L’AUTOPRODUZIONE DI ENERGIA SUI TETTI DELLE NOSTRE CASE  E PER UN VERO RISPARMIO DEI COSTI DELL’ENERGIA!

IL FOTOVOLTAICO E’ NATO PER DIFENDERE IL TERRITORIO NON PER DISTRUGGERLO, COME INVECE STANNO FACENDO NELLA NOSTRA CAMPAGNA.

NOHA dovrà sorbirsi un impianto di circa 200 HA, diviso in 15 lotti, UN impianto ENORME

che porterà un impoverimento del nostro territorio

E’ stata svenduta la “TERRA” di Noha, l’unica vera fonte di ricchezza per la popolazione.

COSA LASCEREMO AI NOSTRI FIGLI? Cosa mostreremo ai turisti?

I nostri padri con tanto sacrificio ci hanno tramandato fertili terre, uliveti secolari, beni culturali, vigneti,  prelibatezza di prodotti, ed ora le grosse multinazionali trasformeranno tutto ciò in distese enormi di pannelli argentati!

ECCO 10 MOTIVI PER RESPINGERE L’ INVASIONE DELLA SPECULAZIONE DEL FOTOVOLTAICO AGRICOLO CHE STA PER CIRCONDARE NOHA:

 

1)      Gli incentivi statali che incassano le società del fotovoltaico li paghiamo noi sulle bollette bimestrali della luce, senza avere alcuna riduzione dei costi dell’energia;

 

2)      Nessuno ha il coraggio di dichiarare che estensioni così grandi e concentrate non sono dannose per la salute umana.

 

3)      I cavi che accumulano e trasportano l’energia accumulata dai pannelli vengono interrati lungo strade e sentieri che i cittadini hanno la necessità di percorrere e sono la fonte di campi magnetici;

 

4)      Grandi estensioni concentrate di pannelli di silicio sovvertono il microclima, disturbano la fauna e le migrazioni.

 

5)       I costi per lo smaltimento dei materiali scaduti (gli impianti si esauriscono dopo 10-15 anni) e per il ripristino della terra sono altissimi, molto ma molto superiore all’introito economico ricavato dagli affitti.

 

6)      Per impedire alla vegetazione di crescere avvelenano la terra inquinando le falde acquifere, l’acqua che è il nostro bene più prezioso insieme alla terra ed all’aria!

 

7)      Grandi estensioni di pannelli di silicio concentrate in una stessa area desertificano (TIPO DESERTO DEL SHARA) le campagne un tempo rigogliose;

 

8)      Le grandi estensioni di campi di fotovoltaico impoveriscono economicamente il territorio in quanto sottraggono terra all’agricoltura;

 

9)      Non danno diretti posti di lavoro, ma accrescono il precariato;

 

10)   I miseri benefici che ne derivano alle amministrazioni non sono minimamente comparabili con il sacrificio che subisce la terra e la popolazione.

 

Il Comitato

 
Di Redazione (del 25/08/2021 @ 23:12:30, in Comunicato Stampa, linkato 712 volte)

A Galatina (LE) l’impianto del colosso Colacem produce dagli anni Cinquanta diverse tipologie di cemento. Gli impatti sul territorio sono rilevanti. Cinque organizzazioni, e diversi Comuni, hanno ricorso al Tar regionale per chiedere l’annullamento del rinnovo dell’Autorizzazione integrata ambientale rilasciata dalla Provincia. La sentenza, decisiva, è prevista per ottobre

Il cementificio Colacem di Galatina © Atlante dei conflitti ambientali

In Salento non si ferma la battaglia delle associazioni ambientaliste contro il cementificio di Galatina del colosso Colacem Spa, che in Puglia produce diverse tipologie di cemento dagli anni Cinquanta. Ad agosto cinque organizzazioni -CittadinanzAttiva Puglia, Coordinamento Civico Ambiente e Salute, Italia Nostra, Forum Amici del Territorio Ets, Noi Ambiente e Beni Culturali- hanno deciso di costituirsi nel procedimento pendente presso il Tar di Lecce, ad adiuvandum al Comune di Soleto (LE), relativo alla richiesta di annullare la determinazione provinciale per il rinnovo dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia), rilasciata al cementificio nel 2018 con scadenza nel 2030.

Si tratta dell’ultimo passaggio di una mobilitazione che dal 2017 vede gruppi di cittadini e organizzazioni territoriali denunciare le conseguenze causate dall’impianto sulla salute e sull’ambiente, documentate da ricerche e studi scientifici nazionali ed europei. Nel 2012 l’Agenzia europea dell’ambiente inseriva Colacem Galatina tra le industrie a maggiore impatto ambientale e sanitario, a causa delle sue emissioni, posizionandola al 586esimo posto su scala europea. Secondo l’istituto, erano emesse 584mila tonnellate di ossido di carbonio annue e 2.420 tonnellate di ossidi di azoto con un costo dei danni ambientali e sanitari calcolato tra 37 e 67 milioni di euro. Nel 2019 “Protos”, uno studio coordinato dall’Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa e condotto dalla Asl di Lecce per indagare sui fattori di rischio per tumore polmonare in Salento, ha confermato l’esistenza di un cluster tra i 16 Comuni dell’area intorno al sito Colacem: qui, come era già stato indicato in una ricerca pubblicata nel 2014 dall’Istituto superiore di sanità, è stato registrato un sensibile eccesso di incidenza per tumori polmonari rispetto ai casi attesi.

I prossimi mesi saranno cruciali. “La sentenza del Tar di Lecce, prevista per ottobre, è attesa da tre anni. Il percorso è iniziato nel 2018 quando i Comuni di Galatina e Soleto (in adiuvandum a Corigliano d’Otranto, Aradeo, Martano, Cutrofiano e Sogliano Cavour) hanno fatto ricorso al tribunale per chiedere l’annullamento dell’Aia, considerata insufficiente per tutelare i cittadini”, spiega ad Altreconomia una portavoce del Coordinamento Civico Ambiente e Salute a nome delle realtà coinvolte. Il tribunale deciderà se rinnovare o meno l’autorizzazione.

A pesare sulla decisione del Tar saranno i risultati contenuti nelle oltre cento pagine di una consulenza tecnica, richiesta nel 2018 proprio dal tribunale al fine di verificare se le disposizioni della Provincia fossero state idonee a tutelare l’ambiente e la salute e se fossero state rispettate da Colacem. Realizzata durante più di un anno di ricerca dai periti Mauro Sanna, Nazzareno Santilli e Lucia Bisceglia e consegnata lo scorso maggio, “ha evidenziato profonde carenze strutturali e una situazione preoccupante”, prosegue la portavoce. In particolare, si legge nel documento, l’autorizzazione rilasciata dalla Provincia non avrebbe previsto alcuna limitazione né alcun particolare vincolo per l’impiego di petcoke (un residuo solido prodotto dalla raffinazione del petrolio, ndr) in alternativa al carbon fossile. Sono anzi considerati equivalenti.

Inoltre la perizia sottolinea i limiti sulle emissioni e sul loro monitoraggio, considerato discontinuo. Secondo i tecnici, la Provincia non avrebbe considerato che nel forno dell’impianto di Galatina non finisce solo il carbone ma che “è effettuato un recupero di materia di rifiuti per mezzo del loro trattamento termico”. Ma questo dovrebbe cambiare la normativa di riferimento: se fosse applicata correttamente, i limiti alle emissioni di ossidi di zolfo dovrebbero essere pari a 50 mentre quelli previsti nell’autorizzazioni sono il quadruplo; quelli di carbonio organico totale dovrebbero essere pari a 10 ma il limite è di 80.

Intanto nel marzo 2021 Colacem ha proposto una istanza di riesame per rivedere l’autorizzazione già rilasciata dalla Provincia. Si tratta, secondo le associazioni, di un tentativo di arrivare a un accordo che faccia cessare la materia del contendere superando, con un nuovo provvedimento Aia, l’eventuale giudizio negativo del tribunale che metterebbe a rischio il futuro dello stabilimento. Al riguardo si esprimerà la Conferenza di servizi il prossimo settembre. “La sentenza del Tar avrà una rilevanza nazionale”, prosegue la portavoce del Coordinamento Civico Ambiente e Salute. “La nostra organizzazione si è occupata anche degli impatti che Colacem produce sugli altri territori dove è attiva a Gubbio (Perugia) e a Sesto Campano (Isernia). Secondo il ‘Rapporto sostenibilità 2019’ dell’azienda, si prevede di bruciare CSS (combustibile solido secondario) nel forno di Galatina. Un aspetto che ci preoccupa ulteriormente”, conclude.

Ma gli impatti di Colacem non sarebbero riconducibili solo al contestato mancato controllo sulle emissioni. “La produzione di cemento penalizza le attività agricole e altera il paesaggio. Bisogna ricordare che è legata alle cave da cui è estratta la materia prima. Si aggiunge che i mezzi pesanti trasportano il cemento fino ai porti di Otranto e Gallipoli perché il prodotto è destinato principalmente all’esportazione”, spiega Marcello Sicli di Italia Nostra Salento. “Il Salento è già colpito da un ingente numero di cave dismesse e Colacem concorre in modo rilevante al consumo di suolo. Per intervenire con efficacia bisogna considerare il ciclo di produzione nella sua interezza”.

 Marta Facchini

 

Una scelta irrazionale, come può Ager pensare di far confluire i rifiuti organici degli Aro 6-7-8-11 della provincia nel sito di stoccaggio e trasferenza situato tra Galatone e Galatina ?
Quand’anche dettata dall’emergenza, non può essere certamente una scelta condivisa.
È una soluzione insostenibile per il territorio interessato e in particolare per le comunità di Galatina e Galatone, sia per la localizzazione dell’impianto molto vicino all’abitato e a numerose attività di ricezione turistica, che per la viabilità inadeguata e pericolosa, già oggi teatro di frequenti e gravi incidenti. 
Per questo, ponendomi al fianco del collega Sindaco Filoni, esprimerò formalmente e fattivamente, in ogni sede o modo, la mia contrarietà a questa soluzione. Da primo cittadino agirò  a tutela della sicurezza della comunità galatinese, a salvaguardia dell’ambiente e della salute degli abitanti il territorio. 
Allo stesso modo manifesto altrettanta contrarietà per le soluzioni che AGER sembra prospettare e che porterebbero i rifiuti da frazione organica del Salento, per essere smaltiti, al nord Italia o in altre regioni del sud, con un aggravio dei costi. Alla fine a pagare il prezzo più salato saranno i cittadini, ma anche i sindaci che, come sempre, saranno additati come coloro che aumentano i tributi. 
Da componente dell’ANCI Puglia mi farò portatore di un’istanza affinché, se a tali soluzioni si arriverà, il governo regionale individui una soluzione utile a evitare che i costi di questa “emergenza prevedibile” non gravino sui Comuni e sui cittadini.

Ufficio Stampa Marcello Amante

 
Di Marcello D'Acquarica (del 16/04/2018 @ 23:03:19, in I Beni Culturali, linkato 2174 volte)

I graffiti sono spesso testimonianze  di sofferenza, di lavoro gravoso in condizioni igienico sanitarie estreme, cosa che oggi uno Stato di diritto, civile e indipendente non dovrebbe solo conservare  nella Costituzione ma sorvegliare, anche con le armi se necessario, affinché malfattori e sfruttatori degli onesti lavoratori lo rispettino.

Infatti il lavoro nero e lo sfruttamento sono all’ordine del giorno, soprattutto perpetrato da gentaglia che si avvale ancora della corruzione, che sembrava sconfitta con la  seconda repubblica ma che invece prolifera come non mai anche a livelli globali, vedi per esempio l’impianto TAP che avanza contro ogni diritto di discussione o richiesta da parte della popolazione locale e viene difeso perfino con la forza armata dell’esercito dello Stato, detto anche democratico. 

Molto probabilmente anche  negli anni del nostro frantoio, i diritti erano molto pochi e mal tutelati.

Quindi conteggi di merci, di giorni, di preghiere e di devozione restano incisi sulle pareti del nostro bellissimo frantoio a testimonianza di ciò che la nostra memoria non vuol sapere di ricordare. Tornando a far visita al nostro frantoio ipogeo, si sono rivelate altre importanti testimonianze del nostro passato.

Oltre alle già conosciute incisioni delle croci greche e latine, e della data del 1771, presenti sulla dorsale della sala più vicina al Palazzo Baronale (L’Osservatore Nohano, 23 novembre 2007), abbiamo scoperto nuove incisioni che rappresentano un croce impiantata sopra una forma geometrica che probabilmente sta  a identificare il monte Calvario. Il piccolo calvario in miniatura è inscritto in una seconda forma grafica più grande che potrebbe rappresentare il profilo di una chiesa, e con alcune altre incisioni intorno il cui significato non è ancora ben chiaro.

Graffiti molto simili al nostro compaiono nella prigione di Domme (un antico villaggio a sud della Francia) di cui alleghiamo una nota con relativa immagine fruibile in rete al seguente indirizzo:

 http://storia-controstoria.org/europa-segreta/graffiti-templari-domme/,

e altri nel sito della valle dell’Idro, anche questo fruibile in rete:

 http://www.salentoacolory.it/nella-grotta-dei-graffiti-nella-valle-dellidro/

Questo sta a significare che le persone di Noha di quegli anni, lavorando duramente per mesi e mesi, sepolti in quell’antro che a noi oggi sembra un posto fantastico, senza vedere nemmeno il colore del cielo, con la scarsa pulizia che possiamo immaginare, approfittavano del tempo libero per pregare, pratica che oggi abbiamo quasi del tutto sostituito con la presunzione. Giusto per ricordarci che questa nostra bellissima terra, che è stata anche protagonista attiva della storia, ha dato da vivere per secoli ai nostri progenitori, i quali nonostante la miseria economica e la mancanza di tecnologia avanzata, ce l’hanno lasciata intonsa. Cosa che noi, in pochissimi decenni e con la nostra strafottenza, invece stiamo ricoprendo di cemento e veleni.

Uno dei graffiti templari più interessanti di Domme. A sinistra, in alto, vediamo la Vergine con il Bambino. Immediatamente sotto la Vergine, appare una sagoma che potrebbe rappresentare San Bernardo di Chiaravalle, padre spirituale dell’Ordine del Tempio. Diverse croci schematiche sovrastano immagini triangolari che simboleggiano il monte del calvario. Infine, a destra del Gesù crocifisso, in alto, una probabile raffigurazione del Graal.

Fotografia con indicazione dell’accesso alla visita guidata dei graffiti templari. Molti crocifissi sono incisi sulle pareti della prigione di Domme.  Raffigurati sopra un triangolo che potrebbe rappresentare il monte del calvario. I graffiti della Porte des Tours di Domme sono i più importanti di tutta la Francia, una testimonianza unica gelosamente conservata. Le immagini sollevano molte domande, una in particolare riguarda il Graal.

La Valle dell’Idro

.… completamente ricolma di croci, croci potenziate, rappresentazioni del Monte Calvario e simboli della Passione di Cristo…

http://www.salentoacolory.it/nella-grotta-dei-graffiti-nella-valle-dellidro/

Marcello D’Acquarica

 

 
Di Albino Campa (del 05/01/2011 @ 22:58:20, in Comunicato Stampa, linkato 3766 volte)
Come da programma, la sera del 2 Gennaio del 2011 a Noha, nella stupenda sala settecentesca adiacente al bar Settebello, appartenente al complesso del Palazzo Plantera (ex masseria Congedo – cfr. D’Acquarica Marcello, “I beni culturali di Noha”, Edizioni Panico, 2009), si è svolta la serata indetta da “I Dialoghi di Noha” sul tema:  Ma in che paese viviamo?
Nonostante l’evento abbia avuto corso in concomitanza di molte altre manifestazioni svoltesi sia a Noha che a Galatina, compresa la penultima serata di apertura dello stupendo Presepe vivente della Masseria Colabaldi, non è mancato l’afflusso degli invitati, i quali sono rimasti tutti entusiasti dell’iniziativa de L’Osservatore Nohano. In particolar modo è stato lodevole il ringraziamento del professore Egidio Zacheo, ospite principale della serata, il quale ha manifestato il desiderio di essere nuovamente invitato ai nostri prossimi progetti culturali.
Oltre al confortevole e spettacolare ambito della sala, coadiuvato da un ottimo impianto di audio-video, il programma ha tenuto alta l’attenzione di tutti gli invitati per via dei contenuti dell’argomento trattato e per l’ausilio dei tre video proiettati.
 
Lo staff del sito www.noha.it ed i soci de L’Osservatore Nohano ringraziano in modo particolare il nostro concittadino sig. Salvatore Coluccia, per aver concesso l’utilizzo della magnifica sala finemente ristrutturata e valorizzata in ogni suo dettaglio architettonico.

(guarda la photogallery della serata)

 
Di Redazione (del 15/12/2015 @ 22:57:25, in Presepe Vivente, linkato 2606 volte)

Piccola ma preziosa, Noha sembra svelare ogni anno un gioiello nascosto e la rappresentazione del presepe vivente è l’occasione per valorizzare e far conoscere le peculiarità della graziosa frazione di Galatina.  E’ così che l’ambientazione della nascita di Gesù, e di tutto quello che nel frattempo si svolgeva intorno, lo scorso anno fece scoprire ai visitatori la misteriosa “Casa Rossa” e le caratteristiche “Casiceddhre” e, ancora prima, la bella architettura rurale della masseria Colabaldi.

Per questa edizione i solerti nohani si sono impegnati nel recupero del parco del Castello, da anni inaccessibile e tristemente lasciato all’abbandono.

E’ qui che spicca la Torre Medievale del XIV secolo e ciò che rimane del ponte levatoio, due pezzi di storia locale che, grazie all’impegno di tutti, dopo un lungo periodo di pulizia e messa in sicurezza, faranno da nobile scenografia alla sacra rappresentazione.

E tra ambientazioni bibliche e popolari si scorgono i frammenti di un passato salentino quasi dimenticato, come le cantine con le enormi botti di rovere dove s’invecchiava il Brandy Galluccio, prodotto a Noha e imbottigliato a Martina Franca, una piscina in perfetto stile Liberty, il particolare impianto elettrico e idraulico del castello e l’acquedotto.

In questi suggestivi scorci si muovono i personaggi che animano il presepe e che, oltre agli artigiani – reali - come lo scalpellino, il falegname, la ricamatrice al tombolo, il maniscalco, il calzolaio e molti altri, comprendono anche pecore, agnellini, capre, mucche, il bue e l’asinello, conigli, maialini, cinghiali, vitelli, galline, pavoni, anatre, e, dato che Noha è conosciuta come “la Città dei Cavalli”, anche i bei destrieri di casa. 

Non mancano anche gli angoli per rifocillarsi lungo il cammino nella storia, con piccoli stand dove è possibile gustare pasta fatta in casa, “pittule”, panini imbottiti, dolci natalizi, formaggi, “schiattuni di cicora” e vin brulé.

IL PRESEPE VIVENTE DI NOHA E’ APERTO DAL 25 AL 27 DICEMBRE E NEI GIORNI 1, 3 E 6 GENNAIO, DALLE 17 ALLE 21.30.

Mel

[Fonte: quiSalento, 15-31 dicembre 2015]

 
Di Antonio Mellone (del 06/03/2014 @ 22:56:32, in Compostaggio, linkato 4081 volte)

Leggendo i comunicati stampa stilati dalla Roberta sul tema del compostaggio, il primo dubbio che salta in mente è: ma questa ci è o ci fa? E considerato che i suoi compagni di merende a palazzo Orsini non battono ciglio (e a dire il vero nemmeno i membri mosci della sedicente opposizione) possiamo qui tranquillamente chiederci, includendoli tutti insieme appassionatamente: ma questi ci sono o ci fanno?

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In uno dei suoi interventi così scrive la vice-sindachessa sui siti di Galatina e dintorni: “Come annunciato [dalla stessa infallibile papessa, ndr.] il Comune di Galatina ha formalizzato la sua candidatura ad esser sede di un impianto di compostaggio, con lettera del 15.2.2014 inviata al Presidente dell'ATO Lecce, dott. Paolo Perrone [toh guarda, chi non muore si rivede: uno dei più illustri esponenti della famiglia proprietaria della Pantacom srl, quando uno dice il caso]. Con tale comunicazione il Comune [per favore, la prossima volta, dopo la parola Comune aggiungete l’espressione “tranne uno: Antonio Mellone”, che a questo punto sta seriamente pensando di cancellarsi dall’anagrafe cittadina, ndr.],  ha espresso, in linea con quanto previsto nel Piano Regionale dei Rifiuti, la volontà di realizzare sul proprio territorio un impianto di compostaggio integrato, che comprenda cioè sia la fase anaerobica che quella aerobica” [ma sì, mettiamo tutto insieme, non facciamoci mancare nulla, se è festa è festa per tutti, ndr.].

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Poi uno per farsi un’opinione prova a leggere “il Quotidiano di Lecce”, e si mette l’anima in pace. E sì, perché il lettore, poveretto, in quell’accozzaglia di carta, almeno nella pagina in cui si parla di Galatina, cosa ti trova? Ma ovviamente il riporto del comunicato-stampa della Roberta (con la sua bella foto sorridente - sempre quella) già apparso sui suddetti siti internet. Sì, signora mia, qui pare funzioni così: il giornalista-pubblicista-nostrano, anziché fare il cane da guardia dell’informazione (come richiesto dai manuali), sembra scodinzolare a destra e a manca come un qualsiasi cane da passeggio o da riporto. Con un bel copia-incolla, un po’ di virgolette e qualche frase a casaccio – e, già che c’è, allegando pure l’asserzione di qualche politico della sedicente oppositore - ti confeziona in quattro e quattro otto un bell’articolo-sandwich, pronto per l’uso promiscuo.

Peccato che il malcapitato lettore (ma certe volte uno se le cerca: ma cambi quotidiano, no?) scorrendo quelle locuzioni non ci capisca una beneamata mazza, e soprattutto non sia spinto a chiedersi se tra le righe dei comunicati di volta in volta scodellati urbi et orbi si nasconda qualcosa d’altro, come, per esempio, delle incommensurabili stupidaggini. Ma sai, ci sono giornalisti e “giornalisti”: i primi, senza virgolette, sempre più rari, di inchiesta; gli altri, con le virgolette, da siesta.

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Ma se uno si studia ben bene le carte (diciamo che lo dovrebbe fare ogni cittadino degno di questa carica), si documenta, chiede informazioni agli amici, magari tra i ricercatori universitari (nelle facoltà di Chimica, di Agraria, di Ingegneria, per dire), oppure effettua delle ricerche un po’ più oculate in internet, capisce che qui c’è qualcosa che non quadra, e che soprattutto c’è poco da scherzare.

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Intanto diciamo che il sistema aerobico e quello anaerobico - per il trattamento della frazione dell’umido dei rifiuti da trasformare eventualmente in fertilizzante - sono due cose diametralmente opposte [ma la Roberta vorrebbe farle tutte e due contemporaneamente, integrandole, ndr].

L’aerobico degrada la sostanza organica in modo, diciamo così, naturale, senza produrre gas combustibili. Questo sistema, se utilizza sostanza organica derivante da raccolta differenziata spinta, fatta per bene, produce fertilizzante ottimo per l’agricoltura, sotto forma di compost di qualità. Ma per questa roba non ci sarebbe il bisogno di creare un mega-impianto da 30.000 tonnellate. Solo i pazzi o i criminali auspicherebbero una cosa del genere [quindi si farà certamente qui da noi, ndr.]. Nei paesi dell’Europa del Nord, per dire, si usa compostare la materia organica a livello micro, di quartiere o al più di comune, e non macro con la creazione di ecomostri inutili, dannosi e costosi, come quello che si vorrebbe impiantare in chissà quale area del Comune di Galatina.

L’anaerobico, invece, agisce per lo più a caldo (azionando delle pompe di calore), e produce metano ed altri gas di scarico (dai quali i nostri amministratori, attraverso cogeneratori, pensano di ottenere energia termica, elettrica e soprattutto “pulita” – come se qui in Puglia non producessimo già quattro volte tanto l’energia di cui necessitiamo, con tutte le centrali elettriche che ci circondano: dal fotovoltaico all’eolico, senza considerare Cerano e compagnia bella. Volete scommettere sul fatto che questi per convincerci ci racconteranno pure la favola della riduzione del costo della bolletta energetica?). E poi con l’anaerobico bisogna per forza ragionare in termini di 30.000 tonnellate di rifiuti. Se fosse inferiore questo tonnellaggio il marchingegno rischierebbe di incepparsi.

Ma l’anaerobico, oltre ai gas, produce anche “percolato” (vocabolo derivante da per-colare, è intuitivo), una porcheria liquida che inquina il suolo e la falda acquifera per molti moltissimi anni.

Ma i danni non finiscono mica qui: il rifiuto esausto dell’anaerobico, poi, si fa finta di “stabilizzarlo” con l’aria (con successivo processo aerobico) al fine di ottenere un prodotto che in maniera truffaldina viene ancora una volta definito “compost”, ma che invece è una roba di infima qualità, o comunque di gran lunga inferiore al compost aerobico. Il più delle volte gli scarti di questo tipo di “compostaggio” sono dei nuovi rifiuti da portare ancora una volta – indovina dove? - in discarica. Si tratta di un materiale che se si utilizzasse nelle campagne provocherebbe la contaminazione del terreno e quindi delle piante, in saecula saeculorum.

*

Nei prossimi giorni torneremo in argomento: ci sono ancora un sacco di chicche da approfondire e raccontare a chi vuol intendere (agli altri è inutile ca li fischi). E non siamo che all’inizio di questa via crucis.

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Ebbene sì, gli esponenti dell’amministrazione Montagna devono sudarselo per davvero questo Oscar per il loro nuovo film dal titolo: “La grande monnezza”.

Antonio Mellone

 
Di Antonio Mellone (del 13/07/2014 @ 22:52:51, in NohaBlog, linkato 3619 volte)

Uno dei meriti di questo sito è quello di richiamare l’attenzione su quello di cui altri cosiddetti mezzi di informazione preferiscono tacere. Vero è che alcune cose sfuggono ai più in quanto impercettibili o trascurabili; ma altre non vengono viste proprio perché enormi.

Così è stato, per dire, al tempo dei cinquanta e passa ettari di pannelli fotovoltaici di contrada Roncella (ma il discorso funzionerebbe anche per tutte le altre “grandi opere”).

Quel campo, che ha la parvenza di un cimitero con tante lapidi in ferro e silicio (i cui loculi non puoi nemmeno prenotare per un domani, come invece pare possa accadere nell’altro camposanto nohano - basta avere le opportune conoscenze sulla Comune) contravviene allegramente, a occhio e croce, a tutti i canoni del buon senso, dell’etica e dell’estetica.

E’ proprio del suddito lobotomizzato non proferir verbo, non batter ciglio, né storcere il muso mentre viene derubato, oltre che del panorama, del paesaggio, della natura e della salute, anche di un bel po’ di quattrini che in maniera diciamo così omeopatica vengono inoculati in bolletta.

Quei soldi, tanto per mettere il dito nella piaga (e come documentato nel nostro articolo “Dai campi di sterminio allo sterminio dei campi”, pubblicato su questo stesso sito il 12 novembre 2013), vanno oggi a finire direttamente, senza nemmeno transitare dalla “tangenziale” di Galatina, nelle tasche di un manipolo di tedeschi (mentre all’inizio, come noto, venivano indirizzati su conti correnti spagnoli: ma italiani mai, ndr).

Un tempo nessuno sembrava accorgersi di nulla, a partire dal sindaco di allora – che pare si spacciasse per un nohano – per finire al codazzo dei cosiddetti consiglieri comunali di maggioranza e di opposizione, tutti appassionatamente a braccetto nel rito delle larghe scemenze ovvero in nome del patto del Nazareno (iconograficamente, anzi plasticamente rappresentato nel corso delle processioni solenni dal gregge dei nostri rappresentanti piazzato alle spalle della statua del santo di turno). Ma a quanto pare così va la vita, e quella che s’ostinano ancora a chiamare politica - da palazzo Orsini a palazzo Chigi.

Noi parlavamo dello sfacelo del fotovoltaico in tempi non sospetti, quando ancora quella campagna era una campagna, terreno intonso, pseudo-steppa con cozzi, qualche albero qua e là, ed erba per i famosi “greggi”, mentre nessuno dei nostri amministratori pubblici riusciva a formulare una previsione sul danno che ne sarebbe derivato. Anzi sembravano tutti eccitati per la novità, gli investimenti, “le ricadute”, “i volani” e l’“energia a vocazione turistica” [copyright TAP].

I cittadini un po’ più svegli (che si contano tuttavia sulle dita di una mano) hanno potuto informarsi leggendo le nostre catilinarie, quando nessuno osava parlarne (men che meno “il Quotidiano di Lecce”, o addirittura le segreterie dei partiti politici, figuriamoci). Poi con il tempo, folgorati sulla via della Gamascia, ci sono arrivati anche gli altri, ma sempre timidamente e troppe volte in maniera imbarazzante, in qualche caso addirittura encomiasticamente, disconoscendo la realtà dei fatti e la pericolosità della loro dabbenaggine.

*

Perché, vedete, a parlare di pannelli fotovoltaici (come pure di TAP) quando i pannelli ci sono già (o quando la TAP passerà dal tinello di casa nostra) non serve mica essere un grande giornalista. Questa roba la vedono (o la vedranno) tutti anche senza l’aiuto del “Quotidiano” o della televisione o dei reportage con lacrime di coccodrillo incorporate, prodotti dai giornalisti già scendiletto.

Ma a quel punto, come viene ripetuto da molti, è troppo tardi. E allora tutti a dire: ormai c’è questa cosa e non possiamo farci nulla; per smontare l’intero ambaradan costerebbe tre/quattro volte tanto; e che ci vuoi fare. Nel migliore dei casi qualcuno ammette pure di non essersi reso conto: “…purtroppo allora non comprendevamo, non ci hanno spiegato bene, non s’è inteso, chi avrebbe mai pensato…”. Chi l’avrebbe mai pensato? Noi, e abbiamo cercato di dirvelo in tutte le lingue. Ma voi, nulla: elettroencefalogramma ridotto ad una retta parallela all’asse delle x.

Di questo passo saremo condannati a tenerci in saecula saeculorum pannelli fotovoltaici, TAP, SS 275, pale eoliche, discarica sulla falda acquifera di Corigliano d’Otranto, mega-impianto di compostaggio, tangenziale (che in barba alla matematica non tange, seca), centro commerciale Pantacom, nuova area mercatale C3 (colpita ed affondata), e via snocciolando il rosario delle varie porcate all’ordine del giorno, anche se a sentire i politici (con il senno di poi) nessuno ha (avrà) mai voluto nulla: né una roba né l’altra né l’altra ancora. Come se questi mega crimini si fossero (o si saranno) fatti da sé, a loro insaputa (come direbbe il loro collega Scaiola).

*

Noi, profeti di sventura, invece, cerchiamo di parlare dei rischi delle grandi schifezze portate in trionfo in nome delle “ricadute occupazionali” e del “volano dello sviluppo” quando si è ancora in tempo per evitare i danni, non quando questi sono ormai stati fatti e a nostre spese. Ci piacerebbe che si parlasse di più di queste spade di Damocle pendenti sulle nostre teste, che se ne discutesse, che ci si informasse una buona volta.

Magari per poter scegliere liberamente, in modo consapevole e informato, senza esser costretti poi a dire candidamente che non avevamo capito una mazza di cosa si stava macchinando alle nostre spalle.

Ecco: vorremmo che si smettesse una buona volta di avere occhi, orecchie, bocca, e qualche altro orifizio, otturati da un bel TAP.

Antonio Mellone

 

I lavori per l'allargamento della strada statale 16, la Maglie-Otranto, sono partiti. Da oggi sulla strada all'altezza di Giudignano le ruspe del gruppo Palumbo sono al lavoro.
Sui social network i cittadini ed i gruppi ambientalisti gridano allo scempio ambientale e "postano" sulla bacheche messaggi di allarme.


Ecco che cosa si legge sulla pagina facebook del Forum Ambiente & Salute:
"Proprio in queste ore si è dato inizio al massacro del bellissimo territorio di Giurdignano capitale europea del megalitismo preistorico.
Poderosi buldozer e abominevoli ruspe stanno scempiando la preziosa Terra d'Otranto per mortificarla con la costruzione di una malsana e faraonica strada tanto dannosa quanto inutile ai cittadini e fortemente ispirata da mire speculative !!!
Si fa appello a magistratura ed inquirenti per fermare questo ennesimo catastrofico scempio a danno di importantissimi patrimoni pubblici che, a quanto è dato sapere, si sta perpetrando disattendendo le puntuali prescrizioni di ben 2 Ministeri (Ambiente e Beni culturali), e in assenza di una valutazione per una più che necessaria accortezza a tutela paesaggistica e storico-archeologica
".

I lavori in corso sono quelli relativi all'appalto da 55 milioni di euro, un progetto fermo da tre anni. Proprio questo blocco ha messo in difficoltà i 300 operai della società del gruppo Palumbo, che ha vinto la gara per l'allargamento, oggi in cassa integrazione ed a rischio mobilità.
Il dubbio sollevato è però sull'effettiva necessità di tale allargamento che riguarda un tratto brevissimo di strada, appena 12 kilometri. Da allargare per andare più veloci.
Ma la zona è molto ricca dal punto di vista ambientale ed archeologico.
Solo nell'aprile scorso è stata scoperta una cripta paleocristiana; le testimonianze megalitiche e preistoriche sono tante.
La questione non è semplice. A complicarla ulteriormente la necessità di espiantare ben 8mila ulivi secolari. Negli scorsi mesi è partita on line una petizione per adottarli in quanto solo 1.500 era stata avanzata ufficiale richiesta di adozione da parte dei Comuni limitrofi. Ma anche in questo caso le mancanze o la carenza di notizie ha confuso le carte in tavola. Perché il reimpianto degli 8mila ulivi è un obbligo dell'Anas, che deve farlo a sue spese, così come indicato dal Ministero nella prescrizione contenuta nel decreto di Via del progetto.

fonte: iltaccoditalia

 

Sulla gestione della ZTL, oggetto delle cronache di questi giorni, siamo d’accordo con i consiglieri Garzia, Prastano e Vergine quando sostengono che l’intervento del Presidente di Confartigianato Lecce, Luigi Derniolo, risulti poco credibile dal momento che non solo su tante altre questioni inerenti la categoria che rappresenta è spesso restato in silenzio, ma anche perché lo stesso, avendo un’attività nella centralissima  Piazza San Pietro, è in pieno conflitto d’interesse.

Per di più va detto che nonostante le critiche ai provvedimenti inerenti il centro storico, il Presidente di Confartigianato Lecce nel tempo ha sempre tratto beneficio dagli eventi e delle manifestazioni organizzate nel centro antico dalle varie amministrazioni che si sono succedute.

Allo stesso tempo però bisogna anche evidenziare come la gestione della ZTL voluta da questa Amministrazione risulti illogica e dannosa. Chiudere il centro storico solo nel fine settimana e negli orari serali, tra l’altro modificati di tanto in tanto, non tutela i commercianti e neanche i cittadini che, a causa di questo modus operandi confuso e superficiale, continuano ad essere vessati da numerose multe.

L’Amministrazione dovrebbe avere il coraggio di chiudere totalmente il centro storico o aprirlo, eliminando le telecamere. L’elevato costo dell’impianto dei varchi viene sostenuto anche grazie agli introiti derivanti dalle multe e proprio per questa ragione ci sembra che le telecamere servano a giustificare la ZTL e non viceversa.

Noi Socialisti siamo favorevoli alla chiusura del centro storico a patto che vengano prima creati i presupposti e che i commercianti del centro storico, in accordo con le Amministrazioni comunali, possano essere messi nelle condizioni di collaborare nella gestione delle risorse e dei progetti destinati al rilancio del borgo. Al contrario risulta dannoso, come successo nell’ultimo Natale, elargire esosi contributi ad associazioni amiche per la gestione “gratuita” di manifestazioni che, a fronte della spesa sostenuta dal nostro comune, hanno creato scarso interesse e scarsa attrattività.

Se però sulla gestione della ZTL l’Amministrazione dimostra superficialità, fa anche peggio per quel che riguarda la promozione turistica del nostro territorio.

Da quanto appreso dai comunicati stampa di questi giorni, il comune di Galatina si sarebbe accodato all’iniziativa ed alla progettualità di altri soggetti che a vario titolo stanno facendo in modo che la nostra città possa essere promossa al meglio alla BIT di Milano.

L’Amministrazione comunale, esautorando di fatto il fantasioso Assessore Mauro, ha mandato last minute l’Assessore viaggiatore, Cristina Dettù, a rappresentare il nostro comune alla BIT, distraendola dai suoi studi ed evitando così la figuraccia di vedere promosso il proprio territorio da altri soggetti che per fortuna si sono mossi a favore della città.

 

Il Segretario

Pierluigi Mandorino

 
Di Antonio Mellone (del 21/11/2014 @ 22:42:20, in NohaBlog, linkato 3099 volte)

Tra i malanni che affliggono i rappresentanti della nostra amministrazione comunale, di cui continuiamo a pagare le conseguenze, un posto privilegiato assume l’inaugurite cronica, una forma di fregola compulsiva che porta sindaco, assessori e turiferari di complemento con macchinetta fotografica incorporata a correre a destra e a manca come tanti ossessi ad inaugurare, appunto, quelle che con un certo senso dell’umorismo si osa definire opere pubbliche. Tutti costoro pensano, in tal modo, di prendere in giro gli allocchi (in molti casi riuscendovi benissimo, essendo la materia prima abbondante in Galatina e dintorni).

Peccato, però, che le inaugurazioni e i tagli dei nastri tricolori siano soltanto delle goffe rappresentazioni di un attivismo fuori senso, se è vero come è vero che le strutture social-popolari che questi tizi fanno finta di aprire al pubblico sono rappresentate dalle solite cattedrali nel deserto. Anzi, più che cattedrali, cappelle.

Non sto qui a tediarvi oltre in merito alla vecchia scuola elementare di Noha, per la quale furono spesi da Pantalone 1.300.000 euro di soldi pronta cassa per poi scoprire che qualcuno, vale a dire l’Innominato, s’era scordato di una cabina in muratura per allacciare l’energia elettrica necessaria al funzionamento di impianti nuovi di zecca (come ascensore, impianto di condizionamento aria e pannelli fotovoltaici). Ad oggi quella struttura opera alla men peggio con un allaccio di cantiere buono soltanto per l’accensione delle lampadine (ma non tutte insieme, s’intende: si rischierebbe il collasso della linea e quindi il blackout). Non sto nemmeno a dirvi – dovreste già saperlo a menadito – che quella specie di assessore ai lavori pubblici galatinesi, meglio noto come l’ing. Loculo, aveva pure provato a promettere la soluzione definitiva del problema “tra giugno e settembre 2014”, per poi scomparire subito dopo il solenne annuncio, come David Copperfield, l’illusionista.

*

Per non smentirsi, la banda larga palazzorsiana ha testé inaugurato (e nella maniera più goffa del mondo) anche il presunto Auditorium, quella specie di costruzione colacementata in fondo al viale don Bosco “per riqualificare le periferie”. E’ il fabbricato che,  al di là dell’estetica, tra gli altri rischi/difetti/schifezze che non possiamo qui sciorinare in dettaglio, ha anche quello di essere attraversato o di tangente o di secante dalla nuova circonvallazione interna (sennò, oltretutto, senza il rombo delle automobili che Auditorium è?).

Non so se qualcuno di voi abbia avuto il coraggio di visitare questo stretto e lungo corridoio cubista con tanto di colonne infami a lato, onde con un tratto di penna su di un progetto e con un po’ di soldi pubblici, i nostri amministratori son riusciti a trasformare gli stupendi “Concerti del Chiostro” nei concerti del mostro.

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Le altre chicche su questa nuova bella addormentata in viale don Bosco, le scopriremo audendo.

Antonio Mellone
 
Di Antonio Mellone (del 19/11/2015 @ 22:38:33, in Necrologi, linkato 3041 volte)

Oggi, 19 novembre 2015, mentre spuntava l’aurora, è venuta a mancare all’età di 93 anni la prof.ssa Mimì Piscopo, la prima laureata in “Lettere classiche” della nostra cittadina.

Vorrei ricordarla con le stesse parole di un articolo che vergai in suo onore sei anni fa (cfr. “L’Osservatore Nohano”  - n. 8, anno III, del 9 dicembre 2009).

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<< Sono di fronte agli occhi color cielo quando è bello di una nohana purosangue: Mimì Piscopo, la mia professoressa di Italiano della mitica “I G” dell’Istituto Tecnico Commerciale “M. Laporta” di Galatina. Le chiedo alcune informazioni sul suo conto per una rubrica che tengo saltuariamente sul mio giornale, una rubrica dal titolo Curriculum Vitae.

Riesco a prendere appunti interessantissimi, ma il rischio è che anziché un articolo qui salti fuori un vero e proprio ponderoso volume. Perché le notizie e le curiosità (che sono come le ciliegie: una tira l’altra) sono interessanti e affascinanti, e riguardano non soltanto un’autentica gloria della scuola del XX secolo, ma anche la storia tutta e l’evoluzione (chiamiamola pure così) del contesto ambientale salentino, quello che ci fece da culla, e che ancora oggi funge da cornice alla nostra vita.

Ma ci provo ugualmente, tentando di lavorare con la lima più che con la penna, e cercando di non perdermi in mille fronzoli. Mi trovo di fronte – dicevo – ad una ragazza di 87 primavere, una Donna che senza indugio ti dice “sono nata il 16 luglio del 1922”, e subito mi viene da pensare che una vera Signora non si fa alcun problema nel rivelare la sua età.

Mimì frequenta a Noha la scuola elementare come molti suoi coetanei. Terminato il ciclo della scuola primaria, sfidando la tradizione che voleva che le donne rimanessero in casa a fare la calza, Mimì decide di sostenere l’esame di ammissione. “Solo coloro che superavano questo esame potevano frequentare la scuola media”.

L’ingresso nella scuola media quindi non era automatico, ma era una prima conquista per chi voleva proseguire negli studi. E’ inutile dire che andavano avanti solo coloro che si sentivano portati, che sovente coincidevano con i figli del censo e del privilegio, mentre gli altri venivano avviati verso un’attività agricola o artigianale, allu mesciu o alla mescia. La maggior parte dei ragazzi dunque si fermava di fatto all’esame di licenza elementare (ed una buona percentuale di essi non ci arrivava punto). “Quanti sacrifici per frequentare la scuola media e poi quarto e quinto ginnasio, e successivamente il liceo classico fuori paese. Erano tempi in cui la gente era costretta a stringere la cinghia. La fame faceva sentire i crampi allo stomaco. Si razionava il pane, addirittura! Il mio povero papà a volte rinunciava alla sua razione per non farla mancare a noi.. Il più delle volte andavamo a Galatina a piedi. Qualche volta alle sei in punto passava una corriera di studenti provenienti da diverse cittadine del Salento. Ci si conosceva un po’ tutti e, prima dell’inizio delle lezioni, si stava insieme a chiacchierare piacevolmente nell’atrio della scuola. A volte, quando pioveva, e quando era possibile, mi accompagnava il mio povero papà, con il suo biroccio trainato da un cavallo”. Qui si capisce benissimo quanto Mimì Piscopo sia dunque un’antesignana dell’emancipazione femminile nohana e salentina: “Non era facile soprattutto per una donna continuare negli studi. Andare a Galatina era come tradire una tradizione. Ma mio padre per fortuna era di più ampie vedute ”.

Ha un sogno, questa Donna, e a costo di sacrifici, di rinunce e di rottura di schemi arcaici, lo realizza. Questo è uno degli insegnamenti più importanti della professoressa di Noha: quando si crede nelle proprie possibilità e si lotta con determinazione ed impegno, non ci sono risorse finanziarie scarse o barriere culturali impossibili da abbattere.

Il “Pietro Colonna” di Galatina, e soprattutto la serietà ed il rigore degli studi che vi si conducevano, lasceranno nell’animo e nella formazione della studentessa Piscopo Cosima un’impronta incancellabile. E certamente – come evinco dalle sue parole – sentimenti profondi di nostalgia, di rimpianto ed anche di commozione. E’ come se, mentre ti parla, sentisse nell’angolo della sua memoria suonare ancora la campanella del “Colonna” incastrata a ridosso di un pilastro quadrato dell’antico chiostro domenicano, quell’aggeggio sonoro che scandiva l’inizio e la fine delle lezioni col tocco squillante dell’Idea che non muore.

La maturità arriva nel 1944. “E ormai volevo andare avanti. Mi consigliavano di prendere Farmacia. Ma io ero contraria all’idea, perché le farmaciste – così dicevo – mi sembravano delle bottegaie (soprattutto per gli orari di lavoro). Decisi di prendere Lettere con indirizzo classico, perché mi piacevano molto il greco ed il latino. E mi iscrissi all’università di Bari, dove avevo un punto d’appoggio presso il collegio Regina Elena”. Già dai tempi dell’università, Mimì evidenzia la sua passione. “Leggere, studiare, insegnare erano la mia passione”, tanto che corre spesso in soccorso alle esigenze di molti studenti amici e di molti colleghi in difficoltà, studiando e ripetendo insieme a loro, dando loro una mano nel superamento degli esami nelle materie più difficili.

In quel tempo i testi classici ed i distici erano per lei a portata di mano e di memoria; dalle sue scarpe, ad ogni passo, sembravano entrare ed uscire aoristi e ablativi assoluti. “Era difficile superare l’esame di latino. Sentivo che molti studenti l’avevano provato molte volte prima di superarlo… Io sostenni lo scritto un anno in anticipo, ancor prima che mi si consentisse di presentarlo. E ricordo il terribile prof. Vantaggiato che mi chiamò – io incredula – per sostenere l’esame orale, che superai subito e brillantemente. Ma non mi esaltavo mai. Questa è la mia indole: tra l’altro ero anche molto timida”.

Cosimina Piscopo si laurea nell’anno accademico 1948-49 discutendo una tesi (scritta a macchina) dal titolo: “La classe rurale in Terra d’Otranto nei primi sessant’anni del sec. XIX”, relatore il chiarissimo prof. G. Masi [tesi trascritta a cura di Marcello D’Acquarica e pubblicata su Noha.it nel luglio 2010].

Rientrata a Noha, inizia sin da subito a dare lezioni private di lettere, latino e greco, come del resto aveva sempre fatto quando era possibile durante la guerra. “Ma non mi pagavano mica!”. Nel 1954 diventa finalmente – come noi studenti l’abbiamo sempre chiamata – “La Piscopo”, sottintendendo “la professoressa” o, come i giovani d’oggi usano dire, la Prof.

Inizia dunque in quell’anno la sua carriera di insegnante di Lettere all’Istituto Tecnico Commerciale di Galatina “che non era ancora statale ma parificato. Tra l’altro io, insegnante, sembravo allora una ragazzina al confronto dei miei studenti”.

Dopo questa esperienza iniziale intraprende un lungo tour in diversi istituti che qui posso soltanto citare di sfuggita, avvistandoli dall’alto come in un ideale volo d’aquila.
Insegna così al Professionale Statale e poi al Professionale Femminile di Galatina. Successivamente a Maglie di nuovo presso un Istituto Tecnico Commerciale, con alcune ore presso il Magistrale di Galatina. Dopo “non ricordo precisamente l’anno” entra nei ruoli della scuola media ed insegna Italiano, Storia e Geografia ad Aradeo e poi finalmente a Noha alla “Giovanni XXIII” dove viene nominata anche vice-preside.

Ma dopo due anni decide di ritornare alle scuole superiori: sicché ritorna all’Istituto Tecnico Commerciale (nel 1981-82, quando chi scrive frequentava la famosa I G) e contemporaneamente al Professionale Femminile dove ricopre la cattedra di Storia. E poi ancora da Galatina a Gallipoli, alla volta dell’Istituto Nautico, con alcune ore settimanali a Carmiano presso un altro Istituto Professionale…“Amavo il mio lavoro. Ero molto scrupolosa. Andavo al lavoro anche con la febbre. E mi volevano bene. Ricordo che quando morì il mio povero papà (insegnavo al Professionale) il preside e tutti i ragazzi vennero al corteo funebre. Questo mi fu di grande conforto.

Raccontare qui la vita a scuola della docente Piscopo sarebbe impossibile: dovremmo indugiare in numerosi, singolari, piacevoli, interessanti particolari, come la preparazione delle lezioni, le spiegazioni, le interrogazioni, i consigli di istituto, gli incontri scuola-famiglia, i compiti in classe corretti a casa (a volte anche con l’ausilio della sorella Laura, che leggeva tutti gli elaborati degli studenti per filo e per segno), i problemi dei ragazzi che trovavano in lei una istitutrice, sì, ma anche una sorella, una madre e a tratti un’amica alla quale confidare i propri dubbi esistenziali. “Ci fu un periodo drammatico, anni terribili, quando a scuola entrò la droga. In un anno in una classe fummo costretti a respingere addirittura 14 studenti. Quanti incontri tra professori e genitori. Alcuni venivano a trovarmi perfino a casa chiedendo consiglio, sostegno, incoraggiamento. Erano problemi delicati: non si poteva far finta di nulla. […] Quante storie e quanti viaggi di istruzione al seguito dei miei studenti. Ovunque in Italia, nelle città d’arte, in montagna… Ricordo anche un viaggio bellissimo a Parigi. E quante esperienze: pensa che una volta andammo a finire persino in discoteca! Tuttora incontro in giro dei miei studenti che mi chiedono: si ricorda di me? Io confesso di ricordarmi dei più bravi. E dei più diavoli.

Chiudo questo curriculum vitae et studiorum su una persona di valore di Noha, non senza aver detto che Mimì Piscopo è stata nominata anche “Giudice Popolare”, incarico che ha esercitato per un certo periodo di tempo nel foro di Lecce. “Il Giudice Popolare è chi, con fascia tricolore, affianca i giudici nelle Corti d’Assise e nelle Corti d’Assise d’Appello, assistendoli nelle udienze e partecipando alle decisioni contenute nelle sentenze”. La scelta di un così delicato compito di magistratura penale (nelle Corti d’Assise si trattano infatti processi penali per i crimini più gravi previsti nel codice) ricadde su Mimì sicuramente per le sue doti di equilibrio, e soprattutto per la sua irreprensibile condotta morale. Anche quest’ultimo incarico è parte sostanziale di un brillante curriculum vitae.

Concludo questo scritto dicendo che a volte noi altri cerchiamo lontano (o peggio ancora in televisione) le persone di valore e degne di lode, ignorando i tesori a noi più vicini, benché umili ed al riparo dalle luci dei riflettori alimentati con l’energia dell’ottusità e dell’insipienza.

Sarebbe saggio se invece ci accorgessimo di chi, pur in atteggiamento di ritrosia, evitando la pompa magna, vive accanto a noi ed ha ancora molto da dare ed insegnare.

Con questi colpi di scalpello mi auguro di essere riuscito ad abbozzare un seppur grossolano profilo “della Piscopo”, alla quale vorrei indirizzare un grazie di cuore per tutto quello che ha fatto per i ragazzi suoi discenti (incluso il sottoscritto) e per il lustro che con il suo studio, il suo lavoro ed i suoi incarichi ha dato alla nostra cittadina.

Infine vorrei chiederle di essere indulgente con me ancora una volta, nel caso in cui nel corso di questo articolo (o di altri) dovessi aver seminato a destra o a manca qualche strafalcione, o, peggio ancora, qualche errore di sintassi o di grammatica che, come usava ripetere la Prof, “è sempre in agguato”>>.

*

Addio professoressa Piscopo, addio Mimì, e buon vento.

Con te se ne va una brava insegnante, una grande Donna, una pagina gloriosa della Storia di Noha.

Antonio Mellone

 
Di Andrea Coccioli (del 14/07/2019 @ 22:37:18, in Comunicato Stampa, linkato 1421 volte)

La lettera riportata sotto è stata inviata al Sindaco di Galatina, Marcello Amante, tramite PEC il 24/04/2019 esattamente 60 gg fa. Finora nessuna risposta ci è stata concessa. 

Il nostro ordinamento riconosce e tutela, in capo al cittadino che si rivolga a una pubblica amministrazione, il diritto alla risposta. 

Ma anche al di là della legge, riteniamo sia semplicemente vergognoso che il primo cittadino, chiamato a rispondere ad un chiarimento sulla proposta avanzata da mesi dal nostro Partito politico, non ci degni di  risposta. La scorrettezza istituzionale del Sindaco Amante ci preoccupa al tal punto che saremo costretti a informare il Prefetto di una totale inerzia del Sindaco che si lamenta in ogni contesto dello sforzo per risanare le casse comunali ma non fa nulla per evitare tale funesta circostanza. 

Lo ribadiamo con forza affinché i cittadini possano comprendere fino in fondo il paradossale agire amministrativo del Sindaco e della sua giunta silente.

Circa 300.000 euro sono stati lasciati in eredità dall’Amministrazione Montagna vincolando la cifra al fine di trasferire gli Uffici URBANISTICA (Prestigioso Palazzo detto Casa Paterna situato in via D’Enghien, LAVORI PUBBLICI (Palazzo Situato in via Giuseppina del Ponte), UFFICIO COMMERCIO (situato al Piano Primo in via Principe di Piemonte) UFFICIO ANAGRAFE (situato al Piano terra in via Principe di Piemonte), UFFICIO POLIZIA MUNICIPALE (situato in via Vittorio Emanuele)

I vantaggi del trasferimento degli uffici pubblici sopra menzionati presso il Palazzo dell’ex Tribunale sono molteplici come esplicitato nella lettera ultima inviata al Sindaco. Su tutto un dato molto significativo. NOTEVOLE RISPARMIO di soldi pubblici.  Far funzionare bene una struttura pubblica è molto meno oneroso che far funzionare quattro strutture comunali. 

Ci sono altri aspetti positivi nel “liberare” quattro immobili pubblici. 

Partiamo dagli uffici dell’INPS. L’istituto Nazionale chiede da anni al comune di Galatina una sede dove poter trasferire i propri uffici. E pagare un canone. Questo significa introiti per il Comune.

Ma anche l’Ufficio Territoriale del lavoro potrebbe essere trasferito in una struttura pubblica senza dover pagare un canone mensile ad un privato come adesso avviene.

Per non parlare della vendita di alcuni immobili comunali ai privati per strutture ricettive. Come si fa ora a vendere se gli immobili sono occupati da uffici pubblici?

Sono tanti i vantaggi collegati al trasferimento degli uffici ma questo potrebbe evidentemente toccare alcuni interessi di cui francamente ignoriamo le conseguenze. 

Va fatta chiarezza e siamo disposti ad un confronto pubblico con il Sindaco su questa saggia decisione di trasferire degli uffici al tribunale.

Si potrebbe anche efficientare la struttura dell’Ex tribunale con un impianto fotovoltaico e rendere la sua gestione ancora più conveniente. (Il governo ha stanziato dei finanziamenti per gli enti pubblici).

Lamentarsi del bilancio comunale senza fare nulla è il modo peggiore di amministrare una comunità.

A SEGUIRE LA MAIL PEC INVIATA AL SINDACO MARCELLO AMANTE

 IL 24 APRILE 2019

All’Attenzione del Sig. Sindaco Marcello Amante

 

Oggetto: TRASFERIMENTO UFFICI COMUNALI PRESSO L’EX TRIBUNALE

Gentile Sindaco Amante, era il lontano 5 gennaio 2018, più di quindici mesi fa quando con una lettera aperta e indirizzata all’Amministrazione Comunale inviata ai giornali locali, abbiamo chiesto quando gli UFFICI COMUNALI sarebbero stati trasferiti presso l’ex TRIBUNALE.

Abbiamo ricordato anche che l’Assessore ai Lavori Pubblici Sig.ra TUNDO il giorno del suo insediamento ha trovato un dossier completo di progetto e risorse disponibili finalizzate al trasferimento degli uffici Lavori Pubblici, Urbanistica, Ufficio Commercio, Polizia Municipale e Anagrafe. 

L’Amministrazione Montagna aveva predisposto il tutto per consentire agli uffici un rapido trasferimento e attraverso la devoluzione dei mutui aveva reso disponibili anche le risorse economiche per rendere operativo il trasferimento e non gravare totalmente sul bilancio corrente.

Facciamo presente che trasferire gli uffici comunali presso l’ex Tribunale è un vantaggio notevole per tutti i cittadini e per le casse comunali per i seguenti motivi:

1.     Concentrare tutti gli uffici pubblici in un’unica struttura rende decisamente più agevole il rapporto tra cittadini e la pubblica amministrazione che eroga servizi. Le persone non saranno costrette a girovagare tra uffici pubblici ubicati in posizioni a volte diametralmente opposte all’interno della Città.

2.     Nessuna struttura pubblica è accessibile ai disabili. Tutti gli uffici sono posti a piani superiori e non sono forniti di ascensore. Siamo in deroga alle leggi a danno dei cittadini.  Solo questo già sarebbe sufficiente ad accelerare l’iter per lo spostamento degli uffici presso l’ex tribunale. 

3.     Trasferire gli uffici pubblici all’ex tribunale fa risparmiare. E’ abbastanza elementare capire che pagare acqua, gas, energia elettrica e servizi di guardiania e pulizia per un solo edificio è più economico che pagare le forniture e i servizi per cinque. Ed è semplice verificare che i risparmi sono di importi a sei cifre.

4.     I vantaggi sono anche per i dipendenti pubblici. Un unico luogo di lavoro favorirebbe la relazione e la collaborazione fra gli stessi e aumenterebbe l’efficienza e la qualità del servizio prestato ai cittadini.

5.         Liberare gli edifici pubblici li rende disponibili ad essere messi sul mercato per trarne profitto. E le casse comunali hanno tanto bisogno di entrate per gravare meno sulle tasche dei cittadini.

Come Partito Democratico non siamo in Consiglio Comunale ma, come fatto finora, intendiamo portare avanti un’opposizione costruttiva verso questa Amministrazione, fatta di interventi su contenuti specifici e richiami precisi affinché si svolga un’azione di governo a vantaggio di tutti, nessuno escluso.

Cosa state aspettando per effettuare il trasferimento? 

Vi chiediamo, gentile Sindaco, perché non provvedete a trasferire gli uffici pubblici Lavori Pubblici, Urbanistica, Ufficio Commercio, Polizia Municipale e Anagrafe presso la struttura dell’ex Tribunale di via Ugo Lisi angolo Via Monte Bianco?

Cordiali saluti

Andrea Coccioli

Segretario del Circolo PD di Galatina   

 

www.pdgalatina.it 

pdgalatina@gmail.com

andrea.coccioli@ingpec.eu 

 

 
Di Albino Campa (del 03/11/2011 @ 22:29:47, in Fotovoltaico, linkato 4056 volte)

Per far posto a una centrale fotovoltaica hanno commesso un delitto

 «Un bel paesaggio una volta distrutto non torna più e se durante la guerra c' erano i campi di sterminio, adesso siamo arrivati allo sterminio dei campi», scrisse Andrea Zanzotto, scomparso una ventina di giorni fa. Pensava alla sua campagna veneta, ma non solo. Ed è il dolore del grande poeta trevigiano che ti viene in mente guardando l' angosciante servizio che una giornalista di Telerama, un' emittente pugliese, ha dedicato allo stupro del paesaggio nel Comune di Carpignano Salentino, poco a nord di Maglie, nel Salento. Dove le ruspe hanno estirpato centinaia di bellissimi ulivi per fare posto a una centrale fotovoltaica.

L' abbiamo scritto e riscritto: nessuno, a meno che non accetti la rischiosa scommessa nucleare, può essere ostile alle energie alternative e in particolare a quella solare. Ma c' è modo e modo, luogo e luogo. Un conto è sdraiare i pannelli in una valletta di un' area non particolarmente di pregio e da risanare comunque perché c' erano i ruderi di una dozzina di capannoni d' amianto, come è stato fatto in Val Sabbia col consenso di tutti i cittadini, di destra e sinistra, un altro è strappare quelle piante nobilissime che la stessa Minerva avrebbe donato agli uomini e che fanno parte della nostra storia dalla Bibbia all' orto di Getsemani fino alle poesie meravigliose di Garcia Lorca: «Il campo di ulivi / s' apre e si chiude / come un ventaglio...». C' è una legge in vigore, laggiù nel Salento. La numero 14 del 2007. Il primo articolo dice che «la Regione Puglia tutela e valorizza gli alberi di ulivo monumentali, anche isolati, in virtù della loro funzione produttiva, di difesa ecologica e idrogeologica nonché quali elementi peculiari e caratterizzanti della storia, della cultura e del paesaggio regionale». Né potrebbe essere diversamente: l' ulivo è nello stesso stemma della regione. È l' anima della regione. Eppure, denuncia Telerama, il progetto di quell' impianto «Saittole» da un megawatt della Solar Energy, è stato regolarmente presentato al Comune di Carpignano e da questi approvato nonostante l' area fosse agricola e fertile. Di più, l' autorizzazione finale è stata data dallo stesso assessore regionale all' agricoltura Dario Stefano che oggi dice: «Verificherò». Certo è, accusano il Coordinamento Civico apartitico per la Tutela del Territorio e il Forum Ambiente e Salute del Grande Salento, che quegli alberi che crescevano solenni su quattro ettari di uliveto secolare, come dimostrano le immagini registrate, «sono stati espiantati e ripiantati accatastati gli uni agli altri come pali di una fitta palizzata, lungo il margine del fondo, senza neppure le dovute prescritte cure d' espianto riportate nella stessa autorizzazione, ad esempio la prescrizione della presenza di una zolla del raggio di almeno un metro». Un delitto. Che fa venire in mente quanto scriveva Indro Montanelli: «Ogni filare di viti o di ulivi è la biografia di un nonno o un bisnonno». Buttare giù quelle piante non è solo una porcheria: è un insulto ai nostri nonni. RIPRODUZIONE RISERVATA

Stella Gian Antonio
(2 novembre 2011) - Corriere della Sera

 
Di Marcello D'Acquarica (del 21/04/2012 @ 22:24:46, in CDR, linkato 4216 volte)

Il nome “inceneritore” ha una certa assonanza, anche un po’ lugubre, con  quell’altro suo omonimo che incenerisce le nostre stesse spoglie quando è ora di togliere il disturbo.

Ma forse è meglio  allontanare dalla mente certi brutti pensieri sognando magari di passare le prossime vacanze con delle salutari passeggiate nell’agro di Noha.

L’idea di godere del silenzioso panorama della campagna nohana sprona ad essere mattinieri e aiuta a rinunciare anche ad un paio d’ore di sonno sperando di uscire a prendere una boccata d’aria buona.

Ci sono dei giorni, però,  che l’aria è irrespirabile. Mi ricorda tanto quell’odore soffocante che rilasciavano i fumi delle taiate delle Tre Masserie di qualche decennio orsono, quando per le vie di Noha non circolavano né camion, né compattatori ma due semplici operatori ecologici armati di carretto a pedali e scopa di saggina. Ma quelli erano tempi di miserie e non c’era il famigerato progresso moderno.

Certe mattine la  zaffata  asfissiante che si insinua prepotentemente nelle narici, reprime il desiderio di respirare a pieni polmoni.  Poi però pian piano il corpo si abitua all’aria mattutina ed il calore del sole rimuove lentamente l’inspiegabile mistero stagnante nell’aria che ogni volta che torno a casa trovo sempre più pesante.

Mi viene in mente un pensiero riportato in una pagina del mio diario:

“La prima volta che arrivai a Torino, rimasi colpito dallo strano odore dell’aria, un misto di marciumi vari, di olio bruciato e pietre ammuffite. Un odore che ti accoglie ineluttabilmente in qualsiasi periodo dell’anno appena metti il piede in stazione. Lì per lì sei portato a pensare che sia colpa della stazione ma una volta fuori la musica non cambia. Capita quindi di stare in un posto dove l’aria è sgradevole, ma fino a quando ci stai dentro non te ne rendi conto…”

Scrive Vittorio Messori ne “Il Mistero di Torino” (*): Se avessero riempito di polveri, esalazioni di piombo, capannoni, colonne di camion carichi di cemento e mattoni, non avrei avuto così tanta tentazione nostalgica del ritorno alle radici.

Noha (come Galatina e tanti altri paesi del Salento)  sono la testimonianza dell’ossimoro in assoluto. Vuol dire che hanno sacrificato generazioni intere con l’emigrazione pensando di risparmiare il territorio dall’industrializzazione, senza ottenere né il lavoro né la salvaguardia dell’ambiente.

Da qualche tempo anche l’acqua delle falde acquifere alla profondità di 90 metri sono fatiscenti. E pensare che fino a pochi anni addietro ci si dissetava, per esempio, con l’acqua dei pozzi dell’agro dei  “paduli” dove l’acqua si trovava, e si trova ancora oggi, ad appena a quattro metri di profondità.

C’è da restare allibiti nel sentire alcuni candidati al posto di “primo cittadino” dichiararsi favorevoli alla conversione della Colacem da cementificio in “inceneritore”. Si perché il dubbio che si tratti di una “conversione” piuttosto che il “potenziamento” del cementificio, persiste ed è suffragato dal fatto che a poche ore di mare dal Salento, ed esattamente a Ballare (Lezha),  c’è una fabbrica nata un paio d’anni addietro, uguale a quella di Galatina. Oramai la campagna salentina “ha dato”, ed il territorio intorno a noi somiglia ad una gruviera. Il cemento ha “munto” a dismisura il mercato locale mentre l’Europa dell’Est è ancora tutto da cementificare. Quella di de-localizzare dopo aver fatto scempio del nostro territorio è una porcata, soprattutto perché si vuole sempre esagerare, a qualsiasi costo. Non entro nel merito della validità della tecnologia degli inceneritori moderni, dello smaltimento delle ceneri catturate in corrispondenza del camino, né delle ceneri grossolane che si raccolgono sotto la griglia. Considerarle “inerti” e smaltirle in discarica o addirittura usarle per riempimenti di cave o per rilevati stradali mi sembra demenziale, un po’ come trovarsi nel mezzo di un ciclone e nascondere la testa sotto la sabbia. Tantomeno voglio entrare nel merito della riduzione dei rifiuti e dell’aumento del riciclaggio, benché questo debba essere considerato l’unico caposaldo della nostra tanto vantata civiltà, ma non possiamo fare a meno di aprire gli occhi e le orecchie, toglierci il velo di panna che ci intorbidisce quei quattro neuroni che speriamo siano ancora reattivi, per chiedere a Galatina, insieme ai comuni limitrofi, di farsi promotrice di una revisione della legge regionale sui rifiuti che prevede l’obiettivo “rifiuti zero”. Altro che incenerire!

Invece di mettere in discussione la scelta dell’incenerimento prevale la logica del minor rischio, come se ci fosse una soglia di rischio “accettabile”. Cercare cioè un “equilibrio fra ambiente ed occupazione” (notizia diffusa dal Vescovo di Taranto, a detta del candidato a sindaco dott. Gervasi nell’intervista di TRNEWS di Telerama). Come se un impianto del genere che può aumentare le morti dovute all’inquinamento lo si può regolare mantenendo il rischio entro una soglia accettabile, barattando cioè quattro posti di lavoro con le malattie dell’intera popolazione.
Non lo dico io, ma il dottor Giuseppe Serravezza, famoso Oncologo e Presidente dell’LILT (Lega italiana per la lotta ai tumori) – Sez. Provinciale di Lecce in un documento di cui allego la parte che ci riguarda.

Dice il dr. Serravezza:

Un tasso di mortalità per tumori maligni di trachea, bronchi e polmoni (tutte neoplasie non correlate all’alimentazione!) cresciuto vertiginosamente. Le aree interessate sono tutte nel Salento, da Lecce in giù. Maglie il paese più colpito (43 decessi nel 2004, 37 nel 2005), ma anche Gallipoli, Nardò, Tricase, Cutrofiano.  E poi ancora:

Alcuni anni fa abbiamo rilevato come l’area settentrionale di Lecce e il triangolo Maglie-Otranto-Galatina sono le zone che pagano il peggior tributo per morti da cancro ai polmoni. Si tratta di aree situate nei pressi di impianti industriali produttori di fumi nocivi e non è difficile ipotizzare che grazie ad un “gioco dei venti” queste sostanze raggiungano un territorio più ampio, pur senza escludere delle implicazioni dovute a situazioni ambientali autoctone.

Qui non si tratta di fare del terrorismo o essere profeti di sventura, ma di rispettare la volontà di Dio che in quanto “Amore” ci comanda di rispettare tutta la natura e non solo il nostro tornaconto personale.


(*) Il mistero di Torino, Vittorio Messori e Aldo Cazzullo- Mondadori Printing S.P.A. TN anno 2010.

 
Di Antonio Mellone (del 19/06/2013 @ 22:24:18, in Ex edificio scolastico, linkato 3617 volte)

Finalmente una bella notizia. Pare che il 28 giugno prossimo o giù di lì ci sarà la seconda inaugurazione della vecchia scuola elementare di Noha ristrutturata un paio d’anni fa. Abbiamo dovuto usare tutto il dubitativo contenuto nel verbo “pare” in quanto ad oggi non c’è ancora nulla di ufficiale. Nemmeno il topico trionfalistico comunicato stampa diramato dagli accoliti dell’assessore di turno.

Dunque non c’è che da supporre che il 28 giugno si taglierà ancora una volta il nastro inaugurale della nostra bella struttura pubblica, anche se ancora non se ne conoscono termini, condizioni, costi, attività, e molto altro ancora.

Non se ne parla sul sito ufficiale del Comune di Galatina, né tantomeno su quelli ufficiosi e amici in quanto magari più indulgenti del nostro.

Sì, qui da noi funziona così: le cose pubbliche sono così intime, riservate, misteriose che al confronto i segreti dei pastorelli di Fatima erano rivelazioni arcinote urbi et orbi, e senza bisogno alcuno di interpretazioni esegetiche.

Nel corso dei comizi i nostri personaggi in cerca di elettore si riempiono le garze (e saturano i sempre più cascanti attributi dei cittadini) di “trasparenza”, di “limpidezza”, di “democrazia partecipativa” e di “palazzi di vetro”.

Orbene, Palazzo Orsini potrebbe pure essere diventato di vetro, ma credo si tratti ormai di un vetro quanto meno fumè, appannato, anzi appositamente oscurato in modo tale che chi stia al di fuori non possa vedere nulla di quel che accade e si decide all’interno; e soprattutto chi ha la ventura di trovarsi all’interno (per la benevolenza o gli errori dell’elettorato) non abbia la più pallida idea di quel che accade fuori.

Ebbene, il 28 giugno a Noha ci sarà questa benedetta inaugurazione 2, probabilmente con tanto di acqua santa e champagne per i gargarismi d’occasione, ma non si sa bene ancora cosa si inaugurerà.

Ora, sapendo sin da subito (anzi dalla storia) che, avendo un rapporto idiosincratico con chi s’azzarda a porre qualche legittima domanda (a meno che non sia il solito “giornalista”, vocabolo fungibile con “zerbino”, “scendiletto”, “copia-incollatore” a causa di servilismi e salamelecchi congeniti), i nostri magnifici rappresentanti faranno finta di non aver sentito e, in questo caso come in molti altri casi, letto; e posto che interessare i consiglieri di “opposizione” “nohana” (le virgolette mi vien di metterle sia al sostantivo che all’attributo) sarebbe del tutto inutile a causa del letargo cronico che sembra averli inesorabilmente colpiti (non hanno, infatti, alzato ciglio nonostante i nostri articoli-assist sul tema e nonostante le prossime venture sfilate primavera-estate da parte della maggioranza); tutto ciò premesso mi rivolgo direttamente ai concittadini responsabili del “condominio Noha” nel quale viviamo e li esorto a farsi diretti latori delle domande, dei dubbi e delle istanze in merito a ciò che avverrà in quella bellissima struttura. Ne hanno il diritto-dovere.

E’ ora che una nuova cittadinanza attiva incontri una nuova politica interattiva. L’indignazione passiva è un lusso che non possiamo più permetterci.

Qualcuno potrebbe obiettarmi: perché non chiedi tu? Ma cara grazia, cosa è che sto facendo ormai da anni con i miei articoli, le inchieste, i video e tutto il cucuzzaro?

E’ che ormai quando sentono il mio nome e cognome corrono tutti a nascondersi nei rispettivi bunker, pronti a difendersi ad oltranza.

Ma non è solo questo: è che il 28 giugno non potrò essere presente alla cerimonia de quo - suppongo (ormai si va avanti a supposte) preparata in gran pompa - in quanto impegnato in quel di Roma in un altro convegno, un matrimonio per la precisione (tranquilli, e soprattutto tranquille: non è il mio, almeno per stavolta).

Una prima cosa che il cittadino degno di questa “carica” dovrebbe chiedere ai suoi rappresentanti comunali sarebbe una rassicurazione in merito almeno alla numerosità delle “ri-aperture al pubblico” proferendo più o meno quanto segue:

Caro Sindaco, caro assessore, cari consiglieri non è che per caso dopo questa seconda inaugurazione dovremmo aspettarcene una terza, e poi una quarta e via dicendo, manco fossimo al cospetto della Salerno-Reggio Calabria?

Noi nohani non vorremmo che qui accadesse quanto già avvenuto in molte altre parti d’Italia per altrettante opere pubbliche celebrate un numero incommensurabile di volte.

Noi non vorremmo mica che per questa struttura avvenisse quel che è avvenuto, ad esempio, per la fiera di Milano, inaugurata chissà più quante volte dagli amiconi Maroni, Berlusconi, Formigoni: non vorrete mica emulare tutti quelli cogli-oni. Non è proprio cosa. E poi qui non abbiamo tanto tempo da perdere dietro alle vave.

Ma c’è un altro dubbio che ci attanaglia.

Scusate, ma è stato risolto una volta per tutte il problema dell’allaccio all’energia elettrica? Ci avevate detto che bisognava prima di tutto costruire la famosa cabina elettrica di trasformazione per l’altrettanto famoso collegamento dei 50 kwh, altrimenti nisba. Bene, è stata realizzata questa benedetta cabina, magari all’insaputa dell’assessore, o era tutta una bufala per farci perdere tempo e inchiostro virtuale a iosa?

Oppure siamo punto e a capo e stiamo qui convenendo per l’ennesima farsa, cioè l’allaccio provvisorio o “di cantiere” dei 10 kwh che faranno funzionare la struttura ma solo in parte (per esempio non funzionerà l’ascensore e l’impianto fotovoltaico sulla terrazza potrà arrugginire senza aver prodotto un solo chilowattora in vita sua, tanto chi lo vede)?

Oppure ci penserà la nuova cooperativa aggiudicataria a colmare questa deficienza progettuale ed attuativa? Sicché il Comune non sborserà nemmeno una lira?

Non è che ancora una volta stiamo facendo le cose all’italiana, cioè come “pragmatismo” comanda?

E infine, chi sarebbe codesta nuova cooperativa aggiudicataria? Qual è il suo “curriculum vitae”? Da chi è formata, diretta, gestita? Chi sarebbero gli “educatori”, posto che siano previsti? Quale la loro formazione o il loro pedigree? Quali sono le garanzie concesse da questa società al Comune di Galatina?

Ci sono già dei ragazzi del circondario “pronti” per essere ospitati qui a Noha? Si sta facendo davvero tutto a regola d’arte? Quanto costerà tutto questo marchingegno alle casse pubbliche? Per quanto tempo verrà affidata questa struttura all’organizzazione de quo? Cosa ha in mente di realizzare? I cittadini di Noha potranno usufruire dei servizi della struttura?

Grazie.

Cari concittadini queste e molte altre sono le domande da porci. Quindi da indirizzare immediatamente ai nostri rappresentanti comunali.

Se qualcuno per miracolo vi dovesse rispondere andate senza indugio ad accendere un cero alla Madonna per grazia ricevuta.

Antonio Mellone
 
Di Maria Rosaria Paglialonga (del 13/03/2014 @ 22:23:49, in NohaBlog, linkato 2730 volte)

L'altro giorno avevo mandato una mail ad Antonio per alcuni chiarimenti su quello che sta succendo intorno a noi, a Noha e a Galatina in particolare (a proposito dei nostri beni culturali che stanno andando in rovina, sulla storia del mega-impianto di finto compostaggio che vorrebbero impiantare non so dove, e per sapere se qualcuno si fosse degnato di rispondere, magari in privato, a qualcuna delle sue lettere aperte).

 
Stranamente ha tardato a rispondemi. Son venuta a sapere, dopo, che s'era preso un giorno di pausa per ritornare nella sua Putignano e partecipare così ad una delle ultime sfilate dei mastodontici carri allegorici, che, come noto, in quella città della murgia barese, vantano una tradizione plurisecolare. 
"Vedi?" - gli rispondevo - "anche andare a Putignano senza dar conto agli altri è un lusso che non può permettersi facilmente chi invece è sposato". 
Ho continuato pregandolo di non ribattermi dicendo che volere è potere perchè non è proprio così.
  
Sposarsi e avere una famiglia spesso ti porta a dover dare  priorità a tante altre faccende. Sul matrimonio e su tutto quello che concerne il giorno del sì ci sarebbe tanto da dire, però una cosa è certa: in questi ultimi venti/trenta anni il matrimonio sembra aver perso molto del suo valore reale. 
Oggi sposarsi non sembra essere più sinonimo di amare, di donare, di sacrificare, di sperare, di costruire, di programmare, di rinunciare, di procreare. Oggi il matrimonio in molti casi è una fiction, un giorno da vivere sotto i riflettori. 
Si incomincia a festeggiare già alcuni giorni prima con l'addio al celibato (che poi che ha di celibato visto che oggi gli ziti dormono, mangiano, partono, tornano, fanno di tutto e di più insieme), lui con i suoi amici, che organizzano la serata a base di alcool (manco se dovesse affrontare chissà quale grande prova, come i guerrieri di alcune tribù), e lei che si traveste da coniglietta e insieme alle sue più intime amiche trascorre la serata in un locale prescelto intenta, tra una pizza e l'altra, a scartare pacchettini dal contenuto talvolta osè, ad ascoltare barzellette non riferibili, fino alla conclusione della serata che termina con il taglio della torta rigorosamente OGM (cioè a forma di organo genitale maschile). 
Poi arriva finalmente la vigilia del matrimonio e lo sposo insieme a tutti i parenti va a suonargliela alla sposa, la serenata. Ma perchè non aspettare l'indomani e farlo in privato? Non l'ho ancora capito. Ed è qui che ognuno dà sfogo alla commozione. Il futuro sposo arriva con tanto di fascio di rose rosse cantando l'ultima canzone dei Modà, la sposa, che è in camicia da notte con tanto di bigodini in testa, si affaccia dalla sua camera da letto meravigliata, come se una cosa del genere non se la aspettasse neanche per sogno. Poi arrivano i soliti giochini innocenti per bambini deficienti, il rinfresco (come se i soldi che si spenderanno da lì a poco per la grande abbuffata  non sono già abbastanza) e, a conclusione della serata, i soliti fuochi d'artificio.
 
Ho risparmiato al mio povero interlocutore tutti i dettagli relativi alla giornata del matrimonio, giusto per non togliergli quel minimo di sorpresa se mai dovesse un giorno decidersi al gran passo.
Morale della favola? Oggi dopo un mese marito e moglie incominciano a litigare (non aspettano neanche il settimo anno come succedeva ai miei tempi), e il più delle volte si separano con la scusante che non erano fatti l'uno per l'altro.
E vissero felici e con tanti debiti.

Maria Rosaria Paglialonga

 
Di Antonio Mellone (del 04/12/2015 @ 22:22:45, in Presepe Vivente, linkato 3122 volte)

I trafiletti da inviare a “quiSalento” devono essere concettosi, stringati, lapidari; contenere alcune informazioni essenziali, incuriosire il lettore, indurlo a visitare i luoghi e partecipare alle manifestazioni. Ormai lo so bene per averne scritti e spediti a decine, se non a centinaia, nel corso dei quasi quindici anni di vita di questa bella rivista: brani, articoli, reportage, servizi sul conto di Noha e dintorni, a proposito di eventi, beni culturali, libri, feste patronali, concerti, sfilate, presepi viventi e fiere dei cavalli.

Quest’anno, nel vergare il passo sul prossimo venturo presepe vivente nohano, non son mica riuscito a fermarmi alle solite dieci quindici righe d’ordinanza, tanto che ho dovuto inviare a Marcello Tarricone e alla Cinzia (che è dolcissima e non so come faccia a sopportarmi) una mail che non finiva più. Sì, mi son fatto prendere la mano, sicché temo che i miei amici della redazione dovranno lavorare non poco di lima e forbici per far quadrare i conti dell’impaginazione.

Ma credo di esserne scusato.

Infatti, come fai a non dire che il presepe vivente di questa edizione avverrà in un luogo incredibile nel cuore della cittadina di Noha, un palcoscenico unico al mondo, un piccolo mondo antico che nessuno pensava di poter rivedere, anzi rivivere, chiuso com’è stato fino a ieri da un alto muro di cinta per abbondanti quattro o più decenni?

Come fai a non raccontare dei ragazzi-eroi di questo presepe che sono riusciti finalmente ad espugnare la fortezza, il castello, la torre medievale e il suo ponte levatoio, risvegliando i fantasmi del passato aggrappati alle volte dei secoli?

Non è la prima volta che questi prodi guerrieri rianimano i beni culturali del mio paese, là dove il vento sinistro degli insipienti e degli ottusi ha sempre lavorato per occultarli, denigrarli, seppellirli, anestetizzando le coscienze e la loro voglia di esistenza in vita. E così fu per la Masseria Colabaldi, per le Casiceddhre, per la Casa Rossa finalmente tornate al centro dell’attenzione. E’ inutile dire che la prossima e più ardimentosa sfida sarà il frantoio ipogeo: e nessuno pensi di metterci una pietra sopra.

Ma ritornando al punto. Come si fa a non scrivere che quest'anno il presepe vivo e itinerante di Noha ha fatto cadere i muri di Berlino del mio paese, spalancato porte sante, realizzato un miracolo di Natale, dando ossigeno al parco del Castello, soffocato da rovi e da amnesie umane, considerato come un vuoto a perdere, un cimitero di rovine e ruderi, un reticolo di crepe e rughe fino a ieri?

Finalmente dopo troppo oblio, ripulita da sterpaglie e dai mille segni del suo metodico abbandono, ritorna a svettare orgogliosa più che mai la Torre medievale di Noha (XIV secolo), accompagnata dal suo inseparabile Ponte Levatoio. Torre e Ponte diventano i nostri Romeo e Giulietta, Tristano e Isotta, Paolo e Francesca, con l’augurio che stavolta non si tratti di una tragedia, ma di una Storia di Noha a lieto fine. Basterebbe questo archeo-gruppo scultoreo di beni culturali antichi di rara bellezza per giustificare la visita al presepe vivente 2015.

Il resto dei “fori imperiali” salentini ubicati nel parco del maniero nohano è tutto un susseguirsi di scorci spettacolari (e autentici), come per esempio le cantine con le enormi botti di rovere dove s'invecchiava il Brandy Galluccio, prodotto a Noha e imbottigliato a Martina Franca, fusti manutenuti da esperti maestri bottai gallipolini; la monumentale piscina ovale in stile Liberty, perfetta e aggraziata, ubicata al centro di quest’oasi di verde; la “castelluccia”, vale a dire la torre dell'acquedotto con un bellissimo impianto elettrico dei primi del ‘900, con marmi e pezzi in ceramica utilizzati a mo’ di isolante, e un sistema idraulico di pompe e canali irrigui collegati al pozzo ricco di acqua dolce. Tutto diventa materia da ammirare e studiare, oggetto di osservazione e dibattito, come avviene in un’escursione o in un viaggio didattico.

Al presepe di Noha non mancheranno poi i destrieri (come potrebbero nella “Città dei cavalli”?), ma anche un'infinità di altri animali da masseria, onde il presepe di Noha è rinomato nel Salento per il suo peculiare, nostrano ma anche esotico zoo.

In questa novella agorà, poi, si potranno degustare le pucce con le olive (che verranno prodotte in diretta nei forni allestiti all'interno del presepe) ed altre specialità culinarie nohane: dalla pasta fatta in casa alle pittule calde calde, dai panini farciti ai dolci natalizi prodotti dalle nohane, e ci si potrà scaldare con un bicchiere di vin brulé, rifocillarsi con i formaggi, i latticini, le olive sotto-sale, i pomodori secchi, i peperoncini piccanti, gli schiattuni de cicora, le noci locali e le altre leccornie da campo e da fattoria rigorosamente Noha-Dop, offerte nelle osterie del presepe.

Ultima chiosa. A Noha non esistono i mestieri “di una volta”, ma “di questa volta”: occupazioni, attività, professioni che fortunatamente continuano ad essere esercitati da un gran numero di artigiani-artisti locali, che vanno dallo scalpellino della pietra leccese al falegname, dal produttore di piatti e pignatte di terracotta alla ricamatrice al tombolo, dal maniscalco al calzolaio, dal contadino al pastore, dal casaro al sellaio, dalla ricamatrice al seggiolaio...

Nel presepe vivente di Noha non esistono comparse, ma solo protagonisti: i quali, per indole e formazione, non recitano mai una parte imparata a memoria, ma semplicemente vissuta tutti i giorni dell'anno. Inclusi, a questo punto, anche quelli delle feste comandate.

Antonio Mellone

 

Da mesi, infatti, lo stadio comunale “G. Specchia”, sede della storica e gloriosa Pro Italia Galatina, versa in condizioni indegne e vergognose per una città blasonata come la nostra.

Dopo la chiusura dell’impianto, determinata da un atto dovuto dell’Amministrazione, nessuno si è attivato per darlo in gestione né si è provveduto alla manutenzione ordinaria che permettesse uno stato di conservazione ottimale. Curare il manto erboso e la struttura vuol dire preservare il valore economico, l’appetibilità e la dignità di un impianto che ha sempre rappresentato un fiore all’occhiello nel panorama calcistico provinciale, come testimoniato dal fatto che appena qualche anno fa la nazionale di calcio scelse proprio il Pippi Specchia come campo di allenamento in vista della partita di qualificazione che si sarebbe giocata a Lecce.

Oggi qualcuno, tra cui il consigliere De Pascalis, ha documentato con fotografie, che fanno male solo a vederle, lo stato di abbandono e di degrado in cui versa il terreno di gioco del campo sportivo. Erbacce e sterpaglie alte e secche che insieme a buchi e zone sconnesse rende impraticabile ed inutilizzabile il terreno di gioco. Un logoramento accelerato anche perché nei mesi scorsi il campo sportivo è stato utilizzato per qualche partita di Rugby che ha contribuito a dissestare un campo concepito per le partite di calcio.

A questo proposito all’Assessore Loredana Tundo, che ha subito garantito lavori di manutenzione, vorremmo chiedere: ma l’Associazione che ha utilizzato il campo sportivo per le partite di Rugby ha pagato i canoni dovuti al comune? Ma soprattutto, che senso ha spendere ingenti soldi pubblici oggi quando invece sarebbe costato di meno procedere con una periodica manutenzione ordinaria? E perché la cura del manto erboso dello stadio non è stata inserita nell’appalto per la cura del verde pubblico?

Molte domande andrebbero poste non solo in riferimento allo stadio Giuseppe Specchia, ma a tutti gli impianti sportivi comunali dati in gestione provvisoria a società sportive ed Associazioni di cui non è dato sapere se abbiano pagato regolarmente i rispettivi canoni e quindi se abbiano usufruito delle strutture legittimamente.

Le parole e le rassicurazioni dell’Assessore Tundo a questo punto non bastano. Anzi, quando dice che nelle prossime ore inizieranno i lavori di manutenzione del campo sportivo afferma qualcosa che potrebbe essere ancora più dannoso: una eventuale sistemazione e piantumazione dell’erbetta andrebbero fatte a settembre con il caldo ormai alle spalle. Diversamente iniziare i lavori di piantumazione dell’erbetta d’estate, con condizioni climatiche avverse, significherebbe sprecare forze e denaro.

Ma le parole non bastano anche perché troppo spesso abbiamo ricevuto rassicurazioni a cui poi non sono seguiti i fatti. Ciò è accaduto qualche mese fa quando a seguito della nostra interrogazione in cui chiedemmo se il tappetino d’asfalto irregolare di via Piazza Cesari e di Via Principessa Mafalda fosse provvisorio o definitivo, l’Assessore Tundo ci rispose che era provvisorio e che una volta assestatosi il terreno si sarebbe proceduto con i lavori di sistemazione.

Ad oggi, dopo mesi di assestamento, quelle strade sono ancora sconnesse e dissestate e dimostrano come spesso alle parole ed alle rassicurazione non seguono azioni concrete.

Quelle stesse azioni che gli sportivi di questa città si aspettano per recuperare lo stadio, le strutture sportive della città e delle frazioni, per rilanciare soprattutto il calcio in città in maniera seria e per dare un futuro ai nostri ragazzi, ai nostri tifosi ed alle nostre Associazioni sportive.

Pierluigi Mandorino

Segretario – Partito Socialista di Galatina

 
Con la presente si comunica che la struttura sede del centro aperto polivalente di Noha è collaudata ed agibile ed è stata data in gestione al Consorzio “EUROPA – Servizi, Formazione e Terzo Settore” (C.E.S.F.eT.) a seguito di esperimento gara d’appalto da parte della Direzione Servizi Alla Persona.
Dovendo procedere all’allacciamento alla rete di energia elettrica, veniva a tempo debito richiesta ad Enel la fornitura di una potenza di 50 KW a 380 V trifasi, necessaria per le utenze installate nel Centro.
A fronte di tale richiesta Enel comunicava di essere nella impossibilita’ di fornire direttamente la suddetta potenza a mezzo di cavidotto derivato dalla sua piu’ vicina Cabina MT-BT, gia’ utilizzata per i carichi elettrici del quartiere al limite della potenza nominale erogabile, per cui dichiarava essere necessario procedere alla realizzazione di altra cabina sempre di sua proprieta’ per poter fornire la potenza richiesta di 50 KW.
A tal fine chiedeva al Comune di Galatina – Ente proprietario del Centro - di rendere disponibile un’area pubblica o di voler realizzare un vano cabina – limitatamente quindi alla sola struttura muraria prefabbricata e non anche alle attrezzature elettriche in essa contenute – con oneri di realizzazione a carico del Comune richiedente, ma riconosciuti e restituiti dall’Enel in ugual misura all’atto della cessione in proprietà ad Enel stessa; soluzione questa ritenuta piu’ idonea.
A carico del Comune sarebbero rimasti gli oneri per l’allacciamento in bassa tensione a 380 V – 50 KW sempre e comunque dovuti secondo la tariffa vigente , oltre alla realizzazione del tratto di linea di collegamento fra la cabina e il vicino punto di allaccio gia’ previsto in corrispondenza al vano deposito sito nel cortile del Centro.
Naturalmente la cabina MT-BT cosi’ realizzata oltre a fornire la potenza richiesta dal Centro restera’ a disposizione per erogare la potenza necessaria ai futuri allacciamenti in ampliamento del quartiere.
Purtroppo i limitati fondi di bilancio a disposizione dell’anno 2013 non hanno permesso la copertura degli oneri previsti per l’intervento cosi’ come sopra detto, copertura che sara’ assicurata con il bilancio 2014. Pertanto per permettere l’utilizzo immediato della struttura prima del formale affidamento del servizio di gestione del centro aperto polivalente per minori, si provvedeva ad un allaccio provvisorio che garantisce l’erogazione dell’energia elettrica. Ovviamente la potenza erogata tramite contatore provvisorio non ha permesso l’utilizzo di impianti accessori e precisamente ascensore, riscaldamento, condizionamento e pannelli solari fotovoltaici. Si prevede l’esecuzione dell’intervento di realizzazione della cabina cosi’ come sopra detto necessaria ad Enel per fornire i 50 KW richiesti attivando quindi i suddetti impianti tra giugno e settembre 2014 e comunque non appena approvato il Bilancio di Previsione 2014. Ciò in quanto, trattandosi di spesa di investimento è iscritta in Bilancio al Titolo III. Come noto l’utilizzo delle poste previste in tale titolo può avvenire solo dopo l’approvazione del Bilancio di previsione. In fine, in merito alla richiesta su impianto fotovoltaico e precisamente se sia stato previsto il ristoro dell’energia prodotta, si comunica che a seguito dell’allacciamento definitivo alla rete elettrica , si usufruirà del cosi detto meccanismo dello scambio su posto che porterà benefici economici per un periodo di 30 anni.

 

Andrea Coccioli
 
Di Albino Campa (del 27/05/2011 @ 22:14:41, in Nucleare, linkato 3615 volte)
Generalità

L'energia nucleare è presente in natura, Le prime bombe atomiche, del tipo di quelle sganciate su Hiroshima e Nagasaki, erano basate sul principio della fissione. Si deve notare che in questo contesto il termine atomico è assolutamente inesatto o almeno inappropriato in quanto i processi coinvolti sono viceversa di tipo nucleare, coinvolgendo i nuclei degli atomi e non gli atomi stessi. Secondo gli ultimi dati noti, le centrali nucleari in funzione in tutto il mondo sono 450. In Europa ci sono 195 centrali nucleari. Quelle più vicine al nostro paese, sono
collocate in Francia a 200km.

 L'energia nucleare è data dalla fissione o dalla fusione del nucleo di un atomo. La prima persona che intuì la possibilità di ricavare energia dal nucleo dell'atomo fu lo scienziato Albert Einstein nel 1905. Per ricavare energia dal nucleo dell'atomo esistono due procedimenti opposti:

  • la fusione (unione) di nuclei leggeri: nel suo procedimento unisce i nuclei leggeri in nuclei più pesanti e la differenza viene emessa come energia sotto forma di raggi gamma ad alta frequenza.
  • la fissione (rottura) di un nucleo pesante: La fissione consiste nel rompere il nucleo dell'atomo per farne scaturire notevoli quantità di energia. In natura le reazioni di fusione sono quelle che producono l'energia proveniente dalle stelle. Finora, malgrado decenni di sforzi da parte dei ricercatori di tutto il mondo, non è ancora stato possibile realizzare, in modo stabile, reazioni di fusione controllata sul nostro pianeta
Sicurezza

A parte il rischio di incidenti, il maggiore problema ancora insoluto è costituito dalle scorie radioattive, che rimangono pericolose per migliaia se non milioni di anni.

Le preoccupazioni principali dovute all'uso di energia nucleare per la produzione di elettricità riguardano l'impatto sull'ambiente e la sicurezza delle persone. Il più grave incidente, il disastro di ÄŒernobyl', ha ucciso delle persone, provocato feriti e danneggiato e reso inutilizzabili per decenni grandi estensioni di terra. Si teme che possano ripetersi altri incidenti simili, come accaduto recentemente in Giappone con il Disastro di Fukushima Daiichi. Un altro problema è l'elevata quantità di acqua necessaria per il raffreddamento e l'immissione delle acque calde nei sistemi idrici: ciò in alcuni ecosistemi può causare pericoli per la salute delle forme di vita acquatica, rischi di contaminazione radioattiva nelle fasi di estrazione.

le scorie prodotte dai reattori si mantengono radioattive a lungo nel tempo, fino al caso estremo del Cesio 135 (135Cs) che impiega 2,3 milioni di anni per dimezzare la propria radioattività.

Un altro problema di sicurezza riguarda il pericolo di fughe radioattive non derivanti da guasti interni alla centrale, ma da eventi esterni che possono compromettere la tenuta delle strutture. Un evento climatico catastrofico, quale un tornado o un terremoto di particolare intensità, potrebbero distruggere l'edificio di contenimento, se non adeguatamente dimensionato. In Giappone gli impianti della centrale nucleare di Kashiwazaki-Kariwa, furono danneggiati nel 2007 a seguito di un terremoto di intensità superiore a quello considerato nel progetto e si ebbero rilasci di radioattività nell'ambiente non completamente ed univocamente quantificati (si veda la voce relativa per dettagli).

Le centrali di oggi sono più sicure, è vero, come detto sopra i costi sono aumentati anche per questo. Ma i rischi sono comunque elevatissimi. Non perché sia facile che un incidente catastrofico accada, ma perché ne basta uno per effetti terribili su vaste zone. In Italia come in Giappone la sismicità aumenta i rischi, ma non servono crolli per causare un disastro. In Giappone in questo momento è bastato un malfunzionamento dell'impianto di raffreddamento per provocare il rischio di una fusione del reattore (nuova Chernobil). A volte si sente dire "ma tanto siamo circondati da centrali". E' vero, ma se la centrale di Chernobil fosse esplosa in Italia, gli effetti sul nostro territorio non sarebbero stati uguali. Nelle immediate vicinanze si ha un'area invivibile per generazioni, sulle popolazioni confinanti un aumento esponenziale delle malattie genetiche, di leucemie, tumori... Un incidente in Francia oggi potrebbe anche interessarci, ma gli effetti sul nostro territorio, anche se gravi, non saranno mai come quelli in territorio francese.

Questo discorso vale comunque per incidenti catastrofici. Altra cosa che però in molti non sanno è che gli incidenti meno gravi non sono così rari, ma in giro per il mondo non sono poche le centrali che hanno avuto malfunzionamenti con il conseguente rilascio nell'atmosfera di radiazioni oltre il normale livello di funzionamento.

Sempre in Giappone, a seguito del terremoto di Sendai, nel marzo 2011, una serie di quattro distinti gravi incidenti occorsi presso la centrale nucleare Fukushima I hanno causato il Disastro di Fukushima Daiichi.

L'unico modo per smaltirle ad oggi è interrarle in profondità, ma le aree circostanti avrebbero comunque conseguenze, e non è facile individuare tali luoghi adatti, anche considerato che le scorie devono rimanerci per 1.000.000 di anni... Negli USA ad oggi non hanno costruito neanche un luogo sicuro per confinarle, e attualmente le scorie sono accumulate in decine di stabilimenti sparsi sul territorio nazionale.

 
Costi
 I costi di costruzione di una centrale nucleare sono notoriamente superiori che in una qualsiasi altra centrale a causa della necessità di garantire gli stessi standard di sicurezza di una centrale termoelettrica.

 I costi privi di una quantificazione monetaria, come ad esempio, i seguenti:

  • danni alla salute degli esseri viventi nelle aree di influenza delle installazioni;
  • danni di lungo periodo all'ambiente circostante o interagente con il sito;
  • costi di stoccaggio delle scorie radioattive;
  • premi a copertura di danni causati da incidenti ed eventi disastrosi;
  • premi di rischio per ritardo nell'entrata in esercizio.

Secondo altri studi l'energia nucleare è economicamente svantaggiosa e gli enormi capitali necessari alla costruzione di un impianto ed alla gestione completa del ciclo del combustibile, non possono mai essere compensati dalla produzione di energia. Il professor Jeffrey R. Paine  (Professore di Antropologia presso
l’Università del Massachusetts) ha dichiarato: «L'analisi [...] suggerisce che anche nelle condizioni più ottimistiche (dove i costi sono considerevolmente tagliati ed i redditi salgono notevolmente), le centrali nucleari dell'attuale generazione, nel corso della loro vita, possono arrivare al massimo a coprire i costi». l'impianto raramente funziona a pieno regime, solitamente è sfruttato soltanto in parte (Paine sostiene che il 58% sia la norma) dal momento che alcuni impianti periodicamente devono essere fermati per controlli di sicurezza. Aumentare questa percentuale ci esporrebbe inevitabilmente a un rischio;

la dimostrazione finale e incontestabile della non economicità dell'elettricità da fissione nucleare è che da decenni nessuna azienda privata ha pensato di costruire una nuova centrale, se non dove sussistono ingenti sovvenzioni statali in seguito a una precisa scelta puramente politica (si veda il caso del governo Berlusconi), come per certe fonti rinnovabili (ad esempio il fotovoltaico), che senza contributi statali non avrebbero alcuna convenienza economica.

Nel 2009 si sono avute infatti diverse rinunce da parte di compagnie elettriche: ad esempio, la Mid American Nuclear Energy Co, operante in Idaho, ha rinunciato alla realizzazione dei suoi progetti di espansione del numero di reattori[13]; la AmerenUE, operante in Missouri ed Illinois, ha anch'essa rinunciato alla costruzione di un reattore EPR[14].

Al costo di creazione dell'impianto, manutenzione, produzione elettrica e smantellamento ci sono da aggiungere i costi di smaltimento dei rifiuti. Questi costi sono ancora non chiari visto che non si sono ancora trovate soluzioni definitive operanti per il lungo periodo per le scorie di III categoria (caso differente per quelle di I e II, di cui esistono molti siti di stoccaggio già funzionanti da decenni); infatti sono o in fase di studio o in fase di realizzazione alcuni depositi definitivi, ma nessuno di questi è ancora attivo.

 Chiara D'Acquarica

 
Di P. Francesco D’Acquarica (del 06/06/2018 @ 22:12:50, in La chiesa di Noha e i Vescovi di Nardò, linkato 2376 volte)

Premessa importante - Seguono  ora cenni di storia di tre Vescovi di Nardò che ne hanno guidato la Diocesi mentre a Noha era arciprete Monsignor Paolo Tundo: storia dei nostri giorni, quando la storia diventa quasi come un diario, per averla vissuta in qualche modo io stesso in prima persona. Nella prossima puntata terminerò la storia di don Paolo Tundo tracciando alcuni tratti del Vescovo Corrado Ursi, poi cardinale e arcivescovo di Napoli. Farò del mio meglio per essere imparziale.

P. Francesco D’Acquarica

 

Nicola Colangelo (1879 - 1937)             

Vescovo dal 16 dicembre 1935 al  27 giugno 1937

Motto: Ducam et reducam (Condurrò e ricondurrò)

Dal 1935 al 1937 il Pontefice fu:

            Pio XI  (1857-1939)                                  Papa dal 1922 al 1939

 

            Arciprete di Noha

            Mons. Paolo Tundo (1888-1962),        parroco dal 1934 al 1962

 

            Nicola Colangelo nacque in Schiavi d’Abruzzo, provincia di Chieti, da Luigi e da Rosaria Di Primio, quarto di undici figli, l’undici novembre 1879. Il 4 aprile 1903 fu ordinato sacerdote e, per desiderio del suo Vescovo, Pietropaolo, entrò nel pontificio collegio leoniano di Roma.

            Si addottorò in diritto canonico presso la pontificia università di S. Apollinare, conseguì al Leoniano il diploma di pedagogia ecclesiastica, di ascetica e di sociologia. Nel seminario diocesano di Trivento fu padre spirituale, insegnò diritto canonico, sacra Scrittura ed elementi di ebraico, infine ne fu rettore. Nel 1912 fu parroco a Schiavi d’Abruzzo, suo paese d’origine, e vi restò per circa un ventennio. Fece riparare la chiesa, che poi abbellì mediante tre altari in marmo: della Vergine dei miracoli, del protettore San Maurizio e l’altare maggiore (que-st’ultimo fu eretto a sue spese in ricordo della promozione a vescovo). Nel 1931, Nicola Maria Di Girolamo, Vescovo di Cajazzo, già suo compagno di studi, lo elesse vicario generale e rettore del Seminario di quella diocesi.

            Il 4 aprile 1932 fu eletto Vescovo di Oppido Mamertina, in provincia di Reggio Calabria e fu consacrato a Cajazzo (Benevento) il 26 giugno da Nicola Di Girolamo e dai co-consacranti Giovanni Giorgis, Vescovo di Trivento, e Attilio Adinolfi, Vescovo di Anagni. Il 17 settembre 1932, fece l’ingresso in Oppido Mamertina e constatò la triste condizione materiale e morale della diocesi, che presentava ancora profonde tracce dell’immane flagello tellurico del 1908. La cattedrale ed il palazzo vescovile erano sistemate in baracche di legno, i locali del seminario erano stati in gran parte distrutti. Colangelo si adoperò per la ricostruzione della cattedrale, di altre chiese e rifece in gran parte il seminario.

            Il 16 dicembre 1935, all’età di 56 anni, fu traslato alla sede di Nardò, della quale prese possesso il giorno dell’ingresso, 26 aprile 1936, pur rimanendo amministratore di Oppido Mamertina, sino alla presa di possesso del successore. Colangelo diede vita al Bollettino ufficiale della diocesi e per la quaresima del 1937 vi pubblicò la prima lettera pastorale: L’ora presente e l’azione cattolica.

Grande impulso diede alla preparazione del primo congresso eucaristico di Parabita, che si doveva svolgere dal 29 giugno al 2 luglio 1937, invitando i vescovi della Puglia ed il cardinale Alessio Ascalesi, arcivescovo di Napoli, ad intervenire. Non potè però essere presente allo svolgimento del medesimo, essendo stato inaspettatamente ed immaturamente colpito dalla morte, proprio pochi giorni prima, il 25 giugno 1937, all’età di 58 anni.

            I familiari vollero che fosse sepolto nella tomba di famiglia del suo paese di origine, Schiavi d’Abruzzo, dove giace. Nel decennale della sua morte, il 30 giugno 1947, nella parrocchia di San Maurizio, dove fu parroco per circa 20 anni, fu murata una lapide con relativo mezzo busto in marmo e con la seguente epigrafe:

 

L’Ecc.mo e Rev.mo Nicola Colangelo, Vescovo di Nardò

del nostro popolo di  Schiavi d’Abruzzo decoro ed onore

lasciò le impronte delle sue qualità

e con tutte le forze tutto osò

per la salute delle anime

1879 - 1937

 

Relazione con la chiesa di Noha

            L’arciprete a Noha in questo periodo, l'abbiamo già detto, era Don Paolo Tundo. Nato a Noha nel 1888, primo di sette figli da Luigi e Giovanna Colazzo, fu ordinato Sacerdote a 26 anni. Il primo incarico pastorale fu quello di viceparroco ad Alliste, poi cappellano militare durante la prima guerra mondiale in Albania. Nel 1920 era già a Noha,  prima come “Sostituto parroco” e cioè vice-parroco, poi nel 1933 come Economo Curato e nel giugno 1934 finalmente come Arciprete di Noha.

            Fu molto attivo nel guidare la chiesa nei tempi turbolenti e drammatici della seconda guerra mondiale. Durante il “Ventennio” fu anche Podestà occupandosi, senza risparmiarsi, dei problemi della sua gente.

            Diede vita (e non c’erano ancora i computer) ad un giornalino parrocchiale intitolato “Il Buon Pastore” che faceva arrivare in ogni famiglia. Fin dall’inizio del suo ministero diede nuovo impulso alla Confraternita della “Madonna delle Grazie” che durante l'arcipretura di don Vitantonio Greco si stava spegnendo.

            La sua opera più importante fu la costruzione di una scuola materna per i bambini di Noha che fece erigere su un terreno di sua proprietà e che affidò alle "Suore discepole di Gesù Eucaristico".

Volle fortemente che la scuola fosse affidata in maniera stabile ad una congregazione di religiose, donando loro anche l’immobile. Bisogna sapere che nel 1941 già esisteva una scuola materna affidata ad una congregazione di Suore Antoniane. La scuola era situata in una abitazione privata di Via Cadorna angolo Cesare Battisti che anch'io frequentai. Ma le Suore, spaventate per un furto subìto di notte mentre erano in casa, decisero di abbandonare Noha, e lo fecero di lì a poco definitivamente.

Nel verbale della Confraternita della Madonna delle Grazie in data  5 Maggio 1941 (è l'anno del furto) c’è questa annotazione: Il 5 Maggio 1941 si sono riuniti i Confratelli. Hanno deliberato L.100 a favore delle Suore costituite a Noha. Sembrerebbe di capire come fosse un rimborso per i danni subìti nel furto. Quelle Suore abbandonarono Noha, ma don Paolo perseverò nel suo impegno a favore di una scuola materna. Ora la scuola di via Carso è molto ben frequentata, non solo perchè sono aumentate le famiglie con gli alloggi della "Zona 167", ma anche perchè vengono anche alcuni bambini dalla vicina Galatina. Le “Suore Discepole di Gesù Eucaristico” dedicano tutto il loro entusiasmo,  impegno  e cura per l'assistenza e la cura delle nuove generazioni.

           

            Don Paolo morì, possiamo dire, improvvisamente, il 30 giugno  del 1962, nel giorno del suo onomastico, la festa di S. Paolo che in quel tempo era celebrata il 30 giugno, e riposa nel camposanto di Noha nella seconda cappella a sinistra dell’ingresso, fatta erigere dalle sue sorelle.

 

          Altri Sacerdoti di questo periodo

*        Don Gerardo Rizzo (1924-2007), nipote di don Paolo.

*        Ma vi è anche Don Donato Mellone (1925-2015), anche lui suo nipote, che sarà poi suo successore nell’arcipretura di Noha.          

          Altri sacerdoti che in questo tempo in qualche modo hanno avuto a che fare    con la chiesa di Noha sono:

*        Papa Dunatu (Don Donato Frisullo di Aradeo)

*        Papa Vitu (Don Vito Zizzari di Seclì e Padre Spirituale della chiesa della   Madonna delle Grazie a Noha)

*        Papa Liberatu (Don Liberato Demitri di Nardò).

          Non ci sono particolari notizie sulla chiesa di Noha che riguardano il Vescovo     di Nardò se non le solite cose di abituale amministrazione.   

 

 

Gennaro Fenizia (1889 - 1952)

Vescovo dal 17 agosto 1938 al  21 luglio 1948

                                                    Motto: Posuit fines tuos pacem (Portò la pace )

Dal 1938 al 1948 il Pontefice fu:

            Pio XII (1876-1958)                           Papa dal 1939 al 1958

 

            L’arciprete è sempre don Paolo Tundo (1888-1962).

 

            Gennaro Fenizia nacque a Napoli il 10 luglio 1889, fu ordinato sacerdote il 16 agosto 1914 ed era professore di scienze in un liceo di Napoli, quando il 17 agosto 1938 fu eletto Vescovo di Nardò dal Papa Pio XI. Fu consacrato il 30 ottobre 1938 e fece l’ingresso solenne in Nardò il 4 dicembre.

            Nel febbraio 1940 indirizzò al clero ed ai fedeli della diocesi la lettera pastorale dal titolo: L’educazione cristiana.

            Per incrementare la vita pastorale, eresse alcune nuove parrocchie.

            Il 31 maggio 1942 intraprese la visita pastorale, che terminò nel 1945, la cui descrizione è molto frammentaria e di nessun rilievo.

Il 5 giugno 1945 dichiarò la Vergine del perpetuo soccorso patrona di Porto Cesareo, frazione di Nardò.

            Dal 30 maggio al 6 giugno 1948 celebrò in Nardò il I congresso eucaristico diocesano con la partecipazione di alcuni Vescovi della Puglia e del cardinale Alessio Ascalesi, Arcivescovo di Napoli. A ricordo, all’ingresso dell’episcopio, il 3 ottobre 1948, accommiatandosi da questa diocesi, fu posta una lapide in marmo avente lo stemma vescovile e la seguente scritta:

 

A Dio Ottimo Massimo

Dal  30 maggio al 6 giugno del 1948 a Nardò

l’Ecc.mo Vescovo Gennaro Fenizia

reggendo la diocesi neretina

il  I congresso Eucaristico con esultanza

di fede e di amore

alla presenza dell’Emin.mo Card. Ascalesi fu celebrato

il clero e il popolo al loro pastore posero con animo grato

Nardò 3 ottobre 1948

 

            L’anno successivo mons. Gennaro Fenizia fu traslato alle diocesi di Cava e Sarno il 21 luglio 1948, restando amministratore apostolico di Nardò sino all’arrivo del nuovo Vescovo. Risiedette sette mesi, da maggio a novembre, a Cava e cinque mesi, da dicembre ad aprile, a Sarno (Salerno). Attese specialmente alla ricostruzione del seminario di Cava, che 33 anni prima era stato abbattuto, perchè pericolante. Dopo alcuni anni di episcopato in quelle diocesi, all’età di 64 anni, morì a Cava dei Tirreni il 20 novembre 1952 e fu sepolto in quella cattedrale. Nel 1939, il Vescovo Alfredo Vozzi fece porre sulla tomba un piccolo monumento e questa epigrafe:

Qui nella pace di Cristo riposa risorgituro

GENNARO FENIZIA

napoletano che

nominato Vescovo di Nardò

il 17 agosto 1938

traslato alle chiese di Cava e Sarno il 21 luglio 1948

per singolare zelo delle anime in ogni campo rifulse

pastore buono e saggio amò i Sacerdoti

particolarmente i più umili

assai benemerito per molte opere

tra cui assolutamente insigne e lodevole

la ricostruzione del seminario diocesano di Cava

già da 35 anni abbandonato

all’età di 64 anni

immaturo non impreparato il 20 novembre 1952

colpito dalla morte

lasciò presso tutti grandissimo rimpianto

Il suo immediato successore

l’Ecc.mo Mons. Alfredo Vozzi questa lapide

tra il plauso generale del Clero e del popolo

il 4 ottobre 1959 pose.

 

Relazione con la chiesa di Noha

            La visita pastorale del 1942 la ricordo anch’io. Ero un bambino di appena sette anni. Mi è rimasta impressa nella memoria l’accoglienza festosa del Vescovo da parte della popolazione. Rimasi incantato nell’osservare quel vecchio (così mi parve) tutto vestito di color rosso-violaceo, accolto sotto un baldacchino all’entrata del paese. Era la prima volta che vedevo un Vescovo e pur essendo ancora piccolo, capivo che si trattava di un personaggio molto importante. Accompagnato così sotto quel pallio retto da sei aste impugnate da altrettanti robusti signori si avviò verso la chiesa parrocchiale come in processione solenne con tutta la popolazione.

            Rividi lo stesso vescovo, Mons. Fenizia, qualche anno dopo quando a Parabita frequentavo il seminario dei Missionari della Consolata. Era il 1947, io ero già più grande. Venne a trovarci mentre stavamo in un momento di ricreazione. Facemmo corona attorno a lui: questa volta lui era più dimesso. Lo salutammo e fu tutto più familiare e direi quasi normale.

            Il 14 dicembre 1939 don Paolo Tundo festeggiò il suo XXV° anniversario di sacerdozio. Nella chiesa di S. Michele il Vescovo Gennaro Fenizia celebrò il solenne pontificale alla presenza di molti sacerdoti convenuti da più parti. L’antico organo a canne e a mantice con una orchestra d’archi al completo accompagnò i canti eseguiti da una schola cantorum polifonica, composta da numerosi parrocchiani. Al pranzo offerto dal festeggiato partecipò anche il Vescovo Fenizia con numerosi convitati sacerdoti e laici, personalità e amici di don Paolo.

            Mons. Gennaro Fenizia venne ancora a Noha il 30 novembre 1946 (evento straordinario in quel tempo) per l’ordinazione sacerdotale di Don Gerardo Rizzo, (Noha 1924-2007). E fu ancora Mons. Fenizia che consacrò sacerdote nella cattedrale di Nardò Don Donato Mellone (Noha 1925-2015), nipote e successore di don Paolo all’arcipretura di Noha.

 

 Francesco Minerva (1904 - 2004)       

Vescovo di Nardò dal 16 sett. 1948 al 17 dic.1950

Motto: Nulla sapientia sine fide (Senza  fede non c'è saggezza)

Dal 1948 al 1950 il Pontefice era:

            Pio XII (1876-1958)                                 Papa dal 1939 al 1958

 

            L’arciprete di Noha

            Don Paolo Tundo (1888-1962),           parroco dal 1934 al 1962

 

            Francesco Minerva nacque a Canosa di Puglia, diocesi di Andria, il 31 gennaio 1904. Il 16 aprile 1927 fu ordinato sacerdote e in luglio si laureò in teologia.

            Divenne poi cancelliere della curia vescovile, padre spirituale del seminario di Andria, insegnante di religione nel ginnasio e nell’avviamento. Nel 1931 conseguì la laurea in giurisprudenza nell’università di Bari ed il 10 aprile 1932 divenne arciprete della cattedrale di Canosa.

            Il 16 settembre 1948 fu eletto vescovo di Nardò dal Papa Pio XII e fu consacrato il 31 ottobre 1948 nella cattedrale di Canosa da Ferdinando Bernardi (1874-1961), già Vescovo di Andria e allora Arcivescovo di Taranto, assistito da Fra’ Giuseppe Di Donna, Vescovo di Andria, e da Giuseppe Ruotolo (1884-1978), nativo di Andria e Vescovo di Ugento.

            Il 21 novembre 1948 inviò al Clero ed al popolo la prima lettera pastorale; il 4 dicembre ne prese possesso ed il 12 fece il solenne ingresso in diocesi.

            Dall’otto al 15 maggio 1949 celebrò il I congresso mariano diocesano a Parabita. Il congresso si concluse  con l’incoronazione dell’immagine della Madonna della Coltura, immagine  bizantina ivi venerata  da molto tempo, dipinta su un monolito.

            Rifece la parte del seminario diocesano prospiciente l’episcopio, riportando l’ingresso al lato dove era stato ai tempi di Sanfelice, rendendo più ampia e più regolare la piazzetta antistante.

            Nel settembre 1950 fu nominato amministratore apostolico di Lecce ed il 24 dicembre da Pio XII fu traslato in quella diocesi, restando amministratore apostolico di Nardò. Il 18 marzo 1951 si trasferì a Lecce, accommiatandosi da Nardò, dove sulla facciata del seminario fu scoperta una lapide marmorea con l’iscrizione:

Mons. FRANCESCO MINERVA

dal 12  dic. 1948 al 24 dic. 1950

Vescovo di Nardò

questo vetusto seminario rinnovando

rese viva espressione del suo apostolico zelo

Il popolo di Nardò riconoscente

18 Marzo 1951

 

            Per raggiunti limiti di età, rassegnò le dimissioni il 27 gennaio 1981, rimanendo Arcivescovo emerito dell'arcidiocesi di Lecce, ma ritirandosi nella nativa Canosa, pur continuando per molti anni a trascorrere l'estate nel Salento.

            Morì il 23 Agosto 2004, a cento anni e sette mesi circa, compiuti il 31 Gennaio 2004.

 

Relazione con la chiesa di Noha

            Nel congresso mariano di Parabita del Maggio 1949 la chiesa di Noha partecipò con un folto gruppo di pellegrini con il suo parroco don Paolo Tundo. Quella volta a Parabita c’ero anch’io perché frequentavo il seminario missionario dei Padri della Consolata, proprio lì, accanto al Santuario della Coltura, e fu tutto una festa.

            Il congresso mariano, il primo congresso diocesano, voluto dal Vescovo Francesco Minerva, si concluse con l’incoronazione della Madonna della Coltura, con la partecipazione del Cardinale Alessio Ascalesi, Arcivescovo di Napoli. L’evento straordinario e tutte le celebrazioni in programma furono preparate dai Missionari della Consolata che in quel tempo gestivano il Santuario della Madonna, ed io ebbi l'onore di partecipare a tutte le celebrazioni come seminarista e facendo parte del "piccolo clero" che il Vescovo Minerva tanto preferiva.

P. Francesco D’Acquarica

 
Di Redazione (del 13/07/2014 @ 22:12:19, in Comunicato Stampa, linkato 2732 volte)

Da socio e fruitore devo purtroppo constatare che la vita sociale di Fiera di Galatina e del Salento Spa continua ad essere abbastanza difficile e offuscata.

Nella conferenza stampa del 19.07.2013 il liquidatore Dott. Spagnulo aveva riferito di aver notato nelle precedenti gestioni “ cose poco chiare”; con lettera del 02.07.2014 ha affermato di avere già da tempo dato incarico ad un pool di tecnici di sua fiducia per comprendere se la gestione dei finanziamenti ricevuti dall’Ente fiera sia stata corretta, ma fino ad oggi gli esiti di tale indagine sono ancora ignoti.

Inoltre, ancora ad oggi non è dato di sapere chi siano i “fruitori che ancora oggi presentano fatture per presunte migliorie realizzate”, come da dichiarazione rilasciata dal Liquidatore in un articolo apparso sul Nuovo Quotidiano di Puglia del 04.11.2012.

A ciò si aggiunga la problematica connessa al fatto che l’impianto di climatizzazione dei padiglioni, pur installato pochi anni fa, non è più funzionante, e che nessuna contestazione in merito, a quanto è dato di sapere – visto che nessuna comunicazione ufficiale in merito è ancora giunta – nessuna contestazione è stata rivolta alla ditta installatrice.

Così come, nessuna comunicazione ufficiale è ancora giunta in merito alla richiesta, sempre rivolta dal sottoscritto, di sapere se le “fatture per presunte migliorie realizzate”, cui il liquidatore aveva fatto riferimento, sono le medesime per le quali sarebbe stata intentata causa contro Fiera di Galatina e del Salento Spa, causa poi, sempre a quanto è dato di sapere, conclusa transattivamente con la rinuncia, da parte di Fiera di Galatina e del Salento Spa, di cospicui crediti effettivamente vantati nei confronti dei medesimi fruitori a fronte della rinuncia, da parte del terzo, ad ogni credito portato dalle fatture menzionate.

Senza contare, poi, tutte le problematiche sorte con l’affidamento della gestione degli spazi espositivi a Fiera Salento Srl, in parte già balzate agli onori della cronaca, e le questioni attinenti il licenziamento degli ex dipendenti dell’Ente Fiera. Abbiamo assistito in questi giorni a una diatriba tra il Sindaco e Fierasalento srl su chi fosse la colpa della mancata realizzazione della Campionaria e non voglio entrare in merito anche perché leggendo il contratto è facile capire chi dice il falso, ma una cosa posso dire con certezza anche perché ho pagato sulla mia pelle, che tutti e due sapevano che la struttura era sprovvista di agibilità.

Ritengo che un intervento serio del “Palazzo del Potere” si imponga, naturalmente avendo come obbiettivo la soluzione dei problemi e non l’annientamento della struttura produttiva, visto che il Quartiere Fieristico di Galatina (LE) potrebbe ritornare a essere il fiore all’occhiello di una realtà comunale florida e che invece, allo stato attuale, assomiglia più ad una nave in mezzo ad una tempesta.

Antonio Garzia. ( Pubblidea)
 
Di Redazione (del 10/06/2018 @ 22:12:09, in Comunicato Stampa, linkato 1136 volte)

Doppio colpo per i ragazzi biancoblucelesti dell’Olimpia S.B.V. Galatina che raggiungono l’accoppiata nel canonico campionato under 13 , mettendo in cassaforte  anche il titolo regionale  della categoria.

I due tecnici Laura Pendenza e Antonio De Matteis alla fine di questa stagione esaltante  arricchiscono il loro palmares con i due titoli di campioni provinciali (3x3 e 6x6)e quello regionale (6x6), passando attraverso la formula dei quarti di finale che li ha visti primeggiare in quel di Castellana Grotte.

Le semifinali ,determinate ad incrocio tra le prime due squadre classificate dei due gironi, hanno visto scendere in campo la Showy Boys contro l’Ideal Talsano che si è aggiudicata  per 2-1 il pass per la finale e l’Olimpia SB.V. Galatina che si è imposta per 2-0 sulla Primigi Alberobello.

In un pomeriggio boccheggiante per calura ed aria sciroccale stagnante nel PalaPanicio,  è andata in scena una finale ricca di emozioni che ha esaltato la rappresentanza dei tifosi jonici e salentini presenti sulle gradinate .

Gli atleti di casa hanno avvertito più dei tarantini l’emozione di giocarsi un prestigioso titolo:  probabilmente, certi di poter replicare la vittoria di una settimana prima sugli stessi avversari, hanno peccato di supponenza nonostante i continui richiami di mister Pendenza ed hanno perso il primo set per 25-19.

Tutt’altra storia nella seconda frazione.

La troika Pendenza ,De Matteis e Gemma, ognuno per quanto di propria pertinenza ,tranquillizza i ragazzi richiamandoli a maggiori attenzioni in fase di ricezione.

Gli attaccanti diventano  più prolifici(De Matteis e Perrone su tutti) , scavano un solco di un +10 e pareggiano il set con il punteggio di 25-13. Si va al terzo set ,determinante per l’esito finale ,con l’Ideal Taranto sempre in vantaggio con il minimo scarto e al cambio campo sul 6-8 arriva il massimo vantaggio per i tarantini con un +3 .

L’attacco vincente di Perrone da posto due accorcia il divario (9-7)e manda la stessa ala al servizio:  Lorenzo De Matteis chiude ben quattro punti consecutivi su ricostruzione  e il Talsano perde smalto e fiducia . Commette due errori  , realizza un  solo punto e paga nel punteggio (14-10) un break di + 8 punti degli scatenati ragazzi galatinesi.

Il punto della vittoria è a metà tra una splendida difesa di Mattia Murrone ,che posizionato in posto cinque impedisce alla diagonale dell’attaccante ionico di andare a punto, e l’errore dell’attaccante del Talsano che manda in rete il pallone del 15-10 per i padroni di casa.

Poi è festa per i giovani galatinesi e per i mister Pendenza e De Matteis che ricevono gli applausi da tutti, tifosi avversari compresi, e godono il trionfo sul parquet.

Alla premiazione , organizzata dai gestori dell’impianto sul prato adiacente il campo di gioco , hanno partecipano autorità sportive e politiche che si sono alternate nella consegna di medaglie e coppe a tutti gli atleti delle quattro  società.

E’ stato individuato , all’unanimità dei quattro tecnici presenti, il miglior giocatore della manifestazione nell’attaccante Lorenzo De Matteis dell’Olimpia SBV Galatina, che ha ricevuto il premio dalle mani del presidente FIPAV territoriale. avvocato Pierandrea Piccinni.

La rappresentanza degli amministratori locali, capitanata dalla vicesindaco ed assessore allo sport e  politiche giovanili Maria Rosaria Giaccari, dall’assessore alla cultura Cristina Dettù, dal presidente del Consiglio  Raimondo Valente e dal consigliere Albano Tundo, ha visto come contro altare la presenza del consigliere regionale Antonio Mattei e del su citato presidente della FIPAV Territoriale Pierandrea Piccinni, quasi a voler sinergicamente condividere impegni , promesse e progetti per lo sviluppo dello sport e del volley in particolare a Galatina.

Il buffet finale ha ristorato i piccoli atleti e tutti i partecipanti , che hanno apprezzato la varietà di dolciumi e sformati manufatti con arte dai genitori degli atleti.

Un ringraziamento particolare va rivolto a Luigi Santoro e Corrado Panico ,presidenti rispettivamente delle società OLIMPIA e SBV Galatina, per aver cantierizzato questo progetto di crescita e di valorizzazione di giovani locali , senza acquisizioni esterne per essere vincenti, che certamente darà alcuni buoni frutti.

Questi i campioni regionali sotto la guida tecnica di Laura Pendenza e Antonio De Matteis, coordinati da Zaira Gemma:

PERRONE,LAMACCHIA,DEMATTEIS,ARCADI,MAGURANO,MURRONE,DEBLASI, CUCURACHI,CARACHINO,PANICO A. PANICO S., NAVA,GABRIELI,VALLONE.

 

Piero de lorentis

AREA COMUNICAZIONE

OLIMPIA SBV GALATINA

 
Di Donato De Lorenzis (del 24/05/2016 @ 22:12:07, in Campo Sportivo, linkato 3506 volte)

Campo Sportivo Noha. 27.12.2015 La nostra cittadina se pur piccola ha un impianto Sportivo come tanti e tutti i paesi d’ITALIA, ed è un impianto che se messo in funzione è invidiabile da tanti paesi molto più grandi del nostro, completo di tutto per qualsiasi SPORT, ma purtroppo per vari motivi, che non stiamo qui ad elencare, è rimasto chiuso per un po’ di tempo e al degrado totale abbandonato a se stesso, tutti quanti noi lo sapevamo, il tutto alla luce del sole. Così un gruppo striminzito di amici ha pensato bene di far qualcosa a rivivere l’impianto per lo SPORT, tra l’altro tentativo fatto ancora indietro negli anni con altre amministrazioni, ma senza successo. Tra varie visite negli uffici che contano e che trattano lCampo Sportivo Noha. 27.12.2015’argomento “strutture sportive”, ci hanno consigliato di formare un’Associazione Sportiva e così ci siamo messi in moto. Nell’inverno freddo del 2015, precisamente tra il 15 e il 17 febbraio è nata l’Associazione Sportiva Dilettantistica DPM ATLETICO NOHA, il nome non è un caso, è stato studiato bene ed ha un significato. Anche il logo è stato studiato con non poca fatica, ma semplice da capire: le TRE TORRI è il simbolo di NOHA, lu SCIACUDDHRI, beh è di casa a NOHA, infine i PALLONI perché rappresenta lo SPORT. Non voglio per adesso mettere nomi di persone perchè nessuno di Campo Sportivo Noha. 27.12.2015noi ha meriti maggiori o minori dell’altro, tutti, dico tutti con il proprio contributo. Un grazie va anche a qualche persone estranea all’Associazione che, con il suo aiuto ha contribuito a far sì che l’iniziativa vada a buon fine. Quindi siamo tutti sulla stessa linea di partenza, dico questo per togliere qualche dubbio a qualcuno. E’ naturale che in un’Associazione, Comitato, Riunione, Assemblea, ci deve essere un responsabile, legale rappresentante o Presidente che dir si voglia con appunto delle cariche, delle figure interne, che devono mandare avanti la baracca così come previsto dalla Legge e Statuti; da qui la figura del PRESIDENTE e del DIRETTIVO, deciso a suo tempo e luogo da quegli amici che si sono messi in gioco, quindi nessuno si è rivestito di AUTORITA’!!!

Fatta questa premessa, arriviamo ai giorni nostri. Gli Impianti Sportivi Polifunzionali di NOHA rappresentano un Campo Sportivo Noha. 27.12.2015esempio concreto di risorse per tutte le comunità, l’idea dell’Associazione DPM ATLETICO NOHA è, sin dal momento dell’assegnazione dei suddetti Impianti, di creare una realtà Polisportiva che attraverso l’uso strumentale dello SPORT consenta a tutti gli Atleti, senza nessuna distinzione, di realizzare un percorso formativo completo, tutto questo senza SCOPI DI LUCRO, pensiero lontanissimo dei principi fondamentali della nostra Associazione.

La DPM ATLETICO NOHA per la migliore e più efficace azione delle funzioni prefissate ha come obiettivi: la collaborazione con tutte le Associazioni, Club o altre aggregazioni Sportive presenti nel territorio; la diffusione della pratica sportiva e delle attività Motorie-Creative; la promozione e lo sviluppo del Associazionismo Sportivo e Campo Sportivo Noha. 27.12.2015l’uso degli Impianti a tutti gli Interessati. Facciamo presente a tutti quelli che vogliono condividere e praticare Sport, dal Tennis al calcio in tutte le sue dimensioni, che l’Impianti sono aperti ed usufruibili in tutte le ore a secondo la loro prenotazione, quindi significa che se non c’è attività l’impianto rimane chiuso, non esiste orario da Negozio. Naturalmente per usufruire dei giochi ci sarà un contributo che parte da 0 euro per minori e qualcosa in più per i maggiorenni di buona volontà, da quantificare all’atto della prenotazione a seconda del tipo di Sport e dell’orario. Questo perché la corrente elettrica che si consuma viene pagata totalmente dalla DPM ATLETICO, non come qualcuno pensa dal Comune di GALATINA, ma se anche fosse diversamente bisogna comunque pagare ciò che si consuma, anche al Comune. Ricordo a tutti che siamo un’Associazione ONLUS non abbiamo SPONSOR che ci sostengono, ci autofinanziamo tra di…NOI…oppure con i piccoli contributi che ci vengono dati di volta in volta. Per tale motivo intendo Campo Sportivo Noha. 27.12.2015ringraziare fortemente un gruppo di AMICI, nostri compaesani, che dal primo in cui è stata riaperta la struttura, sistematicamente, ogni lunedì, vengono a giocare, dovremmo tutti prendere esempio da loro. Per concludere, vorrei ancora ricordare a tutti che il campo di calcetto ce l’abbiamo anche a NOHA, tanto per essere chiari e trasparenti a differenza di ciò che invece vorrebbero far passare altre persone con messaggi differenti o falsati.

La DPM ATLETICO NOHA, riguardo alla richiesta di chiarimenti avanzata dal Sig. Antonio MARIANO su NOHAWEB, circa la fruibilità o meno dei campi di NOHA da parte della “ RAPPRESENTATIVA NOHA”, si risponde restituendo al mittente tutte le eventuali accuse o polemiche di sorta e sottolineando che nessun rappresentante della neo formata squadra si è mai presentato presso la struttura a parlare con chicchessia sia Campo Sportivo Noha. 27.12.2015esso PRESIDENTE che DIRETTIVO. Affermando quanto pubblicato si dimostra che si parla o si scrive solo per il gusto di farlo o per il semplice ..SENTITO DIRE.. Occorre ricordare un famoso detto Nohano per cui come “PRIMA SE TIRA LA PETRA E POI SE SCUNDE LA MANU” . Questo modo di fare non è affatto corretto perché si dice il falso coscientemente!!! L’idea di fondo della DPM ATLETICO è lo sviluppo ed il consolidamento di tutte le Società Sportive anche dei Gruppi di giovani, come la “ Rappresentativa NOHA “, che attualmente forse non usufruisce della struttura per futili motivi dovuti ad incomprensioni o non conoscenza effettiva dello stato dei luoghi o semplicemente perché non hanno mai fatto richiesta. Detto e chiarito definitivamente quanto sopra, si spera che al più presto si possa risolvere questo increscioso malinteso se così lo possiamo definire, noi siamo completamente disponibili a qualsiasi dialogo ed apertura che preveda l’inclusività e non certo l’esclusione a priori Campo Sportivo Noha. 27.12.2015di nessuno. La possibilità di implementare un percorso non effimero, che produca persistenti miglioramenti alla qualità di vita di ciascun cittadino-atleta dipende anche dal modo in cui viene gestito il welfare-comunitario: le Società Dilettantistiche e non, nel rispetto delle proprie funzioni, devono imparare a promuovere lo SPORT. Le modalità di utilizzo degli impianti da parte della “ Rappresentativa NOHA “ e non solo, vengono concertati con il PRESIDENTE, sentito il DIRETTIVO, sempre presente in loco, al fine di ottimizzare l’uso e la fruibilità degli spazi stessi tra diverse associazioni che ne fanno richiesta.

Gli impianti Polifunzionali di NOHA sono, devono e rimarranno aperti a tutti. 

Al PRESIDENTE, tra l’altro, spetta, come da Statuto, il diritto insindacabile di intervento per la soluzione di Campo Sportivo Noha. 27.12.2015eventuali insuperabili divergenze relative all’uso degli stessi Impianti. Lo stesso PRESIDENTE è tenuto alla corretta utilizzazione degli Impianti, al rispetto di tutte le norme e regole stabilite, a vigilare ed è autorizzato, sentito il parere del DIRETTIVO, ad allontanare chiunque tenga un comportamento ritenuto pregiudizievole al buon funzionamento degli Impianti o dell’attività che si svolge.

L’Associazione DPM ATLETICO NOHA, sin dal primo giorno successivo all’assegnazione provvisoria, si è presa cura degli impianti che si presentavano in condizioni veramente disastrose e sotto gli occhi di tutti; il campo di calcio era un cumolo di sterpaglia e pietre, una situazione decisamente critica a cui la DPM ha voluto mettere mano con urgenza, infatti siamo intervenuti con misure di emergenza e di messa in sicurezza da subito e su diversi spazi, noi dell’associazione con tenacia, determinazione e tempestività siamo riusciti a dare ai campi un’altra immagine e la possibilità di aprirlo al pubblico nel più breve tempo possibile rispondendo anche alle Campo Sportivo Noha. 27.12.2015esigenze richieste dall’Amministrazione Comunale attraverso la manifestazione di interesse di giugno 2015.

Le difficoltà che la DPM ha incontrato sono state diverse e sempre in agguato, basta ricordare atti vandalici che abbiamo subito da ignoti sin dai primi giorni di insediamento, arrivando poi, a pochi giorni fa quando si è raggiunto il limite per danni provocati agli impianti per i quali si è richiesto l’intervento dei responsabili del settore LLPP. In un primo momento, si è pensato di non far pubblicità di questi brutti episodi perché ne sarebbe andato del decoro di tutta la nostra comunità, non solo, per evitare anche del vittimismo e tirati in ballo addirittura con falsità sui Social, allora è bene informare pubblicamente i cittadini. I danni, vanno dalla rottura ai tagli sull’impianti idrici mobili utilizzati per l’innaffiatura dei vari prati inglesi di proprietà della DPM; furti degli stessi tubi di acqua sempre Campo Sportivo Noha. 27.12.2015di proprietà della DPM; il campo di calcio irrorato con del veleno secca – tutto ha bruciato letteralmente tutta l’erbetta vera della quale il campo medesimo era dotato via via con non poco sacrificio per renderla verdeggiante, purtroppo, ignoti hanno addirittura lasciato le bottiglie vuote sul terreno di gioco, una volta utilizzate; da ultimo, ma non meno importante, due cagnolini di piccola taglia erano stati rinchiusi sotto il sole ed all’interno di una macchina parcheggiata nei pressi del campo di gioco. Solo per mero caso, in quella mattinata, sono stati liberati i due cagnolini, altrimenti per il caldo i poveri animali non sarebbero certo sopravvissuti.

Nonostante questi brutti episodi di VANDALISMO, la DPM ATLETICO con la stessa determinazione e tenacia di sempre e che la contraddistingue è riuscita a dare al Campo Sportivo un’altra immagine restituendo la normalità attraverso la possibilità di giocare sin da subito, sistemando tutto nel migliore modi. Le situazioni di disagio non sono certo scomparse, ma il lavoro svolto è stato tanto e ce ne sarà ancora, quindi si opererà certamente nella Campo Sportivo Noha. 27.12.2015convinzione di procedere nella giusta direzione. È necessario, però, che gli appassionati di SPORT, le Scuole, le Parrocchie, le Famiglie e le Istituzioni facciano sentire la loro presenza e la loro voce.

Con questo approfitto per comunicare a tutti che con una missiva indirizzata alla Direttrice della Scuola Polo 2 Galatina – Noha e per conoscenza anche al Comune di GALATINA, tutti i ragazzi di detto Plesso Scolastico sono stati invitati Suo tramite, a svolgere attività sportiva durante le lezioni di educazione fisica sul nostro impianto Sportivo. Con piacere comunichiamo altresì che la Direttrice ha risposto POSITIVAMENTE, prenotando per il fine anno scolastico le due Manifestazioni Sportive di chiusura dello stesso, sia per le classi primarie che per le medie. Non solo, si porta a conoscenza tutti voi, che sempre presso gli impianti sportivi di Noha, si procederà ad organizzare il progetto che vede coinvolte le donne nello sport, in particolare nel calcio.

IL PRESIDENTE DELLA D.P..M. ATLETICO NOHA

M.LLO DONATO DE LORENZIS

 


Campo Sportivo Noha. 27.12.2015Campo Sportivo Noha. 27.12.2015
Campo Sportivo Noha. 27.12.2015Campo Sportivo Noha. 27.12.2015
 
Di Albino Campa (del 28/02/2011 @ 22:11:24, in CDR, linkato 4072 volte)

Si è conclusa la diatriba sul coincenerimento del CDR (Combustibile Derivato dai Rifiuti) da parte di Colacem fra i Comitati territoriali e le Istituzioni Pubbliche, Lunedì scorso, 21 febbraio 2011, il Consiglio Provinciale ha deliberato l’iter autorizzativo per il cementificio Colacem al fine di poter incenerire rifiuti persino extra-salentini nelle sue fornaci! Ecco in sintesi un breve excursus della vicenda:

 L’11 Novembre 2010, nella seconda conferenza sul CDR organizzata dall'Amministrazione di Galatina, il Sindaco giustificava il conferimento del CDR in un bruciatore da realizzarsi nella Colacem di Galatina, lo giustificava dicevo, per il semplice fatto che esistono già realtà produttive più piccole ma altrettanto inquinanti.
 Nonostante le dichiarazioni allarmanti del dott. Serravezza, presidente della Lega Tumori provincia di Lecce, e della Dr.ssa Anna Melcarne, responsabile del Registro Tumori di Lecce, sul ben triste primato nazionale per insorgenza di malattie tumorali al polmone attribuito al distretto socio-economico di Galatina dall'ASL di Lecce nell'ultimo registro tumori, si vuole perseguire la strada del bruciare l’immondizia per agevolare una azienda privata o, peggio ancora, di sotterrarla sopra le falde acquifere come per esempio il caso Corigliano, invece di smettere di produrla o quanto meno incentivare il riciclaggio dei rifiuti.
 (da: COMUNICATO STAMPA congiunto  11/11/2010  Comitato cittadino  “Cambiamo Aria” – Galatina)
 Mercoledì 15 Dicembre 2010 la Filca Cisl, categoria che rappresenta i lavoratori delle costruzioni e affini, appartenente alla CISL, dichiara paradossale il diniego al conferimento del CDR a qualsiasi bruciatore in area Galatinese visto che in tutta Italia e nel resto d’Europa esistono già aziende simili che usano i sistemi di coincenerimento del CDR, nel contempo non si  aggiungono commenti sui riflessi eco-salutari di chi ci vive intorno ma si avanzano, come arma ricattatoria, l’alto tasso di disoccupazione che apporterebbe alla popolazione il mancato guadagno derivante dal coincenerimento. La nota più deplorevole che riecheggia nell’Assemblea della Filca Cisl è che non è possibile negare l’uso del CDR, come combustibile alternativo se pensiamo che molte città della Campania convivono con altissimi rischi per la salute pubblica per via delle tonnellate di immondizia maleodorante riversate nelle strade.
 Dichiarano ancora il rammarico, i rappresentanti RSU del sindacato, per l’avanzare del parere negativo sull’utilizzo del CDR come combustibile per inceneritori che esprime la Provincia il 12 dicembre 2010, quando i consiglieri Marra e Polimeno della maggioranza provinciale ricevevano applausi e ovazioni e pubblici ringraziamenti dai comitati e da tutta la cittadinanza riunita in assemblea per essersi impegnati in Commissione Ambiente e aver ottenuto da maggioranza e opposizione, l’impegno nero su bianco a ratificare in consiglio un netto “No” all’ipotesi di una autorizzazione positiva per il cementificio Colacem al fine di poter bruciare CDR!
 L’ultima briciola di genialità che emerge dall’assemblea è quella della mancanza di competitività delle nostre aziende con quelle dell’Est Europa, competizione basata su un costo del lavoro decisamente più basso del nostro, recuperabile, secondo i relatori dell’Assemblea, con l’incentivo all’uso del CDR negli inceneritori. Insomma meglio competitivi ammalati che disoccupati!
 A nulla sono valse le 3800 firme raccolte a Galatina ed a Soleto, come anche le enunciate conseguenze ambientali e sanitarie emerse dai vari convegni e l’espressa contrarietà della commissione provinciale, tutto finito:
 Lunedì 21 Febbraio 2011, è stato  approvato all’unanimità, dopo un ampio dibattito, l’ordine del giorno proposto dai consiglieri Roberto Marra e Salvatore Polimeno in merito al coincenerimento del CDR dell’impianto Colacem di Galatina, con un emendamento a firma di tutti i capigruppo, che stabilisce di “impegnare le strutture amministrative dell’Ente a porre, nelle procedure finalizzate all’istruttoria delle istanze presentate da Colacem, il massimo rigore, così da evitare il possibile rilascio di autorizzazioni nel caso che dovesse risultare l’eventualità di un qualsiasi peggioramento qualitativo e quantitativo delle attuali emissioni. Nella fase istruttoria dovranno essere effettuate da parte degli organismi pubblici, o di altri individuati dalla Provincia, verifiche tecniche, anche di carattere eccezionale, sullo stato attuale di aria, acqua e suolo sull’intero comprensorio e dovranno essere disposte tutte le ulteriori necessarie verifiche preventive ed empiriche, con oneri a carico di Colacem”.  
 La nota è uno stralcio del comunicato del Il Comitato Intercomunale “NON INCENERIAMO IL NOSTRO FUTURO”, pubblicato sul sito Galatina.it .
 A questo punto gli attori dello scenario apocalittico sono di due tipologie: da una parte i protagonisti del confezionamento del CDR e della relativa gestione in fase di incenerimento, insieme a loro i beneficiari del risparmio energetico della Colacem,  e l’ARPA Puglia (Agenzia Regionale per la Prevenzione e la Protezione dell’Ambiente), l’ente Pubblico preposto al monitoraggio delle emissioni; dall’altra le inermi famiglie dei cittadini che vivono sul territorio.

 Anche se questi ultimi sono evidentemente in maggioranza numerica, avranno semplicemente il “potere” di subire gli effetti che sortiranno da questo esperimento legalizzato. Siccome tutti finora, sia da una parte che dall’altra della controversia, hanno ostinatamente dichiarato conoscenze e certezze su pro e contro dell’ipotesi dell’incenerimento del CDR, senza mai apportare prove oggettive, diciamocelo pure chiaramente: l’area del comprensorio di Soleto, Galatina, Noha, Cutrofiano e Sogliano, e speriamo in un raggio non maggiore, sarà il laboratorio sperimentale e gli abitanti le cavie. E le cavie, si sa, si ammalano e muoiono quasi sempre per cause sconosciute, o per colpe di faccendieri impunibili.

 

Marcello D’Acquarica
 
Di Albino Campa (del 09/12/2010 @ 22:11:01, in Recensione libro, linkato 3588 volte)
Solo adesso mi rendo conto quanto un incontro del tutto fortuito, possa dirsi poi necessario nella vita.
Scorrevo con il dito lungo costole di libri che fremevano su scaffalature ricolme e proprio lì, non saprei spiegarmi il perché, sul dorso bianco di Glister, ho indugiato. L’ho sfilato dolcemente e l’ho trattenuto per qualche secondo sul palmo della mano per ammirarne la copertina. No, non l’ho scelto per la copertina, ne sono certo. Non l’ho scelto nemmeno per il nome dell’autore, John Burnside, a me sconosciuto sino a quel momento; nemmeno per il titolo, incomprensibile; né per la trama. Vi chiederete, allora, perché proprio lui tra centinaia di volumi? Oggi, solo dopo averlo letto, sono arrivato alla conclusione che è stato Glister a scegliere me.
È davvero difficile classificare quest’opera in una ben precisa categoria letteraria: non si tratta semplicemente di un romanzo noir, né tantomeno di una crime novel, un poliziesco o un romanzo psicologico. Glister è tutto ciò insieme, ma innanzitutto è una storia di formazione. Il romanzo di Burnside, attraverso una scrittura quanto mai sincera e libera da pregiudizi, si prefigge l’obiettivo di scuotere, svegliare le coscienze assopite di noi collaborazionisti e sonnambuli, che assistiamo impotenti alla distruzione delle nostre città.
È così che va il mondo. I cattivi vincono e gli altri, per salvare la faccia, fanno finta che non si sono mai accorti di niente. È difficile ammettere di essere impotenti, ma ti devi abituare all’idea. È a questo che serve la scuola, ovvio. Ad abituarti alla vitale disciplina di essere impotenti. (pag. 107)
Il luogo in cui Burnside sceglie di ambientare il suo romanzo non esiste sulla carta, è inutile cercarlo; è sufficiente leggere per scoprire che sotto le spoglie dell’Innertown, abbandonata con il suo impianto chimico ai piedi della nobile penombra dell’Outertown, è nascosta qualsiasi città, e nei suoi abitanti malaticci e svogliati non possiamo non riconoscerci.
L’Innertown non era un luogo salutare in cui vivere; il problema era nel fatto che, per la maggior parte delle persone, non c’era altro luogo dove andare. Era questa la ragione per cui in tanti morivano per cause che nessun dottore avrebbe mai potuto diagnosticare: delusione, rabbia, paura, solitudine. (pag. 48)
La scomparsa di alcuni giovani dell’Innertown è il chiodo a cui l’autore appende i problemi che affliggono il nostro mondo. Glister rappresenta l’alternativa a questo mondo marcio, in cui si soffre inutilmente e la sofferenza altrui non ha alcun valore; un mondo in cui il denaro è la logica dei più forti e quindi di coloro che, per una bizzarra legge della natura, dettano le regole del gioco. Ma è nelle mani del peccato d’omissione, incarnato nella storia dal poliziotto Morrison che per primo scopre il cadavere straziato di uno di quegli adolescenti scomparsi e per paura decide di insabbiare l’inchiesta, che le nostre città si sono frantumate.
…: è la forma più estrema di crimine in cui la città sia rimasta invischiata da decenni, il peccato d’omissione, il peccato di aver girato lo sguardo per non vedere cosa stesse accadendo proprio di fronte ai propri occhi. Il peccato di non voler sapere; il peccato di sapere tutto e di non fare nulla. Il peccato di sapere le cose dai giornali, ma rifiutarsi di vederle nei nostri cuori. Tutti lo conoscono questo peccato. (pag. 301)
Burnside ha costruito, pagina dopo pagina, una realtà in cui è difficile non riconoscersi e allo stesso tempo ha suggerito al suo lettore una via d’uscita. Glister è un luogo oltre la vita e per raggiungerlo occorre cambiare, fare delle scelte, ribellarsi, aprire gli occhi, spegnere la TV e leggere di più, e solo dopo essersi guardati intorno, sopra e sotto di noi, iniziare a interrogarsi.

GLISTER di John Burnside, Fazi Editore 2010, pagg. 309

Michele Stursi

 
Di Redazione (del 09/08/2019 @ 22:10:22, in Comunicato Stampa, linkato 1114 volte)

L'Amministrazione comunale e Monteco srl informano l'utenza che, a causa della chiusura dell'impianto di ricezione, giovedì 15 agosto non sarà effettuata la raccolta della plastica.

Cristina Dettù

 
Di Antonio Mellone (del 26/01/2015 @ 22:09:36, in NohaBlog, linkato 2863 volte)

Non riuscivo a capacitarmi di tanta sfacciataggine, l’altra sera, al convegno double-face (quello sui tumori nel Salento).

Un relatore monopolista della serata, il “giornalista-statistico” che, dopo il suo interminabile profluvio di parole, asserisce che certi interventi, soprattutto quelli degli altri - incluso il discorso a proposito del mega-impianto di compostaggio soletan-galatinese (per la produzione di biogas, non di compost) - sono fuori tema o fuori luogo [ma scusi, signor logorroico conferenziere, stiamo o no parlando di cause dei tumori? E questa forse che non lo sarebbe? Oppure bisogna sempre parlare dei massimi sistemi, o delle discariche di Patù, senza mai scendere nei particolari che ci riguardano più da vicino? ndr], e due Erinni, cioè le onorevoli avvocatesse della maggioranza montuosa che fa finta di governarci, che sbraitano e se la prendono se osi ricordare loro che la giunta di cui sono in qualche modo parte attiva, tra le altre mille schifezze:

1) ha dato l’ultimo ok ad un mega-porco commerciale di 26 ettari da colare nella campagna galatinese;

2) accetta con nonchalance le sponsorizzazioni da parte di Colacem (il giglio di campo di cui si son pure proiettate delle slide a proposito di cause dei tumori), e nulla dice a proposito di quella del TAP per la festa patronale;

3) va avanti come un treno sulla strada del mega-impianto di compostaggio-chiamatemi, quello di 30.000 tonnellate (se gli orrori non sono mega questi non si sporcano mica le mani) che produrrà invece biogas, oltre a tutta una serie di altri, come dire, tumori (stiamone certi);

4) sta per varare, già che si trova, anche la “mega area mercatale”, da definire - con solito eufemismo o meglio esproprio vocabolario - come “parco urbano”; pazienza poi se per questo “parco” si colacementificheranno e s’asfalteranno altri 4 o 5 ettari della “nostra madre terra”;

5) ha in mente e forse realizzerà un mega-parcheggio sotterraneo a ridosso del centro storico (il che è davvero molto coerente con la politica di incentivazione all’uso della bicicletta con cui, nei convegni sulla “mobilità sostenibile”, fa gargarismi e risciacqui orali tre volte al giorno);

6) si munisce di sega per troncare alberi di gelso e/o querce vallonee “che non hanno più di novant’anni d’età” (come se una quercia vallonea di novant’anni avesse meno diritto di esistere di una di trecentocinquanta);

7) non ha mai proferito (in quanto il concetto non sfiora nemmeno di striscio la corteccia cerebrale dei suoi componenti) un salutare “STOP AL CONSUMO DI TERRITORIO” (rendendosi così oltremodo corresponsabile del cambiamento del clima, in particolare del riscaldamento globale: sì, ogni comportamento, ogni scelta anche locale, anche micro, ha influenze in tal senso);  

8) affetta com’è di inaugurite cronica, questa giunta betoniera corre a destra e a manca a tagliar nastri tricolori per varare la “glande opera pubica” di turno, rigorosamente in cemento e/o asfalto, sovente progettata male, costruita peggio e/o quasi mai terminata.

Qualche esempio del genere? Circonvallazione interna (“utilizzata molto dai podisti”, come dice qualcuno: ergo che bisogno c’era di una circonvallazione?) che andrà avanti nel massacro ambientale con ruspe, piastre vibranti, rulli compattatori, bulldozer; centro polifunzionale che però non polifunziona affatto, colato in fondo a viale don Bosco per “riqualificare le periferie” [ma evitar lo scempio, no eh? Ndr]; asilo infantile sempre sullo stesso viale (non ancora inaugurato nonostante la “fine dei lavori” perché qualcuno ha scordato i cessi o qualcosa di simile); palestra-hangar che s’affaccia sulla suddetta circonvallazione interna, inservibile in quanto inutile e soprattutto inutilizzabile per una serie di motivi che sarebbe troppo lungo elencare qui di seguito; vecchia scuola elementare di Noha con allaccio elettrico provvisorio (ma quasi quasi definitivo), che non permette a riscaldamenti/ariacondizionata/fotovoltaico/ascensore di mettersi in moto.

Opere e progetti buoni soltanto ad arricchire furbi e sgorbi, aumentare i tumori (riuscite a coglierne il nesso?), a prendere in giro gli allocchi (in gergo: vucchiperti) di cui Galatina non ha mai avvertito la carenza, e a rovinare ciò che ancora residua di bello.

*

Non sia mai che i nostri cosiddetti rappresentanti imparino una buona volta la lezione di Renata Fonte, la Donna e il Politico (entrambi con la maiuscola) ucciso dalla mafia perché ha cercato di spiegare a tutti che per preservare la nostra terra (e tutelarci dal cancro) l’unica cosa di buon senso finalmente da fare è: NULLA. O comunque evitare di dar corso alla natura mentulomorfa di certi “progetti”.

Invece no: i nostri governanti nostrani, tutti muniti di cazzuole (ma soprattutto di cazzate), riescono ad aumentare il loro prodotto interno lurido solo con la grande schifezza, facendo finire nei piloni di cemento ciò che residua del buon senso (e chissà cos’altro) e nascondendo la testa sotto la sabbia. Come i calce-struzzi (e qui la prima z potrebbe essere sostituita a piacere da una n).

Antonio Mellone

 
Di Redazione (del 25/05/2015 @ 22:08:25, in Comunicato Stampa, linkato 2640 volte)

Sotto le mendaci e mistificate spoglie del “riammodernamento”, sembra ci sia un vero e proprio progetto di impianto nuovo di zecca in agro di Cavallino. Progetto votato a maggioranza il 6 Marzo scorso dall’Assemblea dei Sindaci ATO provincia di Lecce. I cittadini esasperati da più di 15 anni di malesseri e nauseabondi odori, spia olfattiva inequivocabile di qualcosa che non va, si organizzano in un “Comitato Intercomunale” e avviano una raccolta firme per chiedere l'immediata revoca e bocciatura ponendo un'irremovibile pietra tombale contro qualsiasi decisione di aprire, né tanto meno ampliare, nuove discariche o continuare a sperperare ingentissimi soldi pubblici, (circa 52 milioni di euro), in discutibili e non ben chiari “ammodernamenti” di mega-impianti industriali insalubri e antiscientifici quali gli inutili e dannosissimi “biostabilizzatori”, vera piaga e offesa all'intelligenza umana prima ancora che alla scienza tutta, assieme alle discariche e agli inceneritori che alimentano la malagestione dei rifiuti nel Salento, impianti spreca-denaro pubblico e ammazza salute, ed essere finalmente ascoltati, i cittadini, nel verso della difesa delle sacrosante ragioni di tutti e del Salento e soprattutto nel verso della difesa di inalienabili e intangibili Diritti, Diritto alla Salute e alla Vita in primis, strettamente legati al Diritto alla Salubrità, Benessere e Bellezza del proprio territorio, Diritti sanciti e difesi sommamente dalla nostra Costituzione Italiana e dall'Europa.

Si chiede fermamente al Presidente dell’ATO Paolo Perrone, nonché sindaco di Lecce e massima autorità sanitaria del suo comune, un improcrastinabile e drastico cambio di rotta allontanadosi dalla malo non-ciclo dei rifiuti nel Salento, a più riprese denunciato e smascherato da inchieste giornalistiche e posto sotto l'attenta lente della Magistratura. E’ impensabile a causa di questa dannosissima malagestione che prevede ancora nel 2015 discariche, mega impianti di fasulla e antiscientifica “biostabilizzazione” e incenerimento dei rifiuti, costringere i cittadini di San Donato, San Cesario, Lizzanello, Cavallino, Caprarica di Lecce e di Lecce stessa e di tutto l'hinterland a soccombere per altri 20 anni a delle condizioni capestro mettendo a repentaglio drammaticamente condizioni di vita e di salute rendendole ancora più pericolose e disumane. Alle soglie del 2016 sono molte e arcinote le esperienze virtuose consolidate sia in Italia che nel mondo, che dimostrano che un’altra gestione dei rifiuti, gestione buona e nel pieno interesse pubblico della risorsa “rifiuti”, è possibile e tale via maestra è rappresentata dall'ottima e concreta “Strategia Rifiuti Zero” che non prevede di trasformare ancora una volta i cittadini in cavie e i territori in pattumiere, così come oggi politiche e decisioni irresponsabili hanno ancora in animo di fare, aprendo addirittura una nuova discarica con ingentissimo spreco di pubblici denari e spingere le comunità del Salento a sprofondare in un ulteriore e drammatico abisso. Le discariche e l'attuale impiantistica minano inesorabilmente per loro nociva natura la salute dei cittadini, e compromettono la salubrità dei territori. Perdita di salute comprovata dal catastrofico quadro epidemiologico per troppo tempo sottaciuto e ignorato, in primis proprio dai pubblici decisori, relativo a insorgenze di patologie altamente degenerative e letali con incidenze in costante aumento e che oggi grazie ad accurati studi così bene si conosce.

Gli esempi di come invertire la rotta ce lo indicano proprio le esperienze virtuose dei Comuni di Galatina e Corigliano d’Otranto, tra i primissimi comuni che hanno avviato una gestione razionale e tracciabile, oltreché premiale, promuovendo e potenziando l'ottima pratica del compostaggio domestico, dimostrando come semplicemente applicando la legge vigente da oltre 15 anni e recuperando le buone pratiche tradizionali di gestione dell'importante e ingente frazione organica/umida del rifiuto, in armonia con il territorio, il cambiamento può essere semplice, immediato e a costo zero! In entrambi i comuni le amministrazioni hanno regolamentato la virtuosa e semplice pratica istituendo un Albo ufficiale e pubblico dei Compostatori per promuovere e far ben gestire, comprovandola, la buona e virtuosa pratica del compostaggio domestico, riscontrando in un tempo brevissimo una risposta oltreché positiva da parte di tutti i cittadini, ottenendo risultati insperati ed eccezionali.

Tenendo conto che la produzione pro-capite di rifiuti in Italia si attesta a circa 1 kg di rifiuti solidi urbani al giorno. Una famiglia di 4 persone quindi ne produrrà circa 1 tonnellata e mezza all'anno. Il 40 % di rifiuti solidi urbani sono di origine ORGANICA. Per rispettare i cicli naturali della materia la destinazione di questi rifiuti non deve essere l'accumulo nelle discariche ma la loro decomposizione e trasformazione in humus, prezioso per il terreno facendo tornare in pochissimi mesi le sostanze nutritive utili al suolo rigenerandolo.

Il comitato chiede a tutti i comuni dell’ATO di adoperarsi affinché si disinneschi la bomba ambientale rappresentata da discariche, biostabilizzatori e inceneritori dicendo il loro fermo e doveroso “NO!” adoperandosi da subito per adottare, invece, e applicare la virtuosa Strategia Rifiuti Zero, partendo proprio dall’incentivare massimamente il compostaggio domestico e agricolo, ripristinare la salubrità dei territori e mirare ad un abbattimento sostanziale della tassa sui rifiuti, attraverso una premialità a quei cittadini che effettivamente puntano a non conferire in discarica e a ben gestire la frazione umida/organica.

Si fa un appello a tutte le associazioni e a tutti i cittadini della provincia di Lecce, invitandoli a partecipare attivamente alla raccolta firme che si terrà domenica 24 maggio a San Donato di Lecce , in Piazza Garibaldi dalle ore 9.30 alle ore 12.00.

Il Comitato Intercomunale
 
Per info e contatti

Helen Centobelli 329.8120306 (per l'Associazione La Scìsciula, San Donato di Lecce)

Emanuele Lezzi 328.7045055 (per l'Associazione Sveglia Cittadina, San Cesario di Lecce)

Alfredo Melissano 327.1655422 (per il Forum Ambiente e Salute del Grande Salento)

 
Di Antonio Mariano (del 30/07/2021 @ 22:07:53, in Fetta di Mellone, linkato 2365 volte)

Non so se qualcuno ricorda le autocarrozzerie di una volta, quelle che ti rimettevano a nuovo la macchina dopo le nozze d’argento (voglio dire le nozze tra te e la tua auto). Intendiamoci, non è che i carrozzieri odierni non facciano altrettanto, ché quanto a tecnologia sono così avanti che tramite computer, robot, software e meccatronica riuscirebbero anche a ricostruire i connotati del conducente come manco un chirurgo plastico: è che invece siamo cambiati noi altri, o meglio il rapporto con il nostro mezzo di locomozione: un tempo emblema di fedeltà assoluta (finché morte non ci separasse), oggi di volubilità, e addirittura in nome della transizione ecologica.     

L’Autobianchi 500 Giardiniera (cioè station wagon) caffelatte di mio papà Giovanni, per esempio, fu rifatta ab imis fundamentis dopo circa un trentennio dal taglio del suo cordone ombelicale con la concessionaria. Il carrozziere che si chiamava Antonio Rizzo e aveva la sua officina in via Aradeo fu così bravo da non farci quasi più riconoscere la nostra vecchia Famigliare decappottabile: nuova di fabbrica sembrava, fiammante, profumata, “smaltata” nel suo originario colore neutro tattico (così – a parere della regina madre - non si sarebbe notato lo sporco). Il portapacchi in cima, ridipinto d’argento, era la corona di una principessa. Quella povera auto da soma che aveva caricato mante di tabacco, frese, zappe, tini d’uva, rape e cicorie, sacchi di grano, e due volte l’anno tutte le masserizie necessarie per “ritirarsi” in campagna ovvero per rientrare al paese a fine estate, sembrava pronta per un matrimonio di lusso. Le mancava giusto il fiocco di tulle.

Poi mio padre, monogamo per indole e convinzione, l’ha utilizzata fino alle nozze d’oro, che dico, di diamante e mi pare pure di platino (sempre tra lui e la 500 dico): mai un incidente, ricovero in garage la notte, e lavaggio con spugna secchio e suca (pompa collegata al pozzo), ma soltanto quando non se ne poteva più fare a meno.

Tutto questo per introdurre la storia dell’autocarrozzeria di Pietro Serafini, e per dire che c’è ancora chi è legato ai cimeli locomotivi del passato e che per poterne nuovamente godere deve trovare chi se ne occupi con passione e competenza. Sia chiaro, a Noha è pieno di artigiani del settore: abbiamo officine rinomate in tutto il Salento, o meglio in tutta d’Italia (basta leggerne le recensioni on-line); addirittura Antonio della F.lli Mariano, oltre a essere il presidente regionale della Confartigianato del settore, siede anche nel direttivo del Consiglio Nazionale, per non parlare di quei colossi che rispondono ai nomi dei F.lli Bonuso e di Idolo Officine che portano in giro per il mondo (appiccicato alle targhe degli autoarticolati transitati dal loro pronto soccorso) il nome di Noha, e per finire a Ciofficar dei Cioffi, padre e figlio, anch’essi professionisti ad alti livelli.        

Dunque non farò un torto agli altri carrozzieri di Noha se questa volta tratto del più piccolo fra loro, Pietro appunto, che nel 2015 ereditò la carrozzeria del papà Roberto, il quale aveva deciso, prematuramente, di andare a riparare le ali degli angeli.

La carrozzeria di Pietro la trovi in via Cadorna al 49, a un fischio dai giardini Madonna delle Grazie e, pur micro, è dotata di tutto quel che occorre: banconi, strumentazioni le più disparate, l’impianto per la verniciatura, il forno per l’essiccazione della dipintura. Ma prima di tutto trovi la pazienza, l’olio di gomito del titolare, la sua arte.

Pietro, trentasei anni d’età e quaranta di esperienza, mascherina, scarpe antinfortunistiche, guanti e tuta di prima mattina, studia i pezzi, si fa uno schema delle procedure e s’immerge nel suo lavoro senza sosta. L’ultima volta che lo vidi era alle prese con una “cosa degli anni ’60”, mi disse: il proprietario non aveva voluto interventi di altri se non il suo, e gli aveva presentato un ferrovecchio osando definirlo “la mia Vespa”. Ebbene quel “ferrovecchio” tempo dopo, non so più in quale concorso, s’era aggiudicato quale  primo premio una targa d’oro: una medaglia al merito che starebbe bene anche sul petto di questo cerusico estetico di automezzi.

Non finirei più se volessi scendere nei dettagli del lavoro di questo ragazzo, la sua inventiva applicata agli attrezzati specifici che di volta in volta addirittura s’inventa per salvare geometrie distrutte, la ricostruzione dei punti di riferimento del progetto iniziale, la gestione dei piccoli spazi di un’officina dove non vola nemmeno un granello di polvere, la più duratura stagnatura (che comporta tempo e lavoro) che Pietro s’è incaponito di utilizzare al posto della più caduca stuccatura dei pezzi (più facile e veloce), e la sua tenacia nel non tirarsi mai indietro qualunque catorcio ignobile gli venga presentato per la rianimazione.

Capitoli di molte pagine a parte meriterebbero la sua disponibilità a lavorare con spirito di abnegazione per la comunità (l’ha già fatto ad esempio riportando al suo antico splendore il marchingegno dello storico orologio della torre civica di Noha, oggi esposto nei locali della Scuola Media), nonché il commovente filiale bisogno di conversare ancora, nel suo ideale dialogo quotidiano, con il suo (e nostro) mesciu Roberto.

Antonio Mellone

 
Di Redazione (del 01/08/2021 @ 22:04:15, in Comunicato Stampa, linkato 649 volte)

L’Amore per il mio Paese è il carburante che mi ha spinto ad intraprendere un’attività professionale, scegliendo di non andare fuori per potermi realizzare. E’ sempre lo stesso Amore che mi ha convinto ad accettare l’incarico di Assessore che il nostro Sindaco Marcello Amante mi ha proposto poco più di quattro anni fa. E’ l’Amore il motore di qualsiasi azione. E’ per questo che sono infuriata quando degli “idioti” compiono dei gesti di non Amore. Ne è pieno il mondo di “idioti”, basta vedere, leggere e sentire le cronache di questi giorni! “Idioti” che appiccano il fuoco, “Idioti” che abbandonato la spazzatura, “idioti” che vandalizzano, “idioti”, sempre più da “idioti” siamo circondati. E’ contro di loro che mi pongo, contro chi non ha rispetto, non ama la bellezza ma anzi la odia.

Alcuni giorni fa, dopo aver fatto un sopralluogo insieme al consigliere Vito Albano Tundo, abbiamo dovuto chiudere i bagni della villetta San Francesco perché vandalizzati. Non è la prima volta che succede in questi quattro anni di amministrazione e puntualmente vengono riparati. I bagni non sono l’unico bene pubblico ad essere stato vandalizzato, negli ultimi tempi bande di teppistelli hanno vandalizzato le panchine del centro storico, l’impianto sportivo di Noha, i cestini porta rifiuti a Collemeto, i giochi dei nostri parchi e tanto altro ancora. Idioti e solo idioti! Peccato che per i loro stupidi gesti debbano farne le spese tutti i cittadini. Non penso che i genitori di questi “idioti” siano fieri dei loro figli, o magari si, non sapendo quello che fanno. Sicuramente nei commenti mi metteranno che ci vogliono maggiori controlli, telecamere, Forze Armate, militari ovunque, perché è più facile chiedere agli altri quello che invece dovremmo controllare tutti, rispettando quello che abbiamo e che paghiamo tutti!

Voglio concludere, però, questo sfogo con una proposta. Perché non sia solamente un momento brutto: amiamo di più le cose che abbiamo, che noi stessi paghiamo, insegniamo il senso civico con l’esempio. Fermiamoci a pensare prima di vandalizzare, o mancare di rispetto alla nostra città, che significa mancare di rispetto al nostro vicino e quindi a noi stessi. Non rendiamo vani i sacrifici di tutti, remiamo tutti dalla stessa parte, tutelando e valorizzando le cose che abbiamo e per le quali vengono fatti infiniti sacrifici. E se ciò non dovesse bastare, non giriamoci dall’altra parte, se vediamo che qualcuno sta sporcando, inquinando, vandalizzando. Denunciamo, diamo e pretendiamo rispetto. Perché Galatina è di tutti. Rispettiamo tutti poche semplici regole che insegnino il Rispetto e l’Amore!

Loredana Tundo, assessore ai Lavori Pubblici, Comune di Galatina

 
Di Antonio Mellone (del 18/02/2015 @ 22:03:03, in NohaBlog, linkato 2700 volte)

Chissà cosa sarà andato a raccontare Mimino nostro alla Bit di Milano (visto che un sito internet locale di solito ben informato ha titolato con commovente entusiasmo: “Grande successo di Galatina alla Bit”); chissà se tra le leccornie culinarie nostrane il sindaco galatinese avrà magnificato anche la bontà del mega-porco (la nostra migliore specialità alla brace), se ha invitato i turisti a visitare Pantasilandia, il novello centro commerciale Cascioni con vista parcheggi (e con tanto di asilo nido – povere creature - tra la Lidl e l’Ikea, che fa così trendy), la palestra-hangar (quale esempio di architettura eclettica, cioè elettoralistica), la nuova area mercatale D7 (che, quanto a scempio ambientale e sperpero di soldi nostri, farà impallidire Expo 2015), il nuovo parcheggio underground da 300 posti auto (da scavare a ridosso del centro storico, così, tanto per dare una mano al debito pubblico), il prossimo venturo impianto di mega-compostaggio così caro a Roby & Co. [Roberta, per favore, non mi querelare: ho detto Roby, non Ruby, ndr].

I bene informati a Palazzo Orsini dicono che il primo cittadino di Galatina sia ancora convinto che l’acrostico Bit stia per: Bisogna Incatramare Tutto (per compiacere gli asfaltatori della circonvallazione vallonea, quercia inclusa), ovvero: Bello Incenerire Territori (per tenere contenti i compari della Colacem, sennò chi li sente quelli). E non c’è verso di fargli cambiare idea (e a volte, sai, meglio non contraddirlo).

*

Nel frattempo, il famoso assessore latitante, Mr. Coccioli (sì, quello che ha collezionato più fiaschi di una cantina sociale in merito ad una cabina elettrica nuova di zecca da approntare nella vecchia scuola elementare di Noha “nei primissimi mesi del 2015 - ex 2014”) ci comunica gongolante che la giunta di cui è membro erettivo ha promosso il “Progetto educazione alla legalità” (forse per suggellare il patto d’acciaio che il segretario del suo partito, cioè lo Spregiudicato, ha stipulato con quel tizio dal capo incatramato, cioè il Pregiudicato per frode fiscale, ça va sans dire, non solo per rimandare alle calende greche il decreto anticorruzione, non tanto per promuovere la legge sulle soglie di non punibilità del falso in bilancio, e non soltanto per non abrogare nemmeno una delle leggi ad personam del precedente ventennio, ma addirittura per gettare nel cesso una volta per tutte la nostra Carta Costituzionale).

*

Oddio, non è che la finta opposizione se la passi meglio. Qui a Galatina il patto del Lazzarone vive e prospera, mica come a Roma dove si recita a soggetto. Sì, vabbè, anche qui simulano d’accapigliarsi o d’azzuffarsi come polli nel pollaio, ma su inezie, quisquilie, temi marginali, niente affatto sulla visione politica del futuro, che di fatto è sostanzialmente univoca, uniforme, condivisa.

Io davvero tra gli uni e gli altri non riesco a cogliere alcuna differenza sostanziale; tutt’al più grande ambivalenza demenziale (se non proprio convergenza tangenziale). E temo che sarà sempre troppo tardi allorché ci decideremo di accompagnarli, con le buone o con le cattive, alle proprie rispettive case (di riposo).

 

Antonio Mellone

 

 
Di Redazione (del 21/06/2018 @ 22:02:09, in Comunicato Stampa, linkato 1019 volte)

Il PSI si presentera in consiglio comunale con tre interrogazioni:

  1. Mancata partecipazione del comune di Galatina a bandi Regionali sulla riqualificazione ambientale;
  2. Assunzioni Monteco;
  3. Disinteresse del comune di Galatina per interventi finalizzati all’ottimizzazione della gestione dei rifiuti urbani;

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Di Redazione (del 12/07/2019 @ 22:01:50, in Comunicato Stampa, linkato 918 volte)

In merito alle recenti esternazioni del consigliere comunale Giampiero De Pascalis riguardo le condizioni di sicurezza dell'impianto sportivo di Collemeto e delle condizioni del manto erboso dello stadio comunale Pippi Specchia di via Chieti, l'amministrazione comunale respinge al mittente tutte le accuse riguardo una presunta disattenzione nei confronti di tali strutture.

Per quanto riguarda l'impianto sportivo di Collemeto, già nel passato oggetto di atti vandalici e di aperture forzate dei cancelli, il personale tecnico del Comune, appena avuta notizia, è prontamente intervenuto per chiudere i varchi e per rimettere in sicurezza la struttura. Gli interventi, purtroppo, sono periodici e sono diretta conseguenza di continue azioni vandaliche già registrate nel passato. Dispiace che il consigliere De Pascalis polemizzi con l'amministrazione comunale per le condizioni di sicurezza dell'impianto e non spenda una parola invece per stigmatizzare i comportamenti di gruppi di persone che non rispettano una struttura che dovrebbe invece essere maggiormente rispettata in quanto patrimonio della collettività.

Per quanto riguarda il manto erboso del Pippi Specchia, nei giorni scorsi il Comune ed i tecnici comunali hanno effettuato un sopralluogo ed hanno programmato un intervento di sistemazione che partirà nelle prossime ore. I lavori, già programmati da tempo, riguarderanno la rasatura e risemina del manto erboso ove necessario. Le strutture comunali sono a cuore dell’amministrazione comunale e molteplici sono gli interventi di manutenzione che negli ultimi mesi sono stati eseguiti senza clamore; tale azione proseguirà anche in futuro.

Loredana Tundo, assessore ai Lavori Pubblici

Maria Giaccari, assessore allo Sport

 

La tutela e la cura verso l’ambiente non possono andare in vacanza. Così come la nostra attenzione nei confronti del corretto conferimento dei rifiuti della raccolta differenziata. In particolar modo, vi è la necessità di concentrarci sul rifiuto organico e, in particolar modo, sul suo aspetto qualitativo.

Innanzitutto, è bene ricordare cosa si intende per rifiuto organico, ossia tutti gli avanzi di cibo, resti di pietanze, scarti di verdura, bucce della frutta, gusci di uova, fondi del caffè, filtri di thè, camomilla e tisane, cenere spenta, sughero, trucioli in legno, tovaglioli e fazzoletti di carta, cartone della pizza sporco (ridotto in piccoli pezzi), lettiere naturali, etc.
Il rifiuto organico va conferito esclusivamente all'interno di buste biodegradabili e/o compostabili (possono essere utilizzate anche le buste della spesa date nei supermercati) ed è assolutamente vietato l’utilizzo di sacchi neri perché non conformi.

E’ importante che il rifiuto organico sia puro, ossia che al suo interno non siano presenti anomalie, e quindi altre tipologie di rifiuto, dovute all’errato conferimento.

Il Comune di Galatina conferisce i suoi rifiuti organici presso l’impianto di Laterza, Progeva. Qui, il limite massimo per l’ammissibilità del rifiuto corrisponde ad una percentuale di impurità non superiore al 10%. Superata questa soglia l’impianto potrà addirittura respingere il carico di rifiuti. Ipotesi da non sottovalutare, anche per la seria criticità che ne deriverebbe per l’ente.
Nell’ultima analisi merceologica del rifiuto organico del territorio di Galatina, effettuata nel mese di luglio, è stata rilevata che un’impurità del 6,10% di materiale non compostabile sul totale del rifiuto monitorato: è stata riscontrata la presenza di carta e cartone e di 5,64 kg di plastica (dato questo estremamente preoccupante). In particolare su 80 sacchetti analizzati 61 erano in bioplastica compostabile. Quindi, ci sono cittadini che ancora utilizzano sacchetti di plastica, in questo modo andando a “sporcare” la purezza del rifiuto organico. Tra l’altro, non è assolutamente tollerata la presenza di vetro nel rifiuto organico che, nell’analisi suddetta, era pari all’0,49% del materiale non compostabile emerso. In questi casi è prevista una penale pari a € 500, iva esclusa, non emessa in questo caso specifico, data l’esiguità del dato rilevato.

La presenza di elevate impurità all’interno della frazione organica comporta un aumento dei costi di conferimento che, inevitabilmente, ricade sulla cittadinanza. Infatti, a partire dal 1 luglio alla tariffa base di riferimento, l’impianto di conferimento applicherà una tariffa aggiuntiva pari a 33 €/t rispetto alla percentuale di impurità riscontrata a seguito dell’analisi merceologica effettuata sul rifiuto organico. Un deterrente contro gli sporcaccioni è rappresentato, sicuramente, dai controlli effettuati dalla Polizia Municipale e dall’Ispettore Ambiente: controlli a campione, su ogni tipo di rifiuto. Ricordando che sanzionare non è punire, ma in questo caso educare.

Con queste brevi indicazioni intendiamo informare i cittadini di alcuni aspetti tecnici del ciclo dei rifiuti per sensibilizzare gli stessi sul tema della raccolta differenziata anche e soprattutto da un punto di vista economico e, quindi, di costi. Così facendo ognuno di noi diventa mezzo di comunicazione e sensibilizzazione rispetto all’altro, all’amico, al vicino di casa, al turista, ai propri figli o, viceversa, ai genitori.
Siamo consapevoli della virtuosità delle nostre pratiche e adoperiamoci per migliorare sempre di più.

Ufficio Stampa - Marcello Amante 

 
Di Albino Campa (del 25/03/2013 @ 22:00:00, in I Beni Culturali, linkato 3876 volte)

L’altro giorno m’è arrivato per posta da parte della Fidas di Noha - tra i cui soci s’annovera ormai da qualche decennio anche il sottoscritto - l’invito graditissimo a partecipare alla festa del trentennale del gemellaggio tra l’associazione dei donatori di sangue Fidas di Vicenza e quella Leccese.

Il calendario dell’iniziativa, che verrà pubblicato anche su questo sito, è ricco di eventi, incontri, momenti formativi e conviviali, donazioni del sangue presso la nostra Casa del donatore di Noha (una delle più attrezzate, accoglienti e confortevoli d’Italia), ed, infine, visite guidate nei centri storici di Galatina, di Gallipoli, e, non ultimo, quello di Noha.

Che bello - ho pensato – trecento amici vicentini verranno nel Salento e addirittura a  Noha per godere della nostra ospitalità, del nostro ambiente, delle nostre ricchezze storiche, artistiche, culturali, eno-gastronomiche…

E mentre riflettevo su tutto questo già mi prefiguravo il gruppo di turisti vicentini che passavano dal loro centro storico (che ho più volte visitato tempo addietro) ricco, pulito, intonso (come se il Palladio vivesse ancora), ben illuminato, chiuso al traffico, al nostro, ancor bello, a misura d’uomo, particolare nella sua morfologia e nel suo mistero.

*   *   *

I nostri compagni di avventura potrebbero incominciare il percorso turistico nohano con la visita alla nostra piazza San Michele, il salotto buono, quello sul quale si sporgono da un lato la maestosa facciata della nostra chiesa madre (sul cui fastigio scolpito a tutto tondo in pietra leccese campeggia l’antico stemma di Noha con le tre torri e i due velieri, sormontato dalla corona baronale e abbracciato quasi dai due rami rispettivamente di arancio e di alloro) e dall’altro, di fronte, come se da tempo immemorabile dialogassero del più e del meno, la torre dell’orologio del 1861 (o quel che ne rimane). Potremmo raccontar loro che purtroppo l’orologio è fermo da un quindicennio se non di più, che le campane sono mute, che i loro battagli o martelli sembrano svaniti nel nulla, che però il meccanismo interno dell’antico cronometro a corda è esposto nell’atrio delle scuole di Noha. Arrampicandoci sugli specchi potremmo pure raccontar loro la palla megagalattica secondo cui la torre e il balcone civico verranno restaurate “quanto prima” secondo le intenzioni dell’amministrazione comunale. E che s’è anche pensato di chiudere finalmente al traffico il nostro centro storico, liberandolo una buona volta da auto in transito, parcheggiate, o spesso fermate a casaccio. Mica possiamo dir loro tutto, ma proprio tutto, come per esempio il fatto che i nostri rappresentanti politici, inclusi gli attuali, non ci sentano da un orecchio, e dunque preferiscano costruire circonvallazioni interne e discutere di nuove aree mercatali da cementificare in quattro e quatto otto, ma anche di comparti e di centri commerciali food e non food da far nascere in mezzo alla campagna di Collemeto, sempre in nome delle “ricadute sull’occupazione e lo sviluppo”, il ritornello buono per ogni occasione, ripetuto a mo’ di un salmo responsoriale un po’ da tutti i pecoroni di destra e manca.

Ma ci converrebbe tirare innanzi, senza indugiare più di tanto su certi argomenti: i nostri amici vicentini potrebbero accorgersi del nostro imbarazzo e magari smascherare così su due piedi le nostre magagne comunali.

Potremmo poi condurli in via Pigno per far loro ammirare il nostro orgoglio, la torre medievale nohana - che rispetto a quella di Pisa ha solo il decuplo del rischio crollo - con quel grazioso motivo di archetti e beccatelli quale corona alla sommità, con il ponte levatoio, con le catene tiranti, e con il passaggio segreto. Tutta roba che però i nostri ospiti potranno solo immaginare, senza poter vedere né toccare, perché la torre, il ponte, la vasca ed il passaggio, che stanno in piedi da oltre settecento anni quasi per quotidiano miracolo, sono – oltre che privati - nascosti dietro un alto muro di cinta, il muro di Berlino di Noha mai abbattuto però (arricchito ultimamente anche da un murales policromo). Continuando nella nostra pantomima potremmo insistere nel dire ai vicentini che siamo certi che nei prossimi settecento anni qualcosa si muoverà. Ma non diciamo loro cosa, se la torre, il ponte, il muro dei Galluccio, o finalmente qualche neurone nohano.

* * *

Sconsolati appena un po’ potremmo proseguire oltre, portandoli di fronte al palazzo baronale, anzi, forzando un po’ la mano, addirittura prima nell’atrio e poi nel cortile o piazza d’armi del castello. Il che è il massimo che si riuscirebbe ad ammirare di quest’altro bene culturale nostrano: da quando sono state sfrattate le gentili signore che vivevano al piano nobile del palazzo sembra che se la siano svignata anche i fantasmi del passato aggrappati alle sue chianche oltre che alle volte dei secoli, lasciando il posto alle tarme, all’umidità, alle muffe, e a qualche altro verme solitario o in colonia.

Ma poi, lasciandoci alle spalle cotanto oltraggio (e sottacendo accuratamente il fatto che sotto i loro piedi si cela un grande antico frantoio ipogeo visitabile soltanto dagli speleologi coraggiosi, mica dai turisti) potremmo riuscire a riveder le stelle o le stalle conducendoli nei pressi delle famose casiceddhre e raccontare loro la storia dello sciacuddhri. Però, ahimè, anche qui, i nostri poveri viaggiatori, pur a bocca aperta, dovrebbero rimanere a debita distanza da questa meraviglia per il pericolo di caduta massi in testa. Anche qui i nostri amici avrebbero a che fare con rovine e stupidità: ultimamente anche il campanile è crollato, ridotto ad una piccola torre mozza, una montagna spaccata, un rudere, uno sgorbio, mentre il resto delle casiceddhre, ridotte a poco più che macerie allo stato puro, sembrano quelle stesse che ancor oggi si contemplano nel centro storico de L’Aquila, “ricostruito” dal governo del cavaliere mascarato. Soltanto che qui a Noha non c’è stato il terremoto, ma probabilmente qualcosa di peggio.

Poi chiuso questo capitolo, li indirizzeremo da lì ad una cinquantina di metri verso la “casa rossa” (magari nel frattempo li avremo bendati ben bene, come al gioco della mosca cieca, per non fargli scorgere il sito archeo-industriale scoperchiato e diruto del Brandy Galluccio).

Eh già, eh sì, la leggendaria casa rossa, la casa pedreira nohana che sembra disegnata e fatta costruire dall’architetto spagnolo Antoni Gaudì, ricca di cunti e storie, e destinata a diventare poco più o poco meno che la dependance di un paio di casini (in minuscolo, e non nel senso volgare del termine).  Ma forse sarebbe meglio stendere un velo pietoso anche su quest’altra roba che non sapremmo più come definire. Meglio non nominarla invano facendo finta di nulla? Come se non esistesse? Forse sì. Se sapessero e vedessero in che stato versa l’interno e l’intorno di quello che un tempo era uno splendore gli amici vicentini potrebbero risponderci con degli insulti se non con degli improperi espressi con altrettante sonore pernacchie.

*   *   * 

Non so se sarebbe il caso di andare oltre conducendo il gruppo dei malcapitati nei pressi della masseria Colabaldi ancora una volta messa in vendita dagli acchiappagonzi con tanto di comparto approvato da chissà quale illuminata maggioranza di consiglieri comunali per la costruzione di una ottantina di villette a schiera acquistabili con comode rate cinquantennali. Ma forse no, meglio lasciar perdere anche qui e cambiare itinerario, meglio accompagnare i donatori (di pazienza) nella nostra amena splendida fertile multicolori campagna nohana, per esempio verso lu Runceddhra.

Ma a pensarci bene purtroppo anche là ad attenderci non ci sarebbero che scempio e tristezza, come quei quaranta e passa ettari di impianto fotovoltaico, inutili o di certo non utili alla popolazione o al comune (come invece tanti allocchi - inclusi i nostri rappresentanti politici - credevano dapprincipio o temo credano ancora).

No, no, come non detto, meglio ritornare alla casa del donatore, senza nemmeno dirgli che quell’edificio color rosa antico adiacente è il vecchio cinema paradiso di Noha, il nostro “Cinema dei fiori”, ormai in balia di funghi, muschi e licheni.

Però, se non per rifarci, almeno per darci un tono, potremmo dire che abbiamo oltretutto anche un centro sociale nuovo di zecca, con tanto di funzionalissima sala convegni, come quella della vecchia scuola elementare di piazza Ciro Menotti ristrutturata un paio di anni fa ed inaugurata in pompa magna il primo dicembre scorso. Il fatto che sia ancora chiusa al traffico dei pensieri e delle opere è una quisquilia: manca ancora l’elettricità come Dio comanda, anzi come comanda la legge. Embè? Cosa vuoi che sia. Inezie, dettagli. Prima o poi l’Enel allaccerà ‘sto benedetto cavo e tutto potrà partire secondo i programmi. Quali, non si sa ancora. Ma i nostri rappresentanti “disponibilissimi e preparatissimi” ci hanno assicurato: “tutto secondo i programmi”. Punto.

*   *   *

Forse sarebbe meglio abbassare la cresta e l’enfasi sulle nostre meraviglie: rischieremmo che i nostri ospiti, gli amici donatori di sangue venuti dal nord, turisti per caso o loro malgrado, affranti di fronte a tanta bellezza spriculata, esprimendosi in vicentino stretto, rivolgano a noi queste semplici ma significative parole a mo’ di giusto guiderdone per la nostra responsabilità - fosse anche solo quella di esserci voltati più volte dall’altra parte: “Nohani, cu pozzati buttare lu sangu!”.

Antonio Mellone
 
Di Redazione (del 20/09/2017 @ 21:58:09, in NoiAmbiente, linkato 2226 volte)

Dopo aver superato la prima fase di smarrimento vedendo il vuoto lasciato dallo sradicamento dei due pini “storici” davanti alle case di corte del Palazzo Baronale, ci siamo chiesti come finirà questa storia e se il rischio di essere demoliti saranno ancora altri pini e/o le casiceddrhe di Cosimo Mariano, secondo bene culturale di Galatina in ordine di importanza per il F.A.I. (Fondo Ambiente Italia) e per i cittadini di Noha.

Premesso che:

  • gli alberi sono i polmoni della terra e fanno bene perché producono ossigeno,  contrastano l’erosione del terreno, ombreggiano,  ospitano centinaia di specie animali. Riducono i livelli di inquinamento, attutiscono i rumori ambientali. E producono frutti, fiori, legname.
  • Se dovessimo sradicare le piante per paura di avere a che fare con i parassiti tipo la processionaria i primi ad essere eliminati dovrebbero essere gli umani. Gli alberi, se sono ammalati, si curano esattamente come si fa con le persone. Esistono anche rimedi microbiologici.
  • La differenza fra il deserto e un ambiente a misura d’uomo la fa la Natura con tutte le Sue piante, alberi di pino compresi.
  • Una comunità che si ritiene civile e rispettosa del Creato, dovrebbe prevedere l’immediato impianto di un nuovo albero dopo ogni sradicamento.

Consideriamo quanto segue:

Sotto via Castello, esiste il frantoio ipogeo, la cui volta potrebbe crollare a causa del traffico di veicoli pesanti, tipo il camion che ha strappato uno dei pini. Non aspettiamo che succeda, prevenire è meglio che curare, si dice.

Prima di passare a operazioni di tipo irreversibile, esattamente come fatto nel caso di via Castello, bisognerebbe confrontarsi con chi vive il territorio, visto che si tratta di un bene comune, cioè appartenente alla comunità.

Non è detto che la soluzione applicata sia l’unica o la migliore. Si poteva, forse, estirparlo radicalmente e ripiantarlo dritto, oppure rimetterne uno nuovo, cosa che si è ancora in tempo a fare.

Il problema delle radici che salgono in superficie e rendono accidentale l’asfalto, lo si può anche risolvere tagliando le radici in questione e riasfaltando il tratto.

Quando sarà rifatto il manto stradale di via Castello, speriamo si tenga conto di questi problemi, e cioè:

marciapiedi/piste ciclopedonali, segnaletica, piantumazione di piante. In un posto come Noha, tutto in pianura, si dovrebbe circolare in bici o a piedi. E utilizzare l’auto solo quando non è possibile fare altrimenti. Ne avremmo un ritorno in salute, tutti.

I nostri pini c’hanno messo settant’anni a diventare così belli.

FareAmbiente Laboratorio di Galatina-Noha

 
Di Redazione (del 13/02/2023 @ 21:56:18, in NohaBlog, linkato 298 volte)

Le osservazioni tecniche sulle potenziali criticità sanitarie del­l'impianto, come accennato stasera, verranno trasmesse in Pro­vincia con richiesta di allegarle agli atti del procedimento AIA.

Mi sono soffermato stasera sul contesto epidemiologico del di­stretto di Galatina e sulla necessità di ridurre la pressione ambien­tale e il livello di rischio sanitario nell'area già gravata da un'ele­vata incidenza di patologie.

Galatina è identificata dall'Istituto Superiore di Sanità come "area cluster per tumori polmonari"; il Distretto di Galatina (com­prendente anche i Comuni limitrofi) è l'area con la più alta inci­denza complessiva di neoplasie e di malattie polmonari croniche nella Provincia di Lecce (dati del Registro Tumori della ASL Lec­ce, del Registro Tumori Puglia e dell'Osservatorio Epidemiologico Regionale). Persino la salute pediatrica in quest'area necessita di un'attenzione particolare dal momento che nel distretto di Galatina sono state riscontrate alterazioni reversibili di indicatori generali di esposizione ad inquinanti ambientali nei bambini in valore dop­pio rispetto a quello osservato per la Città di Lecce nell'ambito di una estensione dello Studio Europeo MAPEC LIFE Plus.

Parliamo di un contesto epidemiologico, quello del distretto di Galatina, in cui, secondo il registro tumori di Lecce c'è, ri­spetto a tutta l'intera provincia, la più elevata incidenza per tutti i tipi di tumori, oltre ad un tasso più elevato di mortalità per ma­lattie polmonari.

Dal  nuovo  rapporto dell'Osservatorio epidemiologico regionale

sulla mortalità e i ricoveri ospedalieri, per quanto riguarda la specifica situazione del distretto socio sanitario di Galatina, la mor­talità, nel sesso maschile, fa registrare eccessi per tutti i tumori, per il tumore dell'esofago, per il tumore del polmone, per le ma­lattie dell'apparato respiratorio, in particolare per le malattie pol­monari croniche, e per tutte le cause; anche l'ospedalizzazione fa evidenziare eccessi per tumore dell'esofago, tumore del polmone, tumore della vescica, malattie ereditarie e degenerative, malattie cerebrovascolari e dell'apparato respiratorio, tra cui la pneumo­coniosi, e le malattie dell'apparato urinario nel sesso maschile; tra le donne, gli eccessi di ricoveri rispetto all'atteso riguardano le malattie ischemiche acute e le malattie cerebrovascolari. La criti­cità sanitaria dell'area di Galatina è ulteriormente attestata dal ri-scontro di danni nel Dna delle cellule della mucosa orale dei bam­bini di Galatina, come emerso dallo studio Impair condotto dal­l'università del Salento (prof. ssa A. De Donno) ed estensione dello studio europeo Mapec: nei bambini esaminati è stata riscontrata una frequenza di micronuclei (indice di esposizione a inquinanti ambientali esterni o indoor) doppia rispetto a quella riscontrata nella città di Lecce; dati confermati anche dallo studio Impair 2 in cui sono stati ripetuti i campionamenti sui bambini di Galatina, ma anche di Soleto, di Sogliano, di Sternatia e Cutrofiano. In que­sto contesto insiste anche lo stabilimento Colacem di Galatina, classificata come industria insalubre ai sensi del Testo Unico delle Leggi Sanitarie; viene collocata, dalla AGENZIA AMBIENTALE EUROPEA (EEA), al 586° posto nella graduatoria degli impianti fonte di maggior danno sanitario in Europa, essendo accredita per 584.000 tonnellate di CO2 annue e 2420 tonnellate di ossido di azoto (NOx) emesse (ma per quantità di NOx emessa la Colacem di Galatina è al 250° posto).Il cementificio Colacem di Galatina, con un'area ubicata in prossimità dei centri urbani di Galatina e dell'Unione dei Comuni della Grecia Salentina, secondo l'Agenzia Ambientale dell'Unione Europea (European Environmental Agencv, EEA), ha causato tra il 2008 e il 2012 un inquinamento tale da generare costi per danni ambientali e sanitari compresi fra 37 e 67 milioni di euro (http: nivonv.eea.europteuipublicationsicost-of-air-pollution). Questi 37-67 milioni di euro significano malattie e morti, quanti­ficate. Di questi 67 milioni di euro una piccola parte sono soldi statali, regionali ma la grossa parte sono soldi che i cittadini hanno tirato fuori di tasca propria. La valutazione dell'EEA, come rico­nosciuto dalla stessa agenzia ambientale, é perfino sottostimata per non aver incluso un'analisi economica degli impatti sull'eco­sistema e sulla biodiversità. Tale valutazione, inoltre, non tiene conto di numerose condizioni morbose della gravidanza e del pe­riodo pesatale e di patologie croniche non-trasmissibili metabo­liche, endocrine e neuro-degenerative che numerose evidenze scientifiche mettono potenzialmente in relazione alla complessa miscela di inquinanti emessa dai cementifici.

 

 fonte: Il Galatino - Anno LVI n°3 del 10-02-2023

 
Di Raimondo Rodia (del 04/03/2014 @ 21:56:09, in NohaBlog, linkato 2817 volte)

Il tema della grande bellezza della nostra Italia si deve concretizzare in fatti veri, abbiamo un paese splendido anche nei borghi più dimenticati ed è questa bellezza che apprezzano i turisti che ci vengono a trovare. Dobbiamo difendere con le unghie e con i denti la nostra cultura, le nostre tradizioni, l’arte, i paesaggi. Oggi vi racconto come, anche una frazione della nostra Galatina, può offrire tesori, ma anche soffrire l’ignoranza ed il qualunquismo di una classe politica e sociale che impone il brutto al bello, ecco dobbiamo riappropriarci della bellezza, come filo conduttore della nostra esistenza, lo dobbiamo a noi ed ai nostri figli. A Noha, prima comune, poi frazione di Galatina, vi sono alcune masserie fra cui la celebre ” Colabaldi” che andrebbero riscoperte, rivalutate, bene il presepe vivente, ma non si possono accendere i fari sulla struttura solo pochi giorni all’anno. Struttura che ha visto la presenza di una chiesa di rito greco, una torre di avvistamento medio-evale, un monastero basiliano ed infine dal 1595 la masseria del mercante di pellame fiorentino Nicola Bardi. Nei dintorni un probabile menhir, ridotto a sedile, con tanto di scritta esegetica e dedicatoria in caratteri greci dedicata a ” Giovanna “, i resti di una pavimentazione in mattoncini di terracotta di una domus romana, attaccati chissà perchè con dell’ottimo cemento sul muro accanto al menhir. I resti dei tanti ritrovamenti fatti nella zona, monete di varia epoca e resti di portate domestiche ( piatti, orci ed altro vasellame ), il giardino di delizia del castello, oggi casa baronale, con la torre trecentesca con ponte levatoio in pietra. La casa Rossa chiusa ed abbandonata, un gioiello di arte Liberty che farebbe a gara con la ” casa di pietra ” di Gaudì a Barcellona, invece che esaltare e proteggere il bene, i nuovi proprietari hanno preferito un orribile e moderno fabbricato accanto. Le cosidette ” casiceddhe ” una sorta di piccolo villaggio in scala, opera della maestria di Cosimo Mariano, che fine farà oggi ? Il suo delicato equilibrio resisterà agli artifici del nuovo proprietario ? Le varie edicole votive, le masseria, la vora, il palazzo ducale, le tombe messapiche ritrovate e ricoperte da villette a schiera, la tomba del gran visir non fruibile, l’elenco sarebbe ancora lungo e non voglio tediarvi. Ma rispettare il monumento della cosidetta ” Trozza ” un pozzo inesauribile, fonte di acqua, come indica la scritta in latino, fatta apporre da Orazio Congedo, da scritte ed imbrattature e abbandono. Come non indignarsi poi della situazione dell’orologio pubblico in piazza, fermo da tempo immemorabile e lasciato nell’incuria totale. Vi dicevo che l’elenco non finirebbe, ma voglio accendere un ragionamento sul vecchio cinema Fiori, sul doppio frantoio ipogeo di Corte Marangi non fruibile. Ma sono anche contenitori culturali come la vecchia scuola media, che dopo ben 1 milione e trecentomila euro di spesa, non è agibile per un allaccio alla rete elettrica non a norma con il progetto, dopo essere stato inaugurato in questi anni per ben due volte. Ma anche l’impianto sportivo con palestra inagibile, campi di calcio e calcetto ed il campo da tennis che bastava solo di una piccola, normale, manutenzione ( vedi verniciatura del campo ) per essere fruibile di giorno, perchè di sera ahimè i pali dell’illuminazione son caduti in campo….

Raimondo Rodia

 
Di Antonio Mellone (del 16/02/2013 @ 21:55:58, in Cronaca, linkato 3071 volte)

Ho letto con interesse la notizia del finanziamento di 400.000 euro per le “opere di urbanizzazione a Noha” e soprattutto l’entusiasmo con il quale giustamente l’amministrazione ha evidenziato codesto “eccellente risultato ottenuto dal Comune di Galatina arrivato quarto su novantuno comuni” concorrenti.

Tutto molto bello, non c’è che dire.

Si “piantumeranno specie autoctone e a bassa necessità di manutenzione”, si “bitumeranno delle strade ancora non asfaltate”, si “installeranno pali e armature stradali per pubblica illuminazione”, si “realizzeranno gli scivoli per i disabili”, eccetera, insomma tutta una serie di interventi importanti, ed in molti casi improcrastinabili, a meno di qualcosa che poteva tranquillamente essere tralasciata, tipo la bitumazione di un paio di piccoli tratti della zona 167 ancora liberi dal cemento e dall’asfalto. Evidentemente ai nostri amministratori sfugge il concetto di “strade bianche”, che in molte parti del mondo (perfino nei progrediti Stati Uniti) stanno riscoprendo e addirittura tutelando, ed in molti casi ripristinando. No, qui da noi una strada rimane bianca giusto il tempo di beccare un finanziamento pubblico: e zac, diventa nera come il catrame in quattro e quattro otto. Evidentemente i nostri rappresentanti, molto avvezzi alla carta stampata del casinian-caltagironeo “Quotidiano di Lecce”, in tutt’altre faccende affaccendato, avranno trascurato la lettura di pensieri leggermente diversi da quello unico, come ad esempio quelli impressi negli svelti volumi “Quattro corsie e un funerale” a cura di Francesco Greco (Edizioni Miele, Gagliano del Capo, 2012), e “Strade Bianche” di Enrico Remmert (Marsilio Editore, Venezia, 2010). Ma cosa vuoi che sia. Non puoi mica obbligare le persone a leggere i libri, e a discostarsi dalla massa.

Ma non era di questo che volevo parlare, quanto di un paio di altre cosette che forse meritano una nostra riflessione o, se vogliamo, “osservazione”. La prima si riferisce al fatto che questi interventi di edilizia scolastica sono richiesti, come scritto nel comunicato istituzionale, da una vera e propria “situazione emergenziale”.

Orbene, siamo davvero messi male se per la “tinteggiatura delle aule, dei servizi igienici e dei laboratori”, se per la “manutenzione della palestra”, se per la “realizzazione di un impianto elettrico a servizio del laboratorio informatico” (sì, ad oggi ci sono le postazioni ed i personal computer ma incredibilmente non ancora l’impianto elettrico - e giacché ci siamo aggiungo che la scala di sicurezza antincendio installata ormai da qualche anno non è stata al momento collaudata: speriamo si provveda almeno in questa occasione), insomma se per tutto questo che sarebbe da considerarsi come “normale”, come il “minimo sindacale”, il che non è (tanto è vero che la nostra scuola è in uno “stato di emergenza”) si sia costretti a ricorrere a gare straordinarie, e a tripli salti mortali carpiati con doppio avvitamento (e dunque a comunicati trionfalistici, da campagna elettorale, da “quanto siamo bravi e preparatissimi”). Siamo messi davvero male, dunque, ma al governo centrale si parla ancora di spending-review per la scuola e la sanità e non per spese militari per gli F35. Ma tant’è.

La seconda considerazione sorge dal fatto che nel comunicato stampa strombazzato ai quattro venti (o ai quattro siti) si continua a parlare con pervicacia di “periferia”. Nella prima parte del trafiletto apparso su questo sito la parola “periferia” viene ripetuta per tre volte a proposito di Noha (ma anche di Collemeto e Santa Barbara).

Come far capire ai deputati comunali nostrani che le parole sono importanti? E che la parola “periferia” connota concetti di degrado, di distanza, di isolamento, di marginalità? E che oggi il paradigma centro/periferia, grazie anche alla rete, è ormai morto e sepolto, o quanto meno anacronistico? Che gli impulsi non partono più necessariamente dal “centro” (che dunque così viene a scomparire) ma da ogni “nodo” situato altrove? Quando riusciranno i nostri eroi di palazzo Orsini a diventare cittadini del mondo, anche attraverso i loro pensieri e le loro parole (rem tene verba sequentur) e possibilmente le loro opere?

Che senso avrebbe se oggi dicessi (pur senza gli accorpamenti tra comuni, che ci saranno da qui a non molto) che Sogliano Cavour è periferia di Cutrofiano, che Santa Caterina è periferia di Nardò, e che Galatina è periferia di Noha?

Antonio Mellone

 
Di Redazione (del 16/09/2019 @ 21:55:00, in NoiAmbiente, linkato 1340 volte)

Abbiamo più volte comunicato su questo sito, i passi fatti man mano nel tempo per l’adempimento del progetto relativo all’installazione di arredi urbani presso il parco pubblico intitolato “Giardini Madonna delle Grazie”.

La delibera della Giunta Comunicale n. 206 del 17/07/2018 ha dato inizio al percorso pratico del progetto stesso. E’ seguita l’autorizzazione n. 0028764 del 18/07/2018 e una nostra nota protocollata n. 16348 del 16/04/2019 per il completamento.

Ora possiamo dire con soddisfazione che finalmente le famiglie di Noha possono usufruire di uno spazio verde migliorato rispetto al degrado in cui versava prima, riguardo ovviamente alla mancanza delle panchine e dei cestini per la raccolta dei rifiuti.

Il nostro impegno continua ad essere sempre quello di chiedere all’Amministrazione Comunale di presenziare con la sorveglianza, di continuare con la manutenzione dell’impianto di irrigazione, con la pulizia dei rifiuti raccolti nei cestini, con i tagli dell’erba e la potatura delle piante.

Ai nostri concittadini invece chiediamo di aiutarci a salvaguardare il parco dal degrado che spesso è conseguenza della mancanza di educazione civica di alcuni stessi utenti. I giochi è vero che si rompono per l’usura, ma notiamo sovente l’uso improprio che se ne fa.  Così come si continua a vedere il prato tappezzato dai resti di cartacce, bottiglie e lattine, e sporco dagli escrementi dei cani, che ovviamente non vengono raccolti dai loro accompagnatori. Insomma se tutti, nessuno escluso, ci impegniamo un po’ di più avremo solo da guadagnarci. Ricordiamoci sempre che i bambini ci osservano, e il nostro esempio determinerà la loro educazione e il loro stesso futuro.

Ci pregiamo di ringraziare tutte le persone che collaborano per il bene comune attraverso le segnalazioni o direttamente attive, in particolar modo chi ha contribuito all’acquisto degli arredi.

Quindi, per la donazione dei cestini, ringraziamo:

  • CIRCOLO ACLI NOHA per un gruppo di tre cestini;
  • CENTRO ESTETICO NINFEA per gruppo di tre cestini;  
  • La sig.ra Marilena Congedo;
  • Roberto Sindaco e Anna Maria Mighali 
  • Francesco Mariano;
  • Fareambiente Laboratorio di Galatina – Noha.

Il nome dei donatori è anche impresso sulle targhette applicate agli arredi installati. Ricordiamo che la presenza dei cestini in più punti del parco, è di incentivo, per chi fatica ancora a farlo, a non sporcare. Ci sono ancora dei pali “vandalizzati” che andrebbero sostituiti, stiamo ricevendo propositi contributivi da altri cittadini, per cui se qualcuno volesse aggiungersi a questo ultimo “lotto” di completamento, può scrivere direttamente alla redazione del sito Noha.it (info@noha.it).

Il Direttivo Fareambiente  Laboratorio di Galatina-Noha

 
Di Antonio Mellone (del 10/07/2021 @ 21:53:45, in Fetta di Mellone, linkato 899 volte)

Ebbene sì, e nel periodo più bello dell’anno: maggio e quota parte di giugno 2021. Mo’ non dite che non ne sapevate nulla ché a Noha per esempio lo sapevano pure i cuccetti. Tranne, forse, il mio confessore (i confessori sono sempre gli ultimi a sapere le cose, seppur ne fossero messi a conoscenza dai diretti interessati).

E dunque il virus s’era preso una cotta per me, innamorato proprio, non mi voleva lasciare nemmeno con le bustine di Aulin. Fortunatamente poche noie dal punto di vista clinico, febbre ballerina per una settimana, un po’ di spossatezza (se no che gusto c’è a fare l’influenza senza neanche sentirla nelle ossa) e null’altro di rilevante. Almeno dal punto di vista fisico: psichico invece sarà tutto da scoprire vivendo. Solo che quella che voi chiamate quarantena per me è stata una quaresima: 40 (dico quaranta) giorni di domiciliari. In tal modo sono andato ad aumentare la già ragguardevole media mobile delle custodie cautelari nohane.

Insomma, dopo il 298esimo tampone, finalmente un esito positivo, vale a dire negativo (eh sì, in medicina il negativo è positivo e il positivo negativo, più o meno come nei referendum).

Ora non chiedetemi come possa essermi contagiato, ché non lo saprò mai, giacché un anacoreta al mio confronto sarebbe un gaudente epicureo da discoteca spacciata per stabilimento balneare; quanto all’uso dei dispositivi di protezione farei invidia contemporaneamente all’uomo mascherato (quello dei fumetti), a un saldatore siderurgico e a un chirurgo cardiovascolare in sala operatoria. Per non parlare poi dell’utilizzo di alcol etilico quale disinfettante (fuori e dentro il corpo), della sanificazione della scrivania prima e dopo l’uso, e del fatto che in ufficio gli avventori entrassero uno per volta e solo su appuntamento (quando si dice casa d’appuntamenti). Sta che nonostante i sistemi profilattici una variante ha bussato alla mia porta penetrandovi poi con tutte le corna, vale a dire la famosa corona.

Ma il mio dramma non è stato tanto l’esser rimasto solo come un mastino tibetano nella mia casetta downtown Noha per così tanto tempo, né quello, proprio all’inizio della storia, di aver fissato per ore il vuoto pneumatico temendo che i miei piani e quelli del Padreterno divergessero oltremodo, né la roba definita smart-working che ti fa lavorare come Kunta Kinte però con risultati tendenti allo zero assoluto, né il terrore di rimanere a corto di libri o di giornali cartacei. Tutto questo è stato alleviato intanto dall’attributo dell’evento (vale a dire paucisintomatico), ma soprattutto da amici e parentado sempre presenti seppur a distanza: e così uno ti porta il giornale lanciandotelo in veranda dopo avergli impresso l’aerodinamicità dell’aeroplanino, un’altra ti spedisce in dono un libro in “piazza del Duomo a Noha” [che non esiste] e il libro ti arriva puntualmente giusto in tempo per risparmiarti la lettura della garanzia (in ideogrammi giapponesi) dell’obsoleto e invero già rottamato cellulare, zia Egle ti telefona prima e dopo i pasti per vedere se respiri ancora, un’amichetta del cuore ti fa pervenire i cornetti e ti chiedi se questi abbiano o meno un significato recondito, per non parlare del vettovagliamento matriarcale giornaliero, talvolta sostituito a sorpresa da quell’altro con dentro il sapore del mare, preparato da ragazzi incredibili come Sara e Manuele.  

Sicché l’unica vera tragedia di tutta questa vicenda ha un nome e un cognome: Pulizie Domestiche. Quelle quotidiane. Puntuali. Rigorose. Intransigenti. Imprescindibili. Con le quali, confesso, non avevo avuto dimestichezza e men che meno corrispondenza d’amorosi sensi se non come utilizzatore finale.

Ho dovuto chiedere lumi sul da farsi a qualche mia conoscenza onde evitare di mettere a repentaglio tubature, smalto dei sanitari, splendore dei lavelli, lucido della mobilia ed estetica dei pavimenti. Mai e poi mai mi sarei sognato di chiederne info alla regina madre, ché quella mi avrebbe trascinato in una dissertazione più estenuante di un seminario in Dad della durata non inferiore al lasso temporale che va da qui fino all’ora della nostra morte amen.  

Insomma, non è che la curiosità sul tema specifico mi stesse mangiando vivo, ma ho imparato più cose in questi giorni di cattività nohese che all’università, tipo che la polvere più o meno sottile non è un prodotto finito ma un processo continuo inesorabile e spietato.

Un altro dei misteri dolorosi, che credo rimarranno irrisolti in saecula saeculorum, è la quantità di peluria che si deposita su tutte le superfici. Ma quanta. Un discreto mucchietto ramazzato ogni santo giorno (credo di non aver mai scopato tanto in vita mia: sul pavimento dico), onde, sbalordendomi e non poco, arrivavo a dire allo specchio che se fosse tutta produzione autoctona a quest’ora dovrei essere completamente glabro (il che non è). Né potrebbe trattarsi dei rinomati peli sulla lingua, ché quelli dovrebbero esser metaforici e non letterali.

Alla fine della quarantena/quaresima, dopo aver sgobbato come un cavamonti per mantenere lindo il tutto, la regina madre nonché la bravissima signora che l’aiuta nelle faccende casalinghe, irrompono in casa mia (Dio ve ne scampi e liberi: meglio la Guardia di Finanza) entrambe con una mano al naso manco fossero atterrate da Mercurio direttamente in un impianto di compostaggio anaerobico, e con l’altra mano occupata rispettivamente dal Mastro Lindo concentrato e da uno strano strumento che avevo scambiato per la Vorwerk Folletto.

Nossignore, era un lanciafiamme. Per spegnere il focolaio.

Antonio Mellone

P.S. Nell’immagine misuro la temperatura.

 

Continua a nascere dentro di noi il desiderio impellente di informare tutti i nostri concittadini che nulla di quanto questa Amministrazione professa poggia su solide basi di realtà. Evidentemente i nostri amministratori aleggiano su un ideale utopico di buona politica, se credono davvero di fare un buon lavoro. Siccome siamo un Circolo che vanta la sua storica sede nella piazza di Noha, proprio riguardo Noha urge ancora parlare.
Circa tre settimane orsono abbiamo redatto l’ennesimo comunicato stampa (e credeteci se diciamo che non vorremmo pubblicarne nemmeno uno, ma tant’è!) a proposito della riqualificazione della Torre dell’Orologio di Noha. Ad oggi ancora nessuna risposta in merito, ma non c’è affatto da meravigliarsi: attendiamo risposte dal lontano maggio 2018, cosa saranno mai 20 giorni? Nel frattempo però, la struttura che ospita la Torre dell’Orologio è in pericolo di crollo; il balcone che dà sulla piazza da cui si intravede materiale ferroso e pezzi di cemento mancante, è in serio pericolo di crollo. Ciò dovrebbe destare dal sonno i signori Amministratori, considerando che rappresenta un serio rischio per l’incolumità delle persone che molto spesso transitano al di sotto l’immobile. Per non parlare delle tante, troppe scuse che giustificano il mancato lavoro edilizio per quella struttura, quando poi basterebbe ristrutturarla non come bene immobile, ma come IL bene immobile della cittadinanza, poiché rappresenta per noi nohani un tesoro da custodire, un monumento della nostra Noha. E pensare che in illo tempore qualcuno si propose di restaurare gratuitamente l’ingranaggio meccanico dell’Orologio (fermo da decenni), ma indovinate la risposta dell’Amministrazione Amante? Silenzio. Segno tangibile di quanto gli è a cuore una frazione di circa 4000 anime che pagano le stesse tasse, ma come al solito vengono sminuite e umiliate in questo modo. Intanto l’ingranaggio è custodito all’interno del Polo 2 di Noha, nell’attesa di una ricollocazione, mentre noi aspettiamo un minimo di considerazione.
Poco fa parlavamo di scuse: una delle più gettonate è quella di ribadire che le casse comunali languono a causa delle precedenti amministrazioni. Bene, notiamo però da parte di questa amministrazione uno sperpero pecuniario alquanto oneroso. A proposito dell’iniziativa “A cuore scalzo”, leggiamo sull’Albo Pretorio del Comune di Galatina che in tempi non lontani è stato pubblicato un bando di quasi 40.000 euro (quarantamila) finalizzato alla realizzazione di una mostra fotografica sul tema “Il corpo come luogo oggetto nella storia dell'arte e simbolo di un'evoluzione di pensiero, di espressione, di sentimento, di spazio politico, sociale, economico e di genere.” Signori, 40.000 euro per una mostra fotografica. Quarantamila euro di soldi pubblici che avrebbero potuto essere investiti per iniziative più urgenti. È inutile ribadire la nostra amarezza, il nostro disappunto, la nostra aberrazione difronte a queste notizie che tra l’altro, non valorizzano neppure la comunità galatinese. È inutile affermare quanto, dal nostro punto di vista, sia immondo l’utilizzo di finanziamenti pubblici (già di per sè molto carenti nel territorio galatinese) per eventi che non fruttano ma depauperano una comunità, quando allo stesso tempo proprio a Galatina l’impianto di sorveglianza di P.zza Cesari è guasto, così che quella piazza è divenuta luogo di vandalismo. Per non parlare di Noha: Torre dell’Orologio pericolante e orologio fermo (di cui sopra), Trozza mai più riparata dopo l’atto vandalico di diversi anni addietro (basterebbero 500 euro per la riparazione), erba e sterpaglie ovunque, villette impraticabili e, dulcis in fundo, totale e ingiustificata assenza di almeno un’Unità di Polizia Locale posta al controllo del traffico e della sicurezza pubblica. Ci rendiamo conto di quanto siamo abbandonati a noi stessi, ma siamo davvero stanchi di continuare a essere oggetto di soprusi da parte dei nostri amministratori, mentre questi continuano a fare orecchie da mercante.

Il Segretario PD - Noha

Michele Scalese

 
Di Redazione (del 13/02/2023 @ 21:45:55, in NohaBlog, linkato 362 volte)

La proposta di un impianto di trattamento dei rifiuti speciali a Santa Barbara, per una capacità di trattamento di 90.000 tonnel­late / anno, conferma la tendenza in atto a trasformare il compren­sorio di Galatina in uno snodo di raccolta e smistamento di rifiuti speciali al servizio non solo della Provincia di Lecce ma di vasti territori regionali ed extra-regionali.

Appare significativa in tal senso la dichiarazione d'intenti con­tenuta nel progetto Entosal per cui "L'impianto per la sua po­sizione geografica, può concretamente fungere da centro di rife­rimento per le attività di raccolta recupero e trasporto di parti­colari tipologie di rifiuti speciali (soprattutto pericolosi, prodotti nella Provincia di Lecce e nella Regione Puglia. Il gestore punta a riferirsi ad un mercato più ampio di quello locale, avendo ac­cesso anche a clienti nazionali grazie alla specificità dei rifiuti trattati.”

Beninteso il termine specificità” dei rifiuti trattati non esprime la eterogeneità e la nocività dei rifiuti stessi; un elenco di circa 400 variegate tipologie, che comprende quanto di più inquinante e pericoloso provenga dalle lavorazioni industriali; non stupisce quindi che vi siano in Italia diversi produttore lieti di liberarsi di tali sostanze, che costituiscono però una vera bomba ecologica per le comunità locali. L'elenco dei codici CER (Codice Europeo dei Rifiuti) spazia dai residui dalle lavorazioni siderurgiche agli scarti animali, dai fanghi di vario tipo a bagni con cromo e in­chiostri dai residui delle concerie ai reflui petroliferi, dai rifiuti della lavorazione dell'amianto ai residui di pitture e vernici. Al­cuni di questi scarti hanno una composizione talmente problematica da poter essere definiti rifiuti di rifiuti", avendo un Codice CER indicato come "scarti inutilizzabili per il consumo o la tra­sformazione".

Un aspetto della proposta che inquieta fortemente è la presenza in gran parte delle operazioni previste di trattamenti di frantu­mazione" e di "miscelazione che potrebbero determinare, se non correttamente gestiti e controllati da enti terzi, la perdita delle caratteristiche nei rifiuti in ingresso, con possibili difficoltà suc­cessive a garantire la tracciabilità dei singoli rifiuti ed a evitare la miscelazione di rifiuti pericolosi e non pericolosi, come previ­sto dalla legge. La proposta, prima ancora di entrare nel mento dei contenuti, appare in contrasto  non solo per il progetto in sé, ma anche per il contesto politico-amministrativo in cui si pone con alcuni fon­damentali indirizzi comunitari, contenuti nella Direttiva 2008.98.CE e successive modifiche e recepite nella normativa nazionale (D.Lgs. 152'06):

  1. Rete integrata: le istituzioni locali devono creare una rete integrata e adeguata di impianti di smaltimento dei rifiuti urbani e speciali al servizio di ogni singolo bacino:
  2. Principio di autosufficienza: occorre perseguire l'autosuf­ficienza nello smaltimento dei rifiuti tenendo conto del contesto geografico o della necessità di impianti specializzati per ogni ca­tegoria di rifiuti.
  3. Principio di prossimità: la rete deve permettere il trattamen­to di ognuna delle categorie di rifiuti in uno degli impianti appro­priati più vicini grazie all'utilizzazione dei metodi e delle tecno­logie più idonei al fine dr garantire un elevato livello di prote­zione dell'ambiente e della salute pubblica.

Nel progetto in esame non si intravede né dove sia "l'integra­zione" tra i vari impianti in esercizio o previsti, né quali strategie siano adottate dagli enti locali per rispettare il principio di auto­sufficienza e minimizzare i trasferimenti.

 

Di fatto nella realtà questi principi vengono troppo spesso ignorati grazie ad una programmazione a maglie larghe della Regione, e alla totale inosservanza da parte della Provincia di Lecce degli obblighi di corretta localizzazione e di controllo degli impianti (art. 197 D. Lgs. 152/2006), ogni procedimento autoriz zativo considera ogni proposta come a sé stante, senza una ottimizzazione del sistema di raccolta ed una minimizzazione degli spostamenti cui è soggetto ciascun carico di rifiuti. Ciò indubbia­mente agevola i produttori ed i gestori, grazie ad una sostanziale deregolamentazione, che amplia discrezionalmente i limiti di mercato e facilità i traffici di rifiuti da e verso altre regioni o altri stati, imponendo però alle popolazioni locali pesanti e spesso inaccettabili ricadute ambientali, come nel nostro caso. Intanto prolificano nel comprensorio di Galatina gli impianti di tratta­mento di rifiuti speciali anche pericolosi, oltre alla Entosal, sono già autorizzati o in via di autorizzazione le società Ecom S.A.", "Sa­lento Riciclo" e "Ambiente e Riciclo" di Gelatina; "Cave Marra Ecologia di Galatone (con 2 sedi sulla S.P. Galatone-Galatina e nella zona industriale di Galatone-Nardò), Progest" di Galatone (Zona Ind.) e la stazione di trasferenza dei rifiuti organici "Bian­co nella stessa zona industriale, oltre alla ben nota Colacem di Galatina /Soleto, che da sola è autorizzata a trattare fino a 400.000 tonnellate anno di rifiuti speciali.

 

L'atteggiamento benevolo della Regione nei confronti dei vari gestori è particolarmente evidente esaminando le variazioni in­tervenute nella stesura dell'ultimo Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Speciali, approvato con Delibera Giunta Regionale n. 673 del 11.05.2022. Nella precedente versione del 2015 (appro­vato con Deliberazione Giunta Regionale n. 1023 del 19.05.2015) erano imposte delle distanze minime di sicurezza per la popola­zione insediata nell'area e per alcuni siti sensibili come scuole e strutture sanitarie, da definire in fase di autorizzazione previo stu­dio di approfondimento delle condizioni climatologiche locali (venti dominanti. altezza dei camini, tipo di emissione ecc.)

Nella versione attuale del Piano tali vincoli incredibilmente scompaiono, cosi come l'obbligo del relativo studio propedeuti­co. Perché un'area sia considerata inidonea occorre che sia og­getto di un esplicito vincolo ai sensi del Piano Regionale di Qua­lità dell'Aria (Legge Regionale n. 52 2019). In assenza di tale vincolo, gli insediamenti possono essere localizzati anche in pros­simità di centri abitati, con poche blande prescrizioni sull'inqui­namento acustico.

Un altro aspetto inquietante su cui meditare è costituito da una strategia che si sta diffondendo in questi anni nelle amministra­zioni pubbliche, pressate da un lato dai gestori, desiderosi di dare avvio alle attività, e dall'altro lato dalle associazioni e comunità locali preoccupate per gli effetti ambientali: la finta opposizione.

In pratica la Provincia o il Comune di turno emettono il diniego all’autorizzazione alla conclusione del procedimento autorizzativo ma senza poi motivarlo con solide argomentazioni scienti­fiche. In tal senso fa scuola e merita di essere riportata per stral­cio la sentenza con cui il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso del Comune di Gelatina, che chiedeva la conferma del diniego stabilito dalla Provincia di Lecce e annullato dal Tar ad uno degli impianti prima citati poi effettivamente realizzato anche sulla ba­se di questa sentenza: 'Il Consiglio Comunale di Galatina si è li­mitato a richiamare l'esistenza di un ambito paesaggistico tute­lato ma non ha saputo o potuto indicare quali specifiche caratteristiche dell’intervento in progetto arrechino pregiudizio al con­testo tutelato".

Per quanto concerne poi gli impatti cumulativi (aspetto essen­ziale collocandosi l'insediamento in un contesto in cui operano altre strutture simili), il Tar aveva notato "la genericità delle obie­zioni del Comune nelle quali non è contenuta nessuna valutazione tecnico-scientifica quanto al consumo di territorio, non si citano infatti le superfici già interessate dagli impianti in esame, nonché la vicinanza dell'impianto dal più vicino centro urbanizzato, e le ripercussioni negative che la sua realizzazione determinerebbe sulla collettività - (Gazzetta del Mezzogiorno. 22.06.2020).

Ma questo atteggiamento dell'Amministrazione Comunale non è isolato, se anche la nuova compagine oggi al governo cittadino ha fatto notare la sua assenza alla Conferenza di Servizi convo­cata sull'argomento. Grave segnale di indifferenza nei confronti della salute collettiva e dei beni comuni.

Né stupisce, se questo è l'andazzo nei procedimenti ammini­strativi nella nostra realtà, che nel Rapporto Ecomafia 2022 di Legambiente, la Puglia occupi il 3° posto in Italia per reati am­bientali e che nella stessa classifica la provincia di Lecce si ponga al decimo posto, mentre nella classifica dei reati legati al ciclo dei rifiuti la Puglia occupi il 4° posto in Italia, mentre la provincia di Lecce sia al 18° posto.

La criminalità odierna non è quella di un tempo, che agiva a suon di lupara ed estorsioni, ma si è evoluta ed ha infiltrati nelle nostre istituzioni nutrendosi di assenze e silenzi, istruttorie ca­renti, di autorizzazioni a maglie larghe e di controlli inadeguati. come è stato denunciato più volte dalla nostra magistratura.

Antonio De Giorgi

 fonte: Il Galatino - Anno LVI n°3 del 10-02-2023

 
Di Antonio Mellone (del 12/11/2014 @ 21:41:02, in Ex edificio scolastico, linkato 3316 volte)

Abbiamo già appurato quanto l’assessore Coccioli e quasi tutti gli inquilini dell’ovile Orsini (con rispetto parlando) siano interessati alle sorti del bene comune - in particolare della vecchia scuola elementare di Noha, ristrutturata con appena 1.300.000 euro di debito pubblico, ma carente di un allaccio Enel per la fornitura dei 50 kw necessari e sufficienti per far funzionare, nell’ordine, l’impianto di climatizzazione, il fotovoltaico istallato sul tetto e il primo ascensore (che, come noto, non si scorda mai).

Come già dimostrato nelle precedenti stazioni di codesta Via Crucis, il presunto assessore ai lavori pubblici di Galatina sembra essersela svignata (tipico esempio di cervello in fuga) dopo aver proclamato con tanto di comunicato stampa su questo sito che la cabina elettrica necessaria per risolvere i problemi creati non si sa da chi stava per essere costruita in men che non si dica, manco il tempo di sbandierarlo ai quattro venti, vale a dire: “tra giugno e settembre 2014”. E comunque il Tizio non s’è più fatto vivo per renderci edotti sullo stato dell’arte (chiamiamola così) di questa roba che ormai sembra materia per un novello “The Truman Show”. 

Come detto, il personaggio de Coccioli non è il solo a fare lo gnorri su codesta vexata quaestio: al suo capezzale sono accorsi, probabilmente a loro insaputa, moltissimi altri suoi compagni di merendine, di maggioranza e/o di opposizione: le cosiddette larghe intese (o larghe spese). 

L’“opposizione nostrana” (le virgolette son d’obbligo), che notoriamente è di bocca buona, manda giù di tutto, e non c’è pericolo alcuno che venga colta da nausea o vomito e tantomeno da quella punta di acidità allo stomaco che contraddistinguerebbe un cittadino normale da un’ameba. Ma tant’è.

Addirittura i cosiddetti consiglieri di minoranza sembra non si interessino punto di codeste inezie, quanto invece del più grande problema della nostra terra, la piaga che ci diffama agli occhi del mondo (“lei ha già capito, è inutile che io jelo dica, mi veggogno a dillo” – direbbe in siciliano stretto Paolo Bonacelli, il presunto zio di Johnny Stecchino); vale a dire del tormento che ci impedisce di vivere, dell’assillo che ci fa nemici, dell’inquietudine folle e tutta galatinese che mette famiglia contro famiglia. In buona sostanza: il traffico. Che ovviamente maggioranza e minoranza delle larghe pretese (il cosiddetto “patto del Lazzarone”) vogliono risolvere, tra gli altri, con un bel parcheggione sotterraneo nelle immediate adiacenze del centro storico (tanto quanto a circonvallazioni interne, hanno già dato).

Ma di questo parleremo la prossima volta.

Per ora ci interessa rintracciare il noto ministro senza portafoglio dei lavori pubblici galatinesi. Per questo non sappiamo se rivolgerci a “Chi l’ha visto?” o a chi l’ha morto.

Antonio Mellone
 
Di Antonio Mellone (del 14/11/2013 @ 21:39:23, in Fotovoltaico, linkato 3780 volte)

A proposito di campi di concentramento di impianti fotovoltaici nohani volevo cogliere l’occasione per ricordare, nel loro terzo anniversario, le storiche parole dell’ex-sindaco di Galatina Giancarlo Coluccia pronunciate nel corso di un intervista apparsa on-line anche su questo sito il 2 settembre 2010, conversazione davanti a telecamera e microfono, condotta dal bravo Tommaso Moscara. Che davvero non so come faccia a non scoppiare in fragorose risate in faccia all’interlocutore di turno, rimanendo invece imperturbabile di fronte alle scemenze propinategli dai politici di ieri e di oggi, inclusi gli americani e i Russi. Ma questa è un’altra storia.  

*

Il per fortuna ex-sindaco di Galatina, a proposito del fotovoltaico, riuscì in quell’intervista da manuale a concentrare in poche ma sintatticamente malferme parole un incredibile numero di baggianate.

Dopo aver premesso che probabilmente la calura estiva poteva aver annebbiato la mente a qualcuno (inclusa certamente anche quella del sottoscritto) che s’era permesso addirittura di lottare insieme ad altri contro l’invasione dei pannelli in mezzo alla campagna, dopo essersi retoricamente chiesto se noi fossimo o meno per le energie alternative, e dopo aver aggiunto che comunque la sua amministrazione non aveva alcuna responsabilità in merito al fotovoltaico, il Giancarlo nostrano si è esibito in sperticati numeri da trapezista che neanche al circo Orfei. Se si fosse fermato alle prime elucubrazioni forse avrebbe fatto miglior figura. Ma i salti mortali evidentemente provocano in certi folkloristici personaggi una qualche forma, come dire, di ebbrezza.

Così continuava a blaterare il nostro pervicace e per grazia di Dio ex-sindaco: “…Se andiamo a vedere quei terreni, sono terreni impervi, dove prima andavano a pascolare i greggi. Non sono terreni effettivamente dalla grande produzione agricola. Fermo restando che dovranno essere come da statuto piantumati nel loro perimetro in maniera da risultare quanto meno impattanti”. E così via di questo passo.

*

Chiaro? Il sindaco e la sua giunta non ne erano i responsabili. Ma se dobbiamo dirla tutta, di fatto, almeno politicamente un pizzico lo erano, eccome. Questo si evince dagli atteggiamenti e dalle parole. Il sindaco sembrava quasi rammaricarsi per non essere stato lui, ma altri, a dare l’imprimatur a codesto impianto di “energia alternativa”. Del resto nessun esponente dell’allora maggioranza (e a dire il vero anche della sedicente opposizione) sembrava non dico avversare ma almeno batter ciglio contro lo scempio dei nostri campi occupati dall’invasore. Anzi! Visto che i “terreni sono impervi” e non “dalla grande produzione agricola” tutto sommato – così si arguisce – si poteva pure fare il megaparco di pannelli in contrada Roncella. E così sia.

*

Chi va a dire al poveretto che anche “i terreni impervi, dove prima andavano a pascolare i greggi” sono fondamentali per la biodiversità vegetale ed animale? Che la fotosintesi clorofilliana non è solo quella delle “grandi produzioni agricole” ma anche quella delle erbe spontanee, molte delle quali edule, e dei “pascoli per i greggi”? Che per quanto si possa “piantumare” con siepi perimetrali un parco fotovoltaico di quella estensione, il disastro rimane nei secoli dei secoli? E che eventuali siepi anche fitte sarebbero niente altro che il classico tappeto sotto il quale nascondere la polvere? E che la siepe del parco nohano, fatta tra l’altro con alcuni ulivi già secchi, è semplicemente ridicola?

Chi va a spiegare a questi mostri di intelligenza che per un piatto di lenticchie anzi di briciole, oltretutto una tantum, gentilmente concesse dai nostri conquistadores, non si può svendere la nostra primogenitura e che, dunque, non sono sufficienti “la ristrutturazione del canile di Galatina” ed “il rifacimento della villetta Fedele in via Soleto” per indennizzarci della perdita del panorama, del futuro, della faccia, della dignità, della bellezza e, non ultimo, dei soldi (che tra l’altro, a quanto pare, imboccano la strada per la Germania direttamente da contrada Roncella senza manco transitare da Galatina)?

Chi va a spiegare a chi si rifiuta di capire persino l’ovvio che questa non è assolutamente “energia alternativa”?

E’ “alternativa” (oltre che rinnovabile) quell’energia che compensa la minor produzione di corrente elettrica prodotta ad esempio da fonti fossili come petrolio, gas e carbone. Il che non è. Abbiamo cercato di dire, ridire e ricordare minuziosamente almeno un milione di volte che questi impianti fotovoltaici danno ai titolari il diritto di ottenere i cosiddetti “certificati verdi”. Cosa sono? Ma sicuramente l’ennesima truffa, in quanto si tratta di veri e propri permessi di inquinare, liberamente negoziabili a prezzi di mercato. I suddetti attestati, dunque, vengono venduti, tra gli altri, anche e soprattutto alle centrali di produzione di energia tradizionale, che a loro volta, grazie a questi permessi di inquinare, possono addirittura aumentare e non ridurre la produzione di corrente da fonti non rinnovabili. Altro che “energia alternativa”.

La centrale di Cerano, per dire, nonostante la Puglia sia ormai completamente ricoperta da pannelli fotovoltaici (e tra poco anche da pale eoliche: non ci facciamo mancare niente) non ha ridotto di un solo kw la sua produzione, anzi l’ha addirittura aumentata. Con quali conseguenze? Ma ovviamente con maggiori emissioni di fumi, anidride carbonica, gas di scarico ed altre schifezze che arrivano anche da noi grazie a quel “gasdotto” naturale che è la tramontana. A questo si aggiungano le autoproduzioni salentine di diossina e miasmi ed esalazioni varie provenienti dai camini di certi altiforni svettanti intorno a noi come la torre Eiffel ed il quadro è completo.

Poi uno si chiede come mai nel leccese, e a Galatina e dintorni in particolare, si muore molto di più che in altri luoghi per neoplasie, mesoteliomi, e cancro all’apparato respiratorio.

*

Infine, come far comprendere a questi signori, per i quali sembra che la logica sia un’allergia, il concetto basilare per cui non serve una centrale da un milione di kw ma un milione di utenti che mettono in rete un kw ciascuno? Dunque l’energia solare va benissimo, ci mancherebbe altro; ma in impianti di micro-generazione energetica e non in mega-impianti in mezzo alla campagna, anche se piena di cozzi, impervia, o morfologicamente assimilabile ad una pseudo-steppa. E’ così difficile da comprendere questa roba? Questi signori hanno mai preso in mano un libro, che so io, di un Jeremy Rifkin, ammesso che conoscano il professore e le sue ricerche scientifiche?

Anzi, formuliamo meglio: hanno mai preso in mano un libro (che non sia, per favore, il tomo-panettone di Bruno Vespa)?

Antonio Mellone
 

Siccome parlare di certi argomenti con i diciamo rappresentanti del municipio di Galatina è fiato sprecato, mi rivolgo a voi, egregi esponenti degli altri Comuni invitati alla Conferenza dei Servizi convocata a Bari presso la Regione Puglia, una prima volta il 20 ottobre 2017, poi rimandata al 23, e definitivamente, pare, al 3 novembre prossimo venturo [diciamo in piena atmosfera da festa dei morti, anzi, meglio, di Halloween, cioè delle zucche vuote, ndr.] avente ad oggetto “richiesta di proroga [l’ennesima, ndr.] all’autorizzazione per la realizzazione di un’area commerciale integrata in località Cascioni”, per alcune raccomandazioni.

Si tratta, in parole povere, del famigerato Mega-porco commerciale Pantacom, rara opera di archeologia economica ancor prima del suo impianto [scusate se utilizzo il lemma “porco”: ma “parco” mi pare un po’ esagerato, essendo, quest’ultimo, un concetto legato più ad un’area alberata che ad una cementificata, ndr.].

Gentili Rappresentanti dei Comuni intorno a Galatina, convocati alla suddetta conferenza dei servizi, vi prego, nell’esclusivo interesse dei vostri rispettivi territori, di prendere buona nota degli appunti che seguono in merito allo scempio economico-ambiental-razionale che si vuol perpetrare intorno a voi.

 

1°) Chiedetevi innanzitutto chi è l’interlocutore, nella fattispecie la Pantacom srl, che ha in progetto un centro commerciale (l’ennesimo nel Salento) di 25 ettari da impiantare in contrada Cascioni, nei dintorni di Collemeto. Dando un’occhiata ad un prospetto Cerved (documento pubblico della Camera di Commercio, che per sommi capi evidenzia le caratteristiche delle imprese) si evince che Pantacom è una SRL, società a responsabilità limitata, costituita nel 2001, con un capitale sociale pari ad euro 35.000, avente quale oggetto sociale: “la progettazione, la costruzione, l’acquisto, la vendita, la gestione e la locazione attiva e passiva di centri commerciali […]”). Codesta Pantacom srl risulterebbe “Inattiva”. Come mai? Dimenticanza? Si è forse in attesa di particolari autorizzazioni per la “dichiarazione di inizio di attività”? Non si direbbe mica che sia in (dolce) attesa: tutt'altro. Osservando la frenesia con la quale si muove l’amministratore unico, evidentemente in contatto continuo con gli enti pubblici e i suoi emissari, l’azienda appare invece attiva, attivissima. Perché non lo è anche di diritto, oltre che di fatto?

 

2°) Il capitale sociale, come detto, risulta essere pari a 35.000 euro (dico trentacinquemila, non trentacinquemilionidieuro). Bene. Mi dite, per favore, come fa una società con questo patrimonio a portare avanti un progetto con investimenti di svariati milioni di euro? Dove prenderebbe i fondi per iniziare a sbancare i venticinque ettari di campagna da trasformare poi in decine di capannoni da adibire a centro commerciale? Dai soci, forse? Vale a dire dai componenti della famiglia Perrone (quella dell’ex-sindaco di Lecce)? O magari da finanziamenti di terzi? E se anche fosse, “basta la parola” di codesti fantomatici capitali provenienti da chissà dove per garantire i portatori di interessi diffusi (e non particolari), come quelli degli enti pubblici territoriali, espressione della sovranità popolare che voi rappresentate? Non servirebbero forse dei documenti più concreti dei semplici proclami, dei sentito dire, delle promesse con la mano sul cuore?

 

3°) Oltre al risibile importo del capitale sociale (inadeguato a tutto, finanche al saldo della parcella di un progettista), osserviamo che la società “inattiva” presenta per più anni, proprio perché inattiva, un fatturato pari a zero. E questo ci può stare. Un’azienda può anche esistere sulla carta, può pure essere inattiva, e può anche per più anni consecutivi non aver venduto nulla. Ma in questo caso nell’attivo dello stato patrimoniale, sempre per più anni consecutivi, lo zero assoluto la fa da padrone anche tra le rimanenze, tra le immobilizzazioni materiali e, giacché ci siamo, anche tra le attività finanziarie. Di terreni, nello stato patrimoniale della Pantacom, nemmeno l’ombra. Né risulterebbe, al di là della linea di bilancio, diciamo tra i conti d’ordine, nessuna opzione all’acquisto dei terreni interessati. Che questi diritti/impegni siano registrati fuori bilancio? Cominciamo bene. Alla luce dei pochi dati a nostra (a vostra) disposizione, non riuscite anche voi a inferire agevolmente quanto si sia di fronte a un’entità astratta, uno spirito, un fantasma (Fantacom, appunto)? Vi stanno cioè facendo conferire, cari rappresentanti delle istituzioni comunali invitate, non con dati reali, incontrovertibili, garantiti, ma con delle congetture, con delle ipotesi, con delle promesse, con delle supposizioni (anzi, supposte).

In base ai basilari principi di buona amministrazione, di precauzione, di diligenza, di interesse collettivo, vi chiedo: è sufficiente che una società qualsiasi, oltretutto “inattiva”, presenti “istanze urgenti” perché si convochi in tutta fretta un consiglio comunale, magari ad hoc, o sia invitata a una conferenza dei servizi, o altro consesso pubblico, per cose tipo: delibere, proroghe, istanze, compensazioni, eccetera? E fino a quando continueremo a perder soldi, tempo e denaro pubblico dietro queste pantomime (etimologia non casuale)? Magari fino a quando non si troverà qualche cinese disposto a comprare il pacchetto (anzi il pacco) preconfezionato? E se non ci fosse nessuno disposto ad acquistare il diciamo progetto, cosa facciamo? Continuiamo a concedere proroghe su proroghe sine fine dicentes?

 

4°) Che garanzie occupazionali una società così eterea, labile ed evanescente da più punti di vista (commerciale, patrimoniale e finanziario) può dare alla collettività? Come mai un’azienda come questa, pronta “a combattere la disoccupazione dando lavoro a 200 persone” [sic] (all’inizio la promessa era di 300 posti di lavoro [ri-sic]), non ha nemmeno un dipendente, nemmeno un ragioniere, un portantino, un commesso? Possiamo noi consolarci con la promessa di 200 nuovi posti di lavoro prossimi venturi, scritti sulla carta con inchiostro simpatico?

 

5°) Andando ancor più nel dettaglio, ci si chiede: ha senso dal punto di vista della politica economica di un comune un altro centro commerciale di grandi dimensioni come questo, quando a meno di dieci minuti di auto si trovano agevolmente il complesso Bricoman (Lecce), e a meno di un quarto d’ora i centri commerciali di Cavallino (a Est) e di Surbo (a Nord), e chissà quante altre formule facilmente raggiungibili nei dintorni, tra supermercati, discount, megastore, ipermercati e cash & carry?

6°) Quali utilità potrebbero vantare i vostri Comuni, il loro Pil, la vitalità dei vostri centri abitati, il piccolo e medio commercio intramoenia, il vostro bilancio pubblico, il benessere economico delle vostre popolazioni, eccetera, da questo ennesimo centro commerciale fuori-porta? E quali benefici potrebbe portare un eco-mostro di 25 ettari (oltretutto su di un terreno a medio rischio idro-geologico, con annesse rotatorie, viadotti, traffico, inquinamento e stravolgimento del paesaggio) nei paraggi del vostro territorio?

 

7°) Se non ci fossero danni all’ambiente e all’economia locali con l’installazione di questo centro commerciale [ma il discorso è valido per ogni “grande opera” sul territorio, ndr. ] come mai si parla sempre di “ristori” e di “compensi” ai comuni che ospitano queste strutture [posto che nelle casse dei vostri enti non entrerà il becco di un quattrino a titolo, appunto di “ristori” e “compensi”, nonostante la svendita (anche) del vostro territorio, ndr.]? E, in base a banali considerazioni di Economia Aziendale, può mai un “ristoro” o un “compenso” bilanciare la “diseconomia esterna” (o “esternalità”) provocata da un siffatto investimento aziendale? Non credete che se così fosse, saremmo di fronte a un principio (antieconomico, dunque assurdo) per il quale un’azienda rinuncerebbe all’idea di profitto (trasformandosi di fatto in una Onlus)? Vi pare plausibile una sciocchezza del genere? Il discorso varrebbe anche per TAP (altra storia).

 

8°) Come già detto altrove, svariati comuni italiani hanno bandito i centri commerciali dal loro ambito. Ultimamente perfino un’intera provincia, quella di Trento, al fine di “salvaguardare l’ambiente, ridurre il traffico veicolare, e rinnovare il metodo degli insediamenti commerciali sul territorio all’insegna della qualità e della valorizzazione dei piccoli esercizi”. Orbene. Cosa vi sembra più anacronistico: una scelta come quella della provincia di Trento, o non piuttosto quella di continuare ad aver fede nella Beata Cementificazione?

 

9°) Negli Stati Uniti il mito del centro commerciale è crollato da un pezzo (gli Stati Uniti anticipano generalmente la nostra socio-economia di circa un decennio). Secondo molti analisti nei prossimi anni chiuderanno addirittura 400 dei 1.100 centri commerciali statunitensi. Esiste un’inchiesta del New York Times che attesta che svariati Malls (centri commerciali) sono ormai alla stessa stregua di vere e proprie città-fantasma, deserte, vuote, fallite.

Bene. Con questi chiari di luna (e con queste luci in fondo al tunnel), vorreste voi continuare a credere alle allucinazioni di marketing di una società a responsabilità modesta, che vale quel che vale, per giunta “inattiva”, e giacché dar retta anche ai suoi supporter politici più o meno local, vale a dire agli asini volteggianti nell’aere?

 

Antonio Mellone

 
Di Antonio Mellone (del 19/10/2014 @ 21:35:47, in Ex edificio scolastico, linkato 3152 volte)

Gentile Assessore Andrea Coccioli, permette una domanda?

Cosa voleva dire esattamente con le seguenti parole apparse in un comunicato a sua firma pubblicato su questo sito il 23 marzo 2014: “Si prevede l’esecuzione dell’intervento di realizzazione della cabina così come sopra detto necessaria ad Enel per fornire i 50 KW richiesti attivando quindi i suddetti impianti tra giugno e settembre 2014 e comunque non appena approvato il Bilancio di Previsione 2014”?

*

Scusi se osiamo ancora una volta scomodarla per chiederle, appunto, lumi sull’argomento. Ma sa, siccome “tra giugno e settembre 2014”, e giacché ci siamo anche ottobre inoltrato, della famosa luce non s’è vista nemmeno l’ombra, sarebbe appena il caso che ci desse qualche ragguaglio in merito ad eventuali ritardi o ripensamenti (questo, s’intende, a condizione che nel frattempo la famosa cabina elettrica non sia stata realizzata a nostra insaputa).

*

Per chi si fosse sintonizzato solo oggi su questo canale o dovesse essergli sfuggita questa inezia, volevo ricordare che a Noha esattamente da s’è festeggiata la fine dei lavori di ristrutturazione della vecchia scuola elementare di Noha ubicata in piazza Ciro Menotti, scordandosi però - come richiesto (purtroppo non dai progettisti) - l’allaccio alla rete elettrica sufficiente a far funzionare gli apparati acquistati e montati nell’edificio, come ad esempio l’impianto di riscaldamento e climatizzazione, l’ascensore, e, tanto per aggiungere danno al peccato originale, anche l’impianto di pannelli fotovoltaici montato sulla terrazza della scuola per la produzione di energia elettrica. Sembra che manchi una cabina elettrica in muratura, funzionale al richiesto collegamento - che probabilmente non rientrava nel budget dei famosi 1.300.000 euro di soldi pubblici (bazzecole) così pragmaticamente spesi.

Ancora oggi – salvo errori od omissioni - la struttura nohana, a cantieri ormai chiusi, dispone dunque di un “allaccio di cantiere” idoneo appena appena ad evitare ai poveri fruitori di quei locali di dovervi accedere a lume di candela o con l’ausilio di una lanterna a petrolio, come quelle che ormai si trovano solo nei mercatini dell’antiquariato.

Più volte su questo sito abbiamo ricordato l’annoso problema di quel sito scolastico, così come abbiamo chiesto informazioni, rivolto istanze, formulato domande (anche se non in carta da bollo) che l’assessore Coccioli s’è guardato bene dal leggere (o almeno dal far finta di). Tanto è vero che, non so se per compassione o per abrasione, s’è messo a stilare in politichese puro uno dei classici comunicati-stampa palazzorsiniani, che tutto riportava men che le risposte ai nostri interrogativi. A noi non rimaneva che prenderne atto e soprattutto per buona l’unica promessa formulata con le parole: “attivando i suddetti impianti tra giugno e settembre 2014”, con la speranza che non si trattasse di annuncite cronica, di cui purtroppo (o per fortuna) sono affetti troppi cosiddetti governanti italioti.    

Forse l’assessore sperava che noi altri, in tutt’altre faccende affaccendati, ci scordassimo delle sue promesse. Invece no. Siamo qui imperterriti a chiedergliene conto.

*

Gentile Assessore, nel suo comunicato in conclusione scriveva ancora: “Infine, in merito alla richiesta su impianto fotovoltaico e precisamente se sia stato previsto il ristoro dell’energia prodotta, si comunica che a seguito dell’allacciamento definitivo alla rete elettrica si usufruirà del cosiddetto meccanismo dello scambio sul posto che porterà benefici economici per un periodo di 30 anni”.

Bene Assessore, saprebbe dirci precisamente a partire da quando si potrà usufruire di codesti benefici economici? Cioè a partire da quale giorno inizieranno a decorrere questi (ulteriori) 30 anni?

Però per favore, almeno stavolta, ce lo scriva in maniera chiara, senza tanti arzigogoli, circonlocuzioni, perifrasi politiche, e soprattutto senza l’utilizzo del topico linguaggio torbido, viscido, untuoso. Siamo su Noha.it, mica su gelatina.it.

Antonio Mellone
 
Di Marcello D'Acquarica (del 19/02/2014 @ 21:32:29, in NohaBlog, linkato 2709 volte)

Le nostre case sono sempre frutto di una vita di sacrifici, e vederseli sfasciare (i sacrifici) da mega opere volute da politici che le propongono senza consultare i diretti interessati fa venire l’orticaria nei loro confronti. Ma tant’è che a subire il danno è sempre il solito pantalone.

Il fatto è che a volte si supera proprio il confine del buon senso e un cittadino si stufa anche di soffocare nel silenzio la rabbia per aver dato fiducia al politico di turno che, sia nel locale che nel nazionale, spesso non ha nemmeno le competenze. Vedi per esempio lo scempio del traffico di attraversamento di Noha, specie in via Giotto, dove purtroppo contiamo già due incidenti mortali nel giro di poco più di un anno; consideriamo poi i marciapiedi inagibili, le strade principali che si allagano ad ogni batter di pioggerellina, le case lesionate da scavi programmati senza alcun criterio, le esalazioni fognarie, per non parlare delle dubbie fumate color arcobaleno che fuoriescono dai camini del vicino cementificio e che da qualche tempo inquietano le notti dei cittadini (cfr. sul tema il seguente articolo http://www.tagpress.it/ambiente-territorio/un-esposto-contro-il-cementificio-colacem-di-galatina-da-parte-di-forum-ambiente-e-salute/).

Ma veniamo al dunque.

In una comunità cosiddetta democratica, le opere straordinarie prima di essere anche solo immaginate, dovrebbero essere condivise dagli attori di questa comunità, cioè gli abitanti.

Invece no. Vige la cattiva abitudine di imporre e vergare dall’alto i progetti, come fossero la panacea di tutti i mali, e conditi dalle immancabili “ricadute occupazionali” e “volani per lo sviluppo”. Uno degli ultimi più scandalosi esempi è il mega-parco commerciale in mezzo agli ulivi. Un nuovo centro commerciale giusto appunto in un’epoca in cui i consumi sono sottoterra.

Da quando esiste il punto di raccolta della fognatura nera, a Noha, e più precisamente in tutta la zona circostante lo scarico in fondo a via Calvario, gli abitanti - compresi quelli, come il sottoscritto, che in questo paese ci tornano (ironia della sorte) proprio per cambiare aria - devono tapparsi in casa per non vomitare l’anima prima del tempo, sperando in qualche giornata di tramontana che, per suo declino naturale, spinge i miasmi fuori dall’abitato. Per non parlare del neonato impianto fognario delle acque bianche, che, appena il termometro climatico sale oltre i 20 gradi e le piogge calano, diventa un ottimo diffusore di inebriante eau de fogne gratuita per tutti. Tutto questo grazie ai politici nostrani ed ai faccendieri del fare male le cose (“malaffare” c’est plus facile) che di tutto si prendono cura men che del benessere dei cittadini.

*

Gentile Assessore Roberta Forte, sorprende anche me, come molti, assistere a questo tuo inaspettato cambiamento di rotta: da primo difensore dell’ambiente, scesa in piazza contro ingiustizie e inquinamento, ed in nome della democrazia partecipata a fautore dell’oligarchia decisionista. Sei certa di fare bene ad accollarti l’arbitraria decisione di un’opera straordinaria come quella dell’impianto di compostaggio? Non credi sia logico presentare ai cittadini, e soprattutto ai residenti di tutta la zona nord e nord-est di Galatina, dove a quanto pare qualcuno ha deciso di costruire l’impianto, una straccio di progetto preliminare? Non sarebbe il caso di informare prima le persone sulla ragione per cui il sito debba essere lì piuttosto che in altri posti, magari più lontani dall’abitato? A quanto ammonta il costo di questa nuova fabbrica di pseudo-utilità? E come funzionerebbe? Quanti disagi provocherebbe per la movimentazione di traffico camionistico di ben tre comuni a ridosso dell’abitato? Come fermerete le esalazioni derivanti dall’attività, dei costi aggiunti, delle diseconomie, e di quant’altro? A cosa dobbiamo tanta frenesia improvvisa?

Oppure tu, da saggia amministratrice, hai deciso a priori che non ci sono altre soluzioni manco a pensarci, come quella per esempio di ragionare sull’abbattimento della produzione di spazzatura a monte e a valle del ciclo dei consumi? I rifiuti di quale parte del mondo dovrebbero poi essere gestiti in questo fantomatico sito per garantire questi “utili”?

Inutile chiederti se è la residenza a Galatina che ti impedisce di “respirare” l’aria di Noha, ma non pensi che il progetto per il compostaggio dei rifiuti organici di Galatina, Soleto e Sogliano, se non condiviso e ragionato, possa stravolgere negativamente anche la vita di una buona parte della cittadinanza Galatinese?

Non so, davvero, cosa pensare. L’unica cosa che mi vien da fare è iniziare, sin d’ora, a turarmi il naso.  

Marcello D’Acquarica
 
Di Redazione (del 24/04/2014 @ 21:32:26, in Comunicato Stampa, linkato 2414 volte)

Serie B maschile, appuntamento il 27 in casa contro il “Circolo della Stampa” di Torino.

Filippo Stasi (ds): “Per noi i playoff sarebbero un sogno”.

Anche quest'anno il Circolo Tennis di Galatina disputerà il campionato maschile di serie B. Lo scorso anno, la vittoria ai playout contro il C.T. Terni ha regalato un nuovo anno di permanenza in questa serie, ai salentini guidati dal Direttore Sportivo e Capitano, Filippo Stasi.

Il primo incontro di questa nuova stagione della Divisione Nazionale di Serie B, si giocherà nei campi del Circolo Tennis di Galatina domenica 27 aprile contro il Torino a partire dalle 9:30.

Il “Circolo della Stampa” di Torino, con il suo splendido impianto (23 campi da tennis in terra rossa) è uno dei circoli più importanti ed antichi d'Italia. Il suo campo centrale ha ospitato la Coppa Davis, la Federation Cup, gli Internazionali d’Italia e alcune dei Campionati Italiani Assoluti. Hanno calcato il campo del CT La stampa di Torino giocatori del calibro di Lindsay Davenport, Mark Philippoussis, Lleyton Hewitt, David Nalbandian, Elena Dementieva e Fabio Fognini, per citarne solo alcuni.

”Quest'anno ci siamo rinforzati con tre innesti importanti: Alberto Giannini, proveniente dal nostro vivaio, Perdanio Lo Priore dal CT Roma ed il numero tre d'Europa under 16, Stefanos Tsitsipas. Da direttore sportivo mi aspetto molto dai nuovi arrivati; ma sono certo si integreranno al meglio nella nostra squadra, che ci ha regalato un 2013 meraviglioso. Stiamo molto bene fisicamente e pensiamo di poter iniziare la stagione con il piede giusto, contro una squadra forte, il Torino, che l'anno scorso ha fatto benissimo in questa serie. Quest'anno voglio puntare direttamente ai playoff, sarebbe un sogno.

Galatina, 24 Aprile 2013

Filippo Stasi

Direttore Sportivo “C.T. Galatina”
 
Di Antonio Mellone (del 28/10/2013 @ 21:30:00, in I Beni Culturali, linkato 3704 volte)

Se diamo uno sguardo ai beni culturali di Noha, e se dimostriamo appena un pizzico di sensibilità nei confronti del nostro patrimonio storico-artistico, non possiamo evitare di chiederci perché mai la sublime eredità che ci è stata consegnata dalla storia è costretta a fare l’ingloriosa fine che è sotto gli occhi di tutti (inclusi i ciechi, gli orbi ed i bendati).

Ebbene sì, ormai lo sanno anche le pietre che stiamo dando il colpo di grazia alla memoria dei nostri padri, alla bellezza della nostra terra, all’opera di chi ha costruito capolavori, innalzato cupole, issato menhir, eretto torri medievali di avvistamento e difesa nonché torri civiche con campanile ed orologio, incavato frantoi ipogei, miniaturizzato casiceddhre in pietra leccese, edificato pietra su pietra la stupenda casa rossa, fabbricato masserie antichissime, scavato trozze con tanto di puteali scolpiti in pethra aurea, architettato il palazzo baronale ed il suo bellissimo giardino d’aranci, realizzato la distilleria del Brandy Galluccio, e così via.
Ora per favore non mi si venga a dire con la prosopopea emblematica di chi non ha mai capito un cavolo né di diritto né di economia che “il privato è più efficiente del pubblico”. Ai giuristi de noantri ed agli economisti per caso vorrei sommessamente dire che a Noha c’è la lampante dimostrazione dell’esatto contrario.
Oddio, non è che qui il pubblico brilli per particolari virtù (anche perché a Noha il pubblico forse non è mai esistito, e se anche fosse – ipotetica del terzo tipo – lo sarebbe ancora una volta per sbaglio. Per averne un esempio basta osservare con quali efficienza-efficacia-economicità questo pubblico ha fatto ristrutturare la vecchia scuola elementare di Noha dissipando 1.300.000 euro – bruscolini - e scordandosi al contempo di pensare all’allaccio all’energia elettrica come dovuto, onde, ad oggi, nella suddetta struttura, non è possibile far funzionare nell’ordine: impianto fotovoltaico, ascensore, apparato di condizionamento dell’aria, varie ed eventuali. Ma questa è un’altra storia).   
Dicevo dei privati. Ebbene sì, la maggioranza assoluta dei beni culturali nohani è in mano ai privati. I quali – forse ingrati, e in tutt’altre faccende affaccendati come con molte probabilità sono e saranno sempre stati - tutto hanno in mente di fare men che di prendersi cura dell’oro che hanno per le mani.

Non è un mistero doloroso il fatto che la torre con ponte levatoio, sì, quella medievale vecchia di sette secoli, si mantenga in piedi ormai quasi per quotidiano miracolo (ed i miracoli, si sa, non si ripetono all’infinito); che il palazzo baronale, meglio noto come il castello, ormai senza più anima viva al suo interno dopo la dipartita degli ultimi inquilini, stia andando incontro al suo inesorabile accartocciamento post-muffa; che il frantoio ipogeo ridotto a poco più che una cloaca a cielo chiuso verrà a breve attraversato da un bel canalone della fognatura bianca (una in più o una in meno, cosa cambia); che l’orologio svettante nella pubblica piazza è da quasi un decennio il più fermo del mondo in assoluto (roba da guiness dei primati: dove per primati stavolta bisogna intendere le scimmie); che le casiceddhre che ormai in tanti vengono a vedere anche da fuori paese (invece chi del posto dovrebbe appena alzare lo sguardo sembra affetto o da cataratta cronica o da cefalea letargica, nonostante la possibilità di accedere a prezzo di costo a numerosi antidoti farmacologici) si sta sfarinando per colpa del cancro della pietra leccese (e soprattutto per colpa di quello culturale che distrugge i residui neuroni degli umanoidi nostrani), mentre il grazioso campanile in miniatura è già venuto a mancare all’affetto dei suoi cari appena qualche mese addietro; che l’affascinante misteriosa casa rossa, la casa pedreira nohana, ha finalmente un motivo di attrazione in più dato alla luce di recente da una betoniera trovatasi per caso nelle sue immediate adiacenze: una neonata altèra casa bianca presidenziale.

Antonio Mellone

 
Di Antonio Mellone (del 12/11/2013 @ 21:28:08, in Fotovoltaico, linkato 3860 volte)

Stavolta non parlerò della Pantacom srl (nonostante ne sia tentato dato che la lingua batte dove il dente duole) ma di un altro giglio di campo, un altro fiore all’occhiello del capitalismo moderno.

Ebbene sì, lo confesso, anche stavolta ho voluto farmi del male. In uno dei miei sporadici attacchi di masochismo m’è capitato di spulciare qualche dato dal certificato camerale di un’altra società a responsabilità limitata (e te pareva): la “Fotowatio Italia Galatina”. 

Come, non sapete chi sia costei? Suvvia, signori, ne vedete continuamente il capolavoro e soprattutto ne state pagando profumatamente vita e prosperità. E’ il gestore del mega-impianto di pannelli fotovoltaici che ha fatto sparire senza il permesso della popolazione ma con il silenzio-assenso dei nostri soliti politicanti una quarantina di ettari di campagna nohana di contrada Roncella, mentre altre centinaia di ettari sono stati trafitti da società consorelle, sempre ovviamente a responsabilità limitata, nell’intorno dello stesso feudo ed in quelli limitrofi.

Intendiamoci, questi certificati camerali, con gli annessi bilanci, non sono documenti top-secret e non c’è bisogno di essere agenti 007 o cofondatori di Wikileaks come Julian Assange per venirne in possesso. I prospetti Cerved sono dossier pubblici, aperti a tutti, e sarebbe il caso che davvero imparassimo tutti quanti a leggerli, ad iniziare da chi ha responsabilità di governo locale, possibilmente prima di prendere caramelle dal solito sconosciuto o - il che è quasi uguale - dai soliti noti, come a quanto pare si usa fare nei dintorni di palazzo Orsini.

*

La “Fotowatio Italia Galatina srl”, dunque, costituita nel 2009, è la titolare di quel panorama di ferro e silicio in campagna Roncella, che è possibile ammirare percorrendo la Sp. 352, altrimenti detta circonvallazione di Noha. Forse non tutti sanno che questa società nel 2011, primo anno di attività dell’impianto nohano, ha registrato ricavi netti per un totale di 6,38 milioni di euro, mentre nel 2012, secondo anno, altri 6,52 milioni di euro. Per quanto ovvio, tutti questi soldi, li state pagando voi attraverso le vostre bollette, inclusa l’addizionale (cioè il famoso incentivo gentilmente concesso alla ditta dallo Stato italiano).

Ah, dimenticavo di dirvi che codesta società, dapprima di pertinenza del Banco de Santander s.a. e della Caixa D’Estalvis I Pensions de Barcelona (Caja De Ahorros Y Pensi; ed altri), è oggi posseduta al 100% dal socio Mr Rent Investiment Gmbh con sede a Monaco di Baviera (Koeniginstrasse 107). Dunque, se non ve ne foste accorti siamo stati invasi prima dagli spagnoli, e per ora, con passaggio di quote sociali, dai tedeschi (maestri oltretutto in tema di campi di sterminio).

Infatti oggi gli amministratori della società occupante il suolo di Noha non rispondono ai nomi di Mario, Michelino, Lucia o Tonino; ma a quelli di Pottmann Robert, Schmid Christoph, Schweikart Stefan e Marampon Cristina Ethel (i primi tre nati in Germania, l’ultima a Busto Arsizio).

*

A proposito di “ricadute occupazionali” è appena il caso di ricordare che il numero medio di dipendenti della Fotowatio Galatina srl alla data del 31/12/2012 è pari a zero. Forse - quando in quel tempo se ne parlava - dicevano “ricadute” ma intendevano crolli. Sicché a quell’occupazione del suolo non corrispose mai (né mai corrisponderà) l’occupazione di lavoratori.

Che ruolo stiamo giocando noi in tutto questo?

Ma semplice: quello del bancomat.

Curnuti, vattuti e cacciati da casa.  

Antonio Mellone
 
Di Albino Campa (del 16/02/2012 @ 21:20:09, in Ex edificio scolastico, linkato 3635 volte)
Secondo voi sono finiti i lavori in corso per questo nuovo centro culturale di Noha? Secondo voi sono stati rispettati i tempi tecnici previsti dalla gara? Secondo voi c'è già tutto quello che serve: dagli arredamenti agli impianti, dai servizi ai collegamenti necessari per il pieno utilizzo della struttura? Secondo voi è stato rispettato il progetto che prevedeva che tutta la terrazza della ex-scuola elementare di Noha fosse riempita di pannelli fotovoltaici (e non soltanto quelle due file striminzite) necessari - questi sì - per rendere la struttura autosufficiente non soltanto dal punto di vista energetico ma anche dal punto di vista economico-finanziario?
Domandare è lecito. Anzi doveroso.

Dopo aver detto la vostra su questi o su altri eventuali punti interrogativi (che vi vengono in mente), siete pregati di scrivere di seguito le vostre idee per l'utilizzo proficuo (e continuo) di questo rinato bellissimo complesso - che, speriamo, non diventi mai (più) una cattedrale nel deserto.

 

I documenti del bando di gara per l'appalto dei lavori di ristrutturazione della vecchia scuola elementare presenti sul sito del Comune di Galatina.

  1. icon Bando e disciplinare di gara
  2. icon Esito Gara

Di seguito tutta la documentazione.

  1. icon Domanda di finanziamento - ALLEGATO A
  2. icon Domanda di finanziamento - ALLEGATO B
  3. icon TAV. - PROPOSTA PROGETTUALE
  4. icon TAV. - RELAZIONE ILLUSTRATIVA
  5. icon TAV. - CAPITOLATO SPECIALE D'APPALTO
  6. icon TAV. - STATO ATTUALE
  7. icon TAV. - VARIANTE
  8. icon TAV. - PROGETTO IMPIANTI
Dalla documentazione (Tav. - Relazione illustrativa pag. 10) si evince che l'impianto fotovoltaico installato sulla copertura dello stabile doveva essere della potenza nominale di 22,77 kWp.
 
Di Antonio Mellone (del 30/03/2015 @ 21:18:07, in NohaBlog, linkato 2559 volte)

Ho notato una cosa: quando sulla carta stampata (un esempio per tutti il Quotidiano: ma quand’è che s’inizia a boicottarlo, come giustamente suggerisce Ivano Gioffreda, smettendo di buttar via i soldi per il suo acquisto?) o su altri giornali on-line scritti diretti e interpretati da “giornalisti” dotati di prolifiche ghiandole salivari si parla di Tap o di Tav, di strada statale 275 o di circonvallazioni interne, di Regionale 8 o dell’altra inutile Maglie-Otranto [per la cronaca il Salento ha il primato mondiale di strade per chilometro quadrato, quindi ne stiamo mettendo in cantiere delle altre, ndr], di Mega-porco Pantacom o di Mega-impianto di compostaggio [le cazzate o sono mega o niente anche qui da noi, ndr], di Colacem o di altri simili gigli di camposanto, di Xylella fastidiosa o di discarica a Corigliano, di trivellazioni petrolifere in mare o di inceneritori, di centrale a carbone di Cerano o di Ilva di Taranto, di fotovoltaico selvaggio in mezzo alle campagne o di impianti a biogas, di zone industrial-artigianali o di aree mercatali [l’ultima in ordine di tempo, se non già fatto, sta per essere varata a Galatina dall’attuale giunta diserbante, ndr], dicevo, quando sui cosiddetti mezzi di informazione leggiamo di tutta questa roba ci imbattiamo sovente in termini del tipo: posti di lavoro, sviluppo, ricadute occupazionali, volani per l’economia, disoccupazione, Pil, partito del no, milioni di euro, commissario straordinario, risarcimenti, emergenza, aumento della cubatura, grandi opere, suolo edificabile, fondi europei, consumi, crisi, attrattività, produzione, interesse locale, ricchezza, raccolta di firme, insediamenti produttivi, velocità di comunicazione, maggioranza allargata, conferenze dei servizi, fideiussioni, protocolli d’intesa, inizio dei lavori, tensioni politiche, assessori, tavoli tecnici, concorrenza, grandi opere.

Sono questi, a quanto pare, gli argomenti che devono essere portati all’attenzione dell’opinione pubblica.

Non leggeremo di certo parole come: malattie, fumi, diossina, cementificazione, cancro, malformazioni genetiche, registro dei tumori, percolato, pesticidi, esalazioni pericolose, patologie neonatali, decessi, viaggi della speranza, cellule tumorali, partito del cemento, surriscaldamento climatico, inquinamento della falda acquifera, morte dell’agricoltura, multinazionali voraci, interessi privati, discariche abusive, cure sanitarie, infortuni, distruzione dell’habitat naturale, consumo di territorio, restauri, scempio ambientale, mattanza di ulivi, corruzione, mafia, tangenti, bronchite cronica, mortalità infantile, deformazioni fetali, latte materno contaminato, ricatto occupazionale, mistificazione della realtà, responsabilità, dignità, paesaggio, buone pratiche agricole, piccole opere, sicurezza, alternative, risorse, investimenti, futuro.

Questi ultimi evidentemente sono vocaboli o locuzioni che evocano argomenti di secondo ordine, di allarme sociale: tutta roba da omettere.

Aveva proprio ragione Leo Longanesi (1905 – 1957) quando affermava che non c’è carenza di libertà, ma di uomini liberi. Non parliamo poi dei politici (rigorosamente con la minuscola) con i quali certi scrivani non possono che fare un bell’ambo.

* * *

 P.S. A proposito: se qualcuno di voi dovesse per puro caso avvistare in giro per Noha l’assessore alle papere pubbliche, vale a dire l’ing. Coccioli [ma sarebbe come rintracciare un pinguino all’equatore o una mangusta della savana al polo nord, ndr] potrebbe gentilmente ricordargli che nella locale vecchia scuola elementare ristrutturata a mo’ di centro polifunzionale, a causa di una cabina elettrica scordata da chissà chi, non funzionano ancora, in ordine sparso: ascensore, impianto fotovoltaico e riscaldamenti (sicché in inverno gli avventori son costretti ad accedervi muniti di caldi piumini d’oca)?

Antonio Mellone

 




In merito al precedente articolo con il quale si chiedevano delle delucidazioni, ecco i documenti del bando di gara per l'appalto dei lavori di ristrutturazione della vecchia scuola elementare presenti sul sito del Comune di Galatina.

  1. icon Bando e disciplinare di gara
  2. icon Esito Gara

Di seguito tutta la documentazione che abbiamo ricevuto dell'ex consigliere comunale Giovanni De Benedetto a cui va il nostro grazie.

  1. icon Domanda di finanziamento - ALLEGATO A
  2. icon Domanda di finanziamento - ALLEGATO B
  3. icon TAV. - PROPOSTA PROGETTUALE
  4. icon TAV. - RELAZIONE ILLUSTRATIVA
  5. icon TAV. - CAPITOLATO SPECIALE D'APPALTO
  6. icon TAV. - STATO ATTUALE
  7. icon TAV. - VARIANTE
  8. icon TAV. - PROGETTO IMPIANTI

Dalla documentazione (Tav. - Relazione illustrativa pag. 10) si evince che sarà installato un impianto fotovoltaico della potenza nominale di 22,77 kWp sulla copertura dello stabile, di certo per questo impianto non ci saranno delle battaglie o raccolte firme per bloccarlo.

La gara di appalto è stata vinta dalla ditta "ATI EDILELE PELLE' LUIGI SURL".

 

 
Di Antonio Mellone (del 10/02/2014 @ 21:15:51, in Compostaggio, linkato 3417 volte)

Ragazzi, lo confesso, è dura. E’ quasi impossibile star dietro a quella macchina da guerra che è l’amministrazione Montagna (che non fa proprio rima con campagna), composta da un bel gruppo di novelli Attila, i quali ce la stanno mettendo tutta (riuscendoci benissimo) per passare alla storia come i nuovi flagelli del bio.

L’ultima boutade (da tradurre con buttanata) di sindaco Cosimino e assessora Roberta, che hanno pure fatto finta di azzuffarsi nel pollaio con il consigliere regionale Galati(nese), riguarda il nuovo impianto di compostaggio “in conformità a quanto previsto nel Piano Regionale dei Rifiuti, che la individua (Galatina, ndr.) come uno dei tre siti necessari per il conferimento della frazione organica e congeniali per situazione geografica e bacino di utenza”.

Capito? Galatina e Frazioni (a questo punto umide) sono congeniali (mentre sindaco e assessora semplicemente geniali, oltreché necessari al futuro del comune). I nostri pollitici, con l’evidente “obiettivo di rendere inutili tanto le discariche quanto gli inceneritori” stanno, povere stelle, “dimostrano la concreta volontà di arrivare in tempi brevi alla chiusura ottimale del cerchio del riciclo dei rifiuti anche attraverso la realizzazione di un impianto di compostaggio, che garantirebbe una riduzione dei costi per il cittadino dovuta all’abbattimento dei costi del trasporto e peggio ancora a quelli di conferimento in discarica di un materiale prezioso per la nostra stessa agricoltura ed economia”. Roba che lascia senza fiato, vista anche la punteggiatura oltre che il resto della sintassi del carme, anzi del poema, del componimento-stampa pubblicato sui siti degli amici.

*

Ma davvero questi ecologistipercaso pensano che tutti se la bevano? Davvero la popolazione di Galatina e dintorni non vede l’ora di ospitare, seppur extra-moenia, in prossimità della tangenziale Est” (ma dove di preciso?), l’ennesimo mega-impianto credendo alla favola per cui poi pagherà meno tasse sui rifiuti? Sì, come no. I cittadini non ci stanno nella pelle, non vedono l’ora, non credono ai loro occhi, alle loro orecchie, e tra un po’ al loro naso.

*

E, a proposito, quanto suolo dovrebbe consumare o assorbire quest’ennesimo mega-porco in nome dell’ecologia e della popolazione virtuosa che fa la differenziata? Uno, tre, cinque, quindici ettari? E codesto mega-impianto dovrebbe poi accogliere, oltre al nostro prodotto interno lurdo, anche frazioni organiche provenienti da fuori comune e, ove necessario, anche da fuori regione? E, di grazia, chi sarebbe preposto alla gestione di questo avveniristico impianto virtuoso? Una nuova o una già esistente società mista pubblico-privato (da leggere: idrovora in grado di ingoiare quantità enormi e non ben precisate di fondi pubblici, di cui s’è già avuta esperienza, e proprio a Galatina)?

*

Ma certo che il sindaco non vede l’ora di incentivare l’agricoltura fornendo quintali e quintali di prezioso humus a chilometri zero ai poderi galatinesi. Però, non si è ben capito per quali - ce lo spiegherà nel prossimo comunicato-stampa -, se per le centinaia di ettari di campi di fotovoltaico che ci attorniano, oppure per i 26 ettari di contrada Cascioni in Pantacom, oppure per quelli che coprirà la nuova erigenda tangenziale, o per i terreni da adibire a nuovi comparti di villette bi-familiari, o per i suoli della nuova area mercatale da spianare quanto prima, come auspicano i consumatori (in tutti i sensi), o per le nuove aree artigianali richieste a gran voce dagli artigiani.

A proposito di artigiani e del loro nuovo comunicato-stampa, in cui, a fianco a richieste ragionevoli, si ritorna a blaterare di nuove aree artigianali, c’è da chiedersi: ma come si fa a non vedere oggi, nelle zone industriali ed artigianali di tutto il Salento, ma anche del resto d’Italia, le decine di capannoni in vendita che, lungo le strade, sembrano attendere un fantomatico compratore, come tante prostitute ormai troppo vecchie? Come si fa a pensare ancora di cementificare il nostro già martoriato territorio con novelle volumetrie? E con quali soldi, poi?

*

Signori, questo è il livello del dibattito politico in Galatina, la bella addormentata nel losco. Nessuno che dica nulla. Nessuno che ribadisca il fatto che il famoso compost si dovrebbe fare a livello micro, cioè di famiglia, o di condominio, o al più di quartiere, e non con la creazione dell’ennesima discarica o mega-impianto fuori porta (ché di questo si tratta).

*

E le cosiddette opposizioni? A convegno, a palazzo della cultura (quella roba, la cultura, con la quale, secondo alcuni alti, pardon, bassi capi proprio di quelle fazioni, non si mangia). Sì, pare che gli amici della rediviva Forza Italia si siano ritrovati domenica scorsa a dibattere di un tema che è tutto un programma: “Il ritorno al futuro”.

O forse al tugurio. Di questo passo, e con questi personaggi di destra e di manca (manca, voce del verbo), le due cose coincideranno.

Antonio Mellone
 
Lo smaltimento della frazione umida rappresenta ancora il maggiore problema nel ciclo di gestione dei rifiuti solidi urbani. Essa costituisce la maggior parte della nostra produzione di rifiuti e sviluppa serie problematiche ambientali ed economiche, soprattutto quando la relativa modalità di smaltimento consiste ancora nell'anacronistica pratica di fare ricorso ad inceneritori e discariche. Il Comune di Galatina, come tanti altri Comuni della Provincia, nonostante il buon livello di raccolta differenziata, soffre l’assenza di idonei impianti di compostaggio sul territorio, unica vera soluzione al problema. La delibera di giunta regionale che mette a disposizione fondi FERS 2007-2013 per un'ammontare di 12,5 mln di euro da impiegare nella realizzazione di impianti di compostaggio di comunità, ( piccoli impianti a servizio di realtà locali con meno di 4000 abitanti ), rafforza e da prospettiva ad un modello di gestione decentrata e distribuita sul territorio, che potrebbe crearsi , attraverso la realizzazione di impianti di compostaggio di comunità modulabili nella loro dimensione in funzione delle peculiari esigenze dei territori. Nella sostanza ci si auspica che ogni Comune possa gestire sul proprio territorio la propria frazione umida, attraverso un'architettura impiantistica distribuita, in modo da ridurre l’impatto ambientale ed i costi di gestione. Riteniamo necessario aprire un confronto pubblico, per dare un'alternativa all’ipotesi di realizzare in provincia di Lecce n° 03 impianti di compostaggio di grandi dimensioni, ognuno di capacità di 35.000/40.000 Ton/Annue. Peraltro si deve anche considerare che le risorse messe a disposizione dalla Regione Puglia per la realizzazione di tali tipologie di impianto, dovranno essere spese e rendicontate entro il 31/12/2015, termine molto difficile da rispettare per i mega impianti. Al contrario per la tipologia impiantistica diffusa, di tipo modulare, si prevedono tempi certamente inferiori. Confidiamo che l'OGA – L'Organo di Governo d'Ambito – agisca responsabilmente nei modi e nei tempi idonei per scongiurare la perdita di tali risorse economiche. I vantaggi di avere centri più piccoli e diffusi sul territorio sono molteplici: minori costi di gestione e smaltimento, minimizzazione dell'inquinamento dovuto ai trasporti stradali (stimato in diverse centinaia di migliaia di km), maggiore facilità di controllo da parte delle amministrazioni e dei cittadini. Inoltre si eviterebbero i potenziali “effetti collaterali” dovuti ad una gestione centralizzata di ingenti quantità di rifiuti e di denaro. Questa alternativa potrebbe essere un'opportunità per tutti i Comuni di gestire “in-house” tale servizio attraverso la creazione di una cooperativa di comunità, il quale è un interessantissimo strumento formalizzato da poco dalla Regione Puglia per la gestione dei servizi locali.
Lavoreremo affinché il Comune di Galatina porti questa proposta nelle assemblee decisionali dell’ATO LE/2 e ci facciamo promotori della formalizzazione di un tavolo istituzionale fra tutti i comuni interessati.


Antonio Congedo
Consigliere Comunale al Comune di Galatina
Gruppo Consiliare di Rifondazione Comunista

 
Di Antonio Mellone (del 21/01/2015 @ 21:11:59, in NohaBlog, linkato 2643 volte)

I nostrani amministratori delegati a palazzo di città, politici di destra, centro e supposta sinistra (supposta stavolta è sostantivo, non attributo) stanno all’ambiente come un elefante in una cristalleria: è pressoché impossibile per loro non provocar danni irreparabili ogni volta che s’azzardano a muoversi.

Il problema preminente è che purtroppo questi personaggi in cerca di derisore non perdono occasione per darsi una mossa (con le conseguenze suddette).

*

Tanto per dirne una, la sera dell’8 gennaio scorso, a Noha, nell’igloo che funge da centro polifunzionale [ma, secondo le promesse di un marinaio della corazzata Potëmkin galatinese, entro “i primi mesi del 2015” – traduzione “campa cavallo” - l’impianto di riscaldamento dovrebbe finalmente entrare in funzione, ndr] s’è svolto un bellissimo convegno double-face.

Bifronte, dunque, il convegno, non tanto per la pubblicità fatta attraverso due manifesti dissimili (ma sì, meglio abbondare), non tanto per i due titoli affatto diversi da scegliere a piacere (“La causa radice del nostro benessere o malessere” e/o “Ambiente, veleni, tumori nel Salento”), e infine non tanto a causa del relatore principale che promette una cosa ma poi ne fa un’altra [tipo assicurare un intervento conciso, compendioso ma ragionevolmente breve “per lasciare spazio agli altri contributi e alla discussione”, ma poi, evidentemente colpito da logorrea narciso-monopolistica, si esibisce in un soliloquio di un’ora e mezza, terminato non prima di aver sfiancato l’ultimo tra gli astanti più condiscendenti; e, non pago di ciò, e forse per dimostrare tutto il suo rispetto nei confronti dell’uditorio, l’esimio primo oratore (o prima donna) strappa di mano il microfono al malcapitato moderatore/organizzatore e, facendo finta di proferire l’ultimo predicozzo, toglie pure la parola all’Anita Rossetti e a chi cerca comunque di esprimere liberamente il proprio pensiero – chiedo venia per il lungo inciso, ma ci voleva, ndr]; dicevo, convegno bifronte non solo per tutto quanto precede ma anche per la perfomance delle due donzellette che vengono dalla Montagna, assise in cattedra, l’una a leggere un compitino sull’inquinamento che aveva tutti i sintomi della scopiazzatura da chissà quale libro di temi di seconda media, l’altra a elogiare le magnifiche sorti e progressive di un mega-impianto di compostaggio da 30.000 tonnellate annue (cioè 82 tonnellate al giorno di sola frazione umida da far pervenire da mezza Italia nella zona artigianale di Soleto, ad un fischio dal centro di Galatina) per produrre non si sa bene se compost per l’agricoltura (ma quale agricoltura se stanno cementificando tutta la campagna residua: caro Ivano Gioffreda parli ai sordi) oppure, al contrario, il residuo dell’anaerobico, il cosiddetto FOS, che è un rifiuto pericoloso da smaltire in discariche speciali in quanto dannosissimo per l’agricoltura.

*

Mi fermo qui sennò dicono che i miei articoli sono troppo lunghi, e magari qualcuno nel leggerli si stanca pure (rischiando un’ernia al cervelletto).

Da qui a qualche giorno sempre su questi stessi schermi, disobbedendo alla consegna di farmi i fatti miei (ma anche questi sono fatti miei, eccome), cercherò di fare il ancora il punto sui nostri cosiddetti governanti locali e sulla loro costante produzione di atti osceni in luogo pubblico.

Antonio Mellone

 
Di Antonio Mellone (del 15/03/2015 @ 21:09:19, in NohaBlog, linkato 3895 volte)

Gentile Daniela Sindaco,

in qualità di cittadino di Noha avrei bisogno di alcune informazioni in merito al romanzo comunale che ha per oggetto la vecchia scuola elementare di Noha di piazza Ciro Menotti ristrutturata ma anche no (per via di una cabina elettrica dal sen fuggita, anzi dal senno sfuggita). La quale scuola, dico, invece di diventare centro culturale polivalente, com’era nelle iniziali intenzioni del pubblico investitore, sembra essersi trasformata in un centro pollivalente, (nel senso di pollaio, con l’aggiunta di oche starnazzanti a destra e a manca).

Intanto volevo chiederti se avessi notizie di prima mano in merito al reale stato del cantiere di quell’edificio scolastico, soprattutto riguardo al famoso allaccio alla rete elettrica con i (sembra) necessari 50 kw in grado di mettere finalmente in funzione ascensore, apparecchiatura fotovoltaica (sai, per ammortizzare i costi della struttura) e soprattutto impianto di riscaldamento e condizionamento dell’aria (il che ci eviterebbe - per esempio nei pubblici convegni con interventi di relatori e/o pubblico anche esterni – oltre al freddo e al caldo, a seconda, altresì la solita figura da paese del terzo mondo). Sul tema potresti chiedere lumi, diciamo così, al tuo compagno di partito (o dipartito), al secolo ing. Andrea Coccioli, meglio noto come l’assessore del fare (ma soprattutto del dire).

*

Cara Delegata, non so gli altri nohani, ma io sono stanco di leggere, e da tempo, cronache poco edificanti sul conto di Noha, dei suoi rappresentanti, dei suoi immobili pubblici utilizzati come dependance di case private, manco fosse scritto nello statuto di quella struttura a mo’ di primo comandamento: ricordati di privatizzare le feste (socializzandone i costi).

Insomma: è vero quel che si vocifera e si scrive in giro? O è sempre e solo frutto di “strumentalizzazione politica” (alibi perfetto per ogni occasione)? Pensi che questa telenovela nohana avrà fine un dì, oppure si andrà avanti come al solito continuando a farci del male? Quali sono eventualmente le tue idee o quelle del tuo gruppo politico per questo centro culturale (che invero sembra nato male per finire peggio)? E’ dato conoscere il bilancio, o almeno i costi annui per il mantenimento della struttura? Non è che come al solito è tutto top secret ovvero non si ha la più pallida idea su come muoversi d’ora in avanti? E cosa dice o addirittura pensa Mimino Montagna nostro in merito alla vexata quaestio?

*

Nell’attesa di una risposta, possibilmente scritta (da pubblicare su questo sito), mi auguro che almeno i trenini che immagino si faranno nelle feste private al polivalente di Noha (magari con tanto di ritornello inneggiante a “Brigitte Bardot Bardooot”)non abbiano tutte ma proprio tutte le caratteristiche dei trenini de “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino, quelli per i quali Toni Servillo, nei panni del giornalista Jep Gambardella, soleva dire: “So' belli i trenini che facciamo alle nostre feste, so' i più belli di tutta Roma. [...] So' belli. So' belli perché non vanno da nessuna parte”.

Antonio Mellone
 
Di Antonio Mellone (del 01/10/2014 @ 21:06:51, in NohaBlog, linkato 3486 volte)

E’ mai possibile che in questo comune fuori dal comune si dia il via libera ad un mega-impianto di compostaggio aerobico e giacché ci siamo anche ana(l)erobico, e nessuno, tranne il sottoscritto (che conta come il due di picche) e il povero Raimondo Rodia di Galatinablogolandia, osi alzare ciglio o storcere il muso o postillare qualcosa soprattutto in merito al fatto che il tutto si decida sempre sulla testa del cittadino, senza nemmeno sognarsi non dico di interpellarlo preventivamente ma quantomeno di informarlo su quello che gli capiterà a breve?

Certo, non mi riferisco qui ai sedicenti giornalisti copia-incollatori del “Quotidiano” ed alla loro opinione (semmai ne avessero una), né al noto redattore capo di sgualdrina.it (con rispetto parlando), ma alle teste pensanti galatinesi (posto che ne fosse rimasta qualcuna in giro), ai residui blogger non allineati e soprattutto non coperti, agli studenti non addormentati, ai comitati spontanei di cittadini, agli spiriti liberi superstiti e in grado di pronunciare il loro “invece”.

*

Nei giorni scorsi, come forse avrete avuto modo di leggere, è apparso un comunicato-stampa a siti unificati e a firme congiunte di tal Angelo Tondo (presidente ASI – l’acronimo starà probabilmente per Azienda Scempio Infinito o Agenzia Speculazione Immondizia), di Graziano Vantaggiato, sindaco del comune di Soleto, e, last and least, dell’ineffabile Cosimo Montagna (poteva mai mancare il nostro Mimino? Certo che no: quando si tratta di colpi di grazia lui è sempre il primo cittadino).

In codesto comunicato si legge che “finalmente” proprio all’ingresso di Galatina, provenendo da Lecce, in una traversa della SP 362, però in territorio di Soleto a “4 – 5 chilometri da tutti i centri urbani intorno” (nemmeno tanto distante in linea d’aria anzi di biogas dalla zona dove su 26 ettari quadrati verrà spalmato il Mega-Porco commerciale in Pantacom: se disastro deve essere sia completo), verrà piazzato un bell’impiantoanaerobico ed aerobico con produzione di compost di qualità [sic] da utilizzare nelle nostre campagne [sic], senza alcuna immissione di fumi nell'ambiente [sic]. Si tratterà quindi di un impianto all'avanguardia a servizio dei Comuni dell'ex ATO Le2, che ne trarranno immediato beneficio economico sulla tariffa [sic] e risolveranno finalmente l'annoso problema del conferimento della frazione organica dei rifiuti. La realizzazione degli impianti di compostaggio infatti ci libererà dalla schiavitù e dal disastro ambientale delle discariche [sic] dal rischio ambientale che ne deriva e dai cattivi odori [sic]”. Come si possa riuscire a concentrare in così poche righe un così alto numero di baggianate bisognerebbe chiederlo alla suddetta trinità firmataria, la quale probabilmente o non sa quello che dice e fa, oppure dice e purtroppo fa quello che noi ancora non sappiamo. Vediamo perché.

*

Intanto questa storia del mega-impianto aerobico e anaerobico.

E’ l’uno o l’altro? Perché entrambi? E come si deciderà quale frazione di rifiuti indirizzare alla prima e quale alla seconda linea? Forse che le bucce di banana saranno destinate al compostaggio anaerobico mentre gli scarti dell’industria casearia, per dire, a quello aerobico? Non è che saremo costretti a fare una differenziata nella differenziata (cioè una differenziata al quadrato)? Oppure la frazione umida proveniente dal Salento sarà digerita anaerobicamente mentre quella che acquisteremo dal resto d’Italia (necessaria al raggiungimento del quantitativo minimo per giustificare un impianto di quella portata) verrà sottoposta alla danza aerobica?

E’ stato detto per caso agli ignari cittadini che il gas derivante da una fermentazione anaerobica è un metano impuro (infatti solo il 50% è metano)? E che per un impianto, diciamo, da 1MW si hanno circa 30 milioni di mc di fumi prodotti all'anno, che equivalgono a tonnellate di gas nocivi (tra cui anche l'azoto ammoniacale)? Che la digestione della biomassa in assenza d’aria, fondamentale per la produzione del cosiddetto biogas, impone temperature medio-alte (in media 55°C) - con conseguenze anche sul microclima locale - per effetto delle quali si verifica una selezione batterica a favore di gruppi termofili, alcuni dei quali pericolosi per via della produzione di neurotossine mortali? Qualcuno ha mai fatto capire alla popolazione che il nostro territorio - tra centrali a carbone, fotovoltaico a iosa, pale eoliche, eccetera - è uno dei poli energetici più grandi d’Italia, tanto che buona parte dell’energia ivi prodotta viene letteralmente buttata via, e che dunque non vi è necessità alcuna di aumentare ulteriormente la produzione di KW con un altro impianto (stavolta a “biogas”)?

Lo sanno i vostri elettori che la FORSU (frazione organica dei rifiuti solidi urbani) destinata all’anaerobico deve essere trattata preventivamente con flocculanti e stabilizzanti chimici e che lo stabilizzato che fuoriesce dai digestori, il FOS, per quanto lo si integri con ammendante controllato (residui verdi) è a tutti gli effetti un rifiuto speciale inutilizzabile come compost in quanto dannosissimo all’agricoltura, e pertanto da trattare in discariche speciali? E che, a proposito di “benefici sulle tariffe” il prezzo per tonnellata del trattamento di questo rifiuto è doppio rispetto a quello pagato per gli altri RSU (residui solidi urbani)?

Ed infine, sempre a proposito di domande da porci, è questa la democrazia partecipativa per cui Roberta & Co. si son sempre battuti nella loro precedente vita?

Si attendono le solite risposte, cioè quelle che non arriveranno mai.

*

Ragazzi, questi personaggi da trinità dei morti son riusciti in men che non si dica a trasformare la terra dei fichi in una novella terra dei fuochi.

Questi sono proprio fuori. Come un bidone della spazzatura.

Antonio Mellone

 
Di Redazione (del 21/03/2018 @ 21:05:21, in Comunicato Stampa, linkato 1778 volte)

La final four under 14 disputatasi il 15 e 16 marzo al PalaPanico , ha laureato campioni territoriali i ragazzi della BCC Leverano che, guidati da Luca Firenze, hanno battuto in finale la Pallavolo Azzurra Alessano.

Per il terzo posto i giovani di Laura Pendenza ed Antonio De Matteis hanno battuto i pari età della Fulgor Tricase , conquistando il bronzo e il pass per le fasi regionali . Rimane il rammarico di non aver disputato la finale  dopo una combattutissima gara con l’Alessano che, in vantaggio per 2 set a zero, è stato rimontato fino al 2-2 per poi prevalere al tie break(20-25,22-25,25-22,30-28 11-15).

Non posso rimproverare nulla ai miei, esordisce emozionata e senza un filo di voce mister Pendenza, che hanno dato tutto ,soprattutto caratterialmente ,dopo essere stati in svantaggio di due set a zero. La reazione avuta, onestamente, alimentava speranze  di staccare il biglietto per la finale , ma……il tie break ha premiato l’Alessano. Ora prepariamoci a fare esperienza fuori provincia e in un contesto tecnicamente più elevato. Un bravo a tutti”.

Il terzo posto non è mai stato in discussione per capitan Moscara e compagni partiti “ sparati” nella prima frazione  con una serie di servizi di De Matteis che hanno lasciato a zero punti gli avversari e conquistando anche il secondo set. La reazione della squadra del prof. De Blasi è giunta nel terzo set conquistando a 17 quel parziale, per poi cedere alla spinta dei padroni di casa nel quarto ed ultimo set.

Nella finalissima è prevalsa la supremazia tecnica del Leverano che perso il primo set ,contro il gruppo  del compianto Tonino Negro, ha dato un ‘accellerata all’incontro chiudendolo con facilità per 3 a 1.

Alla cerimonia di premiazione è intervenuto il vertice FIPAV territoriale , presieduto da Pierandrea Piccinni e dal consigliere Piero de lorentis, il primo cittadino di Galatina Marcello Amante,  l’assessore alle politiche sociali e allo sport Maria Rosaria Giaccari  e il presidente Corrado Panico  della SBV OLIMPIA  , organizzatrice dell’evento.

Il buffet finale condiviso da atleti , genitori e tifosi ha suscitato un unanime apprezzamento sotto l’aspetto gastronomico ed organizzativo ,il cui merito va alla coordinatrice della manifestazione, Zaira Gemma e al vice presidente Salvatore Cucurachi ,che hanno saputo coinvolgere i genitori dei nostri ragazzi nella preparazione di dolciumi e prelibatezze culinarie, nonché di omaggi floreali alle donne presenti.

Un momento di commozione molto partecipativo da parte di tutti gli astanti è stato il ricordo dell’allenatore dell’Alessano Tonino Negro ,scomparso da pochi giorni, ricordato dai suoi allievi con uno striscione e dalla società SBV OLIMPIA GALATINA con una targa commemorativa consegnata ai suoi familiari.

Un ultimo ringraziamento lo estendiamo ai responsabili delle società che hanno ceduto le loro ore d’allenamento per far fronte allo svolgimento della manifestazione e ai gestori dell’impianto sempre disponibili , negli orari più disparati, a rendere agibile il palazzetto.

Questi gli atleti medagliati che parteciperanno alle fasi regionali, verosimilmente nei primi giorni di aprile, battagliando nel girone D con la seconda classificata del Comitato di Taranto e con la sesta classificata del Comitato Bari/Foggia.

BALDARI ANDREA ,GIANNUZZI LORENZO,PERRONE DIEGO,DE MATTEIS LORENZO, MOSCARA MATTEO,PANICO JACOPO,ARCADI MARCO,MURRONE MATTIA,MAGURANO ANTONIO,FUNEDDA FRANCESCO,DE GIORGI MATTIA .

Piero de lorentis

AREA COMUNICAZIONE

SBV OLIMPIA GALTINA

 

Nel cimitero di Collemeto si esegue la sigillatura delle bare a lume di cellulare. L’incresciosa circostanza si è verificata nel pomeriggio di ieri e ha mortificato tutte le persone presenti, in particolare i parenti della persona scomparsa che al dolore della perdita hanno dovuto aggiungere questa umiliazione. Tale è, infatti, l’effetto che produce la sciatteria di un’amministrazione comunale che non riesce a garantire ai suoi cittadini neppure le condizioni minime di dignità. A questo si deve aggiungere la circostanza, niente affatto secondaria, che gli operai addetti alla tumulazione hanno lavorato in assenza delle più elementari norme di sicurezza. In quelle condizioni poteva accadere qualsiasi tipo di incidente. Questa maggioranza è davvero andata oltre, non solo con il logo di un pezzo della loro coalizione.

Nel cimitero ci sono problemi sull’impianto elettrico, ragion per cui molte lampade votive sono spente e nella camera mortuaria il corpo illuminante centrale non funziona quindi gli ambienti sono al buio, come nel caso della sigillatura avvenuta ieri a lume di cellulare. Mi domando come sia possibile che si verifichi una così eccessiva trascuratezza da parte del sindaco Marcello Amante e della sua maggioranza che dicono di passare intere giornate a verificare di tutto e di più, ma se il lavoro non dà frutti è solo tempo sprecato.

I problemi sono ben noti alla maggioranza che fa riunioni a ripetizione per conoscerli, peccato che – però – non riescano a passare dalle parole ai fatti. Non trovano soluzioni, eppure sarebbe bastato che facessero quanto promesso proprio dall’attuale sindaco in campagna elettorale: una riorganizzazione degli uffici. Se l’avessero fatto avrebbero constatato che c’è di sicuro un elettricista, oggi comodamente accomodato negli uffici comunali per volontà della passata amministrazione, che potrebbe essere impegnato come manutentore. Il sindaco Amante deve mettere la parola fine al degrado del cimitero: decida come, ma lo faccia per rispetto dei defunti e dei loro cari costretti a disagi e disservizi che con poco potrebbero essere superati.

Giampiero De Pascalis

Consigliere di opposizione del Comune di Galatina

 
Di Antonio Mellone (del 24/08/2022 @ 21:00:23, in Fetta di Mellone, linkato 538 volte)

Han provato in tutti i modi a farmi diventare un pochino Resiliente, con corsi di formazione ad hoc, lettura dei quotidiani a maggior tiratura nazionale e locale, visione di talk show trasmessi dalla tv generalista, qualche querela acefala e anura, il Pnrr, (e per la verità ci ho pure messo del mio frequentando amici per i quali va tutto bene dacché non vedono, non sentono e non parlano), ma io niente, tosto, con tutti i miei stereotipi intonsi, contro i quali, lo riconosco, è dura combattere.

Confesso che a un certo punto, stanco di fare il bastian contrario su un bel po’ di cose che mi danno intru le corne, dopo approfondite letture di manuali di life coaching (sì, talvolta indulgo al masochismo), proprio all’inizio delle correnti vacanze estive stavo quasi per gettare la spugna, stirare con l’appretto il mio elettroencefalogramma, mettermi nei panni del semplice voyeur dei superstiti compagni ribelli contro il fato ineluttabile, e pensare dunque che sì, non esistono alternative praticabili, e che ci puoi fare, così gira il mondo, guarda il lato positivo della cosa, non essere il solito oscurantista, pensa allo Sviluppo e alla Crescita (immagino del Pil), e smettila una buona volta con certe tue opinioni politiche decisamente giurassiche, per nulla progressiste e men che meno riformiste.

Insomma, apro la stagione lirica dei bagni al mare recandomi bel bello la mattina presto - come soglio da decenni con la mia ultraventicinquennale sediolina pieghevole - in quella zona di mare chiamata Santa Caterina di Nardò, in fondo alla discesa de Le Cenate, esattamente sulla scogliera di fronte all’isolotto controllato a vista dalla Torre dell’Alto, versante Frescura, il mastodontico stabilimento white e glamour che ha cambiato volto e nome al sito un tempo detto de Lu Chiapparu. Codesta permuta semantica avrà pure un suo perché: in effetti mo’ è tutta un’altra cosa, un luogo così discreto, estremamente va-lo-riz-za-to, di tendenza, una “location” ideale per gnocche e redivivi Casanova, vip gaudenti, medi e piccolo-borghesi, e in fondo in fondo anche gente come si dice comune, voglio dire i consumatori del mass-market che ogni tanto decidono di stringere la cinghia (avendone ancora una) per provare il fascino del reality - e vuoi mettere il tramonto sullo Ionio ascoltando il dolce suono del ghiaccio nel bicchiere del cocktail, magari con tanto di applauso finale in piena sindrome di Stendhal.

E così superata agilmente l’area riservata fatta di tubi, pali, fili, piattaforme, gradini, banconi, passamano, tettoie, ponticelli, tavoli, lampade, poltrone, sedie, gazebi, ombrelloni, casse acustiche, bandiera delle cinque vele garrente al vento, e altre amenità della specie, m’inoltro nell’ala per irriducibili (e impenitenti) nostalgici degli spazi ancora esentati dai canoni di noleggio, altrimenti classificati come beni comuni, e m’accorgo (capirai la novità rispetto allo scorso esercizio) che sulla bianca scogliera, pardon white cliffs, continuano a stazionare i cuscinoni, quelli larghi resistenti e morbidi in grado di assicurare alle terga di chi paghi un ticket per pronta cassa il comfort da sabbia del lido (sennò perché uno dovrebbe scegliere lo scoglio). Sempre rigorosamente white (vabbe’ un po’ ingialliti, mica si può star lì ogni santo giorno a sanificarli con spugna e amuchina come virologo comanda), i cuscinoni in tessuto sintetico te li ritrovi sparpagliati qua e là (ultimamente anche impilati) a mo’ di installazioni artistiche sulla fascia costiera ben oltre il recinto del bagno in concessione, dico nell’area spiaggia “libera” (sarà un nuovo metodo di esportazione della democrazia).

Son lì queste novelle chaise longue da cozzi sin dalle prime luci dell’alba, tipo quegli ombrelloni un tempo ‘mpizzati sulla riva pubblica dalla sera prima dai soliti “terroni” per assicurarsi la poltronissima per il giorno seguente.

Ebbene ultimamente (veramente qualche avvisaglia del fenomeno s’era registrata anche nella passata campagna turistica) abbiamo una novità di stagione fresca fresca: vale a dire i pallini di polistirolo che fanno pendant con il bianco dell’habitat naturale e artificiale dell’ameno loco. Come quali pallini? Ma quelli di cui sono imbottiti i suddetti cuscinoni. Sissignore, qualche volta fuoriescono, ora da un angolo, ora da una scucitura, ora da una crepa, e si sparpagliano sul litorale roccioso: talvolta parliamo di intere francate di minuscole sfere nivee che vanno a finire nei micro canyon dei massi santacateriniani, quando non prendono la direzione del vento.

Ma fanno tanto effetto neve del presepe. Roba da brividi proprio e pelle d’oca da freddo polare, anzi da frescura. Sicché d’ora in poi gli avventori del famoso impianto balneare extralusso potranno a scelta (e senza supplemento di prezzo) passare dall’ebbrezza del reality a quella del cine-panettone.

Eh sì, sono in tanti a credersi in Vacanze di Natale. Invece che sul Titanic.

Antonio Mellone

 
Di Antonio Mellone (del 08/02/2016 @ 20:51:04, in Fotovoltaico, linkato 2925 volte)

Ogni tanto vengo colto da attacchi di masochismo. Stavolta per soddisfare questo compulsivo ma per fortuna sporadico bisogno di farmi del male sono andato a spulciare l’ultimo bilancio approvato dalla “Fotowatio Italia Galatina srl”, che, per chi non lo sapesse, è la proprietaria del mega-impianto di pannelli fotovoltaici che ha fatto sparire, con il silenzio-assenso dei politici che ci ritroviamo tra i piedi, una quarantina di ettari di contrada Roncella, feudo di Noha, sufficienti per una potenza di 9,7 MW.

Perché 9,7 e non 10 MW o qualcosina in più? Semplice: per evitare la V.I.A. (Valutazione di Impatto Ambientale). Troppo rischiosa. Meglio costruire tanti impianti di potenza inferiore al limite dei 10 MW, anche confinanti, ma apparentemente di proprietà di diversi soggetti economici, per aggirare l’ostacolo imposto da quelle rompiscatole delle norme di legge (mica al tempo c’era lo “Sblocca Italia” di Renzi come ora). Solo con questo imbroglio l’apocalisse dei campi di sterminio (ovvero lo sterminio dei campi) si trasforma in una bella prateria sconfinata che manco un video del National Geographic.

*

L’impianto di Noha, allacciato alla rete nazionale nel dicembre del 2010, mentre i lavori di completamento si sono conclusi nel 2011 [sic!], ha accesso alle tariffe incentivanti previste dal D.M. del 19 febbraio 2007 (2° Conto Energia), che ha stabilito una tariffa costante per la produzione energetica dalla data di entrata in funzione dell’impianto per una durata di 20 anni. Sì, il progetto si fonda su un business plan che copre il periodo 2011-2030. Cosa succederà alla fine del piano? Chi vivrà vedrà: voglio dire che vedrà le sequenze di The day after 2.

Orbene, ritornando al conto economico della società a responsabilità limitata (in tutti i sensi), osserviamo che i ricavi registrati nel corso del 2014 (ultimi dati di bilancio disponibili) sono pari a 5.829.522,00 euro (quelli dell’anno precedente erano 6.121.552 euro - vuoi vedere che l’impianto inizia a dare i primi segnali di invecchiamento?), mentre l’utile “pulito”, cioè al netto di costi, spese, tasse, eccetera, è pari a 1.346.141,00 euro. L’assemblea dei soci ha deciso di distribuire al socio unico un dividendo dell’importo di 1.100.000,00 euro e di accantonare a riserva di capitale la differenza pari a 246.141,00 euro.

Chi è il socio unico che si pappa ogni anno tutti questi soldi nostri? Tal MR Rent Investment Gmbh con sede a Monaco di Baviera (Koeniginstrasse 107), mentre gli amministratori sono i signori Robert Pottman e Stefan Schweikart, mica Rocco, Gino o Oronza. A sua volta (anzi a sua Volt) la MR Rent Investment Gmbh è posseduta al 100% da un altro giglio di campo (di concentramento): la Munchener Ruckversicherungs-Gesellschaft AG (Munich Re). Punto.

Volete sapere le novità dell’ultim’ora? Da una recente visura della Camera di Commercio risulta che la Fotowatio Italia Galatina srl, non è più di Galatina (veramente manco d’Italia), in quanto la ditta è “cessata” in data 5 agosto 2015 per trasferimento in un’altra provincia. Tiè.

Sicché, noi continueremo ad avere tra le scatole tutti quei pannelli in mezzo alla campagna e a fare da bancomat a questa azienda che non figurerà più nemmeno tra quelle “locali” iscritte alla Camera di Commercio di Lecce (del resto, di fatto, non lo è mai stata, essendo passata, come scritto altrove, dalla dominazione degli spagnoli a quella dei tedeschi), con tutto quello che ne consegue anche a livello di tributi locali.

E a noi cosa entra più che in tasca in qualche altro, come dire, vaso indebito? Presto detto: oltre all’aumento delle bollette Enel (sennò ogni anno come facciamo a pagare circa sei milioni di euro ai nostri conquistadores tedeschi?), un bel po’ di altre cosette carinissime, della serie: inquinamento elettromagnetico generato dalle cabine di trasformazione, dai cavidotti e dagli elettrodotti; dispersione di sostanze nocive (per esempio cadmio) contenute nei pannelli; inquinamento causato dai diserbanti irrorati a terra; variazioni microclimatiche; danno all’ecosistema; gravi impatti visivi al panorama; abbagliamenti (di giorno, ma anche di sera per via di un paio di fari chissà perché puntati sulla circonvallazione di Noha, la Sp. 352, in direzione Collepasso); e, tanto per non farci mancare nulla, una manciata di neoplasie, e danni a questo o quell’apparato del corpo umano.

Più che energie, allergie alternative.

Volendo farmi del male fino in fondo, oltre alla visura camerale e al Bilancio della Fotowatio Galatina srl, sempre sul tema del fotovoltaico, sono andato a rivedere i video con gli interventi di due cosiddetti amministratori locali, due cime, due mostri di intelligenza noti ormai a tutti per la loro perspicacia, che rispondono ai nomi di Giancarlo Coluccia, ex-sindaco di Galatina, e di Daniela Sindaco-in-carica (santa subito, anzi Santanché, c’est plus facile), esponenti rispettivamente del centrodestra e del centrosinistra, vale a dire del Partito Unico della Frazione. Nell’ascoltare i loro storici interventi sembra che l’unico elemento superstite in grado di differenziarli era il baffetto.

Infatti, mentre l’uno – scordando il concetto di biodiversità oltre all’elementare principio di precauzione  -   continuava a blaterare di “terreni impervi, dove prima andavano a pascolare i greggi”, e che “non sono terreni effettivamente dalla grande produzione agricola” e “fermo restando che dovranno essere come da statuto piantumati nel loro perimetro in maniera da risultare quanto meno impattanti” (s’è visto poi come sono stati piantumati, anti piantonati); l’altra, sulla stessa falsariga, parlando tanto per dar fiato alla bocca, imbrogliando le carte come sovente usano fare i politici locali, e ribadendo tutto e il contrario di tutto in un intervento sul fotovoltaico pertinente come il pecorino sulle ostriche, confermava che “ambiente è un conto, urbanizzare un altro [e meno male, ndr.]”, e che “quei terreni sono morti, non cresce nulla, non c’è pascolo” [e daie, ndr.], che “Noha si èespasa” [sic]”, che quei “terreni non si prestano per l’agricoltura” [a ridaie, ndr.] e che “dove ci sono cozzi non cresce nulla”, e mille altre elucubrazioni dello stesso tenore (anzi dello stesso orrore: è uguale).

Ma l’acme (e pure l’acne) della serata s’è toccato quando Michele Stursi chiede d’emblée alla nostra beniamina e coram populo: “Ma voi che idea di ambiente avete?”.

E qui casca l’asino, con la Daniela nostra che, con sguardo smarrito, sudorazione a mille e salivazione azzerata,  ripete più volte: “Non riesco a comprendere”, e ancora: “Non ho capito davvero cosa vuoi dire” [e soprattutto: dove vuoi andare a parare, ndr.].

*

Dai, Michele, pure tu che ti metti a parlare in ostrogoto proferendo una sequela di non uno ma addirittura due fonemi che più ostici non si può, irreperibili sul vocabolario dei sinonimi (ma solo su quello dei contrari) dei nostri rappresentanti al comune di Galatina. Mi riferisco ai due lemmi impronunciabili: “ambiente” e soprattutto “idea”.  

Antonio Mellone

 

Oggetto: avviso pubblico per l’assegnazione d’uso temporanea dell’impianto sportivo polivalente sito in Noha alla via Giovenale.

I sottoscritti Consiglieri Comunali ANTONIO PEPE e MARCELLO P. AMANTE

PREMESSO che

- in data 26.05.2015 veniva pubblicato l’avviso per l’assegnazione d’uso temporanea dell’impianto sportivo polivalente sito in Noha alla via Giovenale;

- tra i requisiti indicati per la partecipazione vi è l’iscrizione all’Albo delle Associazioni Sportive e degli Enti di Promozione Sportiva di cui all’art. 3 del Regolamento per l’uso e la gestione degli impianti sportivi ovvero la formale richiesta di iscrizione a tale Albo pervenuta al protocollo generale dell’Ente entro la data di pubblicazione dell’avviso in parola;

- da informazioni assunte, tale Albo non risulta istituito né risultano pervenute istanze di iscrizione;

CONSIDERATO che

- nessuna associazione, per le motivazioni innanzi esposte, risulta quindi avere i requisiti per partecipare;

- l’unico Albo istituito presso il Comune è quello generale delle Associazioni di cui all’art. 58 dello Statuto Comunale, elenco diverso da quello richiamato nell’avviso;

- si rende necessaria la pubblicazione di un nuovo avviso;

RITENUTO che

- l’impianto sportivo di Noha versa attualmente in uno stato di degrado e totale abbandono;

- sarebbe stato opportuno effettuare prima i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria e solo dopo procedere all’assegnazione anche temporanea di tale struttura;

- l’Amministrazione Comunale è comunque responsabile di eventuali danni a persone e/o cose che dovessero verificarsi, date le condizioni in cui versa, nonostante sia prevista l’attribuzione di qualsivoglia responsabilità agli eventuali utilizzatori;

- ancora una volta si evidenzia la superficialità e l’improvvisazione con le quali vengono affrontate le varie questioni;

CHIEDONO

- di conoscere le motivazioni per i quali non si è proceduto alla messa in sicurezza della struttura ed al rispristino dei vari spazi e solo successivamente all’assegnazione di tale impianto;

- di conoscere le ragioni che hanno indotto l’Amministrazione a non procedere ad un’assegnazione definitiva.

 
Antonio PEPE

Marcello P. AMANTE

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Di Redazione (del 17/12/2018 @ 20:45:29, in Comunicato Stampa, linkato 774 volte)

Il ritiro porta a porta dei rifiuti in metallo, previsto per il 26 dicembre p.v., sarà anticipato a

mercoledì 19 dicembre,

a causa della chiusura dell’impianto di conferimento in occasione delle festività natalizie.

 

Ufficio Stampa

Comune di Galatina

 
Di Redazione (del 05/03/2024 @ 20:44:44, in Comunicato Stampa, linkato 528 volte)

Come annunciato qualche giorno fa, per tutelare e rendere più sicura Piazza XXIV Maggio che ospita uno dei simboli storici più importanti di Noha, è stata attivata la telecamera di sorveglianza ed è stata collegata al Comando della Polizia locale.
Allo stesso modo nei prossimi giorni saranno portate a regime le telecamere che sorvegliano l'impianto sportivo di Via Giovenale e tutte le altre installate nei punti sensibili di Noha.
Un ringraziamento particolare al Comando della Polizia Locale Galatina per la tempestività dell'intervento e per l'impegno quotidiano a tutela della pubblica sicurezza con la speranza che, a prescindere da questi interventi, il senso di responsabilità di ciascuno possa sempre prevalere.

 Pierluigi Mandorino
Consigliere con delega alla frazione di Noha

 
Di P. Francesco D’Acquarica (del 24/10/2015 @ 20:43:16, in Presepe Vivente, linkato 2761 volte)

Stupenda, bellissima, gioiosa notizia quella di poter finalmente allestire il “Presepe Vivente” (sesta edizione) nel giardino del Castello di Noha: luogo magico, incantato, da favola. Che ci sarà mai al di là di quel muro, così alto oltre il quale non si può vedere nulla?

Tutti potremo osservare, ammirare qualcosa dei nostri “beni culturali”, quello che i nostri antenati hanno creato e consegnato alla storia cittadina, quello che si è salvato dall’invasione dell’asfalto e del cemento armato dei nostri tempi:  “il parco degli aranci”, “la torre con il ponte levatoio”, quello che resta del “Castello” della nobile famiglia dei Baroni De Noha che fin dal 1200 qui avevano creato il centro della loro Baronia.

L’anno scorso abbiamo ammirato il presepe vivente nella “Casa Rossa”; qualche anno fa, nelle edizioni presso la Masseria Colabaldi, abbiamo osservato da vicino quell’altro gioiello storico, con le varie parti della Masseria, luogo del cuore, nel cui giardino erano state ricostruite dai ragazzi del presepe, una volta la Throzza e un’altra l’antica torre di Noha. Quest’anno, invece, avremo il privilegio di vedere da vicino, in tutto il suo splendore, uno tra i più belli ed antichi beni culturali di Noha, con tutto lo spazio che il Castello ha conservato per noi.

Fino a non molti anni fa, quello spazio era enorme e andava da Via Pigno fino a ridosso della Casa Rossa dove c’erano le tombe Messapiche. Ora il grande “parco degli aranci” è attraversato dalla continuazione di Via Donatello per facilitare il traffico che sfocia sulla Via di Collepasso. Durante la guerra 1939-45 lì sorse anche una attività industriale, la SALPA (Società Anonima Lavorazione Prodotti Agricoli), per iniziativa della famiglia Galluccio e vi si  lavoravano le mele cotogne, prima, e poi i pomodori, dando lavoro ad un centinaio di operai.

Nel giardino retrostante il Castello ci sono stato per la prima volta 40 anni fa, quando non conoscevo nulla dell’antichità di Noha. Ci andavo per constatare l’esistenza “de lu thrabuccu” che non ho trovato. Mi accompagnò il custode addetto in quel tempo e, mentre osservavo ogni cosa, immaginavo di vedere il Barone Pirro con il suo figlioletto Guglielmo passeggiare nel giardino, o la Baronessa Solemna con la figlia Isabella camminare per i viali, quando d’estate andavano alla Casa Rossa per un po’ di frescura.

Rimasi affascinato dalla Torre. Appartiene all’epoca dell’architettura federiciana. Federico II (1194-1250) figlio di Enrico VI di Svevia, si è caratterizzato per la sua volontà pianificatoria di difesa e di rappresentanza del potere imperiale nel meridione d'Italia. Caratteristica comune dei castelli di epoca federiciana era l'impianto geometrico regolare, tipici nel periodo che oscilla tra il 1235 e il 1245, utile a garantire difesa e controllo del territorio.

La torre di Noha rientra in questo contesto: è situata nel giardino retrostante il "Palazzo baronale". Tuttora presenta tutti i requisiti della torre di avvistamento e di difesa. Con il prospetto principale rivolto verso Nord, quindi verso l'antica strada, la famosa “Strada Reale di Puglia”, s'innalza su due piani a pianta quadrangolare di metri 7 x 5 e raggiunge circa 10 metri di altezza. Una scala risolta in un'unica rampa lievemente incurvata verso Est, è poggiata su un'arcata a sesto acuto ed è munita di ponte levatoio. Il piano di legno ribaltabile è stato sostituito da una lastra metallica, che certamente impediva in caso di pericolo l'accesso al vano, posto al piano superiore. Realizzata con conci di tufo sistemati per corsi orizzontali abbastanza regolari, la costruzione è coronata da un elegante motivo ad archetti tipici dell’architettura federiciana.

Situata a circa 80 metri sul livello del mare, permetteva forse un collegamento a vista con altre torri poste nel territorio circostante e realizzava il posto ideale di osservazione di un lungo tratto di strada. La torre era a ridosso del Castello che era a pianta quadrangolare e dotato di bastioni sui quattro angoli. Teniamo conto che il luogo dove si trova oggi, quello che resta del Palazzo Baronale, era un punto di avvistamento lungo la via per Ugento. Perciò era logico far sorgere una struttura difensiva di quel tipo in quei tempi calamitosi.

Pensate all’esistenza del frantoio ipogeo, lu thrappitu, sotterrato davanti al Castello, alle casiceddhre che stanno per crollare, pensate alla vita che si è svolta in questo luogo quando il tutto divenne la “Masseria del Castello”: padroni succedutisi ai baroni, contadini che lavoravano per i signori benestanti, eventi belli e a volte anche drammatici accaduti nei secoli. Un esempio per tutti lo leggiamo nei registri parrocchiali, quelli dell’Arciprete Don Nicolantonio Soli (1662-1727) che, primo a compilare quelle carte,  ci ha lasciato così la sua testimonianza:

Adì 19 Aprile 1711 - Domenico d'Anna marito di ...    di S. Pietro Ingalatina,  giardiniero nel giardino dietro il castello di Nohe fu trovato ammazzato seu ucciso de fatto con una archibugiata datali al petto ad hore cinque, in sei di notte, et non havendo ricevuto nessuno sacr. però havendo il biglietto del Precetto Pascale adempito nella sua chiesa di questo presente anno et ancora la licenza di Mons. Vicario di Nardò di poterli dare l'ecclesiastica sepoltura questa qui infilata e poi à d. giorno fu sepelito dentro questa mia parrocchiale chiesa di Nohe.

*

Complimenti ai responsabili e collaboratori che ogni anno ci fanno la lieta sorpresa di un Presepe Vivente impostato sulla conoscenza dei nostri beni culturali. Grazie perché con le vostre iniziative ci fate rivivere il Natale cristiano, quello inventato da San Francesco d’Assisi, quello che fa pensare alla storia della nostra salvezza, quello che ci aiuta a vivere ancora in un clima di fraternità natalizia.

Il mio sogno è che presto, prima che per me sia troppo tardi, possa vedere il parco degli aranci aperto al pubblico tutto l’anno, dove la gente di Noha possa andare a trascorrere il tempo libero, a studiare la nostra storia, a godere della frescura e dell’aria buona (da sempre apprezzata come aria salubre di Noha). Mi auguro che anche il frantoio ipogeo, ora sigillato, possa un giorno rivedere la luce; mi auguro che diventi visitabile da parte di tutti, come molti altri frantoi ipogei della provincia. So che ci vuole del tempo, ma con il tempo si crea anche la coscienza delle cose belle. Quando nel 1972 feci le prime ricerche, nessuno conosceva quello che la nostra cittadina nascondeva della sua storia. Ora finalmente molti sanno, e il presepe vivente di ogni anno ne è la prova. A Natale ci sarò anch’io.

P. Francesco D’Acquarica

 

Dopo il dossier approdato in Parlamento sul colosso Colacem spa, titolare anche del cementificio di Galatina, il deputato del gruppo “Liberi e uguali” Nicola Fratoianni presenta un’interrogazione. Ma non è la sola novità sul tema. Convocato infatti per lunedì prossimo, 27 giugno, il tavolo per la Vis, la Valutazione di impatto sanitario dell’impianto salentino. Quella della Vis costituisce una procedura finalizzata alla tutela della salute delle comunità esposte a eventuali impatti derivanti dalla presenza di grandi opere sul territorio.

Andiamo per gradi. Sul fronte nazionale, a supporto dell'istanza di audizione alla Commissione ambiente da parte dei comitati di Galatina, Gubbio e Sesto Campano (proposta alle deputate Alessia Rotta e Rossella Muroni, rispettivamente presidente e vicepresidente della Commissione Ambiente), è intervenuto il segretario nazionale di Sinistra Italiana. Fratoianni. Nella giornata di martedì scorso ha presentato l'interrogazione parlamentare, avanzando la richiesta dello stop degli impianti Colacem al ministro della Transizione e ministro della Salute per via dei danni sanitari e ambientali. È utile ricordare che l'intera zona del circondario galatinese è stata dichiarata "zona rossa" per l'incidenza di alcune patologie tumorali, soprattutto ai polmoni.

“Dal punto di vista ambientale i cementifici sono industrie insalubri di prima classe. L'Agenzia europea per l'ambiente ha indicato due in questione tra i più inquinanti dell'Unione europea. I timori delle popolazioni locali sono cresciuti in seguito al sequestro delle polveri eseguito dalla Dda (Direzione distrettuale antimafia, ndr) di Lecce presso lo stabilimento di Galatina, che ha evidenziato caratterizzazioni insufficienti nella composizione dei rifiuti, così come indicato nella Ctu per Colacem Galatina e da Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca  ambientale, ndr) per Sesto Campano. Laboratori accreditati hanno confermato la presenza di diossina nel latte materno e nella placenta umana ed elevata concentrazione di metalli pesanti nella vegetazione, nella falda e nel suolo”, si legge nel testo a firma di Fratoianni. Ma non è tutto.

Il deputato fa anche riferimento alla spinosa questione del Css, il Combustibile solido secondario. Nel forni degli stabilimenti Colacem, infatti, accanto al carbone viene anche effettuato il recupero di materiali attraverso il trattamento ad alte temperature di quel tipo di rifiuti.  “Secondo i comitati promotori del dossier, le iniziative normative promosse dai governi dal 2003 fino all'entrata in vigore dell'articolo 35 del decreto-legge 77 del 2021 (Decreto Semplificazioni), rispetto all'utilizzo dei Css (la gran parte dei rifiuti indifferenziati) negli impianti che operano recupero rifiuti, tra cui anche le cementerie, hanno favorito l'allentamento delle procedure autorizzative: i limiti di emissione di carbonio di un cementificio che brucia rifiuti sono oggi meno restrittivi di quelli di un inceneritore in netto contrasto, a parere dell'interrogante, con gli obiettivi europei per la riduzione delle emissioni di carbonio e il recupero dei materiali scartati”, riporta nella sua interrogazione (nella foto accanto).

Sul piano locale quella di lunedì 27 giugno partirà già come una giornata all’insegna del malcontento e delle polemiche: comitati, medici e amministratori lamentano la “latitanza” della Regione Puglia. In una nota sottoscritta in maniera congiunta da sindaci e associazioni dell’hinterland galatinese, infatti, viene sollecitata la nomina di un referente Aress, l’Agenzia regionale strategica per la salute e il sociale. Si tratta dell'ente incaricato alle valutazioni,  la cui presenza è quanto mai indispensabile “in quanto tale Agenzia è nata con lo scopo di monitorare costantemente il sistema sanitario regionale onde verificare l’adeguatezza dello stesso alle esigenze e alla tutela della salute dei cittadini pugliesi dando piena soddisfazione ai bisogni di salute della popolazione sia nella prevenzione che nella cura sanitaria”, scrivono i firmatari del documento.

Nello specifico si chiede che nel giorno della Vis, che sarà effettuata dall’Università di Bologna su richiesta del gruppo Colacem, possa appunto essere presente anche Aress a causa dell’incompatibilità del dirigente medico indicato in un primo momento. Nella missiva, indirizzata al Servizio politica di tutela ambientale e transizione ecologica della Provincia di Lecce, i firmatari si dicono in attesa  dunque di un nome alternativo di un esperto. La missiva è stata sottoscritta dai rappresentanti dei Comuni di Galatina, Soleto, Corigliano d’Otranto, Sogliano Cavour, Martano, dal Coordinamento civico ambiente e salute. E ancora, dalle associazioni Airsa, Italia nostra, Isde (Medici per l’ambiente), Sisped, Forum Amici del territorio e Noi Ambiente. Di seguito i nomi dei firmatari: Marcello Amante, Graziano Vantaggiato, Dina Manti, Giovanni Casarano, Alessandra Caragiuli, Elena Bitotti, Marcello Seclì, Sergio Mangia, Giovanni De Filippis, Gianfranco Pellegrino e Marcello D'Acquarica.

 Valentina Murrieri
(fonte: lecceprima)

 
Di Antonio Mellone (del 28/02/2014 @ 20:34:07, in Compostaggio, linkato 3422 volte)

Non ci si può mai rilassare un attimo in questo paese.

Guardate che io avrei altro per la testa, come, per dire, i miei libri, le ricerche econometriche, il cinema, i concerti ed il teatro, e poi anche il racconto tratto da storie vere – la cui redazione ho dovuto più volte interrompere - sul tema dei miei matrimoni (matrimoni, dico, non prigioni, come quelle immortalate da Silvio Pellico – anche se a volte le due cose pare coincidano  – né tantomeno i matrimoni di quell’altro Silvio, il delinquente più votato dagli italiani, cioè Silvio pelvico). Matrimoni, dicevo, nei quali mi son cimentato in diversi ruoli, dall’invitato al paggetto, dal chierichetto al testimone, dall’organista all’aiuto-fotografo, e via di seguito, ma mai (ancora) in quello del marito.

 
*
 

Dunque mi piacerebbe essere in tutt’altre faccende affaccendato. Invece, purtroppo, mi tocca di leggere di qua e di là interventi vergati da alcuni miei rappresentanti politici occupanti poltrone a palazzo Orsini, i quali son riusciti, in men che non si dica, e nonostante i buoni propositi sbandierati nel corso delle loro campagne elettorali, a superare, quanto a danni, gli Unni e gli Ostrogoti messi assieme.

*

La Roberta se n’è uscita ultimamente pure con la storia del mega-impianto di riciclo rifiuti, candidando ufficialmente Galatina ed il suo territorio quale centro di gravità permanente di “un impianto di compostaggio integrato, che comprenda cioè sia la fase anaerobica [o analerobica, ndr.] che quella aerobica”. “L'impianto – sempre a detta della vice-sindachessa - avrà una portata di circa 30.000 tonnellate di rifiuti organici [dovrebbe essere all’anno, ndr.] a servizio di tutta l'area centrale della Provincia di Lecce”.

E’ chiaro? L’assessora e il suo sindaco, pensando di unire l’umido al dilettevole, forse in nome della democrazia partecipata (Roberta, do you remember?), o di una politica di sinistra (o meglio sinistrata) hanno deciso di candidare “ufficialmente” il territorio di Galatina e dintorni a luogo ideale per chiudere, secondo le loro menti eccelse, questo benedetto ciclo dei rifiuti.

Con codesti comunicati pensano di trasmettere un rassicurante senso di compatibilità e armonia ambientale pensando che i cittadini si facciano abbindolare come tanti allocchi. Oddio, in molti casi vanno sul sicuro, colpiscono e affondano eccome, visto il livello culturale in cui versa l’abitante medio di Galatina, la bella addormentata nel fosco.

*

Ma cerchiamo di ragionare un po’ con i numeri.

30.000 tonnellate all’anno di rifiuti solidi organici significherebbe che i circa 28.000 cittadini di Galatina e frazioni dovrebbero produrre pro-capite più di una tonnellata annua (non stiamo parlando di 100 ma di 1.000 chilogrammi a persona), e badate bene, non di rifiuti, ma della sola frazione umida di questi rifiuti (come bucce di banane, mele, patate, cipolle, scarti vegetali dell’attività agricola, culinaria et similia), cioè quasi 2,8 chilogrammi al giorno di quella roba lì.

Nemmeno il più grande ghiottone e sprecone della storia di tutti i tempi ha mai prodotto 2,8 kg giornalieri di resti, avanzi, rimasugli organici predigestione (cifra, invero, non raggiungibile neanche se agli scarti predigestione sommassimo le deiezioni post-digestione).  

Mi direte: ma non siamo solo noi; se li convinciamo, ci sono anche i 5.500 abitanti di Soleto, e poi i 4.000 di Sogliano, ed i quasi 6.000 di Corigliano, ed i 9.000 di Cutrofiano, e giacché anche i 15.000 di Galatone ed i 31.000 di Nardò, eccetera eccetera.

Certo, allarghiamo pure il raggio d’azione. Ma i conti non tornano ugualmente.

Se ognuno di noi, poniamo, producesse in media 200 grammi al giorno di umido da utilizzare per il compostaggio (non ditemi che siete così sciuponi da produrne di più) al fine di raggiungere le 30.000 tonnellate annue (tren-ta-mi-la-ton-nel-la-te), cioè 82 tonnellate al giorno di rifiuti da compostare, avremmo bisogno di un bacino d’utenza di oltre 410.000 abitanti.

Ora mi domando e dico: nell’eventualità non dovessimo farcela da soli a produrre tutta questa spazzatura [sic], da dove arriverebbe la quota restante di rifiuti per il trattamento? Chi la controllerebbe? Cosa conterrebbe? E poi ancora: di che dimensioni dovrebbe essere questa struttura integrata per accogliere ottantadue tonnellate quotidiane di spazzatura umida? E quanti camion dovrebbero arrivare e ripartire quotidianamente da e per Galatina per scaricare in questo benedetto impianto 82 tonnellate giornaliere di frazione umida di rifiuti?

*

Mille altri dubbi, perplessità, domande (che ovviamente non troveranno mai risposta da parte di questi Renzi de noantri), mi passano ora per la mente. Ma ne parlerò nelle prossime puntate (tra qualche giorno) sempre su questi schermi.

*

Sicché i miei matrimoni continueranno ad attendere il loro turno.

Pazienza: questo ed altro, per non andare a finire in un mega-impianto di compostaggio. Anzi per evitare di esser preso in ostaggio.

Antonio Mellone

 
Di Antonio Mellone (del 27/07/2018 @ 20:31:40, in Fetta di Mellone, linkato 1798 volte)

Finalmente, come ogni outing che si rispetti, ho trovato il coraggio di confessarlo al mondo intero: ebbene, quando ero piccolo, i miei coltivavano il tabacco e io con loro.

Sapete, l’infanzia è come certe pietanze che pensi tu abbia digerito ma quando meno te l’aspetti tornano su.

In genere si dice che la puerizia sia il periodo più bello della nostra vita. Sì, va bene, io ne ho avuto una sostanzialmente tranquilla, due ottimi genitori, e la tragedia non è mai andata al di là di uno scappellotto altrimenti detto mappina.

Ebbene, io credo che non esista età più disperata, terribile e disgraziata di quella in cui la tua occupazione principale è quella di provare a diventare un uomo: qualsiasi cosa tu faccia spontaneamente non è mai quella giusta, e devi dipendere di continuo dal giudizio, dalle prescrizioni e dagli orari degli altri (anche se questi altri ti amano alla follia).

Se poi a questa infanzia, già di per sé drammatica, tu ci aggiungi pure il tabacco capite il livello di crudeltà.

Insomma, odiavo con tutto il cuore la coltura fumogena del tabacco: che non rientrava punto nei miei orizzonti lavorativi, non dico come impiego ma nemmeno come ripiego.

Meno male che allora non esisteva il Telefono Azzurro, altrimenti ne avrei intasato le linee con le mie continue richieste di aiuto. Certo, non avrei nemmeno saputo come fare visto che non possedevo né un telefonino portatile (che era ancora in mente dei), e nemmeno quello fisso di casa, che arrivò intra-moenia qualche decennio più tardi. Per farvi comprendere il contesto, e visto che siamo in tema di Outing, aggiungo che in quel periodo avevo pure una zita di Bolzano, una ragazza bellissima conosciuta al mare. Ci scrivevamo lunghe lettere. Eh sì, altri tempi. Tempi d’attesa, dico. Sicché il postino non fece in tempo a recapitarmi l’ultima lettera in cui la mia adorata asseriva di amarmi alla follia, che la medesima era già bellamente convolata a nozze. Oltretutto felici.

Ma cerchiamo di ritornare sui filari ché le divagazioni potrebbero portarci fuori dai semenzai.  

La coltivazione di codesto maledetto tabacco aveva inizio in pieno inverno, durante il mese di febbraio. Si iniziava con le ruddhre (i semenzai, appunto), che spesso erano ricoperte da un telo onde evitare che le gelate potessero colpirne le piantine. Io, fra tutti gli dei dell’Olimpo, pregavo con particolare zelo il loro capo Zeus affinché su quelle ruddhre scagliasse il suo fulmine: che da noi si chiamava sajetta.

Le ruddhre dovevano essere annaffiate, curate e ripulite dalle fastidiose erbette. È inutile aggiungere che io tifavo e tifo tuttora per ogni tipo di erba, inclusa la gramigna, che qualche stolto – non avendo ancora capito il concetto di biodiversità – continua a chiamare erbacce (e che per il timore della povera sputacchina vorrebbe diserbare non so più con quali portentosi veleni chimici).

Tra aprile e maggio, quando le piantine (la chiantìma) erano pronte si procedeva al loro reimpianto negli interminabili (in lunghezza) e infiniti (in larghezza) filari di tabaccare.  

Le varietà coltivate erano i tabacchi orientali: Erzegovina, Perustitza e Xanti Yaca. Vi risparmio le differenze tra le tre qualità di tabacco che conosco meglio di ogni perito in scienze agrarie con specialistica nel settore.

Nei giorni successivi bisognava procedere a innaffiare la piantagione e ovviamente a sarchiarla spaccandosi la schiena. Di questo però si occupava quel sant’uomo di mio padre: io ne ero dispensato per via della scuola (ubi maior). Verso la metà del mese di giugno, appena subito dopo la festa del Taumaturgo di Padova, in piene vacanze nohane, iniziava la mia specialissima campagna di Russia, con la differenza delle temperature e con il parallelo di un solo caduto sul campo di battaglia: il sottoscritto.

Vi confido che dunque disdegnavo il 13 giugno, giorno del mio onomastico, foriero della mia incipiente estate calda, triste e infausta. Tanto che mi venivano automaticamente i lucciconi agli occhi allorché, tra gli applausi dei parenti, ero chiamato al taglio della torta di Sant’Antonio. Ma non erano mica lacrime di commozione quelle, bensì di dolore vivo per quello che m’aspettava nei giorni a seguire e fino al tanto sospirato mese di settembre.  

Dopo la solennità di questo Santo dispensatore di miracoli (agli altri, mica al sottoscritto), iniziavano le danze. Da lì a poco venivo ridotto in schiavitù da questa mala pianta importata dall’America. E voi non immaginate quante volte ho inveito contro quel rompicoglioni di Cristoforo Colombo, che aveva osato, per giunta per isbaglio, di scoprire il Nuovo Mondo e dunque il tabacco, rovinandomi così le mie estati salentine.

[continua]

Antonio Mellone

 

Galatina, Noha, Collemeto e Santa Barbara, dopo la firma della convenzione tra l’amministrazione del Sindaco Marcello Amante e la società City Green Light, avranno un nuovo sistema di pubblica illuminazione.

Giunge a conclusione l’iter amministrativo partito nel novembre 2021 per l’ammodernamento dell’impianto di pubblica illuminazione su tutto il territorio comunale e da domani, 1° giugno, si partirà con la sostituzione dei corpi illuminanti oltre al ripristino, dove necessario, della rete, dei sostegni e dei quadri elettrici.

“Una svolta completamente green che porterà ad un risparmio energetico di circa il 70% - dichiara il Sindaco Marcello Amante – il servizio mira alla riqualificazione di tutto il sistema con apparecchi illuminanti a elevata efficienza (LED) funzionali all’ottimizzazione e al risparmio di energia.  Un ulteriore obiettivo centrato dalla mia amministrazione sia sotto l’aspetto economico, con un risparmio annuo stimato in circa 300.000 euro, che ambientale con un importante passo in avanti verso quell’idea di smart city che ci appartiene. E’ stato previsto infatti, a regime, il telecontrollo di tutti gli impianti con l’adesione al progetto Public Energy Living Lab (PELL) promosso dall’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie e la possibilità di segnalare anomalie e malfunzionamenti da parte dei cittadini anche tramite la “City green app” oltre che i canali tradizionali.”

“Un intervento strutturale importante che la città attendeva da anni e che riguarderà 4991 punti illuminanti oltre alle 175 lanterne semaforiche. Una particolare attenzione l’abbiamo avuta verso i centri antichi per i quali abbiamo richiesto il mantenimento dei corpi illuminanti artistici a luce “calda” e adeguata ai luoghi – dichiara l’assessore ai Lavori Pubblici Loredana Tundo - il contratto di gestione avrà una durata di 9 anni e comprende anche la manutenzione. Sono particolarmente soddisfatta per aver centrato un altro degli obiettivi di mandato della nostra amministrazione. Nel canone in convenzione abbiamo concordato, con la nuova società gestore, l’inserimento di circa 484.000 euro derivanti dai risparmi, da destinare a adeguamenti tecnologici, alla progettazione e alla realizzazione di nuovi impianti in zone comunali oggi scoperte. Prevista anche la condivisione al 50% dei Titoli di Efficienza Energetica (TEE, il principale meccanismo di incentivazione dell’efficienza energetica nelle infrastrutture a rete), il servizio di call center h24 e  il servizio di energy management”.

Ufficio stampa Marcello Amante

 
Di Antonio Mellone (del 28/03/2014 @ 20:28:35, in NohaBlog, linkato 2993 volte)

Ho letto con interesse l’intervento di Lino Mariano pubblicato qualche giorno fa su questo sito dal titolo: “Un solo comune ed una sola giunta”. E devo dire che stavolta sono d’accordo con lui.

Non fosse altro che per il fatto che questi concetti, più o meno, li avevo più volte già espressi anch’io sull’Osservatore Nohano.

Per esempio, sull’O.N. n. 2, anno V, 9 marzo 2011, in occasione della recensione del libro dal titolo “Governare la dimensione metropolitana” (Franco Angeli, Milano, 2011), scritto dalla nohana Carmen Mariano (che tra l’altro ha vergato un commento circostanziato alle note di Lino), ribadivo infatti quanto segue: “[…] In questo libro, a pensarci bene, si parla anche (e soprattutto) di Salento, pur non essendovi, quest’ultimo, espressamente menzionato (ma un libro serve anche a questo).

In maniera indiretta, cioè, ci viene suggerito che è giunto il momento di porre termine alla lotta campanilistica portata avanti dal centinaio di comuni leccesi con l’acqua alla gola (e non solo dal punto di vista della finanza pubblica ma anche delle idee); così come è davvero senza senso quell’altra grandissima corbelleria che è la proposta dell’istituzione della “Regione Salento”, la stupidaggine del secolo, cioè la creazione dell’n-esima sovrastruttura (che pagheremmo sempre noi cittadini) sbandierata da quattro disperati con voglia di protagonismo permanente effettivo e molto probabilmente con velleità (o brama) di stipendi da consigliere-regionale-a-due-passi-da-casa.

L’idea innovativa sarebbe invece la nascita di un governo metropolitano salentino, attraverso quella scelta obbligata che è l’associazionismo intercomunale, il quale dovrebbe andare a braccetto con il riordino territoriale. Le strade da percorrere sono le convenzioni o i consorzi tra comuni. Ma meglio sarebbe raggiungere un grado di maturità più alto e pensare addirittura alla forma più radicale (e forse più efficiente) di legame: l’Unione dei Comuni.

Queste scelte strategiche porterebbero finalmente ad una riduzione del numero dei comuni del Salento. Noha – lo diciamo per inciso – ha già dato in questo senso, ed è a tutti gli effetti un’antesignana di questa strategia, attuata già a partire dal 1811, epoca della fusione con il comune di Galatina: fusione che però non ha funzionato alla perfezione a causa di una classe politica nohana “subalterna” da molti punti di vista (ma dagli errori - che si chiamano lezioni – bisognerebbe pur imparare qualcosa).

Ma ritorniamo al Salento, ché le divagazioni potrebbero portarci fuori dal seminato. Con le fusioni tra comuni, dicevamo, non si avrebbero più cento sindaci (anzi cento sindaci disperati), cento consigli comunali, cento presidenti del consiglio, cento segretari comunali, cento assessori all’urbanistica, ed altri cento alle politiche giovanili ed altrettanti alla cultura, e poi altri cento geometri/ingegneri comunali, insomma cento per cento di tutto di più. Con l’integrazione vera si otterrebbero: pianificazione territoriale metropolitana, reti di infrastrutture e di servizi non frammentati, piani di traffico intercomunali, tutela e valorizzazione dell’ambiente, interventi di difesa del suolo in maniera strutturata, raccolta e distribuzione delle acque, protezione civile, sicurezza e finalmente valorizzazione dei beni storici, artistici e culturali, il tutto in maniera organica e sulla scorta non del ghiribizzo dell’assessore comunale di turno ma sulla base di progetti seri e di interesse generale […]. Chiedo venia per la lunga autocitazione.

*

Ma dopo il commento “tecnico” e molto pertinente di Carmen Mariano, ho letto di seguito anche un altro appunto icastico nonché caustico di Michele D’Acquarica che suona così: “Per un popolo che prende a sassate un pullman per un rigore negato e vende il suo voto per un pieno di carburante, tutto è (im)possibile.

Come non convenire anche con Michele.

*

Anzi, se è per questo, io rincarerei un po’ la dose, aggiungendo che tutto è (im)possibile per un popolo che non batte ciglio se gli cementificano 26 ettari di terreno per costruire l’ennesimo centro commerciale con la favola delle “ricadute”, dello “sviluppo” e di altre simil-minchiate; tutto è (im)possibile per un popolo lobotomizzato che non muove un muscolo facciale se si sperperano soldi pubblici (circa 1.300.000 euro) per la ristrutturazione di una vecchia scuola elementare che poi, poveretta, non può funzionare a dovere in quanto non si sa quale ingegnere ha scordato di pensare a priori e non invece a posteriori (a posteriori, in tutti i sensi) ad una cabina di collegamento con la rete elettrica; tutto è (im)possibile per un popolo che sta morendo di cancro ma che non riesce a capirne la causa - da ricercare invece nell’avvelenamento sistematico e cosciente di aria, acqua, terra con il ricatto di quattro posti di lavoro, portato avanti, questo avvelenamento, da imprenditori arricchiti ma pur sempre con le pezze al culo; tutto è (im)possibile per un popolo che ti considera “profeta di sventura” quando cerchi di spiegare che no, il fotovoltaico non è proprio un buon affare per tutti ma per i soliti quattro furbetti (stavolta nemmeno italiani) che non solo sfruttano il nostro territorio uccidendolo con milioni di pannelli in mezzo alla campagna, ma che si beccano pure la polpa di succulenti incentivi pagati in bolletta dai soliti polli (cioè noi stessi medesimi); tutto è (im)possibile per un popolo che non ribatte con argomentazioni serie ed approfondite ai cosiddetti progetti per il mega-impianto di compostaggio (che compostaggio non è: ci hanno derubato anche del vocabolario) in nome della chiusura trionfalistica del ciclo dei rifiuti e del risparmio delle tasse sulla spazzatura (campa cavallo); tutto è (im)possibile per un popolo che sta mandando in rovina la sua storia ed i suoi beni culturali…  

*

Ma questo intervento di Lino Mariano mi fa ben sperare nel ritorno ad un dibattito franco e serio su questi e su molti altri temi che - auguriamoci tutti - inizino ad interessare sempre più il nostro popolo. Un popolo che finalmente la smetta di far rima con ridicolo.

Antonio Mellone
 
Di Albino Campa (del 06/09/2012 @ 20:15:11, in Comunicato Stampa, linkato 2417 volte)
   Nello scorso mese di maggio, in previsione dell’inizio della stagione estiva, dell’arrivo dei turisti e delle manifestazioni che hanno composto la rassegna estiva della città di Galatina, l’associazione Città Nostra nello spirito di collaborazione e partecipazione attiva che contraddistingue la propria attività, ha proposto all’Amministrazione Comunale di adottare alcuni spazi dell’arredo urbano, da tempo abbandonati al degrado, al fine di allestirli con piante ornamentali che rendessero più gradevole l’immagine della nostra città.
   In particolare sono stati piantumati arbusti e fiori stagionali in fioriere e vasi dislocati lungo le strade del centro storico. Ciò è stato possibile anche grazie alla collaborazione dei tanti cittadini, residenti e non, che operano nel centro storico e che hanno provveduto alla cura delle piante.
   Purtroppo però, nei giorni scorsi, si è verificato un episodio che lascia increduli tutti coloro che per l’intera estate hanno piacevolmente ammirato e curato i fiori, li hanno visti crescere, fiorire e rendere più gradevoli le passeggiate dei cittadini, nelle afose serate trascorse. Una delle piante ubicate nei pressi del comando della Polizia Locale è stata asportata e, con enorme meraviglia, nessuno dei frequentatori del luogo pare abbia assistito all’evento......Nessuno, tranne un occhio particolarmente attento a tutto ciò che accade lungo le vie della nostra cittadina. Si tratta di una delle numerose telecamere che compongono l’impianto di video sorveglianza di cui è provvista Galatina, che incessantemente riprendono ogni attività, e che “interrogate” potrebbero rispondere a quelle domande che ormai tutti si pongono e alle quali nessuno ha dato risposte.
   Nei prossimi giorni l’associazione Città Nostra provvederà a far “rifiorire” il vaso deturpato, con l’auspicio che episodi simili non si verifichino ancora e ricordando ai malintenzionati che ogni eventuale atto illecito e vandalico, grazie al supporto dei nuovi sistemi di controllo di cui è dotata la nostra città, può essere smascherato e punito secondo normativa.
   Vogliamo credere che la maggior parte dei cittadini ami la propria città, ami il bello e il bene comune, ami le bellezze architettoniche del nostro territorio e i monumenti del centro storico Galatinese, e che con senso civico e attaccamento alla propria città voglia collaborare e dare il proprio contributo ad iniziative di qualsiasi genere che portino miglioramento alla collettività.
   Solo in questo modo l’indifferenza e la cattiva abitudine del pensare che ad ogni azione debba corrispondere un preciso “ritorno” rimarranno il pensiero di pochi e si potrà vivere appieno Galatina e le sue bellezze.



Galatina, 6 Settembre 2012                             

 Il Presidente
Donato Antonio Bandello

 

Il 26 settembre 2023 il Comune di Galatina ha partecipato alla Conferenza dei Servizi, convocata dalla Provincia di Lecce, per la richiesta da parte di Entosal s.r.l., di un provvedimento autorizzatorio unico regionale (ex art. 27 bis del D. Lgs n. 152/2006 e s.m.i.) relativo all’impianto di recupero e smaltimento rifiuti (pericolosi e non pericolosi), da ubicarsi in Galatina, presso la frazione di Santa Barbara.
L’Amministrazione Comunale vi ha preso parte con i Tecnici comunali del settore e con l’avv. Michele Macrì, consulente incaricato a supporto dell’ufficio, ribadendo il parere contrario alla costruzione dell’impianto, ubicato alla via degli Andriani, 12/a – fraz. di Santa Barbara.
Il Comune ha rappresentato le ragioni ostative, i criteri escludenti e quelli penalizzanti rispetto alla localizzazione dell’impianto, evidenziando che l’area interessata è destinata alla produzione agricola di qualità e che la già forte pressione ambientale sul territorio sconsiglia ulteriori interventi impattanti. In particolare, il Comune ha ribadito i motivi ostativi, anticipati dalla delibera unanime del Consiglio Comunale del 27 gennaio 2023, insistendo sul rispetto della distanza dalle abitazioni e dal perimetro urbano.
Continueremo a tutelare i nostri cittadini ed il nostro territorio dappertutto seguendo con attenzione gli sviluppi ulteriori del procedimento in corso per impedire che gli affari e le ragioni del mercato possano prevalere sul rispetto della salute e dell’ambiente.

Avv. Carmine Perrone

 

Prosegue l’impegno dell’Amministrazione Comunale per la riqualificazione delle strutture sportive di Galatina e delle frazioni di Noha, Collemeto e Santa Barbara.

Nei giorni scorsi la Giunta comunale ha approvato la Delibera di assegnazione dell’impianto sportivo “Palazzetto dello Sport- Fernando Panico” alla costituenda ATS “Amici dello Sport”. La delibera conclude un procedimento di libera negoziazione di un contratto a seguito di alcune proposte di sponsorizzazione pervenute nei mesi scorsi che sono state valutate da un’apposita Commissione Giudicatrice sulla base delle offerte tecniche ed economiche.

Il contratto di sponsorizzazione avrà una durata di cinque anni e prevede un investimento finanziario a carico dell’associazione aggiudicatrice pari ad euro 271.500,00 che porterà ad una riqualificazione di tutta l’area denominata Palazzetto dello Sport partendo dalla costruzione di due nuovi campi di padel, passando da un miglioramento dell’impianto di illuminazione e finendo con una riqualificazione di tutta l’area compresa la parte contenente i campi da tennis.

“La proposta dell’ATS è coerente con la strada intrapresa dall’amministrazione comunale che si è prefissata l’obiettivo di riqualificare le strutture sportive esistenti sul nostro territorio e di promuovere tutte le attività sportive. Gli interventi previsti saranno tesi a garantire - dicono il sindaco Marcello Amante e l’assessore allo sport Maria Giaccari - una più ampia funzionalità di tutta la struttura e restituiranno alla nostra periferia un impianto multifunzionale che necessitava di un restyling.”

Ufficio stampa Marcello Amante
sindaco di Galatina

 
Di Redazione (del 13/05/2019 @ 20:00:45, in Comunicato Stampa, linkato 943 volte)

Prestigioso palcoscenico per la Showy Boys Galatina che Domenica 19 maggio parteciperà alla Final Four regionale under 18. Non smette di togliersi soddisfazioni il club bianco-verde con il suo fiore all’occhiello: il settore giovanile. Dopo aver disputato le final four provinciali per tutte le categorie a cui ha partecipato con i suoi allievi, ecco un’altra qualificazione, sicuramente la più significativa perché acquisita in ambito regionale e con la più rappresentativa categoria giovanile, l’under 18. Superata con pieno merito la fase eliminatoria, grazie alla vittoria in casa dell’Amatori Bari (1-3) e alla superlativa performance tecnica e caratteriale nella sfida casalinga con l’Ostuni (3-2), i ragazzi della Scuola Volley Showy Boys sono attesi da questo nuovo impegno sportivo che vale moltissimo vista l’alta posta in palio: il titolo di categoria e, per le prime tre classificate, l’accesso alla fase nazionale che si svolgerà a giugno in Toscana.

Alla final four regionale under 18 partecipano, oltre al team bianco-verde, la Matervolley Castellana, la New Mater Castellana e la Scuola Pallavolo San Vito, società, quest’ultima, a cui il Comitato Fipav Puglia ha assegnato l’incarico di organizzare l’evento sportivo.

Due i campi messi a disposizione per disputare le semifinali: il palasport di Carovigno e il palasport Macchitella di San Vito dei Normanni (Brindisi). Il calendario prevede, come da indizione Fipav e con inizio in contemporanea alle ore 11, la semifinale Matervolley Castellana – Showy Boys Galatina, da giocare nell’impianto sportivo di Carovigno, e l’altra semifinale New Mater Castellana – Scuola Pallavolo San Vito, da disputare nel palasport dei padroni di casa brindisini. Nello stesso palasport, nel pomeriggio, sono programmate la finale 3°-4° posto (ore 16:30) e la finalissima (ore 18:30).

“Arriviamo a disputare la final four regionale under 18 al termine di una straordinaria cavalcata che ha visto i ragazzi sempre in prima linea e per un’intera stagione – dichiara Gianluca Nuzzo, allenatore del giovane team galatinese e direttore della Scuola Volley della Showy Boys – hanno meritato di scendere in campo e prendere parte a questa fase finale regionale di categoria che è una bellissima vetrina in grado di offrire ancora chance di qualificazione alla successiva fase nazionale. Le motivazioni ci sono tutte. I ragazzi si sono conquistati questa opportunità e si metteranno in gioco con la consapevolezza di poter scrivere una pagina importante nella storia del club galatinese e nel curriculum personale”.

ww.showyboys.com

 

Cari candidati alla carica a Sindaco di Galatina,

sento il dovere di porvi all’attenzione un argomento che, in particolar modo in questo momento, costituisce una delle tematiche più importanti a livello nazionale e regionale ma che a Galatina non viene mai affrontato, se non a livello marginale o è assente del tutto.

  • Agricoltura e Ambiente.

Aree Tematiche che  necessiterebbero di molta attenzione considerata la vocazione storica della nostra comunità.

Come possiamo andare avanti se non ricordiamo chi siamo e da dove veniamo?

Come può un comune con 75,00 kmq. circa di superficie agricola e in posizione centrale nella nostra provincia non avere tale settore come uno tra i principali temi nelle programmazioni elettorali?

Ci sono molteplici iniziative da intraprendere a breve e a lungo termine, a costo zero o meritevoli di finanziamento nel PNRR, prima fra tutte ed è solo un esempio e che rappresenta però l’idea di progresso nel rispetto della nostra tradizione: la rivalutazione di uno stabile presente nella nostra area urbana, al centro di un contesto commerciale e turistico sempre più in espansione:

l’ex mercato coperto  che  potrebbe RI-trasformarsi  nel MERCATO COPERTO BIO di GALATINA e sarebbe la prima realtà in provincia di Lecce.

In questi anni ho sentito le idee più improbabili al fine di attingere a fondi per il recupero dello stabile, ma perché non puntare sull’originaria natura di questo edificio?

Partendo dal reimpianto delle aree colpite da xylella fastidiosa, passando alla pianificazione agricola in materia di prodotti dop igt e stg, con tipicizzazione di aree per la produzione del biologico e considerando anche la grande attenzione nella conversione, da parte della Comunità Europea, attraverso le varie misure del PSR con cui AGEA finanzia progetti di produzione biologica. Il primo mercato biologico della provincia di Lecce, situato al centro della città potrebbe rappresentare un fiore all’occhiello per i paesi limitrofi, a questo è da considerare la posizione strategica per il turismo a Galatina. Chi visita la nostra città, spesso è alla ricerca dei prodotti tipici come confetture, farine, pasta, friselle, olio, vino,prodotti caseari...e per gli abitanti dei paesi limitrofi sarebbe un  ulteriore occasione per venire a Galatina. In provincia esistono moltissime aziende convertite in bio ma a parte i mercatini itineranti di Campagna Amica e altri mercati saltuari presenti soprattutto nel capoluogo non ci sono realtà stabili come punto di riferimento per questa filiera.

  • Un secondo obiettivo potrebbe essere l’elaborazione del PIANO REGOLATORE DEL VERDE.

 Il piano regolatore del verde è uno strumento di pianificazione di settore e può svilupparsi in due grandi branche: quello pubblico e quello dedicato alle aziende del settore.

L’’aspetto pubblico è parte integrante dello Strumento urbanistico generale che partendo dall’analisi dettagliata del patrimonio verde del comune ne definisce lo sviluppo quantitativo e qualitativo nel medio e lungo periodo, anche in previsione della futura trasformazione urbanistica - territoriale. Senza entrare nei dettagli normativi il Piano Regolatore del Verde comprende una serie di prescrizioni specifiche e norme per la tutela, manutenzione e fruizione del verde, pubblico e/o privato, presente sul territorio comunale, nonché indirizzi progettuali per aree verdi di futura realizzazione ed è utilissimo per delineare le linee guida per le fonti di energia rinnovabile.

Dal Verde attrezzato che comprende : piccoli parchi e giardini di quartiere con giochi per bambini, aree cani, alla Forestazione urbana, agli Orti botanici finendo con gli Orti urbani, i Cimiteri e le Aree sportive all’aperto. Insomma tante idee concrete ed in molte di queste voci si collocano il Baratto amministrativo (art. 24 Dl n° 133/2014) e altre formule che potrebbero facilitare sin da subito lo sviluppo di molti progetti.

L’agricoltura è un settore produttivo primario per l'economia del nostro paese, e nella nostra campagna si producono prodotti di eccellenza quali quelli ortofrutticoli e poi vino, olio, ecc. sia in coltivazione convenzionale che biologica, l'amministrazione comunale ha il dovere di essere partecipe e protagonista attraverso un organo con funzioni consultive propositive ed organizzative,  fornendo pareri, non vincolanti, nelle politiche agricole; esprimere pareri, non vincolanti, relativi all'assetto del territorio, risorse idriche, realizzazione di infrastrutture, di impianti per produzioni di energia alternativa, viabilità rurale ecc perche solo attraverso un reale interesse da parte vostra possiamo tornare ad essere un modello per il nostro territorio.

Ambra Mongiò

 
Di Redazione (del 19/01/2022 @ 19:57:56, in Comunicato Stampa, linkato 733 volte)

L’intervento, dal costo di circa € 120.000,00, è stato realizzato dall’amministrazione del Sindaco Marcello Amante interamente con fondi regionali partecipando all’avviso regionale per la realizzazione di un sistema integrato di sicurezza.

L’impianto di videosorveglianza cittadino oggi comprende poco meno di 50 punti di rilevamento, sia con telecamere di contesto che di osservazione, dislocati su punti strategici di tutto il territorio comunale, con una supervisione integrata tra la Polizia Municipale e la Polizia di Stato.

“Con questo intervento abbiamo voluto monitorare punti sensibili e di maggior interesse generale, tra gli altri e il quartiere fieristico, i Cimiteri di Galatina, Noha e Collemeto e Piazza XXIV Maggio a Noha dove è allocata la “Trozza”– dichiara il Sindaco Marcello Amante – ma anche zone a tutela della sicurezza dei galatinesi come Piazza Vecchia e Piazza Arcudi nel centro storico a Galatina e Largo via Sassari a Collemeto per il quale si è dovuto installare un ponte radio, vista la notevole distanza dal centro stella della centrale operativa”.

Sull’argomento interviene anche il consigliere comunale Vito Albano Tundo: “Sono soddisfatto, ho seguito il progetto in tutto il suo iter sin dalle prime fasi ritenendolo di fondamentale importanza per dare una risposta concreta alla richiesta di controllo e sicurezza che giungevano sempre più frequenti all’amministrazione. Ho chiesto che con le economie di gara vengano installate telecamere anche nei pressi delle due aree giochi per ragazzi su Piazzetta Fedele, nel Rione Italia, e si Piazza Fortunato Cesari, nel passato spesso impunemente vandalizzate”.

Ufficio Stampa Marcello Amante

 
Di Antonio Mellone (del 09/09/2020 @ 19:53:47, in Fetta di Mellone, linkato 1345 volte)

Non so se avete avuto modo di ammirare l’esilarante cartellone svettante a Galatina all’interno di un recinto di plastica giallorosa (come il governo), tra via Ugo Lisi e la via di Noha, zona palestra-hangar/circonvallazione-interna, periferia a sud.

Non mi dite che non ci avevate fatto caso eh, ché il cartello farebbe invidia ai 6X3 dei candidati alle regionali [con un 6X3 le spari più grosse e, per il terzo segreto del marketing, vieni creduto come all’oracolo, ndr.].

Insomma, il titolo del suddetto manifesto del partito consumista è: Complesso Residenziale “Le Palme” (giustamente con le virgolette); o forse era Le Palle, non vorrei aver letto male.

Pareva brutto, invece, Complesso Residenziale Il Gelso: troppo sense of humour, giacché il piano Silletti, altrimenti detto ‘ndo cojo cojo, fedele al suo antenato di parte materna, cioè Attila, aveva già fatto in loco il suo corso diciamo naturale (tra parentesi, io l’ho sempre detto ai compagni che sarebbe stato meglio tumulare già rivoltato nella tomba il povero Tonino Baldari).

Rimane un mistero il fatto che a un fischio dal novello impianto, visibile a occhio nudo, ve ne sia un altro, vecchio di zecca, fermo allo scheletro in cemento armato forse da una ventina d’anni: lì probabilmente o la società costruttrice aveva sbagliato i conti (e si sarà fermata, seppure, al pagamento delle prime fatture alla Colacem di turno), oppure gli eventuali promissari acquirenti, viste le prime avvisaglie estetiche delle loro abitazioni, rinsavendo per un attimo, avranno pensato: “Tanto vale che ci trasferiamo a Beirut”. Adesso non vorrei rubare il lavoro ai pubblicitari, ma secondo me il giovane adiacente aggregato edilizio a schiera, attesa anche l’endemica ludopatia nostrana, si sarebbe potuto denominare, forse con più efficacia commerciale: Nuovo Comparto Riprova E Sarai Più Fortunato.

A mio modesto parere, andarsi a trasferire nell’imminente centro residenziale galatinese (volevano dire periferia residenziale, scusateli) è un affarone: vuoi mettere la gioia del suburbio, lo struscio di migliaia di macchine sul grande raccordo anulare a km0, il fatto di non sentirti né in città né in campagna (in pratica un non luogo), gli allagamenti quando piove (in zona semafori) che ti fa tanto sentire a Venezia però con il Mose. E dell’“energia a costo zero” riportata sul suddetto manifesto a mo’ di arcobaleno vogliamo parlarne? A gratis proprio tutto: pannelli, allacci, fili, tubi, doppi vetri, e, mi voglio rovinare, pure l’auto ibrida per la spesa all’Iper (ché in questo paese, signora mia, se non hai un automezzo per spostarti anche nel raggio di 300 metri sei spacciato).   

Così nell’attesa di un DPCM che dica Stop al consumo di suolo, il baricentro della “nave sanza nocchiere”, vale a dire Galatina, sembra oscillare: ora verso Collemeto (allorché il coro intonava l’alleluia per il Mega-porco Pantacom, che chissà quali magnifiche sorti e progressive ci avrebbe riservato - ma mai dire mai, visto che la pratica non è ancora perenta), ora verso Noha, con queste belle “villette signorili con giardino”, così “signorili”, ma così “signorili” che sembrano sbucate da una fotocopiatrice, una uguale all’altra. Altri tempi quando i signori cercavano di distinguersi dagli altri. Ebbene sì, non c’è più la borghesia piccola piccola di una volta. Ma non sottilizziamo: per la classe politica di maggioranza e dunque per la finta opposizione quello che conta è la mitopoiesi delle “ricadute occupazionali” e del “volano per lo sviluppo”.

Auguri ai nuovi acquirenti, dunque, pronti a stipulare con una neonata SRLS la compravendita della casa dei propri sogni. Vuoi mettere le garanzie post-vendita che una Società a Responsabilità Limitata Semplificata – per legge con un capitale sociale strettamente inferiore a 10.000 euro - è in grado di fornirti? 

E voi altri attivisti (e dunque negazionisti e complottisti che non siete altro) smettetela di menarcela con ‘sta storia dell’abbattimento dell’attiguo Casino Liberty: che c’azzeccano infatti con l’edilizia gli articoli della Lines? Dico quelli con le ali.  

Antonio Mellone

 

Dopo i timori per l’eventualità dell’acqua inquinata, nell’area del cementificio di Galatina si fa strada anche l'appresnione per gli sforamenti dei livelli di emissioni inquinanti. Lo hanno evidenziato nei giorni scorsi le tre centraline collegate con Arpa (l’Agenzia regionale protezione ambiente): quella galatinese a ovest del cementificio, all’interno dell’istituto scolastico “La Porta”; quella a est dell’impianto industriale in contrada Piani e, infine, la terza in agro magliese.

I dispositivi hanno registrato sforamenti nelle emissioni di Pm2,5 (è un particolato ultrafine, molto penetrante e insidioso per gli apparati respiratori, della dimensione di un quarto del Pm10), sostanza ritenuta inquinante e nociva per la salute dell’uomo in un’area, vale la pena ricordarlo, già classificata come altamente problematica per l’incidenza di tumori polmonari. Alla luce delle criticità rilevate anche dalla Consulenza tecnica d’ufficio, cittadini e ambientalisti premono sulla necessità di un monitoraggio costante della quantità dell’aria, assieme alle analisi delle acque a seguito della cartellonistica affissa da Colacem per vietarne il consumo soprattutto con finalità umane.

Le immagini del sito Arpa e dell’app BreezoMeter (nella foto di apertura) mostrano la presenza di una notevole concentrazione di polveri ultrasottili anche in chiave grafica. Si tratta di dati venuti a galla da un report degli ultimi sette giorni. Un grafico del 24 gennaio parte con un monitoraggio già dal giorno 17. Quello del 17 considera un arco temporale a partire dal 10 gennaio. Andando a ritroso, in ultimo, vi è un grafico del 9 che considera i giorni a partire dal 2 gennaio. In alcuni casi tutte e tre le centraline hanno registrato il superamento del limite posto a 25 microgrammi per metro cubo.  A volte si sfiorano i trenta. Nello specifico, lo sforamento è stato registrato nei giorni 3, 16 e 17 gennaio dalla centralina presso l’istituto tecnico “La Porta”; il 3, 4 e 17 gennaio dalla centralina “Piani” e il 2,3,16,17,19 e 20 gennaio dai rilevatori “Maglie”.

Il sindaco della cittadina Marcello Amante - contattato dalla nostra redazione - ha assicurato di aver segnalato tramite l’Ufficio tecnico comunale le anomalie nella giornata di ieri gli uffici di Arpa Puglia, chiedendo monitoraggi. Alla segnalazione non ha ancora fatto seguito alcuna risposta che è però attesa, così quanto meno si spera, nelle prossime ore.

Valentina Murrieri
(fonte Lecceprima)

 

Da oltre un anno è ben leggibile, su appositi cartelli, il divieto di prelevare e utilizzare le acque sotterranee nell’area che circonda il cementificio Colacem di Galatina. Una presunta, sospetta ammissione di falda inquinata evidentemente, in un’area peraltro già dichiarata “rossa” per incidenza di patologie tumorali (soprattutto polmonari) e della quale aveva parlato nei mesi scorsi, allegando documenti in anteprima. Non si tratta di un vero e proprio esposto per ora, quanto di una richiesta di informazioni che il comitato ha avanzato tramite l’avvocato Salvatore Ruberti, dell’Ufficio legale di Adusbef, indirizzando una missiva alla stessa Colacem, alla Regione Puglia, alla Provincia di Lecce, a tutte le amministrazioni comunali del circondario galatinese e alla Asl del capoluogo salentino.

Una richiesta di dati e accertamenti rilevante anche per il fatto che, in questo modo, i cittadini possono esercitare il proprio diritto all’informazione ambientale. I cartelli sono stati affissi a partire dal mese di settembre del 2020, attorno al perimetro dell’impianto industriale di via Corigliano d’Otranto. Ve ne sono di due tipi. Il primo recita: “Avviso di individuazione delle zone di rispetto per gli scarichi delle acque meteoriche e di dilavamento soggette a regolamentazione ai sensi dei commi 5 e 6 dell’articolo 13 del Regolamento regionale numero 26/13. Divieto di prelievo e di utilizzo di acque sotterranee per uso irriguo entro un raggio di 130 metri”.

Nel secondo cartello, è invece riportato il seguente testo: “Avviso di individuazione delle zone di rispetto per gli scarichi delle acque meteoriche e di dilavamento soggette a regolamentazione ai sensi dei commi 1 e 6 dell’articolo 13 del Regolamento Regionale numero 26/13. Divieto di prelievo e di utilizzo di acque sotterranee da destinare al consumo umano entro un raggio di 400 metri”.

Va da sé che entrambi i messaggi abbiano inevitabilmente scatenato allarme e preoccupazione tra i cittadini e tra le associazioni che compongono il Coordinamento civico ambiente e salute. Si sono tutti costituiti in un comitato, circa 15 famiglie del circondario, per inviare la richiesta di accesso agli atti tramite i legali di Adusbef, l’associazione per la difesa dei diritti dei consumatori. I cartelli presenterebbero una inquietante certezza e una zona d’ombra: intanto, è fuori dubbio che il divieto di emungimento e di utilizzo delle risorse idriche suscitino non poche apprensioni. Al contempo, si assiste a una carenza di informazioni relativamente alle motivazioni di quei divieti.

La normativa nazionale del Codice dell’ambiente e quella regionale stabiliscono che, nel periodo necessario per l’individuazione e delimitazione delle aree di tutela assoluta delle zone di rispetto e delle zone di protezione, gli scarichi delle acque di prima pioggia e di lavaggio delle aree esterne nei corsi d’acqua episodici, naturali ed artificiali, sul suolo e negli strati superficiali del sottosuolo non possano avvenire a meno di 500 metri dalle opere di captazione di acque sotterranee destinate a consumo umano.  E a meno di 250 metri dalle opere di captazione delle opere di acque sotterranee per uso irriguo.

Alla luce di questo scenario, nella domanda di informazioni avanzata da Adusbef, viene richiesta l’indicazione del tipo di opera di captazione di acque sotterranee e la loro ubicazione, così come una chiara determinazione ed indicazione sia dell'area di tutela assoluta, sia della zona di rispetto. Il comitato intende inoltre ricevere maggiori ragguagli circa il divieto di prelievo e di utilizzo di acque sotterranee destinate sia al consumo umano, sia all’uso irriguo. I chiarimenti messi per iscritto nella missiva riguardano, tra gli altri, anche le procedure e le operazioni di convogliamento, separazione, raccolta, trattamento e scarico delle acque di prima pioggia e di lavaggi. Il comitato chiede, infine, un parere motivato da parte di Arpa (Agenzia regionale protezione ambiente) e delle Asl di Lecce circa l’assenza o presenza di rischi di inquinamento della falda idrica o di pericoli per l’ambiente e la salute umana nell’area interessata.

Valentina Murrieri

(fonte Lecceprima)

 
Di Redazione (del 08/08/2023 @ 19:39:56, in Comunicato Stampa, linkato 231 volte)

Ai sensi dell'art. 20 dello Statuto Comunale e dell'art. 29 del Regolamento del C.C., il Consiglio Comunale è convocato in seduta ordinaria di 1^ convocazione per il giorno giovedì 10 agosto 2023 alle ore 09:00 con continuazione e, occorrendo, in 2^ convocazione per il giorno venerdì 11 agosto 2023 alle ore 10:00 con continuazione, per trattare i seguenti argomenti:

  1. AGGIORNAMENTO AL DOCUMENTO UNICO DI PROGRAMMAZIONE (DUP) - PERIODO 2023/2025 (ART. 170, COMMA 1, DEL D.LGS. N. 267/2000).
  2. APPROVAZIONE SCHEMA DI CONVENZIONE REGOLANTE I RAPPORTI TRA IL COMUNE DI GALATINA E LA SOCIETÀ BYOPRO DEV2 SRL PER L’INDIVIDUAZIONE DELLE MISURE COMPENSATIVE E IL RIEQUILIBRIO AMBIENTALE A FRONTE DELLA REALIZZAZIONE ED ESERCIZIO DI UN NUOVO impianto FOTOVOLTAICO E DELLE RELATIVE OPERE CONNESSE ED INFRASTRUTTURE INDISPENSABILI SU AREE UBICATE NEL TERRITORIO DEL COMUNE DI GALATINA

Il Presidente del Consiglio Comunale
Dott. Francesco Sabato

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Di Redazione (del 16/10/2023 @ 19:39:14, in Comunicato Stampa, linkato 183 volte)

Un vecchio proverbio recita «Scherza coi fanti, ma lascia stare i santi», ovvero «scherza con le cose umane e lascia stare il ciò che è sacro». Tuttavia la storia ci insegna che le religioni spesso sono usate per fini politici, per «soggiogare» intere popolazioni o parte di esse.

L'impianto Colacem di GalatinaIl potere è un demone che non tutti sanno controllare, si insinua e condiziona. Guerre, genocidi, massacri in nome di un «Dio», non sono una novità. È di questi giorni la tremenda crisi in Medio Oriente, dai risvolti cupi e preoccupanti.

Volendo restare a «casa nostra» ecco un evento curioso e di tutt’altro tenore, che ci riporta al vecchio proverbio.

A Galatina il 14 ottobre, nella Basilica di Santa Caterina si è siglato un «Patto d’amicizia nel nome di San Francesco e Santa Caterina d’Alessandria».

I sindaci dei due comuni, Galatina e Assisi hanno firmato un protocollo d’intesa per la promozione turistica nel segno della spiritualità, in nome di una «unione culturale ed economica».

Nella pagina Facebook dell’Associazione Internazionale Medici per l’Ambiente (Isde) di Lecce, si legge un estratto della diretta che riporta le parole del Sindaco di Galatina: «A questo punto con onore, con piacere immenso, chiedo a voi tutti di aiutarmi ad accogliere il Sindaco di Assisi, ringraziandola per aver accolto con entusiasmo questo invito della nostra Comunità.

Ciò che ci unisce, cara Sindaco, non è soltanto tutto ciò che saggiamente ci hanno raccontato gli amici che ci hanno preceduto. Non è soltanto cultura, siamo uniti anche nella tradizione economica.

Sul palco l’Ad di Colacem

L'intervento dell'Ad di Colacem Carlo Colaiacovo a GalatinaPertanto sono particolarmente felice di chiamare insieme al Sindaco anche un importantissimo operatore economico (Colacem) che unisce i nostri territori, che fa ponte tra i nostri territori e che da sempre dimostra una grandissima sensibilità per le nostre Comunità.

E poi anche un desiderio particolare, il suo, il loro, la filosofia aziendale di contribuire alle nostre tradizioni e alle necessità del nostro territorio con una disponibilità ed una generosità che negli anni vi ha sempre contraddistinto.

Quindi vi chiedo gentilmente, caro Sindaco, caro cavalier Colaiacovo (Amministratore delegato della Colacem) di salire sul palco».

Sempre nel post si legge: Il Patto viene siglato «mentre è ancora in atto uno studio di Valutazione di impatto sanitario (Vis) di Colacem sul circondario di Galatina e dintorni, chiesto dalla Provincia (a seguito delle richieste, delle osservazioni di Isde e delle associazioni del territorio) nell’ultima Autorizzazione integrata ambientale (Aia) rilasciata a Colacem».

Restando in tema di proverbi e frasi celebri, concludo con questo: «A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca».

Stiamo peccando anche noi? Chissà?

Ernesta Cambiotti

(fonte: Edicolaweb.tv)

 
Di Andrea Coccioli (del 02/08/2016 @ 19:38:36, in Comunicato Stampa, linkato 2892 volte)

Sig. Russo Piero Luigi,

dalla sua invettiva emerge che io sia al centro di quasi tutta l’attività amministrativa svolta, secondo Lei, con poca attenzione in questi quattro anni. Al di là delle sue opinioni personali nelle quali evidentemente non mi riconosco, ritengo di poterle rispondere per le questioni di mia competenza.

Credo che i cittadini abbiano elementi per valutare serenamente l’operato dell’Amministrazione Montagna e dei miei tre anni e mezzo di impegno amministrativo. Da parte mia, Le posso dire che ho vissuto e vivo felicemente la vita sociale di Galatina uscendo per le strade, frequentando le piazze, le attività commerciali, incontrando persone, salutando e parlando con tutti i quali mi hanno onorato della loro stima, amicizia, conoscenza. E sono tantissimi, fortunatamente. Sig. Russo Piero Luigi, la mia serenità d’animo, la mia voglia di continuare a fare, a tessere relazioni, a dialogare con tutti e impegnarmi per migliorare la nostra comunità non si fermerà certo davanti alla sua rabbia e invettiva contro la mia persona. Può star certo.

Vivo a Galatina, e io e mia moglie abbiamo scelto di far crescere i nostri figli a Galatina e le posso assicurare che farò di tutto perchè loro possano amare e rispettare questa Città. Lo farò, come ho sempre fatto in vita mia, impegnandomi nel sociale, in politica e cercando di dare esempi positivi.

Ma andiamo in ordine.

Risponderò punto punto alle sue critiche quando di mia stretta competenza. Ad alcune delle sue considerazioni tra l’altro , in questi anni di amministrazione Montagna, è stata data già risposta attraverso risposte alle interrogazioni consiliari oppure attraverso note scritte pubblicate sulle varie testate giornalistiche, ma certamente, repetita iuvant.

La ‘Lampada senza luce” di Gaetano Martinez. Si è provveduto a ristrutturare l’intero vano pompe, sono stati sistemati tutti gli impianti idrici e l’impianto elettrico mettendo nelle condizioni l’impresa di effettuare anche manutenzione continuativa per un anno. L’importo era comprensivo di IVA e manutenzione per un anno. Si è fatta regolare gara d’appalto, come sempre con trasparenza e  rispettando la legge. Ora la fontana funziona. Piuttosto dovremmo prenderci un po’ tutti cura di quel bene prezioso che ci ha lasciato Gaetano Martinez, rispettando e facendo rispettare semplici norme di convivenza civile come evitare di buttare nella vasca cicche, cartacce o altro ancora. Sarebbe altrettanto importante punire chi non rispetta i beni pubblici.

Rup per questioni di carattere economico-finanziario. La professionista in questione è stata incaricata con regolare procedura messa in atto dalla dirigente dott.ssa Rita Taraschi, persona sempre scrupolosa e attenta alla corretta applicazione delle norme. Il lavoro della professionista in questione è finalizzato a reperire risorse finanziarie a disposizione dell’ente. Si è reso  necessario procedere con una ricognizione delle disponibilità residue a valere sui mutui già concessi dalla Cassa Depositi e Prestiti le cui opere sono state concluse. Lavoro mai svolto in precedenza, molto meticoloso ed espletato con grande impegno.

In particolare tale procedura consiste nel richiedere alla Cassa Depositi e Prestiti le erogazioni a saldo per quei mutui che presentano una disponibilità residua pari o inferiore a 5.000,00 € o nel caso di importi residui pari al 5% del mutuo a suo tempo concesso.

Il lavoro di ricognizione, che è stato espletato per il 50%,  ha portato i seguenti esiti:

somme per le quali è possibile richiedere l’erogazione a saldo: € 76.957,35;

somme che possono essere destinate alla riduzione del prestito originario ovvero ad un diverso utilizzo, nuovi investimenti senza incrementare il debito: € 247.684,69

Questa ultima somma è stata destinata alla riorganizzazione degli ambienti del tribunale per ospitare uffici amministrativi del Comune tra i quali Ufficio LLPP, Urbanistica, Vigili Urbani, Anagrafe e Ufficio Commercio. La nuova organizzazione degli uffici all’ex tribunale porterà indiscutibili vantaggi all’utenza in quanto  un unico luogo ospiterà più uffici e servizi a disposizione anche di utenza con difficoltà motorie. Purtroppo, attualmente, pochissimi uffici sono accessibili ai diversamente abili.

Palestra di via Montinari. Abbiamo inaugurato la palestra perchè i lavori conclusi dovevano subito portare al suo immediato utilizzo. Non si è ancora utilizzata per due motivi. Primo le società sportive di pallavolo e basket ritengono vada prima migliorato il terreno di gioco con altra superficie idonea. Due, serve maggiore collaborazione di tutti per dare seguito alle volontà politiche di un completo utilizzo delle strutture pubbliche. Non va bene che una struttura pubblica rimanga chiusa per molto tempo. L’autocritica è necessaria.

Centro Polivalente di Viale Don Bosco. La struttura è agibile, sono stati terminati i lavori appaltati e viene regolarmente utilizzata da chi ne fa richiesta. Sono stati già organizzati corsi di teatro, spettacoli di vario genere, feste, concerti e conferenze.

La struttura è stata intitolata a Pierantonio Colazzo per volere dell’Amministrazione Coluccia.

Asilo di viale Don Bosco. Abbiamo ereditato duemila problemi, quindi testa bassa e pedalare. E’ stato compiuto un grande sforzo organizzativo per risollevare il cantiere e aprire l’asilo. Ora l’asilo funziona.

Corso Porta Luce e pista ciclabile. Corso Porta Luce è parte del finanziamento PIRU-Piano Integrato Riqualificazione Urbana. E’ stato migliorato il progetto anche con la realizzazione di una pista ciclabile. Prima dell’amministrazione Montagna, Galatina aveva zero Km di piste ciclabili. Ora, grazie alla realizzazione della tangenziale sud-ovest e al miglioramento di Corso Porta Luce, possiede circa 2,5 km. E’ chiaro che ci deve essere la volontà dei cittadini e della politica per continuare a tracciare piste ciclabili se vogliamo rendere Galatina più ecosostenibile e favorire una mobilità dolce e più rispettosa dell’ambiente. La realizzazione di un ulteriore piccolo tratto di pista ciclabile tra angolo Corso d’Enghen- Corso Porta Luce passando da via Ugo Lisi - Ex Tribunale (in prossimità degli Uffici Pubblici), permetterebbe di collegare la tangenziale a tutto il Centro Storico, già zona a traffico limitato. Personalmente mi rallegro quando vedo le persone pedalare in sicurezza nella Città.

Utenze e canoni per telefonia e reti di trasmissione. C’era da fare una piccola rivoluzione. Ci stavamo provando ma non abbiamo finito il lavoro iniziato. Non conosco i dati dei primi sei mesi del 2016. Non ci sono stato. Mi sono dimesso a gennaio. Posso solo dirle che non ho mai utilizzato una scheda telefonica del comune, anche se assegnatami. Ho sempre e solo utilizzato una scheda telefonica con traffico dati pagata personalmente. Il mio numero privato era ed è anche pubblico e segnalato, sin dal 2012, sul mio profilo del sito istituzionale del Comune di Galatina.

Concerto del 27 agosto 2015 in piazza Falcone e Borsellino. Grazie alla sinergia tra diverse associazioni ad agosto del 2015 è stata organizzata una bella rassegna di arte, e cultura giovanile. Tra le diverse associazioni che hanno contribuito alla organizzazione degli eventi, c’è stata la partecipazione dell’Associazione Guerriglia Culturale che ha anche curato l’organizzazione del concerto in piazza Falcone e Borsellino. A un certo punto della serata per pochissimi minuti e prima di essere allontanato dal palco, uno dei componenti di uno dei gruppi rap che si sono esibiti ha urlato al microfono frasi irrispettose e volgari. Sia io, sia  i componenti dell’associazione giovanile Guerriglia Culturale, abbiamo preso nettamente le distanze dal ragazzo maleducato che ha offeso i presenti al concerto.

Sig. Russo Piero Luigi, nelle amministrazioni pubbliche succedono tante cose. C’è chi è bravo ad intercettare fondi pubblici, chi a programmare interventi di pubblica utilità, chi a progettare.  Poi bisogna realizzare gli interventi. Spesso in un unico mandato amministrativo non si riescono ad evadere tutte le fasi di un’idea. Noi abbiamo finito lavori iniziati da altri, certamente, ma abbiamo anche adeguato progetti poco completi, poi li abbiamo appaltati e  li abbiamo terminati. Abbiamo utilizzato le risorse del PIRU e del PIRP (Amministrazione Antonica), abbiamo appaltato e realizzato lavori, abbiamo recuperato fondi pubblici per evitare gli allagamenti nel rione Italia, abbiamo recuperato fondi pubblici per dare nuova vita allo storico Teatro Cavallino Bianco e altro ancora. Non è semplice, l’Italia è un paese che sta cercando la strada della semplificazione. Le complicazioni amministrative impongono l’acquisizione di pareri di molti enti pubblici ognuno con le sue peculiarità, le sue esigenze. Tanta burocrazia inutile frena il fare e la strada per arrivare a risultato è sempre più in salita. In tutto questo è stato fatto tanto. Perciò, giusto perché ripetere aiuta, Le allego le cose fatte perché è sempre meglio essere ricordati per le cose fatte anziché per le cose dette. Inoltre mi piace ricordare, anche a me stesso, che “Tra il dire e il fare, c’è di mezzo il ….FARE”.

Di seguito riporto i più significativi interventi effettuati e lo stato di definizione degli stessi da giugno 2012 a luglio 2016:

Lavori Pubblici

 

Ristrutturazione Cine Teatro Cavallino Bianco. I lotto funzionale

Importo progetto I lotto funzionale: 1.300.000,00 euro

Regione Puglia: 800.000,00 euro

Comune Galatina: 500.000,00 euro

Lavori completati

Inaugurazione Teatro effettuata il 28 novembre 2015.

 

Adeguamento e miglioramento rete fognatura bianca Rione Italia

Importo progetto: 700,000,00 euro

Finanziamento: Regione Puglia

Lavori completati

 

Scuole. Tutti gli istituti comprensivi. Poli 1, Polo 2, Polo 3

Interventi di manutenzione straordinaria scuole Galatina e frazioni

Importo totale progetti: 500.000,00 euro

Finanziamento: Comune di Galatina e Ministero

Lavori completati

 

Riqualificazione ed efficientamento Scuola Noha e aree adiacenti.

Importo progetto: 400.000,00 euro

Finanziamento: Regione Puglia. Importo da restituire in 10 anni senza interessi.

Lavori completati

 

Progetto di messa in sicurezza e rifacimento via Bianchini.

Primo di tre interventi previsti ognuno di 250.000,00 euro.

Importo progetto: 250.000 euro

Finanziamento: Regione Puglia (49%) e Comune di Galatina (51%)

Lavori completati

 

Progetto di pavimentazione stradale e pubblica illuminazione.

Importo progetto: 300.000,00 euro

Finanziamento: Comune di Galatina

Lavori completati

 

Progetto di riqualificazione Corso Porta Luce.

Rifacimento e riqualificazione di Corso Porta Luce, Sostituzione Illuminazione pubblica con Pali Artistici, Realizzazione Pista ciclabile, Rifacimento tappetino stradale, Nuovo rondò incontro via d’Enghien.

Importo progetto: 250.000,00 euro

Finanziamento: PIRU

Lavori completati

 

Progetto di riqualificazione via principessa Iolanda, via Caforo angolo piazza Alighieri, via Giuseppina del Ponte.

Importo progetto: 250.000,00 euro

Finanziamento: PIRU

Lavori completati

 

Centro Polivalente viale don Bosco

Finanziamento: PIRU

Struttura inaugurata e utilizzata.

 

Asilo Nido viale don Bosco

Finanziamento: PIRU

Lavori completati

L’asilo è utilizzato e perfettamente funzionante.

 

Palestra via Montinari

Finanziamento: PIRU

In attesa di essere concessa in uso.

 

Ristrutturazione Cine Teatro Cavallino Bianco. II lotto funzionale

Adeguamento funzionale torre scenica e utilizzo completo dei palchi.

Importo progetto II lotto funzionale: 800.000,00 euro

Regione Puglia: 800.000,00 euro

Lavori da appaltare. Procedure di Gara d’appalto avviate.

 

Progetto riqualificazione Ex convento Santa Chiara.

Importo progetto: 1.000.000,00 euro

Finanziamento: PIRU

Lavori in corso.

 

Progetto di Riqualificazione basolato centro storico.

Importo progetto:  500.000,00 euro

Finanziamento: PIRU

Gara effettuata e aggiudicata

Lavori in corso.

 

Di seguito alcune delle iniziative che hanno coinvolto il settore SPORT:

Utilizzo delle palestre scolastiche comunali

E’ stato difficile coordinare e definire il calendario dell’utilizzo delle palestre scolastiche comunali, ma ogni anno con l’impegno e la volontà di tutte le società sportive si è definito il calendario di utilizzo  degli spazi sociali per lo sport.

 

Festa dello Sport 2014

La festa dello Sport “Sport Day 2014” ha visto la partecipazione di tante società sportive e di tanti ragazzi delle scuole degli istituti comprensivi. E’ stata una tre giorni di sport e partecipazione nello scenario della villetta San Francesco.

 

Festa dello Sport 2015

Festa dello Sport organizzata in collaborazione con SALENTIADI, le olimpiadi del Salento. Bellissimo evento sportivo interamente organizzato presso il complesso sportivo del Palazzetto dello Sport.

 

Green Olympic Games

Progetto che oltre a sensibilizzare sulla corretta separazione dei rifiuti per un ambiente migliore ha promosso i valori dello sport tra i più giovani.

 

Struttura Sportiva di Noha

La struttura sportiva di Noha ha ricominciato a vivere grazie all’impegno di alcune società sportive che l’hanno riaperta e ora quotidianamente è al servizio dei cittadini.

 

Patrocinio e contributi economici a varie iniziative sportive

E’ stato un piacere e un onore patrocinare numerosissime iniziative sportive tenutesi in questi anni. Un grazie va a tutte le numerosissime società sportive che iniettano energia positiva nel tessuto sociale alimentando lo spirito sportivo dei galatinesi.

 

Di seguito alcune delle iniziative che hanno coinvolto il settore POLITICHE GIOVANILI:

Chiostro d’Estate. Estate 2012

Concerti, presentazioni di libri, convegni, spettacoli teatrali e musicali nella cornice del Chiostro dei Domenicani, scenario  suggestivo ed entusiasmante. Una serie di artisti e iniziative differenti, da Cesko degli Après la Classe al cantante folk milanese Andrea Labanca, passando per serate jazz, convegni, proiezioni di film d'epoca, dj set di artisti locali e il suggestivo concerto di Mino De Santis.

 

Festa della musica. Giugno 2013

Musica, cultura e arte. Queste le parole chiave della prima edizione a Galatina della Festa Europea della Musica. Dal 21 al 23 giugno 2012 sono stati tre giorni di musica tra rock, pop, hip-hop e musica popolare, presentazione di libri e una mostra di fumetti a cura di Lupiae Comix. Il tutto è stato realizzato all'interno del Chiostro del Palazzo della Cultura di Galatina e in piazza Galluccio. Tra i vari gruppi presenti alla manifestazione, I TOROMECCANICA e la GIOVANE ORCHESTRA DEL SALENTO, diretta da Claudio Prima. E’ stata notevole la presenza di giovani musicisti come i PLUG IN, CAMDEN TRIO, DYING PURPLE, T.GARAGE, SOOP & NINTAI e l’ORCHESTRA SPARAGNINA.

 

Ciclofficina sociale presso Mercato Coperto

Grazie alla collaborazione di alcune associazioni è nata all’interno del mercato coperto la CiclOfficina Sociale, spazio di socialità, incontro e condivisione. Un luogo dove promuovere la mobilità lenta e sostenibile, il riuso, il riciclo e la partecipazione attiva.

 

Mercato S…coperto,

Manifestazione realizzata all’interno dell’ex sede del Mercato Coperto in via Principessa Iolanda. Proposta rivolta al mondo giovanile della città che ha bisogno di spazi destinati alla socializzazione. L’iniziativa ha coinvolto le associazioni culturali della Città. L’iniziativa ha avuto lo scopo di rivitalizzare uno spazio di proprietà comunale in disuso, situato al centro della città e che già in passato è stato luogo deputato ad iniziative di partecipazione giovanile .All’interno dell’ex mercato coperto si sono svolti incontri d’autore, musica ed happening di discussione scientifica divulgativa.

 

Servizio civile nazionale

In tre anni più di venti ragazzi hanno lavorato presso il Comune di Galatina sviluppando progetti nei settori delle Politiche giovanili, Biblioteca Comunale, Museo e Ambiente. Il servizio civile è una iniziativa fondata sui principi della solidarietà sociale e vede i giovani i primi promotori del processo di partecipazione, in grado di trasformare una società in cui il cittadino è solo colui che riceve un freddo ed astratto servizio ad una società in cui tutti hanno la possibilità di essere attivi e socialmente utili.

 

Rassegna Giovanile NOTE A MARGINE

Note a Margine è stata una Rassegna “periferica” che ha avuto l’obiettivo di coinvolgere ed includere le Periferie della città come luoghi di riferimento alternativi e vitali, da un punto di vista non solo urbanistico ma soprattutto umano e sociale. Luoghi che spesso ispirano forme d'arte e   movimenti  sociali  rappresentanti  di un vero e proprio sottobosco multiculturale e multietnico,  un workinprogress costante e perpetuo, un laboratorio continuo. Spazi inespressi e inascoltati  da recuperare e trasformare, da aiutare ad emergere.

Con l'aiuto dell'associazionismo giovanile è stato scelto di selezionare alcuni “interlocutori d'eccezione” che grazie ai loro contributi hanno potuto affrontare il tema della periferia in luoghi prettamente periferici  attraverso dei  personali  approcci che spaziano dal  mondo della musica a quello del cinema, dal  teatro alla letteratura, al cibo ai graffiti, dall’hip hop alla street art. La ciliegina sulla torta è stata l’opera regalata alla Città di diversi artisti di graffiti che hanno abbellito, con la loro arte, il muro della scuola di via Ugo Lisi.

 

Cordiali saluti

Andrea Coccioli

 
Di Redazione (del 24/04/2019 @ 19:33:36, in Comunicato Stampa, linkato 1006 volte)

Ultima gara casalinga per il volley galatinese targato Efficienza Energia, che offre ai suoi tifosi un arrivederci al prossimo anno con un incontro di alto livello.

Ospite del PalaPanico sarà infatti, sabato 27 aprile, l’Erredi Taranto impegnata a distanza con Massa Lubrense, per conquistare la seconda posizione in classifica che vale i play off per la serie A3.

Penultima spiaggia per coach Narracci e i suoi ragazzi che hanno un finale tutt’altro che tranquillizzante: battagliare con i salentini di mister Stomeo prima, tendendo l’orecchio ad Ottaviano dove una capolista schiacciasassi ospita Massa e poi giocare, sabato 27 tra le mura amiche, la grande sfida proprio contro Ottaviano.

Passa da Galatina però il futuro prossimo degli ionici che troveranno un’orgogliosa EFFICIENZA ENERGIA, pronta ad offrire una prova di carattere che impreziosisca la striscia di prestazioni importanti di questo finale di campionato.

L’ex giocatore di turno di tanti anni fa, Gianni Narracci, ora in veste di tecnico arriva nel Salento con tutti i suoi effettivi; si affiderà come sempre alla diagonale Parisi-Roberti, ai laterali Di Sabato e Garofalo, ai centrali Giosa e Carofiglio, al libero Nero e con Mingolla, Gasbarro, Schifone e Piscitelli pronti a dare manforte.

Mister Giovanni Stomeo risponderà con Zonno-Buracci, Lotito e Durante di banda, Musardo e Iaccarino al centro, Pierri libero, deciso a chiudere con un successo questo campionato, potendo anche contare su Calò, De Lorentis, Petrosino, Rossetti, Persichino ed Apollonio.

Lo spettacolo sicuramente non latiterà al PalaPanico.

Il connubio tra le società Olimpia e S.B.V. è stato ampiamente positivo in questi due anni di collaborazione e il risultato finale soddisfa complessivamente gli obiettivi di entrambe le società.

Il gruppo presieduto da Luigi Santoro forse potrà recriminare su qualche punto lasciato per strada, più per un tardivo rodaggio della squadra che per gli infortuni, anch’essi determinanti alcune prestazioni insufficienti (ci può stare), ma alla fine galleggiare tra 5^ e 6^ posizione in classifica è un traguardo lusinghiero.

Ora spetterà ai vertici societari e alla disponibilità del main sponsor reiterare un accordo che però necessita di un progetto ad ampio respiro.

Questo il pensiero-fiume del presidente Santoro espresso alla vigilia della gara con Taranto: 

Chiudiamo questo campionato in casa (l’ultima gara sarà in trasferta ad Ischia ndr) con un bilancio sportivo positivo, ricevendo l’assenso anche da parte dello sponsor principale Efficienza Energia. Il futuro della pallavolo galatinese che noi rappresentiamo, stante la collocazione in una serie nazionale, ha però necessità di certezze e di supporto da parte delle istituzioni amministrative locali, soprattutto dal punto vista impiantistico.

Un sussulto annuale con un intervento una tantum, rapportato agli sforzi societari e all’impegno puntuale di uno sponsor non ha ragione di esistere: è di altri tempi.

Le strategie di un imprenditore che si lega come componente determinante in un campionato di pallavolo di serie nazionale, per interesse e per passione, non possono comparire e dissolversi nella fugacità di un campionato, ma hanno stringenti necessità di marketing di radicarsi sul territorio.  Un programma pluriennale condiviso, e non è da tutti con i tempi che corrono, che fissi obiettivi ed intenti di crescita  è anche un beneficio per la comunità sociale ed un ovvio ritorno economico alla propria attività imprenditoriale.

Per far ciò l’aiuto dell’amministrazione politica è prioritario, principalmente in materia di disponibilità impiantistica.

Noi tutte società sportive finiremo, al termine di questa stagione, in un cul-de-sac che a giugno ci vedrà sfrattate (per fine mandato gestionale) da un PalaPanico al limite dell’inagibilità e che non ci permetterà di pianificare un futuro sportivo.

Come si può pensare di richiamare investitori privati, per un salto eventuale in serie A3, quando obblighi federali richiedono un impianto che soddisfi determinati requisiti (capacità ricettiva di spettatori, fondo del terreno con caratteristiche sintetiche particolari, altezza del soffitto almeno di m.8 ecc.) ed invece ci troviamo ad avere palazzetti obsoleti o strutturalmente incompiuti, con progetti realizzativi in atto che non prendono in esame le esigenze delle varie federazioni sportive?

Saremo costretti, come è accaduto per altre società (Leverano n.d.r.), ad emigrare verso altre sedi lontane da Galatina, con un aggravio di costi insostenibili che sicuramente faranno naufragare il progetto.

L’appello che rivolgo al primo cittadino è quello di onorarci, sabato 27 alle ore 18.00, con la sua presenza al PalaPanico, dando corpo così  a precisi impegni  per la piena operatività del palestrone di via Montinari  che, a distanza di cinque anni dalla sua inaugurazione, è ancora uno scheletro senza corpo”.

 

Piero de lorentis

AREA COMUNICAZIONE

EFFICIENZA ENERGIA GALATINA   

 
Di Marcello D'Acquarica (del 11/03/2023 @ 19:32:20, in Comunicato Stampa, linkato 401 volte)

«Il dato più recente è quello che emerge nel report Lilt di questo mese, in cui si legge che Lecce conferma il primato di mortalità per tumore del polmone maschile. Nella pubblicazione si sottolinea anche come in trent’anni il Leccese abbia raggiunto i tristissimi livelli di mortalità tumorale del nord Italia. Questo, purtroppo, è solo l’ultimo di un elenco di studi, analisi e dati che evidenziano un quadro allarmante. Si parta dal fatto che il Distretto Sanitario di Galatina, con altri 15 Comuni circostanti, è classificato dall’Istituto Superiore di Sanità “Area Cluster” per neoplasie polmonari. Nello Studio PROTOS (CNR, Provincia e ASL di Lecce), aggiornato al 2020, il cementificio Colacem Galatina viene indicato come una delle principali cause dell’elevato tasso di inquinamento e dei danni sulla salute, in particolare del tumore polmonare. Una serie di criticità che creano gravi impatti sull’ambiente e sulla salute collettiva emerge anche dalla CTU conferita nel dicembre 2019 dal TAR di Lecce (dopo i ricorsi al TAR Puglia avanzati dal Comune di Soleto e dal Comune di Galatina nel 2018) nei confronti di Colacem e Provincia di Lecce per l’annullamento dell’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale): si parla di monitoraggi insufficienti, continuo sforamento delle centraline per PM 10 e PM 2,5, caratterizzazione insufficiente di rifiuti ecc. La richiesta di audizione urgente in Commissione Ambiente della Camera, cui si faceva riferimento nell’intervista al dirigente Colacem e che fu presentata per chiedere stop cautelativo dell’impianto, eventuale concessione delle autorizzazioni subordinata all’esito della Valutazione di Impatto Sanitario (VIS) e Valutazione di Impatto ambientale (VIA), è stata accompagnata da un dossier nazionale “Emergenza sanitaria nelle aree urbane in prossimità dei cementifici COLACEM di Galatina, Gubbio e Sesto Campano”, firmato dal Coordinamento Civico Ambiente e Salute, Comitato per la Tutela Ambientale e della Conca Eugubina, Comitato NO CSS nelle cementerie di Gubbio, Associazione Mamme per la Salute e l’Ambiente. Questo a riprova del fatto che anche nelle aree in cui insistono altri cementifici Colacem, ovvero Gubbio e Valle del VolturnoPiana di Venafro, si sono creati comitati cittadini a tutela del territorio, come a Galatina. Ed ancora: altri studi, come ad esempio quelli sulle mucose dei bambini in Provincia di Lecce o quello sull’impatto della combustione di CSS (al centro di 3 interrogazioni parlamentari negli ultimi anni, note a livello nazionale), confermano i danni provocati. La nostra, ci teniamo a precisare, non è una battaglia contro Colacem, ma un impegno ostinato per la salute della nostra terra. Un lavoro costante e volontario, pronto sempre ad accendere i riflettori su tutte le dinamiche pericolose per la vita dei salentini, anche quelle che interessano altre aziende ed altre realtà. Per questo il nostro appello è rivolto alle istituzioni e la nostra fiducia è riposta nella magistratura, che lavora sul tema, affinché il peso di tutto ciò non continui a ricadere silenziosamente sulla salute della popolazione».

Lorenzo Zito
(fonte: Anno XXVIII, Numero 05 (751) / 11-24 marzo 2023 / www.ilgallo.it)

 
Di Redazione (del 28/03/2023 @ 19:31:56, in NoiAmbiente, linkato 404 volte)

Le associazioni “Coordinamento Civico Ambiente e Salute della prov. di Lecce”, “Natural-mente NO RIFIUTI – Collemeto di Galatina”, “NoiAmbiente e Beni Culturali di Noha e Galatina”, “Medici per l’Ambiente-ISDE ItaliaForum Amici del Territorio ETS”, “Nuova Messapia”, “Forum Ambiente e Salute”, “Associazione Bianca Guidetti Serra”, “Associazione Adotta Dog”, “Organizzazione di Volontariato Mobius Circle- ODV”, “CAS Coordinamento Ambientale Salento”, “Salento km0 APS” scrivono al responsabile della task force regionale per l’occupazione Leo Caroli “per esprimere parere contrario alla proposta di destinazione dell’impianto Minermix Galatina aduna ulteriore industria insalubre”.

Si parla di un’azienda di calce e derivati che ha sedi a Galatina e a Fasano (Br), il cui principale committente è l’ex Ilva, oggi Acciaierie d’Italia.

Appena un mese e mezzo fa l’azienda è stata sotto i riflettori per il rischio licenziamenti paventato nell’ultimo periodo. Ad inizio febbraio si è tenuto un incontro proprio con la Task force regionale, a Bari, in cui l’azienda ha annunciato l’impegno di sospendere i licenziamenti (sono 59 i dipendenti) ed avviare la procedura di richiesta della cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività. La proprietà ha confermato la scelta di carattere industriale di interrompere l’attività, dichiarandosi disponibile a valutare percorsi che conducano alla cessione.

Veniamo dunque alla lettera di cui sopra.

La lettera

“Gentilissimo dott. Leo Caroliin risposta alle recenti preoccupazioni espresse dalla popolazione galatinese a seguito diun possibile impianto di trattamento rifiuti speciali e non a Santa Barbara e dellesegnalazioni di emissioni anomale presso il cementificio Colacem, rimbalza su alcunepagine social la proposta avanzata dalla task force regionale, istituita per il salvataggio delcalcificio Minermix, di chiamare a raccolta altri cementieri o comunque produttori di rischioper la salute.Questa proposta, come forse lei saprà, si inserisce in un quadro territoriale molto delicato.Le autorità sanitarie e gli enti locali che siedono al tavolo provinciale V.I.S. (ValutazioneImpatto Sanitario) per valutare – secondo quanto riporta ASL Lecce – i danni e l’impattosanitario e ambientale con riferimento alle potenziali ricadute cumulative di tutte le attivitàproduttive presenti nell’area industriale, in particolare del cementificio Colacem Galatina,non possono ignorare che l’area Galatina/Soleto e comuni limitrofi, come confermatodall’Istituto Superiore di Sanità, dai rapporti Ambiente e Salute RePOL, dallo studioPROTOS, dai dati LILT e dell’OER Puglia, è un cluster che registra dati epidemiologiciallarmanti, in particolare per neoplasie polmonari, per l’esposizione ambientale come quellederivanti dalle emissioni di grandi camini industriali. Come riportato nei giorni scorsinell’ultimo Rapporto di Puglia Salute in tutta la Provincia di Lecce, in particolare nel Distrettodi Galatina, la fotografia dell’incidenza delle neoplasie è in peggioramento.Nell’area galatinese, la più industrializzata e malsana della provincia di Lecce, con lamaggiore concentrazione di grossi impianti industriali insalubri IPPC, il quadro sanitario eambientale non è stato sufficientemente rappresentato nei lavori della task force regionaleimpegnata nella vertenza Minermix.Lo stabilimento della Minermix Srl, attivo dal 1990, è adibito alla produzione, macinazione emiscelazione di ossido di calcio, calce idrata, premiscelati di minerali, grassello e malte peredilizia. È inserito nella ASI Galatina Soleto a poche centinaia di metri dall’area densamenteurbanizzata, insieme ad altri opifici di trattamenti rifiuti e comunque fortemente nocivi.Come Associazioni, abbiamo preso parte alla CDS del mese di marzo 2022, e in quellaoccasione abbiamo preso atto che la stessa Dr.ssa Teresa Alemanno, presente inconferenza di servizi per il riesame A.I.A. per il Dipartimento di Prevenzione ASL Lecce, puressendo stata molto concisa, ha evidenziato chiaramente la questione “area sensibile”,in riferimento all’area cluster tumore polmonare del Distretto di Galatina, chiedendoquindi ad ARPA se avessero loro effettuato delle verifiche sulle emissioni, con chiaroriferimento al potenziale apporto di ulteriori danni all’ambiente.Occorre ricordare che a Galatina insiste un cementificio Colacem attivo sin dalla fine deglianni ‘50, uno degli impianti più grandi d’Europa. Le ricordiamo che i cementifici sonocompresi nell’elenco delle industrie a maggior impatto ambientale in EUROPA, comeindustrie insalubri di Seconda Classe, cioè di impianti che devono osservare speciali cautelenei confronti del vicinato. L’insostenibilità ambientale è legata non solo alle emissioni diparticolato, di PCB (prodotto clorato simil diossina), metalli pesanti, (Mercurio, piombo,cadmio, cromo esavalente), tutte sostanze gravemente nocive per la salute, cancerogeneed interferenti endocrine, ma anche alla portata di consumo di acqua e suolo.Nel 2017 Colacem Galatina ha prodotto complessivamente 2.658.578 t di Clinker,2.883.528t di cemento, ha consumato 244 litri di acqua per ciascuna delle 309.900tonnellate di cemento prodotto, ovvero 75,6 milioni di litri di acqua. Il consumo è abnormeper un territorio già fortemente penalizzato dalla sua stessa conformità naturale, dove lospessore medio del sottosuolo riferito al livello del mare è di circa 60 metri, con scarsacapacità di filtraggio delle acque pluviali per via della sua condizione carsica, e con unafalda esigua che presenta forti infiltrazioni inquinanti.Le concentrazioni contaminanti e il correlato rischio mortalità mostrano un trend inpeggioramento, secondo quanto indicato in uno studio realizzato nel 2014 dall’istituto diScienze dell’Atmosfera e del Clima ISAC – CNR in collaborazione con l’Istituto di FisiologiaClinica del CNR attraverso una valutazione preliminare nei comuni di Sogliano Cavour,Galatina, Cutrofiano, Corigliano d’Otranto e Soleto.Gli impegni dichiarati anche da alcuni rappresentati politici locali pare che siano finalizzatinel voler salvare i 20 posti di Galatina, e forse anche i 39 di Fasano, con il rischio però diritrovarci un nuovo opificio maggiormente inquinante, chiamando a raccolta altri cementierio comunque opifici produttori di rischio.Inoltre, va tenuto conto dei riferimenti legislativi alla salute della popolazione e all’integrità

dell’ambiente esterno descritti nel d.lgs. n. 81/2008, N.81, sono norme che fanno esplicitoriferimento alla “salute della popolazione” e all’“ambiente esterno”.Da un lato, l’art. 2, comma 1, lett. n), definisce proprio il concetto di “prevenzione” comequel «complesso delle disposizioni o misure necessarie anche secondo la particolarità dellavoro, l’esperienza e la tecnica, per evitare o diminuire i rischi professionali nel rispettodella salute della popolazione e dell’integrità dell’ambiente esterno».Dall’altro, l’art. 18, comma 1, lett. q), impone al datore di lavoro e al dirigente l’obbligo di«prendere appropriati provvedimenti per evitare che le misure tecniche adottate possanocausare rischi per la salute della popolazione o deteriorare l’ambiente esternoverificando periodicamente la perdurante assenza di rischio» (la violazione di taleobbligo è sanzionata dall’art. 55, comma 5, lett. c), d.lgs. n. 81/2008 con l’arresto da due aquattro mesi o con l’ammenda da 1.474,21 a 6.388,23 euro).Il Dispositivo dell’art. 452 bis Codice Penale, reato di inquinamento ambientale,determina quanto segue:• È punito con la reclusione da due a sei anni e con la multa da euro 10.000 a euro100.000 chiunque abusivamente cagiona una compromissione o un deterioramentosignificativi e misurabili:1. 1) delle acque o dell’aria, o di porzioni estese o significative del suolo o delsottosuolo;2. 2) di un ecosistema, della biodiversità, anche agraria, della flora o della fauna.Quando l’inquinamento è prodotto in un’area naturale protetta o sottoposta a vincolopaesaggistico, ambientale, storico, artistico, architettonico o archeologico, ovvero in dannodi specie animali o vegetali protette, la pena è aumentata.Dalle norme, si evince come esse siano essenzialmente dirette ad evitare la possibile“esternalizzazione” dei rischi cui sono sottoposti i lavoratori nel contesto produttivo,obbligando l’impresa ad adottare tutti quei provvedimenti necessari affinché lapredisposizione delle misure di salute e sicurezza dei lavoratori non determini unriversamento all’esterno delle nocività presenti nell’ambiente di lavoro, pregiudicando lasalute della popolazione e l’integrità dell’ambiente [15].E’ vero che i galatinesi hanno bisogno di posti di lavoro, il lavoro è nel diritto costituzionale,per tutti, anche di chi va a cercarlo altrove. È vero che è necessario fare il possibile persalvare quei pochi posti esistenti, ma è altrettanto vero che il diritto alla salute èsacrosanto e altrettanto costituzionale, e va individuata una strada occupazionaleperseguibile, che tenga conto dell’intera cittadinanza.Come ben sappiamo tutti, a Galatina non c’è famiglia che non abbia un lutto a causa delcancro, o una patologia che tende a degenerare in tumore. Lo si dice dappertutto:nelle Cds aziendali, nelle Asl, nello studio Protos, nei recentissimi dati LILT, che vede laprovincia di Lecce seconda solo al Piemonte e alla Liguria in numero di morti per tumori, allapari con la Lombardia. Che il quadro sanitario di Galatina sia aggravato con un aumentoulteriore di tumori è anche denunciato nel Registro dei Tumori 2021 appena pubblicato, coni dati di incidenza che vanno dal 2013 al 2017.Lo stesso principio di precauzione consiglia di non rischiare la salute di giovani famiglie chemettono al mondo bambini, la parte più fragile della società, costruendo abitazioni a ridosso diuna zona industriale insalubre, come invece si sta facendo ancora oggi a Galatina, insistendonell’errore fatto negli anni ’70 del secolo scorso, o ri-attivando impianti insalubri, che andrebberoriconvertiti in green.Siamo convinti che quando si tratta di risolvere problemi di straordinaria importanza, come quellodi 30 o 100 posti di lavoro da tutelare, oppure il pericolo per la salute di 140.000 cittadini inermi,non lo debbano decidere solo alcuni rappresentanti della politica. Quando la questione èstraordinaria, si porta ad un tavolo di concertazione con tutte le forze sociali presenti sul territorio,anche con le nostre associazioni impegnate nella tutela dell’ambiente e della salute nei diversiprocedimenti autorizzativi.Certe responsabilità non devono pesare sulla coscienza o presunzione di nessuno, ne va deldiritto, ne va della democrazia, ne va dello stato di civiltà di una comunità, ne va del futuro deinostri figli.Basta fingere che il primato della più alta mortalità per tumori non esista, Galatina e la provinciadi Lecce sono sul podio. Non aspettiamo che il dolore delle persone che vedono morireprematuramente figli e parenti, diventi rabbia, o peggio ancora rassegnazione a doverbarattare il posto di lavoro con la perdita di salute propria, dei propri familiari o deiloro concittadini, rischiamo lo sfascio sociale.Auspichiamo l’impegno dei rappresentanti istituzionali, che si adoperano per il coinvolgimento dinuovi produttori di rischio, a non aprire le porte ad un altro opificio insalubre, di investire sullariconversione di Minermix in chiave green e di riflettere su quale soluzione possa portare ad unosviluppo sostenibile della nostra città”.

Fonte:  Il Gallo

 
Di Redazione (del 14/03/2023 @ 19:30:47, in Comunicato Stampa, linkato 252 volte)

Ai sensi dell'art. 20 dello Statuto Comunale e dell'art. 29 del Regolamento del C.C., il Consiglio Comunale è convocato in seduta ordinaria di 1^ convocazione per il giorno martedì 21 marzo 2023 alle ore 10:30 con continuazione e, occorrendo, in 2^ convocazione per il giorno mercoledì 22 marzo 2023 alle ore 11:00 con continuazione, per trattare i seguenti argomenti:

1) INTERROGAZIONI
2) APPROVAZIONE VERBALI SEDUTA PRECEDENTE
3) ESECUZIONE SENTENZA N. 712/2022 DEL TAR PER LA PUGLIA – SEZIONE DI LECCE, RESA NEL GIUDIZIO R.G. N. 1088/2016 - RICONOSCIMENTO DELLA LEGITTIMITÀ DEL DEBITO PORTATO DALLA SENTENZA, AI SENSI DELL’ART. 194, COMMA 1, LETT. A) DEL D. LGS. N. 267/2000.
4) ESECUZIONE SENTENZA N. 3111/2022 DEL TRIBUNALE DI LECCE, RESA NEL GIUDIZIO R.G. N. 6111/2021 - RICONOSCIMENTO DELLA LEGITTIMITÀ DEL DEBITO PORTATO DALLA SENTENZA, AI SENSI DELL’ART. 194, COMMA 1, LETT. A) DEL D. LGS. N. 267/2000.
5) AMBITO TERRITORIALE DI GALATINA - APPROVAZIONE DEL PIANO SOCIALE DI ZONA 2022 – 2024 DI CUI ALL’ART. 10 DELLA L.R. N. 19/2006 E D.G.R. N. 353 DEL 14-03-2022 DI APPROVAZIONE DEL V PIANO REGIONALE DELLE POLITICHE SOCIALI DELLA REGIONE PUGLIA PER IL TRIENNIO 2022- 2024.
6) ISTITUZIONE DELLA COMMISSIONE TECNICA DELLE ATTIVITÀ ESTRATTIVE DI CUI ALL’ART. 5 DELLA LEGGE REGIONALE N. 22 DEL 05 LUGLIO 2019 ED APPROVAZIONE DEL REGOLAMENTO PER IL SUO FUNZIONAMENTO
7) APPROVAZIONE REGOLAMENTO EDILIZIO COMUNALE ADEGUATO ALLO SCHEMA DI REGOLAMENTO EDILIZIO TIPO (RET) DI CUI ALL'ACCORDO CONFERENZA UNIFICATA DEL 20/10/2016, N.125CU, COME RECEPITO DALLA REGIONE PUGLIA CON D.G.R.n.554/2017, D.G.R. n. 648/2017, D.G.R. n. 2250/2017, L.R.n.11/2017 E L.R.n.46/2017
8) ADEMPIMENTI DI CUI ALLA LEGGE REGIONALE PUGLIA N. 20/2022 (PIANO CASA)
9) APPROVAZIONE SCHEMA DI CONVENZIONE REGOLANTE I RAPPORTI TRA IL COMUNE DI GALATINA E LA SOCIETA' NEW SOLAR WHITE S.R.L., PER LA COMPENSAZIONE E IL RIEQUILIBRIO AMBIENTALE A FRONTE DELLA REALIZZAZIONE DI UN impianto AGRO-FOTOVOLTAICO PER LA PRODUZIONE DI ENERGIA DA FONTE RINNOVABILE IN LOCALITA’ “MOLINARI” NEL TERRITORIO DEL COMUNE DI GALATINA.
10) APPROVAZIONE SCHEMA DI CONVENZIONE REGOLANTE I RAPPORTI TRA IL COMUNE DI GALATINA E LA SOCIETA' LECCE 1 PV S.R.L., PER LA COMPENSAZIONE E IL RIEQUILIBRIO AMBIENTALE A FRONTE DELLA REALIZZAZIONE DI UN impianto AGRO-FOTOVOLTAICO PER LA PRODUZIONE DI ENERGIA DA FONTE RINNOVABILE IN LOCALITA’ “TORRE PINTA” NEL TERRITORIO DEL COMUNE DI GALATINA.
11) AGGIORNAMENTO DIRITTI DI SEGRETERIA E FISSAZIONE DIRITTI DI ISTRUTTORIA DELLE DIREZIONI “URBANISTICA E ATTIVITÀ PRODUTTIVE” E “PROGRAMMAZIONE STRATEGICA E LAVORI PUBBLICI”

Il Presidente del Consiglio Comunale
Francesco Sabato

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Siamo con i Comuni di Nardò e Soleto che hanno espresso la loro contrarietà ad ospitare l’impianto di compostaggio che la Regione vuole realizzare in Salento.  Ribadiamo ancora una volta la nostra contrarietà ad impianti di grandi dimensioni”. Lo dichiarano consigliere regionale del M5S Antonio Trevisi, il senatore Cataldo Mininno e il deputato Leonardo Donno. L’unico Comune che si è detto pronto ad accogliere un impianto sarebbe quello di Melpignano a condizione che si tratti di un impianto aerobico, mentre quelli previsti attualmente dalla Regione sono impianti integrati anaerobici/aerobici con produzione di biogas.

“A fronte di una provincia con 800mila abitanti - spiegano i pentastellati - produciamo circa 110mila tonnellate di umido e quindi non possiamo accettare impianti al di sopra delle 20mila tonnellate e ulteriori impianti nei Comuni che già ne ospitano altri impattanti come Cavallino o Ugento. Siamo favorevoli agli impianti aerobici pubblici di taglia inferiore a 20mila tonnellate in quanto non concentrano potere economico, amministrativo e elettorale e non rendono il bilancio di un comune dipendente da royalties, generando meno problemi di trasporto dovuti alla raccolta di umido e vendita compost nei paesi limitrofi. Nonostante sia una scelta che - continuano - siamo consapevoli, comporterebbe un numero maggiore di impianti, creando preoccupazione nei cittadini dei Comuni destinati ad ospitarli, si tratta di una problematica che si può superare proprio coinvolgendo le comunità e garantendo il rispetto di un buon capitolato d’appalto da parte dei soggetti gestori dell'impianto e della raccolta”.

“I piccoli impianti di compostaggio aerobici di 20mila tonnellate massimo - proseguono i  cinquestelle - devono lavorare in sinergia con quelli di comunità e di prossimità (compostiere domestiche, di condominio, di quartiere, di frazione e di Comune) che vanno sostenuti e promossi. Si tratta di impianti - concludono - che vanno in direzione della strategia rifiuti zero, pertanto non solo li condividiamo ma li adottiamo dove amministriamo e li proponiamo nel programma regionale come soluzione nel piano rifiuti”.

M5S

 

È utile sottolineare che siamo consapevoli che il ciclo dei rifiuti debba essere completato e quindi in senso generale non c’è contrarietà nei confronti di impianti del genere, ma al tempo stesso riteniamo sia da ben valutare il progetto nel complesso. Soprattutto considerando il fatto che non si può realizzare un impianto cosi impattante sull'ambiente, quindi sulla qualità della vita dei galatinesi, senza che l'amministrazione abbia potuto approfondire adeguatamente.

Nella nota inviata solleviamo questioni ambientali anche per le dimensioni dell'impianto che ci appaiono eccessive per il bacino di utenza da servire.

Ne deriva che non si può prescindere da una valutazione tutta nostra che sarà determinante per la realizzazione ipotetica del progetto.

Di seguito la lettera:

- REGIONE PUGLIA
Sezione Ciclo Rifiuti e Bonifiche

- AGER 
Agenzia Territoriale della Regione Puglia per il servizio di gestione dei rifiuti

- Consorzio ASI Lecce

- Comune di Soleto (LE)

Oggetto: Manifestazione di interesse finalizzata alla individuazione di aree idonee alla localizzazione di impianti integrati anaerobici/aerobici destinati al recupero della frazione organica dei rifiuti urbani rivenienti dalle raccolte differenziate: Determinazioni del Dirigente della sezione Ciclo Rifiuti e Bonifiche n. 214 del 20.12.2017 e n. 79 del 14.06.2018.
Osservazioni.

Preso atto dei contenuti delle determine in oggetto, con riferimento all'approvazione della candidatura del Comune di Soleto, con la presente si manifesta agli Enti in indirizzo la necessità di questo Ente di valutare l'impatto, soprattutto ambientale, che un impianto integrato anaerobico/aerobico avrebbe sul proprio territorio, vista l'ubicazione dello stesso in prossimità dei propri confini.
Come noto, questo Comune non ha prestato la propria disponibilità ad ospitare un impianto, e pur tuttavia l’area proposta dal Comune di Soleto per l'impianto di che trattasi, oggetto di approvazione regionale, per quanto ricadente nel territorio del predetto Ente, in realtà dista circa 300 mt da una masseria con agriturismo di Galatina, 800 mt da case sparse, 1660 mt da contrada Paradisi, 3500 mt dalla zona residenziale “Guidano” e 3500 mt dal centro abitato di Galatina, mentre dista dal centro abitato di Soleto ben 4500 mt.
Ne discende che il Comune di Galatina è da considerarsi, sotto ogni aspetto, “parte interessata” in misura sensibilmente maggiore del comune ospitante.
Non è superfluo ricordare che i terreni candidati ad ospitare l'impianto ricadono sì nel territorio di Soleto ma costituiscono porzione di area la cui gestione è affidata al Consorzio ASI di Lecce, del quale il Comune di Galatina è uno dei consorziati.
Ai sensi dello Statuto Consortile (art. 6 - Finalità) “ Il Consorzio ha per oggetto: (omissis) La progettazione, realizzazione, manutenzione e gestione di opere ed impianti necessari ad uno sviluppo equilibrato ed eco-compatibile del territorio di competenza”; e dunque, affinché si possa compiutamente valutare se questi fondamentali requisiti possano ritenersi soddisfatti dall'opera in progetto, occorre essere “informati” sia a livello di Consorzio che di singoli consorziati, informazione che, alla data odierna, e almeno per quel che riguarda questo Ente, appare del tutto carente.
Dalla consultazione della documentazione disponibile, si evince unicamente che l’impianto sarà del tipo “integrato anaerobico/aerobico”, mentre si rileva la totale mancanza di una più puntuale descrizione della tecnologia e della portata dell’impianto; infatti si ritiene fondamentale, per tutelare un principio di prossimità e minimizzazione dell’impatto ambientale, su un territorio già fortemente messo alla prova, la scelta di una portata non eccedente le 30.000 ton/anno e che l'impianto produca bio-metano da immettere in rete. Questo permetterebbe un minor traffico veicolare e la riduzione delle emissioni, visto che una eventuale centrale annessa per la produzione di energia elettrica porterebbe solo maggiore, quanto inutile, inquinamento, in una zona e in una Regione che produce già più energia elettrica di quella di cui necessita.
Nel contempo, non è dato sapere esattamente quale sia la prevista composizione qualitativa del materiale in ingresso alla digestione anaerobica tale da garantire una qualità del digestato che possa originare a sua volta un compost di qualità.
Dalle suddette -prime- considerazioni ne deriva che questo Ente, non può non esser parte di una procedura condivisa di progettazione-valutazione-approvazione.

Si chiede pertanto alle SS.LL. di fornire, con cortese sollecitudine, ogni documento tecnico-progettuale in loro possesso e ogni informazione utile ad una migliore percezione del possibile impatto del progetto in fieri, facendo espressa riserva, in caso di loro mancato riscontro, di procedere alla tutela dei propri diritti in ogni forma consentita dalla legge.

Il Sindaco Marcello Amante

 
Di Redazione (del 30/03/2016 @ 19:16:40, in Comunicato Stampa, linkato 2697 volte)

Domani, Giovedì 31 marzo, alle ore 18:30, il Sindaco Cosimo Montagna inaugurerà la nuova sede dell’asilo nido comunale in viale Don Bosco e afferma “Nutro grande soddisfazione nel consegnare alla Città questa struttura destinata ad Asilo. La ritengo uno strumento importante di legalità e socialità al servizio di un intero quartiere e di una intera Città”.

Verrà così messa al servizio della Città una importante struttura – dice Emilio Tempesta, assessore ai lavori pubblici- che già da venerdì prossimo ospiterà i suoi piccoli utenti in un ambiente educativo e ricreativo moderno e confortevole.
L’edificio, infatti, della superficie coperta di circa 600 mq., è dotato di quattro aule, ciascuna con annesso bagno con lavatoio, di una hall per le attività collettive, di refettorio, sala medica, direzione, cucina, lavanderia, spogliatoi e bagni per il personale. L'asilo è provvisto di impianto fotovoltaico per la produzione di energia elettrica, di impianto solare termico per acqua calda sanitaria e di impianto termico a pavimento per il riscaldamento degli ambienti.
L'area scoperta, attualmente di circa 2.500 mq ed interamente recintata, a breve sarà oggetto di un intervento di ampliamento che vedrà la realizzazione, nell'adiacente terreno di circa 1.500 mq., di un parco giochi”.

 La realizzazione della infrastruttura è stata resa possibile grazie ai fondi reperiti dalla Amministrazione ANTONICAche ha creduto fortemente alla riqualificazione della Città partendo dalle periferie, aderendo al Programma PIRP - Piano Integrato Riqualificazione delle Periferie.

Finalmente i bimbi di Galatina e le loro famiglie tornano ad essere accolti in una struttura nuova pensata e nata come Asilo Nido Comunale.

“E’ un momento che rincorro dall’inizio del mio mandato – afferma Daniela Vantaggiato Assessore alle Politiche Sociali ed all’Istruzione - perché la bella e nuova struttura, apparentemente pronta agli occhi dei tanti passanti, ha manifestato da subito criticità che era necessario superare. La situazione è stata recuperata e di questo ringrazio gli Assessori Andrea Coccioli ed Emilio Tempesta che hanno profuso attenzione ed impegno e con loro ringrazio gli uffici! Non solo consegniamo oggi alla Città una sede degna ma i fondi sociali del Ministero dell’Interno del Piano di Azione e Coesione per i Minori ci consentiranno di attrezzare a breve lo spazio esterno con un parco giochi. E sempre attingendo ai fondi del  P.A.C. Minori per il prossimo anno l’offerta del nido comunale vedrà il raddoppio dei bimbi accolti e il prolungamento dell’orario giornaliero per adeguarsi alle necessità delle mamme lavoratrici.

E’ un bel traguardo anche per tutto il personale del nido a partire dalle educatrici che in questi giorni hanno con entusiasmo collaborato all’allestimento degli spazi colorati ed accoglienti grazie ai nuovi arredi.

A questo luogo ritrovato abbiamo voluto dare il nome del grande Gianni Rodari la cui Filastrocca solitaria campeggerà sul muro dell’aula delle attività comuni così tutti potranno dire insieme “… Le cose brutte non possono entrare…” ma soprattutto la creatività, l’allegria, la bellezza, la cura pedagogica di Rodari saranno le note che accompagneranno ogni giorno i nostri bimbi, nostro presente e nostro futuro.”

PD Circolo di Galatina

 

Mi fa piacere la dialettica che si viene a creare, con l’avvicinarsi del termine del mandato dell’Amministrazione Amante, perché tutti cominciano a dimostrare attenzione alle problematiche della nostra città e le sue frazioni, quando per anni sono stati a guardare.

Non è per fare polemica, ma con i fatti posso smentire le affermazioni del segretario PD della sezione di Noha.

Parto da lontano, ma questo serve per poter rinfrescare la memoria del segretario che il Sindaco Amante è stato il primo ad aver scelto due assessori delle frazioni, riponendo nella loro azione amministrativa le deleghe più complesse, proprio per valorizzare al massimo le frazioni della Città di Galatina, fino a quattro anni fa bistrattate da tutte le amministrazioni. In passato, del resto, Noha ha espresso un sindaco, alcuni assessori e/o consiglieri, sarebbe bene chiedere anche a loro cosa hanno lasciato e se sono orgogliosi della loro azione amministrativa.

Lo dico a ragion veduta in quanto sono nata a Noha, ho scelto di esercitare la mia attività professionale a Noha e conosco molto bene le problematiche di chi vive nella frazione e lo scempio, posso dirlo senza temere smentita, perpetrato dalle passate amministrazioni con l’utilizzo di strutture pubbliche per proprio uso e abuso.

Mi verrebbe da chiedere a quei tempi il PD, sezione di Noha, dove fosse e perché ha lasciato che Noha vivesse nel degrado.

Ma oramai fa parte del passato e spero veramente che i cittadini possano oggi riflettere e vedere la differenza.

Ora veniamo a ciò che si è fatto per la nostra Noha e le altre frazioni di Collemeto e Santa Barbara. Cercherò di fare un elenco completo ed esaustivo, ma mi perdoneranno se magari potrò completare l’elenco anche successivamente con i fatti e non con le parole.

Durante la campagna elettorale, non essendo candidata in prima persona non ha potuto promettere nulla e chi mi conosce sa che prendo un impegno nel momento in cui sono sicura di poterlo portare a termine, altrimenti cerco di capire il problema, di approfondirlo e cercare una soluzione, senza impegnarmi con promesse elettorali.

SCUOLE E PALESTRE - Da quando ci siamo insediati, abbiamo presentato dei progetti per la ristrutturazione di tutte le scuole comprese quelle delle frazioni, tutte ammesse e finanziate e per le quali l’iter è in corso. In aggiunta a Collemeto la scuola l’abbiamo candidata ad un progetto per la realizzazione di una palestra, i cui lavori sono in corso ed entro l’anno saranno terminati.

IMPIANTI SPORTIVI - Per Noha abbiamo candidato l’impianto sportivo per il quale abbiamo portato un bando a finanziamento e i lavori cominceranno a breve.

SICUREZZA - Sempre per Galatina e le frazioni, abbiamo realizzato un progetto di videosorveglianza, già completato, ed a Noha abbiamo installato le telecamere in Piazza XXIV Maggio (Trozza) la quale è sempre stata oggetto di atti vandalici, e nei pressi del cimitero e dell’impianto sportivo.

ACQUA E FOGNA - Per Galatina e le frazioni abbiamo realizzato tutti i tronchi di acqua e fogna mancanti. Nelle frazioni i lavori sono in corso e a breve Santa Barbara sarà interessata per il primo lotto della condotta che porta l’acqua da Collemeto a Santa Barbara con la sostituzione del tronco in cemento di amianto.

Abbiamo iniziato una interlocuzione con l’autorità di bacino in merito al rischio idraulico e per Noha abbiamo ottenuto il finanziamento per collocare una stazione altimetrica sul canale asso, che sarà monitorata direttamente dalla protezione civile regionale.

Abbiamo una collaborazione con il consorzio di bonifica che ha provveduto alla pulizia del canale Asso e di tutti i suoi affluenti.

RIFIUTI - A Collemeto è in corso di realizzazione il Centro Comunale di Raccolta, sempre grazie a un finanziamento ottenuto dall’amministrazione Amante.

SANITA’ - A Noha il centro Polivalente, utilizzato ai tempi dell’amministrazione guidata dal PD in maniera allegra, oggi dato in comodato dall’amministrazione Amante, alla ASL che svolge per tutto il territorio di ambito, un servizio sanitario indispensabile e che, se il Sindaco Amante non fosse intervenuto, sarebbe sparito da Galatina, lasciando le persone più fragili con problemi psichici alla deriva.

TERZO SETTORE - Al piano terra dello stesso immobile è ospite, fin dal nostro insediamento, un’Associazione Onlus che presta servizi alle famiglie per altre fragilità, integrata benissimo nella comunità di Noha.

DISABILITA’ - Sempre per Noha è in corso di realizzazione in collaborazione con l’associazione Virtus Basket un progetto di riqualificazione e di integrazione per tutte le disabilità nei giardini Madonna delle Grazie.

LEVERA - Continuo ricordando al Segretario che a Noha ha sede l’Associazione Levera, in uno stabile confiscato, assegnato dall’amministrazione Amante.

RIGENERAZIONE - Sempre per Noha abbiamo candidato negli ultimi bandi di rigenerazione urbana l’area a verde nella zona del Calvario che comprende la Piazza XXIV Maggio, insieme a due progetti per Galatina.

Sicuramente avrò dimenticato qualcosa ma non dimentico di informarlo che per la Torre dell’orologio è in corso un progetto di messa in sicurezza.

Inoltre sempre per Noha è aperta una interlocuzione con la provincia, cominciata ben prima della lettera che fece il PD qualche mese fa al Presidente, il quale ha rimandato al Comune le competenze, ma che in realtà interessa entrambi gli enti, evidentemente sarà stato informato male, che potrebbe portare in prossimo futuro alla realizzazione del passaggio pedonale per il cimitero.

Volutamente sto tralasciando in questo mio resoconto altre attività che sono in corso su Galatina, come il polo bibliomuseale, per il quale abbiamo ottenuto, grazie a un bando, due milioni di euro di finanziamento, la realizzazione della palestra in Via Arno, la riqualificazione della palestra in Via Montinari, il progetto sulla viabilità dolce, il progetto di ampliamento del recapito finale “Bomba”, i finanziamenti per la progettazione e ampliamento del recapito finale “Bomba” e quello del Viale Carlo Alberto dalla Chiesa. Tanto altro ancora che ci sarà tempo e modo in questa lunga campagna elettorale di ricordare al segretario del PD di Noha e a tutti i cittadini.

 

Loredana Tundo

Assessore ai Lavori Pubblici

 
Di Redazione (del 15/05/2017 @ 19:10:59, in Comunicato Stampa, linkato 1500 volte)

La Showy Boys Galatina conquista la promozione in serie C. Un altro grande successo colora di bianco-verde la stagione sportiva 2016-17. Dopo la vittoria della Coppa Puglia di serie D e gli ottimi risultati delle squadre giovanili sia a livello provinciale che regionale, lo storico club della Città vola in serie C e brinda a un'annata a dir poco esaltante e ricca di soddisfazioni che rende ancora più belli i festeggiamenti per i 50 anni della nascita della società.

Il team bianco-verde vince gara 3 dei play off promozione contro la Bee Volley Lecce. I ragazzi di mister Nuzzo, persa gara 1 in casa, conquistano una vittoria fondamentale nel successivo match esterno per poi "strappare" il successo e il salto di categoria in una giornata indimenticabile e dal sapore veramente speciale.

Domenica 14 maggio, ore 18:30, inizia la gara che vale una stagione. Il palazzetto dello sport "Fernando Panico" "caldo" (anche per la temperatura registrata) e gremito in ogni ordine di posto. Un pubblico che non si vedeva nell'impianto di via Chieti da più anni e che ha trascinato le due contendenti sino al quinto set. Una gara 3 giocata su un sostanziale equilibrio, con le squadre a rincorrersi ed attente a non commettere errori vista l'alta posta in palio. Colpo di coda della Bee Volley Lecce che conquista il primo parziale con il punteggio di 21-25. La Showy Boys, padrona di casa, risponde allo stesso modo nel set successivo (25-22). La gara si riapre. Tanta adrenalina in campo e in panchina così come grande divertimento sugli spalti per un match avvincente e carico di colpi di scena. I bianco-verdi, in vantaggio per 16-12, non sfruttano la ghiotta occasione e subiscono la rimonta degli ospiti (22-25). Nel quarto set, invece, le parti si invertono. La Bee Volley è avanti 18-21. La Showy Boys non molla, prima recupera il gap di punti e poi trascina la squadra leccese ai vantaggi. Il palazzetto si "infiamma" e grazie all'incessante supporto dei loro tifosi, i bianco-verdi pareggiano i conti (28-26). Partita elettrizzante che porta le compagini a giocarsi la vittoria del campionato nel quinto e decisivo set. Punto su punto sino al 6-6 e con ogni pallone che "scotta". Si cambia campo sul punteggio di 6-8 per gli ospiti. Mister Nuzzo dà la carica ai suoi ragazzi e la squadra risponde con un abbraccio collettivo. Da questo gesto, semplice ma molto significativo, inizia la rimonta della Showy Boys che non sbaglia quasi nulla e mette alle corde il Lecce grazie ad un servizio davvero efficace. Si arriva sul 14-11 con un ace di Carrozzini e si è ad un passo dalla promozione. L'ultimo punto è un muro implacabile della premiata ditta Cesari-Seclì su un attacco dell'opposto leccese De Maria. E' serie C. Meritatissima. Da questo momento qualsiasi parola non riuscirebbe a descrivere quanto accaduto sul campo da gioco e sugli spalti. C'è che nel palasport esplode la festa. Una gioia indescrivibile ...

Grazie agli artefici di questo successo: Dantoni Mattia, De Giorgi Marco, Conte Andrea, Caiulo Francesco, Varratta Giacomo, Carrozzini Mattia, Papa Alessandro, Seclì Alessandro, Giannuzzi Francesco, Papa Antonio, Carcagnì Alessio, Imbriani Marco, Cesari Giuseppe, Sponziello Marco, Martina Marco, Urso Giovanni, Carachino Giacomo.

Grazie al grande timoniere Gianluca Nuzzo.

Grazie agli instancabili dirigenti e ai tantissimi tifosi che hanno amato e continuano ad amare i colori bianco e verde.

Grazie al prezioso supporto dei partner e a tutti coloro che credono nelle nostre idee e nei nostri valori.

www.showyboys.com

 
Di Redazione (del 01/04/2019 @ 19:08:06, in Comunicato Stampa, linkato 871 volte)

Il Comune di Galatina ottiene un importante finanziamento di 580 mila euro, all’interno del piano pluriennale 2018-2020 Sport e periferie, promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal Coni.

Tale introito permetterà all’Ente di effettuare una rigenerazione dell’impianto sportivo di Via Chieti, mediante l’installazione del nuovo manto erboso in erba sintetica e la ristrutturazione del sistema di drenaggio e smaltimento acque.

Il progetto è stato seguito dall’Assessore allo Sport Maria Giaccari, la quale auspica fortemente il rilancio dell’attività sportiva galatinese, anche grazie agli interventi che verranno effettuati sulle relative strutture: “Il finanziamento ottenuto consente di migliorare e modernizzare un’importante struttura presente sul nostro territorio, adeguandola a nuovi standard moderni. In questo modo – continua Giaccari - viene data la possibilità alle giovani associazioni calcistiche di potersi allenare con maggiore sicurezza ed un più alto stimolo a praticare le attività”.   

L’Amministrazione Comunale, guidata da Marcello Amante, dimostra così una chiara sensibilità verso quei bandi che permettono una ampia riqualificazione del territorio.

Infatti, non si tratta del primo finanziamento ottenuto: nei mesi scorsi infatti, Galatina è riuscita ad aggiudicarsi un altro sostegno finanziario, proveniente dalla Regione Puglia – circa 46 mila euro - che permetterà il rifacimento del terreno di gioco della palestra sita in Via Montinari.

All’interno della Maggioranza, il Consigliere Comunale Alessio Prastano (Andare Oltre) rimarca gli obiettivi raggiunti: “Il finanziamento “sport e periferie” e quello proveniente dall’Ente regionale smentiscono fortemente chi accusa questa Amministrazione di lassismo ed incapacità di partecipazione ad iniziative come quelle in oggetto. Lo sport – afferma Prastano -  è uno dei principi cardine, validi a dare un fondamentale slancio alla Città, oltre a far rinascere quella giovinezza galatinese che si è affievolita negli anni”.

Ufficio Stampa Amante

 
Di Redazione (del 04/05/2021 @ 19:04:20, in NoiAmbiente, linkato 1136 volte)

Abbiamo fatto un conto approssimativo, tanto per avere un’idea di quanti ettari di verde ci sono stati sottratti dagli impianti fotovoltaici galatinesi, quelli che hanno infranto il “REGOLAMENTO COMUNALE RECANTE NORME PER LA REALIZZAZIONE DI IMPIANTI FOTOVOLTAICI NEL TERRITORIO DI GALATINA REVISIONE X-2010”, fruibile in rete:

https://www.comune.galatina.le.it/documenti/delibere_consiglio/REGOLAMENTOPIANOENERGETICO.pdf

Il suddetto regolamento prevede che gli impianti in aperta campagna siano protetti da recinzioni “leggere” e che queste siano a loro volta coperte visivamente da essenze arboree, quindi obbliga i costruttrori di impianti fotovoltaici a predisporre sostanzialmente delle siepi (vere) intorno all’area occupata dai pannelli per tutto il perimetro.

Abbiamo cercato un campo fotovoltaico dappertutto intorno a Galatina, non se ne trova nemmeno uno che abbia una essenza arborea intorno, che non sia qualche filo d’erba spontaneo. Più che essenza avranno capito assenza? Insomma fatta la legge trovato l’inganno.

Contando gli impianti esistenti su Galatina e i 100 ettari su Noha, considerando una media di 750 metri lineari di perimetro per ogni impianto (si può fare semplicemente con le opzioni di Google, non ci vuole mica la bacchetta magica), si direbbe che siano stati oltre 32 i chilometri di essenza arborea “sfilati” al patrimonio arboreo di Galatina e frazioni. Se teniamo conto che la città di Galatina si sviluppa su una superfice rettangolare con all’incirca 2500 metri lineari per 1500, ai relativi lati, immaginando di mettere 15 file di piante (una ogni cento metri) lunghe 2500 metri lineari cadauna, avremmo un bosco grande quanto tutta la superficie urbana. Un bosco perso grazie al mancato rispetto della legge.

In tempi come quelli che stiamo vivendo, di emergenza climatica e di lotta contro l’inquinamento (Covid e Xylella compresi), è necessario cambiare stile di pensiero nei confronti delle piante. Dobbiamo renderci conto che sono l’unica strada concreta per tentare quantomeno di ridurre i danni all’ambiente e salvaguardare quindi il futuro, che non è solo nostro.

Quindi, quanto facciano bene le piante lo dice la scienza e lo dicono anche i nostri polmoni. E purtroppo lo dice anche il rapporto di salute della provincia di Lecce, RePol 2020, in cui Galatina risulta in testa alla classifica, insieme ad altri 15 comuni limitrofi, con il più alto tasso di tumori ai polmoni.

In conclusione chiediamo a questa Amministrazione, e ovviamente alle future, di tutelare al meglio la salute del nostro Ambiente, facendo rispettare legge e regolamenti ove previsto a suon di multe, e chiedendo il ripristino immediato del parco di essenze arboree mancante all’appello.

 

Il Direttivo di NoiAmbiente e Beni Culturali

 

SCHEDA TECNICA

Casella di testo: SCHEDA TECNICA

Nella mappa sopra, sono rappresentati tutti gli impianti fotovoltaici presenti e in richiesta di allestimento sul territorio comunale di Galatina. I quattro indicati con i numeri: 1; 2; 3 e 4 sono stati presi a campione come dimostrazione (vedi foto) che nessun impianto è in regola, in quanto sprovvisto di recinzione arborea come previsto dal Regolamento Comunale citato.

Nell’immagine sotto un esempio di rilevamento dei metri lineari effettuato con google maps del perimetro di un impianto (nello specifico quello di Contrada Roncella a Noha). Avendoli misurati tutti con questo metodo, ovviamente molto indicativo, risulterebbero ben km 32,500. Una fila di alberi da Galatina fino a Punta della Palacia sull’Adriatico

.

Volendo distribuire equamente i 32 chilometri e mezzo di essenze arboree, concentrati nell’abitato di Galatina, giusto per capire il polmone di verde che è venuto a mancare all’affetto dei suoi cari, e soprattutto ai nostri polmoni, abbiamo immaginato di mettere 15 filari di piante lunghi km 2,5 alla distanza di circa 100 metri l’una dall’altra: ebbene, risulterebbe coperta dal verde tutta la superficie urbana del nostro Comune. Con il deserto che avanza nelle nostre campagne, ci manca proprio

.

 

Di seguito la segnalazione protocollata il 13 aprile 2021:

Download PDF.

 
Di Marcello D'Acquarica (del 22/11/2020 @ 19:02:05, in NohaBlog, linkato 1259 volte)

Mi verrebbe quasi voglia di fidarmi degli addetti ai lavori che si occupano dei beni comuni, tipo l’aria, l’acqua e la terra, e quindi di lasciar perdere tutto quello che mi passa per la mente e che vedo in giro. In fondo, penso, come si usa dire: “andrà tutto bene”. Così chiudo i pensieri per una frazione di secondo. Ma poi certe immagini mi ritornano davanti con prepotenza, e con esse le parole dette, insieme a tutti quei dati e a quelle tabelle che ho letto nel Report dei tumori nella nostra provincia aggiornato al 2020.

E allora non posso fare finta di niente. Le immagini sono anche quelle degli impianti di pannelli fotovoltaici tra le Contrade Roncella e Scorpio che, ora che hanno perso i ripari (ulivi martiri) dietro cui parevano nascondersi, manifestano tutta la loro sfacciataggine. Non ci sono parole, gli alberi d’ulivo, quelli scampati agli incendi, rimangono lì come testimoni muti della (voluta?) mancanza di cure. Invece la distesa infinita di pannelli luccicanti come l’oro sembra non fare una piega.

Inutile farvi leggere per l’ennesima volta la sfilza di controindicazioni che generano le devastazioni della campagna: desertificazione del suolo, impoverimenti della biodiversità, scarsa generazione di ossigeno nell’aria, danni idrogeologici, cambiamenti microclimatici, ecc.

Tant’è che si sono studiate norme altamente specifiche che dovrebbero tutelare tutto il sistema ambientale, paesaggistico ed economico. Si tratterebbe soltanto di farle rispettare se non avessero purtroppo la stessa efficacia delle grida di manzoniana memoria .

Nonostante l’impegno – eravamo quattro gatti spelacchiati - non riuscimmo a evitare i danni del 2010 (quelle devastazioni sono sotto gli occhi di tutti, tranne dei ciechi), ma pensavamo che questo maledetto discorso si fosse chiuso definitivamente là, con i danni a noi e i milioni di euro alle società a responsabilità limitata, che oltretutto sono pure di fuori regione, se non spagnole (prima) e tedesche (poi).

Nel 2010, forse presi dalla smania degli incentivi elargiti dallo Stato (cioè da noi stessi, altro che energia gratuita) e dai baratti per la sistemazione di un canile, l’allora amministrazione comunale non fiatò nemmeno per denunciare l’invasione degli alieni, sicché Noha subì un tremendo taglio di parco naturale (zona Roncella e Scorpio),  e fu risparmiata chissà per quale miracolo da un altro impianto di pannelli di vetro, ferro e silicio, proprio dirimpetto alle case del nascente (e per fortuna poi morto nella culla) comparto 4, quello che prevedeva a nord di Noha una cosa come una ottantina di villette a schiera.

Ma tranquilli, i comparti non muoiono mai del tutto, e i progetti di impianti fotovoltaici neanche.

Ed eccolo qui, a poche decine di metri dalla Masseria Colabaldi, dunque a ridosso delle case della 167 di via Lago di Garda, a due passi dalla Chiesa di San Rocco: dieci ettari di ferraglia che chiamano “parco”, pronti a sovrastare la collinetta da Via Dalla Chiesa a via delle Tre Masserie. Chissà questa volta chi parerà il sacco a questi novelli “investitori”, chissà quale conferenza dei servizi, quale legge o regolamento, quale dirigente-impiegato-funzionario-burocrate.

Il fotovoltaico è cosa buona e giusta, ma non in mezzo alle campagne, di cui dovremmo ormai tutelare ogni centimetro quadrato di terreno (chissà quando riusciremo a capire quanto la terra valga più dell’oro, più di un conto in banca con tanti zeri), ma sulle parti ormai morte dei territori, cioè quelle già cementificate o asfaltate,  quelle dei tetti delle costruzioni civili o dei capannoni artigianali e industriali, quelle dei parcheggi, e quelle delle cave dismesse e, perché no, dei cimiteri. Prima che si ripeta una nuova Roncella, i cittadini dovrebbero poter partecipare a decisioni così impattanti: in fondo siamo né più e né meno che un grande condominio e le decisioni straordinarie, quelle che riguardano la salute di “tutti”, dovrebbero essere condivise con “tutti”. Così almeno se si scegliesse di farne un’ecatombe saremmo “tutti” più o meno direttamente responsabili. L’ Amministrazione Comunale guidata dal Sindaco Marcello Amante, in accordo con la Sovrintendenza dei Beni culturali della Provincia di Lecce e Taranto, con delibera n. 223 del 16 ottobre scorso, ha già bocciato mediante notifica di svariate incongruenze ambientali e normative altri tre progetti in zona Collemeto, per un totale di circa 21 ettari di suolo vergine. Ma questo non ci lascia mica tranquilli per il futuro. Ci sarebbe bisogno, crediamo, di più informazione preventiva, più partecipazione, ma soprattutto di più buon senso.

Marcello D’Acquarica

 
Di Antonio Mellone (del 06/05/2018 @ 18:54:53, in NohaBlog, linkato 1691 volte)

Quando una ragazza vi chiede di mostrarle una cappella, voi stupitela facendole vedere una cattedrale.

E così tempo fa accompagnai una delle mie tesiste nella stupenda cattedrale di Nardò, una tra le più belle di Puglia - e alla quale sono particolarmente affezionato. Nossignore, non insegno all’università, ma periodicamente seguo alcuni studenti anche nella redazione della loro tesi di laurea dacché molti professori non hanno il tempo di leggere e correggere gli elaborati dei loro allievi. Sissignore, lo faccio per hobby e, s’intende, gratis et amore Dei. Nossignore, seguo gli universitari di tutti i sessi, non soltanto gli esponenti di genere femminile e di venustà intimidatoria. No, non esclusivamente in Economia, mio pane quotidiano, ma in svariate altre discipline (se no che gusto ci sarebbe). Nossignore, la ragazza dell’immagine non è la tesista di cui sopra, ma mia cugina Martina, una cantante molto brava, ritratta mentre la accompagno (indegnamente) al settecentesco organo a canne della Madonna del Canneto (sic) di Gallipoli. Per dire quanto adoro certi strumenti musicali.

Volete sapere altro? Bene. Dopo questa doverosa (e invero prolissa) premessa, ritorniamo nella Cattedrale neritina.

Ora, confesso a Dio onnipotente e a voi fratelli, che ogni volta che entro in una chiesa qualsiasi la prima cosa che cerco con lo sguardo è la presenza di un organo a canne. E’ una mia deformazione abbaziale: trascuro tutto il resto, incluso, per dire, un Giotto o un Duccio di Buoninsegna e perfino un Caravaggio (me li tengo per il dulcis in fundo), per andare alla scoperta della fitta palizzata di canne, sovente a mitra di vescovo o a cuspide, svettante da qualche parte.

E così, conoscendo a menadito la basilica neritina, conduco la mia laureanda alla navata destra del duomo, all’altezza del presbiterio, proprio dirimpetto alla magnifica cattedra lignea del Ricciardi, presule tarantino dei primi del novecento, per indicarle, affacciato da una balconata in legno scuro, lo “Stradivari di Nardò”: sua eccellenza l’organo Inzoli del 1899.

Son però costretto a spiegarle - con impeto albertoangiolesco nonostante il degrado sia più eloquente di ogni parola - che quelle canne non emettono suoni ormai da troppi anni, quindici più o meno, vuoi per i gravi difetti di intonazione, uguaglianza ed equilibrio dovuti alla carenza di revisione periodica e all’assenza di accordatura dell’impianto sonoro, e vuoi per la sicurezza strutturale connessa al  decadimento delle parti in legno, assalite senza alcuna pietà da tarme e termiti.

Pare che non ci sia per ora alcun progetto di restauro né da parte di Chiesa né da parte di Stato locali, sicché la riconsegna di codesto “armonium” episcopale al suo uso liturgico come pure a quello concertistico è ancora di là da venire. Ci tocca attendere ancora un bel po’ prima di risentire armonie solenni, travolgenti trionfi o melodie grevi sprigionate da quell’orchestra (l’organo è una vera e propria orchestra, e l’organista ne è il direttore), la cui potenza è in grado di trasformare le pareti di quel sacro tempio in alberi, e il suo soffitto a capriate in cielo.

Si vocifera che in loco Curia e Comune siano in tutt’altre faccende affaccendati: la prima, salvo errori, sembra impegnata nel progetto di un sacrilegio (non trovo lemmi più pertinenti di questo), vale a dire una nuova grande chiesa in muratura e cemento da colare quanto prima nella pineta di Santa Caterina (come se Santa Caterina non avesse già i suoi guai edilizi); mentre il secondo, tutto preso dallo storyballing casapoundiano del suo sindaco [tal Pippi Mellone: tranquilli, nessun segmento di Dna in comune con il sottoscritto, ndr.], non sa più quale devastazione autorizzare per prima in nome di Sviluppo&Occupazione: se la costa (con decine di nuovi lidi a pagamento e musica a palla) o la Sarparea (la foresta di ulivi secolari cui affiancare un bel villaggio turistico pregno di una settantina di villette e albergo di lusso).  

Mentre a stenti trattenevo un bestemmione da scomunica apostolica, la mia accompagnatrice dottoranda in Lettere Classiche – ma certamente un genio in erba (e di quella buona) dell’Economia - mi fa: “Scusami Antonio, ma non sono natura,  civiltà, cultura, bellezza, e il nostro patrimonio storico-artistico gli investimenti che staccano i dividenti più alti?”  

Io, non avendo ipotesi, tesi e antitesi da contrapporle, non potevo non rispondere che  con un lungo appassionato bacio accademico.

Antonio Mellone

 
Di Redazione (del 18/05/2021 @ 18:53:59, in Comunicato Stampa, linkato 939 volte)

Le associazioni: CittadinanzAttiva Puglia, Italia Nostra sez. sud Salento, Coordinamento Civico Ambiente e Salute, Forum Amici del Territorio di Cutrofiano, NoiAmbiente e Beni Culturali di Galatina, diffidano il Servizio Tutela e Valorizzazione Ambiente della Provincia di Lecce, dal procedere all’esame del progetto della nuova istanza di riesame dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), per l’impianto di produzione clinker (cemento) sito in Galatina (LE) di Colacem S.p.A., perché si rileva una illegittimità procedimentale, per il fatto che una nuova procedura di riesame dell’AIA non può sostituire la precedente autorizzazione già approvata, per giunta senza migliorie sotto l’aspetto della tutela ambientale.

I Fatti.

Il cementificio di Galatina del colosso Colacem S.p.A., per poter produrre il cemento, ha bisogno dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), un provvedimento che mira a verificare la compatibilità ambientale dello stabilimento.

Per tale motivo, alla scadenza decennale dell’AIA rilasciata dalla Regione Puglia con la Determinazione Dirigenziale n. 42 del 29.07.2009, la ditta ha chiesto il rinnovo del provvedimento presso il Servizio Tutela e Valorizzazione Ambiente della Provincia di Lecce, ente delegato al rilascio dell’autorizzazione.

Dopo un lungo iter, che ha visto contrapporsi le necessità economiche e produttive del colosso industriale, con le istanze di maggior tutela ambientale e sanitaria dei Comuni interessati, insieme a diverse associazioni di Cittadini, il Dirigente Provinciale di Settore ha autorizzato il rinnovo dell’AIA con atto di Determinazione di settore n. 71 del 22.02.2018, iscritto al n.282 del Protocollo Generale, e successive integrazioni.

A questo punto, i Comuni di Galatina e Soleto, in adiuvandum con i Comuni di Corigliano d’Otranto, Aradeo, Martano, Cutrofiano, Sogliano Cavour, ritenuto il provvedimento AIA insufficiente, ai fini della tutela dell’ambiente e della salute dei Cittadini hanno proposto ricorso disgiuntamente dinnanzi al Tribunale Amministrativo Regionale della Puglia, contro Colacem S.p.A, per l’annullamento della determinazione della Provincia di Lecce, di rinnovo dell’Autorizzazione Integrata Ambientale al cementificio di Galatina e di ogni altro atto consequenziale.

In risposta, nonostante l’atteso giudizio del TAR ad Ottobre, la ditta con nota prot. n. 13731 del 30/03/2021 ha proposto istanza di riesame per rivedere integralmente l’Autorizzazione Integrata Ambientale già rilasciata dalla Provincia di Lecce.

Un maldestro tentativo della società di costituire ad arte una sorta di doppio binario, al fine di superare con il nuovo procedimento AIA l’eventuale giudizio negativo del TAR, che metterebbe in seria difficoltà il futuro dello stabilimento di Galatina.

La Provincia di Lecce, da canto suo, anziché dichiarare improcedibile l’istanza di Colacem, ha dato corso ad un giudizio di riesame parallelo, chiaramente finalizzato ad eludere l’esito del giudizio innanzi al TAR e la pesante relazione della consulenza tecnica d’ufficio incaricata dal collegio giudicante.

I timori di Colacem, di un probabile giudizio sfavorevole del TAR e il tentativo di trovare strada alternativa seppur illegittima, si possono dedurre leggendo le criticità rilevate nella relazione della consulenza tecnica d’ufficio incaricata dal collegio giudicante, specie nella mancanza di trasparenza e certezza nei controlli e nella composizione chimico-merceologica dei rifiuti utilizzati unitamente per produrre il cemento. Le carenze riguarderebbero anche: emissioni, rifiuti, scarichi, privi di dati tecnici e trasmessi su diverse basi temporali rispetto ai limiti stabiliti, sforamenti dei limiti di concentrazione degli inquinanti, assenza di dati sulla potenza termica dell’impianto, di prescrizioni delle materie prime impiegate e sulla quantità e qualità dei rifiuti, senza alcun vincolo all’impiego di pet-coke in alternativa al carbone fossile essendo essi clamorosamente ed erroneamente considerati equivalenti.

Le associazioni

 
Di Raimondo Rodia (del 13/02/2019 @ 18:48:36, in Comunicato Stampa, linkato 1218 volte)

Si tratta di un libro straordinario da comprare, leggere e conservare dal titolo " Reputu ", vale a dire un pianto funebre delle piazze rurali del nostro Salento. Oltre alla classica presentazione del libro ad allietare la serata ci saranno gli interventi musicali di Enzo Marenaci leader e voce dei " Cantori della Giurdana ", Marina Leuzzi voce femminile del gruppo folk " I Cardisanti " e gli immancabili interventi del filosofo cantastorie Roberto Vantaggiato. A presentare la serata Raimondo Rodia che terrà a bada anche il vulcanico autore del libro Giovanni Leuzzi. L'appuntamento da non perdere è per venerdi 15 febbraio 2019 alle ore 18.30, presso la biblioteca comunale di Tuglie, in via Risorgimento. Dopo i saluti istituzionali del sindaco Massimo Stamerra e del vice sindaco ed assessore alla Cultura Silvia Romano, si aprirà questa kermesse di musica, poesia, lingua, tradizione, storie ed aneddoti locali. Di seguito la sinossi del libro e due righe sulla vita professionale del prof. Leuzzi.

Il poema in ottava rima e in rigoroso dialetto salentino, che utilizza a pretesto narrativo una divertente storia paesana, fotografa, con i toni e registri più diversi e seguendo il libero andare della memoria, il rapido e per molti versi catastrofico diluirsi, in un nulla ancora indistinto, della millenaria civiltà contadina; una civiltà che nei centri rurali del Salento aveva realizzato, pur in un quadro diffuso di povertà, sfruttamento ed ingiustizia, straordinari risultati di risposta ai bisogni collettivi, di socialità ed identità culturale. Le piazze di quei paesi, che negli ultimi anni sono state oggetto di importanti rifacimenti strutturali ed estetici dagli effetti spesso scenografici, perduta ogni funzione economica e sociale, oggi si presentano come spazi vuoti di presenza umana, freddi, senza storia, senza anima e memoria e ormai da decenni attendono nuova linfa e nuova vita, che sarà, se mai, del tutto diversa da quella di un passato leggendario ed irripetibile. L’ottava rima, con la musica e le cadenze sue proprie, poggia sulla strepitosa padronanza di una lingua che, già grande di suo, si è strutturata nei secoli con scambi, arricchimenti ed imprestiti i più diversi, consentendo al popolo del Salento straordinarie capacità espressive, comunicative e creative; lingua che nel poema è strumento formidabile per il disegno di quadri, situazioni e personaggi, lo sviluppo del pensiero e del racconto, il dipanarsi di nostalgiche ricostruzioni e di ironiche, ma spesso amare e desolate invettive, tutte giocate tra il semiserio rimpianto del passato e la icastica condanna del presente.

Giovanni Leuzzi, laureato in Lettere Classiche, già docente nelle Scuole Superiori, da sempre impegnato in politica e per lunghi anni consigliere e vicesindaco di Cutrofiano, ha operato tutta la vita tra politica e cultura, privilegiando, oltre che importanti percorsi storico-letterari, la conoscenza e l’indagine sulla storia del Meridione e del Salento, sulle varie espressioni della cultura locale (arte, musica, religione), sulle evidenze linguistiche, espressive e documentali della macroarea griko-salentina. Anche l’approdo recente a prove poetiche in dialetto salentino è nello stesso tempo conferma e sviluppo di tale impegno, vissuto e perseguito con costante passione.

Raimondo Rodia

 
Di Redazione (del 25/11/2020 @ 18:41:34, in Comunicato Stampa, linkato 1350 volte)

Il conseguimento della “grid parity” nella produzione di energia elettrica con la tecnologia fotovoltaica, che rende gli investimenti convenienti anche in assenza di incentivi specifici, insieme alla sostanziale rinuncia degli organi centrali e periferici dello Stato a svolgere il loro compito istituzionale di salvaguardia del bene comune, sta scatenando nel Salento una seconda ondata di progetti di impianti fotovoltaici di grande taglia in aree agricole.

Si tratta di operazioni puramente speculative, non rispondenti ad esigenze di coperture dei consumi, avendo la Puglia un esubero rispetto ai suoi fabbisogni di circa l’80%, rispondenti esclusivamente agli interessi degli investitori, che talvolta nascondono – come hanno rivelato inchieste giornalistiche e procedimenti giudiziari - operazioni di riciclaggio di denaro di dubbia provenienza.

Nel Salento questo deleterio fenomeno sta assumendo le proporzioni di un vero e proprio assalto distruttivo al territorio rurale, con proposte di generatori per   centinaia di ettari.    

  Le peculiarità salentine agevolano questo approccio neo-colonialistico di sfruttamento del territorio: l’andamento generalmente pianeggiante del terreno, le  favorevoli condizioni meteo-climatiche, la drammatica criticità causata dai fenomeni di disseccamenti dell’olivo (Co.Di.R.O.), il conseguente   crollo   del   prezzo   di  mercato   dei terreni agricoli e del reddito da agricoltura. In questo contesto già preoccupante, è poi clamorosamente e colpevolmente mancata una strategia di rigenerazione agri-ecologica del territorio, che consentisse un’uscita dalla crisi.

Il rischio di uno stravolgimento pesante ed irreversibile nel breve-medio periodo delle peculiarità culturali, paesaggistiche, ambientali  e socio-economiche del nostro  territorio è quanto mai attuale e drammatico, con una situazione già oggi fuori controllo e  che potrebbe diventare presto dilagante.

Molte delle valutazioni qui esposte possono essere trasferite con i dovuti distinguo ai mega-impianti eolici.

Un intervento di governo del fenomeno è quanto mai necessario ed urgente per varie ragioni:

  • la sottrazione di suolo agricolo, in un’area che su questo tema conta già dei tristi primati, rischia di stravolgere la stessa fisionomia di un territorio vocato, pur con criticità ed incertezze, all’agricoltura e alla ricettività turistica;
  • occorre prevenire il degrado del terreno agricolo derivante dall’ombreggiamento delle superfici, dal presumibile ricorso ad erbicidi per il controllo della vegetazione, dall’alterazione delle caratteristiche microclimatiche e pedologiche del suolo, con effetti di lunga durata, pesanti pur se in larga parte ancora inesplorati, sulla fertilità del suolo;
  • le misure di tutela del territorio oggi operanti - se si fa eccezione per il Piano Paesaggistico Regionale (PPTR), che vieta esplicitamente impianti energetici in zone agricole tranne che in ex cave o zone degradate - appaiono generalmente inadeguate; i regolamenti approvati da vari comuni e dalla Provincia appaiono similmente inefficaci, a fronte di specifiche disposizioni nazionali di legge (art. 12, comma 7, D.Lgs. 387/2003) che consentono esplicitamente l’insediamento di tali impianti in zone agricole.

Occorre sfruttare tuttavia al meglio le disposizioni (art. 7 D.Lgs. 387/2003 citato) che tutelano le “tradizioni agroalimentari di qualità”, così come il “patrimonio culturale e del paesaggio rurale. In ciò soccorrono le prescrizioni piuttosto stringenti del Piano Paesaggistico Regionale, che tra l’altro introducono l’obbligo di concentrare le attività produttive in APPEA (Aree Produttive Paesaggisticamente ed Ecologicamente Attrezzate). Ma possono anche risultare utili quei fattori legati ad una effettiva qualità agroalimentare o paesaggistica del contesto: produzioni biologiche o biodinamiche, consorzi di tutela, marchi di qualità DOC; DOP;  IGT e altri. Sotto tale profilo si noti come il Piano Paesaggistico pugliese (PPTR), pur non essendo propriamente un Piano Energetico, fornisce tuttora, in assenza di altri strumenti più efficaci, i vincoli più stringenti in merito agli insediamenti energetici. Vedasi in proposito le Linee Guida 4.4, parte prima, “Linee guida sulla progettazione e localizzazione di impianti di energia rinnovabile” e parte seconda “Componenti di paesaggio e impianti di energie rinnovabili” con Tavole allegate, come quella relativa alle “Aree sensibili per impianti di media e grande taglia” per gli impianti eolici e quella delle “Discariche e cave abbandonate e con decreto scaduto” per il fotovoltaico, che forniscono indicazioni preziose per la localizzazione degli impianti in aree meno delicate e con minimi impatti ambientali.

È   comunque   indispensabile   ed   urgente   una   forte   azione   di pressione politica da parte delle istituzioni locali (Regioni, Provincie, Comuni) sul Parlamento   e   sul   Governo   nazionali   per   l’abrogazione   delle penalizzanti  sciagurate disposizioni   di   legge.   Le   istituzioni   locali   sono   quelle   più   immediatamente   a contatto con i cittadini, con i loro reali bisogni ed interessi, e possono e devono intervenire prima di altri per difendere tali interessi. 

La difesa più efficace tuttavia, per quanto generalmente sottovalutata più o meno consapevolmente dai decisori politici, resta il completamento del quadro di pianificazione energetica locale. Tale tutela risulta tanto più valida in quanto manca un Piano Energetico Nazionale, mentre il Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR), ormai inefficace ed a maglie troppo larghe, è soggetto da tempo ad una estenuante  revisione.

In tal senso si riporta l’art. 31 del D.Lgs n. 112/98, che recita:

31. Conferimento di funzioni agli enti locali

1. Sono attribuite agli enti locali, in conformità a quanto disposto dalle norme sul principio di adeguatezza, le funzioni amministrative in materia di controllo sul risparmio energetico e l'uso razionale dell'energia e le altre funzioni che siano previste dalla legislazione regionale.

2. Sono attribuite in particolare alle province, nell'ambito delle linee di indirizzo e di coordinamento previste dai piani energetici regionali, le seguenti funzioni:

a) la redazione e l'adozione dei programmi di intervento per la promozione delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico;

b) l'autorizzazione alla installazione ed all'esercizio degli impianti di produzione di energia”.

Scaturisce da qui la proposta, da perseguire con fermezza, di riprendere ed aggiornare con urgenza, alla luce del PEAR approvato e del suo aggiornamento, il “Programma di intervento per la promozione delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico”, approvato con Deliberazione di Consiglio Provinciale di Lecce n. 36 del 23.04.2004. Detto Programma potrà raccogliere e aggiornare le stime sulla potenza fotovoltaica potenzialmente installabile sulle coperture esistenti (residenziali, industriali, commerciali, del terziario ecc.), in grado secondo qualificati dati preliminari di coprire ampiamente il fabbisogno elettrico dell’intera Provincia senza intaccare nuovo suolo agricolo.

Anche i Comuni con una popolazione superiore a 50.000 abitanti (come Lecce) sono obbligati a approvare un Piano Energetico Comunale, da integrare nel Piano Regolatore Generale (art. 5 Legge n. 10/91).

Gli strumenti indicati sono fondamentali per dare indicazioni di dettaglio degli interventi insediativi, tuttora vaghe e limitate per esclusione dalle “aree non idonee” nel quadro normativo attuale, ma che lasciano piena discrezione al proponente di individuare il sito di installazione.

Una corretta pianificazione saprà inoltre indicare le potenzialità degli impianti da collocare sulle coperture di edifici esistenti, potenzialità questa sistematicamente trascurata e sottovalutata.

Il completamento di un corretto quadro di pianificazione energetica  locale (regionale, provinciale e comunale) rappresenta un significativo indice della volontà politica di contrastare il fenomeno in atto, piuttosto che limitarsi a generici proclami di facciata, o affidarsi alle pastoie del procedimento amministrativo, o nella migliore delle ipotesi a “regolamenti” locali, armi spuntate rispetto alle sovraordinate norme nazionali.

Un nuovo quadro di programmazione non può tuttavia prescindere dalla considerazione della taglia, della finalità, delle modalità installative, dell’impianto proposto. In tal senso occorre distinguere, ad esempio, i grandi impianti in pura cessione alla rete, con fini marcatamente speculativi, dalle piccole installazioni al servizio di utenze locali, su coperture esistenti, il cui iter procedurale dovrebbe essere al contrario agevolato e snellito.

È necessario   uscire   dalla   logica   della   produzione   di   energia   elettrica   come   merce soggetta alle sole leggi del libero mercato: l’energia elettrica è da considerare un “bene comune” alla stessa stregua dell’acqua e  dell’aria, da produrre non per intenti speculativi, ma per soddisfare ben precise esigenze di copertura dei consumi.

 

Sono necessari atti d’indirizzo, norme e incentivi a livello nazionale e locale per passare con decisione ad un nuovo modello energetico decentrato, con impianti di piccole-medie dimensioni ubicati su coperture esistenti o in zone residuali, collegati   in   rete,   con   l’obiettivo dell’autonomia energetica delle comunità locali, svincolate così da monopòli e caste energetiche.

​Occorre poi ricordare che le fonti energetiche più pulite e convenienti restano il risparmio, l’efficienza e l’uso appropriato dell’energia. 

 

Lecce, 24 novembre 2020

RETE AMBIENTE E SALUTE SALENTO

 
Di Albino Campa (del 29/04/2010 @ 18:41:27, in Fotovoltaico, linkato 4861 volte)

La Cgil contro l’impianto fotovoltaico - ANTONIO LIGUORI
• G A L AT I N A .
“Bisogna evitare che il nostro territorio diventi unalanda sterminata di specchi di silicio”.
Dissenso alla realizzazione dell’impianto fotovoltaico in località Roncella, fra Galatina e Noha, dallaMacroarea Cgil di Galatina, Maglie e Nardò. Il responsabile territoriale Nicola De Prezzo invita il sindaco Giancarlo Coluccia a verificare “i tempi e leprocedure esperite dal Comune nella valutazione del progetto.
La costruzione diun impianto fotovoltaico in località Roncella - prosegue De Prezzo - suscitaperplessità sia per le modalità che per i tempi, a pochi giorni dal voto per ilrinnovo del consiglio comunale. Vengono al pettine i nodi della lunga gestionecommissariale e il mancato controllo democratico. Il progetto della Società Fotowatio Italia Galatina srl, che a pieno regime avrà una potenza di circa 10megawatt, dovrà sorgere in un territorio a vocazione agricola, e si aggiunge ad altri già realizzati nell’agro galatinese.
La Cgil – prosegue De Prezzo chiede alla giunta regionale e alla Provincia, i cui presidenti in campagna elettorale si sono espressi contro la realizzazione di impianti di energiaalternativa fuori da qualsiasi strategia e per la salvaguardia dell’ambiente,di intervenire bloccando i lavori e predisporre un progetto territoriale programmato per impianti di questa portata. Il neo sindaco Coluccia ha l’obbligo, essendo espressione dei cittadini nohani, di verificare i tempi e le procedure, di invitare la Fotowatio a soprassedere in attesa che il consiglio comunale riesamini la vicenda, riveda i progetti già presentati e in via diautorizzazione, approvi le linee generali di indirizzo per l’installazione diimpianti di energia rinnovabile che la scadenza anticipata impedì al vecchio Consiglio di deliberare”.

FONTE: Gazzetta del mezzogiorno, 29 Aprile 2010

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GALATINA UNA DETERMINA DEL SERVIZIO ENERGIA SBLOCCA L’ITER PER LAREALIZZAZIONE
• G A L AT I N A .
Via libera della Regione alla realizzazione di unimpianto di produzione di energia elettrica fotovoltaica in contrada «Roncella».
L’autorizzazione, che sblocca definitivamente l’iter per la realizzazionedi una struttura produttiva che avrà una potenza pari a 9,69 megawatt, è giuntonei giorni scorsi con la pubblicazione nel bollettino ufficiale della RegionePuglia di una determinazione del dirigente del servizio di Energia, Reti edInfrastrutture materiali per lo sviluppo. L’impianto, denominato “Ganascia 1” sarà realizzato nel territoriocomunale, dalla Società Fotowatio Italia Galatina srl e sarà attuato in unaampia area un tempo a destinazione agricola che si trova nella periferiacittadina. La struttura, che fin dalla presentazione del progetto a Palazzo Orsini èstata accompagnata da numerose polemiche e da molte perplessità espressesoprattutto da associazioni ambientaliste, ha ottenuto lo scorso marzo l’autorizzazione unica da parte della Regione Puglia dopo un lungo iter che hacoinvolto non solo il Comune di Galatina ma anche numerosi altri entiinteressati. Le maggiori critiche vennero espresse non solo sull’entità del progettoma anche sull’individuazione dell’area per tale realizzazione. La prima conferenza dei servizi venne convocata lo scorso ottobre ottenendoil pa rere favorevole dei ministeri competenti, della Regione Puglia, dell’Autorità di bacino della Puglia, dell’Agenzia regionale per la prevenzione e laprotezione dell’ambiente, che condizionò il suo via libera ad alcune procedurelegate alla salvaguardia del territorio, dalla Provincia di Lecce, dal Comunedi Galatina, dalla Asl e da altre autorità territoriali interessate all’impattodi tale progetto. In precedenza la stessa Fotowatio srl aveva rinunciato ad una analogarichiesta di autorizzazione unica per la costruzione ed esercizio di unimpianto denominato “Ganascia 2” della potenza di 4,68 megawatt. Lo scorso 18 febbraio, è stato sottoscritto l’atto di im pegno e laconvenzione che in pratica sblocca l’iter amministrativo dando il via liberaalla realizzazione dell’impianto. L’accordo è stato siglato dalla RegionePuglia, la società Fotowatio Italia Galatina srl ed il Comune di Galatina. L’autorizzazione unica costituisce autorizzazione alla costruzione ed all’esercizio dell’impianto in conformità al progetto approvato.

FONTE: Gazzetta del Mezzogiorno, 27 Aprile 2010

Michele Stursi

 

Dopo il tavolo presso il Dipartimento ambiente della Regione Puglia di venerdì, Anna Grazia Maraschio si è impegnata a prendere in carico, ai fini di una valutazione, tutta la documentazione prodotta sulla vicenda del rinnovo dell’Aia al cementificio galatinese

Dopo il tavolo sulla vicenda del cementificio Colacem, presso il Dipartimento ambiente della Regione Puglia di venerdì mattina, due sono le novità salienti: l’assessora Anna Grazia Maraschio ha garantito l’impegno all’analisi di alcuni temi da esaminare, “per capire quali possano essere i margini di intervento e di contributo da parte della Regione”. Al contempo, in quella stessa giornata, le associazioni ambientaliste del territorio e il Comitato civico ambiente e salute hanno presentato diffida nei confronti della Provincia di Lecce. Hanno sottoscritto l’atto formale inviandolo, oltre che all’ente di Palazzo dei Celestini (al Settore Ambiente ed energia, e Servizio tutela e valorizzazione ambiente), anche alla Procura contabile regionale (l’organo inquirente della Corte dei conti, ndr) e ai carabinieri del Noe leccese, il Nucleo operativo ed ecologico.

I referenti di CittadinanzAttiva Puglia, del Coordinamento civico Ambiente e Salute, della sezione Italia Nostra su Salento, di NoiAmbiente e beni culturali e del Forum Amici del territorio hanno firmato la diffida dal procedere all’istruttoria dell’istanza di riesame Aia, l’Autorizzazione integrata ambientale relativa all’impianto industriale Colacem e sulla quale si discuterà in sede di Conferenza dei servizi a partire dal prossimo 4 giugno. I firmatari della diffida dichiarano il riesame richiesto dalla ditta delle autorizzazioni, considerato “palesemente illegittimo”.

Per le associazioni e il comitato instaurare un procedimento amministrativo non sarebbe altro che un “maldestro tentativo di costituire ad arte una sorta di giudizio parallelo extra moenia, e prevenire in questo modo la decisione del Tar con un nuovo provvedimento autorizzativo (di rinnovo Aia) che, depositato in quel giudizio, ne determinerebbe la cessazione della materia del contendere. Come se la Provincia, anziché attendere l’esito della consulenza tecnica d’ufficio davanti al tar, tentasse un riesame anticipato dall’Aia, fuori dal giudizio”.

Nell’atto di diffida, peraltro, i firmatari evidenziano alcuni passaggi della Ctu dai quali si evincerebbe un “difetto di trasparenza e certezza nei controlli e nella composizione chimico-merceologica dei rifiuti utilizzati assieme al pet-coke”. Chiedono che i monitoraggi vengano eseguiti senza condizionamenti esterni e che il gestore dell’impianto ne resti dunque fuori. E si appellano inoltre alla Regione per un intervento, affinché inserisca il Distretto di Galatina come area a rischio ambientale. Intanto, sull’argomento, la Regione è intervenuta nella mattinata di venerdì scorso, nel tanto atteso tavolo istituzionale di un confronto già avviato a partire damarzo scorso. I sindaci del circondario galatinese e del Coordinamento civico Ambiente e salute della provincia hanno incontrato anche il direttore del Dipartimento Ambiente regionale Paolo Garofoli.

“Credo che la giornata di oggi (venerdì, ndr) – ha dichiarato l’assessora regionale all’Ambiente, Anna Grazia Maraschio – sia particolarmente significativa e confermi l’utilità dell’ascolto come metodo. Anche per questo ringrazio chi, come i sindaci e le associazioni, vive il territorio e può avviare approfondimenti importanti per la collettività. A noi il dovere di accogliere queste istanze e di esaminare temi così delicati e complessi. Rinnovo il pieno impegno ad approfondire questa vicenda, che ha bisogno di essere approcciata con grande serietà. L’attenzione mia e della Regione Puglia rimarrà altissima al fine di poter garantire la massima tutela dell'ambiente coniugata con lo sviluppo del nostro territorio", ha dichiarato l'assessora.

“Grazie al confronto odierno – ha dichiarato Garofoli – abbiamo aggiornato una scaletta di temi da esaminare anche per capire quali possano essere i margini di intervento e di contributo da parte della Regione. Impegnandoci ad approfondire tutti i documenti a disposizione sul tema, analizzeremo le problematiche emerse, anche di concerto con Arpa, con la finalità di garantire un opportuno e accurato monitoraggio", ha concluso.

Valentina Murrieri
(Fonte: Lecceprima)

 

Sono trascorsi oltre sei mesi, da quando  il circolo del PARTITO DEMOCRATICO di Galatina  ha promosso un sit-in di protesta per il mancato trasferimento degli uffici comunali (e non solo) nei locali della ex Pretura. Era il mese di  luglio 2019, e malgrado ci fossero 40 gradi, i nostri concittadini si fermavano a chiedere, ad informarsi ed a condividere una iniziativa che, al di la del colore politico, garantisce alla nostra comunità molti vantaggi.

Proviamo a riassumerli, conoscerli bene potrebbe aiutare la nostra Amministrazione a decidere:

  • Concentrare la gran parte degli uffici in una unica struttura comporta  indubbi vantaggi sia per il pubblico sia per i dipendenti.
  • Risparmi per i  canoni di locazione dovuti all’utilizzo di locali adibiti a pubblici uffici non di proprietà.
  • Risparmi importanti su fatture di acqua/gas/energia elettrica/pulizie etc.
  • Facilità di accesso alla struttura da parte di persone disabili e non solo.
  • Facilità di parcheggio.

Nei giorni successivi alla manifestazione, pochi sono stati i riscontri ufficiali e concreti, ad eccezione di un generico comunicato stampa in cui veniva riferito che  l’amministrazione aveva affidato ad un gruppo di tecnici la verifica dell’impianto elettrico   in previsione di un possibile trasferimento.

Ma ci vogliano 6 mesi per avere una risposta? Quali sono i risultati della verifica?  E più in generale, a che punto è  l’attuazione della delibera di Giunta n° 180 del Luglio 2019 avente per oggetto “lavori di ristrutturazione edificio ex Tribunale da destinare a nuova sede di uffici comunali” ?

Ma l’amministrazione,  si rende conto che qualora dovesse passare ancora molto tempo i locali della ex pretura subiranno sempre più l’usura del tempo? 

Ci rendiamo conto che lo stato di abbandono trasformerà uno stabile di recente costruzione esattamente come il “vecchio” carcere mandamentale da poco svenduto a prezzo di saldi a privati dopo una serie di aste “penosamente a ribasso” ?

Ancora una volta chiediamo all’Amministrazione Amante: quanto tempo bisognerà ancora aspettare?

PARTITO DEMOCRATICO

CIRCOLO DI GALATINA

 

Finalmente domani inizieranno i lavori di illuminazione all’ingresso dell’abitato di Collemeto.

L’intervento sulla Strada S.P .n.18 all’ingresso di Collemeto prevede l’installazione di pali con relativo organo illuminante e si riferisce all’illuminazione dell’incrocio fra la S.P.n.18 e la S.P.n.135 con la s.c.”Vore”.

Il tratto di strada interessato è particolarmente pericoloso e teatro di numerosi incidenti ed è frequentatissimo dai residenti della frazione. Con questo intervento si aumenterà notevolmente la sicurezza stradale.

Inoltre si interverrà anche all’ingresso della zona residenziale “Guidano”. Il tratto di strada interessato è particolarmente pericoloso e risulta privo di visibilità. Detto tratto di strada  è  già servito da impianto di pubblica illuminazione ma da anni spento perchè alimentato da pannelli fotovoltaici non funzionanti. L’intervento consiste nel collegare alla rete elettrica gli organi illuminanti attraverso l’esecuzione di scavo e cavo interrrato a bordo strada.

I lavori di "Manutenzione straordinaria strade e impianti di pubblica illuminazione" sono stati aggiudicati all'ATI (Associazione Temporanea d'Impresa) tra Pietro De Pascalis s.r.l. e Colizzi Massimino.

Gli interventi descritti si riferiscono ai lavori conclusivi di un intervento più ampio già effettuato nel 2015 e programmato nel 2014 dall’amministrazione Montagna.

Il lavori già effettuati tra il  2015 e il 2016 sono stati:

1) Via Gallipoli. Rifacimento del manto bituminoso oltre alla sistemazione di alcuni marciapiedi particolarmente sconnessi. Tratto da via Mincio, innesto tappetino nuova rotatoria Tangenziale Sud-Ovest, fino all’incrocio con via Molise.

2) Via Lecce. Intervento Rifacimento del tratto stradale da Viale Ionio al secondo innesto di via Ippolito De Maria e parte di via Diaz. L’intervento di fresatura e rifacimento del manto bituminoso ha interessato metà carreggiata particolarmente danneggiata.

3) Via Soleto: Rifacimento stradale del tratto in ingresso da Soleto a Galatina fino a via Enna (prospiciente campo sportivo). L’intervento ha interessato la sostituzione del manto stradale e la costruzione di banchine stradali e marciapiedi per garantire una più sicura pedonabilità in un tratto particolarmente pericoloso.

4) Via Isola d’Elba – Via Molise – via Arno. L’intervento ha interessato la sostituzione del manto bituminoso oltre al risanamento di tratti distrutti dalle radici dei pini della vicina piazza “Falcone e Borsellino” mediante il rifacimento della massicciata stradale con relativa pavimentazione con bynder e tappetino bituminoso e il rifacimento delle zanelle e cordoni divelti.

Per quanto riguarda gli “Impianti di Pubblica Illuminazione” è stato scelto di intervenire principalmente sugli impianti esistenti mediante la sostituzione dei vecchi pali non protetti da zincatura con presenza di elevata corrosione tale da provocare la caduta anche con la semplice azione di forti venti. Inoltre è stato dato spazio anche a nuovi impianti in alcune zone densamente abitate e particolarmente buie o pericolose per la circolazione veicolare e per la sicurezza dei residenti.

Interventi sugli impianti di pubblica illuminazione:

 

  • P.zza Menotti  -  Noha
  • Pzza XXIV Maggio -  Noha
  • Viale S.C. Novella - Galatina
  • Piazza F. Cesari - Galatina
  • Via U. Lisi - Galatina
  • Via Bologna ang. Via Ferrara - Galatina
  • Via Firenze ang. Via Sorrento - Galatina
  • Via Giotto ang Via Petronio - Collemeto
  • Via Astronauti ang Via Petronio - Collemeto
  • S.P. 18 Galatina-Copertino - Collemeto
  • Via Galluccio - Galatina
  • Via Noha - Galatina
  • Via Monte San Michele - Galatina
  • Via A. De Gasperi - Galatina
  • Via Vernaleone - Galatina
  • Via S. D’Acquisto - Galatina
  • Via San Vincenzo De Paoli - Galatina
  • Via Dei Melograni - (Località Guidano)
  • Viale Degli Ulivi - (Località Guidano)
  • Viale dei Mandorli - (Località Guidano)
  • Via Diaz ang. V.le Jonio - Galatina
  • Via C. De Giorgi - Galatina
  • Via Forlì - Galatina
  • Via L. Trasimeno - Galatina
  • Via L. di Garda - Galatina
  • Via Collepasso - Noha
  • Via San Michele - Noha
  • Via L. D’Iseo - Galatina
  • Via L. di Bracciano - Galatina
  • P.zza L. Maggiore - Galatina
  • Via Arno - Galatina
  • Viale degli Studenti
  • Via Alessandria
  • Via Livorno

 

Andrea COCCIOLI - Assessore Lavori Pubblici 2012-2016

Luigi LAGNA - Consigliere Comunale e Delegato Frazione Collemeto 2012-2106

 
Di Redazione (del 10/05/2019 @ 18:31:59, in Comunicato Stampa, linkato 879 volte)

Srotola i titoli di coda l’avventura targata Efficienza Energia di Olimpia SBV Galatina nel campionato nazionale di serie B 2018-2019, ed offre il rituale scambio di saluti nell’interno dell’accogliente locale il Covo della Taranta, in pieno centro storico a Galatina.

Squadra al completo e in rigorosa tenuta sportiva di rappresentanza, quasi a voler rafforzare un legame che va al di là dei singoli contenuti contrattuali, ciarliera a tavola e priva di tensioni psicofisiche, si abbandona al tranquillo assioma: obiettivo raggiunto, campionato finito.     

Il rapporto interpersonale nella triangolazione atleti-tecnici-società non ha mai subito incrinature, nemmeno nei momenti sportivamente meno godibili; sì con una diversità di letture da prospettive diverse, ma mai sfociate in isteriche reazioni o in aut-aut societari .

E questo è stato il pregio di un gruppo dirigente che pur non vantando esperienze pluriennali ha saputo costruire un ordito fatto di dialogo, di confronti senza ipocrisie con tecnici ed atleti ed ha saputo attendere.

Al termine della cena il presidente Santoro ha espresso il suo ringraziamento a tutti gli attori di questa avventura, allo staff medico-sanitario, ai suoi collaboratori e ai tifosi che hanno tenuto duro in alcune situazioni avverse.   

Questo sesto posto in classifica che, tranquillamente, poteva essere migliorato, dichiara Luigi Santoro, lascia qualche rimpianto su alcune prestazioni offerte sottotono, ma non rivede concettualmente il rapporto che io e i miei collaboratori abbiamo tenuto sempre con tutta la squadra, improntato al rispetto e alla validità dell’impegno che voi avete espresso. Ora una breve pausa: il tempo di resettare, poi rimetteremo in moto tutti i meccanismi per preparare una nuova stagione, valutando disponibilità finanziarie, volontà di collaborazioni esterne e consequenziali obiettivi. Grazie di tutto”.

 

Piero de lorentis

AREA COMUNICAZIONE

EFFICIENZA ENERGIA

GALATINA

 
Di Redazione (del 09/11/2020 @ 18:29:11, in Comunicato Stampa, linkato 947 volte)

Si sono conclusi i lavori di adeguamento della palestra di via Montinari. Il finanziamento regionale di 46 mila euro che l’amministrazione comunale era riuscita a intercettare è stato fondamentale per la realizzazione del progetto. A questi fondi sono stati aggiunti 15 mila euro comunali.

La palestra ha una storia tristemente nota. Infatti, l’inagibilità della struttura, di cui ci si è resi conto praticamente subito dopo l’inaugurazione, ne ha condizionato il percorso. Il basket e la pallavolo, sport per cui era nata, non si potevano disputare.

I lavori di adeguamento hanno riguardato innanzitutto il rifacimento del pavimento, ma non solo. La pavimentazione, dopo il livellamento, è stata realizzata con materiale “VinylSport” della ditta Mondo, materiale tra i migliori esistenti per disputare partite di basket e volley, il cui spessore è di 7,2 millimetri.

Inoltre si è provveduto a realizzare una ricollocazione del campo di gioco per permettere la progettazione della tribuna, prima inesistente. È stato effettuato anche un efficientamento energetico con la sostituzione dei fari presenti con nuovi a led. Nella struttura sono già state installate le attrezzature sportive necessarie per la disputa delle partite. Infine è stato individuato un locale per la realizzazione dei bagni per il pubblico, nel caso di competizioni di Serie A.

“La nostra amministrazione - hanno dichiarato l’assessore ai Lavori Pubblici Loredana Tundo e l’assessore allo Sport Maria Giaccari - ha inteso, fin dal primo insediamento, mettere l’adeguamento della palestra tra i primi interventi strutturali. Quello è stato realizzato in questi mesi di lavoro è un importante tassello che si aggiunge alle opere in corso per adeguare e migliorare gli impianti di Galatina quali il pre-campo, l’impianto sportivo di Noha e il palazzetto dello sport.”

Ufficio stampa Marcello Amante

Sindaco di Galatina (LE)

 
Di Redazione (del 18/03/2019 @ 18:26:57, in Comunicato Stampa, linkato 868 volte)

La Tari aumenta per le famiglie da un minimo del 3,85 per cento a un massimo del 6,89 per cento e dell’1 per cento per le utenze non domestiche. È il regalo del sindaco Marcello Amante e della sua maggioranza che dopo un anno e mezzo di governo può essere ricordato solo per controverse azioni amministrative. Cito solo gli eventi nell’ex convento di Santa Chiara, il murales a Collemeto, l’inaugurazione dell’impianto di stoccaggio, i finanziamenti che di rado arrivano a Galatina, gli atti richiesti per consentire all’opposizione di vigilare sull’attività amministrativa della maggioranza, inviati in ritardo o per nulla, le delibere di Consiglio comunale inviate a ridosso dell’assise rendendo difficilissima la loro valutazione.

Per non farci mancare nulla, il nostro sindaco ha fatto un piano della Tari all’insegna della logica ragionieristica. Il risultato non poteva essere altro se non quello che purtroppo graverà sui bilanci di famiglie (in modo più pesante) e imprese. A determinare i maggiori costi il fatto che secondo l’Amministrazione non ci sono impianti di compostaggio in provincia e quindi paghiamo il triplo per lo smaltimento dell’umido. Tutti noi pagheremo, poi, oltre 800mila euro di crediti che il Comune ritiene non esigibili, oltre 520mila euro pensano di riscuoterli e in più ci sono aggravi per 220mila euro per una transazione con il gestore e circa 320mila euro chiesti dal gestore del servizio di raccolta e smaltimento per maggiori costi sostenuti nell’anno precedente.

Se accanto a questo aggiungiamo che non brilla la qualità dei servizi affidati alla società che dovrebbe pulire le strade, ad esempio, oltre che raccogliere i rifiuti, il danno che come cittadini subiamo è doppio.

Manca la visione politica, nella gestione dei rifiuti, coperta da atti che vogliono gettare fumo negli occhi. Mi riferisco alla delibera su “Zero rifiuti” che per l’ingenuità delle proposte fa sorridere. Il riciclo viene inteso come occasione per portare in luoghi prefissati le proprie cose e scambiarle per il riuso.

Lo smaltimento dei rifiuti, per il costo sopportato dai cittadini e per l’impatto ambientale che produce, non può essere trattato con superficialità e pressapochismo. Prima il sindaco Montagna ci ha fatto perdere la presidenza dell’Aro 5 di cui Galatina fa parte, oggi il sindaco Amante rimane inerte di fronte a Corigliano d’Otranto che ne ha assunto la presidenza e non sollecita l’apertura della discarica presente a Corigliano d’Otranto che permetterebbe di pagare un terzo per lo smaltimento della frazione inerte del rifiuto urbano.  I risparmi sarebbero stati notevoli e, sicuramente, si sarebbe evitato l’aumento, anzi le tariffe sarebbero diminuite. Il sindaco Amante deve muoversi nell’interesse della città: la sua inerzia ci sta procurando troppi danni.

Il consigliere di opposizione della Lista De Pascalis

Giampiero De Pascalis

 
Alla dottoressa Matilde Pirreira Vice-Prefetto nella qualità di commissario Prefettizio del Comune di Galatina
chiediamo lo stato d'attuazione e avanzamento appalti pubblici nella frazione Noha.
 

Premesso che:

  •  in data 29 settembre 2008 dal consiglio comunale di Galatina veniva approvata una delibera in cui si inseriva nel programma triennale 2008/2010 dei lavori pubblici, un immobile ex-edificio scolastico sito in piazza Ciro Menotti in Noha per interventi di restauro e recupero, da sottoporre a finanziamento Regionale per un importo complessivo di Euro 1.300.000 di cui circa 350.000 euro a carico del Comune e la restante parte a carico della Regione Puglia da adibire a "centro aperto polivalente per minori". Dopo aver espletato regolare gara di appalto i lavori venivano affidati alla ditta ATI EDILELE DI PELLE' LUIGI SRL;
  •  che alla fine degli anni novanta, lo stesso edificio venne sottoposto a restauri per un importo di 70.000.000 di lire, poi una volta abbandonato a se stesso fu preda di atti vandalici, che lo ridussero in uno stato di abbandono e fatiscenza;
  • che nel progetto è previsto un impianto fotovoltaico sul tetto di circa 30 KW, che sarebbe già stato installato e un impianto di video-sorveglianza centralizzato e collegato con le forze dell'ordine atto a prevenire e scongiurare atti-vandalici alla struttura;


Gentilissima dottoressa Pirreira, tutto ciò premesso, la preghiamo di adoperarsi nel verificare le motivazioni per le quali i lavori sono attualmente in una fase di stallo. Ci risulta che sono più di sei mesi che è stata presentata domanda di allaccio alla rete idrica e in particolare alla rete elettrica. Ma a tutt'oggi non c'è stata risposta. Riteniamo questa attesa pericolosa per la struttura visti i precedenti. Allo stesso modo le chiediamo di verificare se è stato espletato il bando di gara per gli arredi e le suppellettili che a noi - da quello che ci è dato di sapere - non risulta ancora espletato.
La ringraziamo per l'attenzione che ella ci presta e ci mettiamo a sua completa disposizione per ogni eventuale ulteriore approfondimento. Certi di un suo sollecito riscontro le porgiamo distinti saluti.

 
Noha 20/01/2012
il Segretario
De Benedetto Giovanni
 
Di Redazione (del 15/05/2018 @ 18:21:59, in Comunicato Stampa, linkato 1258 volte)

PREMESSO CHE:

  • La Lampada senza luce, opera dell’artista Gaetano Martinez comunemente nota come “Pupa”, rappresenta uno dei simboli principali del patrimonio artistico della città di Galatina;
  • Da tempo ormai la Pupa si ritrova abbandonata a se stessa, senza che nessuno si sia preoccupato di riempire la vasca, di riattivare i getti di acqua, pulire ed operare interventi di manutenzione ordinaria per il corretto funzionamento dell’impianto;
  • Nel mese di Dicembre 2017 con la delibera n.135 l’amministrazione aveva accolto la richiesta della ditta De Pascalis impianti Srl finalizzata alla realizzazione di tutti i lavori di ripristino della piena funzionalità della fontana;
  • Ad oggi nessun lavoro e nessun intervento in tal senso è ancora iniziato;

CONSIDERATO CHE

  • Con l’arrivo della stagione estiva e turistica lasciare la Pupa in stato di abbandono e degrado significherebbe presentare un pessimo biglietto da visita ai visitatori;
  • Risulta del tutto insensato spendere centinaia di euro dei cittadini per il week-end alla BIT di Milano per promuovere il nostro territorio, se poi manca la sensibilità di riqualificare uno dei principali simboli della nostra città situato in pieno centro;

tanto premesso si interroga IL SINDACO

  1. Per sapere quali sono le ragioni che da Dicembre 2017 ad oggi hanno impedito l’esecuzione della delibera n.135;
  2. Per sapere quando tale delibera diventerà esecutiva e quando verranno realizzati i lavori previsti.

.

Giuseppe Spoti

Partito Socialista Italiano

 
Di Antonio Mellone (del 28/04/2017 @ 18:18:01, in Politica, linkato 2786 volte)

Mannaggia a me e al vizio di latineggiare, pur non essendo un latinista. Con ‘sto benedetto latinorum un giorno o l’altro m’arriverà una bella querela. 

L’altro giorno, per dire, un aspirante politico locale si lamentava via Whatsapp con il sottoscritto asserendo più o meno che io ce l’avessi con lei (o con lui: non ve ne svelerò il sesso), che è indegno quello che vado scrivendo, che basta con certe offese, e via cantando di questo passo.

Io le (o gli) riconoscevo l’attenuante generica per cui la verità a volte fa male assai, e al contempo asserivo che a sentirsi offesi, per certe uscite “politiche” (il lemma politico ultimamente va munito di robuste virgolette) dovrebbero essere piuttosto i cittadini non i loro finti rappresentanti. La (o lo) rassicuravo, comunque, sul fatto che lei (o lui) non era assolutamente in cima ai miei pensieri, né politici né d’altro genere, e che quindi “unicuique suum”.

Non l’avessi mai detto: “Tu puoi scrivere tutto quello che vuoi, ma non t’azzardare a darmi dell’“unicuique suum”. Chissà come la poveretta (o il poveretto) aveva tradotto nella sua zucca più o meno piena la nota locuzione latina: probabilmente con qualcosa che per assonanza ricorda molto le gonadi maschili.

*

Ora. A proposito di “unicuique suum”, continuando nella rassegna (anzi nella rassegnazione) dei politici di Galatina aspiranti al locale soglio di Pietro, siamo arrivati al quarto d’ora dedicato a un altro degli epigoni della “novella” politica galatinese: Roberta Forte, anch’ella a quanto pare seguace della moda delle coalizioni di liste civiche (così, tanto per confondere le idee già di per sé non poco ingarbugliate).

Premetto che, per me, Roberta è  un politico a tutto tondo. E’ una ragazza preparata, diligente e seria. Roberta studia, non fa chiacchiere, sa il fatto suo, è capace di reggere i confronti, e soprattutto non ha la marcata meschina inflessione di Gggalatina-centro, di cui gli altri candidati a sindaco l’altra sera, a Open, la trasmissione di Telerama, hanno fatto sfoggio, condendola di idiotismi inaudibili e di altre locuzioni tali da far accapponare la pelle: questo, sia per la forma e purtroppo soprattutto per la sostanza (onde m’è venuto il serio ghiribizzo di cancellarmi dall’anagrafe cittadina).

Detto questo non si possono tuttavia passare sottogamba alcuni punti di rilievo di cui Roberta Forte s’è resa responsabile dal punto di vista politico. Eccovene qualcuno:

1)       Subito dopo l’elezione in consiglio comunale e la sua nomina in giunta, sembra che Roberta si sia dimenticata di tutte le sue battaglie in difesa dell’ambiente, dell’aria, dell’acqua e a favore dello “Stop al consumo di suolo” (e, invero, anche dei suoi compagni di lotta). E’ sparita di fatto dalla circolazione e dagli incontri nei collettivi, e sembra così aver creato uno iato inspiegabile (o forse sì) tra la Roberta di “prima” e l’imborghesita Roberta di “dopo”. E non si tratta soltanto di una mia impressione: molti compagni di lotta (ma non di governo) la pensano come me.

2)       La Roberta è stata un autorevolissimo esponente dell’amministrazione Montagna, la cui giunta era politicamente già spirata da un pezzo: precisamente dal giorno in cui - dando retta al raglio degli asini che volano - aveva detto di sì al mega-porco commerciale di Collemeto, con la successiva sottoscrizione nel 2013 della famosa Convenzione (o circonvenzione d’incapace) con la Pantacom, la società a irresponsabilità illimitata - che tanti danni, soprattutto ai quattro superstiti neurociti dei galatinesi, ha procurato. Non sto dicendo che Roberta abbia detto di sì al mega-porco, ma che di fatto con il suo permanere in giunta ha di fatto parato il sacco al nuovo sacco di Galatina (purtroppo non è soltanto un giro di parole). Con l’Ok ai 25 ettari di mega-porco commerciale Cascioni, la Roberta “di dopo”, nonostante i proclami della Roberta “di prima”, rimanendo avvitata alla cadrega di vicesindaco, sembra di fatto aver avallato la solita cantilena per bimbi ritardati, vale a dire “ricadute occupazionali e volano per lo sviluppo”, cantata all’unisono dal PD (Pronta Deforestazione), dall’allora Udc (Unione del Cemento), dal Pdl (Partito delle Lottizzazioni), dalla PdT (la Puccia prima di Tutto), e dai restanti destrorsi, inclusi i compagni di merende del partito socialista (che a dispetto di Marx ed Engels - le cui ceneri si staranno certamente travujando nella tomba – è diventato di destra, o forse non è mai stato di sinistra). L’opposizione al mega-porco commerciale da parte di Roberta & Co. fu così blanda, così affabile, così, come dire, scoglionata, che l’acronimo RC del suo partito sembrava aver cambiato i connotati da Rifondazione Comunista a Riposo Cerebrale.

3)       La Roberta ha continuato ad avallare le scandalose enormità della giunta Montagna e del suo ineffabile assessore Coccioli, diventando paladina della grandi opere pubiche locali, tipo: pseudo-circonvallazione con tanto di ringhiera combustibile; Palestra Handar chiusa all’indomani dell’inaugurazione in pompa magna; Auditorium più cesso del mondo ficcato in fondo a viale don Bosco (opera premorta al suo primo vagito); centro polivalente di Noha senza uno straccio di cabina per l’allaccio alla rete elettrica (onde s’è cercato di correre ai ripari con altra spesa pubblica una decina d’anni dopo, cioè l’altro giorno, benché di fatto in quel centro ad oggi non funziona ancora un bel niente); mega-parcheggio non so più dove; e – ciliegina sulla cacca – novella “area mercatale” di chissà quanti ettari di campagna da annientare. Sì, la mania delle glandi opere pubbliche locali sembra aver giocato brutti scherzi anche al cervelletto della Roberta nostra. Chi l’avrebbe mai detto? Io.

4)       Poco prima della morte dell’amministrazione Montagna, la Roberta è diventata paladina dell’ennesima boutade (trad.: buttanata). Se n’è uscita cioè con la storia del mega-impianto di riciclo rifiuti, candidando ufficialmente Galatina ed il suo territorio quale centro di gravità permanente di “un impianto di compostaggio integrato, che comprenda cioè sia la fase anaerobica [o forse analerobica, ndr.] che quella aerobica”. L'impianto – sempre a detta della ex-vice-sindachessa – avrebbe avuto una portata di circa 30.000 tonnellate di rifiuti organici annui a servizio di tutta l'area centrale della Provincia di Lecce. L’assessora e il suo sindaco, pensando di unire l’umido al dilettevole, forse in nome della “democrazia partecipata”, tomo tomo, cacchio cacchio, avevano deciso di candidare ufficialmente il territorio di Galatina e dintorni a luogo ideale per chiudere questo benedetto ciclo dei rifiuti (e sì, altrimenti che città d’arte e culatura sarebbe Galatina), però senza preventiva discussione in consiglio comunale, e possibilmente mettendo i cittadini di fronte al fatto compiuto. Con quest’opera, i circa 28.000 cittadini di centro e periferie avrebbero dovuto produrre pro-capite più di una tonnellata annua della sola frazione umida dei rifiuti (hai voglia a mangiare banane, mele, patate, cipolle e cerase, e a darti alla culinaria come e più di Masterchef per raggiungere il tuo budget in termini di spazzatura differenziata). In mancanza, per far funzionare l’eco-mostro avremmo dovuto importare il differenziale dei rifiuti da fuori provincia. Fantastico, no?

5)       Roberta non ha alzato ciglio, né ha storto il muso, né proferito verbo, né battuto i pugni sul tavolo, allorché l’amministrazione comunale, in maniera diretta o indiretta, ha accettato alcune sponsorizzazioni da parte di Colacem e da altri gigli di campo (santo). Né ha mai vergato una parola una di un comunicato-stampa per dissociarsi dalla stomachevole sponsorizzazione della festa patronale dei Santi Pietro e Paolo da parte di Tap (il noto tubo di ‘sto gas).

6)       Infine, Roberta non sembra essersi spesa più di tanto per la perorazione del conferimento della cittadinanza onoraria di Galatina al magistrato Nino Di Matteo (Pm del processo sulla Trattativa stato-mafia), sancendo in tal modo quanto personaggi del calibro di Nino Di Matteo siano effettivamente dei corpi estranei alla “genia galatinensis”.

*  *  *

P.S.

L’epitaffio che scriveranno sulla mia tomba, mutatis mutandis, ricorderà quello scolpito sul sacello del tremendo Pietro Aretino (Arezzo, 1492 – Venezia, 1556) che fa più o meno così:

“Qui giace l’Aretin, poeta tosco,

di tutti disse mal, fuorché di Cristo

Scusandosi col dir, non lo conosco”. 

Antonio Mellone

 
Di Redazione (del 03/04/2017 @ 18:09:00, in Comunicato Stampa, linkato 2281 volte)

Gli atti amministrativi sono noiosi da leggere e le notizie, buone o cattive, si trovano dopo i vari “visto”, “considerato” e tutte le varie diciture che la burocrazia utilizza per i suoi documenti. Non fa eccezione l’aumento della tassa sui rifiuti, ma per noi cittadini parla chiaro la voce relativa al costo di conferimento in discarica che, per il 2017, è stata determinata in 135 euro a tonnellata più Iva. Ognuno di noi comprende perfettamente cosa significherà per la bolletta che andremo a pagare prossimamente: un aumento che potrebbe essere anche superiore al 25 per cento.

Corro una competizione elettorale come candidato sindaco e normalmente chi fa la mia parte mette in evidenza gli errori commessi da chi ha governato nella legislatura conclusa. Non è una logica che mi appartiene. La mia formazione professionale, ma anche etica, mi porta a guardare avanti. Sono abituato ad analizzare un problema e a trovare soluzioni per risolverlo, non a perdermi in chiacchiere. Questo faccio ogni giorno, in famiglia come in azienda, ma qui non si può semplicemente dire, vado avanti. Chi ha gestito per conto di noi cittadini deve dare conto dei disastri che ha combinato. Parlo dei disastri reali, non di quelli ipotizzati o immaginati per attaccare pretestuosamente l’avversario politico. Hanno un nome e cognome le responsabilità.

Le linee di indirizzo del nuovo Piano economico-finanziario della Tari 2017 spiegano le ragioni dell’aumento del costo di conferimento. Le vicende sono complesse e sono passate dalle aule di giustizia perché il gestore dell’impianto di Cdr di Cavallino ha chiesto l’adeguamento della tariffa a partire dal 2010. Cari cittadini e care cittadine, su questo argomento ha fatto pasticci la Regione, ma anche l’amministrazione Pd che ha governato per quasi cinque anni Galatina e non ha mostrato la dovuta attenzione e la necessaria lungimiranza. Ci sono state amministrazioni che, proprio in vista del contenzioso che il gestore dell’impianto di Cdr a Cavallino aveva aperto sul costo di conferimento, hanno gradualmente aumentato la tariffa per non ritrovarsi nella situazione in cui ora ci troviamo noi a Galatina, costretti a un aumento insopportabile della tassazione.

E non è mancato solo questo. La politica è stata incapace di governare i processi, per questo oggi il Comune invia a Equitalia la richiesta di riscossione di oltre un milione di euro di tributi non versati (anche se ritengo che dovrebbe esserci una maggiore trasparenza per capire a quali anni si riferiscono e se sono ancora esigibili). Non c’è stato il dovuto controllo e chi ha governato dovrebbe spiegare alla città perché gli è accaduto di “distrarsi”; non sono state fatte politiche per aprire gli ecocentri (quello realizzato alle spalle della Fiera e desolatamente chiuso); l’allora sindaco di Galatina era presidente dell’Aro 5 che poi è stato commissariato nel giugno 2015, per inerzia.

Credetemi, trovo tutto questo insopportabile. Noi, se governeremo la città, apriremo gli ecocentri e attueremo una politica sulla raccolta differenziata guardando anche all’incentivazione del riciclo che farebbe bene all’ambiente e potrebbe essere un’occasione di lavoro per chi ha buone idee in questo particolare settore. Ma ci preoccuperemo anche di chi non ha la possibilità economica per pagare la Tari costituendo un fondo sociale specifico. Non mi stancherò mai di dirlo: rimbocchiamoci le maniche.

Ufficio stampa del candidato sindaco Giampiero de Pascalis

 
Di Albino Campa (del 16/09/2010 @ 18:04:00, in Comunicato Stampa, linkato 3596 volte)

La nostra richiesta di partecipazione non è caduta nel vuoto. Le adesioni sono pervenute da diversi fronti: l'account aperto su facebook "Comitato Cambiamo Aria Galatina" ha raccolto centinaia di contatti in poche ore; singoli, associazioni e forze politiche hanno condiviso le nostre preoccupazioni e la nostra mobilitazione. Diverse sono le attività del comitato messe in cantiere atte a portare a conoscenza della collettività le nefaste conseguenze che deriverebbero dal coincenerimento del CDR nell'impianto della Colacem S.p.A., in aggiunta alle già inquinanti attività industriali presenti nella zona. La prima azione ci ha visti presenti presso la Commissione Ambiente tenutasi mercoledì 15 c.m., alla quale hanno partecipato tutte le realtà istituzionali del territorio maggiormente interessato, le quali hanno confermato la propria posizione contraria alla co-combustione di CDR. Una nostra delegazione ha protocollato e consegnato al Presidente Gabellone la proposta di delibera presentata dalle minoranze nel consiglio comunale di Galatina del 13 c.m., corredata da una lettera di presentazione che sintetizzava tutte le nostre posizioni. Abbiamo con soddisfazione preso atto della determinazione del Presidente Gabellone di tutelare come interesse primario la salute dei cittadini, andando a valutare con attenzione e rigore le conseguenze sul territorio del co-incenerimento del CDR, coinvolgendo ARPA e ASL quali enti accreditati alla rilevazione e studio degli effetti sull'ambiente. Al comitato "Cambiamo Aria" sino ad oggi hanno aderito:
I Consiglieri Comunali: Piero Lagna, Antonio Pepe, Daniela Sindaco, Daniela Vantaggiato, Azione Giovani, Azzurro Popolare, La Destra, Federazione della Sinistra, Galatina Tricolore, Generazione Italia, I Giovani Democratici, Italia dei Valori, Partito Democratico, Il Popolo di Galatina, Sinistra Ecologia Libertà, Adusbef, ARCI Kilometro 0, Azione Universitaria, Boys Arte e Cultura, Città Nostra, Comitato per la difesa dell'ospedale e dei cittadini, I dialoghi Nohani, Lega Italiana Lotta Tumori, Unione degli Studenti. Le adesioni sono aperte a chiunque condivida il nostro progetto e a chiunque voglia informarsi sulle nostre posizioni. Il comitato si riunisce quotidianamente presso la sede UDS -Unione degli Studenti- in Via Scalfo 46 a Galatina dalle 21 in poi.

Il Comitato Cittadino "Cambiamo Aria"

 

Premiata ancora una volta la capacità progettuale dell’amministrazione Amante. Finanziato con 100mila euro il progetto di riqualificazione dell’impianto polisportivo di Noha, oggi in stato di abbandono. Il progetto, frutto di diverse partnership territoriali con associazioni di promozione sociale e sportive e istituzioni scolastiche prevede la riqualificazione dell’impianto con la messa a nuovo e a norma del campo di calcetto, di un campo da tennis e del campo di beach volley. Inoltre verrà realizzato un campo di basket utilizzabile anche da ragazzi diversamente abili. Infine verranno adeguate le strutture già presenti (spogliatoi) e messi a norma tutti gli impianti.

“Il finanziamento in oggetto – dichiara l’assessore ai lavori pubblici Loredana Tundo – è il frutto di un lavoro partecipato col territorio già dall’individuazione dell’impianto oggetto degli interventi e di costante dialogo con le associazioni del territorio circa le esigenze e le potenzialità dello stesso. Una volta adeguato e restituito all’utilizzo della frazione di Noha, l’impianto sarà nuovamente quel punto di riferimento per il ragazzi che era un tempo e contribuirà a riqualificare tutta l’area. Il dialogo costante poi con l’istituzione scolastica presente sul territorio contribuirà a sopperire alle mancanze delle strutture scolastiche in fatto di luoghi aperti e facilmente accessibili dagli studenti.”

Ufficio Stampa Marcello Amante

 
Di Albino Campa (del 28/05/2010 @ 17:34:51, in Fotovoltaico, linkato 4040 volte)

La frase del titolo è un’esclamazione di Lorenzo Tomatis, uno dei maggiori oncologi del dopoguerra morto nel 2007.

crf “Così ci uccidono”, Emiliano Fittipaldi, Rizzoli, Milano, 2010.

Vogliamo un paese produttore di energie e quindi quasi certamente di rifiuti tossici o un bel paese?

La salvaguardia della natura va fatta a prescindere dal colore politico. Le amministrazioni pubbliche hanno il dovere di fare il bene per il popolo in maniera democratica. I cambiamenti di simpatia da un partito all’altro non devono influire sulle scelte guidate dalla ragione. La mia osservazione in merito a contrada Roncella, è volta alla difesa di quel territorio, che altrimenti verrebbe devastato dall’ennesimo impianto fotovoltaico. Oggi è una superstite area naturale, ancora incontaminata da prodotti di scarto dell’uomo. E non può essere paragonata a nessuna distesa di pannelli, nemmeno se sopra vi si dipingessero diecimila ulivi secolari o prati di papaveri rossi. Se ognuno di noi avesse più cura del proprio spazio, saremmo un paese civile. Purtroppo non è così.

Non è necessario essere professori o geni dell’economia per chiedersi da che parte sta la verità. Sarebbe sufficiente confrontarsi democraticamente (e lottare per mantenere questo diritto), informarsi ed avere un briciolo di attenzione per il mondo che ci circonda, comprese le attività di alcuni furbi rivolte esclusivamente al proprio lucro. Il territorio in quanto ambiente di vita per tutta la natura, fatta di flora e fauna e non di cemento e immondezzai, non ci appartiene. Lo abbiamo ereditato dai nostri predecessori, e siamo altresì obbligati a lasciarlo ai nostri successori indenne il più possibile da inquinamenti di ogni sorta.

Oppure  pensiamo davvero di essere eterni o di poter arraffare tutto per portarcelo all’altro mondo?

I pannelli fotovoltaici di per sé inquinano, e non solo per le parti in plastica o derivati usate nella struttura o per i cablaggi vari, ma per il fatto stesso che per costruirle si inquina ma soprattutto un terreno ancora allo stato naturale si riempie di carcasse di alluminio, ferro e silicio. Ma visto che è proprio necessario procedere al fotovoltaico sarebbe bene utilizzare gli spazi già occupati da case, palazzi e capannoni (ce ne stanno a bizzeffe) prima di ricoprire i residui centimetri quadrati di terra a nostra disposizione.

Il problema allora non sta nella scelta del fotovoltaico, ma nel fatto che si finisce sempre per esagerare. Gli utili diretti spesso vanno a quei pochi che sfruttano il meccanismo degli incentivi, ribaltando sui poveri cittadini il costo sociale. A questi ultimi restano le briciole, le macerie da smaltire a fine ciclo degli impianti, i problemi ecologici derivanti dallo scempio ambientale, oltre che il costo degli incentivi (che di fatto sono pagati da tutti i contribuenti).

Oramai dovremmo sapere tutti che una richiesta maggiore di energia da parte del mercato serve solo a produrre ulteriori forme di inquinamento, sia nella fase di produzione dell’energia stessa (vedi scorie e rifiuti tossici vari) che nelle migliaia di oggetti usa e getta di cui stiamo riempiendo la terra. Senza accorgercene stiamo chiedendo di avere ulteriori “beni” spargi veleni: altre televisioni, altre luci da accendere, altre auto da rottamare, altri viaggi low-cost, altre inutili autostrade, altre TAV, altre piattaforme petrolifere, altre antenne per la telefonia, altri ponti sugli stretti…

Più questo trend cresce e più aumentano le aree pericolose per la salute pubblica, compresi i depositi tossici per decenni, secoli e millenni.

I turisti non verranno nel Salento, a Galatina, a Noha o in qualche altro paese intorno a noi per vedere distese di fotovoltaici o foreste di pale eoliche o, peggio ancora, coste ricoperte di colate di cemento sottoforma di ville, alberghi, capannoni o villaggi turistici. Gli spot pubblicitari sul nostro Salento ci parlano di mare, di coste naturali e di un territorio ancora indenne da segnali di inquinamento e di stupidità umana. Facciamo in modo che questa volta non si tratti della solita propaganda ingannevole.

La difesa di questo patrimonio di benessere dal vandalismo consumistico o dalle paventate sedi di nuove Cernobil, con connessi depositi di scorie radioattive, dovrebbe essere per ognuno di noi il primo obiettivo da raggiungere.

L’energia è necessaria, ma la terra è indispensabile. Non ne abbiamo altre sulle quali poter vivere.

Marcello D’Acquarica

 

In mattinata i sindaci del circondario galatinese e i referenti del Comitato civico ambiente e salute incontreranno l’assessora Maraschio, in un tavolo avviato a marzo. Dal rapporto Arpa, redatto al termine dell’ispezione di luglio, emergono livelli di sostanze nocive nelle acque che supererebbero la soglia consentita

Potrebbe essere una giornata significativa, quella di oggi, per la vicenda Colacem di cui abbiamo scritto nelle scorse ore, allegando documenti in esclusiva. Nella tarda mattinata, infatti, il Coordinamento civico ambiente e salute e i sindaci del circondario galatinese incontreranno l’assessora regionale all’Ambiente, Anna Grazia Maraschio e il capodipartimento Ambiente, Paolo Garofoli.

Intanto, però, spunta un verbale di prescrizione nei confronti del cementificio che l’Arpa, l’Agenzia regionale protezione ambientale, ha inviato alla Procura della Repubblica di Lecce a settembre scorso. Al termine del rapporto di un’attività ispettiva ambientale eseguita all’interno dello stabilimento galatinese, l’Arpa ha inoltrato comunicazione di notizia di reato alla Procura, ravvisando ipotesi contravvenzionali in materia ambientale. Nel verbale si segnalano criticità e non conformità, solo parzialmente chiuse dall’azienda.

Il rapporto Arpa

Dal Dipartimento ambiente provinciale dell’Arpa e dal Dipartimento Impiantistica e rischio industriale sono state impartite alcune prescrizioni nei confronti di Colacem, al termine di un sopralluogo ordinario eseguito in tre giornate nel mese di luglio del 2020. Nel rapporto conclusivo redatto dai funzionari dell’Agenzia regionale di protezione ambiente sono state riscontrate delle irregolarità in materia di tutela ambientale, poi comunicate alla Procura della Repubblica di Lecce. Limiti sarebbero stati per esempio superati relativamente alla presenza di Cadmio, Nichel, Piombo e Nitriti all’interno delle acque sotterranee: parametri superati di un decimo rispetto a quelli consentiti. Ma le anomalie - che l’azienda avrebbe solo parzialmente sanato - riguarderebbero diversi aspetti, legati tra gli altri anche ai sistemi idraulici di separazione delle acque.  “Alcune superfici scolanti impermeabilizzate, limitrofe all’impianto di trattamenti delle acque meteoriche denominato Area B non sono dotate d una rete di raccolta e convogliamento delle acque meteoriche medesime”, si legge nel verbale.

Tra le criticità sollevate dagli ispettori regionali anche quelle relative agli impianti di trattamenti delle acque meteoriche denominati Area B  e Area C: "Sono dotati ognuno di un dissabbiatore, ubicato a monte dell’impianto, che al momento del sopralluogo risultavano pieni d’acqua sebbene fossero trascorse più di 48 ore dall’ultimo evento meteorico, non garantendo, pertanto, le condizioni previste dall’articolo 10 del Regolamento della regione Puglia del 9 dicembre del 2013, e la separazione delle acque di prima pioggia dalle acque di dilavamento successive (acque di seconda pioggia)”. Tre le righe del verbale inoltrato alla magistratura  si legge ancora: “Tutti gli impianti delle acque meteoriche, a servizio delle zone A, B,C, D, non sono dotati di un idoneo sistema di deviazione idraulica, attiva o passiva, che consenta di separare le acque di prima pioggia dalle acque di dilavamento successive”. Alla ditta è stato pertanto imposto di procedere con l’adeguamento degli impianti non in regola, entro 90 giorni a partire da settembre.

Il tavolo presso l’Assessorato ambientale

Il tavolo regionale, avviato già dal mese di marzo, si metterà in giornata al lavoro per un’analisi sull’impatto ambientale e sanitario prodotto dal cementificio di Galatina sul territorio. La richiesta giunta sulla scrivania dell’assessorato all’Ambiente è quella di ridurre la pressione ambientale, subordinando l’autorizzazione a Colacem alla Valutazione di impatto sanitario (Vis) da effettuarsi secondo linee guida accreditate a tutela della salute delle comunità del Galatinese. Una richiesta già indirizzata, a dicembre scorso, ad Aress Regione Puglia dal Dipartimento di prevenzione della Asl  Lecce per “le potenziali ricadute cumulative di tutte le attività produttive presenti nell’area industriale di Galatina-Soleto”. (Alleghiamo nuovamente la missiva di Asl Lecce, qui accanto)

Tra le priorità prese in esame in giornata, la riduzione della pressione ambientale e del consumo delle risorse (244 litri di acqua per 309mila e 900 tonnellate di cemento prodotto a Galatina), lo stop cautelativo all’impianto, in attesa della realizzazione della Vis, nell’area Galatina-Soleto con la più alta incidenza complessiva di neoplasie e di malattie polmonari croniche della provincia. Valutazione che dovrebbe essere eseguita preliminarmente e non successivamente al rilascio dell’autorizzazione. Insomma, sarebbe un bene che l’ente Provincia accertasse la compatibilità di un simile stabilimento con il diritto alla salute della comunità, prima del rilascio di qualunque autorizzazione.

 I riflettori del tavolo istituzionale sono dunque tutti puntati sul riesame dell’Aia, l’Autorizzazione integrata ambientale al cementificio sede legale a Gubbio, concessa nel febbraio del 2018 dalla Provincia di Lecce, rianalizzata nel 2019. Il tutto sebbene undici single mediche e due autorevoli studi realizzati da Asl Lecce, Cnr e Istituto superiore della Sanità abbiano già snocciolato preoccupanti dati scientifici relativi all’incidenza dei tumori polmonari proprio in quella porzione dell’entroterra salentino. L’intero circondario è stato infatti dichiarato dall’Iss “area cluster per tumori polmonari”. 

La preoccupazione dei Comuni e del Comitato civico

I primi cittadini dei Comuni che orbitano attorno a uno dei cementifici tra i più grandi d’Europa hanno presentato ricorso al Tar: quest’ultimo si esprimerà a ottobre prossimo.  Della questione se ne parlerà nella Conferenza dei servizi, in Provincia, prevista per il prossimo 18 maggio e rinviata nelle ultime ore al 4 giugno. Proprio l’ente di Palazzo dei Celestini, con presunte violazioni della normativa processuale, ripropone infatti di riesaminare l’Aia relativa all'impianto di produzione di materiale laterizio (clinker) per 500 tonnellate al giorno: ma quel provvedimento è oggetto di un giudizio di annullamento davanti al Tribunale amministrativo regionale. Lo stabilimento galatinese è inoltre oggetto di consulenza tecnica d’ufficio, conferita nel dicembre del 2019.

Diverse le presunte anomalie emerse nel provvedimento autorizzativo e sulle quali il Comitato e le amministrazioni comunali vogliono vederci chiaro, chiedendo alla Provincia di esprimersi. Nella voce “scarichi idrici”, per esempio, non sarebbe presente un richiamo al rispetto dei limiti dello scarico e per il monitoraggio delle acque sotterranee, mentre le prescrizioni sulle emissioni sono ritenute insufficienti. Senza tenere conto, inoltre, che il monitoraggio di alcune sostanze inquinanti emesse dovrebbe essere eseguito di continuo, non estemporaneamente. E, soprattutto, questo stesso controllo dovrebbe essere effettuato da soggetti indipendenti e non dalla proprietà dello stabilimento.. Mancherebbero, infine, dei vicoli circa l’utilizzo del coke da petrolio.

L’impianto industriale Colacem, attivo da quasi 80 anni,  produce circa 600mila tonnellate all’anno di anidride carbonica. Se il progetto di utilizzare Css venisse autorizzato (il combustibile solido secondario, derivante dalla centrale di Cerano), le emissioni si andrebbero a sommare a carbone, olio pesante e coke da petrolio. Quest’ultimo era considerato fino ad alcuni anni addietro un rifiuto tossico e altamente nocivo. Tanto che un maxi sequestro di quella ritenuta sostanza ritenuta dannosa- eseguito dai carabinieri del Noe nel 2008 all’interno dell’ex Ilva - rappresenta un importante pezzo delle cronache pugliesi.

Valentina Murrieri
(Fonte: Lecceprima)

 
Di Antonio Mariano (del 28/04/2016 @ 17:20:04, in Campo Sportivo, linkato 3543 volte)

Son quasi due mesi che un gruppetto di persone, amici e conoscenti principalmente di Noha ma anche di alcuni paesi limitrofi, si trovano insieme per disputare delle amichevoli di calcio. La nuova squadra della nostra cittadina è chiamata, guarda un po’, “Rappresentativa Noha”.

La “Rappresentativa Noha” attualmente non è una società di calcio, ma un gruppo di giovani che affronta in partite amichevoli squadre già iscritte a campionati dilettantistici della nostra provincia. Ne sono un esempio le amichevoli disputate contro il Neviano Calcio (iscritto nel campionato di terza categoria), la Juniores nevianese, gli amatori Galatina e non ultimo il Sanarica calcio (iscritto nel campionato di prima categoria). In pratica si tratta di partite contro squadre di tutto rispetto e certamente i ragazzi di Noha non stanno sfigurando, visti anche gli ottimi risultati raggiunti in poco tempo, avuto riguardo del fatto che i calciatori nohani si trovano a giocare assieme solo nel corso di piccoli eventi.

Attualmente l’unico cruccio cha attanaglia questa bella iniziativa sociale è la situazione del campo sportivo di Noha. Infatti purtroppo è possibile giocare solo si è “ospiti” della squadra da affrontare; pressoché impossibile è, invece, ospitare la squadra avversaria per via della piuttosto ingarbugliata situazione del nostro impianto sportivo, spesso chiuso o poco accessibile a tutti, con alcuni apparati non funzionanti, e soprattutto a causa della mancanza di chiarezza fornita da chi di dovere.

Con l’augurio che qualcuno prenda a cuore questa situazione e che il tutto si sblocchi in maniera trasparente, l’impegno sociale della “Rappresentativa Noha” continuerà finché sarà possibile. Proprio in data odierna, 28/04/2015 ore 19:00 è in programma un’amichevole contro il Porto Cesareo Calcio (1° categoria). Ovviamente “tanto per cambiare” la partita si disputerà al campo comunale di Porto Cesareo.

Insomma la “Rappresentativa Noha” può giocare ovunque. Ma non a Noha.

Antonio Mariano

 
Di Albino Campa (del 06/09/2010 @ 17:16:59, in Fotovoltaico, linkato 3805 volte)
"Rispondiamo al sindaco con questo bellissimo saggio di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, giornalisti del Corriere della Sera. Se avrà l'intelligenza di leggerlo e capirlo forse inizierà ad appoggiare le nostre battaglie".
Firmato:
I dialoghi di Noha
(Quei quattro assolazzati agostani dei suoi concittadini, che invece di andare al mare, si battevano per capire come mai le mafie degli incentivi statali stanno devastando irreversibilmente la campagna NOHANA, ultima barattata per la ristrutturazione di un canile e di un giardino del Rione Italia).

Pannelli solari e pale tra gli ulivi E la storia muore

Pier Paolo Pasolini: «In quello slanciato ammasso di case bianche, inanellato da lungomari e moli, la gente vive una vita autonoma, quasi ricca, si direbbe, quasi non ci fosse soluzione di continuità con qualche periodo della storia antica»Sulla «Collina dei Fanciulli e delle Ninfe», legata a miti antichissimi, si vogliono costruire immense pale eoliche alte 80 metriA pochi chilometri da dove nacque l' ultimo ministro borbonico, il miraggio (e i quattrini) delle energie alternative distruggono il paesaggio

 

 

Tira una brutta aria eolica, per le ninfe e i fanciulli che da millenni vivono tra gli ulivi secolari del meraviglioso colle San Giovanni a Giuggianello: non hanno i timbri in regola. C' è chi dirà: ma se ne hanno scritto Nicandro e Ovidio e probabilmente pure Aristotele! Fa niente: non hanno i timbri in regola. Lo dice una sentenza del Consiglio di Stato. Secondo il quale un posto può anche essere la culla della memoria magica di un popolo ma se non ha le carte in regola, cioè un timbro della sovrintendenza che dice che effettivamente è la culla della memoria magica di un popolo, non ha diritto a tutele. Testuale: «A prescindere dal fatto che tali miti e leggende non risultano essere stati individuati da un provvedimento legislativo, non si vede come l' impianto degli aerogeneratori possa interferire su tale patrimonio culturale». Appunto: «non si vede». Nel senso che i giudici non hanno «visto» l' area in cui dovrebbero sorgere le immense pale eoliche se non sulla carta. Perché certo non avrebbero mai potuto scrivere una cosa simile se fossero saliti su queste colline dolci che hanno incantato nei secoli i viaggiatori. Se avessero visto, scavata nella viva roccia, l' antica e commovente chiesetta rupestre di San Giovanni. Se si fossero fermati davanti a questi massi enormi dalle forme incredibili che scatenarono le fantasie e la devozione dei nostri avi. Se avessero camminato all' ombra di questi ulivi grandiosi. Come può un paradiso bucolico come questo non essere devastato da 12 pale eoliche alte 80 metri cioè quanto 12 palazzine di 25 piani? Eppure questo, salvo miracoli, è il destino della Collina dei Fanciulli e delle Ninfe a Giuggianello, pochi chilometri a sud della strada che da Maglie porta a Otranto, nel Salento. Non è un punto qualunque sulla carta geografica, questa collina. Come spiega l' ambientalista Oreste Caroppo in un delizioso saggio, è conosciuto «l' Acropoli della civiltà messapico-salentina antica». Qui sono ambientate da migliaia di anni leggende riprese da Nicandro di Colofone: «Si favoleggia dunque che nel paese dei Messapi presso le cosiddette "Rocce Sacre" fossero apparse un giorno delle ninfe che danzavano, e che i figli dei Messapi, abbandonate le loro greggi per andare a guardare, avessero detto che essi sapevano danzare meglio. Queste parole punsero sul vivo le ninfe e si fece una gara per stabilire chi sapesse meglio danzare. I fanciulli, non rendendosi conto di gareggiare con esseri divini, danzarono come se stessero misurandosi con delle coetanee di stirpe mortale; e il loro modo di danzare era quello, rozzo, proprio dei pastori; quello delle ninfe, invece, fu di una bellezza suprema. Esse trionfarono dunque sui fanciulli nella danza e rivolte ad essi dissero: "Giovani dissennati, avete voluto gareggiare con le ninfe e ora che siete stati vinti ne pagherete il fio". E i fanciulli si trasformarono in alberi, nel luogo stesso in cui stavano, presso il santuario delle ninfe. E ancora oggi, la notte, si sente uscire dai tronchi una voce, come di gente che geme; e il luogo viene chiamato "Delle Ninfe e dei Fanciulli"». Un mito rilanciato, come dicevamo, da Publio Ovidio Nasone. E trattato anche nel Corpus Aristotelico dove si accenna al salentino Sasso di Eracle: «Presso il Capo Iapigio vi è anche una pietra enorme, che dicono venne da Eracle sollevata e spostata, addirittura con un sol dito». E coltivato dai contadini della zona che raccomandavano ai figlioletti di non andare a giocare alle rocce del «Letto della vecchia», del «Sasso di Eracle» e del «Piede di Ercole», spiega Caroppo, perché potevano «apparire loro le fate» e chissà quale incantesimo erano capaci di fare. Leggende. Ma nessuno, un tempo, avrebbe osato profanare un sacrario della memoria antica come questo. Così come nessuno avrebbe osato abbattere migliaia di ulivi stuprando quella che da secoli è l' immagine stessa del Salento. Marcello Seclì, presidente della sezione salentina di Italia Nostra, non si dà pace mentre ci trascina tra i viottoli delle campagne tra Parabita e Gallipoli e poi a Scorrano e a sud di Maglie e mostra come intere colline siano state tappezzate da quell' altra forma di violenza alla natura che possono essere le distese sterminate di pannelli fotovoltaici. Pannelli bruttissimi. Giganteschi. Tirati su senza rispetto per la natura. Per la fatica dei nostri nonni che piantarono gli ulivi sradicati. Per la vocazione turistica dell' area. Fa impressione rileggere oggi quel che mezzo secolo fa scriveva sul «Corriere» Alberto Cavallari parlando del Salento come del «più bel paesaggio d' Italia»: «Sorgono nel leccese i paesi più affascinanti del Sud, come Nardò, o la città morta di Otranto. Restano infatti i borghi civili, asciugati dal mare e dal vento, nitidi come la loro povertà. Le coste, spesso frastagliate nello scoglio, non sono ancora deturpate: sono piene di grotte, leggendarie e favolose, mentre lontano si vedono le "pagliare" dei pastori, e i riverberi, i luccichii dei due mari (come una volta scrisse Piovene) "sembrano quasi incontrarsi a mezz' aria" nel punto in cui l' Italia finisce, o meglio sfinisce, dentro l' atmosfera di un miraggio». Non aveva dubbi, Cavallari: «Difendere questa provincia e conservarla è così certo l' unico modo di fare della buona economia». Questo doveva fare, il Salento: puntare su «un turismo di classe, come quello che si svolge in Grecia, redditizio e ricco, e certo meglio di un' industrializzazione assurda e asfittica». I dati di questi giorni dicono che il turismo è davvero la chiave della ricchezza salentina. L' Apt gongola sventolando un aumento del 5%, che in questi tempi di magra vale doppio. E contribuisce a «collocare il Salento ai vertici della classifica nazionale». Italiani, soprattutto. Ma anche tanti stranieri. In testa tedeschi, francesi e inglesi. Vengono per vedere la cattedrale di Otranto e inginocchiarsi davanti alle reliquie dei morti nella strage del 1480 ed emozionarsi nel leggere che il corpo senza testa di Antonio Pezzulla detto il Primaldo, il primo degli ottocento martiri di Otranto a venire decapitato per ordine del Gran Visir Achmet «lo Sdentato», «si alzò e restò in piedi fino al termine della strage e non ci fu forza che valesse ad atterrarlo». E poi vengono per le orecchiette e i turcinieddhri e le ' ncarteddhrate e tutte le altre leccornie della formidabile cucina salentina e il suo olio e il suo vino. E vengono per la notte della Taranta, quando a fine agosto accorrono in decine di migliaia a Melpignano per ballare e ballare fino a uscir di senno con la «pizzica pizzica». Ma verrebbero ancora, se il Salento fosse definitivamente stravolto da una edilizia aggressiva che ha già deturpato parte delle sue coste come a Porto Cesareo, San Cataldo o Ugento? Se le distese di ulivi che costituiscono la sua essenza fossero sistematicamente rase al suolo? Se questo panorama che trae la sua bellezza non dalla vertigine delle vette dolomitiche ma dalla dolcezza delle distese appena ondulate venisse trafitto da centinaia e centinaia di pale eoliche? «Lecce, città dell' arte, / se ne infischia / di chi arriva e di chi parte», dice un vecchio ritornello usato dagli antifascisti il giorno in cui Achille Starace, il braccio destro di Mussolini che era nato a Sannicola, tornò in pompa magna della terra natia. E per certi versi la città è rimasta così come la vide Cavallari. Una città «aristocratica, spagnolesca, narcisista». In qualche modo «tagliata fuori dalla Puglia dinamica». Dove, nonostante l' orrore di certi quartieri residenziali e la bruttura della ragnatela di cavi neri che dovrebbe servire la metropolitana di superficie incompiuta da un mucchio di anni, è ancora emozionante camminare tra pietre e chiese di rara eleganza. Il problema di chi arriverà ancora e di chi se ne andrà, però, esiste. E dipende dal rischio di un' accentuazione del degrado paesaggistico. Cinquantuno anni dopo, il reportage a puntate lungo le coste scritto da Pier Paolo Pasolini per la rivista «Successo» e riproposto nella versione integrale con il titolo «La lunga strada di sabbia» da Contrasto, va riletto: «In quello slanciato ammasso di case bianche, inanellato da lungomari e da moli, la gente vive una vita autonoma, quasi ricca, si direbbe, quasi non ci fosse soluzione di continuità con qualche periodo della storia antica, che io non so, né faccio in tempo a capire: il demone del viaggio mi sospinge giù, verso la punta estrema. Ci si arriva lentamente, mentre intorno la regione si trasforma, si muove in piccole ondulazioni, si ricopre d' ulivi. Santa Maria di Leuca si stende lungo il mare con una fila di villini liberty, lussuosi, rosei e bianchi, incrostati d' ornamenti, circondati da giardinetti...» Fece una gran fatica, PPP, «nel sole feroce» ad arrivare fino alla punta estrema del tacco d' Italia, fino a questo splendido promontorio dove, come ha scritto Giuseppe Salvaggiulo nel libro collettivo «La colata» scritto con Andrea Garibaldi, Antonio Massari, Marco Preve e Ferruccio Sansa, «sei ancora sulla terra, ma ti senti già in mare». E forse proprio per questo tanti viaggiatori ci vengono ancora: perché non è alla portata di tutti, appena fuori da uno svincolo autostradale come tanti vacanzifici traboccanti di discoteche, bazar e McDonald. Perché arrivarci costa fatica. E questa fatica appare loro in qualche modo obbligata per assaporare il gran premio finale: la vista su un mare di una bellezza che ti mozza il fiato. Diceva il poeta e saggista Franco Antonicelli, in occasione di un lontano viaggio con Italo Calvino: «Anche Reggio Calabria è alla fine della penisola, ma subito dopo c' è l' isola e subito dopo l' Africa; non c' e tempo di perdersi. Ma a Leuca sì...» Di là del promontorio c' è il mare. Solo il mare. «Uffa!», sbottano gli «sviluppisti». E dicono che no, anche il luogo più lontano d' Italia, quello che partecipò al processo unitario solo con Liborio Romano, di cui parla Nico Perrone, deve essere collegato al resto del mondo con una superstrada. Un' arteria che dovrebbe partire da Maglie e scendere giù per 40 chilometri, con le sue 4 corsie per 22 metri complessivi e un viadotto di 500 metri su 26 piloni di cemento fino a una mastodontica rotonda del diametro di 450 metri, lunga un chilometro e mezzo, che intrappola un' area estesa quanto 23 campi di calcio. Una mostruosità, dicono gli ambientalisti. Che stanno dando battaglia a colpi di ricorsi un po' a tutto. Alla superstrada voluta da Raffaele Fitto, il giovane ministro amatissimo da Berlusconi e figlio di quella Maglie che in passato aveva dato all' Italia uomini della statura di Aldo Moro. A ulteriori cementificazioni di coste già abbruttite da lottizzazioni selvagge. Al progetto spropositato di quadruplicare il santuario di Santa Maria de Finibus Terrae svettante su Santa Maria di Leuca e farne un edificio (citiamo ancora «La colata») di «ventiduemila metri cubi eretti su una superficie grande la metà di un campo di calcio per ospitare otto celebrazioni giornaliere, presbiterio con annesso palco per quaranta sacerdoti concelebranti, penitenzieria con almeno dieci postazioni confessionali, aule per catechesi e attività connesse».. Battaglie difficili. Segnate a volte da sconfitte sconcertanti. Come quella della sentenza sulla Collina delle ninfe che ribaltava il verdetto del Tar che aveva accolto in pieno la tesi dell' avvocato Valeria Pellegrino spiegando che l' impianto eolico andava bloccato perché quei miti e quelle leggende millenarie avevano determinato «un legame tra le popolazioni che ruotano attorno all' area de qua che va ben oltre la percezione visiva e dunque fisica dei luoghi». O come un altro verdetto del Consiglio di Stato che, anche qui ribaltando il precedente giudizio del Tar che dava ragione all' avvocato di Italia Nostra Donato Saracino, ha accolto le tesi della società tedesca Schuco International. La quale aveva comprato terreni a Scorrano per metterci un mare di pannelli fotovoltaici per un totale di una quindicina di megawatt. Un impianto enorme. Frazionato in quattro pezzi diversi, con una furbizia «all' italiana», per stare al di sotto di certi limiti ed evitare la grana della Via, la valutazione dell' impatto ambientale. Vi chiederete: come mai anche i tedeschi vengono a investire nel Salento? Perché nel nostro Paese del Sole, dove fino al 2006 si produceva con i pannelli 70 volte meno che nella «grigia» Germania, è stata fatta una scoperta: il «solare» può essere una manna. I dati dicono che nel 2009 l' elettricità da fonti rinnovabili è aumentata del 13%. Ma se l' eolico ha avuto una crescita del 35%, il fotovoltaico ha registrato in dodici mesi un boom: + 418%. Tredici volte di più. Sia chiaro: come per le pale eoliche, anche per il fotovoltaico vale lo stesso discorso. C' è modo e modo, c' è luogo e luogo. Gli incentivi, qui, sono faraonici. Come in nessun Paese al mondo. In base alle regole introdotte nel 2007, per esempio, si prendono i soldi per l' elettricità prodotta anche per impianti microscopici. E tutto si scarica sulle tariffe: più energia rinnovabile viene prodotta, più le bollette sono care. La progressione è geometrica. Nel 2008 gli incentivi fotovoltaici hanno pesato sugli utenti per 110 milioni di euro? L' anno seguente sono triplicati: 344. Ovvero un sesto di quanto abbiamo speso per incentivare le fonti rinnovabili: oltre 2 miliardi di euro. Conto salito nel 2010 a 3 miliardi. «Quasi il 10% - ha detto il presidente dell' Autorità per l' Energia Alessandro Ortis -, dell' intero costo del sistema elettrico» nazionale perché «l' incentivo medio risulta pari a circa il doppio del valore dell' energia prodotta. Così paghiamo l' energia incentivata 3 volte quella convenzionale». E questo in un Paese dove già prima dell' esplosione di questo business le bollette erano le più care d' Europa. Ma è niente, rispetto alle previsioni dell' authority. La quale ipotizza, nel caso di raggiungimento degli obiettivi assegnati per il 2020 da Bruxelles ai vari Stati europei, una spesa aggiuntiva astronomica a carico di chi paga la bolletta: cinque miliardi l' anno per il 2015, sette per il 2020. Dei quali metà per i soli pannelli fotovoltaici. E questo, dice l' Autorità per l' energia, anche nel caso in cui gli incentivi vengano ridotti via via al 50%. Il guaio supplementare è che in un territorio urbanizzato come quello italiano, i pannelli finiscono per rubare terreni all' agricoltura. Alla faccia dei dubbi che già negli anni Novanta aveva manifestato Carlo Rubbia secondo il quale «per soddisfare la metà del nostro futuro fabbisogno elettrico con l' energia solare servirebbero circa 22.000 chilometri quadrati di pannelli, un' area grande più o meno quanto tutta la Sardegna». Ma sapete com' è fatta l' Italia: o tutto o niente. Così, dal totale disinteresse per le fonti rinnovabili, si è passati a un eccesso di incentivi. Mettetevi nei panni di un agricoltore: perché dovrebbe arare, seminare e trebbiare quando è molto meno faticoso e più redditizio riempire un campo di pannelli? E rieccoci in Puglia e nel Salento. Dove a chi installa meno d' un megawatt è sufficiente presentare, come abbiamo visto, una semplice Dia. Se la regione con più impianti fotovoltaici è la Lombardia (13.617), seguita da Emilia Romagna, Veneto e Piemonte, la Puglia è quella che produce di più: 295 megawatt, dei quali 239 prodotti da 497 impianti collocati su terreni agricoli, per una superficie di 358 ettari. Viene dalla Puglia il 20% circa di tutta l' energia solare italiana, pari a 1.509 megawatt: potenza che richiede oltre 2.250 ettari di pannelli. Il Salento contribuisce alla produzione pugliese col 30%: vale a dire 87,6 megawatt, dei quali ben 76,6 su 115 ettari «rubati» all' agricoltura. Ma sono dati ufficiali che per Marcello Seclì sono già sfigurati dai nuovi impianti: «Il boom è nella seconda metà del 2009. In provincia di Lecce, secondo noi, sono già stati impegnati 2000 ettari, per la maggior parte non ancora collegati». E potete scommettere che la corsa non cesserà molto presto. I nuovi incentivi stabiliti dal ministero per lo Sviluppo economico da mesi occupato ad interim da Berlusconi, variano da un minimo di 28 a un massimo di 44 centesimi di euro al chilovattora. Da quattro a sei volte più del prezzo medio (7 centesimi) dell' energia elettrica prodotta con sistemi tradizionali. Avanti così, perché un contadino dovrebbe piegare la schiena sulla terra?

fonte: http://archiviostorico.corriere.it/2010/agosto/28/
Pannelli_solari_pale_tra_gli_co_9_100828006.shtml

 

RIZZO SERGIO, STELLA GIAN ANTONIO

 
Di Antonio Mellone (del 28/06/2015 @ 17:12:51, in NohaBlog, linkato 2740 volte)

Come risaputo, la Pantacom srl, nota alle cronache locali per il suo “progetto” del Mega-parco commerciale da piazzare ad un fischio da Collemeto, non avendo (più) nulla da perdere, cerca di fare il suo mestiere ovvero i suoi interessi e, dunque, ricorre al Tar con l’intento di ottenere le concessioni edilizie o altre autorizzazioni (negate dal Comune per mancanza di idonee garanzie), e magari pure un bel risarcimento danni. O meglio, la società sembrerebbe pure disposta a pagare il milione di euro richiesto o a presentare la famosa fideiussione equipollente ma solo dopo il rilascio delle concessioni. Il solito cane che si morde la coda, insomma.

Probabilmente è l’ultima speranza per provare a vendere più facilmente il pacchetto (o rifilare il pacco) al miglior offerente proveniente da chissà dove (forse dall’altro mondo).

Peccato che la pubblica amministrazione, avendo a che fare con interessi pubblici, debba tutelarsi almeno un pochino con qualche garanzia un po’ più seria della semplice parola di una Fantacom qualsiasi, o della bella faccia dei suoi esponenti (cosa che i nostri politici si son ben guardati dal considerare, allorché, confidando nelle volute aeree degli asini, in maniera trionfalistica annunciavano il “buon lavoro” degli uffici comunali, le “buone pratiche amministrative”, e gli “importanti benefici per la comunità galatinese” [sic!]): altrimenti un pinco pallino qualsiasi, svegliandosi una mattina, potrebbe costituire una SRL, presentare un progetto un po’ più pantacomico di quell’altro, magari con numeri e promesse occupazionali molto più consistenti (e che ci vuole?), e ottenere così concessioni edilizie e autorizzazioni integrate a iosa senza garanzia alcuna.

Figurarsi se sindaco, assessori, e tutto il cucuzzaro al seguito, potevano soffermarsi su queste quisquilie, ovvero dar retta al sottoscritto allorché cercava disperatamente di puntualizzare codeste ovvietà. Niente: sono andati a cacciarsi in questo guaio senza fare un plissé.    

Chissà se Montagna, Coccioli, Russi e Americani in vacanza hanno mai letto da qualche parte degli esuberi al Carrefour, a Media-World, all’Unieuro (di Cavallino, per esempio), alla Coop-Estense [pare che in quella di Lecce-Surbo, a meno di un quarto d’ora da contrada Cascioni, si voglia licenziare un numero di lavoratori che sfiora le 150 unità, per sostituirli con esterni pagati la metà, ndr]; chissà se hanno mai letto dei report statistici a proposito di casse e parcheggi vuoti ovunque; chissà se hanno mai letto del fatto che molto probabilmente questa formula non va più, che siamo ormai al tramonto degli ipermercati (luogo simbolo del consumismo anni ’80 e ’90), e che oggi vanno invece i mercatini (non l’area mercatale, la nuova boiata bollente nella pentola palazzorsiniana); chissà se hanno mai letto degli studi in merito alla crescita esponenziale del commercio on-line che fa sì che i mastodontici megastore in periferia siano ormai da considerarsi come i dinosauri, roba da archeologia commerciale, vestigia del Pleistocene. Insomma, chissà se hanno mai letto.

Sta di fatto che oggi son costretti a “difendersi” in tribunale contro la ricorrente Pantacom, nominando, pare, un avvocato di parte e stanziando tra le uscite del bilancio comunale 3.600,00 euro per la sua parcella.

Ora mi chiedo: ma perché mai dovremmo pagare noi altri gli errori (anzi le mega-cazzate) dei nostri amministratori? Non sarebbe finalmente il caso di far sborsare la cifra direttamente al sindaco e a tutti gli yes-man (o yes-woman) che hanno alzato la manina per votare a favore di questa scemenza chiamata Mega-parco (pur sapendo che la società proponente non valeva una cippa, e che le garanzie erano di fatto inesistenti)?

Facessero una bella colletta tra di loro, i nostri politici, e non si permetta loro di dissanguare ulteriormente le già esauste casse comunali.

Se per ragionare questi figuri avessero usato la testa anziché quel che più somiglia alla loro faccia non saremmo ora a questo punto.

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Infine una chiosa sulla stampa, bellezza.

Il 12 marzo 2015, il Quotidiano di Lecce, o come cavolo si chiama, se ne esce con un articolo a proposito del ricorso al Tar da parte della Pantacom srl, ripetendo a pappagallo tutti i benefici riportati nel cosiddetto progetto del mega-parco commerciale, cioè la solita solfa fatta di “progetto da trenta milioni di euro”, di “un parco urbano di 5 ettari con piante, panchine e un'area giochi per bambini, impianti sportivi e per il tempo libero, due campi di calcetto e un impianto ludico-ricreativo per bambini di 10.000 metri quadri” e poi ancora di “cessione a titolo gratuito al Comune di uno spazio complessivo di 300 metri quadri, in una zona centrale dell'area commerciale, da destinare alla promozione dei prodotti locali [sic]” ed infine, ciliegina sulla torta, “l'assorbimento di 200 unità lavorative” con “una corsia preferenziale destinata ai cittadini residenti sul territorio da almeno tre anni dalla data di sottoscrizione della convenzione.

L’articolo proseguiva con: “l'argomento in questi anni è stato molto dibattuto in città ed ha coinvolto nel dibattito cittadini, politici e associazioni di categoria. Fra chi guardava al progetto come un'opportunità occupazionale e chi invece intendeva contrastarlo”.  

Chiaro? Secondo il “giornalista”, da un lato c’era chi guardava al progetto come un’opportunità occupazionale; dall’altro, evidentemente, chi voleva contrastarlo. Come se chi si opponeva e si oppone al mega-porco fosse a favore della disoccupazione.

Ma che stile, ma che correttezza, ma che deontologia professionale.

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E’ proprio vero che se da certi giornali si togliesse la merda ci rimarrebbe giusto la carta.

Antonio Mellone

 

Sorpresi durante un furto di pannelli fotovoltaici, hanno dapprima tentato di speronare la pattuglia delle guardie giurate, per poi dileguarsi lungo il canale del fiume Asso. Ma dopo qualche un po’ il loro fuoristrada si è impantanato ed i malviventi sono stati costretti ad uscire dai finestrini, per poi darsi alla fuga.

È accaduto nella serata di ieri a Noha, dove quattro individui incappucciati hanno tentato il furto di lastre in silicio da un impianto fotovoltaico che sorge in contrada “Gamascia”.

Tutto ha avuto inizio intorno alle 21.30, quando la centrale operativa della “Fidelpol”, grazie all’impianto di videosorveglianza, ha notato quattro persone all’interno dell’impianto. Subito è stata inviata sul posto una pattuglia, che ha costretto i malviventi a dileguarsi. Ne è nato un inseguimento, durante il quale i banditi hanno tentato di speronare l’auto delle guardie giurate, non riuscendoci.

La fuga dei ladri è proseguita nelle campagne circostanti, finché il loro fuoristrada Toyota (risultato rubato, così come le sue targhe) è entrato nel canale del fiume Asso, proseguendo la sua corsa. Tuttavia, dopo qualche minuto il mezzo si è impantanato ed i malviventi sono stati costretti ad uscire dai finestrini, per potersi allontanare, evitando così di finire nei guai.

Sul posto sono poi intervenuti i carabinieri, che hanno avviato le ricerche dei fuggitivi ed eseguito un sopralluogo all’interno della struttura per la produzione di energia alternativa, all’interno della quale si erano introdotti, dopo avere praticato un buco nella recinzione metallica: i ladri, fortunatamente, non sono riusciti a rubare nulla. Le indagini sono affidate ai carabinieri della locale stazione, dipendenti dalla Compagnia di Gallipoli, che hanno provveduto a sequestrare il fuoristrada.

fonte:www.corrieresalentino.it

 
Alla luce della vicenda dell’impianto richiesto da Entosal srl, considerato che la stessa amministrazione, con l’inserimento all’ordine del giorno del Consiglio Comunale di domani, ha di fatto delegittimato il Presidente della Commissione Sanità, non coinvolgendolo nel processo di partecipazione ed escludendolo totalmente dal confronto e dibattito, riteniamo opportuno non essere presenti oggi nella commissione convocata dal Dott. Antonio Antonaci, nominato Presidente della Commissione Sanità solo e soltanto in virtù del pagamento di una cambiale politica firmata ormai 7 mesi fa, il primo giorno dell’insediamento dell’amministrazione Vergine. 
Riteniamo il Consiglio Comunale quale unico luogo deputato alla trattazione di argomenti così importanti per la Città, tanto da aver richiesto un consiglio monotematico aperto soprattutto alle Associazioni, le stesse che vengono udite oggi in una Commissione ristretta e non deliberante. Tutto ciò non è stato preso in considerazione dall’amministrazione! Ci riserviamo inoltre di fare altre valutazioni in futuro anche alla luce delle false e tendenziose dichiarazioni del Dott. Antonaci, a mezzo facebook. Chiarisca lo stesso, piuttosto, alla Città come mai essendo a conoscenza della vicenda Entosal srl dal 2/1/23 (l’Associazione Noi Ambiente e Beni Culturali di Noha e Galatina protocolla nota sul tema il 31.12.2022) convoca la commissione ben 25 giorni dopo. Delle due l’una o non si è reso conto della gravità del problema segnalatogli da una solerte associazione, o si è reso complice del più lungo silenzio e della più grave perdita di tempo mai perpetrata da una qualsivoglia pubblica amministrazione su un tema, quello ambientale, che dovrebbe essere invece il primo a cui dedicare tempo e lavoro. Ma tant’è! Se si calcola che la conferenza dei servizi del 12/12/2022 a cui l’amministrazione ha scelto di non partecipare, destina 90 giorni per la produzione  di ulteriore documentazione da parte di Entosal per le gravi violazioni segnalate da ARPA, le nostre preoccupazioni aumentano. Perché dunque caro il nostro presidente, convocare una non meglio specificata audizione (l’ordine del giorno è del16/1, cioè dopo la nota dei consiglieri di minoranza e ancora dopo l’articolo di una nota testata giornalistica web) a quasi 45 giorni dalla conferenza dei servizi? La verità è servita. Delle blaterazioni di chicchessia ne facciamo volentieri a meno. Perché le chiacchiere sempre e per sempre stanno a zero. Ed i fatti di questa vicenda parlano da soli. Chiarisca il Sindaco come mai il presidente della commissione ammette (e citiamo ancora il post di Antonaci su facebook) che l’Associazione per prima ha sollecitato le istituzioni pubbliche. Dunque, signor sindaco di Galatina, è vero che non ne sapevate nulla? È per questo che non si è andati in conferenza dei servizi? Ci auguriamo che il dottore Antonaci abbia pubblicato una notizia falsa perché altrimenti sarebbe gravissimo. In ogni caso dovrebbe smentire. Perché possiamo tollerare un presidente egotico ma un Sindaco distratto sui temi ambientali di certo NO.
 
I consiglieri comunali
 
Marcello Amante
Anna Antonica
Sandra Antonica
Emanuele Mariano
Loredana Tundo
 
È nato il “Comitato Nazionale Contro Fotovoltaico Ed Eolico Nelle Aree Verdi”. Come prima iniziativa pubblica del Comitato Nazionale: si è levato un appello forte ed apartitico al Governo e a tutto il Parlamento, perché facciano rispettare la nostra Costituzione ed i diritti dei cittadini frodati, ingannati e danneggiati da questa maxi-speculazione della Green Economy Industriale in atto , perché si abroghino d’urgenza gli immorali ed esosissimi incentivi pagati da tutti i cittadini a queste implementazioni industriali per la vendita delle energie rinnovabili, che come tali, per il loro elevatissimo impatto ambientale, non sono più energie “pulite” !!!

Perché sia imposta una moratoria urgente per tutte le miriadi di impianti eolici e fotovoltaici industriali in progetto nel paesaggio del Bel Paese, l’ Italia, e che comporterebbero se realizzati la cancellazione totale di tutto ciò che significa “Italia” nel mondo, nonché gravi problemi di disagio e mobilitazione sociale a difesa del vitale spazio vitale e del territorio! Fatta l’Italia, fatti gli italiani, dopo 150° anni di speculazioni crescenti, ed impennatesi esponenzialmente oggi nella grave aberrante iper-speculazione della mala della Green Economy Industriale, ora abbiamo bisogno di rifare il paesaggio identitario, rurale, storico e naturale, d’Italia, e di farlo risorgere e restaurarlo a 360°!

Il gruppo, dall’eloquentissimo nome “Comitato Nazionale contro fotovoltaico ed eolico nelle aree verdi”, nato su facebook (http://www.facebook.com/groups/192311587488270), ma già attivo anche nella realtà delle relazioni umane e sul territorio, ha ormai raggiunto e ampiamente superato la simbolica soglia “dei 1000” iscritti, nonostante si sia costituito solo da pochissimi giorni! Vi è un malumore dilagante, enorme, in tutta la Nazione, da un capo all’altro della penisola e sulle sue isole, che sta trovando così sfogo e forme di coordinamento ed organizzazione, attraverso il canale iniziale del social network di internet facebook, per reagire contro la mala della Green Economy Industriale, che tiene quasi del tutto in mano l’informazione di molte tv nazionali, e ha creato una macchina di controllo mediatico fittissima, atta a non dare voce, e a gettare fango su chi sta cercando di fare emergere tutta la Verità relativa al sistema di fondamentalismo fanatico interessato falso-verde, neo-industrialista, mistificatorio, e iper-speculativo, cresciuto sul tema, strumentalizzato oltre ogni immaginazione, dei cambiamenti climatici causati dall’uomo.

Una macchina impressionante della menzogna che ha trasformato immoralmente le energie rinnovabili, che con forme virtuose di utilizzo dovevano negli intenti iniziali, salvare il nostro Pianeta, nel più grande e devastante per lo stesso Pianeta, business fraudolento di inizio millennio! La gravità di quanto avvenuto, se da un lato distrugge l’ambiente ed il paesaggio in ogni dove ed in ogni direzione con impianti di dimensioni mastodontiche a fini puramente economici, dall’altro sta erodendo democrazia e libertà, oltre che calpestando diritti fondamentali dei cittadini. Il gruppo pertanto indirettamente persegue anche l’obiettivo, altra faccia della stessa medaglia della protezione del paesaggio, di salvare anche la stessa “filosofia buona di fondo” delle energie rinnovabili, da queste aberrazioni mostruose industriali ed oligopolistiche che le stanno snaturando profondamente, e rubando di fatto ai cittadini medesimi!

La forza del vasto crescente gruppo sta anche nella sua costitutiva apartiticità ed al contempo apertura a tutti senza distinzioni alcune a tutti coloro che stanno percependo in tempo tutta la gravità della catastrofe falso-verde in corso! Anche da diverse associazioni nazionali, ormai nella sostanza del tutto pseudo-ambientaliste, scivolate nella macchina speculativa della Green Economy, numerosi sono coloro che stanno prendendo le distante dai loro direttivi degenerati, e stanno sostenendo queste nuove realtà organizzative espressione della necessità di reagire e di salvare la vera “ecologia”, dall’ ecologia malata e strumentalizzata che oggi l’ Italia subisce come un flagello! Il Gruppo è totalmente aperto a chiunque sia contrario e sensibile alla devastazione del paesaggio da impianti industriali fotovoltaici ed eolico sulle aree verdi.

In quasi tutto il territorio nazionale è in scandaloso corso una installazione selvaggia di impianti industriali fotovoltaici a terra in zone agricole e naturali e sui laghi, e di eolico, con torri di media e mega altezza (fin anche oltre 100 m ,e anche 150 m), tanto in mare quanto sulla terraferma, spesso anche senza alcuna informazione del cittadino. Viene calpestata il più delle volte ogni buona norma per la distanza degli impianti da abitazioni e presenze umane. Chi ne viene danneggiato, case sparse ed agriturismi, non è giusto che debba subire i danni materiali da deprezzamento dell’immobile oltre le spese per difendere i propri beni da tali scempi, e danni morali e psico-somatici da impatto ambientale (acustici, visivi, elettromagnetici) per 20 anni fino a dismissione dell’impianto. Inoltre essendo autorizzazioni “rinnovabili” è probabile che avendo già una predisposizione possano rimanere per sempre operanti in loco. Quindi dobbiamo batterci sia per noi stessi che per le bellezze naturali d’Italia, prima vanto e attrazione turistica, ora deturpate da questi mostri che dovrebbero produrre energie “pulite” alternative e non distruttive del territorio, che pertanto pulite non sono. Siamo favorevoli alle energie alternative, ma sui tetti e tettoie di tutti gli edifici recenti, per l’autoconsumo, sopra i capannoni industriali, nei parcheggi, autostrade ecc., purché si eviti di sottrarre i terreni all’agricoltura e ai paesaggi ricchi di verde della nostra nazione.

Siamo stati tutti in prima linea nella lotta contro la “Pazzia del Nucleare”, e lo abbiamo fatto perché credevamo e crediamo davvero nella possibilità di produrre energia pulita per rispettare ambiente e paesaggio insieme, attraverso il fotovoltaico ubicato sui tantissimi tetti inutilizzati degli edifici recenti, ed è per questo che affermiamo che sarebbe un crimine continuare ad appioppare il falso nome di “energie pulite” al mega e medio eolico e al fotovoltaico nei campi e sui laghi con cui si vuole oggi distruggere la nostra nazione, l’Italia, il giardino bello del Mediterraneo con la cornice del suo incantevole mare, la più bella nazione del mondo culla di cultura e vita, da millenni! I principi fondanti delle richieste di questo gruppo: sono sintetizzati nel nome del gruppo stesso "Comitato Nazionale contro fotovoltaico ed eolico nelle aree verdi", e, alla luce dell'attuale tecnologia eolica falcidia uccelli e paesaggio, si aggiunga "e nel mare"; Pertanto:

-) Sì solo al fotovoltaico sui tetti di tutti gli edifici recenti – e sottolineiamo “recenti” per evitare di dare lo spiraglio ad altri disastri della Nazione da iper-sfavorire, dei suoi centri, palazzi e luoghi storici;

-) No al mega e medio eolico ovunque per il suo danno paesaggistico di portata chilometrica.

Il principio forte e nuovo, e più onnicomprensivo, che viene lanciato da questo comitato,  è la “DECEMENTIFICAZIONE”, che noi chiediamo per la nostra Nazione, la sua bonifica dal cemento, di cui questa mala della Green Economy Industriale è figlia (vedi basamenti di cemento di torri eoliche e pannelli nei campi), e quindi la sua rinaturalizzazione, in cui crediamo, e che vogliamo e che sappiamo, in coscienza e scienza, essere davvero fattore strategico per la nostra vita e crescita culturale umana ed economica! Di fronte alla noncuranza con cui taluni difendono il fotovoltaico industriale a terra, sebbene quasi tutti, sono persone più o meno direttamente collegate al nero business sottostante, ci chiediamo retoricamente “quanti hanno un’idea di come viene prodotto il cibo che tutti noi consumiamo”!? Solarizziamo pertanto tutti tetti gli sconfinati tetti degli edifici recenti, e solo dopo averlo fatto valutiamo cosa serve ancora all' Italia davvero, e vediamo un po' intorno a noi, solo allora, cosa offrono i vari “pifferai magici” per poi decidere con saggezza; la stessa saggezza di chi dirà si oggi solo al fotovoltaico sui tetti per salvare campi, mare e cielo, vita, nerezza paesaggio! Sui tetti delle brutture della modernità del cemento i pannelli fotovoltaici non possano peggiorare in alcun modo tali orrori, al più su questi edifici recenti i pannelli possono dare un tocco di estetica! Tutt'altro il discorso per edifici storici e centri storici dove ai normali pannelli occorre sostituire e pensare, se proprio anche lì dei privati vogliano ubicarvi impiantini solari, a soluzioni iper-integrate, innovative e di zero impatto estetico!

Alcune associazioni  falso-ambientaliste stanno tentando di favorire soluzioni miste tra fotovoltaico ed agricoltura, con serre fotovoltaiche, panelli sospesi ecc. che comunque sottraggono la risorsa “Sole”, al mondo vegetale e pertanto di dubbia efficacia e di conclamata dannosità paesaggistica, pur di favorire ancora la fotovoltaicizzazione ed iperelettrificazione speculativa dei campi, sulla cui nocività per innumerevoli fattori (dall’ uso dei diserbanti, ai campi elettromagnetiche, ai componenti nocivi dei pannelli, come per il Tellururo di Cadmio, l’Arseniuro di Gallio, ecc.) oggi colpevolmente da parte delle autorità pubbliche preposte (Asl, ARPA, ecc.) ancora non si indaga adeguatamente, con il grave rischio di avere tra qualche anno un’emergenza del tipo di quella “amianto” causata da una eccessiva superficialità iniziale!

Le stesse associazioni, mere scatole svuotate degli originari valori statutari ecologisti, si dicono, strumentalmente, “favorevoli all’ubicazione dei pannelli fotovoltaici in zone agricole”, che essi definiscono “degradate”! “Degradate” !? Ma non si deve assolutamente introdurre in queste logiche il concetto stesso di zone degradate!!! Sarebbe iper-sbagliato! Nelle cave, ad esempio, si facciano laghi, si piantino piante, si coltivi! Nelle aree degradate agricole, inquinate, cementificate, le si de-cementifichi, le si bonifichi dagli inquinanti e le si ri-naturalizzi! Le si rimboschisca, se si ha davvero a cuore i clima del globo, e soprattutto il microclima e la biodiversità! Le si facciano tornare campi e pascoli fertili e produttivi!

Le aree degradare dall'uomo ad hoc esistono già e si chiamano "zone industriali" preesistenti, e tante con tanti lotti inutilizzati ancora, o dismessi, e son pure già urbanisticamente infrastrutturate ad hoc per la sicurezza, e programmate non certo per viverci! I pannelli fotovoltaici vadano su tetti di tutti gli edifici recenti, migliaia di ettari inutilizzati e biologicamente morti, di nullo valore estetico! Solo dopo averli occupati ci metteremo a tavolino e decideremo cosa altro ci serve in termini energetici! E faremo eventualmente altre concessioni, come sistema Italia, ma intanto anche la tecnologia delle rinnovabili sarà avanzata, più efficiente e di minore impatto, rispetto a quella attuale di eolico e fotovoltaico, tecnologicamente disponibile sul mercato, e che siamo costretti ad affrontare! Il concetto di area degradata pro-fotovoltaico è pericoloso, pericolosissimo, si presta a mille invenzioni diaboliche da parte delle male lobbies di speculatori politico-imprenditoriali, scoraggia ogni futuro intervento di restauro paesaggistico, di cura del paesaggio che deve partire proprio dalle aree degradate e che deve essere il contributo che da noi tutti più deve giungere alla cultura amministrativa italiana, dove deve divenire pratica prioritaria!

Ed inoltre in un circolo vizioso, tale concetto porta a degradare strumentalmente aree oggi non tali, al fine di favorirvi la speculazione, quasi fisiologicamente “mafiosa”,  della Green Economy Industriale, fisiologicamente tale poiché fondata non sui doni della terra o del sole e del vento, ma sui nostri incentivi pubblici, e poiché depreda noi tutti non solo dei nostri denari, ma anche del nostro vitale habitat e del nostro paesaggio, il libro aperto al cielo della nostra storia ed identità, la scenografia della piacevolezza della nostra esistenza! Paesaggio che questa estesa mala distrugge incostituzionalmente ed immoralmente come nulla mai sin ad oggi nella storia umana, con rapidità ed estensità inaudite! Si deduce oggi dalle ultime normative  che: sono utilizzabili terreni da almeno 5 anni non coltivati per l’ubicazione dei pannelli nei campi per impianti industriali, cioè volti alla vendita dell’ energia”! Ma che significa?! Sono follie! Si vuole far passare per degradati terreni non coltivati da 5 anni almeno? Ma son proprio quelli i terreni più naturalmente fertili!! Ma si è smarrito ogni rapporto con la natura, con la scienza millenaria dell’agricoltura: sono i terreni a riposo, quelli più arricchiti di humus, quelli a più alto potenziale di fertilità! Si è dimenticato, nella pazzia speculativa dell’industrializzazione chimica dell’agricoltura che fa oggi massiccio uso di abbondanti, e anche nocivi, fertilizzanti chimici, concetti come il “riposo dei terreni”, le “rotazioni delle colture”, il “maggese”! I terreni "degradati" non esistono! E se esistono non devono esistere più!

Tutta la degenerazione del tessuto socio-politico ambientalista italiano si evince nella delittuosa scomparsa di qualsiasi politica di rimboschimento, e di riforestazione vera, estesa, partecipata e razionale dell’Italia, che dovrebbe essere la priorità di ogni impegno in favore del clima e del microclima e non solo, del suolo, della salubrità dell’ambiente, della biodiversità, del paesaggio e dell’economia silvo-agro-pastorale. Invece si concedono finanziamenti pubblici fortissimi per una speculazione, quella industrializzante del fotovoltaico a terra che desertifica artificialmente vetrificando migliaia di ettari ed ettari di territorio, depauperandone l’ humus vitale, cancellandone la biodiversità, ed estirpandone ogni cultura, anche persino della vite e dell’ olivo, delle blasfemie,  in nome di politiche di facciata contro i cosiddetti “surriscaldamenti climatici” ed il conseguente rischio di naturale desertificazione cui ampie zone dell’ Italia e del Mediterraneo sono sottoposte, come dichiarato dall’ Organizzazione delle Nazioni Unite-ONU (si pensi solo ad esempio alla Puglia). Siamo al paradosso più totale ed umanamente intollerabile!   Ed è questa una denuncia forte che il comitato lancia affinché il mondo politico-amministrativo italiano ripercorra con decisone la strada dei rimboschimenti, come stanno facendo numerosi paesi europei e del mondo, dall’ Inghilterra alla Cina, abbandonando la mala strada innaturale e esecrabile della industrializzazione all’energia delle campagne!

Urge una rievangelizzazione alla cultura dell’ elementarità della natura della nostra società e di tutta la nostra presente e futura classe dirigente! Quella odierna, di destra sinistra e centro, ha fallito non solo davanti al popolo italiano, davanti alla costituzione che calpesta! Ha fallito il suo ruolo storico davanti alla Natura, e questo è gravissimo! Anche questa è una missione culturale, tra le missioni politiche-ambientaliste fondanti! Un impegno per la vita e per la bellezza della nostra sacra nazione Italia! le procedure adottate da comuni e provincie che in molti casi risulterebbero difformi ed irregolari.le procedure adottate da comuni e provincie che in molti casi risulterebbero difformi ed irregolariDa tutta Italia, come prima iniziativa del comitato, di fatto spontaneamente costituitosi intorno a questo gravissima deriva della nostra democrazia che la Green Economy Industriale odierna fortemente rappresenta, con il grave logorarsi conseguente ed il venir meno anche delle più elementari garanzie e del rispetto dei diritti dei cittadini e dei principi sanciti dalla Costituzione italiana, Si leva un appello forte al Governo e al Parlamento tutto perché intervengano facendo rispettare la nostra Costituzione ed i diritti dei cittadini frodati, ingannati e danneggiati da questa maxi-speculazione della Green Economy Industriale in atto, ed un appello ogni uomo politico italiano, di qualsiasi schieramento, perché si abroghino d’urgenza gli immorali ed esosissimi incentivi pagati da tutti i cittadini a queste implementazioni industriali per la vendita delle energie rinnovabili, che come tali, per il loro elevatissimo impatto ambientale, non sono più energie “pulite” !!!

Chiediamo il taglio  in maniera retroattiva di tutti gli incentivi pubblici per tutti gli impianti eolici e fotovoltaici già realizzati, di qualsiasi potenza, industriali, cioè destinati alla produzione di energia prioritariamente per la vendita e non per l’autoconsumo, e l’azzeramento del meccanismo mistificatorio e falso-ecologista dei “certificati verdi”, ma una tassazione permanente per tutti questi impianti per il danno immane che arrecano al Paese e alla qualità della vita dei cittadini, ovunque in rivolta contro questi orrori industriali ubicati sulle campagne, in mare e persino sui laghi! Una “tassa sul brutto” che scoraggi definitivamente e che renda economicamente del tutto sconvenienti ulteriori simili sfregi e tentativi speculativi ai danni del paesaggio italiano! In tutto il percorso autorizzativo degli impianti industriali da rinnovabili i cittadini, scientemente, nella maggior parte dei casi, non sono stati messi adeguatamente a conoscenza degli iter autorizzativi, né tantomeno dei progetti, della loro entità e dell’impatto sui luoghi e sulle economie locali. La mancanza di rispetto del diritto dei cittadini locali da parte delle amministrazioni, nel coinvolgimento  e nell’informazione, previsti a norma di legge per queste tipologie d’industrie, è vergognosa, soprattutto alla luce dei fatti ormai noti di errori grossolani di progettazione, falsità e di anomale omissioni e dimenticanze. Si tagli il finanziamento statale a questa frode assurda della Green Economy Industriale, che, strumentalizzando e calpestando al contempo l’ “ecologia”, grava pesantemente sui cittadini e sulle casse dello Stato, con bilanci da intere finanziarie, senza alcun beneficio per l’ambiente, ma anzi con innumerevoli danni ad esso ed al paesaggio italiano tutelato dalla Costituzione italiana, art. 9, tra i principi fondamentali. Un danno incalcolabile all’economia del Bel Paese fondata sul paesaggio attraverso il turismo! Una speculazione che inoltre disperde le ricchezze finanziarie statali, le volatilizza, poiché gran parte dei guadagni finiscono all’estero attraverso il coinvolgimento nelle proprietà di questi impianti di istituti bancari stranieri e ditte estere, con sistemi di scatole cinesi, che portano talvolta, o meglio spesso, a società off-shore con sede nei paradisi fiscali! Anche ed ancor più all’indomani del referendum contro il nucleare, con il quale gli italiani hanno espresso la volontà di favorire forme di produzione dell’energia davvero ecocompatibili e pulite, il fotovoltaico industriale che vetrifica e desertifica i campi, sottraendo spazio alle colture, ai pascoli e alla vita selvatica, ed il mega e medio eolico che falcidia i volatili e sfigura catastroficamente il paesaggio quotidiano di ognuno di noi, devono essere fermati, e sostituiti da una politica volta a favorire le produzioni di energia rinnovabile in forme davvero pulite, eticamente parlando ed ecologisticamente, che sostituiscano le forme industriali sopra accennate fisiologicamente di grave impatto ambientale: occorre favorire pertanto l’autoproduzione di energia del sole con pannelli fotovoltaici ubicati sui tetti degli edifici recenti, superfici queste biologicamente morte, inutilizzate, estesissime per centinai e centinaia di ettari; le ubicazioni su di esse dei pannelli capta sole hanno pertanto un impatto nullo ambientale ed estetico, con azzeramento del consumo di vivo suolo, e massimo rispetto del paesaggio e degli edifici, luoghi e centri storici. Si pensi alle enormi superfici dei capannoni industriali, di scuole, altri istituti, ospedali, caserme, uffici pubblici, condomini, civili abitazioni di epoca recente, parcheggi coperti, stazioni ecc. ecc. Non solo, in tal modo si aiutano direttamente i privati che installando i pannelli sui tetti di loro proprietà ne conseguono immediati sgravi in bolletta, senza più alcuna speculazione ai loro danni e ai danni delle casse dello Stato intero! Prima si inizi, con la politica dei piccoli passi, a solarizzare i tetti degli edifici recenti, all’indomani del recente referendum, rimandando alla fine di tale operazione, la valutazione di ulteriori strategie energetiche, dopo aver ponderato i virtuosi risultati così ottenuti dal paese in termini energetici!

Inoltre un appello a tutti gli enti preposti ai controlli sulle autorizzazioni rilasciate, a tappeto, si laddove per situazioni omertose o altro non vi siano esposti, sia laddove ci siano già esposti alla Magistratura per irregolarità, falsità ed omissioni! Autorizzazioni che devono essere revocate in autotutela a difesa dei cittadini vittime di tali soprusi e vengano riconosciuti i danni morali e materiali subiti. Si chiede al Governo una moratoria urgente per gli impianti industriali fotovoltaici a terra ed eolici, considerata la necessità di verificare le procedure adottate da Comuni e Province che in molti casi risulterebbero difformi e irregolari, e soprattutto al fine di impedire la catastrofica e generalizzata devastazione che la loro realizzazione comporterebbe per grandissime aree dell’intero paese, che verrebbero stuprate profondamente e snaturate senza neppure poter trovare precedenti storici oggi, per descriverne sensitivamente l’ immane portata! L’appello ad un impegno politico-trasversale forte per salvare, con l’economia di questo nostro Paese, forse per la prima volta nella sua storia, anche il paesaggio e la natura, che questi impianti falso-ecologisti, e dalle falsissime e artatamente gonfiate ricadute occupazionali, di eolico e fotovoltaico industriali, distruggono ignominiosamente! La crescente rete di persone incontratasi su facebook  costituirà un Comitato Nazionale legalmente riconosciuto che sia anche portavoce e cassa di risonanza forte di tutti e possa presentare delle mozioni ai responsabili dell’ambiente! Un comitato che nasce già dalla confluenza di tantissime realtà associative, e comitati locali e nazionali e di tantissimi cittadini italiani e non amanti del paese più bello del mondo! Vogliamo essere quanto più apartitici possibile, o pan-partitici, la lotta per la difesa del territorio è appena iniziata e chi condivide questo nostro approccio alla soluzione dei problemi di tipo ambientale è invitato ad iscriversi su facebook al link: “Comitato nazionale contro fotovoltaico ed eolico nelle aree verdi” link: http://www.facebook.com/groups/192311587488270


Coordinamento Civico apartitico per la Tutela del Territorio, della Salute e dei Diritti del Cittadino

Forum Ambiente e Salute del Grande Salento – Rete Apartitica

 
 
Di Albino Campa (del 20/03/2007 @ 16:52:35, in Racconti, linkato 4474 volte)

"Eccovi un altro racconto di Marcello D'Acquarica: un racconto che ci fa gustare sapori e sentire profumi di orto e di campagna. Gli odori ed i colori del passato che per fortuna a Noha sopravvivono ancora (e speriamo ancora per molto), non contaminati dalla frenesia, dall'inquinamento, dal rumore, dall'omologazione ad uno stile di vita tutt'altro che genuino".

 

Oggi è domenica, e come di consuetudine, faccio “un salto” all'orto. Quasi sempre ci vado al Sabato, per ottemperare alla sacralità della domenica, giorno di festa e dedicato alla  famiglia. Capita  però che le vicissitudini della settimana qualche volta  me lo impediscano e quindi,  ho spostato l'appuntamento ad oggi che è  domenica.
L'orto è un fazzoletto di terra di circa 2000 mq. disteso sul versante a sud-est della collina morenica, immerso nel parco naturale di Rivoli. Rivolto  a mezzogiorno e  distante dai rumori e dal frastuono delle auto.  Da quando vivo qui, insieme a due amici, di cui uno è il padrone,  lo abbiamo adibito a giardino per gli ortaggi. Ortaggi a secco, senza acqua, bagnati solo quando il Signore fa piovere. Il posto in cui è sito si chiama “pozzetto”. Strana analogia!  Come la  zona periferica a nord ovest di Noha: lu puzzieddrhu”,  dove adesso vi hanno costruito la “167”. Era questo uno dei posti dove da bambino con i miei compagni si andava a giocare ed a trascorrere le Pasquette. Dove papà coltivava un “orto” di terra pari a circa venti are, senza acqua ma con tanti bei cozzi.
Angoli di mondo meravigliosi. Ambedue per ragioni diverse. Questo di Rivoli  è in alto, circa 500 mt. sul livello del mare.  Da qui si spazia con lo sguardo l'unico pezzo di infinito che si possa vedere da queste parti. Il resto del panorama è impegnato dalle creste di alti monti  bellissimi: le Alpi. Circondano il Piemonte a mo' di staffa di cavallo. Le montagne più alte d'Italia e d'Europa. Dalle Alpi Cozie con la maestà del Monviso alle Craie con il M.Rosa, fino a chiudere il semicerchio con le Alpi della Val D'Aosta. Una vera barriera, inerme alle invasioni delle orde barbariche e annibalesche, ed a maggior ragione, ai nuovi invasori del terzo millennio. Sulle loro cime, sempre imbiancate, svettano i ghiacciai, presenza consolatrice di una perenne riserva d'acqua. Nei giorni senza foschia sono uno spettacolo meraviglioso. Eppure dopo un po' che le guardi ti  tolgono l'immaginazione, impediscono ogni altra visuale per cui la fantasia resta prigioniera delle loro possenti  e immobili forme. E' assurdo, ma nonostante il loro fascino, possono sembrare una prigione.
Dall'orto, come dicevo prima, invece, si può “bucare” con lo sguardo l'infinito, solamente a Sud.Est. E a me piace pensare che oltre quella coltre grigia di cielo, dove si confondono fino a fondersi, nuvole e colline, si intravedano i due pini (adesso rimasto uno) della via de lu Mureddrha, i “boschi” di ulivi, le  masserie de lu Runceddrha e de lu ColaBaldi, il casale de lu Rumanu con la sua gigantesca palma che qualche anno fa brucio per tre giorni di fila, le terrazze delle nostre bianche case, la torre ed  il castello, la piazza, i compagni di un tempo, casa....!
In  questo silenzioso e magico angolo di mondo mi sono nutrito  dei  ricordi, ho voluto “saggiare” la durezza del lavoro della terra, quella terra che infine ci nutre e ci da la vita. Quella terra che sa ricompensare la fatica dell'uomo.  Che da' e poi si  “riprende” per poi ridare ancora.  Quella... terra! Non questa! Questa è arida, sassosa, secca, pigra. Qui il sole,  benchè  alto e cocente (in alta stagione) non matura i  frutti che per una stagione (non per niente gli indigeni del posto si votarono all'allevamento di bestiame). La pioggia, quando c'è, scorre via veloce e trascina con se, nonostante i miei tentativi di arginamento,  anche quel poco di buono rimasto. Pietre, solo pietre e rovi. E silenzio! Il silenzio che a volte nutre la disperazione dello  spirito ed altre volte lo ingolfa di gioia.
Comunque resta un angolo di paradiso. Qui, vengo a svuotare (non le tasche, a questo ci pensa l'Euro) le mie tensioni della settimana lavorativa. Qui ho compreso l'emozione di ritrovarmi “mbutulato”  quando, stravolto dalla stanchezza fisica (la vita sedentaria di scrivania e PC mi rende precario alla fatica), mi ritrovavo immerso nella terra a raccoglierne i “miseri” frutti. Qui ho confrontato  con rimpianto il sapore delle stagioni. Con rimpianto sì,  perché qui, in ogni anno che passa,  assapori “la resurrezione” a vita nuova meglio che in qualunque altro posto. 
Qui ho atteso vigile il primo lieve segnale del risveglio della natura dal rigido e freddo inverno di questo “insipido” nord. Seppure per brevi e ridotti momenti, qui ho vissuto la gioia di un fiore che nasce e da' colore, ho gustato il nettare delle primizie, ho ammirato la magica festa della primavera. Qui, nelle gelide mattine d'inverno, come quando da piccolo ed insieme al mio amico Roberto vagabondavo per la nostre campagne, ho incontrato il mio amico d'infanzia pettirosso. Anch'esso in lotta per la vita.
Nonostante tutto, in attesa di tornare a casa, era il mio rifugio dove saziare la  mia solitudine. Era! Adesso non è più! Oggi (dopo quasi trent'anni), una domenica mattina come le altre, invece del silenzio e la pace,  vi ho trovato il deserto. Come una fredda e improvvisa magia, ho trovato il nulla. Tutto raso al suolo. Per terra ancora vivamente incisi i solchi lasciati dai cingoli di una ruspa, testimone della “lecita” prepotenza dell'uomo “padrone” . La vecchia pianta di albicocche sopravvissuta ai miei lunghi tentativi di potatura  ha dovuto cedere a tale forza devastatrice, così come ha dovuto fare il canneto da cui ogni anno ricavavo i tutori per le mie piantine di pomodori, il “magazzino” dell'erba tagliata che usavo come fossa biologica, i rovi del mio amico pettirosso, che al  prossimo inverno non mi troverà pronto ad ascoltare il suo canto, il bosco di prugne selvatiche e di sambuco, le terrazze di contenimento, il pergolato che mai fece uva e che mi regalò mio fratello Michele ( lo teneva in un vaso sul  balcone del suo alloggio), il cespuglio di rosmarino e di salvia, la pianta di fico che con  tanto affetto  mi ero trasportato da Noha, il pesco che mi aveva regalato il mio amico Roberto, e quell'altro  di mio fratello Mario, che ogni anno mi regalava il sapore amaro dei suoi frutti,  l'albero di nespole dell'altro mio fratello,  tutto raso a terra! Tutto ridotto in poltiglia!
Anche ai  teneri germogli dei piselli appena nati è toccata la stessa fine,  i  miei leprotti dovranno cercarsi altro da mangiare al loro risveglio dal breve letargo di questa stagione stranamente mite.
In un angolo, a dispetto di tale violenza,  come delle lagrime di gioia, la' dove iniziava il muretto di sostegno,  sono spuntati i fiori gialli, la trhia e ciciari, che da anni oramai scandivano le mie primavere a ricordo del giardino di casa mia. Niente più rose, ne daglie, ne gladioli per il nostro nido d'amore, niente... la furia irruente ha soffocato anche il profumo dei miei narcisi che per primi, vincitori del gelo, ricomparivano instancabilmente ogni anno  in mezzo all'erba ancora secca.
Così, improvvisamente, il demone devastatore mi ha riportato ad una triste realtà, mi ha tolto gli affetti, ha disarmato i miei sogni.
Così è la vita! Fatta di gioie e di improvvisi cataclismi.
Un bel giorno ti svegli e ti accorgi che non sarà più come prima, che le cose cambiano e spesso ce ne accorgiamo quando cambiano in peggio. E allora il panico rischia di rovinare ogni attimo e  la disperazione ci rabbuia l'animo.
Qualunque ne sia la causa il nostro tempo può finire in un attimo e quello che avremmo potuto fare, dire o dare può non essere più  fattibile.
Adesso che anche questa storia è finita, mi rendo conto che in fondo sono stato fortunato. Ho avuto
l'occasione per capire quanta fatica  mio padre ha fatto per sostenere con dignità la sua famiglia. Ho capito anche:
 che nella semplicità delle cose c'è il segreto per la gioia e  la purezza dello spirito;
che apparteniamo alla terra, da cui è impossibile sfuggire,  non a questo finto progresso;
che forse mi resta ancora molto da fare e da donare.
Che in fondo la disperazione non costruisce, non edifica nulla. La pazienza e la perseveranza invece portano verso una meta, ed anche se mai sarà possibile raggiungerla, resta sempre il nostro faro, la luce che ci guida,  ma sempre nel rispetto della natura e del prossimo. Altrimenti diventiamo a nostra volta,  strumenti di distruzione, come i cingoli della ruspa che oggi ha devastato i miei affetti.


Marcello D'Acquarica

 
Di Antonio Mellone (del 18/05/2014 @ 16:27:42, in NohaBlog, linkato 3385 volte)

Come al solito ha ragione la mia amica Maria Rosaria. Nel chiosare icasticamente il mio trafiletto sui “Misteri al cimitero di Noha”, M.R. ha sinteticamente espresso quello che ho subito pensato anch’io nell’osservare l’impazzimento del contatore dei lettori di quel pezzo on-line: non se n’erano mai visti tanti ed in un così breve lasso di tempo. Convengo dunque con la mia amica sul fatto che probabilmente a scatenare la curiosità degli internauti avranno concorso due ordini di fattori: uno connesso al titolo e l’altro al contenuto (che, stavolta, a dirla tutta, è tutt’altro che una questione di vita o di morte).

*

Confesso sin da subito che quel brano è uno dei miei peggiori mai pubblicati: poco curato nella forma, scritto di getto in meno di un quarto d’ora (e si vede), pieno di espressioni viscerali che forse avrei anche potuto smussare, ovviamente senza rinunciare al mio caustico frasario (di cui alcuni mi accusano, mentre altri apprezzano), e preservando l’efficacia dell’elaborato. Ma tant’è.

Ho scritto invero decine e decine di articoli su temi veramente scottanti, direi di vitale importanza, impiegando a volte intere settimane per curarne la morfologia sintattica ma soprattutto la sostanza, approfondendo gli argomenti, documentandomi su decine di libri (oggetti, questi, che molti internauti non aprono probabilmente dalle elementari), compulsando riviste, siti internet, dossier, visure delle Camera di Commercio e certificati ipo-catastali, compiendo sopralluoghi, raccogliendo denunce, realizzando riprese, incrociando dati, intervistando persone e personaggi, preparando inchieste, catturando immagini, partecipando a convegni e comitati e marce e fiaccolate e sit-in, e via di seguito.

Risultato di tutto questo bel lavoro? Pochi lettori, che potremmo anche definire vigili urbani, ed al contempo un incommensurabile numero di sbadati urbani e di altrettanti belli addormentati nel losco.

Dunque credo che il vero mistero sia tutto qua.

*

Mi vien da pensare che davvero a volte ci preoccupiamo di più di un loculo, e non del fatto che in quel cimitero ci stiamo andando a finire tutti e di corsa per via delle esalazioni, della diossina sprigionata anche dai camini industriali che incombono imperterriti sulle nostre teste, della cementificazione selvaggia delle nostre campagne (per esempio per costruire mega-porci commerciali, oltre ai troppi già esistenti), delle discariche abusive di rifiuti pericolosi, dell’abbattimento degli alberi, degli scarichi in falda di ogni schifezza, dei pesticidi senza limiti, e dei cosiddetti progetti che accelereranno il passo verso la fossa comune (come il mega-impianto di compostaggio anaerobico di 30.000 tonnellate annue di spazzatura umida, cioè 80 tonnellate quotidiane, da installare chissà dove ma certamente ad un fischio dalle nostre case), del nostro stile di vita.

Sembra come se davvero il numero dei “lettori” fosse direttamente proporzionale al gossip ed inversamente proporzionale al quadrato dell’importanza dell’argomento trattato, tanto per imitare la nota legge di Newton.

Non si spiegherebbe altrimenti il successo di certi quotidiani locali.

Eppure mi pare di scrivere su Noha.it e non su Nove(lla)2000.it.

*

Ma tutto questo m’è servito da lezione.

Sicché la prossima volta, per attirare l’attenzione o la morbosità dei naviganti, sperando di eccitare il moto dei loro neuroni superstiti, sarò costretto ad ingegnarmi nell’escogitare per i miei pezzi dei titoli più accattivanti.

Eccone alcuni esempi: “Violentata davanti a tutti” (per parlare della nostra terra); “Occultamento di cadavere” (per discettare del nostro frantoio ipogeo); “Casa a luci rosse a Noha” (per disquisire del nostro particolare bene culturale noto come la “casa rossa”); “La tigre di Colacem” (per la diossina che fuoriesce dai camini che incombono nello skyline dei nostri orizzonti); “L’alba dei morti dementi” (per le cappelle e le cappellate che avvengono nel cimitero di Noha, ma non scherzano nemmeno i cimiteri dei paesi vicini); “Uno zombie a palazzo Orsini” (per parlare di qualche spettro che s’aggira nella stanza dei bottoni del nostro mal comune); “I misteri della SCU” (per parlare dei problemi della vecchia Scuola Elementare di Noha, dove al posto di una cabina elettrica hanno costruito una cabina elettorale); “Un lupo mannaro americano a Noha” (per trattare magari del randagismo); “Il diavolo veste biada” (a proposito di cavalli con le criniere intrecciate dallu Sciacuddhri); “La torre della paura” (per lanciare un grido d’allarme sulla torre medievale di Noha, che sta per crollare sotto il peso dei secoli ma ancor di più della nostra insipienza)…

Voglio proprio vedere se con titoli di questo tenore aumenterà il numero di chi si interesserà di più delle cose fondamentali che ci riguardano e possibilmente di meno delle cavolate, del chiacchiericcio e del pettegolezzo da allegre comari.     

*

Nei miei ultradecennali interventi ho più di una volta espresso critiche nei confronti dell’operato di qualche consigliere comunale o assessore o sindaco (con la s minuscola e con la s maiuscola), me la son presa con la maggioranza e/o con l’opposizione (a volte con entrambe, visto che sovente vanno a braccetto), non ho trascurato qualche cosiddetto “giornalista” o “imprenditore” (notare le virgolette ai due lemmi), e quando è capitato finanche con qualche singolo cittadino. Sempre virtualmente e dialetticamente, s’intende.

C’è un’ultima categoria con la quale non me l’ero ancora presa.

Quella dei miei lettori. Ecco, l’ho appena fatto.

Antonio Mellone
 
Di Antonio Mellone (del 23/06/2018 @ 16:08:52, in Comunicato Stampa, linkato 1761 volte)

Aiuto. Oltre al mega-porco, cioè il centro commerciale per antonomasia da insediare nei pressi della frazione (umida) di Collemeto, abbiamo anche il fantasma del mega-impianto di compostaggio che s’aggira tra Soleto e Galatina per chiudere finalmente (con le catene) il ciclo dei rifiuti: sissignore, qui da noi le devastazioni o sono mega o non se ne fa niente.

A proposito di spazzatura, non si possono non citare i comunicati-stampa partoriti da alcuni diciamo politici locali, pubblicati su face-book e sulle testate on-line indigene - ergo ripresi paro paro, come da statuto, dalla solita stampa cartacea dop – comunicati, dicevo, che non si sa bene come differenziare (le famose eco-balle speciali).

Ebbene. Uno se ne esce con le  “roylaty” (veramente sarebbe royalty, e al plurale royalties: che comunque non c’azzeccano una mazza con l’impianto di compostaggio – a meno che l’apparato non abbia tanto di brevetto registrato ed esclusivo per il compostaggio però dei cervelli all’ammasso); l’altro con la boutade (da tradurre con buttanata) onde “i vantaggi andrebbero a ricadere esclusivamente sul comune ospitante”; l’altro ancora che vorrebbe che gli altri (gli altri, mica lui) facessero le barricate contro chissà chi. Poi ci sono i bipolari, che non vorrebbero per nessuna ragione al mondo l’impianto nel comune vicino ma direttamente nel proprio: una specie di sindrome Nimby al rovescio (della serie: se merda dev’essere, per favore, scaricatela tutta qua).

Nessuno fra gli scienziati de noantri che abbia ribadito il fatto che il famoso compost si dovrebbe fare a livello micro, cioè di famiglia, o di condominio, o al più di quartiere, e non a livello macro, con la creazione dell’ennesima mega installazione o immondezzaio fuori porta (ché di questo si tratta). Nessuno che abbia denunciato il fatto che il compostaggio anaerobico (pardon: analerobico) alla fine non produce compost per l’agricoltura ma un residuo pericoloso da smaltire in discarica solo dopo opportuno trattamento. Nessuno, tra le tante domande da porci (che dunque ci aspettavamo provenissero spontaneamente dai nostri topici comunicatori-stampa), che abbia posto quella sulla quantità di suolo da consumare per la suddetta mega-struttura, se uno, cinque o quindici ettari. Nessuno che abbia sollevato la questione su chi sarebbe preposto alla gestione dell’impianto, se una società nuova o una già esistente mista pubblico-privato (tipo le ultime idrovore di cui stiamo ancora pagando le conseguenze sotto forma di imposte e tasse). Insomma, elettroencefalogrammatica piatto. 

Si parla di un impianto da 50.000 tonnellate, immagino annue. Vale a dire 160 tonnellate abbondanti ogni santo giorno feriale, badate bene, non di rifiuti, ma della sola frazione umida di codesti rifiuti.

Ora. Posto che i salentini siano tra i più grandi ghiottoni e spreconi della storia di tutti i tempi, e che dunque ognuno di essi produca 150 grammi al giorno di resti, avanzi, rimasugli organici predigestione (non ditemi di essere così sciuponi da crearne di più), per raggiungere quelle cifre occorrerebbero 1.066.666 salentini attivi produttori di bucce di banana, torsi di mela, lische di pesce, scorze di patate, e scarti vari di culinaria. Peccato che i residenti di Lecce e provincia, inclusi gli emigrati all’estero, sono poco più di 800.000 unità, e che l’impianto soletan-galatinese non sarebbe l’unico, ma uno dei ben due previsti per la nostra terra. Sicché, attese le difficoltà di contabilizzare anche la spazzatura provocata eventualmente dai fantasmi dei morti (loro), per raggiungere le 50.000 tonnellate necessarie al funzionamento efficace ed efficiente di una struttura del genere sarà necessario importare frazione umida di spazzatura dal resto del mondo. Da dove di preciso, non è dato di saperlo (a proposito di misteri); men che meno chi ne dovrebbe controllare la “qualità”. Quanto al traffico diurno e notturno dei camion in arrivo e in partenza da codesto mega-impianto per il carico e lo scarico delle loro brave 160 tonnellate giornaliere di roba, ve lo lascio solo immaginare.    

Mi sa che per raggiungere l’economicità, oltre agli scarti predigestione qui ci tocca sommare anche le deiezioni post-digestione. Che sovente coincidono con certe elucubrazioni e con chi le formula.

Antonio Mellone

 
Di Redazione (del 08/12/2022 @ 16:02:08, in Comunicato Stampa, linkato 263 volte)

Appena insediata la nuova amministrazione di Galatina, guidata dal sindaco Fabio Vergine, ha subito  compreso la valenza e l’importanza  strategica del "Consorzio Area Sviluppo Industriale Lecce" ed ha voluto sottolineare l'attenzione della città alle imprese, avviando una serie di azioni importanti.

Il sindaco ha voluto una delega specifica per l' Asi e mi ha onorato di questo incarico, chiedendomi di seguire i bisogni dell'area industriale di Galatina-Soleto. Per fare ciò, già dal primo giorno, mi sono interfacciato con il Consorzio ASI Lecce, che è il  gestore del nostro agglomerato

Industriale.

Ho così appurato che da ben tre anni esiste tra i componenti del consiglio di amministrazione del consorzio un delegato di Galatina, che gode delle simpatie dell'attuale minoranza: il professionista Antonio D’Amico. 

Con D'Amico, in nome del preminente interesse della città di Galatina, abbiamo immediatamente cercato un dialogo, ma le nostre richieste di incontro sono state rimbalzate, eluse e rimandate a data da destinarsi!

Le imprese di Galatina, però, non possono attendere i comodi del singolo.

Per questo, vista la mancanza di operatività di D’Amico, l'attuale amministrazione galatinese ha privilegiato un rapporto diretto con il Presidente del Consorzio, Massimo Albanese, che ha viceversa mostrato capacità manageriali e d'ascolto.

Abbiamo così evidenziato le criticità della nostra zona industriale e trovato finalmente nel Consorzio un ente capace di ascoltare e proporre rimedi sia a questioni ordinarie sia a questioni strategiche, venendo incontro alle imprese e al territorio.

Un aspetto quest'ultimo enormemente importante, soprattutto ora che il Commissario Straordinario per le Zes, Manlio Guadagnuolo, sta dimostrando massima determinazione, impegno e capacità a favore degli investimenti.

Proprio grazie alla collaborazione con Asi, ad esempio, entro il prossimo anno la nostra area industriale avrà finalmente un impianto di pubblica illuminazione efficiente e funzionante, requisito minimo per essere più sicura e attrattiva.

Tutto ciò evidenziato appare quindi evidente come la richiesta

di dimissioni immediate del professionista D'Amico, avanzate dal sindaco Fabio Vergine, siano nell'interesse di Galatina e delle imprese insediate nella nostra zona industriale.

Queste dimissioni sono praticamente un atto dovuto, per il bene della nostra città!

D'Amico compia un atto d'amore per Galatina: si dimetta!

Gatto Andrea
Consigliere Comunale di Galatina

 
Di Antonio Mellone (del 30/07/2016 @ 16:01:49, in Politica, linkato 3332 volte)

Addio giunta Montagna. Che il cemento ti sia lieve.

La ferale notizia della prematura dipartita dell’amministrazione del Nazareno di Galatina, quella del consociativismo ovvero delle larghe scemenze nostrane, m’è giunta ieri sera come fulmine a ciel in Tempesta, mentre appagavo il mio senso estetico sotto le volte affrescate della basilica orsiniana, riecheggianti di voci e note medievali de “La cantiga de la Serena” (percorsi musicali lungo le vie dei pellegrini di Puglia).

Non c’era il bisogno di essere Nostradamus per vaticinare il fatto che la fascia di Miss vice-sindaco primavera/estate 2016 indossata dall’assessore all’area mercatale, al secolo Patrizia Sabella, sarebbe durata da Natale a Santo Stefano (anzi per la precisione: da San Pantaleone a Santa Marta – protettrice delle casalinghe, ndr.).

A dirla tutta, la giunta Montagna, per lo scrivente, era già spirata da un pezzo: precisamente dal giorno in cui - dando retta al raglio degli asini che volano - aveva detto di sì al mega-porcile di Collemeto, con la successiva sottoscrizione nel 2013 della famosa Convenzione (o circonvenzione d’incapace) con la Pantacom, la società a irresponsabilità illimitata - che tanti danni, soprattutto ai quattro superstiti neuroni dei galatinesi, ha procurato. 

In nome della cantilena per bimbi-minchia, vale a dire “ricadute occupazionali e volano per lo sviluppo”, si trovarono tutti insieme appassionatamente il PD (Pronta Deforestazione), l’allora Udc (Unione del Cemento), il Pdl (Partito delle Lottizzazioni), la PdT (la Puccia prima di Tutto), i restanti destrorsi, inclusi i “compagni” del partito socialista (che a dispetto di Marx ed Engels - le cui ceneri si staranno certamente travujando nella tomba – è diventato di destra), a votare lo scempio di circa 25 ettari di terreno di Contrada Cascioni per impiantarvi l’n-esimo centro commerciale salentino.

Il tutto con l’opposizione di RC (Rifondazione Comunista, anzi Riposo Cerebrale) così blanda, così affabile, così, come dire, scoglionata, che la Roberta & C. son rimasti avvitati alla cadrega della maggioranza sino all’altro giorno.

*

A Roberta, che reputo persona di grande valore e preparazione, non perdono il fatto che, subito dopo le elezioni e la nomina in giunta, si sia dimenticata delle sue battaglie in favore dello “Stop al consumo di suolo” (e, invero, anche dei suoi compagni di lotta), sparendo di fatto dalla circolazione e dagli incontri nei collettivi, creando uno iato inspiegabile (o forse sì) tra un prima e un dopo, e diventando paladina delle glandi opere pubiche - tipo mega-impianto di compostaggio ana(l)erobico e area mercatale - e avallando le scandalose enormità di questa amministrazione, più volte descritte dall’ineffabile Andrea Coccioli come grandi successi (o forse voleva dire grandi cessi, tipo: pseudo-circonvallazione con tanto di ringhiera combustibile; Palestra Hangar chiusa come un bunker all’indomani dell’inaugurazione in pompa magna (pompa è sostantivo; magna, voce del verbo); Auditorium in-cubista morto nella culla di cemento vibrato; Centro Polifunzionale di Noha senza allaccio polifunzionale all’energia elettrica; parcheggio di via Giada (ahinoi, volevano fare anche quello); accettazione diretta o indiretta delle sponsorizzazioni da Tap, Colacem e da altri gigli di campo (santo) senza alcuna alzata di ciglio o storcimento di muso;  varie ed eventuali).

*

Ora si prospetta una gestione della città di nomina governativa, sicché un grigio Prefetto, con l’investitura di un suo commissario, sancirà solennemente che a Galatina la democrazia è fallita.

Che ci vuoi fare, signora mia: nel mio comune c’è una genia di politici e di loro accoliti ancora nostalgici del Podestà.

Qui il popolo stravaccato sui divani & divani non ha ancora compreso il fatto che il peggior sindaco (pensate, per dire, ad un Carlo Gervasi - sanu me toccu – che fu lo sfidante di Montagna), sarà pur sempre preferibile al miglior Commissario Prefettizio.

*

Dite che non me ne vada bene una? Forse.

Ma ormai lo sapete che, avendo dichiarato guerra alle icone, sono poco ecumenico e molto iconoclasta.

Specifico: icone. Senza f.

Antonio Mellone

 
Di Antonio Mellone (del 26/06/2014 @ 15:57:17, in NohaBlog, linkato 4921 volte)

La mia amica Maria Rosaria sa come provocarmi. Stavolta, non bazzicando io su face-book (vengo male di profilo), mi manda un sms in cui mi riferisce che la festa dei Santi Pietro e Paolo di Galatina è stata sponsorizzata nientepopodimenoche dal TAP (Trans Adriatic Pipeline).

*

Ho capito subito che non si trattava di un macabro scherzo ma della pura verità. Anche perché, lungi dal credere che i signori del TAP fossero consacrati ai due nostri santi apostoli, sapevo da tempo che esistono dei personaggi negli staff di codeste organizzazioni che hanno il compito di convincere popolazioni, associazioni, confraternite, confesercenti, comitati-feste, congreghe, pescatori e via di seguito circa la bontà delle loro “grandi opere”. Ne sono un esempio lampante, tanto per fare dei nomi, il MOSE, l’EXPO 2015, il MUOS, LE-DISTESE-DI-PANNELLI-FOTOVOLTAICI-IN-MEZZO-AI-CAMPI, il MEGA-impianto DI COMPOSTAGGIO (targato Roberta), il MEGAPORCO PANTACOM,  il TAV, la SS 275 (la strada statale a quattro follie verso S. Maria di Leuca).
Ma, come noto, agiscono così anche altri gigli di campo come l’ILVA di Taranto (la famosa fabbrica di tubi in acciaio e cancro), e, tanto per non andare troppo lontano, la COLACEM.
Sì, nella stragrande maggioranza dei casi per edulcorare la pillola o indorare la supposta si cerca di trasmettere un rassicurante senso di compatibilità e armonia ambientale (è più o meno come pubblicizzare le sigarette che fanno bene alla salute dei polmoni); si blatera di “ricadute occupazionali” e di “volano per lo sviluppo” (tanto per arricchire il lessico); si promette il solito risparmio sulla bolletta energetica (gli allocchi che credono agli asini che volano sono ancora un’infinità); e, ciliegina sulla cacca, si certa di realizzare, come dire, una sorta di captatio benevolentiae attraverso la sponsorizzazione di eventi sportivi, associazioni culturali, concorsi a premi, borse di studio, tornei, motoraduni, sfilate, restauro di altari e, novità dell’ultim’ora, feste patronali.

*

Per gli atei-devoti che frequentano le pie novene e che non lo sapessero ancora, diciamo che il TAP è un gasdotto, anzi una joint venture internazionale che ha intenzione di perforare il suolo in profondità, di tagliarlo per mare e per terra per centinaia di chilometri solo “perché ce lo chiede l’Europa”.
Questo gasdotto (opera privata definita con un certo sense of humour di pubblica utilità) dopo aver attraversato l’Adriatico, dovrebbe sbarcare nel Salento, più o meno nei pressi delle belle spiagge di Melendugno (sennò che gusto ci sarebbe nel trasformare la Puglia in una servitù di passaggio e in una terra di inutile accumulazione di fonti energetiche senza il colpo di grazia agli ultimi baluardi della grande bellezza).
Ma non è solo questo. TAP, infatti, è per forza anche sinonimo di inquinamento, compreso quello dei mezzi che lavoreranno per anni per la realizzazione dell’opera, nonché quello connesso alle inevitabili perdite di gas, nei mari, nel sottosuolo e nell’aria.
Nel mare, per dire, si prospetta un cantiere caratterizzato dalla presenza di navi di supporto e di svariate escavatrici meccaniche, che come dei lombrichi scaveranno davanti per espellere detriti dal didietro. Ovviamente la roccia impermeabile dei fondali non è della consistenza della margarina. Ergo queste trivelle orizzontali necessiteranno tra gli altri anche di lubrificanti costituiti da olii emulsionati e altre schifezze la cui composizione spesso è coperta da segreto industriale. Tutto materiale che ovviamente andrà a finire nei fondali marini, nei pesci, in noi.
Per non parlare del fatto che, una volta approdato nel Salento, il TAP avrà bisogno di una centrale di pressurizzazione che, oltre ad occupare un’altra area, parrebbe di 12 ettari (e te pareva), rilascerà non olezzo di profumo Chanel n. 5 o altra acqua di colonia ma esalazioni ed altre emissioni appestanti dappertutto, e con tanto di colonna sonora (altrimenti detta inquinamento acustico); senza citare il resto dei danni alla flora, alla fauna e a ciò che rimane della povera catena bio-alimentare.
Dulcis in fundo? Sembra che anche i TAP-dirigenti candidamente ammettano che una struttura del genere abbia una durata media di 50 anni, al termine dei quali verrebbe chiuso il rubinetto e abbandonato tutto in loco, e buonanotte ai suonatori (della pizzica di San Paolo).

*

Ma a quanto pare l’inquinamento del TAP non sembra essere solo ambientale, evidentemente è anche sociale, culturale, intellettuale, mentale. Basta leggere le risposte date al telefono a Raimondo Rodia da parte di un esponente del comitato festa patronale di Galatina - secondo cui non sarebbe importante la provenienza dei 30 denari ma il loro utilizzo - per averne la prova inconfutabile. Come si fa a proferire una scemenza del genere e soprattutto in nome di quale etica rimane il più classico dei misteri dolorosi.

*

Ma poi mi chiedo ancora se non sarebbe più “cristiano” che a finanziare la festa di un santo patrono fosse la comunità tutta, autotassandosi come fanno altrove senza il bisogno di presentarsi al cospetto dei marpioni di turno con il cappello in mano.
E’ davvero così difficile che i 30.000 galatinesi si mettano una mano sulla coscienza e l’altra in tasca per tirar fuori due euro (dico 2 euro) pro-capite per racimolare una cifra più che sufficiente per dar vita a dei festeggiamenti decorosissimi e soprattutto “partecipati” (in tutti i sensi)?
Se davvero così fosse (o non fosse) significherebbe che il popolo di Galatina ha ceduto se stesso, la sua vita, il suo territorio a chi crede che tutto possa essere comprato, dandosi così alla più abietta forma di prostituzione. E allora meglio sarebbe, per uno scatto di dignità, boicottare questa benedetta festa patronale.

***

Mi sarei aspettato che il mio sindaco, sul tema, avesse proferito più o meno queste parole: “Cari concittadini, per sentirci comunità non abbiamo bisogno di imbonitori, ma di determinazione e fantasia al fine di preservare la nostra storia, la nostra terra, la nostra serietà. Diciamo una buona volta un secco no a chi ci vuole come un popolo ubbidiente e cieco, rassegnato, fatalista e prezzolato che non s’accorge – o non gliene importa niente – se gli sottrarranno terra e democrazia. Riscattiamoci dal morso di questa nuova tarantola, rappresentata da un capitalismo di rapina che privatizza gli utili e socializza le perdite, credendo poi di darci il contentino sotto forma di sponsorizzazione”.
Ma per sentire un discorso di questo tenore da parte di Mimino nostro ci vorrebbero due miracoli: uno di San Pietro ed un altro di San Paolo. In contemporanea.

Antonio Mellone

 
Di Antonio Mellone (del 05/02/2017 @ 15:42:28, in NohaBlog, linkato 2243 volte)

Non c’è popolo al mondo più sonnacchioso, rassegnato, smemorato, in una parola, ‘vavusu’ del galatinese. Con le dovute eccezioni, s’intende. Che confermano la regola.

Gli si può fare di tutto: come per esempio liberare definitivamente il suo territorio dagli alberi residui (quercia vallonea inclusa) per farne una circonvallazione senza senso più che a doppio senso; affumicarlo con gl’inebrianti miasmi delle ciminiere di un cementificio o di una fabbrica di calce; uccidere i suoi beni culturali, come il suo  stupendo centro storico, con il traffico diuturno di auto di ogni cilindrata grazie all’alibi dei negozi “che altrimenti chiuderebbero”; buttar via i soldi delle sue tasse in opere cosiddette pubbliche, inutili, costose e spesso dannose (come un hangar-palestra inservibile, un auditorium inaudito, un centro polivalente senza energia elettrica, e via elencando);  devastare la sua periferia con una miriade di comparti edilizi di frontiera, quando del già costruito non si contano le volumetrie invendute, inutilizzate, abbandonate; riempire i suoi campi e, quando non bastano, anche le piazzole di sosta delle strade dei suoi suburbi con rifiuti di ogni colore, taglia, puzza e pericolo; fargli credere che certe aziende (tipo Tap, e altri gigli di camposanto) sponsorizzino la sua festa patronale o altre “iniziative culturali” per magnanimità o mecenatismo e non invece per la loro coda di paglia lunga fino alla via di Soleto; indurlo all’esultanza quando i politicanti locali se ne escono con qualcuna delle loro, tipo una novella area mercatale che consista in altri ettari di terreno da coprire con una bella coltre cemento vibrato; prenderlo per il culo con la scusa del “volano dello sviluppo” e delle “ricadute occupazionali” (ricadute una dietro l’altra) derivanti dall’ennesimo centro commerciale di una ventina di ettari da impiantare nella campagna di Collemeto; eccetera, eccetera.

A proposito di quest’ultimo centro commerciale, il 13 gennaio scorso, la solita penna ad inchiostro linfatico (siamo ormai nel campo delle ghiandole salivari), sul consueto quotidiano (il minuscolo non è casuale ma causale) scioglieva inni e canti al divino e eucaristico progetto Pantacomico, che pare abbia avuto un ulteriore OK da parte del dirigente (o digerente, vista la bocca buona e lo stomaco forte), funzionario addetto a non so cosa, tale Antonio Orefice, che tomo tomo, cacchio cacchio, immagino con l’assenso anche del commissario prefettizio Guido Aprea (o forse Guido in Apnea), con un assenso nel silenzio generale, ha cambiato nome alla città: da Galatina a Sodomina.

In un trafiletto-colpo-di-grazia, il gazzettante di corvée si presta a illustrarci tutti i punti per i quali il mega-porco commerciale è di “pubblica utilità”, anzi una figata vera e propria. Tipo: “la salvaguardia della rete commerciale della città” [come, non è dato sapere, ndr.]; “la cessione al comune di un’area di 300 metri quadrati da destinare alla promozione dei prodotti locali” [come per dire il pasticciotto di Galatina, e altre leccornie loro. Secondo me la salma del povero Andrea Ascalone, per risparmiargli ulteriore pena, l’avranno sepolta già rivoltata, ndr.]; per non parlare poi della “creazione di impianti sportivi e per il tempo libero” [da trascorrere ovviamente al centro commerciale, e dove sennò, ndr.]; e ancora “un impianto ludico-ricreativo per bambini di 10.000 metri quadri” [povere creature. Poi si lamentano se a 20 anni i figli ammazzano i genitori, ndr.] e infine – mi voglio rovinare - “il parco pubblico che sarà attrezzato, completato e ceduto al patrimonio comunale” [così i galatinesi non faranno più le loro passeggiate ecologico-romantiche con decine di giri in macchina intorno alla villa, con tanto di braccio fuori dal finestrino, ma direttamente in questo novello parco: sarà certamente più cool, anzi paracool, ndr.].          

Mi sa tanto che di questo passo, tra un copia-incolla, un taglia-e-cuci, un mangia-e-bevi, un servo encomio e un codardo oltraggio, l’unica superstite rubrica del Quotidiano in grado di mantenere un sufficiente livello di autentica scientificità rimarrà quella dell’oroscopo.

*

Ora. Capisco che a Galatina la democrazia faccia ribrezzo, se non addirittura schifo, e che la maggioranza dei notabili locali con il codazzo degli accoliti preferisca il “quieta non movere”, un podestà ad un sindaco democraticamente eletto, la presa in giro alla verità. Ma santo cielo, è mai possibile che nessun elettroencefalogramma abbia dato un minimo segnale di movimento, o che nessuno abbia fiatato o alzato ciglio o storto il muso o mosso un dito all’annuncio di questo capolavoro di alta oreficeria (Orefice), ulteriore passo verso il Golgota di una città già provata da anni di malapolitica, scemenze inenarrabili e consociativismo da picchi himalaiani? Sì, evidentemente è possibile.

Oh, Galatina, per favore, smetti di farti del male una buona volta: lascia in edicola ‘sto cazzo di giornale, spegni la televisione e mettiti a leggere finalmente un libro.

Antonio Mellone

 
Di Albino Campa (del 14/01/2011 @ 15:41:20, in Fotovoltaico, linkato 4472 volte)

Una petizione contro i megaimpianti fotovoltaici industriali e sperimentali sul territorio agricolo del comune di Cutrofiano, dove si sta realizzando, con il parere favorevole di Legambiente nazionale, l’impianto di Exalto s.r.l. su 26 ettari. Partiti, movimenti, liste e gruppi politici locali, associazioni, comitati e tutti gli altri organismi sociali presenti e operanti sul territorio comunale, rivolgono al sindaco ed al consiglio comunale di Cutrofiano una petizione promossa dal comitato “Forum Amici del Territorio”, in cui si dichiara la netta contrarietà agli impianti che s’intendono porre in essere.

Considerando che con le diffuse attività estrattive attraverso la coltivazione di cave a cielo aperto ed ipogee, il comune di Cutrofiano è già stato irrimediabilmente deturpato, i sottoscrittori della petizione denunciano l’abnorme proliferazione su tutto il territorio comunale di progetti riguardanti insediamenti produttivi di energia elettrica aventi carattere industriale altamente invasivi, quali impianti di centrali elettriche fotovoltaiche di media e grande estensione.

La realizzazione indiscriminata di tali impianti porterebbe, secondo il fronte del no, allo stravolgimento del territorio agricolo, alla devastazione del paesaggio tipico salentino, alla svalutazione economica di immobili limitrofi agli impianti, allo scoraggiamento di investimenti per attività agro-turistiche nuove ed esistenti, “vero motore economico nel futuro della comunità cutrofianese”: “La smisurata incentivazione del Conto Energia italiano, la più alta al mondo – si legge nel testo -, su sistemi industriali di energie rinnovabili tecnologicamente poco efficienti, con produzioni discontinue e costosi per l’utenza finale, sommata a scelte energetiche errate, coronate dal Piano energetico ambientale regionale pugliese (Pear), hanno prima favorito e successivamente avallato, con un tardivo ed ambiguo intervento di parziale limitazione, una logica basata sull’insediamento selvaggio di impianti energetici da fonti rinnovabili di media e grande potenza, autorizzati spesso solo con la denuncia di inizio attività o con un’autorizzazione regionale che comunque offende la partecipazione e la decisionalità democratiche e la corretta pianificazione territoriale”.

Le recenti linee guida della Regione Puglia del 30 dicembre 2010, in vigore dall’inizio dell’anno 2011, “non apportano efficaci strumenti di tutela del territorio agricolo, ma sottolineano la sempre più discussa discrezionalità degli organismi preposti all’autorizzazioni degli impianti”. Per questo, i sottoscritti evidenziano che la “solidarietà energetica” con altre regioni non possa diventare “il pretesto per avallare una incontrollata proliferazione di progetti energetici sul territorio comunale e pugliese, per produrre energia notevolmente sovradimensionata rispetto ai consumi che, peraltro, determina gravi sprechi nelle linee di trasmissione”.

“Si rileva altresì – si legge ancora - come grandi holding straniere, del nord e centro Italia, hanno intrapreso un’azione di ‘colonizzazione energetica’ ai nostri danni, utilizzando mediatori locali, associazioni ambientaliste compiacenti e appoggi politici trasversali”. Per quanto esposto, i sottoscriventi chiedono che il consiglio comunale di Cutrofiano, in linea con gli orientamenti già espressi, “deliberi una posizione di contrarietà a qualsiasi impianto fotovoltaico di tipo industriale e/o sperimentale, sia tradizionale e/o a concentrazione sui terreni agricoli nel Comune di Cutrofiano, favorendo gli impianti di autoconsumo privati e pubblici e indicando una limitata e selettiva scelta di pochi siti in aree industriali ed artigianali per i primi”.

Inoltre che il Consiglio comunale di Cutrofiano, la Commissione urbanistica e l’Ufficio tecnico predispongano ed approvino “un regolamento sulle energie a fonti rinnovabili per la salvaguardia e tutela del territorio comunale, integrando quanto previsto dal precedente punto al fine d’impedire la sfrenata ed incentivata corsa alla speculazione nella produzione elettrica, a discapito della salute e dell’ambiente”; che l’assise “faccia proprie tutte le direttive e le indicazioni previste” dagli appositi documenti regionali e provinciali, “individuando esattamente le zone di interesse ambientale come il ‘Parco dei Paduli’”.

“E’ opportuno ricordare inoltre – spiegano - quanto sancito dalla Costituzione Italiana, ossia che ‘La Repubblica … tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione’ (art. 9), e quanto contenuto nell’articolo 2 dello Statuto della Regione Puglia, dove si chiarisce che ‘il territorio della Regione Puglia è un bene da proteggere e valorizzare in ciascuna delle sue componenti ambientale, paesaggistica, architettonica, storico-culturale e naturale’”. In virtù di questi principi i sottoscriventi ribadiscono come il “territorio non possa diventare la ‘colonia energetica’ figlia di una bolla speculativa dell’economia italiana ed europea”. La petizione ha già avuto due sottoscrizioni politiche dai circoli locali di Italia dei Valori e del Movimento “Io Sud”.

“La petizione – spiega il Geom. Gianfranco Pellegrino - mira a dare chiarezza sulle posizioni fino adesso ambigue dei vari gruppi politici locali; inoltre con la stessa il Forum preme sul Consiglio comunale al che lo stesso faccia quanto necessario a contrastare tali progetti. Il Consiglio Comunale di Cutrofiano può ancora fare molto, se attuasse le richieste indicate nella petizione renderebbe l'autorizzazione degli impianti molto complicata”.

fonte:www.comunedicutrofiano.com

 
Di Antonio Mellone (del 05/04/2014 @ 15:40:00, in NohaBlog, linkato 2309 volte)

Dicono che me la prendo troppo. Ma santo cielo, hanno intenzione di impiantare una novella Chernobil ad un fischio da Galatina e dovrei far finta di nulla? No, non farò come molti, troppi galatinesi, il cui elettroencefalogramma somiglia sempre più ad una retta tendente all’infinito, anzi a zero.

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Qualche settimana fa, su uno tra i più seguiti siti internet di Galatina è apparso l’ennesimo comunicato-stampa sul tema del compostaggio (che  proprio compostaggio non è). Il pezzo è stato stilato da alcuni esponenti dell’opposizione (che proprio opposizione non è) all’attuale governo del comune (che proprio governo e soprattutto comune a questo punto non mi pare siano più).
Orbene, l’immagine a corredo di questo comunicato è la foto di un virgulto di basilico (o forse di zangone) ben piantato su una manciata di terriccio contenuto tra due mani. Quell’humus vorrebbe evocare - forse nella mente del geniale “giornalista” che l’ha utilizzata – il fatto che quello sarà o sarebbe il frutto di un bel compostaggio della frazione umida dei rifiuti che avverrà secondo il metodo naturale della dottoressa Tirone (indovinato chi è la nostra dottoressa Tirone? Bravi: quella).
Un’immagine, quella del germoglio, da far impallidire la pubblicità bucolica, idilliaca, anzi arcadica delle colazioni del Mulino Bianco.
Le icone sono importanti, forse più di un testo. Basta a volte una vignetta, una foto particolare, un’ immagine e già uno capisce (o pensa di capire) il succo di un lungo brano. Che sovente - nell’era di Twitter e dei suoi 140 caratteri  - non si legge manco sotto tortura.
Non so fino a quanto consapevolmente il di sicuro valente giornalista di quel sito abbia pensato a questo dato di fatto: cioè che inconsciamente con certi accostamenti si possa alimentare nei neuroni superstiti dei nostri concittadini quelle quattro corbellerie strombazzate da comunicati-stampa tutti da incorniciare, stilati da pittoreschi protagonisti di un’amministrazione comunale meritevole, questa sì, di un immediato compostaggio a caldo con trattamento anaerobico (senza elle, per carità) per via delle sue scelte “strategiche” all’insaputa dei cittadini; scelte, del resto, mai a sufficienza rintuzzate da una opposizione a sua volta afona, acefala, catalettica o chissà fino a che punto collusa.
*
Poi uno si chiede come mai di fronte ad un comunicato stampa di questa portata (come quello della Forte), o di qualche povero esponente di un’opposizione degna di cotale maggioranza, sul tema del mega-impianto di pseudo-compostaggio da 30.000 tonnellate di rifiuti (circa 80 tonnellate di frazione umida da ospitare a Galatina ogni santo giorno) nessuno abbia espresso il pur minimo dubbio se siamo davvero di fronte a vero compostaggio ovvero se non si voglia di fatto impiantare una nuova centrale di e a biogas.
A Galatina si parla del più e del meno, si blatera senza sosta di stupidaggini e, morbosamente, di cronaca (basta vedere i “mi piace” ai relativi articoli); e poi si cerca di “informarsi” leggendo i siti internet pieni zeppi di comunicati-stampa (anche se il giornalismo ed il comunicato-stampa dovrebbero essere come il diavolo e l’acqua santa); ma di questa roba orripilante, del compostaggio anaerobico, dico, pericoloso, deleterio, fatale nessuno sembra preoccuparsi. Si aspetta sempre di versare il latte, anzi il percolato, prima di piangere le solite lacrime di coccodrillo. Mai nessuno che sappia leggere i segni del disastro prossimo venturo.
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Con la loro insipienza i galatinesi stanno facendo harakiri con gioia.
E nessun giornalista di Galatina (non mi riferisco a qualche scribacchino del Quotidiano: ho detto giornalista) che osi alzare ciglio, porre qualche domanda seria in merito, o quanto meno evidenziare quella serie incommensurabile di idiozie sparate a raffica da comunicati stampa orripilanti. Niente di niente. Solo immagini di virgulti, piantine, germogli, schiattuni. 

P.S. E tu, Roberta, quand’è che torni a dire qualcosa di sinistra?

Antonio Mellone

 
Di Antonio Mellone (del 30/11/2014 @ 15:36:31, in Ex edificio scolastico, linkato 3035 volte)

Giorni fa è apparso su questo sito un laconico comunicato-stampa da parte del nostro amatissimo assessore con delega ai contorsionismi, ing. Andrea Coccioli, già noto ai nohani come il promotore finanziario delle loro sepolture.

Nella prima parte del pezzo l’assessore - che a quanto pare ha preso a cuore la storia della vecchia-e-a-tratti-ristrutturata scuola elementare di Noha (ma così a cuore che gli dispiace evidentemente di liberarsene risolvendo una buona volta i problemi creati da chi sa chi) - ha ribadito che quel centro polivalente è collaudato ed agibile (chi mai avrebbe osato dire che non lo fosse rimane un mistero) e che è affidato al Cesfet (cioè a quei ragazzi-eroi che, nonostante tutto, cercano di far funzionare al meglio quella struttura).

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Se il suddetto assessore ai lavori cubici si fosse limitato a puntualizzare l’ovvio ed il già noto di cui sopra noi non avremmo osato batter ciglio, né storcere il muso. E’ che purtroppo per lui, ma soprattutto per noi, si è dilungato sciorinando in politichese stretto delle ossimoriche incommensurabili corbellerie, tipo che “la struttura assegnata al consorzio C.E.S.F.eT. è perfettamente funzionante con l’allaccio elettrico provvisorio sufficiente per un suo efficace utilizzo”, e che “E’ tuttavia necessario ampliare la potenza elettrica come previsto”.

Di grazia, se la struttura è “perfettamente funzionante” perché mai “è necessario ampliare la potenza elettrica come previsto”? E in quel “perfettamente funzionante” - chiediamo - sono per caso inclusi anche l’impianto di riscaldamento, l’ascensore e il fotovoltaico installato in terrazza? In caso contrario, cosa intende il nostro arrampicatore sugli specchi pubblici per “perfettamente funzionante”?   

Pensando ancora di prenderci per il loculo, l’assessore continua imperterrito nelle sue iperboliche castronerie affermando che “non è stato possibile dar corso al completamento in quanto non erano disponibili le somme necessarie alla costruzione della cabina elettrica propedeutica ad un aumento di potenza”. Al poveretto sfugge forse che per la ristrutturazione della vecchia scuola elementare di Noha furono stanziati e spesi all’incirca 1.300.000 euro di soldi nostri; che quella cifra non proprio modestissima comprendeva la consegna della struttura “chiavi in mano”, cioè funzionante di tutto (non tutto tranne qualcosa come attualmente purtroppo ancora è); e che il lemma “propedeuticità” connesso alla cabina elettrica avrebbe dovuto assumere un significato letterale e non letterario, vale a dire che qualcuno avrebbe dovuto pensare ad una cabina elettrica un po’ prima di inaugurare quel centro polivalente, e non invece accorgersi, a scoppio ritardato, che qualcosa non andava per il verso giusto.

Poi finalmente il nostro assessore del fare (giri di parole) chiude il suo tractatus con il più classico dei giuramenti politici (altro ossimoro), da proferire solennemente con la mano sul cuore: “L’attenzione sul tema non è mai calata [chissà se grazie anche alla trentina di nostri articoli sul tema, ndr] tanto che ora sono state individuate le risorse economiche [ah sì? Bene, bene. E a quanto ammonterebbero queste “individuate risorse economiche”? Si potrebbe venire a saperlo o questi numeri rientrano nel quinto mistero di Fatima, anzi di Galatina? Ndr] e quindi l’ufficio lavori pubblici provvederà [si ha per caso un’idea dei tempi? Diciamo tra giugno e settembre 2015? Ndr] di concerto con Enel [i famosi concerti del mostro, ndr] ad effettuare i lavori [stavolta, speriamo non pubici, ndr].

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Qui è come se un collaudatore di biciclette (posto che questi, nonostante i convegni sul tema, sappiano cosa sia una bicicletta) avesse voluto rifilarcene una senza sella per la modica cifra di 1.300.000 euro, cercando di vendercela come “collaudata ed agibile” ovvero “perfettamente funzionante”, e con la pretesa di vederci addirittura contenti e soddisfatti, come tanti lecculi.

Antonio Mellone

 
Di Marcello D'Acquarica (del 01/07/2015 @ 15:26:48, in NohaBlog, linkato 2665 volte)

Chi era Carmelo Convertino. Un pezzo di cielo azzurro piombato all’improvviso nel mio ferreo realismo di poca speranza.

Carmelo nasce in una famiglia di salentini come me. Loro però sono di Brindisi e, negli anni ’60, si trasferiscono a Torino per lavoro. A tre anni lo colpisce la malattia. Non entro nel merito di questo argomento, non è quello che voglio dire e mi mancano le informazioni. So solo che Carmelo lo vedo com’è e tanto mi basta. Ha la colonna vertebrale sostenuta da un busto, molto rigido, tipo quelli che si fanno indossare agli adolescenti per curarne la scoliosi. Se non fosse per il corsetto si ammucchierebbe a terra come un pacco di argilla molle. Parla molto bene e ha una voce da baritono, non canta ma adora la musica. Ha attrezzato la sua casa con un impianto hi-fi all’ultimogrido. Naturalmente non cammina, ma scorrazza ovunque con la sua super carrozzella elettrica. Quando ha le batterie scariche sgancia i motori e, sorridendo, ti chiede di dargli una spinta. Quando lo prendo in braccio per trasferirlo dalla carrozzina al sedile dell’auto, scherzando mi chiede scusa per la barba ispida. Muove a malapena il braccio destro, con il quale gestisce i comandi della sua poltrona spider. Quel poco che riesce a fare quindi, lo fa con la destra, la sinistra è quasi immobile. Me lo vedo piombare addosso felice come una pasqua in un giorno di primavera, ha saputo della mia provenienza salentina ed è felice di farmi ascoltare le sue musicassette con le canzoni nel nostro dialetto. Diventiamo presto amici, per affinità di onestà intellettuale. Ci rispettiamo a vicenda e per me è un fulmine a ciel sereno. Mi riferisco alla sua incredibile positività e al suo eccezionale entusiasmo. L’amicizia è un dono inestimabile, difficile da trovare e Carmelo è sempre sorridente e non perde mai l’ottimismo. Per me resta un mistero. Una di quelle cose che forse vengono classificate tra i miracoli, fra le cose incomprensibili. Come si spiega altrimenti il suo buonumore costante nonostante la sua evidente sfortuna. Ogni tanto, a causa della sua postura, gli si gonfiano i gomiti e deve farsi estrarre i liquidi. Si è fatto imbottire i braccioli ma evidentemente non basta. Non si lamenta mai di niente. Dice solo che se dovesse nascere un’altra volta vuole essere un cavallo, per correre in tutti i prati del mondo. Poi scherzando piroetta rapidamente sfiorando con la mano sinistra (sorprendentemente aperta alla presa) il fondo schiena di Beatrice, una delle nostre colleghe.

Anche loro, le ragazze, gli vogliono un bene dell’anima e lo lasciano fare ostentando un finto disappunto per le sue carezze involontarie.   Non ho mai voluto indagare oltremodo sulle sue potenzialità sessuali, ci siamo sempre mantenuti liberi nel gioco degli eventi, con le dovute attenzioni e soddisfazioni reciproche, senza mai neppure un piccolo screzio. Mai. Abbiamo passato insieme delle bellissime giornate, uniti nella difesa dei nostri diritti da lavoratori, quale lui stesso era diventato. Un collega amico.

In azienda gli avevano costruito un tecnigrafo su misura con il quale Carmelo riusciva a tracciare schemi elettrici con la stessa precisione di un sistema Cad. E per lui era quella una grande soddisfazione. Vincere le barriere che la natura gli aveva procurato era una sfida quotidiana, e riusciva sempre in ogni suo obiettivo. Con la sua donna, una ragazza poco più vecchia di lui, ma con meno problemi di deambulazione, avevano messo su casa in un appartamento al primo piano in c.so Lombardia. Tutto era attrezzato per la sua libertà d’azione, ogni cassetto, maniglia, comandi per la doccia, ingressi e uscite erano alla sua portata. Aveva studiato soluzioni impensabili che mostrava con orgoglio. Era il mese di giugno del 1989 e facemmo appena in tempo a invitarlo nella nostra nuova casa di Rivoli, e con i primi caldi Carmelo ci lasciò. Ancora oggi, dopo 26 anni, mi chiedo come sia possibile stare una vita accanto a persone che appena svoltato l’angolo le scordi, e invece c’è chi, pur avendolo frequentato poco, ti resta impresso nella mente per sempre. Carmelo: un amico che rivedrò volentieri.

Marcello D’Acquarica

 
Di Redazione (del 30/04/2018 @ 15:25:04, in Comunicato Stampa, linkato 1160 volte)

I ragazzi della Showy Boys Galatina conquistano il secondo posto nella final four del campionato under 13 3vs3. Domenica 29 aprile si sono svolte al Palazzetto dello Sport "Fernando Panico" le fasi finali del torneo provinciale indetto dal Comitato Fipav di Lecce e che hanno visto classificarsi al primo posto la squadra dell'Olimpia Sbv, organizzatrice della tappa conclusiva.

Un bel pomeriggio di sport e di sano agonismo per le quattro contendenti alla vittoria e con la partecipazione di numerose famiglie pronte a sostenere i ragazzi dalle gradinate dell'impianto sportivo di via Chieti. Nella prima semifinale della giornata, l'Olimpia Sbv ha superato De Giorgi Volley per 2-0 (25-12, 25-12) mentre, nella seconda, la Showy Boys si è imposta con il medesimo risultato sulla Fulgor Tricase (9-15, 10-25). Quest'ultima formazione poi si è piazzata al terzo posto superando sempre per 2-0 i pari età della De Giorgi Volley (14-15, 7-15). A seguire, si è disputata la finalissima che ha premiato l'Olimpia Sbv al termine di un'avvincente gara, chiusa con i parziali di 15-12 e 15-13. Merito alle due squadre che hanno messo in campo tanta energia, nonostante il gran caldo, ed evidenziato una buona preparazione tecnica.

Prima di arrivare a disputare la final four provinciale, la formazione guidata da Davide Quida ha ottenuto il primo posto nel girone B della regular season, vincendo le sei gare in calendario, e lo stesso piazzamento nel successivo girone 3 della fase finale. Ora, in virtù del secondo posto provinciale, i bianco-verdi accedono di diritto alla fase regionale che si svolgerà il prossimo 6 maggio.

www.showyboys.com

 
Di Redazione (del 29/04/2017 @ 15:06:44, in Comunicato Stampa, linkato 1514 volte)

Appuntamento con gara 1 della finale play off promozione domenica 30 aprile al palazzetto dello sport di Galatina. Alle ore 18:30, sul parquet dell'impianto sportivo di via Chieti, scenderanno in campo i padroni di casa della Showy Boys e la Bee Volley Lecce. In palio il primo pass per la promozione nel campionato regionale di serie C.

Un match più che interessante, quindi, atteso da entrambe le contendenti e che vale davvero molto ai fini delle chances di vittoria della fase finale. Le due squadre arrivano a giocarsi gli spareggi promozione dopo essere state tra le principali protagoniste del campionato di serie D, assieme all'Alliste Volley classificatosi al primo posto nella regular season, e anche della Coppa Puglia 2017 che ha sancito, però, la vittoria del trofeo da parte del team bianco-verde della Showy Boys Galatina.

I ragazzi di mister Nuzzo sono giunti alla finale play off dopo aver superato Bari e Ostuni mentre la Bee Volley Lecce ha battuto Castellana e Leverano. Ci sono tutte le premesse per assistere a una buona partita con ottima pallavolo e sano agonismo.

"Mi auguro di vedere una bella cornice di pubblico - dichiara il tecnico della Showy Boys, Gianluca Nuzzo - è la gara 1 di una finale promozione e come tale richiama a sé grande attenzione. Dopo avere gareggiato e vinto in Coppa Puglia siamo di nuovo in campo per giocarci una nuova finale ma per un altro obiettivo stagionale".

I tifosi bianco-verdi e gli appassionati di volley per domenica 30 aprile hanno un solo appuntamento da seguire, quello con la gara 1 (gara 2 si gioca a Lecce sabato 6 maggio alle 21) della finale play off promozione. Fischio d'inizio alle ore 18:30 al palazzetto dello sport "Fernando Panico" di Galatina.

www.showyboys.com

 
Di Albino Campa (del 15/07/2010 @ 15:04:31, in Fotovoltaico, linkato 3986 volte)



Uno slogan pieno di grandi significati. E' il titolo del programma amministrativo presentato dal nostro neo-eletto Sindaco, dott. Giancarlo Coluccia. Lo si può leggere nel Galatino n. 10 del 28 Maggio scorso. Gli impegni dichiarati riguardano soprattutto l'ambiente. Il nostro Sindaco promette il mantenimento delle bellezze paesaggistiche, compreso il centro storico di Galatina (noi speriamo anche delle frazioni), del basolato, delle piste ciclabili dentro la città e nei percorsi di congiungimento con le frazioni, della viabilità. A proposito dell'ambiente, il nostro Sindaco, si sofferma molto sul tema dell'energia: …uno dei settori strategici per un futuro eco-efficiente e ambientalmente compatibile;… installare su tutti gli edifici pubblici impianti fotovoltaici;…ridurre i costi energetici della pubblica illuminazione con impianti ad energia solare; dotare i cimiteri di Galatina e delle frazioni di impianti fotovoltaici… L'articolo prosegue considerando nuove soluzioni al problema del randagismo, dell'approvvigionamento dell'acqua potabile, di una migliore ripartizione della tassa sui rifiuti premiando chi ne produce meno, ecc. Grandi idee e ottimi propositi! Ma, ahimè, appena eletto il nostro Sindaco si ritrova a dover rispondere di decisioni prese dai suoi predecessori, e confermate dal Commissario Prefettizio, sul fenomeno del fotovoltaico per piccole e grandi estensioni. La richiesta fattagli da un numeroso gruppo di cittadini è quella di fermare lo scempio di quasi 100 ettari di campagna ricoperta da pannelli fotovoltaici, in zona Roncella, Vernaglione e Gamascia. Un'area equivalente a circa una novantina di campi da calcio. Dalla mappa territoriale si evince chiaramente l'enorme estensione delle aree prestabilite dal P.E.C. (Piano Energetico Comunale) e l'eccezionale vicinanza all'abitato, anche se spezzettate in piccoli appezzamenti. Inoltre le case di molte vie a nord di Noha: v.Tito Lucrezio, v. Giovenale, v. Q. Ennio, v. Catullo, ecc., avranno le finestre con vista panoramica direttamente sul campo n. 037 di circa 25 ettari di fotovoltaico. Il panorama si avrà ancora più diretto sulle case del comparto 4 appena questo verrà realizzato. Sia il Consiglio Provinciale di Lecce che il nuovo Piano Paesaggistico Regionale (Deliberazione G.R. 20,10, 2009 n. 1947) denunciano il divieto di localizzazione su suolo di impianti fotovoltaici in aree tipicizzate come agricole, e cioè di campi agricoli, pascoli, aree rocciose e di naturalità, vigneti, uliveti, ecc. Le nostre aree sono tutto questo: campi agricoli, pascoli, aree rocciose e di naturalità! Le due linee guida dicono anche che l'area riservata all'impianto deve risultare un terzo della proprietà mentre i restanti due terzi devono continuare a rimanere di uso agricolo. L'art. 41 della Costituzione sancisce che l'iniziativa economica privata è libera, ma che tuttavia non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana (quanto a sicurezza, vista la presenza di molte abitazioni nel raggio di poche decine di metri, le aree in questione non sono, forse, conformi). La fine dei combustibili fossili, petrolio in testa, sarà una grande conquista. Ma questo non vuol dire tappezzare la terra di pannelli fotovoltaici, pale eoliche, trasmettitori di telefonia e televisione, pubblica o privata che sia, se non regolati e disciplinati con sobrietà e onestà. Il fotovoltaico è nato per salvare il territorio e non per distruggerlo. Gli impianti vanno fatti su aree già deturpate, tipo capannoni, zone industriali, cave, depositi di rifiuti su cui tanto non si potrebbe fare altro, sui tetti delle case, sulle aree cimiteriali, ecc. Mai sulla campagna ancora in uso! Sui due appezzamenti attigui tra loro, quelli più grandi, pari a circa 60 ettari in totale e indicati in mappa con le sigle 035 e 027, mentre ci raccontiamo di giustizia e ripartizione equa dei beni comuni (e il territorio è un bene comune), le ruspe e gli operai delle imprese costruttrici, con il benestare del Commissario Prefettizio, dott. Capuano (vedi Atto n. 78 del 16-02-2010 fruibile sul sito del Comune di Galatina), stanno dando inizio al sacrificio della nostra terra. Di questo sacrificio non sappiamo quanto sarà il bene restituito ai cittadini residenti, ad esclusione di particolari "convenzioni" con l'impresa costruttrice, come per esempio quella per la ristrutturazione del canile in forma appunto di donazione di una cifra pari a 192.000 euro e degli utili che serviranno a rimpinguare le casse del Comune. Da una ricerca di mercato il costo dell'impianto di un MW su grandi estensioni pare equivalga a 4 milioni di euro, se moltiplichiamo la cifra per i cento MW previsti capiamo di che cosa si sta parlando. Di certo sappiamo che, secondo il progetto, impregneranno l'area della nostre contrade di veleni affinché non crescano più alcun tipo di piante, con un forte rischio per le falde sotterrane. Di certo sappiamo che saremo privati di una natura meravigliosa e offesi dalla vista di 60 ettari di iniezioni di cemento e stagnola riflettente. E' certo che non siamo sicuri di essere esenti da nuove forme di tumori causate dai campi magnetici prodotti dai due mega impianti. La Sezione Salentina di "Italia Nostra", che difende il territorio da questo scempio anti-amore per la natura, sostiene che ci sono forti rischi per l'equilibrio del micro clima e la fauna. Per certo nessun turista verrà nel nostro Salento a portare lavoro per i nostri figli e ancor meno per visitare distese interminabili di ferraglia e silicio. Dopo aver risparmiato, volenti o dolenti, la nostra terra dallo scempio dell'industrializzazione (tranne, per fortuna, poche realtà, come l'Ilva di Taranto, l'Enichem di Brindisi, Colacem di Galatina, ecc.), con gli stenti e le fatiche di generazioni intere di emigranti, roviniamo l'attimo di magia che il Salento sta vivendo come fonte di turismo e di lavoro, colmandolo di pannelli fotovoltaici, biomasse e pali di ogni tipo!? Ma la cosa che più crea allarme nella gente è la quasi totale assenza di informazione sulla straordinarietà di tale evento. Visto che il P.E.C. è già stato preparato, ed anche attuato, sarebbe corretto e doveroso da parte dell'A.C. renderlo pubblico. Condividerlo non solo tramite i meandri contorti del net work Galatinese, che forse pochi praticano, ma con un semplicissimo manifesto di carta, magari riciclata, esposto nella bacheca in piazza, la stessa dove vengono affisse lusinghe e promesse dei candidati al tempo delle elezioni, con spreco di costi altissimi. Se non conosciamo i propositi programmati dai nostri geniali delegati e tecnici per la cura del nostro territorio, è lecito l'allarmismo di chi come noi, semplici cittadini e popolo sovrano, è continuamente bombardato dalla comunicazione (e speriamo che duri e non venga imbavagliata) che denuncia raggiri, speculazioni, e sprechi provenienti dalle personalità più insospettabili e insite a tutti i livelli, sia locali che nazionali. Se la corsa all'abbruttimento del territorio e della salute pubblica non viene regolata con determinazione e coraggio continueremo a piangere ogni giorno i tanti morti di tumore del nostro territorio, in quello che invece dovrebbe essere il cuore palpitante e salubre dell'intero Salento. Non ci appelliamo solo alle regole, che ci sono e andrebbero rispettate e non raggirate, ma soprattutto al buon senso dei nostri amministratori e degli addetti ai lavori.

Marcello D'Acquarica

 
Di Antonio Mellone (del 26/03/2016 @ 14:53:39, in NohaBlog, linkato 2650 volte)

Ci sono delle parole, la maggior parte tronche, cioè accentate sull’ultima sillaba, che si utilizzano sovente per sintetizzare l’identità civile di una popolazione. Si parla così di napoletanità per indicare il complesso dei valori spirituali, culturali e tradizionali caratteristici della città partenopea e della sua gente; così come si parla di romanità per esprimere la caratteristica di chi (o di cio che) è romano. Ancora, si usa meridionalità, milanesità, o leccesità, per indicare quelle rispettive (intuitive) peculiarità.

Abbiamo finanche trovato in qualche scritto galatinesità per indicare il modo specifico di essere cittadini di Galatina: si fa riferimento alla cadenza della lingua, alla flessione stessa della voce, a determinati comportamenti, addirittura al modo di pensare e di agire.

E’ ovvio qui ribadire che non sarebbe scientifico generalizzare e che è difficile pensare ad esempio che un ideal-tipo galatinese abbia caratteristiche specifiche che lo possano distinguere nettamente da un collepassese o da un abitante di Strudà. Ma, in molti casi, pur non disponendo di categorie sociologiche basate sull’osservazione empirica o matematico-rigorosa, quando siamo di fronte ad un galatinese, ma questo vale per chiunque  anche per un trentino o un calabrese, riusciamo il più delle volte ad indovinarne la provenienza per quel non so che di noumeno che da qualche parte dovrà pur derivare.

Ma poniamo che in un ipotetico esercizio accademico sia possibile ricercare anche delle peculiarità specifiche di Noha, la nostra cittadina (ché di questo ci stiamo occupando); quale sostantivo, quale parola tronca potremmo utilizzare? Ebbene, in un processo di deduzione logica, se per Napoli questo sostantivo è napoletanità, se per Galatina è galatinesità, per Noha (che in dialetto è Nove) non potrà che essere NOVITA’.

Tutta questa premessa (chi vuol leggere i miei articoli deve portare un po’ di pazienza) per dire che la pasquetta nohana quest’anno non sarà la sublime e costante ricapitolazione di una lunga tradizione (come è anche giusto che sia), fatta di Fiera dei Cavalli (dal mattino e fino all’ora del pranzo), di processione post-prandiale della statua della Madonna delle Cuddhrure portata in spalla dalle donne nohane, di presa della Cuccagna, di scoppio di fuochi artificiali, di rogo delle Curemme nei diversi quartieri di Noha con distribuzione a tutti di fette di colomba pasquale e spumante…

Non è solo questo. La pasquetta nohana a partire da questo 2016 ha, appunto, una NOVITA’ straordinaria (incredibile fino a qualche mese fa): l’apertura al pubblico del “Parco del Castello”.  Quest’anno nohani, ospiti e viaggiatori tutti (non ci piace d’appellarli come “turisti”) avranno la possibilità di compiere un viaggio nel tempo, accedendo ai Fori Imperiali di Noha per riappropriarsi di un luogo del cuore per troppi decenni relegato nell’oblio.  

Qui si avrà modo di godere dei beni culturali più significativi della nostra cittadina, come l’originalissima vasca ellittica di fine ‘800 in perfetto stile Liberty (coeva e probabilmente disegnata e costruita dalle stesse maestranze che si occuparono della dirimpettaia Casa Rossa, la misteriosa casupola delle meraviglie che ricorda la Casa Pedrera di Barcellona, opera di Gaudì); la Castelluccia del parco, a forma di torre, eretta nei primi anni dell’900 del secolo scorso (con l’interessante impianto idraulico ed elettrico, con marmi, isolanti in ceramica, interruttori a leva ed altri sistemi di trasmissione dell’elettricità); le cantine con le botti di rovere o di altri legnami dove s’invecchiava il Brandy Galluccio; e infine il bene culturale più antico e interessante di Noha, bello da mozzare il fiato: la torre del XIV secolo (1300 d. C.) con il suo ponte levatoio, collegato a rampa con arco a sesto acuto. Ah, dimenticavo il dulcis in fundo e ultimo arrivato: un pezzo dell’“affresco di Albino” scoperto di recente dagli Indiana Jones nohani che rispondono ai nomi di Marcello D’Acquarica e, appunto, l’Albino Campa.

*

Nel parco del Castello di Noha il lunedì in albis si potrà in tutta libertà scorrazzare, giocare al pallone, poltrire, gareggiare a carte o con altri giochi di società, e soprattutto apprezzare le leccornie della pasquetta salentina, anche utilizzando liberamente i barbecue predisposti dal gruppo “Ragazzi della Masseria Colabaldi”.

Non mancheranno - ci dice l’uccellino - nemmeno le incursioni della Banda armata (di strumenti musicali) diretta dalla Lory Calò.

Chissà, infine, se riusciremo a degustare le cuddhrure appena sfornate dai due forni del Castello? Chi vivrà vedrà: non possiamo mica svelarvi tutto e subito. Sennò che sorpresa di Pasqua sarebbe?

Antonio Mellone

 

P.S. Il Parco del Castello è la parte più sana, intonsa e biologica di Noha, ricca di erbe spontanee (è pieno di sucamèli e di altre autoctone varietà di “verdure naturali”, per dire), scampata, com’è da decenni, dall’invadenza dell’uomo. Per fortuna qui non è stato spruzzato alcun erbicida, come invece purtroppo è avvenuto altrove con il silenzio-assenso degli Unni di Palazzo Orsini con l’ausilio delle loro trippe corazzate.

 
Di Antonio Mellone (del 30/06/2019 @ 14:50:54, in Fetta di Mellone, linkato 1134 volte)

Avrei voluto raccontarvi della mia recente vacanza palermitana. Invece no: mi tocca aprire le Fette di Mellone Estate 2019 parlando di una cosa nostra, non meno grave di quell’altra.

Qualche giorno fa, un politico locale di gran calibro - quello che poverino si sacrifica per noi in Parlamento come nessuno mai – verga su Fb un commovente comunicato stampa, poi condiviso in un gruppo galatinese, in cui scopre l’aria calda nella vecchia scuola elementare di Noha.

Planando dal pero, il cittadino onorevole viene a scoprire con sette o otto anni di ritardo che il suddetto complesso scolastico, riconvertito nel frattempo in Centro Polivalente, fu ristrutturato con quella parte anatomica che nonostante la credenza tutto porta men che fortuna, a suon di milioni di euro di debito pubblico. Ma si trattò di una “ristrutturazione” (con le virgolette), giacché l’allaccio elettrico rimase così provvisorio che ai condizionatori non ha mai fatto né caldo né freddo, l’ascensore è ancora incellofanato, e l’impianto fotovoltaico in terrazza sembra abbia la protezione 100 della Vichy.

Ma il problema non è mica questo. E nemmeno il fatto che il cosiddetto portavoce del popolo abbia dato la sua solidarietà all’associazione benemerita che utilizza quel complesso double-face, cioè forno crematorio d’estate/igloo d’inverno, con mille  difficoltà - come se non bastassero tutti gli altri disagi.

Dicevo che il problema non è codesta presa d’atto, né l’impegno generico o la promessa con la mano sul cuore da parte del deputato nostrano  “di sentire il sindaco e gli uffici preposti per cercare di trovare insieme una soluzione”: ci sta tutto, potremmo pure dire che certi post fanno parte della propaganda, o se proprio volete populismo, di cui nessun partito sulla faccia della terra è immune. Il guaio serio è invece quel che ne è seguito.

Vale a dire un messaggio, che dico, un vero e proprio avvertimento da parte di un sedicente avvocato difensore dell’onorevole (sedicente nel senso di difensore di parte, non di avvocato) contro chiunque osi storcere il muso, alzare ciglio, rivolgere qualche critica anticonformista e, dio non voglia, azzardare pure un po’ di satira iconoclasta. Insomma, ecco la frase di rito postata tra le altre carinerie dall’avvocato del portavoce del popolo: “[…] Da questo momento, qualora un commento sarà considerato offensivo e oltre ogni lecito limite [chissà quale sarà mai codesto “lecito limite”: vuoi vedere che magari lo deciderà di volta in volta Rocco Casalino? ndr.], darò seguito al mandato ricevuto e agirò presso le opportune sedi giudiziarie a tutela dei diritti ed interessi del mio assistito (ma, soprattutto, amico), eccetera, eccetera”.

Scusate: ma questa roba non vi pare una specie di intimidazione a mezzo social? Non vi suona come una censura o una forma di intolleranza verso il dissenso? Magari colpendone uno per edulcorarne cento? Chiedo eh.

È seguito un silenzio tra il surreale e il grottesco che dura tuttora, e non invece un mandato a quel paese da parte del mandante rivolto al suo legale, una smentita urbi et orbi, un “dai che scherzavo”, ovvero “no, vi prego, non dategli retta, fate pure delle vignette caricaturali sul sottoscritto, scrivete sul mio conto articoli caustici e commenti sferzanti, e mi raccomando siate sarcastici, taglienti, corrosivi, se no qui io rischio veramente l’irrilevanza politica. Anzi la scomparsa nel nulla, come è capitato a tanti altri diciamo politici locali allergici all’intelligenza”. Invece nulla di nulla.   

Probabilmente nessuno ha ancora detto al cittadino portavoce (e al portavoce del portavoce) che il politico che minaccia o addirittura arriva a querelare la critica o la satira, tutelate oltretutto dalla Costituzione, è un politico al crepuscolo da un pezzo; che una democrazia è tanto più sana quanto più feroce e graffiante è il giudizio (il contrario si chiamerebbe fascismo); e che l’avversario per definizione sta sempre lì, controlla quel che fai o dici o scrivi, evidenzia i tuoi strafalcioni, e ti costringe a essere all’altezza dei tuoi proclami.

E pensare che eravamo tutti Charlie.

Quanto a me, che continuo a segnalare che il re è nudo ma fa cagare anche in cappa magna ed ermellino, per precauzione tengo sempre pronto un borsone con pigiama, ciabatte, spazzolino e altre cose utili in caso di blitz. Non si sa mai.

Nel frattempo nessuno può impedirmi di continuare a osservare certi pOLITICI e la loro invidiabile capacità di guardarsi allo specchio (o nei Selfie) senza riuscire a mandarsi a fanculo.

Antonio Mellone

 
Di Albino Campa (del 03/10/2010 @ 14:50:06, in NohaBlog, linkato 5740 volte)

Bari. E’ un pomeriggio afoso e umido di fine agosto. Uno di quei giorni in cui rimpiangi di non essere rimasto a mollo nell’acqua del mare. La Città è quasi deserta, scarso il traffico, anche in un punto nodale come le vie intorno al teatro Petruzzelli. Cerco ombra e refrigerio nell’american bar posizionato nel corpo laterale del riaperto politeama. Devo incontrare un collega giornalista; vorrei parlare con lui di Puglia di come la regione sia regina del turismo estivo e di quanto i toni siano differenti nell’approccio giornalistico. Terra incantata quasi magica nelle narrazioni turistiche e racconti senza pace dal sapore pasoliniano in cronaca. Un ossimoro che necessita di una sintesi.

 

Penso questo mentre attraverso la strada incredibilmente libera dal traffico ed mi infilo nel caffè. Appena entrato vengo colpito dai quadri sulle pareti. Frustate di colori, sensazioni, atmosfere. Giro la testa velocemente ce ne sono dappertutto. Mi avvicino al primo “Vento di passione”, poi “Il viaggio della vita”, “Precario equilibrio”, “Amore universale” e tanti altri. Sono entrato in un bosco di ulivi secolari: gli ulivi di Paola Rizzo, pittrice salentina. Il barista mi osserva. Impiego alcuni minuti a riprendermi. Quelle opere scendono troppo in profondità. Mi ricordano la mia infanzia trascorsa fortunatamente e in parte sotto ulivi come quelli dipinti. Paesaggi dell’anima sospesi tra sogno e realtà. Gli ulivi di Paola si muovono, danzano o fuggono in mezzo ai campi di papaveri e margherite nella luce meridiana. Se ti avvicini alle sue opere senti e scorgi il vento. Lo stesso vento che sento sotto gli ulivi della mia terra. Tra le fronde essi sussurrano parole antiche, parlano lingue sconosciute, echeggiano tra i rami fonemi messapici, greci, latini, longobardi, normanni, svevi, franco-provenzali, spagnoli, in dialetto salentino e in griko. Gli ulivi di Paola restituiscono dignità alla Puglia.

Ecco la sintesi che cercavo. Al barista non ho chiesto una consumazione, ma “Chi li ha fatti?”. Mi indica un biglietto da visita, sopraggiunge l’amico che attendevo, apparentemente finisce tutto lì. Passano i giorni, mi allontano dalla Puglia, penso spesso a quei colori, a quelle linee ora dolci dei prati, ora corrugate dei nodosi rami, alla musicalità di quelle pennellate tra cielo e terra. Chiunque, ammirandoli, può sentire la suggestione di quei monumenti vegetali che si abbracciano teneramente nella brezza del meriggio, che piangono all’aurora e che ridono beffardi al tramonto. Torno a vedere le opere di Paola, una, due, tre, quattro volte. Temo che la mostra sia finita, invece, con immensa gioia i suoi ulivi sono ancora lì. Forse i proprietari non se la sentano di affrontare una deforestazione del locale e temono di deludere i clienti più sensibili e raffinati. Anch’io non riesco a scrivere subito un pezzo. Ho bisogno di approfondire, osservare, capire. . . Così apprendo che Paola Rizzo è una pittrice laureata nel 1997 all’Accademia delle belle Arti di Lecce, che vive e lavora a Noha, vicino Galatina, con studio d’arte in piazza Castello, 14 bis. Bravissima con la matita, nei chiaroscuri, il suo talento sembra esprimersi al meglio nella tecnica della pittura ad olio.

Dopo le prime esperienze artistiche, la pittrice improvvisamente incontra un soggetto che è diventato quasi la costante della sua opera: l’ulivo, la pianta che per eccellenza rappresenta l’ambiente, la natura della terra salentina. Sembra esserci ormai una dipendenza, quasi ancestrale, tra Paola e quest’albero considerato sacro dai nostri avi, alla stessa stregua di un nume tutelare del luogo. L’artista in esclusiva per la Gazzetta Economica ha dichiarato: “Quando dipingo, non penso mai ad un albero, ma ad una vecchia cassapanca stracolma di ricordi, a un libro di storia dalle pagine ingiallite, alle mani di un vecchio che troppe volte hanno sfiorato la terra arida del Salento, ad un amico cui confidarmi. In questo modo – continua Paola - pongo me stessa, e gli altri insieme a me, di fronte ad un'identità di una cultura come quella salentina, che passa anche attraverso i suoi ulivi. Li offro come chiave di lettura di un mondo che mi appartiene per nascita e formazione, ma ne faccio anche un pretesto per riflettere sui processi morfologici che si pongono alla base della vita.

Con un esempio di colta similitudine, - conclude la pittrice - vorrei favorire il riscatto della mia terra d'origine e della mia gente, scegliendo di vincolare all'interno dell'ulivo-simbolo esseri umani. E' proprio in quell'avvitarsi su se stessi, in quel dibattersi per vincere e far vincere il principio armonico della natura più autentica dell'essere, che trovo il massimo dell'esaltazione dello spirito”. Nel corso degli anni Paola continua a dedicarsi amina e corpo all’arte: paesaggi, nature morte e soggetti religiosi. Entrano a far parte del suo mondo l’amore per la fotografia e la musica. Lei pensa che sia bellissimo fermare scatto dopo scatto, un istante in una foto. La musica rappresenta per Paola l’altra fonte di ispirazione primaria. Musica e pittura, in connubio tra loro, divengono così inscindibili l'una dall'altra. I sui dipinti prendono vita da note che guidano ed accompagnano i tocchi di pennello sulla tela. La musica, collante per artisti, la porta a frequentare gli ambienti musicali conoscendo alcuni tra i suoi musicisti preferiti. Nascono così i suoi ritratti a matita. L’american bar sotto il Petruzzelli di Bari è tappezzato anche di ritratti di alcuni musicisti di fama nazionale ed internazionale, conosciuti personalmente dalla pittrice nel corso di questi anni come Caparezza, Terron Fabio, Roy Paci, Raffaele Casarano, Claudio Prima, Emanuele Coluccia, Roshaun Bay-c Clark, Cesare Dell’Anna, Eneri, Romeus. La passione per il ritratto è antica, Paola si è laureata presso l’Accademia proprio con una tesi in anatomia artistica dal titolo “Fisicità e psichicità di un linguaggio universale: il volto”. La pittrice salentina ha trasformato il caffè del Petruzzelli in un luogo di moda e alla moda: non c’è locale vicino ad un grande teatro che non sia pieno di ritratti di artisti. Per quelli del passato ci hanno pensato talentuosi ritrattisti e pioneristici fotografi con dagherrotipi e pellicole in bianco e nero.

Ora è il momento di Paola Rizzo. Ritrarre artisti contemporanei sarà un grande investimento per il futuro. A parte i ritratti quello che colpisce di Paola sono gli ulivi. La critica a tale proposito ha detto: “Gli ulivi, impressi per sempre nella tela, illuminati da fiotti di luce, scaturiti da un pennello come una carezza, sono forza, longevità, lavoro di padri con calli alle mani” (Antonio Mellone). E ancora: “Gli oli di Paola infondono luminosità, i suoi orizzonti soffici pensieri che assorbono la mente e trasportano lontano nel tempo e nella stessa storia della nostra terra” (Marcello D’Acquarica). Paola Rizzo “Facendo leva sulla sua fervida creatività, mimetizza abilmente, all’interno della rugosa corteccia di quei vetusti giganti vegetali, figure umane che si avvitano e si divincolano (quasi fossero prigioni michelangiolesche) entro gli stretti legami della materialità esistenziale” (Marisa Grande). L’artista “Si sente impegnata in un cordiale contatto con la natura che traduce, grazie ad un solido e consapevole impianto compositivo, ad un particolare timbro stilistico e ad disinvolto gusto narrativo” (Michele Fuoco).

Per quanto mi riguarda, posso dire che in un assolato ad afoso pomeriggio di fine agosto, nel centro di Bari, ho trovato refrigerio sotto i frondosi ulivi di Paola Rizzo e lì, in mezzo alle case degli uomini, sono stato dissetato da una goccia di sapienza antica tramandata nei secoli dai giganti vegetali del Salento.

VINCENZO LEGROTTAGLIE

cultura@gazzettaeconomica.com

 
Di Antonio Mellone (del 22/02/2014 @ 14:45:40, in Ex edificio scolastico, linkato 3758 volte)
Consultando alcuni siti internet di Galatina ho notato con piacere che lei non lesina l’utilizzo di carta e penna per vergare comunicati-stampa o rispondere alle interviste dei giornalisti di turno o anche, diciamo così, replicare alle istanze del popolo.
A questo punto, colgo anch’io l’occasione per rivolgerle alcune domande, ovviamente nella veste di semplice cittadino, certo di ottenerne risposta. 
Non si preoccupi più di tanto: il tema da trattare non è poi così vasto da spaziare e comprendere tutti gli ambiti di sua competenza, e non abbraccia le problematiche che vanno dagli impianti sportivi ai cimiteri (un domani, se vuole, ne potremmo pure parlare), ma è circoscritto ad uno ed un solo argomento, sul quale avrà accumulato ormai copiosa documentazione, oltre che una sua personale opinione (onde per rispondere sarebbero sufficienti poche righe e non ponderosi trattati).
Voglio tornare, allora, sul tema della vecchia scuola elementare di Noha, ristrutturata di tutto punto, ma ahimè, ancora non al 100%, se è vero come è vero che ad oggi, per via del mancato allaccio alla rete elettrica con i famosi 50kwh (se non erro esiste solo quello “provvisorio” o “di cantiere” di 10 kwh) all’interno di quel bene culturale ci sono alcune cose fondamentali, dunque non bazzecole, che sono tuttora fuori uso. Mi riferisco all’ascensore, all’impianto di riscaldamento e di condizionamento, nonché all’impianto di pannelli fotovoltaici installato sulla terrazza di quella scuola.
Vorrei chiederle, a questo proposito, quanto segue.
Non le pare che sia davvero un bel peccato aver speso 1.300.000 euro di soldi pubblici per un’opera “claudicante”, non funzionante in toto, come previsto nel progetto? In tutto questo tempo che va dalla prima, anzi dalla seconda inaugurazione di quella bella struttura comunale (un tempo misurabile precisamente in...), s’è fatto un’idea di chi possa essere la responsabilità di questa incresciosa grave situazione (onde sarebbe pure giusto, quanto meno, chiedergli se non il lucro cessante almeno il danno emergente)? E, nel caso, potrebbe comunicarcela, questa idea?
Ed ancora: visto lo stato attuale, ha qualche intuizione, qualche trovata su come uscire da questa incresciosa impasse? Si è già attivato per la realizzazione della cabina elettrica necessaria per l’allacciamento alla rete con i kilowattora richiesti o comunque sufficienti per il funzionamento degli impianti di cui sopra? Potrebbe segnalarci i provvedimenti o gli atti della giunta o di qualche preposto dell’ufficio tecnico comunale posti in essere per la risoluzione definitiva di codesto increscioso problema? Potrebbe gentilmente fare una previsione su quando sarà risolto una buona volta questo ormai annoso grattacapo nohano?
Gentile Assessore, io ed i miei venticinque lettori, ringraziandoLa per l’attenzione, rimaniamo in attesa di un suo cenno. Risponda, per favore, anche se siamo di Noha.
Cordialmente.
Antonio Mellone
 
Di Marcello D'Acquarica (del 10/09/2013 @ 14:35:51, in NohaBlog, linkato 3881 volte)

Oggi, sciroppo nohano, ops... volevo dire scirocco nohano. Quando l’aria si fa irrespirabile e soprattutto alla sera, quando cala la cappa di umidità, arriva il cosiddetto “faugnu”. “C’è cu mmori” si dice dalle nostre parti.  Il caldo torrido di Agosto fa il resto. Ma a questo, per fortuna, ci pensa Qualcun altro, diciamo il più altolocato. Il clima, come anche tante altre cose, non le decidiamo noi.

“Tu sei un fenomeno…” - mi dice Gianluca Misciali, neofita nohano alla ricerca delle sue origini (un altro che non ascolta le prediche nostrane dove viene abiurato il passato, quale testimone dell’antiprogresso) - “…capisco amare una donna, un Santo, il lavoro, ma un paese.”

In effetti, al contrario degli altri anni, quest’anno mi sono sorpreso pensando ad alta voce, “ma chi me lo fa fare!”. Tranquilli. Mi è capitato una sola volta. Forse vinto dalla puzza nauseabonda di cani morti che regna a Noha da qualche tempo. D'altronde, se fosse solo un romanzo, sarebbe tutto normale, così finiscono buona parte dei racconti di storie d’amore: annegati nel tradimento da parte di chi hai sempre amato e rispettato. Per convincermi che sbaglio a pensare questo, provo di nuovo a cercare la meraviglia che da sempre mi riporta in questo meraviglioso paese:

 il silenzio che regna nelle vie, gli orizzonti a portata di mano, i colori del tramonto e il suono delle campane che, anche se impostate da un banale programma di neo-battenti, si ostinano a rammentarci il fascino misterioso di riti antichi e menzadie cadenzate. Cose di un altro mondo.

Guardando le facce beate dei nostri politici (e ci li vide mai? Bisogna cercarli su face-book, o nei “santini” pre-elettorali) sembrerebbe che nulla accada, se non le loro faccende in cui sono affaccendati.

Ho chiesto agli abitanti di via Aradeo, a cosa si deve l’olezzo di cadavere che si sente in giro per il paese, soprattutto nei pressi della grotta della Madonna di Lourdes. Qui la puzza è davvero insopportabile. Vengo così a conoscenza che la signora Maria Rosaria Mariano, contitolare del negozio di ferramenta, con l’aiuto di alcuni cittadini, si è data da fare con una petizione popolare per informare del cattivo odore il sindaco Montagna e gli amministratori de-localizzati altrove (tanto, anche se abitassero a Noha, come i nostri 4 consiglieri eletti, cambierebbe poco o nulla). Dopo alcune cantonate lapalissiane (del tipo: pulire dalle foglie solamente il tombino davanti al negozio di ferramenta, oppure inviare una squadra di tecnici sprovvisti del più banale attrezzo per aprire un tombino), finalmente si è concluso di demandare la questione all’azienda incaricata al completamento dei lavori della fogna bianca (ca puzza cchiui de a nera). Intanto una buona parte di Noha, tutta la zona del Calvario per intenderci, da anni soffre dello stesso problema a causa dell’ennesima vigliaccata perpetrata approfittando della buona fede della gente: la discarica dell’impianto fognario adiacente alla villetta dedicata a Padre Pio. Siamo nel terzo millennio, a Galatina ci si vanta d’essere “Città d’Arte” e traboccante di cultura, ma quando non si sa che fare si ricorre sempre all’aiuto dei Santi. E sarebbe pure una cosa giusta, basterebbe però riconoscere i propri limiti, che nel nostro caso si sciolgono in vaveggianti e perenni indecisioni. Povero Padre Pio. Tutte le disgrazie spettano a lui. E ai cittadini di Noha. Ma che avranno fatto mai per meritarsi tutto questo? Insomma non possiamo dire che a Noha ci si annoi.

Ogni giorno che passa i problemi aumentano e l’ultimo scaccia sempre quelli già esistenti: chiodo scaccia chiodo. A questo punto diciamo che Noha è diventato un paese dove si mangia con la puzza di fogna, ci si lava con la puzza di fogna, si dorme con la puzza di fogna, si vive sempre con la stesa puzza, che importa se l’orologio della piazza - fiore all’occhiello di ogni paese - è una taroccata, se i beni culturali di Noha sembrano quelli che erano sepolti sotto la città di Acaya fino a qualche anno addietro, se la casa Rossa è solo un ricordo sbiadito, se il frantoio ipogeo più originale del Salento diventa una discarica di rifiuti, se le casette di Cosimo Mariano non reggono più nemmeno le luminarie pietose della festa di San Michele, se le pantegane girano indisturbate dentro e fuori del Castello, se la campagna de lu Ronceddhra è un ammasso di pannelli fotovoltaici riparati da pochi scheletrici ulivi trapiantati per nasconderli alla vista, se un faro da 5000 watt acceca gli automobilisti che transitano su quella via, se il viale che porta al cimitero sembra un residuato del dopoguerra, se si spendono milioni di euro in ristrutturazioni di edifici confiscati alla mafia e in vecchie scuole elementari (senza manco pensare all’allaccio elettrico come si deve)…

Se potessi continuare non basterebbe un’enciclopedia, tanti sono i fenomeni nohani dipendenti dalla trascuratezza e dalla dabbenaggine dei nostri rappresentanti (che a questo punto penso rappresentino solo se stessi). Speriamo che il vento cambi al più presto, e la tramontana non ci porti altre sorprese visto che ultimamente sono di moda i cosiddetti “termovalorizzatori” e a pochi passi da Galatina ne abbiamo uno che, forse, non aspetta altro.

Marcello D’Acquarica
 

Cari concittadini, inauguro il decennale della mia rubrica Fette di Mellone con questa ennesima lettera aperta, ben sapendo, dalle precedenti, quanto le sue parole siano scritte sul bagnasciuga.

Non so se sapete che mentre voi altri eravate tappati in casa per via del virus,  - e per ammazzare il tempo qualcuno scriveva “Ce la faremo” (con la variante poetica “C’è la faremo”), o imbrattava lenzuola con l’arcobaleno “Andrà tutto bene”, quando non si metteva a cantare l’Inno balconato -, ecco proprio in quel periodo là c’è chi ce l’ha fatta davvero (sotto il naso), gli è andato tutto bene veramente, e oggi può zufolare l’Inno nazionale alla faccia nostra.

Mi riferisco a una bella società milanese nuova di zecca, tale Byopro Dev 2 srl (che evoca tanto il Bio, peccato per quella y), costituta ad aprile 2019 e pronta a impiantare a nord di Galatina, a un fischio da Collemeto, un altro bel porco (ché “parco” nella lingua mia ha un’altra accezione) di 22 ettari di pannelli fotovoltaici su di un terreno che per la verità sarebbe per costituzione destinato all’agricoltura. No, tranquilli, non è in contrada Cascioni, è un po’ più in là, zona Masseria del Duca: e chi ve la tocca la Pantacomica del centro commerciale su altri 26 ettari di campagna, visto che la pietra tombale su quel diciamo progetto tarda ad arrivare, atteso che a Galatina e dintorni su certi argomenti il concetto di decadenza dei termini si misura con l’elastico.

Per informazioni più dettagliate, e per rimanere in tema, potete rinvenire il pacchetto (pacco, sarebbe lemma più appropriato), a partire dall’11 maggio 2020 sul sito della Provincia di Lecce. Ma mica riuscirete a visualizzarlo con dei semplici click. Nossignore: per aprire tutti gli allegati di questo, come dire, schizzo programmatico di centinaia di pagine dovreste assoldare se non un hacker almeno un perito informatico (quando si dice la trasparenza della pubblica amministrazione). Una volta riusciti nell’ardua impresa vi si aprirà un mondo. Il solito. Quello fatto di tante belle parole, di attenzione all’ambiente, di relazione paesaggistica, di cronoprogramma, di riduzione ai minimi termini delle emissioni di CO2, di benessere agronomico, di immagini simulate che manco le foto del National Geographic, addirittura di tutela di storia e beni culturali, insomma di impatto ambientale che ovviamente per i proponenti (e per chi crede ai quadrupedi da soma volanti) è sostanzialmente pari a zero; ma soprattutto, signore e signori, di Ricadute Occupazionali (poteva mai mancare il prezzemolo delle Ricadute e del sottinteso Sviluppo? No): in sintesi quei documenti contengono la Giornata mondiale dell’Albero, quella della Terra, quella della Custodia del Creato, quella dell’Habitat, e poi ancora, la Giornata mondiale del Suolo, la Giornata della Diversità Biologica, quella dei Beni Comuni e infine la Giornata mondiale della Lotta alla Desertificazione, da festeggiare tutte insieme il Primo Maggio.

Mo’ vai a spiegare ai digerenti (che stomaco, eh) del nostro comune che la società richiedente ha un capitale sociale pari a 10.000 euro (non male per un investimento di una ventina e passa di milioni di euro); che è inattiva (“Embè – ti risponderanno in coro –, ormai siamo abituati a trattare con le apparizioni di Fatima, anzi di Galatina.”); che a sua volta la srl è posseduta da un’altra srl, la Byopro srl, con un capitale sociale, guarda un po’, di 10.000 euro, la quale a sua volta è partecipata… vabbè, in Cina le chiamerebbero scatole; che, ehm, impiantare un campo di sterminio su suolo agricolo è qualcosa di leggermente diverso del concetto di Green New Deal; che in Puglia si produce già più del doppio del fabbisogno energetico regionale, e che il fotovoltaico da scampagnata non ha ridotto di un microgrammo le emissioni per esempio della centrale di Cerano, anzi con la storia dei Certificati Verdi le ha probabilmente addirittura aumentate; che il nostro territorio già di per sé fragile ha già dato in termini di consumo di suolo, cioè sterminio dei campi (grazie anche ai politici zombie momentaneamente trapassati); che “scavi e sbancamento del terreno” per 1.198.267,15 euro, iva esclusa (quando si dice la precisione), non sono proprio una passeggiata ecologica in quell’area; che i profitti saranno tutti da una parte (indovinate quale) e le perdite tutte dall’altra (indovinato?); che la previsione di 1.400.813,51 euro per “parziale dismissione e ripristino” (cioè smantellamento dell’impianto, demolizione delle opere, conferimento in discarica, e recupero di quel campo profanato) alla fine della fiera, cioè tra 25/30 anni, dovrebbe far saltare tutti sulla sedia, e far nascere un punto interrogativo grande quanto la stessa piantagione di pannelli, ovvero: “E chi cazzo ci dà la garanzia che tra trent’anni una società con 10.000 euro di capitale sociale, posto che esista ancora, non se la svignerà abbandonando in loco tutto l’ambaradan, onde i cocci (cocci per non ripetere la trivialità di prima), saranno tutti nostri?”.            

Non so voi, ma io ho il fotovoltastomaco.

Antonio Mellone

 
Di Marcello D'Acquarica (del 12/08/2013 @ 14:16:46, in NohaBlog, linkato 3497 volte)

“Ciao Rosina, che fai di bello?”
Nà, sta mi ccoju do
Osservo e commento ad alta voce: “Magnifica questa pianta, sembra una regina parata per una passeggiata nei giardini reali!”
Rosina sorride, è grata della vita, la sua folta chioma di riccioli bianchi si confonde fra i grandi fiori della pianta di cappero, non può che sorridere a questa mia affermazione. Penso che la natura non abbia bisogno né di lauree in architettura né in economia, i  conti li fa così. Trapana e divelle il cemento più duro senza arnesi meccanici o permessi speciali. Faccio due passi sulla squallida piattaforma in cemento che  argina la strada, il piano è sconnesso, inciampo varie volte e infine rinuncio a camminarci per non rischiare le ginocchia.
Rosina, -aggiungo- chi la governa ora questa terra?”
“Non so- dice- mi pare che i nipoti di Antonio abbiano seminato laggiù”. E mi indica il campo con i resti della mietitura a pochi metri. Per il resto null’altro, se non quattro gallinelle spelacchiate rinchiuse in un recinto all’ombra dell’immancabile fico e di un pergolato.
Antonio non può più fare niente per la sua terra, ma la terra può fare ancora molto per lui, per i suoi nipoti e i  nipoti dei nipoti. Lo sguardo va in mezzo ai detriti che fanno da pavimento al pollaio: è ancora pieno zeppo di vecchi residui di terrecotte. Appartengono all’antico sito pre-romano o al convento di San Teodoro (Santu Totaru) che sicuramente esisteva tanti secoli fa. Tutto scompare sotto l’incalzare impietoso di questa inarrestabile smania di pulire la sporcizia della terra, con genuine colate di cemento e catrame.
Controllo che il “menhir” di Noha sia sempre al suo posto. Un ultimo sguardo in giro, saluto Rosina e inforcando la mia inseparabile due ruote a pedali, procedo contromano verso Galatina.


Alla mia sinistra la famigerata Colabaldi, un’antica masseria, ultima testimone dell’intelligenza umana, perdente e pendente, sia la masseria che l’intelligenza. La spaccata verticale del muraglione a nord-est non lascia dubbi. Resiste ancora, ma quanto durerà? Su di un cartello c’è scritto: “Vendesi masseria con annesso terreno”. Un ossimoro degli spasmi di questo capitalismo moribondo che emana già cattivi odori. Come la puzza di fogna che invade tutta Noha da qualche tempo. Sarà colpa delle piogge che scarseggiano, o dell’impianto fatto alla “carlona” che invece di smaltire gli odori ce li fa respirare. Comunque, tornando alla masseria, vendono un mucchio di pietre sconnesse, quando nessuno oggi è più disposto a comprare nemmeno una casa nuova. E’ vero che la speranza è l’ultima a morire.
Che spero io? Che sperano i cittadini di Noha? Mentre osservo tutto ciò con la testa girata a sinistra, verso la masseria, continuo a pedalare. Per poco non mi schianto contro le auto ferme in doppia e tripla fila davanti allo stand degli ultimi contadini di questa logorata campagna. Un’occhiata veloce ai prezzi degli ortaggi, un calcolo rapido per concludere che con stò euro la roba è diventata cara ovunque: a Torino, a Milano, a Galatina, nel piccolo negozio e nel grande supermercato. Che possiamo fare? Certo che poi i consumi calano! La gente incassa sempre uguale, ma se i prezzi aumentano come può  comprare le stesse quantità di prima, quando con un euro compravi un chilo di ogni cosa? Proseguo sempre contromano.
Perché contromano, starete pensando? Perché a Galatina come a Noha, andando in giro con la bici, il pericolo è meglio vederlo in faccia. Questo Viale Dalla Chiesa sembra la pista di un aeroporto, dove tutti corrono  pensando di dover decollare, ma a poche centinaia di metri, sia verso Noha che verso Galatina, il volo viene interrotto dalle abitazioni, ma qualcuno che non se ne rende conto, prosegue la sua corsa come un disperato. Quindi, per un ciclista che non può porre la sua fiducia su questi pseudo-piloti della vuttisciana, contromano è d’obbligo. A sinistra, dove il sole tramonta ogni giorno, il fantasma arrugginito della vecchia cava si staglia alto nel cielo. Questi (il cielo), pietoso, sembra volerlo consolare per la sua lunga agonia. Per un attimo lo associo alla torre campanaria della Chiesa della Madonna delle Grazie che arrugginisce pericolosamente sempre di più. Qui il tempo sembra davvero che non esista, tutto agogna per secoli e decenni, tranne che le porcate fatte di cemento, quelle scivolano veloci sulla terra quasi a voler cancellare le vergogne di una classe politica e dirigenziale che, dietro le quinte, danneggia, e che non ha né poesia né cuore, ma solo affari e interessi personali. Tutti per uno, uno per tutti. In questo sì, che l’Italia è unita. Pedalo confortato da una dolce brezza mattutina che dopo la calura di questi ultimi giorni sembra una vera manna. In fondo al campo figure operose di alcuni contadini mi fanno venire in mente i limiti raggiunti ultimamente dal mio fisico. Se dovessi piegarmi per raccogliere io  quelle verdure, dopo poche decine di minuti dovrebbero raddrizzarmi facendomi ingoiare un ombrello.

Però lo scenario è incantevole, e le gigantesche zolle del campo appena arato, color rosso sangue di porco, sembrano dirmi che da quel ventre nasceranno, forse, nuove tavole imbandite e risa gioiose di giovani mamme, figli e nipoti, come quelli di Antonio, che invece dovranno smaltire le centinaia di metri di cemento colato sul suo campo.

Da lì a poche decine di metri l’incanto si rompe e la realtà di questo pusillanime e moribondo capitalismo delle banane, si infrange contro lo scempio della nuova circonvallazione di Galatina. Città dedita all’Arte e alla Cultura.

Marcello D’Acquarica
 
Di Antonio Mellone (del 10/08/2013 @ 14:06:28, in Fetta di Mellone, linkato 2993 volte)

C’è una parola sconosciuta ai più, ma soprattutto ai politici. Questa parola è parresìa. La parresìa è il coraggio della verità di colui il quale parla assumendosi il rischio anche di un’eventuale reazione negativa da parte dell’interlocutore.

Purtroppo sembra che la verità debba essere tenuta ben nascosta ai cittadini. Non bisogna raccontarla, neanche per sbaglio. Così continuano a prenderci in giro, ad ingannarci come se il futuro possa costruirsi sull’inganno. Manca il coraggio della verità, sia al vertice e sia alla base della nostra comunità.  E questo è ormai assodato.

Io, però, non me ne capacito ancora. Non riesco proprio a capire come sia stato possibile che consigliera, sindaco ed ineffabile assessora, nel corso del convegno di presentazione del “Nuovo Centro Aperto Polivalente per Minori”, siano riusciti a dire tante cose senza dir nulla (e senza sganasciarsi dalle risate), e soprattutto ad essere applauditi dalla platea.

Mi chiedo davvero come si possa avere la faccia tosta di dire sempre (ed anche in maniera prolissa: cfr. i video su questo sito) che tutto va ben madamalamarchesa.
Ma cosa costa ai suddetti sindaco, consigliera delegata, e assessora presenzialista proferire per una sola volta, dico una, la verità così com’è, nuda e cruda, senza la pantomima del trionfalismo cui non crede (o non dovrebbe credere) più nessuno?

Quanto sarebbe stato meglio se, provando a guardare in faccia alla realtà, i nostri rappresentanti comunali avessero detto papale papale quanto segue:
Cari concittadini di Noha, stiamo inaugurando una bellissima struttura per la quale è stata fatta una grandissima cazzata. E’ inutile che vi diciamo (perché certamente lo sapete già, se avete avuto modo di consultare Noha.it) che l’allaccio elettrico che ci permette in questo momento per esempio di usare questi microfoni non è quello definitivo, ma quello provvisorio. Purtroppo si tratta di una provvisorietà che durerà un bel po’, eh, eh, eh [risata con ammiccamento, ndr].

Non sappiamo a chi imputare la colpa di tutto questo. Anzi, a dirla tutta, lo sappiamo benissimo, ma dobbiamo far finta di non sapere. Dobbiamo far finta che tutto fili a gonfie vele, e a noi [soprattutto dal punto di vista politico – con la p minuscola ovviamente, ndr] conviene continuare nell’arte nella quale siamo dei maestri insuperabili: lo scaricabarili.  

Cari Nohani, mettetevi l’anima in pace: questo problema dei 50 kwh non si risolverà né oggi né mai. Dobbiamo, anzi dovete arrangiarvi, nonostante 1.300.000 euro di soldi pubblici spesi senza troppi problemi (infatti mica erano i nostri).

Detto questo vorremmo aggiungere una preghiera: per favore, ora non venite a romperci con questa storia della cabina elettrica. Nelle casse comunali non c’è il becco di un quattrino. Quindi, amici di Noha e dintorni, non veniteci a fracassare timpani e scatole, ché noi non sapremmo manco da dove iniziare. Tenetevi dunque ‘sta benedetta scuola così com’è, senza ascensore, senza impianto fotovoltaico funzionante, senza aria condizionata (che come ben sapete fa male alla cervicale). Vi basti per ora la nostra aria fritta: tanto ci siete abituati. Soffrite in silenzio, come avete saputo fare fino ad oggi e come, di questo passo, continuerete a fare nei futuri secoli dei secoli, amen.

Ci dispiace per questi poveri ragazzi della cooperativa aggiudicataria [ai quali va tutta la nostra solidarietà, ndr] che dovranno arrabattarsi tra mille difficoltà: noi abbiamo fatto quel che potevamo, cioè vendergli questa struttura come se fosse l’oro del mondo. Poveretti, ci sono cascati e se la sono bevuta. Ed ora saranno cavoli loro, mica nostri.

Farà caldo negli ambienti? Farà freddo nelle aule? Non funzionerà l’ascensore in questa scuola? Pazienza, fatevene una ragione tutti quanti, cittadini, utenti, e soprattutto gestori di questa bellissima “Ferrari” - come l’ha definita qualcuno - ma senza possibilità di far funzionare il motore in quanto hanno scordato di fare al serbatoio il buco in cui introdurre la pompa della benzina.

Suvvia, non fate quella faccia e cogliete il lato positivo della cosa. Qui i ragazzi potranno sviluppare una mentalità nuova per affrontare le emergenze o gli imprevisti, qui impareranno il coordinamento motorio e soprattutto tecniche e capacità di adattamento: insomma questa sarà una vera e propria scuola di sopravvivenza. Che altro volete da noi? Una puccia con le olive?   
Grazie per l’attenzione”.
Ecco, se ci fosse stato un discorso sulla falsariga di questo, probabilmente i cittadini di Noha avrebbero pure ingoiato il rospo (non è il primo e non sarà nemmeno l’ultimo), ma di fronte alla sfacciataggine di questi personaggi e all’ostentazione di un ottimismo fuori luogo e fuori tempo massimo, ti vien proprio voglia di far aprire un bel fascicolo di indagini al Giudice preposto (abbiamo ormai materiale a sufficienza da inviare al magistrato) in modo tale che si accerti una volta per tutte la verità, e soprattutto si individui il responsabile di questo scandalo, chiedendogliene in qualche modo conto.

Ecco perché quel contatore continuerà a campeggiare sulla home page di questo sito misurando il tempo, in mesi, anni, e forse anche in ere geologiche.

Se noi non interveniamo in qualche modo quel contatore non la smetterà mai di segnare il tempo.

Non so se tra qualche secolo qualche scienziato studierà l’epoca attuale, la nostra civiltà, il nostro modo di pensare e di agire come cittadini. In caso positivo gli studiosi che potrebbero occuparsene sarebbero pur sempre gli archeologi. Ma con l’imprescindibile ausilio degli psichiatri.

P.S.
Purtroppo tutto questo è il risultato, oltre a tutto il resto, anche del pragmatismo di maniera del Pd (pragmatico devoto) di turno.
E a proposito di pragmatismo proprio in questi giorni vado a leggere da qualche parte, tra le altre, anche questa frase: “… anche i sacerdoti hanno bisogno di andare contro la corrente dell’efficientismo e del pragmatismo”.

Uno pensa che queste parole siano state scritte plagiando quello scomunicato del sottoscritto. Invece sono state proferite, e con enfasi, guarda un po’, proprio da papa Francesco in persona, nel corso della GMG che ha avuto luogo giorni fa in Brasile.

Vuoi vedere che prima di essere un osservatore nohano e dunque un osservato speciale lo scrivente è (sempre stato) un cattolico osservante?
Roba da Pd (pragmatiche delusioni).

Antonio Mellone

 
Di Redazione (del 10/06/2022 @ 14:05:50, in Comunicato Stampa, linkato 707 volte)

Non più confinata nel perimetro del Salento, ora la questione di sposta in Parlamento. Il caso Colacem approda infatti in Commissione Ambiente della Camera: richiesta di audizione urgente per gli impianti di Gubbio, Sesto Campano e per quello salentino di Galatina. Comitati dei cittadini, sindaci, associazioni da più parti d’Italia si sono coordinati in una comparazione di dati sanitari, report scientifici prodotti nel corso dei mesi e confrontati sulle sospette correlazioni tra anomalie sanitarie ed emissioni registrate nelle comunità che vivono a ridosso dei cementifici di Colacem spa.

Dopo una lunga serie di confronti, la decisione di elaborare il dossier “Emergenza sanitaria nelle aree urbane in prossimità dei cementifici Colacem di Galatina, Gubbio e Sesto Campano”, presentato il 6 giugno con richiesta di audizione urgente alle deputate Alessia Rotta e Rossella Muroni (ex presidente di Legambiente) presso la Commissione Ambiente della Camera. A sottoscrivere il report e dare input alle fasi successive il Comitato civico Ambiente e salute di Lecce, il Comitato No Css nelle cementerie di Gubbio, Comitato per la tutela ambientale della Conca Eugubina e l’associazione molisana Mamme, salute e ambiente di Venafro.

Nel 2017, dopo quella presentata dal Movimento Cinque Stelle dell’anno prima, l’ex ministro e allora deputato di Sinistra Italiana Stefano Fassina aveva proceduto con una interrogazione parlamentare sull’impianto galatinese, proponendo la sospensione dell’attività industriale in attesa della Vis, Valutazione impatto sanitario. Nelle zone di Sesto Campano nel territorio di Isernia, Galatina e Gubbio, in provincia di Perugia, hanno sede i  tre cementifici di proprietà della società Colacem, terzo gruppo italiano per produzione, con un totale di sei stabilimenti in Italia (gli altri tre si trovano in provincia di Varese, in quella di Arezzo e a Ragusa). Ulteriori quattro impianti anche nel resto del mondo: Tunisia, Albania, Haiti, Repubblica Dominicana.

I vari comitati di cittadini hanno dunque raccolto un dossier sull’emergenza sanitaria in quelle comunità. Il dossier è stato presentato, come riportato su, lunedì scorso alla presidente e vice presidente della Commissione Ambiente della Camera, Alessia Rotta e Rossella Muroni.  La raccolta di dati relativi alla situazione sanitaria, ambientale e autorizzativa dei tre cementifici, per i portavoce dei comitati, dimostrerebbe una precisa modalità operativa aziendale portata avanti da decine di anni e che si sarebbe andata a incastrare con un certo immobilismo da parte di alcune amministrazioni locali nel volere affrontare quella rappresenta come una delle maggiori vertenze ambientali nazionali

Dal punto di vista sanitario, il report presentato alle due parlamentari parla di dati numerici che configurano una vera e propria emergenza. Concentrazione di inquinanti e rischio di mortalità delle quali vi abbiamo parlato già un anno addietro, con riferimento alla forte apprensione manifestata da undici sigle mediche, dalla Lega italiana tumori ed emersa in uno studio del Cnr: il distretto del cementificio di Galatina era stato infatti dichiarato “zona rossa” per l’incidenza di neoplasie polmonari. C’è da dire che nel Salento, quanto meno, un registro dei tumori esiste. (E non presenta appunto cifre rassicuranti.) Nel 2021, però, la Regione Umbria lo ha invece abolito “perché troppo costoso”.

Laboratori e centri di ricerca hanno evidenziato la presenza di diossina nel latte materno e nella placenta umana, oltre a una elevata concentrazione di metalli pesanti nella vegetazione, nella falda acquifera e nel suolo. Le preoccupazioni delle popolazioni locali sono poi lievitate dopo il sequestro delle polveri presso lo stabilimento di Galatina eseguito dalla Direzione distrettuale antimafia di Lecce, che ha evidenziato caratterizzazioni insufficienti nella composizione dei rifiuti, così come indicato anche in sede di Ctu, Consulenza tecnica d'ufficio.

“I cementifici sono industrie obbligatoriamente subordinate alla Via, la Valutazione di impatto ambientale. Eppure nessuno dei tre è stato mai valutato, nonostante l’Agenzia europea per l’ambiente ne abbia indicati due tra i 600 impianti maggiormente inquinanti d’Europa. L’emergenza rifiuti in Campania fu decretata dal presidente del consiglio Ciampi nel 1994,  28 anni fa.  Da quasi trent’anni in Italia si discute su dove mettere i rifiuti. Il governo ha continuato a favorire l’incenerimento, in particolare nei cementifici, in netto contrasto con gli obiettivi europei per la riduzione delle emissioni di carbonio e il recupero dei materiali scartati”, scrivono dai comitati che hanno sottoscritto il dossier, ora sulle scrivanie delle due deputate della Repubblica.

 Valentina Murrieri
(fonte: lecceprima)

 
Di Redazione (del 15/10/2018 @ 14:00:53, in Comunicato Stampa, linkato 873 volte)

Ai sensi dell’art. 20 dello Statuto Comunale e dell’art. 29 del Regolamento del C.C., il Consiglio Comunale è convocato in seduta ordinaria di 1^ convocazione per il giorno 18.10.2018 alle ore 16.00, con continuazione, e occorrendo in seconda convocazione per il giorno 19.10.2018, alle ore 17.00 per trattare i seguenti argomenti:

1)  Comunicazioni del Sindaco

2)  Interrogazioni

3)  Mozione

4)  Approvazione verbali seduta precedente 31.7.2018

5) Ratifica deliberazione della Giunta Comunale n. 267 del 05/10/2018 recante all’oggetto: “Bilancio di previsione finanziario 2018/2020 – Variazione”

6) Giudizio innanzi alla Corte di Appello di Lecce R.G. n. 1117/2017, Comune di Galatina c/Galluccio Francesco e Maria Addolorata, definito con sentenza n. 796/18, inerente a risarcimento danni da occupazione illegittima – Transazione e riconoscimento debito fuori bilancio.

7) Procedura di V.I.A. concernente la variante al progetto di costruzione di un impianto per la produzione di “Compost” in località “Le Bruciate” del Comune di Galatina. Proponente Società Salento Riciclo s.r.l. variante urbanistica. Determinazioni.

Il Presidente del Consiglio Comunale  
Dott. Raimondo Valente

 

Ho ritenuto di fare chiarezza rispetto all’interrogazione, tanto irrituale quanto banalmente dalle sembianze intimidatorie, che i consiglieri di maggioranza hanno presentato nell’ultimo consiglio comunale in risposta alla nostra richiesta di chiarimenti sui lavori non autorizzati che si svolgevano presso una struttura comunale qual è il pre-campo di Via Chieti in Galatina. Vecchio trucco di una vecchia politica, parlare d’altro per provare a sviare la difficoltà.

Da libera cittadina, prestata solo negli ultimi cinque anni alla politica, sin dal 1989, quando giovanissima ho intrapreso la mia militanza nelle Acli, ho svolto attivamente attività di promozione sociale e sportiva sul territorio risultando molte volte socia fondatrice di diverse realtà associative territoriali e peraltro tutt’ora risulto iscritta a diverse associazioni che svolgono la loro attività di volontariato in vari ambiti.

Tra queste l’associazione Noha Calcio che mi ha vista coinvolta nel 2016, assieme a mio marito, come socia fondatrice e sponsor. Comprendevamo l’alta valenza sociale per il territorio nohano in quel momento storico e ci abbiamo messo impegno e passione perché offrivamo l’opportunità a circa 30 ragazzi, alcuni dei quali giovanissimi, di svolgere attività sportiva in un contesto di sana aggregazione che ha portato anche ad una proficua collaborazione con altre associazioni.

Chi vive la passione del mondo associazionistico sul territorio e per la propria comunità sa quanto in queste iniziative ci sia tanto di sociale e certamente nulla di lucrativo.

Nel settembre del 2016, a ridosso dell’inizio del campionato, l’associazione Noha Calcio avanza richiesta all’amministrazione per l’utilizzo della struttura sportiva presente a Noha ma non riceve risposta positiva perché il campo risulta inagibile non solo per la disputa di partite ufficiali ma anche per gli allenamenti, perché sprovvisto di illuminazione adeguata. La richiesta allora, almeno per disputare le gare di campionato, viene presentata per l’utilizzo del pre-campo di Via Chieti, in quel momento concesso in uso ad altra associazione e con la quale si sottoscrive un accordo impegnandosi al pagamento di 40,00 euro a partita oltre alla tracciatura del campo e pulizia dell’area di gioco e spogliatoi. Impegno economico oneroso, ma che affrontiamo, per una squadra di ragazzi autofinanziata e nata per un risvolto altamente sociale.

La necessità di svolgere almeno gli allenamenti sul campo di Noha porta ad un’intensa corrispondenza con l’amministrazione retta dal Commissario Prefettizio per determinare l’importo del canone da riconoscere per l’utilizzo di un campo inagibile, proponendoci di effettuare interventi di messa in sicurezza e di adeguamento, anticipando le somme da detrarre successivamente sui canoni dovuti.

Finalmente nel novembre 2016, con delibera commissariale n. 82, si affida in uso temporaneo l’impianto sportivo di calcio di Noha stabilendo che gli oneri relativi al canone per l’utilizzo saranno a carico dell’ASD mediante il pagamento di una tariffa oraria. Dopo ben tre mesi con somma sorpresa ci viene comunicato il canone di € 45,00 l’ora, anziché i € 2,00, importo già indicato nel bando del 2015, e confermato verbalmente a più soggetti in considerazione delle cattive condizioni della struttura.

Riparte quindi nel marzo del 2017 una nuova fitta corrispondenza tra l’associazione e l’amministrazione nella quale si reitera la richiesta di poter essere autorizzati ad effettuare i lavori necessari per la messa in sicurezza del campo, dando disponibilità ad anticipare le somme necessarie per poi recuperarle con uno scomputo dai canoni, in modo da poter disputare anche le partite di campionato perché nella soluzione trovata l’associazione era stata messa in una condizione economica insostenibile trovandosi a pagare due canoni, uno per far allenare i ragazzi a Noha e uno per disputare le partite in via Chieti a Galatina. 

Nel luglio 2017, prima che venissi nominata assessore mi dimetto dall’associazione Noha Calcio interrompendo di fatto ogni rapporto.

Nel settembre 2017, non avendo ricevuto alcun riscontro alla richiesta di marzo, risulta dagli atti in Comune, una ulteriore comunicazione dell’associazione Noha Calcio con la quale si richiede nuovamente l’autorizzazione ad eseguire i lavori necessari di adeguamento e messa in sicurezza del campo chiedendo altresì che gli fosse comunicato il conguaglio di quanto dovuto per l’anno precedente, nel caso gli acconti versati non fossero sufficienti alla copertura delle spese. Solo nel febbraio 2018 giunge una nota dagli uffici comunali con la quale non si faceva alcun cenno alla proposta di eseguire i lavori ma si comunicava semplicemente l’importo che si doveva versare a conguaglio pari ad € 6.080,00 (non € 6.500 come indicato nell’interrogazione frettolosamente presentata nell’ultimo Consiglio Comunale). Somma richiesta che il direttivo ha successivamente contestato nel quantum. 

Per maggiore chiarezza, facilmente verificabile consultando la richiesta di iscrizione nell’albo delle associazioni comunali presentata il 30.01.2018, ribadisco l’assoluta assenza nel direttivo dell’associazione sia mia che di mio marito, che in un periodo successivo si sarebbe dimesso anche da socio.

Un excursus forse lungo ma necessario, perché devo certamente rispedire al mittente ogni insinuazione o illazione tendenziosa, in perfetto stile da bassa politica, che sguazza nel fango tentando di infangare la mia attività amministrativa che in cinque anni da assessore ai Lavori Pubblici è stata sempre improntata sulla legalità e la trasparenza. Non ho allora alcuna remora ad invitare chiunque ritenesse di poter provare il contrario a recarsi dagli organi competenti per denunciarmi ma, allo stesso modo, intraprenderò ogni azione che la legge mi consente a tutela dell’onorabilità mia e dei mia famigliari.

Peraltro voglio concedermi il dubbio della buona fede ed invito il consigliere di maggioranza e il Sindaco Vergine a proseguire in quest’azione meritoria di verifica ma a 360°, valutando tutte le situazioni debitorie verso l’ente ed eventualmente a perseguire chiunque si possa dimostrare che abbia utilizzato le strutture comunali, di Galatina e di tutte le frazioni, magari non solo per pura attività sociale. Mi riserverò ovviamente di presentare richiesta di informativa su tale attività nei modi e nei canoni concessami dalla legge svolgendo il mio ruolo di consigliere comunale.

Loredana Tundo

 
Di Marcello D'Acquarica (del 10/03/2023 @ 13:47:41, in Comunicato Stampa, linkato 360 volte)

Nuovo allarme, nella serata di ieri, nell’area attorno al cementificio  del gruppo “Colacem” di Galatina. Intorno alle 20,40 alcune immagini scattate dai passanti hanno immortalato una densa colonna di fumi che fuoriusciva dall’impianto. Una mezzora circa di emissioni visibili a diverse centinaia di metri di distanza che si sono poi affievolite nel corso della serata. Ma in tutta la zona circostante i residenti e gli automobilisti hanno continuato per ore ad avvertire l’odore acre di bruciato, tanto da rendere l’aria irrespirabile.

Immediata la richiesta di intervento - da parte del Coordinamento civico Ambiente e Salute – inoltrata alle forze dell’ordine. Sul posto è giunta una volante del commissariato di polizia galatinese per i primi controlli. I referenti del comitato, d’intesa con il consigliere provinciale con delega all’Ambiente, Fabio Tarantino, hanno inoltre inviato una segnalazione agli uffici del Settore Ambiente della Provincia di Lecce.  Il comitato ha poi attivato l’Arpa, l’Agenzia regionale di protezione e ambiente per una richiesta di chiarimenti dal punto di vista sanitario e autorizzativo.

I dubbi, infatti, non riguardano solo ed esclusivamente l’intensità di quei fumi ritenuti nocivi, (già oggetto di un esposto nelle scorse settimane) quanto un altro aspetto: l’impianto poteva essere in funzione? Una domanda alla quale soltanto la Provincia potrà fornire risposte.  All’impianto industriale è stata rilasciata un’Aia (Autorizzazione integrata ambientale) nel dicembre del 2021 valida per dodici mesi, dunque in scadenza il 29 dicembre scorso. Un'autorizzazione sperimentale in quanto condizionata  e subordinata al tavolo della Vis tuttora in corso (la Valutazione di impatto sanitario). Nel corso delle prossime ore, l’Ufficio Ambiente eseguirà le verifiche documentali per stabilire se la società sia in regola con le autorizzazioni.

La replica di Colacem

La ricostruzione viene contestata dall'azienda, che così replica, circa le "segnalazioni di alcuni cittadini di fumi e odori percepiti nella periferia di Galatina. Senza alcun riscontro oggettivo, la giornalista attribuisce la causa di tale presunto evento allo stabilimento Colacem di Galatina, con il chiaro intento di screditare l’azienda, allarmando in modo ingiustificato la popolazione. Addirittura si fanno passare le luci anticollisione per gli aerei come fiamme di fuoco".

"Sarebbe stato sufficiente interpellare la direzione di stabilimento per scoprire che tutti i parametri dell’impianto dimostrano senza alcun dubbio la perfetta regolarità del suo funzionamento e la completa estraneità rispetto ai fenomeni segnalati. Colacem Galatina è pronta a fornire tutti i dati ed evidenze per fugare ogni dubbio".

Colacem Galatina aggiunge che lo stabilmento "svolge le proprie attività con tutte le autorizzazioni necessarie, in particolare è falsa l’affermazione secondo cui l’Aia, Autorizzazione integrata ambientale, abbia validità di soli 12 mesi".

 Valentina Murrieri
(fonte: lecceprima.it)

 
Di Marcello D'Acquarica (del 21/02/2024 @ 13:44:01, in Comunicato Stampa, linkato 201 volte)

Costruzione ed esercizio di un impianto fotovoltaico BYOPRO DEV2 e opere connesse - Potenza impianto 31,91 MWp - Comune di Galatina (LE)

Venghino, signori, venghino, ché qui è tutta pianura, i terreni te li regalano (o al massimo te li danno per due soldi), le istituzioni non proferiscono verbo, i padroni del vapore comandano, la propaganda green fa il resto, e il gregge fa il gregge bevendosi di tutto, muto e rassegnato come sempre.

L’impianto, della potenzialità di picco di 31,9116 Megawatt (MW), sarà da realizzarsi nell’area ubicata nel comune di Galatina, in provincia di Lecce, località Collemeto e proposto dalla BYOPRO DEV2 S.r.l., società corrente in Milano, alla Via A. Manzoni n. 41. Quando si dice “a chilometro zero”.

L’area prevista per quest’ennesimo impianto di pannelli fotovoltaici resta nelle vicinanze di quell’altra  zona per il  Comparto D4. Si tratta di un’area di oltre 10 ettari a ridosso della S.S.101 Lecce-Gallipoli. La finalità del pianificatore era quella di allocare, di fronte al polo commerciale (o forse pollo commerciale), costituito dalla D7, una area-vetrina che desse risalto e sviluppo alle realtà produttive locali di Collemeto.

Ecco quanto emerge dalla relazione tecnica disponibile sull’albo pretorio della Provincia per l’ennesimo consumo di suolo:

“…A seguito dell’emergere di vincoli di natura urbanistico-edilizio, segnalati dai referenti del Comune di Galatina nel corso della Conferenza di Servizi, si è reso necessario stralciare una porzione dell’impianto, per cui la superficie complessiva occupata dall’impianto ha subito una riduzione di circa 23.800 mq. La potenza complessiva del generatore fotovoltaico passerà di conseguenza da 31,9116 a 30,0252 MWp.”

Apposto. Problemi risolti. In poche parole su 40 ettari sono stati tolti 2 per via di “vincoli di natura urbanistico-edilizia” e il mondo (e Collemeto e pure Santa Barbara) sono salvi.

Tanto poi per farci stare ancor più tranquilli basterà la promessa di qualche “ristoro”, che ovviamente arriverà con calma, cioè al tempo delle calende greche. Nel frattempo, in mancanza d’altro, mai sia che ci facciano un parco alberato, per evitare di agonizzare sotto il caldo tropicale tipico delle ultime stagioni, potremo rinfrescarci le idee comodamente sdraitai in salotto, sotto i nostri eco-climatizzatori corredati di  pompe di calore, ovviamente green, come le bollette.

Galatina, avanti così. Mica possiamo fermarci ad appena il 5 % del nostro territorio ricoperto da una spessa coltre di pannelli, pale eoliche, e altre trovate del genere. Urge arrivare presto e senza indugio al 95% del suolo, ma direi anche al 100%. Se no come faremo a completare la famosa transizione ecologica con una bella centrale nucleare a km0?     

Marcello D’Acquarica

(NoiAmbiente e Beni Culturali di Noha e Galatina)

 
Di Redazione (del 20/08/2013 @ 13:42:08, in Cultura, linkato 9131 volte)

"Pubblichiamo un interessantissimo stralcio di una ricerca sugli orologi pubblici diventata libro, scritto da Rosanna Verter. Tra gli altri, c'è anche l'orologio pubblico di Noha, che, fermo ormai da troppi anni, si limita a segnalare l'ora esatta soltanto due volte al giorno"


Gli orologi da torre di Galatina e Noha di Rosanna Veter
Ieri
La sera del 21 febbraio 1848 il decurionato galatinese, sotto la presidenza di Domenico Galluccio, deliberò le feste costituzionali nominando una commissione guidata da Orazio Congedo che, unitamente al comitato composto da Innocenzo Calofilippi, Giacomo e Francesco Galluccio, Arciprete Siciliani, Antonio Viva, Bernardino Papadia, Luigi Mezio, Pasquale Angelini, Onofrio Vonghia, Ferdinando Capani, Antonio Dolce, organizzò la festa per la Costituzione promulgata da Re Ferdinando II il 10 febbraio 1848.
I festeggiamenti iniziarono di buon mattino, il 9 marzo 1848, con i fuochi d’artificio che durarono per l’intera giornata; le due bande musicali di Galatone e Neviano allietavano i cittadini; Piazza S. Pietro venne addobbata con ramoscelli di mirto, coccarde e bandiere. Nei pressi dell’ingresso della chiesa Madre, fra due bandiere, fu messa una grande iscrizione inneggiante al re e al papa eseguita a penna dall’architetto Fedele Sambati e dettata da Pietro Cavoti. Oltre a tutto ciò allietarono la vista dello scenario festoso varie luminarie e la processione con il busto argenteo di San Pietro che ebbe inizio dalla casa delle signorine Andriani, dove era custodito il busto del Santo, e percorse con a capo il capitolo «la via che mena alle Monache crandi», altrimenti dette Clarisse (oggi è quel tratto di strada tra Via Zimara e Piazzetta Gal-luccio, tra la chiesa dei Battenti e quella di S. Chiara o di S. Luigi), «S. Caterina, Corpo di Guardia e Piazza S. Pietro».
Da ciò possiamo dedurre, quindi, che nel 1848 la Torre dell’Orologio esisteva già nella sua semplice mole e che i locali erano sede del Corpo di Guardia. Proprio in quelle salette si svolsero le elezioni del plebiscito del 21 ottobre 1860 per l’Unità d’Italia ed eleggere Vittorio Emanuele II, Re costituzionale.
Il primo anno di libertà nacque con la fame che imperava tra la povera gente in tutta la provincia e i tumulti erano all’ordine del giorno. Il sindaco Antonio Dolce convocava immediatamente il Consiglio Comunale per disporre il prelevamento dal bilancio di 1815 ducati e 53 grana per poter acquistare legumi, orzo e grano per i poveri. Nel frattempo, il Ministero dell’Interno aveva ordinato alle Prefetture di segnalare eventuali monumenti da dedicare a Sua Maestà Vittorio Emanuele II. L’amministrazione comunale scelse la torre civica che fu adornata di due stemmi sabaudi posti ai lati dell’iscrizione; sul lato ovest, invece, si nota un’aquila capovolta ad ali aperte con la testa tra il tamburo e il cannone, mentre tra mine e palle di cannone anche una scure. Forse questa decorazione è stata inserita dopo la caduta del fascismo o forse c’era già visto che l’aquila è anche nell’arme sabauda. Sull’arco a tutto sesto del portone d’ingresso, Francesco Sammartino incise su marmo la seguente lapidaria iscrizione:
ALL’ELETTO DEL POPOLO VITTORIO EMANUELE II RE D’ITALIA IN MEMORIA DELLA RICUPERATA UNITÀ CHE LA PATRIA OGGI SOLENNEMENTE CONSACRA GALATINA PONEVA ADI 2 GIUGNO 1861
Ruggero Rizzelli nelle sue Memorie, edite nel 1912, sostiene che l’iscrizione è «sgrammaticata e fa poco onore alla torre del Caccialupi; falsando la storia offende le tradizioni della colta cittadinanza»; fu dettata da un insegnante del locale liceo Colonna, padre Sebastiano Serrao, dell’ordine degli Scolopi, congregazione religiosa fondata da Giuseppe Colasanzio nel 1617.
Per tale lavoro il Sammartino venne compensato con ducati 13 e grana 53.
I locali dell’Orologio avevano ospitato per qualche anno la Guardia Nazionale; dal 1850 oltre 250 militi della Guardia Urbana. In quell’occasione, per renderli più ospitali, i nudi locali furono arredati con candelieri, bracieri, sedie e qualche panca. Il tutto per la cifra di 65 ducati e 80 grana.
I primi restauri al Corpo di Guardia furono deliberati il 27 novembre alle ore 21 dell’anno del Signore 1861 da un Consiglio Comunale presieduto dal sindaco Antonio Dolce e composto dai consiglieri comunali Giuseppe Maggio, Carlo Lezzi, Michele Astarita, Carmine Zappatore, Pietro Colella, Arcangelo Trivisanno, Francesco Greco, Vincenzo De Matteis, Giuseppe Siciliano, Giovanni Congedo, Diego Papadia, Pasquale Angelieri, Domenico Bardi, Gaetano Colaci, Giuseppe Vozza, Paolo Baldari, e dal segretario comunale Luigi Santoro. Per i lavori fu costituita una commissione con Giuseppe Galluccio, Pietro Congedo e Michele Astarita i quali raccolsero ducati
160.66 per sottoscrizione e la somma venne aggiunta ai ducati 437 già stanziati dal consiglio. Oltre al proseguimento delle opere murarie, furono sostituite le porte ai camerini, le invetriate e il portone. Alla deputazione furono restituiti 79.05 ducati che risultarono in più.
Il 21 giugno 1877 nella segreteria comunale fu convocato dal sindaco Giacomo Viva, in seduta straordinaria, il Consiglio Comunale per deliberare circa «l’acquisto di una nuova macchina di orologio pel servizio del pubblico essendo l’attuale ridotta in uno stato da non essere soddisfacente ai bisogni del pubblico». Per l’acquisto della nuova macchina il sindaco esibì la corrispondenza tenuta col capo fabbrica, signor Alfonso Curci da Napoli, e coi F.lli Peperis da Udine dalla quale risultava che per avere «una macchina costruita secondo gli ultimi sistemi» si doveva spendere circa £ 2000, somma da prelevare da un articolo del bilancio del 1877.
Si poteva certamente spendere di meno, ma come giustamente osservò il consigliere Giuseppe Capani «una volta che il Consiglio deve venire nella determinazione di acquistare una nuova macchina di orologio è necessario che fosse di quelle costruite colla massima precisione». Alla sua proposta si uniformò tutto il Consiglio.
Il 3 luglio la Prefettura rilevava in una sua nota che trattandosi di «una spesa non lieve, non prevista nel bilancio e che poteva dissestare l’andamento finanziario del comune», suggeriva «di sperimentare l’asta pubblica e visto l’ammontare della spesa» si doveva «richiedere a un competente artefice un atto che equivalesse alla perizia» e che poteva a un tempo «essere anche l’offerta del fornitore stesso. Tale atto dovrà assoggettarsi all’approvazione del Consiglio Comunale che sarà chiamato a precisare i mezzi per la spesa e domandare la dispensa dei pubblici incanti coll’autorizzazione di far luogo a norma del caso alla privata licitazione tra persone del mestiere oppure alla trattativa privata».
Fallite le trattative con il Curci e i Peperis, l’amministrazione diede incarico ad Epimaco Olivieri Caccialupi, successore di Augusto Bernard, di fornire la macchina dell’orologio.
La ditta Caccialupi, presente con i suoi orologi da torre in molti comuni della provincia, aveva la sua sede in Napoli alla strada Egiziaca n. 44 a Pizzofalcone, oggi sede del distretto militare.
L’8 aprile 1879 il sindaco facente funzioni, Pietro Santoro, comunicava al Consiglio Comunale che il signor Giuseppe Greco aveva presentato «una di-manda» con la quale proponeva di effettuare a proprie spese le opere in muratura «occorrenti per l’impianto del nuovo orologio, a seconda del disegno proposto dall’architetto Fedele Sambati l’8 maggio 1861 su una perizia di Giuseppe Mandorino». Come compenso il Greco chiedeva di ricevere a titolo di cessione l’aia su cui sorgeva la Torre dell’Orologio. Naturalmente il Consiglio respinse la proposta considerato che non vi era molto squilibrio per le finanze locali e pertanto i lavori potevano essere sostenuti a spese del Comune anche perché cedendo l’area al Greco si restringeva un camerino che poteva essere utile per edificare una sala. Qualche mese dopo la giunta deliberava di licenziare i regolatori dei pubblici orologi di Galatina, Salvatore Zuccalà, nonché quello della frazione di Noha, Fedele Bonuso. Ma il 30 maggio 1882 il Consiglio Comunale, presieduto dal sindaco Giacomo Viva e composto dai consiglieri Luigi Papadia, Alessandro Verdosci, Gaetano Cola-ci, Giustiniano Gorgoni, Luigi Vallone, Liberato Congedo, Vitantonio Colaci, Salvatore Tondi, Raffaele Baldari, Giuseppe Vonghia, determinò di abbattere la Torre del vecchio Orologio perché «inutile ed indecorosa» e diede mandato ai consiglieri Liberato Congedo e Vitantonio Colaci di «trattare con qualche muratore di fiducia».
I consiglieri scelsero Pasquale Alessandrelli per l’appianamento della Torre «contro il pagamento di £ 50 ed il materiale ricavabile pro-beneficio».
Fu costruita così una nuova torre con timpano e furono messe a vista le campane.
Qualche anno dopo, precisamente il 24 aprile 1885, Francesco Bardoscia, assessore delegato dal sindaco, convocò il Consiglio Comunale per deliberare con urgenza l’illuminazione dell’orologio per tutta la notte e per l’intero anno, a differenza di una precedente convenzione con Vincenzo Giurgola regolatore del pubblico orologio, e di tenerlo acceso per sei mesi fino alle 9.00 p.m. e per sei mesi per tutta la notte.
Per tale lavoro al Giurgola vennero corrisposte £ 360 annue, sia per la manutenzione che per l’illuminazione del pubblico orologio, invece di £ 300. L’anno dopo, tale incarico fu affidato a Pietro Ascalone, orologiaio, con la riduzione del salario a £ 300.
Nel 1913, a cura della “Società Galatinese per le imprese elettriche”, con una spesa di £ 140,03 venne effettuato «l’impianto elettrico negli uffici della Polizia Urbana e al pubblico orologio sovrastante detti uffici».
L’8 ottobre 1932 il segretario cittadino del Partito Nazionale Fascista scriveva al Podestà per sapere come mai l’orologio non suonava da 15 giorni e poiché il servizio era affidato a persone responsabili, egli non riusciva a spiegarsi come mai non fosse stato ancora riparato. Il Podestà, in una missiva di qualche giorno dopo, gli comunicava che si era provveduto all’acquisto di una corda metallica necessaria per il funzionamento della suoneria. Nella comunicazione di risposta, il Podestà si chiedeva anche se era il caso di spendere elevate somme per la riparazione oppure di esaminare l’ipotesi dell’acquisto di un nuovo macchinario la cui spesa sarebbe ammontata a £ 3.500.
Oggi
Al termine della centralissima Via Vittorio Emanuele II, strada ricca di palazzi settecenteschi e zona viaria più antica della città, la Torre del Caccialupi, più comunemente nota come l’Orologio o Corpo di Guardia, si innalza nella sua sobria e superba semplicità, espressione dell’entusiasmo post-unitario. La torre è fra le più belle del Salento, è una costruzione di chiaro stampo neoclassico che, all’indomani dell’Unità d’Italia, fu dedicata a Sua Maestà il Re Vittorio Emanuele II.
I locali della torre, che anticamente erano adibiti a cappella privata della famiglia Greco-Bardoscia, vennero donati successivamente all’amministrazione comunale che li destinò a sede delle guardie urbane. Per quanto riguarda l’anno di costruzione della torre, possiamo supporre che se l’attiguo palazzo Bardoscia è datato fine 1789 è molto probabile che anche la torre sia della stessa epoca.
La torre ha base quadrata, è posta ad angolo tra Via Vittorio Emanuele II e Via Umberto I. Il vasto salone e le due salette che si aprono a sinistra hanno le volte a botte e, per gli amanti dei dati statistici e architettonici, si presenta con questi dati: l’altezza è di metri 18,37 mentre la larghezza è di metri 8,16; il quadrante, vero e proprio indicatore del tempo, incastonato in una cornice in pietra leccese, ha un diametro di centimetri 120; la lancetta delle ore ha una lunghezza di centimetri 40, quella dei minuti è lunga invece centimetri 50.

I numeri indicanti le ore sono in caratteri romani e il numero che indica le ore “quattro” è graficamente rappresentato con il segno IIII e non IV come detta la grafia romana. Questo fatto è dovuto, forse, per simmetria grafica all’interno del quadrante. Molti, comunque, sostengono che invece è una caratteristica degli orologi da torre.
Osservando la torre si evidenziano due cornicioni marcapiano che la segmentano in quattro ordini: il primo è sostanzialmente molto semplice; il secondo ordine invece è stato abbellito con gli stemmi sabaudi e con l’iscrizione dedicatoria; il terzo è riservato esclusivamente al quadrante dell’orologio; il quarto ordine chiude con il timpano dove, all’interno di una monofora aperta (arco), sono ospitate due campane in bronzo, oggi in pessimo stato.
Per accedere alla stanza dell’orologio bisogna arrampicarsi su 21 scalini di una poco agevole scala a chiocciola, molto stretta, consunta dagli anni, che conduce sul terrazzo e da qui, attraverso un’altra ripida scala di 15 scalini, si entra nella magica stanzetta dove la meccanica della sveglia cittadina ci appare in tutta la sua bellezza.
La cittadina macchina del tempo è di grandi dimensioni ed è ancora oggi meccanica, azionata da ruote dentate in cui sono state praticate delle tacche regolari con larghezza proporzionale al numero dei rintocchi che devono suonare. La velocità è regolata da una ruota a paletta frenata dall’attrito dell’aria; invece la forza motrice è fornita da tre enormi massi in pietra leccese, legati con cavi di acciaio molto flessibili. Il peso delle pietre varia in base alla grandezza della campana su cui battono le ore. Questi cavi si avvolgono ad un cilindro quando vengono manovrati, ogni ventiquattro ore, dal-l’addetto alla carica con una manovella. La velocità di rotazione è controllata da un pendolo, che consente ai pesi di scendere lentamente sino a piano terra. Il pendolo serve a rallentare o ad accelerare la marcia alle ruote che compongono il meccanismo dell’orologio; l’ora invece è regolata da un disco girevole. Tutti questi ingranaggi sono legati da un sistema di scappamento ad ancora.
La macchina poggia su travi in legno sostenute nel muro per contrasto ai pesi. La molla, dopo essere stata avvolta, inizia a svolgersi facendo girare gli ingranaggi che muovono le lancette delle ore e dei minuti a velocità diversa attorno al quadrante. La carica al nostro segnatempo è a cura di Gianni Venturiero che continua imperterrito a salire e scendere le ripide scale. Egli è l’erede di quella passione e volontà di tutti quei cittadini che per anni sono saliti in cima alla torre, con la pioggia battente, con il caldo e con il freddo.
Grazie alla loro costanza le lancette non si sono fermate e hanno continuato a tenere attiva la sveglia cittadina. Nel lontano 1991 l’ingranaggio della storica torre civica si fermò alle 12,10 o alle 00,10?
Le campane
Le campane, messaggere civiche, sono un esempio di architettura laica legata all’Universitas e un bene artistico che come tale va protetto. Hanno molte funzioni: segnalano allarmi o adunanze o funzioni religiose o di orologio che scandisce il tempo.
La voce campana, che molti credono di origine gotica, fu introdotta intorno alla fine del VII secolo e venne usata per la prima volta da S. Beda (672735), monaco e storico vissuto in un monastero benedettino in Inghilterra, considerato il più grande erudito dell’Alto Medioevo.
L’Accademia della Crusca, nella lessicografia, cita campana con aes campanum, nome con cui era noto il bronzo, lega metallica composta dall’80% di rame e dal 20% di stagno, metalli teneri, la cui unione nella lega permette di ottenere un materiale di grande durezza, a grani fini, dotato di caratteristiche di grande sonorità. Oppure il nome potrebbe derivare dalla forma di un vaso arrovesciato e sboccato, e fu adoperato per la prima volta da S. Paoli-no, vescovo di Nola, dalla omonima città in provincia di Napoli, dove vi era una miniera di rame. Alcuni umanisti chiamano la campana, in latino nola, dal nome della città dove furono ritrovate molte campane; altri invece sostengono che le prime campane siano state fuse in Campania, e da qui campana che sembra la più accreditata. Ancora oggi si brancola nel buio, nell’incertezza.
Le campane della torre cittadina hanno misure ben calibrate e adatte per la nota “la” e per il “re”; sono sprovviste di ceppo, cioè sono fisse, non oscillano e suonavano tramite il martello esterno e non con il battaglio. Sono entrambe ornate di ricami, di iscrizioni e di altorilievi a prova dell’eccellenza a cui era giunta l’arte di fondere il bronzo già nel 1700.
La campana piccola, quella posta in alto, batteva i quarti d’ora, molti anni orsono. Ha un’altezza di centimetri 55 e un diametro di centimetri 63; dalla dimensione possiamo ipotizzare un peso di 150 chili. Tra due bellissime cornici di motivi floreali reca un’iscrizione:
ANGELI MONGIÒ SINDICATUM A. D. 1762
Presenta una varietà di decorazioni: sul lato nord, in posizione centrale, vi è lo stemma civico, mentre sul lato sud si evidenzia un’immagine in rilievo, sulla superficie esterna del bronzo e costituente corpo unico con la campana stessa, che potrebbe essere un santo, forse S. Pietro.
La campana maggiore, quella che batteva le ore e oggi un cupo don allo scoccare dell’ora, ha un’altezza pari a centimetri 70 e un diametro di centimetri 85, con un peso presumibile di circa 200 chili; anche qui al centro, lato nord, lo stemma della città. Tra le due cornici si legge:
NOLA, HÆC, HORIS DENVNTIANDIS REFICITVR A.D. 1762 HORARIO RESTITUTO ANNO VULGARÆ
Questa campana per annunciare le ore fu rifatta nell’anno del Signore 1762 dell’era volgare dopo che fu ricostruito l’orologio.
Alcuni studiosi hanno letto, erroneamente, in quel “Nola” la contrazione di Vignola, oggi Pignola, piccolo centro della provincia di Potenza, famosa patria dei fonditori Olita e Bruno. È giusto chiedersi: «Da chi sono state fuse le campane dell’Orologio?». Stupisce, infatti, che le campane non sono “firmate” dal mastro campanaro.

Occorre ricordare che il 20 febbraio del 1743 un terremoto del nono grado della scala Mercalli, magnitudo 6.9, colpì tutta la penisola salentina, le isole Ionie e la Grecia, con epicentro nel canale d’Otranto. Le scosse durarono circa un’ora e l’intensità maggiore fu registrata nella vicina Nardò. Forse il rifacimento della campana e la ricostruzione della torre si devono ai danni che quel terremoto provocò anche nella città di Galatina.
La lapide
Al carabiniere Domenico Secondo Della Giorgia è dedicata la lapide posta sul lato ovest della torre. Insignito della medaglia d’argento, era nato a San Cesario di Lecce il 1° luglio del 1888 da Antonio e Matilde Rollo. L’anno seguente la famiglia Della Giorgia si trasferì nella non lontana Galatina, dove il padre assunse l’incarico prima di Guardia Municipale e poi di Comandante e dove nacquero gli altri cinque fratelli.
Da giovane lavorava come maniscalco e il 15 ottobre 1908 fu chiamato alle armi, arruolandosi nel novembre nel 5° Genio Minatori.
Lo troviamo a Messina e Reggio Calabria a prestare soccorso durante il terremoto del dicembre 1908 e per tale opera meritoria ricevere la Medaglia Commemorativa. Per la sua corporatura e per la sua altezza, raggiungeva il metro e ottanta, chiese di essere arruolato nei Carabinieri e il 26 maggio 1909 fu assegnato come Allievo Carabiniere a Piedi.
Promosso effettivo, è trasferito nella Legione di Napoli. In Libia prese parte alla guerra italo-turca e ricevette la seconda Medaglia Commemorativa. Ritornato in Italia, fu assegnato alla Legione Territoriale di Bari. Quando nel maggio del 1915 l’Italia entra in guerra contro gli Austro-Ungarici il nostro eroe viene aggregato al Reggimento Carabinieri Reali, 8a Compagnia Mobilitata, e raggiunge il territorio di guerra con la bandiera e la banda d’ordinanza: siamo alla seconda battaglia dell’Isonzo. Il 6 luglio 1915, sull’altura del Podgora, dove vi erano le trincee nemiche, vengono stanziati 30 ufficiali e 1.399 Carabinieri. In una rassegna dell’Arma dei Carabinieri leggiamo la drammatica giornata di guerra vissuta dai Carabinieri e da Domenico:
... la mattina del 19 luglio, dopo la consueta preparazione con tiri di artiglieria, il terzo battaglione, verso le ore 11, scattò dalla trincea verso le linee nemiche. Balza fuori per prima, l’ottava compagnia [alla quale apparteneva Della Giorgia, N.d.A.] seguita dal comando del battaglione, tenuto dal tenente colonnello Teodoro Pranzetti, poi la settima e la nona. Tempesta di fuoco del-l’avversario sulla zona di attacco. L’ottava compagnia, pur falcidiata, avanza lentamente con le due ali, e si frammischia con gli elementi sopravvenienti della settima, le tre compagnie giungono fin sotto i reticolati; molti morti per via. Tutti i superstiti resistono, attaccati a quei reticolati, pur sentendo l’inutilità del loro sacrificio. Quindi sopraggiunge l’ordine di ripiegamento.
L’attacco durò molte ore con lo stile dei combattimenti rapidi e ad orario che, per circa un anno, fino alla conquista di Gorizia, fu praticato nelle battaglie dell’Isonzo. Al reparto costò 53 morti, 143 feriti e 10 dispersi.
Il tenente Moscatelli, comandante del plotone, raccontava che nell’assalto il nostro concittadino venne ferito una prima volta da una raffica di mitragliatrice che lo colpì al braccio sinistro. Il tenente gli ordinava di ritirarsi, ma Domenico gli rispondeva: «Non mi mandi indietro, signor tenente, ho il braccio destro che funziona ancora, posso impugnare la baionetta per quei briganti». Continuava a dare nell’azione l’esempio ai compagni: giunto nelle vicinanze del reticolato, venne colpito alla testa e morì con il viso al sole e al nemico. Erano le 12,30 circa del 19 luglio 1915 e aveva appena ventisette anni. Nel suo portafogli fu rinvenuta una lettera, forse del giorno prima, dove era scritto: «Cara madre, domani andremo all’attacco della fortezza di Gorizia. Se dovessi cadere non piangete. Mandate gli altri fratelli quassù che ne è bisogno per la grandezza della patria».


Per questo suo atto di grande eroismo e abnegazione gli fu decretata la Medaglia d’Argento al valor militare alla memoria con la motivazione che oggi è leggibile sulla lapide tra Via Vittorio Emanuele II e Via Umberto I.
Il 25 luglio 1943, con la caduta del fascismo, dalla lapide venne eliminato il fascio littorio, ma non l’anno fascista (XIII E.F.).
L’Arma dei Carabinieri in pensione di Galatina ha dedicato a Domenico l’elegante sede di Piazza Alighieri. A lui è intitolata la caserma della Compagnia dei Carabinieri di Maglie ed è ricordato, dal 2001, nella toponomastica di San Cesario di Lecce, sua città natale. La sua eroica morte è stata illustrata su cartolina da Vittorio Pisani.

L’orologio di Noha
«... una piazzetta commoda ed un orologio che misura il tempo...», così leggiamo in una pagina dedicata a Noha dal giudice Tommaso Vanna.
La torre, sulla quale è allocato l’orologio pubblico, è in stile classico e termina con un chiostro di archetti dai quali sono visibili le campane. È stata costruita, probabilmente, intorno al 1861, come indica la lapide posta a circa quattro metri dal piano di calpestio. Giacomo Arditi nella sua Corografia fisica e storica della provincia di Terra d’Otranto scrive: «...un orologio pubblico eretto in piazza con denaro dello stesso benemerito». La torre, in stile classico, fu donata alla cittadina dalla generosità dei fratelli Orazio e Gaetano Congedo. Sul muro della torre è scolpito in uno scudo il loro stemma gentilizio: un albero di pino al naturale accostato a sinistra da tre stelle disposte: 1, 2; il centro del tronco di pino è attraversato dalla figura di un toro furioso.
Al di sotto dello stemma l’epigrafe:
NOHA FRAZIONE DEL COMUNE DI GALATINA CIRCONDARIO DI GALATINA COLLEGIO ELETTORALE DI MAGLIE DISTRETTO DI LECCE PROVINCIA DI TERRA D’OTRANTO 1861
Il quadrante dell’orologio è inserito nel corpo di un’aquila, simbolo di forza e coraggio: fu insegna delle legioni romane e negli stemmi esprime fedeltà all’Impero. Secondo alcune testimonianze, sia la testa che il fascio su cui si aggrappavano gli artigli furono rimossi subito dopo la caduta del fascismo nel 1943. Le lancette sono ferme, ormai da data immemorabile, alle ore 09,40 o alle 21,40. Marcello D’Acquarica nel suo catalogo I beni culturali di Noha scrive:
La prima versione della meccanica dell’orologio risalente al 1861 non è più esistente. Apparteneva ad una tecnologia più semplice e meno raffinata, costruita totalmente in modo artigianale, dai denti degli ingranaggi ai chiodi che ne bloccano la struttura. La seconda versione risale al 1911, anno della sua costruzione e installazione sulla torre dell’orologio in Piazza S. Michele. Costruita dalla Premiata Fabbrica Orologiai di Fontana Cesare di Milano, è la seconda generazione di orologi meccanici dell’inizio del ’900.

La macchina, completamente restaurata e inaugurata il 23 dicembre 2008, oggi fa bella mostra di sé nell’atrio della Scuola Media “G. Pascoli”, sezione distaccata di Noha, con funzione di studio e didattica.
Tra le carte d’archivio vi solo alcune delibere in cui la Giunta Comunale approvava, viste le spese sostenute, il pagamento a Giovanni Nocco e a Pasquale Monastero per la riparazione dell’orologio negli anni 1908-1909.
Nel 1913 abbiamo un nuovo impianto di orologio. La carica viene data da Pantaleo Rocca e la spesa per il petrolio viene desunta dall’art. 25 del bilancio prelevando £ 74,00 dal fondo riserva. Nel 1912 viene retribuito Giuseppe Potenza con £ 20,00 per la sistemazione dell’orologio.


BIBLIOGRAFIA
ARCHIVIO STORICO COMUNE DI GALATINA: Delibera del 27.11.1861 Delibera del 5.06.1862 Delibera n. 22 del 21.6.1877 Delibera n. 10 dell’8.5.1882 Delibera n. 38 del 30.5.1882 Delibera n. 77 del 24.4.1885 Delibera CC dell’8.04.1889 AA.VV., Guida di Galatina, Congedo Editore, Galatina 1994. ANTONACI ANTONIO, Storia di Galatina, Panico editore, Galatina 1999. ARDITI GIACOMO, Corografia fisica e storica della provincia di Terra d’Otranto, Stab. tip. “Scipione
Ammirato”, Lecce 1879, Ristampa anastatica, 1994.
D’ACQUARICA FRANCESCO,MELLONE ANTONIO, Noha, storia, arte, leggenda, Infolito Group Edito
re, Milano 2006.
D’ACQUARICA MARCELLO, I beni culturali di Noha, Edizioni Panico, Galatina 2009.
GUADAGNI CARLO, Nola sagra: 1688, Il Sorriso di Erasmo, Massa Lubrense 1991.
MINIERI ANTONIO, Compendio della terra di Nola, Palo, Nola 1973.
RIZZELLI RUGGERO, Pagine di storia galatinese: memorie, Tip. economica, Galatina 1912.
SIMONI ANTONIO, Orologi italiani dal Cinquecento all’Ottocento, A. Vallardi Editore, 1967.
VANNA TOMMASO, Urbs Galatina, Editrice Salentina, Galatina 1992.

click download PDF file.

 

Sin dall'inizio del suo mandato, il lavoro svolto dall'amministrazione comunale è stato indirizzato verso la possibilità di una riduzione dei tributi, compresa la tariffa sui rifiuti. Nonostante le evidenti difficoltà economico-finanziarie, si era giunti ad ottenere una riduzione della TARI, dovuta, tra l'altro, al buon risultato della percentuale di raccolta differenziata che, mese dopo mese, dimostrano i cittadini con il loro impegno quotidiano. Tuttavia, prima dell'approvazione del bilancio, è intervenuta una sentenza del Consiglio di Stato che ha condannato 63 comuni salentini, tra cui Galatina, in merito all'adeguamento della tariffa per il conferimento della frazione secca dei rifiuti nell'impianto di trattamento di Cavallino, di proprietà della società Progetto Ambiente. I comuni sono stati condannati al pagamento di una partita da 30 milioni di euro e, per questo motivo, al fine di adempiere alla sentenza, l'amministrazione ha dovuto distribuire la propria quota pari a 700 mila euro all'interno della bolletta della TARI, andando così a neutralizzare quel risparmio che si era riuscito ad ottenere. Se non avessimo lavorato in quella direzione, avremmo corso il rischio di procedere ad aumenti medi all'incirca del 20%.

Comprensibile, certo, il malcontento generale di fronte ad una tariffa così elevata. Il lavoro dell'amministrazione mira ad un intervento a favore del contribuente, stimolata dalla proficua collaborazione in materia di raccolta differenziata. È proprio questa la direzione giusta che bisogna continuare a percorrere.

Ufficio Stampa Marcello Amante

 
Di Antonio Mellone (del 07/08/2013 @ 13:37:30, in Fetta di Mellone, linkato 3215 volte)

Qualcuno s’è chiesto come mai, nonostante l’inaugurazione bis del complesso monumentale della vecchia scuola elementare di Noha, su questo sito campeggi ancora ben evidenziato il contatore di mesi, giorni, ore, minuti e secondi calcolati a partire dalla prima inaugurazione avvenuta nel mese di dicembre 2012.

La risposta è purtroppo la solita: la vecchia scuola elementare di Noha pur essendo stata inaugurata un paio di volte non è ancora funzionale al 100%. Ebbene sì, signore e signori, non lo è, nonostante le apparenze, nonostante le favole che ci hanno raccontato, e nonostante qualcuno creda ancora ai rospi che si trasformano in principi.

Allora diciamo che quel contatore inizierà il suo turno di riposo se e solo se verranno risolti una volta per tutte i problemi che andiamo denunciando pubblicamente da un paio d’anni (ci manca solo di interessare la Magistratura, affinché faccia luce, individuandone le responsabilità, su di una vicenda che non può rimanere sospesa per sempre come se nulla fosse successo).

Come abbiamo già avuto modo di dire un paio di migliaia di volte, questo bellissimo plesso ha un allaccio all’energia elettrica ancora provvisorio. Qualcuno - non sapremo mai chi, a meno appunto di una sentenza giudiziaria - ha scordato di progettare/costruire quel piccolo particolare rappresentato da una cabina elettrica in muratura necessaria alla connessione alla rete energetica per i famosi 50 kwh richiesti (mentre attualmente, e precariamente, pare che ci sia ancora il cosiddetto allaccio di cantiere per 10 kwh).

Orbene, chi è stato attento senza esser distratto dalle vave politiche avrà capito una buona volta che con questo stratagemma la struttura potrà pur funzionare alla bell’e meglio, ma mai al massimo. Per far degli esempi: l’ascensore (anche e soprattutto per eventuali avventori disabili ai quali purtroppo non pensa nessuno) pur essendo stato progettato ed installato, e pur essendo di marca buona, non funziona (e di questo passo potrà arrugginire tranquillamente senza aver mai portato una sola persona in vita sua dal piano terra al primo piano dello stabile, e viceversa); l’impianto di condizionamento non farà né caldo né freddo, tanto sia che l’interruttore sia su “on” sia che sia su “off” è uguale: l’impianto sarà sempre e comunque out, game-over, down (lemmi noti anche a chi non è madrelingua inglese), ergo la vecchia scuola elementare di Noha sarà double-face, un igloo in inverno ed una sauna nel corso del solleone estivo; ed infine i pannelli fotovoltaici issati sulla terrazza: senza questo benedetto allaccio saranno per sempre fuori combattimento, e, sconnessi come sono, non riusciranno a produrre nemmeno un kilowattora uno di energia elettrica (altro che “struttura autosufficiente dal punto di vista energetico”).

[Continua tra un paio di giorni con la seconda “Fetta di Mellone – estate 2013”. Non perdertela.]

Antonio Mellone

 

I coordinamenti di Galatina, di Gubbio, di Venafro, della conca Eugubina e ISDE Lecce, hanno inviato una lettera al Santo Padre e ai vescovi di Assisi, di Gubbio, di Otranto, Lecce e Isernia Venafro, per chiedere di fare chiarezza sull’evento cosiddetto “Patto di amicizia” fra Galatina e Assisi, sottoscritto dai relativi sindaci il 14 ottobre nella basilica di Santa Caterina a Galatina, alla presenza dell’a.d. di Colacem.

Testo integrale della lettera.

A Sua Santità Francesco
E.P.C. A Sua Ecc. Prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano e integrale
Ai S.E.R. Vescovi di Assisi, Lecce, Otranto, Gubbio, Isernia-Venafro
Al Preside dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “don Tonino Bello” – Lecce

Sua Santità,
confidando nella Sua comprensione riteniamo importante segnalarle un evento che ha suscitato molto interesse e scalpore sulla stampa. Il 14 ottobre scorso nella Basilica di Santa Caterina di Alessandria a Galatina è stato siglato un «Patto d’amicizia nel nome di San Francesco e Santa Caterina d’Alessandria» tra il comune di Assisi e quello di Galatina per la promozione turistica nel segno della spiritualità, in nome di una «unione culturale ed economica».

Entrambe le città, infatti, ospitano le due Basiliche, San Francesco d’Assisi e Santa Caterina di Alessandria, prime in Italia per la vastità dei cicli pittorici degli affreschi e luoghi spirituali di pellegrinaggio. In quell’occasione, le due comunità religiose di Frati Francescani conventuali, accolti nei rispettivi monasteri annessi, l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Don Tonino Bello”, sono stati partner in un evento che ha coinvolto anche il colosso del cemento COLACEM, industria insalubre di prima classe, già al
centro di plurimi esposti nelle Procure di Lecce e di Perugia, ritenuta una dei probabili responsabili dell’elevato tasso di inquinamento e dei danni sulla salute nell’area galatinese, definita dall’ISS, cluster per il tumore polmonare con un trend in peggioramento, nell’area eugubina e in quella venafrana.

I sindaci dei due Comuni hanno anche firmato un protocollo d’intesa, costato al piccolo Comune di Galatina circa 12mila euro, metà dei quali per riprese televisive effettuate da Mixer ADV, concessionaria di Telerama, di proprietà del consigliere della Regione Puglia Paolo Pagliaro.

Il costoso patto è stato tenuto a battesimo dal Cavalier Carlo Colaiacovo, a.d. COLACEM, che si è detto disponibile a sostenere con la sua “Fondazione Perugia”, così come ha fatto con il restauro della basilica di Assisi, altri eventi come il patto di amicizia Assisi-Galatina. In epoca di contingenza economica e di crescita della cultura di “cura del Creato”, ha colpito molto il viaggio in elicottero aziendale COLACEM dei Frati assisani, atterrati col Sindaco di Assisi all’interno dell’imponente opificio Colacem in Galatina, e l’ingente finanziamento dell’Ente locale, che, non rientrando nell’ordinaria gestione né riguardando servizi prioritari alla collettività, potrebbe diventare di interesse della Sezione regionale di controllo della Corte dei conti territorialmente competente.

Può leggere un estratto dell’intervento del sindaco di Galatina dove si evince il tono di centralità della figura dell’a.d. COLACEM data durante l’iniziativa:
«A questo punto con onore, con piacere immenso, chiedo a voi tutti di aiutarmi ad accogliere il Sindaco di Assisi, ringraziandola per aver accolto con entusiasmo questo invito della nostra Comunità. Ciò che ci unisce, cara Sindaco, non è soltanto tutto ciò che saggiamente ci hanno raccontato gli amici che ci hanno preceduto. Non è soltanto cultura, siamo uniti anche nella tradizione economica con l’intervento dell’Ad di COLACEM Carlo Colaiacovo a Galatina. Pertanto, sono particolarmente felice di chiamare insieme al Sindaco anche un importantissimo operatore economico (COLACEM) che unisce i nostri territori, che fa ponte tra i nostri territori e che da sempre dimostra una grandissima sensibilità per le nostre Comunità. E poi anche un desiderio particolare, il suo, il loro, la filosofia aziendale di contribuire alle nostre tradizioni e alle necessità del nostro territorio con una disponibilità ed una generosità che negli anni vi ha sempre contraddistinto. Quindi vi chiedo gentilmente, caro Sindaco, caro cavalier Colaiacovo (Amministratore delegato della COLACEM) di salire sul palco».

Benché condivisibile la firma del Patto ed ineccepibile che Assisi trasferisca know-how in tema di turismo religioso a Galatina – l’Assisi del Sud -, la riflessione che teniamo a condividere riguarda la natura delle relazioni tra interessi economici privatistici e comunità religiose locali in nome della tutela/conservazione del patrimonio ecclesiastico, alla luce dell’ingente stanziamento di finanziamenti in favore dell’ottavo centenario della morte di San Francesco d’Assisi e della nomina della vicepresidente della holding di famiglia, Maria Carmela Colaiacovo, alla presidenza di Confindustria Alberghi per il biennio 2023 20248.

Con la presente teniamo a sottolinearle che, da diversi anni oramai, i comitati di Galatina, Gubbio, Sesto Campano (Venafro) affrontano complesse vertenze istituzionali che riguardano i cementifici COLACEM e che stanno interessando aziende sanitarie locali, tribunali amministrativi, procure, sezioni ambiente di enti locali e parlamentari. In queste settimane, COLACEM è al centro di un conflitto con il Consiglio di Stato e gruppi di cittadini, poiché impiega rifiuti come combustibile (CSS) in tutte le sue cementerie. Secondo medici, scienziati e la stessa Commissione Europea bruciare rifiuti in un cementificio è insalubre e nocivo per l’ambiente.
La gravità dell’episodio, che ha trasformato la Basilica di Santa Caterina di Alessandria in un palcoscenico, è stata raccontata da ISDE, l’Associazione dei medici per l’ambiente. ISDE fa notare che il patto Galatina-Assisi sia stato siglato mentre è in atto una valutazione dell’impatto sanitario (VIS) del cementificio COLACEM sulla salute degli abitanti, ulteriore studio richiesto da Asl Lecce e Provincia di Lecce (a seguito delle osservazioni prodotte in conferenza di servizi per il riesame dell’autorizzazione integrata ambientale- AIA, da ISDE e dei comitati territoriali) e prevista nell’ultimo atto autorizzativo rilasciato all’azienda; similmente, a Luglio 2022 sono stati presentati i drammatici risultati della VIS a Venafro, mentre a Gubbio essendo presenti due cementifici, Colacem e Barbetti da più di 60 anni, si rivendica il diritto di avviare una analoga Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), ed un’indagine epidemiologica approfondita che non è mai stata effettuata in un’area dove le patologie oncologiche, cardiovascolari e di altra natura sono in preoccupante aumento.

L’impasto di religione, turismo e cemento non preoccupa solo le “sentinelle dell’ambiente e della salute” ISDE. Nell’Esortazione Apostolica del 4 ottobre, giorno di San Francesco, Sua Santità stessa si sofferma sull’influenza esercitata da “chi ha maggiori risorse” nel riuscire ad avviare progetti di forte impatto ambientale millantando il progresso locale.
“La decadenza etica del potere reale è mascherata dal marketing e dalla falsa informazione, meccanismi utili nelle mani di chi ha maggiori risorse per influenzare l’opinione pubblica attraverso di essi. Con l’aiuto di questi meccanismi, quando si pensa di avviare un progetto con forte impatto ambientale ed elevati effetti inquinanti, gli abitanti della zona vengono illusi parlando del progresso locale che si potrà generare o delle opportunità economiche, occupazionali e di promozione umana che questo comporterà per i loro figli. Ma in realtà manca un vero interesse per il futuro di queste persone” (Paragrafo 29 dell’esortazione apostolica Laudate Deum del Santo Padre Francesco, 4 ottobre 2023).

Accogliamo la Sua esortazione, che non rappresenta soltanto un appello ideale e spirituale al mondo ma ripone una grande speranza nella prossima COP 28 di Dubai, nell’adozione di una soluzione politica partecipata, a livello nazionale e internazionale, coinvolgendo tutti i cittadini. Il Suo incoraggiamento a difesa di chi si impegna nella causa ambientale dà voce alle nostre motivazioni: “Poniamo finalmente termine all’irresponsabile presa in giro che presenta la questione come solo ambientale, “verde”, romantica, spesso ridicolizzata per interessi economici” (Paragrafo 58 della già citata Laudate Deum).

Nelle campagne di reputation marketing, curate da COLACEM e riportate nei report annuali aziendali di sostenibilità, emerge come il finanziamento delle attività di realizzazione/restauro sia una prassi. Alcuni esempi pertinenti riguardano i finanziamenti per il restauro della Chiesa di SS. Martino e Nicola a Venafro e della Chiesa di Sant’Eustachio Martire a Sesto Campano10, quest’ultime nell’area venafrana in cui insiste uno dei cementifici e dove la situazione è talmente grave con ospedalizzazioni, tassi tumorali (in particolare alla mammella) e decessi sopra la norma, da aver rivelato la presenza di diossina persino nel latte materno. L’appello che Le rivolgiamo, Sua Santità, che rivolgiamo a Sua Ecc. Prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano e integrale, ai S.E.R Vescovi di Assisi, Lecce, Otranto, Gubbio e Isernia-Venafro è di approfondire e fare chiarezza interna su eventuali “doni interessati” proposti o ricevuti dalle varie Chiese locali e di promuovere, presso i vertici ecclesiali e la società civile dei nostri territori, il condivisibile messaggio etico di una “transizione verso energie pulite, abbandonando i combustibili fossili, e la logica di rattoppare (…) un processo di deterioramento che continuiamo ad alimentare (..) Possano così mostrare la nobiltà della politica e non la sua vergogna. Ai potenti oso ripetere questa domanda: «Perché si vuole mantenere oggi un potere che sarà ricordato per la sua incapacità di intervenire quando era urgente e necessario farlo? ».

L’appello che le volgiamo, Santo Padre, è di aiutare le comunità religiose locali a continuare ad essere le nostre guide morali in questa difficile fase di transizione culturale. Per citare alcuni esempi positivi: l’impegno dell’Ufficio Ecumenico dell’Arcidiocesi di Otranto e del Centro Ecumenico Oikos “P.A.Lundin” di Galatina nella celebrazione annuale della Giornata del Creato; della parrocchia di Beata Vergine Maria di Costantinopoli a Collemeto (frazione di Galatina) accanto alla cittadinanza per impedire l’apertura in pieno centro cittadino di un impianto “Entosal” di recupero e smaltimento di rifiuti speciali. Il sentito saluto che Le rivolgiamo, Santo Padre, è di aiutarci a preservare i nostri amati spazi naturali, cultuali, spirituali, affinché restino per noi cittadini luoghi sacri al riparo da qualsiasi ombra di collusione, culla di un passato dal significato simbolico, di un presente ancora dimora per i Credenti della Presenza soprannaturale e di un futuro di speranza per il destino dell’umanità.

Per questa Sua missione e per la Sua benevolenza le esprimiamo la nostra vicinanza con l’augurio di poter essere ricevuti in una udienza privata. Le auguriamo ogni bene.

Coordinamento Civico Ambiente e Salute Galatina
Comitato No CSS nelle cementerie di Gubbio
Comitato per la tutela ambientale della conca eugubina
Mamme per la Salute e l’Ambiente Venafro
Isde Lecce”

(fonte: ilsedile.it)

 

Giovedi 15 Novembre, alle ore 18.30, Giovanni Leuzzi presenterà il suo capolavoro. Si tratta di Repútu pe lle chiazze salentine, lamento funebre per le piazze rurali del Salento, edito da Mario Congedo editore. Lo farà insieme a Gianluca Palma, un giovane sognatore errante sensibile alla bellezza.
Seguiranno degli omaggi musicali a cura di Roberto Vantaggiato e Enzo Marenaci (cantastorie del Salento), Marina Leuzzi (Cardisanti).

Il poema in ottava rima e in rigoroso dialetto salentino, che utilizza a pretesto narrativo una divertente storia paesana, fotografa, con i toni e registri più diversi e seguendo il libero andare della memoria, il rapido e per molti versi catastrofico diluirsi, in un nulla ancora indistinto, della millenaria civiltà contadina; una civiltà che nei centri rurali del Salento aveva realizzato, pur in un quadro diffuso di povertà, sfruttamento ed ingiustizia, straordinari risultati di risposta ai bisogni collettivi, di socialità ed identità culturale.
Le piazze di quei paesi, che negli ultimi anni sono state oggetto di importanti rifacimenti strutturali ed estetici dagli effetti spesso scenografici, perduta ogni funzione economica e sociale, oggi si presentano come spazi vuoti di presenza umana, freddi, senza storia, senza anima e memoria e ormai da decenni attendono nuova linfa e nuova vita, che sarà, se mai, del tutto diversa da quella di un passato leggendario ed irripetibile.
L’ottava rima, con la musica e le cadenze sue proprie, poggia sulla strepitosa padronanza di una lingua che, già grande di suo, si è strutturata nei secoli con scambi, arricchimenti ed imprestiti i più diversi, consentendo al popolo del Salento straordinarie capacità espressive, comunicative e creative; lingua che nel poema è strumento formidabile per il disegno di quadri, situazioni e personaggi, lo sviluppo del pensiero e del racconto, il dipanarsi di nostalgiche ricostruzioni e di ironiche, ma spesso amare e desolate invettive, tutte giocate tra il semiserio rimpianto del passato e la icastica condanna del presente.

Giovanni Leuzzi, laureato in Lettere Classiche, già docente nelle Scuole Superiori, da sempre impegnato in politica e per lunghi anni consigliere e vicesindaco di Cutrofiano, ha operato tutta la vita tra politica e cultura, privilegiando, oltre che importanti percorsi storico-letterari, la conoscenza e l’indagine sulla storia del Meridione e del Salento, sulle varie espressioni della cultura locale (arte, musica, religione), sulle evidenze linguistiche, espressive e documentali della macroarea griko-salentina.
Anche l’approdo recente a prove poetiche in dialetto salentino è nello stesso tempo conferma e sviluppo di tale impegno, vissuto e perseguito con costante passione.

Levèra 

via Bellini 24 - Noha (Galatina)

 

 
Di Redazione (del 03/09/2021 @ 13:35:41, in Comunicato Stampa, linkato 724 volte)

A fronte di performance economiche solide come "il cemento", sarebbero però stati ridotti i monitoraggi ambientali. Da una lettura alle oltre 130 pagine del report divulgato da Colacem emergerebbe infatti un sostanziale incremento dell’utile dell’esercizio rispetto al 2019 da parte del gruppo industriale (il dato si riferisce alla totalità degli impianti, diffusi in Italia e all’estero), davanti però a una altrettanta, evidente riduzione delle spese di investimento per la protezione ambientale di diversi punti percentuali (due le voci riscontrabili a pagina 7 del dossier).

Alcuni dei dirigenti della Colacem, questa mattina, erano a Galatina proprio per presentare il 14esimo report sulla sostenibilità ambientale (che alleghiamo integralmente all’articolo), illustrando i propri progetti aziendali in un futuro di riconversione “green”. Ad essere assenti, semmai, erano i primi cittadini dei comuni limitrofi. Oltre a una manciata di amministratori comunali infatti, soltanto tre gli esponenti della politica locale: il consigliere regionale Donato Metallo, la presidente del consiglio pugliese Loredana Capone e l’assessore alla Formazione e lavoro Sebastiano Leo.

Eppure mancano ormai pochi giorni alla Conferenza dei servizi prevista per lunedì prossimo, presso la Provincia di Lecce, nella quale la società a capo di uno dei più produttivi cementifici italiani sarà chiamata a presentare la Vis, la Valutazione di impatto sanitario, sollecitata nei mesi scorsi dall’Osservatorio ambiente e salute presso il Dipartimento di prevenzione  della Asl salentina e su pressione di diverse organizzazioni ambientaliste e ben undici sigle mediche. Queste ultime, oltre a premere su una riduzione della pressione ambientale, hanno altresì richiesto di subordinare le autorizzazioni dell’impianto alla Vis.

Quella di lunedì 6 settembre anticiperà peraltro di un mese esatto un’altra data molto attesa: il 6 ottobre. Giorno in cui è prevista la sentenza del Tar del capoluogo salentino: il Tribunale amministrativo si esprimerà  in merito al ricorso presentato da cinque associazioni (Coordinamento civico Ambiente e salute, Italia Nostra sezione Sud Salento, CittadinanzAttiva Puglia, Forum amici del territorio e Noi ambiente e beni culturali) intervenute ad adiuvandum accanto ai sindaci del circondario per chiedere che l’autorizzazione provinciale all’impianto galatinese venga rilasciata soltanto sulla scorta dei garanzie sanitarie a tutela dei cittadini.

“Interrogata” dalla nostra testata circa la preoccupazione per un’area  (quella galatinese) ad alta incidenza tumorale per malattie polmonari, l’azienda ha garantito che fornirà tutte le risposte e i dati nel giorno della conferenza dei servizi, lunedì prossimo. Bisognerà dunque attendere appena qualche giorno per avere una risposta ufficiale su quelle connessioni tra emissioni inquinanti e cluster tumorali emerse dal rapporto Protos dell’Istituto di fisiologia clinica del Cnr, che avevamo reso pubblico in un articolo pubblicato nel mese di maggio.

Valentina Murrieri

(Giornalista LeccePrima)

 
Di P. Francesco D’Acquarica (del 19/04/2018 @ 13:30:37, in La chiesa di Noha e i Vescovi di Nardò, linkato 2037 volte)

In questa puntata conosceremo il Vescovo Antonio Sanfelice, le cui opere meriterebbero una trattazione a parte ben più voluminosa di un articolo, e due arcipreti di Noha, della famiglia Soli, zio e nipote, uno successore dell’altro.

La Redazione

 

ANTONIO SANFELICE (1660 – 1736)

Vescovo di Nardò dal 24 dicembre 1708  al  1º gen. 1736

Dal 1707 al 1736 i Pontefici furono:

                        Clemente XI (1649-1721)              Papa dal 1700 al 1721

                        Innocenzo XIII (1721-1724)         Papa dal 1721 al 1724

                        Benedetto XIII (1649-1730)         Papa dal 1724 al 1730

                        Clemente XII (1652-1740)            Papa dal 1730 al 1740

 

            Arcipreti di Noha:

            Don Nicolantonio Soli (1662-1727),    parroco dal 1689 al 1727

            Don Andrea Soli (1695-1754),               parroco dal 1727 al 1754

 

            Antonio Sanfelice nato a Napoli nel 1660 da una nobile famiglia, famoso per dottrina, zelo pastorale, vigilanza, saggezza nel governo della diocesi e anche nella molteplicità delle opere compiute, fu eletto Vescovo di Nardò da Clemente XI, il 24 dicembre 1708. Per motivi a noi sconosciuti, giunse a Nardò alla fine 1709 o agli inizi del 1710. Infatti  in uno dei suoi primi documenti si presenta così: Da Nardò, dal palazzo vescovile, questo giorno 18 ottobre 1710, del pontificato del ss.mo in Cristo Papa e Signore Nostro il Signor Clemente per divina provvidenza Papa XI l’anno X, dell’episcopato nostro l’anno terzo, della venuta poi il primo felicemente. Amen.

            Venuto in diocesi, Antonio Sanfelice si dedicò immediatamente e con santo zelo al maggior bene della diocesi, del suo clero, del suo popolo. La sua opera di restauratore, di padre, di pastore e di cultore di storia locale nel far rivivere e tramandare il ricordo dei predecessori e delle vicende memorabili della diocesi di Nardò fu talmente vasta, multiforme e grandiosa, che è quasi impossibile descriverla.

 

I 28 anni del ministero episcopale di Sanfelice a Nardò

            Il Sanfelice apparteneva all’ordine dei Cavalieri di Gerusalemme. Quando fu eletto Vescovo era maestro in teologia, dottore in diritto civile e canonico, prelato domestico, e assistente al soglio pontificio.

            Il 12 novembre del 1710 iniziò la prima visita pastorale della diocesi, che durò sette anni. La visita suscitò ovunque grande entusiasmo di fede e di opere.

            Ad un Vescovo del calibro eccezionale quale era Antonio Sanfelice non poteva sfuggire l’importanza del seminario diocesano, al quale dedicò le sue premure e lo zelo pastorale.

            Il 30 dicembre 1718 indisse la seconda visita pastorale e il 1° gennaio 1719 solennemente la iniziò. Di essa ci ha tramandato gli atti in due volumi ben rilegati, chiaramente scritti e ottimamente conservati. Contengono una meravigliosa, importantissima descrizione della cattedrale, delle chiese parrocchiali e di tutte gli altri edifici di culto allora esistenti, con non poche notizie storiche. Anche della chiesa di Noha si hanno molte notizie. Questi due volumi, specialmente il primo (A-77), sono ben noti a tutti gli studiosi di storia locale e oggetto di frequenti consultazioni e di ricerche: vero capolavoro, preziosa fonte di avvenimenti, di vicende, di cognizioni, di date storiche circa la diocesi di Nardò. Si può ben affermare che Antonio Sanfelice già soltanto per questo, cioè per la straordinaria, lungimirante, sapiente cura e la premurosa esattezza nel tramandarci le vicende storiche intorno a personaggi illustri, a fatti, a chiese, e nel trascriverci tutte le epigrafi che si leggevano nei luoghi da lui visitati, meriterebbe un monumento, la lode perenne e la profonda riconoscenza dei posteri.

            Ancora oggi è viva nel popolo di Nardò la memoria di questo grande Vescovo. La gente a proposito coniò delle espressioni quasi proverbiali, come per esempio: Bunsignore Sanfelice, picca tisse e motu fice, alla cattedrale, addhru no potte fare, purpitu, battisteru e capu artare.

         In poche parole c’è l’espressivo ritratto di Antonio Sanfelice: picca tisse e motu fice. Uomo straordinario, che quasi senza parlare, edifica, costruisce, realizza opere meravigliose.

            Il 10 ottobre 1728 iniziò la terza visita pastorale che terminò nel 1732. In tutto  il tempo del suo episcopato celebrò sei sinodi diocesani,  ma a noi sono pervenute soltanto le costituzioni degli ultimi quattro, quelle del 1727, 1728, 1729, 1730.

            Fu inoltre sua precisa intenzione affidare a persona dotta e competente l’incarico di scrivere la storia accurata e documentata della diocesi. Cominciò per questo a procurarsi tutti i documenti adatti allo scopo. Fece riordinare l’archivio, ne aumentò la mole con raccolte di atti di ogni genere e si fece rilasciare dall’archivista vaticano copie di documenti, dei quali in diocesi non vi erano tracce. Purtroppo non riuscì a far stendere la progettata storia della diocesi.

            Antonio Sanfelice, indimenticabile Vescovo della diocesi neretina, che governò per circa 28 anni, morì il 10 gennaio 1736.

            Come egli stesso aveva desiderato, fu sepolto nella chiesa del Conservatorio, dove giace, presso i gradini dell’altare maggiore. Il cuore però di questo zelante presule fu giustamente sepolto in cattedrale ai piedi dell’altare maggiore. Ce lo attesta il 17° volume del registro dei morti della cattedrale, dove, alla fine del foglio 122 così sta scritto

A primo gennaio 1736

L’ill.mo mons. Antonio Sanfelice morì con li SS.mi Sacramenti. Fu primieramente portato per tutta la città con l’intervento di tutto il capitolo, clero, conventi, confraternite; la mattina poi si fecero l’esequie generali con l’intervento di mons. Arcivescovo di Otranto e mons. Vescovo di Gallipoli; dopo fu trasportato con l’esequie generali nel conservatorio di S. Maria della Purità, dove fu sepelito; il cuore però fu sepolto nella cattedrale avanti la gradinata dell’altare maggiore.

            Nella chiesa del Conservatorio, sulla tomba, fu posta una lapide in marmo con la seguente epigrafe in latino che qui riporto tradotta in italiano:

A Dio Ottimo Massimo

Ad ANTONIO SANFELICE

patrizio napoletano

per famiglia dottrina e virtù illustre

che noto Vescovo di Nardò da Clemente XI Som. Pont.

la diocesi in tempi ostili e difficili resse molto santamente

dei diritti della chiesa fu fierissimo difensore

riparò ornò la chiesa cattedrale e la arricchì di preziosi donativi

istituì nella medesima i mansionari

si adoperò a far insignire il Capitolo di onorifici ornamenti

restaurò il palazzo vescovile

aggiungendovi anche nuove stanze

rese famosi l’archivio e la biblioteca

ampliò il collegio dei chierici

fondò il monte di pietà per soccorrere i poveri

eresse e dotò il conservatorio e la chiesa di M. SS.ma della Purità

infine illustre per meriti e per fama

cessò di vivere il 1° gennaio 1736 ad anni 76 di età 28 di episcopato

la cittadinanza neretina stravinta da tali benefici

qui dove vivente desiderò essere sepolto

pose l’attestato di imperituro rimpianto e di gratitudine

 

Relazione con la chiesa di Noha

 

         Non c’è dubbio che don Nicolantonio Soli abbia accolto solennemente il Vescovo nelle visite pastorali del 1710 e quella del 1719.     

            Per la chiesa di Noha fu molto importante la seconda visita pastorale, quella iniziata il primo gennaio 1719. A Noha il Vescovo giunse il 27 giugno.  Negli Atti che sono conservati nell’Archivio della Curia di Nardò, che anch’io ho potuto consultare, ci ha lasciato preziosissime informazioni sul nostro paese. Secondo la testimonianza dell’Arciprete Alessandrelli, il Vescovo Sanfelice donò alla chiesa di Noha un crocefisso: Vi sta ancora un Crocefisso spirante d'ottone indorato che tiene in piedi l'immagine della Madonna dove stanno indulgenze plenarie in articulo mortis  concesse da Benedetto XIII regnante, quale Crocefisso serve per gli agonizzanti, e lo donò in detta Chiesa l'llustrissimo Signore D. Antonio Sanfelice vescovo di Nardò. (dalla relazione di M. Alessandrelli).

Sono gli atti di questa visita che ci informano che la chiesa della Madonna delle Grazie (detta volgarmente chiesa piccinna) era anticamente tenuta da sacerdoti greci; che attorno alle pareti di questa chiesa antichissima vi erano dipinte  immagini di santi e caratteri greci che riportavano i nomi di coloro le avevano fatte dipingere.

Frammenti di iscrizioni in greco nella chiesa ‘piccina’:

 

 Sono gli atti di questa visita che ci hanno tramandato le scritte delle diverse lapidi che riguardano la chiesa di Noha. E sono ancora gli Atti di questa visita che ci informano che nel 1719 nel palazzo baronale c’era di sicuro anche una cappellina dedicata all’Annunziata. Infatti nella relazione di quella visita troviamo la seguente annotazione, che dal latino traduciamo così:

            Visitò la cappella (sacellum) di S. Maria Annunziata dall’Angelo che trovò edificata dentro il castello Baronale. Con Decreto il Vescovo sospese la cappella e stabilì che fosse restaurata con cura. La sospensione del Vescovo era una pena canonica e voleva dire che non vi si potevano celebrare riti sacri finché non si fosse posto rimedio al degrado. Ma a quanto pare la cappella non fu mai restaurata. Oggi non se ne  trova più traccia.

            Dopo il 1727 a don Nicolantonio succedette come arciprete don Andrea Soli, suo nipote. Don Andrea fu arciprete dal 1727 al 1754. Consultando i registri parrocchiali del suo periodo veniamo a sapere che molto sovente il parroco era assente, ma non se ne dice il motivo. Solo una volta nel 1728 il sostituto annota in latino che il parroco è assente perché sta partecipando al Sinodo della diocesi di Nardò. E sicuramente l’arciprete don Andrea partecipò a quelli del 1727,  1728, 1729 e 1730. Il primo gennaio 1736 partecipò al funerale del Vescovo Sanfelice.  Perciò c’è un lungo elenco di Sacerdoti  che lo sostituiscono firmandosi con la qualifica di  Substituti absente Paroco.

            Uno di questi Sacerdoti definiti Substituti absente Paroco è don Felice De Magistris. Vale la pena citare questo Sacerdote perchè è lui che nei registri dei battesimi del 1740 descrive con particolari curiosi e interessanti un miracolo attribuito a San Michele Arcangelo. Lo stesso don Michele Alessandrelli, parroco di Noha dal 1847 al 1882, e perciò circa un secolo dopo, molto devoto di San Michele, ha lasciato nei registri di battesimo  un biglietto su cui annota come suo vanto la scoperta del racconto del miracolo che il De Magistris così descrisse:

                        Nohe li 20 Marzo del 1740 - Ad hore mezza della notte giorno di Domenica nella Congregazione di S. Maria delle Grazie haveva io colli fratelli incominciato l'esercizio della Congregazione: voltatosi un temporale tempestoso che non mai sene haveva così veduto, e tanto impetuoso e spaventevole che ne menava li tecoli per l'aria,  S. Michele havendosi da se stesso tirato il velo che lo copriva havendolono visto coll'occhi molte donne che dentro la Chiesa si ritrovavano facendo orazione e di subbito diedero notizia a me sottoscritto che mi ritrovava dentro la detta Congregazione, ed io andato con tutto il popolo cantai le Litanie Maggiori havendo primieramente esposto sopra l'Altare del Glorioso S. Michele le reliquie di questa parrocchiale, e fu tanto lo terrore e lo spavento del miracolo perchè vedeva ogn'uno la faccia del Santo tutta smunta di colore ed imbianchita come la stessa lastra che tenivo ed havendosi da me fatto un sermone al popolo finì la funzione con una disciplina pubblica, e licenziai il popolo verso le quattro hore della notte non volendo in nissuna maniera uscirne il popolo lacrimante ed incenerito per lo spettacolo e spavento del tempo che fuori cessò per l'intercessione del Protettore. Ita est Don Felice de Magistris, sustituto.

            A parte il racconto che dà l'impressione di gente terrorizzata sia per l'uragano e sia per il prodigio, siamo informati dell'orario della catechesi ai confratelli della Congregazione (ad hore mezza della notte giorno di Domenica), anche le donne sono in chiesa per pregare a quell'ora (molte donne che dentro la Chiesa si ritrovavano  facendo oratione), ci viene anche fatto capire che la chiesa aveva il tetto coperto di tegole (tanto impetuoso e spaventevole che ne menava li tecoli dei tetti per l'aria).

            Per orientarsi e comprendere il senso di queste parole, è bene tener presente che qui i fusi orari non c’entrano nulla e che in tutto il Medioevo fino a metà del 1800 c’era un modo diverso di contare le ore. Punto di riferimento era la luce del sole. Il giorno cominciava sempre al tramonto del sole del giorno precedente. Da qui l'usanza ancora oggi di celebrare la Messa della domenica, impropriamente detta 'prefestiva' al sabato sera. Perciò nel racconto del De Magistris 'ad hore mezza della notte' significa alle ore 18. >E ancora 'licenziai il popolo verso le quattro della notte' significa verso le ore 22.

 

            Appartengono al Sanfelice, oltre gli atti delle visite pastorali, di indiscusso valore storico, già ricordati (A-52, A-53, A 57, A-58, A-59, A-77) e gli atti dei sinodi (A-59), i seguenti preziosi volumi dell’A.C.:

            - raccolta di brevi e lettere di varie persone, 1714 (A-3S);

            - raccolta di documenti relativi al diritto dei vescovi di Nardò di scegliere gli oratori sacri (A-55);

            - cause trattate a Roma (A-54);

            - lettere di ss. congreg. e vari personaggi, con relativa risposta, 1708- 1724 (A- 54);

            - platea di censi, olive, vigne

            - raccolta di atti relativi ai diritti spettanti ai vescovi del Salento e specialmente di Nardò (A-SS);

            - inventario delle chiese di Racale, Taviano, Alliste e Felline (A-61);

            - inventario delle chiese di Galatone, Aradeo, Seclì, Noha Neviano, 1710 (A-51);

            - raccolta degli stemmi dei vescovi di Nardò compreso quello dello pseudo-vescovo fra Matteo Del Castello nel 1387, (A-41);

            - inventario delle chiese di  Parabita, Matino e Casarano grande e piccolo (A-58);

            - inventario del capitolo di Nardò, 1710 (A-56);

            - raccolta di documenti di diritto per le cause della diocesi di Nardò (A-43);

            - miscellanea relativa alle chiese di Nardò, due volumi (A-50);

            - raccolta di atti vari (A-14);

            - lettere di varie congreg. e persone relative ai conventi di Taviano, Casarano, Copertino(A-53).

[continua]

P. Francesco D’Acquarica

 
Di Marcello D'Acquarica (del 16/03/2023 @ 13:30:16, in Comunicato Stampa, linkato 288 volte)

Egregio Signor Sindaco, Dr. Fabio Vergine, egregio Presidente della Commissione per la tutela della salute dei cittadini e la salvaguardia dell’Ospedale S. Caterina Novella, Dr. Antonio Antonaci; egregi consiglieri tutti.

Noi del Direttivo NoiAmbiente e Beni Culturali, che mi onoro di rappresentare, abbiamo preso atto, dal sito della Provincia (Albo Pretorio – Amministrazione Trasparente) che su Galatina ci sono nuove richieste di installazione e di ampliamento di siti per il trattamento di rifiuti pericolosi e non. E più precisamente:

  1. La richiesta di Ampliamento riguarda un sito già operante nella zona industriale di Galatina, la ECOM Servizi Ambientali, che si trova in via Portogallo, Contrada San Giuseppe. Nello specifico, la società Ecom S.A. chiede di aumentare la produttività con rifiuti CER (che come tutti ben sappiamo sono rifiuti ALTAMENTE pericolosi) integrando la produzione di circa 24.000 t/a. Dichiara nella relazione tecnica il gestore “….Per mutate esigenze di mercato..”.  Le attività ovviamente rientrano nelle autorizzazioni rilasciate in conformità alla normativa sulla sicurezza delle Aree Industriali, purtroppo decisamente meno restrittive delle aree urbanizzate. Dobbiamo infatti tenere conto che il sito, seppur rientrante nella fascia di rispetto dei 500 m. indicata dalle norme, è ubicato in prossimità dell’area in cui si è - e si sta- urbanizzando con abitazioni per uso civile. Per cui, è lecito dubitare che qualsiasi forma di tutela ambientale applicata, possa assumere in certe situazioni estreme un livello di pericolo differente.

 

  1. La richiesta di un nuovo sito invece, riguarda quella effettuata da ENTOSAL SRL, avente sede legale a Grisignano di Zocco (VI). La società veneta si propone di REALIZZARE UN impianto DI RECUPERO E SMALTIMENTO RIFIUTI PERICOLOSI E NON in via degli Andriani n°12/A Santa Barbara di Galatina (LE).

ENTOSAL SRL, di cui tanto si parla e si scrive in questi ultimi giorni, appartiene ad un gruppo di ben sei aziende facenti capo a Ethan Group spa. Operano a tutto campo nel settore dell’Ecologia, e sono le seguenti: ELITE Ambiente srl; EXECO srl; EURO VENETA srl; EMME TRASPORTI SRL; EXOREX srl. Tutte aziende del Nord Est, fra Vicenza e Padova, ma che estendono le loro attività nel Sud Italia.

ENTOSAL SRL acquisisce di fatto una attività di gestione rifiuti già esistente la cui autorizzazione è stata però revocata dalla Provincia di Lecce con determina n° 494 del 24/11/2017. “Con il nuovo impianto di Santa Barbara il gruppo Ethan vorrebbe offrire un servizio alle aziende del sud Italia, sia direttamente ai produttori sia agli imballaggi raccolti dagli altri impianti del sud Italia. “  (testo rilevato dalla Relazione tecnica del gestore proponente)

Si tratterebbe di attività di bonifiche ambientali, e consistono principalmente in: rimozione e stoccaggio dell’amianto (R12); miscelazione di oli ed emulsioni oleose (R12); stoccaggio provvisorio dei rifiuti anche pericolosi destinati allo smaltimento; trattamento di inertizzazione dei rifiuti (fanghi e polveri); raccolta e riciclo dei rifiuti agricoli, quali confezioni vuote di agrofarmaci, teli agricoli, reti, pneumatici, olio, filtri, batterie, trattamento di rifiuti pericolosi e non, finalizzato alla preparazione di miscele per termovalorizzatori o comunque inceneritori.

Occorre però fare molta attenzione, perché quello che è dichiarato nel verbale della C.d.s. del 12-12-2022, dove il Comune di Galatina, pur essendo informato non era presente, e mi riferisco ai volumi di rifiuti trattati, pari a “90.000 tonnellate anno, ripartita in 47.500 tonnellate di rifiuti non pericolosi e 42.500 tonnellate di rifiuti pericolosi”,  non corrisponde alle dichiarazioni che lo stesso gestore specifica nella sua Relazione tecnica allegata al fascicolo dei documenti richiesti dalla Provincia in sede di valutazione PAUR,  così dichiara ENTOSAL:

“…Nella logica di ottimizzare le potenzialità produttive dell’impianto e di servire le attività presenti sul territorio, non vengono definiti i quantitativi massimi stoccabili o lavorabili per ogni singolo codice EER lasciando pertanto la possibilità all’impianto di ottimizzare gli ingressi in funzione delle richieste di mercato”.

Inoltre, sempre nella relazione tecnica, ed esattamente alla pag.7, così dichiara la società proponente:

Con il nuovo impianto in Puglia, (e si riferisce naturalmente a Santa Barbara) il gruppo Ethan vorrebbe offrire tale servizio ai produttori degli altri impianti del sud Italia. Si fa inoltre presente che ad oggi Elite Ambiente (una delle sei consociate) svolge già un servizio di ritiro di suddette tipologie di rifiuti provenienti dal Sud Italia che verrebbero convogliate al nuovo impianto (sempre a Santa Barbara) con evidenti positive ricadute per i produttori dei rifiuti, sia in termini ambientali che di costi di smaltimento.”

Quindi se le 90 000 t/a dichiarate nel verbale della cds del 12 – 12 -2022 sono una quantità probabilmente spropositata rispetto alla sostenibilità del nostro territorio, aprendo le porte alle “variabili di mercato” ed alle “altre società del Gruppo Ethan”, ci ritroveremmo ad avere a che fare con una vera e propria bomba ecologica.

N.B.: tengo a precisare che le informazioni qui riportate sono tutte trascritte dalla Relazione tecnica depositata negli atti, in rete e disponibili al pubblico: AIA - AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE.

Conclusione:

l’importante aspetto riguardante la salute di ogni cittadino, è quello di una corretta comunicazione. I cittadini spesso si ritrovano coinvolti in inserimenti straordinari di attività impattanti sulla loro stessa vita, a cose fatte. Ed è bene dirlo, ci rimettono e ci rimettiamo in prima persona, non soldi, non stiamo parlando di soldi… ma della stessa vita. Sfortunatamente chi muore e soffre per colpa dell’inquinamento ogni giorno accanto a noi non sono solo alberi, di per sé un dramma tutto salentino, ma sono fratelli, parenti, amici, indiscriminatamente donne, uomini e bambini.

Ben vengano i progetti che portano vantaggi economici e occupazione nel nostro territorio, ma a che prezzo?

Anche noi vogliamo che sia curata l'immagine di Galatina, l’immagine di Galatina siamo tutti noi, che sia positiva e attrattiva, che i suoi valori abbiano credibilità, ma oggi più che mai è necessario un piano di difesa, far sapere all'opinione pubblica che davanti alla questione ambientale non si sta facendo finta di niente ma si sta attivando un programma, con lo studio sulle cause e relative azioni preventive. Quindi chiediamo:

  • di rispettare il principio di sostenibilità ambientale. Lo stesso che presuppone il giusto equilibrio fra la capacità della natura di rigenerare la quantità di biomassa che noi con le nostre attività – schiave di un fantomatico mercato - distruggiamo. La salute non ha il tempo di aspettare che la burocrazia sbrogli problemi così prioritari.
  • Chiediamo se davvero la nostra Terra, l’aria e la falda idrica già fortemente compromesse, hanno i requisiti per essere impregnate di ulteriori accumuli di sostanza non biodegradabili, quali quelle trattate da questi opifici e atri insalubri già abbondantemente concentrati sul nostro territorio?
  • Quale altra vocazione di sacrificio – oltre quelle già esistenti deve assumersi la salute della comunità di Galatina e del Salento?

Grazie per l’ascolto egregi signor Sindaco, Presidente Dr Antonio Antonacci e grazie a voi tutti consiglieri.

Presidente dell’Associazione NoiAmbiente e Beni Culturali di Noha e Galatina:

Marcello D’Acquarica 

 
Di Antonio Mellone (del 04/01/2016 @ 13:29:11, in Presepe Vivente, linkato 2546 volte)

Caro Antonio Mellone,

quando ci siamo incontrati l’ultima volta al Presepe vivente di Noha,  per un attimo, alla fine dell’intervista che con il mio supporto (nel senso che tenevo in mano il microfono) hai fatto a mio fratello P. Francesco, ho temuto che, come nei tuoi soliti “agguati”, subito dopo, volessi fare un’intervista anche a me.

Dico “ho temuto” perché (come già accadde a quella del Presepe nella stupenda Masseria Colabaldi, che si erge ancora oggi fiera sul promontorio della serra nohana), avevo delle cose da dire, ovviamente; ma poco belle e quindi, giusto per non rovinare l’aria di festa che invece aleggia in tutta Noha per il felice evento, devo concludere così: “ Meno male che non mi hai chiesto nulla”.

Però qui, dove l’aria diciamo è per pochi intimi, te lo voglio dire lo stesso, il mio pensiero, a proposito del nostro magnifico Presepe.

Un Presepe unico, se non altro,  per la sua ubicazione. E’ inutile star qui a decantare e riscrivere cose trite e ritrite del castello di Noha, del ponte levatoio sulla torre, dell’arco a sesto acuto, delle casette (ca sta cadanu), del parco degli aranci con fontana ellittica, della torre con impianto elettrico da archeologia industriale, del magazzino delle botti dell’ex-distilleria Brandy Galluccio, della dirimpettaia Casa Rossa illuminata a festa (sia ca se vidia pocu, speriamo che presto venga abbattuto anche quell’altro muro di Berlino, come promesso dai proprietari). Punto.

Tanto si è parlato e scritto di questi  beni, che per molti oramai è cosa conosciuta. Anche se poi chi dovrebbe conoscerle meglio, finge, o proprio  non ha intelligenza a sufficienza (nu lli rriva, si dice da noi); e mi riferisco ai vari sindaci e assessori che fanno finta di alternarsi a palazzo di città. Non serve nominarli, in quanto somigliano molto alle bevande dei distributori automatici delle sale d’attesa: cambiano nome ma  il gusto è sempre lo stesso.

Veniamo al dunque, e cioè all’intervista mancata. Allora la prima domanda sarebbe stata: “Ci dici il tuo parere sul Presepe Vivente di Noha di questa edizione?”

Risposta: “Sono arrivato al punto che considero questo evento un Mistero dalla doppia valenza. La prima in assoluto è il riferimento all’evento cristiano che tutti conosciamo e (spero) consideriamo nella Sua radicale importanza.

La seconda (valenza del Mistero), è la forza silenziosa che muove braccia e mani, cuori e cervelli di questo popolo. Mi riferisco naturalmente ai figuranti, alle donne e agli uomini che lavorano nelle varie botteghe, e alle maestranze che costruiscono l’opera magna”.

Ti avrei detto caro Antonio, che questa gente, la nostra gente, compie ogni anno una rivoluzione.

Il termine “rivoluzione” richiama alla mente masse di popolo che si riversa nelle strade, e con bandiere e slogan, quando va bene, protesta e grida la sua rabbia per le ingiustizie da cui si vuole difendere.

Invece, i nostri amici del presepe ci insegnano che le rivoluzioni si possono fare brandendo il segno di pace per eccellenza. Ci insegnano che hanno capito cosa vuol dire “preghiera”, e con il loro sacrificio, perché tale è, pregano le nostre sconsiderate e innominabili “bevande calde”, che Noha attende il battesimo delle sue meraviglie storiche, che la storia di Noha non è da confondersi con quella di Galatina ma da “fondersi” in una unica forza.

Questo pregano e preghiamo.

Cari Sindaco Montagna e Assessore alla Cultura Prof.ssa Vantaggiato, la Soprintendenza attende ancora dal 2013 (http://www.noha.it/noha/articolo.asp?articolo=967) una risposta sui Vostri progetti che riguardano i Beni Culturali di Noha”.

Con gratitudine.

Marcello D’Acquarica

 

Caro Marcello,

che dirti? Mi hai tolto le parole di bocca. Per quanto riguarda le domande, ma soprattutto le risposte.

Con altrettanta gratitudine.

Antonio Mellone

P.s. Continuiamo a lottare, caro Marcello, per i nostri beni culturali.  Purtroppo siamo ancora ai piedi della croce. Il primo gennaio nohano è stato purtroppo funestato da un atto criminale che ha semidistrutto uno dei simboli della Storia di Noha: la Trozza. Qui c’è ancora molto da fare. A partire dalla base, per finire alla cosiddetta altezza (cioè le suddette “bevande calde”).  

 
Di Redazione (del 09/10/2018 @ 13:28:59, in Comunicato Stampa, linkato 985 volte)

Il Comitato Regionale Puglia ha reso noto il calendario del campionato nazionale di I° livello Serie C che prenderà il via l'ultimo week-end del mese di ottobre. Nel girone B, debutto in casa per la Showy Boys Galatina che, sabato 27, affronterà sul parquet del palazzetto dello Sport "Fernando Panico” il Volley Club Grottaglie.

La giovanissima formazione allenata da Gianluca Nuzzo sarà impegnata in due difficili trasferte sul campo del Molfetta e, la settimana successiva, su quello del Terlizzi. Nella quarta giornata il palasport di Galatina ospiterà il team barese del Polignano. A seguire, sfida tutta leccese con lo Specchia e successiva gara casalinga con il Sammichele. I bianco-verdi faranno visita all’Alessano per poi disputare l’ultimo match prima della sosta natalizia con il Racale-Alliste. Alla ripresa, ultimo turno del girone di andata da giocare in casa della Bee Volley Lecce.

La squadra galatinese disputerà le gare casalinghe nel pomeriggio della domenica con inizio alle ore 18:00 sempre presso l'impianto sportivo di via Chieti a Galatina. Solo in occasione della prima giornata di campionato si giocherà il Sabato a causa di una concomitanza con altra gara federale.

Il torneo, a cui partecipano dieci squadre nel girone B e nove nel girone A, terminerà il 17 marzo 2018. Queste le altre compagini con cui si confronteranno i giovani allievi della Showy Boys: GS Atletico Sammichele, Bee Volley Lecce, New Volley Polignano, Pallavolo Molfetta, Progetto Azzurra Alessano, Punto Tessile Terlizzi, Sandemetrio Volley Specchia, Spot&Go Racale-Alliste e Volley Club Grottaglie.

www.showyboys.com

 
Di Redazione (del 03/08/2018 @ 13:23:31, in Comunicato Stampa, linkato 869 volte)

Il consiglio comunale appena trascorso oltre ad evidenziare l’arroganza e la superficialità della maggioranza che continua a votare provvedimenti senza prima analizzare le reali incidenze degli stessi, come nel caso dell’approvazione della convenzione sulla gestione del servizio di distribuzione del gas naturale, ha dato la possibilità di approfondire i temi trattati dalle nostre interrogazioni presentate nel consiglio del 25 Giugno.

In quell’occasione abbiamo chiesto come mai il comune di Galatina non avesse partecipato ai bandi regionali sull’ambiente che avrebbero finanziato interventi di rimozione di rifiuti illecitamente abbandonati su aree pubbliche e la decontaminazione, lo smaltimento e la bonifica dell’amianto, che avrebbero sgravato i privati dai relativi costi.

Dalle risposte fornite dal Sindaco abbiamo potuto constatare come al bando sulla rimozione dei rifiuti su aree pubbliche il comune di Galatina abbia partecipato solo dopo la presentazione della nostra interrogazione a riguardo, con ben 21 giorni di ritardo rispetto all’apertura del bando, con la conseguenza che nel tentativo di evitare la figuraccia, è stato presentato in fretta e furia un progetto che si è classificato solo 72° e quindi tra quelli non finanziati.

Peggio ancora è stato fatto nel caso dei finanziamenti sullo smaltimento dell’amianto, in cui l’amministrazione non ha neanche presentato la domanda di partecipazione, giustificando questa mancanza con argomentazioni pretestuose e strumentali.

I cittadini dei comuni limitrofi avranno un’importate aiuto finanziario dalla Regione Puglia, a Galatina, nella speranza di non assistere ad episodi di inciviltà, i cittadini dovranno bonificare i propri immobili a proprie spese e di questo dovranno ringraziare l’Assessore all’ambiente Cristina Dettù, che riteniamo politicamente inadeguata a ricoprire il suo ruolo ed il Sindaco Amante.

Riguardo l’interrogazione sulla mancata manifestazione di interesse del comune di Galatina relativa al reperimento di un sito per la realizzazione di un impianto di compostaggio, il Sindaco Amante ha salvato la faccia dall’ennesima figuraccia grazie al comune di Soleto che ha ritirato la propria disponibilità alla realizzazione di un’opera che, se fosse stata realizzata nell’agro di Soleto ma in piena zona industriale di Galatina, avrebbe creato gravi problemi ai cittadini galatinesi.

Riguardo, infine, l’interrogazione inerente l’assunzione da parte di Monteco s.r.l di due dirigenti di settimo livello inutili per la città, i cui stipendi faranno lievitare ulteriormente il già elevatissimo costo del servizio che poi pagheranno i cittadini, il Sindaco ha affermato che il comune di Galatina non ha il potere di entrare nel merito delle scelte e delle assunzioni della società privata.

Niente di più falso, visto e considerato che il bando speciale di gara prevedeva che le eventuali assunzioni integrative fossero comunicate al Comune per poi essere dallo stesso autorizzate. Pertanto, senza molti giri di parole, appare evidente che il Sindaco abbia autorizzato l’assunzione di due figure dirigenziali, con tutti i costi che ne conseguono, incurante del peso economico che i cittadini galatinesi sono già costretti a sopportare per l’elevato costo della raccolta e smaltimento dei rifiuti.

Tra l’altro, questo costo si sarebbe potuto finalmente ridurre grazie ai livelli di raccolta differenziata raggiunti negli anni e principalmente qualora la gara per l'assegnazione del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti fosse stata effettuata nei tempi dovuti.

Peccato che questo risparmio sarà ora vanificato non per le motivazioni che la maggioranza Amante tenta di spacciare per verità, bensì per le omissioni ed irregolarità tecniche, contabili e giuridiche rilevate nel bando di gara e segnalate da parte di due Società (potenziali partecipanti alla gara) che hanno costretto la Stazione Appaltante Unica della Provincia a sospendere la procedura di gara e rimandare gli atti al Comune per le opportune variazioni. E’ questo il vero motivo per cui hanno dovuto procedere con la proroga,  facendo perdere ai cittadini  quei benefici economici che avrebbero potuto e dovuto essere immediati.

Ancora una volta le risposte fornite alle nostre interrogazioni, con annessa arroganza e spocchia di  Sindaco, Assessori e Presidente del Consiglio, anziché far luce su questioni delicate, hanno alimentato ulteriori dubbi e perplessità rispetto alle quali continueremo a chiarire nelle sedi più opportune.

Il Segretario

Pierluigi Mandorino

 
Di Antonio Mellone (del 04/06/2018 @ 13:23:12, in Necrologi, linkato 7446 volte)

Annarita non c’è più. Il suo grande cuore ha cessato di battere improvvisamente venerdì notte, a casa sua, a Bologna. Aveva 56 anni.

Era mia cugina, medico, veniva spesso a Noha, e ci eravamo visti meno di un mese fa. Sì, stava benone.

Non è stata per niente facile la sua vita. Da giovane, forse non aveva ancora diciotto anni, i suoi reni avevano iniziato a non voler far più il loro dovere costringendola per anni alla dialisi a giorni alterni. Ma mai l’abbiamo sentita lamentarsi e mai si è data per vinta, questa piccola grande donna. Ha sempre lottato, dando (lei!) il coraggio agli altri.

Poi finalmente arrivò il trapianto del rene. Che tutto fu men che una passeggiata. Ma poi per fortuna tutto andò per il meglio.

E così terminò i suoi studi al Magistrale; si iscrisse a Medicina a Bologna dove finalmente si laureò con ottimi voti. Molti pensavano fosse una psicologa per le sue capacità di capire gli altri, di tirar su il morale a tutti, e per il suo sorriso contagioso. Invece no, era un Medico Chirurgo che più di una volta aveva vestito i panni della sofferenza (e credo che anche per questo, oltre che per la sua indole buona, fosse empatica e ricca di umanità con tutti i suoi pazienti).  

Sapevo che era uno dei responsabili nazionali del servizio PICC della ANT (la fondazione nazionale dei tumori), cioè dell’impianto del catetere venoso centrale (lei che per anni ne aveva avuto uno nel suo povero braccio) per i pazienti oncologici. Questa “trovata” sembra sia una forma di sollievo notevole per l’ammalato, in quanto azzera la frequenza della venopuntura per l’infusione delle terapie, e soprattutto riduce lo stress del trasporto in ambulanza e del ricovero, potendo il paziente usufruire del servizio direttamente a casa propria. Per questo era sempre in giro in Italia, da un ospedale all’altro, da un paziente all’altro. 

Io voglio ricordarla così, mentre scoppia in una fragorosa risata al racconto romanzato dei tempi che furono e alle mie battute sulle allegre comari (senza tralasciare i compari) di Noha.

*

Ora siamo in attesa del suo feretro. Che arriverà a Noha per i funerali nella giornata di domani. Sì, Annarita aveva sempre desiderato ritornare “in patria” per riposarsi un po’. Ora lo farà per sempre accanto ai suoi amati genitori, zio Pippi e zia Linda.

Proprio l’altro giorno, passando vicino casa sua, in vico Congedo, tra l’asfalto e il cemento del marciapiede, ho visto spuntare un fiore.

Antonio Mellone

 
Di Redazione (del 17/02/2020 @ 13:19:37, in Comunicato Stampa, linkato 1034 volte)

È di 120.000 euro l’importo finanziato dalla Regione Puglia per il nuovo sistema di videosorveglianza comunale sul territorio di Galatina, Collemeto e Noha che permetterà l’istallazione di 17 nuove telecamere di ultima generazione nei punti ritenuti più sensibili della Città e frazioni, non ancora coperti dall’attuale sistema di videosorveglianza.

È questo il risultato ottenuto dall’Amministrazione Amante che con un corposo progetto ha partecipato al bando promosso della Regione Puglia e rivolto al finanziamento di impianti di videosorveglianza sul territorio comunale.

Il progetto parte da lontano e si innesta nel protocollo firmato con la Prefettura di Lecce nel giugno 2018 e rivolto all’attuazione dei Patti per la sicurezza urbana ed installazione di sistemi di videosorveglianza. Nel contesto della valorizzazione dei rapporti istituzionali l’impegno dell’Amministrazione è stato proprio quello di ricercare e reperire le risorse per il finanziamento e l’attuazione del patto.

Gi obiettivi raggiunti sono quelli di aumentare la vivibilità del contesto urbano, prevenire e contrastare i fenomeni di inciviltà urbana e di microcriminalità, incrementare nel cittadino la percezione di prossimità delle istituzioni.

Il progetto prevede la videosorveglianza dei seguenti punti sensibili della Città e delle frazioni:

area mercatale, via Kennedy, via Viola/via Martinez, piazza Lago Maggiore, piazza Vecchia, piazza Cavoti, piazza Arcudi,  piazza Toma/via D’Enghien/via G. del Ponte, via Roma/Ospedale, via Galatone/S.P. 352, via Montegrappa/via Don Tonino Bello, via Soleto/via Crotone, Cimiteri di Galatina, Noha, Collemeto, piazza XXIV Maggio (Noha), piazza Madonna di Costantinopoli (Collemeto).

Le telecamere s’integreranno con l’attuale impianto di videosorveglianza andando a creare un sistema a rete che permetterà di garantire un elevato grado di sicurezza urbana.

Nico Mauro, Assessore alla Polizia Locale e Loredana Tundo, Assessore ai Lavori Pubblici e all’Urbanistica, esprimono “un plauso agli uffici dei Lavori Pubblici e del Comando della Polizia Locale che hanno contribuito a raggiungere questo risultato ognuno per le proprie competenze e con lavoro sinergico.

Nel proseguire l’impegno per una maggior sicurezza sul territorio comunale e per andare incontro alla domanda di legalità e rispetto delle regole, abbiamo sempre guardato con attenzione agli strumenti tecnologici per implementare i servizi sul territorio, coscienti che oggi la tecnologia supporta gli uffici e permette di risolvere diversi situazioni. Potremo dare risposte alle richieste di vivibilità e legalità dei residenti di alcune zone critiche del paese, aumentando la percezione della sicurezza sociale. Il tempo sta dando i risultati prefissati.”.

 

L’ASSESSORE AI LAVORI PUBBLICI E URBANISTICA

F.to Dott.ssa Loredana Tundo

L’ASSESSORE ALLA POLIZIA LOCALE

F.to Sig. Nicola MAURO

 

Il 18 maggio, presso la Provincia, la Conferenza servizi per riesame Aia. Asl Lecce ha sollecitato a dicembre la Regione, ma ne è seguito un silenzio istituzionale: nell'articolo la lettera inviata all'ente

Mancano pochi giorni al tavolo istituzionale su una delle questioni ambientali e sanitarie più controverse del Salento e relativa a una zona dichiarata “rossa” per emergenza tumorale. Si aprirà infatti il prossimo 18 maggio, presso la Provincia di Lecce, la Conferenza dei servizi per il riesame dell'Aia, l’Autorizzazione integrata ambientale su Colacem: voluto dall’ente per evitare che il cementificio incorra nel giudizio, sentenza attesa da tre anni, che il Tar Lecce pronuncerà nel mese di ottobre. Dopo la contesa autorizzazione del 2018, poi riesaminata l’anno dopo, si ritenta ora di rivedere il provvedimento che autorizzerebbe il cementificio galatinese a continuare per altri 12 anni a provocare potenziali danni sanitari e presunti accumuli di inquinanti. Ecco le ragioni del ricorso al Tar: davanti alle prescrizioni disattese nel provvedimento autorizzativo del 2018 per la tutela dell'ambiente e della salute, ai mancati monitoraggi di Arpa Puglia, al preoccupante quadro sanitario che rasenta l’emergenza, hanno risposto i sindaci con una denuncia presso il Tribunale amministrativo.

Di istituzionale, tuttavia, non c’è solo il tavolo, ma anche il silenzio. Quello della Regione Puglia, in primis, che non si è ancora espressa su un impianto che produce 600 mila tonnellate all'anno di CO2, nonostante la sollecitazione da parte di Asl Lecce a dicembre scorso. L’Osservatorio ambiente e salute istituito presso il Dipartimento di prevenzione di via Miglietta, infatti, aveva scritto all’Aress, l’Agenzia regionale strategica per la salute e il sociale, per chiedere di procedere alla valutazione dei danni e dell’impatto sanitario e ambientale nell’area inclusa nei distretti socio-sanitari di Galatina e Maglie, “con particolare riferimento alle potenziali ricadute cumulative di tutte le attività produttive presenti nell’area industriale di Galatina-Soleto fino a Maglie e comuni limitrofi”. In esclusiva, alleghiamo qui accanto la missiva.

La richiesta è stata anche sollecitata da undici sigle mediche (Appello medici-2): chiedono   la riduzione della pressione ambientale, subordinando  l’autorizzazione a Colacem alla Valutazione di impatto sanitario (Vis). Davanti all’emissione di sostanze inquinanti alla quale il territorio è esposto da quasi 80 anni, i referenti delle organizzazioni e del Coordinamento civico ambiente e salute hanno infatti scritto - oltre ai sindaci delle amministrazioni del circondario galatinese -  al dirigente della Sezione Aia della Regione, al dirigente del Settore Ambiente della Provincia, alla Asl di Lecce e alla Commissione Ambiente del consiglio regionale.  Si legge nella missiva: “A livello locale, l’impianto Colacem è posizionato ai margini di un’area urbana (Galatina), già caratterizzata, secondo rilevazioni Arpa, da livelli di particolato fine (PM2.5, media annuale) nei limiti di legge ma costantemente superiori a 10μg/m3, soglia raccomandata dalle Linee Guida 2005 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ai fini della tutela sanitaria, con concentrazioni di questo inquinante spesso più alte rispetto alle medie provinciali e regionali. L’impianto è inoltre localizzato in immediata prossimità (anche nel raggio di 1Km) di attività produttive, case civili, scuole, impianti sportivi, zone agricole.  In questo contesto, il semplice rispetto dei limiti normativi non può tranquillizzare chi è responsabile della tutela della salute di una popolazione, in quanto: (a) la maggior parte degli inquinanti emessi dalla Colacem NON ha un livello al di sotto del quale possa essere considerato “innocuo” dal punto di vista sanitario; (b) alcuni degli inquinanti emessi (diossine, PCB, metalli pesanti) sono non biodegradabili, persistenti nell’ambiente, trasmissibili con la catena alimentare e bioaccumulabili; (c) alcuni tra gli inquinanti più pericolosi in termini sanitari NON sono né normati né monitorati; (d) gli effetti sanitari, anche rispettando i limiti di legge, sono maggiori per particolari categorie a rischio (bambini, donne in gravidanza, anziani, ammalati cronici). Da questo punto di vista, particolare timore è generato, soprattutto per la fascia pediatrica della popolazione residente, dalle emissioni di metalli pesanti, che potrebbero persino essere incrementate in seguito a sostituzione dei combustibili fossili attualmente utilizzati con eventuali combustibili derivati da rifiuti”.

Non sono gli unici ad aver preso posizione sulla vicenda. Negli anni scorsi, infatti, anche dalla compagine politica non sono mancate le richieste: nel 2017, Stefano Fassina presentò una interrogazione parlamentare, la seconda dopo quella del Movimento 5 Stelle dell’anno prima, con la quale chiedeva la sospensione dell’attività industriale fino a nuova Aia. Il tutto richiamando a memoria anche l’operazione “Araba Fenice” della Direzione distrettuale antimafia del gennaio 2018, nella quale Colacem fu coinvolta per presunti illeciti nell’utilizzo e smaltimento dei rifiuti. Qualche mese prima che Fassina interpellasse il Governo, inoltre, anche l’allora vicepresidente della Commissione ambiente della Regione, Mario Pendinelli, si mosse nello stesso solco a Bari, chiedendo un’audizione in Commissione. Ma da Bari, nessuna risposta è pervenuta alla Asl Lecce.

Nessun chiarimento sul progetto in cantiere dell’utilizzo del Css, ovvero di bruciare rifiuti e combustibili da essi derivati che andrebbero a sommarsi alle emissioni già prodotte. Lo stabilimento industriale galatinese rilascia infatti in atmosfera polveri a meno di un chilometro dai centri abitati, oltre a metalli pesanti nella falda, monossido di carbonio e Arsenico. Non a caso l’area del Galatinese, dove insistono anche diversi altri opifici insalubri, è stata dichiarata la zona con la maggiore incidenza di neoplasie e tumori polmonari dell’intera provincia. A segnalarlo, nei dati recenti, sono stati l’Istituto Superiore di Sanità, Cnr e la Asl di Lecce. Nello specifico, l’intero distretto di Galatina verserebbe in una situazione sanitaria particolarmente grave: tutti i comuni che orbitano attorno all’impianto Colacem evidenziano una preoccupante incidenza di neoplasie e malattie polmonari croniche, così come sottolineato dal Registro tumori dell’Azienda sanitaria locale e dell’Osservatorio epidemiologico regionale. Tanto che l’Iss ha identificato il circondario come “area cluster per tumori polmonari”.

Vi sono due studi sull’incidenza del tumore polmonare nel Salento. Uno condotto sotto la supervisione scientifica dell’Istituto di fisiologia clinica del Cnr (protos-3) e che alleghiamo integralmente.  E un altro, che risale al 2014, sfornato dall’Istituto di Scienze dell’atmosfera e del clima sempre del Consiglio nazionale delle ricerche. Entrambi i dossier, concentrati sulle evidenze epidemiologiche nella zona di Sogliano Cavour, Galatina, Cutrofiano, Corigliano d’Otranto e Soleto, sottolineano i gravi fattori di rischio legati alla cementificio. Lo studio Mapec Life mette al centro i danni pediatrici sui micronuclei boccali nei bambini. “L’Istituto superiore di sanità individuava un “cluster” per mortalità da tumore polmonare negli uomini all’area centrale del Salento leccese, comprendente 50 Comuni, con 3.846 decessi registrati, contro i 3.447 attesi (da https://www.sanita.puglia).

Al contempo, l’Iss ha identificato anche un cluster di mortalità per neoplasie polmonari nelle donne limitatamente al capoluogo leccese con 248 decessi registrati contro 150 attesi. L’Istituto Superiore di Sanità, analizzando l’incidenza di tumori polmonari nei maschi ha evidenziato un cluster ben definito che includeva 16 Comuni dell’area centrale salentina (355 casi confermati contro 285 attesi) comprendenti i Comuni di Galatina, Galatone, Seclì, Neviano, Aradeo, Collepasso, Cutrofiano, Sogliano, Soleto, Sternatia, Zollino, Maglie, Melpignano, Castrignano dei Greci, Corigliano, Cursi”, si legge a pagina 2 dello studio Protos e pubblicato nel luglio del 2019. Dalle stesse mappe del Salento pubblicate tra le pagine del dossier, si evince la significativa esposizione della cittadinanza del distretto di Galatina alla presenza di SO2, il Biossido di zolfo. Osservabili nel rapporto pubblicato in allegato in questo articolo.

Valentina Murrieri
(Fonte: Lecceprima)

 
Di Redazione (del 08/06/2021 @ 13:18:06, in Comunicato Stampa, linkato 860 volte)

Il 23 aprile 2021 è stato pubblicato sull'albo on-line della Provincia di Lecce l'ultimo mega progetto di fotovoltaico a terra.

Un impiantino industriale di fotovoltaico a terra per un'estensione di 103 ettari, pari alla grandezza di una città di 10.000 abitanti.

La capacità di produzione è di 60 Megawatt. La fantasia contorta è quella di spacciarlo per "impianto agro-ovi-fotovoltaico e biomonitoraggio ambientale" (è più facile colpire con il vocabolario: basta aggiungerci agro, bio, eco, green e altri detersivi del genere), ma nulla viene detto su 103 ettari di territorio agricolo e paesaggio naturale e storico trasformati di fatto in zona industriale. Con buona pace dell'articolo 9 della Costituzione Italiana, pensato dai nostri padri costituenti per difendere il paesaggio della Repubblica, un Bene Pubblico.

Per non farci mancare nulla, accanto all'impianto di 103 ettari citato, si unisce un altro che ospiterà pannelli in silicio per la produzione di 4 megawatt in territorio di Nardò. E poi ancora su Galatina, Lecce, Carmiano, Porto Cesareo, Copertino e via discorrendo.

Ormai abbiamo quasi perso il conto del numero di codesti “parchi” e la loro estensione totale, che un popolo sano di mente avrebbe chiamato “Consumo di Suolo vergine e naturale”. 

Sono altre centinaia di ettari di terra bellissima, ancora tutta da scoprire nelle sue testimonianze storico culturali e archeologiche, migliaia di muretti a secco e centinaia di antiche ville, chiese rurali e masserie, veri tesori in completo abbandono. Beni unici al mondo che vengono continuamente tagliati fuori da ogni percorso se non addirittura fagocitati da "impianti agro-ovi-fotovoltaico e biomonitoraggio ambientale".

Chiediamo agli amministratori del territorio, e nello specifico al nostro sindaco Marcello Amante:

  • Perché si continua ad autorizzare nuovi impianti di fotovoltaici se il fabbisogno dei 4 milioni di pugliesi è già garantito dagli impianti esistenti?
  • Perché si continua a produrre energia con impianti cosiddetti verdi, se Centrali elettriche come quella di Cerano, continuano a inquinare con il carbone e altri combustibili fossili?
  • Cosa succederà fra pochi anni, meno di otto, quando tutti gli impianti obsoleti saranno improduttivi? Dove andranno a finire tutte le macerie installate e che fine faranno i nostri campi ricoperti da centinaia e centinaia di ettari di rottami?
  • Che terra stiamo lasciando ai nostri figli?

  • Comune di Nardò - Potenza 4 MW
  • Comune di Lecce - Potenza 30 MW
  • Comune di Galatina potenza 42 MW
  • Comune di Copertino - potenza 4 MW
  • Comune di Melpignano - potenza 20 MW
  • Comune di Nardò - potenza  68 MW
  • Comune di Lecce - potenza 7 MW
  • Comune di Galatina - potenza 23 MW
  • Comune di Carmiano potenza 4 MWp
  • Comune di Copertino 3 MW per un’area di 7 ettari
  • Comune di Galatina potenza di 44 MW per un’area di 21 ettari
  • Comune di Porto Cesareo - potenza di 7,5 MW per un’area di 9,5 ettari
  • Comune di Corigliano d’Otranto- potenza di 11 MW per un’area di 17 ettari
  • Comune di Campi Salentina – Guagnano potenza di 10 MWp per un’area di 17 ettari
  • Lecce 1 – Villa Convento- potenza di 7 MW per un’area di 17 ettari
  • Lecce-Surbo - potenza di 4 MW per un’area di 8 ettari
  • Comune di Soleto – potenza di 2,5 MW per un’area di 4 ettari
     

Il Direttivo di NoiAmbente e Beni Culturali

 

Anche quest’anno all’Istituto Comprensivo Polo 1 di Galatina e Collemeto si è tenuto il tradizionale appuntamento con la rassegna di scienza e tecnologia denominata “LA SCIENZA E LA TECNOLOGIA COME NON L’AVETE MAI VISTE” promossa e coordinata da tutti i docenti STEM (scienza, matematica e tecnologia) dell’Istituto scolastico Primo Polo Galatina, Andrea Coccioli, Anna Lagna, Federica Lezzi, Maria Rosaria Rizzo, Giovanna Zizzari e Maria Luce De Matteis).

Quest’anno i ragazzi delle classi terze hanno incontrato due Aziende salentine che producono tecnologia che esportano in tutto il mondo: SALENTEC srl (www.salentec.com) e PROMECC AEREOSPACE (www.promecc-group.it)

La natura è uno scrigno pieno di segreti e l’uomo cerca di carpire il suo significato per migliorare l’esistenza.

Con questa riflessione si comprende l’importanza del termine “STEM”, Science, Technology, Engineering and Mathematics, ovvero l’insegnamento e l’apprendimento nel campo delle scienze naturali, della tecnologia, dell’ingegneria e delle scienze matematiche.

Lo studio della natura è infatti importante per conoscerne il funzionamento, per prevedere gli eventi, per trarre ispirazione e per progredire sfruttando le proprietà della materia anche al fine di creare oggetti utili all’uomo.

L'intervento effettuato dalla dott.ssa Diso Daniela in rappresentanza dell’azienda SALENTEC srl, ha evidenziato come l'osservazione della natura possa guidare significativamente la creazione di prodotti tecnologici per il mercato.

Con questa prospettiva nasce nel 2005,  SALENTEC frutto dell'iniziativa di un gruppo di ricercatori dell'Università del Salento, riconosciuta nel 2007 tra le prime società spin-off dell'ateneo leccese.

Daniela Diso, tra i cofondatori di SALENTEC,  e che svolge al suo interno il ruolo di responsabile della qualità, ha illustrato le potenzialità aziendali sulla ricerca dei materiali soprattutto ceramici le cui caratteristiche di biocompatibilita' e di resistenza termica e chimica, ne consentono l'impiego in settori come il biomedicale o in ambienti in cui ci sono elevate temperature di processo o di lavoro.

Salentec è attiva nello sviluppo e trasferimento di innovazioni tecnologiche e nella erogazione di servizi tecnici e industriali nel campo dell'Ingegneria dei materiali. Proprio l’aspetto della ricerca sui materiali costituisce il suo punto di forza di Salentec, in quanto le ha permesso di affermarsi in settori complessi ed esigenti, come quello aerospaziale e quello biomedicale.

Salentec, per il settore aerospaziale, sviluppa e produce anime ceramiche per processi di microfusione a cera persa utilizzate nel settore per la produzione di pale di turbine; mentre per il settore biomedicale realizza packaging primario in materiale polimerico per l'iniezione di emulsioni, sospensioni, gel ad alta viscosità e filler dermici.

In aggiunta, la società svolge la sua importante attività di ricerca industriale su commessa, sviluppando e trasferendo innovazioni tecnologiche di prodotto e processo e offrendo servizi analitici e tecnici.

L'attività di Salentec viene svolta in conformità agli standard tenuti internazionali di settore e sotto un accurato sistema di qualità aziendale

Salentec è una testimonianza degli ampi  orizzonti che può aprire lo studio della scienza dei materiali, e più in generale lo studio della natura, perché, per dirlo con Albert Einstein, “la gioia nell’osservare e nel comprendere è il dono più bello della natura”.

Nell’ottica della ricerca e dell’innovazione emerge la società PROMECC AEREOSPACE SRL che si distingue, sul territorio e non solo nel campo della meccanica, dell’aerospaziale e dell'automazione.

Essa è un'azienda giovane, nata nel 2003, ma in continua e rapida espansione nel campo dell'ingegneria, progettazione, produzione e assistenza di macchine CE, apparecchiature elettromeccaniche, componenti e sottogruppi per l'industria aeronautica e meccanica.

Forte delle competenze e della flessibilità delle proprie risorse, guidata dalla passione per l'aviazione ed il volo, la società dal 2008 ha fortemente investito in innovazione immettendo nel mercato il velivolo ultraleggero Sparviero.

L'impegno nel raggiungere il know-how nelle tecniche di fabbricazione e assemblaggio di aeromobili, nell'analisi aerodinamica, nella produzione di materiali, nella ricerca e sviluppo di nuovi progetti, è stato trasferito nel 2011 nel velivolo ultraleggero Freccia, completamente realizzato in fibra di carbonio e resina.

Nel 2018 nasce il moderno modello Pegaso composto da longherone alare e rinforzi strutturali in carbonio in cui il carrello d’atterraggio è retrattile e comandato da una centralina idraulica.

Qualifica, affidabilità e soddisfazione del cliente sono i punti centrali di questo grande lavoro di squadra.

Lo stabilimento si trova a Corigliano d'Otranto (Le – Italia) e ha un'area produttiva di 2.000 mq, suddivisa in tre reparti: composito, assemblaggio e divisione macchine a controllo numerico.

Il layout dell'impianto è stato studiato per ridurre al minimo i tempi di produzione, per migliorare la produttività sfruttando al meglio gli spazi interni, e per garantire sicurezza e buone condizioni ai dipendenti.

La qualità è assicurata dalla certificazione EN 9100:2003 ottenuta nel 2007, dai severi test strutturali superati con successo per l'ottenimento della certificazione per i velivoli ultraleggeri Freccia e Sparviero e dal costante miglioramento e perfezionamento di processi e prodotti.

Ogni velivolo prodotto viene ispezionato e testato da un'equipe esperta di piloti collaudatori prima della consegna sul mercato, attraverso il ricorso di una rete capillare di vendita.

Insieme alla grande passione per la progettazione e per la tecnologia aeronautica e meccanica, l’attenzione della società è focalizzata sulla centralità del cliente e del servizio, insieme alla cura della professionalità interna e nel rispetto dell'ambiente che ci circonda.

Oltre alla costruzione di ultraleggeri questa giovane e vitale realtà dalle esperienze ultradecennali dei sui fondatori, svolte nella progettazione e nella produzione al servizio di aziende meccaniche prestigiose, operanti nei settori dell’aerospaziale, industria varia e macchine movimento terra sta contribuendo ad innovare profondamente il settore di cui è già un’azienda leader.

Lo spirito e l’entusiasmo rappresentati da Mauro Donno affiancati dalla ricerca e dal sacrificio di tutto il team ha permesso a questa realtà in un breve lasso di tempo di arrivare a raggiungere obiettivi, traguardi unici e riconoscimenti meritati.

La società segue lo spirito della citazione di Leonardo auspicando di continuare a guardare il cielo per volare alti “una volta aver provato l’ebrezza del volo”.

E’ stato particolarmente interessante e appassionante ascoltare il racconto dei due tecnici che sono intervenuti nella nostra giornata della scienza e della tecnica, rendendo quella che poteva essere un’ordinaria giornata scolastica, un’esperienza indimenticabile e che ci ha fornito una visione globale del nostro mondo, attraverso la tecnologia. Questo sentimento di forte curiosità e passione è condiviso da tutti gli alunni che hanno avuto la possibilità di partecipare a questi eventi.

Vittoria Giannì – Maria Panico

 
Di Redazione (del 23/12/2019 @ 13:09:25, in Comunicato Stampa, linkato 680 volte)

La chiusura dell’anno solare è un appuntamento importante per S.B.V. OLIMPIA GALATINA che, sull’andamento delle attività svolte dai vari gruppi, tira le somme tracciando un bilancio più o meno prossimo agli obiettivi stagionali prefissati.

Al netto del valore tecnico delle varie squadre e di situazioni contingenti non preventivabili, il percorso di tutte le formazioni giovanili è stato, fino a questo momento, lusinghiero e di buona prospettiva.

Nel campionato under 18 i ragazzi di mister Dicillo, spina dorsale della squadra di serie C, sono a punteggio pieno dopo sette gare con altrettante vittorie conseguite, inseguiti da Lecce Volley e Calimera a distanza di sicurezza. E sarà proprio quest’ultima squadra alla ripresa del campionato, il 07 gennaio, ad ospitarli nell’impianto di Castrì.

 

Squadre U.18

Punti

PG

PV

PP

1

SBV OLIMPIA GALATINA

21

7

7

0

2

NEW SOFT LECCE VOLLEY

17

8

6

2

3

BODEGUITA V. CALIMERA

15

7

5

2

 

 

Analoga situazione nel campionato di categoria Under 16. Mister Pendenza si colloca con i suoi ragazzi al primo posto con un bottino di 20 punti, frutto di sette vittorie su altrettanti incontri, ma con il fiato sul collo dell’Azzurra Alessano che ha una partita da recuperare.

La prima gara del nuovo anno, il 09 gennaio, vedrà capitan De Matteis ospitare alla Palestra Giovanni XXIII i Falchi Ugento Beach , quali avversari di turno.  

 

Squadre U.16

Punti

PG

PV

PP

1

SBV OLIMPIA GALATINA

20

7

7

0

2

AZZURRA ALESSANO

16

6

5

1

3

SHOWY BOYS GALATINA

15

7

5

2

Grande equilibrio nel girone B del campionato Under 14. Nonostante alcuni turni di gare non siano stati ultimati, Casarano Ruffano e SBV sono le squadre più accreditate a prevalere nel girone B. Pesa sui piccoli di mister Buracci la sconfitta subita a Ruffano per 3-2, che proietta il Casarano con tre vittorie su  tre partite ,in testa alla  classifica.

L’opportunità per avvicinare i pari età casaranesi è rappresentata dalla prossima gara di campionato

in cui lo scontro diretto, in programma il 07 gennaio a Galatina, potrà consolidare le posizioni o ribaltarle.

 

Squadra U.14

Punti

PG

PV

PP

1

LEO SHOES CASARANO

9

3

3

0

2

SBV OLIMPIA GALATINA

7

3

2

1

3

GREENVOLLEY GALATONE

3

2

1

1

4

M.B. VOLLEY RUFFANO

2

1

1

0

Il programma degli allenamenti stabilito dai tecnici, a ridosso delle festività natalizie, rappresenta un’importante passo di avvicinamento alle gare del nuovo anno, sul quale non dovranno pesare assenze o sottovalutazioni. Pertanto la società chiede il massimo impegno ed una continua presenza a tutti gli atleti per non invalidare il lavoro fin qui svolto.

Con l’augurio di un sereno Natale a tutti .

AREA COMUNICAZIONE SBV OLIMPIA GALATINA

 

Rubati cavi di alimentazione e smontati i quadri elettrici. Sospesa l'erogazione e avviati i lavori di ripristino.

L’intervento immediato dei tecnici ha consentito di ristabilire la minima funzionalità (25%) dell’impianto di pompaggio a servizio del serbatoio di Corigliano d’Otranto, oggetto questa notte di furto e danni al sistema elettrico. Al momento quindi, Acquedotto Pugliese garantisce un minimo di flusso dell’erogazione ai Comuni a valle della rete.

I Comuni interessati sono: Maglie, Cutrofiano, Corigliano d’Otranto, Galatina (con le frazioni di Collemeto, Santa Barbara e Noha), Castro, Diso Ortelle, Soleto, Scorrano, Castrignano dei Greci, Cursi, Martano, Bagnolo, Palmariggi, Uggiano la Chiesa, la zona ASI di Maglie, Giuggianello, Sanarica, Muro Leccese, Nociglia, San Cassiano e Botrugno.

I residenti interessati sono vivamente pregati di collaborare con Acquedotto Pugliese razionalizzando al massimo i consumi ed evitando gli usi non prioritari dell’acqua, onde evitare il completo svuotamento della rete. I consumi, infatti, costituiscono una variabile fondamentale per limitare al minimo i disagi.

Malfattori nella notte hanno asportato i cavi di alimentazione, smontato i quadri elettrici e i trasformatori degli impianti elettrici a servizio del serbatoio di Corigliano d’Otranto. Il furto sta determinando lo svuotamento progressivo del serbatoio e quindi della rete a valle.

I lavori di riparazione procederanno ininterrottamente fino al completo ripristino delle opere danneggiate e della piena funzionalità del servizio. Al momento, comunque non è possibile prevedere la durata dell’intervento.

Per informazioni chiamare il numero verde 800.735.735 o consultare la sezione “Che acqua fa” su www.aqp.it.

 
Di Albino Campa (del 07/10/2010 @ 12:18:51, in Fotovoltaico, linkato 4308 volte)
Tra pochi giorni, un nuovo consiglio comunale a Galatina, ma cosa ci sarà di tanto urgente da deliberare, questi i punti all'ordine del giorno :



  1. Varianti puntuali al PUG. Revisione emendamento art. 5.1.2. NTA;
  2. Piano energetico comunale. Nuova adozione.
  3. Progetto comparto F4. Approvazione definitiva;
  4. Delibera C.S. n. 181/2010. Adozione variante al p.p. dell'agglomerato industriale di Galatina-Soleto. MODIFICA.

Ma usciamo dai formalismi e cerchiamo di capire e di spiegare in modo sintetico di che cosa si discuterà.
- Primo punto, le varianti al PUG ( Piano Regolatore Generale ) si tratta di adeguare tutte le zone D2 di Galatina, per colpa direbbero gli ambientalisti, o per fortuna direbbero i palazzinari, del deliberato nel consiglio comunale del 29 luglio 2010, dove per chi non lo ricorda si parlava di strane sigle D3 in D2, sembra una mossa di scacchi ben studiata, oppure della classica battaglia navale che tutti noi abbiamo giocato almeno una volta da bambini. In poche parole si tratta di passare tutte le zone D2 di Galatina, cioè zone da destinarsi a uso uffici, negozi, case, nel caso specifico, la proposta portata in consiglio si occupa della zona nelle adiacenze dell'Ospedale S. Caterina Novella. Tutte le zone D2 passeranno se passa la delibera da 1/4 a 1/2 del volume edificabile. Insomma un ulteriore intervento sul PUG ormai stravolto e cambiato a furia di delibere, meno verde per tutti, per questo motivo venne allontanato Cervellati in cambio avremo più cemento per tutti ( d'altronde bisogna far lavorare la Colacem ).
- Secondo punto all'o.d.g. PEC ( Piano Energetico Comunale ) adottato dal commissario prefettizio il 13 gennaio 2010, ma partito alcuni mesi prima dall'amministrazione Antonica, che in data 14 maggio 2009 stabilì di dare incarico ad un professionista esperto per la redazione del piano energetico comunale, due mesi dopo il 14 luglio 2009 si dava incarico al dott. Rosario Ligori. Adesso si cambia, anche per adattarsi alla sentenza della corte costituzionale n. 119, ed anche per adeguarsi al decreto del ministero per lo sviluppo economico del 10 settembre 2010 " Linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili " . Il nuovo regolamento comunale ha di buono che obbliga i soggetti attuatori di eseguire opere di mitigazione dell'impatto ambientale, tali opere consistono nella realizzazione di adeguata vegetazione di filtratura ottica con piantumazione di essenze arboree e barriere verdi come le siepi. L'uso di mezzi meccanici e solo quelli, per il diserbo delle erbe infestanti, escludendo erbicidi e prodotti fitoiatrici. Inoltre il lavaggio dei pannelli, con prodotti biodegrabili, per evitare l'inquinamento dei terreni o della falda. Rimane di contro però l'enorme territorio comunale occupabile da impianti fotovoltaici fissato nel 4,7 % dell'intero territorio comunale. Essendo il territorio comunale di Galatina di Ha. 8162, significa che, per il piano adottato ben 383,61 Ha. sono destinati al fotovoltaico ben 3.836.100 mq.,si avete letto bene, quasi 4 milioni di metri quadri di territorio comunale. Rimango dell'idea che sarebbe meglio cogenerare energia elettrica in ogni casa, mettendo il pannello sulle terrazze piuttosto che sui terreni agricoli. Da ultimo ma non meno importante che la ditta deve presentare una fidejussione bancaria o assicurativa per coprire gli oneri derivanti dalla dismissione dell'impianto ed il ripristino originario dei luoghi. L'importo della quale non deve essere inferiore a € 5 per ogni chilowatt prodotto. La fidejussione sarà svincolata solo dopo il ripristino dei luoghi.
- Terzo punto, progetto comparto F4 " attrezzature per la ricreazione e sport " nella fattispecie la domanda richiesta da tre cittadini che coprono con i loro terreni il 66% della superficie del comparto, tanto per intenderci sarebbe il paventato cartodromo che dovrebbe nascere quasi di fronte all'ingresso dell'aereoporto F. Cesari di Galatina a destra della strada provinciale 362 Lecce-Galatina, direzione Lecce.
- Infine nel punto quattro si discuterà della sdemanializzazione dell'uso pubblico del tratto di strada vicinale S. Giuseppe-Paradisi attraversante il lotto n. 431 del piano ASI. Per questa strada ricordiamo il contenzioso legale tra le ditte Minermix e Pietro De Pascalis srl. nonchè la presenza di un comitato cittadino contrario alla sdemanializzazione.

Altri punti decisamente intriganti sarebbero da discutere nei quattro punti all'o.d.g. del prossimo consiglio comunale, ma preferisco svilupparli nei prossimi articoli che riguardano i temi già evidenziati.
Per non mancare allo spettacolo dal vivo che i nostri consiglieri eletti svilupperanno intorno a questi temi, l'appuntamento e per l'8 ottobre alle 16 in prima convocazione, direi finalmente di pomeriggio, per avere in sala un pubblico plaudente, felice ed orgoglioso dei suoi rappresentanti.

Raimondo Rodia
fonte:galatina.blogolandia.it

 
Di Antonio Mellone (del 30/09/2017 @ 12:14:33, in Comunicato Stampa, linkato 2067 volte)

“Nel Consiglio Comunale di Galatina, quello di martedì 26 settembre 2017, i lungimiranti politici locali, in maniera bipartisan, decidono finalmente di dire ad alta voce e addirittura all’unisono ‘Stop al consumo di territorio’, di annunciare al mondo che basta con il cemento e l’asfalto, e che non ha senso uccidere ulteriori 25 ettari di fertile campagna di contrada Cascioni attraverso la creazione di un inutile, anacronistico e dannoso mega-porco commerciale, promosso dagli speculatori di turno e caldeggiato da chi non coglie il senso dell’ulteriore dramma ecologico ed economico che ne deriverebbe.”.

Poi ti svegli, la dolce visione onirica svanisce, e ti ritrovi nel bel mezzo di un incubo.

“Sogno o son desto?” mi son più volte chiesto mentre ascoltavo allibito gli interventi dei miei Diciamo Rappresentanti politici in seno a quel consiglio comunale, pieno zeppo del nulla cosmico [bei tempi quando questo nulla era almeno comico, ndr.]: un nulla tuttavia pericoloso in grado ancora una volta di scrivere una delle pagine più losche della storia di Galatina.

C’era da discutere - ma invero di reali Discussioni Politiche, nemmeno l’ombra - sull’ennesima convenzione [o meglio circonvenzione, per giunta d’incapace, ndr.] tra Comune e Pantacom, la società a responsabilità segata che vorrebbe costruire un centro commerciale nella periferia di Collemeto.

Qualche dirigente comunale, in maniera maldestra e giacché c’era pure con mille refusi (e altrettanti pallosissimi interminabili “errata corrige” comunicati agli astanti Tafazzi), fa votare quasi all’unanimità, tranne un contrario, un paio di astenuti e i soliti assenti [per la verità, assenti anche quando fisicamente presenti, ndr.], l’ennesima modifica alla suddetta convenzione, dando così l’imprimatur alla definitiva approvazione dello scempio da parte della Regione, e spingendo la povera monaca di conza, vale a dire Galatina, verso la clausura nell’ennesimo centro commerciale.

La precedente versione della suddetta cir-convenzione [tra l’altro approvata da quasi tutti i consiglieri di destra: incluso dunque il PD, ndr.] prevedeva, a ristoro del macello ecologico derivante dalla colata, nientepopodimeno che un “parco urbano” di 5 ettari [da noi, una cosa del genere, è da considerarsi ormai come un bosco a tutti gli effetti, ndr.] con tanto “di piante, panchine, sentieri, impianti di illuminazione, e un’area giochi per bambini”. Insomma un’oasi nel deserto di fronte alla cattedrale [da intitolare probabilmente agli 800 beati/beoti martiri di Collemeto, quelli della famosa raccolta firme pro-Pat (Pat è il diminutivo, anzi il vezzeggiativo di Pantacom), ndr.].

Pare che per questioni legate all’aspetto idrogeologico dell’area non sia assolutamente possibile piantare degli alberi [e pensare che un tempo erano gli alberi il miglior antidoto a certi dissesti, ndr.], ma solo cespugli, sicché, anziché lasciare il mondo come sta e dire a Pantacom: “Signori, la convenzione è quella che abbiamo a suo tempo siglato insieme e da lì non ci muoviamo di un millimetro; questo è quanto; è stato un piacere; arrivederci”, si mettono invece a spianarle la strada, parlando di fantomatiche penali milionarie, e di altre simili minchiate, e barattano così il genius loci, il territorio e finanche la loro anima per 420.000 denari emessi dalla Bce [euro che, detto tra noi, Galatina vedrà con il binocolo, ndr.].

Ma quel che risulta oltremodo ridicolo [per fortuna il ridicolo non ha mai ammazzato nessuno, se no l’altra sera in quell’aula consiliare avrebbe fatto un’ecatombe, ndr.] è il livello del cosiddetto dibattito. Uno pensava che con le precedenti amministrazioni ci si fosse asintoticamente avvicinati allo zero. Ma a quanto pare, con l’attuale, non solo l’abbiam toccato, ma a breve saremo costretti a utilizzare i numeri relativi (in particolar modo quelli con il meno davanti).

Ora. Nessuno pretende che i consigli comunali locali siano dei seminari su Wittgenstein, e nemmeno che gli interventi siano perfetti e irreprensibili dal punto di vista della dizione [vabbè, qualche ‘nciarfisciamento ci sta pure: ma, per favore, non esageriamo, ndr.], o inappuntabili quanto a chiarezza o impeccabili nella sintassi, bensì soprattutto nella logica e nella coerenza politica, che spesso sono apparse, come dire, ossimoriche.

Intanto c’è stato l’intervento di un discreto manipolo di politici della maggioranza che han così tanto fatto brillare della loro stessa perspicuità il “nuovo modo di fare politica", da meritare sul campo (ad honorem, diciamo) il cambio di denominazione della loro fazione: da Andare Oltre ad Andare A Cagare [i perbenisti per favore si voltino dall’altra parte o bazzichino lontano il più possibile dai miei appunti, ndr.].

Gli esponenti di codesto gruppo (alcuni pivelli, o presunti tali) nelle loro dichiarazioni di voto sembravano ostili al mega-porco, anzi contrarissimi, convinti, ma così tanto, ma veramente tanto, che il sottoscritto, dagli spalti riservati al pubblico (sparuto, anzi sparito dalla circolazione), stava per sciogliersi in un caloroso applauso al loro indirizzo.

Un applauso davvero scrosciante, l’avrebbero meritato da lì a qualche minuto, allorché le loro manine si sono alzate nel voto unanime a favore della novella suddetta cir-convenzione-d’incapace-pro-porco-Pantacom: quando si dice Andare Oltre la coerenza, la dignità politica e la decenza.

C’è pure chi ha accennato – e te pareva - agli immancabili 200 posti di lavoro [gli interessati in cerca di occupazione inizino a mandare già sin d’ora i loro curricula, non si sa mai, ndr.], per concludere con l’ineffabile intervento del portavoce dei Cinque Stelle che ha votato No, ma ha blaterato di ristori o risarcimenti insufficienti per cui si sarebbe potuto magari chiedere di più, se non altro per l’enorme perdita di tempo da parte degli uffici della curia galatinese. Va bene, ma non era questo il punto principale.

I temi veramente importanti erano altri ed era necessario esplicitarli in quell’assise (se solo fossero stati pensati): e cioè che nessun risarcimento sarebbe stato sufficiente a riparare i danni di un mega-porco commerciale; che un consiglio comunale non è stato istituito per ratificare alcunché, men che meno le cir-convenzioni al ribasso con soggetti come Pantacom, società oltretutto “inattiva”, che non danno uno straccio di garanzia; che se davvero il gruppo più corposo della maggioranza avesse manifestato un pizzico di coerenza tra il dire e il fare, e soprattutto la schiena dritta, votando contro il mega-porco (com'era nei suoi propositi pre-elettorali), avrebbe con molte probabilità fermato la corsa verso il baratro, e non solo commerciale, di un intero territorio; che l’impianto di un centro commerciale oggi è così anacronistico che potrebbe esser paragonato all’utilizzo del Televideo per leggere le notizie; che i fantomatici (o pantacomici) risarcimenti a carico del comune sono una presa per il culo inventata da chissà chi [perché mai il comune avrebbe dovuto risarcire Pantacom? Perché non ha voluto cambiare la convenzione? E che cavolo di “convenzione” sarebbe codesta, etimologicamente parlando? ndr.]. E altre motivazioni del genere, ben più forti dell’insufficienza di un risarcimento.

*

Ma, a quanto m’è dato di capire, il vero problema qui non sono i rappresentanti, ma i rappresentati; non gli eletti ma gli elettori; non la Pantacom ma Galatina stessa. La bella addormentata nel bosco. Ormai scomparso. Per convenzione.

 

Antonio Mellone

 
Di Antonio Mellone (del 14/10/2014 @ 12:00:59, in NohaBlog, linkato 2818 volte)

Non augurerei la lettura del famoso “Decreto Sblocca-Italia” nemmeno ai miei peggiori nemici (che in questo periodo a quanto pare s’annoverano a bizzeffe). Questo non solo nella speranza di indirizzarli a più amene o più colte e raffinate pagine di letteratura (figurarsi) ma perché codesto decreto - redatto da qualche burocrate e sicuramente non letto nemmeno da presidente e ministri firmatari - è orripilante, non solo nella forma ma anche e direi soprattutto nella sostanza.

Cosa stabilisce questo decre(pi)to che, già efficace, attende di essere convertito in legge dal fu Parlamento? Ovviamente una serie infinita di cosiddette “libertà”.

Per esempio già al primo articolo prevede che l’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato sia nominato commissario per la realizzazione degli assi ferroviari Bari-Napoli e Palermo-Messina-Catania. Dunque, essendo “commissario” questo signore avrebbe un potere tale da considerarsi alla pari delle altre amministrazioni, anzi di più. Può decidere, per dire, se tenere o meno in conto eventuali pareri avversi da parte degli enti territoriali. In sostanza un potere privo di freni. Se, poniamo, si decidesse di sventrare un’altura, magari piena di amianto, o demolire un centro storico, nessuno potrà osare respingere il progetto per incompatibilità con la tutela del territorio.

Ma questo è il minimo. Tra le altre decretinate c’è anche quella che accorcia, anzi dimezza i tempi con i quali valutare la pericolosità degli inceneritori (alla Colacem ne gongolerebbero); e poi quella che sancisce la fine dell’“archeologia preventiva” (d’ora in poi, cioè, in caso di ritrovamenti archeologici, anche importanti, le Soprintendenze non potranno più indicare agli interessati come tutelare e valorizzare le scoperte, ma saranno costrette ad accettare le soluzioni proposte dalle ditte, che di fatto vengono abilitate a prendere “in consegna” gli eventuali reperti. Sarebbe come chiedere al lupo come desideri proteggere il gregge di pecore. Roba da manicomio criminale); c’è anche la chicca del silenzio-assenso. Come funziona quest’amenità? E’ presto detto: se nei famosi 60 giorni la Soprintendenza non riesce a esaminare un’autorizzazione paesaggistica – per la costruzione, dico a caso, di un Mega-impianto di compostaggio da 30.000 tonnellate annue -  il silenzio viene interpretato come assenso.

Con il silenzio-assenso ogni richiesta si intende accolta, anche se comporta la distruzione di un’area archeologica, lo sventramento di un palazzo barocco, la riconversione di una chiesa in una discoteca, l’edificazione di un condominio sulla spiaggia, la costruzione di un Mega-Porco in contrada Cascioni a Collemeto (anche se, a dire il vero, in questo caso c’è stato solo l’assenso: il silenzio è solo quello degli incoscienti).

Pazienza se poi una Soprintendenza non possa esprimere il suo parere entro i termini prestabiliti in quanto (dolosamente?) depotenziata grazie ai famosi tagli alla spesa pubblica. Come fa, infatti, un povero Soprintendente, che spesso deve lavorare con l’aiuto del bidello o della custode, a fronteggiare l’assedio di orde di impresari e costruttori assistiti da agguerritissimi studi associati di ingegneri, architetti, geometri, legulei e altri guastatori?

Ma non finisce qui. C’è un’altra disposizione che (obviously) liberalizza in modo selvaggio le torri eoliche e gli impianti fotovoltaici e a biomasse, per i quali di fatto non sarà più necessaria alcuna autorizzazione paesaggistica (già quella di prima valeva come il due di coppe con briscola a bastoni: basta vedere in che condizioni siamo nel Salento, anzi, senza andare tanto lontano, a Noha, con l’accerchiamento del fotovoltaico – che come dimostrato nel mio “Dai campi di sterminio allo sterminio dei campi” di circa un anno fa produce milioni di euro all’anno per una società a proprietà tedesca).

Che dire infine della libertà delle trivelle in mare, in terra, in cielo e in ogni luogo? Nulla altro, davvero, se non che questo decreto “Sciocca Italia” consegna il nostro Paese già devastato ai devastatori, traveste i costruttori in commissari delle cosiddette grandi opere, elimina nella sostanza ogni forma di controllo pubblico.

Mi chiedo con quale faccia chi approverà la legge di conversione di questo decretino andrà ai funerali delle vittime delle alluvioni causate dallo stupro edilizio del territorio nelle tante prossime venture Genova.

*

A fronte delle mille ragionevoli preoccupazioni per questo decreto (anzi secreto, come un muco) c’è invece chi si esalta, eccome. Già me li vedo i protagonisti delle larghe intese di Palazzo Orsini fregarsi le mani per questa ennesima Montagna spianata.

Antonio Mellone

 
Di Marcello D'Acquarica (del 18/01/2015 @ 12:00:00, in NohaBlog, linkato 2332 volte)

Stimolato dal “dialogo” alquanto acceso, emerso in fine serata, al convegno che si è svolto l’otto gennaio presso il Centro Polivalente di Noha, mi sono voluto aggiornare sul problema che ha mandato in visibilio una parte di cittadini intervenuti e l’Assessore Roberta Forte accompagnata dal delegato per la frazione di Noha, avv. Daniela Sindaco.

Leggo quindi su di un sito locale un articolo del 4 dicembre scorso da parte dell’Associazione Difesa del Territorio sul degrado e lo scempio che riguarda la zona industriale di Galatina-Soleto, sul depuratore saccheggiato e abbandonato a se stesso e su una serie di aziende regolarmente allacciate  e per il quale servizio hanno pagato fior di quattrini, ma sono costrette a movimentare i reflui verso altri lidi. Se i presupposti su cui si vuole costruire il famigerato sito per il compostaggio dei rifiuti organici di Galatina sono questi, c’è ben poco da sperare.

(http://www.galatina.it/la-fognatura-della-zona-industriale-%C3%A8-stata-completata-ma-i-reflui-arrivano-nel-depuratore)

Questa deduzione è discutibile, non lo metto in dubbio, ma anche il contrario lo è, visto che stiamo trattando di una potenziale fonte di malattie tumorali, come se intorno a noi non ce ne fossero già abbastanza.

Non entro nel merito dei vantaggi o degli svantaggi di un sito di compostaggio, è sufficiente dedicare poche decine di minuti in rete per farsi una cultura a proposito.

Non nego neanche che capita di imbattersi facilmente in tanti bellissimi video di presentazione di siti illustrati e decantati come se fossero la panacea di tutti i mali o la gallina dalle uova d’oro. Si parla del pericolo del percolato, che altrimenti finirebbe nelle falde acquifere, del biogas per produrre energia elettrica e del compost per le nostre campagne al posto dei concimi chimici tanto criticati dai naturalisti. Ma, ahimè, non mancano le note dolenti. La rete è piena di istruzioni e di informazioni sulle modalità di trasformazione dei rifiuti organici del nostro bidone marrone in compost per l’agricoltura. Ma è piena anche di incidenti dovuti alla cattiva gestione dei siti. Per chi fosse interessato al proprio futuro allego delle brevi descrizioni con relativi riferimenti in rete:

-morti per inalazioni da compostaggio: http://roma.repubblica.it/cronaca/2014/07/28/news/aprilia_due_operai_morti_in_un_impianto_di_compostaggio-92577303/

-percolato nelle acque di scolo chiuso a Brindisi:

http://www.brindisioggi.it/percolato-nel-canale-si-scolo-e-puzza-consales-blocca-limpianto-di-compostaggio/
-soglie di tossicità controllate?:
http://www.aserramanna.it/2011/06/compostaggio-serramanna-pericolo-per-la-nostra-salute-o-no/

-se non è puzza è percolato:

 

-i consumi di energia  diminuiscono, (nel caso qualcuno pensi di usare il biogas per produrre energia elettrica):

 
 

E’ evidente che avviare a compostaggio i bio-rifiuti anziché sotterrarli in discarica o bruciarli convenga a tutti. Ma soprattutto converrà a chi ne ricaverà degli utili economici, e cioè i soliti privati. Ma noi mica siamo invidiosi se qualcuno, operando lealmente nel ciclo del recupero dei rifiuti, ricava degli utili economici. Quello che ci preoccupa invece è il fatto che nel nostro paese, soprattutto di questi tempi, parlare di lealtà è come fidarsi del diavolo. Perché in teoria tutto pare che funzioni perfettamente, mentre nella realtà avviene quanto succede al depuratore summenzionato dai nostri amici dell’Associazione Difesa del Territorio. Il fatto è che qui non stiamo parlando solo dell’ennesima cattedrale di cemento che ci toglie la terra da sotto i piedi, bensì di una potenziale fonte di malattie tumorali per i cittadini (compresi i nostri figli) di Galatina e dintorni.

Leggo ancora su un altro sito locale:

 “ricadute occupazionali immediate (per la costruzione dell’impianto) e a regime (le maestranze impiegate nella gestione). Infine – fa notare il consigliere regionale – una volta entrato in funzione, il compostaggio farà diminuire le imposte sulla spazzatura, sulle quali pesano i costi di trasporto della frazione umida dei rifiuti e gli oneri (presenti e futuri) dell’ecotassa”.

http://www.ilpaesenuovo.it/2014/01/25/siti-di-compostaggio-in-salento-ci-sono-i-finanziamenti-della-regione-galati-ottima-opportunita-galatina-si-candidi/

Maestranze? Quante? Diminuzione delle tariffe? Ma non doveva già accadere con la differenziata?

E poi ancora:
http://galatina.lecceprima.it/impianto-compostaggio-soleto-ato-lecce-2.html

“Cosimo Montagna, sindaco di Galatina, Graziano Vantaggiato primo cittadino di Soleto e Angelo Tondo, presidente del consorzio Asi, hanno commentato all’unisono l’intesa siglata: “La realizzazione degli impianti di compostaggio infatti ci libererà dalla schiavitù e dal disastro ambientale delle discariche, dal rischio ambientale che ne deriva e dai cattivi odori. Chiudere il cerchio con il potenziamento degli impianti di differenziazione e riciclo dei rifiuti è l’unica strada possibile contro l’incenerimento e le discariche. Un grande passo di civiltà ambientale nel rispetto del nostro territorio.”

Peccato che contro l’incenerimento e le discariche ci sarebbe anche l’impegno di ridurre la produzione di rifiuti, che fra l’altro compriamo tutti i giorni, e invece nessuno ne parla. Inoltre l’unico vero segno di civiltà ambientale che dovrebbero promuovere i nostri cari sindaci e il presidente ASI, è una campagna di informazione sul progetto con dati alla mano e demandare quindi la decisione di realizzare il sito di compostaggio  a professionisti competenti non di parte (e soprattutto senza interessi: ma sarebbe come trovare un ago nel pagliaio) e infine ad un referendum dei cittadini. Oppure a Galatina abbiamo deciso di compostare anche la democrazia?

Marcello D’Acquarica
 

I consiglieri comunali Marcello Amante, Emanuele Mariano, Loredana Tundo, Sandra Antonica e Anna Antonica hanno appena presentato un’interrogazione consigliare con oggetto “Interventi presso l’impianto sportivo Pre-Campo in via Chieti con pulizia dell’area di gioco e presso il Pippi Specchia”.

Premettendo che l’impianto sportivo Pre-Campo in via Chieti è stato oggetto di un finanziamento per un intervento di ristrutturazione del terreno di gioco di 459 mila euro aggiudicato dalla società Tekno Engineerign srl, con RUP Geometra Daniele Grappa, in data 10 agosto 2022, sul profilo facebook dell’associazione ASD Galatina Calcio compare un post con il quale si annunciava l’inizio dei lavori al pre-campo e si preannunciavano i lavori per la sistemazione del Pippi Specchia. Tuttavia, non risultano pubblicati atti che danno avvio a lavori di pulizia o di affidamento del cantiere per l’avvio dei lavori stessi.

Considerando che i luoghi di aggregazione e inclusione per lo svolgimento delle attività sportive sono a cuore di ognuno di noi, ci preme sottolineare che le note vicende che hanno attraversato il mondo del calcio galatinese richiedono la massima attenzione e trasparenza. Il post in questione, dopo qualche ora, veniva rimosso e il cantiere per tali lavori non risulta ancora partito.

La nostra interrogazione nello specifico è qui posta:

  1. Se è stato fatto atto di determina per l’affidamento dei lavori di pulizia del pre-campo e da chi sono stati eseguiti i lavori che si vedono nelle foto e se i relativi costi sono stati sostenuti dall’Amministrazione comunale o da chi altri e a che titolo;
  2. Se è stato fatto il verbale di inizio lavori da parte del RUP;
  3. Nel caso non sia stato redatto verbale di consegna del cantiere, le tempistiche che sono previste.
  4. Se e quali lavori sono previsti per lo stadio “Pippi Specchia”, a carico di chi e se tali lavori sono stati preventivamente concordati con l’amministrazione comunale.

Download PDF

I consiglieri comunali

Marcello Amante

Emanuele Mariano

Loredana Tundo

Sandra Antonica

Anna Antonica

 
Di Redazione (del 10/04/2016 @ 11:48:23, in Comunicato Stampa, linkato 1738 volte)

Lunedì prossimo, 11 aprile, verranno ripresi dalla ditta Co.Ro. Edile s.r.l. di Matino, i lavori di sistemazione e riqualificazione dell’area esterna prospiciente l’ex convitto Colonna, sita tra via Cafaro e Piazza Alighieri. L’intervento di completamento - che consegnerà alla Città un ulteriore spazio verde e di socializzazione - consisterà nell’illuminazione dell’area con pali e organi illuminanti antichizzati, nella semina del prato inglese, nonchè nella installazione di un impianto di irrigazione automatizzato, di panchine ed arredi.

In pari data avranno avvio anche i lavori di sistemazione e riqualificazione dei marciapiedi di via Giuseppina Del Ponte, nel tratto compreso tra Porta Cappuccini e via Orsini, consistenti nella sostituzione degli attuali pietrini in cemento con tavelle in pietra di Apricena.

La conclusione dei lavori è prevista per fine maggio.

Inoltre, nell’ambito del programma di interventi rivolto alla sicurezza ed alla migliore funzionalità degli edifici scolastici, perseguito dall’amministrazione Montagna, è stato affidato, al termine di tutte le procedure amministrative e di verifica,  alla Clemente Engineering Service s.r.l. di San Severo, per l’importo di € 13.106,19 oltre oneri previdenziali ed iva, l’incarico per l’espletamento delle indagini diagnostiche dei solai dei seguenti edifici scolastici:

Ist. Comprensivo Polo 1 – Piazza F. Cesari;

Ist. Comprensivo Polo 1 – Via Toma;

Ist. Comprensivo Polo 2 e 3 – Via Corigliano;

Ist. Comprensivo Polo 3 – Via Spoleto.

I fondi provengono quasi interamente da finanziamento del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Il Comune, infatti, vi partecipa con una quota di cofinanziamento di soli € 1.662,92.

L’intervento dovrà essere completato entro la fine del mese di ottobre p.v..

Con riferimento, infine, alle attività dell'Assessorato allo Sport, è stata disposta l'assegnazione di un defibrillatore in favore dell'impianto sportivo comunale di Noha e del Palazzetto dello Sport di Galatina "Fernando Panico". Un importante elemento di sicurezza a beneficio di tutti coloro che usufruiscono di tali strutture. 

L’Assessore ai Lavori Pubblici ed allo Sport

Emilio Tempesta

 
Di Albino Campa (del 14/10/2010 @ 11:42:11, in Fotovoltaico, linkato 2917 volte)

Il comitato di Cutrofiano (Forum Amici del Territorio) smentisce la sottoscrizione al comunicato divulgato da "Italia Nostra" e "Forum Ambiente e Salute" su Legambiente

Il "Forum Amici del Territorio", un comitato di cittadini di Cutrofiano, rappresentato dal Presidente Gianfranco Pellegrino, in merito all'articolo "Legambiente coinvolta nel business del fotovoltaico. Le associazioni denunciano", scritto in data 14 ottobre 2010, smentisce categoricamente la sottoscrizione al comunicato stampa divulgato dalle associazioni "Italia Nostra" e "Forum Ambiente e Salute" e prende le distanze sulle considerazioni ritenute personali rivolte all'associazione Legambiente stessa.

Si rende noto che il comitato, non ha ancora preso posizione sulla proposta del nuovo impianto fotovoltaico di 26 ettari a Cutrofiano, promossa da Legambiente tramite AzzeroCO2; si riserva inoltre di comunicare la propria posizione dopo aver visionato il progetto e averlo discusso nell'Assemblea dei Soci.

 

Potrebbe essere un caso studio quello della Fiera Nazionale ARTi Mediterranee (in programma a Galatina dall’8 al 12 agosto 2012), che con un format innovativo aveva l’ambizione di creare uno strumento unico per fare sistema con le aziende, i privati, gli artigiani, gli artisti e le associazioni del mediterraneo, per realizzare non una mera piazza di scambio commerciale, ma un’esperienza del mediterraneo e delle sue culture.
A Gennaio Pubblidea aveva ricevuto formale autorizzazione da parte del CDA di FieraSalento, eppure Il mancato svolgimento della manifestazione, secondo quanto riportato dall’ex  vicepresidente, ora liquidatore della società, il Dott. Mauro Spagnulo, sarebbe da attribuire all’assenza del certificato di prevenzione incendi e di altri requisiti indispensabili come la mancanza di energia elettrica, di acqua potabile e della certificazione di idoneità di parte dell’impianto elettrico.
Le conseguenze dell’annullamento di un evento di caratura internazionale, a cui avrebbero preso parte espositori provenienti da tutto il bacino Mediterraneo, sono di grande rilievo per la società organizzatrice non solo in termini economici, ma anche di credibilità.
E’ inaccettabile che a fare le spese di una così evidente inadempienza sia Pubblidea, un privato che vive del frutto del proprio lavoro, la cui unica colpa è quella di aver puntato sulla valorizzazione e promozione del proprio territorio.
L’impegno di Pubblidea a sostegno dello sviluppo territoriale, alla pari di quello di altri protagonisti privati che cercano di muoversi in una situazione economica già di per sé difficile, è inghiottito dalla stagnante e diffusa mal gestione che, in casi come questi, caratterizza le istituzioni.
La denuncia di Pubblidea vuole infatti essere il simbolo della lotta all’illegalità e alle prepotenze di certuni, a scapito dei tanti piccoli imprenditori che fanno oggi più che mai innumerevoli sforzi per resistere alla crisi e generare crescita economica e sociale.
C’è da chiedersi a cosa sia legato il silenzio totale dei soggetti istituzionali coinvolti e più volte vanamente sollecitati.
Inoltre, non possiamo non domandarci da quanto perduri questa situazione; se e quali manifestazioni siano state effettuate in carenza delle necessarie idoneità strutturali e se il CDA di FieraSalento, al momento della delibera autorizzativa, fosse a conoscenza della situazione specifica in cui si trovava il Quartiere Fieristico.
Infine, ci chiediamo in base a quale criterio l’Amministrazione Comunale di Galatina ha stabilito di finanziare altre iniziative estive, privando di qualsiasi contributo una delle uniche manifestazioni fieristiche in Italia a godere del patrocinio del Ministero dello Sviluppo Economico.

Antonio Garzia, titolare dell’azienda organizzatrice dichiara in proposito: “Con rammarico abbiamo dovuto annullare la manifestazione e, in questo momento, mi sento in dovere di ringraziare quanti fino ad ora ci hanno sostenuto e accompagnato in questo percorso di sviluppo e di promozione delle imprese e delle realtà che onestamente cercano di crescere in questo contesto. Fra coloro che ho il dovere di ringraziare non posso non citare espressamente la Camera di Commercio Italo-Tunisina, quella di Hong Kong, i fotografi di Whiroo e Shoot For Change, la Fondazione Paolo Tarso e l’Associazione Artiterapie, oltre che i numerosi Comuni ed Espositori che da tutta Italia e dall’estero hanno dato a noi e a questa terra grande fiducia. Ed in funzione di tutto ciò, noi ci proponiamo di portare comunque avanti con forza e caparbietà questo progetto, che realizzeremo nel corso del 2013 insieme a tutti i sostenitori di quella che ancora una volta si conferma un’esperienza di vita e una missione”.

 
Di ASD NOHA CALCIO (del 01/05/2017 @ 11:27:47, in Comunicato Stampa, linkato 1985 volte)

Il direttivo dell’Associazione Sportiva Dilettantistica NOHA CALCIO, diffida chiunque dal porre in essere – direttamente o attraverso i canali di comunicazione: social, giornali, ecc. – ogni attività dichiaratamente diffamatoria, infondata ed immotivatamente lesiva, dell’immagine e del nome della società sportiva, nonché della dignità di coloro che la rappresentano.

A questo proposito il Direttivo ritiene di dare informazione corretta e puntuale, sottolineando che l’utilizzo del campo sportivo di Noha, è legittimato dalla delibera n. 82/2016 del Commissario straordinario, inoltre la società versa al comune di Galatina, non gravando quindi sulla collettività, le spese inerenti l’uso della struttura ed effettua, a propria cura e spese, la manutenzione dell’impianto.

 ASD Noha Calcio

 
Di Redazione (del 31/05/2020 @ 11:20:48, in Comunicato Stampa, linkato 816 volte)

La Showy Boys Galatina fa squadra con il Vero Volley, realtà tra le più importanti nel panorama sportivo nazionale e non. Nel continuo percorso di crescita della Scuola Volley, la Showy Boys ha raggiunto questo importante accordo di collaborazione con il Consorzio Vero Volley Monza al fine di offrire ai propri allievi e giovani talenti un’ulteriore opportunità di crescita e di formazione.

Tutto nasce dalla volontà della Showy Boys di ampliare i propri orizzonti e di offrire nuove possibilità di sviluppo ai più giovani con l’obiettivo di creare un percorso diretto e un programma di eccellenza con una solida e valida prospettiva. Grazie alla sinergia con Vero Volley, la più grande realtà di volley giovanile d'Italia e probabilmente d'Europa, la Showy Boys, unica Scuola di Pallavolo Fipav di Puglia all’interno del Consorzio, avrà una prospettiva nazionale di rilievo e ciò consentirà di offrire ai tesserati biancoverdi una vetrina prestigiosa, un’opportunità per cercare di entrare nel mondo della pallavolo di alto livello.

Il Consorzio Vero Volley Monza rappresenta un’eccellenza dello sport italiano. Unica realtà pallavolistica a livello europeo ad avere contemporaneamente in Superlega e Serie A1 una formazione maschile (GI Group Team Monza) e una femminile (Saugella Team Monza), Vero Volley si propone attraverso un importante settore giovanile che conta 1600 atleti, uno staff di oltre 350 tra dirigenti e tecnici federali, 63 squadre, 28 strutture sportive in cui svolgere l’attività e circa 9000 ragazzi coinvolti nei progetti scolastici.

Ciò che accomuna Showy Boys e Vero Volley è la promozione della cultura dello sport, della pallavolo, la valorizzazione dei talenti del territorio (nello scorso mese di aprile, ben otto atleti del Consorzio sono stati convocati in nazionale giovanile), nonché la passione, l’impegno, una corretta e funzionale organizzazione che persegue dei sani obiettivi.

Il concetto di “Cultura Sportiva”, che è presente nel logo di Vero Volley, vuole essere trasmesso a tutti coloro che partecipano al progetto grazie ad un’attenzione continua per la formazione personale, per fornire strumenti utili a realizzare idee e progetti in un’ottica di condivisione e collaborazione. Un progetto che abbraccia tutto il territorio nazionale e diversi ambiti dell’esperienza non soltanto sportiva. In particolare nel mondo del sociale, Vero Volley allena una squadra di ragazzi diversamente abili, sostiene la squadra nazionale delle pallavoliste sorde, è promotore del progetto di insegnamento del volley in India e sostiene con gli incassi la comunità di San Patrignano. Nel campo scientifico, invece, è attiva una collaborazione con l’Università Bocconi di Milano e la formazione è costantemente curata ed aggiornata. Vero Volley significa anche Candy Arena, un punto di riferimento tra i palasport italiani, un fantastico impianto sportivo da 4000 posti che Vero Volley ha in gestione fino al 2037.

Grande soddisfazione in casa Showy Boys per questa importante partnership. Dalle parole del presidente Daniele G. Masciullo e del direttore Gianluca Nuzzo un ringraziamento al Consorzio Vero Volley Monza, nelle persone del presidente Alessandra Marzari e del responsabile del network Claudio Bianchi, per “un progetto di collaborazione di grande valore sportivo e sociale, basato sulla crescita dei ragazzi e che affascina proprio per l’attenzione data alla formazione del settore giovanile, alla promozione di quella cultura sportiva che deve essere un valore aggiunto da trasmettere a tutti i nostri giovani e non solo”.

www.showyboys.com

 
Domenica 05 Ottobre, la prova pugliese valida come 4a prova del TROFEO Regionale Puglia Mx UISP 2014 si disputerà sul crossdromo "F. Cesari" di Galatina (LE).
Le categorie ammesse in gara saranno le seguenti:
Agonisti/Esperti (Mx1-Mx2),
Amatori (Mx1-Mx2),
Hobby (Mx1-Mx2),
Open 2T,
Minicross 85cc. & 65cc.

Organizzatori della prova di Galatina saranno l'ASD MXM Racing e la LegaMotoUisp Puglia.
Di seguito i dettagli dei responsabili dell'impianto:
ASD Motoclub Tre Torri Noha
Cell.: 368-74.79.530 (Antonio)
Cell.:328-58.26.183 (Fabrizio)
Email: abaterussopavimenti©libero.it
Pagina FB: https://www.facebook.com/antonio.abaterusso.1
 

Dall'ultimo Report dei tumori di Asl - Lecce 2021, comprendente il periodo che va dal 2013 al 2017, in provincia di Lecce, rispetto alla media regionale, il primo dato che balza all’occhio è l’eccessiva incidenza del tumore al polmone (+24%):

le aree maggiormente colpite sono quelle servite dai distretti sanitari di Galatina e Gagliano del Capo.

Nel frattempo il Salento, senza nessun piano programmato, rischia di diventare il Far West per siti di trattamento di rifiuti per mezza Italia.

 

 

La proposta di un impianto di trattamento dei rifiuti speciali a Santa Barbara (Galatina - Le), per una capacità di trattamento, secondo il progetto iniziale, di 90.000 tonnellate/anno, è solo l’ultima di una nutrita serie di proposte di impianti per il trattamento di rifiuti speciali e pericolosi, che presentano un’anomala e inquietante concentrazione nella Provincia di Lecce ed in particolare nel comprensorio Galatina-Galatone e comuni vicini.

Riportiamo qui un elenco non esaustivo di tali insediamenti:

  • Colacem. Gruppo Financo, terzo produttore e distributore di cemento in Italia, con dodici unità produttive tra cui Galatina (dove è in funzione con varie forme societarie dal 1953). Nel 2012 l’Agenzia europea dell’ambiente inseriva la società al 586° posto in Europa tra le industrie a maggiore impatto ambientale e sanitario. La società è autorizzata al recupero di rifiuti per 408.800 tonnellate/anno.
  • Entosal, Galatina-Santa Barbara. impianto già autorizzato nel 2010, che ha di recente chiesto l’autorizzazione allo smaltimento di 90.000 tonnellate/anno di rifiuti speciali anche pericolosi, con l’obiettivo aziendale dichiarato di fungere da punto di riferimento di gestione dei rifiuti dentro e fuori la Puglia.
  • Salento Riciclo, Galatina, S.P. 47 Galatone-Galatina. impianto per il trattamento di rifiuti speciali autorizzato nel 2020 per una quantità 27.000 tonnellate annue. Esempio emblematico della gestione delle pratiche ambientali da parte della Provincia di Lecce: la richiesta di autorizzazione, presentata in origine per il trattamento di rifiuti urbani ma che incontrava vincoli normativi a causa della carente distanza di sicurezza dalla popolazione, è stata “convertita” in corso d’opera in autorizzazione al trattamento di rifiuti speciali.
  • Cave Marra Ecologia, Galatone, S.P. n° 47 Galatone - Galatina. Gestisce un impianto di recupero e smaltimento rifiuti urbani e speciali, con stazione di trasferenza per forsu, autorizzato dalla Provincia di Lecce nel 2010 con rinnovo nel 2020 per una quantità di circa 4800 tonnellate/anno di rifiuti speciali, più una stazione di trasferenza da 10.400 tonnellate annue (di cui nel 2022 si è richiesto il raddoppio), più circa 2000 tonnellate/annue di rifiuti urbani assimilabili.
  • Cave Marra Ecologia, Zona Industriale Nardò-Galatone. La stessa Società è autorizzata all’esercizio di un secondo impianto di recupero rifiuti speciali, autorizzato dalla Provincia di Lecce nel 2018, per un totale complessivo di 2.000 tonnellate annue, di cui recentemente è stato richiesto un potenziamento.
  • Ecom S.A. Galatina. La Società è stata autorizzata recentemente a compostare scarti ligneo-cellulosici per un totale di 75.000 tonnellate/anno.
  • Ambiente e Riciclo, Galatina, S.P. 47. Autorizzata dalla Provincia al trattamento di rifiuti speciali derivanti da costruzioni e demolizioni per circa 35.000 tonnellate/anno, con voltura dalla Società Salento Riciclo.
  • Progest, Galatone, Zona Industriale Galatone-Nardò. Autorizzata nel 2017 al trattamento di rifiuti urbani e speciali, ha richiesto di recente un potenziamento delle capacità trattate di rifiuti urbani e speciali per circa 39.000 tonnellate annue.
  • Bianco Igiene Ambientale, Zona Industriale Galatone-Nardò. La società è stata recentemente autorizzata a gestire rifiuti speciali con stazione di trasferenza per circa 68.000 tonnellate annue.

Da questi dati derivano alcune importanti considerazioni:

  1. Nella Provincia di Lecce ed in Puglia in generale è saltato qualunque tentativo di attuare una razionalizzazione nella gestione dei rifiuti, in attuazione dei principi comunitari e nazionali di “autosufficienza” (in ogni bacino si dovrebbe tendere ad un sostanziale equilibrio tra produzione e capacità di trattamento dei rifiuti, riducendo le importazioni e le esportazioni dei rifiuti stessi), e di “prossimità” (ogni rifiuto va trattato nell’impianto più vicino, evitando il più possibile i trasferimenti);
  2. La disapplicazione sostanziale da parte della Provincia dei compiti di localizzazione degli impianti, previsti dal D.Lgs. 152/06, ed il recente Piano dei Rifiuti Speciali della Regione a maglie larghe, che ratifica la situazione esistente rinunciando ad ogni razionalizzazione degli impianti di trattamento, stanno causando una generale deregolamentazione nel settore, che ostacola la tracciabilità dei rifiuti ed agevola traffici illeciti;
  3. La tendenza a proporre (ed approvare) impianti in cui si trattano indifferentemente rifiuti urbani, come la forsu, e rifiuti speciali anche pericolosi, oltre che in contrasto con la normativa di settore (vietato miscelare rifiuti pericolosi aventi differenti caratteristiche di pericolosità ovvero rifiuti pericolosi con rifiuti non pericolosi, ai sensi dell’art. 187 D.Lgs. 152/2006) contribuisce alla perdita della tracciabilità dei rifiuti e apre la strada alle illegalità.

Per sottolineare la gravità del fenomeno in corso e la necessità di un deciso cambio di rotta da parte delle autorità preposte alla pianificazione, alle autorizzazioni ed ai controlli degli impianti (Regione, Province, Comuni, Arpa, Asl) basti considerare che, se la produzione media annua di rifiuti speciali in Italia è di circa 2,5 tonnellate pro capite (circa 147 milioni di tonnellate per 59 milioni di abitanti), nei soli Comuni di Galatina e Galatone si concentra una capacità di trattamento di almeno 600.000 tonnellate anno, corrispondente ad una capacità media di circa 15 tonnellate per abitante e per anno!

Ci rifiutiamo di pensare che i nostri amministratori accettino consapevolmente di trasformare il nostro territorio in un ricettacolo nazionale di rifiuti speciali, come purtroppo sta avvenendo. Ci attendiamo pertanto un conseguente sussulto di orgoglio, con il recupero della corretta programmazione ed immediate contromisure rispetto ai fenomeni in atto.

Il presente Comunicato viene inviato agli uffici competenti della Regione Puglia, della Provincia di Lecce, dell’Arpa, dell’Asl, ai comuni di Galatina, Galatone, Seclì, Neviano, Aradeo, Collepasso, Cutrofiano, Sogliano, Soleto, Sternatia, Zollino, Maglie, Melpignano, Castrignano dei Greci, Corigliano, Cursi, agli organi di informazione.

Le associazioni:

Comitato Spina Morrone - Galatone

AIRSA (Associazione Indipendente Ricerca Salute e Ambiente)

Associazione ODV Adotta Dog Ets – Uggiano La Chiesa

Coordinamento Civico Ambiente e Salute della prov. di Lecce - Galatina

Forum Ambiente e Salute - Lecce

Forum Amici del Territorio ETS - Cutrofiano

Comitato Spina Morrone - Galatone

Galatone Bene Comune – Galatone

Medici per l’Ambiente-ISDE Italia (AIMPA)

Natural-mente NO RIFIUTI - Collemeto di Galatina

Noi Ambiente e Beni Culturali di Noha e Galatina

Nuova Messapia - Soleto

Organizzazione di Volontariato Mobius Circle- APS - Lecce

Salento km0 APS – Galatina

 

 

A seguito dell'incendio avvenuto sabato mattina nel cementificio Colacem, da immediati rilievi è emerso che l'incendio avrebbe interessato il nastro trasportatore usato per la movimentazione della calcarenite con impianto fermo dall'8 agosto. Ancor prima di accertare le cause dell'incendio, l'attenzione principale ha ovviamente riguardato il rischio della possibile diffusione di polveri sottili. Pertanto, si è chiesto l'intervento immediato dei tecnici di Arpa, l'agenzia regionale dell'ambiente per gli accertamenti del caso e, ad oggi, i primi dati ufficiali ci comunicano che tutti i livelli di polveri sottili registrati nel territorio sono in linea con i parametri consueti e comunque al di sotto del limite consentito dalla legge. Questi sono i dati che emergono dalla rilevazione della centralina che si trova a Galatina, nei pressi dell'istituto tecnico commerciale "M. Laporta".

Siamo in attesa di altri dati ufficiali che possano conferire un quadro completo ed esaustivo in merito alle cause e alle conseguenze dell'incendio. In particolare, Arpa, con cui siamo in continuo contattato e aggiornamento, ci informa che si procederà ad analizzare anche i terreni e le aree di massima ricaduta per eseguire ulteriori verifiche ed approfondimenti a seguito dell'episodio in causa.

Ufficio Stampa Marcello Amante

 
Di Redazione (del 05/01/2019 @ 10:35:44, in Comunicato Stampa, linkato 870 volte)

Un pomeriggio all'insegna del sano divertimento per i piccoli atleti della Showy Boys Galatina in occasione del primo raduno minivolley organizzato giovedì 3 gennaio dal Comitato Fipav di Lecce. Al palazzetto dello sport di Aradeo, alle ore 15, sono iniziate le gare che hanno visto gareggiare gli allievi bianco-verdi coordinati dal responsabile di settore Orazio Codazzo e dallo staff di istruttori.

Tante le divise della Showy Boys presenti sui campi da gioco allestiti per l'occasione nell'impianto sportivo di via Sereni. Suddivisi per categoria (spikeball white, volley S3 green e volley S3 red), i giovani galatinesi dai 6 ai 10 anni si sono succeduti nelle varie partite per quasi tre ore prima di darsi appuntamento al prossimo raduno in programma nel periodo di Carnevale.

“Per i piccoli atleti è stata l'occasione per condividere momenti di attività fisica, gioco e confronto con i pari età di altre società sportive della provincia – commenta a fine manifestazione il referente del settore minivolley Orazio Codazzo – il mini raduno è da sempre un’occasione di aggregazione per gli allievi ma anche per le rispettive famiglie con tanti genitori che hanno gremito gli spalti del palasport per essere accanto ai loro ragazzi. Colgo l'occasione per ringraziare le famiglie che hanno scelto di affidare i loro piccoli alla Scuola Volley della Showy Boys e che con passione seguono le nostre attività didattiche ed esterne”.

www.showyboys.com

 
Di Antonio Mellone (del 07/03/2021 @ 10:25:28, in NohaBlog, linkato 1144 volte)

Insomma qui non vogliamo essere secondi a nessuno. A Palermo nasce Addio Pizzo (movimento contro le estorsioni), e diciassette anni dopo a Galatina e dintorni diamo vita ad Addio Pino (contro le torsioni. Dei tronchi).

Sì, perché come abbiamo già avuto modo di discettare, nella nostra città sembra siano stati banditi gli alberi di pino, tipo quelli mietuti in viale don Bosco, il quale - povero martire - per l’occasione ha dovuto cambiar nome, se non proprio sbattezzarsi.

Ma mica ci limitiamo ai soli pini: a noi fanno specie molte altre specie.

E qui scatta il governo di unità comunale, che dico, di solidarietà nazionale, che vede conflati insieme il PD (Partito Decespugliatore), il Movimento 5 Seghe (soprattutto mentali), l’Udc (Unione dei Calcestrunzi), Italia chi t’ha Viva, e il resto dei partiti usi intonare all’unisono Accetta Nera, senza scordare il rosario di Liste Ciniche (o forse erano cliniche), con l’appoggio esterno del comitato Amici del Massetto, cui aderisce la maggioranza qualificata della popolazione (ma con esclusione perentoria del reprobo di turno che ha il brutto vizio di canzonarne i soci onorari).

Voglio dire che codeste larghe intese sono ormai così conquistate dalla svolta green, dalla transizione ecologica, per non parlare di sostenibilità e resilienza, che ormai se non risolvono il problema alla radice si mettono a reciderne le chiome.

E dovreste sentirli nei loro dibattiti tra il serio e il lecceto: ma come si permettono questi fusti, anzi bellimbusti di creare dossi naturali (il dramma risiede in quel Naturali), di sporcare quel capolavoro di asfalto con tutti quegli aghi (non sia mai che superino, in numerosità, quelli delle siringhe), di insidiare la “bratella” che collegherà il centro al secondo tronco (tronco di circonvallazione, s’intende). E se poi questi alberi infiniti decidessero di cadere come tanti pali della luce, come la mettiamo?

In estrema sintesi, questi vegetali sono PE-RI-CO-LO-SI a prescindere. Quasi tutti eh, ché qui non siamo mica razzisti per fare dei distinguo. Sicché meglio prevenire.  

E così, basta un’ordinanza sindacale per affidare l’appalto alla Attila & Figli srl e il problema è bello che risolto, con quelle potature che hanno l’ambizione di somigliare a delle sevizie, capitozzature da far invidia ai barbieri di una volta (quelli “spicozzavano” zazzere per paura dei pidocchi, questi le fronde per paura della processionaria), e amputazioni in grado di trasformare un albero in un attaccapanni.

Ma che ne capite voi altri? Siete degli agronomi? (Qui si potrebbe aggiungere tranquillamente “da tastiera”, togliendo il punto interrogativo).

Nel frattempo, per la serie Economia Circolare (o meglio circondariale), l’11 febbraio 2021, sul sito della Provincia è stato pubblicato il “Provvedimento autorizzatorio” [sic] per un’altra ventina di ettari di terreno, anche questi in agro Masseria del Duca di Galatina, da ricoprire con l’n-esimo mega-impianto fotovoltaico: le famose energie alternative (altrimenti dette allergie), a proposito di “sostenibilità”.

E non dite che i proponenti non abbiano uno spiccato senso dell’umorismo nel parlare della pecora moscia leccese, pubblicando sul loro personalissimo studio di impatto ambientale immagini più eloquenti di una vignetta (come quella a corredo di questo intervento) e denominando tutto il complesso - sentite un po’ - “Galatina fedele”.

Ebbene sì: nei secoli Fedelcementi.   

   

Antonio Mellone

 
Di Redazione (del 21/02/2015 @ 10:19:44, in Cronaca, linkato 2754 volte)

La situazione del complesso del disseccamento rapido degli olivi sta diventando veramente problematica. Sono state pubblicate sul Bollettino ufficiale della Regione, le “Misure fitosanitarie obbligatorie per il contenimento delle infezioni di Xylella fastidiosa” da attuare nella zona infetta, cioè in tutto il Salento.
L’obiettivo è, visto che non si riesce a curare gli alberi malati, agire sull’insetto vettore (Cicalina), tramite un uso massiccio di fitofarmaci mai visto prima. Se si immagina di voler debellare un insetto quasi più piccolo di una mosca in tutto il Salento, si fa presto a capire lo scenario che ci si prospetta.

Il testo dice chiaramente che è fatto obbligo ai proprietari o conduttori dei terreni ricadenti nell’area infetta di eseguire le misure obbligatorie, distribuendo insetticidi su tutta la superficie dei campi e conservare le ricevute dell’acquisto di fitofarmaci, attrezzi, ecc, per almeno 3 anni, come prova dell’avvenuto trattamento. È fatto obbligo di utilizzare gli insetticidi indicati nel documento sia sugli olivi, che sui campi, sull’erba, sull’incolto, sui muretti a secco, addirittura sulla macchia mediterranea. Se qualcuno dovesse rifiutarsi di compiere tale atto, i funzionari regionali sono legittimati ad accedere ai campi e fare quello che non è stato fatto. Tutto questo avrà ricadute tragiche su l’intero ecosistema, la falda, il terreno, l’aria, gli insetti impollinatori, e dunque la salute di tutti. Le api morirebbero, questo è chiaro, con tutte le ricadute sulla fertilità delle piante e l’impollinazione delle stesse. Sarà una strage, una tabula rasa.

Ci sono molte lacune e dubbi sia sulla reale efficacia di un metodo così drastico e dannoso, sia sull’avvenuta ricerca di reali alternative di cura e prevenzione. Inoltre sarà vietato il reimpianto di altri olivi per almeno 3 anni e, allo scadere di questi, non potranno essere reimpiantate le nostre varietà tradizionali (Cellina e Ogliarola) ma “varietà resistenti”. A chi giova tutto questo?

Il Salento è saturo di nocività diffuse, chiunque abbia occhi per vedere può rendersi conto dello stato in cui versano le campagne, in special modo gli oliveti, ridotti a campi da tennis per l’uso massiccio di fitofarmaci. L’olio nostrano (non biologico) è pregno di residui chimici, tanto che non viene nemmeno accettato dai mercati esteri, molto più rigidi in fatto di salute alimentare. Un’olivicoltura dunque non solo nociva ma anche incapace di creare benefici economici.

Decine di documenti del secolo scorso, testimoniano un riversamento incredibile di sostanze chimiche nel Salento utilizzate principalmente nella coltura del tabacco. È dunque comprovato che da numerosi decenni il nostro terreno, le nostre falde e tutti gli esseri viventi vengono sistematicamente contaminati e minati nel loro benessere biologico. La straordinaria incidenza di tumori in questo territorio non è forse il risultato di questo avvelenamento di massa che perdura fino ai giorni nostri?
È ora di parlar chiaro. Chi utilizza queste sostanze nell’agricoltura, sul nostro cibo, sta compiendo un danno enorme, un crimine che ricade su tutti.

Le esternalità negative di queste azioni sono pagate dalla collettività e da tutte le specie a carissimo prezzo. Per quale motivo dobbiamo subire questa vera e propria violenza, favorita anche dalla disinformazione, dalla cattiva informazione e dall’ignoranza?
Questo non è un problema del settore agricolo, è un problema collettivo.
Pretendiamo che sia fatto tutto il possibile affinché vengano individuati metodi meno dannosi di contrasto alla patologia in questione e pretendiamo che vengano messi al bando tutti i veleni utilizzati in agricoltura.
Basta nocività.

Francesca Casaluci

(di Guida Salento Kilometri Zero)

 
Di Redazione (del 15/03/2015 @ 09:35:20, in Comunicato Stampa, linkato 2355 volte)

Continua a suscitare e destare grande stupore ed incredulità ciò che avviene nel Centro Polivalente per Minori di Noha, immobile utilizzato, da qualche tempo, per feste di compleanno e ricorrenze varie che niente hanno a che vedere con la destinazione e l’uso istituzionale del fabbricato.

Si organizzano, quindi, feste di compleanno da parte di soggetti privati l’ultima è quella tenutasi la sera del 07.03.2015 - autorizzate, non si capisce a che titolo e con quale autorità, dal rappresentante del Comune nella frazione che, a quanto pare, dispone anche delle chiavi dell’immobile. Circostanza, questa, accertata dal Comando dei Vigili Urbani di Galatina, intervenuti durante la predetta serata.

Ora, al di là di ogni altra considerazione e valutazione, tale situazione è del tutto inimmaginabile ed incomprensibile e non si capisce come ciò possa accadere nella  gestione di una struttura pubblica, senza che alcuno intervenga per porre fine a tali abusi. E’ il loro personale modo di interpretare il mandato ricevuto dagli elettori?

Il Consorzio Europa Servizi Formazione e Terzo Settore (C.E.S.F. e T.) di Lecce, poi, titolare della concessione quinquennale, a partire dal 24.05.2013, per la gestione di tale Centro, con l’utilizzo dei fondi POR FERS 2007-2013, ASSE III LINEA 3.2, che fine ha fatto? Si è completamente dileguato ed è sparito? Ha rimesso il tutto nelle mani della rappresentante istituzionale di Noha, come emergerebbe dai comportamenti e dalle circostanze?  E quale personale ora ha in carico il Consorzio per assicurare i servizi di cui alla concessione ed al capitolato speciale? Sono mai state determinate le quote per l’uso degli impianti ed approvate le relative tariffe da parte del Comune?  Ed ancora, il Servizio Sociale Professionale di Ambito a cui è affidata, ai sensi dell’art. 5 della convenzione, la direzione, il monitoraggio, la supervisione e la valutazione delle attività del Centro, che cosa ha fatto sinora? Ha mai effettuato un controllo tecnico - amministrativo sulle attività e sulla gestione?  E’ stato dormiente e beatamente assopito? E per quale ragione recondita?

La struttura, ancora, ad oltre due anni dalla conclusione dei lavori di ristrutturazione, è sempre incompiuta ed ha un collegamento elettrico ad un impianto di cantiere, non si sa quanto tecnicamente corretto; inoltre, l’immobile ha un’agibilità provvisoria e parziale, e non si comprende che tipo di attività possono svolgersi al suo interno. Certamente quelle socio-educativo e ludico-ricreative, ma non feste (private) e veglioncini.

Sindaco Montagna, è sotto gli occhi di tutti ormai l’irresponsabilità e la superficialità della vostra azione politica, assolutamente incapace di frenare e contenere gli “eccessi di entusiasmo” dei suoi componenti. Ma l’Amministrazione che oggi rappresenta, anche se visto il suo totale silenzio a noi sorge più di un dubbio, non si era proposta di governare il bene comune rispettando i criteri della trasparenza e della legalità?

Alla minoranza, oggi, considerato l’assordante silenzio e la continua ed inspiegabile mancanza di risposte, frutto della spavalderia e dell’arroganza che contraddistingue il vostro operato, non rimane altro che interpellare le autorità giudiziarie preposte per appurare e chiarire se vi siano responsabilità concrete nelle numerose inadempienze più volte denunciate.

A quanto ci è dato sapere, anche mentre scriviamo questo comunicato è in corso l’ennesima festa di compleanno, organizzata da soggetto privato per la quale si rivolge invito alle Autorità preposte di compiere le opportune e dovute verifiche.

Giancarlo Coluccia
Carlo Gervasi
Antonio Pepe
Francesco Sabato
Massimo Giannini
Giuseppe Spoti
Francesca Tundo

 
Di Antonio Mellone (del 24/07/2015 @ 09:28:48, in Fetta di Mellone, linkato 2665 volte)

Gentile assessore Coccioli,

ti scrivo con la consapevolezza che, come al tuo solito, farai finta di non aver letto questo pezzo (non è la prima, né sarà l’ultima volta). 

Il problema, do you remember?, è sempre quello della vecchia scuola elementare di Noha, quasi del tutto ristrutturata ma, appunto, rimasta in mezzo al guado per via di una cabina elettrica dimenticata nella penna di chissà quale ingegnere progettista lautamente retribuito, onde, con il solo allaccio di cantiere (ma quanto durano ‘sti benedetti cantieri a Galatina e dintorni?), in quella scuola diventata nel frattempo Centro (quasi) Polivalente, non funzionano ancora - sebbene installati e nuovi di zecca - né l’ascensore, né l’impianto fotovoltaico, né l’impianto di condizionamento dell’aria.

Abbiamo già sperimentato quanto i nostri politici di Palazzo Orsini siano di fatto tutti chiacchiere e sedativo, ovvero portatori sani di sorrisi ma soprattutto di promesse per allocchi [l’ultima cocciolata, per dire, suonava più o meno così: “Si prevede l’esecuzione dell’intervento di realizzazione della cabina così come sopra detto necessaria ad Enel per fornire i 50 KW richiesti attivando i suddetti impianti tra giugno e settembre 2014.  - Chissà che, parlando di 2014, l’assessore più “promettente” della storia locale non ipotizzasse a suo tempo la reincarnazione, o la vita del mondo che verrà, amen, ndr]; così come non c’è da aspettarsi nulla da certi cittadini affetti da pragmatismo cronico che non considerano codesto scempio di pubblico denaro come un qualcosa di insopportabile, ma come una normale prassi su cui non vale la pena poi di soffermarsi più di tanto (e ripetono con salmodiante democristiano acume:  “U fattu è fattu e l’arciprevate è mortu” – da qualche mese ormai in tutti i sensi).

*

Gentile assessore Coccioli, come ben saprai, dal 13 luglio scorso e fino al 13 agosto prossimo, il Cesfet con la collaborazione di alcune associazioni di Noha, ha organizzato “DoppiamentEstate”, un campo scuola pomeridiano per i bambini ed i ragazzi della scuola elementare e media di Noha e paraggi. Orbene, visto il caldo di questi giorni, quel campus si è trasformato in una vera e propria scuola di sopravvivenza in pieno deserto subsahariano: in mancanza di aria condizionata, infatti, le aule del primo piano hanno una temperatura media vicina a quella descritta nell’Inferno dantesco dal sesto girone e fino all’ottavo [in inverno, al contrario, la temperatura scende per assestarsi intorno alla condizione termica del nono cerchio, nelle immediate adiacenze del lago di Cocito, ndr].
Caro assessore, prova un po’ tu a svolgere i compiti o a fare i laboratori previsti dal programma in quelle aule scolastiche in questo periodo buone solo per infornare il pane, e poi ne parliamo.

*

Gentile ingegnere, concludo.

Sappi che probabilmente per molti galatinesi e altrettanti nohani, belli addormentati sul divano - usi a scrivere scemenze su face-book, oltretutto sgrammaticate – il problema del Centro Polifunzionale di Noha non esiste. Invece i ragazzi del campus di Noha, di gran lunga più svegli dei cosiddetti adulti, hanno capito tutto, e hanno colto immediatamente che, così a mezz’aria, senza cabina elettrica in grado di far funzionare gli impianti, quell’immobile pubblico di piazza Ciro Menotti è un’opera non solo priva di senso ma soprattutto offensiva per i soldi che ha succhiato (stiamo parlando di 1.300.000,00 euro per pronta cassa: bruscolini).

Un’ultima cosa, signor Coccioli, vorrei dirti. Ed è questa: tu puoi provare a prendere in giro tutti, ma con i bambini sei capitato male.

I nostri ragazzi, infatti, hanno capito benissimo che la cialtroneria, che per definizione ha le gambe corte, sovente ha nome e cognome: connotati che spesso combaciano con quelli di numerosi esponenti di una classe dirigente e politica locale dalla fedina penale probabilmente ancora pulita, ma dalla coscienza (penosa) certamente sporca.

Con la stima di sempre.

Antonio Mellone

 
Di Albino Campa (del 25/12/2016 @ 09:12:48, in Presepe Vivente, linkato 2801 volte)

Il presepe vivente 2016-2017 è allestito tutto all’interno del Parco del palazzo baronale di Noha che tutti chiamano Castello.

Per godere appieno della visita, vi consigliamo vivamente di soffermarvi sui dettagli, tutti autentici, che potrete apprezzare in ogni angolo di questo percorso museale.

Lungo il tragitto avrete modo di ammirare alcuni tra i beni culturali più antichi e importanti di Noha.

Subito dopo il primo curvone, incontrerete il bene culturale più vetusto e interessante della cittadina: la torre del XIV secolo (1300 d.c.) con il suo ponte levatoio, collegato a rampa con arco a sesto acuto.

Dall’aspetto severo, militaresco, tremendo, la torre medievale di Noha era capace di ingenerare, specie nei giorni di tempesta, timore nel viaggiatore che vi si avvicinasse.

La torre di avvistamento e difesa, intorno alla quale si organizzò il castello, la corte, e il resto del piccolo centro, raggiunge i dieci metri d’altezza. La costruzione è coronata da una raffinata serie di archetti e beccatelli che ne sottolineano il parapetto alla sommità.

Sulle mura di cinta potrete scorgere l’affresco di Albino (dal nome di chi l’ha scoperto per caso). E’ l’immagine  di un corpo mosso, come in un ritmo di danza equestre o circense. Quello che sbuca dalla vetusta superficie di quel muro, conservato intatto nel corso dei secoli al netto delle abrasioni causate dall’umidità e dal tempo, è in effetti un cavallo rampante, imbizzarrito, pieno di energia, più un destriero che un palafreno.

Continuando nel percorso del presepe incontrerete l’originale vasca ellittica di fine ‘800 in perfetto stile Liberty, coeva e probabilmente disegnata e costruita dalle stesse maestranze che si occuparono della misteriosa Casa Rossa (la casa delle meraviglie nohana che ricorda la Casa Pedrera di Barcellona, opera di Gaudì) della quale, proprio all’ingresso del presepe, ma dall’altra parte della strada, al di là del muro di cinta, potete osservare il primo piano con tetto spiovente.

Di fronte alla vasca ovoidale, la costruzione che ospita il palazzo di Erode è la Castelluccia del parco, a forma di torre, eretta nei primi anni dell’900 del secolo scorso. Ospita ancora un impianto idraulico ed elettrico tecnologicamente molto interessante, con marmi, isolanti in ceramica, interruttori a leva ed altri sistemi di trasmissione dell’elettricità.

Più avanti, prima di giungere nell’osteria, dove potete degustare i prodotti del campo e delle fattorie locali, si osserva uno scorcio delle cantine del Castello, con le enormi botti in legno nelle quali veniva invecchiato il Brandy Galluccio, prodotto a Noha nello stabilimento omonimo, a due passi dal parco, e imbottigliato a Martina Franca.

Avvisiamo i visitatori che è possibile chiedere agli addetti al presepe informazioni sulle diverse tipologie di bestiame e le svariate razze di volatili presenti in questa novella Arca di Noha.

Volendo, grandi e piccoli, potranno chiedere ai pastori di accarezzare gli agnellini in tutta sicurezza.

Alla fine del percorso troverete le fragranti pucce con le olive appena prodotte nei forni di pietra della Bet Léhem, casa del pane, del castello nohano e altre leccornie paesane.

Signore e signori, la vostra presenza e il vostro passaparola daranno la forza agli straordinari ragazzi del presepe di Noha - “gruppo Presepe Vivente Masseria Colabaldi” - di proseguire nel lavoro di recupero non solo dell’affascinante tradizione dei presepi viventi, ma anche dei beni culturali più belli e tuttavia ancora dimenticati, del nostro Salento.

Congratulazioni per la vostra partecipazione, e infiniti auguri di Buone Feste.

Antonio Mellone

 

Gli appuntamenti con il Presepe Vivente di Noha sono il 25 e il 26 dicembre 2016 e il 1 e il 6 gennaio 2017, dalle ore 16.30 alle ore 21.30

 
Di Redazione (del 01/10/2023 @ 08:52:01, in Comunicato Stampa, linkato 239 volte)

Ai sensi dell'art. 20 dello Statuto Comunale e dell'art. 29 del Regolamento del C.C., il Consiglio Comunale è convocato in seduta ordinaria di 1^ convocazione per il giorno 3 ottobre 2023 alle ore 11:00, con continuazione, e occorrendo in seconda convocazione per il giorno 4 ottobre 2023, alle ore 12:00, presso la sala consiliare di Via Umberto I n. 40 Sede Istituzionale, per trattare i seguenti argomenti:

  1. COMUNICAZIONI
  2. INTERROGAZIONI
  3. APPROVAZIONE VERBALI SEDUTE DEL 25 LUGLIO E 10 AGOSTO 2023.
  4. BILANCIO DI PREVISIONE FINANZIARIO 2023/2025 - RATIFICA DELIBERAZIONE DI VARIAZIONE N. 327/2023 ADOTTATA DALLA GIUNTA COMUNALE.
  5. ESECUZIONE SENTENZA N. 2228/2023 DEL TRIBUNALE DI LECCE, RESA NEL GIUDIZIO R.G. N. 9588/2020 -RICONOSCIMENTO DELLA LEGITTIMITÀ DEL DEBITO PORTATO DALLA SENTENZA, Al SENSI DELL'ART. 194, COMMA 1, LETT. A) DEL D. LGS. N. 267/2000.
  6. ESECUZIONE SENTENZA N. 2151/2023 DEL TRIBUNALE DI LECCE, RESA NEL GIUDIZIO R.G. N. 3012/2020 -RICONOSCIMENTO DELLA LEGITTIMITÀ DEL DEBITO PORTATO DALLA SENTENZA, Al SENSI DELL'ART. 194, COMMA 1, LETT. A) DEL D. LGS. N. 267/2000.
  7. REGOLAMENTO PER LA STIPULA E LA GESTIONE DEI PATTI DI GEMELLAGGIO, DI AMICIZIA E DI FRATELLANZA - DELIBERA C. C. N. 38 DEL 25.07.2023 - APPROVAZIONE DEL PATTO DI AMICIZIA TRA LA CITTÀ DI ASSISI E LA CITTÀ DI GALATINA.
  8. APPROVAZIONE SCHEMA DI CONVENZIONE REGOLANTE I RAPPORTI TRA IL COMUNE DI GALATINA E LA SOCIETA' WHYSOL E SVILUPPO S.R.L., PER LA COMPENSAZIONE E IL RIEQUILIBRIO AMBIENTALE A FRONTE DELLA REALIZZAZIONE DI UN impianto AGRIVOLTAICO E DELLE RELATIVE OPERE CONNESSE ED INFRASTRUTTURE INDISPENSABILI SU AREE UBICATE NEL TERRITORIO DEL COMUNE DI GALATINA.
  9. ZONE D3 DEL PIANO URBANISTICO GENERALE - INSEDIAMENTI PRODUTTIVI E ARTIGIANALI. PROGETTO DI SUB-COMPARTAZIONE E DI PIANO ATTUATIVO - APPROVAZIONE DEFINITIVA
  10. APPROVAZIONE DEL BILANCIO CONSOLIDATO DELL'ESERCIZIO 2022 AI SENSI DELL' ART. 11-BIS DEL D.LGS. N. 118/2011

Il Presidente del Consiglio Comunale
Dott. Francesco Sabato

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In merito all’articolo pubblicato in data odierna dal giornale Il Sedile, ed in particolar modo in riferimento all’assenza del Comune di Galatina alla Conferenza dei Servizi indetta dalla Provincia di Lecce per il giorno 12.12.2022, e finalizzata al rilascio del provvedimento autorizzatorio unico regionale ex art. 27 bis del D. Lgs n. 152/2006 e s.m.i. in relazione al progetto di realizzazione di un impianto di recupero e smaltimento rifiuti pericolosi e non pericolosi, da ubicarsi in Galatina, presso la frazione di Santa Barbara, proposto dalla Società Entosal srl di Vicenza, riteniamo doveroso chiarire alcuni punti fondamentali.
 
Avendo preso visione del parere redatto da ARPA Puglia in data 27.10.2022 circa le valutazioni inerenti la compatibilità ambientale della proposta progettuale ai fini VIA che concludeva: “… allo stato la valutazione sulla compatibilità ambientale dello stabilimento resta non favorevole” e della conseguente necessità di integrazione della documentazione, l’Amministrazione Comunale ha ritenuto opportuno non prendervi parte.
 
D’altro canto, al completamento dell’attività istruttoria e dell’aggiornamento della documentazione richiesta con i pareri degli Enti interessati, è intendimento di questa Amministrazione avviare il maggiore processo partecipativo sull’argomento in relazione alla decisione da portare alla prossima Conferenza dei Servizi e, poiché riteniamo di primaria importanza coinvolgere la Città, l’argomento sarà portato e discusso in Consiglio Comunale, massimo organo deputato a rappresentare i cittadini, chiamando a pronunciarsi sul punto tutte le forze politiche che lo costituiscono.

 
Intendiamo, ad ogni modo, prendere le distanze da supposizioni fuorvianti e prive di fondamento inerenti a premi e protettori e ribadiamo, senza ombra di dubbio, la massima stima, fiducia e riconoscenza per il prezioso lavoro che quotidianamente svolgono i dirigenti e l’apparato amministrativo tutto del Comune di Galatina.
 
Fabio Vergine Sindaco 
Ufficio Stampa
 

Oggetto: ADEGUAMENTO NORMATIVO, MIGLIORAMENTO SISMICO E MESSA IN SICUREZZA DELL’EDIFICIO SCOLASTICO DELLA SCUOLA SECONDARIA DI VIA CORIGLIANO 2° E 3° POLO DI GALATINA – INTERROGAZIONE.

Con riferimento all’oggetto, il sottoscritto EMANUELE MARIANO, nella sua qualità di Consigliere Comunale, con la presente

premesso che

  • con determinazione a contrarre R.G.n.776 DEL 08/05/2023, è stata indetta procedura telematica aperta per l’affidamento della progettazione esecutiva e l’esecuzione dei lavori relativi all’intervento denominato “ADEGUAMENTO NORMATIVO, MIGLIORAMENTO SISMICO E MESSA IN SICUREZZA DELL’EDIFICIO SCOLASTICO DELLA SCUOLA SECONDARIA DI VIA CORIGLIANO 2° E 3° POLO (GALATINA)” dell’importo complessivo dell’intervento di € 1.415.474,16;
  • aggiudicatario risulta la società DIELLE s.r.l. con sede in Lecce;

considerato che

  • gli interventi di progetto ipotizzati sono rilevanti e consistono (a titolo esemplificativo come da capitolato speciale d’appalto) nel:

rifacimento impermeabilizzazione coperture

risanamento strutturale di solai ed altri elementi strutturali

rifacimento e adeguamento servizi igienici

rifacimento pavimentazione

risanamento intonaci e murature

sostituzione infissi

abbattimento barriere architettoniche

adeguamento antincendio

messa a norma impianti;

  • saranno necessari degli interventi di miglioramento sismico che comporteranno significative opere di

ripristino edile di superfici di murature, intonaci e tinteggiature, pavimenti nonché il ripristino impiantistico per spostamento di impianti elettrici, idrico fognari e sanitari;

  • il predetto capitolato prevede altresì anche interventi di adeguamento delle opere impiantistiche relative all’impianto idrico, antincendio ed all’impianto di segnalazione allarme;

tenuto conto che

  • per tutta la durata dei lavori i locali della scuola dovranno quindi essere liberi e sgomberi da cose e/o persone per consentire l’esecuzione degli stessi;
  • ad oggi non è stata ancora individuata da parte dell’amministrazione comunale una sede alternativa per lo svolgimento delle lezioni (che, ricordiamo, inizieranno il 14 settembre) causando, in tal modo, disagi agli organi scolastici, agli alunni ed alle rispettive famiglie;
  • è necessario, per motivi pratici ed organizzativi, prevedere e comunicare per tempo le scelte dell’amministrazione comunale, individuando senza ulteriori ritardi i locali idonei ad ospitare la popolazione studentesca per un periodo che certamente non sarà inferiore agli 8 mesi;

chiede

alla S. V. di sapere:

  • gli intendimenti dell’A. C. in merito alla risoluzione di tale problematica;
  • entro quando verrà comunicato formalmente agli organi scolastici ed informate le famiglie circa la sede alternativa individuata per lo svolgimento delle lezioni.

 

Il sottoscritto, inoltre, chiede ai sensi dell’art. 18, comma 3, del Regolamento del Consiglio Comunale che l’interrogazione e la risposta siano comunicate al Consiglio.

Con Osservanza.

Emanuele Mariano

Consigliere Comunale Forza Civica

******************************************************************

Oggetto: atti di inciviltà nel centro storico e danneggiamento facciata Chiesa SS. Pietro e Paolo di Galatina. Richiesta adozione provvedimenti (ordinanza).- Interrogazione.

Con riferimento all’oggetto, il sottoscritto EMANUELE MARIANO, nella sua qualità di Consigliere Comunale, con la presente

premesso che

- nei giorni scorsi si sono verificati alcuni episodi di danneggiamento dei capitelli in pietra leccese posti sul sagrato della chiesa madre, causati dal lancio di palloni da parte di alcuni ragazzini (sottolineando la probabile totale innocenza del gesto ma, nello stesso tempo, la mancanza di controllo e di interesse da parte dei rispettivi genitori);

- soprattutto nelle ore tardo pomeridiane e serali, i bambini sono soliti giocare nei pressi e sopra il sagrato della chiesa, calciando sovente il pallone contro i portoni di ingresso;

- continue sono le lamentele da parte dei residenti del centro storico per il comportamento maleducato di alcuni ragazzi soprattutto nelle ore serali/notturne;

considerato che

- la chiesa madre rappresenta una delle principali “bellezze architettoniche” della nostra cittadina e come tale andrebbe preservata da qualsiasi azione che possa anche minimamente comprometterne la sua integrità e la sua storia;

- che l’intero centro storico andrebbe preservato da atti di inciviltà;

tenuto conto

- che è quantomai necessario mettere in atto azioni concrete che possano tutelare il bene in questione, salvaguardando nel contempo il sacrosanto diritto dei bambini allo svago ed alla socialità in genere;

chiede

alla S. V. di sapere:

  • se è intendimento di questa amministrazione emettere un’ordinanza che vieti di giocare e di consumare alimenti esclusivamente sul sagrato della chiesa matrice e sulle scalinate della stessa (come già fatto peraltro in altri comuni d’Italia), consentendo magari solo la possibilità di sedersi;
  • se è intendimento di questa amministrazione prevedere, per il periodo estivo, la possibilità di organizzare turni serali di controllo da parte della Polizia Locale, anche in considerazione delle continue lamentele da parte dei residenti del contro storico;
  • se sono state comunque poste in essere altre azioni che possano a tutela del centro storico in generale e della chiesa matrice in particolare.

Il sottoscritto, inoltre, chiede ai sensi dell’art. 18, comma 3, del Regolamento del Consiglio Comunale che l’interrogazione e la risposta siano comunicate al Consiglio.

 

Con Osservanza.

Emanuele Mariano

Consigliere Comunale Forza Civica

 
Di Redazione (del 15/03/2023 @ 08:15:27, in Comunicato Stampa, linkato 239 volte)

E’ stato un sabato pomeriggio all’insegna di un evento straordinario per Galatina sportiva. La palestra di Via Montinari finalmente è stata consegnata alla città e alle associazioni sportive   ospitando una gara del campionato nazionale di serie B di pallavolo tra l’Olimpia Sbv Galatina e la Tya Marigliano.

Finalmente dopo 17 anni il travagliato parto è venuto alla luce attraversando ben sei governi locali( Garrisi, Antonica, Coluccia, Montagna, Amante, Vergine) e una burocrazia elefantiaca che ne ha rallentato l’utilizzazione.

L’impianto è stato tenuto a battesimo dal primo cittadino Fabio Vergine, alla presenza di autorità politiche e religiose, con il rituale taglio del nastro ben nove anni dopo l’inaugurazione del maggio 2014 (amministrazione Montagna).

Dopo i lavori di adeguamento a seguito del finanziamento regionale di 46 mila euro(amministrazione Amante), l’impianto è stato messo a norma dalla società aggiudicatrice della gestione, consentendo di ospitare gare di volley a livello nazionale.

 Ci si aspettava una sera dei miracoli in via Montinari. Complice la benedizione clericale impartita alla struttura da don Stefano durante la cerimonia inaugurale del Palazzetto, le quotazioni per Olimpia SBV lievitavano nell’aria, ma soprattutto nelle speranze dei tifosi.

Come dire, quando la fede conta più della tecnica, quando un abito talare può esorcizzare un campionato sempre più in picchiata per la compagine guidata da mister Monaco. Ma il rito liturgico ha cozzato con un’amara realtà che ha presentato un conto decisamente in rosso ai padroni di casa.

Le iscrizioni delle voci in negativo, impietose per Galatina, annotavano avversari molto più quotati, grandi doti difensive e ricostruzioni efficaci della prima linea napoletana, motivazioni e reattività spinte al massimo per cercare la vittoria.

Di contro il sestetto locale balbettava, reggeva per metà dei set, poi al primo break negativo crollava privo di nerbo e si smarriva: tutto diventava scontato nella squadra di casa.

Dalla difesa alla distribuzione la consistenza difettava delle tempistiche necessarie, sembrava di giocare in una realtà rallentata dove paure e indecisioni incidevano sull’efficacia delle azioni.

E non c’era motivatore in campo che riuscisse a fungere da motrice per tirar fuori dalle secche una squadra che sembrava già aver accettato il proprio destino.

Insomma bisognerà bere l’amaro calice fino in fondo in questa stagione e anche se la matematica non ha espresso la definitiva condanna, è il calendario e il percorso delle altre squadre a proiettare un’ombra sinistra sul futuro di Olimpia Sbv Galatina.

La gara è stata a senso unico, in direzione Marigliano naturalmente. Il tempo di prendere le misure sui padroni di casa concedendo loro la parità a metà di ogni frazione di gioco, poi le distribuzioni sapienti di Cantarella armavano Di Florio e compagni che senza fatica si aggiudicavano i set.

Solo nel secondo parziale Galatina ha tenuto il campo maturando un 17-15 a proprio favore che un effervescente Montò ha ribaltato con un filotto di conclusioni portando i suoi sul 18-23. La fiammata di Pacelli e Buracci ha mitigato la sconfitta sancita dall’opposto napoletano Di Florio.

Piove sul bagnato in casa bluceleste. Alle precarie condizioni fisiche di qualche atleta si è aggiunto, nel corso del terzo parziale, l’infortunio a Pacelli che ha subito la frattura della falange distale del dito mignolo della mano sinistra. L’incidente terrà lontano dal campo di gioco lo sfortunato atleta per circa un mese.

Piero de Lorentis

Area Comunicazione Olimpia Sbv

 

Sto seguendo con attenzione il procedimento per il rilascio del Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale (PAUR)  per l’impianto di recupero e smaltimento di rifiuti pericolosi e non pericolosi nel Comune di Galatina, proposto dalla società Entosal s.r.l. Parliamo di un impianto che tratterà 90.000 t/a di rifiuti, ripartite in 47.500 t di rifiuti non pericolosi e 42.500 t di rifiuti pericolosi. Viste le consistenti potenzialità di trattamento appare preoccupante la localizzazione dell’impianto a circa 50 m dall'abitato di Santa Barbara. Inoltre, come evidenziato da ARPA, è necessario svolgere dei sopralluoghi per verificare lo stato delle aree in cui verrà realizzato il nuovo impianto che potrebbero essere interessate dalla presenza di rifiuti irregolarmente abbancati con il rischio di contaminazione delle matrici ambientali. È evidente che le attività di trattamento e smaltimento previste non potranno essere avviate in caso di presenza di rifiuti. La documentazione predisposta dalla società non appare sufficientemente approfondita rispetto alla valutazione degli impatti sull’ambiente e la salute pubblica, tanto che ARPA ha rilevato numerose criticità esprimendo, allo stato, parere non favorevole sulla compatibilità ambientale dello stabilimento. Le premesse non sembrano rassicuranti, per questo seguiremo con attenzione l’iter. Gli aspetti da approfondire sono numerosi, restiamo in attesa delle integrazioni documentali del gestore che dovranno essere in grado di indicare soluzioni progettuali idonee a mitigare e ridurre gli impatti sul territorio. In caso contrario la nostra opposizione sarà intransigente a tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini”. È quanto dichiara il Vicepresidente del Consiglio regionale Cristian Casili in merito al procedimento, incardinato presso la Provincia di Lecce, per il rilascio del PAUR per il progetto per la realizzazione di un impianto di recupero e smaltimento rifiuti pericolosi e non pericolosi, nella frazione di Santa Barbara del Comune di Galatina.

L’attività principale dell’impianto consisterà nel recupero di materiali plastici e ferrosi pericolosi e non pericolosi. L'impianto è collocato in zona industriale, tuttavia risulta inserito in un paesaggio agrario caratterizzato dalla presenza di uliveto e seminativo ed è, inoltre, posto nei pressi delle Masserie Santa Barbara e Bassi. La struttura edilizia risulta già realizzata, trattandosi di sito già sede di attività di gestione di rifiuti.

Dal Piano di Gestione dei Rifiuti Speciali del 2015, vigente all’epoca di presentazione del progetto - continua Casili - deriva una condizione ‘escludente’ alla realizzazione dell’impianto data la mancata valutazione della distanza dello stesso dai centri abitati che deve essere inferiore alla distanza minima di sicurezza e visto che lo studio modellistico della dispersione degli inquinanti, prodotto dal proponente ad aprile 2022 per definire la distanza minima di sicurezza, non è stato considerato accettabile da parte di ARPA. Pur volendo considerare i criteri localizzativi definiti dal PRGRS attuale, approvato a maggio 2022, che non ha ancora definito le distanze minime di tutela dai centri abitati e dai siti particolarmente sensibili, esistono evidenti criticità relativamente alla valutazione della qualità dell’aria, delle molestie olfattive e dell’inquinamento acustico. La documentazione progettuale prodotta dal gestore, infatti, sembra aver eccessivamente sottovalutato la stima dei potenziali impatti sulle matrici ambientali e sulla salute pubblica. Le potenzialità di trattamento dell’impianto, inoltre, incideranno in modo evidente sul traffico veicolare nell’area interessata. Infine, dagli atti della Conferenza dei Servizi del 12 dicembre 2022, emerge la necessità di rivedere e rettificare lo studio previsionale sulla dispersione degli inquinanti predisposto dal gestore che appare carente e di revisionare il Piano di Monitoraggio Ambientale. Viste queste numerose criticità che, allo stato, non consentono una valutazione positiva dell’impatto ambientale, la società è stata chiamata a produrre osservazioni e integrazioni documentali per riscontrare i rilievi e le osservazioni di ARPA e ASL.” 

Caterina Di Lernia

 

Per riscaldare l'inverno 2023 Raimondo Rodia vuole proporre un talk show con grandi personaggi noti del Salento trattando argomenti di attualità. Così nascono i 6 eventi che tra la fine di gennaio ed il 23 febbraio illumineranno le Gallerie Tartaro a Galatina, in via Principe di Piemonte al centro della città.

  • Iniziamo con Mino De Santis il 25 gennaio, così lo descrive suo fratello Giuseppe che ben lo conosce : "E' un sognatore ingenuo e intellettualmente onesto. Insofferente a qualsiasi regola, non scenderebbe mai a compromessi, ha l’anima libera e resta anarchico anche quando non sarebbe il caso… ha una singolare genialità, un'autentica vena artistica che differisce da qualsiasi accomodante musicalità “popolare” oggi cosi volgarmente e insopportabilmente stereotipata ". Con lui si parlerà di un tema altamente spirituale : alchimia, esoterismo, un tuffo nel mondo reale ed irreale dove contano i sentimenti, il nostro mondo interiore e molto altro.
  • Il 2 febbraio 2023 data unica fissata alle ore 18 la presentazione del secondo romanzo di Fernando Blasi in arte Nandu Popu dei Sud Sound System dal titolo " Li Menati ". Li menati in Salento sono i reietti, letteralmente gente da buttare, da evitare. Raramente però finiscono in discarica e anzi, affondano le loro radici nel territorio rendendolo marcio e inospitale. Molti dei menati che Fernando Blasi, in arte Nandu Popu, racconta in questo suo secondo libro, subiscono una metamorfosi profonda e irrefrenabile tanto da diventare boss della Sacra Corona Unita. Una metamorfosi che riguarda tutti, non solo i menati. Riguarda chi la incoraggia, chi sta a guardare, chi si rende invisibile lasciando il territorio alla loro mercè. Nandu Popu regala al lettore un racconto che attraversa il tempo e le vite di chi ha vissuto la Puglia soprattutto in determinati anni. Uno squarcio sul passato di una parte del territorio salentino, Casalabate in particolare, e sui trascorsi autobiografici dell'autore. Un continuo cammino tra passato e presente, tra credenze e storia, un atto d'amore nei confronti della propria terra e un avvertimento alle nuove generazioni affinché imparino a non restare a guardare e a intervenire, per cambiare le cose senza subirle. 

    Giovanni Piero Paladini, salentino di 65 anni, laureato in Giurisprudenza e Presidente della CONFIME-Confederazione Imprese Mediterranee. Esperto in relazioni internazionali e geopolica, ha acquisito pluriennale esperienza nel campo dell’internazionalizzazione delle imprese e della cooperazione accademica con particolare riguardo all’Area MENA. Da circa quindici anni ha dato concretezza alla sua passione, cioè la narrativa, attraverso la quale racconta le proprie esperienze, sensazioni ed emozioni vissute nei tanti viaggi in giro per il mondo. Ne sono nati cinque romanzi tra cui ultimo ‘Jihad’. In precedenza la trilogia dedicata all’affarista internazionale Marco Latini, comprendente ‘L’onore perso’, ‘Il decimo cerchio’ e ‘Il giuramento del falco’ ed infine ‘…e adesso tutto cambia’.

    Jihad è la storia di un giovane immigrato tunisino, aristocratico e ricco, Mohamed, scappato dal suo Paese a seguito della persecuzione del presidente Ben Ali nei confronti del partito Ennadha, di cui faceva parte il padre. Giunto in Sicilia, accolto dagli amici del padre, scopre di essere stato destinato a un futuro di leader della Jihad e manager di una compagnia finanziaria che, grazie a complicità mafiose locali e poteri forti internazionali, è dedita al malaffare, al traffico di armi e droga e al finanziamento del terrorismo islamico. Le contraddizioni personali, tra principi religiosi e vita sentimentale, lo travolgono trasportandolo in un vortice di dolore, angoscia e sensi di colpa.

  • Il terzo ospite sarà Giampiero Khaled Paladini che presenterà il suo ultimo romanzo " Jihad " l'8 febbraio, un tema molto in voga in questo momento in cui c'è bisogno di trovare un compromesso tra occidente ed oriente tra ricchi e poveri in un mondo sempre più globalizzato.

    La millenaria civiltà contadina; una civiltà che nei centri rurali del Salento aveva realizzato, pur in un quadro diffuso di povertà, sfruttamento ed ingiustizia, straordinari risultati di risposta ai bisogni collettivi, di socialità ed identità culturale. Le piazze di quei paesi, che negli ultimi anni sono state oggetto di importanti rifacimenti strutturali ed estetici dagli effetti spesso scenografici, perduta ogni funzione economica e sociale, oggi si presentano come spazi vuoti di presenza umana, freddi, senza storia, senza anima e memoria e ormai da decenni attendono nuova linfa e nuova vita, che sarà, se mai, del tutto diversa da quella di un passato leggendario ed irripetibile. L’ottava rima, con la musica e le cadenze sue proprie, poggia sulla strepitosa padronanza di una lingua che, già grande di suo, si è strutturata nei secoli con scambi, arricchimenti i più diversi, consentendo al popolo del Salento straordinarie capacità espressive, comunicative e creative; lingua che nel poema è strumento formidabile per il disegno di quadri, situazioni e personaggi, lo sviluppo del pensiero e del racconto, il dipanarsi di nostalgiche ricostruzioni e di ironiche, ma spesso amare e desolate invettive, tutte giocate tra il semiserio rimpianto del passato e la icastica condanna del presente.

    Fabrizio Romano Camilli imprenditore e politico, sarà l'ospite di mercoledi 15 febbraio nel corso della sua carriera politica è stato assessore ai trasporti, vie di comunicazione e demanio marittimo della regione Puglia, Presidente del comitato regionale Protezione Civile e componente della Commissione regionale antimafia. Dal 2004 autore di romanzi autobiografici e narrativa politica in genere aprirà una sua pagina come autore nel giugno 2020 con lo pseudonimo di Faro Milli. Con lui divagheremo del mondo politico di ieri e di oggi.

  • Il quarto ospite venerdi 10 febbraio sarà il prof. Giovanni Leuzzi, da sempre impegnato con progetti nel campo culturale e sociale, con lui il 15 febbraio con un tema ad ambedue molto caro dal titolo " Salentinità " tutto ciò che caratterizza e ci rende orgogliosi di essere nati nel tacco d'Italia.
  • Infine giovedi 23 febbraio 2023 alle ore 18 il cantautore P40- Il progetto P40 nasce nel 2002 dall’idea del musicista Pasquale G. Quaranta, personaggio emergente ed estroso della grande fucina di artisti salentini, subito balzato agli occhi del pubblico della sua terra natía per l’originalità della sua opera e il carisma del personaggio. Alla base del lavoro di P40 c’è l’osservazione attenta e critica del suo tempo che l’artista cerca di ri-significare nei suoi spettacoli, attraverso un repertorio di brani inediti composto dallo stesso. Incarnando un incontro tra la figura del cantautore e quella dell’attore, che insieme convivono sul palco portando in scena una rappresentazione quasi teatrale, essenziale, a tratti geniale ma nello stesso tempo ricca di improvvisazioni che giocano sugli equivoci e sulle sensazioni del pubblico. 

 

Le serate si svolgeranno nell'arco di un mese circa presso le gallerie Tartaro via Principe di Piemonte Galatina alle ore 18.00 e saranno riprese dalla Web TV :  TV Sud Tele Galatina e rimarranno archiviate sul canale Youtube dell'emittente.

Raimondo Rodia

 

I consiglieri comunali ALESSANDRA ANTONICA e TUNDO LOREDANA chiedono al "PRESIDENTE DELLA 1A Commissione Consiliare Sig. Piero Lagna" al "SIGNOR SINDACO" e al "PRESIDENTE DEL CONSIGLIO"chiedono la convocazione di una commissione aperta per affrontare il delicato tema della proposta impianto di trattamento rifiuti da parte della ditta Entosal srl nella frazione di Santa Barbara

"Oggetto: impianto di recupero e smaltimento rifiuti pericolosi e non pericolosi, da ubicarsi in Galatina alla Via Degli Andriani n. 12/a, frazione di Santa Barbara.
Le sottoscritte Tundo Loredana, consigliera di minoranza della lista CON, e Alessandra Antonica, consigliera di minoranza PD, componenti della prima Commissione Consiliare, venute a conoscenza dell'impianto dì cui all'oggetto da parte del proponente ENTOSAL SRL, in considerazione dell'impatto ambientale che tale impianto potrebbe avere in quanto sarebbe collocato a ridosso del centro abitato della frazione di Santa Barbara,
CHIEDONO
in accordo con gli altri consiglieri di minoranza, la convocazione di una commissione, aperta, con la partecipazione dell'Assessore di riferimento che relazioni sullo stato dei fatti.
Si propone inoltre di svolgere l'assemblea presso la sede comunale di Collemeto.
Certe di un benevolo accoglimento della presente, raccomandando sollecitudine e urgenza si porgono distinti saluti.
Loredana Tundo
Alessandra Antonica
"

 
Con riferimento alla richiesta di convocazione del consiglio comunale per discutere sull'impianto di recupero e smaltimento rifiuti pericolosi e non da realizzare a Santa Barbara in via degli Andriani 12, come già anticipato abbiamo protocollato la minuta di deliberazione di consiglio comunale. Nella conferenza  capigruppo tenutasi nella mattinata di venerdì  siamo stati informati che l'argomento è stato posto all'ordine del giorno del prossimo consiglio comunale. 
Poiché in conferenza non è pervenuta la bozza della delibera, auspichiamo che la stessa abbia medesimo indirizzo vale a dire la netta contrarietà alla realizzazione dell'impianto. Ove non fosse chiaramente ed inequivocabilmente espresso, dalla delibera che la maggioranza porterà nel consiglio comunale, previsto per il 27 c. m., continueremo nei nostri intendimenti. 
Ci confronteremo con spirito di lealtà e fedeltà alla nostra Città e con spirito di collaborazione ad una maggioranza che senza il nostro intervento rischiava di arrivare tardi sul tema che noi consideriamo fondamentale e di prioritaria importanza per il bene della nostra collettività. 
Il nostro unico obiettivo è quello di evitare che le frazioni di Collemeto e Santa Barbara siano deturpate da scelte scellerate su cui crediamo che questa amministrazione sia stata disattenta.
 
I consiglieri:
 
Marcello Amante
Anna Antonica
Sandra Antonica
Emanuele Mariano
Loredana Tundo
 
Di Redazione (del 30/03/2023 @ 08:06:24, in NoiAmbiente, linkato 269 volte)

INCONTRO pubblico informativo RIGUARDANTE LA REALIZZAZIONE DI UN impianto DI SMALTIMENTO di RIFIUTI PERICOLOSI A SANTA BARBARA DI GALATINA.

SALUTI

da parte di GEUSA Antonio Costantino

INTERVERRANNO
Ing. DE GIORGI Antonio;
Dr. DE MICHELE Carlo;
Dr.ssa BASCIA' Silvana;

Modera la Dr.ssa MURRIERI Valentina

SIETE TUTTI INVITATI
VENERDÌ 31 MARZO 2023 ORE 19:00
PRESSO CONFEZIONI di Guagnano Maria Concetta in Via S. Paolo, 74 Collemeto (LE)

 
Di Redazione (del 23/01/2023 @ 08:01:48, in Comunicato Stampa, linkato 267 volte)

Ai sensi dell'art. 20 dello Statuto Comunale e dell'art. 29 del Regolamento del C.C., il Consiglio Comunale è convocato in seduta ordinaria di 1^ convocazione per il giorno 27 gennaio 2023 alle ore 11:00 con continuazione e, occorrendo, in 2^ convocazione per il giorno 28 gennaio 2023 alle ore 12:00 con continuazione, per trattare i seguenti argomenti:
1. Comunicazioni.
2. Interrogazioni
3. Approvazioni verbali seduta precedente.
4. Annullamento automatico dei debiti di importo residuo fino a mille euro risultanti dai singoli carichi affidati agli Agenti della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2015. Esercizio dell’opzione di non applicazione della misura di stralcio ai sensi dell’art.1, comma 229, della L. 29 dicembre 2022, n. 197.
5. Approvazione carta della qualità del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani ex art. 5 TQRIF allegato alla delibera ARERA n. 15/2022 – Presa d’atto.
6. Progetto per la realizzazione di un impianto di recupero e smaltimento rifiuti pericolosi e non pericolosi, da ubicarsi in Galatina (Le), alla Via Degli Andriani,12/A – fraz. Santa Barbara (N.C.T. Foglio 3, mappale 2018) – IPPC 5.1. e 5.5. – Determinazioni.


Il Presidente del Consiglio Comunale

Francesco Sabato

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Di Antonio Mellone (del 22/04/2016 @ 07:45:28, in NohaBlog, linkato 2920 volte)

(Foto fonte web)

Certo, Tempesta (l’assessore) non poteva far rima con “foresta”, altrimenti non sarebbe stato risucchiato nella giunta Montagna che, come noto, da Pantacom in poi, ma anche prima, non fa rima con “campagna”: infatti, quelle quattro superstiti a disposizione del patrimonio comunale le ha pure messe all’asta (sicché l’unica campagna nota a Mimino & co., come ormai sanno cani e megaporci, è quella elettorale).

Non pensavo, me tapino, che nel rimario assessorile non fosse contemplato nemmeno il lemma “risposta” (vale a dire risposta alle lettere aperte dei cittadini, come la mia) ma solo accozzaglie di locuzioni chiamate “comunicati stampa”. Che, come noto, molti giornali (si fa per dire) e gggiornalisti di complemento pubblicano senza fare un plissé.

*

A proposito, c’è addirittura chi se li va a cercare, i comunicati stampa, dico, ne sente la mancanza, non vede l’ora di pubblicarli sul proprio sito. Tipo l’ultimo annuntio vobis del TAP di qualche giorno fa, completo perfino di alcuni link diretti alla sezione on-line dedicata alla costruzione di questo Trapanamento Assurdo Pericolosissimo, ovvero Trivellamento Assoluto (di) Palle.

In effetti morivamo tutti dalla voglia di sapere quanti contratti ha stipulato TAP con Saipem, e quante valvole a sfera o chilometri di tubi sono necessari al gasdotto per penetrare ben bene il Salento. Signori, è inutile dirvi che trovate tutto in dettaglio su tappina.it.

Si spera almeno che i multinazionali padroni del mondo paghino profumatamente la cosiddetta “informazione indipendente”, altrimenti dovremmo supporre che certi siti internet locali si stiano sputtanando per puro piacere sadomasochistico.

Vero è che chi non ha una reputazione non teme nemmeno di perderla, e chi ha già più volte perso la faccia è in una botte di ferro, però, vivaddio, certe servitù volontarie uno dovrebbe risparmiarsele se non altro per un barlume residuo di amor proprio.

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Ma ritorniamo al Tempesta e ai suoi comunicati stampa: l’uno gongolante per la vendita dei terreni di Noha (che ci vuoi fare, signora mia, pensano di risanare così il bilancio comunale); l’altro trionfante per l’inaugurazione dell’asilo nido di viale don Bosco – unico bosco superstite in loco -  (vedremo se questa sarà o meno come tutte le altre inaugurazioni delle “grandi opere locali”); un altro promettente il rifacimento di alcuni marciapiedi del centro città (poi vai a scoprire che si tratta di un rifacimento ex-novo di marciapiedi appena ultimati, in quanto la Soprintendenza avrebbe stabilito che certi materiali utilizzati fanno cagare. Nel frattempo, a Noha, per dire, i marciapiedi dei dintorni del centro Polivalente continuano a rimanere come quelli di Bagdad subito dopo i bombardamenti di Bush figlio); un altro ancora, diciamo così, scioccante a proposito di un defibrillatore per un centro sportivo (a quando un defibrillatore di neuroni per la stragrande maggioranza dei nohan-galatinesi addormentati sui divani?); un altro infine inneggiante al nuovo prato inglese nell’area prospiciente l’ex-convitto Colonna (come si fa a far capire a questi s’ignori che i prati inglesi nel Salento sono come il pecorino sulle ostriche? Che vanno bene in Gran Bretagna, appunto, mentre qui da noi sono un crimine contro natura, per via delle tonnellate d’acqua dolce da utilizzare quasi quotidianamente per la loro oltretutto costosa manutenzione?).

Insomma, come potete notare, un comunicato stampa per ogni starnuto, un colpo di tosse, una scemenza inenarrabile da parte di questa cosiddetta amministrazione comunale. In perfetto stile regime in corso.

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Ovviamente nei comunicati stampa tempestosi nemmeno un cenno di sfuggita a Noha, dimenticata dai politici di Galatina dai tempi della guerra di Crimea, o alla cabina elettrica del famoso centro Polivalente, attesa da, o dell’orologio pubblico di piazza San Michele fermo dai tempi della caduta del fascismo (anche se, viste certe facce e certi mentulomorfi pensieri, qualche dubbio sull’effettiva caduta di quel regime rimane tuttora), o della Trozza diroccata dai tempi dei vandali (i vandali dei giorni nostri, s’intende).

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Pare che la ricostruzione del PD (Partito Demagogico) di Galatina e dintorni sia partita addirittura da Noha dove di recente si è pure svolto un congresso a tarallucci e Mimino, guarda un po’, nella sala convegni del suddetto Polivante. Chissà se qualcuno dei delegati, nel parlare delle magnifiche sorti e progressive del partito (“partito”, probabilmente voce del verbo), s’è ricordato per caso che in quelle botteghe oscure de noantri non funziona né l’ascensore, né il riscaldamento, né l’aria condizionata, né ovviamente l’impianto di fotovoltaico installato sulla terrazza (ergo chissà se c’è l’agibilità).

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Poi uno dice che parlano male dei nostri politici. Certo, quando paragoni le promesse dei candidati al consiglio comunale durante le elezioni amministrative ai risultati effettivamente conseguiti al netto delle vave non puoi fare a meno di respirare profondamente e di contare fino a dieci, anzi fino a cento, onde evitare offese ai diretti interessati e ai loro avi (che, in fondo, proprio immuni da colpe non sono).

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A proposito: una volta mi trovavo a Galatina nel Bar delle Rose a prendere un caffè in compagnia di una gentile ragazza. Ad un certo punto entra un tizio che si mette a sbraitare davanti a tutti: “Tutti i politici galatinesi sono degli stronzi!”.

Al che, con fare contrariato, risentito, direi anche decisamente irritato gli ribatto aspramente: “Scusi, lei, ma come si permette?”. E lui, esterrefatto, mi guarda e mi fa: “Perché, lei è un politico galatinese?”. Ed io: “No, sono uno stronzo”.

Antonio Mellone

 

Gentile Sindaco, mi permetto di scriverle per sollecitare i lavori di adeguamento delle scuole di Galatina alla luce anche dei finanziamenti governativi per il miglioramento e la funzionalità degli spazi. Sono sicuro che avrà già ricevuto in questi ultimi mesi la lista degli interventi prioritari da effettuare nelle scuole sia dall’ufficio tecnico comunale sia dalle Dirigenti scolastiche delle nostre scuole ma per non lasciare nulla di intentato vorrei segnalare delle inefficienze che reputo importante porre alla sua attenzione.

Adeguamento Spazi esterni
Come sa negli ultimi anni gli studenti hanno più che mai bisogno di utilizzare anche gli spazi esterni per allargare il setting didattico e fare in modo che il distanziamento possa limitare la trasmissione del virus. Le nostre scuole sono infrastrutturate con spazi esterni che, se migliorati, possono dare un contributo in termini di sicurezza agli spazi utilizzabili e a disposizione dell’utenza scolastica  considerando anche il clima favorevole del nostro territorio. Le ricordo anche che in alcuni istituti scolastici non sono stati ancora completati i lavori di ristrutturazione iniziati ormai molti anni fa. Questo comporta la sfiducia di ragazzi e famiglie verso le istituzioni e la loro capacità di risolvere i problemi legati alle strutture scolastiche. Non è più una mancanza cronica di risorse (sono state messe a disposizione negli anni scorsi) ma forse  la mancanza di volontà o il disinteresse alla risoluzione vera e convinta di questi problemi che devono avere priorità assoluta perché trattasi della vita dei nostri ragazzi. E questo a mio avviso risulta molto grave con responsabilità precise da individuare;

Potenziamento illuminazione artificiale interna
Potenziare in modo significativo l'illuminazione interna degli Istituti scolastici. In alcune sedi risulta assolutamente insufficiente e fuori norma con possibili gravi ricadute sulla salute dei ragazzi e dei docenti;

Sicurezza delle apparecchiature elettroniche
Serve installare impianti di allarme collegati con le forze dell'ordine. Negli ultimi mesi le scuole hanno ricevuto tanti finanziamenti anche dalla Comunità europea per il potenziamento delle infrastrutture tecnologiche ma le scuole rimangono vulnerabili allo scasso e ai furti che ogni anno recano danni ben calcolabili sia sotto l’aspetto materiale che didattico. Il tutto sempre a scapito dei ragazzi che rimangano privi degli idonei e fondamentali strumenti digitali per la didattica ormai indispensabili;

Adeguamento di tutti gli infissi esterni
Gli infissi esterni necessitano di un attento intervento di messa in sicurezza perché risultano in alcuni casi assolutamente inadeguati e poco sicuri per l’incolumità dei ragazzi e degli insegnanti;

Sicurezza antincendio delle strutture
Alcune strutture scolastiche necessitano dell’adeguamento degli impianti antincendio per poter ottenere la relativa certificazione da parte dei Vigili del Fuoco;

Miglioramento dell’impianto idrico per ritornare a bere acqua pulita e sicura erogata dalla scuola
E’ un fenomeno ormai consolidato il fatto che i ragazzi non bevono l’acqua del rubinetto della scuola per almeno un motivo. L’acqua non appare sicura. I ragazzi quindi nella migliore delle ipotesi si dotano di borracce e bottiglie di plastica gravando ulteriormente il peso del loro zaino.
Previa analisi delle acque disponibili dalla rete pubblica, si potrebbe pensare ad un piccolo impianto di depurazione dell’acqua per renderla più salubre.
Si potrebbe in prima battuta verificare le vetuste tubazioni che portano acqua all’interno delle strutture e magari sostituirle. Gli impianti che rendono migliore  l’acqua proveniente dall’Acquedotto Pugliese sono ormai ampiamente collaudati ed economici. Pochissime scuole rendono questo fondamentale servizio all’utenza e sarebbe anche un notevole risparmio economico per chi invece continua a comprare acqua in bottiglie di plastica utilizzando i distributori automatici presenti in quasi tutti gli istituti scolastici.

Andrea Coccioli
Coordinamento Provinciale Italia Viva
Responsabile all'innovazione digitale

 
Di Antonio Mellone (del 21/12/2015 @ 07:31:12, in NohaBlog, linkato 2910 volte)

I re mogi di palazzo Orsini – che carini - ci hanno fatto un altro bel regalo di Natale: le luminarie più tristi, tamarre e sottotono del mondo. In tutta Noha, concentrate in centro, s’annoverano sei o al massimo sette di codeste serie di luci a stallattite di tre metri e mezzo di lunghezza cadauna, non di più, appese su cavi stesi ad capocchiam in piazza San Michele. Sicuramente queste “luci” non contribuiranno oltremodo all’inquinamento luminoso di cui pure soffrono le nostre città.  

Sappiamo che il comune di Galatina è alla canna del gas (ma, sia chiaro, non per colpa nostra), e nessuno della frazione pretende di avere a Natale le luminarie della festa patronale di Scorrano, o quelle degli stand di Disneyland ad Orlando (in Florida), o la fantasmagoria caleidoscopica e volgare delle luci topiche dei centri commerciali (che tanto - così pare - piacciono a Sindaco & co.).

Ma c’è un limite a tutto. E si chiama presa per il culo.

Cari politici nostrani, la prossima volta, ove possibile, evitateci la beffa (limitandovi magari al solo danno), e provate a risparmiare qualche centinaio di euro di soldi pubblici (non meritano di più certe schifezze), e soprattutto la perdita di tempo per l’installazione di queste zagareddhre di led cinesi buone soltanto per far concorrenza alle lampade votive dei loculi di un cimitero. Talora, in nome del buon gusto (ad averne), sono preferibili le omissioni a quelle che con un certo sense of humour voi definite “opere”. A volte, come questa, basterebbe il pensiero.

Guardate che i cittadini di Noha sono comprensivi, oltre che pazienti e di bocca buona; e, come ampiamente dimostrato, ci vuole ben altro (ormai non saprei più cos’altro) prima che da elettori frastornati si trasformino in detrattori coscienti.

Sicché, giunti a questo punto, noi tutti vi preghiamo umilmente di liberarci quanto prima (auspicabilmente prima di Natale) da queste grottesche cinquanta sfumature di grigiore, che sembrano condurci dritti dritti nelle scene del film “Empire” di Andy Warhol o in quelle di qualche lungometraggio dei fratelli Coen ambientato nel deserto del Nevada.

Nei prossimi giorni, infatti, verranno a visitare il nostro presepe vivente (modestamente il più bello di Puglia – non a caso senza il patrocinio del comune) centinaia, speriamo migliaia di visitatori provenienti da ogni dove.

Ecco, vorremmo affrancare i nostri ospiti da questa caricatura; e noi altri nohani, da questa ennesima figura del cavolo (per non usare un lemma connesso alla fine del processo digestivo dei cavoli).

*

P.S. Il fantasma delle cabine elettriche sembra accanirsi contro questa Amministrazione Comunale. Nei giorni scorsi tutti avrete saputo o addirittura partecipato di persona all’inaugurazione del Cavallino Bianco di Galatina. A dire il vero, non s’è ancora capito che cosa abbiano inaugurato congiuntamente il presidente della regione Puglia e il sindaco di Galatina, quest’ultimo bardato con fascia tricolore come un cavallo alla festa del bestiame: forse la spesa della prima tranche di soldi pubblici, mi pare 800.000 euro o giù di lì.

Orbene non ci crederete, tutti questi soldi (e altrettanti pare ne arriveranno) non sono bastati per un allaccio Enel buono per far funzionare come si deve l’impianto elettrico e tutti i suoi apparati. Tanto che la giunta comunale s’è dovuta riunire in fretta e furia per approvare nuove ed ulteriori spese per un totale di altri 20.000 euro (massì, a casa bruciata metti fuoco) ritenendo “per un migliore utilizzo della struttura, [di] procedere ad un aumento di potenza elettrica per garantire un adeguato allestimento degli impianti e luci necessari delle future manifestazioni ed eventi” [cfr. dispositivo Deliberazione della Giunta Comunale, n. 403/2015- scomparsa dal sito del Comune]. Come, come? Il progettista non aveva previsto (visto prima), cioè in fase di progetto, questo “adeguato allestimento degli impianti e luci necessari delle future manifestazioni ed eventi”? Non aveva intuito a tempo debito che un teatro “necessita di impianti e luci necessari alle future manifestazioni ed eventi”? Mistero della fede (politica).

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Orbene, faccio presente che a Noha esiste un Centro Polivalente al buio - per la cui ristrutturazione furono spesi indarno 1.300.000,00 euro di soldi dei contribuenti - che attende ancora oggi questa cabina elettrica precisamente da.

Ora, al di là delle chiacchiere della nostra consigliera delegata, la quale, in uno scatto di mecenatismo, si è addirittura dichiarata disposta a finanziare di tasca propria questa benedetta cabina elettrica (evidentemente – e glielo auguriamo di cuore – gli ultimi redditi non saranno paragonabili nemmeno lontanamente a quelli dei due anni precedenti) ci chiediamo come mai a Galatina per il Cavallino Bianco la delibera è arrivata in quattro e quattro otto, mentre a Noha per il Centro Polivalente dopo tanto tempo siamo ancora costretti a usare le lampade a petrolio. Ci chiediamo se possano esistere cittadini di serie A e cittadini di serie F (frazioni); e se, dunque, a questo punto, non sarebbe d’uopo che i consiglieri comunali di Noha, di ogni schieramento, per protesta contro questa ennesima dimostrazione di sciatteria nei confronti della nostra cittadina, non  si dimettessero in massa, guidati proprio dalla delegata per la frazione di Noha, al secolo avv. Daniela Sindaco.

See: campa Cavallino, ché la superba cresce.

Antonio Mellone

 
Di Marcello D'Acquarica (del 30/10/2018 @ 07:17:49, in NoiAmbiente, linkato 1135 volte)

Siamo alle solite. I vandali a quanto pare, sono duri al ragionamento. Uno o più personaggi, armati di un micro cervello avariato, ha (o hanno) per l’ennesima volta, scaricato i propri rifiuti nei campi a ridosso dell’abitato, e non contenti, forse per cancellare ogni traccia che potesse individuarli, hanno dato fuoco a tutto. Così una colonna altissima di fumo nero, venerdì 26 ottobre, ha attirato l’attenzione di alcuni cittadini, che prontamente hanno segnalato alle autorità il crimine. Fra i resti del falò ancora in corso sono stati intercettati alcuni elementi che probabilmente identificano la “specie” di criminale.

Non è la prima volta che fra i rifiuti abbandonati, lo sporcaccione nostrano, lascia evidenti tracce di se. Come per esempio la batteria di auto gettata nell’erba in via Contrada Naje, che poi immancabilmente viene incendiata nel momento opportuno insieme alle altre masserizie abbandonate. Oramai molti oggetti sono codificati, e con l’aiuto della tecnologia informatica non è impossibile risalire al titolare.

Anche l’Amministrazione Comunale ha finalmente dato inizio all’impianto di fototrappole sul nostro territorio ( http://galatina.lecceprima.it/fototrappole-territorio-comunale-sanzioni-.html).

Insomma, diciamo che il crimine di basso livello come quello di gettare e bruciare rifiuti, che andrebbero riciclati attraverso la raccolta differenziata, ha vita breve, speriamo, nell’interesse della salute di tutti i cittadini di questa comunità.

Fino a quando non capiremo che anche questi atti apparentemente di piccola entità, del gettare i rifiuti in giro nei campi, sono dannosi all’Ambiente, non potremo mai sognarci di capire il rischio che corriamo in quanto a salute, non preoccupandoci per esempio della  cattiva gestione di centrali a carbone come quella di Cerano, dell’Ilva, dei siti di stoccaggio di materiali speciali, dei fitofarmaci usati (o forse bisogna dire abusati) in agricoltura e di ogni tipologia di impianto pseudo industriale, compreso l’ultimo nato impianto TAP di San Foca, che seppure determinati da limiti di legge (limiti spesso contrari alla difesa della vita), sono produttori di malattie e distruttori della Natura.

 

Segnalazione discarica abusiva di materiali speciali
 
Di Antonio Mellone (del 02/10/2013 @ 07:11:07, in NohaBlog, linkato 2231 volte)

E veniamo agli amici (come si può ancora oggi appellarli “compagni”?) di Rifondazione Comunista. E’ vero che la delibera consiliare per il mega-porco è avvenuta con il voto contrario e motivato di Antonio Congedo e Luigi Longo (ci mancherebbe altro) - mentre siam dovuti ricorrere a “Chi l’ha visto?” per provare a rintracciare la Roberta – non avente diritto di voto in quell’adunanza - scomparsa da palazzo Orsini (e a quanto pare riapparsa in un oratorio cittadino come la Madonna di Fatima).

Ma io mi chiedo: è sufficiente quella manina timidamente alzata per esprimere la propria contrarietà allo scempio ambientale, culturale, economico che sta per abbattersi su Galatina? Come si fa a rimanere un solo minuto in più insieme a codesti personaggi che, tutti al capezzale della città, pensano di creare lavoro con la barbarie? Come si fa a dialogare ancora, anzi - come formalmente dichiarato -  a “sostenere il progetto della giunta Montagna”, nel momento in cui codesta amministrazione si è macchiata di quel delitto orrendo che è l’omicidio delle future generazioni?

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La delibera della convenzione con la Pantacom non è una cosa da nulla, non è una banale decisione, non è la scelta, per esempio, della mano di colore da dare alla facciata di un immobile pubblico da restaurare. Qui si parla di decisioni strategiche sul futuro della nostra terra. Cari amici (o se volete ex-compagni) non conoscete il detto per il quale “è tanto ladro chi ruba quanto chi gli para il sacco”? E non vi sorge il dubbio che in questo modo, nonostante il vostro voto contrario, voi stiate parando il sacco direttamente o indirettamente ai signori del cemento e dell’asfalto? Non sarebbe appena il caso di tirarvene fuori? Non vi sfiora per nulla l’idea per cui la vostra complicità di fatto (benché non di diritto) non vi possa salvare dall’inesorabile giudizio della storia (oltre che da quello della matematica)?

La legge di annullamento del prodotto è implacabile. Essa afferma che se uno dei fattori implicati nell’operazione è pari a zero, dunque nullo, allora anche tutto il prodotto è nullo. E non riuscite a vedere voi stessi, in questo caso, il fattore necessario e sufficiente ad annullare o azzerare il sodalizio con i Pd proprio in questo scellerato ok alla Pantacom e nel connesso disastro colposo (se non proprio doloso) che ne deriverà?

Non vi dice nulla il concetto di dignità politica? Non vi pare che questo atteggiamento ancora una volta puzzi di inciucio, di larghe intese, di marcio e di nulla altro? A me sorge il dubbio che sì, è in corso una rifondazione ma temo si tratti di una rifondazione democristiana.

*
Come fa uno ad uscirsene dicendo: il megaparco non era negli accordi di programma…

E quindi? Lasciamo che ci passino con il bulldozer e le ruspe di sopra, ma rimaniamo al governo della città perché “ci sono tante cose buone e giuste da fare insieme e soprattutto perché il progetto politico è valido e noi continueremo a vigilare”? Suvvia, signori. A me sembra che vi stiate comportando come quel signore che chiama in casa l’idraulico per una riparazione. Ora questo idraulico svolge il lavoro convenuto, ma giacché si trova approfitta per scassinargli la cassaforte derubandogli un bel gruzzoletto ed ha pure il tempo di violentare moglie e figlia. Alla fine il committente se ne esce dicendo che sì, il tubista s’è certamente comportato male in casa sua, PERO’ la sistemazione dell’impianto idraulico era ineccepibile.

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Le delibere del nostro consiglio comunale sono assunte in nome del popolo comunale. Certamente. Ma io non mi riconosco punto in questa decisione.

Allora dite pure in giro che questa delibera è avvenuta nel nome del popolo galatinese. Ma per favore aggiungete le parole: tranne uno. Il nome del sottoscritto.

Antonio Mellone
 
Di Redazione (del 14/02/2013 @ 00:07:23, in Comunicato Stampa, linkato 3185 volte)
E’ stato ottenuto un eccellente risultato dal Comune di Galatina arrivato quarto su novantuno Comuni nella graduatoria  per il finanziamento pari a € 400.000,00 per opere di urbanizzazione nell’ambito di insediamenti di edilizia residenziale pubblica messo a Bando dalla Regione Puglia. Il Progetto presentato, nell’ottobre 2012, dall’Assessorato Urbanistica in collaborazione con l’Assessorato ai Lavori Pubblici prevede la riqualificazione della Scuola Elementare e Media di Via degli Astronauti a Noha, delle pertinenze degli alloggi di E.R.P. di via Lucrezio, nonché la realizzazione di percorsi ciclo-pedonali di interconnessione tra le aree. E’ stata premiante l’attenzione destinata alle periferie e l’applicazione del metodo della partecipazione realizzato mediante due incontri pubblici direttamente con i fruitori del finanziamento, che ha consentito di coniugare le richieste del Bando alle necessità reali degli abitanti della zona.
Ciò ha portato all’ulteriore importante risultato di siglare un Protocollo, inserito nel progetto, con l’Istituto Scolastico Comprensivo Polo 2, diretto dalla dott.sa Eleonora Longo, per la bonifica a cura del Comune e la successiva adozione da parte della Scuola, che provvederà alla piantumazione di piante autoctone,  dell’ampia zona verde attigua al plesso scolastico, sino ad oggi oggetto di vandalici depositi di rifiuti.
Questo finanziamento consentirà anche di realizzare un primo intervento concreto di ristrutturazione dell’edilizia scolastica, che versa in una vera situazione emergenziale, prestando particolare attenzione all’abbattimento delle barriere architettoniche in tutta l’area interessata.
Viva soddisfazione, per l’obiettivo raggiunto, è stata espressa dal sindaco Cosimo Montagna e dai Consiglieri comunali di Noha, Daniela Sindaco e Luigi Longo, i cui importanti contributi hanno consentito il massimo coinvolgimento dei residenti in Noha.
Questa Amministrazione prosegue nell’impegno assunto di riqualificazione delle periferie, dopo Piazzetta Fedele, infatti, arriva questo importante risultato su Noha. Continueremo a perseguire questo obiettivo che coinvolge Collemeto, Santa Barbara e le criticità presenti nelle altre periferie cittadine.
Roberta Forte Assessore Urbanistica
Andrea Coccioli Assessore Lavori Pubblici


Di seguito un elenco non esaustivo delle opere previste dal progetto:

1.   Sistemazione pertinenze degli alloggi di ERP di via T. Lucrezio e zone adiacenti, mediante:
·       realizzazione viabilità ciclopedonale in masselli autobloccanti in cls prefabbricato;
·       piantumazione di specie autoctone e a bassa necessità di manutenzione;
·       bitumatura delle strade non asfaltate tra via T. Lucrezio, via Q. Ennio e via Giovenale;
·       realizzazione di scivoli per accesso disabili su marciapiedi in via Cadorna;
·       realizzazione di viabilità ciclabile dalle pertinenze degli alloggi sino alla scuola di via degli Astronauti.
2.   Riqualificazione della scuola di via degli Astronauti, consistente in:
·       realizzazione di impianto elettrico a servizio del laboratorio informatico;
·       manutenzione straordinaria del locale ex-ambulatorio medico, con realizzazione di laboratorio polifunzionale scientifico-tecnologico e fornitura di arredi didattici;
·       installazione di un servo scala/ascensore per accesso disabili al primo piano;
·       manutenzione della palestra;
·       recupero a verde dell’area pubblica in via degli Astronauti (formazione giardino scolastico), con realizzazione di staccionata in legno;
·       rifacimento della pavimentazione stradale in prossimità del cancello per agevolare il deflusso delle acque meteoriche;
·       sostituzione degli infissi al piano primo con installazione infissi in PVC a scorrimento con vetrocamera;
·       sostituzione di tutti gli apparecchi illuminanti nella scuola;
·       installazione di riduttori di flusso per risparmio idrico nei servizi igienici;
·       tinteggiatura delle aule, dei servizi igienici e dei laboratori;
·       realizzazione di nuovo impianto fotovoltaico da 10,0 kWp sulla copertura della palestra.
3.   Spazi pubblici all’interno del Piano di Zona :
·       sistemazione degli attraversamenti stradali con installazione di idonea segnaletica verticale ed orizzontale;
·       realizzazione viabilità ciclo-pedonale dagli alloggi alla scuola;
installazione di pali e armature stradali per pubblica illuminazione nelle vie Fedro e Catullo.

fonte: galatina2000

 

Se qualcuno non se ne fosse accorto che da un anno in qua stiamo sprecando il nostro fiato (virtuale) per parlare della vecchia scuola elementare di Noha ancora chiusa per paradosso, non per ferie, o non siamo in grado di farci intendere (e volere) oppure siamo circondati da concittadini (e da politici) con una prontezza di riflessi che il  bradipo, al confronto, è una scheggia.
C’è da deprimersi davvero al pensiero che esistono dei nohani che si scandalizzano per delle cose che non vanno, solo quando in televisione appare quel pagliaccio felpato di rosso denominato Gabibbo (veramente sono andati in visibilio per anni per un altro pagliaccio che faceva finta di governarli), mentre invece ad un fischio dalla loro abitazione, con lo sperpero di centinaia di migliaia di euro di denaro pubblico, s’è finanziata la ristrutturazione di una novella cappella nel deserto.

*  *  *

Da oltre un anno stiamo assistendo attoniti a questo film horror girato a Noha. Il film è quello di un bene pubblico, come un centro sociale di rara bellezza, che non può entrare in funzione in quanto manca il collegamento alla rete elettrica: un’inezia, un particolare, una quisquilia come le altre.
Qualche giorno fa, a proposito di questa ennesima cosuccia che non va, è apparso su questo sito un commento cornuto (nel senso che è stato vergato da tale Sandro Corna) in cui giustamente si evidenziava il fatto che alla vecchia scuola elementare di Noha non manca la luce (ce n’è a volontà ed entra a fiotti copiosi, anche quando non servirebbe, dai vetri delle finestre costruite apposta senza ante, o scuri o lustri), bensì l’energia elettrica.
Sì, in effetti l’impianto c’è ed anche le prese (soprattutto quelle per i fondelli), ma manca l’allaccio al sistema elettrico nazionale.

*  *  *

E qui non si può non osservare che tra i due ingegneri ciceroni, il Memmi ed il Cocciolo, seppur in maniera edulcorata, ma non tanto da non potersi percepire, si evidenziava una divergenza di vedute mica da poco. Mentre il progettista dei lavori continuava imperterrito, come una macchinetta, ad osannare lavoro, uomini, tecniche e materiali utilizzati alla bisogna, l’assessore Coccioli sembrava voler smadonnare dicendo papale papale: “Ma perché cavolo non ci avete pensato prima a chiedere che cosa servisse all’ente elettrico per l’allaccio di questa benedetta (o maledetta) scuola? Se vi foste svegliati prima, non mi sarei trovato io con questa patata bollente da pelare (ché non so manco da dove cominciare!)”.
Ebbene sì, avrebbe potuto parlar chiaro, l’assessore, ed avrebbe anche acquisito punteggio ai nostri occhi (per quel che vale), ma, ahinoi, ancora una volta abbiamo dovuto ascoltare il solito: “Mo’ vediamo; nel frattempo cercheremo; proveremo un allaccio provvisorio di 10 kwh (?), anche se purtroppo non funzionerà né l’impianto di riscaldamento [ma tanto a Noha abbiamo un sacco di buoi e asinelli, n.d.r.], né quello di raffreddamento [siamo abituati a passare il nostro tempo facendoci vento con il ventaglio, n.d.r.], né i pannelli fotovoltaici ubicati sulla terrazza [che vuoi che sia, ce ne stanno a bizzeffe in mezzo alla campagna per produrre energia per le compagnie private di mezza Europa, n.d.r.]”.

*  *  *

Ricapitolando, qui siamo di fronte al più classico degli scaricabarili tra progettista, pubblica amministrazione (nel senso di politici e funzionari dell’ufficio tecnico comunale), l’Eni, la società di cui il comune di Galatina ci pare aver capito sia cliente, e la di fatto monopolista Enel, alla quale non gliene frega nulla né di Noha, nè dell’assessore, nè dei tecnici comunali, e tanto meno dell’Eni di cui è fornitrice-concorrente.
Avete presente, a mo’ d’esempio, i rapporti tra Fastweb o Tiscali o altri sub-fornitori di servizi e Telecom Italia? Non v’è mai capitato un guasto, anche banale, per cui abbiate dovuto fare i salti mortali pur di venirne a capo, in quanto Fastweb (o Tiscali, ecc.) rimanda tutto a Telecom, e Telecom di cui non siete clienti vi fa attendere il tempo del poi che è parente del mai? Bé, qui a Noha sta accadendo qualcosa di simile. L’Enel ha specificato in maniera chiara e tonda (ma non ufficiale) che senza una cabina costruita con tutti i carismi e, appositamente, all’interno della scuola, non procederà mai e poi mai all’allaccio energetico. Alcuni tecnici consultati ci hanno rassicurato che avrebbe potuto benissimo farlo pur senza cabina, ma non essendoci l’immediato interesse (dell’Enel, mica dei cittadini) non è tenuta ad allacciare alcunché. E sì, l’Enel non è mica un ente pubblico. L’Enel è una società privata, ed in quanto tale non guarda in faccia a nessuno. L’Enel deve vendere energia, fare business, fatturato e soprattutto profitti, soldi, e tanti. Cosa volete che importi all’Enel del comune, dei centri sociali, dei minorenni o dei maggiorenni, delle opere pubbliche, dell’assessore, e del sindaco (Daniela inclusa)?
Ma, signori, questo è il privato. E pensare che intere generazioni di allocchi continuano a credere, ancora oggi, che il privato (anche in settori strategici come energia e acqua) sia più efficiente del pubblico.
Il privato, da quando mondo è mondo, si muove solo per interesse, che mai, manco per sbaglio, coincide con quello del cliente. E men che meno con quello della collettività.
[Continua nella parte quinta di quattro. Cioè 5/4, nota in matematica come una “frazione impropria”. Proprio come Noha]

Antonio Mellone

 
Di Antonio Mellone (del 25/09/2012 @ 00:00:00, in NohaBlog, linkato 3658 volte)

Carissimo Lino,
non buttarti giù in questo modo. Uno che scrive una lettera come la tua, tutt’altro che “striminzita nel testo di esposizione”, e infarcita di lemmi ed espressioni del tipo “malgrado non sia avvezzo”, “ [i testi] viscerali e sentiti”, “accezione etimologica”, “il modus vivendi”, “il mio compiacimento”, e ancora “eufemismo”, “PRAGMATISMO”, e mille altre amenità forbite e ricercate, è tutto men che affetto da “scarsa cultura”.
Che gli strafalcioni, tuttavia, siano sempre in agguato è ben risaputo e possono capitare a tutti: chi non scrive non incorre mai in errore, né di ortografia, né di grammatica, né di sintassi, né di altro tipo. Al massimo si macchia del peccato di omissione (che credo sia uno dei più gravi).

Se ho segnato con il [sic] e successivamente messo tra virgolette il tuo “soluzionare” è stato per evidenziare invece le tue doti di neologista. Guarda che “soluzionare” non è poi così ripugnante, tanto che l’ho utilizzato nel prosieguo del mio articoletto, pur sempre tra virgolette (ma solo per questioni di copyright).
“Soluzionare” rende l’idea, e non è peggio di mille altri verbi che ormai s’utilizzano correntemente, ma non sempre correttamente, come “implementare”, “monitorizzare”, “taggare”, “scannerizzare”. Ma tant’è.
Quanto al mio “linoleum”, sì, è l’olio di lino, il quale con opportuni processi non solo ossidativi, passando dallo stato liquido allo stato solido, diventa il linoleum (di cui sono composti i pavimenti). Lino-oleum = linoleum, c’est plus facile, come per il Sanbittèr.

*   *   *

Ma ora lasciamo perdere le questioni di lino lana caprina, per entrare nel merito della tua epistola. Che in qualche tratto ha tutta l’aria di una excusatio non petita.
Ovviamente qui non mi metterò a chiosare per filo e per segno ogni rigo della tua missiva con il pericolo di non finirla più (e con il rischio che la testa mi caschi sulla tastiera, ed un paio di attributi per terra), ma soprattutto perché, prima di ogni nostra batracomiomachia, viene la battaglia per la messa in funzione della vecchia scuola elementare di Noha, per la quale dovremmo essere tutti uniti, evitando possibilmente di fare la fine dei capponi di Renzo Tramaglino, mentre questi era diretto alla volta del dottor Azzeccagarbugli.

Tu, caro Lino, sei vittima come me, e come molti altri nohani inconsapevoli, della spesa pubblica di 1.300.000 euro effettuata per la ristrutturazione della vecchia scuola elementare; spesa che finora non ha portato a nulla se non ad un semilavorato inservibile. E forse non è chiaro nemmeno a noi quanto ci abbiano preso in giro (non voglio credere per dolo, ma sicuramente per colpa, cioè per negligenza, imperizia, superficialità, e soprattutto per sciatteria nei confronti di Noha). Dunque io non sono contro di te, in questa lotta, ci mancherebbe altro. Ma insieme a te vorrei trovare altri concittadini per fare fronte comune (ovviamente discutendone, anche animatamente, come stiamo facendo noi).  

Mi piacerebbe che su questo sito ci fossero altri interventi sul tema, pertinenti e perfino impertinenti, per mantenere alta la tensione nei confronti di tecnici e politici che dovrebbero mettere all’ordine del giorno, fino alla sua soluzione definitiva, il problema di questa benedetta vecchia scuola elementare di Noha.
Sarebbe ora che altri cittadini, degni di questo status, facessero le loro rimostranze per il fatto che tecnici e politici si siano fatti vivi a Noha solo dopo tre mesi e passa di suppliche, insistenze, video, inchieste, articoli e telefonate in merito. Se ci fossimo rivolti a Benedetto XVI avremmo sicuramente ottenuto udienza molto prima di quella gentilmente concessaci da questo stramaledetto (sedicesimo) apparato burocratico.

Sarebbe ora che i nohani si agitassero per il fatto che non ci abbiano ancora inviato la lista degli arredamenti previsti per la struttura de quo, che ci avrebbero fatto avere “subito subito”, come da promessa (da marinaio) fatta nel corso dell’ultima visita guidata nella struttura. Sarebbe ora che anche gli altri concittadini alzassero la testa e si interrogassero sul perché i nostri rappresentanti non si siano mai degnati di farsi vivi  per iscritto. Ovviamente nemmeno quelli di opposizione (che non si oppongono) hanno fatto capolino dal loro rifugio segreto. Qualcuno m’ha pure riferito che se noi altri avessimo “presentato domanda come previsto dalla legge”, sicuramente avremmo ottenuto risposta. Sì, come no. Magari in carta da bollo.
Converrai con me, caro Lino Mariano, che quando tutte queste “autorità” cominceranno a capire che la massima carica istituzionale è quella del cittadino sarà sempre troppo tardi.

*   *   *

Congratulazioni per il tuo curriculum professionale, per i titoli, i galloni, i pennacchi e le “gratificazioni a non finire” ricevute dalla tua azienda. A saperlo prima ne avrei fatto oggetto di uno degli articoli della rubrica “Curriculum Vitae” che tenevo sul defunto Osservatore Nohano, del quale, se non erro, eri uno dei nostri 25 affezionati lettori.
Tu hai scritto che hai fatto tutto questo senza chiedere niente a nessuno. Molto bene. Ma perché considerare eroico quel che dovrebbe essere normale? Perché vedere come straordinario quello che dovrebbe essere ordinario? Se uno ha conquistato il suo posto di lavoro grazie alla sua bravura, o come si dice oggi per “meritocrazia”, ha fatto semplicemente il suo dovere. Non vedo dove sia la notizia. Così come non dovrebbe esser notizia il fatto che uno paghi le tasse, rispetti la legge, non rubi, e rispetti l’ambiente. Insomma, se è vero che la notizia non è il cane che morde l’uomo, semmai quella dell’uomo che morde il cane, qui mi pare che ci troviamo nel caso topico in cui il cane che non abbia morso proprio nessuno.

Continuando a scorrere la tua lettera, leggo la seguente espressione: “Per quell’assunzione [in Fiat] non devo dire grazie a NESSUNO se non (come tanti di Noha) a qualche membro della MIA FAMIGLIA”. E qui qualche “domanda sorge spontanea” anche a me, della serie: cosa avrà mai voluto dire il nostro Lino?
Io mi sono dato questa risposta. Questo qualcuno altri non potrà che essere il padre, o la madre (che ricordo entrambi con affetto) o anche gli altri famigliari, ed il grazie è soltanto per la vita, per l’educazione ricevuta, per la scuola di formazione ai valori dell’onestà, dell’intraprendenza, della voglia di lavorare, dello spirito di servizio, di abnegazione e di sacrificio. Per questa roba e non per altra! Altre forme di “aiuto”, diverse da quelle testé enunciate, non credo siano permesse.
Io penso che quel NESSUNO - che tu scrivi a caratteri cubitali - debba significare nessuno, sic et simpliciter, nessuno punto e basta, e non “nessuno tranne uno però famigliare”. Mi chiedo, nella mia ingenuità: forse che chiedere “un aiutino” a qualcuno della propria famiglia sia meno grave che chiederlo ad un estraneo? E dunque se mi raccomanda un parente va bene, se invece dovesse essere un terzo, no? Ma che ragionamento è codesto? Se fosse vero questo saremmo fermi ancora ai tempi del quarantennio di monossido di democrazia cristiana. Ma non voglio proprio pensarlo. E certamente avrò male interpretato le tue parole.

*   *   *

Tralascio il discorso sul primo (e per fortuna ultimo) consiglio circoscrizionale di Noha, che se non sbaglio aveva soltanto “poteri” di proposta. Chissà perché lo avranno abolito. Non sarà stato forse perché considerato come l’ennesimo organismo inutile per l’organizzazione del nostro comune? Probabile. E senza dubbio meglio così se uno dei suoi membri migliori (figuriamoci gli altri) ancora oggi è costretto ad utilizzare espressioni altamente “politiche” come la seguente: “Chi avrebbe dovuto darmi una mano per quanto gli ho dato, ha appoggiato altri e non me”.  

*   *   *

Ancora onore a te ed alla tua onestà per aver rifiutato al “compianto amico preside e presidente di una sessione di esami di maturità il conferimento di un diploma magistrale, che [ti] avrebbe sempre con il suo aiuto (allora si poteva) [sic] fatto vincere il concorso per l’insegnamento”. Hai fatto benissimo ad opporgli il gran rifiuto. Non so come fosse possibile una cosa del genere (sempre se ho ben capito) e cioè il regalo di un diploma. Se avessi accettato avresti fatto la figura del Trota (ma di Trota basta e avanza l’originale).

Ma anche in questo caso, non mi è chiaro quel tuo successivo inciso tra parentesi: “allora si poteva”. Si poteva cosa? Ottenere una cattedra grazie all’interessamento di un amico preside? Io non credo proprio che si potesse. Mi rifiuto di crederlo. Penso che anche allora, come ora e come sempre, fosse illegale, anzi di più, disonesto, un abuso, una vigliaccheria, un’ingiustizia nei confronti di chi invece non poteva permettersi il lusso di qualche santo in terra (più che in paradiso) e si trovasse, poveretto, a partecipare, ignaro di tutte le magagne ordite contro di lui, in un rito di ipocrisia chiamato “concorso pubblico”. Concorso di cosa? O forse che anche questo sarebbe “pragmatismo”?
Invece, a mio avviso, quel preside si sarebbe dovuto denunciare alla magistratura su due piedi; senza se e senza ma, anche per il fatto di aver solo pensato al più classico dei favoritismi (o clientelismi, o parassitismi, o altra tipologia di ismi, che hanno ridotto il nostro Stato in un colabrodo).

E bene hanno fatto i tuoi figli (amici che saluto tutti cordialmente) a non chiedere aiuto a nessuno, e a farsi in quattro svolgendo ogni tipo di lavoro (dopo la laurea mi misi anch’io a lavare bicchieri in un ristorante, quindi so di cosa si parla), e sopportando la croce dell’emigrazione, che sovente per chi parte e per chi resta è così pesante che chi è credente potrebbe trovarne una di maggior gravezza soltanto in quella che portò il Cristo.

*   *   *

E veniamo al pragmatismo, anzi al PRAGMATISMO, ripetuto come il ritornello di un novello salmo responsoriale.
In cosa consisterebbe questo pragmatismo? Nell’incensare con il turibolo sindaco, giunta e tutto il cucuzzaro (pur senza aspettarsi nulla in cambio in quanto mai fatto, anzi mai “unto e leccato nessuno in passato, anche quando ce ne sarebbe stato il bisogno”)? Ed in cosa sarebbe “cambiato sensibilmente questo vento”? Nel fatto che questi nuovi rappresentanti siano meno peggio degli altri (e cioè che l’indecenza di quegli altri toccasse livelli così elevati da risultare fuori concorso)?

Caro Lino, io credo che pragmatismo sia attendere i risultati prima di cantar vittoria e non lodare e ringraziare ogni momento i compagni di partito a priori e a prescindere. Credo significhi stare con i piedi per terra (per esempio con 10 kwh non penso proprio che potrà entrare in funzione l’impianto di condizionamento dell’aria - se mai si dovesse ottenere questo allacciamento per gentile concessione o per grazia ricevuta), e non assumere, come mi pare abbiano fatto i nostri ingegneri, l’atteggiamento tipico dei praticoni e degli affaristi.

Pragmatismo è non accontentarsi delle stupidaggini che ci raccontano dalla mattina alla sera, ma pretendere quanto meno il rispetto della parola data. E se si fosse davvero pragmatici non ci si esalterebbe per il vuoto pneumatico (qui infatti non si vedono “né ove né caddhrine”, manco con il binocolo), ma si richiederebbe a tutti il minimo esistenziale di serietà, e soprattutto il rispetto dei progetti (costati un sacco di soldi alla collettività).

Infine pragmatismo non è chiudere gli occhi di fronte alle responsabilità, non è far finta di nulla, non è “chi ha avuto avuto chi ha dato ha dato scurdammoce ‘o passato simmo ‘è Nove paisà”. E’ pragmatismo, invece, e per di più scientifico, evidenziare la storia e i fatti, e far capire alle persone (quelle che vogliono capire, per gli altri invece “è  inutile ca li fischi”), chi ha fatto chi, e dove, e come, e quando, e perché si sarebbe potuto fare e non s’è fatto, e non invece far finta di nulla, mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi (qui una z potrebbe essere sostituita con una n), e ripetere a pappagallo “u fattu è fattu e l’arciprevate è mortu”. Altro che dietrologia. Questa è “avantilogia”, e le cose migliorerebbero infinitamente se si riuscisse a bilanciare il sapere ed il credere (oggi, per comodità, molto sbilanciato, anzi assolutamente squilibrato a favore del secondo).
Con questa storia “del fatto è fatto” non si sa più chi debba rispondere delle proprie azioni o inazioni, sicché a pagare rimane il solito Pantalone.

Il “fatto è fatto e l’arciprevate è mortu” rievoca molto l’istituto giuridico della prescrizione. Quella prescrizione che ha ammazzato tanti processi, e che ha fatto cantare vittoria a tanti personaggi, uno meglio dell’altro, a partire da Giulio Andreotti (colpevole per concorso esterno in associazione mafiosa, ma non condannato per intervenuta  prescrizione), per finire al piccolo cesare arcoriano (il minuscolo non è casuale) per una serie di altri reati, che non sto qui ad elencare. Certo, noi non siamo giudici, ma cittadini. Ed in quanto tali abbiamo il diritto-dovere di sapere, conoscere, intendere e volere.
Ah dimenticavo: anche nei famosi condoni (fiscali, edilizi, tombali, ecc.) è come se venisse recitato con salmodiante ottusità “il preziosissimo proverbio”: u fattu è fattu e l’arciprevate è mortu. Vogliamo accodarci anche noi a codesto coro belante, sapientemente sfruttato dai paraculi di professione?       

*   *   *

Caro Lino, scusami se non mi dilungo oltre su questi e su altri interessanti punti della tua letterina, ma rischierei di non finirla più.
Sono certo che continuerai anche tu, insieme a me (ormai non puoi più tirarti indietro) a lottare per l’apertura di quel nuovo centro sociale nohano, che ci auguriamo avvenga nel migliore dei modi, senza ripieghi, espedienti e rimedi abborracciati di secondo ordine (il famoso “uovo oggi”, che quasi sempre è anticamera della “gallina mai”).

Vedrai che alla fine, magari ad obiettivi raggiunti, festeggeremo insieme. E vedrai anche che in quell’occasione anche io mi esibirò in lunghi e sperticati elogi, plausi, complimenti, e lustrate nei confronti dei nostri preparatissimi amministratori e tecnici. Naturalmente con un’abbondante dose di olio di lino (o linoleum, c’est plus facile).
Con altrettanta simpatia, e anch’io ovviamente senza rancore,

Antonio Mellone

 
Di Antonio Mellone (del 31/10/2012 @ 00:00:00, in Cimitero, linkato 3556 volte)

Cappelloni e cappellate

A Noha siamo abituati ai semilavorati. I prodotti finiti evidentemente non fanno per noi. Chi non ricorda la cappella comunale del cimitero, cattedrale nel deserto anche quella (e in tutti i sensi)?
Dopo il pericolo crolli, circa un lustro fa, o forse più, il Comune si assunse l’onere di restaurarla attraverso la ricostruzione del pericolante solaio. I lavori furono poi effettivamente realizzati (salvo errori) dalla ditta Gianturco di Noha.
Ma, anche in questo caso, ci troviamo al cospetto di un’opera mai ri-aperta al pubblico in quanto incompiuta (manco fosse la Sagrada Famiglia di Barcellona, inaugurata poco tempo fa da papa Benedetto XVI, dopo un paio di secoli dall’inizio dei lavori). Mancherebbe, a detta dei tecnici di allora, soltanto una mano di pittura e il solito impianto elettrico (ma in una chiesuola come quella, utilizzata ad ogni morte di papa - mo’ siamo llà - l’energia e la luce potrebbero essere rifornite da un paio di candele di cera o da due lumini con l’effigie di P. Pio).
Invece, nulla di nulla, né energia elettrica, né pittura, né candele, né lumini, né agibilità (stavamo per dire “abitabilità”). Il cappellone del cimitero è vuoto da anni e la sua campana in bronzo muta dalla stessa quantità di tempo. Sembra non vi sia stato nemmeno il collaudo (come si collauderà mai una chiesa: con una funzione solenne?), e dunque da tempo non vi mette piede anima viva, nemmeno per sbaglio, nonostante siamo in una necropoli.
Cari concittadini, se in questi giorni vi dovesse capitare di errare per i viali del camposanto di Noha, toglietevi la solita benda dagli occhi e l’auto-bavaglio impostovi dalle anestesie iniettatevi dal potere e dal perbenismo di facciata che v’induce a sorvolare su tutto e a non indignarvi di nulla, date un’occhiata a quest’ennesima cappellata nostrana, affacciatevi dalla porta d’ingresso e mirate tra le inferriate (tanto i vetri sono ormai rotti da tempo) la desolazione dell’interno, ammirate l’arte contemporanea prodotta dai piccioni e da altri animali di passaggio, e mettendo in movimento qualche neurone superstite chiedetevi che fine hanno fatto i vostri soldi (ormai cari estinti).   
Sono trascorsi diversi anni da quei benedetti lavori socialmente inutili, e quella chiesa è là a testimoniare che i morti, forse, non sono soltanto in quel cimitero ma anche altrove, a Noha, a Galatina, in certi uffici tecnici, in certi parlamenti e/o assessorati comunali.
Ora poniamo alcuni quesiti/proposte.
Anziché promuovere la costruzione di nuove cappelle cimiteriali (che non servono a nulla se non a consumare suolo rovesciandovi altro cemento - in nome dell’ostentazione di uno status che nel luogo dell’’a livella per eccellenza non ha proprio senso), e anziché costruire nuovi loculi magari al posto dei pluriennali alberi di cipresso testé troncati alla radice (aprite gli occhi e capirete dove fossero) non sarebbe il caso a questo punto di utilizzare quel cappellone per la costruzione di urne, alla stessa stregua della dirimpettaia cappella della Confraternita della Madonna delle Grazie? Almeno a qualcosa quella chiesa, dopo anni di abbandono, potrebbe iniziare a servire.
Non credete che in tal modo si eviterebbe, almeno per un po’ di anni, di prendere ulteriori pugni nell’occhio rappresentati dai nuovi loculi in cemento a tre livelli, come quelli già costruiti nella nuova area a sud e ad est nella zona cimiteriale?
Già che ci siamo ci chiediamo ancora (e se ci fosse qualcuno in grado di spiegarcelo gli saremmo grati), come mai le “nuove” cellette cementizie non sono delle stesse dimensioni di quelle costruite anni prima sul lato ovest, più contenute, più umane, più comode, e ugualmente funzionali, mentre appaiono molto più alte, quasi sproporzionate, tanto che per raggiungere il terzo livello di tombe si è costretti ad utilizzare una scala posticcia in ferro, oltretutto pericolosa? Forse che, in tal modo, i nostri defunti godono di maggior comfort?     
Ecco, questo volevamo dire a proposito del cappellone e della consueta sciatteria nohana che sembra non interessare nessuno.
Non sappiamo se qualche concittadino si sia ancora chiesto come mai il due di novembre, solennità dei defunti, non si possa celebrare la messa all’interno di quel sacro tempio - come invece avveniva anni fa - ma all’esterno (condizioni meteo permettendo).
Non sappiamo se qualcuno abbia notato lo stato pietoso in cui versa quella chiesa restaurata a metà. Non sappiamo se qualche avventore abbia notato i cipressi troncati o i nuovi loculi a tre livelli scomodi perlopiù ai vivi…  
Di certo - vista la prontezza di riflessi di molti fra loro – i nostri storici rappresentanti locali ed i loro tecnici non si saranno mica posto il problema: per costoro è già difficile che si occupino dei vivi, figuriamoci dei morti loro.

Antonio Mellone

 

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