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Di Antonio Mellone (del 17/08/2014 @ 23:51:25, in NohaBlog, linkato 3847 volte)

Mimino Montagna non smette mai di stupirci. Stavolta si è felicemente trovato al centro dell’esistenza mediatica molto probabilmente a sua insaputa. Giornali e televisioni locali hanno presentato il nostro sindaco come il paladino della salvaguardia degli ulivi del Salento, che dico, di Puglia: un ecologista inflessibile, un ambientalista irriducibile, un verde incredibile (ai suoi stessi occhi).

Infatti, il nostro eroe armato di penna (speriamo non di sega) vorrebbe debellare la Xylella fastidiosa: sicché, grazie alla collaborazione di un badante, il consigliere comunale Antonio Congedo, ha inviato a sua eccellenza il Prefetto di Lecce una viva e vibrante missiva in cui si è fatto promotore di un “tavolo istituzionale” (si auspica non in legno d’ulivo) con tutti i sindaci della provincia attraverso il quale chiedere “approfondimenti su tutti gli agenti causali del “Complesso del disseccamento rapido dell’olivo”; confermare la presenza di Xylella fastidiosa mediante l’applicazione di tecniche diagnostiche integrate secondo quanto previsto dai protocolli ufficiali EPPO; definire la patogenicità e la virulenza del ceppo di Xylella fastidiosa rilevata sulle piante infette; definire il ruolo delle piante ospiti e dei vettori nell’epidemiologia del batterio; sperimentare delle cure agro ecologiche volte alla salvaguardia del patrimonio olivicolo e spontaneo del Salento”. Iniziativa encomiabile, non c’è che dire. Già me lo vedo Mimino nostro intento a studiarsi di notte e di giorno tutte le carte sulla Xylella fastidiosa (fastidiosa a questo punto soprattutto per lui) cercando di capirci qualcosa, e sicuramente con l’intento di convincere tutti gli altri sindaci del circondario a preservare “l'inestimabile patrimonio arboreo di questo territorio”.

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Peccato che accanto al dottor Jekyll(ella) ci sia anche il lato B di mister Montagna. Ed è qui che nasce il dramma. Sì, perché non si sa bene se “l’inestimabile patrimonio arboreo di questo territorio” possa essere preservato, per dire, anche cementificando 26 ettari di campagna collemetese per l’impianto di un pantomatico Mega-Porco commerciale, strombazzato come la panacea dei nostri problemi economico-occupazionali con l’ausilio dei due (questi sì) sempreverdi slogan: “volano per lo sviluppo” e “ricadute occupazionali”. Ovvero se la salvaguardia di questo patrimonio valga soltanto per gli alberi degli altri comuni e non anche per quelli del suo feudo di Galatina (come la quercia vallonea che sta per essere asfaltata da una striscia di cemento, che con un certo sense of humour si osa definire circonvallazione – che guarda caso fa rima con lottizzazione ndr).

Ancora. Non si capisce come sia possibile conciliare il Montagna A dal B allorché da un lato il suo consiglio comunale delibera a stragrande maggioranza la contrarietà al TAP che dovrebbe sbarcare sulle coste di Melendugno (con falcidia non solo di flora marina ma anche di vegetazione terrestre), mentre quando si tratta di metterci la faccia, per esempio ritirando la sponsorizzazione istituzionale al comitato festa patronale del suo paese, fa finta di non coglierne il nesso, nicchia, mantiene le distanze come un “re tentenna” qualsiasi, facendo il paio con il don Abbondio della situazione.

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Come credere a questi amanti della natura a targhe alterne che, forse senza accorgersene, fanno di tutto - con comparti edilizi, aree mercatali, circonvallazioni inscritte che non circoscrivono, mega-porci commerciali, impianti di compostaggio ana(l)erobico di 30.000 tonnellate annue, aborti di supermercati fuoriporta (vedasi Lidl), palestre inservibili (ovvero fruibili solo come installazioni di arte contemporanea), asili infantili buoni solo per essere inaugurati - per far mancare la terra sotto i palieddhri, non riuscendo mai, chissà se per dislessia congenita o per interessi di bottega, a proferire un perentorio “Stop al consumo del territorio”?

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E come la mettiamo con il fatto che il suo capobastone, cioè il nostro beneamato Matteo Renzi, sì quello che sembra voglia governarci a colpi di tweet, afferma per esempio di vergognarsi di andare a parlare dell’accordo Gazprom o di South Stream “quando potrei raddoppiare la percentuale del petrolio e del gas in Italia e dare lavoro a 40mila persone [sic!] e non lo si fa per paura delle reazioni di tre, quattro comitatini”?

E’ vero: come la mettiamo, mister Montagna, con questi “quattro comitatini” che perlopiù sono composti da gente per bene, che si battono per le coste ioniche e adriatiche premiate con tante Bandiere Blu, che lottano per un’economia sostenibile (che dovrebbe poter contare sulla qualità dell’ecosistema mare-territorio), che si oppongono alle strade a quattro follie (una per tutte la devastante ss. 275), che sono preoccupati di veder incombere tante piccole Costa Concordia al largo dei litorali pugliesi, che vogliono difendere il vero oro blu ed i suoi orizzonti dalle torri petrolifere, che sono terrorizzati dall’incubo degli scheletri di metallo a poche miglia dalla costa, che temono come l’ebola le chiazze nere di residui oleosi e di altri indicibili inquinanti, che non s’inchinano agl’interessi delle multinazionali le quali non la vogliono mica smettere di spolpare il mondo?

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Non so se Mimino Montagna dopo aver ottenuto “l’importante attestato di stima da parte di Matteo Renzi nei confronti della persona e della sua azione politica […] che hanno fatto della nostra Città uno dei centri di riferimento del movimento renziano […] (cfr. comunicato del comitato “Galatina Cambia Verso con Matteo Renzi” del mese di novembre 2013) sia o meno d’accordo con le parole del suo boss costituente (o prostituente a seconda dei punti di vista), pappa e ciccia con il noto pregiudicato assegnato ai servizi sociali.

Nel caso Montagna sconfessasse il suo capobanda sarei pronto a chiedergli scusa a caratteri cubitali. In caso contrario io sarò ancora una volta destinato a beccarmi del profeta di sventura (non è la prima volta), anzi del professorone (per questo titolo mi sono a suo tempo attrezzato) e soprattutto del gufo (secondo i neologismi renziani); mentre mister Montagna potrà aspirare con fiducia ad uno dei cento seggi del nuovo Senato di non eletti e soprattutto nominati.

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Cari i miei venticinque lettori, sapete cosa penso? Meglio gufo che cuccuvascista come loro.

Antonio Mellone

 
Di Redazione (del 25/06/2014 @ 23:49:06, in Comunicato Stampa, linkato 2997 volte)

E’ tempo di Bilanci per le società partecipate dal Comune di Galatina e dopo l’assemblea per l’approvazione di quello della Fiera di Galatina e del Salento spa, tenutasi in modo RISERVATISSIMO nel mese di aprile, è la volta della CSA Spa.

Da una prima analisi sul Bilancio della Fiera, ad un anno dall’operazione di affitto a privati definita imprevidentemente “un miracolo”, si registra una sostanziale invarianza del deficit patrimoniale ( € -883.000 del 2013 contro € -913.000 del 2012) evidenziando tutti i limiti dell’idea sponsorizzata dal liquidatore e condivisa dall’Amministrazione Montagna. Limiti che ho già sottolineato ampiamente in sede di Consiglio Comunale allorquando, il Sindaco Montagna e la sua Amministrazione, anziché pretenderne la restituzione, deliberarono, se pur a determinate condizioni, la proroga del contratto di comodato  dell’immobile di proprietà del Comune,  accollandosi, nei fatti, l’onere di ripianare i debiti dell’Ente Fiera , sacrificando i soldi dei galatinesi sull’altare dell’ “opportunità di rilancio”.

Ad oggi, dopo circa un anno, il tanto celebrato rilancio è passato ESCLUSIVAMENTE da “Erotika”, manifestazione, sulla quale qui non esprimo giudizi morali, ma che certamente ha poco a che vedere con la storia culturale della nostra Città mentre viene affossata la Campionaria e tutta la sua storia con una totale inerzia e mancanza di progettualità della quale il Sindaco Montagna e la sua squadra Assessorile se ne devono assumere la piena responsabilità politica.

Le Liste Civiche che rappresento, ma certamente anche i galatinesi tutti, attendono poi fiduciose il “chiarimento” promesso dal Sindaco Montagna circa le affermazione pubbliche del liquidatore dell’Ente Fiera … mi sono guardato anni e anni di carte e ci ho trovato qualcosa non di chiaro, in tutto quello che ho guardato… ”, oggetto tra l’altro di una mia interrogazione che non ha ancora avuto riscontro.

Passando al bilancio della CSA risalta un’evidente mancanza di indirizzo politico che raggiunge l’apice massimo nel contenzioso in corso di circa € 2.700.000 tra il Comune di Galatina (socio di maggioranza) e la stessa CSA.

Si passa da un utile 2012 di € 227.000 a una perdita 2013 di € -101.000, generata essenzialmente da una svalutazione crediti vs. il Comune di Galatina, contestualmente una puntuale descrizione delle motivazioni che hanno portato alla iscrizione del credito, che, ove il bilancio venisse approvato con il voto favorevole di tutti i soci, farebbe risultare difficile sostenere le proprie ragioni in sede di contenzioso. Dobbiamo quindi attenderci anche quest’anno che il Sindaco o il suo delegato si assenterà ricreando l’anomalia di un bilancio approvato dal solo socio privato di minoranza?  Staremo a vedere.

A completamento di questo quadro confusionario il parere del Collegio Sindacale che si esprime in netto contrasto con l’operato dell’Organo Amministrativo allorquando afferma che “l’Organo amministrativo ha proceduto ad una svalutazione eccessiva dei crediti di dubbia esigibilità che si è trasformato in un accantonamento quasi sproporzionato rispetto alla dubbia esigibilità…………”  

Entrambi gli Organi sono nominati a maggioranza dal Comune di Galatina e questa inconsueta posizione critica lascia ben immaginare la condizione d’incertezza confusionaria che avvolge l’Amministrazione Montagna nei rapporti con la CSA.      

Sarebbe opportuno che il Sindaco Montagna riflettesse su una ipotesi transattiva piuttosto che demandare ad un giudice lo sbroglio della matassa “chi deve quanto a chi” tra CSA e Comune di Galatina perché, in ogni caso, si determinerebbe un danno per le casse comunali e quindi per i galatinesi tutti.

Si parli di partecipate piuttosto che del vergognoso commissariamento dell’ARO, degli interminabili lavori della tangenziale, della propagandistica inaugurazione della palestra che a detta degli operatori del settore non ha le caratteristiche tecniche per essere utilizzata , fino alla gestione del canile che merita sicuramente maggiori approfondimenti e all’imbarazzante sponsorizzazione della festa patronale dalla TAP, la sensazione è di una Amministrazione autoreferenziale, inadeguata ed incapace di autocritica, anche quando nei fatti si evidenziano i limiti.

Rivolgiamo l’ennesimo invito al Sindaco Montagna per una svolta in grado di dare risposte alla città, nell’impossibilità, pur convinti assertore dell’importanza di una continuità di governo, chiediamo ne prenda atto e concluda quest’amara esperienza amministrativa galatinese.

Marcello Amante
Liste Civiche
 
Di Albino Campa (del 20/10/2011 @ 23:48:33, in Grafite è Musica, linkato 12615 volte)

Sabato 22 Ottobre giornata finale de "Li Ucci Festival", evento dedicato all'ultimo cantore salentino Uccio Aloisi, scomparso un anno fa. Il concerto che dalle 20.30 vedrà tantissimi gruppi, cantanti, danzatrici, musicisti e artisti salentini.
Sul palco si alterneranno tante generazioni di musica popolare: Raffaella Aprile, Anna Cinzia Villani, Enza Pagliara, Gianluca Longo, Antongiulo Galeandro, Carlo Canaglia, Gianni De Santis, Cardisanti, Melegari & i suoi Compari, Robba de Smuju, Menamenamò, Zimbaria, Arakne Mediterranea, Canzoniere Grecanico Salentino, Edoardo Zimba, Ninfa Giannuzzi, Daniele Durante, Massimiliano Morabito, Dario Muci, Giancarlo Paglialunga, Kamafei, Alessia Tondo, Puccia “from Apres la Classe”, Emanuela Gabrieli, Carla Petrachi, Marco Rollo, Triace, Officina Zoè, Antonio Castrignanò, Emanuele Licci, Antonio Amato ensemble, Andrea Presa, Andrea Stefanizzi, Stefano Calò, Narduccio Vergaro, Giovanni Avantaggiato, Maristella Martella.

A far da cornice anche l'arte  con un’estemporanea di pittura a cura di Teresa Gravili con la partecipazione di Francesco Cuna e la mostra itinerante di Paola rizzo con la sua "Grafite è Musica" che dipingerà sul palco un ritratto di Uccio Aloisi.

Paola rizzo afferma  "GRAFITE è MUSICA ed io saremo a Cutrofiano per condividere una serata di musica dedicata al cantore scomparso esattamente 1 anno fa. Lo farò rivivere attraverso la mia grafite, e lui sarà li ad ascoltare, chissà! La posa che ho scelto sembra dire quello..."

 
Di Albino Campa (del 21/02/2012 @ 23:48:25, in Comunicato Stampa, linkato 3902 volte)

Dopo l’entusiasmante partenza che ha visto protagonista l’artista Carlo Michele Schirinzi, continua il suo viaggio di ricerca culturale, attraverso la basilica di Santa Caterina d’Alessandria, approfittando degli innumerevoli spunti di approfondimento che essa fornisce a chi sa vedere. Dalla personale visione del regista degli affreschi trecenteschi della basilica alla figura storica della filosofa Ipazia in stretta connessione, secondo una recente storiografia, con la Patrona della basilica galatinese tardo-romanica e gotica. Agorà presenta, dunque, il suo secondo appuntamento denominato "Ipazia d’Egitto, Filosofa, Matematica e Astronoma", che si terrà il 29 febbraio 2012, alle ore 18.30, presso il Museo Cavoti, Palazzo della Cultura "Z. Rizzelli", I piano, Piazza Alighieri Alighieri, n. 51, Galatina (LE). L’incontro, organizzato da Agorà con l’Associazione culturale Il Mandorlo, in collaborazione con l’Università popolare "Aldo Vallone" e il laboratorio d’arte InGenio, patrocinato dal Comune di Galatina, vedrà protagonista-relatrice la Dott.ssa Elisa Rubino, studiosa di Storia della Filosofia Medievale e ricercatrice presso l’Università del Salento, che parlerà della figura di questa matematica, astronoma e filosofa dell’Egitto bizantino. Le sue vicende l’hanno resa martire del paganesimo e della libertà di pensiero e, scrive Margherita Hack, «Ipazia rappresentava il simbolo dell'amore per la verità, per la ragione, per la scienza che aveva fatto grande la civiltà ellenica. Con il suo sacrificio cominciò quel lungo periodo oscuro in cui il fondamentalismo religioso tentò di soffocare la ragione». Introdurranno, delineando un orizzonte storico-culturale del IV – V secolo d. C., tra Paganesimo e Cristianesimo, del delicato sistema di equilibri e influenze, all’indomani dell’Editto di Milano, Francesco Luceri (storico della filosofia) e Francesca Marra (archeologa).
Agorà nasce dall’incontro di un gruppo di giovani amici, i quali intendono vivere il dialogo e intraprendere un percorso esperienziale che mescoli e fonda differenti multiversi. Agorà è una piazza nel senso originario del termine, un luogo d’incontro e di crescita, dove ogni universo interiore potrà mettere a disposizione dei convenuti il proprio bagaglio esperienziale e prenderne da quello degli altri, in un simposio di "verità", ognuna con un proprio senso e un proprio fondamento, contribuendo così a inserire il proprio tassello di verità in una ricerca continua e inestinguibile.
Ideatori e organizzatori di questa "piazza culturale" sono Angela Beccarisi, Sandro Marasco, Daniela Bardoscia, Francesco Luceri e i giovani artisti di INgenio_la forma delle idee, nelle persone di Vittorio Carratta, Georgia Romano, Pierpaolo Briatico-Vangosa, Mariangela Cucco, Ermanno Scarcia e Francesca Marra, uniti da un intento comune di condivisione e partecipazione attiva alla vita culturale e civile.
La cittadinanza tutta è invitata a una partecipazione numerosa e attiva.

Per informazioni: agora.percorsiinversi@gmail.com; tel. 3297669635, 3881197170.

 
Di Albino Campa (del 12/03/2008 @ 23:36:13, in Eventi, linkato 4415 volte)

Dall’alto di un traìno
un giorno nella città dei cavalli

di Valeria Nicoletti

Non parte chi parte. Parte chi resta. Sembra recare con sé questo sussurro la tramontana che accarezza le case infarinate di Noha e solletica i pini e gli aranci. In realtà, è un nohano, puro fino al midollo, a ribadire questo singolare assioma. Antonio Mellone, che tornando in terra natia solo il sabato e la domenica, si riscopre sempre più legato alle strade ariose e alle piazzette assolate della sua Noha. E, per un giorno, con l’entusiasmo di chi è partito lasciando un pezzo di cuore nel suo paese, diventa guida insostituibile per le vie nohane.
Nessun treno arriva a Noha. Tappa obbligatoria è la vicina Galatina, la città “che ci ha inglobati e, soprattutto, dalla quale ci siamo fatti inglobare”, dice Antonio con tono amaro. Bastano poche centinaia di metri, infatti, e ci si lascia alle spalle la città per giungere nella piazza di Noha, frazione dal 1811. Piazza San Michele, cuore pulsante del paese, con il bar Settebello, la chiesa, la Torre dell’Orologio che, forse per un inconsapevole rispetto ai ritmi lenti di Noha, non sfoglia le ore ma si limita a dominare la piazzetta, e poi le voci, le notizie, i cappelli abbassati su volti rugosi immobili sotto il sole, e, proprio dietro l’angolo, lo studio d’arte di Paola rizzo, pittrice e insegnante. Qui il profumo dei pasticciotti caldi, l’aroma del caffè, la sigla de “L’osservatore nohano”, gazzettino della frazione, ma soprattutto il sapore della genuinità e la sete di cose vere, sono solo l’inizio di una mattinata tutta nohana, all’insegna del suo spirito autentico, in questa che ormai, nonostante il disinteresse dell’amministrazione locale, inizia ad essere conosciuta come la “Città dei Cavalli”.
Proprio dalla bottega d’arte di Paola, infatti, redazione e fucina di idee, nacque l’idea di aggiungere sul cartello alla scritta Noha il degno sottotitolo di Città dei Cavalli, trovata che, nonostante il pieno consenso dei nohani, è andata ad ingrossare la pila di scartoffie impolverate su chissà quale scrivania.
Ma a dispetto della burocrazia la definizione ha iniziato a circolare, di voce in voce, di articolo in articolo, varcando i confini angusti della provincia. Così Noha per due volte all’anno si trasforma nell’ombelico del mondo per chi ama i cavalli. A settembre, durante i festeggiamenti della Madonna delle Grazie, e il giorno del Lunedì dell’Angelo, i prati fioriti che incorniciano il piccolo centro diventano il campo, di gioco e di battaglia, per decine e decine di eleganti destrieri, robusti cavalli da tiro e tenerissimi pony. Tutte le cavalcature dei dintorni si danno appuntamento nella frazione per celebrare una ricorrenza che, se non ancora nella storia, è entrata ormai di diritto nella tradizione pugliese. Sotto gli occhi incuriositi dei viandanti e degli stessi abitanti di Noha, cavalli di ogni razza e colore, addobbati con bardature preziose e ridondanti al limite del barocco, trottano e si sfidano nelle prove di forza, in una manifestazione dagli echi spagnoli ma dall’anima tutta salentina, dove lo spirito di competizione non riesce mai a vincere sulla voglia di stare insieme e passare una pasquetta lontana dai nevrotici imbottigliamenti e diversa dalle solite gite fuori porta.
Ma non è solo in virtù delle due tradizionali fiere che Noha merita l’epiteto di patria del cavallo. Di fronte al bar Settebello, ogni domenica, i tanti “cavallari” di Noha si danno appuntamento per un caffè e una passeggiata per le vie e i prati nohani, e, se una domenica di fronte al bar centrale, ci capita uno straniero, ti spiegano che i cavalli loro ce l’hanno nel sangue e non esitano a trascinarti sul calesse e a mostrarti una Noha che, dall’alto di un traino, appare diversa anche a chi da qui non è mai partito.
È così che, aggrappati a una mano forte e sicura e finalmente saliti sul traìno, si parte per un singolare giro, lungo le strade larghe, dove si respira un silenzio interrotto solo dagli zoccoli dei cavalli e da un continuo salutarsi, costume usuale in un paesino di circa 3.800 anime dove tutti si conoscono. Fischi e risate cadono dai balconi dove la gente è affacciata per godere del primo sole invernale e timidi cenni fanno la loro comparsa dietro le persiane. Pochi pedoni, rare biciclette, troppe macchine per un paesino dove a piedi si raggiunge il capo opposto, ma i nohani sembrano essere pigri. Pigri sì, ma, in compenso, di un’allegria contagiosissima mentre da ogni macchina si sbracciano per salutare e c’è anche chi tira il freno in mezzo alla carreggiata per scambiare quattro chiacchiere.
Fermi, all’incrocio principale, sul calesse dondolante, guardando verso la strada che porta verso Galatina, si vede già, a pochi chilometri di distanza, il profilo dell’imponente e scomoda vicina, la dirimpettaia la cui presenza ingombrante si avverte quotidianamente, a partire dalla mancanza di un comune, di un’amministrazione tutta nohana, disposti ad ascoltare più che a finanziare. Tra il comune madre e la frazione, forse per una natura conflittuale congenita ai rapporti gerarchici, infatti, non corre buon sangue.
Con Aradeo, invece, l’altra vicina, i rapporti sembrano diversi, migliori, forse perché la placidità degli aradeini, che scorrazzano in sella alle biciclette, rispecchia la mentalità nohana, una mentalità essenzialmente rurale, che ripone nella frugalità e nella semplicità il segreto di una vita serena che basta a se stessa. “Noi il turismo non lo vogliamo”, spiega Antonio, “ci piace trovare parcheggio quando torniamo a casa, ci piace la calma, l’aria pulita, le quattro chiacchiere tra di noi”. Ma questo voler preservare un clima terso e mite, pur segnato dalle piccole baruffe di paesino, non si traduce in una chiusura rigida e totale verso l’esterno ma, anzi, in una larghezza di orizzonti talmente rara da non essere sempre compresa.
Sì, perché i nohani non fanno dei loro piccoli tesori uno specchietto per allodole, esche per turisti assetati di folclore e, dalle pagine dell’Osservatore, i solerti redattori non mancano di tuonare contro chi arriva a Noha con la pretesa di trovare una cittadina turistica. Riuniti ogni sabato pomeriggio nello studio di Paola, all’ombra degli ulivi nodosi che ammiccano dai suoi quadri, Marco, Antonella e gli altri, capitanati dal direttor Mellone, seduti sui divanetti del laboratorio danno forma a sogni di pennelli e idee di carta, alla ricerca di quella Noha ancora da esplorare, e da far riscoprire, soprattutto agli stessi nohani.
Arrivati al crocevia principale, i cavalli non sono ancora stanchi, i campanelli ritornano a tintinnare e il giro continua per la strada adiacente alla piazza dove, solo in compagnia di un nohano che ti invita ad alzare lo sguardo, si scorgono tre casette misteriose appollaiate sull’alto bordo del muro del vecchio palazzo baronale. Sull’origine delle tre lillipuziane costruzioni, ricche di particolari dettagliatissimi ma che non riproducono nulla di questo paese, ancora si discute. Come su ogni creatura dell’ignoto, anche sulle tre casette di Noha circolano favole e leggende. Come quella di “Sciacuddhri”, l’anima bella di un bambino che si dice le abbia abitate. Non è una leggenda, invece, l’indifferenza che le ha colpite, scardinando il campanile di una delle tre, che giace riverso nella parte interna della piccola costruzione. Un danno invisibile agli occhi dei più, ma evidentissimo per chi, proprio per non coprire quel campanile, ha meticolosamente potato le cime dei pini che ne impedivano la vista. Ma insieme ai rami dei pini, cresce anche l’abitudine a non alzare più lo sguardo, a non guardare più in là del proprio naso, e questo solo perché tanto “a Noha stamu”, frase tanto ordinaria quanto odiata da chi, proprio della piccola straordinarietà di Noha, vuole fare tesoro e sottrarla al menefreghismo, anche di chi, in virtù di una dissennata discendenza, si ritrova in possesso di gioielli che sempre più raramente possono brillare per tutti.
È il caso dell’altrettanto misteriosa Casa Rossa, una costruzione a ridosso della strada che porta a Galatina, alle spalle del vecchio (e dismesso) stabilimento del celebre brandy Galluccio. La strana casupola è circondata da un meraviglioso giardino selvatico, dove svettano le zagare, i boccioli di rosa insieme ai più comuni “zangoni” e, tra i cespugli di bacche e gli alberi di arance, strisciano lucertole curiose. All’interno, le pareti ondulate, quasi spugnose, di pietra rossastra, le volte concave, morbide, costellate di dune e rientranze, danno alla casa un senso di effimero e di fresco, le porte a scomparsa, i vetri colorati - o quello che ne resta - le finestre a oblò, i caminetti dai contorni imprecisi alimentano questo gioco di vuoti e pieni ma anche le voci e le leggende che vogliono questa casa infestata dalle streghe o, maliziosamente, vecchia casa di tolleranza. La Casa Rossa è proprietà privata, ma, nei giorni propizi, il suo cancello si schiude. Ciò non accade invece con la recinzione in muratura che vieta a chiunque l’ingresso nel profumato aranceto che avvolge l’antica torre medioevale. Infatti, a guardia della bellissima torre, con il ponte levatoio dove prima si facevano transitare i cavalli, con l’arco a sesto acuto e gli aranci tondi e pieni che ti strizzano l’occhio dal muro di cinta, brillano minacciosi e appuntiti i cocci di bottiglia da un lato, mentre dall’altro il filo spinato incupisce lo sguardo e il paesaggio, sgraziato avvertimento a chiunque non si accontenti di ammirare solo attraverso un provvidenziale foro nel muro di cinta, questo tesoro costantemente sotto chiave.
Vetri taglienti e filo spinato, però, non fanno parte della natura allegra e accogliente dei nohani, ben contenti di mostrare quello che pochi conoscono del loro paese e soprattutto di rivelare il proprio atavico amore verso i cavalli, dando vita ad una piccola Città dei Cavalli anzitempo. La piazza, solo per gli occhi di pochi forestieri, s’improvvisa teatro di una festa di cavalli bardati e calessi dipinti a mano, un brulicare di speroni, voci, nitriti, code intrecciate che si agitano e crini solleticati dal vento, con il beneplacito di San Michele, patrono di Noha, che dall’alto del cielo, dalle due statue conservate nella chiesa e dalle edicole affrescate ai crocicchi delle vie, sorride e si compiace della natura dei suoi protetti, così inclini alla convivialità e sempre pronti a fare festa. A spasso sul traino, con Totò, Peppino, Emanuele, Igor, Rubino, lo splendido Kibli e gli altri cavalli, tutti disciplinati che si lasciano tentare dai grandi spazi, solo arrivati presso gli sterminati prati in fiore, si schiude piano un mondo sparito, che sonnecchia sotto il sole caldo sui tetti bianchi delle case mentre dalle finestre appena socchiuse si diffonde il profumo di cose buone. È quasi mezzogiorno, infatti, l’ora di pranzo qui. I carretti, però, trottano ancora, lungo la piccola Noha sempre diversa e che, dall’alto di un calesse, sembra davvero infinita.

(fonte http://www.quisalento.it/pagine/luoghi68.html)

(clicca qui per vedere la PhotoGallery)

 
Di Albino Campa (del 11/08/2010 @ 23:31:07, in Grafite è Musica, linkato 3888 volte)

Il 13 Agosto durante la rassegna "Neviano d'estate" l'artista Paola rizzo si esibirà in una performance che la sta portando in giro fra i locali e gli eventi della Provincia di Lecce e non solo, dal titolo "Grafite è Musica" nella quale realizzerà "live" sul palco il ritratto a Gaetano Carrozzo che contemporaneamente si esibirà con il gruppo della Bandadriatica, capeggiato dall'organetto di Claudio Prima.

PAOLA rizzo è pittrice laureata nel 1997 all’Accademia delle belle Arti di Lecce con una tesi in anatomia artistica dal titolo “Fisicità e psichicità di un linguaggio universale: il volto”. Bravissima con la matita, nei chiaroscuri, il suo talento sembra esprimersi al meglio nella tecnica della pittura ad olio. Nature morte, vedute marine, paesaggi bucolici, panorami, soggetti religiosi, scene di vita quotidiana, ritratti di volti umani o fantastici, sono stati i soggetti della sua prima produzione artistica. Poi improvvisamente incontra un soggetto che è diventato quasi la costante della sua opera: l’ulivo, la pianta che per eccellenza rappresenta l’ambiente, la natura della terra salentina, cui si aggiunge nel corso degli ultimi anni l’amore per la fotografia e per la musica. Musica e pittura, in connubio tra loro, divengono per lei inscindibili. Nascono così i suoi famosi ritratti a matita di alcuni musicisti di fama nazionale ed internazionale protagonisti della conosciutissima mostra itinerante “Grafite è musica”. Attualmente è impegnata in una personale di pittura al “Dona Flor”, lo storico american bar del Teatro Petruzzelli. Paola rizzo dipinge e disegna con la musica. Non come colonna sonora, che pure non manca mai nel suo studio d'arte, ma come moto dell'anima-artista. Le sue tele e i suoi ritratti sono spartiti musicali su cui si adagiano note in bianco e nero e note di colore, spalmate con pennelli o incise nel tratto al cui ritmo risuona l'armonia del creato. Nei suoi dipinti, i colori a volte stridono e lottano in contrasto come rulli di tamburi e tamburieddhri, a volte sfumano malinconici sul diesis o sul bemolle di un ottone a fiato o di un'armonica a bocca, a volte esplodono nella maestà degli ulivi che si ergono nella gloria dei cieli come trombe o antiche canne di un organo solenne.I volti di Paola rizzo e le loro espressioni li trovi ovunque nei suoi quadri. La natura delle sue tele non è mai morta, ma viva, pulsante, danzante, cantante. Il pennello o la matita di Paola finiscono per essere nelle sue mani come la bacchetta di un direttore d'orchestra, e i suoi volti e le sue immagini la composizione e l'esecuzione più bella della sua pittura lirica. Questi volti stanno cantando e suonando: tendete l'orecchio, liberatevi dal tappo che ostruisce ed ottura, e li sentirete anche voi.

 

Eccovi di seguito un pezzo tratto da 'il Galatino', Anno XLV, n. 13 del 13 luglio 2012. Il nostro concittadino Biagio Mariano ha sfilato insieme a tante altre persone per cercare in qualche modo di abbattere il muro di omertà che ancora oggi oblitera la verità sul caso di Emanuela Orlandi, figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia, scomparsa in circostanze misteriose nel 1983.

Carissimo Direttore de “il Galatino”, il fratello di Emanuela Orlandi, è stato il primo firmatario della seguente Petizione al Papa per chiedere il suo aiuto: “Sua Santità, mi rivolgo a Lei nella sua duplice veste di Capo di Stato e di rappresentante di Cristo in Terra per chiederLe di porre in essere tutto ciò che è umanamente possibile per accertare la verità sulla sorte della Sua connazionale Emanuela Orlandi, scomparsa a Roma il 22 giugno 1983. Il sequestro di una ragazzina è offesa gravissima ai valori religiosi e della convivenza civile: a Emanuela è stata fatta l’ingiustizia più grave, le è stata negata la possibilità di scegliere della propria vita. Confido in un Suo forte e ispirato intervento perché, dopo 28 anni, gli organi preposti all’accertamento della verità (interni ed esterni allo Stato Vaticano) mettano in atto ogni azione e deliberazione utili a fare chiarezza sull’accaduto. Un gesto così cristiano non farebbe che dare luce al Suo altissimo magistero, liberando la famiglia di Emanuela e i tanti che le hanno voluto bene dalla straziante condanna a una attesa perenne. Sono stato informato che il 21 gennaio 2012 alle ore 16 si incontravano a Roma, in piazza Sant’Apollinare, davanti alla Basilica che scandalosamente ospita la tomba di un criminale, per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di combattere omertà e silenzi. La sepoltura del boss De Pedis in un luogo destinato a papi e cardinali ritengo sia il vero snodo dell’intreccio tra Chiesa, Stato e criminalità che ventotto anni fa si è portato via mia sorella Emanuela. Per questo è anche da lì che passa la nostra battaglia. Vi chiedo di esserci, numerosi, e vi rinnovo il mio sentitissimo ‘grazie’ per il sostegno e il conforto che mi avete già dato. Mi rivolgo soprattutto a chi abita a Roma, ma ovviamente accoglierò con commozione chi decida di dimostrarmi solidarietà partendo anche da lontano: più saremo a Sant’Apollinare, più verità e giustizia saranno vicine”.

A quella manifestazione non  potetti partecipare. Successivamente sono stato informato che il 27 maggio 2012 alle ore 9,30 a Roma da Piazza del Campidoglio partiva la “Marcia per Emanuela” diretta a Piazza San Pietro e ho deciso di essere presente e manifestare a favore della  Verità e della Giustizia. Così mi sono rivolto alla signora Annunziata Carallo ved. Mariano per preparare uno striscione di stoffa sul quale dovevano esserci i tre colori della bandiera italiana ossia: fondo bianco, scritta Noha sul rosso e scritta Lecce sul verde. Così la bravissima e generosa Nunziatina  ha preparato lo striscione gratis mettendo anche la stoffa e che ora io approfitto per ringraziarla di cuore e per dirle brava. Ho scaricato da inernet la foto di Emanuela  alla quale ho posizionato due elastici che sono serviti per infilarli alle braccia, ho preso il volo Brindisi-Roma Ciampino e sono andato a manifestare.

Ho passato una piacevole mattinata romana insieme a mia figlia Enrica ed in compagnia delle belle signore Cecilia e Renata, una romana e l’altra genovese, che hanno voluto unirsi a noi e manifestare. In Piazza San Pietro poi ci siamo incontrati anche con l’atra mia figliola Carmen e con suo marito Sandro. Abbiamo marciato per la dignità di questo Paese e per la credibilità della Chiesa.

Voglio ringraziare di cuore la signora Cecilia che si è offerta volontaria a tenere insieme a me lo striscione con la scritta NOHA – LECCE da Piazza del Campidoglio a Piazza San Pietro. Ammirazione e ringraziamento vanno dati anche alla signora Renata che, una volta rientrata a Genova, ha stampato quattro bellissime foto, ha preso carta e penna e mi ha scritto: “caro Biagio, chissà se riusciranno ad arrivarti queste belle foto, sono un bel ricordo della manifestazione per Emanuela Orlandi che ha avuto grande risonanza sui giornali e in TV. Continuiamo a combattere per lei e la sua famiglia e a non mollare MAI, come è scritto sullo striscione”.

Ha inserito tutto in una busta sulla quale ha scritto “Signor Biagio (non ho indirizzo ma sarebbe importante riuscire a recapitarla)ha preso parte a Roma alla manifestazione per Emanuela Orlandi - NOHA 73012 Galatina LECCE” e l’intraprendenza della determinata Renata è stata premiata da Poste Italiane perché il portalettere, dopo aver accertato che il Biagio ero io ha consegnato la busta. Complimenti Renata.

Domenica 27 maggio in Piazza del Campidoglio a Roma eravamo in tanti e abbiamo potuto ascoltare gli interventi di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela (speriamo che Benedetto XVI possa unirsi a noi nella preghiera), il Sindaco di Roma Alemanno che ha affermato “Tra pochi giorni la salma di De Pedis sarà portata al  Verano”,  il Presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti “Serve giustizia” e l’on. Walter Veltroni “Storia sporca, fiducia nei magistrati”.

Una gigantografia con la foto e la scritta “Verità per Emanuela Orlandi” campeggia da quel giorno in Piazza del Campidoglio da una finestra dei musei capitolini. È iniziata così la marcia che ha attraversato il centro di Roma, fino ad arrivare a San Pietro per chiedere “giustizia” su un mistero che accompagna la storia italiana dal 22 giugno 1983 e riesploso negli ultimi mesi sulla spinta delle iniziative promosse dai familiari, dall’opinione pubblica e dalle notizie arrivate dall’inchiesta. Peccato che il Papa all’Angelus quel giorno non ha ritenuto opportuno dire una sola parola su Emanuela Orlandi.

Con la stima di sempre, La saluto cordialmente Biagio Mariano

Caro geometra Mariano, la sua partecipazione alla manifestazione romana a favore di Emanuela Orlandi è un atto di grande sensibilità. Tra le tragiche vicende italiane che attendono ancora una risposta vi è sicuramente anche quella relativa a Emanuela Orlandi per la quale non solo i familiari sono angosciosamente provati, ma la nazione intera. Speriamo che quella manifestazione e tutte le altre che verranno possano far luce su una pagina buia dell’Italia del ventesimo secolo. La saluto r.m.

 
Di Albino Campa (del 10/01/2007 @ 23:26:42, in PhotoGallery, linkato 5575 volte)
"Eccovi alcuni flash della galleria che è anche la bottega di Paola rizzo, ubicata nel cuore di Noha, in via Castello. Le foto qui riprodotte sono appena una parte della produzione di Paola e solo una pallida idea della bellezza dei quadri che invitiamo tutti ad ammirare di persona. I quadri qui riprodotti sono corredati da un piccolo componimento di Antonio Mellone"
 
Gli ulivi nei quadri di Paola rizzo
 
I primi ad accoglierti nella bottega di Paola sono loro,
gli ulivi, impressi per sempre nella tela,
illuminati da fiotti di luce,
scaturiti da un pennello come una carezza.
Sono forza, longevità, lavoro di padri con calli alle mani.
Serbano ricordi di parole e leggende antiche e belle,
sono l’olio della poesia, mistero della vita,
essenza della pietà. E della sensualità.
L’ulivo di Paola s’inchina all’uomo,
che vuole vivere, danzare, volare e non smettere d’amare. Mai.
 
Antonio Mellone
 
 Clicca per visualiazzare la photogallery
 
Di Albino Campa (del 13/05/2012 @ 23:25:20, in Cultura, linkato 4065 volte)

Eccovi di seguito il primo dei tre contributi alla Storia di Noha scaturiti dalle ricerche continue del nostro P. Francesco D'Acquarica

Leggendo gli antichi registri dell’archivio parrocchiale di Nona, la prima cosa curiosa che appare evidente che nel 1600-1700 gli abitanti si sono mescolati con molta gente proveniente da altri paesi. Quasi sempre tutta gente del Salento, ma a volte anche da paesi più lontani,  si è inserita nella comunità di Noha o per motivi di matrimonio, ma anche per motivi di lavoro, a volte semplicemente sono di passaggio perché invitati a essere padrini di battesimo o testimoni di uno sposalizio.
Così ho scoperto che anche i miei avi sono di origine della “Terra di Galatone”, perché il 28 gennaio del 1770 un “Angelo della Terra di Galatone”, come recita il seguente documento in latino ecclesiastico in hac mea ecclesia Angelum D'Acquarica Terre Galato­ne et Teresiam Paglialonga de Nohe ambos sponsos novellos et eorum mutuo consensu habito per verba de presenti in matrimonio coniunxi, che tradotto vuol dire: “in questa mia chiesa Angelo D’Acquarica della Terra di Galatone e Teresa Paglialonga di Noha, tutti e due sposi novelli, avuto il loro mutuo consenso, ho unito in matrimonio”.
Nei registri in questione di una persona si può trovare l’annotazione per esempio “del casal di Nohe” oppure “di Nohe” se uno abitava nell’abitato“, oppure “commorante in Nohe” se uno abitava nell’abitato di Noha ma proveniva da altri paesi, oppure “della Terra di Noha”  quando uno era residente nel territorio di Noha. Perciò “della Terra di Galatone” significa che era del territorio di Galatone,  e quindi confinante con le campagne di Noha: basti pensare alla masseria Roncella con la sua campagna molto vicina a Galatone.

Riporto qui alla rinfusa i nomi dei paesi dai quali proviene gente che si è stabilita a Noha in quegli anni.
Troviamo dunque persone di Zollino, di Corigliano, di Melpignano, di Aradeo, di Galatina, di Galatone, di Sogliano, della Città di Lecce, di Cutrofiano, di Gallipoli, di Seclì,  di Soleto, di Otranto.
Ci sono anche cittadini di Andrano, Arnesano, Botrugno, Calimera, Casarano, Castrignano dei Greci, Cavallino,  Collemeto, Copertino, Cursi, Lequile, Maglie, Muro, Matino, Martignano, Minervino, Monteroni, Montesardo, Nardò, Neviano, Parabita, S. Donato di Lecce, Putignano,  S.Pietro in Lama, Salve, S. Cesario, Specchia, Spongano, Sternatia, Supersano, Torre Paduli, Ruggiano, Traviano, Tuglie, Tricase, Uggiano, Ugento, Veglie, Vitigliano.
Chiaramente i più provengono da Galatina, Aradeo, Cutrofiano, Galatone, Soleto e Sogliano.
Ma c’è anche chi viene da Altamura, da Erchie, da Molfetta, da Bisceglie, da Putignano, Saragnano di Salerno e perfino da Ferrara, da Napoli,  e anche da paesi scomparsi. Nel 1704 è annotato un certo “Mastro Muzio de Laurenzo di Dipignano Provincia della Calabria citra”.

Come mai questo afflusso a Noha di tanta gente da “fuori” ?
Dopo l’invasione dei Turchi del 1480 e la strage di Otranto, anche Noha era stata toccata da questo flagello e la gente non sentendosi al sicuro aveva abbandonato l’abitato. Nel 1700 perciò troviamo persone (quasi sempre di Corigliano ) dette affittatori o affittatrici, che si danno da fare per ricostruire le case diroccate e facilitare l’inserimento nella Baronia di Noha di nuove popolazioni.
Una importante declaratio conservata nell’Archivio di Stato di Lecce ci attesta che nel 1700 l'affitatore di Noha, un certo Evaristo Peschiulli di Corigliano ma residente a Noha, riuscì a richiamare nell'abitato oltre 50 cittadini che prima erano dispersi nella campagna, permettendo loro di fabbricare case, sicchè nel detto casale si vedono moltissime case noviter rifatte e molte risarcite, dove prima altro non si vedeva che case sgarrate et inhabitatae.

Il modo di contare le ore

Faccio notare anche il modo di indicare sia l'età e sia l'ora. Quasi sempre si dice "circa". E' chiaro che non c'era l'anagrafe e neanche gli orologi a portata di tutti. Di una persona si poteva dire che aveva "circa" 32 anni perchè non aveva il certificato di nascita. E se erano le ore 18, si diceva "circa", perchè era sufficiente guardare il sole e non l'orologio, dando così l'ora approssimativa.
Potrebbe accadere di rimanere perplessi nel leggere le indicazioni di orari che troviamo riportati nei documenti dell’antico archivio parrocchiale di Noha.
Citiamo l’episodio più significativo come esempio. Si tratta di quello che accadde  il  20 Marzo del 1740 e che il Vice parroco di turno don Felice De Magistris ci ha tramandato raccontandolo come fosse un miracolo, come fosse stata una grazia attribuita all’intercessione di S. Michele.  La descrizione del fatto  comincia così:
Ad hore mezza della notte giorno di Domenica nella Congregazione di S.Maria delle Grazie haveva io colli fratelli incominciato l'esercizio della Congregazione…
E poi conclude: e licenziai il popolo verso le quattro hore della notte non volendo in nissuna maniera uscirne il popolo lacrimante.
Non può essere che la riunione di catechesi ai confratelli della Confraternita della Madonna delle Grazie si tenesse a mezzanotte e che poi, dopo l’evento strepitoso, abbia licenziato tutti verso le 4 della notte.
Leggiamo il racconto completo che oggi con il nostro razionalismo esagerato, andremmo più cauti nel dire che quanto ora riporto sia un vero miracolo.

Nohe li 20 Marzo del 1740 - Ad hore mezza della notte giorno di Domenica nella Congregazione di S. Maria delle Grazie haveva io colli fratelli incominciato l'esercizio della Congregazione: voltatosi un temporale tempestoso che non mai sene haveva così veduto, e tanto impetuoso e spaventevole che ne menava li tecoli per l'aria,  S.Michele havendosi da se stesso tirato il velo che lo copriva havendolono visto coll'occhi molte donne che dentro la Chiesa si ritrovavano facendo orazione e di subbito diedero notizia a me sottoscritto che mi ritrovava dentro la detta Congregazione, ed io andato con tutto il popolo cantai le Litanie Maggiori havendo primieramente esposto sopra l'Altare del Glorioso S. Michele le reliquie di questa parrocchiale, e fu tanto lo terrore e lo spavento del miracolo perchè vedeva ogn'uno la faccia del Santo tutta smunta di colore ed imbianchita come la stessa lastra che tenivo ed havendosi da me fatto un sermone al popolo finì la funzione con una disciplina pubblica, e licenziai il popolo verso le quattro hore della notte non volendo in nissuna maniera uscirne il popolo lacrimante ed incenerito per lo spettacolo e spavento del tempo che fuori cessò per l'intercessione del Protettore. Ita est Don Felice de Magistris, sustituto.

A parte il racconto che dà l'impressione di gente terrorizzata sia per il temporale e sia per il prodigio, siamo informati dell'orario della catechesi ai confratelli della Congregazione (ad hore mezza della notte giorno di Domenica), anche le donne sono in chiesa per pregare a quell'ora (molte donne che dentro la Chiesa si ritrovavano  facendo oratione), ci viene anche fatto capire che la chiesa aveva il tetto coperto di tegole (tanto impetuoso e spaventevole che ne menava li tecoli dei tetti per l'aria).
Per orizzontarsi e comprendere il senso, è bene tener presente che i fusi orari non c’entrano nulla e che in tutto il Medioevo fino a metà del 1800 c’era un modo diverso di contare le ore.
Punto di riferimento era la luce del sole.
Nel passato si misuravano le ore mediante le ombre proiettate dal sole nel suo moto apparente (meridiane) o tramite il lento scorrimento dell’acqua o della sabbia in appositi recipienti (clessidre) o anche dal tempo necessario per bruciare un pezzo di corda, per consumare una candela o l’olio di una lucerna. 
I Romani adottarono la stessa divisione del giorno e della notte usata dai Greci: mane l’inizio del giorno, meridies il mezzogiorno, solis occasu il tramonto e media nox la mezzanotte.
Naturalmente al calar del sole si attennero in seguito anche gli Italiani e questa divisione tra giorno e notte fu osservata lungamente nei monasteri e nell’ambito della Chiesa cattolica e per tutto il Medioevo. Tanto che ancora oggi il sabato sera si celebra la così detta “prefestiva” , perché il sabato sera è già l’inizio del nuovo giorno che è la domenica.
Quest’ uso fu l’unico in vigore in Italia dal Medioevo al Settecento, e scomparve definitivamente solo nella prima metà dell’Ottocento. Ad esso dunque si riferiscono le indicazioni che si leggono nei testi italiani di questi secoli e anche le annotazioni dei nostri registri parrocchiali.
E siccome d’estate il giorno con la luce solare è più lungo di quello invernale bisogna tener conto del periodo aprile-settembre che è circa di un’ora di luce in più dal  periodo ottobre-marzo. Diremo allora aprile-settembre ora estiva e ottobre-marzo ora invernale.
In conclusione si può dire che le nostre ore 12 (o mezzogiorno) corrispondevano alle ore 18 del Medioevo nel periodo invernale e per il periodo estivo anticipando di un’ora circa, e le nostre ore 18 diventavano mezzanotte per il Medioevo.
Perciò per capire il significato degli orari scritti nei nostri registri parrocchiali si potrebbe tenere presente questo schema:

Orario attuale che corrisponde all’ Orario medioevale
Ore  24 della notte                        =         alle ore          6 del Mattino
            1                                              =                                 7
            2                                             =                                 8
            3                                             =                                 9
            4                                             =                                 10
            5                                             =                                 11
            6 del mattino                     =                                 12
            7                                             =                                 13
            8                                             =                                 14
            9                                             =                                 15
            10                                           =                                 16
            11                                            =                                 17
            12 mezzogiorno     =                                             18
            13                                            =                                 19
            14                                           =                                 20
            15                                            =                                 21
            16                                           =                                 22
            17                                            =                                 23
            18                                           =                                 24
            19                                           =                                 1
            20                                           =                                 2
            21                                            =                                 3         
            22                                           =                                 4
            23                                           =                                 5
            24                                          =                                 6

Quindi l’hora mezza della notte del documento in questione, tenuto conto che nel mese di marzo siamo ancora nel periodo invernale, erano circa le nostre ore 18 e la gente fu licenziata verso le quattro hore della notte e cioè verso le nostre ore 22.

Verso il terzo decennio del 1800 nei nostri registri cominciamo a trovare anche la dicitura “le ore d’Italia” per dire la stessa cosa che abbiamo appena spiegato.

Qualche conferma dagli stessi documenti:
* Le 23 Aprile del 1776 - Ursola Carletta vedova d'anni 80 circa, passò da questa a meglio vita ad ore 24 del giorno, al tramontare del sole.
Qui è detto chiaramente che le ore 24 corrispondono al tramontare del sole.

* Le 13 Febraro dell'anno 1781 - Giovanna Donno vedova del quondam Giacinto Lazoi coniugi un tempo di questa Terra di Nohe, in età di anni 50 circa fece passaggio da questa a meglior vita à dì sudetto;, alle ore 23 circa del giorno al decader del sole, diede la sua anima al suo Creatore.
Anche qui è chiaro che le ore 23 circa è verso il tramontare del sole.

La mammana

Se poi si trattava di un bambino nato in pericolo di morte, bisognava preoccuparsi di dargli subito il battesimo. In questo caso di solito era la mammana o ostetrica, pratica nel suo ministero,  che dava il sacramento. Il parroco poi in chiesa, se il bambino non moriva subito, faceva gli altri riti e preghiere come dal Rituale. E molto spesso capita che il parroco annota che la mammana aveva dato l'aqua in casa per il pericolo imminente che vi era quando naque.
Quella che il popolo chiamava  mammana, è indicata con il termine dotto di  ostatrice  (da ob - stare per la funzione e la posizione che assumeva rispetto alla partoriente) e poi di levatrice. I nomi di queste persone compaiono spesso anche come testimoni del battesimo al neonato.

Qualche esempio.
* 25 Aprile 1810 - Pietro Paschale Aloisio …  nella mia Parrochiale Chiesa battezato … li Patrini nel sacro fonte furono il Parroco assi­stente e l'ostatrice che lo portava al Battesimo.
* 3 Gennaro 1811 - Salvadore Silvestro Leonardo … li Patrini nel sacro fonte furono Vito Pirro di Cotrofiano qui degente e l'ostatrice seu Mammana.
* 6 Febraro 1820 - Leonarda Maria … uscì in luce alle ore dodici del giorno e perchè era in pericolo, dalla ostatrice fu battezata dandoli la forma dell'acque, dopo due ore se ne morì.
* 16 Aprile 1820 - Piero Paulo … li Padrini nel sagro fonte furono Vita Orlando ostatrice ed il Parroco assistente. 
* 4 Ottobre 1820 - Angelo Leonardo …  li Padrini nel sagro fonte furono il parroco assistente e Felice Vittoria ostatrice di S. Pietro Galatina.
* 11 Settembre 1821 - Mi è stato portato in Chiesa un esposito ritrovato nel suburbio di Nohe da Padri incerti procreato per nome Liberato ed è stato da me sottoscritto Arciprete nella mia Parrochiale Chiesa batte­zato, li padrini nel sagro fonte furono Domenico Paglialonga di Nohe e l'ostatrice Maria Aloisi.
* Adì 4 Maggio 1693 - Domenico Antonio figlio di Donato Scrimieri e di Antonia Gioyusa coniugi di questo casale di Nohe, naquè ad hore 15 in circa, il quale per l'imminente pericolo di morte fu battezzato in casa da Giovanna Vonghia Mammana e poi à dì 7 detto il sudetto infante che fu battezzato in casa, si portò in chiesa … ecc. ecc.

Ma chi erano queste levatrici ?
I registri molto spesso dicono che al momento del battesimo c’è anche l’ostetrica senza specificarne il nome;  ma alcune volte è annotato. Così sappiamo che:
Nel 1693 la mammana di Noha era Giovanna Vonghia.
Nel 1701 l’ostetrica si chiamava Marca Grassa.
Nel 1736 l’ostetrica era Maddalena Birtolo.
Nel 1774 Rosa Palombo detta ammammana.
Nel 1777 troviamo registrata Antonia Boccassi.
Nel 1790  era Antonia Napoletano.
Nel 1820 era Vita Orlando
Nel 1821 la mammana era Maria Aloisi.
Ma troviamo anche:
Francesca Quaglia ostetrice della Terra di Seclì,
Felice Vittoria ostatrice di Sanpietroingalatina,
Francesc'Ant.a Coluccia di Aradeo pubblica ostetrice,
Lucia Mosco ostetrice della Terra di S.P. in Galatina per il suo officio chiamata...
Oggi questa situazione di emergenza non accade più perchè i bambini nascono in ospedale.
E' da notare che quasi sempre i padrini di battesimo sono un uomo e una donna qualunque, i più disponibili per essere presenti al momento del sacramento. Nei matrimoni invece i testimoni sono sempre due uomini. Ovviamente non c'erano le grandi feste di oggi, nè grandi regali, fotografi o rinfreschi e pranzi al ristorante.

 
Di Redazione (del 02/02/2013 @ 23:22:59, in Comunicato Stampa, linkato 2930 volte)

“Siate seri. Galatina merita altro”. Con questo imperativo Lilli Villani, capogruppo Udc in Consiglio comunale a Galatina, richiama i colleghi consiglieri per le scelte e le prese di posizione sulla questione della nomina degli scrutatori. “Sono stata criticata per aver indicato una rosa di scrutatori, così come prevede la legge, – precisa la capogruppo Udc, Villani – scegliendo tra chi non ha lavoro. Penso che sia una scelta sacrosanta, specie in questo periodo di dura crisi economica. Ma in Commissione elettorale hanno preferito sorteggiare e per far questo hanno forzato le procedure previste dalla legge agendo in modo poco chiaro e trasparente. Hanno deciso di sorteggiare gli scrutatori pescando da un elenco da cui sono state eliminate tutte le persone che hanno già prestato questo servizio. Tutto questo è stato fatto senza coinvolgere tutti i componenti della Commissione elettorale: personalmente ne sono venuta a conoscenza solo oggi”.

La capogruppo Udc, Lilli Villani, sottolinea lo sconcerto per il modo in cui è stato compilato l’elenco degli scrutatori e domanda al consigliere comunale della Casa delle Civiche, Marcello Amante, come mai si è appassionato per il sorteggio considerando che quando si trattava di incarichi nelle istituzioni o negli enti pubblici destinati alla sua persona non abbia avuto da ridire sulla nomina politica: la Csa valga per tutte.

Nel rimettere i puntini al loro posto la consigliera Villani tiene a mettere l’accento sulla scarsa coerenza del consigliere comunale Pd, Luigi Lagna: “Il consigliere forse viene tradito dalla scarsa memoria. A Collemeto, in occasione di un’assemblea sul megaparco, si è prodigato a spiegare a tutti che lo ritiene un’occasione da non perdere e da lui sempre sostenuta. Ebbene nel 2004 per rispondere a logiche politiche da prima repubblica non si è presentato nel Consiglio comunale che doveva deliberare sull’argomento e oggi – ingannando i collemetesi – in Consiglio comunale ha chiesto il ritiro della delibera “perché vorrei far notare che mancano proprio le basi e le condizioni per voler impiantare qualsiasi tipo di discorso, qualsiasi, volto a dare alla Giunta un indirizzo. Giunta che dovrebbe oggi prendere atto della decisione del Consiglio e dovrebbe sottoscrivere un protocollo, non si sa con chi, non si sa per cosa e non si sa con quale fine di utilità pubblica, ad oggi”.

Udc Galatina

 
Di Redazione (del 12/04/2018 @ 23:18:28, in Comunicato Stampa, linkato 1177 volte)

L’Amministrazione Comunale, in esecuzione alla deliberazione di Consiglio Comunale nr. 44/1971 nonché della deliberazione di Giunta Comunale nr. 94/2018, ha indetto Avviso pubblico per l’assegnazione del Premio di Laurea “Achille Fedele su Salvatore”, per l’annualità 2018.

Possono partecipare gli studenti residenti a Galatina che abbiano conseguito la laurea dopo un regolare corso di studi nelle diverse sessioni dell’anno accademico 2016/2017.

Le domande dovranno essere presentate in busta chiusa, entro le ore 12.00 del 5 maggio 2018, direttamente all’Ufficio Protocollo Generale del Comune di Galatina, presso la sede municipale sita in Via Umberto I n. 40, oppure:

1. a mezzo raccomandata con avviso di ricevimento, inviata a Comune di Galatina – Via Umberto I nr. 40 – 73013 Galatina (LE);

2. a mezzo posta elettronica, utilizzando documenti informatici in formato .pdf sottoscritti con firma digitale, ai seguenti indirizzi istituzionali:

- protocollo@cert.comune.galatina.l.e.it

- protocollo@comune.galatina.le.it

 

L’avviso pubblico e la relativa modulistica sono reperibili al seguente indirizzo: http://www.comune.galatina.le.it/item/servizio-pubblica-istruzione-5

Per ogni informazione è possibile rivolgersi all’Ufficio Pubblica Istruzione (Tel. 0836/633239; e-mail: pubblicaistruzione@comune.galatina.le.it).

Ufficio Stampa Comune di Galatina

 
Di Marcello D'Acquarica (del 24/10/2013 @ 23:15:57, in NohaBlog, linkato 3119 volte)

Venerdì, 27 Settembre, è un giorno lavorativo, ma a Noha è l’antivigilia della festa di San Michele Arcangelo.  L’aria è calma e c’è pure un bel cielo azzurro. Sono passate appena tre settimane da che sono andato via da Noha, ma vi ritorno con l’angoscia dell’eau de fogne che ci ha avvelenato l’estate. Affligge dover sopportare quest’ennesimo torto della mala gestione del territorio. Ma questa è un’altra storia. Pedalo sovrappensiero fra le case del mio paese. Sono ancora frastornato dal rapidissimo “trapasso” da Rivoli, una terra dove i pioppi soppiantano gli ulivi, le case paiono degli alveari e le persone sono infiniti sconosciuti, a questo paese che è l’esatto contrario. Ho come la sensazione che il mio cervello sia stato sbatacchiato per terra come detta l’usanza barbara con cui trattano i polipi ancora vivi. O forse è un po’ anche colpa dell’età, chissà. Attraverso guardingo via Collepasso, sempre meno via e sempre più pista per pseudo-piloti-rincoglioniti, e mi lascio trasportare dall’incantevole silenzio che regna nell’aria. E’ sempre accogliente il mio paese con le sue vecchie vie, dove il silenzio risuona di echi e voci nostalgiche. Solo un guizzo d’uccelli, e il lento ondeggiare di un vecchio uomo con il bastone. Nulla ancora anima i suoi brevi orizzonti delimitati dalle case multicolore. Tutto sfocia in un infinito senza ostacoli. Senza fumi o porcate apparenti.

Procedo senza fretta, a tal punto da reggere appena l’equilibrio. Pare un miracolo. Vorrei fermare  tempo e spazio. Ma tutto ha un limite e dopo poche pedalate mi ritrovo in pieno centro.

Qui, in piazza, le pagine di questo giorno straordinario si sfogliano da sé. Sembrano scompigliate da un vento vorticoso: scale con le ruote e rotoli di fili, lampadine colorate e pali tinti di bianco, la cassa armonica e i soliti noti quattro opinionisti. Sono mattinieri, già attivi dalle loro postazioni  a ridosso della chiesa. Non manca l’ape del consueto ambulante e gli occhi dolcissimi di un bambino. Ma la mia attenzione è attratta da un enorme cartellone che descrive il programma per i tre giorni di festa a venire.

Mi avvicino e leggo il tutto con l’intento di non perdermi nulla. Mi colpiscono in modo particolare due cose: il bacio della reliquia e la foto di una gigantesca porchetta. Sacro e profano, starete pensando voi. No, è la verità.

Non che il resto del programma sia da meno, ma queste cose, come dire, le colgo come novità. Della prima soddisferò la mia curiosità accodandomi al “pellegrinaggio” della sera dopo, in Chiesa, al rientro della spettacolare processione con la statua del nostro San Michele Arcangelo.

Trascendenza di una fede che resiste alle dure bordate di questo bizzarro progresso dal ventre molle. Resiste e unisce tutti, o quasi tutti. Così sembra a guardare la fila interminabile di gente che s’accoda con dignità compunta e speranzosa al bacio della reliquia: una pietruzza strappata alla grotta del Sacro monte del Gargano, per esorcizzare il male e per poi, magari, restituirle il merito di grazia ricevuta. Mistero della Fede.

Della seconda novità, la porchetta, invece dovrò chiedere lumi a qualcuno. Ma non ce n’é bisogno, il tempo di voltare la testa e dietro di me (quasi a voler dire: “cosa vuoi sapere?”), uno, due e poi non so più quanti, sono pronti a darmi le dovute spiegazioni. Tutto pare abbia avuto inizio pochi giorni prima, in occasione del “Gran Galà dei cavalli”, svoltosi il 22 Settembre, uno spettacolo fuori dal comune. Nel senso che dalle nostre parti non si è mai visto nulla di simile. Mi raccontano i “25 amici” che, quando ci si rese conto del poco tempo a disposizione e del gran lavoro che c’era per preparare il campo, stava per saltare tutto. Si è corso il rischio di non fare niente. Il campo per un gran galà di cavalli deve avere il terreno soffice come un velluto. Mentre sul nostro sembrava fossero sbarcate tutte le macchine schiaccia terra del mondo. Quindi? Quindi - mi dicono gli amici - si è scatenato il finimondo. Un nugolo di braccia e di macchine che pur di regalare a Noha l’evento più strabiliante del pianeta, hanno rinunciato alle proprie entrate economiche, per giorni e giorni. Entrate sempre più magre, e quindi a maggior ragione, sempre più preziose. Se dovessi farne i nomi non basterebbero 20 pagine, intere famiglie, caseggiati, gruppi di amici. Hanno chiuso negozi e officine, bar e chioschi, lavaggi e carrozzerie, agenzie e uffici tecnici, case e salotti: UNO PER TUTTI, TUTTI PER NOHA.

Non uno slogan banale, ma il segno di una comunità che si risveglia da un imperturbabile trascinarsi nel tempo. Un tempo dove tutto è programmato, e che vorrebbe tutto cambiare, ma di fatto nulla cambia. Così conviene ai pochi e sconviene ai molti. Come fare la doccia con l’impermeabile, appunto. Dove l’idea dell’individualità e del carrierismo, che hanno sempre ridicolizzato ogni credo, ha oltraggiato la tradizione stessa, spogliandola del mistero e della poesia che rinfranca gli spiriti buoni.

Una comunità che cresce ha bisogno di esempi e fatti, non solo di parole, promesse e speranze millenarie. Una comunità cresce quando alle persone viene offerta la possibilità di ragionare, quando non ci si oppone ostentando regole e pratiche che, come la fede, dovrebbero restare attente, anzi aperte, al dubbio. L’esempio è il più alto grado di solidarietà.

Per cambiare il mondo basterebbe che qualcuno, anche piccolo, avesse il coraggio di incominciare. Forse ci siamo.

Marcello D’Acquarica
 
Di Albino Campa (del 11/10/2011 @ 23:08:39, in Un'altra chiesa, linkato 3135 volte)

Continua la nostra rubrica 'un'altra chiesa' con gli interessanti articoli di don Paolo Farinella. I preti-manager a volte si sentono talmente investiti da Dio da ritenere che per le loro "opere" sempre e comunque il fine giustifichi i mezzi

In un mio articolo su La Repubblica, chiedevo al cardinale Bagnasco di urlare. Ha urlato Bagnasco? E’ stato efficace? Non riesco a partecipare al carosello di plauso verso il cardinale Bagnasco che avrebbe parlato chiaro, forte e, come dicono gli esegeti anche laici, ha rotto con Berlusconi. Ascoltando il cardinale e le sue parole accorate, provavo un senso di pena per lui e quelli che gli stavano attorno. Egli, come è nello stile clericale, ha parlato con partecipazione anche fisica e mimica, ma non si rendeva conto che appena avrebbe finito le parole generiche e di buon senso, gli altri, quelli cioè a cui avrebbero dovuto essere indirizzate, hanno preso le distanze: il cardinale ha fatto bene (e ti pareva!), ma non bisogna strumentalizzarlo, il suo discorso è rivolto a tutti e non ad una sola persona. Certo, un po’ di più a Berlusconi che è un po’ «birichino», ma mai e poi mai il cardinale ha inteso dire che bisogna cambiare governo. «Comportamenti vacui»?Parlare di «comportamenti vacui e di cambiare aria» non significa nulla perché, come sempre, nel discorso del cardinale mancava un ingrediente essenziale, quello che fa la differenza: Nome Cognome, indirizzo, Cap e possibilmente C.F. Nel caso: Il Disonorevole Silvio Berlusconi, Ville lupanari o in subordine Palazzo Ghigi dove si reca «a tempo perso», 00100 Roma.Finche il cardinale non dirà nome e cognome, mi dispiace per lui, ma le sue parole non avranno efficacia ed effetto. La riprova? Il doppiamente disonorevole Lupi e il tristemente disonorevole Formigoni che si accreditano come cattolici della prima fila, si sono spremuti come limoni per fare passare l’idea che il cardinale non l’aveva con Berlusconi e che in fondo i peccati li giudica solo Dio, mentre il governo lo gestiscono loro. A questi cattolici di ferro arrugginito interessa solo il potere per il potere e gli affari illeciti che il potere gli consente di fare … tanto poi una confessatina, una botta e via. Il cardinale dice: «Non si era capito, o forse non avevamo voluto capire, che la crisi economica e sociale, che iniziò a mordere tre anni or sono, era in realtà più vasta e potenzialmente più devastante di quanto potesse di primo acchito apparire. E avrebbe presentato un costo ineludibile per tutti i cittadini di questo Paese. Colpisce la riluttanza a riconoscere l’esatta serietà della situazione al di là di strumentalizzazioni e partigianerie; amareggia il metodo scombinato con cui a tratti si procede, dando l’impressione che il regolamento dei conti personali sia prevalente rispetto ai compiti istituzionali e al portamento richiesto dalla scena pubblica, specialmente in tempi di austerità». Non si era capito? Di chi sta parlando il card. Bagnasco? A chi si deve riferire il plurale maiestatico di volontà negativa «non avevamo voluto capire»? Per quanto mi riguarda è almeno dal 2006 che scrivo e gli scritti sono pubblici e possono essere documentati, che il governo Berlusconi con il suo programma elettorale che anche i vescovi hanno ascoltato ed esaminato, avrebbe portato alla sfascio dell’Italia da solo. Poi si è aggiunta la crisi (che ormai è diventata la foglia di fico per nascondere le vergogne dei responsabili) che ha aggravato le cose. Falsi, falsificatori e ritardatari di professione, Berlusconi e il ministro Tremonti in coppia con Sacconi, che tanto credito riscuote presso la Cei, hanno pervicacemente negato l’esistenza stessa della crisi perché era più urgente far passare l’immagine squallida di un uomo malato di megalomania narcisistica di essere «il miglior presidente del consiglio dall’unità di Italia ad oggi» (parole autentiche dell’interessato). I vescovi non vedevano dove stava andando l’Italia e dove la stava scaraventando il governo? Perché non hanno detto nulla? Non si sono accorti che tutte le scelte economiche avevano una conseguenza diretta sul sociale, sulla vita di relazione, sulla sussistenza di milioni di famiglie? Hanno continuato a chiedere interventi a favore della famiglia, ma non hanno elevato una critica sulla distruzione della stessa che il governo scientemente a operato, favorendo i ceti ricchissimi a scapito dei poveri che puntualmente sono chiamati a pagare le inadempienze, la corruzione, l’evasione fiscale e l’immoralità dei ricchi?Perché un ritardo di almeno tre anni? Con quale autorevolezza i vescovi oggi possono criticare il governo che essi stessi hanno appoggiato, sostenuto, foraggiato direttamente e specialmente con i loro silenzi? Io penso che l’intervento del cardinale Bagnasco sia stato un atto necessario altrimenti se anche questa volta non avesse detto nulla, dalla base dei credenti vi sarebbe stata una rivoluzione. Noi preti di strada lo vediamo ogni giorno nelle nostre chiese e nelle nostre strade. Tutti si interrogavano sul silenzio dei vescovi, tutti chiedevano un intervento, tutti erano scandalizzati dall’omertà vescovile, che tutti motivavano con la difesa di interessi in nome dei quali si commerciavano immoralmente scambi di reciproco sostegno. Tutti? Sì, tranne i cosiddetti cattolici inquinati che hanno scelto Berlusconi, il mammona maledetto dal vangelo, perché garante di traffici e affari illegali. Tutti, tranne i seguaci di CL che della partecipazione a questo governo e del connubio con Silvio Berlusconi hanno fatto la loro essenza di vita, e al diavolo le esigenze etiche, la morale, la coerenza, la dignità, la dottrina sociale e tutte queste quisquilie. Essi vanno perfettamente d’accordo con quel vescovo che diceva: «Basta con la profezia, occupiamo adesso del governo».Quanto al metodo scombinato e al regolamento dei conti prevalenti sui rapporti istituzionali, i vescovi avrebbero dovuto sapere da sempre che Berlusconi è un mafioso che difende mafiosi e camorristi e che la delinquenza organizzata lo ha sostenuto e sostiene nell’esercizio del suo potere che è tutto a favore di essi. Come spiegare la nomina di un accusato da sei pentiti di mafia a ministro della repubblica (Romano) e un altro accusato di n’drangheta (Cosentino) per cui è stato richiesto addirittura l’arresto è stato protetto e difeso a spada tratta? Berlusconi ha messo lo Stato e le Istituzioni nelle mani della malavita e il cardinale arcivescovo di Genova cade dal pero solo adesso? Il cardinale Bagnasco con volto triste e teso continua: «Rattrista il deterioramento del costume e del linguaggio pubblico, nonché la reciproca, sistematica denigrazione, poiché così è il senso civico a corrompersi, complicando ogni ipotesi di rinascimento anche politico. Mortifica soprattutto dover prendere atto di comportamenti non solo contrari al pubblico decoro ma intrinsecamente tristi e vacui. I comportamenti licenziosi e le relazioni improprie sono in se stessi negativi e producono un danno sociale a prescindere dalla loro notorietà. Ammorbano l’aria e appesantiscono il cammino comune». Solo questo? Comportamenti «tristi e vacui»: l’induzione alla prostituzione, la tratta delle prostitute, l’uso del crocifisso come strumento erotico tra le tette della consigliera Minetti, eletta nella lista di Formigoni, travestita da suora, un comportamento «triste e vacuo»? Cosa deve fare Berlusconi per essere scomunicato «latae sententiae»: assassinare la Trinità con un colpo solo? O violentare la Vergine Maria con san Giuseppe incatenato al palo della lap-dance? Dopo il «contesto» arrivano le «relazioni improprie»
«Relazioni improprie»? Che linguaggio è codesto? I rapporti sessuali con minorenni e l’induzione delle stesse alla prostituzione adesso si chiamano «relazioni improprie»? Per uno che va a confessare un adulterio o una violenza su un minore, basta che dica «ho vissuto una relazione impropria», Ok! Amico/amica, un Pater, Ave e Gloria e chi s’è visto s’è visto? Chi ha ammorbato l’aria? Un marziano o qualcuno con nome e cognome? Non poteva mancare in discorso ufficiale, il colpo al cerchio e alla botte: «la reciproca, sistematica denigrazione» con evidente riferimento alla opposizione, così per non offendere nessuno. Oppure dove da un colpo indiretto anche alla magistratura inquirente che non ha fatto altro che il suo dovere, obbligata per Costituzione, vigendo in Italia, l’azione penale obbligatoria: «Colpisce l’ingente mole di strumenti di indagine messa in campo. Chi lo ha detto al presidente della Cei che le intercettazioni sono «ingenti»? Lui le ha contate o è un modo per addolcire la pillola a Berlusconi? Un colpo ciascuno non fa male a nessuno?
Fino a prova contraria le intercettazioni riportano la voce dell’indagato e del malfattore, mentre il metodo di indagine è una questione riservata alla magistratura e nessuno dovrebbe sindacarla, come esige la separazione dei poteri in una democrazia decente. Questo cerchiobottismo, infatti, ha avuto un effetto: ha dato adito alla destra e ai suoi cattolici da supporto di annacquare le parole del cardinale e di diluirle fino al punto di farle scomparire. Si dice che l’ordine di scuderia sia quella di dire e ripetere che la condanna del presidente della Cei sia riferita ai «comitati d’affari come il caso Penati» e quindi la conclusione per la destra e per Berluscconi è che il cardinale Bagnasco ha fatto una durissima strigliata al Pd. Ecco il risultato. Lupi, Formigoni e i cattolici complici si affannano a giustificare Berlusconi che non deve dimettersi e che il cardinale parlava in generale, per tutti.Questo equivoco nasce da un solo fatto: il cardinale Bagnasco non ha fatto il nome del delinquente Berlusconi, corrotto (sentenza Cassazione), evasore fiscale, bugiardo e falso, spergiuro, corruttore di minorenni, utilizzatore e manovratore di «carrettate di donne» (cioè prostitute a pagamento), amico e complice di mafiosi e malavitosi, mentitore e istigatore alla menzogna, uomo senza onore e dissipatore del patrimonio comune di etica, di denaro e di dignità. Le parole di Bagnasco avrebbero avuto un peso altro se avesse semplicemente detto che non solo in base alla Costituzione, ma anche per la morale comune il Sig. Berlusconi Silvio, presidente del consiglio dei ministri, pro tempore, avendo disonorato la carica che ricopre non è più degno di rappresentare e governare (si fa per dire!, visto che governa a tempo perso!) il popolo italiano. Pertanto, noi vescovi, diciamo ai cattolici che lo hanno sostenuto fin qui, che non è loro lecito andare avanti e se vogliono essere cattolici e non complici devono interrompere con lui ogni rapporto, ogni sostegno, ogni appoggio, ogni collaborazione, finché non si sarà pentito davanti alla nazione e non avrà riparato il male fatto. L’esempio corruttore trascina e corrompe. A Genova, nella città del cardinale Bagnasco, in un processo per violenza su minorenne, lo stupratore si difende con aria innocente con queste parole: «Ho fatto quello che fa il presidente del consiglio». A Bari tre uomini che adescano alcune prostitute con un certo atteggiamento strafottente e fermati, si difendono dicendo: «Che male c’è, non fa così anche il presidente del consiglio»? Ecco, costui è l’uomo, il pazzo, il malato, il prostituto che ha prostituito le istituzioni prosseneta, lo spergiuro, il corruttore, il corrotto, l’evasore fiscale, il ladro che la gerarchia cattolica ha sostenuto per lunghi anni, da 17 e forse anche di più, per la precisione. Questo è l’uomo che la Cei ha appoggiato direttamente e indirettamente e con cui ha fatto affari. Questo è l’uomo che il segretario di Stato vaticano e l’ex presidente della Cei, il card. Ruini, inseguono nonostante gli scandali, nonostante i soprusi, nonostante abbia ucciso la nazione italiana e mentre il popolo muore attanagliato dalle ganasce di una serie di finanziarie che sono «eutanasia» attiva sul corpo vivo dell’Italia, i vescovi tacevano, o se parlavano, come sempre, alludevano, ma sempre in ritardo sia sui tempi che sulla storia. Ha un bel da fare il cardinale Bagnasco a citare il giudice Casavola, ma la Chiesa che parla e non si intimidisce è la Chiesa dei credenti che ogni giorno misura la distanza sia dal governo e dal parlamento asservito, sia dai vescovi che hanno scelto la diplomazia e hanno ucciso la profezia. Per loro è più importante la «relazione impropria istituzionale» con un uomo indecoroso e ignobile che porta ancora il titolo di «cavaliere della Repubblica» che è stato tolto ad altri per molto, molto meno come Callisto Tanzi.Il cardinale dice che i vescovi hanno parlato a più riprese: citi un solo documento in cui si evince con chiarezza e senza equivoci il loro intervento. Se uno studioso volesse fare una tesi sulle prolusioni dei presidenti della Cei e i rapporti tra politica chierici cardinali, farebbe fatica a individuare in quegli scritti accenni alla situazione abnorme e ignobile che stiamo vivendo da anni. Perché ieri come oggi, vi troverà non parole chiare ed evangeliche «sì, sì; no, no», ma solo allusioni velate, cenni felpati, oibò claudicanti, sospiri spezzati, belati sommessi. Innominato e innominabili.
Da un vescovo che ha la responsabilità di guidare la Chiesa italiana mi aspetto che dica la verità, che la dica intera, che la dica tutta e che la dica in faccia a Berlusconi senza guardare ad altri interessi che non sia la chiarezza, la coerenza e la verità di cui dovrebbe essere servo umile e povero. Per me è ancora un’occasione perduta, una Chiesa gerarchica decaduta. Che Dio, se può abbia pietà dell’Italia che il mondo intero deride e noi stessi colpevolmente tolleriamo, rassegnati all’ignobile e all’indicibile. Berlusconi non può essere l’Innominato manzoniano perché questi fu tormentato dalla spada del rimorso e andò a chiedere aiuto e perdono ad un cardinale che lo accolse, mentre la caricatura di Arcore, nella sua strafottenza, si vanta e si gloria della sua ignobiltà e del suo disonore, proponendosi come modello che gli Italiani amano. Per il cardinale egli resta innominato, ma è la gerarchia cattolica che rimane innominabile e complice del degrado disonorevole che ha inabissato la nostra democrazia e le nostre Istituzioni che noi difenderemo anche col nostro corpo. In nome della Costituzione Italiana e in quanto cattolici, in nome della nostra dignità di testimoni del Risorto Crocifisso che l’innominato usa come strumento erotico intramammellare sul corpo venduto di una prostituta pubblica travestita da suora. La difesa del Crocifisso, non meritava forse un po’ di coraggio e chiamare i colpevoli per nome? Lo sappiamo e ne siamo certi, il coraggio, se un cardinale non ce l’ha, nessuno glielo può dare. Nemmeno con lo sconto.
 
Don Paolo Farinella - Genova
 

La nostra coalizione è nata dall'esigenza politica di segnare la differenza con tutte le altre opzioni in campo.

Sentivamo la necessità di proporre alla città un progetto politico che mettesse insieme competenze, stabilità ed Istituzioni, attraverso l'apporto di partiti e liste civiche orientate e costruite esclusivamente per il bene comune.

Oggi siamo di fronte ad un bivio per la città, nella consapevolezza che abbiamo combattuto sul campo entrambe le coalizioni che si confronteranno al ballottaggio.

Partiamo dal presupposto che riteniamo irricevibile "l’appello alle forze di centro sinistra" lanciato dal Dott. Fabio Vergine che rappresenta, insieme alla sua coalizione, una maschera alla LEGA e al famoso PARTITO OrizzoNTALE che tutto è tranne che vicino all'area progressista. Non voteremo mai chi non rispetta la Città. Chi nasconde la destra, per farla riemergere becera in tutta la sua pienezza nel metodo e nel merito.

Vorremmo informare Vergine, nel caso non ne fosse a conoscenza, che mentre lui si appella dai palchi, una schiera di suoi sodali, privatamente, contattano schiere di nostri candidati con argomentazioni lontanissime nel merito e nel metodo dall’agire politico civile. Una smaniosa ricerca del consenso che può essere giustificata solo da una smaniosa sete di potere.

Dall'altro lato, il Sindaco uscente, che rappresenta un civismo tradizionale, politicamente poco strutturato, ma che conosciamo da tempo e che oggi sembra pronto e maturo a gettare le basi per una prospettiva politicamente nuova, per fare un salto di qualità, affidando il futuro della Città ad una nuova classe dirigente. 

Rimanendo differenti su molti aspetti, riteniamo di condividere stile e agire politico, e partendo da un modus operandi comune, siamo pronti a contribuire a costruire un nuovo orizzonte politico per la città con il solo fine di rispondere alle esigenze vere del presente e alle enormi sfide che ci aspettano nel futuro.

Per tutti questi motivi, la coalizione progressista formata da Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e le liste civiche che confluiranno in un contenitore politico culturale civico (ma di chiaro orientamento progressista) sosterranno convintamente, il 26 Giugno, la riconferma del Sindaco Marcello Amante.

Lo facciamo perché conosciamo il pericolo, e vorremo evitarlo alla città. 

Lo facciamo perché crediamo nella politica e nel suo senso più profondo. Lo facciamo perché Galatina merita il nostro impegno, nelle forme e nei modi di chi è animato esclusivamente dal bene comune.

Lo facciamo a testa alta, schiena dritta e con la trasparenza e la chiarezza che meritano i nostri elettori. 

Gli inciuci, quelli fatti di nascosto, a quattr’occhi, perché sei sono già troppi, quelli orientati al convincimento basato sul mero interesse privato, della singola persona, gli lasciamo fare agli altri.

Siamo diversi e lo dimosteremo. 

Per Galatina ci siamo. 

 

Partito Democratico 

MoVimento 5 Stelle

Federazione liste civiche coalizione progressista 

 
Di Antonio Mellone (del 19/06/2014 @ 23:07:29, in NohaBlog, linkato 4133 volte)

Da circa un anno è in vigore una legge che, in nome della trasparenza, impone a tutti gli enti locali l’obbligo di pubblicare sul proprio sito istituzionale la situazione reddituale e patrimoniale dei componenti degli organi politici, oltre agli elementi identificativi dell’incarico, i curriculum degli eletti, i compensi di qualsiasi natura connessi all’assunzione della carica, e, non ultimo, le spese sostenute per la propaganda elettorale.

Il Comune di Galatina, per quanto ovvio, si è subito adeguato al dettato della norma.

*

Visto che nella stessa legge si dice che codesti documenti e informazioni, in quanto pubblicati obbligatoriamente, sono esposti nei siti web in formato di tipo aperto e sono riutilizzabili senza alcuna restrizione, se non quella di citare la fonte e di rispettarne l’integrità, mi son preso la briga di consultare il sito del Comune di Galatina (il cui indirizzo web, per essere precisi, è il seguente: www.comune.galatina.le.it/) e di importare pari pari su Noha.it (rispettandone dunque “l’integrità” ) le autocertificazioni dei redditi e dei patrimoni, pubblicate qualche mese fa, autografate dai quattro consiglieri comunali nohani, che rispondono ai nomi di Daniela Sindaco, Luigi Longo, Antonio Pepe e Giancarlo Coluccia (citati qui in ordine sparso e non, come dire, di ricchezza).

Per eventuali gli altri dati si rimandano i nostri 25 lettori al sito istituzionale del Comune.

Non aggiungo altro, anche perché in certi casi mi mancano le parole. In altri, invece, correrei il rischio di utilizzare un eloquio poco burocratico, con pause di interpunzione rafforzate dal frequente riferimento all’organo genitale maschile, tradotto in lingua siciliana. Stavolta, dunque, meglio far parlare i dati.

 

Antonio Mellone

Daniela Sindaco

Luigi Longo

Antonio Pepe

Giancarlo Coluccia

 
Di Redazione (del 17/01/2014 @ 23:06:40, in Comunicato Stampa, linkato 2615 volte)

Nel ruolo di Consigliere Comunale, seppur di minoranza, che oggi ricopro, non posso non evidenziare il profondo disorientamento dei cittadini galatinesi che in questi giorni si ritrovano a combattere con una sequela di potenziali tasse da pagare.

L’Amministrazione Montagna, come da consuetudine consolidata, ritiene di non dover porre attenzione all’esigenza di informazione dei galatinesi, con Assessori e Sindaco sempre pronti ad impugnare carta e penna per scrivere comunicati autoreferenziali ma quasi mai attenti alla comunicazione istituzionale e di servizio verso i cittadini.

E’ per questo che, ancora una volta, sopperendo a mancanze altrui cercherò di dare un servizio ai miei concittadini informandoli, sommariamente, sulle prossime scadenze:

MINI IMU : in scadenza il 24 c.m., tale imposta non riguarda i proprietari di immobili adibiti a prima abitazione siti nel nostro Comune e nessun versamento deve essere effettuato a tale titolo alla data indicata.

TARES 2013 : il termine di versamento è scaduto il 16-12-2013 ma ancora in questi giorni molti galatinesi stanno ricevendo, con ritardo, l’avviso di pagamento.

Occorre ricordare che la Tares si compone di due imposte, una COMUNALE (per il servizio rifiuti) e l’altra STATALE (per servizi indivisibili).

La Legge di Stabilità ha concesso una proroga del versamento al 24 gennaio 2014 per la sola parte statale e considerato che già il Comune di Galatina non prevede nel regolamento alcuna sanzione per i versamenti effettuati entro 16 gennaio 2014, considerando altresì il ritardo nel recapito degli avvisi, è da ritenere che, per ragioni di opportunità e buon senso, nessuna sanzione sarà comminata a quanti effettueranno il versamento, entro il 24 gennaio 2014.

La grave crisi economica in atto potrebbe, loro malgrado, porre comunque famiglie e imprese nell’impossibilità di adempiere al pagamento di tale tributo entro il 24 gennaio ’14 incorrendo nell’inevitabile sanzione pari al 30% del dovuto. Tuttavia, a determinate condizioni e sempreché la violazione non venga constatata e notificata, è possibile utilizzare il “ravvedimento operoso” (versamento spontaneo) che prevede sanzioni notevolmente ridotte (dal 3% al 3,75% a seconda che il versamento spontaneo avvenga entro trenta giorni o successivamente ma comunque entro un anno dalla omissione).          

L’esperienza insegna che l’Ufficio Tributi di Galatina, dimostrando esempio di efficienza, provvede alla notifica degli avvisi di accertamento entro circa tre mesi dalla scadenza, riducendo di fatto la possibilità di avvalersi delle sanzioni ridotte a tale periodo, pertanto l’omissione del pagamento entro i successivi 30gg comporterebbe l’iscrizione a ruolo con ulteriori aggravi di spese e l’addebito della sanzione piena.

Le prospettive per il 2014 sulla tassazione degli immobili, dalla TARI alla TASI alla defunta TRISE e per finire alla IUC (Imposta Unica Comunale), nell’inevitabile disagio economico per famiglie ed imprese, non consentono più alcun tipo di tentennamento e rendono obbligatorio percorrere ogni strada possibile per agevolare i cittadini.

Nei prossimi giorni, inoltrerò una proposta di valutazione e di indirizzo alla competente commissione comunale affinché sia concessa ai galatinesi la possibilità di richiedere la rateizzazione dei tributi dovuti direttamente al Comune e prima dell’iscrizione a ruolo, nonché la riduzione delle sanzioni se entro 30gg dalla notifica dell’avviso di accertamento si provvederà al pagamento o si inoltrerà richiesta di rateizzazione.

L’invito al Sindaco Montagna ed alla sua Amministrazione è a considerare le sempre più scarse risorse economiche a disposizione degli Enti Locali un’occasione di approfondimento e valutazione per la razionalizzazione della spesa, finalizzando i risparmi ad una progressiva riduzione della pressione fiscale sui cittadini galatinesi.

Marcello Amante

Galatina in Movimento
Galatina Altra
novaPolis Galatina
Movimento per il Rione Italia

 
Di Albino Campa (del 26/12/2010 @ 23:06:39, in Presepe Vivente, linkato 3890 volte)

25 Dicembre 2010. Presepe Vivente Masseria Colabaldi
Servizio fotografico di Paola rizzo

 
Di Redazione (del 19/02/2013 @ 23:06:05, in Un'altra chiesa, linkato 3629 volte)
Premessa. Molti amici e molte amiche mi hanno subissato di e-mail e di messaggi per chiedermi che cosa penso delle dimissioni del papa. Poiché sto preparando un libro per l’editore «Il Saggiatore» in cui chiedevo le dimissioni di questo papa per manifesto fallimento, ho dovuto ripensare come fare e cosa fare del lavoro svolto. Ho pensato di aggiungere un capitolo e di metterlo come cappello all’intero libro. Alla notizia dell’Ansa, la mia prima emotiva reazione è stata: sono stato superato a sinistra da un papa. E’ la fine! Non pubblico più il libro. Poi, a una più puntuale e attenta riflessione, ho capito che quelle dimissioni rendevano il libro ancora più necessario, anzi gli davano fondamento e argomento. Senza di esse, il libro poteva apparire come lo sfogo di un prete «arrabbiato» (anche se non lo era), ora con le dimissioni, i fatti e le ragioni ch espongo hanno il crisma della prova che anche il papa «non ne può più» e pone fine alle ,lotte intestine, ai tradimenti, ai giochi di potere, rompendo il giocattolo nella mani sacrileghe dei cardinali e dei curiali, corrotti e senza Dio. Pertanto per venire incontro a tutti, pubblico questo nuovo capitolo, appena finito, invitandovi, per il resto, ad aspettare l’uscita del libro per i primi di maggio. Alla luce dei fatti, anche il mio precedente romanzo «Habemus papam» acquista una dirompenza profetica inusitata perché il tempo di Francesco I si avvicina sempre più perché è ineluttabile. Ora torno alla revisione del libro, non risponderò ad alcuno perché dovrò consegnarlo entro il 20 di febbraio. Di quello che pubblico, potete fare l’uso che volete. Il papa si dimette. Finalmente un’ottima notizia Iniziai questo libro il giorno lunedì 13 agosto 2012, alle ore 16,57. In esso per almeno due volte chiedo le dimissioni di papa Benedetto XVI per fallimento palese come uomo, perché ha dimostrato di non essere in grado di gestire la curia romana col suo vortice d’intrighi, corruzione, scandali e immoralità. Finita la stesura, mi accingevo a rivedere il testo per limare e aggiustare; giunto a pagina 77, lunedì 11 febbraio 2013, esattamente sei mesi dopo, poco prima di mezzogiorno, lessi sul web il lancio dell’Ansa con la notizia dirompente, quasi in diretta, che Benedetto XVI, nel concistoro in corso, comunicava ai cardinali le sue dimissioni da papa. Il card. Angelo Sodano, presente, prendendo la parola subito dopo il papa, parlò di «un fulmine a ciel sereno». Il papa aveva riunito il concistoro pubblico dei cardinali per concludere tre canonizzazioni, tra cui quella degli «Ottocento Martiri di Otranto», uccisi il 14 agosto 1480 dai Turchi perché non vollero abiurare dalla loro fede e convertirsi forzatamente all’Islam. Finito il concistoro pubblico, il papa proseguì con un concistoro segreto, riservato ai soli cardinali presenti, circa una cinquantina, ai quali, in latino, comunicò la sua ferma e libera decisione di dimettersi da papa perché, - disse - «sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata (ingravescente aetate), non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero pietrino», stabilendo la data d’inizio della «sede vacante» alle ore 20,00 del giorno 28 febbraio 2013. La motivazione che il papa stesso offrì al mondo fu drammatica e lucidamente consapevole: Nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di San Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato (L’Osservatore Romano CLIII n. 35 [2013] del 11/12-02, p. 1). Quando questo libro sarà uscito (fine aprile 2013), la Chiesa cattolica avrà un nuovo papa e anche un papa emerito, in una situazione speciale, ma non unica nella bimillenaria storia ecclesiale perché altri papi e antipapi hanno convissuto in epoche lontane. Basti ricordare papa Ponziano che, il 28 settembre del 235, rinunciò alla carica perché mandato ai lavori forzati in Sardegna, e papa Antero che gli succedette il 21 novembre dello stesso anno; oppure il mondano Benedetto IX che tra il 1032 e il 1044, espulso e tornato in carica a più riprese, convisse con Silvestro III, Gregorio VI e Clemente II. Volendo si può anche andare all’inizio del sec. XV, al tempo dei papi Gregorio XII e Benedetto XIII, dimessi dal concilio di Pisa nel 1409 perché scismatici. Oppure è sufficiente ricordare l’antipapa Giovanni XXIII (nome ripreso, senza paura, da papa Angelo Giuseppe Rocalli nel 1958) che coesistette con Urbano VI e Martino V, quest’ultimo eletto dal concilio di Costanza; oppure Eugenio IV, scomunicato e deposto con Felice V che abdicò in favore di Nicolò V nel 1447. Si può dire che nella storia con questo valzer di papi e antipapi, doppi papi e tripli papi, non si ha certezza della linearità della successione petrina; tra tutti i papi dimessi o deposti, fa impressione notare che il nome di «Benedetto» ricorre più di ogni altro. L’11 febbraio 2013 fu la volta di un altro Benedetto, numero XVI, il quale non fu obbligato da forze esterne dirette, ma prese la decisione, ponderandola nella sua coscienza e solo quando essa fu matura in lui, la comunicò, secondo le regole del Codice di Diritto Canonico che sancisce: Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti (can. 332 § 2). Il gesto di Benedetto XVI, superato lo stupore di rito, lasciò aperte, e tuttora lascia, molte congetture, dando forza ulteriore di verità alle pagine che seguono, perché è la prova che i fatti e le valutazioni che riporto, spesso molto dure, non sono solo fondate sulla realtà, ma travalicano l’orizzonte delle ipotesi e si collocano sul versante della drammaticità che assiste impotente alle dimissioni del papa. Se il papa stesso motu proprio si dimise perché non ce la faceva più a svolgere il suo ruolo, significava che il livello del degrado era arrivato a tal punto che solo un gesto forte, «un miracolo», poteva porvi rimedio. Per la prima volta il gesto delle dimissioni, non usuale nel mondo clericale dove tutto si misura sul perenne e sull’eterno, portò con sé un germe di cultura e di costume di «laicità». Esso scardinò, «come un fulmine a ciel sereno», la figura del papa dall’aurela di sacralità, dove ingiustamente era stata collocata e la riportò alle dimensioni dell’umanità ordinaria, là dove, uomini e donne stanno al loro posto fino a quando le forze spirituali e fisiche lo consentono. Per la prima volta, il papa in persona disse di non essere un «dio», o peggio, un idolo, ma di essere solo un uomo, e anche limitato, che deve fare i conti con le categorie della possibilità e dell’impossibilità. Nel mondo e nella teologia cattolici crollò un mito. Anzi, iniziò a crollare. Se, alla fine di questo libro, potevo avere qualche dubbio sulla durezza delle valutazioni, dopo il gesto del papa, ogni dubbio si è volatilizzato, perché ora l’esigenza di una grande riforma, non superficiale della Chiesa, è sempre più cogente e necessaria, specialmente «in capite», cioè nella struttura gerarchica che oggi è lo scandalo maggiore dentro il cuore stesso della Chiesa. Giovanni Paolo II (come vedremo più avanti) si era detto disposto a mettere in discussione l’esercizio storico del ministero pietrino e ora Benedetto XVI, suo successore, pose il primo atto di riforma in quella direzione. Il papato non può più essere lo stesso e il potere temporale, formalmente finito il 20 settembre del 1870, di fatto, cominciò a terminare l’11 febbraio 2013, memoria liturgica della Madonna di Lourdes e anniversario dei «Patti Lateranensi», che formalizzarono la coesistenza del pastore e del capo di Stato nella persona del papa. La Storia è una grande maestra di vita, proprio perché non insegna nulla, se è vero che ciascuno vuole compiere fino in fondo i propri errori; essa però si vendica, creando occasionalmente motivi e circostanza e simbolici che valgono più di un trattato scientifico. Nello stesso giorno in cui il papa era riconosciuto come capo del Vaticano (1929), il papa dichiarava al mondo intero di non essere più né capo di Stato né vescovo di Roma perché non era più in grado (2013). Una rondine non fa primavera e i cardinali, ovvero la curia, sono duri a morire. Essi non arriveranno mai a prendere decisioni per scelta, ma da sempre si rassegnano a quelle cui sono costretti dalla storia o dalle convenienze. Il papa cessò di essere vicario di Cristo, titolo quanto mai controverso nella storia della teologia, per restare soltanto il successore di Pietro in un «servizio» a tempo, camminando in tempo per essere in grado, eventualmente, di arrivare in tempo. Lo disse, in modo disarmante, lo stesso Benedetto XVI: «Nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti». Con queste parole, egli confessò il suo limite cedendo alla dittatura della fragilità, non solo fisica, ma anche concettuale; lui, uomo di cultura e di studio, non era in grado di reggere i bisogni dei tempi di «oggi» e se non si fosse ritirato in tempo, avrebbe rischiato di mancare l’appuntamento con il Signore che nella sinagoga di Nàzaret, all’inizio del suo «servizio», disse con fermezza e competenza: «Oggi questa parola si compie nei vostri orecchi». Oggi, non ieri, non domani, non in un tempo che si rifugia nell’eternità perché ha paura dell’evolversi della vita, ma solo ed esclusivamente «oggi». Dio e il vangelo sono «oggi». E’ l’oggi di Dio. Benedetto XVI, ormai papa-non-papa, disarmato, e, oserei dire illuminato dallo Spirito, cedendo alla violenza della ragione, depose i sacri paramenti che difendono dalla mondanità esterna, prese atto che «il velo del tempio si era spezzato, da cima a fondo» e lasciò «il sacro soglio» che più prosaicamente si trasformò in una «sedia presidenziale», occupata da un incaricato per il tempo necessario al «ministero affidato». Finito il compito, si lascia la sedia e si torna a pregare e, se c’è, a convivere con la sofferenza. Cristo non ha lasciato la «sua» Chiesa ad alcuno, nemmeno al papa, perché ci ha garantito di essere «sempre con noi, tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,28). Egli chiama quanti sono disposti a dargli una mano perché ognuno svolga una sola delle «multae mansiones in domo Patris» (Gv 14,2). Anche il papa. Specialmente il papa, che deve dare l’esempio di non essere strumento o manipolatore di potere. Nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato. Gli intrighi medievali e rinascimentali della curia romana non sono finiti. Le dimissioni del papa ne sono una prova, anzi un atto di accusa grave e impotente, come se il papa inerme dicesse: non sono in grado di reggere questa sentina che schizza da ogni parte. Se i cardinali e il segretario di Stato fossero stati uomini dello Spirito, avrebbero preso come criterio di vita le parole del Signore che invitano a un genuino spirito di servizio. Forse, in un clima e in un contesto di preghiera e di abnegazione, lo stesso gesto delle dimissioni papali, sarebbe stato motivato in modo diverso e sarebbe anche apparso meno dirompente: «Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”» (Lc 17,10). L’inutilità di cui parla Gesù non è comportamentale o funzionale, ma appartiene alla logica della verità e del servizio: non sono più adatto. Il testo greco usa l’aggettivo «achrèios», composto da «a-» privativa e dal verbo «cràomai – io uso/compio», per cui «non sono più nelle condizioni di agire/compiere». La curia romana, purtroppo, da sempre ha usurpato il ministero pietrino al successore di Pietro, relegando questi a una funzione di appariscenza, con un ruolo di approvazione formale, riservando per sé il potere quotidiano, quello invisibile, quello vero, come nomine dei vescovi in primo luogo, scelti tutti per cooptazione e quindi ricattabili con la tentazione della carriera. Benedetto XVI, specialmente dopo gli scontri delle fazioni contrapposte, avvenuti davanti ai suoi occhi e dopo la constatazione che nemmeno la sua scrivania e il suo studio fossero più sicuri, se qualcuno poteva trafugare documenti, anche riservati, aprì gli occhi e vide. Vide e toccò con mano che la sporcizia, la corruzione, il malaffare, l’inganno e la menzogna erano moneta corrente nella sua Città, nella sua casa, nella Chiesa di Dio. Il «fumo di Satana» che Paolo VI, terrorizzato, aveva evocato nel 1968, per Benedetto XVI assunse un nome e una collocazione. Il fumo diabolico del carrierismo e delle lotte intestine per accaparrarsi il potere e imporre la propria immagine di Chiesa, invadeva il Vaticano e annebbiava le menti e gli occhi dei cardinali che, a papa ancora vivo, cianciavano di scenari di morte. Forse, per la prima volta, il papa si rese conto che il male sovrastava la Città del Vaticano e le iene erano in agguato per sbranarlo a pezzi senza pietà e misericordia. Gli uomini di Dio, quando vivono e agiscono senza Dio, sanno essere tragici e anche comici allo stesso tempo perché perdono il senso del ridicolo e riescono anche a prendersi sul serio. Lo Ior, con tutto il marcio che custodisce nei suoi forzieri, scoppiò in mano al papa che volle a capo dell’istituto una persona di sua fiducia perché lo riportasse alla legalità. Non solo non riuscì, ma, a sua volta, fu indagato dalla magistratura e dalla banca d’Italia per riciclaggio e costretto alle dimissioni dal segretario di Stato. Mons. Carlo Maria Vigano (v. sotto), uomo giusto, aveva avvertito il papa che monsignori e cardinali erano ladri e corruttori a forza di tangenti in Vaticano e fuori; per punirlo della sua onestà, fu allontanato dal vaticano e mandato oltre oceano. Di fronte a questi misfatti, non avendo la forza d’imporsi e di licenziare i figli delle tenebre, primo fra tutti il suo segretario di Stato, il papa fece quello che un uomo mite e debole sa fare: si tolse lui di mezzo per disarmare le mani dei suoi nemici. Per fare dimettere tutti e riportarli alla dimensione della ragione e della fede, se qualcuno credeva ancora, rassegnò le sue dimissioni, consapevole che con esse sarebbero decaduti tutti i detentori di qualsiasi incarico. Il fallimento dei colloqui con i lefebvriani, che si sono approfittati della sua eccessiva benevolenza, come dimostro più avanti, alzando sempre più il tiro per indurlo a dichiarare formalmente che il Vaticano II fu un «concilio minore», anzi non può essere annoverato neppure tra i concili perché «eretico», dovette averlo molto amareggiato e forse si è pentito di avere tolto loro la scomunica. Prima, nel 2007, con la concessione senza condizioni della Messa preconciliare, il papa s’illuse che avrebbe potuto dialogare con essi e si adattò alle loro richieste, ma alla fine capì che non era per amore della Chiesa che essi volevano ritornare, ma solo per prendersi una rivincita dottrinale: il vero peccato di orgoglio, il peccato di Adamo ed Eva che non ha mai abbandonato il ceto clericale. Non potendo mettere d’accordo coloro che avrebbero dovuto «naturalmente» andare d’accordo, osservando come ciascuno perseguisse il suo interesse a danno di quello della Chiesa, il papa li costrinse a prendere coscienza che egli non poteva stare dalla loro parte; si tirò fuori e pose, come i profeti della Bibbia ebraica, un gesto fisico, un gesto che parlasse più delle parole: Mi dimetto. Con questo gesto egli affermò che la Chiesa è di Cristo e che nessuno ha il monopolio dello Spirito Santo. All’obiezione di chi sicuramente cercò di bloccarlo dicendogli che «alla paternità non si può rinunciare», il papa rispose, parlando con i fatti, che la paternità è solo di Dio e noi ne partecipiamo secondo la grazia e la possibilità, la misura e le condizioni. Le dimissioni del papa pongono sul tappeto della teologia, la questione che è rimasta irrisolta anche al concilio Vaticano II, la stessa che il Vaticano I non aveva nemmeno affrontato, sbilanciando così l’autorità solo sul versante del papa. La questione riguarda la collegialità dell’esercizio dell’autorità nella Chiesa. Con la dichiarazione dell’infallibilità (vedi sotto) a beneficio esclusivo del papa, per oltre un secolo, la Chiesa è stata zoppicante e le conseguenze si vedono ancora oggi. Con le dimissioni di Benedetto XVI, l’anziano papa dice, forse senza volerlo, che l’autorità papale non è più assoluta, ma relativa, perché dimettendosi inidoneità «all’adempimento del suo ufficio», egli fa rientrare la figura del papa nella normalità della legge che esige le dimissioni (enixe rogatur – è fortemente invitato) di ogni vescovo in qualsiasi parte della Chiesa (CJC 401 §2). Tornando alla chiesa di comunione che è incompatibile con la chiesa piramidale verticistica, si afferma la necessità, non più procrastinabile, di un concilio che stabilisca i confini dell’autorità papale e nel contempo affermi i diritti dei vescovi che tornano a riprendersi la loro natura di «epìskopoi – custodi/sorveglianti» e non più luogotenenti o commissari governativi del papa-re o, ancora peggio, padroni di una porzione di Chiesa. Le dimissioni di Benedetto XVI rientrano nella categoria dei «segni dei tempi», che oggettivamente sta lì, spetta a noi leggerle in qull’ottica e da quella porspettiva che ci impegna a interrogarci sul loro significato che hanno in sé e nel futuro della Chiesa. Che cosa Dio vuole dire alla Chiesa di oggi, con il gesto di un papa che spontaneamente rinuncia al potere assoluto, all’immagine di sacralità di cui la sua funzione ra circonfusa per ritornare a essere un uomo di preghiera e di silenzio? San Paolo direbbe che questo momento è «un’occasione favorevole – un kairòs» per mettersi in ascolto di ciò che il Signore vuole dire alla sua Chiesa all’inizio del terzo millennio. Se deve nascere una nuova Chiesa, dipende anche da noi, perché Dio manda i suoi «segni dei temi», ma non si sostituisce alla nostra responsabilità e nemmeno conculca la nostra libertà, anche se è un impedimento alla realizzazione di un suo disegno. Dalle ore 20,00 del giorno giovedì, 28 febbraio 2013, memoria liturgica dell’asceta san Romano abate, vissuto a cavallo dei secoli IV e V, inizia un nuovo cammino per la Chiesa di Dio: esso può prendere la direzione del Regno attraverso la Storia, oppure il sentiero della paura verso il passato ala ricerca di una sicurezza che nessuno può dare perché è solo lungo il cammino che con i discepoli di Emmaus, sentiremo il cuore scaldarsi e alla fine, solo alla fine, scopriremo il volto del Signore nello «spezzare il pane». Spetta al nuovo papa e alla curia, di cui vorrà dotarsi, dimostrare con i gesti e la testimonianza che Dio è tornato a vivere in Vaticano perché i suoi abitanti, a cominciare dal papa, convertiti, hanno di nuovo cominciato a credere in lui, dandone anche testimonianza quotidiana. Il prossimo papa non potrà più erigere davanti a sé, o permettere che altri erigano, una cortina d’incenso, ma deposte le sontuose vesti della sacralità e preso un bastone, una tunica e un paio di sandali, dovrà scendere sulle strade del mondo per camminare accanto agli uomini e alle donne del suo tempo alla ricerca dei brandelli di Cristo disseminato nella Storia del mondo e delle singole persone. Ascoltando le parole di Benedetto XVI, con grande rispetto, ma reputandolo allo stesso modo colpevole e responsabile del degrado in cui versa la Chiesa, posso affermare che questo libro doveva essere scritto, come è stato scritto. Lo affido anche al nuovo papa, perché nello spirito di Francesco I, ripari la sua Chiesa e, senza paura, ma con la forza della sola fede, si lasci afferrare da Cristo per salire il monte delle Beatitudini e poi riscendere sulla pianura del Magnificat. E’ giunta l’ora ed è questa. Oggi.
 
Di Albino Campa (del 24/09/2010 @ 23:05:32, in Il Mangialibri, linkato 4220 volte)

Disponibile il primo romanzo di Michele Stursi "Il Mangialibri".

Per maggiori informazioni cliccare qui

Si puo' richiedere una copia direttamente da Noha.it inserendo un commento al seguente articolo, oppure presso lo studio d'Arte di Paola rizzo ed infine inviando una richiesta all'indirizzo e-mail ilmangialibri@gmail.it

 
Di Antonio Mellone (del 05/12/2018 @ 23:04:12, in NohaBlog, linkato 2641 volte)

A Noha c’è un bel gruppetto di ragazzi che sta facendo la rivoluzione.

Si tratta del collettivo di Levèra, il centro culturale ubicato in via Bellini, che da un annetto a questa parte sta provando, riuscendovi finalmente, a infrangere l’ancestrale pax locale - intesa purtroppo come penuria di impulsi intellettuali diretti a un elettroencefalogramma per troppo tempo parallelo a (se non proprio coincidente con) l’asse delle X.

Giuro, non pensavo arrivasse a fare di un luogo sufficientemente decentrato, come quello nohano, un epicentro di onde ideali così lunghe da reindirizzare i segnali che pervengono ai nostri sensi (tra cui immagini e suoni) dall’amigdala (sede delle emozioni - soprattutto della paura) al cervello neocorticale (luogo della ragione, del discernimento, e quindi della critica).

Sì, servono più strumenti (inclusa la frequenza di un circolo culturale come questo) per liberarsi dal giogo opprimente del caporalato politico, emanciparsi dal tifo nei confronti dei burattinai di turno, sciogliere il cappio della sempreverde servitù neo-conformista, e superare una buona volta l’analfabetismo funzionale sopra e sotto i palchi dei comizi.     

Senza nulla togliere alle altre benemerite associazioni del territorio, di circoli Arci come il Levèra di Noha non ve n’è (scusate il pleonasmo) di uguali in tutta la Puglia quanto a numerosità e soprattutto qualità delle iniziative culturali. Levèra - che con licenza poetica potrebbe anche essere letta come parola tronca (dunque come voce del verbo) - non è nata per provocare un terremoto, ma per provare a innescare un bradisismo positivo, un spinta costante verso l’alto, sì da permettere alla nostra Terra di godere possibilmente di più ampie vedute, e magari di più chiari orizzonti.    

Levèra ha dato il La a una rivoluzione gentile che passa dalla stagione teatrale (il cartellone 2018/2019 è di tutto rispetto) alla presentazione di libri, dalle lezioni di recupero impartite da insegnanti volontari ai concerti dal vivo (abbiamo avuto artisti già in tournée mondiali), dal cinema (anche con la presenza di registi e attori protagonisti dei film) ai laboratori di scrittura creativa (ne ho usufruito anch’io: voi mi direte: invano), dalla ginnastica posturale ai corsi di danza, dai convegni/dibattiti sui temi di più stringente attualità ai percorsi esperienziali di musicoterapia e arti integrate, alle installazioni artistiche, ai workshop con studenti di ogni ordine e grado…

Il circolo è già frequentato da tanta bella gente, ma c’è un altro po’ di spazio per chiunque abbia ancora voglia di partecipare alle iniziative culturali nohane a chilometri e a spese zero (partecipazione fisica, dico, non tramite un like).

La cultura (ormai è scientificamente dimostrato) è l’investimento che stacca i dividendi più alti.

‘Na parola mo’ a farlo capire a chi, per denigrarti, arriva perfino a darti del colto.

Antonio Mellone

 

P.S. A proposito di investimenti in cultura, consiglio il recente svelto libretto della mia prof. di Economia Aziendale Paola Dubini: “Con la cultura non si mangia - Falso” (Idòla/Laterza, Bari-Roma, 2018).

 
Di Albino Campa (del 24/11/2011 @ 23:04:07, in Un'altra chiesa, linkato 3037 volte)

Da anni dico, e nel 150° anniversario dell’unità di Italia ho proposto, di sciogliere il parlamento, abolire il governo e «annettere l’Italia la Vaticano». Avremmo il papa re d’Italia come ai bei tempi e molti vantaggi: saremo clericali evidenti e non sottobanco. Leggi e decreti verranno stilate direttamente in latino preconciliare, come la Messa concessa ai lefebvriani. In tutti i luoghi pubblici, oltre al crocifisso, sarà obbligatorio avere il quadro del Sacro Cuore di Maria, la statua di Padre Pio e quella di Wojtyła. Tre volte al giorno in tutti gli uffici e luoghi pubblici e parapubblici (chiese, oratori, conventi, casa di Vespa, sede della Cei, ecc.) bisognerà cantare l’Alleluia in gregoriano. I funzionari pubblici maschi avranno il titolo di «Monsignore», le funzionarie donne si chiameranno «Madonna mia bella».

1.Il Vaticano è una ipoteca eterna sull’Italia. Non ce ne libereremo mai. Ciò promesso:

2.Risparmieremmo alla grande, sapendo che mangerebbero solo i preti e i laici clericali.

3.Avremmo il vantaggio di sapere dove siamo e con chi avremmo da fare.

4.In caso di necessità, un’assoluzione e via! Evvai!

Il governo Monti nasce non targato Vaticano, ma in Vaticano: tutta l’impostazione ministeriale sembra pensata al di là del Tevere. La prima uscita, infatti, è stata quella del segretariuccio di Stato Bertone Tarcisio che, beato, dichiara: «E’ un bel governo!» che tradotto in dal liturgico al popolare significa: vi abbiamo fregato tutti. Con questa benedizione, Monti e colline andranno «per pascoli erbosi e acque tranquille» perché Berlusconi potrà fare il gradasso ma non è stupido e non si metterà di traverso contro il Vaticano. Ho dovuto aspettare 60 anni dalla fine della guerra di Liberazione, per vedere i fascisti al governo e ora il ritorno del Vaticano al governo. A questo punto spero che cambino anche l’inno nazionale e ripeschino l’antico inno dell’Azione Cattolica: «Bianco Padre che da Roma ci sei mèta, duce e guida; su noi tutti tu confida un esercito a marciar». L’82% degli Italiani appoggiano il neo governativo Monti, senza nemmeno aspettare i provvedimenti che prenderà. Gli Italiani sono sempre «preventivi»: lo sono stati con Mussolini, con la guerra, con Mussolini, con il Tappo di Arcore e ora con Monti. Santo Iddio, aspettate almeno che cominci a belare, non dategli credito in bianco perché in bianco resteranno le vostre facce terrorizzate. Sono allibito dal vedere passare da un governo all’altro senza nemmeno una pausa di dubbio, di assestamento. Anche i terremoti si assestano per almeno un anno, noi no. Passiamo da Berlusconi a Monti senza soluzione di continuità. Da Berlusconisti a Montiani, con la stessa passione, la stessa stupidità. Nulla fare, noi siamo fatti così. Ora aspettiamo che il papa faccia la visita pastorale in tutti gli otto mila e passa Comuni per rafforzare i fedeli nella «religione Monti». Speravo di morire in una Italia laica, dovrò forse rassegnarmi a sopravvivere in un Paese, colonia perenne del Vaticano. Ciò che non si vuole capire è che la crisi non è la conseguenza di speculazioni (è anche questo), non è frutto della globalizzazione (è anche questo), non è il risultato dell’incapacità dei governi di fare scelte «sapienti» (è anche questo), non è per l’Italia la condanna per la goffaggine di un governo corrotto figlio di un macigno di conflitti d’interessi (e ci mancherebbe altro che non fosse anche questo), ma è la crisi «interiore» di un sistema, del sistema capitalistico che, a 22 anni esatti dalla caduta del muro di Berlino, si sta schiantando su se stesso perché non può più reggere, essendo immorale nell’anima, se mai ne ha avuta una. Il capitalismo di stampo americano ha potuto reggersi in piedi perché, paradossalmente, dall’altra parte c’era il comunismo becero dell’Unione Sovietica che non ha mai conosciuto né Marx né la filosofia del comunismo ideale, ma si è assestata su un capitalismo di Stato/partito finendo per essere il fondamento dello sviluppo del capitalismo oligarchico dell’Occidente. Sono i superficiali hanno potuto cantare vittoria alla caduta del Muro, emblema del fallimento del comunismo come storicamente si è realizzato nei Soviet.«Simul stabunt, simul cadent!» dice il proverbio latino: «Insieme stanno e insieme cadranno». Così è. Caduto il comunismo di stampo sovietico, in Italia crolla la DC e il sistema dei partiti scomparsi sotto le macerie di Tangentopoli, rimpiazzati da un piazzista magliaro e corrotto che ha ereditato il peggio di prima a cui ha aggiunto il peggio di dopo, mettendo in piedi una colossale schifezza che si presenta con una maschera facciale e trapianti di plastica. Berlusconi è la plastica riciclata del craxismo e della peggiore Dc, non a caso nelle sue stalle sono confluiti tutti gli animali immondi della prima repubblica, compresi i fascisti. Il capitalismo è peggiore del comunismo sovietico, perché questo garantiva la miseria abbastanza uguale per tutti, quello invece crea la miseria delle masse per garantire la ricchezza ad un gruppo ristretto di debosciati oligarchi che fanno quello che vogliono. La conseguenza tragica è il «mercato», parola magica che serve per giustificare tutte le ignobili scelte in qualsiasi campo e settore. Il dio che tutto muove è il «mercato» che è il sistema attraverso cui i ricchi schiacciano i poveri e li costringono a pagare il costo della loro esistenza di rapina. Il mercato dovrebbe essere emulazione, concorrenza, confronto, con condizioni uguali per tutti, ma quando è corrotto da chi lo annuncia e lo esige, quando è manipolato da chi se ne fa scudo, quando è deviato da conflitti di interessi micidiali, allora il capitalismo è una bolgia infernale che uccide i deboli e ingrassa i forti e violenti e degeneri e ladri. Se si vuole uscire dalla crisi che è «crisi di sistema», bisogna porsi su un altro piano: ridistribuzione equa delle ricchezze. In un mondo decente non dovrebbero esserci «stock options», e dislivelli di retribuzione nel rapporto di 1/517 come avviene con il sig. Marchionne che prende una paga pari a 517 volte quelle di un suo operaio. Questa è la chiave della riforma e fuori di essa ci sarà il diluvio, l’apocalisse perché quando scoppierà «la collera dei poveri», tireremo giù il sole e incendieremo la terra inondandola di una luce nuova e di un nuovo orizzonte, dove tutti saranno veramente uguali, come vuole il Vangelo, come lo esige la dignità.

di Paolo Farinella, prete

 
Di Marcello D'Acquarica (del 16/04/2018 @ 23:03:19, in I Beni Culturali, linkato 2410 volte)

I graffiti sono spesso testimonianze  di sofferenza, di lavoro gravoso in condizioni igienico sanitarie estreme, cosa che oggi uno Stato di diritto, civile e indipendente non dovrebbe solo conservare  nella Costituzione ma sorvegliare, anche con le armi se necessario, affinché malfattori e sfruttatori degli onesti lavoratori lo rispettino.

Infatti il lavoro nero e lo sfruttamento sono all’ordine del giorno, soprattutto perpetrato da gentaglia che si avvale ancora della corruzione, che sembrava sconfitta con la  seconda repubblica ma che invece prolifera come non mai anche a livelli globali, vedi per esempio l’impianto TAP che avanza contro ogni diritto di discussione o richiesta da parte della popolazione locale e viene difeso perfino con la forza armata dell’esercito dello Stato, detto anche democratico. 

Molto probabilmente anche  negli anni del nostro frantoio, i diritti erano molto pochi e mal tutelati.

Quindi conteggi di merci, di giorni, di preghiere e di devozione restano incisi sulle pareti del nostro bellissimo frantoio a testimonianza di ciò che la nostra memoria non vuol sapere di ricordare. Tornando a far visita al nostro frantoio ipogeo, si sono rivelate altre importanti testimonianze del nostro passato.

Oltre alle già conosciute incisioni delle croci greche e latine, e della data del 1771, presenti sulla dorsale della sala più vicina al Palazzo Baronale (L’Osservatore Nohano, 23 novembre 2007), abbiamo scoperto nuove incisioni che rappresentano un croce impiantata sopra una forma geometrica che probabilmente sta  a identificare il monte Calvario. Il piccolo calvario in miniatura è inscritto in una seconda forma grafica più grande che potrebbe rappresentare il profilo di una chiesa, e con alcune altre incisioni intorno il cui significato non è ancora ben chiaro.

Graffiti molto simili al nostro compaiono nella prigione di Domme (un antico villaggio a sud della Francia) di cui alleghiamo una nota con relativa immagine fruibile in rete al seguente indirizzo:

 http://storia-controstoria.org/europa-segreta/graffiti-templari-domme/,

e altri nel sito della valle dell’Idro, anche questo fruibile in rete:

 http://www.salentoacolory.it/nella-grotta-dei-graffiti-nella-valle-dellidro/

Questo sta a significare che le persone di Noha di quegli anni, lavorando duramente per mesi e mesi, sepolti in quell’antro che a noi oggi sembra un posto fantastico, senza vedere nemmeno il colore del cielo, con la scarsa pulizia che possiamo immaginare, approfittavano del tempo libero per pregare, pratica che oggi abbiamo quasi del tutto sostituito con la presunzione. Giusto per ricordarci che questa nostra bellissima terra, che è stata anche protagonista attiva della storia, ha dato da vivere per secoli ai nostri progenitori, i quali nonostante la miseria economica e la mancanza di tecnologia avanzata, ce l’hanno lasciata intonsa. Cosa che noi, in pochissimi decenni e con la nostra strafottenza, invece stiamo ricoprendo di cemento e veleni.

Uno dei graffiti templari più interessanti di Domme. A sinistra, in alto, vediamo la Vergine con il Bambino. Immediatamente sotto la Vergine, appare una sagoma che potrebbe rappresentare San Bernardo di Chiaravalle, padre spirituale dell’Ordine del Tempio. Diverse croci schematiche sovrastano immagini triangolari che simboleggiano il monte del calvario. Infine, a destra del Gesù crocifisso, in alto, una probabile raffigurazione del Graal.

Fotografia con indicazione dell’accesso alla visita guidata dei graffiti templari. Molti crocifissi sono incisi sulle pareti della prigione di Domme.  Raffigurati sopra un triangolo che potrebbe rappresentare il monte del calvario. I graffiti della Porte des Tours di Domme sono i più importanti di tutta la Francia, una testimonianza unica gelosamente conservata. Le immagini sollevano molte domande, una in particolare riguarda il Graal.

La Valle dell’Idro

.… completamente ricolma di croci, croci potenziate, rappresentazioni del Monte Calvario e simboli della Passione di Cristo…

http://www.salentoacolory.it/nella-grotta-dei-graffiti-nella-valle-dellidro/

Marcello D’Acquarica

 

 
Di Albino Campa (del 07/07/2011 @ 23:01:46, in RadioInOndAzioni, linkato 4134 volte)

Eccovi di seguito un articolo a firma di Antonio Mellone sulla nostra 'RadioInOndAzioni' apparso sull'ultimo numero de "il Titano", supplemento economico de "il Galatino", n. 12 del 24 giugno 2012. Insomma W Interet Libero, W la libertà!

Il Titano La Puglia passerà al digitale terrestre entro la fine del corrente anno o al massimo entro il primo semestre del 2012. Questa bella notizia apprendiamo leggendo il calendario del passaggio al digitale. Tradotto in parole semplici vuol dire che per poter guardare i programmi della televisione saremo costretti – come hanno fatto o faranno anche in altre regioni – a riempire le nostre case di alcune scatole chiamate “decoder” da collegare in qualche modo all’apparecchio televisivo. Senza questo decoder le nostre televisioni (a meno che non siano acquistate in tempi recenti con il marchingegno incorporato) diventerebbero un semplice soprammobile.

Fonti più che attendibili ci informano che il digitale terrestre di fatto è un digitale sottoterrestre (o extraterrestre: cioè roba dell’altro mondo), in quanto si tratta di un vero e proprio ferrovecchio, una tecnologia obsoleta morta e sepolta ma temporaneamente risuscitata dall’endemico italico conflitto d’interessi che sembra avere quale obiettivo precipuo quello di far fare i soldi a chi i soldi li ha già: in questo caso i proprietari (più ricchi) delle vecchie reti televisive. Il tutto a discapito dell’innovazione vera, della democrazia e della libertà d’informazione.

Per fortuna la realtà supera l’immaginazione al potere, e il futuro prima o poi arriva. Per fortuna, cioè, a prescindere dalle scelte politiche sceme, c’è una realtà che non vuol perder tempo, che va per conto suo, e soprattutto contro l’archeozoico vento sinistro degli insipienti e gli ottusi. E questa realtà è un mondo in fermento, ricco di idee e di persone libere, pronte a cavalcare le punte più avanzate della comunicazione non allineata attraverso l’utilizzo di una tecnologia che non potrà più essere fermata, tanto meno da un decreto ministeriale.

C’è una tecnologia che invece sta crescendo a ritmi esponenziali (almeno in altre parti del mondo non tanto distanti dal patrio Jurassic Park), ed è la connessione ad Internet.

In rete si possono vedere già da oggi, anzi da ieri l’altro, centinaia di canali televisivi: a condizione che la linea arrivi, che sia veloce e che abbia un costo ragionevole. L’Italia purtroppo sembra relegata ad uno degli ultimi posti quanto a connettività (a momenti la Libia ha più connettività di noi), visto che le suddette tre condizioni necessarie non sono pienamente realizzate, e questo per precise scelte strategico-politiche volte a trasformarci tutti in pecore mute da tosare in tranquillità e possibilmente con il sottofondo della voce del padrone.

Mentre in altre parti del mondo si studiano “ponti unici di comunicazioni”, come sta cercando di fare Microsoft con l’integrazione in Skype di molte piattaforme (MSN, Lync, Hotmail, Outlook, Exchange…), in Italia stiamo perdendo terreno, tempo e denaro con il digitale terrestre e con i decoder. Ma tant’è.

Per fortuna la realtà supera l’immaginazione al potere, e il futuro prima o poi arriva. Per fortuna, cioè, a prescindere dalle scelte politiche sceme, c’è una realtà che non vuol perder tempo, che va per conto suo, e soprattutto contro l’archeozoico vento sinistro degli insipienti e gli ottusi. E questa realtà è un mondo in fermento, ricco di idee e di persone libere, pronte a cavalcare le punte più avanzate della comunicazione non allineata attraverso l’utilizzo di una tecnologia che non potrà più essere fermata, tanto meno da un decreto ministeriale.

Queste persone non bisogna rintracciarle a “Chi l’ha visto?”, né dall’altra parte del globo, ma vivono e operano accanto a noi. Per accorgersene basta aprire gli occhi e magari connettersi in rete.

Uno dei protagonisti della locale rivoluzione cultural-tecnologica in corso è il mite ma determinato nostro concittadino Tommaso Moscara. Il quale, non pago dell’esperienza non semplice di aver dato i natali e linfa continua al cliccatissimo sito www.galatina2000.it, luogo ormai topico di incontro e di dibattito della Galatines’ community, s’è messo in testa anche di “fare la radio”: la neonataRadioIndOndAzioni(d’ora in poi Radioinondazioni).

Radioinondazioni non è una radio come le altre tradizionali che trasmettono con le frequenze in FM. Radioinondazioni – ascoltabile su Galatina2000.it e su Noha.it e sicuramente su altri siti sui quali è stata “importata” – è una web-radio, cioè  una radio on-line che permette agli utenti di tutto il mondo di collegarsi per ascoltare in streaming musica e pensieri trasmessi dal computer di un altro.

Moscara ha pensato bene che fosse ora di inondarci di novità a partire da Galatina, la bella addormentata nel Salento, e ha dato vita ad una radio che non è un juke-box senz’anima e a basso costo (i veri costi di una web radio sono il tempo da dedicarle, la determinazione, e la voglia di mettersi in gioco) ma un cuore vivo e pulsante, un collettore dinamico di arte dei suoni e informazioni, un marchingegno che ricorda il tempo rivoluzionario di trenta e passa anni fa, quello delle radio libere (di cui Tommaso sembra aver sempre avuto il pallino).

La prima web radio di Galatina, dunque, è un microcosmo che sta interessando una crescente fetta di pubblico giovanile (giovani di tutte le età, s’intende) grazie anche a quell’aggregatore di ascolti e moltiplicatore di social network che è Facebook, acceleratore di particelle di questa bellissima neorealtà. Sono questi i passi che porteranno anche in Italia il fenomeno che da tempo si registra negli Stati Uniti: cioè il sorpasso degli ascolti delle radio “solo web” su quelli delle radio in FM.

In un futuro non tanto lontano non ci si collegherà alla web radio soltanto stando seduti a tavolino con il computer (e internet) acceso, ma anche in mobilità, tramite I-Phone e altri apparecchi da casa, in auto, e persino in spiaggia, anche senza il bisogno di accendere il computer.

Nella neonata Radioinondazioni s’è voluto addirittura strafare con le novità. Ci sono dei programmi originali ed in diretta come il “Tutti pazzi per la radio” in cui la creatività di alcuni ragazzi straordinari di Galatina si manifesta in forme finora considerate inedite; ci sono programmi culturali di approfondimento sui libri, come quello condotto da Michele Stursi addirittura da Pisa (per una web radio lo studio è il mondo, nel senso che si può avere un ospite “in studio” anche a mille e passa chilometri di distanza); c’è ancora il programma “il Lunedì” condotto da Francesca dalla bella voce e soprattutto dalla dizione finalmente non marcatamente paesana, anzi attenta all’ortoepia, cioè alla corretta pronuncia delle singole parole, e dei suoni della lingua, ma anche alla forma e alla terminologia.

Sì, ci sia consentita questa breve digressione: la radio è una palestra per gli speaker e fare una radio glocal come questa che ha l’ambizione di travalicare gli angusti “confini provinciali” significa anche migliorarsi prestando attenzione all’accento, alla dizione ed alla cadenza, che nei limiti del possibile dovrebbero essere senza pesanti o meschine inflessioni (benché il nostro salentino non presenti intonazioni enormemente difformi da quelle della lingua nazionale). E finanche a Galatina s’inizia ad abbandonare il “carzilarghismo” per prestare finalmente attenzione alla rotondità del linguaggio studiato e connaturale insieme e alla ricerca di una cadenza che non stanchi e che non aberri dalla caratteristica modulazione della lingua italiana. Punto.

Non si può, infine, non citare “Quello che le donne non dicono”, il programma con la musica che si crea addirittura dal vivo. È la trasmissione-spettacolo condotta per due ore di seguito ogni venerdì a partire dalle 19.30 dalla pittrice Paola rizzo, in diretta dal suo studio d’arte ubicato in Piazza Castello a Noha (e ritrasmessa in replica in altre giornate ed orari). Qui, di volta in volta, viene invitata una band emergente per live acustici in studio, come ad esempio i Rino’s Garden, gli Indi-Ka, i Muffx, gli Adria, i Camden, Gigi Cinto, i Ghigni Five, i Toromeccanica,  gli Shotgun, i Jack in the head, e tanti altri ancora. È incredibile la grinta e l’alto livello professionale di questi giovani gruppi dalla firma per lo più anglofona: il che la dice lunga sull’orientamento culturale prevalente.

Radioinondazioni è una radio giovane, alle prime armi, ma con tanta voglia di crescere e di trasmettere musica e programmi, anche di nicchia. Non avendo l’assillo dello share, infatti, su Radioinondazioni si potrebbe perfino parlare di filosofia o di matematica o di diritto o di beni culturali o di educazione civica, insomma di materie che – solo ad evocarle – potrebbero provocare l’urticaria da allergia alla massa dei grande-fratello-dipendenti.

Radioinondazioni ha molta strada da percorrere e, a detta del suo fondatore e dei suoi amici collaboratori, c’è ancora tanto da fare e migliorare, per esempio nella puntualità dell’inizio dei programmi o nell’organizzazione o nella pianificazione del palinsesto o in dettagli tecnici che talvolta hanno fatto registrare fastidiosi fruscii in cuffia soprattutto nel corso di qualche concerto dal vivo… Ma, a pensarci bene, questi sono lussi che Tommaso Moscara può permettersi. Questo coraggioso pioniere, infatti, ha il torto ed il merito di aver fatto la prima web radio nella storia di Galatina.

 
Antonio Mellone
 

E’ giunta l’ora di smontare tutto e di riporre ogni cosa al suo posto. Si cari amici, anche questo natale ci ha narrato una favola straordinaria. Le prime figuranti a tornare al loro posto sono le pecore e le capre di Franco, che con cura e dedizione ha fatto si che potessero animare le serate del nostro Presepe Vivente. Vederle percorrere le vie del paese fa uno strano effetto, ci riporta a qualche anno addietro, quando a Noha c’erano molte famiglie che vivevano di pastorizia e spesso riempivano l’abitato con le loro greggi. L’ingresso alla masseria Colabaldi sembra il ritorno a casa di un’armata che ha lottato per non farci perdere il buon senso, quello che dovrebbe tenerci con i piedi per terra e farci ricordare che sulle nostre tavole bandite con ogni ben di Dio, spiccano ancora prodotti della terra e della pastorizia. E non manufatti e chincaglierie da super mercato, che in buona parte finiscono in discarica.

Il tempo macina tutto e dalla finestra da cui sicuramente s’affacciavano madri e figlie, sorelle e bambini, forse al mattino presto, per spiare il colore del cielo, farebbero fatica oggi  a riconoscerne l’orizzonte. Correva voce che vi fosse un Convento dedicato, a Santu Totaru, si diceva e lo si dice ancora qualche volta, e loro, le madri e le figlie, le sorelle e i bambini, certamente avranno ancora visto i resti di antiche mura confusi nella terra. Ora cemento e case, ostruiscono la terra fertile dove una distesa di vigneti stava nel campo oltre la carrareccia che portava in poco tempo nel vicino abitato di Galatina.

Di quei resti abbiamo salvato poco, e l’antico pozzo, di cui si narra essere contenitore di  tesori nascosti dai frati basiliani per non cederli alle razzie dei vandali, resta ora seppellito sotto un lastrone anch’esso di cemento. Solo più un pilastro in pietra alto quasi due metri, con il nome di una donna inciso in lingua messapica, ricorda l’antichità di questo nostro misterioso paese.

Eh si, l’unico pezzo indenne, salvato da questo secolo insaziabile è il prato che le pecore e le capre brucano ancora come allora. Eppure la nostra vita, la nostra stessa salute dipendono ancora da queste pecore, da quest’erba e da questa terra, e questo stralcio che apparteneva alla vita, lo abbiamo ristretto, avvilito e intriso di veleni.

Siamo avanzati tecnologicamente, siamo diventati piloti di auto e di aerei, diciamo di essere civili e colti, però mi chiedo se fra qualche anno i miei nipoti sapranno ancora distinguere una capra da una pecora, se avranno la fortuna di sentirne l’odore e i belati. Grazie ragazzi, madri e figlie, bambini e nonne, senza di voi ci saremmo persi anche questo scorcio di amore per la vita.

Marcello D'Acquarica

 
Di Antonio Mellone (del 01/02/2013 @ 23:00:00, in L'Osservatore Nohano, linkato 3951 volte)

Vorrei ritornare un attimo (pensavate di svignarvela?) sul lavoro di catalogazione, valorizzazione e conservazione del bene culturale che ci saltò in mente di appellare con - diciamo così - l’epiteto di Osservatore Nohano, onde evitare la perifrasi “arma di distinzione di massa” o ben più mordaci circonlocuzioni; lavoro, dicevamo, anzi sfacchinata promossa, portata a termine e fattaci recapitare da tre eroi meneghini che rispondono ai nomi di Fabio, Laura e Luca, noti ormai lippis et tonsoribus.  
Mi son chiesto le ragioni dell’affetto di questi amici, che probabilmente facevano parte dei nostri venticinque affezionati lettori. E ho pensato che evidentemente l’Osservatore Nohano (nonostante le sajette su di esso invocate giorno e notte da qualche ottuso da riporto) ha sempre avuto un certo valore. E si tratta di un valore-opportunità (cioè la possibilità per le persone di usufruire in futuro di un bene conservato in memoria), di un valore-esistenza (che è il valore che i beni culturali hanno anche per coloro che non ne usufruiscono direttamente, in ragione semplicemente della loro esistenza, appunto), di un valore-eredità (il valore che il nostro lavoro “pseudo-giornalistico” ha in quanto testimonianza per le generazioni future), di un valore-prestigio (in considerazione del prestigio che l’Osservatore Nohano arreca alla nostra piccola patria, e dell’orgoglio e del sentimento di identità culturale che contribuisce a formare) ed, infine, di un valore-educativo (cioè di sviluppo di creatività e di gusto estetico, che oltre ad essere a beneficio del singolo risulta essere a vantaggio per l’intera nostra comunità).
L’Osservatore Nohano dunque non poteva finire così, come qualcuno sperava cantandone a squarciagola il de profundis. Non poteva esser vero, infatti, quanto venuto fuori dalle elucubrazioni dello scienziato di turno, secondo cui il nostro giornalino “non era più seguito da nessuno” (sì, come no).  
Questo dono molto gradito ci fa comprendere che forse l’O.N. è ancora vivo e vegeto in mezzo a noi, pur non sotto le specie della carta e dell’inchiostro (inchiostro antipatico), e, soprattutto senza la costrizione della rilegatura, della stampa, della data e del formato. C’è un’onda lunga, un solco che quel mensile nohano ha tracciato in terra di Noha, un’incisione di tale profondità da far sentire ancor oggi il sussulto delle sue fenditure. Ed è una lama che sta ancora arando e dissodando, ed è come se l’aratura non fosse mai terminata.    
Il regalo del trio Fabio-Laura-Luca è la dimostrazione del fatto che L’Osservatore Nohano è uno spettro che ancora s’aggira per Noha, ma anche altrove. E’ un’opera, questo dono natalizio, una scultura fabbricata a dispetto del detrattore di turno che non ha colto appieno che questo giornalino forse ha fatto bene anche a lui, rintuzzandone certe uscite fuori luogo e fuori senso, contribuendo addirittura alla sua crescita – del detrattore, dico - magari in maniera meno sussiegosa o spocchiosa di quanto forse non sarebbe stato senza Osservatore Nohano
Abbiamo appena festeggiato il primo anniversario dell’“assenza” del nostro mensile on-line-ma-anche-cartaceo. Sappiano i nostri 25 followers che nel corso di quest’ultimo anno P. Francesco D’Acquarica continua a rinfacciarmi il fatto che l’Osservatore si sarebbe dovuto prolungare per almeno altri quattro anni, così da raggiungere il numero perfetto, che ovviamente per noi è NOVE (e continua a dirmi che nonostante tutto, lui, il padre spirituale del giornalino, continuerà a ricercare e a scrivere); che l’Antonella Marrocco, che non naviga tanto in Internet e quindi non riesce a seguire gli scritti non sfregati sulla carta, ogni volta che l’incontro mi fa: “allora ricominciamo?”; che la Martina, che parla ormai milanese, quando le dico che il piatto piange, mi riferisce che senza quella scadenza mensile fissa è come se si perdesse in mille fronzoli, e quindi non riesce più a compilare in maniera sistematica le sue schede storiche e tecniche e il dizionario dei modi di dire nohano; che Michele Sturzi, che sembra scomparso dalla circolazione (ribadisco: “sembra”), continua a pubblicare altrove i suoi ghirigori di parole e non smette di riempire Linkedin con i suoi articoli scientifici tutti rigorosamente in inglese (ora ce ne aspettiamo uno about Noha); che Marcello D’Acquarica non sapendo più dove pubblicare le sue vignette sataniche (Gesù, Giuseppe e Maria!), si mette a scrivere libri in men che non si dica; che don Donato non passa domenica senza rammentarmi il fatto che non fare più l’Osservatore è (stato) davvero un bel peccato di omissione (difficilmente perdonabile); che Fabrizio Vincenti sentendosi libero da ogni impegno è addirittura convolato a nozze con la sua bella Romina; che la Paola rizzo, tra un ritratto ed un quadro d’ulivi e l’altro, adesso s’è messa a fare “due chiacchiere con…” mezzo mondo su Face-book, e dice “quello che le donne non dicono” addirittura alla radio; che da quando non ci siamo noi gli affari della tipografia AGM dell’Antonio Congedo anziché ridursi (come paventavamo) sono aumentati in barba alla crisi economica; che sant’Albino (martire), mentre prima era sotto stress soltanto una volta al mese, oggi è sotto tortura almeno una volta a settimana, con tutte le idee che senza tregua ci frullano nel cervelletto.
Ah dimenticavo: tra i nostri 25 supporters  c’è anche la Maria Rosaria che non riesce a farsene una ragione, e s’è sognata il fatto che io avrei detto che a giugno 2013 L’Osservatore Nohano ritornerà (ritornerebbe) di nuovo in edicola in formato cartaceo.
Mi sa che la ribattezziamo Maya Rosaria.

Antonio Mellone

P.S. In un ipotetico editoriale (ipotetica di terzo tipo) di un eventuale numero dell’Osservatore del mese di febbraio 2013 si sarebbe parlato della speranza che almeno stavolta i nohani non si mettano a votare in massa per i soliti cani e soprattutto per i soliti porci.  

 
Di Antonio Mellone (del 29/03/2018 @ 22:59:12, in NohaBlog, linkato 2409 volte)

Sepolcri 29.03.2018La Settimana Santa inizia con la Domenica delle Palme, giornata di intensa spiritualità, che a Noha parte dal mattino, con l’adunanza del popolo sull’ampio piazzale del Calvario per la benedizione dei ramoscelli d’ulivo e delle palme

Il Giovedì Santo la Chiesa ricorda l’istituzione del Sacramento dell’Eucarestia [ricordo che al termine della messa i preti si scambiavano gli auguri tra di loro: come per una festa di compleanno, ndr.]. I fedeli seguono la messa in coena Domini, nel corso della quale, con la “lavanda dei piedi” viene ricordata l’ultima cena di Gesù con gli Apostoli.

Alla fine della messa, il sacerdote ripone le ostie consacrate nel “Ciborio” dell’altare appositamente addobbato con stoffe sapientemente drappeggiate, fiori, luci, candele e piatti di grano fatto germogliare al buio. Nel frattempo tutti gli altri altari vengono spogliati dei sacri paramenti, i candelieri reclinati, le campane “legate”, l’organo ammutolito.

Le Ostie rimarranno esposte solennemente fino all’indomani pomeriggio per permettere l’adorazione da parte dei fedeli. E’ tradizione ab immemorabili visitare i “Sepolcri” (così impropriamente definiti dal volgo: più esatta sarebbe la definizione di Altari della Reposizione) allestiti nelle diverse chiese di Noha.

Il primo molto originale con ostensorio è nella Chiesa Madre di San Michele Arcangelo, trasformata per l’occasione in Basilica. Apparecchiato sull’altare maggiore, il ciborio si presenta infatti come un baldacchino, tipico delle basiliche papali (il più famoso di tutti è quello del Bernini in San Pietro), con quattro colonne tortili, sovrastato da una croce dorata, come la cupoletta.

Il leitmotiv di fondo dell’altare della reposizione della Chiesa della Madonna delle Grazie, con un mappamondo colorato e le bandiere di molti stati del mondo è l’Inclusione, a dispetto dell’esclusione dei popoli della terra. Non so perché a me questa scenografia ha ricordato i versi stupendi di “Solo Andata” di Erri De Luca, là dove lo scrittore fa parlare i migranti: “[…]  Siamo gli innumerevoli, raddoppia ogni casella di scacchiera / lastrichiamo di corpi il vostro mare per camminarci sopra. / Non potete contarci, se contati aumentiamo / figli dell’orizzonte che ci rovescia a sacco.”. E poi ancora, e soprattutto: “Uno di noi, a nome di tutti, ha detto: ‘Non vi sbarazzerete di me. / Va bene, muoio, ma in tre giorni resuscito e ritorno”.

Nella cappella dedicata alla Madonna del Buon Consiglio, il tema è il sepolcro vuoto con il sudario piegato e la pietra occludente rotolata via dal Cristo trionfante.

Nella Chiesa della Madonna di Costantinopoli, invece, come da tradizione, è stata predisposta “la Pietà” (o Deposizione o Calvario) con l’esposizione della statua del Cristo Morto (nella sua antica bara di vetro) e quella dell’Addolorata. La statua della Madonna ha un vestito nero ricamato con fili d’oro, un pugnale appuntato sul petto, due fazzoletti bianchi nelle sue mani protese in avanti, mentre lo sguardo rivolto verso l’alto è pervaso dal dolore per la morte del Figlio.

Il Venerdì Santo la Chiesa si astiene dalla celebrazione della Messa. La sera fa solo memoria della morte di Gesù con la lettura del “Passio” secondo Giovanni e con l’adorazione della Croce. Non si consacra l’Eucarestia, ma il sacerdote e i fedeli consumano le particole del Giovedì Santo, riposte appunto nel tabernacolo dell’altare della Reposizione. Il popolo continua a chiamare codesta funzione Messa Sciarràta, cioè sbagliata, fuori dai canoni noti: come se il celebrante, per la morte del Signore, avesse perso la bussola.

*

Nelle chiese, dunque, tutto è allestito men che i Sepolcri.

I Sepolcri, più o meno imbiancati (in dialetto Sabburchi), spesso te li ritrovi in giro.

Antonio Mellone

 

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Di Antonio Mellone (del 02/02/2017 @ 22:57:43, in NohaBlog, linkato 2538 volte)

Ricapitolando in maniera lapidaria e granitica.

1) Una tizia inglese piena di soldi [tutti da dimostrare: ma magari li richiederà alla banca Etruria di turno, ndr.], venuta a conoscenza di un ameno posto del Salento chiamato Sarparea nei pressi di Sant’Isidoro di Nardò, avrebbe intenzione di colare in mezzo ai suoi ulivi monumentali un nuovo villaggio turistico di una settantina di ville più hotel extralusso, spendendoci 70 milioni di euro (dico set-tan-ta-mi-lio-ni) o giù di lì.

2) Un’orda di impresari e costruttori assistiti da un’accozzaglia di agguerritissimi studi associati di ingegneri, architetti, geometri, legulei e altri guastatori, prepara le solite slide renziane, degne del migliore “Sblocca-Italia”, al fine di convincere gli allocchi circa la bontà dell’eco-resort [se ci metti il prefisso “eco” prima di ogni spazzatura ti sembrerà tutto più pulito, ndr.]. E ci riesce benissimo.

3) Un sindaco, pare pure fasciocomunista, dice una cosa in campagna elettorale per poi fare esattamente l’opposto una volta assiso sulla poltrona di primo cittadino [tanto poi basta l’intitolazione dell’aula consiliare a Renata Fonte per stare apposto con la coscienza, ndr.].

4) Un Quotidiano raccoglie eco-balle e le pubblica come fossero notizie.

Nello spot Quotidiano odierno, per dire, il suddetto giornale, gongolante come non mai, titola a caratteri cubitali: .

Ma certo, come no. Chissà quale facoltà scientifica avranno frequentato gli economisti per caso di questa “importante e antica associazione di operai e artigiani, anche edili”, che dico, accademia dei lincei, di più, della crusca, per formulare apprezzamenti su tutta ‘sta roba, inclusi “i risvolti occupazionali”.

Sentite cosa dicono codesti “spettatori partecipi” [sic] a proposito della novella Oasi naturalistica però con l'aggiunta di una settantina di ville, più albergo, più strade, parcheggi, e, perché no, rotatorie [ma sì, quante più strade e rotatorie fai più occupazione crei, ndr.]: “ […] mettere in moto un’idea di turismo di questo genere [fosse solo un’idea sarebbe poco il male, ndr.] permetterà di aprire nuovi orizzonti lavorativi [e te pareva, ndr.] per la nostra città [peccato per gli orizzonti veri, quelli che verranno ostruiti dallo skyline di una settantina di ville + pensione di lusso, ndr.] […] perché si sta acquisendo sempre più consapevolezza che nel rilancio del nostro patrimonio naturale vi è la chiave per la ripresa della nostra economia [uhahahaha. Capito dov’è dunque questa chiave della ripresa? Ma ovviamente nel rilancio del nostro patrimonio naturale da coprire con una bella villettopoli. Tanto, come pensano quelli della società operaia, gli ambientalisti voltagabbana e una pletora di neritini assisi sui loro comodi Divani & Divani, visto che la zona è già degradata per via di una moltitudine di case, magari irregolari, tu, per riqualificare il tutto, mica abbatti le costruzioni abusive (macché: è peccato) ne fabbrichi invece delle altre con mattoni, cemento e asfalto però con tanto di autorizzazione, così fai la media del pollo di Trilussa e il degrado si dimezza. Semplice, come una betoniera.

E’ proprio vero che se da certi giornali togli la merda ti rimane giusto la carta.

P.S. Ci mancavano giusto gli inglesi e gli altri lanzichenecchi da riporto a martoriare questa terra e questo mare, quando invece bastiamo e avanziamo noialtri. Sì, noi saremmo capaci in quattro e quattro otto di far diventare malviventi, criminali e fuorilegge perfino certe razze di pesci.

Come la famosa Sarpa rea.

Antonio Mellone

 
Di Antonio Mellone (del 30/05/2013 @ 22:55:20, in NohaBlog, linkato 3632 volte)

Veramente il titolo di queste note avrebbe potuto (o forse dovuto) essere un po’ più triviale con l’utilizzo di un lemma dalla medesima radice ma con una desinenza in rima con le parole ioni, milioni, delusioni. Ma per non urtare la suscettibilità dei puri di cuore ai quali capita talvolta di visitare perfino questo sito abbiamo utilizzato un vocabolo meno volgare, ma non meno icastico. 

Ma andiamo con ordine.

L’altro giorno, precisamente domenica 26 maggio 2012, avevo voglia di comunicare a qualche consigliere comunale nohano (categoria che sembra sempre più cieca, muta e sorda) il fatto che l’illuminazione in via Carlo Alberto Dalla Chiesa sembra funzionare ad intermittenza. Ricordo che si tratta del viale alberato che unisce Noha a Galatina (viale che tra poco verrà pure interrotto dalla mega-rotonda della circonvallazione interna che perfino la Roberta “rivendica” [sic!], ma questa è un’altra storia). Voglio dire che le luci issate in cima a quei pali metallici attualmente sono accese più o meno a partire dall’uscita di Galatina e fino alla metà della distanza che intercorre tra la masseria Colabaldi e la chiesa parrocchiale di San Rocco; da questo punto in poi, continuando sempre verso Noha, queste luci sono invece spente sia a destra e sia a sinistra, e, per un certo segmento, solo da un lato, e fino all’altezza del secondo semaforo, quello della rotonda (un’altra) che porta a Collepasso.

Domenica mattina, dunque, avevo provato a chiamare al cellulare i due consiglieri comunali di maggioranza locali (sperando di poter comunicare almeno con la maggioranza relativa di questi, dunque con il loro 50%, cioè uno), ma mi sbagliavo di grosso: la maggioranza stavolta è stata compatta. Il 100% , l’unanimità degli assenti, cioè, non ha risposto punto. Nella mia dabbenaggine avevo pure pensato che vedendo il mio numero di telefono, non appena fosse stato possibile, qualche autorità-anima-pia mi avrebbe richiamato. Ed a dire il vero qualche altra volta questo è pure avvenuto. Ma stavolta nulla di nulla. Il black-out – ho pensato - avrà colpito, oltre che l’Enel, anche le linee telefoniche dei nostri magnifici due.

Nel pomeriggio inoltrato della stessa domenica ho ritentato (non è mica facile farmi desistere dai miei intenti) sperando di essere più fortunato. Dopo un tot di squilli maggiore di sei, poco prima che riattaccassi, mi ha risposto finalmente (ciò che giusto e giusto e va riconosciuto) il pezzo grosso della nostra bella amministrazione comunale che avevo chiamato (e di cui è opportuno celare il nome in quanto è nostra intenzione chiosare sui fatti e mai infierire sulle persone).

Mi presento dicendo di essere quel rompiscatoloni dell’Antonio Mellone (ma, ribadisco, ho detto qualcosa di assonante a rompiscatoloni perché fosse più immediatamente intelligibile, benché certe espressioni non facciano parte del mio idioma). E dall’altra parte, di rimando, quasi a suggello della mia autoironia : “Tu stesso lo dici”.

Ora, di grazia, con questa risposta  potevo io far finta di nulla e tacere oltremodo?

Sicché alla battutona del politico replico: “Ma scusa, [Mister x], se non volevi seccature (non ho detto seccature, ma rottura di…, insomma avete capito) perché cavolo ti sei candidato diventando pure rappresentante del popolo? Per star tranquillo? Ma se volevi stare tranquillo era inutile fare tutta ‘sta manfrina. O no?”

Dopo questa breve paternale da parte mia all’indirizzo del malcapitato interlocutore, e qualche schermaglia della serie excusatio non petita si parla finalmente dell’argomento.

Ora il consigliere comunale de quo, per troncare sul nascere la conversazione avrebbe potuto dirmi di occuparsi di questioni politiche comunali alte (ma non gli conveniva, altrimenti avremmo dovuto parlare di Megaparco, di Pantacom, della nuova area da cementificare per le baracche del mercato, o dell’apertura della vecchia scuola elementare di Noha ristrutturata al novantanovesimo cancello a meno dell’ultimo - come la barzelletta dei pazzi) e non del funzionamento delle luci di una strada o dei cessi del mercato comunale o, chessò io, del cassonetto della spazzatura troppo pieno, o dell’erba sul marciapiede (come si legge su certi ineffabili siti), rimandandomi agli uffici preposti alla bisogna.

Invece con la santa pazienza il politico nostrano mi dice pure che il dirigente comunale (probabilmente quello addetto ai pali della luce) era assente da circa quattro giorni. Al che ho ribadito che questa storia non va avanti da soli quattro giorni, ma da oltre un mese, quasi due, aggiungendo che se le luci di viale C.A. Dalla Chiesa fossero spente per ragioni di risparmio energetico (nonostante siamo circondati da pannelli fotovoltaici) sarei pure stato d’accordo. Ma a questo punto perché non spegnere anche tutte le altre luci?

Ed ho concluso supplicandolo per favore che ci tenessero informati sullo stato dell’arte, magari con due righe scritte su questo sito, ancorché ormai a quanto pare inviso ai più, forse a causa del fatto che pone troppe domande (che puntualmente rimangono senza risposte).

*   *   

Ecco, signore e signori, siamo arrivati fino a questo punto.

Tu denunci un atto osceno in luogo pubblico, come per esempio il fatto che a Noha c’è una bellissima scuola ristrutturata, ed inaugurata precisamente
da a meno del particolare dell’energia elettrica, e pertanto non potrà mai funzionare; gli vai a dire che, ancorché chiusa, quella scuola potrebbe far “guadagnare” dei soldi al comune con la produzione e la vendita dell’energia elettrica prodotta dai pannelli fotovoltaici (che stanno sul terrazzo inutilmente ad abbronzarsi ormai da quasi due anni), e i nostri rappresentanti ed il loro codazzo di aruspici del pragmatismo che fanno? Ti danno del rompiscatole. Per non dire di peggio.

Ora vorremmo ricordare ai nostri rappresentanti al Comune di Galatina (se ne facciano una ragione) che accanto a questi articoli, che continueranno imperterriti come sempre a comparire su questo sito fino alla soluzione del problema (o più probabilmente fino al crollo della struttura), inizieremo a mobilitarci anche utilizzando altri canali. Per esempio interpellando le televisioni locali, girando dei video di denuncia e mettendoli in rete, raccogliendo le firme dei cittadini…

E già che ci siamo, visto che molti concittadini non avendo di meglio da fare guardano Canale 5 e pare s’informino anche (o solo) per il tramite di “Striscia la notizia”, facendoci un po’ di violenza psicologica, adeguandoci dunque al target dell’audience, abbiamo pensato di invitare anche noi  Fabio e Mingo (o il Gabibbo in persona) per un servizio su questa vergogna. Va bene? Contenti così?

Sono certo che anche stavolta non si muoverà foglia.

Però come diceva Trilussa: quanno ce vo’ ce vo’. E almeno sarà a ragione e non a torto quando questi personaggi, in conciliabolo tra loro, ci daranno dei rompicoglioni.

Antonio Mellone
 
Di Antonio Mellone (del 21/05/2017 @ 22:52:03, in NohaBlog, linkato 3065 volte)

Aveva ragione il mio compianto amico, il prof. mons. Antonio Antonaci, quando mi diceva: “Chi scrive e pubblica, in un certo qual modo rischia di diventare come certe donne di strada: non sa mai in che mani potrebbe andare a finire”.  Le peggiori sono quelle di coloro che sentono su di sé tutto il peso di una scuola fatta male. E non perdono occasione di dimostrarlo senza ritegno. 

Fra questi s’annoverano quelli che non solo non sanno scrivere, ma soprattutto non sanno leggere: e chiosano di conseguenza, con le solite elucubrazioni a cento decibel, oltretutto sgrammaticate e insolenti.   

Ora, nessuno, a meno che non sia paranoico, può pretendere che gli altri leggano tutto quello che scrive: ma almeno può sperare che non gli facciano dire il contrario, o “altro” rispetto a ciò che ha scritto. Voglio dire in parole povere che io sono responsabile di quello che dico (o scrivo) non di quello che gli altri capiscono (o vogliono capire).   

Per quanto ovvio, non è mai il caso di prendersela, nell’un caso o nell’altro; né di ribattere o confutare o litigare oltremodo regredendo al livello del marciapiede. Ci mancherebbe altro. Del resto, come diceva Oscar Wilde, mai discutere con un idiota, ti trascina al suo stesso piano e ti batte con l’esperienza.

*

Si sa che in Matematica più per più fa più, più per meno fa meno, meno per più è meno, e meno per meno è più. Sono nozioni basilari, diciamo da seconda media (chi l’avesse scordato è pregato di andarsi a rileggere i libri di testo dopo preventiva opportuna spolverata; chi, invece, non ne avesse punto voglia e non sapesse nemmeno di cosa si stia discettando può terminare qui la lettura di questo pezzo e darsi, come suole, alla condivisione di certi video postati su face-book).

Orbene, trasponendo questi concetti elementari di logica ed epistemologia nel campo degli eventuali insulti e/o dei complimenti che ad ognuno di noi può capitare di ricevere, applicando il criterio razional-matematico di cui sopra, diciamo che potremmo trovarci di fronte ai seguenti quattro casi o combinazioni:

a) se una persona in gamba, degna di stima, colta (concetti a valenza positiva) ti rivolge dei complimenti (segno positivo) non puoi che esserne contento (più per più infatti fa più);

b) se la stessa valorosa persona (segno più) invia al tuo indirizzo degli improperi, degli insulti, dei giudizi poco lusinghieri, tipo – relata refero - “deficiente” “sciocco” “stupido” (segno negativo) c’è di che preoccuparsi (più per meno dà un risultato negativo);

c) se un “deficiente” “sciocco” “stupido” (accezione ovviamente negativa) ti adula, ti ammira, ti loda (segno positivo), parimenti c’è poco di che rimaner compiaciuti (in quanto meno per più è ovviamente meno);

d) infine, se un “deficiente” “sciocco” “stupido” (segno meno) ti biasima, ti denigra, ti disprezza e ti dà, appunto, dello “sciocco”, dello “stupido” e del “deficiente” (sempre segno meno), il poveretto - a digiuno delle suddette elementari classi della Filosofia pura anzi applicata (e cioè che meno per meno fa più: vale a dire che due negazioni affermano) – non sa di averti in un sol colpo rivolto un grande complimento, appuntato al petto una medaglia al valore e concesso un attestato di benemerenza.

*

Dunque, sì, bisogna tenere sempre in debita considerazione che cosa si afferma, si giudica, si dice, si considera, ma anche da chi proviene l’affermazione, il giudizio, l’espressione, la considerazione o l’epiteto.

Problema di matematica: stavolta siamo di fronte alla combinazione “più per meno” (caso b), o a alla combinazione “meno per meno” (caso d)?

A voi la soluzione. L’aiutino potreste averlo dall’esame di un video, ricco dei suddetti simpatici apprezzamenti sul mio conto da parte di un noto politico locale, postato di recente sul suo profilo fb.

Visione consigliata a un pubblico dallo stomaco forte. 

Antonio Mellone

 
«Lo scorso 21 luglio ho protocollato una mozione per l’installazione di colonnine per ricaricare le auto elettriche da discutere nel consiglio comunale di Galatina, che si è tenuto mercoledì pomeriggio. La Giunta, con un atto di indirizzo in tal senso, ha scelto di battere d'anticipo rispetto alla discussione in assise. Di conseguenza in Consiglio la mia mozione (ormai superata) è stata bocciata, dopo un pressing della maggioranza nelle ore precedenti finalizzato al ritiro della stessa. Quello che sfugge alla vecchia politica  è che per noi del M5s  non sono importanti i meriti di questa o quella battaglia. Per noi oggi la grande vittoria consiste nell'aver dato un input ad un processo che migliori la vivibilità e i servizi offerti dalla nostra città. I presunti meriti li lasciamo a chi vive soltanto di quelli».
Così il consigliere comunale galatinese, portavoce del Movimento 5 Stelle, Paolo Pulli. La ricostruzione dei fatti: «Lo scorso 21 luglio protocollando la mozione ho chiesto al Sindaco e all’Assessore competente che venissero adottati gli atti necessari ad incentivare la diffusione e l’installazione di infrastrutture di ricarica elettrica, anche da parte di soggetti privati, tramite la sottoscrizione di protocolli di intesa pubblico-privato o anche attraverso la pubblicazione di appositi avvisi di interesse che facilitino e agevolino l’installazione di nuovi punti di ricarica nel nostro territorio comunale. La Giunta - continua Pulli -  dopo solo due giorni dalla mia proposta, si è attivata e ha avviato un atto di indirizzo in tutto e per tutto simile alla mozione da me presentata».
Il riferimento è al documento n. 198 del 23 luglio 2021 con cui la Giunta galatinese ha deliberato di “formulare, apposito atto di indirizzo agli uffici competenti della Direzione Territorio e Qualità Urbana unitamente al Comando della Polizia Locale per la individuazione dei soggetti interessati alla installazione sul territorio comunale di infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici e gestione del servizio di ricarica, a mezzo di apposito Avviso Pubblico che garantisca la massima partecipazione e trasparenza nelle procedure amministrative”, nonché “stabilire i contenuti minimi del Protocollo d’intesa che impegnerà i soggetti proponenti in fase di installazione delle colonnine di ricarica”.
«A volte basta tracciare la strada giusta, poi le persone di buona volontà seguiranno - conclude Pulli - intanto esultiamo per una bella vittoria per tutta la città. Le bandierine in cima alla vetta della montagna non fanno per noi. La scalata sì. Il panorama, alla fine, è di tutti. Ed è questa la cosa realmente importante».
 
M5S
 
Di Albino Campa (del 03/06/2012 @ 22:49:37, in Grafite è Musica, linkato 4043 volte)

Venerdì 8 giugno ore 22.00 inaugurazione mostra itinerante "Grafite È Musica", presso lo Skatafashow Aradeo. Performance artistica di Paola rizzo che ritrarrà Francesco Arcuti (Cesko from Après la Classe) e musica di Beppe Vivaz. Non potete mancare amici: Arte musica gastronomia...
In esposizione i ritratti a matita di alcuni musicisti di fama nazionale ed internazionale, conosciuti personalmente nel corso di questi anni. Ritratti come quello di Caparezza, Terron Fabio, Roy Paci, Raffaele Casarano, Giuliano Sangiorgi. Marco Ancona, Marco Rollo, Giancarlo dell'Anna, Cesare dell'Anna, Luca Aquino, Ludovico Einaudi...

Paola rizzo dipinge e disegna con la musica. Non come colonna sonora, che pure non manca mai nel suo studio d'arte, ma come moto dell'anima-artista. Le sue tele e i suoi ritratti sono spartiti musicali su cui si adagiano note in bianco e nero e note di colore, spalmate con pennelli o incise nel tratto al cui ritmo risuona l'armonia del creato. Nei suoi dipinti, i colori a volte stridono e lottano in contrasto come rulli di tamburi e tamburieddhri, a volte sfumano malinconici sul diesis o sul bemolle di un ottone a fiato o di un'armonica a bocca, a volte esplodono nella maestà degli ulivi che si ergono nella gloria dei cieli come trombe o antiche canne di un organo solenne. I volti di Paola rizzo e le loro espressioni li trovi ovunque nei suoi quadri. La natura delle sue tele non è mai morta, ma viva, pulsante, danzante, cantante. Il pennello o la matita di Paola finiscono per essere nelle sue mani come la bacchetta di un direttore d'orchestra, e i suoi volti e le sue immagini la composizione e l'esecuzione più bella della sua pittura lirica. Questi volti stanno cantando e suonando: tendete l'orecchio, liberatevi dal tappo che ostruisce ed ottura, e li sentirete anche voi. (Antonio Mellone)

 
Di Albino Campa (del 03/04/2012 @ 22:45:31, in Politica, linkato 6945 volte)

Depositate a Palazzo Orsini gli elenchi con i nominativi (sedici per lista), ma anche i simboli delle liste e dei partiti e il nome del candidato sindaco che intendono sostenere.

In questa tornata elettorale sono in quattro a correre per la poltrona di primo cittadino, ben venti le liste che si contenderanno i voti e, addirittura, trecentoventi i candidati alla carica di consigliere comunale.

Sono cinque i simboli del centrosinistra che appoggiano la candidatura a sindaco di Cosimo Montagna. Per il Partito Democratico si ricandida il gruppo consiliare dell’ultima amministrazione con Piero Lagna, Daniela Sindaco e Daniela Vantaggiato. La Federazione della Sinistra si stringe attorno a Roberta Forte, Apollonio Tundo e Dino Santoro. Sempre all’interno dell’area di centrosinistra, l’Italia dei Valori punta su Luigi Boselli ed infine Sinistra ecologia e libertà con Vendola e la lista civica Montagna Sindaco.

Cinque anche le liste che sostengono la ricandidatura di Giancarlo Coluccia. L’ex sindaco è appoggiato da Io Sud, suo partito di riferimento, Futuro e Libertà per l’Italia, Udc e dalle liste civiche Partito della Nazione e Città migliore. Per il partito della senatrice Adriana Poli Bortone ripresentano la loro candidatura gli ex consiglieri comunali Luigi Cisotta e Nicola Surdo, mentre Fli, schiera l’attuale segretario cittadino, Pierantonio De Matteis. Per il partito dello scudocrociato, infine, scendono di nuovo in campo il vice sindaco uscente, Lilli Villani, e l’ex presidente del consiglio comunale, Cosimo Marra.

Antonio Pepe candidato della coalizione di centrodestra, conta sul sostegno di quattro liste: Popolo delle Libertà, La Pugliaprima di tutto, Partito Socialista Italiano e Città libera. Quest’ultima lista civica presenta un ex consigliere comunale, Maria Grazia Sederino, mentre per il Pdl, scontata è la ricandidatura di Francesco Sabato e Giuseppe Viva, anche loro consiglieri uscenti. Si riconferma in blocco l’ex gruppo consiliare dei Socialisti, Marcella Biancorosso, Giuseppe Spoti, Massimo Sparapane e Antonio Garzia.

Il quarto candidato alla carica di primo cittadino è Carlo Gervasi con la sua coalizione composta da sei liste civiche. La lista  Polis, che nell’ultima tornata elettorale ha appoggiato la candidatura dell’ex sindaco Coluccia, che per queste elezioni amministrative passa, invece, a sostegno di Carlo Gervasi. Tra i nomi presenti nella lista Polis, gli ex consiglieri comunali Francesco Carrozzini e Andrea Maio. Le altre liste civiche sono quella del Movimento Rione Italia, Galatina Altra, Galatina in movimento, Socialdemocrazia con Gervasi e Lista Gervasi.

CANDIDATO SINDACO: COSIMO MONTAGNA
 lista-montagna  federazione-sinistra
LISTA MONTAGNA
De Pasquale Paolo
Fachechi Augusto Cesare
Grassi Anna maria
Levanto Maria
Maggio Valeria
Masciullo Antonella
Mastrolia Barbara
Mele Antonio
Mino Alessandro
Nobile Vincenzo
Patera Salvatore
Quarta Annamaria
Romano Pasquale
Schirinzi Pietro
Serra Salvatore
Vergaro Valentina
FEDERAZIONE DELLA SINISTRA
Forte Roberta
Abaterusso Luigi Carmine
BeccarisiAngela
Congedo    Antonio
Contaldo Salvatore
D'Amico    Fabio
De Pascalis Luigi Cesare
Greco Massimo
Lezzi Simona
Longo Luigi
Mele Paola
Perrone    Sergio
Dantoro    Santo (detto Dino)
Spedicato Francesco Antonio
Tundo Apollonio
Viva Roberta
partito-democratico  SEL 
PARTITO DEMOCRATICO
Vantaggiato Daniela
Baffa Fernando
Colazzo Salvatore
Congedo Mirko
Lagna Alessandro
Lagna Giuseppe
Lagna Luigi Antonio
Lagna Piero Luciano
Marra Massimo
Mellone Antonio
Minardi Antonio
Miri Gianni
Sindaco Daniela
Spagna Maria Teresa
Tempesta Emilio
Tundo Daniele
SINISTRA ECOLOGIA E LIBERTA'
Cuppone Claudia S. In De Benedittis
Cafaro Chiara
Codazzo Antonio Orazio
Colazzo Graziano
De Giovanni Corrado
Gigante Pietro
Mandorino Maria Addolorata
Manna Andrea
Mariano Maria
Misciali Lina
Panico Giuseppe
Perrone Riccardo
Rossetti Vanessa
Tesoro Andrea Angelo
Valentini Fabiana
Vantaggiato Marco
 LogoDiPietroItaliadeiValori-PattiChiari2  
IDV
Boselli Luigi Giuseppe
Sabella Patrizia
Gabrieli Paola
Galante Biagio
Gentile Antonio
Greco Luigi
Mandorino Vincenzo
Margiotta Marco
Marino Norma detta Sonia
Marra Alberto
Marra Marco
Masciullo Maria Grazia
Panico Claudio
Specchia Priscilla
Valentini Donata
Vinsper Beatrice Maria
 
   

CANDIDATO SINDACO: CARLO CARMINE GERVASI
 lista-gervasi  galatina-altra
LISTA GERVASI
Bianco Marcella
Cappello Elisa
De Matteis Paola
Esposito Maria Rosaria Detta Sara
Gerardi Giuseppe
Giannuzzi Daniela
Lisi Federico
Luceri Vincenzo
Mangia Enzo
Palama’ Mario
Palumbo Beniamino
Patera Antonio
Patera Danilo
Perrone Alessandro
Stasi Carlotta
Stefanelli Rosi
GALATINA ALTRA
Florido Carmela Detta Carmen
Gorgoni Maria Antonietta
Maiorano Annalisa
Mangia Flora Maria Luce
Musca Maria Luce
Panico Valentina
Del Coco Vincenzo Detto Enzo
Marra Antonio
Ciccardi Giuseppe Detto Pino
Perrone Antonio
Antonaci Paolo
Bodelmonte Angelo
Forletti Fabio
Perrone Mario
Surdo Enrico
Surdo Marco
 socialdemocrazia  novapolis
SOCIALDEMOCRAZIA CON GERVASI
Al Aarag Luca
Attanasi Sara
Beccarisi Santo
Candito Helenio
Cascio Giampiero
Cascione Andrea
Cudazzo Andrea
Gatto Andrea
Loreta Gianfranco
Maglio Marta
Mangia Loredana
Marra Valentina
Micheli Donato Luigi
Murciano Rocco Giovanni Detto Gianrocco
Sanso’ Giuseppe
Serafini Giuseppe
NOVAPOLIS GALATINA
Valente Raimondo
Carrozzini Francesco
Tundo Cesario
Carratta Simone
Spinelli Santino Antonio
Campa Maria Antonietta
Greco Pietro
Greco Alessandro
Coluccia Michele
Garzia Chiara
Carratta Fabio
Spagna Rosario Jari
Maio Andrea
Santoro Luigi
Vincenti Francesca
Tarantino Cosimo
 moviemento-rione-italia  galatina-movimento
MOVIMENTO PER IL RIONE ITALIA
E PER GALATINA
Bello Massimo
Russo Piero Luigi
Leopizzi Cinzia
Surdo Pietro
Forte Antonio
Coluccia Tonia
Ciriolo Alessandro
De Pirro Franco
De Blasi Pantaleo Massimo
Ciccarese Stefano
De Pascali Luciano
rizzo Antonio
Santoro Gianpiero
Gugliersi Salvatore
Arcadi Giuseppe
Perrone Gianpiero
GALATINA IN MOVIMENTO
Amante Marcello Pasquale
Ancora Cosimo
Caiaffa Aida
Cucurachi Livio
Bonuso Eligio Marco
De Micheli Manuela
Farmo Massimiliano
Furio Oreste Detto Cosimo
Galluccio Giacomo
Giannini Massimo
Grato Pasquale
Mauro Nicola Detto Nico
Palumbo Stefania
Romano Fortunato Stefano
Romano Stefano
Villano Pasquale

CANDIDATO SINDACO: GIOVANNI CARLO COLUCCIA
 iosud  udc
IO SUD
Bodelmonte Antonio
Cioffi Roberto
Cisotta Luigi
Di Bella Mauro
D’Onghia Milena
Gaballo Gianluca
Ingrosso Daniele
Mandorino Pierluigi
Margiotta Angelo
Micia Pietro
Misciali Marzia
Monastero Pompilia
Papadia Pierpaolo
Surdo Nicola
Tardi Antonio
Villano Nico
UDC
Marra Cosimo
Villani Pasqualina detta Lilli
Quarta Davide
Arcuti Vito Antonio
Baldari Massimo
Calabrese Maria Grazie
Clementi Matteo
Chirco Anna Maria
Ciccardi Biagio Pasquale
De Blasi Simona
De Paolis Lucia
Grappa Gabriele
Notaro Graziano
Tundo Salvatore
 fli  
FLI FINI
De Matteis Pierantonio
Aloisi Lucio
Chiriatti Daniel
D’Errico Pietro
Fedele Gianluca
Francone Salvatore
Giaccari Matteo
Maggio Luciano
Margiotta Adriano
Onorato Francesco
Perrone Antonio
Stefanelli Maria Luce
Surdo Piero Massimo
Toma Giuseppe
Venuto Alberto
Vergari Pasquale
150
Aloisi Lucia
Arcadi Pietro
De Lorenzis Ernesto
De Pandis Romina
Fulco Giuseppe
Inguscio Vincenzo
Leto Antonio
Notaro Antonio
Sambati Pietro
Santoro Lucia
Santoro Maria Serena
Scarcia Marco
Serra Carmine Roberto
Liaci Giorgio
   
CITTA' MIGLIORE
Ballarino Giancarlo
Beccarisi Alessio
Calimero Natale detto Natalino
Coluccia Salvatore
Frisenda Massimiliano
Greco Maria Angela
Lupo Francesco
Margiotta ilario
Margiotta Maurizio Maria
Mariano Elisa
Marra Francesco
Mazzotta Luigi Dario
Paglialunga Antonio detto patta
Perrone Gloria
Stefanizzi Alba
Mazzotta Federica
 

CANDIDATO SINDACO: ANTONIO PEPE
 puglia-prima-di-tutto  citta-libera
LA PUGLIA PRIMA DI TUTTO
Abaterusso Luigi
Aloisi Alessandro
Bianco Paola
Carrozzo Maria Concetta
Fulvi Michele
Greco Antonio
Gugliersi Antonio
Leone Francesca
Maiorano Tommaso Antonio
Marti Giacomo
Mita Fernando
Russo Davide Andrea
Sabella Antonio
Schilardi Yari
Schirinzi Antonio Alessandro
Stefanelli Donato Maurizio
CITTÀ LIBERA
Barbaro Gianluca
Carlino Pierlorenzo
D’Elia Roberto
De Iaco Annarita
Geusa Marco
Lupo Danilo Antonio
Mandorino Alessandro
Mariano Emanuele
Masciullo Pierluigi
Notaro Giovanni Dario
Ferrero Marina
Rigliaco Luigi
Schirinzi Paolo
Sederino Maria Grazia
Vergaro Renato
 pdl socialisti 
PDL
Aloisi Stella
Ciarfera Gianluca
Fazzi Giuseppe Cosimo
Filieri Carmine
Franco Dario
Lombardi Ivan
Magnolo Antonio
Marra Antonio
Papadia Antonio
Perrone Tommaso detto Tommy
Sabato Francesco
Santoro Salvatore
Saracino Cristina Dolores
Stomaci Luigi
Todisco Anna Rita
Viva Giuseppe detto Bepi
SOCIALISTI
Spoti Giuseppe detto Peppino
Biancorosso Marcella
Coluccia Maurizio
Congedo Antonella
De Lorenzis Lorena
D’Errico Pietro
Forte Luca
Garzia Antonio
Lazzari Giampiero
Lattarulo Donato
Marrocco Giuseppe
Nuzzaci Luigi
Russo Cosimo Roberto
Santo Lucio Antonio
Schirinzi Antonio
Sparapane Massimo

 
Di Redazione (del 02/02/2017 @ 22:44:11, in Comunicato Stampa, linkato 1776 volte)

“IL FUTURO COMINCIA ADESSO” sono le parole chiave dell’incontro informativo-formativo sul tema “La robotica e sue applicazioni”, che si terrà Venerdì 3 febbraio 2017 presso l’Istituto Professionale “Falcone e Borsellino” di Galatina.

Dopo il saluto del Dirigente Scolastico, prof.ssa Ornella Castellano, e la relazione dell’ing. Luigi Ranieri (ICT Training Centre-Cisco ASC), saranno presentati degli oggetti 3D progettati e realizzati dagli alunni dei diversi settori: Servizi SOCIO-SANITARI con QUALIFICA O.S.S. (protocollo di intesa con la Regione Puglia),  Settore ODONTOTECNICO,  Indirizzo MANUTENZIONE E ASSISTENZA TECNICA (Elettrotecnica, Elettronica, Meccanica e Termomeccanica) e Servizi COMMERCIALI (con QUALIFICA di OPERATORE GRAFICO e DIPLOMA DI TECNICO DELLA PROMOZIONE COMMERCIALE E PUBBLICITARIA).

Il pensiero computazionale è la chiave per riuscire bene nel proprio futuro. Per questo la Scuola intende promuoverlo e svilupparlo nelle giovani generazioni, affinché possano trovare soluzioni innovative e creative ai problemi di ogni giorno. Il nuovo laboratorio nasce dall’esigenza di creare spazi alternativi per l’apprendimento che, attraverso l’uso delle nuove tecnologie, permettano di sperimentare forme di apprendimento collaborativo e laboratoriale per la realizzazione di oggetti 3D, partendo dalla scannerizzazione di oggetti reali, passando alla modellazione tramite software, fino alla realizzazione di prototipi reali tramite due tecnologie di stampa differenti.

Obiettivi del progetto sono: sperimentare forme innovative di didattica attraverso l'utilizzazione in campo educativo della robotica; permettere agi studenti di apprendere divertendosi; stimolare e favorire il pensiero creativo, sviluppare il pensiero logico e la capacità di correlazione; sviluppare la capacità di analizzare e risolvere i problemi; accrescere le capacità decisionali; accrescere il senso di responsabilità e aumentare la propria autostima attraverso la sdrammatizzazione dell’errore, riconsiderato semplicemente come uno dei momenti dell’apprendere;rafforzare la capacità di lavorare per ottenere un obiettivo attraverso la creazione di ambienti di apprendimento flessibili, dedicati alla formazione nell’era digitale. Avvicinare gli studenti al mondo della ricerca e abituarli al metodo sperimentale facilitare la lettura di fatti o fenomeni nell’area scientifica e in quella tecnologica attraverso la costruzione di modelli  stimolare le loro capacità di schematizzare, descrivere "problemi", utilizzare codici sintetici e condivisi. Saranno rafforzate non solo le competenze digitali di base di studenti e docenti ma anche competenze trasversali, con particolare riferimento alla creatività digitale, l’inclusione sociale e l’occupazione.

I.I.S.S. "Falcone e Borsellino" - Galatina

 
Di Albino Campa (del 15/04/2010 @ 22:39:12, in PhotoGallery, linkato 4169 volte)
  • Proclamazione Sindaco Giancarlo Coluccia 15 Aprile 2010


    Vedi la photogallery
    (Servizio fotografico di Paola rizzo)


 
Di Antonio Mellone (del 19/11/2015 @ 22:38:33, in Necrologi, linkato 3219 volte)

Oggi, 19 novembre 2015, mentre spuntava l’aurora, è venuta a mancare all’età di 93 anni la prof.ssa Mimì Piscopo, la prima laureata in “Lettere classiche” della nostra cittadina.

Vorrei ricordarla con le stesse parole di un articolo che vergai in suo onore sei anni fa (cfr. “L’Osservatore Nohano”  - n. 8, anno III, del 9 dicembre 2009).

*

<< Sono di fronte agli occhi color cielo quando è bello di una nohana purosangue: Mimì Piscopo, la mia professoressa di Italiano della mitica “I G” dell’Istituto Tecnico Commerciale “M. Laporta” di Galatina. Le chiedo alcune informazioni sul suo conto per una rubrica che tengo saltuariamente sul mio giornale, una rubrica dal titolo Curriculum Vitae.

Riesco a prendere appunti interessantissimi, ma il rischio è che anziché un articolo qui salti fuori un vero e proprio ponderoso volume. Perché le notizie e le curiosità (che sono come le ciliegie: una tira l’altra) sono interessanti e affascinanti, e riguardano non soltanto un’autentica gloria della scuola del XX secolo, ma anche la storia tutta e l’evoluzione (chiamiamola pure così) del contesto ambientale salentino, quello che ci fece da culla, e che ancora oggi funge da cornice alla nostra vita.

Ma ci provo ugualmente, tentando di lavorare con la lima più che con la penna, e cercando di non perdermi in mille fronzoli. Mi trovo di fronte – dicevo – ad una ragazza di 87 primavere, una Donna che senza indugio ti dice “sono nata il 16 luglio del 1922”, e subito mi viene da pensare che una vera Signora non si fa alcun problema nel rivelare la sua età.

Mimì frequenta a Noha la scuola elementare come molti suoi coetanei. Terminato il ciclo della scuola primaria, sfidando la tradizione che voleva che le donne rimanessero in casa a fare la calza, Mimì decide di sostenere l’esame di ammissione. “Solo coloro che superavano questo esame potevano frequentare la scuola media”.

L’ingresso nella scuola media quindi non era automatico, ma era una prima conquista per chi voleva proseguire negli studi. E’ inutile dire che andavano avanti solo coloro che si sentivano portati, che sovente coincidevano con i figli del censo e del privilegio, mentre gli altri venivano avviati verso un’attività agricola o artigianale, allu mesciu o alla mescia. La maggior parte dei ragazzi dunque si fermava di fatto all’esame di licenza elementare (ed una buona percentuale di essi non ci arrivava punto). “Quanti sacrifici per frequentare la scuola media e poi quarto e quinto ginnasio, e successivamente il liceo classico fuori paese. Erano tempi in cui la gente era costretta a stringere la cinghia. La fame faceva sentire i crampi allo stomaco. Si razionava il pane, addirittura! Il mio povero papà a volte rinunciava alla sua razione per non farla mancare a noi.. Il più delle volte andavamo a Galatina a piedi. Qualche volta alle sei in punto passava una corriera di studenti provenienti da diverse cittadine del Salento. Ci si conosceva un po’ tutti e, prima dell’inizio delle lezioni, si stava insieme a chiacchierare piacevolmente nell’atrio della scuola. A volte, quando pioveva, e quando era possibile, mi accompagnava il mio povero papà, con il suo biroccio trainato da un cavallo”. Qui si capisce benissimo quanto Mimì Piscopo sia dunque un’antesignana dell’emancipazione femminile nohana e salentina: “Non era facile soprattutto per una donna continuare negli studi. Andare a Galatina era come tradire una tradizione. Ma mio padre per fortuna era di più ampie vedute ”.

Ha un sogno, questa Donna, e a costo di sacrifici, di rinunce e di rottura di schemi arcaici, lo realizza. Questo è uno degli insegnamenti più importanti della professoressa di Noha: quando si crede nelle proprie possibilità e si lotta con determinazione ed impegno, non ci sono risorse finanziarie scarse o barriere culturali impossibili da abbattere.

Il “Pietro Colonna” di Galatina, e soprattutto la serietà ed il rigore degli studi che vi si conducevano, lasceranno nell’animo e nella formazione della studentessa Piscopo Cosima un’impronta incancellabile. E certamente – come evinco dalle sue parole – sentimenti profondi di nostalgia, di rimpianto ed anche di commozione. E’ come se, mentre ti parla, sentisse nell’angolo della sua memoria suonare ancora la campanella del “Colonna” incastrata a ridosso di un pilastro quadrato dell’antico chiostro domenicano, quell’aggeggio sonoro che scandiva l’inizio e la fine delle lezioni col tocco squillante dell’Idea che non muore.

La maturità arriva nel 1944. “E ormai volevo andare avanti. Mi consigliavano di prendere Farmacia. Ma io ero contraria all’idea, perché le farmaciste – così dicevo – mi sembravano delle bottegaie (soprattutto per gli orari di lavoro). Decisi di prendere Lettere con indirizzo classico, perché mi piacevano molto il greco ed il latino. E mi iscrissi all’università di Bari, dove avevo un punto d’appoggio presso il collegio Regina Elena”. Già dai tempi dell’università, Mimì evidenzia la sua passione. “Leggere, studiare, insegnare erano la mia passione”, tanto che corre spesso in soccorso alle esigenze di molti studenti amici e di molti colleghi in difficoltà, studiando e ripetendo insieme a loro, dando loro una mano nel superamento degli esami nelle materie più difficili.

In quel tempo i testi classici ed i distici erano per lei a portata di mano e di memoria; dalle sue scarpe, ad ogni passo, sembravano entrare ed uscire aoristi e ablativi assoluti. “Era difficile superare l’esame di latino. Sentivo che molti studenti l’avevano provato molte volte prima di superarlo… Io sostenni lo scritto un anno in anticipo, ancor prima che mi si consentisse di presentarlo. E ricordo il terribile prof. Vantaggiato che mi chiamò – io incredula – per sostenere l’esame orale, che superai subito e brillantemente. Ma non mi esaltavo mai. Questa è la mia indole: tra l’altro ero anche molto timida”.

Cosimina Piscopo si laurea nell’anno accademico 1948-49 discutendo una tesi (scritta a macchina) dal titolo: “La classe rurale in Terra d’Otranto nei primi sessant’anni del sec. XIX”, relatore il chiarissimo prof. G. Masi [tesi trascritta a cura di Marcello D’Acquarica e pubblicata su Noha.it nel luglio 2010].

Rientrata a Noha, inizia sin da subito a dare lezioni private di lettere, latino e greco, come del resto aveva sempre fatto quando era possibile durante la guerra. “Ma non mi pagavano mica!”. Nel 1954 diventa finalmente – come noi studenti l’abbiamo sempre chiamata – “La Piscopo”, sottintendendo “la professoressa” o, come i giovani d’oggi usano dire, la Prof.

Inizia dunque in quell’anno la sua carriera di insegnante di Lettere all’Istituto Tecnico Commerciale di Galatina “che non era ancora statale ma parificato. Tra l’altro io, insegnante, sembravo allora una ragazzina al confronto dei miei studenti”.

Dopo questa esperienza iniziale intraprende un lungo tour in diversi istituti che qui posso soltanto citare di sfuggita, avvistandoli dall’alto come in un ideale volo d’aquila.
Insegna così al Professionale Statale e poi al Professionale Femminile di Galatina. Successivamente a Maglie di nuovo presso un Istituto Tecnico Commerciale, con alcune ore presso il Magistrale di Galatina. Dopo “non ricordo precisamente l’anno” entra nei ruoli della scuola media ed insegna Italiano, Storia e Geografia ad Aradeo e poi finalmente a Noha alla “Giovanni XXIII” dove viene nominata anche vice-preside.

Ma dopo due anni decide di ritornare alle scuole superiori: sicché ritorna all’Istituto Tecnico Commerciale (nel 1981-82, quando chi scrive frequentava la famosa I G) e contemporaneamente al Professionale Femminile dove ricopre la cattedra di Storia. E poi ancora da Galatina a Gallipoli, alla volta dell’Istituto Nautico, con alcune ore settimanali a Carmiano presso un altro Istituto Professionale…“Amavo il mio lavoro. Ero molto scrupolosa. Andavo al lavoro anche con la febbre. E mi volevano bene. Ricordo che quando morì il mio povero papà (insegnavo al Professionale) il preside e tutti i ragazzi vennero al corteo funebre. Questo mi fu di grande conforto.

Raccontare qui la vita a scuola della docente Piscopo sarebbe impossibile: dovremmo indugiare in numerosi, singolari, piacevoli, interessanti particolari, come la preparazione delle lezioni, le spiegazioni, le interrogazioni, i consigli di istituto, gli incontri scuola-famiglia, i compiti in classe corretti a casa (a volte anche con l’ausilio della sorella Laura, che leggeva tutti gli elaborati degli studenti per filo e per segno), i problemi dei ragazzi che trovavano in lei una istitutrice, sì, ma anche una sorella, una madre e a tratti un’amica alla quale confidare i propri dubbi esistenziali. “Ci fu un periodo drammatico, anni terribili, quando a scuola entrò la droga. In un anno in una classe fummo costretti a respingere addirittura 14 studenti. Quanti incontri tra professori e genitori. Alcuni venivano a trovarmi perfino a casa chiedendo consiglio, sostegno, incoraggiamento. Erano problemi delicati: non si poteva far finta di nulla. […] Quante storie e quanti viaggi di istruzione al seguito dei miei studenti. Ovunque in Italia, nelle città d’arte, in montagna… Ricordo anche un viaggio bellissimo a Parigi. E quante esperienze: pensa che una volta andammo a finire persino in discoteca! Tuttora incontro in giro dei miei studenti che mi chiedono: si ricorda di me? Io confesso di ricordarmi dei più bravi. E dei più diavoli.

Chiudo questo curriculum vitae et studiorum su una persona di valore di Noha, non senza aver detto che Mimì Piscopo è stata nominata anche “Giudice Popolare”, incarico che ha esercitato per un certo periodo di tempo nel foro di Lecce. “Il Giudice Popolare è chi, con fascia tricolore, affianca i giudici nelle Corti d’Assise e nelle Corti d’Assise d’Appello, assistendoli nelle udienze e partecipando alle decisioni contenute nelle sentenze”. La scelta di un così delicato compito di magistratura penale (nelle Corti d’Assise si trattano infatti processi penali per i crimini più gravi previsti nel codice) ricadde su Mimì sicuramente per le sue doti di equilibrio, e soprattutto per la sua irreprensibile condotta morale. Anche quest’ultimo incarico è parte sostanziale di un brillante curriculum vitae.

Concludo questo scritto dicendo che a volte noi altri cerchiamo lontano (o peggio ancora in televisione) le persone di valore e degne di lode, ignorando i tesori a noi più vicini, benché umili ed al riparo dalle luci dei riflettori alimentati con l’energia dell’ottusità e dell’insipienza.

Sarebbe saggio se invece ci accorgessimo di chi, pur in atteggiamento di ritrosia, evitando la pompa magna, vive accanto a noi ed ha ancora molto da dare ed insegnare.

Con questi colpi di scalpello mi auguro di essere riuscito ad abbozzare un seppur grossolano profilo “della Piscopo”, alla quale vorrei indirizzare un grazie di cuore per tutto quello che ha fatto per i ragazzi suoi discenti (incluso il sottoscritto) e per il lustro che con il suo studio, il suo lavoro ed i suoi incarichi ha dato alla nostra cittadina.

Infine vorrei chiederle di essere indulgente con me ancora una volta, nel caso in cui nel corso di questo articolo (o di altri) dovessi aver seminato a destra o a manca qualche strafalcione, o, peggio ancora, qualche errore di sintassi o di grammatica che, come usava ripetere la Prof, “è sempre in agguato”>>.

*

Addio professoressa Piscopo, addio Mimì, e buon vento.

Con te se ne va una brava insegnante, una grande Donna, una pagina gloriosa della Storia di Noha.

Antonio Mellone

 
Di Redazione (del 28/01/2014 @ 22:37:00, in Comunicato Stampa, linkato 3007 volte)

L’Istituto Comprensivo Polo 2 Galatina, Scuola Secondaria di Primo Grado di Noha, in collaborazione con il Club UNESCO di Galatina , nell’ambito del progetto di Educazione alla Pace e ai Diritti Umani promosso dalla Commissione Nazionale UNESCO, ha organizzato un evento formativo in tema di “Immigrazione e diritti dei Minori” rivolto alle Classi Terze della Scuola Media; l’incontro avrà luogo Venerdi 31 gennaio 2014 alle ore 10.00, presso l’Aula Magna della Scuola Media Statale di Noha in Via Petronio,1.

Introdurrà i lavori la Dirigente scolastica Dr.ssa Eleonora Longo; seguiranno i saluti della Prof.ssa Daniela Vantaggiato, Assessore alla Cultura del Comune di Galatina, del Presidente del Club UNESCO Galatina Salvatore Coluccia, del Vice Questore della Polizia di Stato Dr. Giovanni Bono, del Comandante della Stazione Carabinieri di Galatina Mar. Musardo Riccardo, del Dirigente del Corpo di Polizia Locale Dr. Antonio Orefice.

Relazionerà la Dr.ssa Maria Cristina rizzo, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Lecce, sul tema:” Immigrazione e tutela dei diritti dei Minori”.

 

La scuola riapre puntando in primis alla sicurezza, in un periodo purtroppo ancora estesamente interessato dall’emergenza epidemiologica che stiamo attraversando e che è rinvenibile in molti documenti presenti sul sito.

La nostra scuola, così come tutte le altre istituzioni scolastiche, in linea con il Decreto Ministeriale risalente allo scorso giugno 2020 che contiene le “ linee guida per la ripresa a settembre”, (Piano Scuola 2020-21), ha pienamente recepito le indicazioni del Comitato Tecnico Scientifico che ha fornito misure di prevenzione  e raccomandazioni  per gli studenti delle scuole di ogni ordine  e grado, in vista della ripresa dell'anno scolastico 2020/21.

A questo proposito sono state messe in atto una serie di misure per fronteggiare la contingente situazione attuale che si riflette non solo nella modulistica presente sul sito della scuola, ma ha inciso anche profondamente sulle abitudini quotidiane della vita scolastica attuale.

Tra queste misure si possono citare l’adeguamento del patto educativo di corresponsabilità all'emergenza sanitaria in corso e che prevede una ancor più stretta collaborazione tra scuola e famiglia, a partire dai vari vademecum pubblicati per tutte le classi di ogni ordine di scuola con le indicazioni sui comportamenti corretti da tenere o le direttive sulla gestione di una persona sintomatica a scuola.

D'altro canto la scuola garantisce la tracciabilità nella gestione di ingressi e uscite di tutto il personale e non solo, le periodiche operazioni di pulizia e sanificazione degli ambienti, la fornitura dei dispositivi di protezione per alunni e docenti (mascherine e dispenser gel con azione virucida); la nomina di un docente referente Covid per la gestione dei casi di emergenza per ogni plesso e un docente referente generale d'istituto; personale docente “ Covid” di potenziamento per le classi più numerose che necessitano di essere sdoppiate.

Non ultimo la nostra scuola ha poi recepito anche le Linee guida per la Didattica Digitale Integrata ( DDI) che forniscono indicazioni per la progettazione del Piano Scolastico da adottare in modalità complementare alla didattica in presenza, qualora si rendesse necessario ( come si sta verificando parzialmente nella situazione attuale) sospendere le lezioni in presenza e , a questo riguardo, sono in cantiere ulteriori attività di formazione sulla piattaforma digitale Gsuite in uso nel nostro Polo a cura dell’animatore digitale ed anche ulteriori corsi di didattica digitale più specifici per ambito disciplinare  rivolti a tutto il personale e tenuti da esperti della materia.

Di conseguenza, nonostante le nuvole all’orizzonte, le attività progettuali per l’ampliamento dell’offerta formativa della scuola riprendono con forte entusiasmo; sono stati riattivati i Programmi Operativi Nazionali ( PON), già avviati nel precedente anno scolastico per tutti e tre gli ordini di scuola : “ Un click per crescere” con l'obiettivo di potenziare la creatività ed incentivare un uso consapevole del digitale per i bambini di 5 anni e “Give me Five 3”  per la Scuola dell’Infanzia, rivolto sempre agli alunni di 5 anni con l'obiettivo di avvicinare i bambini ad un codice linguistico diverso dal proprio e alla conoscenza di altre culture; “Matematica da campioni” per la Scuola Primaria e la Scuola Secondaria di primo grado con l'obiettivo di potenziare le conoscenze logico-matematiche degli studenti; poi ancora  “ il Francese anche per me” per avvicinare i bambini della scuola Primaria alla conoscenza della lingua francese di livello A1 ed infine il corso di spagnolo per la Scuola Secondaria di primo grado , per approcciare gli alunni alla conoscenza della lingua spagnola.

Tra le iniziative più apprezzate nell'ambito del Polo 1 riprende poi il progetto STEM (che vede interessate le discipline di Scienze, Tecnologia e Matematica), con lo scopo di avvicinare a norme di comportamento civili, interiorizzare il rispetto per i beni comuni e la decodifica dei principali segnali stradali.

Da sempre di rilevante interesse per l'utenza, si ripropone anche il progetto KET ( Key English Test) per la Scuola Secondaria di primo grado, per il conseguimento della certificazione linguistica di livello A2.

Infine, di importanza cruciale anche in seguito all’inserimento dell’Educazione civica nel curricolo nazionale per tutti gli ordini di scuola e date le emergenze sociali giovanili venute alla ribalta ai nostri giorni, si è resa necessaria l’esigenza di progettare un’unità didattica trasversale che attraversi tutte le discipline “ Noi cittadini in Europa” per promuovere, tra gli altri obiettivi, la diffusione della cultura della legalità, della tolleranza e della solidarietà nelle nostre generazioni future.

 

I docenti dell'Istituto Comprensivo Polo 1 Galatina

Mussardo Emanuela

Schirinzi Gianfranco

Cesari Stefania

 
Di Albino Campa (del 21/04/2011 @ 22:35:16, in Un'altra chiesa, linkato 3000 volte)

[pubblicato sula Repubblica/Il Lavoro [edizione Ligure] il 10 aprile 2011 p. XIII con il titolo «La settimana che porta alla Pasqua occasione di silenzio e riflessione» ]

Con oggi, domenica 17 aprile 2011, inizia per i Cristiani, la settimana più importante dell’anno, quella che dà l’avvio e il senso alla stessa esistenza della Chiesa. Gli antichi la chiamavano con una espressione potente, «la Settimana delle settimane» oppure «la Madre delle settimane». Con la domenica delle Palme, cioè oggi, infatti, si entra in un tempo senza tempo, nell’ultima settimana di vita di Gesù che segna l’inizio di una svolta nella storia con la quale ancora oggi stiamo facendo i conti: chi non crede perché deve misurarsi con una Persona inquietante e un messaggio travolgente che comunque si appella alla coscienza; chi crede per come crede, o, ancora peggio nei tempi bui e osceni del berlusconismo, per come corrompe e svende il cuore della propria fede. Semplici credenti, preti e cardinali che colludono con il massimo esponente della delinquenza e della illegalità sistematica, in questa settimana faranno fatica a ritrovare il volto di quel Cristo che non diede soddisfazione nemmeno al potere indeciso di Pilato, procuratore romano. Al quale procuratore, Gesù, al contrario, contrappone la sua identità austera e limpida: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande» (Gv 19,11). Coloro che hanno consegnato un Paese, un sistema istituzionale, il potere della Legge ad un depravato, corruttore di democrazia e di legalità, commettono un peccato ancora più grande.

Oggi, però, non voglio sciupare il tempo mio e dei lettori con il fango che sale sempre più abbondante sui fondamenti dello Stato di Diritto, ma desidero invitare i nostri lettori ad entrare in uno spazio di silenzio per guardare dentro di noi e verificare quali siano le ragioni che ci spingono ad essere o non essere, a prendere o a non prendere certe posizioni. O siamo motivati solo dall’interesse immediato e gretto oppure i nostri pensieri e le nostre scelte sorgono come acqua sorgiva dalla sorgente delle nostre convinzioni profonde fondate sulla Costituzione Italiana e/o sul Vangelo. Noi sappiamo e vediamo che la destra fascista (Lega e compagni di merenda) scelgono e agiscono senza alcun pensiero fondativo perché è loro interesse consumare la pagnotta «adesso» e se per fare questo devono essere cristiani, xenòfobi, illegali, ridicoli e immorali, lo sono perché il loro orizzonte è arraffare. Noi vediamo e constatiamo che la gerarchia cattolica italiana si adegua al momento storico come l’acqua in recipiente e viene a patti con chiunque sta al potere, anche se questo significa svendere i propri principi, lo stesso Vangelo e, cosa ancora più grave, quello stesso Crocifisso che in questa settimana onorano e inneggiano spudoratamente.

Gesù non cercava mai lo scontro diretto con il potere, perché cercava di operare nei centri piccoli, quasi mai nei centri dove la presenza del potere religioso e politico era ingombrante. E’ difficile trovarlo nelle città, perché il suo ambiente operativo erano i villaggi, anonimi come i loro abitanti. Quando percepiva che il potere religioso e il potere politico s’interessavano a lui cambiava ambiente e strategia. Per due/tre anni ha agito così, ma … venne un giorno, anzi il tempo, in cui «doveva andare» a Gerusalemme e vi andò senza esitazione: «prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme» (Lc 9,51) dove avrebbe avuto lo scontro finale con il potere religioso che si era alleato col potere politico: «Non abbiamo altro re che Cesare» (Gv 19,15) e con lo stesso potere politico dal quale si distingue senza esitazione: «Il mio regno non è di questo mondo» (Gv 18,36). Gesù non accetta nemmeno che Pilato gli salvi la vita, mentre a distanza di XXI secoli da qual giorno memorabile, coloro che pretendono di rappresentarlo oggi, si sono venduti per accettare su di sé il regno perverso di un potere diabolico.

 
Paolo Farinella, prete
 
Parrocchia S. Torpete - Genova
 
Di Antonio Mellone (del 27/03/2018 @ 22:30:16, in Necrologi, linkato 2501 volte)

L’avevo vista e salutata pochi giorni fa. Passava davanti casa mia quando usciva per le compere o per andare a messa (abitavamo entrambi – io da un anno a questa parte – nel centro storico di Noha, all’ombra della chiesa madre).

La conoscevo praticamente da sempre. Uno scricciolo di donna: piccolina, capelli brizzolati (che io ricordi, sono sempre stati così), passo svelto, e battuta e sorriso a portata di mano. Dev’essere l’aria della parte antica del mio paese. Magari lo fosse anche della nuova.

Michelina aveva 87 anni, ma stava benone. Poi a un certo punto ti arriva il telegramma di convocazione. Devi lasciare tutto e partire. Funziona così. Non ti pare vero. Non ti ci abituerai mai all’idea. Ma è ineluttabile che un bel giorno la cronaca lasci il passo alla memoria.

E la mente vola indietro nel tempo. Lustri, che dico, decenni fa. Quando eri ragazzino, e frequentavi la parrocchia (che prima si chiamava più facilmente Chiesa, mentre il parroco si chiamava Arciprete). Eri insieme a un nugolo di altri chierichetti, come i figli della Michelina, Tommaso e Fabrizio, sempre presenti. E c’era anche Anna, la sorella Cacciapaglia: che cantava nel coro e non poteva mica fare la ministrante lei (le bambine sull’altare verranno ammesse con l’avvento del nuovo millennio).

Da una delle finestre della sagrestia si vedeva l’ingresso della casa della Michelina (quando si dice Casa e Chiesa). La padrona era lì dentro, china tutto il giorno sulla sua macchina per cucire. Ogni tanto faceva capolino, per salutarci, per raccontarci una storia, per offrirci qualcosa da mettere sotto i denti, un frutto della sua campagna (che raccoglieva di persona), o un semplice bicchier d’acqua.

E poi quando ti cadeva uno dei tanti bottoni della lunga veste rossa, o quando la cotta bianca - talvolta per qualche errore di candeggio o più frequentemente per via di qualche mossa sbagliata - si lacerava in qualche punto, l’arciprete ti diceva: “Vai, vai dalla Michelina ché te l’aggiusta subito, lei è una sarta. E anche una santa.”

Sante parole.

Antonio Mellone

*****

Noha.it abbraccia affettuosamente gli amici Anna, Tommaso, Fabrizio, gli amati nipoti e gli altri parenti della cara Michelina.

 
Di Fabrizio Vincenti (del 10/06/2018 @ 22:23:23, in NohaBlog, linkato 1485 volte)

Galileo Galilei, per difendere il suo sistema eliocentrico (è ancora la terra che gira intorno al sole, ricordiamocelo), scrisse a Simplicio: «Venite pure con le ragioni e con le dimostrazioni, vostre o di Aristotele, e non con testi e nude autorità, perché i discorsi nostri hanno a essere intorno al mondo sensibile, e non sopra un mondo di carta».

Chi mi conosce sa che questa citazione la uso tutte le volte che mi trovo a parlare a un gruppo di persone. È diventata quasi una mia regola di vita, trattare della realtà piuttosto che della fantasia. Questo detto da Galilei è lo stesso motivo per cui Matteo Renzi e il suo partito hanno perso alle scorse elezioni politiche, a causa del loro mondo di carta. Mi spiego. Tutto quello che noi tracciamo sulla carta, diagrammi, progetti, disegni tecnici, non sempre funziona nella realtà.

Quando Renzi parlava di condizioni economiche migliorate degli italiani, di immigrazione gestita bene, di un milione di posti di lavoro creati, di diritti civili riconosciuti, di vaccini non in discussione, di che cosa stava parlando, della realtà o del suo mondo di carta? Penso che la risposta sia evidente. Tutto ciò che filava sulla sua pagina non trovava riscontro nel mondo reale. È chiaro che non sono i dati a descrivere la realtà (troppo complessa per stare su un piano bidimensionale), ma nonostante questo, non possiamo fare a meno di essi per capire almeno l’orizzonte che abbiamo davanti. Eppure quasi tutti i dati possono essere confutati e smentiti da altri: provare per credere.

In Italia quasi sei milioni di persone, circa il 9% della popolazione, nel 2017 erano in povertà assoluta e circa tre milioni in povertà relativa. Perché allora continuare a insistere di non voler guardare nello stesso telescopio in cui guardava Galilei per riconoscere, una volta per tutte, come girano le cose? Perché ostinarsi nel dire “lo ha detto Renzi o pinco pallino, dunque è così”? Galilei avrebbe detto: “Non mi fido neanche se si tratta di Aristotele, se costui non mi porta le dimostrazioni”.

Il fatto è che l’Italia e i suoi pseudo-politici non possono più permettersi di parlare dei loro mondi di carta, perché la gente non vive sui fogli, ma nella realtà sensibile. Che senso ha insistere sulla tassazione se solo nel 2017 si contavano 111 miliardi di evasione fiscale? Quali sforzi vogliamo fare se ogni sacrificio fatto dagli onesti viene assorbito dal buco nero dei disonesti? Se la soluzione nella realtà fingiamo che non ci sia, qualche politico, come ha fatto Matteo Renzi e quelli prima di lui (e forse come faranno anche questi attuali), troverà la soluzione sulla carta: aumentiamo il debito ma investiamo. Investire cosa e in che cosa? Nell’industria trentapuntozero, nella scuola novepuntouno, in infrastrutture del tutto inutili, in tonnellate di cemento sparato tutto intorno a noi? O forse bisognerebbe semplicemente investire sulle persone, sulla loro capacità di realizzarsi, sulle loro possibilità di fare ciò per cui sono in questo mondo? Cosa vogliamo investire con un debito pubblico che nel 2017 era di 2.302 miliardi di euro, pari al 131% del Pil, cioè trentuno volte più di quello che abbiamo prodotto? Se siamo il terzo paese al mondo per uso di droghe e la droga nel nostro paese fortunatamente è illegale, non ci viene il sentore che miliardi di euro sono nelle tasche della criminalità organizzata, cioè nelle tasche delle “mafie”, e dunque è dalle loro tasche che bisognerebbe partire?

Preoccupiamoci pure dei nostri risparmi, visto che sui conti correnti degli italiani risultano esserci un totale di 1.329 miliardi di euro, ma di quel 41% della popolazione che non risparmia nulla, in quanto spende fino all’ultimo centesimo del suo reddito (e non gli basta neanche), chi si preoccupa? Se al netto degli immobili gli italiani possiedono risparmi qualcosa come 4.228 miliardi di euro, perché è impensabile parlare di patrimoniale quando c’è qualcuno che ha più di tre o quattro immobili?

È chiaro che le cose da fare sono tantissime, ma deve essere altrettanto chiaro che, anche qualora non riuscissimo a pagare il nostro debito (c’è qualcuno che ancora crede che si possa rientrare da un debito del genere, 2.307 miliardi di euro in forte aumento?) non ci sarebbe la fine del mondo, ma la fine di un mondo, quello di carta, dove le cose funzionano solo disegnandole con la matita di Renzi o Berlusconi. Sarebbe ora di lasciar perdere i nomi, anche se si dovesse trattare di qualcuno con la stessa dignità pari a quella di Aristotele, poiché un solo telescopio nelle mani di chiunque abbia almeno il coraggio di guardarci dentro, senza la presunzione di pensare che le cose vanno come lui le ha disegnate, potrebbe rivelare il verso e il senso reale di come siamo veramente. Prima di scrivere sui massimi sistemi del mondo, io un’occhiatina al telescopio gliela darei sempre.

Fabrizio Vincenti

 
Di Antonio Mellone (del 10/10/2013 @ 22:23:08, in NohaBlog, linkato 3409 volte)

Le chicche contenute nella famosa Convenzione siglata tra il Comune di Galatina e la Pantacom , quella che ha dato il via libera al Mega-porco commerciale in contrada Cascioni, non finiscono mai di stupire per la loro numerosità e per la loro ridicolaggine. 

Scorrendone il papiro vergato dagli Attila dei nostri giorni troviamo un’altra cosa strepitosa. Che è questa.
Aprite bene le orecchie, turandovi al contempo il naso: la Fantacom dovrà costruire, oltre a tutto il resto, anche “uno spazio urbano di 150 + 150 mq con servizi, in zona centrale dell’area commerciale integrata destinato ad ufficio artigianato e turismo del comune di Galatina per la promozione del proprio territorio e per la pubblicizzazione dei prodotti locali [sic!]”. E’ scritto proprio così, questa roba non me la sono inventata io.
Questo, signore e signori, è il topolino partorito dalla Montagna: una cir-Convenzione d’incapace deliberata quasi all’unanimità da un consiglio funerale nel corso di un infausto pomeriggio di fine estate 2013.
*
All’interno del Mega-porco avremo, dunque, oltre a tutto il resto (come il “parco urbano” di cinque ettari mattonati), anche un ufficio artigianato e soprattutto turismo. Non lo trovate strabiliante? Di più, sublime?
Immagino già sin d’ora la fila di turisti al box-office artigian-turistico in cerca di un luogo ameno del Salento dove magari fare la spesa per aumentare il nostro Pil (non vedono l’ora, i nostri ospiti).
Non avendone mai visitato uno in vita loro, andranno in cerca di questo misterioso luogo chiamato centro commerciale, come in una sorta di caccia al tesoro, alla ricerca spasmodica di offerte promozionali, parcheggi enormi meglio se a pagamento, parchetto “urbano” [sic!] di 5 ettari incorporato, dove far divertire un po’ anche la prole (povere creature “educate” fin dalla più tenera età all’interno di un ecomostro degno del peggior Jurassic Park, con tanto di fast-food, hamburger, patatine, hot dog e Coca-Cola: il massimo insomma per la salute del corpo e della mente dei protagonisti del nostro futuro).
*
I turisti provenienti da Milano, Torino, Bologna o altrove non vanno mica in cerca delle peculiarità del nostro territorio, della campagna, della natura, del mare incontaminato, della genuinità dei nostri prodotti, dei beni culturali, della cucina casalinga, delle relazioni umane, della nostra storia…
No, signora mia, troppo traumatico: i villeggianti di ogni dove verranno sempre più numerosi in Puglia, e nel Salento in particolare, senza dubbio per godere dei mega-impianti di fotovoltaico in mezzo ai campi, per ammirare le pale eoliche conficcate come una corona di spine nel semicerchio dell’orizzonte rurale, per usufruire dell’aerosol-terapia grazie ai fumi di scarico delle ciminiere o degli inceneritori a chilometri zero (eventualmente made in Colacem), per percorrere le strade a quattro follie che porteranno migliaia di auto a tuffarsi direttamente nel mare di Santa Maria di Leuca (de finibus terrae), per farsi un tour nelle aree artigianali e industriali della provincia possibilmente enormi, abbandonate e piene di discariche a cielo aperto, per trascorrere come sardine in scatola le vacanze nei villaggi turistici prefabbricati direttamente sulle scogliere a picco sul mare (come quello che hanno intenzione di costruire nell’ormai ex-porto Selvaggio), per ammirare i comparti di villette a schiera tutte uguali costruite nelle periferie senza fine delle nostre città. Ma soprattutto per andare a finire a Collemeto, dove troveranno un nuovo megacentro commerciale di 26 ettari pronto ad attenderli a casse aperte.
uiQuQQui, come da tradizione, turisti e autoctoni potranno riempire il loro carrello di una miriade di cose inutili.
Poi, una volta rimpatriati, magari dopo interminabili file, tanta benzina dissipata e tanto tempo sprecato, potranno finalmente dire che si sono divertiti.

Antonio Mellone

 
Di Antonio Mellone (del 24/07/2014 @ 22:22:51, in Circonvallazione, linkato 5269 volte)

Volevo chiedere scusa ai mie venticinque (ridottisi ormai a quattro) lettori. Sì, perché non più tardi del 7 maggio scorso su questo stesso sito era apparso un mio articoletto dal titolo “Lavori pubici”, nel quale discettando sull’inutile e dannosa circonvallazione interna di Galatina (la prima tangenziale al mondo che non tange, trancia), avevo fatto un cenno a quella specie di “recinzione-ringhiera di assi in legno disposta su più file orizzontali e a X, sostenute da pali verticali infissi a terra”, una specie di balaustra per la “prova Olio Cuore” adatta ai galatinesi più accorti alla loro silhouette.

Orbene, in quel pezzo, nell’osservare le mille similitudini tra quella e la defunta palizzata dei giardini Madonna delle Grazie di Noha, vaticinavo il suo sbriciolamento (o ‘ncravulisciamento) - se non altro a causa delle solite intemperie - in un ragionevole lasso temporale espresso al massimo in un lustro.

Stavolta ammetto di essermi sbagliato di grosso: quella recinzione, infatti, ha iniziato a mandare segnali di fumo sin da subito. Infatti è venuta a mancare all’affetto dei suoi cari designer/assessori/fornitori/committenti (cari, nel senso di costosi) nell’arco di tre/quattro mesi dalla sua installazione. A farla fuori però non è stata l’aria, o l’acqua, o la terra, ma il quarto degli elementi di presocratica memoria, quello che nella tradizione ellenica corrisponde al fuoco. Siamo, dunque, di fronte ad un’ecpirosi, una cremazione, un incenerimento di portata tale che gli altiforni della Colacem con il CDR non avrebbero saputo far di meglio.

*

Così leggevo su uno dei massimi siti di Galatina a proposito di questo rogo: “Erano le 16 circa di sabato 19 luglio quando un denso fumo ha avvolto le abitazioni di via Vernaleone. […] Nel frattempo però il fuoco ha totalmente distrutto la recinzione in legno posta a protezione della pista ciclabile [pista ciclabile? Where is it? Ndr] della nuova tangenziale”.

Si fosse fermato qui il comunicato della redazione di quel sito non avrei postillato più di tanto. Purtroppo l’estensore di quelle note è andato oltre la famosa “siepe che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude”, tanto che per un attimo m’è venuto qualche dubbio su quale dei due siti galatinesi stessi in quel momento navigando. Temevo cioè (prima di avere la certezza del contrario) di non trovarmi sul portale, chiamiamolo per semplicità, A, ma di essere incappato tra le pagine di quell’altro portale, il B (quello che fa rima con cementina.it o con la-tap-pina.it) dove, per dire, giorni fa si è pubblicata una lettera aperta del presidente del nostro consiglio regionale in merito al TAP, ma non la risposta a tono del sindaco di Melendugno, destinatario di quell’epistola; e con un bel titolone ad effetto con tanto di virgolette – come si trattasse di un discorso diretto quando quella frase compendiosa non fu mai vergata nel corpo della suddetta pubblica missiva – titolo che invero ti indurrebbe subito subito a cogitare, come molti avranno fatto: “Davvero TAP è un’occasione da non perdere!”.

*

Orbene, “la redazione” del sito A, dopo essersi posta legittime domande in merito ai danni o a chi eventualmente pagherà la staccionata [ovviamente Pantalone, ndr] o se il sindaco avesse promulgato apposita ordinanza di pulizia dei terreni [figurarsi, ndr], così purtroppo continua: “Da anni ormai quella zona incolta, destinata ad ospitare l’area mercatale, è colpita dalle fiamme creando paura e disagio, ma rimane sempre il problema degli animali che trovano riparo all’interno della stessa. […] E’ possibile che al centro di una città che si definisce “mediterranea” vi siano zone in totale abbandono?” [tralasciando la sintassi, io vorrei chiedere al redattore di quelle note: ma scusi, una città “mediterranea” ha paura proprio della “macchia mediterranea”? E va in panico per un po’ di sterpaglia, rovi, scrasce, e per “degli animali che trovano riparo all’interno della stessa”? E che animali saranno mai? Delle tigri malesi, degli alligatori assassini, degli orsi plantigradi? O qualche scurzone  che si crede un boa costrictor? O forse dei topolini di campo che come tutti sanno sono più pericolosi di un branco di ippopotami?

*

Vuoi vedere che la colpa dell’incendio alla fin fine è dell’erba secca, e non invece di quel coglione che vi ha appiccato il fuoco? Davvero non riusciamo più a godere di un superstite scampolo di terreno vicino casa nostra dove cresce ancora l’erba spontanea, e dove trova riparo qualche lucertola, scorrazzano i gechi, o ballano le tarante? Siamo diventati tutti così schizzinosi, così pseudo-borghesi, così, come dire?, vavusi, in una parola così pirla?

Ed ecco l’inaspettato colpo di grazia che più che del sito A sembrerebbe farina del sito anzi del lato B: “Senza voler fare polemica, con l’occasione sarebbe ora che l’Amministrazione comunale decidesse una volta per tutte il destino di quell’area prevista dal piano regolatore da destinare a mercato settimanale”. Ancora con questa storia del mercato settimanale? Ma come: non esiste già una grande area mercatale nei dintorni della defunta fiera di Galatina, con parcheggio incorporato? Non riusciamo proprio a fare a meno del deserto intorno a quella cattedrale ormai sconsacrata? Pare che i commercianti si lamentino per il calo delle vendite. Ma siamo sicuri che la cagione della crisi sia imputabile alla topografia comunale piuttosto che all’economia e dunque alle rimanenze finali di spiccioli nelle tasche dei consumatori di Galatina e dintorni? Ma volete voi ancora una volta far decidere all’attuale giunta Attila (appoggiata di fatto dalla finta opposizione di Ostrogoti) che in nome delle “ricadute” e dei “volani” non esiterebbe a lastricare quella residuale area di campagna di buone intenzioni ma soprattutto di cemento e asfalto?

*

Cara redazione del sito A (o B, non importa) stavolta non condivido le tue idee, ma…no niente, a posto così.

Antonio Mellone

 
Di Redazione (del 01/02/2013 @ 22:20:03, in Comunicato Stampa, linkato 3111 volte)
Controvoglia e con profondo fastidio mi trovo costretto a dover replicare allo stucchevole e confuso comunicato dell’UDC galatinese.
La consigliera Villani, in occasione della nomina degli scrutatori, ritenendo di dover giustificare il proprio operato prova, con argomentazioni risibili, ad addossare ad altri la responsabilità delle conseguenze di una propria ed autonoma decisione.
Il 30/7/12 il Consiglio Comunale approvava a maggioranza, con i voti favorevoli anche dei due consiglieri UDC, una mia mozione che, interpretando una esigenza diffusa di trasparenza e legalità, si proponeva di dare indirizzo alla Commissione Elettorale affinché utilizzasse il metodo di nomina tramite sorteggio degli scrutatori.
Alla prova dei fatti la consigliera Villani decide oggi, in totale solitudine rispetto agli altri componenti della Commissione Elettorale, di non voler rinunciare al potere di nomina.
Non ritengo di dover seguire la consigliera Villani sul terreno del sarcasmo gratuito, faccio semplicemente notare che del problema “nomina degli scrutatori” Galatina in Movimento aveva discusso già nel marzo del 2010 (http://galatinainmovimento.blogspot.it/2010/03/un-metodo-inopportuno.html), quando il consigliere Coluccia, nella duplice veste di candidato Sindaco e componente della Commissione Elettorale, si apprestava a nominarli per chiamata diretta.
Dispiace constatare che le azioni politiche mie e delle quattro liste civiche che mi onoro di rappresentare in Consiglio Comunale siano motivo d’irritazione per i colleghi consiglieri di minoranza dell’ UDC, certamente diverse sensibilità ci caratterizzano e ci distinguono .
Comprendo anche di rappresentare semplici liste civiche di cittadini galatinesi e non un importante partito a respiro nazionale, per il quale alcune “piccole” battaglie, ispirate da uno spirito legalitario, rappresentano una perdita di tempo. Auspico comprensione per il fatto che dovrete sopportarci per tutta la durata della legislatura.
Sottolineo che la posizione dell’UDC non sminuisce l’importante scelta del Consiglio Comunale di approvare in modo trasversale la mozione d’indirizzo proposta; così come altrettanto importante appare la coerenza degli altri due componenti della Commissione Elettorale nell’adozione del sorteggio, quale criterio principe per la nomina degli scrutatori, che rappresenta un importante segnale sulla strada della trasparenza.
Altrettanto significativo appare poi il segnale di non discontinuità con il vecchio modo di fare politica che ha inteso dare l’UDC galatinese.
L’augurio per la città è che, abbandonando polemiche sterili e inutili, si volti pagina al più presto, si assumano le responsabilità delle proprie scelte e si lavori per interpretare al meglio possibile il ruolo che ci
è stato assegnato dai galatinesi.
Marcello P. Amante
Consigliere Comunale
 
Di Redazione (del 29/01/2013 @ 22:19:33, in Comunicato Stampa, linkato 2296 volte)

In un contesto politico costruito sull’irritante e discriminante “potere di nomina”, le liste civiche Galatina in Movimento, NovaPolis, Galatina Altra e Movimento per il Rione Italia, intendono dare un segnale di inversione di tendenza scegliendo la via della trasparenza e della legalità. Dando seguito alla mozione del Consigliere Marcello Amante, approvata dal Consiglio Comunale del 30-07-12, comunicano che in occasione della prossima tornata elettorale, per la quota di competenza, si procederà, in seduta pubblica, alle nomine degli scrutatori tramite sorteggio fra gli iscritti nello specifico albo comunale. Sorteggio che avverrà secondo i criteri proposti dal Consiglio Comunale, per quanto attuabili, che, se pur non vincolanti, riteniamo pienamente condivisibili. Non essendo, allo stato, gli uffici comunali organizzati per poter creare una corsia preferenziale per “tutti coloro che risultino disoccupati o inoccupati e/o dimostrino di possedere un ISEE non superiore all’importo di cui al D.P.R. 115 del 2002”, si garantirà :

- pari opportunità a tutti gli iscritti;
- pari rappresentanza ai due sessi;
- si escluderanno dal sorteggio, secondo il principio della turnazione, gli scrutatori della immediata precedente tornata elettorale affinché non sia possibile svolgere l’incarico due volte consecutivamente. Sollecitiamo, infine, la Commissione Elettorale a predisporre una proposta di modifica del Regolamento per rendere organico e non discrezionale l’indirizzo espresso dal Consiglio Comunale.

Galatina in Movimento
Galatina Altra
NovaPolis
Movimento per il Rione Italia

 
Si riparte con la ‪#‎sischool2014, l'incontro su "Creazione e sostenibilità' d'impresa nel  settore turistico e sociale” si svolgerà lunedì 22 settembre 2014 alle ore 17.00, presso la sala convegni dell'ASP - Istituto Immacolata in via Scalfo, 5 Galatina ( Piano Terra). Obiettivo dell'iniziativa, a partecipazione gratuita, è quello di informare sulle strategie e le opportunità di sviluppo imprenditoriale delle imprese nel settore turistico e sociale, a partire dal quadro regolamentare di sviluppo e sostenibilità regionale.

Presentazione di due realtà innovative nel settore turistico (TOURANGO) e sociale (RETI DI PAN) e conversazione con gli esperti sugli aspetti giuslavoristici e sulle modalità di avvio e gestione di un'impresa nel settore turistico e sociale. Il convegno prevede, inoltre, una panoramica sulle opportunità per le imprese, nonché un focus sulle iniziative finanziabili e gli strumenti finanziari per le imprese a livello regionale, europeo e locale.

Intervengono:
Ing. Andrea Coccioli: Assessore alle politiche giovanili del Comune di Galatina 
Dr.ssa Cristina Circhetta: Consulente del Lavoro – Studio Associato Carluccio-Circchetta
Dr.ssa Maria Abbondanza Marrocco: consulente d'impresa - TOP CONSULTING SRL
Dr. Marco Sponziello: Dott. Commercialista STUDIO COMMERCIALE SPONZIELLO
Dr. Giovanni Aventaggiato: agente di sviluppo e Presidente delle RETI DI PAN
Dr. ssa Marialba Pandolfini: Founder e Ceo presso TOURANGO

La partecipazione è gratuita. Si prega di confermare la propria adesione indicando il nominativo/i dei partecipanti, il proprio recapito telefonico ed indirizzo email (oggetto "Iscrizione #sischool2014") a: gianluca.palma@programmasviluppo.it o via fax allo 0836527637.

Il seminario rientra all'interno del programma della Social innovation School ideata e promossa dal Centro di Formazione Professionale Programma Sviluppo. La prima scuola di innovazione sociale in Italia che mira a far conoscere realtà innovative locali e nazionali e a favorire la contaminazione e lo sviluppo di nuove idee.

[Partecia all'evento!] https://www.facebook.com/events/1574193772806595/?ref=ts&fref=ts
 

Che cosa mi aspetto dal Sinodo dei vescovi che, nei prossimi giorni, discuteranno sulla famiglia? E, parlando di famiglia, dovranno affrontare temi scottanti: il divorzio, l’aborto, i contraccettivi, i matrimoni civili, il problema della ricezione dei sacramenti (confessione e comunione) da parte dei divorziati risposati e dei conviventi, i diritti civili per le coppie di fatto, il matrimonio degli/delle omosessuali, e altri ancora. Spero anche che discuteranno sul celibato dei preti.

I vescovi si confronteranno a viso aperto, con scontri vivaci e dialettici tra progressisti e tradizionalisti. Ne sono certo. Ma alla fine prevarranno i soliti compromessi. Dico di più: l’opinione pubblica, che è fatta anzitutto dai soliti mass media qualunquisti, sempre pronti a venerare le apparenze, penserà che la Chiesa finalmente si sia liberata da tanti tabù. Ma non sarà così. Vorrei credere in una coraggiosa apertura della Chiesa al mondo moderno, ma non ci spero più di tanto. Siamo ancora in una fase di transizione. Ma il passaggio sarà lento. Richiederà anni e anni.

So bene che da parte della Chiesa ridiscutere la legge sull’aborto e sul divorzio sarà impossibile, come sarà impensabile accettare le unioni gay. Il tema più caldo sarà quello sulla comunione ai divorziati risposati, ed è qui che arriverà un compromesso, che per me sarà ridicolo. Semplicemente ipocrita.

Ma è proprio così assurdo per la Chiesa ammettere la liceità dei contraccettivi? È proprio un tabù intoccabile tutto ciò che riguarda il sesso? Perché continuare a dire che è peccato la masturbazione? E sui diritti civili per le coppie di fatto, come si può rimanere tanto ottusi e disumani?

No! Saranno questi i diktat dei vescovi, pur tra sorrisini a destra e a manca, con qualche carezza ai poveri cristi, con qualche compassionevole concessione ma di carattere prettamente spirituale.

No! E così non si vedranno nuovi orizzonti aperti, se non vie spianate piene di crocifissi in vista del paradiso celeste, con tutto il carico pesante di solitudini, di tragedie, di incomprensioni.

Forse la Chiesa si dimentica che tutti, a partire dai gerarchi, siamo esseri umani che hanno bisogno di essere sostenuti già qui in terra, e non tanto consolati per la vita eterna.

Perché poi rendere ancor più complessa e difficile una esistenza, a cui basterebbe poco per sentirsi un po’ sollevata: evitare di dire che tutto il sesso in sé è male, ed è pericoloso; che l’amore è una prerogativa della Chiesa, la quale ne stabilisce le regole?

Alla fine, i vescovi diranno che la Chiesa è amorevole, comprensiva, sempre disponibile al perdono. Perdono di che? Il perdono richiede che ci sia un peccato. Togli il senso del peccato che tu, Chiesa, hai creato, per auto-alimentarti nella tua struttura, e non ci sarà più bisogno di quel perdono o condono, di cui il potere si arroga il diritto di concessione.

Inoltre, la Chiesa dovrà pur cedere, non so fra quanti anni, di fronte al celibato dei preti. Un obbligo puramente ecclesiastico, senza alcun fondamento divino, imposto nell’alto medioevo. Fino a quando durerà? Perché la Chiesa non lascia possibilità di scelta: se sposarsi oppure no da parte dei suoi preti? E che cosa sento? Prediche vibranti sull’amore umano, come un riflesso della stessa Bellezza divina! E poi si vieta ai preti di viverlo come altro essere umano? Queste assurde contraddizioni sono insopportabili.

Avanti così, cara Chiesa, e ti troverai fuori dal mondo. L’attuale consenso per questo papa è solo una illusione. Del resto, in questi ultimi anni, nella Chiesa che cosa è cambiato? Tutti citano le parole del pontefice, appena parla, e poi ciascuno fa gli affari propri. Se all’interno della Chiesa c’è fermento, ma non più di tanto, è solo per qualche diritto civile in più, per qualche ulteriore concessione sacramentaria, ma non vedo e non sento quell’ansia profetica che, nel passato, aveva spinto la Chiesa a uscire da immobilismi paurosi.

Oggi tutto è fermo. C’è solo tanto fumo, e questo è ancor più deleterio di qualsiasi eresia.

Don Giorgio De Capitani

 
Di P. Francesco D’Acquarica (del 06/06/2018 @ 22:12:50, in La chiesa di Noha e i Vescovi di Nardò, linkato 2616 volte)

Premessa importante - Seguono  ora cenni di storia di tre Vescovi di Nardò che ne hanno guidato la Diocesi mentre a Noha era arciprete Monsignor Paolo Tundo: storia dei nostri giorni, quando la storia diventa quasi come un diario, per averla vissuta in qualche modo io stesso in prima persona. Nella prossima puntata terminerò la storia di don Paolo Tundo tracciando alcuni tratti del Vescovo Corrado Ursi, poi cardinale e arcivescovo di Napoli. Farò del mio meglio per essere imparziale.

P. Francesco D’Acquarica

 

Nicola Colangelo (1879 - 1937)             

Vescovo dal 16 dicembre 1935 al  27 giugno 1937

Motto: Ducam et reducam (Condurrò e ricondurrò)

Dal 1935 al 1937 il Pontefice fu:

            Pio XI  (1857-1939)                                  Papa dal 1922 al 1939

 

            Arciprete di Noha

            Mons. Paolo Tundo (1888-1962),        parroco dal 1934 al 1962

 

            Nicola Colangelo nacque in Schiavi d’Abruzzo, provincia di Chieti, da Luigi e da Rosaria Di Primio, quarto di undici figli, l’undici novembre 1879. Il 4 aprile 1903 fu ordinato sacerdote e, per desiderio del suo Vescovo, Pietropaolo, entrò nel pontificio collegio leoniano di Roma.

            Si addottorò in diritto canonico presso la pontificia università di S. Apollinare, conseguì al Leoniano il diploma di pedagogia ecclesiastica, di ascetica e di sociologia. Nel seminario diocesano di Trivento fu padre spirituale, insegnò diritto canonico, sacra Scrittura ed elementi di ebraico, infine ne fu rettore. Nel 1912 fu parroco a Schiavi d’Abruzzo, suo paese d’origine, e vi restò per circa un ventennio. Fece riparare la chiesa, che poi abbellì mediante tre altari in marmo: della Vergine dei miracoli, del protettore San Maurizio e l’altare maggiore (que-st’ultimo fu eretto a sue spese in ricordo della promozione a vescovo). Nel 1931, Nicola Maria Di Girolamo, Vescovo di Cajazzo, già suo compagno di studi, lo elesse vicario generale e rettore del Seminario di quella diocesi.

            Il 4 aprile 1932 fu eletto Vescovo di Oppido Mamertina, in provincia di Reggio Calabria e fu consacrato a Cajazzo (Benevento) il 26 giugno da Nicola Di Girolamo e dai co-consacranti Giovanni Giorgis, Vescovo di Trivento, e Attilio Adinolfi, Vescovo di Anagni. Il 17 settembre 1932, fece l’ingresso in Oppido Mamertina e constatò la triste condizione materiale e morale della diocesi, che presentava ancora profonde tracce dell’immane flagello tellurico del 1908. La cattedrale ed il palazzo vescovile erano sistemate in baracche di legno, i locali del seminario erano stati in gran parte distrutti. Colangelo si adoperò per la ricostruzione della cattedrale, di altre chiese e rifece in gran parte il seminario.

            Il 16 dicembre 1935, all’età di 56 anni, fu traslato alla sede di Nardò, della quale prese possesso il giorno dell’ingresso, 26 aprile 1936, pur rimanendo amministratore di Oppido Mamertina, sino alla presa di possesso del successore. Colangelo diede vita al Bollettino ufficiale della diocesi e per la quaresima del 1937 vi pubblicò la prima lettera pastorale: L’ora presente e l’azione cattolica.

Grande impulso diede alla preparazione del primo congresso eucaristico di Parabita, che si doveva svolgere dal 29 giugno al 2 luglio 1937, invitando i vescovi della Puglia ed il cardinale Alessio Ascalesi, arcivescovo di Napoli, ad intervenire. Non potè però essere presente allo svolgimento del medesimo, essendo stato inaspettatamente ed immaturamente colpito dalla morte, proprio pochi giorni prima, il 25 giugno 1937, all’età di 58 anni.

            I familiari vollero che fosse sepolto nella tomba di famiglia del suo paese di origine, Schiavi d’Abruzzo, dove giace. Nel decennale della sua morte, il 30 giugno 1947, nella parrocchia di San Maurizio, dove fu parroco per circa 20 anni, fu murata una lapide con relativo mezzo busto in marmo e con la seguente epigrafe:

 

L’Ecc.mo e Rev.mo Nicola Colangelo, Vescovo di Nardò

del nostro popolo di  Schiavi d’Abruzzo decoro ed onore

lasciò le impronte delle sue qualità

e con tutte le forze tutto osò

per la salute delle anime

1879 - 1937

 

Relazione con la chiesa di Noha

            L’arciprete a Noha in questo periodo, l'abbiamo già detto, era Don Paolo Tundo. Nato a Noha nel 1888, primo di sette figli da Luigi e Giovanna Colazzo, fu ordinato Sacerdote a 26 anni. Il primo incarico pastorale fu quello di viceparroco ad Alliste, poi cappellano militare durante la prima guerra mondiale in Albania. Nel 1920 era già a Noha,  prima come “Sostituto parroco” e cioè vice-parroco, poi nel 1933 come Economo Curato e nel giugno 1934 finalmente come Arciprete di Noha.

            Fu molto attivo nel guidare la chiesa nei tempi turbolenti e drammatici della seconda guerra mondiale. Durante il “Ventennio” fu anche Podestà occupandosi, senza risparmiarsi, dei problemi della sua gente.

            Diede vita (e non c’erano ancora i computer) ad un giornalino parrocchiale intitolato “Il Buon Pastore” che faceva arrivare in ogni famiglia. Fin dall’inizio del suo ministero diede nuovo impulso alla Confraternita della “Madonna delle Grazie” che durante l'arcipretura di don Vitantonio Greco si stava spegnendo.

            La sua opera più importante fu la costruzione di una scuola materna per i bambini di Noha che fece erigere su un terreno di sua proprietà e che affidò alle "Suore discepole di Gesù Eucaristico".

Volle fortemente che la scuola fosse affidata in maniera stabile ad una congregazione di religiose, donando loro anche l’immobile. Bisogna sapere che nel 1941 già esisteva una scuola materna affidata ad una congregazione di Suore Antoniane. La scuola era situata in una abitazione privata di Via Cadorna angolo Cesare Battisti che anch'io frequentai. Ma le Suore, spaventate per un furto subìto di notte mentre erano in casa, decisero di abbandonare Noha, e lo fecero di lì a poco definitivamente.

Nel verbale della Confraternita della Madonna delle Grazie in data  5 Maggio 1941 (è l'anno del furto) c’è questa annotazione: Il 5 Maggio 1941 si sono riuniti i Confratelli. Hanno deliberato L.100 a favore delle Suore costituite a Noha. Sembrerebbe di capire come fosse un rimborso per i danni subìti nel furto. Quelle Suore abbandonarono Noha, ma don Paolo perseverò nel suo impegno a favore di una scuola materna. Ora la scuola di via Carso è molto ben frequentata, non solo perchè sono aumentate le famiglie con gli alloggi della "Zona 167", ma anche perchè vengono anche alcuni bambini dalla vicina Galatina. Le “Suore Discepole di Gesù Eucaristico” dedicano tutto il loro entusiasmo,  impegno  e cura per l'assistenza e la cura delle nuove generazioni.

           

            Don Paolo morì, possiamo dire, improvvisamente, il 30 giugno  del 1962, nel giorno del suo onomastico, la festa di S. Paolo che in quel tempo era celebrata il 30 giugno, e riposa nel camposanto di Noha nella seconda cappella a sinistra dell’ingresso, fatta erigere dalle sue sorelle.

 

          Altri Sacerdoti di questo periodo

*        Don Gerardo rizzo (1924-2007), nipote di don Paolo.

*        Ma vi è anche Don Donato Mellone (1925-2015), anche lui suo nipote, che sarà poi suo successore nell’arcipretura di Noha.          

          Altri sacerdoti che in questo tempo in qualche modo hanno avuto a che fare    con la chiesa di Noha sono:

*        Papa Dunatu (Don Donato Frisullo di Aradeo)

*        Papa Vitu (Don Vito Zizzari di Seclì e Padre Spirituale della chiesa della   Madonna delle Grazie a Noha)

*        Papa Liberatu (Don Liberato Demitri di Nardò).

          Non ci sono particolari notizie sulla chiesa di Noha che riguardano il Vescovo     di Nardò se non le solite cose di abituale amministrazione.   

 

 

Gennaro Fenizia (1889 - 1952)

Vescovo dal 17 agosto 1938 al  21 luglio 1948

                                                    Motto: Posuit fines tuos pacem (Portò la pace )

Dal 1938 al 1948 il Pontefice fu:

            Pio XII (1876-1958)                           Papa dal 1939 al 1958

 

            L’arciprete è sempre don Paolo Tundo (1888-1962).

 

            Gennaro Fenizia nacque a Napoli il 10 luglio 1889, fu ordinato sacerdote il 16 agosto 1914 ed era professore di scienze in un liceo di Napoli, quando il 17 agosto 1938 fu eletto Vescovo di Nardò dal Papa Pio XI. Fu consacrato il 30 ottobre 1938 e fece l’ingresso solenne in Nardò il 4 dicembre.

            Nel febbraio 1940 indirizzò al clero ed ai fedeli della diocesi la lettera pastorale dal titolo: L’educazione cristiana.

            Per incrementare la vita pastorale, eresse alcune nuove parrocchie.

            Il 31 maggio 1942 intraprese la visita pastorale, che terminò nel 1945, la cui descrizione è molto frammentaria e di nessun rilievo.

Il 5 giugno 1945 dichiarò la Vergine del perpetuo soccorso patrona di Porto Cesareo, frazione di Nardò.

            Dal 30 maggio al 6 giugno 1948 celebrò in Nardò il I congresso eucaristico diocesano con la partecipazione di alcuni Vescovi della Puglia e del cardinale Alessio Ascalesi, Arcivescovo di Napoli. A ricordo, all’ingresso dell’episcopio, il 3 ottobre 1948, accommiatandosi da questa diocesi, fu posta una lapide in marmo avente lo stemma vescovile e la seguente scritta:

 

A Dio Ottimo Massimo

Dal  30 maggio al 6 giugno del 1948 a Nardò

l’Ecc.mo Vescovo Gennaro Fenizia

reggendo la diocesi neretina

il  I congresso Eucaristico con esultanza

di fede e di amore

alla presenza dell’Emin.mo Card. Ascalesi fu celebrato

il clero e il popolo al loro pastore posero con animo grato

Nardò 3 ottobre 1948

 

            L’anno successivo mons. Gennaro Fenizia fu traslato alle diocesi di Cava e Sarno il 21 luglio 1948, restando amministratore apostolico di Nardò sino all’arrivo del nuovo Vescovo. Risiedette sette mesi, da maggio a novembre, a Cava e cinque mesi, da dicembre ad aprile, a Sarno (Salerno). Attese specialmente alla ricostruzione del seminario di Cava, che 33 anni prima era stato abbattuto, perchè pericolante. Dopo alcuni anni di episcopato in quelle diocesi, all’età di 64 anni, morì a Cava dei Tirreni il 20 novembre 1952 e fu sepolto in quella cattedrale. Nel 1939, il Vescovo Alfredo Vozzi fece porre sulla tomba un piccolo monumento e questa epigrafe:

Qui nella pace di Cristo riposa risorgituro

GENNARO FENIZIA

napoletano che

nominato Vescovo di Nardò

il 17 agosto 1938

traslato alle chiese di Cava e Sarno il 21 luglio 1948

per singolare zelo delle anime in ogni campo rifulse

pastore buono e saggio amò i Sacerdoti

particolarmente i più umili

assai benemerito per molte opere

tra cui assolutamente insigne e lodevole

la ricostruzione del seminario diocesano di Cava

già da 35 anni abbandonato

all’età di 64 anni

immaturo non impreparato il 20 novembre 1952

colpito dalla morte

lasciò presso tutti grandissimo rimpianto

Il suo immediato successore

l’Ecc.mo Mons. Alfredo Vozzi questa lapide

tra il plauso generale del Clero e del popolo

il 4 ottobre 1959 pose.

 

Relazione con la chiesa di Noha

            La visita pastorale del 1942 la ricordo anch’io. Ero un bambino di appena sette anni. Mi è rimasta impressa nella memoria l’accoglienza festosa del Vescovo da parte della popolazione. Rimasi incantato nell’osservare quel vecchio (così mi parve) tutto vestito di color rosso-violaceo, accolto sotto un baldacchino all’entrata del paese. Era la prima volta che vedevo un Vescovo e pur essendo ancora piccolo, capivo che si trattava di un personaggio molto importante. Accompagnato così sotto quel pallio retto da sei aste impugnate da altrettanti robusti signori si avviò verso la chiesa parrocchiale come in processione solenne con tutta la popolazione.

            Rividi lo stesso vescovo, Mons. Fenizia, qualche anno dopo quando a Parabita frequentavo il seminario dei Missionari della Consolata. Era il 1947, io ero già più grande. Venne a trovarci mentre stavamo in un momento di ricreazione. Facemmo corona attorno a lui: questa volta lui era più dimesso. Lo salutammo e fu tutto più familiare e direi quasi normale.

            Il 14 dicembre 1939 don Paolo Tundo festeggiò il suo XXV° anniversario di sacerdozio. Nella chiesa di S. Michele il Vescovo Gennaro Fenizia celebrò il solenne pontificale alla presenza di molti sacerdoti convenuti da più parti. L’antico organo a canne e a mantice con una orchestra d’archi al completo accompagnò i canti eseguiti da una schola cantorum polifonica, composta da numerosi parrocchiani. Al pranzo offerto dal festeggiato partecipò anche il Vescovo Fenizia con numerosi convitati sacerdoti e laici, personalità e amici di don Paolo.

            Mons. Gennaro Fenizia venne ancora a Noha il 30 novembre 1946 (evento straordinario in quel tempo) per l’ordinazione sacerdotale di Don Gerardo rizzo, (Noha 1924-2007). E fu ancora Mons. Fenizia che consacrò sacerdote nella cattedrale di Nardò Don Donato Mellone (Noha 1925-2015), nipote e successore di don Paolo all’arcipretura di Noha.

 

 Francesco Minerva (1904 - 2004)       

Vescovo di Nardò dal 16 sett. 1948 al 17 dic.1950

Motto: Nulla sapientia sine fide (Senza  fede non c'è saggezza)

Dal 1948 al 1950 il Pontefice era:

            Pio XII (1876-1958)                                 Papa dal 1939 al 1958

 

            L’arciprete di Noha

            Don Paolo Tundo (1888-1962),           parroco dal 1934 al 1962

 

            Francesco Minerva nacque a Canosa di Puglia, diocesi di Andria, il 31 gennaio 1904. Il 16 aprile 1927 fu ordinato sacerdote e in luglio si laureò in teologia.

            Divenne poi cancelliere della curia vescovile, padre spirituale del seminario di Andria, insegnante di religione nel ginnasio e nell’avviamento. Nel 1931 conseguì la laurea in giurisprudenza nell’università di Bari ed il 10 aprile 1932 divenne arciprete della cattedrale di Canosa.

            Il 16 settembre 1948 fu eletto vescovo di Nardò dal Papa Pio XII e fu consacrato il 31 ottobre 1948 nella cattedrale di Canosa da Ferdinando Bernardi (1874-1961), già Vescovo di Andria e allora Arcivescovo di Taranto, assistito da Fra’ Giuseppe Di Donna, Vescovo di Andria, e da Giuseppe Ruotolo (1884-1978), nativo di Andria e Vescovo di Ugento.

            Il 21 novembre 1948 inviò al Clero ed al popolo la prima lettera pastorale; il 4 dicembre ne prese possesso ed il 12 fece il solenne ingresso in diocesi.

            Dall’otto al 15 maggio 1949 celebrò il I congresso mariano diocesano a Parabita. Il congresso si concluse  con l’incoronazione dell’immagine della Madonna della Coltura, immagine  bizantina ivi venerata  da molto tempo, dipinta su un monolito.

            Rifece la parte del seminario diocesano prospiciente l’episcopio, riportando l’ingresso al lato dove era stato ai tempi di Sanfelice, rendendo più ampia e più regolare la piazzetta antistante.

            Nel settembre 1950 fu nominato amministratore apostolico di Lecce ed il 24 dicembre da Pio XII fu traslato in quella diocesi, restando amministratore apostolico di Nardò. Il 18 marzo 1951 si trasferì a Lecce, accommiatandosi da Nardò, dove sulla facciata del seminario fu scoperta una lapide marmorea con l’iscrizione:

Mons. FRANCESCO MINERVA

dal 12  dic. 1948 al 24 dic. 1950

Vescovo di Nardò

questo vetusto seminario rinnovando

rese viva espressione del suo apostolico zelo

Il popolo di Nardò riconoscente

18 Marzo 1951

 

            Per raggiunti limiti di età, rassegnò le dimissioni il 27 gennaio 1981, rimanendo Arcivescovo emerito dell'arcidiocesi di Lecce, ma ritirandosi nella nativa Canosa, pur continuando per molti anni a trascorrere l'estate nel Salento.

            Morì il 23 Agosto 2004, a cento anni e sette mesi circa, compiuti il 31 Gennaio 2004.

 

Relazione con la chiesa di Noha

            Nel congresso mariano di Parabita del Maggio 1949 la chiesa di Noha partecipò con un folto gruppo di pellegrini con il suo parroco don Paolo Tundo. Quella volta a Parabita c’ero anch’io perché frequentavo il seminario missionario dei Padri della Consolata, proprio lì, accanto al Santuario della Coltura, e fu tutto una festa.

            Il congresso mariano, il primo congresso diocesano, voluto dal Vescovo Francesco Minerva, si concluse con l’incoronazione della Madonna della Coltura, con la partecipazione del Cardinale Alessio Ascalesi, Arcivescovo di Napoli. L’evento straordinario e tutte le celebrazioni in programma furono preparate dai Missionari della Consolata che in quel tempo gestivano il Santuario della Madonna, ed io ebbi l'onore di partecipare a tutte le celebrazioni come seminarista e facendo parte del "piccolo clero" che il Vescovo Minerva tanto preferiva.

P. Francesco D’Acquarica

 
Di Redazione (del 01/03/2013 @ 22:09:17, in Comunicato Stampa, linkato 3321 volte)

La giornata internazionale della donna (8 marzo) è stata istituita per ricordare sia le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia le discriminazioni e le violenze cui esse sono ancora fatte oggetto in molte parti del mondo. Ancora più valore è da riconoscere a questa ricorrenza in un periodo in cui tutto il mondo è infiammato dalle proteste (Zapatos rojos, Flash mob di San Valentino) contro quell’ondata barbarica di violenza chiamata femminicidio.

Il Salotto di Cultura “Galatina Letterata”, impegnato e contraddistinto nell’ambito della promozione culturale e artistica del territorio, ha deciso di realizzare un contenitore culturale, dal titolo “Donna è…”, allo scopo di valorizzare e promuovere l’impegno femminile nei vari campi del sociale, mese di marzo, da sempre dedicato alla donna.

Il primo di questi eventi è dedicato all’arte, con l’iniziativa “Segni di Donne”, una collettiva d’arte che avrà luogo nel Museo Civico “P. Cavoti” di Galatina, dal 2 marzo al 18 marzo 2013. La collettiva vedrà la partecipazione di diverse artiste, che attraverso le loro opere rappresenteranno il modo di sentire l’arte al femminile. All’interno della mostra verranno proiettati dei cortometraggi del regista Elio Scarciglia, video racconti che narrano la donna, attraverso la musica e la danza.

Le artiste che esporranno i loro lavori sono Fabiana Luceri, Rossana Giannico, Gabriella Torsello, Maria Luce Musca, Tonia Romano, Filomena Vigna, Tiziana Sciacovelli (Tathiana Shake Welling), Pina Gorgoni, Francesca Colitta e Paola rizzo.

L’inaugurazione avrà luogo sabato 2 marzo, allo ore 18.30, e si avverrà della collaborazione e della critica d’arte della Professoressa Rosamaria Dell’Erba, che accompagnerà i visitatori nel percorso della mostra.

In apertura del percorso, anche un racconto inedito della scrittrice Daniela Bardoscia, intitolato “Da donna a donna…

Cordialmente,

Daniela Bardoscia

(Galatina Letterata)

 
Di Antonio Mariano (del 30/07/2021 @ 22:07:53, in Fetta di Mellone, linkato 2729 volte)

Non so se qualcuno ricorda le autocarrozzerie di una volta, quelle che ti rimettevano a nuovo la macchina dopo le nozze d’argento (voglio dire le nozze tra te e la tua auto). Intendiamoci, non è che i carrozzieri odierni non facciano altrettanto, ché quanto a tecnologia sono così avanti che tramite computer, robot, software e meccatronica riuscirebbero anche a ricostruire i connotati del conducente come manco un chirurgo plastico: è che invece siamo cambiati noi altri, o meglio il rapporto con il nostro mezzo di locomozione: un tempo emblema di fedeltà assoluta (finché morte non ci separasse), oggi di volubilità, e addirittura in nome della transizione ecologica.     

L’Autobianchi 500 Giardiniera (cioè station wagon) caffelatte di mio papà Giovanni, per esempio, fu rifatta ab imis fundamentis dopo circa un trentennio dal taglio del suo cordone ombelicale con la concessionaria. Il carrozziere che si chiamava Antonio rizzo e aveva la sua officina in via Aradeo fu così bravo da non farci quasi più riconoscere la nostra vecchia Famigliare decappottabile: nuova di fabbrica sembrava, fiammante, profumata, “smaltata” nel suo originario colore neutro tattico (così – a parere della regina madre - non si sarebbe notato lo sporco). Il portapacchi in cima, ridipinto d’argento, era la corona di una principessa. Quella povera auto da soma che aveva caricato mante di tabacco, frese, zappe, tini d’uva, rape e cicorie, sacchi di grano, e due volte l’anno tutte le masserizie necessarie per “ritirarsi” in campagna ovvero per rientrare al paese a fine estate, sembrava pronta per un matrimonio di lusso. Le mancava giusto il fiocco di tulle.

Poi mio padre, monogamo per indole e convinzione, l’ha utilizzata fino alle nozze d’oro, che dico, di diamante e mi pare pure di platino (sempre tra lui e la 500 dico): mai un incidente, ricovero in garage la notte, e lavaggio con spugna secchio e suca (pompa collegata al pozzo), ma soltanto quando non se ne poteva più fare a meno.

Tutto questo per introdurre la storia dell’autocarrozzeria di Pietro Serafini, e per dire che c’è ancora chi è legato ai cimeli locomotivi del passato e che per poterne nuovamente godere deve trovare chi se ne occupi con passione e competenza. Sia chiaro, a Noha è pieno di artigiani del settore: abbiamo officine rinomate in tutto il Salento, o meglio in tutta d’Italia (basta leggerne le recensioni on-line); addirittura Antonio della F.lli Mariano, oltre a essere il presidente regionale della Confartigianato del settore, siede anche nel direttivo del Consiglio Nazionale, per non parlare di quei colossi che rispondono ai nomi dei F.lli Bonuso e di Idolo Officine che portano in giro per il mondo (appiccicato alle targhe degli autoarticolati transitati dal loro pronto soccorso) il nome di Noha, e per finire a Ciofficar dei Cioffi, padre e figlio, anch’essi professionisti ad alti livelli.        

Dunque non farò un torto agli altri carrozzieri di Noha se questa volta tratto del più piccolo fra loro, Pietro appunto, che nel 2015 ereditò la carrozzeria del papà Roberto, il quale aveva deciso, prematuramente, di andare a riparare le ali degli angeli.

La carrozzeria di Pietro la trovi in via Cadorna al 49, a un fischio dai giardini Madonna delle Grazie e, pur micro, è dotata di tutto quel che occorre: banconi, strumentazioni le più disparate, l’impianto per la verniciatura, il forno per l’essiccazione della dipintura. Ma prima di tutto trovi la pazienza, l’olio di gomito del titolare, la sua arte.

Pietro, trentasei anni d’età e quaranta di esperienza, mascherina, scarpe antinfortunistiche, guanti e tuta di prima mattina, studia i pezzi, si fa uno schema delle procedure e s’immerge nel suo lavoro senza sosta. L’ultima volta che lo vidi era alle prese con una “cosa degli anni ’60”, mi disse: il proprietario non aveva voluto interventi di altri se non il suo, e gli aveva presentato un ferrovecchio osando definirlo “la mia Vespa”. Ebbene quel “ferrovecchio” tempo dopo, non so più in quale concorso, s’era aggiudicato quale  primo premio una targa d’oro: una medaglia al merito che starebbe bene anche sul petto di questo cerusico estetico di automezzi.

Non finirei più se volessi scendere nei dettagli del lavoro di questo ragazzo, la sua inventiva applicata agli attrezzati specifici che di volta in volta addirittura s’inventa per salvare geometrie distrutte, la ricostruzione dei punti di riferimento del progetto iniziale, la gestione dei piccoli spazi di un’officina dove non vola nemmeno un granello di polvere, la più duratura stagnatura (che comporta tempo e lavoro) che Pietro s’è incaponito di utilizzare al posto della più caduca stuccatura dei pezzi (più facile e veloce), e la sua tenacia nel non tirarsi mai indietro qualunque catorcio ignobile gli venga presentato per la rianimazione.

Capitoli di molte pagine a parte meriterebbero la sua disponibilità a lavorare con spirito di abnegazione per la comunità (l’ha già fatto ad esempio riportando al suo antico splendore il marchingegno dello storico orologio della torre civica di Noha, oggi esposto nei locali della Scuola Media), nonché il commovente filiale bisogno di conversare ancora, nel suo ideale dialogo quotidiano, con il suo (e nostro) mesciu Roberto.

Antonio Mellone

 
Di Redazione (del 17/03/2013 @ 22:06:56, in NohaBlog, linkato 4307 volte)

L’ultimo campionato di calcio agonistico disputato nella nostra cittadina risale a circa 30 anni fa.

Correva l’anno 1984, quando il “NOHA CALCIO” militava nel campionato calcistico di Seconda Categoria.  Sono passati circa 32 anni e da allora a Noha non c’è più stata una squadra di calcio di questo livello. Eppure, a sentire i commenti dei nostri concittadini, era davvero bello quando la domenica si andava allo stadio comunale con tutta la famiglia a vedere la partita. E’ pur vero che molte cose sono cambiate, anche perché magari prima non c’erano tutte quelle distrazioni che la modernità ci ha portato e che, forse, non favoriscono il ritorno a Noha di un’iniziativa così bella, ma sognare non fa mai male.  Nonostante tutte le tele-cavolate, le oasi dei mega-centri commerciali dove regna il nulla culturale o sportivo,  il calcio per fortuna non passa di moda, e resiste perfino agli tsunami delle partite truccate e delle scommesse "dopate" . Pertanto i numerosi ragazzi nohani che volessero partecipare giocando il calcio migliore, quello sano e senza finzioni, sono costretti a “emigrare” nei  paesi limitrofi per iscriversi ad una scuola di calcio (e, perché no, tentare il “sogno” di costruirsi una carriera). Non è bello vedere i nostri ragazzi andar via da Noha per soddisfare questa loro passione, soprattutto perché, se andiamo a vedere articoli e foto di circa trent’anni fa, notiamo che la maggior parte dei calciatori di allora erano nativi della nostra frazione. Noha, infatti, è sempre stata un buon vivaio di calciatori provetti, molti cresciuti a quella scuola di calcio che era la strada (un tempo quella che dava la miglior formazione sportiva ed umana). Per onor di cronaca, è bene ricordare che  la formazione del “Noha Calcio” pubblicata nella foto, in due anni ha conquistato la promozione dalla Terza alla Seconda Categoria, ottenendo una serie di vittorie giocando sul campo comunale di Noha (ed, in trasferta, sui campi di calcio di mezzo Salento, sempre seguita da folto pubblico di tifosi organizzati con striscioni, tamburi, coriandoli e fumogeni multicolori). Oltre alla buona volontà ed alla passione degli sportivi sono certamente necessari l’impegno di tipo economico-finanziario, il tempo da dedicare alla causa, e soprattutto la collaborazione di un gruppo di persone affiatate per tutta una serie di attività organizzative. Ovviamente in tempi di forte crisi economica, come quella che stiamo vivendo e che colpisce aziende e famiglie, potrebbe sembrare azzardata la proposta di in una nuova avventura calcistica nel nostro paese. Le difficoltà sono non poche, certamente. Ma penso che con la passione si possano superare tutti gli ostacoli. E chissà che proprio dalle minacce non nascano delle opportunità anche in questo settore. Questo è il mio appello ed il mio augurio. Mai dire mai.

Antonio Mariano  (’91)

La formazione del Noha 83-84: da sinistra ,in piedi Notaro (allenatore), Fuso, Giurgola, De Mitri, Navone, Mariano P., Gatto, Marra, Guido.
Da sinistra, in basso: Serra, Mariano M, Filoni, Sindaco, Coluccia, Notaro ,Mauro.

I quadri societari erano i seguenti: PRESIDENTE: Donato rizzo, VICEPRESIDENTE: Alfredo Negusini, CASSIERE: Pietro Coluccia, ALLENATORE: Antonio

 
Di Antonio Mellone (del 31/10/2019 @ 22:04:56, in NohaBlog, linkato 1660 volte)

Non so voi, ma io spero ardentemente che la pietra posta su quella Pantacomica del novello Centro Commerciale galatinese sia di natura tombale.

Come noto, il cosiddetto Mega-Porco (Mega-Parco per gli amici degli amici, vale a dire quelli che, visto il loro lessico, confondono la crusca accademica con quell’altra per l’intestino pigro) è venuto a mancare prematuramente all’affetto dei suoi cari sin da quando era in provetta, anzi ancor prima del suo prelievo dalla banca del seme: banca, si sa, sempre ben rifornita da numerosi donatori come pOLITICI, gggiornalisti, digerenti cumonali, 800 [sic] beoti martiri firmatari di appelli, e una banda di conferenzieri da bar dello sport promittenti portentose panacee, tipo il posto fesso.

Ma non è che premorto un Mega-Porco non se ne possa pascere un altro, ché anzi qui siamo circondati dagli Ipermercati schierati intorno a noi come un plotone di esecuzione. Ne abbiamo a bizzeffe: da Surbo a Cavallino, da Lecce a Tricase, e non so più dove altro. A questi s’aggiungano i novelli megastore Made in China dai posteggi sempre affollati, e la frittata anzi il wanton è servito.

È che ai Servi della Spesa non solo sfugge il fatto che un mastodontico centro fuoriporta è un ossimoro che uccide il paese, aumenta i costi sociali, incentiva la sottrazione di posti di lavoro, dà il suo contributo in termini di caldane al famoso cambiamento climatico, e spegne il (vero) centro città; ma anche il fatto che lo spettro che s’aggira negli Outlet non è quello del comunismo, bensì quello dell’incoscienza di classe, e purtroppo della lotta orizzontale (anziché verticale contro i propri aguzzini) nei confronti di chi è nella propria medesima condizione, se non peggio, credendo pure di essere un borghese.

Il Servo della Spesa non sa che fuori dalla GDO (Grande Distribuzione Organizzata), c’è un mondo bellissimo fatto di piccoli negozi, commercio ambulante, botteghe e mercatini, contadini e masserie; rincorre il Capitalismo in offerta speciale, passando da consumatore a consumato; porta soldi a palate nelle tasche del ben pasciuto oligarca economico, dimorante chissà dove (di certo non in queste lande); s’imbottiglia in mezzo al traffico come un citrullo, e se la prende con gli avi defunti di un altro poveretto come lui che gli ruba il parcheggio.

Il popolo dello shopping, ragionando vieppiù con il deretano, di fatto vuole male al suo borgo, si fa fregare dalla fidelity card, è abbacinato dal 3x2 sui suoi croccantini preferiti, vota il Partito Consumista, quello Del Fare, quello cioè delle mani libere su territorio e patrimonio, e dunque del SI alla Qualunque.

Ragazzi, per affrancarsi dallo stigma di follower dei Grandi Magazzini non è mica necessario saper discettare di Esistenzialismo alla Kierkegaard, andare al museo, mettere Mi Piace a post come questo o seguire i concerti d’organo (anche se aiuta molto); ma sarebbe un buon inizio non farsi prendere in giro dal pane caldo a tutte le ore (che non esiste, a meno di roba surgelata o peggio ancora precotta), o farsi abbindolare dalla frenesia dell’usa e getta (le cose si riparano eh, ma quasi mai contattando i centri autorizzati tramite call center), o finalmente portare un po’ di rispetto a capireparto e cassiere dei Malls possibilmente lasciandoli in pace almeno la domenica e nelle feste comandate.

Ma dico io: volete andare di domenica al centro commerciale, trasformando ogni solennità in un lunedì qualsiasi? Fate pure, siete liberi, anzi liberisti di farlo.

Però poi non prendetevela se un commesso - pagato quattro soldi quando non licenziato dal caporale di turno con un messaggio su Whatsapp - a un vostro cordiale saluto di Buona Domenica dovesse rispondervi: “Buona Domenica, ma vaffanculo”.

Antonio Mellone

 
Di Antonio Mellone (del 11/01/2016 @ 22:00:02, in NohaBlog, linkato 4423 volte)

Abbiamo atteso con pazienza il solito ritardatario. Però poi alla fine, come stella cometa, è apparsa sul sito del Comune di Galatina (http://www.comune.galatina.le.it/) anche l’ultima delle dichiarazioni dei redditi dei nostri magnifici quattro (politici nohani).

Il cosiddetto Decreto Trasparenza (D. Lgs. 14 marzo 2013, n. 33 – art. 14 in particolare) prevede la pubblicazione di questi e di altri dati (per esempio il curriculum vitae, la situazione patrimoniale, i depositi bancari, vabbé) “dei titolari di incarichi politici, di carattere elettivo o comunque di esercizio di poteri di indirizzo politico, di livello statale regionale e locale […] entro tre mesi dal conferimento dell'incarico e per i tre anni successivi alla cessazione dell'incarico”.

In pratica ne avremo da qui fino all’eternità, o almeno per tutto il prossimo ventennio (più tre anni successivi alla cessazione dell’incarico), visto che l’affezionato elettorato locale non fa mai mancare il suo consenso ai propri beniamini, invero mai avari di promesse con la mano sul cuore e sempre prodighi di pacche sulle spalle condite da locuzioni del tenore: “Tranquillo, ci penso io” (sicché talvolta il diritto del cittadino assume le fattezze di una gentile concessione o di un favore ad personam. Ma questa è un’altra storia).

Eppure a dare un’occhiata veloce ai guadagni dei nostri parlamentari comunali si direbbe che fare il politico nohano non è poi un così grosso affare (o arraffare come insinua il solito maligno). Tutt’altro. Dall’osservazione dei numeri, in effetti, non si capisce granché: e soprattutto se qualcuno fa il falso povero o il falso ricco (posto che a entrambe le categorie va tutta la nostra comprensione, oltre che l’umana solidarietà).   

*

Prendiamo i dati del dottor Giancarlo Coluccia, farmacista di professione e politico per vocazione.

Orbene, nella dichiarazione del 2015 (che, come noto, rileva i numeri del 2014) il reddito annuo lordo, salvo errori od omissioni, passa dai 36.773,00 euro del precedente 2013 ai 44.025,00 euro, con un bell’incremento del 19,72%. Mentre il reddito al netto dei costi e degli oneri deducibili, il cosiddetto reddito imponibile, passa dai 26.817,00 euro ai 36.002,00 euro. Sicché l’imposta netta liquidata nel 2015 quasi raddoppia, da 5.525,00 euro a 10.087,00 euro: una boccata d’ossigeno per le casse dello Stato.

Possiamo, dunque, affermare che il locale rappresentante dello scudocrociato [sic!], che vive con 25.915,00 euro all’anno, pari a circa 2.160,00 euro al mese, si conferma lo zio Paperone dei consiglieri comunali nostrani.

*

Le cifre dell’avvocato Antonio Pepe, sindaco mancato per un pelo, evidenziano invece, sempre salvo errori, una significativa diminuzione della voce redditi lordi (stiamo sempre parlando della dichiarazione 2015, relativa ai dati del 2014) passati dai 33.918,00 euro del 2013 ai 27.111,00 euro del 2014, con una differenza negativa di oltre il 20%, derivante principalmente dalla sua attività forense.

Il reddito imponibile, ottenuto come differenza tra il reddito lordo e le spese deducibili, passa così dai 32.436,00 ai 23.995,00 euro attuali, sicché l’imposta netta pagata all’erario quasi si dimezza, da 8.023,00 a 4.364,00 euro. A conti fatti, l’ex-scudocrociato nohano [sic!] vive della sua libera professione con uno “stipendio mensile” di 1.635,00 euro.     

*

Passando alla disamina dei dati consegnati dal geometra Luigi Longo, si osserva un bel balzo in avanti, pari al 21,30% del suo reddito lordo, passato da 10.965,00 euro a ben 13.303,00 euro (salvo errori o omissioni). Il reddito imponibile - decurtato cioè degli oneri deducibili - da 8.659,00 euro del 2013 raggiunge il picco dei 9.715,00 euro nel 2014.

Considerate esenzioni ed eventuali compensazioni, l’Irpef pagata dal “geometra comunale nohano” è pari a zero (come a maggior ragione era pari a zero anche quella del precedente anno). Il consigliere di RC, Luigi Longo, vivendo dunque con 809,00 euro al mese (decisamente meno di un operaio Fiat neoassunto a tutele crescenti) si conferma degno rappresentante dei proletari de’ noantri.

*

Dulcis in fundo, diamo un’occhiata ai numeri della nostra cara delegata alla frazione di Noha, al secolo avvocato Daniela Sindaco.

In effetti, pare che inizino a produrre i loro benefici effetti le manovre di politica economica del governo Renzi (dal Jobs-Act ai famosi 80 euro), se è vero come è vero che i “compensi derivanti dall’attività professionale o artistica” della nostra predi(e)letta consigliera sembrano, salvo nostri errori, finalmente forieri di un bel periodo di vacche grasse. E che vacche, visto l’incremento di oltre il 50% del reddito lordo, balzato da 2.343,00 del 2013 (mentre l’anno precedente era pari a zero) a ben 4.797,00 euro.  

Il reddito imponibile, al netto cioè degli oneri deducibili, da 1.902,00 euro del 2013 giunge al picco di ben 4.356,00 euro nel 2014.

Invece l’imposta da versare allo Stato, come nei due anni precedenti, è pari a zero a causa della “No-Tax area” (che non significa che Noha è un paradiso fiscale, ma che, sempre salvo errori, i redditi di lavoro autonomo sono esenti da Irpef se inferiori a 4.800,00 euro). Quando uno dice la combinazione.

Dunque la nostra deputata locale riesce a vivere con 363,00 euro al mese. Tanto di cappello, ci mancherebbe, per chi riesce a stringere la cinghia in tal modo.

Poi però uno si chiede da dove la Daniela nostra potrà prendere i soldi per finanziare di tasca propria, come ipotizzato in consiglio comunale, la famosa cabina elettrica del centro polivalente di Noha in black-out totale da oltre 100 giorni. Probabilmente, uno pensa, – e noi glielo auguriamo di cuore - sarà ricca di famiglia.

Ecco: alla luce di questi dati e di certe dichiarazioni verbali si comprende quanto il governo centrale (ma anche quello comunale) sembri attrezzato per compiere veri e propri miracoli, dando uno schiaffo morale allo scetticismo di noi altri gufi, e realizzando in men che non si dica tutti i Tweet del premier che mezzo mondo c’invidia: da #passodopopasso a #cambioverso, da #lavoltabuona a #Italiariparte.

E soprattutto #Fiscostaisereno.

Antonio Mellone

 

Giancarlo Coluccia

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Antonio Pepe

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Luigi Longo

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Daniela Sindaco

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Di Michele Scalese (del 16/10/2024 @ 21:59:45, in Comunicato Stampa, linkato 204 volte)

Venerdì 18 Ottobre vivremo insieme un momento significativo per la cittadinanza tutta. Dopo attesa, fatiche e trepidazione inaugureremo finalmente l’Associazione “Un cuore protetto” – odv e la sua sede di  Via Castello. La nostra realtà associativa si occuperà di prevenire la violenza sotto qualsiasi forma, come bullismo, cyberbullismo, violenza di genere, omotransfobia, sensibilizzando bambini, giovani e adulti al contrasto della stessa per una cultura non violenta. Inoltre, abbiamo costituito un centro di ascolto del tutto gratuito, uno spazio di accoglienza in cui le maltrattate e i maltrattati potranno rivolgersi gratuitamente e troveranno una èquipe di psicologi volontari diretta da me che presteranno servizio di consulenza psicologica gratuita e dei legali che collaborano con l’Associazione sempre gratuitamente al fine di fornire uno sportello di consulenza legale nei casi in cui ce ne fosse il bisogno. Tutto ciò nasce nel mio cuore già a Febbraio del 2023, quando venni contattato da diverse persone con l’esplicita richiesta di aiuto. Si sa, poi, come il nostro contesto purtroppo sia ancora molto chiuso su determinati argomenti. Vige l’omertà di girarsi dall’altra parte e spesso le vittime non hanno il coraggio di rivolgersi ad uno psicologo o ad un centro preposto che possa aiutare in questo senso. Mi sono detto che non potevo assecondare questa logica immorale e che dovevo necessariamente fare qualcosa nel mio territorio che sia un primo front-office per chi subisce maltrattamenti e nel frattempo diramare un lavoro di prevenzione alla violenza. Poi, ovviamente, la burocrazia da un lato e situazioni spiacevoli dall’altro hanno rallentato questo processo di costruzione, ma con l’aiuto dei miei soci e dei miei volontari, finalmente e dopo più di un anno ce l’abbiamo fatta e ne siamo felici oltre che soddisfatti. È opportuno quindi, oggi più che mai fare rete di enti, associazioni, centri pubblici con l’unico obiettivo di parlare inizialmente di violenza e delle sue conseguenze fisiche, psicologiche e legali contrastando anche la logica omertosa che - ahimè - appartiene a questo contesto. Ed è bello sapere che la nostra Associazione si porrà esattamente accanto alle altre realtà associative, organizzazioni e servizi pubblici, il posto giusto per chi sa condividere. Abbiamo la fortuna nel nostro Comune di avere un Centro Anti Violenza coordinato eccellentemente. Ecco, ci poniamo accanto a questa bella realtà come coadiuvanti e luogo di ascolto e di indirizzo presso enti preposti a trattare determinate necessità come il CAV stesso. Vi aspettiamo tutti, dunque, per far festa insieme dando il via a questa realtà che appartiene ad ognuno di voi.

Dott. Michele Scalese

Presidente

 
Di Albino Campa (del 12/01/2012 @ 21:58:42, in I Dialoghi di Noha, linkato 3533 volte)

Il 6 gennaio 2012  presso i locali del Bar Settebello a Noha, in Piazza San Michele, si è svolto un incontro dal titolo “Addio O.N.”, durante il quale ha preso la parola la giornalista e scrittrice Giuliana Coppola, oltre ad alcuni membri della redazione della (ex)rivista on-line nohana.

Guarda la photogallery realizata da Paola rizzo

 
Di Fabrizio Vincenti (del 02/04/2013 @ 21:57:15, in NohaBlog, linkato 3011 volte)

Ciao Noha,

è stato bello rivederti. Ritornare nella mia parrocchia di origine, nella mia piccola piazza San Michele, acquistare gli arachidi da Pippi e dalla sua immancabile bancarella, trovare le zeppole di San Giuseppe nei bar, gli agnellini di pasta di mandorla nelle vetrine, vedere tutti i nuovi giovani nohani allegri appena cresimati, simbolo di un paese che non muore: che emozione! Eppure, accanto alla gioia di riviverti, mi assale un enorme dispiacere nello scoprirti sempre più trascurata. Sembra leggere un triste romanzo ambientato a Sarajevo ai tempi della guerra mentre ti attraverso, a piedi, in lungo e in largo. I disastri dei bombardamenti mancano, ma l’indifferenza che ti è stata riservata sembra causarti più danni di un attacco aereo. E poi le strade... in ventotto anni della mia vita, o forse da quando sono state asfaltate per la prima volta, non le ho mai viste in queste condizioni. E penso a quanti soldi siano stati spesi per rattopparle volta per volta senza mai risolvere il problema alla radice. Quanto sono pessime le condizioni di viabilità nostrane. Possibile che non si riesca a fare un piano di risanamento stradale intelligente, capace di mettere in sesto una volta per tutte queste piccole stradine senza rischiare ogni volta di finire in delle voragini più che delle buche?! Un piano che in quattro o cinque anni preveda la raschiatura del vecchio manto stradale e la stesura di uno nuovo, livellando i tombini e predisponendo già tutti gli allacci alle varie reti di tubature per ogni abitazione, segnaletica orizzontale e verticale, illuminazione: questo serve. E non mi si dica che non ci sono soldi, la solita scusa di sempre. Se siete pagati, cari amministratori, lo siete per trovare soluzione ai problemi, e uno di questi è trovare i fondi per risanare il paese. Avete speso più soldi a rattoppare di quanti ne avreste speso per riasfaltare l’intero paese! Serve uno scienziato o un tecnico per capire che “nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per attaccarlo a un vestito vecchio, altrimenti egli strappa il nuovo e la toppa presa dal nuovo non si adatta al vecchio”? (Lc 5). Eppure non mancano nuovi cantieri stradali, a mio avviso senza senso, che squarciano le campagne accavallando le strade. Non bisognerebbe assestare prima quelle già esistenti visto che, come sembra, di catrame ce ne sia ben poco? E invece il bitume non manca affatto se non si pensa due volte a stendere nuovi manti stradali. Dov’è la “concretezza” e il buon senso delle nostre amministrazioni comunali? Tutto questo vaneggiamento intellettuale e logorroico che attanaglia queste amministrazioni locali mi lascia sgomento. Si vuole una volta per tutte iniziare a ragionare con “senno e cognoscimento”? O vogliamo continuare così, a tirare avanti alla meno peggio, senza una visione futura del bene comune? Lo vogliamo capire una volta per tutte che la mediocrità non è utile per nessuno ma nociva per tutti? Possiamo iniziare anche a Noha ad abituarci alla concezione dell’eccellenza? Non è un peccato mortale. Il nostro Papa Francesco, che continua a stupire noi tutti per la sua umiltà e per il suo senso della concretezza, quella che manca ai politici, ci ha ripetuto più volte che noi siamo custodi della creazione. Beh, Noha non ha custodi a quanto pare, vista la condizione in cui si trova. O meglio, i custodi che ha non bastano a salvaguardare la sua dignità che gli spetta di diritto visto la storia che vanta. Dove sono i nohani, gli assessori, i consiglieri, i sindaci o i commissari? Pagati per custodire cosa, la loro stessa poltrona? È vero che non dobbiamo perdere la speranza, ma forse è meglio ricordarlo a questi quattro politicanti che il vero potere, come dice papa Francesco, è il servizio. E a cosa servono questi e chi stanno servendo non si è ancora capito. Di sicuro né Noha né i nohani.

Fabrizio Vincenti
 

Nell'ambito delle attività di orientamento per l'A.S. 2019-2020, sabato 19 gennaio 2019, dalle ore 9:30, si svolgerà la prima edizione della "Giornata del Laboratorio", per presentare l'offerta formativa dell'Istituto Professionale di Galatina, con sede in Viale Don Bosco.

Gli indirizzi di studio proposti sono i seguenti: Sanità e Assistenza Sociale (con Qualifica O.S.S.)OdontotecnicoServizi CommercialiManutenzione e Assistenza TecnicaCorsi Serali per Adulti.

L'evento coinvolgerà gli alunni degli Istituti Comprensivi con le relative famiglie e prevede, dopo l'accoglienza in Aula Magna, i saluti istituzionali del Dirigente Scolastico Andrea Valerini, del Sindaco di Galatina Marcello Amante e del Vice-Presidente della Provincia di Lecce Massimiliano Romano.

Seguiranno gli interventi seminariali di alcuni rappresentanti del mondo imprenditoriale e delle professioni, operanti sul nostro territorio.

Nella seconda parte della giornata formativa, saranno inoltre organizzati laboratori di indirizzo, a cura di docenti e studenti della scuola.

Per informazioni e adesioni all'iniziativa, contattare il front-office dell'Istituto al numero 0836/561095.

I.I.S.S. "Laporta/Falcone-Borsellino" - Galatina

 
Di Albino Campa (del 07/01/2017 @ 21:49:38, in Comunicato Stampa, linkato 2459 volte)

IL COMMISSARIO STRAORDINARIO

PREMESSO CHE:

- nella nota circolare (prot. n. 1686) del 07.01.2017 della Prefettura di Lecce si comunica, tra l'altro, che nel corso delle riunioni di C.C.S. — Centro Coordinamento Soccorsi — tenute in data odierna, è stata sottolineata la necessità di assumere idonee determinazioni per la sicurezza della circolazione e soprattutto degli studenti che riprenderanno l'attività scolastica lunedì 9 gennaio, concordando, alla presenza dei rappresentanti del MIUR- Ufficio Scolastico Territoriale di Lecce e dei soggetti gestori della rete viaria e trasporti pubblici, sulla necessità, a tutela della pubblica e privata incolumità, di procedere alla chiusura degli istituti scolastici di istruzione secondaria superiore, per i quali è presente più forte il fenomeno del pendolarismo; - La Regione Puglia — Sezione Protezione Civile ha diramato in data odierna, alle ore 17,55, messaggio di allerta meteo nel quale sono previste nevicate sino al livello del mare e persistenza di temperature molto basse con diffuse gelate;

PRESO ATTO della forte nevicata che ha investito il Comune di Galatina in queste ore;

ATTESO che nelle prossime ore le strade potrebbero rendersi ancora impraticabili, con conseguenti difficoltà alla circolazione stradale e pericolo per la sicurezza dei veicoli e delle persone;

CONSIDERATO che i disagi della giornata odierna potranno persistere ed aggravarsi a causa del ghiaccio che, certamente, si formerà sulla sede stradale nel corso della nottata, in conseguenza dell'ulteriore abbassamento delle temperature e nelle successive 24-36 ore;

RITENUTO, pertanto, di dover garantire la pubblica incolumità, in particolare a favore degli alunni e del personale scolastico proveniente dai paesi limitrofi;

RAVVISATA, quindi, l'opportunità di disporre la chiusura degli istituti scolastici di secondo grado per il giorno 09 Gennaio 2017;

VISTI gli art. 50 e 54 del D. Lgs. 18.8.2000 n. 267,

ORDINA

1. la chiusura delle scuole secondarie di secondo grado ricadenti nel territorio comunale per il giorno 09 Gennaio 2017, con la consequenziale sospensione delle lezioni;

2. la presente ordinanza va comunicata:

• alle segreterie scolastiche; • al Prefetto di Lecce; • alle Forze di Polizia; • alla stampa locale online.

RENDE NOTO

A norma dell'art. 8 della Legge 241/1990 che responsabile del procedimento è il Dirigente della Direzione VI — Polizia Municipale — S.U.A.P. e Protezione Civile — dott. Antonio Claudio OREFICE.

Avverso la presente Ordinanza è proponibile:

Ricorso al TAR competente per territorio entro 60 giorni dalla pubblicazione;

- Ricorso straordinario al Presidente della Repubblica entro 120 giorni dalla pubblicazione. SI AVVISA L'Ufficio Protocollo per la notifica della presente Ordinanza:

• alla Prefettura di Lecce — protocollo.prefle@pec.intemo.it;

• al Dipartimento della Regione Puglia — Servizio Protezione Civile — servizio.protezionecivile@pec.rupar.puglia.it;

• All'Associazione di Protezione Civile — A.N.O.P.C. — protezionecivilegalatina@pec.it

• Ai Funzionari scolastici: LEIS 024007@pec.istruzione.it; leis02700p@pec.istruzione.it; letd03000q@pecistruzione.it, leps04000e@pec.istruzione.it;

• Alle Forze di Polizia — Stazione Carabinieri — tle31047@pec.carabinieri.it; Polizia di Stato: comm.galatina.le@pecps.poliziadistato.it;

• Alla stampa locale on — line: dinovalente@galatina.it; ilsedile@tiscali.it; redazione@inondazioni.it; telegalatina@libero.it; info@noha.it; info@radiorizzonti.net.

• Il presente atto va, altresì, pubblicato sul sito web istituzionale del Comune.

Commissario Straordinario

Il DIRIGENTE

Dott. Antoni FICE

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Di Redazione (del 30/06/2020 @ 21:47:18, in Comunicato Stampa, linkato 968 volte)

Al via la seconda edizione del ReD 3.0 presso l’Ambito Territoriale Sociale di Galatina. La misura è rivolta a tutte le persone e le famiglie pugliesi in condizioni di fragilità economica che potranno presentare istanza di partecipazione a partire da lunedì 29 giugno 2020 alle ore 14.00 accedendo alla pagina web dedicata alla misura attraverso il seguente indirizzo www.sistema.puglia.it/red2020 e registrandosi preventivamente al portale regionale, o contattando i Servizi di Segretariato Sociale Professionale e SPIOL dei sei Comuni dell’ATS o  il Servizio Immigrazione con Welfare d’Accesso se utenti stranieri. Sarà inoltre possibile rivolgersi presso uno sportello di Caf e Patronato tra quelli convenzionati.

Si dà così piena attuazione ad un percorso cominciato lo scorso 19 giugno con l’approvazione del nuovo Avviso Pubblico regionale rivolto ai cittadini per la presentazione delle istanze di partecipazione alla misura in oggetto, così come definita nelle Del. G.R. n. 430/2020, n. 688/2020 e n. 944/2020 con A.D. n. 548/2020.

L’ATS di Galatina ha seguito tutti gli step procedurali che hanno portato all’approvazione dell’accordo di collaborazione con la Regione Puglia propedeutico all’attivazione della sopra citata misura di sostegno al reddito di cui alla D.G.R. n. 688/2020 e ss.mm.ii..

Questa seconda edizione del ReD 3.0 prevede come principale, ma non unico, requisito di ingresso un valore ISEE non superiore a 9.360,00 euro (parametro innalzato per alcune particolari tipologie di utenza come le famiglie “numerose” o quelle “con tre minori”). E’ stato reso unico, inoltre, per tutti i beneficiari l’importo del contributo economico da concedersi a seguito della sottoscrizione del Patto di inclusione che sarà pari ad € 500,00 mensili, a fronte di un impegno richiesto di 62 ore complessive sempre su base mensile da svolgere in un percorso di inserimento socio-lavorativo attraverso un tirocinio finalizzato all’inclusione sociale L.R. 23/2013 come riformulata dalla L.R. n.14 del 2015 Del G.R. n.928/2016, un Progetto di sussidiarietà presso enti no profit o un Lavoro di comunità (Del. G.R. 972/2017) con particolare riferimento a quello extra familiare.

La misura regionale del ReD è incompatibile con la misura nazionale del Reddito di Cittadinanza.

Per maggiori informazioni e per avere supporto nella compilazione della domanda è possibile contattare i front-office dei servizi di Segretariato Sociale Professionale PUA, SPIOL e Servizio Immigrazione con Welfare d’Accesso.

L’assessore ai Servizi Sociali

Antonio Palumbo

 
Di Redazione (del 02/10/2019 @ 21:44:48, in Comunicato Stampa, linkato 1295 volte)

Dopo una bellissima estate rigenerativa, Levèra riapre con una grande festa a suon di vinili selezionati per voi da Frank Lucignolo, dal rock al punk al surf. Un'occasione per reincontrarci e condividere le novità di questo nuovo anno associativo, ma soprattutto per divertirci insieme!

La serata sarà arricchita da una collettiva d'arte a cura di:

Frank Lucignolo, di San Donato, classe 1989. Il suo percorso artistico come welter lo ha portato a collaborare con il collettivo d'arte South Italy Street Art, realizzando numerose opere in tutta Ialia e all'estero.

Paola rizzo, nata a Noha, truccatrice, pittrice, ritrattista, restauratrice, appassionata di fotografia e della musica. Proprio attraverso la musica, collante per artisti, conosce alcuni tra i suoi musicisti preferiti, così scatto dopo scatto ferma le loro espressioni e la loro anima che poi viene impressa nei tratti decisi del suo segno. Nasce così "Grafite è Musica" una mostra itinerante di ritratti a matita dei volti di musicisti di fama nazionale ed internazionale.

Massimo Pasca, classe 1974, è uno dei più attivi live painter italiani. Già dal 1994 porta sulle coste del pugliesi il concetto di live painting con numerosi happening in compagnia di dj, musicisti e poeti. Ha dipinto per collezionisti privati, istituzioni, centri sociali, cineclub, teatri, musicisti e per la moda. I suoi disegni sono finiti su maglie, borse e copertine di dischi, libri e manifesti.

Vi aspettiamo sabato 5 OTTOBRE h 21.30

Levèra Noha

 
Di Antonio Mellone (del 29/04/2016 @ 21:44:38, in NohaBlog, linkato 2674 volte)

Veniamo ora brevemente alla lettera-capolavoro vergata dalla nostra delegata Sindaco, la nostra Isabelle Arrende, la Orina Fallaci de noantri (ovvero la Susanna Tamarro, fate voi).

Orbene, di primo acchito, uno, leggendo la richiesta della Daniela nostra, pensa subito: “Brava Daniela, fatti valere, fagliela vedere tu (di cosa sei capace di fare, s’intende) a questi della Comune”.

Poi, con un minimo di attenzione in più, cercando di interpretare le locuzioni enigmatiche del massimo esponente dell’ermetismo locale, capisci bene che non si tratta di una richiesta di intervento rivolta al sindaco e a tutto il suo cucuzzaro, ma alle associazioni locali, ai volontari, ai “Portatori sani di sorrisi”, che in questo caso in particolare dovrebbero trasformarsi pure in portatori sani di “giochini” da installare nei giardini Madonna delle Grazie.

Sindaco, presidente del consiglio comunale, assessore ai LL.PP. (cioè Ludici Programmi), dirigente ai LL.PP. (Leccornie Prelibate), segretario generale, inclusi vari ed eventuali commessi di Palazzo Orsini evidentemente sono in indirizzo solo p.c. (vale a dire “per conoscenza”; non diciamo “per culo” per non essere triviali). Sicché chi dovrebbe di fatto metter mano al portafoglio sarebbe ancora una volta il cittadino o le associazioni di volontariato delle quali il cittadino fa eventualmente parte.

Bella trovata, non c’è che dire. Cosa centri con il ruolo di pubblico amministratore [la scritta “Consigliere Comunale” a caratteri cubitali, come potete vedere, campeggia in alto nella lettera, ndr.] rimane un mistero. Meno male che le minchiate non hanno mai ammazzato nessuno, se no bisognerebbe liberare anzitempo tutti i loculi già prenotati nel cimitero di Noha.

*

E comunque siamo alle solite: i compiti dello Stato (o degli altri enti pubblici) ancora una volta vengono delegati al cittadino, che dunque dovrebbe sostituirsi alle funzioni di pertinenza dello Stato (o degli altri enti pubblici).

Io inorridisco di fronte a questo principio, anzi ne ho il terrore. Ma ciò che più mi preoccupa è che si proceda a delegare al privato non solo alcune gestioni dei servizi, ma anche la funzione stessa di tutela dei diritti dei cittadini. Se i “corpi privati intermedi” si sostituiscono allo Stato (o agli altri enti pubblici) nei settori per esempio dell’istruzione, dell’educazione, dell’assistenza sanitaria, dei servizi sociali o della stessa informazione stiamo freschi.

Lo Stato non può e non deve delegare a nessuno la funzione di garanzia dei diritti di cittadinanza sociale. E tutte le varie associazioni, cooperative, onlus, e così via, non devono offrire alibi su questo (magari in cambio di sgravi,  convenzioni, amicizie o appalti: parlo in generale, ovviamente), sostituendosi equivocamente allo Stato stesso.

Per volare più terra terra voglio dire che va benissimo il volontariato, che a sua volta per definizione non dovrebbe chiedere mai soldi allo Stato o agli altri enti pubblici territoriali, e che, per fare qualche esempio, è quello dell’organizzazione di una sagra, della redazione di un giornalino, dell’allestimento di un presepe vivente, della guida ad un percorso turistico, dell’insegnamento del catechismo, della costituzione di una squadra sportiva, della creazione di laboratori permanenti di idee, eccetera, ma non oltre questo.

Insomma non è uno Stato civile quello che (pur in nome della cronica penuria di fondi) si fa tinteggiare le aule dai genitori degli alunni, o quello che chiede contributi in denaro “volontari”, oppure dei “giochini” per un parco pubblico, oppure quello che istituisce ronde private “per la sicurezza”, ovvero quello che con una palandrana colorata invita il nonno a fare il vigile urbano, o quello che in mancanza di infermieri permette che un ospedale si riempia di badanti notturne o diurne. Per dire.

Questo è quanto.

In riferimento alla forma della lettera della Daniela Sindaco, cosa dire? Che sta facendo dei grandi passi avanti, da gigante. Certo, non siamo ancora ai livelli di Leopardi (al massimo, leopardata) o di un novello classico della letteratura contemporanea, ma la ragazza s’impegna assai. S’è pure risparmiata i puntini di sospensione e i punti esclamativi di cui è sempre stata generosa nei suoi scritti. Cosa volete di più?

Vabbè, la lettera è naïf come un posacenere fatto con il Das, e pure la sintassi è quella che è. E poi, dai, cosa vuoi che siano in una lettera indirizzata a mezzo mondo tre o quattro periodi senza capo né coda: tanto i destinatari, quei destinatari, avvezzi come sono a questo e ad altri simili elaborati, mica rischiano un’ernia al cervelletto per lo sforzo di capirne il senso.

La coniugazione dei verbi, lo stile involuto, la pesantezza del linguaggio (“ossequiosamente saluto”), la ridondanza della parola “giochini” ripetuta sette volte (l’utilizzo delle particelle pronominali, si sa, è rognoso per tutti), i pleonasmi (“augurando a tutti una buona collaborazione e lavoro”) sono un nulla in confronto alla diligenza e alla buona volontà della Nostra.

Dite che c’è ancora qualcosa che non va in merito all’utilizzo dei pronomi personali? Suvvia, non attaccatevi al pelo come al solito. Vuol dire che l’eroina di Noha è in grado di passare dalla prima alla terza persona singolare come se niente fosse: “Io sottoscritta […] chiede [sic]". “Chiede […] e ossequiosamente saluto [sic]”.

Ora non ditemi per favore che non vi è mai capitato di dire a qualcuno: “Scusi, ma lei chi sei?”, ché non ci credo. La Daniela nostra talvolta lo fa per vedere se stiamo attenti.  

*

E poi figurarsi se qualcuno della presunta opposizione s’è accorto di nulla: cambiando l’ordine degli attori di palazzo Orsini il risultato non cambia. Tanto che se in quelle vetuste stanze t’azzardi a fare una citazione, come per esempio: Pape Satàn, Pape Satàn Aleppe, quelli capiscono: pane e salam, pane e salam a fette.

Antonio Mellone

 
Di Redazione (del 25/03/2015 @ 21:44:25, in Lauree, linkato 3389 volte)

Il 24 marzo scorso presso la Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell'Università del Salento, Federica Mellone ha conseguito la laurea magistrale in Biologia discutendo una tesi sperimentale in Biochimica Applicata e Diagnostica dal titolo: "Valutazione del PCA3 nella diagnosi del carcinoma prostatico". Votazione finale: 110/110. Relatore la prof.ssa Alessandra Ferramosca, correlatore la dott.ssa Anna Rita Bruno.

Alla dott.ssa Federica, e a tutti i suoi parenti e amici, giungano le congratulazioni e gli auguri della redazione di Noha.it



***
P.S. Invitiamo tutti gli interessati ad inviare all'indirizzo info@noha.it notizie e immagini in merito a lauree, master, altri titoli accademici, specializzazioni e incarichi vari in aziende private o in enti pubblici di nohani (o di chi, in un modo o nell'altro, è legato a Noha) da pubblicare nella nuova rubrica "lauree". E' un modo come un altro per conoscere meglio il potenziale professionale, culturale e umano della nostra cittadina.

 
Di Antonio Mellone (del 16/11/2013 @ 21:44:15, in Fotovoltaico, linkato 3821 volte)

Ci sarebbe molto da elencare a proposito dei danni derivanti dall’obbrobrio rappresentato dal mega-porco fotovoltaico di contrada Roncella (ma il discorso rimane valido anche per tutti gli altri campi trafitti da queste corone di spine, ferro, silicio, e giacché ci siamo anche cemento, che intasano a chiazze vaste aree del Salento).

Questi mali incommensurabili – elenchiamo a caso - vanno dalle variazioni del microclima all’inquinamento elettromagnetico; dall’energia prodotta in eccesso che si disperde in rete al tema dello smaltimento dei pannelli una volta terminato il loro ciclo “vitale”; dalle famose “ricadute occupazionali” pari a zero ai danni all’immagine di un habitat intonso fino a qualche lustro fa; dagli effetti nefasti provocati sulla salute dei salentini a causa del fatto che queste “energie alternative” non hanno fatto altro che aumentare la produzione di energia da combustibili fossili (vedi Cerano) - grazie alla truffa dei cosiddetti “certificati verdi”, come già spiegato altrove - alla sottrazione di terreni all’agricoltura, finiti per definizione; dal depauperamento economico-finanziario della nostra terra considerata dai conquistadores di tutto il mondo come un bancomat da assaltare al lavoro nero, alle mafie, al riciclaggio di rifiuti nascosti in questi “parchi”, al giro di soldi e mazzette e truffe di vario tipo ai danni dello Stato (che ogni giorno stanno intasando la cronaca nera locale, come se già il resto non bastasse)…

Ci sarebbe in effetti molto altro da dire, argomentare, chiosare sul tema. Ma temiamo che i nostri interlocutori vengano colpiti da ictus cerebrale per troppo stress da concentrazione. E quando diciamo “interlocutori” vogliamo includere oltre all’ex-sindaco di Galatina, anche il suo successore e attuale primo cittadino, con tanto di curie e codazzo al seguito (in effetti non c’è soluzione di continuità tra la padella e la brace), ed una marea di concittadini in pantofole, sedotti e abbandonati su comodi divani & divani.  

*

Tutto questo cercavamo di comunicare ai tempi in cui scendevamo in piazza per spiegare ai cittadini a cosa si andava incontro, per raccoglierne le firme di protesta e proposta, per distribuire sacchettini di terra benedetta (benedetta direttamente da Dio, s’intende)…

Ma in quel tempo tanto le “autorità” civili che quelle religiose, non solo mostravano orecchio da mercante non solidarizzando con te e la tua lotta contro gli inganni travestiti da “energie alternative”, ma facevano a gara per far fare il turno di riposo alle rispettive intelligenze. Sicché l’una ti dava della “vittima della calura estiva”; l’altra del “profeta di sventura”. E tu a continuare a combattere contro il vero micidiale spread che purtroppo continuerà ad assillarci per un bel po’: quello culturale.

Risultato?

Panorami di ferro e silicio. Distese enormi di pannelli fotovoltaici entrati per sempre nei paesaggi delle nostre campagne, come novelle cartoline da inviare ai tour-operator del resto del mondo. Specchi riflettenti che affiancano ulivi e fichi d’india, e spesso si sostituiscono ad essi, mangiandosi la terra rossa e l’orizzonte. E noi altri, nel mentre ammiriamo queste prospettive, dobbiamo pure ricordarci ogni bimestre di pagare la bolletta, il dazio ai signori dell’“energia alternativa” che vengono da lontano.   

*

Salento, mare, sole e vento sono ormai una leggenda, una fola, un luogo comune, una corbelleria. E solo chi credeva nelle favole poteva pensare che questa fosse la realtà.

La verità, invece, brilla della sua stessa perspicuità. Sicché il resto della storia è oggi espresso da un altro slogan un po’ meno ipocrita e più empirico: Salento, male, fole e cemento. Il tutto avvolto dalla tormenta infinita (come quella del V canto dell’Inferno dantesco) prodotta stavolta dal vento sinistro degli insipienti e degli ottusi.

 Antonio Mellone
 
Di Raimondo Rodia (del 22/06/2021 @ 21:43:17, in Ipogeo, linkato 4156 volte)

La settimana scorsa son tornato a rivedere il doppio frantoio ipogeo di Noha, che si estende da Corte Marangia fino al castello. Stavolta sono entrato dalla parte opposta cioè all'interno di quello che era il vecchio Bar Castello, ora una delle sale del nuovo affascinante resort che sta nascendo a Noha, grazie alla voglia di alcuni imprenditori locali che credono nel territorio, nel valore economico e sociale dell'opera che stanno portando a termine. La prima volta ci fu la scoperta incredibile di filmare addirittura lo Sciaccuddhi ( scazzamurieddhu, uru, lauro, monacizzo, carcaluru ) un elfo dispettoso che pare aver preso casa proprio nell'antro buio ed umido di questo frantoio ipogeo. Stavolta la scoperta potrebbe aprire nuovi orizzonti sulla storia di Noha. 

Noha già nel nome potrebbe nascondere un segreto mai rivelato, perchè Noha è la trascrizione strettamente fonetica (con tanto di aspirazione) di un nome proprio femminile ebraico, quindi cananeo, dunque “ fenicio ”, francesizzato oggi suona come Noè ed è in uso e direi diffuso in varie parti del mondo con diverse varianti, tra cui Noam, Naum, Noemi. Ricordiamo la vicina Seclì che viene indicata nel dialetto locale come " Siclì " la moneta ebraica del tempo della Bibbia ed ancora oggi in uso in Israele ed anche un unità di peso sempre presente nei racconti biblici. A questo punto i De Noha feudatari del paese, non sarebbero per nulla entrati nell’ etimologia del nome del paese e neanche i latini con la loro ” Domus Novae ” traduzione di case nuove, anche se qualcuno lo pensa essendo ” Novae ” che si legge ” Nove ” in italiano, proprio come lo si indica ancora oggi nella forma dialettale. 

Tutto questo per raccontare una scoperta che avrebbe dell'incredibile quella che a prima vista sembra una data con numeri arabi (indiani) 1771, in effetti potrebbe essere una parola di origine cananea, un popolo organizzato in comunità cittadine tra cui spicca Ugarit, esse non raggiunsero mai la totale unità e indipendenza politica. Si distinsero tra essi i Fenici. Dal punto di vista religioso, i testi ugaritici hanno rivelato i nomi di molte divinità: El, capo del pantheon; Ba’al, dio della pioggia fecondatrice; ᾿Anat, dea guerriera; Mōt, re degli inferi. Si chiama cananaico un gruppo di lingue parlate in Palestina e in Fenicia, ne fanno parte il fenicio, l’ebraico e il moabitico, che rientrerebbero nel gruppo dell’amorreo meridionale, lingua dei semi nomadi che vivevano in Siria. 

Nella mia intuizione originale mi hanno aiutato il mio amico avvocato Severino Loreto appassionato di lingue antiche ed il mio amico, il rabbino Tomer Corinaldi, nella possibile lettura che si fa leggendo da destra a sinistra, anche se in questo caso la parola è palindroma si riconoscono " Zain Gimel Gimel Zain ". Quattro lettere che ricordano il magico Tetragrammaton la sequenza di quattro lettere che forma il nome del Dio della Bibbia ( J H V H ) senza vocali essendo l'alfabeto ebraico consonatico, cioè senza le presenza delle vocali che vengono usate solo per la fonetica della parola.   

In attesa di capirne di più ricordiamo che le quattro lettere possono trasformarsi in numeri e qui possiamo ritrovare i segreti della ghematria ebraica che da il nome alla parola " geometria ". Infatti nella scienza teologica dell'Ebraismo alcune parole scritte in lingua ebraica si assegna loro valori numerici, uno dei metodi di analisi utilizzati nella cabala ebraica.

La parola Noha se così fosse sarebbe un nome antichissimo, un nome pronunciato in lingua semitica, ma cosa ci fa dalle nostre parti l’alfabeto “proto-cananeo”, o “fenicio”, padre delle scritture aramaica, ebraica, greca, etrusca e latina, consistente nell’assegnare a un segno in origine pittografico il valore del suono iniziale della parola da esso rappresentata. Il “proto-sinaitico” era, o sarebbe stato, in uso solo nel mediterraneo orientale, nell’area oggi di Libano – Siria – Israele. Chi lo aveva pronunciato in questi luoghi, da dove arrivava? Da nessuna fonte storica risultano insediamenti fenici in territorio pugliese, con presumibile uso locale della relativa lingua. Chi erano i primi abitanti di Noha? Avevano a che fare forse con la lingua Punica usata dai soldati di Annibale che erano proprio presenti in questa zona durante la seconda guerra punica intorno al 216 a. C.

Noha è un sito archeologico, che conserva questo toponimo da tempo immemorabile. Noha era uno snodo cruciale di una strada che in epoca pre-romana collegava San Cataldo, sul mare Adriatico, con Lecce, Noha, Collepasso, Casarano, Ugento fino a Torre San Giovanni, sul Mare Ionio. I Fenici erano esperti navigatori alcune mappe per la navigazione del Mediterraneo pervenuteci sono infatti fenicee. Erano anche abili commercianti e avevano una fitta rete di scambi via mare. Avevano inventato le navi triremi e stabilivano le rotte di viaggio in base agli approdi, probabilmente anche nel Salento individuarono centri logistici di rilevante importanza infatti, alcuni studiosi tra cui Giacomo Arditi danno per accreditata l’ipotesi che S. Maria di Leuca sia stata fondata dai Fenici.

Per quanto ci riguarda  la ricerca certo non finisce qui, anche questo piccolo contributo potrebbe in parte riscrivere la storia delle civiltà nel mediterraneo. Noha con le sue iscrizione Fenicie ed il segreto delle quattro lettere nel frantoio ipogeo ci aiuteranno forse a capire meglio la storia di questi luoghi.

Raimondo Rodia

 
Di Antonio Mellone (del 21/08/2021 @ 21:41:54, in Fetta di Mellone, linkato 3110 volte)

Ci ho dovuto riflettere alquanto prima di tagliare quest’n-esima fetta: infatti, nelle migliori scuole di giornalismo (che io non ho frequentato, ma so come va il mondo avendo fatto il militare a Cuneo, vabbè a Milano) dicono che la notizia non sia il cane che morde l’uomo, ma il contrario. Ergo questo pezzo sarebbe (stato) totalmente inutile in un contesto diverso, o per meglio dire normale.

È che però, nelle mie ricerche sull’archeologia nohana, non mi sembra di essermi mai imbattuto in una cerimonia solenne di tal fatta: pertanto, salvo sviste o omissioni, trovandomi nel campo, appunto, delle notizie, essendo questo avvenimento il primo nel suo genere, mi accingo a lasciare su questa pergamena (elettronica) quelle impressioni che, pur con i miei illimitati limiti, ho la presunzione di pensare contribuiscano a fare la Storia del mio paese, scritta finalmente in maiuscolo e d’ora in poi mai più di serie Zeta.

Ebbene, senza tirarla troppo per le lunghe, il primo di agosto scorso due ragazzi si sono uniti civilmente ovvero – preferisco questa seconda formula -  sono convolati a nozze: si tratta di Jerry Misciali di Noha e di Antonio Antonazzo di Parabita. Non me ne vorranno, gli sposi, se per questo passaggio utilizzo alcune immagini pescate dai loro profili social, quindi già pubbliche, e nemmeno gli autori delle rispettive foto, nei confronti dei quali mi dichiaro sin d’ora disponibile a citarne il nome quale giusto guiderdone al loro copyright.    

Nel titolo parlavo di fichi. Ma ci terrei a precisare che non v’è alcun riferimento alla botanica, dunque alle Moracee nelle centinaia delle loro varietà e ai relativi frutti eduli, freschi o essiccati; e men che meno al modo di dire “Fare le nozze coi fichi secchi”, pare coniato nel 1896 in occasione del matrimonio tra Vittorio Emanuele di Savoia e la principessa Elena del Montenegro per indicare le non proprio prosperose finanze dell’augusta consorte. Oltretutto, per la cronaca, i fichi di certe geografie rientrano nella categoria dei presidi slow food, vere e proprie eccellenze gastronomiche, e sembra ne fossero stati offerti in abbondanza, insieme ad altre leccornie s’intende, persino nel “rinfresco” reale seguito allo sposalizio di William e Kate.

Invece questa volta mi riferisco al concetto più popolare (magari gergale) di fico, allorché in maniera icastica vogliamo far riferimento a qualcosa o a qualcuno che risponda agli attributi di piacevole, accattivante, originale, sollecitandone al contempo approvazione, compiacimento e complimenti.

Sì, esclusivamente in questi termini dico che si è trattato di nozze coi fichi, a partire dagli sposi: ma non solo in quanto belli, eleganti, radiosi, manco un pelo delle loro barbe fuori posto (ma quanto si somigliano ‘sti carusi), e giacché pure ironici, e imbranati quanto basta come accade a quasi tutti i coniugi del pianeta nel giorno degli sponsali, ma soprattutto perché hanno saputo tener duro facendo comprendere a chiunque che non esiste una parte “sbagliata” della storia, e che spesso certe barriere architettoniche mentali (se non proprio culturali o addirittura intellettuali) son fatte di perbenismi puritani e adattamenti conformisti, quando non di ipocrisie apocalittiche. La verità, che brilla della sua stessa perspicuità, o è di carne o è ideologia di bassa lega: e sarebbe il caso che il potere ne prendesse atto una buona volta.

Non posso concludere queste note senza un cenno a quanto fichi siano (stati) i genitori dei coniugi, non tanto nell’aver superato brillantemente il groppo emotivo della giornata epocale, quanto per l’orgoglio e la dignità dimostrati nel rimanere accanto ai loro “bambini” in ogni attimo di questa bella realtà. Ma fichi, di più, fichissimi sono anche gli altri parenti (a partire dai più anziani, straordinariamente moderni e laici, per finire ai giovanissimi, testimoni e si spera protagonisti di cieli nuovi e terra nuova), e il resto degli invitati, senza tralasciare, in questa era di cibernetica, gli amici diciamo in Dad (incluso il sottoscritto), che non hanno lesinato sui like all’indirizzo dell’avvenimento, di chi l’ha pensato, voluto e raccomodato.

Sono certo che d’ora in poi “tracce” di unioni civili di tal natura saranno rinvenibili ovunque, oltre che negli archivi dello stato civile di ogni comune, anche nei registri parrocchiali locali e globali, in quelli delle moschee, delle sinagoghe, dei santuari shintoisti, insomma negli elenchi conservati nei templi di ogni religione.

Per di più, se Dio è amore non può non benedire legami sacri (e fichi) come quello di Jerry e Antonio.

Antonio Mellone

 
Di Antonio Mellone (del 25/09/2017 @ 21:40:14, in NohaBlog, linkato 2599 volte)

Non so voi, ma a me ‘sta storia del mega-porco commerciale Pantacom rievoca tanto quella della monaca di Monza, narrata da Alessandro Manzoni nei suoi Promessi Sposi.

In questa sorta di romanzo nel romanzo, ci vien presentata la figura della povera Gertrude destinata al convento sin dalla nascita, così, tanto per rispettare la tradizione del Maggiorasco che prevedeva la concentrazione del patrimonio ereditario nelle mani del primogenito (ovviamente maschio).

Sicché la sventurata si trova istradata al monastero già all’età di sei anni, quale normale prosecuzione dei suoi giochi d’infanzia (fatti perlopiù di santini e di bambole vestite da suore), e naturale destino di un nome che fa tanto chiostro, Gertrude, imposto dal padre-padrone, “principe e gran gentiluomo milanese” che per la figlia non vedeva altro futuro se non il velo e la clausura.

Orbene, nonostante Gertrude non avesse alcuna intenzione di farsi monaca, più il tempo passava più s’accorgeva di essersi incamminata in un vicolo cieco. In molte occasioni avrebbe potuto rifiutare la “vocazione” impostale, ma venne sopraffatta dagli eventi, dalla insicurezza, e nondimeno dalla sfiducia nella propria libertà.

La meschina, troppo debole per affrontare le conseguenze di una disubbidienza al volere paterno, mente prima di tutto a se stessa, e poi agli altri, alle consorelle, alla badessa, e infine a quell’uomo “dabbene” che era il vicario, cioè il prete convenuto al monastero, come previsto dalla procedura, per confessarla e interrogarla sulle sue reali intenzioni di accettare i voti, la vestizione e la vita “lontana dalle insidie del mondo”.

Ecco cosa scrive il Manzoni nella sua bella prosa-poetica, dopo l’ennesimo assenso all’“iter autorizzativo” da parte dell’infelice ragazza: “Fu dunque fatta la sua volontà; e, condotta pomposamente al monastero, vestì l’abito. Dopo dodici mesi di noviziato, pieni di pentimenti e ripentimenti, si trovò al momento della professione, al momento in cui conveniva, o dire un no più strano, più inaspettato, più scandaloso che mai, o ripetere un sì tante volte detto; lo ripeté, e fu monaca per sempre” (cap. X, I Promessi Sposi).

  Ecco, io non vorrei che con il Mega-porco commerciale avvenisse il medesimo dramma vissuto dalla sciagurata Gertrude: cioè che si dia corso a questa minchiata  economico-ecologica [scusatemi, ma in questo momento non mi viene un lemma più triviale di questo, ndr.], nonostante siano in pochi ormai (almeno spero) a credere agli asini che – ragliando a cento decibel di “ricadute” e “occupazione” - continuano imperterriti a volare sulle nostre teste.

Come ben saprete, tra i punti all’ordine del giorno del Consiglio Comunale di martedì 26 settembre 2017, al numero 5 leggiamo: “Piano Attuativo per la realizzazione di Area Commerciale Integrata no-food in contrada Cascioni. Proponente: PANTACOM s.r.l. – Approvazione nuova convenzione in sostituzione di quelle sottoscritte in data 24/04/2013 e 31/05/2017”.

Bene. Ora mi (e vi) pongo alcune domande.

Perché un’altra convenzione? Com’è che se ne cambiano ogni tre per due? Forse che le precedenti non andavano bene? È proprio necessario procedere all’approvazione di una novella convenzione in sostituzione delle passate, posto che in genere le successive son quasi sempre peggiorative per noi e migliorative per i richiedenti, cioè con meno oneri per loro e più diseconomie per il Comune di Galatina?

E se invece di approvarle si negassero, cosa succederebbe? Il finimondo? O, come diceva qualcuno, addirittura l’apocalisse (tipo quella paventata lo scorso dicembre in caso di vittoria del No al referendum di Renzi)?

A Galatina sono maestri nel ripetere un mantra che suona più o meno così: “Non c’è più nulla che si possa fare per bloccare il progetto del Megaparco perché tutti gli atti autorizzativi necessari sono stati rilasciati dalle precedenti amministrazioni”.

Se davvero così fosse, come si spiegherebbe la convocazione addirittura di un Consiglio Comunale per discuterne ancora? E non sarebbe a questo punto il caso di render noto all’intera cittadinanza l’elenco degli atti di qualunque natura relativi a codesta “definitiva” autorizzazione: sia quelli già rilasciati, che, eventualmente, quelli ancora mancanti?

E, giacché ci siamo, non sarebbe opportuno che questa nuova Amministrazione Comunale mostrasse chiari segni di discontinuità con le precedenti, anche sul tema del Mega-porco (visto che i propositi, le premesse, la buona volontà, la voglia di far bene sembrano esserci tutti)?

Ho sentito dire in giro, tra le altre cose, che il Consiglio Comunale “è tenuto ad approvare”, eccetera, eccetera. Coooosa? È questo il moderno concetto di Democrazia? Ma scusate: non è forse un Consiglio Comunale la massima assise cittadina, espressione della sovranità di un popolo stanziato su di un determinato territorio, l’organo di volontà e indirizzo politico di un Comune, per cui è libero di decidere in assoluta libertà quel che vuole (e dunque non è “tenuto” ad approvare proprio un bel nulla), nel rispetto delle leggi e della Costituzione?

E se davvero non ci fossero alternative, mi spiegate a cosa cavolo servirebbe un Consiglio Comunale? A ratificare forse quel che avrebbero deciso gli altri, o peggio ancora un funzionario a briglie sciolte il quale, magari in qualche conferenza dei servizi, ha stabilito che andava bene un centro commerciale senza alberi di alto fusto (sennò magari le radici sollevano l’asfalto e rompono le palle alle auto e ai Tir)? [questa mi pare di averla già sentita da qualche parte, ndr.].

E che razza di decisione è mai quella per la quale o mangi questa minestra o ti butti dalla finestra? Ci sarebbero delle penali da sopportare, dite? E a carico di chi sarebbero queste penali? Del Comune, o di chi eventualmente avrebbe preso l’iniziativa “in nome del”, senza magari averne il mandato o, come si dice, in carenza o difetto di rappresentanza? E in questa seconda eventualità, non sarebbe appena il caso di accollarle al responsabile e non invece a tutta la collettività (responsabilità e penali, dico)?

E a chi dovrebbero essere pagate queste penali, alla Pantacom? Cioè alla società che, salvo errori od omissioni, è ancora “inattiva”? E cosa farebbero i signori di codesta società a responsabilità ridotta, l’attiverebbero giusto il tempo di incassare le penali? E, di grazia, di che importo sarebbero codesti indennizzi, posto che si tratti di esborsi monetari e non di fustigazioni sulla pubblica piazza? E se anche si dovessero sopportare spese per risarcimenti, non trovate che qualunque rifusione sarebbe comunque di gran lunga meno gravosa della pena di un Mega-porco a km zero? E perché mai non si prevede un indennizzo finalmente a favore del Comune se non altro per il danno derivante dall’enorme perdita di tempo e di energie dei suoi uffici, che, piuttosto che dar retta alle coglionate, avrebbero potuto pensare ai problemi reali di Galatina?    

Inoltre, invece di andare avanti con questa pantomima [vocabolo derivante giusto da Pantacom, ndr.], avete letto per caso in questi giorni (perfino sul Corriere della Sera, giornale tutt’altro che anticapitalista) della decisione della Provincia di Trento di bandire definitivamente i centri commerciali dal proprio territorio, al fine di “salvaguardare l’ambiente, ridurre il traffico veicolare, e rinnovare il metodo degli insediamenti commerciali sul territorio all’insegna della qualità e della valorizzazione dei piccoli esercizi”? No? Allora, per favore, informatevi bene prima di prendere decisioni irreversibili come quelle della monaca di Monza. 

E infine, lo sapete che negli Stati Uniti il mito del centro commerciale è crollato da tempo? E che gli Stati Uniti anticipano generalmente la nostra sociologia di circa un decennio? E che secondo molti analisti nei prossimi anni chiuderanno addirittura 400 dei 1100 centri commerciali statunitensi? Avete avuto per caso notizia dell’inchiesta del New York Times (non dell’Osservatore Nohano) che attesta che svariati Malls (centri commerciali) sono ormai alla stessa stregua di vere e proprie città-fantasma, deserte, vuote, fallite? Lo sapete che ci sono dei siti internet - come ad esempio il seguente http://deadmalls.com/ - con storie di centinaia di Malls chiusi, sedotti, abbandonati, morti e sepolti? A quando la costruzione e la redazione anche in Italia di un sito o un blog dello stesso tenore dal titolo “limortiloro.it”?

*  

Di questo passo Galatina farà la fine della monaca di Monza. E i danni non si ripareranno con una “cavita di conza”.

Antonio Mellone

 

Daria Colombo sarà ospite a Galatina, giovedi 19 novembre  presso la Sala Contaldo  del Palazzo della Cultura “Z. Rizzelli ” alle ore 19,00.

Daria Colombo, art director, giornalista, scrittrice,  ha dato vita al movimento dei Girotondi a livello nazionale ed è impegnata in numerose iniziative di solidarietà.

È sposata con Roberto Vecchioni, con il quale collabora da oltre vent’anni. Ha già pubblicato Meglio Dirselo (rizzoli 2010), con cui ha vinto il premio Bagutta Opera Prima.

Durante l’incontro a Galatina,  a cura della Libreria Fiordilibro, presenterà il suo nuovo romanzo “ Alla nostra età con la nostra bellezzarizzoli,  in cui esplora nuovamente l’universo femminile.

 “Ho voluto raccontare – spiega Daria Colombo - una storia di sentimenti e amicizia tra due donne, una giovane ventenne e una trentottenne che frequentano l’università insieme e gradualmente, con alti e bassi, diventano amiche pur apparendo molto diverse, anzi proprio per questo si scambieranno molto. Ma è anche una vicenda di condivisione – prosegue – che si svolge sullo sfondo degli anni che vanno dal 1992 al 2007, un periodo significativo per l’Italia”.

Dialogherà con l’autrice, Sandra Antonica che del periodo preso in esame nel libro, è stata protagonista  di primo piano con la stessa passione di Daria Colombo e soprattutto grande lettrice .

Appuntamento a giovedì  19 novembre ore 19:00, presso la sala Contaldo del Palazzo della Cultura “Z. Rizzelli

Emilia Frassanito

 
Di Albino Campa (del 28/01/2011 @ 21:37:16, in NohaBlog, linkato 4161 volte)

Eccovi un bellissimo video che ritrae la sala prove e registrazioni di Carmine Tundo, in arte ROMEUS, cittadino di Noha, arredata con strumenti musicali e con gli olii su tela che le fanno da sfondo.
Come si potrà vedere, qui si fondono musica e pittura, suoni e immagini.
Ancor più bella questa musica e queste immagini in quanto figlie di artisti nohani.
Ma qual è l'artista per eccellenza, amica dei plurisecolari ulivi di Puglia, se non la splendida PAOLA rizzo? E qual è la voce più rock e graffiante di questo inizio secolo italiano se non quella di Romeus?
Buon ascolto e buona visione.

 
Di Redazione (del 16/07/2019 @ 21:35:25, in Festa Dei Salentini Nel Mondo, linkato 2197 volte)

MANCANO

 

ALLA PRIMA FESTA DEI SALENTINI NEL MONDO

Nell'attesa che il centro di Noha si trasformi almeno per una sera in una stazione ferroviaria d'arrivo, in un porto di sbarco o in un terminal d'atterraggio di conterranei che magari oggi  parlano con inflessioni le più disparate, se non proprio lingue esotiche, chiediamo gentilmente a tutti, restati e partiti, di inviare al seguente indirizzo mail info@noha.it immagini attuali o trascorse, storie, video, aneddoti, incontri e suoni di quel che si è lasciato o di ciò che si è incontrato.

Il tutto verrà proiettato su di un grande schermo nel corso della serata, e pubblicato sul nuovo dominio creato ad hoc http://www.salentininelmondo.it

Gli Organizzatori

 
Di Antonio Mellone (del 13/01/2017 @ 21:31:35, in NohaBlog, linkato 2823 volte)

La raffinata doppiezza del comunicato-stampa diramato ‘urbi et orbi’ (soprattutto orbi) da parte di uno dei soci della discarica di famiglia, e già che si trova anche candidato alla poltrona di sindaco [Galatina, per grazia di Dio, non si fa mai mancar nulla, ndr.], ha tutta l’aria di una excusatio non petita.

Sì, perché nel mio pezzo dal titolo: “Cava De Pascalis: è permesso sapere?” quel “Cava De Pascalis” non era un vocativo, ma un complemento di argomento, seguìto appunto non da una virgola (questa, sì, avrebbe forse potuto trarre in inganno), ma dal comune carattere tipografico dei due punti.

Ergo: si parlava di, a proposito di, riguardo a, sopra, circa, about, insomma intorno alla Cava De Pascalis, e non a, all’indirizzo postale o al recapito della spettabile ditta.

Puntuale come la morte è arrivata invece (chi l’avrebbe mai detto) l’originalissima lettera a cielo aperto del titolare effettivo dell’immondezzaio nohan-galatinese (parlando con pardon: uso un sinonimo per non ripetere il solito lemma ‘discarica’ - del resto non stiamo mica discettando di un’oasi del National Geographic, sebbene avrebbe potuto benissimo diventar tale nel caso in cui il bene comune avesse prevalso su uno degli affetti più cari dei diretti interessati: il portafoglio).

Nell’enciclica sociale, il membro scrivente, nel ringraziare l’anonimo cittadino di Noha [che poi sarei io, ndr.], il quale aveva chiesto pubblicamente chiarimenti [non a lui, o all’amministrazione della cava - per considerazioni così scontate che capirebbe pure un bambino in seconda elementare e neppure tanto sveglio - ma a soggetti terzi possibilmente non in conflitto (vale a dire consonanza) di interessi con il padrone delle ferriere: del resto, cosa ti aspetti che dica un Marchionne se non che dai tubi di scappamento delle sue automobili fuoriesca profumo Chanel n. 5? - ndr.], ci attacca un pippone inenarrabile partendo dal 1950, citando antichi proverbi, blaterando di rispetto delle norme, di figli, nipoti e amici, nonché della sua “personale sensibilità alle tematiche ambientali” [giacché c’era poteva anche chiarirci in quali termini, e se per caso lui e i suoi amici di cordata politica fossero, per dire, ancora favorevoli al mega-porco commerciale di 26 ettari da colare nei dintorni di Collemeto: così, tanto per avere un’idea circa certe “sensibilità alle tematiche ambientali”, ndr.].

Il novello pezzo grosso della politica galatinese continua poi imperterrito a tranquillizzarci dicendoci che tutto è apposto e in regola [se lo dice la proprietà dev’esser vero, ndr.] e dichiarando che le porte dell’azienda sono sempre aperte per i dovuti controlli [ci mancherebbe altro che i cancelli dell’azienda rimanessero sprangati di fronte ai dovuti controlli, ndr.] e infine, ciliegina sulla discarica, il suddetto socio-ambientalista mette a disposizione dei cittadini il proprio indirizzo mail cui indirizzare qualsiasi dubbio o richiesta di chiarimenti [mei cojoni: vuoi che l’oste non ti dica subito subito se il suo vino fa schifo? Suvvia, uomo di poca fede. ndr.].

Non pago di tutto questo, il nostro aspirante sindaco, non si sa perché, termina il suo trattato con una dotta nonché interessantissima dissertazione sulla differenza tra traversine ferroviarie in legno e quelle in cemento [si sarà evidentemente laureato discutendo una tesi in traversine, ndr.], del che ovviamente non possiamo che rendergli grazie: del resto tutto è cultura, come diceva quel tale.

*

E Niente. Sarà che in certi settori (come quello delle discariche) la probabilità che qualcosa accada è inversamente proporzionale alla sua desiderabilità; sarà che il sottoscritto è uno al cui confronto Murphy (quello della legge) era un inguaribile ottimista; sarà che certe supposizioni (o supposte) non portano nulla di buono; sarà che nemmeno il più sprovveduto dei cittadini può essere così ingenuo da prendere per oro colato il verbo del padrone di turno (che per definizione sarebbe capace di ogni ritocco pur di far sembrare presentabile persino Fukushima dopo l’esplosione); sarà tutto questo contemporaneamente, ma insomma l’epistola carica del socio nonché probabile futuro sindaco di Galatina non m’ha tranquillizzato per niente.

Oddio, qualcuno l’avrà tranquillizzato, eccome: tipo certi gggiornalisti di Gggalatina (già di per sé sereni e tranquilli per indole e formazione), che, anziché controllare questo o quel potere indigeno con inchieste, ricerche o almeno una domanda una che sia tale, si limitano a copia-incollarne i comunicati ufficiali, bistrattando così i loro poveri, inconsapevoli lettori.

Mi sa tanto che i veri rifiuti tossici da ammassare in discariche severamente controllate come manco un sito nucleare sono certi quotidiani appena usciti dalle rotative tipografiche.

Credo si tratti di veri e propri inerti contaminati, da non toccare nemmeno con una canna da pesca. E sottolineo inerti.

Antonio Mellone

 

Il Sindaco Marcello Amante incontra il Dott. Rocco Palese, delegato dalla Direzione Generale Asl Lecce a sovrintendere i lavori di adeguamento dell’Ospedale Santa Caterina Novella di Galatina.

Già stamattina, a poche ore dal suo insediamento, il Dott. Palese ha incontrato i responsabili tecnici del nosocomio per fare il punto sulle criticità che di fatto ne stanno bloccando l’operatività per poi, in tarda mattinata, confrontarsi con il Sindaco Amante.

Il Dott. Palese ha inteso confermare al Sindaco Amante le determinazioni regionali che affidano

all’Ospedale di Galatina un ruolo centrale, al fianco del Vito Fazzi, nella risposta sanitaria alla pandemia in

Salento. Il suo preciso incarico, quindi, è renderlo adeguato nel più breve tempo possibile.

“L’incarico al Dott. Palese, dopo le rassicurazioni giunte anche sul fronte del potenziamento di offerta sanitaria dell’Ospedale dall’Assessore alla Sanità Lopalco e dall’Assessore Delli Noci nella videoconferenza della scorsa settimana, è per noi la migliore garanzia sulle intenzioni regionali verso il nostro nosocomio che in questa fase ha una reale opportunità di rilancio - afferma il Sindaco Amante - per questo intendo ringraziare il Direttore Generale Asl Lecce Rodolfo Rollo che si è dimostrato attento alle nostre istanze.”

“Nessun taglio all’orizzonte - ha inteso puntualizzare il Dott. Palese - solo il disagio inevitabile per l’utenza in questa breve fase di riorganizzazione che, con la grande disponibilità riscontrata in tutto il personale del Santa Caterina Novella, spero duri pochissimi giorni.”

Nell’illustrazione del programma operativo al Sindaco Amante il Dott. Palese ha evidenziato che alcuni reparti non solo non chiudono all’utenza tradizionale ma raddoppiano la loro attività in assoluta sicurezza con percorsi e luoghi separati, garantendo l’accesso sia ai pazienti covid che ai pazienti no-covid. È per questo che nel Punto Nascita le donne potranno continuare partorire e i bambini potranno ricevere cure come sempre, così come le riceveranno in totale sicurezza e in ambienti separati anche se contagiati dal covid.

“La sfida è garantire tutti i cittadini, nella consapevolezza che non ci si ammala di solo covid – conclude il Sindaco Amante - con l’importante notizia che finalmente sarà riaperto un servizio cardiologico e le rassicurazioni sul mantenimento in percorsi puliti per no-covid delle prestazioni di dialisi e nefrologia, di oncologia, di riabilitazione, di oculistica, di psichiatria, del laboratorio analisi, del trasfusionale e probabilmente anche di ortopedia e chirurgia con le week surgery che dovrebbero poter ripartire abbiamo convenuto la necessità nei prossimi di una più dettagliata comunicazione congiunta con il Dott. Palese per meglio illustrare ai cittadini il percorso intrapreso.”

Ufficio stampa Marcello Amante
sindaco di Galatina (LE)

 
Di Redazione (del 21/11/2017 @ 21:26:38, in Comunicato Stampa, linkato 1405 volte)

Con la rassegna “fil rouge” il CAV MALALA ha voluto dare un segno tangibile della sua presenza sul territorio dell’ATS di Galatina con una serie di iniziative avviate nel mese di ottobre con la Campagna di sensibilizzazione “Puntiamo sulla prevenzione” destinata agli studenti delle classi 4° degli Istituti Superiori.

Uno spazio interattivo rivolto ai giovani per riflettere ed essere informati sul tema della violenza di genere, ma anche occasione di ricerca finalizzata a capire la percezione della violenza nei giovani promossa dalla sociologa e ricercatrice dell’ università del Salento Prof.ssa Anna Maria rizzo, partner del CAV in numerose iniziative.

La rassegna “fil rouge” prevede un fitto calendario di appuntamenti e incontri, tra i quali quello del 24 novembre per celebrare il 25 Novembre Giornata mondiale istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in onore e ricordo delle sorelle Mirabal, attiviste della Repubblica Dominicana, uccise il 25 novembre 1960 per la loro opposizione al regime dittatoriale.

A presentare la giornata del 24 novembre, presso la sede del CAV MALALA, saranno la dr.ssa Maria Giaccari - Vice Sindaco e Assessore alle Pari Opportunità del Comune di Galatina, l’Assessore dei Servizi Sociali Antonio Palumbo e la dirigente dell’Istituto Comprensivo Polo 3 Prof.ssa Rosanna Lagna.

A partire dalle ore 9.00 di venerdì saranno attivati laboratori teorico-pratici sui temi delle “differenze di genere, destrutturazione degli stereotipi di genere e sul rispetto delle differenze”, che coinvolgeranno direttamente 50 ragazzi delle classi terze della scuola di 1° grado.

Le attività laboratoriali saranno curate dalla Dr.ssa Barbara Colucci e Barbara De Simone e dalla coordinatrice dr.ssa Paola Gabrieli.

I ragazzi divisi in gruppi saranno stimolati e portati a manifestare, con tecniche riflessive, interattive ed emozionali, i modi di pensare intrisi di stereotipi per giungere a riconoscere questi come la vera causa e l’origine della violenza dettata da una educazione basata su modelli educativi stereotipati

Ufficio Stampa Comune di Galatina

 
Di Andrea Coccioli (del 27/05/2018 @ 21:25:02, in Comunicato Stampa, linkato 1421 volte)

Gentile Presidente Michele Emiliano,

L’Ospedale di Galatina rappresenta per la maggior parte della popolazione salentina un punto di riferimento assoluto, una risorsa che risponde da molto tempo e in maniera efficace ai bisogni di salute delle persone.

Chiediamo con forza che il Santa Caterina Novella possa continuare ad avere il Punto Nascita associando anche il servizio essenziale della T.I.P.O. (Trattamento Intensivo Post Operatorio) che assicura sorveglianza minuziosa delle funzioni vitali, per prevenire delle complicazioni e in caso si verifichino potervi porre rimedio istantaneamente.

Il piano di riordino ospedaliero voluto dalla Regione Puglia non può prevedere la chiusura di un servizio di eccellenza che a Galatina da sempre viene utilizzato nel migliore dei modi.

Vorremmo farle presente inoltre che il punto nascita di Galatina dà più garanzie cliniche per la presenza al suo interno di branche specialistiche ad indirizzo sub-intensivo come la Nefrologia e Dialisi, la Pneumologia le Malattie infettive che sono importanti per eventuali complicanze che possano insorgere e che altri presidi ospedalieri non possiedono.

Approfittiamo della presente per chiederLe un incontro al fine di esplicitare meglio le istanze che il nostro territorio rivendica e per confrontarci circa il futuro del Santa Caterina Novella.

Salutandola cordialmente,

Le auguriamo buon lavoro.

Il Segretario del Circolo PD Galatina

Andrea Coccioli

 

Circolo Partito Democratico Galatina

Piazza Toma

Galatina

www.pdgalatina.it

 
Di Redazione (del 03/06/2020 @ 21:23:24, in NohaBlog, linkato 1758 volte)

Bravissima la nostra Arianna Gabrieli insignita dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella del titolo di Cavaliere del Lavoro per la sua attività di ricerca.

Congratulazioni, dottoressa, e "ad maiora" da parte di tutti i nohani.

Come annunciato ieri a Codogno, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto insignire dell’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica un primo gruppo di cittadini, di diversi ruoli,  professioni e provenienza geografica, che si sono particolarmente distinti nel servizio alla comunità durante l’emergenza del coronavirus. I riconoscimenti, attribuiti ai singoli, vogliono simbolicamente rappresentare l’impegno corale di tanti nostri concittadini nel nome della solidarietà e dei valori costituzionali.

Annalisa Malara e Laura Ricevuti, rispettivamente, anestesista di Lodi e medico del reparto medicina di Codogno, sono le prime ad aver curato il paziente 1 italiano.

Maurizio Cecconi, professore di anestesia e cure intensive all’Università  Humanitas di Milano,  è stato definito da Jama (il giornale dei medici americani) uno dei tre eroi mondiali della pandemia.

Mariateresa Gallea, Paolo Simonato, Luca Sostini sono i tre medici di famiglia di Padova che volontariamente si sono recati in piena zona rossa per sostituire i colleghi di Vo’ Euganeo messi in quarantena.

Don Fabio Stevenazzi del direttivo della Comunità pastorale San Cristoforo di Gallarate (VA) è tornato a fare il medico presso l’Ospedale di Busto Arsizio.

Fabiano Di Marco, primario di pneumologia all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo ha raccontato la tragica situazione della città e dell’ospedale.

Monica Bettoni, ex senatrice e Sottosegretaria alla Sanità, medico in pensione, ha deciso di tornare in corsia a Parma.

Elena Pagliarini è l’infermiera di Cremona ritratta nella foto diventata simbolo dell’emergenza coronavirus. Positiva, è guarita.

Marina Vanzetta, operatrice del 118 di Verona, ha soccorso una anziana donna e le è stata accanto  fino alla morte.

Giovanni Moresi,  autista soccorritore di Piacenza Soccorso 118, ha offerto una  testimonianza del ruolo degli autisti soccorritori del 118.

Beniamino Laterza, impiegato presso l’Istituto di vigilanza “Vis Spa” e presta servizio nell’ospedale Moscati di Taranto, presidio Covid.

 

Del team presso l'Istituto Nazionale Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma – struttura di eccellenza della sanità pubblica fanno parte:

Maria Rosaria Capobianchi, a capo del team che ha contribuito a isolare il virus

Concetta Castilletti, responsabile della Unità dei virus emergenti.

Francesca Colavita, Fabrizio Carletti, Antonino Di Caro, Licia Bordi, Eleonora Lalle, Daniele Lapa, Giulia Matusali, biologi

 

Nel team di ricerca dell’ospedale Sacco e dell'Università degli Studi di Milano, poli di eccellenza nell’ambito del sistema sanitario e di ricerca nazionale:

Claudia Balotta a capo del team, ora in pensione. Nel 2003 aveva isolato il virus della Sars.

Gianguglielmo Zehender,  professore associato.

Arianna Gabrieli, Annalisa Bergna, Alessia Lai, Maciej Stanislaw Tarkowski ricercatori


Ettore Cannabona, Comandante della Stazione dei Carabinieri di Altavilla Milicia (Palermo), ha devoluto in beneficenza l’intero stipendio mensile.

Bruno Crosato in rappresentanza degli Alpini della Protezione civile del Veneto  che hanno ripristinato in tempi record 5 ospedali dismessi della regione.

Mata Maxime Esuite Mbandà, giocatore per il Zebra Rugby Club e per la nazionale italiana,  volontario sulle ambulanze per l’Associazione Seirs Croce Gialla di Parma.

Marco Buono e Yvette Batantu Yanzege  della Croce Rossa Riccione hanno risposto all’appello della Lombardia che chiedeva aiuto a medici e personale con ambulanze.

Renato Favero e Cristian Fracassi, il medico che ha avuto l’idea di adattare una maschera da snorkeling a scopi sanitari e l’ingegnere che l’ha realizzata.

Concetta D’Isanto, addetta alle pulizie in un ospedale milanese. Fa parte di quella schiera di lavoratori che ha permesso alle strutture sanitarie di andare avanti nel corso dell’emergenza.

Giuseppe Maestri, farmacista a Codogno, ogni giorno ha percorso cento km per recarsi in piena zona rossa.

Rosa Maria Lucchetti, cassiera all’Ipercoop Mirafiore di Pesaro, ha lasciato una  lettera agli operatori 118  donando loro anche tre tessere prepagate di 250 euro.

Ambrogio Iacono, docente presso l’istituto professionale alberghiero Talete di Ischia. Positivo,  ricoverato al rizzoli di Lacco Ameno, ha continuato a insegnare a distanza nei giorni di degenza.

Daniela Lo Verde, preside dell’istituto “Giovanni Falcone” del quartiere Zen di Palermo, ha lanciato una campagna di raccolta fondi per regalare la spesa alimentare ad alcune famiglie in difficoltà.  Suo l’appello  per recuperare pc e tablet per consentire ai suoi allievi di seguire le lezioni a distanza.

Cristina Avancini, l’insegnante di Vicenza che nonostante il contratto scaduto non ha interrotto le video-lezioni con i suoi studenti.

Alessandro Santoianni e Francesca Leschiutta, direttore della casa di riposo della Parrocchia di San Vito al Tagliamento (PN) e coordinatrice infermieristica che,  insieme agli altri dipendenti, sono rimasti a vivere nella struttura per proteggere gli anziani ospiti.  

Pietro Terragni, imprenditore di Bellusco (Monza e Brianza), in seguito alla morte di un dipendente, Erminio Misani, che lasciava la moglie e tre figli, ha assunto la moglie Michela Arlati.

Riccardo Emanuele Tiritiello, studente dell’istituto Paolo Frisi di Milano. Con il padre e il nonno hanno cucinato gratuitamente per i medici e gli infermieri dell’ospedale Sacco.

Francesco Pepe, quando ha dovuto chiudere il suo ristorante a Caiazzo di Caserta ha preparato pizze e biscotti per i poveri e gli anziani in difficoltà, organizzando una raccolta fondi per l’ospedale di Caserta.

Irene Coppola ha realizzato, a sue spese, migliaia di mascherine. Ha aiutato una associazione per sordi inventando una mascherina trasparente per leggere il labiale.

Alessandro Bellantoni  con il proprio taxi  ha fatto una corsa gratis di 1.300 km per portare da Vibo Valentia  all’ospedale Bambin Gesù di Roma una bambina di tre anni  per un controllo oncologico.

Mahmoud Lufti Ghuniem, in Italia dal 2012, fa il rider. Si è presentato alla Croce Rossa di Torino con uno stock di mille mascherine acquistate di tasca sua.

Daniele La Spina in rappresentanza dei giovani di Grugliasco al servizio della città di Torino che hanno portato prodotti di prima necessità a chi ne ha bisogno, in particolare agli anziani soli.  

Giacomo Pigni, volontario dell’Auser Ticino-Olona ha coinvolto una ventina di  studenti che hanno iniziato a fare chiamate di ascolto per dare compagnia alle persone sole.

Pietro Floreno, malato da oltre dieci anni di Sla ha comunicato di voler mettere a disposizione della ASL, per i malati di coronavirus, il suo ventilatore polmonare di riserva.

Maurizio Magli, in rappresentanza dei 30 operai della Tenaris di Dalmine che, quando è arrivata la commessa per la produzione di 5mila bombole nel minor tempo possibile, hanno volontariamente continuato a lavorare.

Greta Stella, fotografa professionista, volontaria presso la Croce Rossa di Loano (Savona), ha realizzato un racconto fotografico dell’attività quotidiana dei volontari.

Giorgia Depaoli, cooperante internazionale e si dedica in particolare alla difesa dei diritti delle donne. Ha subito dato la sua disponibilità alla piattaforma “Trento si aiuta” .

Carlo Olmo,ha contribuito nel rifornire gratuitamente Comuni e strutture sanitarie del Piemonte di mascherine, guanti, camici.

Maria Sara Feliciangeli, fondatrice dell’Associazione Angeli in Moto, insieme ai suoi amici motociclisti si è impegnata per consegnare i farmaci a domicilio alle persone con sclerosi multipla.

fonte:Presidenza della Repubblica

 
Di Marcello D'Acquarica (del 29/10/2014 @ 21:19:09, in NohaBlog, linkato 2965 volte)

Fino a pochi decenni addietro, privi ancora del nostro beato progresso, si viaggiava a “basse velocità”. Pochi erano gli utenti dell’auto, ci si spostava con mezzi di fortuna: treno, autobus, vespe e motorini, biciclette e solo pochi fortunati con l’automobile. Una delle gite più diffuse era quella alla volta di Santa Maria di Leuca, de finibus terrae, ultimo scoglio, approdo di paradiso e orizzonte di misteri. Si andava a far visita al Santuario Mariano: la gita era un pellegrinaggio. Per raggiungerlo si percorrevano stradine poco larghe e spesso interrotte da incroci con tratturi di campagna e paesini di un fascino unico. Ognuno lasciava un ricordo indelebile nella nostra memoria. Si apprezza meglio la storia, come la vita, se assaporata a piccole dosi.

Si partiva all’alba, debitamente attrezzati di cibarie come se si dovesse attraversare l’oceano Atlantico. Pioggia o sole, il divertimento e la gioia erano assicurati e soprattutto contemplati, perché l’isterico viaggiare dei nostri giorni, con la brama di arrivare subito e ovunque, non aveva ancora visto la luce. Ma questa è “nostalgia del passato”, “i tempi sono cambiati” e il “progresso ha reso più rapidi gli spostamenti” da un luogo a un altro.

E poi ancora: “al progresso non ci si può opporre, si perderebbero i finanziamenti perché dirottati altrove, si perderebbe l’unica concreta possibilità di sviluppo che abbiamo, l’unica occasione della vita per avere la ‘Strada Maestra’” (cfr. http://www.galatina.it/inizino-i-lavori-della-statale-275).

E dulcis in fundo un’altra chicca di saggezza: “saranno accese tantissime fiaccole, per ogni decesso avvenuto nel corso degli ultimi anni”. Come se la causa dei decessi sulle nostre strade dipendesse dalle strade stesse e non dall’alta velocità, o dalla guida in stato di ebbrezza, o dall’uso di droghe, o dall’inosservanza della distanza di sicurezza, o dall’uso del cellulare, o dai sorpassi pericolosi, o dai cambi repentini di corsia…

Come se sulle strade ad alta velocità gli incidenti mortali fossero impediti.

E’ inutile che proponga qui elenchi di statistiche: quello che risulta incontrovertibile è che più si va veloci e più aumenta il rischio e la gravità degli incidenti.

Ma nonostante tutto nel Salento si continuano a costruire strade, grandi strade simili a piste di aeroporti, come il nuovo tracciato Maglie-Otranto (causa tra l’altro dell’ennesimo scempio di ulivi secolari). E’ vero che accorcia vertiginosamente il tratto che separa le due città, peccato che ci si ritrova bloccati e imbottigliati a pochi chilometri dalla destinazione.

Quindi a che serve “perdere tempo” per attraversare una terra radiosa, costellata di bianche case e di distese di ulivi. A che serve “perdere tempo” attraversando piazze assolate, teatri aperti, facciate di antiche chiese e borghi intrisi di storia. A che serve ammirare gradualmente su questo percorso la presenza di una Natura ancora intonsa e risparmiata dal cemento. A che serve un pellegrinaggio lento e meditato se a sbattere il naso davanti al Santuario Mariano ci finiscono migliaia di frettolosi e ignari turisti, raggirati da una subdola pubblicità che il Salento è più bello se (s)tracciato da diaboliche piste di atterraggio per il tanto decantato progresso.

Infine c’è la favola del “lavoro” della costruzione della “strada maestra” che permetterebbe a qualcuno di stare tranquillo per un po’ di tempo, con uno stipendio garantito per qualche tempo, magari un anno o due. Con la speranza che questi lavoratori non facciano la fine di tanti operai dei campi di fotovoltaico nostrano, che hanno lavorato di notte e di giorno per far lucrare i soliti furbetti del quartierino straniero, e poi son rimasti senza lavoro e soprattutto senza il becco di un quattrino.

Ma vuoi mettere? Con la SS. 275, con annesso Autogrill, avremo una marea di turisti in più che, dopo aver goduto dello scempio cementifero, e dopo essersi spiaccicati come insetti sulle nostre scogliere, torneranno sui loro passi per non fare mai più ritorno nella nostra terra, perdendo così il ricordo di un’antica “Strada Maestra” persa per sempre.

Marcello D’Acquarica

 
Di Albino Campa (del 20/02/2011 @ 21:11:57, in Curiosità, linkato 4860 volte)

Mulino EscherCome potete osservare dall’immagine, l’acqua dal mulino si porta verso l’alto per poi ricadere al punto di partenza e ricominciare il ciclo, sfidando le leggi della termodinamica. Poche sono le certezze di questo mondo, una è appunto la termodinamica. Sfido a trovare qualcuno così avventato da scommettere sulla veridicità di quest’opera d’arte.

E se vi mostrassero questo video?

 
 

Circola su internet da un paio di giorni e vorrebbe far credere appunto, come Cascata, famosa litografia del grafico Escher, non sia solo il frutto di una ingegnosa composizione artistica, ovvero unicamente un’illusione ottica (unione di due triangoli di Penrose in un’unica figura). Quindi quel giovane studente tedesco vorrebbe dirci che l’acqua è in grado di uscire dai nostri bicchieri salendone le pareti, con la stessa facilità con la quale ne fuoriesce sotto la spinta della forza di gravità a bicchiere capovolto? Nossignore, ancora deve nascere il genio in grado di mettere in discussione le leggi della termodinamica.

Dov’è allora il trucco? David Goldman pubblica sul sito boingboing una possibile soluzione all’enigma della cascata rovesciata. Ecco come sarebbe stata costruita la struttura.

A suggerire questa ipotesi sono le seguenti considerazioni:

- l’acqua non tocca mai il punto B;

- l’ombra della struttura si vede in C, ma non in A;

In realtà l’acqua non si porta verso l’alto, come si vorrebbe far credere, ma si sposta su un piano orizzontale opportunamente inclinato. Come facciamo a ritrovarcela allora in cima?

Secondo Goldman si tratta di un fotomontaggio, ovvero di due video perfettamente affiancati.

Seguiamo il percorso dell’acqua:

- da D si porta a C (primo video);

- al punto C (minuto 0:45) il flusso rallenta come se stesse superando una curva (ma la curva dovrebbe già essere stata superata!);

- è al punto C, appunto, con il ritardo che si vede, che termina il primo video e ne viene affiancato il secondo in cui l’acqua si porta da E verso il basso D.

Vi sarete chiesti anche voi perché tutta quell’acqua per terra? Beh, arrivati al punto C l’acqua va fuori dalla struttura.Questa è solo un’ipotesi suggerita. Qualcosa ancora non vi convince? Dite pure la vostra.

 
Michele Stursi
 
Di P. Francesco D’Acquarica (del 21/03/2018 @ 21:10:32, in La chiesa di Noha e i Vescovi di Nardò, linkato 2068 volte)

Con questa decima puntata continua con gli eccellentissimi Lelio Landi e Luigi De Franchis l’appassionante storia dei rapporti tra l’antica chiesa di Noha e gli ordinari diocesani neritini. Tra quattrocento anni saremo ai giorni nostri.

La redazione

 

Lelio Landi (? - 1610)

Vescovo di Nardò dal 9 settembre 1596 al nov. 1610

Dal 1596 al 1610 i pontefici furono:

           

Clemente VIII (1536-1605)                    Papa dal 1592 al 1605

            Leone XI (1535-1605)               Papa nel 1605

            Paolo V (1550-1621)                 Papa dal 1605 al 1621

 

            L’arciprete di Noha fu:

            Don Stefano Sergio (1570-1612),         parroco dal 1600 fino al 1612.

 

            Il Vescovo di Nardò di questo periodo si chiamava Lelio Landi.

            Era nato a Sessa Aurunca vicino Caserta. E’ il 16° della serie e fu Vescovo dal 1596 al 1610, eletto da Papa Clemente VIII, ma venne in diocesi solo nell’estrema vecchiaia, perché trattenuto presso le sacre congregazioni a Roma per circa tredici anni, occupandosi principalmente della correzione della Bibbia volgata e della gravissima controversia sulla Grazia. Perciò resse la diocesi per mezzo dei vicari generali.

            Nel 1609 venne a risiedere nella diocesi e il primo atto che si riscontra nell’archivio della curia è del 15 giugno 1609, mentre l’ultimo (appena un anno dopo) è del 17 agosto 1610 emesso da Copertino. Si affrettò a dare inizio alla visita pastorale della diocesi, ma purtroppo, dopo averla iniziata, la morte il 24 novembre 1610 a Copertino, dove fu sepolto. Godette di fama di santità.

 

Relazione con la chiesa di Noha

 

          Non possiamo dire nulla in proposito, perché il Vescovo Lelio Landi, come già detto, rimase in diocesi per pochissimo tempo.

          Dell’arciprete don Stefano Sergio abbiamo già avuto modo di parlare.

Luigi de Franchis, C.R. (1570-1616)     

Vescovo di Nardò dal 24 gennaio 1611 al  17 luglio 1617

Dal 1611 al 1615 il Pontefice fu:

            Paolo V (1550-1621)                           Papa dal 1605 al 1621

            Arciprete di Noha fu:

            Don Donato Vitti (1580-1622),             parroco dal 1612 al 1622.

 

chierici regolari teatini (in latino Ordo clericorum regularium vulgo Theatinorum) sono un istituto religioso maschile di diritto pontificio: i chierici regolari di questo ordine al loro nome aggiungono la sigla C.R.

L'Ordine, espressione del rinnovamento della vita ecclesiastica segnato dalla riforma cattolica antecedente il Concilio di Trento, sorse con lo scopo di restaurare nella Chiesa la regola primitiva di vita apostolica; fu fondato nella basilica di San Pietro in Vaticano a Roma il 14 settembre 1524 da S. Gaetano Thiene e Gian Pietro Carafa (all’epoca episcopus theatinus, cioè vescovo di Chieti, donde il soprannome di teatini) e fu approvato da papa Clemente VII con Breve del 24 giugno 1524.

 

A 37 anni, dal 1607 al 1711 fu Vescovo di Vico Equense, Comune in provincia di Napoli. Fu trasferito da Paolo V a Nardò, dove sedette in cattedra dal 1611, allorché aveva 41 anni. Dopo tre mesi, il 13 febbraio, diede inizio alla visita pastorale della diocesi, della quale abbiamo alcune notizie.

              Nel 1614 tenne un sinodo diocesano nel quale trattò della Fede cattolica, degli eretici da evitare e dei libri proibiti, del maleficio, dell'incantesimo e delle altre pratiche superstiziose, della bestemmia, della sacra predicazione, dell'istruzione catechistica, del seminario, delle scuole e dei maestri di ginnastica, delle rappresentazioni sacre e profane, delle ss. reliquie, delle ss. immagini, dei miracoli, della chiesa, della celebrazione della Messa e dei divini offici, dell'orazione, infine dei funerali, esequie e sepolture e delle cose alienabili. Gli atti sono pervenuti sino a noi in buono stato di conservazione. Resse la diocesi per cinque anni. Fu colto dalla morte a soli 46 anni nel 1617 (morì di peste, male contratto nel generoso slancio del soccorso al suo popolo).

 

Relazione con la chiesa di Noha

 

          Anche se non abbiamo notizie particolari, sicuramente l’arciprete di Noha don Donato Vitti partecipò al Sinodo del 1614. Nella visita pastorale del 1612, il Vescovo visitò anche la chiesa di Noha.

            Del nostro Arciprete, don Donato Vitti, successore di don Stefano Sergio, conosciamo solo nome e cognome e il fatto che fu parroco a Noha per circa 10 anni. Probabilmente rinunciò  all’arcipretura di Noha o passò ad altro incarico.

            E’ l’arciprete che fece togliere la lapide che il suo predecessore aveva sistemato sulla porta principale della chiesa di S. Michele, mettendola sulla parete della scaletta che portava alle tombe che in quel tempo erano nel cimitero sottostante la chiesa madre. Al suo posto fece scolpire un’altra lapide con la scritta in latino che traduciamo così: O San Michele Arcangelo difendici nella lotta affinché non periamo nel tremendo giudizio. A.D.1621.

            Con molta probabilità il motivo del cambio della lapide era dovuto al fatto che sulla facciata della chiesa fece installare la statua di San Michele in pietra leccese, oggi custodita nel museo di Galatina.

 

[continua]

P. Francesco D’Acquarica

 

 

Immagini tratte dal volume di Mario Mennonna “Nardò e Gallipoli – storia delle diocesi in oltre seicento anni –(1387 – 2013)” (a cura di Mario Mennonna e Cosimo rizzo), Congedo Editore, Galatina, 2014.

 

     Il 22 gennaio 2017 si è svolto presso l’auditorium “G. Toma” di via Martinez, in Galatina, un evento di alto profilo scientifico e culturale, lo special open day “Orgoglio magistrale – Don Milani 1967/2017”.

      Il filo conduttore della serata è stato l’omaggio che si è inteso rendere ai maestri di ieri, di oggi e di domani, formati dal Liceo delle Scienze Umane (già Istituto Magistrale), oggi integrato nell’I.I.S.S. “Pietro Colonna”, quali figure-chiave all’interno del percorso di formazione dei cittadini di uno stato, quale il nostro, che è,  e vuole restare, democratico.  La democrazia si nutre di preparazione e di conoscenza applicata ai vari contesti in cui si esplicano le attività dei cittadini.

      In questo orizzonte, sospeso tra memoria e proiezione verso il futuro, si sono susseguiti diversi momenti tutti collegati, come detto, da un medesimo filo conduttore.

      Al saluto di apertura della Dirigente Prof.ssa Maria Rita Meleleo,  è seguita la proiezione del video “1967 … e dintorni” realizzato da studenti del Liceo delle Scienze Umane che ha contestualizzato le vicende salienti dell’anno 1967, estraendole dalla realtà politica e socio- economica.

      Successivamente è intervenuta in collegamento telefonico Sandra Gesualdi, figlia di Michele Gesualdi, attuale Presidente della Fondazione DLM, uno dei primi sei alunni della Scuola popolare di Don Milani a Barbiana; ella ha amabilmente dialogato, in viva voce, con la prof.ssa Vantaggiato, rappresentando l’impossibilità fisica del padre a presenziare al gradito evento e ripromettendosi, comunque, di partecipare a futuri incontri in cui si tratti della figura di Don Milani.

      Com’è noto, Don Lorenzo Milani era un sacerdote fiorentino che ebbe modo, negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, di sperimentare, cioè ideare ed attuare, un innovativo metodo didattico teso alla conoscenza immediata e diretta della realtà socio-economica allo scopo di eliminare gli svantaggi competitivi che intervenivano tra  alunni provenienti da diverse classi sociali, per consentire a tutti un proficuo inserimento nella realtà lavorativa e sociale.

      Non mancarono incomprensioni ed ostilità verso il suo operato, oggi superate col pieno riconoscimento, anche da parte delle gerarchie ecclesiastiche, della validità ed innovatività del suo metodo pedagogico ed educativo.

      A conclusione della prima parte del workshop, vi è stato il momento davvero emozionante  del conferimento del premio “Maestro d’oro 2017” alla Maestra Pietrina Serra Caputi.  La Maestra,  impossibilitata a presenziare fisicamente a causa dell’età avanzata, è stata intervistata in video dalla prof.ssa Daniela Vantaggiato, già sua alunna, rendendo una testimonianza toccante e commovente di amore per la scuola e per l’insegnamento, da lei professato in 40 anni di carriera svolti insegnando “con la mente e con il cuore” a beneficio di intere generazioni di galatinesi. Ha ritirato il premio, consegnato dalla Maestra Alessandra Durante affiancata dalla Dirigente Prof.ssa Maria Rita Meleleo , il figlio prof. Antonio Caputi, attuale Dirigente dell’Istituto Comprensivo di Soleto, che ha letto un breve, ma significativo, messaggio di ringraziamento della Maestra.

      La seconda parte della serata si è dipanata attraverso diversi momenti, tutti di grande interesse e spessore scientifico e culturale.

      Il prof. Salvatore Colazzo, già Preside della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università del Salento, ha trattato, con competenza e passione, il tema “L’eredità di Don Milani”, rimarcando il fondamentale concetto che la scuola deve dare a tutti la possibilità di esprimere i propri talenti, in un quadro di pari opportunità che sappia valorizzare e armonizzare le varie propensioni individuali a beneficio della coesione sociale.

      La prof.ssa Simonetta Baldari, dell’Istituto Comprensivo di Aradeo, ha affrontato il tema “Le competenze del maestro oggi”, con l’ausilio di opportune diapositive proiettate a beneficio del numeroso e qualificato pubblico presente in sala. La professoressa ha tracciato il profilo della moderna figura del maestro, sia a livello delle competenze ed abilità che tale qualifica professionale richiede, sia delineando il quadro giuridico e normativo all’interno del quale si colloca la figura del maestro nell’ordinamento italiano.

      La dott.ssa Concetta Strafella ha parlato, con approccio immediato e diretto, su “La sfera emozionale nella relazione educativa”, portando l’attenzione del pubblico sulle strategie motivazionali e  comunicative che possono, oggi, costituire un valido ausilio al processo educativo e formativo.

      A seguire le tre pregevoli relazioni, è intervenuta la testimonianza di Alessandra Durante una ex alunna del Liceo delle Scienze Umane di Galatina che ha avuto modo di evidenziare l’importanza e la validità della formazione ivi ricevuta, ai fini della professione di insegnante da lei successivamente intrapresa. Nel mentre parlava scorrevano le immagini con le quali gli studenti delle classi terze e quarte ringraziavano responsabili e tutor dello stage di Alternanza scuola/lavoro presso asili nido, istituti comprensivi, strutture per anziani e disabili dei loro Comuni di provenienza (Galatina, Aradeo, Cutrofiano, Sogliano Cavour, Soleto, Neviano, Seclì, Galatone).

      A conclusione della serata, il prof. Paolo Villari, del Liceo delle Scienze Umane di Galatina,  ha avuto modo di proporre una originale rivisitazione del gioco dell’oca, ripensato con riferimento a fatti e situazioni della vita di Don Milani, intendendo il momento ludico-ricreativo come costitutivo dell’esperienza formativa. Tale lavoro era stato realizzato dagli studenti delle prime e seconde classi.

      In definitiva, una serata che,  onorando chi ha dedicato tutta la propria vita alla missione di trasmettere l’amore per la cultura ed il sapere, ha ribadito e confermato il ruolo e la centralità della città di Galatina, quale centro propulsore e faro culturale dell’intero Salento.

Pierlorenzo Diso

 
Di Antonio Mellone (del 08/10/2014 @ 21:05:24, in NohaBlog, linkato 3844 volte)

Ho trascorso quasi tutta la serata del 29 settembre scorso, solennità di San Michele Arcangelo, in piazza, a Noha, nei pressi del tavolino allestito dagli osservatori nohani e dagli altri amici per la raccolta delle firme da inviare al FAI (Fondo Ambiente Italia) al fine di far inserire nel catalogo dei beni culturali, degni almeno di un ricordo, le nostre Casiceddhre in miniatura, architettate dallo scultore Cosimo Mariano all’inizio del secolo XX e lasciate marcire nel degrado e nell’abbandono dai contemporanei del XXI.

Insieme a Marcello, Angela, Maria Rosaria, Marco, l’agguerritissima Patrizia, l’Albino, e qualcun altro (che gentilmente ci ha sostituiti giusto il tempo di una passeggiata sul corso illuminato dai festoni ed una puntatina ai panini con la porchetta arrosto) in poche ore e senza tanto clamore s’è raggiunto un totale di circa 240 firme autografe spontaneamente (e in qualche caso spintaneamente) apposte su quei fogli volanti da spedire alla Fondazione. Altre 150 firme sono state raccolte nei tre o quattro giorni successivi. Un buon risultato, non c’è che dire.

*

Ma oltre all’obiettivo primario (cioè l’invio al FAI delle firme), ne avevamo un secondo non meno importante: quello di ritornare ancora una volta a parlare a nohani e forestieri di salvaguardia dei nostri tesori, che sembra siano stati definitivamente archiviati nel dimenticatoio un po’ da tutti (vista la mattanza senza fine del nostro, come dire, tessuto storico).  

Ma non crediate sia mai stato facile parlare (o scrivere) di beni culturali. C’è stato un tempo in cui uno dei capobanda di un votatissimo partito politico nazionale, e purtroppo anche locale, tra le altre inarrivabili locuzioni, proferì la famosa solennissima minchiata per cui con la cultura non si mangia (e qui è d’uopo che vi risparmi gli altri motti suoi, e quelli di qualche suo compare di merende nostrano).

*

Vi confesso che nel corso della serata, nel parlare del più e del meno con avventori e passanti dalla nostra postazione, il mio umore ha più volte repentinamente oscillato tra il tiepido ottimismo ed il pessimismo leopardiano, quello cosmico. Sì, ne ho dovute sentire di tutti i colori, ma così tante che la fantasmagoria di luci caleidoscopiche installate dalla premiata ditta Cesario De Cagna per la festa patronale nohana era nulla al confronto. Io davvero non so come fare a far comprendere alle persone il fatto che, per dirne una, l'occupazione non nasce dalle grandi opere, ma da politiche che stimolano appunto la cultura, il piccolo commercio, magari equo e solidale (e non invece i mega-porci comodi solo a chi ha come unica fantasia quella delle colate di cemento), l'artigianato, l’agricoltura, e infine ma non meno importante anche il locale patrimonio artistico, storico, musicale, creativo.

Ho cercato di spiegare ai passanti, en passant, che non importa il pregio, la rarità o l’antichità dei singoli oggetti del nostro (o dell’altrui) patrimonio: quello che può renderli degni di essere tutelati dalla Repubblica (o in subordine dal FAI) può essere anche la relazione spirituale e culturale che li unisce alla vita locale.

Una delle amenità che m’è toccato di sentire (e che comunque non mi suona per niente nuova: segno che c’è ancora qualche scienziato che diabolicamente persevera in questa genialata) è la “proposta” nata non so più quando né da chi (forse, a ragion veduta, ne ho rimosso nome ed esistenza) del trasloco delle casiceddhre dalla loro abituale ubicazione alla volta, magari, di un museo o di qualche non ben definito particolare piedistallo, come se le nostre opere d’arte fossero dei normali ancorché costosi soprammobili. E’ un po’ come se il cervello di una persona potesse essere prelevato e spostato altrove da qualche redivivo dottor Frankenstein junior (oddio, a proposito di fuga di cervelli, anche Noha non sembra immune dal fenomeno: il problema vero è invece quando il corpo rimane qui).

E tu hai voglia a spiegare che finanche anche il filosofo, archeologo nonché critico d’arte Quatremere de Quincy già nel 1796 osservava acutamente che “perfino un quadro di Raffaello, se fuori contesto, non dice nulla, perché non è una reliquia, come un frammento della Croce, che possa comunicare le virtù legate all’insieme”.

Questa regola, si badi bene, non vale solo per i capolavori supremi, ma per qualsiasi opera d’arte.  

*

Ma quando si riuscirà una buona volta a far capire che il nostro patrimonio culturale non è una collezione di icone ma un deposito di memoria culturale? Quando ritorneranno in mezzo a noi i suddetti cervelli in fuga? Temo che qui ci sarà da attendere ancora per molto (visti anche gli ultimi sviluppi e le prove evidenti del fatto che non solo non si sappia scrivere ma nemmeno leggere).    

Altre piccole chicche della serata (roba da spezzare le gambe, ovvero gambizzare) e, quando non espressamente qui e là proferite, sicuramente pensate e inviate al nostro indirizzo sono a titolo esemplificativo le seguenti: “Ma fatevi i fatti vostri”, “Non ve ne incaricate”, “Pensate alle cose serie”, “Lasciate perdere”, “Ma chi ve lo fa fare”, “Certo che avete tempo da perdere”, “Non avete mai concluso niente”, “Attaccate l'asino dove vuole il padrone”, “Tanto queste firme non servono a nulla”, “Passata la festa gabbato il santo”, e infine: “Non credo che con la raccolta di firme per le casiceddhre risolvi i problemi della gente”.

Mo’ ditemi voi se questa non è l’ennesima sparatoria a Noha. Di cazzate a raffica.

Antonio Mellone

 
Di Redazione (del 20/03/2018 @ 21:04:22, in Comunicato Stampa, linkato 1258 volte)

Le donne nel loro essere persone - prima che madri, figlie, compagne, professioniste - vivono, ogni giorno, piccole e grandi difficoltà dovute al proprio genere e di questo ne è responsabile l'intera società.

"Tutto l'anno Donna" è un percorso iniziato nel 2014 e che vive di azioni concrete, alimentato dalla determinazione di donne e uomini che credono nel dialogo come momento di conoscenza personale e collettiva: sono molti gli eventi che nel corso dell'anno mantengono viva l'attenzione sui temi del "femminile" (inteso nella sua accezione più ampia), ma l'evento di raccordo è rappresentato da C'era una Donna. 
Si tratta di una serata - evento che coinvolge aziende e donne del territorio in un racconto intimo, in cui storie e vissuti si intrecciano, dando vita a momenti di prezioso scambio emozionale.

L'appuntamento per l'edizione 2018 di C'era una Donna è per il giorno 25 marzo - alle ore 19.00 - presso i locali de L'Altro Salento a Noha.

Saranno presenti:

GAIA BARLETTA, presidente dell'Associazione LeA Liberamente e Apertamente di Lecce

M. CRISTINA rizzo, avvocata, presidente fondazione "Le Costantine" di Uggiano la Chiesa

MARISA STIVALA, assessora servizi sociali e alla presona, pubblica istruzione, pari opportunità, politiche giovanili, sport e tempo libero Comune di Presicce

VALENTINA D'ANDREA, scenografa e illustratrice, inventa nel 1999 "Officina di Fantadesign" uno spazio che si occupa di arte, moda, design

Dialoga con le ospiti
ENZA MICELI, operatrice presso il Centro Antiviolenza della Comunità San Francesco

INGRESSO GRATUITO

L'Altro Salento

 

 
Di Albino Campa (del 17/03/2014 @ 21:02:47, in Comunicato Stampa, linkato 2811 volte)

“La storia del Salento e della Puglia è stata pure storia dell’Islam. Storia di Arabi, Berberi, Andalusi e Turchi che muovevano pervasi da Allah, anche da Allah: anche allora era tutta una questione di grossi interessi internazionali, che spesso celavano nel pretesto religioso finalità eminentemente politiche ed economiche: far legna in selve boscose, far schiavi in contrade popolose, far razzia in province facoltose…… Non mancarono le occasioni di odorarsi, azzannarsi o leccarsi, fra due società e altrettante fedi. E comunque di confrontarsi, con le armi e con la cultura che ciascuna si portava dietro, nel baule della propria civiltà………..Nel gioco d’equilibrio fra musulmani e cristiani, la lente d’ingrandimento ha mostrato una Puglia che ha assorbito non poco dalla civiltà araba, sul piano culturale, storico-artistico, toponomastico e onomastico” (Prof.Vito Bianchi).

5° Incontro per la Serie “Dialogoi Sto Monastiri”, Notizie storiche e culturali intorno alla Basilica di Santa Caterina d’Alessandria, Giovedì 20 Marzo 2014 alle ore 18,30 presso la Sala di cultura Francescana della Basilica di Santa Caterina d’Alessandria in Piazzetta Orsini, con l’intervento del Prof.Vito Bianchi, Docente di Archeologia presso l’Università degli Studi di Bari, Studioso di Relazioni culturali e religiose fra l’Europa, il Mediterraneo e l’Oriente, Archeologo specialista ed Autore di numerose Pubblicazioni con tipi di De Agostini-rizzoli, Mondadori, Laterza, Capone, nonché Autore e Conduttore di programmi culturali per Radio Due e Radio Tre Rai.

Dopo i saluti di Frà Rocco Cagnazzo, parroco della Basilica di Santa Caterina d’Alessandria, e dell’Assessore alla Cultura del Comune di Galatina Prof.ssa Daniela Vantaggiato, introdurrà i lavori il Presidente del Club UNESCO di Galatina Salvatore Coluccia.

L’evento ideato e promosso dal Club UNESCO di Galatina, in collaborazione con la libreria Fiordilibro, l’Associazione Culturale Il Mandorlo e la Comunità Francescana di Santa Caterina d’Alessandria, ha il Patrocinio del Comune di Galatina, e vuole essere un primo passo del complesso iter necessario per ottenere il riconoscimento UNESCO del complesso di Santa Caterina d’Alessandria come Monumento di Pace e Bene Materiale dell'UNESCO.

Sala della Cultura Francescana, piazzetta Orsini – info 3396845616

 
Di Antonio Mellone (del 05/02/2015 @ 21:02:32, in Cronaca, linkato 3019 volte)

Qualcuno mi ha chiesto: “Ma quali errori sei andato a scovare nelle sette cartelle di memoria difensiva scritte dal delegato della tua frazione?”. E qualcun altro: “Ma mica è un tema delle scuole”. Ed altri ancora: “Ma perché non entri nel merito e ti fermi soltanto alla forma?”.

Premesso che io mi soffermo su quello che voglio, son costretto a constatare che sì, purtroppo siamo a questi livelli: c’è chi non s’è accorto di nulla, nonostante refusi e svarioni fossero macroscopici (e sin dall’indirizzo dei destinatari). E c’è chi pensa che una lettera pubblica da inviare agli organi istituzionali ed alla stampa valga meno di un tema scolastico (per cui tutto è lecito in termini di regole apprese sui banchi di scuola).

A partire dal sindaco Montagna, che alla suddetta memoria difensiva ha risposto da par suo, con nonchalance, e con il classico comunicato stampa in cui blatera - e te pareva? - di “strumentalizzazione politica” [una lettera, quella di Mimino, che, come al suo solito, non brilla per ariosità di stile, sagacia e lucidità, ma almeno sembra non contenere grossi strafalcioni, ndr].

Ma apparentemente non ha notato alcunché nemmeno Daniela Vantaggiato, assessore alla Cultura e professoressa di lettere, la quale o non ha letto il tractatus logico-philosophicus della nostra concittadina,oppure, nel momento della lettura, le è caduta definitivamente dalle mani la matita bicolore rossa e blu, oppure sarà stata costretta dalle circostanze a far finta di nulla e ad ingoiare un rospo dietro l’altro, riga dopo riga. Cosa non si deve fare, oggi come oggi, per disciplina di partito (preso).

Ma nel novero degli sbadati lessicali rientrano anche gli altri compagni di partito (che, ovviamente, avranno espresso tutta la loro solidarietà all’avvocato difensore di se stessa), e tutti gli altri membri della coalizione (sanu me toccu), senza scordare gli esponenti della (finta) opposizione (il loro da sempre è un elettroencefalodramma), i siti internet (che hanno riportato la cosa senza muovere un muscolo della faccia), e molti cosiddetti amici di face-book, pronti a likkare (eh sì, alla lingua non si comanda) ad ogni amenità postata in bacheca dai propri beniamini.

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E non sto parlando di un errore di punteggiatura, di una virgola sbagliata (che tuttavia in molti casi evidenzia il fatto che non si sia compreso il funzionamento della “struttura” delle frasi, onde errori del genere diventano “di sintassi”), ma di puntini di sospensione disseminati ovunque (una ottantina in tutto – puntino più, puntino meno), di punti esclamativi ad ogni piè sospinto (una dozzina abbondante), di punti interrogativi a iosa (una quindicina in totale, alcuni a gruppi di tre o quattro per volta, tanto per enfatizzare il senso delle espressioni), di virgolette del tutto assenti nell’utilizzo del discorso diretto, di molte locuzioni in grassetto e se non bastasse a caratteri cubitali (tanto per urlare “al lupo, al lupo” e sembrare così più credibile).

Ma vogliamo parlare anche dello stile? Della proprietà di linguaggio? Dell’ortografia (nonostante il correttore ortografico di Word)? Della morfologia, e quindi della grammatica, e quindi del lessico? E che dire, poi, della pletora di solecismi e idiotismi, e di altre licenze (più o meno poetiche)? [Daniela, per cortesia, non mi querelare: ho scritto “idiotismi”, cioè locuzioni idiomatiche, non “idiozie”, ndr].

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Nessuno sta asserendo che la nostra amatissima delegata non sia affatto colta (sul fatto). Ci mancherebbe.   

E’ che, sicuramente, mossa dalla foga di rispondere per le rime (non baciate) alla dirigente scolastica, la nostra amministratrice provetta si sarà fatta prendere la mano dalla lingua parlata, ottenendo come risultato finale un comunicato stampa così bisbetico e prolisso (sette cartelle fitte fitte) che poi, forse, non ha avuto nemmeno il tempo o la voglia di rileggere (ed eventualmente correggere).

Si dice “scrivi come mangi”; ebbene, in certi casi c’è davvero da augurarsi – per il benessere di tutti – che non si mangi assolutamente come si scrive.

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Qualcuno - tale Antonio - ha glossato a mo’ di commento, in calce alle sette cartelle pubblicate su Noha.it il 25 gennaio scorso, la seguente espressione: “Da Accademia della Crusca!”.

Per quanto ovvio quell’Antonio non è il sottoscritto (che in genere quando si firma usa nome e cognome, e che probabilmente l’ultima volta che ha utilizzato un punto esclamativo, a meno di una citazione diretta come questa, sarà stato alle elementari).

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Orbene, io penso che della crusca, in quegli scritti (e in tutto quello che ne è seguito, consiglio comunale incluso) ci sia solo l’epilogo. Quello per il quale, alla fine di tutto, è d’uopo, oltre che giusto e pio, tirare lo scarico.

Antonio Mellone
 
Di Antonio Mellone (del 07/11/2016 @ 21:02:32, in NohaBlog, linkato 3025 volte)

Ho posto questa domanda a un po’ di persone di mia conoscenza. Ecco cosa mi hanno risposto.

Albino Campa (titolare di Nohaweb Sito): “No, nonostante i tuoi articoli a tema su Noha.it”. Antonio Congedo (ingegnere e fisico): “Io voto no per rallentare l’entropia, ovvero gli effetti del secondo principio della termodinamica”. Lory Calò (maestro di musica): “Do”. Padre Francesco D'Acquarica (missionario, esperto di storia del mio paese): “No, come Noha”. Marcello D'Acquarica (artista – autore della vignetta a corredo di questo post - e osservatore critico): “La massa degli idioti vota sì. Dunque no”. Don Donato Mellone (buonanima): “Avrei votato no”. Paola rizzo (pittrice e truccatrice): “I veri artisti, non a libro paga, votano no. Quindi no.”. Elisabetta Congedo (specialista in anestesia e rianimazione): “Urgono tanti no, da alternare a compressioni di massaggio cardiaco per scongiurare il coma irreversibile della Repubblica”. Stefania Tundo (amica dall’animo poetico): “Ti mando un no con il vento, e so che tu lo sentirai”. Anita Rossetti (sognatrice resistente): “CondanNO ManniNO e NapolitaNO, e osanNO CiancimiNO e BorselliNO”. Don Emanuele Vincenti (nohano, parroco di Sanarica): “Voto no al reverendum”. Michele D'Acquarica (osservatore resistente): “Ovviamente no; ma vince il sì”. Giuseppe Marco D'Acquarica (dipendente Acquedotto Pugliese): “Io non me la bevo: no, e condivido”. Daniele Pignatelli (fotografo e film-maker): “Sorrentino è indeciso, io no”. Fra’ Ettore Marangi (francescano, missionario in Kenya): “Voto no per evitare che l’Italia diventi una repubblica delle banane”. Crocifisso Aloisi (portavoce del popolo degli ulivi): “No, alla riforma fastidiosa”. Pina Marzo (salentina a Roma per studi post lauream): “Questa è l’n-esima riforma Roma-centrica. Allora decisamente no”. Gianluca Maggiore (antagonista del gasdotto): “No: Tap (Troppo Autoritarismo Partitico)”. Tiziana Cicolella: “Io non sto con ni, ma con no”. Piero Colaci (linguista e cultore del vernacolo locale): “None = no”. M Rosaria Paglialonga (difensore civico): “La Costituzione è un monumento da adottare: difendiamola votando no”. Francesca Stefanelli (collega dalla schiena dritta): “Signornò”. Alessandro Romano (cameraman e scrittore): “Voto no, perché anche il difensore della costituzione possa vedere l’alba”. Ivano Gioffreda (Popolo degli Ulivi): “Voto no perché vorrei ampliare gli spazi popolari”. Pasquale Marannino (compagno d’università e di dialoghi sulla costituzione): “Voto no, nonostante Michele Serra e Massimo Gramellini”. Samantha Pozzi (ex-collega del profondo nord): “Oh signùr, varda: no”. Daniela Sindaco (politico locale PDiota): “Voterei no se saprei leggere e scrivere”. Eleonora Ciminiello (giornalista di leccecronaca.it): “Per la cronaca, voto no. E tu?”. Claudia Schinzari (addetta marketing nel settore ceramiche/pavimenti): “Questa riforma è un po’ come un mosaico da bagno venuto decisamente male”. Carlo Martignano (ecologista): “Col cavolo che voto sì”. Rita Luceri (prof. di francese): “Je vote non au référendum”. Chiara Petracca (prof. di lettere): “La nuova costituzione (in minuscolo) andrebbe bocciata senza appello non fosse altro che per i suoi innumerevoli solecismi e idiotismi. Ergo, no”. Angelo Nocco (informatore Bayer): "Aspiri no". Paola Ronchi (attivista del no): “Ti sembro una dal sì facile?”. Pasquino Galatino: “Trovi la risposta nel morfema grammaticale, altrimenti detto desinenza (coincidente con l’ultima sillaba), rispettivamente dei miei nome e cognome”. Anna Carluccio (insegnante elementare): “Ovvio che no. I miei alunni di seconda avrebbero saputo scriverla meglio”. Enrico Giuranno (attivista 5 stelle): “CasaraNO”. Anna Primiceri (abiti da sposa): "Il sì solo sull'altare". Petra Reski (giornalista e scrittrice): “Nein”. Tonino Baldari (il guerriero nascostosi sulle nuvole): “Noooooo”. Lorenza Gioviale (attivista e sognatrice): “No, a dispetto della stampa, anzi della stampella tutta a favore del sì”. Andrea rizzo (collega alle prese con l’inglese da viaggio): “Dairector: Ai uont tu vot no bicos de riform is not gud”.

Excellent, Andrea.

p.s. Cosa voto io? Che domanda. Ma scusate, vi sembro forse uno yes-man?

Antonio Mellone

 
Di Redazione (del 18/12/2017 @ 21:02:00, in Comunicato Stampa, linkato 1147 volte)

Il Comune di Galatina ha aderito al progetto proposto dalla Provincia di Lecce dal titolo “LA MEMORIA E IL RICORDO” realizzato in collaborazione con “Arnia” Società Cooperativa.

Il progetto prevede un viaggio di formazione dal 15 al 21 febbraio 2018 tra Trieste, Praga e Vienna per visitare, in particolar modo, le Foibe di Basovizza, Monte Grisa, il C.R.P. di Patriciano, la Risiera di San Sabba ed il Campo di Concentramento di Terezin offrendo l’opportunità ai giovani partecipanti di riflettere sulle atrocità perpetrate dai regimi totalitari del Novecento.

 

Il Comune potrà inviare una delegazione di 3 (tre) giovani di età compresa tra i 18 ed i 30 anni residenti nel Comune di Galatina cofinanziando l’iniziativa nella misura di € 200,00 per ogni partecipante. La quota a carico del singolo partecipante è di € 160,00 e comprende il viaggio in pullman GT, alloggio in hotel a tre stelle, visite guidate, assicurazione medica no-stop.

 

“Riteniamo che queste iniziative rappresentino dei momenti formativi importanti” dice l’assessore alla cultura Cristina Dettù “per tutti i ragazzi che, in questo modo, potranno approcciarsi in maniera diretta e non mediata ai grandi drammi del Novecento. Auspichiamo, anche, che il progetto possa essere continuativo, coinvolgendo nei prossimi anni anche le nuove generazioni”

 

I giovani che intendono partecipare all’iniziativa dovranno comunicare la propria adesione compilando l’apposito modulo, scaricabile dal sito www.comune.galatina.le.it o disponibile presso l’Ufficio Cultura, consegnandolo all’Ufficio Archivio e Protocollo del Comune o inviandolo all’indirizzo mail protocollo@comune.galatina.le.it o pec protocollo@cert.comune.galatina.le.it entro le ore 12,00 del 4 gennaio 2018.

Le domande pervenute oltre tale orario saranno escluse.

 

In caso di ricevimento di più di tre domande di partecipazione si procederà lo stesso giorno alle ore 17,00 presso la Sala Consiliare del Comune al sorteggio pubblico per individuare i tre partecipanti.

 

Per informazioni rivolgersi al responsabile del procedimento Dr.ssa M. Chiara Patera 0836-633210 – cultura@comune.galatina.le.it

 
Di Albino Campa (del 27/06/2012 @ 21:00:46, in Eventi, linkato 3534 volte)

Il 29 giugno, per i Venerdì del Sunrise, protagonisti della serata sono gli Ulivi di Paola rizzo, preziosa artista salentina con il dono di leggere nelle radici secolari di quei tronchi che tanto rappresentano la nostra terra, traducendo fin nell’anima le nostre tradizioni. Ed è proprio Paola a raccontarci che “Alla base del mio dipingere ulivi è aver visto nell'ulivo l'archetipo per affacciarmi in un mondo inesplorato, risalire alle origini del mio stesso essere donna, per fortificarmi. Ho scelto l'ulivo come simbolo di vita ma anche di sofferenza. L'ulivo ha un'anima. E' proprio il quell'avvitarsi su se stesso, in quel dibattersi per vincere e far vincere il principio armonico della natura più autentica dell'essere, che trovo il massimo dell'esaltazione dello spirito”. Gli ulivi come metafora della sofferenza e delle conquiste della nostra umanità quindi, intrisi di un’aurea quasi magica di sensazioni primordiali.
La selezione musicale è a cura del dj set di Sandro Litti, personalizzata sull’ispirazione del momento pescando dalla tradizione funky. Ingresso gratuito.

Paola rizzo espone fino all’8 luglio anche allo SkatafaShow di Aradeo, con “Grafite è Musica”, la serie di ritratti a matita di alcuni musicisti di fama nazionale ed internazionale, conosciuti personalmente nel corso di questi anni. Le sue opere sono visibili presso il laboratorio-galleria permanente in Piazza Castello, 14 a Noha – Galatina.

L'evento è organizzato da D'IO - Creative factory & Movements - in collaborazione con Gruppo Editoriale Enotria, Sunrise e ColorMe.

Info & prenotazioni: 3478060346 Frank / 3313345765 Marco / 3400728871 Donato

 
Di Antonio Mellone (del 17/12/2015 @ 21:00:11, in NohaBlog, linkato 3083 volte)

Non ti puoi distrarre nemmeno per un attimo, o provare ad abbassare la guardia. Nossignore. Quel disastro, altrimenti definito “politica galatinese” (in una parola: antipolitica) zero ne pensa ma in compenso cento ne combina. Un po’ come quei bambini discoli o bizzosi che riescono a sfuggire al controllo dei genitori cacciandosi nei guai.

Ormai la suddetta antipolitica ha bisogno di una badante, non fosse altro che per il cambio del pannolone: il che accade come minimo ogni volta che prova a decidere qualcosa in giunta o in consiglio, e invero anche quando si esibisce al di là delle sedi istituzionali (vale a dire quando la fa di fuori). E non sai mai cosa sia meglio: che decida e dica qualcosa (rischiando di prendere cantonate) ovvero che si astenga e taccia (riuscendo a fare di peggio).

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Uno degli scherzi di carnevale, anzi una delle palle di Natale che ogni tanto ritorna come il fantasma formaggino della barzelletta è il famigerato mega-porco Pantacom.

Uno pensava che la mega-minchiata del secolo fosse morta e sepolta, essendo ormai diventata articolo d’archeologia (ma soprattutto oggetto di studio della psichiatria, specie nelle versioni “ricadute occupazionali per metro quadro” e “volano per lo sviluppo”), per una serie di motivazioni legate oltretutto all’economia, all’ambiente, alla statistica, alla finanza, alla matematica, alla fisica, alla politica, e soprattutto alla scadenza dei termini previsti dalla Convenzione, e, non ultimo, anche al fatto che la inattiva SRL proponente, al di là delle solite promesse ad aria compressa ma soprattutto fritta, ha già dimostrato di non essere in grado di produrre nemmeno uno straccio di garanzia - motivo per cui ha fatto ricorso al Tar, onde il comune di Galatina ha dovuto pure stanziare un po’ di soldi (3.600,00 euro per la precisione) per la nomina di un avvocato “difensore” esterno all’ente, nonostante in consiglio comunale siedano fior fiori di principi e principesse del foro [chissà che tipo di “foro”: forse il solito buco con tante chiacchiere intorno, ndr].

Ora, fresca fresca di giunta regionale, sì quella capeggiata da Michele Emiliano, c’è la Deliberazione del 16 novembre 2015, n. 2042, pubblicata sul Burp (che non è ma somiglia tanto all’onomatopea di un rutto); delibera, che ovviamente il Comune di Galatina s’è guardato bene dal rispedire politicamente al mittente per manifesta ridicolaggine oltre che per anacronismo conclamato. Nulla. Silenzio stampa. Elettroencefalogramma coincidente con l’asse delle x. Punto. “Roberta, perché non parli?” – direbbe Michelangelo.   

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Se non fosse drammatica, la lettura di questo ennesimo de-cretino regionale farebbe scompisciare dalle risate. Dal testo vergato da chissà quale favolista seriale sembra addirittura che il merda-parco non sia un’enorme colata di cemento e asfalto di decine e decine di ettari, non un alibi della speculazione edilizia, non uno scempio con strade d’accesso, viabilità interna, e parcheggi sine fine dicentes, con tanto di rotatorie di complemento (e te pareva?), non capannoni cubisti stile Auditorium piantato in asso in fondo a viale don Bosco (ma molto più voluminosi - tuttavia “non più alti di 14 metri” ), e, non ultimo, un bel distributore di carburanti. Niente di tutto questo: non sembra nemmeno che stiano per costruire un centro commerciale, ma un bosco, una selva, un vivaio con tanti alberi e verde che al confronto il Parco Nazionale d’Abruzzo e l’Amazzonia messi assieme ci farebbero un baffo. Roba da provocar danni indelebili ai polmoni per iperossiemia.

Nella delibera si parla infatti di “conservazione dei caratteri identitari e delle sistemazioni agrarie tradizionali” (mei cojoni, ndr.), di “corretto inserimento paesaggistico” (sì, come no, correttissimo, ndr.), di “viali alberati” (di cipressi, evidentemente, ndr.), di “ampi spazi di verde” (per favore non esagerate con questo “ampi”, ndr.), di “percezione del profitto [sic] degli orizzonti” (forse volevano dire “profilo”, lapsus freudiano, scusateli, ndr.), di “isole ecologiche” (e pure qualche penisola, ndr.), di “qualificazione ecologica dell’area” (se questa è la qualificazione, chissà quale sarebbe la squalificazione dell’area, ndr.), di “piantumazione di essenze arboree autoctone a basso consumo idrico” (a condizione che non si tratti di ulivi, oleandri, mandorli, ciliegi, mirto, rosmarino e corbezzoli, sennò Silletti sarà costretto a passare con la sua inseparabile sega: dunque più che essenze arboree, assenze, ndr.), e ancora di “riduzione della superficie di intervento di circa 5 ha” (mi voglio rovinare, ndr.), di “notevole abbattimento della CO2” (dai, così non vale: questa è copiata pari pari dal protocollo di Kyoto, ndr.), di “valorizzare la struttura estetico-percettiva dei paesaggi della Puglia” (e giacché ci siamo anche della Basilicata: però solo estetico ma soprattutto percettiva, ndr.), di “sistemi di raccolta e riutilizzo della acque meteoriche” (i classici risultati del meteorismo, ndr.), e altre amenità del genere. Sembra un progetto di rimboschimento del Salento redatto dal “Forum Ambiente e Salute”.

Quasi quasi un giorno di questi mi metto finalmente a vergare un bell’articolo a favore di questo benedetto mega-porco.

Non mi sarei mai aspettato, alla mia età, di dover cambiare sponda.

Antonio Mellone

 

Fatto del tutto inusuale ed anomalo che l'approvazione sia avvenuta con solo il voto dei soci di minoranza con l’assenza o l'astensione  del delegato dell’Amministrazione Montagna in rappresentanza del Comune di Galatina quale socio di maggioranza.

Atto di inaudita gravità politica, evidenzia una colpevole inerzia dell'Amministrazione Montagna che, ancora una volta, decide di non decidere rifuggendo dalle proprie responabilità.

Riteniamo che vadano prese decisioni immediate e ci rivolgiamo a tutte le forze politiche presenti in Consiglio Comunale e ci facciamo promotori, attraverso il nostro rappresentante, Consigliere Marcello Amante, della costituzione di una Commissione Speciale ai sensi dell’art. 16 del Regolamento Comunale incaricata di accertare i fatti di seguito riassunti e riferire in Consiglio Comunale.

Lasciare in carica fino a scadenza naturale un CdA ostile, rinunciando così di fatto al controllo sull’amministrazione della CSA, è stata scelta scellerata e il progetto di Bilancio 2012 presentato all'approvazione ne è la conseguenza.

Tale  bilancio, ritenuto non conforme, non è condiviso dall'Amministrazione Montagna, che anzichè impedirne l'approvazione, sceglie un'originale e anomala posizione: da socio di maggioranza incapace di decidere lascia alla minoranza  la facoltà di approvarlo rinunciando all'importante prerogativa di controllo e indirizzo, quasi che il non averlo votato sollevi il Sindaco Montagna e la  sua Amministrazione da ogni responsabilità etica, politica e legale.  L'assenza, o l'astensione  volontaria, in sede di approvazione di Bilancio del socio di maggioranza è da ritenersi una grave omissione e qualsiasi atto successivo nel tentativo di rimediare non può che alimentare ulteriore contenzioso del quale i galatinesi sopporteranno le spese.

Eppure le avvisaglie erano state sin troppo chiare, lo avevamo rilevato già in sede di approvazione del progetto di Bilancio 2011 quando, dopo reiterati rinvii dell’assemblea, si giungeva alla fantasiosa e creativa  approvazione  “con riserva”. Tale posizione incideva negativamente sul rapporto fiduciario tra socio di maggioranza e amministratori della CSA, tale da giustificare una giusta causa di revoca.

Abbiamo fatto riferimento ad un ulteriore contenzioso perché è bene che i galatinesi sappiano che in fase di verifica dei reciproci rapporti di debito-credito con le società partecipate, (obbligo imposto dal D.L. 95/2012) sono emerse significative discordanze (importi superiori al 1.500.000,00 di euro). In poche parole, si prefigura un contenzioso tra il Comune di Galatina e la CSA, evento a cui avevamo dato rilievo in sede di approvazione di bilancio preventivo ed è stato il motivo principale per aver espresso il nostro voto contrario. 

Se non fosse cosa grave ci sarebbe da ridere, una società partecipata (CSA) fa causa al suo azionista di maggioranza (Comune di Galatina) e  come spettatori interessati ci saranno i galatinesi a cui toccherà pagare i costi (Avvocati e quant'altro) di ambedue le parti.   

 
Di Redazione (del 21/03/2018 @ 20:56:39, in Comunicato Stampa, linkato 1340 volte)

Si terrà giovedì 22 marzo alle ore 18,30 presso la Sala Celestino Contaldo del Palazzo della Cultura di Galatina il primo appuntamento della Rassegna Letteraria “Dammi una L” voluta dall’assessorato alla Cultura. La Rassegna, che intende dare voce agli autori e ai lettori mettendoli faccia a faccia, inizierà ospitando il giornalista de La Gazzetta dello Sport Francesco Ceniti autore, insieme alla signora Tonina Pantani, del libro inchiesta In nome di Marco, edito da rizzoli, che fa luce sulla carriera del campione romagnolo di ciclismo Pantani, sulle accuse di doping, sui guai con la giustizia sportiva, sul mondo del ciclismo di quegli anni e sull’aspetto umano del ragazzo fragile più che del fenomeno che scattava in piedi sui pedali e fulminava gli avversari.

Insieme all’autore interverrà Elio Aggiano, ciclista salentino che ha gareggiato con Pantani, Antonio Liguori giornalista de La Gazzetta del Mezzogiorno che modererà l’incontro, il sindaco Marcello Amante e l’assessore Cristina Dettù. Tra gli ospiti coinvolti ci saranno anche rappresentanti di categorie sportive che prenderanno parte al dibattito.

“La presentazione di libri e il dialogo con gli scrittori – dice l’assessore Dettù – sono due occasioni utili per conoscere, per capire e per imparare. La cultura, per come la intendiamo noi, non può prescindere da questi appuntamenti formativi. È intenzione di questa amministrazione puntare su eventi come questo e la Rassegna, che ci auguriamo diventi un appuntamento fisso ogni anno, rappresenta un primo tassello”.

Ufficio stampa Marcello Amante

 
Di Marcello D'Acquarica (del 12/10/2015 @ 20:55:38, in I Dialoghi di Noha, linkato 2617 volte)

Anche quest’anno, grazie alla buona volontà di molti nostri concittadini, si ripete la giornata ecologica dedicata a Noha. Come abbiamo già detto, non abbiamo la pretesa di passare per “quelli bravi” che ripuliscono le strade dalle odiose abitudini di alcuni individui inqualificabili. Ma lo facciamo semplicemente perché crediamo sia giunta l’ora di un’inversione di tendenza nella corsa all’avvelenamento dell’aria, dell’acqua e  della terra. Ci sentiamo responsabili del danno arrecato al nostro ambiente da cattive abitudini che non considerano più la terra un Bene Comune, ma la fogna dei nostri vizi e del nostro egoismo. Crediamo di dover porre rimedio al disastro diseducativo che è radicato nella mentalità di molte persone. Lo facciamo perché i nostri figli ci guardano, e vogliamo che abbiano anche loro il diritto di vivere in un paradiso, come quello che i nostri padri ci hanno lasciato.

 

 

 

I cittadini:

Antonio Congedo, Paola rizzo, Michele D’Acquarica, Serena Nocera, Luigi Cisotta, Lino Chittani, Gianni Chittani, Fabio Mariano, Alessandro Paglialonga, Marcello D’Acquarica, Antonio Mellone, Albino Campa, Fernando Sindaco, Maria Rosaria Paglialonga, Angela Grande, Massimo Perrone, Elisabetta Congedo, Loredana Tundo, Antonio Greco

 
Di Marcello D'Acquarica (del 08/12/2014 @ 20:55:18, in Eventi, linkato 2976 volte)

Al Sindaco del Comune di Galatina dr. Cosimo Montagna,

all’Assessore alle Politiche ambientali ed energetiche avv.Roberta Forte,
al Consigliere delegato per Noha avv. Daniela Sindaco
 
Oggetto:

Giovedì 8 Gennaio 2015 – Convegno dal titolo: La causa radice del nostro benessere o malessere.

A seguito della giornata ecologica svoltasi a Noha il giorno 23 di novembre scorso, noi sottoscritti cittadini dei Dialoghi di Noha per l’Ambiente, intendiamo proseguire nel progetto di formazione/informazione sui  temi che riguardano l’ambiente.

Nuove iniziative indirizzate alla qualità della vita e alla salvaguardia dell’Ambiente sono nella nostra agenda e nei nostri progetti. 

Con tali promesse, siamo lieti di invitarvi al convegno in oggetto perché crediamo fermamente nella collaborazione e nell’unione di tutte le forze sociali presenti sul territorio, per il bene comune.

Vi chiediamo pertanto l’autorizzazione per l’uso del Centro Polivalente di Noha, ex scuole elementari, di piazza C. Menotti ed il patrocinio del Comune di Galatina.

Restiamo in attesa di un Vs. riscontro.

Distinti saluti

I cittadini:

Marcello D’Acquarica
Antonio Mellone
Albino Campa
Fernando Sindaco
Maria Rosaria Paglialonga
Angela Grande
Massimo Perrone
Elisabetta Congedo
Antonio Congedo
Paola rizzo
Michele D’Acquarica
Serena Congedo
Luigi Cisotta
Lino Chittani
Gianni Chittani

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Faranno tappa a Galatina il prossimo 23 dicembre, con il tour “A Christmas in Blue", i prodigiosi ragazzi della formazione musicale “BLUE SPARKS” composta, in principio, dal sassofonista Diego Vergari, dal batterista Matteo Coppola e dal pianista Christian Greco; negli ultimi tempi è entrato a far parte della band anche il bassista Marco Palumbo.

I quattro talentuosi musicisti salentini, nonostante la loro giovane età, hanno già all’attivo prestigiose collaborazioni e numerose esibizioni in varie manifestazioni e concorsi musicali. Il repertorio musicale in programma offrirà un vero e proprio tributo ad alcuni dei più grandi musicisti che hanno dominato il panorama artistico mondiale quali Ennio Morricone, George Michael, Michael Jackson ed Astor Piazzolla, saltellando tra generi musicali diversi opportunamente arrangiati da loro stessi. Nel tour “A Christmas in Blue" eseguiranno un omaggio al Natale…

L’appuntamento, imperdibile, rientrante nel cartellone delle manifestazioni natalizie del Comune di Galatina, è alle ore 19.00 del prossimo 23 dicembre in via V. Emanuele II di fronte alla “Torre dell’orologio”.

Note biografiche Diego VERGARI

Vergari Diego studia Saxofono presso il Conservatorio di Musica “Niccolò Piccinni” di Bari sotto la guida del M° Fabio Sammarco. Avviato agli studi musicali dal M° Giacobbe Doria nel 2014, prosegue con il M° Raffaele Vecchio.  Nel Luglio 2016, debutta in duetto sax durante una tappa dell’XI^ edizione del “Locomotive Jazz Festival”. Si esibisce in numerose manifestazioni pubbliche e private nonché in vari concorsi nazionali ed internazionali conseguendo numerosi primi premi ed un primo premio assoluto al concorso “FA.RE.M.I. 2017” di Lecce. Ha partecipato a Masterclass con artisti di fama internazionale tra cui i Maestri sassofonisti Federico Mondelci, Otis Murphy, Claude Delangle, Victor Morosco, Johannes Thorell, Francesco Sallime, Damiano Grandesso, Mario Gerboni ecc. Collabora con numerosi gruppi bandistici ed associazione musicali.

Note biografiche Christian GRECO

Christian Greco studia pianoforte presso il Conservatorio di Musica Tito Schipa di Lecce sotto la guida del M° Corrado De Bernart. Avviato agli studi musicali dal M° Fabrizio Vecchio, prosegue col M° Giacomo Fronzi e, fino al 2015, nella classe del M° Concita Capezza. Al pianoforte affianca, nell’A.A 2014/15, gli studi di composizione con il M° Gioacchino Palma. Vincitore di numerosi concorsi nazionali e internazionali, nel 2013 si aggiudica il 1° premio assoluto con lode e borsa di studio al concorso Symphonia di Scorrano e il 1° assoluto al Nuova Coppa Pianisti di Osimo. Ha partecipato a masterclass coi Maestri Fadini, Gavrilov, Burato e Sikk e, dal 2017, è entrato a far parte dell’Associazione Musicale Seraphicus.

Note biografiche Matteo COPPOLA

Matteo Coppola, con il ritmo nel sangue sin da bambino, studia batteria con il M° Raffaello Murrone con cui prende parte alla “Power drum ensemble” esibendosi in numerosi eventi musicali. Ha partecipato, con la guida dei Maestri Giuseppe Galati e Fabrizio Vecchio, a numerosi concorsi musicali unitamente all’orchestra dell’Istituto Comprensivo “Don Bosco” di Cutrofiano, conseguendo vari primi premi. In tale contesto, incontra il giovane sassofonista Diego Vergari con cui condivide la radicata passione per la musica e, insieme, si esibiscono con dei brani Jazz conseguendo numerosi consensi ed eccellenti risultati in concorsi musicali nazionali.  Nel 2017 è entrato a far parte della neo costituita associazione musicale “Don Bosco” di Cutrofiano con cui collabora attivamente.

Note biografiche Marco PALUMBO

Marco Palumbo si accosta alla musica frequentando l'indirizzo musicale della Scuola Media “Don Bosco" di Cutrofiano (LE) suonando chitarra classica. Molto presto i docenti vedono in lui propensioni da bassista  tant’è  che, in breve tempo inizia ad amare e studiare con passione il basso partecipando con successo a vari concorsi nell'ambito scolastico. Nell'aprile 2016 inizia, con grandi risultati,  un percorso di studio con Valerio Bruno, bassista della band “Aprea la Classe” migliorando così la tecnica ed affinando le sue doti musicali. Nell'ottobre 2017 entra a far parte del gruppo BlueSparks .

Piero Russo

 
Di P. Francesco D’Acquarica (del 24/10/2015 @ 20:43:16, in Presepe Vivente, linkato 2943 volte)

Stupenda, bellissima, gioiosa notizia quella di poter finalmente allestire il “Presepe Vivente” (sesta edizione) nel giardino del Castello di Noha: luogo magico, incantato, da favola. Che ci sarà mai al di là di quel muro, così alto oltre il quale non si può vedere nulla?

Tutti potremo osservare, ammirare qualcosa dei nostri “beni culturali”, quello che i nostri antenati hanno creato e consegnato alla storia cittadina, quello che si è salvato dall’invasione dell’asfalto e del cemento armato dei nostri tempi:  “il parco degli aranci”, “la torre con il ponte levatoio”, quello che resta del “Castello” della nobile famiglia dei Baroni De Noha che fin dal 1200 qui avevano creato il centro della loro Baronia.

L’anno scorso abbiamo ammirato il presepe vivente nella “Casa Rossa”; qualche anno fa, nelle edizioni presso la Masseria Colabaldi, abbiamo osservato da vicino quell’altro gioiello storico, con le varie parti della Masseria, luogo del cuore, nel cui giardino erano state ricostruite dai ragazzi del presepe, una volta la Throzza e un’altra l’antica torre di Noha. Quest’anno, invece, avremo il privilegio di vedere da vicino, in tutto il suo splendore, uno tra i più belli ed antichi beni culturali di Noha, con tutto lo spazio che il Castello ha conservato per noi.

Fino a non molti anni fa, quello spazio era enorme e andava da Via Pigno fino a ridosso della Casa Rossa dove c’erano le tombe Messapiche. Ora il grande “parco degli aranci” è attraversato dalla continuazione di Via Donatello per facilitare il traffico che sfocia sulla Via di Collepasso. Durante la guerra 1939-45 lì sorse anche una attività industriale, la SALPA (Società Anonima Lavorazione Prodotti Agricoli), per iniziativa della famiglia Galluccio e vi si  lavoravano le mele cotogne, prima, e poi i pomodori, dando lavoro ad un centinaio di operai.

Nel giardino retrostante il Castello ci sono stato per la prima volta 40 anni fa, quando non conoscevo nulla dell’antichità di Noha. Ci andavo per constatare l’esistenza “de lu thrabuccu” che non ho trovato. Mi accompagnò il custode addetto in quel tempo e, mentre osservavo ogni cosa, immaginavo di vedere il Barone Pirro con il suo figlioletto Guglielmo passeggiare nel giardino, o la Baronessa Solemna con la figlia Isabella camminare per i viali, quando d’estate andavano alla Casa Rossa per un po’ di frescura.

Rimasi affascinato dalla Torre. Appartiene all’epoca dell’architettura federiciana. Federico II (1194-1250) figlio di Enrico VI di Svevia, si è caratterizzato per la sua volontà pianificatoria di difesa e di rappresentanza del potere imperiale nel meridione d'Italia. Caratteristica comune dei castelli di epoca federiciana era l'impianto geometrico regolare, tipici nel periodo che oscilla tra il 1235 e il 1245, utile a garantire difesa e controllo del territorio.

La torre di Noha rientra in questo contesto: è situata nel giardino retrostante il "Palazzo baronale". Tuttora presenta tutti i requisiti della torre di avvistamento e di difesa. Con il prospetto principale rivolto verso Nord, quindi verso l'antica strada, la famosa “Strada Reale di Puglia”, s'innalza su due piani a pianta quadrangolare di metri 7 x 5 e raggiunge circa 10 metri di altezza. Una scala risolta in un'unica rampa lievemente incurvata verso Est, è poggiata su un'arcata a sesto acuto ed è munita di ponte levatoio. Il piano di legno ribaltabile è stato sostituito da una lastra metallica, che certamente impediva in caso di pericolo l'accesso al vano, posto al piano superiore. Realizzata con conci di tufo sistemati per corsi orizzontali abbastanza regolari, la costruzione è coronata da un elegante motivo ad archetti tipici dell’architettura federiciana.

Situata a circa 80 metri sul livello del mare, permetteva forse un collegamento a vista con altre torri poste nel territorio circostante e realizzava il posto ideale di osservazione di un lungo tratto di strada. La torre era a ridosso del Castello che era a pianta quadrangolare e dotato di bastioni sui quattro angoli. Teniamo conto che il luogo dove si trova oggi, quello che resta del Palazzo Baronale, era un punto di avvistamento lungo la via per Ugento. Perciò era logico far sorgere una struttura difensiva di quel tipo in quei tempi calamitosi.

Pensate all’esistenza del frantoio ipogeo, lu thrappitu, sotterrato davanti al Castello, alle casiceddhre che stanno per crollare, pensate alla vita che si è svolta in questo luogo quando il tutto divenne la “Masseria del Castello”: padroni succedutisi ai baroni, contadini che lavoravano per i signori benestanti, eventi belli e a volte anche drammatici accaduti nei secoli. Un esempio per tutti lo leggiamo nei registri parrocchiali, quelli dell’Arciprete Don Nicolantonio Soli (1662-1727) che, primo a compilare quelle carte,  ci ha lasciato così la sua testimonianza:

Adì 19 Aprile 1711 - Domenico d'Anna marito di ...    di S. Pietro Ingalatina,  giardiniero nel giardino dietro il castello di Nohe fu trovato ammazzato seu ucciso de fatto con una archibugiata datali al petto ad hore cinque, in sei di notte, et non havendo ricevuto nessuno sacr. però havendo il biglietto del Precetto Pascale adempito nella sua chiesa di questo presente anno et ancora la licenza di Mons. Vicario di Nardò di poterli dare l'ecclesiastica sepoltura questa qui infilata e poi à d. giorno fu sepelito dentro questa mia parrocchiale chiesa di Nohe.

*

Complimenti ai responsabili e collaboratori che ogni anno ci fanno la lieta sorpresa di un Presepe Vivente impostato sulla conoscenza dei nostri beni culturali. Grazie perché con le vostre iniziative ci fate rivivere il Natale cristiano, quello inventato da San Francesco d’Assisi, quello che fa pensare alla storia della nostra salvezza, quello che ci aiuta a vivere ancora in un clima di fraternità natalizia.

Il mio sogno è che presto, prima che per me sia troppo tardi, possa vedere il parco degli aranci aperto al pubblico tutto l’anno, dove la gente di Noha possa andare a trascorrere il tempo libero, a studiare la nostra storia, a godere della frescura e dell’aria buona (da sempre apprezzata come aria salubre di Noha). Mi auguro che anche il frantoio ipogeo, ora sigillato, possa un giorno rivedere la luce; mi auguro che diventi visitabile da parte di tutti, come molti altri frantoi ipogei della provincia. So che ci vuole del tempo, ma con il tempo si crea anche la coscienza delle cose belle. Quando nel 1972 feci le prime ricerche, nessuno conosceva quello che la nostra cittadina nascondeva della sua storia. Ora finalmente molti sanno, e il presepe vivente di ogni anno ne è la prova. A Natale ci sarò anch’io.

P. Francesco D’Acquarica

 
Di Redazione (del 16/02/2016 @ 20:42:25, in Comunicato Stampa, linkato 2350 volte)

Sognare di arrivare in alto, partendo dal basso senza la più piccola ombra di un centesimo. È la storia di Nextword the web series, una scommessa ampiamente vinta da Inondazioni.it e Nextword Produzioni Cinematografiche, selezionata alla fase finale del "Los Angeles Web Festival", una delle più importanti manifestazioni mondiali dedicata alle web series. 

Non appena la notizia è arrivata in produzione, tutto il gruppo della web tv e di Nextword Produzioni Cinematografiche ha gioito per l'inatteso risultato, premiante ancora una volta il lavoro e la passione, impiegati in un'avventura per nulla facile da affrontare.

Merito della produzione, guidata da Piero De Matteis e Tommaso Moscara, con l’aiuto impareggiabile di Salvatore Sbrò e Fabio dell’Erba, i quali, stupefatti dalla notizia hanno dichiarato: "Siamo orgogliosi per questo grande traguardo raggiunto. Certo, i soldi sono importanti, ma non fondamentali se prima non si impiegano forze ed energie positive per portare avanti un progetto nuovo e costruttivo, come la è stato Nextword – the web series". 

Un merito condiviso in prima persona con l'artefice di questo miracolo, ossia Vincenzo Stigliano regista, sceneggiatore e creatore della web series che ci ha creduto fin da quando ha presentato il progetto alla produzione di Inondazioni.it.

Non ha mollato un solo istante, riuscendo a creare un cast perfetto sotto l'aspetto dell'empatia, imbattibile per quel che concerne la determinazione. 

Non è stata questa però, la sola vittoria per il giovane regista salentino, il quale grazie alla sceneggiatura del suo cortometraggio "Solitudine" (Loneliness) è stato selezionato anche alla fase finale del prestigiosissimo “New York Indipendent Film Festival”.

Inoltre è da sottolineare che Nextword è in nomination per la vittoria finale in due categorie, MIGLIOR REGIA con VINCENZO STIGLIANO e MIGLIORI MUSICHE ORIGINALI con REPUBLIKA MOD, ALESSIA DONNO ed EMA FEAT RAINWORDS.

"Notizie del genere non possono che far piacere" - commenta Stigliano - "sono uno stimolo in più per andare sempre oltre i propri confini, continuando a lavorare sodo. Spero che adesso il Comune di Galatina, la Provincia di Lecce e la Regione Puglia, possano darci maggiore aiuto e collaborazione per i lavori futuri che abbiamo in cantiere. Io voglio ringraziare tutto il cast e vorrei citarlo in Mino Donadei, Elisa Cairo, Marta Sfragara, Christian Romano, Luigi Sarcinella, Antonio Geusa, Francesco Tundo, Ivano Mastria, Giuseppe rizzo, Christian rizzo, Chiara Sbrò, Tina Ciccardi, Azzurra Leone e Dario Palumbo, perché senza di loro tutto questo non sarebbe potuto accadere, grazie di cuore a tutti loro". 

Inondazioni e Nextword Produzioni Cinematografiche hanno costruito un sodalizio non indifferente, riuscendo a mettere in piedi la prima web series nel Salento, avente un grosso seguito in Italia con oltre seimila visualizzazioni in un solo mese, e da oggi diventando realtà importante in tutto il mondo cinematografico. 

Guarda tutte le puntate delle web series on line su http://ww.nextwordproduzioni.com e scopri tutte le novità sulla pagina Facebook Ufficiale

Alessio Prastano

 
Di Fabrizio Vincenti (del 01/02/2022 @ 20:39:20, in Comunicato Stampa, linkato 1409 volte)

Conta più quello che vedo che quello che so. E quello che vedo non mi piace. Non mi piace affatto.

Vedo un Paese sotto ricatto. Niente di più, niente di meno di un vile ricatto. Una vigliacca estorsione a della gente che si ostina giustamente a voler ragionare e non solo obbedire.

Sono più di due anni di tortura psicologica che in parte ha raggiunto il suo scopo: trasformare i sani in malati. Per sempre. Vincolare il diritto al lavoro e alla vita ad una cieca prostrazione al regime.

È il tentativo criminale di oscurare tutto l’universo per illuminare solo una particella.

È come puntare il fascio di luce di un faro su uno scoglio per nascondere la vastità del letamaio fetido che ci circonda. È distogliere l’attenzione di tutti in questo villaggio di balocchi maledetti. È lo sforzo diabolico di chiudere la gabbia, facendo credere che le sbarre hanno la loro ragion d’essere. Confondono gli sciagurati come nel gioco delle tre carte. Dicono che è un privilegio godere di alcuni diritti che Dio stesso ha concesso all’uomo, facendo credere che i magnanimi sono loro, spacciatori di cianfrusaglie. Distributori di ghiande per maiali prossimi al macello. Sopravvivere solo se si fa tutto ciò che  vien detto, fino ad esalare l’ultimo respiro. Essere disposti a tutto pur di un’altra boccata d’ossigeno quando dall’altra parte del muro c’è la vita vera, negata all’interno del campo che vieta il concetto di libertà.

Non sto qui a farvi l’elenco dei numeri e dei dati perché chi non vuol vedere, non vorrà vedere per lungo tempo ancora. Tanto per usare le parole di uno più credibile di me, “voi non credereste neppure se uno tornasse dal regno dei morti”. Io vi supplico: fateli tacere questi ciarlatani dell’oblìo mentale, e guardatevi attorno. Poiché se parlano ancora è perché voi continuate, da sadici, a dar loro ascolto.

Se il fascismo è stato inventato qui è perché qui il letame è fertile più che altrove. Ma non sbocciano fiori. Una piccola cagatina innocua in questo posto si può trasformare in una montagna di merda che ad un certo punto si stacca e viene giù. È quello che sta succedendo. Perché da qualche altra parte nel mondo, fortunatamente, non trattano con i criminali. Se i sequestratori non sono disposti a trattare per liberare gli ostaggi, allora non c’è nulla per cui trattare. Niente per cui vale ancora la pena spendere una sola parola. Abbiamo a che fare con la peggiore specie, quella dei vigliacchi. Quella che nega ad un vecchio di ritirare la sua pensione di settecento euro dopo quarant’anni di lavoro perché non si è fatto l’ennesima puntura e non può esibire il codice del partito unico.

Una violenza morale con pochi precedenti. Gente istigata al peggio poiché gli è stata tolta la dignità di poter sfamare i propri figli pur non avendo mai commesso un crimine. Seppur, in momenti tragici, qui si è  avuta pietà perfino per loro.

Ho sentito qualcuno che, facendo finta di andarsene, ha detto di averci lasciato un Paese unito. Questa è satira. Tremenda battutaccia. Mai come oggi questo Paese è stato così spaccato dall’odio e dall’ideologia di uno scientismo fanatico e schizofrenico, dove la dignità delle persone conta meno delle regole, miriadi di regole assurde per sferzare Dio e l’uomo con la più tremenda delle fruste.

Che Paese è quello dove mille persone strapagate non riescono a individuare uno su sessanta milioni capace di fare da Presidente della Repubblica, dovendo rieleggere all’ottava votazione quello che lo è ha già stato per sette anni? Che Paese è quello dove, anziché occuparsi di disegnare il miglior orizzonte possibile per ospitare il futuro, si blatera da mattina a sera di mascherine, vaccini e green pass da ormai tre anni?

Non esagero se definisco il luogo della politica italiana una fetida cloaca fatta di personaggi indegni dell’incarico di cui loro stessi si sono investiti, senza alcuna legittimazione popolare. Partiti politici del nulla, confusi sul niente, intenti a disquisire sul loro attuale non senso d’esistere. Decine e decine di consigli dei ministri, decreti e leggi per stabilire se chiudere le scuole con uno o due positivi, se la tessera del pane vale uno o due mesi, o se il ristorante debba avere tre o quattro tavoli.

Qualche virostar e pennivendolo pensa di svignarsela ora, in una disperata ritirata dove anche Pirro perirà miseramente in battaglia. È la guerra più assurda della storia dove si muore senza spade. Qui, infatti, l’ultima cosa di cui si crepa è proprio il virus.

Quello che ho scritto in questi due anni su questa sciagurata manifestazione dell’obbrobrio si è avverato fino alle virgole, non perché sono un indovino, ma perché ciò che occorre è, più di ogni altra cosa, la capacità di leggere quei segni dei tempi, sparsi qua e là tra le miliardi di fregnacce giornaliere. Avevo previsto tutto perché bastava guardare allo tesso mandorlo a cui guardava Geremia, il profeta. Se non credete, rileggete ciò che ho scritto.

Qui c’è un piano dettagliatissimo. Siete ancora certi che se chiuderete le serrande dei vostri negozi e sarete lasciati a casa senza lavoro e senza stipendio sarà per colpa di un virus? Se la vostra risposta è sì, permettetemi di definirvi degli idioti.

Ogni volta che esibirete un green pass, sappiate che state contribuendo alla morte di qualcuno, non alla sua sussistenza. Perché ci sono molti modi di morire, ma uno solo per vivere.

Vedo una massa di vigliacchi che sa di averle sbagliate tutte, eppure si ostina a voler correre, a tutto gas, incontro alla catastrofe trascinando tutti, pur di dire che il partito ha sempre ragione.

Se non credete a me, credete a Giona: è stato sputato dal grande pesce sulle nostre coste. Forse è ora di prestargli ascolto. E la prima a drizzare le orecchie dovrebbe essere la Chiesa che, a quanto pare, sdegna il voler essere madre.

Nessuno può lasciarci un Paese unito se non siamo noi a renderlo tale.

Fabrizio Vincenti

 
Di Redazione (del 03/01/2022 @ 20:39:19, in Comunicato Stampa, linkato 740 volte)

Vi sono iniziative che molto spesso vengono poco pubblicizzate, con lo scopo di limitare la partecipazione o perché le sue finalità sono lontane dai propri orientamenti politici, sociali e culturali, e le stesse modalità e i termini di adesione al progetto la sanno lunga. II “Treno della Memoria” è una di queste: iniziativa organizzata ogni anno dall’omonima associazione in Polonia, nei luoghi dove si consumò l’immane genocidio di milioni di ebrei e di diversi (comunisti, rom, gay, disabili, ecc.). Un’associazione culturale nata nel 2005, e che in  questi 15 anni di attività ha coinvolto oltre 60.000 giovani, e non solo. Il percorso educativo prosegue lungo tutta la durata del viaggio e nei mesi successivi al rientro in Italia, in cui vengono proposte, organizzate e realizzate attività di riproposizione dell’esperienza vissuta rivolta alla comunità.

Come si legge nel programma proposto dagli organizzatori: “Il Treno della Memoria” è innanzitutto un percorso educativo e culturale. Da sempre un'esperienza collettiva unica, un viaggio “zaino in spalle”. Non è una semplice gita scolastica, bensì un circuito di cittadinanza attiva in cui i/le giovani partecipanti, negli anni, diventano prima animatori e animatrici e poi, alle volte, organizzatori ed organizzatrici; in una catena di trasmissione dell'impegno. È un progetto di educazione informale e “alla pari” che sviluppa una strategia educativa volta ad attivare un processo naturale di trasmissione orizzontale di conoscenze, esperienze ed emozioni svolto in un’ottica di cooperazione, rispetto reciproco e solidarietà.” Dopo questo viaggio, dopo avere impresso nella memoria le drammatiche immagini dell’eliminazione sistematica di milioni di esseri umani, dopo avere visitato i campi di sterminio di Auschwitz e Birkenau, come si può leggere nelle testimonianze di tante ragazze e ragazzi, nulla è più come prima.

Il viaggio si svolge in treno, per la durata di circa due giorni, con destinazione Cracovia, e prosegue, nei giorni successivi, con visite guidate della stessa Città, del Ghetto ebraico, del Museo della Fabbrica di Schindler e dei Campi di sterminio di Auschwitz e di Birkenau, per complessivi 9 giorni.

Anche il comune di Galatina ad aderito ad uno dei viaggi organizzati per il 2022. Con avviso pubblico del 29.12.2021 ha stabilito le modalità di partecipazione, riservate soltanto a tre concorrenti: un numero così esiguo, che poteva essere incrementato e che non avrebbe certamente comportato gravi danni alle casse del Comune, se si pensa che la somma che varrà impiegata è di 600 euro, quale contributo messo a disposizione (200 euro per partecipante).

Ma tant’è. Questi i requisiti: il viaggio è riservato a giovani di età compresa tra i 18 ed i 30 anni, residenti a Galatina, disponibili a progettare, realizzare e presentare al Comune un reportage sull'esperienza vissuta; il costo complessivo è di € 380,00, di cui € 200,00 a carico del Comune e € 180,00 a carico dei selezionati, da versare direttamente all’Associazione; le ulteriori modalità possono essere recuperate, scaricando dalla pagina web del  Comune di  Galatina l’avviso; la domanda va presentata al Servizio Protocollo entro lunedì 10 gennaio 2022: con consegna a mano all’Ufficio Protocollo Generale del Comune o attraverso la  trasmissione a mezzo posta elettronica certificata, all’indirizzo, protocollo@cert.comune.galatina.le.it.

Galatina 02 gennaio 2022

Ninì De Prezzo

 
Di Redazione (del 14/12/2020 @ 20:38:57, in Le Confraternite di Noha, linkato 1906 volte)

Con questa ottava parte si conclude il viaggio nel tempo delle antiche Congreghe della nostra Cittadina. Ringraziamo P. Francesco D’Acquarica, ormai di diritto cittadino onorario di Noha, per averci ancora una volta dato un passaggio sui suoi straordinari mezzi di trasporto, fatti di storie, memoria, personaggi, ma soprattutto amore per la sua e nostra Piccola Patria.

Noha.it         

 

Piccola premessa

Prima di procedere nella lettura dei verbali che seguono è opportuno tenere presente questa osservazione.

Come si può constatare, dal 1940 al 1945 le riunioni sono rarissime. Siamo durante la tragedia della seconda guerra mondiale. Anzi nel 1942 e nel 1943 non viene registrato alcun verbale. Il Padre Spirituale della Congrega ora è nuovamente l’arciprete Don Paolo Tundo, ma i bisogni della gente sono tanti e più urgenti delle riunioni di una Congrega.  Si sa, le guerre non hanno mai fatto bene a nessuno. Seminano lutti, rovine, miseria, stanchezza, scoraggiamento, disorientamento morale e religioso.

Nel mese di giugno del 1943 ci fu anche il bombardamento dell’aeroporto di Galatina, a una manciata di chilometri da Noha, dove lavoravano anche giovani della nostra cittadina. Ci fu spargimento di sangue, morti, feriti. Oltre ai soldati che erano al fronte, Noha pagò il suo triste tributo anche in termini di fame, sofferenza, malattie. Don Paolo soccorreva, aiutava, andava incontro ai suoi parrocchiani, aiutando tutti senza far distinzione di persone tra parenti, amici o semplici conoscenti. Smarrimento, povertà, distruzioni, questo era il contesto di quegli anni tremendi.

In questo quadro bisogna capire (ma forse non scusare) quanto racconto nella nota del prossimo verbale, vale a dire la storia dei ladri nell’abitazione delle monache ospiti di Noha.

Anno 1941

5 Maggio 1941

Oggetto: offerta di Beneficenza

Il 5 Maggio 1941 si sono riuniti i Confratelli. Hanno deliberato L.100 a favore delle Suore costituite a Noha. Il Priore…

           

 NOTA IMPORTANTE

Questa offerta di L. 100 per le Suore costituite a Noha fu occasionata dal fatto che le Suore (si tratta delle Suore “Oblate di S. Antonio di Padova” presenti in quel tempo nella nostra cittadina, dedite all'Asilo Infantile, al doposcuola e all'insegnamento del catechismo e dell’arte del ricamo), furono danneggiate non poco da un furto. Nel 1941 io non avevo ancora compiuto i sei anni e frequentavo quella scuola materna, ma ricordo molto bene quando il fatto accadde. Una notte i ladri assalirono l'abitazione delle Suore, situata all’inizio di Via Cadorna, per derubarle delle loro vettovaglie. Le Suore, nonostante l’offerta della Confraternita, tremendamente spaventate da quella vicenda decisero di abbandonare definitivamente Noha.

Per questo motivo alcuni anni più tardi (nel 1955) l’arciprete don Paolo Tundo, che tanto teneva all’educazione dei bambini (“il domani del paese” - diceva) volle assolutamente che il suo popolo avesse la garanzia di un futuro migliore, preparando i bambini con la prima alfabetizzazione e socializzazione. Tra infinite difficoltà, spendendo i suoi risparmi e bussando alle porte di “chi poteva” riuscì a costruire su un terreno di sua proprietà un’opera monumentale che donò alla Congregazione “Discepole di Gesù Eucaristico”. Le suore di questa congregazione si impegnarono a restare per sempre a Noha. La convenzione tra don Paolo e le Suore “Discepole di Gesù Eucaristico” fu firmata il 29 settembre 1957.

 

21 Dicembre 1941

Oggetto: Multa per gli assenti alle processioni e sedute

Il 21 dicembre 1941, XX, riunita la Confraternita in riunione ed in numero legale, si è stabilito quanto segue:

1.  Chi si assenta dalle riunioni indette con biglietto personale senza un giusto motivo è sottoposto alla multa di L.2.00. Non intervenendo per tre volte consecutive resta espulso dalla Confraternita e riceverà la notifica per iscritto.

2.  Chi si assenta dalle Processioni prescritte è sottoposto alla multa di L.10.00. Non intervenendo per tre volte consecutive, oppure chi si rifiuta di pagare la multa in cui è incorso, resta espulso dalla Confraternita e riceverà notifica per iscritto.

Il Priore Bianco Michele, il segretario Nocera,

Visto il Rettore D. Paolo Tundo.

Non intervenendo all’accompagnamento funebre, quando è di ebdomada, è sottoposto alla multa di L.20.00

 

Anno 1942

27 Dicembre 1942

Oggetto: nuove cariche

Il 27 dicembre 1942 si sono riuniti i Confratelli per la nomina delle nuove cariche. Su 24 votanti: 22 hanno risposto sì, 2 hanno risposto no.

Priore:                    Costa Michele

1 Assistente              Lagna Michele

2 Assistente             Gentile Pietro

Mazzieri                   Bianco Arcangelo e Paglialunga Antonio

Segretario                Nocera Luigi

Cassiere                    Specchia Gioacchino

Letto il verbale e svolto il pensiero religioso dal rettore, la seduta ha avuto termine, il Priore Bianco Michele/Il segretario Nocera/V.il Rettore Arc. Paolo Tundo

La prima domenica di aprile riunita la confraternita in seduta straordinaria ha deliberato la tassa per i suoi deceduti la tassa a 20 cent. È stata portata a L.5         

Il Priore Bianco Michele

Il segretario Nocera - V. il Rettore Arc. Paolo Tundo

 

Nessuna registrazione 1943/44

 

Anno 1945

21 Gennaio 1945

Il giorno 21 gennaio 1945 riunita la Confraternita in riunione straordinaria si è stabilito di portare la quota annuale dei fratelli e sorelle da L.10.00 senza obbligo alcuno di pagare qualche cosa alla morte di qualche confratello o Consorella. Le multe per gli assenti non giustificati sarà portata da L.10.00 a L.15.00

Il Priore Bianco Michele

Il segretario Nocera

V. il Rettore Arc. Paolo Tundo

 

23 Dicembre 1945

Il giorno 23 dicembre 1945 riunita la Confraternita in riunione ordinaria si è proceduto alla nomina dei nuovi ufficiali.

Dietro proposta degli stessi Confratelli si è stabilito di confermare gli stessi ufficiali e cioè:

Priore                     Costa Michele

1 ass.                          Lagna Michele

2 ass.                         Gentile Pietro

Mazzieri                   Bianco Arcangelo e Paglialunga Antonio

Segretario                Nocera Luigi

Cassiere                    Specchia Gioacchino

Letto il verbale e svolto il pensiero religioso dal Rettore la seduta ha avuto termine.

Il Priore Bianco Michele

Il segretario Nocera

V. il Rettore Arc. Paolo Tundo

 

No 1946

 

Anno 1947

Deliberazione

19 Maggio 1947

Il giorno 19 maggio 1947 si sono riuniti i Capi delle Associazioni Religiose e cioè: Il sig. Costa Michele Angelo, Priore della Confraternita Maria SS. delle Grazie, assistito dal cassiere; e la sig.ra Mazzei Elvira, presidente dell’associazione Apostolato della Preghiera, assistita dalla cassiera, per la costruzione della tomba in comune si è concluso quanto appresso:

1. L’iscrizione alla tomba viene fatta esclusivamente dal rappresentante della Confraternita, sia che trattasi di iscrizione alla stessa, oppure all’Apostolato della Preghiera.

2. Questo rappresentante della Confraternita predispone tutto ciò che è richiesto per la sepoltura del defunto o defunta (cassa di abete, zinco, muratore, ecc.). Però ogni associazione penserà al come venire incontro a queste spese, magari con l’istituire una tassa-tomba per tutti gli ascritti; oppure stabilire una tassa da pagarsi dagli ascritti ogni qualvolta si verifica un decesso.

3.  Si proibisce l’iscrizione degli uomini al posto tomba dell’Apostolato della Preghiera, ad eccezione di quei pochi che già si trovano iscritti.

4. Ogni associazione penserà ai suffragi per i suoi iscritti defunti.

Il Priore Bianco Michele

Il segretario Nocera, il cassiere Specchia Gioacchino

 V.il Rettore Arc.Paolo Tundo

La presidente Mazzei Elvira - La cassiera Balena Addolorata

 

27 Luglio 1947

Deliberazione

Il giorno 27 luglio 1947 si sono riuniti il Rettore, il Priore, il cassiere ed il segretario della Confraternita, i quali hanno discusso sul modo di venire  incontro alle spese che bisogna sopportare per la costruzione della tomba.

Il signor Specchia Gioacchino fu Domenico e Bianco Michele fu Paolo si sono offerti a versare L.50.000 (dico cinquantamila) ciascuno al tasso 4%. Il rimborso di detta somma si effettuerà man mano che la cassa ha delle disponibilità.

Noha 27 luglio 1947.

Il Rettore Arc. Paolo Tundo

Il Priore Costa Michele

Il segretario Nocera Luigi/Il cassiere Specchia Gioacchino.

 

Anno 1948

 

8 Agosto 1948

Oggetto: Numero delle Messe

8 agosto 1948 riunita la Confraternita in assemblea straordinaria presieduta dal Rettore si è stabilito quanto appresso:

Visto che l’elemosina delle Messe è stata elevata, e considerato che la confraternita non può sobbarcarsi tale spesa, si è stabilito di ridurre le messe mensili per Confratelli e Consorelle da due ad una. Cosicché l’obbligo della Confraternita resta fissato in N. dodici messe piane annue (una ogni mese) ed una messa cantata per tutti i confratelli e Consorelle defunte da celebrarsi il primo giorno dopo l’ottava dei morti. Letto approvato si sottoscrive. Il Priore Bianco Michele/Il segretario Nocera - V.il Rettore Arc. Paolo Tundo

 

19 Dicembre 1948

Deliberazione: Nuove cariche

Il 19 dicembre 1948 si sono riuniti i Confratelli per la nomina nuove cariche.

Unanimemente si sono eletti:

Priore                     Bianco Michele fu Paolo

1 Assi                     Costa Pietro di Michele

2 Assi                     De Lorenzis Pietro di Antonio

Segretario              Nocera Luigi di Giovanni

Cassiere                 Specchia Gioacchino fu Domenico

Mazzieri                 Bianco Arcangelo fu Michele e Paglialunga Antonio fu Vitangelo

Letto il verbale e svolto il pensiero religioso dal Rettore la seduta ha avuto termine.

Il Priore                                                       Il segretario                                       Il Rettore

 

Anno 1949

3 Aprile 1949

Si è riunita la commissione nelle persone del Priore Michele Bianco fu Paolo, degli Assistenti Costa Pietro e De Lorenzis Pietro, del segretario Nocera Luigi, del cassiere Specchia Gioacchino e dei confratelli Gentile Pietro e Specchia Salvatore di Gioacchino per stabilire le tariffe per i nuovi iscritti (incluso il posto tomba).

In punto di morte:

Cassettone L.10.500

Spese di seppellimento    L.6.500

Se si inscrive come confratello o Consorella la tariffa stabilita dalla stessa Commissione in fieri data.

Letto si conferma. Il Priore Bianco Michele/Il segretario Nocera L.

Gli assistenti Costa Pietro, De Lorenzis P. Il rettore Arc. P. Tundo

 

No 1950

 

Anno 1951

12 Luglio 1951

Deliberazione

Il giorno 27 luglio 1947 il sig. Specchia Gioacchino ed il Sig. Bianco Michele avevano versato alla Confraternita la somma di L.50.000 ciascuno (dico cinquantamila) per far fronte alla costruzione della tomba.

Oggi, 12 luglio 1951 la stessa Confraternita si alleggerisce di questo peso versando al Sig.Bianco Michele la somma di L. 50.000 più L. 2.000 di interessi già maturati.

Noha 12 Luglio 1951.

Il rettore Il Priore Bianco Michele - Il segretario

Il Cassiere Specchia Salvatore

 

10 Ottobre 1951

Oggi, 10 ottobre 1951 la stessa confraternita versa al Sig. Specchia Gioacchino la somma di L.50.000 più L.2.000 di interessi già maturati. Resta così la confraternita esonerata da qualsiasi debito verso i Sigg. Bianco Michele e Specchia Gioacchino a riguardo delle spese tomba.

Il rettore                   Il Priore Bianco Michele

                                Il segretario - Il Cassiere Specchia Salvatore

 

No 1952

Anno 1953

25 Gennaio 1953

Oggi 25 gennaio 1953 alla presenza del delegato vescovile alle ore 9 si sono riuniti i Confratelli per la nomina delle nuove cariche. Previo giuramento da parte degli scrutatori Campa Antonio e Costa Pietro di attenersi a quanto lo Statuto prescrive, si è proceduto alla votazione nella persona di Costantini Biagio. Su 19 votanti, un astenuto, ha avuto il consenso universale. Si è poi  proceduto alla votazione del candidato Paglialunga Antonio.

Esito della votazione: affermativo N.14, negativo N.4.

Infine si è votato per il candidato Tundo Luigi di Carmine. Esito della votazione: affermativo N.9 Negativo N.9.

Sono perciò risultati eletti:

Priore: Costantini Biagio fu Cosimo

1 ass Paglialunga Antonio fu Vitangelo

2 ass Tundo Luigi di Carmine

Segretario Nocera Luigi di Giovanni

Cassiere Specchia Salvatore di Gioacchino

Mazziere Bianco Arcangelo fu Michele.

Si sottopone alla competente autorità ecclesiastica per la conferma.

Il rettore d. Gerardo rizzo/Il Priore/Il segretario.

 

Nel 1954 nessuna annotazione

N.B. Da ora in poi il Padre Spirituale della Confraternita è don Gerardo rizzo (1924-2007). Nipote di don Paolo, aveva celebrato la prima Messa a Noha l’8 dicembre del 1946, dove era stato ordinato. Lo Zio lo volle con sé anche perché il nipote aveva qualche problema di salute. Resse la Congrega della Madonna della Grazie come Padre Spirituale sino alla fine della sua vita.

 

Anno 1955

3 Aprile 1955

Si è riunita la commissione nelle persone del Priore Costantini Biagio, Segretario Nocera Luigi, Cassiere Specchia Salvatore e dei Confratelli Bianco Michele e Zerbi Giuseppe per stabilire la tariffa per il cassettone dei bambini portato a L. 10.000 compreso lapide e chiusura.

Il rettore d. Gerardo rizzo /Il Priore / Il segretario.

 

8 Maggio 1955

Deliberazione

Il giorno 8 Maggio 1955 il sig. Costantino Biagio fu Cosimo ha versato L.50.000 (cinquantamila) per far fronte al proseguimento costruzione tomba. Il rimborso di detta somma si effettuerà man mano che la cassa ha delle disponibilità e percepirà per detta somma l’interesse del 4%.

Noha 8 Maggio 1955

Il rettore d. Gerardo rizzo/Il Priore e Il segretario.

 

21 Maggio 1955

Il giorno 21 Maggio 1955 il sig. Bianco Michele fu Paolo ha versato L.50.000 (cinquantamila) per far fronte al proseguimento costruzione tomba. Il rimborso di detta somma si effettuerà man mano che la cassa ha delle disponibilità e percepirà per detta somma l’interesse del 4%.

Noha 8 Maggio 1955

Il rettore d. Gerardo rizzo/Il Priore e Il segretario.

 

6 Novembre 1955

In data 6 Novembre 1955 il sig. Bianco Michele fu Paolo ha versato ancora L.20.000 (ventimila). Il rimborso di detta somma si effettuerà man mano che la cassa ha delle disponibilità e percepirà per detta somma l’interesse del 4%.

Noha 6 Novembre 1955/Il rettore d. Gerardo rizzo

 

6 Novembre 1955

In data 6 Novembre 1955 il sig. Nocera Luigi fu Giovanni ha versato ancora L.20.000 (ventimila).

Il rimborso di detta somma si effettuerà man mano che la cassa ha delle disponibilità e percepirà per detta somma l’interesse del 4%. Noha 6 Novembre 1955/Il rettore d. Gerardo rizzo

 

Anno 1956

29 Gennaio 1956

Noha 29/01/1956

Oggi 29 Gennaio 1956 alla presenza del Rev.mo Arc. D.Paolo Tundo, alle ore 15, si sono riuniti i Confratelli per la nomina delle nuove cariche essendo scaduto ormai il triennio 1953-56. Su 44 iscritti, presenti solo 28 assenti per motivo giustificato, ad unanimità tutti i presenti hanno confermato per il triennio 1956-58 l’Amministrazione uscente.

Priore                                Costantini Biagio

1 ass                                  Paglialunga Antonio

2 ass                                  Tundo Luigi

Segretario                          Nocera Luigi

Cassiere                             Specchia Salvatore

Mazziere                             Bianco Arcangelo

La suddetta Amministrazione è venuta nella determinazione di stabilire la tassa di L.1000 per ogni socio onorario senza avere diritto all’ebdomada.

Visita Pastorale 21 marzo 1957 + Corrado Ursi, Vescovo / Sac. Vincenzo Colaprile.

 

Anno 1957

20 Marzo 1957

Il cassiere Specchia Salvatore ha versato la somma di L.20.000(ventimila) a Nocera Luigi rimborso prestito posto tomba. D. Gerardo rizzo.

 

1 Dicembre 1957

Noha 1-12/1957. Il cassiere Specchia Salvatore ha versato la somma di L.50.000 (cinquantamila) più il rispettivo interesse a Costantini Biagio rimborso prestito posto tomba. D.Gerardo rizzo.

 

30 Dicembre 1957

Il cassiere Specchia Salvatore ha versato in data 30/12/1957 la somma di L.70.000(settantamila) a Bianco Michele più rispettivo interesse rimborso prestito posto tomba. D.Gerardo rizzo

 

No Anno 1958

 

 Anno 1959

 

Relazione della Curia di Nardò

Incaricato dalla Rev.ma Curia Vescovile di Nardò a presiedere la elezione del Priore e delle altre cariche della Confraternita di Maria SS. delle Grazie di Noha, ho proceduto a tale elezione, oggi 11/01/1959. Alle ore 15.15, in seconda convocazione, essendo presenti 25 Confratelli su 30 iscritti, detta la preghiera di rito, si è proceduto a tale elezione, per voti segreti, nominando anzitutto due Scrutatori e cioè: Mariano Giuseppe e Tundo Luigi e proponendo 5 nominativi. Si è avuto il seguente risultato:

Costa Pietro                           voti favorev. 23                   voti sfavorev.  3

De Lorenzis Pietro                                     14                                          9

Esposito Giuseppe                                    15                                          8

Esposito Salvatore                                    14                                          9

Campa Giuseppe                                      12                                         11

Eletto Priore:                                 Costa Pietro

Primo Assistente                          Esposito Giuseppe

Secondo Assistente                     De Lorenzis Pietro

Segretario                                    Nocera Luigi

Cassiere:                                     Specchia Salvatore

Noha 11/1/1959   Firmato Arc. D.Luigi Bruno - Vicario Foraneo         

Si approva, facendo notare che il verbale di elezione va firmato oltre che dal Delegato Vescovile, dal Padre Spirituale e dagli scrutatori e che il Segretario viene designato dal Priore e il cassiere dal Consiglio.

Nardò 26 Febbraio 1959 - Il Vicario Generale Mons. Salvatore Rizzello      

           

Anno 1960

15 Agosto 1960

Il giorno 15/08/1960 don Gerardo rizzo ha versato L.100.000 (centomila) per far fronte al proseguimento costruzione tomba.

Il ricevitore cassiere Specchia Salvatore

Luigi Nocera segretario, Costa Pietro Priore

 

Anno 1961

24/12/1961

Il giorno 24/12/1961 verso a don Gerardo rizzo la somma di L.50.000. Cinquantamila. Rimborso prestito posto tomba. Il cassiere Specchia Salvatore D. Gerardo rizzo.

 

Anno 1962

Il giorno 4/02/1962 verso a don Gerardo rizzo la somma di L.50.000 cinquantamila rimborso prestito posto tomba e dovuto interesse.

Il cassiere Specchia Salvatore - Don Gerardo rizzo

 

N.B. A questo punto è bene tenere presenta che l’Arciprete don Paolo Tundo, ormai Monsignore, il vero animatore della nostra Confraternita, il 30 giugno del 1962, proprio nel giorno del suo onomastico (la festa di San Paolo in quel tempo si celebrava il 30 giugno), improvvisamente cessava di vivere.

Io ricevetti la notizia a Torino mentre stavo per partire per Lione (Francia) dove frequentavo un corso di musica sacra e di canto gregoriano. Per me fu un momento di grande amarezza. Appena un anno era trascorso da quando Lui aveva organizzato la festa della mia prima Messa a Noha. Don Paolo era stato l’arciprete che mi aveva accompagnato negli anni più delicati della mia vita, dalla nascita all’infanzia, da quelli della crescita e della mia formazione cristiana prima e poi nel seminario missionario fino al sacerdozio.

Anche per Noha certamente fu una grande perdita.

Nella diocesi di Nardò era avvenuto il cambio: Mons. Corrado Ursi, grande amico di Don Paolo, aveva lasciato il posto a Mons. Antonio Rosario Mennonna che non conosceva ancora la realtà della sua diocesi. Sembrava a tutti che il successore naturale di don Paolo dovesse essere il nipote don Gerardo rizzo, vice parroco e Padre Spirituale della Congrega. Invece Mons. Mennonna si rivolse alla Santa Sede, e a sorpresa Sua Santità il Papa San Paolo VI nominò arciprete l’altro nipote di don Paolo, Don Donato Mellone (Noha 1925-2015), già parroco di Santa Maria al Bagno e di Santa Caterina.

Posso immaginare che anche don Gerardo inghiottisse l’amarezza di quella aspettativa così frustrata e dai verbali della Congrega che stiamo leggendo si nota un certo distacco e abbandono dello zelo che c’era prima con don Paolo verso la Congrega.

Per di più il nuovo parroco (l’arciprete don Donato Mellone) si ritroverà con il problema gravissimo della staticità della chiesa piccina che nel 1963 verrà purtroppo demolita, demolizione che fu una grave perdita anche per la Congrega che perse  la sua sede naturale.

Ormai per la Congrega sembra che l’unico problema sia la costruzione della Cappella al Cimitero: i verbali che seguono parlano quasi sempre e soprattutto di questo. E veramente bisogna riconoscere con quanti sacrifici la Congrega riuscirà a costruire la Cappella mortuaria per i suoi soci, per le consorelle e per tutti coloro che a certe condizioni ne facevano richiesta.

 

Anno 1963

Il giorno 3.11.1963 si è tenuta l’adunanza della Confraternita. Erano presenti confratelli n.20. Fra l’altro si è deciso:

1) obbligo confratelli di partecipare collettivamente alla S. Messa ogni prima domenica del mese. Per loro comodità i confratelli hanno scelto come orario la prima messa;

2) a pomeriggio dello stesso giorno i confratelli terranno la loro adunanza ordinaria mensile:

3) per quanto riguarda le multe da infliggere ai confratelli assenti senza un giustificato motivo, si è deliberato che fino a nuovo ordine ogni confratello assente o alla S. Messa o all’adunanza mensile sarà multato con L.500;

4) la giustificazione del motivo addotto dal confratello assente, perché sia valida, deve essere approvata dal Consiglio della Confraternita;

5) dopo la terza assenza consecutiva il confratello verrà espulso;

6) si è parlato infine della necessità di convocare anche le consorelle della confraternita e di preparare anche per loro uno statuto.

NB. Si dice qui anche di uno Statuto adatto alle consorelle, ma non mi risulta che poi si sia fatto. A meno che non si voglia ritenere come tale i particolari registrati nel verbale seguente.

 

24 Novembre 1963

 

Il 24/11/1963 nell’Ufficio Parrocchiale si sono riunite le consorelle sotto la presidenza del Rev.mo Parroco. Le consorelle presenti erano otto, le assenti possono ritenersi giustificate o perché ammalate o perché avanzate in età. Si son prese le seguenti deliberazioni:

1) Le consorelle devono partecipare alla messa mensile fissata per la prima domenica del mese alle ore 6.30 e ad un’adunanza mensile fissata per l’ultima domenica del mese.

2) In caso di morte di una consorella le altre in numero di quattro a turno si presenteranno per l’accompagnamento funebre.

3) Per la durata di un mese due consorelle a turno cureranno la pulizia dell’altare della Vergine SS. ma Immacolata.

 

Anno 1964

Nella prima domenica di febbraio 1964 si è riunita la confraternita M. SS. delle Grazie e ha deliberato quanto appresso:

1) Il posto tomba estranei è stato elevato da L.25.000 a L.30.000.

2) Non si accettano più iscrizioni per il solo posto tomba fino a quando la commissione non decide il contrario.

3) La quota dei soci onorari è stato elevato da L.1.000 a L.1.500 come pure i soci ordinari da L.200 a L.400.

Firmato il Rettore Don Gerardo rizzo e Costa Pietro

 

Anno 1965

Il giorno 2 maggio 1965 si è riunita la confraternita in cui si è deliberato quanto segue:

1) si è tutti d’accordo per quanto riguarda la spesa dei banchi in chiesa che rimarranno sempre di proprietà della Confraternita.

2) Gli iscritti o aventi diritto al posto tomba, se per motivi loro personali non usufruiscono di questo diritto, non spetta loro alcun rimborso.

Firmato il Rettore Don Gerardo rizzo, Nocera Luigi e Specchia Salvatore.

 

Anno 1966

Oggi 6 febbraio 1966 si è riunita la Confraternita in numero di 23 Confratelli e si è deliberato quanto segue:

1) Si sono fatti 3 banchi per la spesa complessiva di L.115.000 che per il momento sono nella Chiesa parrocchiale ma in qualsiasi momento possono essere portati nella propria Chiesa.

N.B. La propria Chiesa ancora non esiste, ma si vede da quella espressione “propria” che era nel cuore di tutti riaverla dopo la demolizione della chiesa piccinna.

2) Coloro che non vogliono usufruire della cassa funebre propria della Confraternita non hanno diritto più ad alcun rimborso di spese.

Firmato il Rettore Don Gerardo rizzo, il Cassiere Specchia Salvatore.

 

No 1967

Anno 1968

Deliberazione

Il 1° novembre 1968 il sig. Costantini Biagio fu Cosimo ha versato L.200.000 (duecentomila) per far fronte al debito con il costruttore D’Acquarica Donato. Il rimborso di detta somma si effettuerà man mano che la cassa ha delle disponibilità e percepirà per detta somma l’interesse del 5%. Noha 1 0/11/1968

Firmato il Rettore Don Gerardo rizzo, Nocera Luigi e Specchia Salvatore.

 

Anno 1969

Il giorno 21 dicembre 1969 si è versato al Sig. Costantini Biagio la somma di L.200.000 (duecentomila) più L.8.500 per interesse di detta somma. Il cassiere Specchia Salvatore / D. Gerardo rizzo

 

Anno 1970

Noha 1/02/1970

Il giorno 1/2/1970 si è tenuta l’adunanza della Confraternita. Erano presenti confratelli N.20 e si è deliberato di portare a L.1000 (mille) la tassa annuale per ciascun confratello o consorella da L.400 (quattrocento) che si pagava per il passato.

D.Gerardo rizzo/Il cassiere Specchia Salvatore/Il segretario Luigi Nocera.

 

Elenco dei confratelli

e delle consorelle

così come sono elencati nel registro della Confraternita

 

Anno 1924/ Confratelli

1. D. Paolo Tundo, ascritto nel gennaio 1924

2. Prastaro Cosimo ascritto nel gennaio 1924. Cessa di vivere il 17/07/1936.

3. Piscopo Antonio ascritto nel gennaio 1924.

4. D’Acquarica Vito ascritto nel gennaio 1924.

5. Fico Luigi ascritto nel gennaio 1924, morto il 15 luglio 1930.

6. Specchia Gioacchino ascritto nel gennaio 1924.

7. Guido Lorenzo fu Vincenzo, ascritto nel gennaio 1924, morto il 28/11/1936

8. Guido Eugenio ascritto nel gennaio 1924, morto 30/04/1957.

9. Guido Vincenzo di Raffaele ascritto nel gennaio 1924.

10. Tundo Luigi fu Giuseppe ascritto nel gennaio 1924, morto il 22/04/1932.

11. Tundo Michele fu Giuseppe ascritto nel gennaio 1924, morto il 26/07/1958.

12. Bianco Michele fu Paolo ascritto nel gennaio 1924.

13. Bianco Salvatore fu Paolo ascritto nel gennaio 1924.

14. Zerbi Giuseppe ascritto nel gennaio 1924.

15. Tundo Carmine di Diego ascritto nel gennaio 1924, espulso nel marzo dello stesso anno.

 

Questi sono i primi 15 che nel gennaio 1924 diedero nuovo impulso alla Confraternita.

1. Bianco Arcangelo di Michele ascritto nel 1924.

2. Bianco Luigi di Michele ascritto nel 1924. Espulso per    mancato       pagamento 31/12/1933.

3. Costantini Biagio ascritto nel 1924.

4. Congedo Carmine di Pietro(?) ascritto nel 1924. 

    Ha abbandonato volontariamente la Confraternita nel 1929.

5. Campa Giuseppe di Paolo ascritto nel 1924.

6. Campa Michele di Angelo ascritto nel 1924.

7. Campa Antonio di Michele ascritto nel 1924.

8. Costa Angelo fu Pietro ascritto nel 1924.

9. D’Acquarica Giuseppe ascritto nel 1924. Morto il 15/02/1937.

10. De Lorenzis Pietro ascritto nel 1924.

11. De Lorenzis Michele ascritto nel 1924.

12. Gentile Pietro ascritto nel 1924.

13. Giordano Paolo fu Raffaele ascritto nel 1924.

     (Espulso - decreto vescovile 20 novembre 1937)

     ma viene poi riammesso nella riunione del 19/12/1938.

14. Levante Michele di Francesco ascritto nel 1924. Ha abbandonato volontariamente la Confraternita nel 1928.

15. Lagna Michele di Cosimo ascritto nel 1924.

16. Lagna Salvatore di Vito ascritto nel 1924.

17. Manni Antonio ascritto nel 1924. Ha dato le sue dimissioni senza motivo il             31/08/1931.

18. Mariano Angelo di Michele ascritto nel 1924.

19. Mastria Michele ascritto nel 1924.

      Deceduto il 09/08/1944.

20. Manni Leonardo di Antonio ascritto nel 1924.

     Il 31/08/1931 ha dato le sue dimissioni senza motivi.

21. Nocera Angelo di Giovanni ascritto nel 1924.

22. Nocco Michele di Giovanni ascritto nel 1924.

      Ha abbandonato la Congregazione nel 1928.

23. Nocera Luigi di Giovanni ascritto nel 1924.

24. Paglialunga Vincenzo di Antonio ascritto nel 1924.

    Morto in febbraio 1934.

25. Piscopo Paolo ascritto nel 1924.

26. Paglialunga Antonio di Vitangelo ascritto nel 1924.

27. Paglialunga Donato di Antonio ascritto nel 1924.

     Uscito per sua volontà.

28. Piscopo Michele di Antonio ascritto nel 1924.

     Ha abbandonato volontariamente la Confraternita nel   1926.

29. Pedata Luigi ascritto nel 1924. Uscito per mancanza di pagamento nel 1930.

30. Paglialunga Angelo di Michele ascritto nel 1924. Ha abbandonato     volontariamente la Congregazione nel 1925.

31. Paglialunga Vitangelo ascritto nel 1924.

      Morto il 13/02/1934.

32. Paglialunga Massimino di Pasquale ascritto nel 1924.

33. Specchia Salvatore ascritto nel 1924.

34. Vaglio Carmine di Domenico ascritto nel 1924. Cessa di vivere il 10/08/1937.

35. Lagna Angelo ascritto nel 1924, morì il 01/07/1930

36. Bonuso Michele ascritto nel 1924.

NB. Questi 36 iscritti durante l’anno 1924 più i primi 15 fa un totale di N.51 Confratelli iscritti nell’anno 1924.

 

Anno 1924/Consorelle

1. Benedetto Giovanna ascritta nel 1924.

2. Brunetti Luigia ascritta nel 1924. deceduta il 12/03/1942.

3. Bonuso Raffaela di Carmine ascritta nel 1924.

4. Benedetto Cristina ascritta nel 1924.

5. Cataldi Donata ascritta nel 1924.

6. De Polis Pasqualina ascritta nel 1924. Dimessa per mancanza di pagamento 1932.

7. De Lorenzis Cesaria ascritta nel 1924.

8. De Lorenzis Domenica ascritta nel 1924.

9. Duma M.Annunziata ascritta nel 1924. Cessa di vivere il 30/09/1935

10. Grimaldi Virginia ascritta nel 1924.

      Deceduta il 17/03/1948.

11. Guido Carmina ascritta nel 1924. Morta il 20 luglio 1927.

12. Guido Letizia ascritta nel 1924. morta il 31 Luglio 1927.

13. Greco Addolorata di Salvatore ascritta nel 1924.

      Date le sue dimissioni senza motivo.

14. Gabrieli Giulia di Carmelo ascritta nel 1924.          

      Deceduta il 7/7/1947.

15. Guido Vincenza di Pietro ascritta nel 1924.

16. Guido Addolorata di Pietro ascritta nel 1924.

17. Nocco Assunta di Giovanni ascritta nel 1924.

18. Paglialunga Paola fu Santo ascritta nel 1924.

19. Prastaro Pietrina di Cosimo ascritta nel 1924.

20. Piscopo Maria di Antonio ascritta nel 1924.

21. Paglialunga Angela fu Santo ascritta nel 1924.

22. rizzo Anna di Donato ascritta nel 1924.

23. Sindaco Grazia ascritta nel 1924.

24. Palmieri Giuseppa ascritta nel 1924. Morta il 22/6/1932.

25. Tundo Anna M.a Paglialunga ascritta nel 1924. Morta il  25/02/1941

26. Contaldo Anna ascritta nel 1924. Dato le sue dimissioni senza motivo 1932.

27. Castriota Giovanna ascritta nel 1924. Il 31/01/1931 ha dato le sue dimissioni senza motivi.

28. Guido Costantina, ascritta nel 1924.

29. Lisi Raffaela fu Leonardo ascritta nel 1924.

30. Longo Salvatora ascritta nel 1924. Morta Marzo 1925.

31. Paolì Filomena ascritta nel 1924. Morta il 1° agosto 1925

32. Gugliersi Lucia ascritta nel 1924. Morta il 1° dicembre 1925.

N.32 Consorelle iscritte nel 1924. Aggiunte ai 51 Confratelli iscritti nel 1924 ci dà un totale di 83 soci della Congrega nel 1924.

 

Anno 1925/Confratelli

1. Greco Michele di Giuseppe ascritto nel 1925.

2. Manta Rosario ascritto nel 1925.

3. Marra Michele fu Vito ascritto nel 1925, morto il 27/12/1931

4. Paglialunga Pasquale fu Vito ascritto nel 1925, dimesso il 1931 per mancanza        di pagamento.

5. Paglialunga Cosimo ascritto nel 1925 morto il 28/5/1950

6. Guido Vincenzo di Lorenzo ascritto nel 1925.

    Date le sue dimissioni senza motivo il 1931.

7. Specchia Domenico iscritto alla sua morte avvenuta il 20 maggio 1927.

8. Santoro Salvatore iscritto alla sua morte avvenuta il 19 novembre 1927.

9. Paglialunga Michele iscritto alla sua morte avvenuta il   giorno 8luglio 1928.

10.Nocera Salvatore iscritto alla sua morte avvenuta il 15    marzo 1929.

11.Bianco Michele fu Arcangelo iscritto alla sua morte avvenuta il 9 marzo 1930.

 

Anno 1925/Consorelle

1. Paglialunga Consiglia fu Carmine ascritta nel 1925

    dimessa il 1931 per mancanza di pagamento.

2. Perrone Carmina ascritta nel 1925 deceduta il 22/1/1945.

3. Paglialunga - Lagna Addolorata ascritto nel 1925.

4. Parente Francesca fu Sabatino ascritta nel 1925.   

   Deceduta 29/3/1944.

5. Paolì Luigia ascritta nel 1925 morta nel febbraio 1929.

6. Bellino Assunta, ascritta dopo la sua morte con la tassa di L.160.00

7.  Marra Felicetta ascritto nel 1924, dimessa per mancanza  di pagamento nel 1932.

8.  Guido Domenica ascritta nel 1925.

 

N.12 Confratelli iscritti nel 1925 più N.8 Consorelle dà un totale di N.20 soci aggiunti nel 1925. Sommando agli iscritti/e del 1924 la Congrega dà un totale di N.103 iscritti.

Poi le iscrizioni rallentano. Non se ne registrano più nel 1926/27/28/29.

 

Anno 1930

1. Lagna Cesare iscritto il 29 settembre 1930

 

Anno 1931

1. Guido Carmina fu Carmine iscritta il 1/1/1931

 

Nessuno iscritto nel 1932

 

Anno 1933

1. Guido Raffaele fu Vito iscritto il 1 Maggio 1933

 

Nessuno iscritto nel 1934/35

 

Anno 1936

1. Rossetti Anna iscritta il 19 gennaio 1936

2. Campa Salvatora iscritta il 15 febbraio 1936

 

Nessuno iscritto nel 1937

 

Anno 1938/Si aggiungono 6 nuovi confratelli e 5 Consorelle

1.Guido Angelo di Eugenio iscritto il 23 gennaio 1938,

   dimesso  senza motivo il 31/12/1941.

2. Guido Pietro di Eugenio iscritto il 23 gennaio 1938,

   dimesso senza motivo il 1/1/1945.

3. Bianco Donato di Michele iscritto il 23 Gennaio 1938.

4. Costa Pietro di Angelo iscritto il 23 gennaio 1938.

5. Mariano Giuseppe di Angelo iscritto il 23 gennaio 1938.

6. Rossetti Antonio fu Francesco iscritto il 23 gennaio 1938, espulso per mancato pagamento nel 1941.

1. Bianco Maria Luce fu Luigi iscritta il 23 gennaio 1938.

2. Campa Addolorata iscritta il 23 gennaio 1938.

3. Colazzo Carmela fu Abele iscritta il 23 gennaio 1938.

4. Paglialunga Addolorata fu Antonio iscritta il 23 gennaio  1938.

5. Micali Paola fu Salvatore iscritta il 23 gennaio 1938, morta nel 1950.

 

 

Anno 1939

1. Tundo Rocco iscritto alla sua morte il 31/01/1939.

2. De Lorenzis Pietro di Antonio iscritto il 1° giugno 1939.

 

Nessuno iscritto nell’anno 1940

Anno 1941

1. Tundo Luigi di Carmine iscritto il 2 febbraio 1941.

  

Nessuno iscritto nel 1942

 

Anno 1943

1. Paolì Donata fu Domenico iscritta il 28/02/1943, morta nel  1950.

 

Anno 1944

1. Paglialunga Michele iscritto il 9 gennaio 1944, morto il 14/02/1948.

2. Longo Addolorata vedova di Coluccia iscritta il 04/05/1944, morta il 05/05/1949.

 

Nessuno iscritto per gli anni 1945/1946

 

Anno 1947

1. Tundo M.Donata iscritta il 18/05/1947.

2. Todisco Maria fu Donato iscritta il 18/05/1947.

3. Di Giovanni Agata in Paglialunga iscritta il 18/05/1947.

 

Anno 1948

1. Specchia Giuseppe di Gioacchino iscritto nel 1948.

2. Specchia Salvatore di Gioacchino iscritto nel 1948.

3. Bianco Ippazio iscritto nel 1948.

4. Guido Dionigi iscritto nel 1948.

5. Greco Pasquale iscritto nel 1948.

6. Nocera Giovanni iscritto nel 1948.

7. Bovino Addolorata iscritta nel 1948.

 

Anno 1949

1. Nocera Giovanni iscritto il 17/04/1949.

2. rizzo Pietro iscritto alla sua morte il 24/04/1949.

3. Lecce Oronza iscritta nel 1949.

 

Anno 1950

1. Carlino Domenica Iscritta il 05/11/1950.

2. Gabrieli Addolorata iscritta e morta nel 1950.

           

Anno 1951

1. Cucco Lucia iscritta nel 1951.

 

Anno 1952

2. Sindaco Domenico iscritto il 02/02/1952.

 

Negli anni 1953/54/55 nessuno iscritto

 

Anno 1956

1. Esposito Salvatore iscritto nel 1956.

2. Esposito Giuseppe iscritto nel 1956.

3. Latino Antonio iscritto nel 1956.

4. Sindaco Rocco iscritto nel 1956.

Dopo questa data nel registro delle iscrizioni non sono segnalati altri iscritti.       

 

Conclusione

Leggendo i vari documenti che riguardano la storia della Confraternita la prima impressione che si ha è che questa abbia sempre privilegiato con molta attenzione il culto dei defunti, i funerali dei confratelli e consorelle e la costruzione della cappella per i propri defunti al cimitero, oltre, cosa ovvia, alla partecipazione alla Messa della domenica. Invece da un esame più approfondito, il senso più vero da cogliere è il profondo senso di appartenenza a una istituzione antica votata al bene degli associati e di fatto a quello di tutta la comunità non solo religiosa, ma anche civile.

Ormai, si sa, non ci sono più iscritti alle Confraternite di Noha, che dal punto di vista giuridico possono ormai considerarsi estinte. Rimane comunque sempre la testimonianza visiva della Cappellone del cimitero costruito a partire dal 1947 con molti sacrifici. Ed è pur vero che anche questa Cappella racconta un pezzo di storia della chiesa di Noha, chiesa che comunque è sempre stata viva, presente, vigile e militante nella società che oggi preferisce molto probabilmente il neo-paganesimo che a pieni polmoni si respira in tanti settori della vita civile.

Che il Signore conceda alla chiesa di Noha, anche senza Confraternite, il coraggio, la creatività e la fedeltà al Vangelo necessari per renderla ancora  testimone autentica di comunione, giustizia e di gioia, perché si possa scrivere con ottimismo, nonostante le mille zone d’ombra, i capitoli futuri della sua importante Storia.

P. Francesco D’Acquarica

 

 

Bibliografia

Archivio Diocesano di Nardò

Archivio parrocchiale della chiesa di Noha

F. D’Acquarica, Curiosità sugli arcipreti e persone di Chiesa a Noha, L’Osservatore Nohano Editore, Noha, 2011

F. D’Acquarica, La chiesa di Noha e i Vescovi di Nardò, Pubblimartina S.r.l., Martina Franca, 2017

F. D’Acquarica, Noha, vi racconto la sua storia, Pubblimartina S.r.l., Martina Franca,  2017

Ricordi personali

Interviste a testimoni oculari

 
Di Redazione (del 26/11/2018 @ 20:36:20, in Comunicato Stampa, linkato 1132 volte)

L’esordio in trasferta per gli under 14 guidati dal tecnico Laura Pendenza e dal suo vice Antonio De Matteis è stato più che positivo, fornendo una prova autoritaria contro il Lecce Volley sconfitto per 3-0.

Hanno trovato spazio tutti i convocati, rompendo così il ghiaccio emotivo in un prologo che potrebbe ritagliare uno spazio importante nel campionato per De Matteis e compagni. Nel primo set mister Pendenza ha mandato in campo Perrone, Magurano, Arcadi, De Matteis, Nava e Lamacchia, inserendo poi Cucurachi nel finale di gioco.

Nelle altre due frazioni hanno trovato modo di esprimersi anche Gabrieli, De Blasi e Vallone che hanno concorso alla vittoria con i punteggi di 25-8,25-10 e 25-15 festeggiando così la prima vittoria.

Martedì 27 subito una controprova importante ospitando alle ore 17.00 ,nella palestra Giovanni XXIII, i pari età della BCC Leverano di mister Luca Firenze.

Il gruppo Under 16 del tecnico Giuseppe Dicillo comincia a trovare quella lucidità che gli permette di essere più continuo. Dopo aver incassato nelle prime due gare due sconfitte per 3-2  contro Leverano e Calimera, ha raddrizzato la barra imponendosi in casa contro il Nardò e fuori casa contro lo Squinzano con identico punteggio di 3-0.

Il prossimo impegno vedrà Carrozzini e compagni ospitare, giorno 29 novembre alle ore 18.30, il Lecce Volley in una gara assolutamente da vincere per stare in scia alla capolista Leverano.

Non è un compito improbo per Cafaro, Esposito, Baldari, Perrone, De Matteis, Mazzotta, e Giannuzzi, capitanati da Andrea Carrozzini, ma mister Dicillo saprà motivarli e, all’occorrenza, sferzarli verbalmente per raggiungere l’obiettivo.

E passiamo al gruppo Under 18 il cui organico, formato da atleti di categoria, è naturalmente integrato da tutti gli Under 16 più due giovanissimi under 14, che in casi eccezionali vengono aggregati per un’esperienza ancora più formativa.

Nel girone di appartenenza(A) le prime tre gare hanno portato a mister Dicillo altrettante vittorie a spese di Squinzano, Lequile e Leverano, in attesa di incontrare il Lecce Volley in trasferta, mercoledì 28 alle 20.30, collocato al secondo posto in classifica con 9 punti insieme ai nostri ragazzi.

Fuori dalla portata di Calimera, Leverano, Squinzano, Galatone, S.B.V. Olimpia, Lecce e Lequile, è la capolista Showy Boys il cui organico di spessore occupa il primo posto in classifica con 12 punti e partecipa con gli stessi atleti al campionato regionale di serie C.

Il derby, in calendario domani 27 a Noha alle ore 19.00, ci dirà quali e quante qualità sapranno mettere in campo i nostri atleti in una gara che non lascia dubbi sull’esito finale, ma che servirà a collaudare i più giovani a test probanti.

A  Marco De Matteis, Alessio rizzo, Simone Liguori, Lorenzo Esposito, Pierpaolo Cafaro, Mirko Murrone, Francesco  Loreta, Lorenzo Stefanizzi, Marco Esposito, Andrea Carrozzini, Loris De Pascalis, Matteo Mazzotta, Lorenzo De Matteis, Diego Perrone e Andrea Baldari, il compito di farci assistere ad una gara piacevole, per niente remissiva, improntata sui dettami che il tecnico chiederà, in un ambiente che esprimerà un tifo accesissimo.

Nessuna paura: non abbiamo niente da perdere, anzi sarà l’occasione per esprimerci al meglio, mettendo in campo cuore, ragione e tutte le nostre potenzialità.

Di tutt’altro tenore il percorso della I^ divisione che con l’organico Under 18/16, integrato da Alessandro Palumbo, Marco Gaballo, Giuseppe De Paolis, Mattia Tundo,  Federico Giorgetti, Cucurachi Giuseppe, Gianmarco Sambati e i nuovi arrivati Thomas Leone e Nicolas D’Autilio ,tarda a trovare un amalgama ed è ancora privo di vittorie, nonostante si sia intravista qualche reazione positiva nel derby di sabato scorso.

Pazienza e lavoro: siamo certi che qualcosa di buono verrà fuori.

 

Piero de lorentis

AREA COMUNICAZIONE SBV OLIMPIA

 
Di Antonio Mellone (del 25/10/2015 @ 20:35:21, in Ex edificio scolastico, linkato 3652 volte)

Come ormai sanno pure i mattoni dissestati di piazza Ciro Menotti, al centro Polivalente di Noha si è appena celebrato il trigesimo della prematura scomparsa del contatore dell’energia elettrica, pragmaticamente strappato all’affetto dei suoi cari dall’azienda elettrica di turno, probabilmente per scadenza dei termini del contratto.

Ovviamente all’ufficio tecnico del Cumone di Galatina sono caduti dalle nubi, come Checco Zalone nel film: nessuno ne sapeva nulla, nemmeno il più funzionale dei funzionari (di cui, pare, questo ufficio sia superdotato). Evidentemente, nei dintorni del Municipio pensano che a Noha siamo tutti con l’anello al naso, ovvero ancora aggrappati alle cime degli alberi come nell’era Neozoica, anzi Nohazoica.

La storia infinita dell’energia elettrica al centro polivalente di Noha sta superando la serie dei migliori romanzi fantasy disponibili sul mercato, da Harry Potter (o Fotter) al Signore degli Anelli (al naso). Io vi consiglierei, tanto per rimanere in tema - e per far riferimento giusto ai libri che ho sottomano – anche i seguenti testi: “Il mercante di luce” di Roberto Vecchioni, Einaudi, 2014 (ce la vendono come cosa fatta, questi mercanti elettrici); e poi “La luce alla finestra”, di Lucinda Riley, Giunti, 2013 (l’unica luce attualmente disponibile al Centro Polivalente); “Tutta la luce che non vediamo” di Anthony Doerr, rizzoli, 2014 (e che di questo passo non vedremo mai); “Luce d’agosto” di William Faulkner, Adelphi, 2013 (agosto, sì, ma di chissà quale anno, anzi millennio); “1914. Come la luce si spense sul mondo di ieri” di Margaret MacMillan, rizzoli, 2013 (ma anche sul mondo di oggi, 2014-2015); e infine “Luci nelle case degli altri” della Chiara Gamberale, Mondadori, 2014 (nelle case degli altri appunto, ma non nella vecchia scuola elementare di Noha, ristrutturata alla cazzodicane)…     

*

Ormai, signore e signori, non si tratta più di un giorno di ordinaria ombrofilia (in psichiatria è l’attrazione morbosa per l’ombra), ma di un mese, anzi di anni-luce da trascorrere, a questo punto, al buio. Questi signori vogliono che ce ne facciamo una ragione; ma hanno sbagliato indirizzo: noi non permetteremo che il nostro Centro Polivalente continui a sopravvivere come i pathrefondici (talpe), all’oscuro di tutto.

Certo è che non si sa più a che santo votarsi (o votare): certamente non all’antipolitica che si annida da un pezzo a palazzo Orsini, a partire dal sindaco Montagna (che sembra non abbia mai proferito verbo sull’annoso tema), passando per l’assessore ai capolavori pubblici, ing. Coccioli, esperto nel campo (santo), non scordandosi degli altri portatori sani di promesse della maggioranza, e senza tralasciare i compagni di merendine della finta opposizione.

Questa antipolitica nohan-galatinese che non è più di sinistra (forse non lo è mai stata), né di destra, ma soltanto ego-centrica, capace unicamente di fare proclami e promesse della serie “tutto è risolto”, “la cabina elettrica è in cantiere”, “a breve vedremo la luce” (propaganda da Istituto Luce, appunto) meriterebbe una sanzione proporzionale al danno cagionato alle casse pubbliche (1.300.000 euro, una spesuccia) e all’ordine economico-sociale. E quindi credo che soltanto il linciaggio potrebbe essere una pena equa in quanto castigo che nella fase esecutiva postula il pieno coinvolgimento del popolo (sempre che il popolo non continui a dormire, beota, sprofondato sui suoi Divani & Divani).

Signori, la promessa è finita. Non andate in pace.

Antonio Mellone

 
Di Antonio Mellone (del 27/07/2018 @ 20:31:40, in Fetta di Mellone, linkato 2030 volte)

Finalmente, come ogni outing che si rispetti, ho trovato il coraggio di confessarlo al mondo intero: ebbene, quando ero piccolo, i miei coltivavano il tabacco e io con loro.

Sapete, l’infanzia è come certe pietanze che pensi tu abbia digerito ma quando meno te l’aspetti tornano su.

In genere si dice che la puerizia sia il periodo più bello della nostra vita. Sì, va bene, io ne ho avuto una sostanzialmente tranquilla, due ottimi genitori, e la tragedia non è mai andata al di là di uno scappellotto altrimenti detto mappina.

Ebbene, io credo che non esista età più disperata, terribile e disgraziata di quella in cui la tua occupazione principale è quella di provare a diventare un uomo: qualsiasi cosa tu faccia spontaneamente non è mai quella giusta, e devi dipendere di continuo dal giudizio, dalle prescrizioni e dagli orari degli altri (anche se questi altri ti amano alla follia).

Se poi a questa infanzia, già di per sé drammatica, tu ci aggiungi pure il tabacco capite il livello di crudeltà.

Insomma, odiavo con tutto il cuore la coltura fumogena del tabacco: che non rientrava punto nei miei orizzonti lavorativi, non dico come impiego ma nemmeno come ripiego.

Meno male che allora non esisteva il Telefono Azzurro, altrimenti ne avrei intasato le linee con le mie continue richieste di aiuto. Certo, non avrei nemmeno saputo come fare visto che non possedevo né un telefonino portatile (che era ancora in mente dei), e nemmeno quello fisso di casa, che arrivò intra-moenia qualche decennio più tardi. Per farvi comprendere il contesto, e visto che siamo in tema di Outing, aggiungo che in quel periodo avevo pure una zita di Bolzano, una ragazza bellissima conosciuta al mare. Ci scrivevamo lunghe lettere. Eh sì, altri tempi. Tempi d’attesa, dico. Sicché il postino non fece in tempo a recapitarmi l’ultima lettera in cui la mia adorata asseriva di amarmi alla follia, che la medesima era già bellamente convolata a nozze. Oltretutto felici.

Ma cerchiamo di ritornare sui filari ché le divagazioni potrebbero portarci fuori dai semenzai.  

La coltivazione di codesto maledetto tabacco aveva inizio in pieno inverno, durante il mese di febbraio. Si iniziava con le ruddhre (i semenzai, appunto), che spesso erano ricoperte da un telo onde evitare che le gelate potessero colpirne le piantine. Io, fra tutti gli dei dell’Olimpo, pregavo con particolare zelo il loro capo Zeus affinché su quelle ruddhre scagliasse il suo fulmine: che da noi si chiamava sajetta.

Le ruddhre dovevano essere annaffiate, curate e ripulite dalle fastidiose erbette. È inutile aggiungere che io tifavo e tifo tuttora per ogni tipo di erba, inclusa la gramigna, che qualche stolto – non avendo ancora capito il concetto di biodiversità – continua a chiamare erbacce (e che per il timore della povera sputacchina vorrebbe diserbare non so più con quali portentosi veleni chimici).

Tra aprile e maggio, quando le piantine (la chiantìma) erano pronte si procedeva al loro reimpianto negli interminabili (in lunghezza) e infiniti (in larghezza) filari di tabaccare.  

Le varietà coltivate erano i tabacchi orientali: Erzegovina, Perustitza e Xanti Yaca. Vi risparmio le differenze tra le tre qualità di tabacco che conosco meglio di ogni perito in scienze agrarie con specialistica nel settore.

Nei giorni successivi bisognava procedere a innaffiare la piantagione e ovviamente a sarchiarla spaccandosi la schiena. Di questo però si occupava quel sant’uomo di mio padre: io ne ero dispensato per via della scuola (ubi maior). Verso la metà del mese di giugno, appena subito dopo la festa del Taumaturgo di Padova, in piene vacanze nohane, iniziava la mia specialissima campagna di Russia, con la differenza delle temperature e con il parallelo di un solo caduto sul campo di battaglia: il sottoscritto.

Vi confido che dunque disdegnavo il 13 giugno, giorno del mio onomastico, foriero della mia incipiente estate calda, triste e infausta. Tanto che mi venivano automaticamente i lucciconi agli occhi allorché, tra gli applausi dei parenti, ero chiamato al taglio della torta di Sant’Antonio. Ma non erano mica lacrime di commozione quelle, bensì di dolore vivo per quello che m’aspettava nei giorni a seguire e fino al tanto sospirato mese di settembre.  

Dopo la solennità di questo Santo dispensatore di miracoli (agli altri, mica al sottoscritto), iniziavano le danze. Da lì a poco venivo ridotto in schiavitù da questa mala pianta importata dall’America. E voi non immaginate quante volte ho inveito contro quel rompicoglioni di Cristoforo Colombo, che aveva osato, per giunta per isbaglio, di scoprire il Nuovo Mondo e dunque il tabacco, rovinandomi così le mie estati salentine.

[continua]

Antonio Mellone

 
Di Redazione (del 16/11/2018 @ 20:31:15, in Comunicato Stampa, linkato 945 volte)

Tutto facile per la Showy Boys Galatina che nel campionato provinciale under 18 conquista una netta vittoria per 3-0 contro la Libertas Lequile. La gara, disputata nella palestra dell’Istituto Comprensivo Polo 2 di Noha e valida per la terza giornata del torneo giovanile, ha visto i ragazzi di mister Nuzzo condurre sempre il gioco e con il team ospite incapace di mettere in campo una qualsiasi reazione. I parziali della gara sono eloquenti: 25-11, 25-4, 25-11. La Showy Boys ha fatto della battuta la sua arma migliore. I ricettori del Lequile, infatti, hanno dovuto subire più punti diretti e nelle poche situazioni di attacco che si sono presentate il muro galatinese ha opposto un’ottima resistenza. Nel corso dell’incontro, il tecnico Gianluca Nuzzo ha avuto modo di mettere in campo tutti i suoi atleti e testare preparazione e nuovi schemi. Nel prossimo match in calendario, lunedì 19 novembre, la compagine bianco-verde farà visita al Leverano (fischio d’inizio alle ore 20.30 al palasport comunale di via 2 giugno).

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Showy Boys Galatina – Libertas Lequile 3-0 (25-11, 25-4, 25-11)

Durata: 47 minuti (15’, 17’, 15’)

Showy Boys Galatina: 2 Martina, 6 Spedicato, 7 Donno, 8 Carachino, 12 De Pascalis, 13 Schiattino, 14 Corvino, 16 Parlati, 22 Salvio, 32 Urso, 3 Petracca (L1), 99 Stifani (L1). All.: Nuzzo

Libertas Lequile: 3 Caputo, 5 rizzonato, 6 Lazoi, 16 Cofano, 21 Pescarelli, 23 Caputo, 31 De Leo, 33 Masciullo, 69 Liaci, 77 Sozzo, 11 Carriero (L1), 4 Quarta (L2), . All.: Margiotta

Arbitro: Quarta

www.showyboys.com

 
Di Redazione (del 26/10/2020 @ 20:26:00, in NoiAmbiente, linkato 1332 volte)

Quando ci abbassiamo e mettiamo le mani in mezzo alle sterpaglie per strappare dalla terra il “vizio” di qualche incivile, ci chiediamo con quale diritto questi abbia deciso quanta terra debba essere sacrificata per le proprie perversioni.

Certo, non c’è risposta che sostenga alibi, non c’è alibi. Oggi, 25 ottobre 2020, sulla SP371, scortati da due auto della polizia provinciale, eravamo di nuovo gli stessi: padri, madri e tanti ragazzi, per fortuna anche loro.

Si perché per fare questo lavoro di volontariato non basta avere “stomaco”, ma certe volte ci vogliono anche muscoli per tirare su copertoni e pezzi di camion o altri materiali pesanti gettati così, come se fossero bottiglie vuote.

E così, mentre ti si sbriciola nelle mani l’ennesima bottiglia di plastica, oramai allo stato massimo di cristallizzazione, quasi ti viene voglia di piangere per l’impotenza che provi. E passi oltre lasciandoti dietro, con amarezza, un altro campo oltraggiato da un’incomprensibile ignoranza, figlia di questa pseudo civiltà.

L’immagine che ci resta impressa, non sono solo i copertoni, non è la colata di catrame puro che ha invaso il canale di raccolta delle acque e ha imprigionato inesorabilmente ogni rifiuto, non sono i cento o i duecento sacchi di rifiuti strappati alla vegetazione che nonostante tutto cerca di riprendersi il suo spazio, non è nemmeno il volto triste di Edoardo, un ragazzo di 16 anni che spinge la carriola carica di bottiglie vuote, a lasciarci di stucco è lo spettacolo che si para all’orizzonte: nastri infiniti d’asfalto e ferraglia di confine di queste pleonastiche strade, ci resta impressa l’immagine dei pannelli fotovoltaici a sinistra e dei campi di ulivi secchi a destra e sullo sfondo, dominante come il grande Golia biblico, l’impatto ambientale palese, che non lascia dubbi.

Fino a quando nasconderemo la vergogna pensando che sia sempre colpa degli altri, ci ritroveremo a stringere nelle mani un futuro sbriciolato in mille pezzi.

 

Il Direttivo

 
Di Redazione (del 05/09/2023 @ 20:12:31, in Necrologi, linkato 2240 volte)

Tonia era un peperino: piccoletta, spiritosa, la battuta sempre pronta, il saluto spontaneo e cordiale. E generosa: sapeva tirarti su anche quando aveva la testa piena di pensieri. 

Fu lettrice attenta de L'Osservatore Nohano (che, prima fra tutti, ritirava direttamente dalla sede della redazione, vale a dire la bottega d'arte della Paola rizzo, sua nipote), e partecipe delle iniziative sociali e culturali di Noha.it. 

Ci ha lasciati troppo presto, non aveva che 71 anni, e ci mancherà tanto. 

Ci stringiamo affettuosamente intorno al marito, Giuseppe Contaldo, ai figli, Federica, Chiara e Carmine, e a tutti gli altri parenti e amici. 

Noha.it

 
Di Antonio Mellone (del 03/07/2024 @ 20:11:58, in Fetta di Mellone, linkato 723 volte)

Michele Scalese è un ragazzo nohano, vabbè un neo-trentenne, molto coraggioso. E non tanto per certe sue plateali dichiarazioni che avrebbe potuto tranquillamente tenere per sé ma che invece ha ritenuto opportuno rendere pubbliche (si chiama maieutica ed è un’arte), dichiarazioni oltretutto rivoluzionarie entrate ormai nelle pagine più belle della Storia di Noha, sicché finalmente questa frazione di mondo non è più da considerarsi un Jurassic Park; e nemmeno per la denuncia del vile episodio di qualche settimana fa compiuto ai danni della sede del Partito (di cui Michele è segretario politico) da parte del balordo di turno affetto evidentemente da omofobia con numerosi sintomi di ergofobia e l’aggravante dell’epistemofobia, dico di turbe psichiatrico-compulsive che, a richiesta, il nostro Michele potrebbe curare benissimo in una manciata di sedute (visto il suo lavoro di psicologo e psicoterapeuta); coraggioso, dunque, non solo per quanto precede, ma perché gli è venuto il ghiribizzo di invitare il sottoscritto a un convegno organizzato nella storica sezione downtown-Noha dei democratici sul tema dell’AutoTomia Differenziata (scusate, ma non riesco proprio a sostituire la seconda t con la n, ché “autotomia”, vale a dire la capacità di alcuni animali di auto-mutilarsi, rende meglio l’idea alla base di codesta iattura chiamata legge, approvata con atti di bullismo politico in piena notte dalla maggioranza legaiol-destronza in vena di scambio di favori: “Tu approvi  l’Autotomia a me, io poi ratifico il Premierato a te e insieme distruggiamo quel che resta della magistratura”).

Dicevo del coraggio di Michele di convocare perfino me, così inviso a quasi tutti i partiti dell’arco costituzionale e a buona parte dei gruppi extraparlamentari, per aver servito loro nel corso del tempo più di un piatto di penna all’arrabbiata, con spruzzata di inchiostro niente affatto simpatico. E fosse soltanto questo: è che, mannaggia, nel corso della mia “carriera” ho portato avanti un sacco di battaglie afferenti la Pòlis - perdendole (quasi) tutte. Sì certo ho stravinto quelle in tribunale, ma non si tratta di battaglie, bensì di corsi di recupero in diritto e buona creanza impartiti a qualche caricatura della politica locale in commercio d’amorosi sensi con le intimidazioni a mezzo querele penose più che penali.

Devo dirla tutta: Michele non ha coinvolto soltanto me, ma anche un bel po’ di belle persone con storie, sensibilità ed estrazioni le più disparate, costituite in Unità Differenziata, pronte a dialogare sull’argomento di cui sopra.

Sarebbe bello che la novella agorà si aprisse ad altre questioni di impellente attualità come la pace (ancor oggi lemma-tabù in certi ambientini), l’escalation militare verso la guerra nucleare, i genocidi ai danni di popolazioni inermi con il silenzio assenso delle “democrazie” occidentali, la libertà condizionata di stampa, la nostra terra ridotta a un hub di rifiuti, cemento, veleni, campi di fotovoltaico e pale eoliche, e, ultimo ma non meno importante, i diritti civili da non slegare mai dai sociali. Dibattiti per molti, s’intende, non per tutti: i camerati nostalgici di saluti romani, per esempio, quelli degli inni e canti sciolti al loro duce con tanto di urlo finale “Presente!”, o peggio mi sento “Sieg Heil!”, potrebbero non esserne punto interessati, attesa la prematura scomparsa dal monitor di ogni segnale di relativa attività cerebrale.

Non so da chi abbia preso Michele, magari da nonna Saia (quando parla di lei mi fa piangere), perché lu vagnone oltre che coraggioso è anche capace di sopportazione e ascolto: una volta per istrada, eravamo in via Trisciolo, gli attaccai un bottone di dieci interminabili minuti sul concetto di lotta orizzontale tra servi, precari, sfruttati, vinti, ultimi e penultimi (in sintesi plastica i capponi di Renzo Tramaglino), che purtroppo in quest’era post-ideologica sembra aver preso il posto dell’antica lotta verticale, quella contro l’oppressore, il neoliberismo illiberale, le angherie più insostenibili, il mercato deregolamentato, l’ingiustizia promossa a sistema, e i padroni del pensiero: “Non esistono poteri buoni”, chiosai, citando De André. Mi rispose con un “grazie”, e non fu per svignarsela.

Chiudo qua. Non vorrei che, dopo aver letto queste righe, Michele Scalese mi convocasse per cantarmene quattro: ché il ragazzo, per chi ancora non lo sapesse, è anche un ottimo tenore, oltre che un eccellente organista.

Che invidia.

Antonio Mellone

 

È stato pubblicato sul sito del Comune di Galatina l’Avviso Pubblico indirizzato alle famiglie che intendono iscrivere i propri figli presso un Centro Estivo a scelta tra quelli che confluiranno nell’elenco comunale, usufruendo di un’agevolazione che sarà riconosciuta al soggetto gestore nella misura di:

€ 80,00 settimanali (per minori da 3 a 5 anni)

€ 60,00 settimanali (per minori da 6 a 11 anni)

€ 50,00 settimanali (per minori da 12 a 17 anni),

fino ad un massimo di € 480,00 a bambino, per l’intero periodo di frequenza del Centro.

Le famiglie possono presentare domanda mediante la compilazione e sottoscrizione del modulo, allegato all’Avviso Pubblico, con la copia del documento di identità in corso di validità, entro le ore 12:00 del 26 luglio 2021, con invio all’indirizzoprotocollo@cert.comune.galatina.le.it, indicando all’oggetto “Domanda Centri Estivi 2021”.

Le domande saranno ammesse con riserva e perfezionate al momento dell’abbinamento del minore al posto – utente del Centro estivo prescelto dal nucleo familiare, in seguito alla pubblicazione dell’elenco comunale dei soggetti gestori aderenti all’iniziativa.

La procedura sarà svolta con valutazione a sportello, tenendo conto della data di arrivo della domanda, fino ad esaurimento dei fondi disponibili.

Per l’accesso al Servizio sarà necessario dichiarare:

  • la residenza nel Comune di Galatina del nucleo familiare;
  • la presenza nella famiglia di bambini/e in età compresa tra 3 e 17 anni;
  • il possesso di ISEE del nucleo familiare, in corso di validità, non superiore a € 15.000,00

Le risorse finanziarie messe a disposizione sono importanti e potranno soddisfare le richieste delle famiglie. Vi sollecito, quindi, a presentare la richiesta di partecipazione dei vostri figli ai Centri inseriti nell’Elenco Comunale.

Per ulteriori informazioni: Ufficiopiano@ambitozonagalatina.it - 0836/569476 Segretariato sociale 0836/561550, 0836/528295.

https://www.comune.galatina.le.it/documenti/notizie/centri_estivi_2021/Avviso_pubblico_per_le_famiglie.pdf

www.comune.galatina.le.it/vivere-il-comune/attivita/notizie/item/servizio-politiche-sociali-sport-politiche-giovanili-3

Antonio Palumbo

 
Di P. Francesco D’Acquarica (del 13/02/2018 @ 20:08:28, in La chiesa di Noha e i Vescovi di Nardò, linkato 1741 volte)

Così, portati a spasso nel tempo da P. Francesco D’Acquarica, lasciamo il XV per affacciarci agli albori del XVI secolo. Conosceremo tre vescovi di Nardò, Ludovico Giustino o De Justinis, Gabriele Setario e Antonio De Caris, ma non ancora il nome dei reverendissimi arcipreti di Noha.

La redazione

 

LUDOVICO GIUSTINO o DE JUSTINIS (1412 ? - 1492)

Vescovo di Nardò dal 1484 al 1492

Dal 1484 al 1492 il Pontefice fu:

            Innocenzo VIII (1432-1492)            Papa dal 1484 al 1492

            Arciprete di Noha

            Don Giovanni (? - ?)                        Parroco dal 1445 al 1485 circa.

 

            Ludovico Giustino o De Justinis era nato nel 1412 a Città di Castello in Umbria da una famiglia nobile e ricca. Fin da fanciullo fu avviato dai genitori all’acquisto delle virtù cristiane, e a Roma studiò le lettere e le altre scienze.

            Scelse la via ecclesiale e, ordinato sacerdote, fu annoverato tra i cappellani pontifici da Sisto IV, papa dal 1471 al 1484, al quale stava molto a cuore la famiglia De Justinis. Resasi vacante la sede vescovile di Nardò, lo stesso Sisto IV nominò Ludovico alla cattedra di Nardò, dove rimase per otto anni, 11 mesi e alcuni giorni fino al 1491.

 

Relazione con la chiesa di Noha

            Nel 1485 Mons. De Justinis intraprese la visita pastorale e ne curò gli atti (vale a dire le dettagliate relazioni). Di essa però a noi è pervenuta solo una piccola parte, unita in un sol volume con gli atti della visita del Vescovo precedente, Ludovico De Pennis. E’ molto frammentaria e confusa e, per l’inevitabile logorio del tempo, in cattivo stato di conservazione, sicché risulta molto difficile trarre sicure notizie storiche.

            Nell’“elenco degli abati arcipreti (traduco il testo del documento che è in latino) e degli altri della città di Nardò e della Diocesi che sono tenuti a comparire davanti al reverendo signor Vescovo della città presenti nella stessa città nella festa di S. Maria della metà agosto di ogni anno per presentare l’obbedienza allo stesso signor Vescovo e dare l’incenso e altri diritti della chiesa Madre di Nardò …” c’è anche   “l’Arciprete di Nohe con tutto il suo clero”.

            Veniamo così a sapere che nel 1485 l’Arciprete di Noha con tutto il clero doveva prestare obbedienza al Vescovo, donare l’incenso, e osservare altre prescrizioni che riguardavano la Chiesa Madre di Nardò in occasione della festa dell’Assunta,. Stesse incombenze avevano gli arcipreti di Aradeo, di Taviano, di Parabita, di Matino, di Racale ecc.  Non sappiamo il nome dell’arciprete e degli altri sacerdoti del clero della chiesa di Noha, ma una chiesa con “l’arciprete e con tutto il clero” vuol dire che è una chiesa viva, vegeta e molto attiva. Credo che i sacerdoti, compreso l’arciprete, siano ancora tutti quelli annotati nella relazione della visita del 1452. 

            Ludovico De Justinis morì logorato dagli anni, dal lavoro e specialmente dalle sofferenze. Fu un uomo di vita santa e virtuosa, munifico verso i bisognosi, resse la diocesi neritina con lo zelo e la saggezza del buon  pastore.

 

 

GABRIELE SETARIO (? +1514)

(Vescovo di Nardò dal 1491 al 1507)

Dal 1491 al 1507 i Papi furono:

            Innocenzo VIII (1432-1492)                   Papa dal 1484 al 1492

            Alessandro VI (1431-1503)                    Papa dal 1492 al 1503

            Giulio II (1443-1513)                              Papa dal 1503 al 1513

           

            L’arciprete di Noha di cui non si conosce il nome svolse il ministero pastorale dal 1490 circa al 1514 circa.

 

            Gabriele Setario nacque a Napoli verso la metà del sec. XV. Fin da piccolo attese agli studi con molta diligenza. Il 12 dicembre 1491 fu nominato Vescovo di Nardò da Innocenzo VIII, papa dal 1484 al 1492. Prese possesso della diocesi il 13 febbraio 1492 e i primi atti della sua giurisdizione, che si riscontrano in archivio, sono del mese di settembre dello stesso anno.

            Per i meriti dei suoi antenati e per le sue qualità di mente e di cuore, Gabriele Setario fu molto stimato dai re di Napoli: Ferdinando I, Alfonso II, Ferdinando II e Federico D’Aragona. Fu a Napoli, insieme agli altri Vescovi del regno, quando Alfonso II divenne re e ivi fu presente alle nozze del medesimo re, celebrate dal legato pontificio con straordinaria solennità, il 2 maggio 1498.

            Nel 1498 riparò una parte del palazzo vescovile danneggiato da precedenti terremoti. A perenne ricordo fu posto sulla facciata lo stemma gentilizio del Setario con la data 1498.

 

Relazione con la chiesa di Noha

 

            Verso il mese di settembre 1500, iniziò la visita pastorale della diocesi, ed ebbe come convisitatori Giosuè De Sambasilio (Sambiasi), arcidiacono e vicario generale, Francesco Bellante, Gabriele De Nestore, Giacomo Teotino, canonici, ed il notaio Colella Cristofarello. Di tale visita a noi sono pervenute poche e frammentarie notizie, raccolte in un sol volume con quelle dei predecessori. Il volume è in cattivo stato di conservazione.

            Nella relazione della visita, datata al 23 settembre 1500, si riporta l’elenco degli arcipreti della diocesi di Nardò, e tra questi c’è anche l’arciprete di Noha, ma neanche in questo caso viene riportato il nome. Tutti costoro sono tenuti a offrire al Vescovo “un tumulo di frumento: da lo archipreyte et clero de Nohe  frumenti tumulo uno”, così è scritto nel documento. Da lo archipreyte et clero de Nohe, ma non ci sono stati tramandati i nomi.

            Nell’elenco del manoscritto originale le parole: Galatone, Forcignano, Seclì, Aradeo, Noha, Parabita, Matino, Taviano, Racale, Alliste, Felline, Casarano, sono tutte sottolineate.

            Un’altra curiosità che troviamo nei documenti di questa visita, dove si descrivono i confini delle proprietà delle chiese della diocesi di Nardò,  in uno si specifica “vicino alle case de mastro Cesare de Noha”… senza altre indicazioni.

 

            Il Vescovo Gabriele fu molto caritatevole verso i bisognosi e dotò la cattedrale di vari oggetti preziosi e paramenti sacri. Fu tenuto in grande considerazione dai dotti del suo tempo, tra i quali il De Ferraris, che gli volle dedicare alcuni suoi componimenti come il De mortalis vitae incertitudine ac brevitate ad Gabrielem Setarium Neritonorum Pontificem (Incertezza e brevità della vita mortale a Gabriele Setario, vescovo dei neretini).

            Nel 1505, Giulio II, papa dal 1503 al 1513, lo nominò amministratore apostolico della diocesi di Capaccio (oggi: Vallo di Lucania).

            Il 26 ottobre 1507, dallo stesso Giulio II, fu traslato alla diocesi di Avellino. Resse questa diocesi per oltre 7 anni, lodato da tutti come pio, dotto e misericordioso.

            Morì ad Avellino nel 1514.

 

ANTONIO DE CARIS (1440 - 1517)

(Vescovo di Nardò dal 1507 al 1517)

 

Dal 1507 al1517 i Papi furono:

            Giulio II (1443-1513)                      Papa dal 1503 al 1513

            Leone X (1475-1521)                       Papa dal 1513 al 1521

            Arciprete di Noha

            Sconosciuto il nome,                      parroco dal 1514 al 1544 circa.

 

            Antonio De Caris era nato a Bari nel 1440 da una nobile famiglia. Da giovane studiò con profitto lettere e le altre discipline. Completò gli studi a Napoli e optò per la via ecclesiastica.

            Fu assai caro al re di Napoli Ferdinando I (1423-1494), sicché ordinato Sacerdote, fu nominato primo cappellano reale e inviato in Ungheria, quale delegato plenipotenziario presso il re Mattia, marito di Beatrice, figlia di Ferdinando I.

            Ritornato dall’Ungheria, fu nominato Vescovo di Castellaneta. Verso il 1492 fu trasferito alla diocesi di Avellino, che governò per circa quindici anni. Nel 1507 il Papa Giulio II nominò Antonio De Caris, vescovo di Nardò, mentre il predecessore, Mons. Setario veniva traslato da Nardò ad Avellino.

 

Relazione con la chiesa di Noha

 

            Per mancanza di documenti s’ignorano quasi del tutto le opere compiute e gli avvenimenti accaduti durante l’episcopato di questo Vescovo, perciò anche di Noha non si trova nulla.

            Antonio De Caris fu assai virtuoso e dotto e di grande cordialità con gli intellettuali del suo tempo. Contemporaneamente vigilò sulla diffusione della dottrina e non mancò di riprendere quelli che scrissero espressioni poco corrette, specialmente se si trattava della sua diocesi, come accadde al De Ferraris, che aveva scritto con poco rispetto, di religione, di Pontefici e uomini di provata virtù, nel dialogo L’Eremita ed in qualche altro opuscolo.

(Antonio De Ferrariis, detto il Galateo (Galatone, 1444 –Lecce, 12 novembre 1517), è stato  un accademico e medico italiano).

            In seguito però il De Ferraris cercò di riguadagnare il favore e la stima del Vescovo, riproponendo, con composizioni più sensate, quanto poco correttamente aveva scritto in precedenza. Compose anzi un elegantissimo carme saffico in lode di S. Cesarea V. e M. che volutamente dedicò ad Antonio De Caris, inviandoglielo insieme con una lettera molto rispettosa.

            Nel suo ministero pastorale, Mons. De Caris fu coadiuvato da Luigi Sambiasi, tesoriere della cattedrale, nobile neritino, assai stimato per la prudenza, la perizia nel diritto e la profonda pietà. Durante l’episcopato di questo Vescovo, e propriamente nel 1509, per l’ultima volta si fa menzione di monaci, che, insigniti di benefici ecclesiastici, prestavano servizio nella cattedrale insieme con i canonici ed il clero. 

            De Caris morì a Nardò, all’età di 77 anni, nel 1517 e fu sepolto nella sagrestia della Cattedrale.

 

N.B. le immagini a corredo di questi scritti sono tratte dall’archivio personale dell’autore e dal volume di Mario Mennonna, “Nardò e Gallipoli – Storia delle

[Continua]

P. Francesco D’Acquarica       

 

N.B. Le immagini a corredo di questi scritti sono tratte alcune dall’archivio personale dell’Autore, altre dal volume di Mario Mennonna, “Nardò e Gallipoli – Storia delle diocesi in oltre seicento anni (1387 – 2013) – a cura di Mario Mennonna e Cosimo rizzo, Congedo Editore, Galatina, 2014.

 
Di P. Francesco D’Acquarica (del 28/02/2018 @ 20:06:32, in La chiesa di Noha e i Vescovi di Nardò, linkato 1667 volte)

Con la storia del Vescovo Salvio, dell’ordine regolare dei domenicani, solchiamo la soglia del 1600. Nella chiesa (così come avviene in ogni organizzazione) solo con un capo colto e zelante, oltre che motivato e buono, si riesce ad ottenere un certo ordine e un indirizzo più chiaro e condiviso.

La redazione 

Ambrogio Salvio, domenicano (1491 – 1577)

Dal 26 agosto 1569 al 9 febbraio 1577

Dal 1569 al 1577 i Papi furono:

          Pio V (1504-1572 - santo)     Papa dal 1566 al 1572

          Gregorio XIII (1502-1585)     Papa dal 1572 al 1585     

  

          Arciprete di Noha:

         Don Salvatore Colafilippi (1550-1600), parroco  dal 1570 al 1600 circa.

                                  

         Finalmente la Diocesi di Nardò cominciò a risalire la china del periodo più triste della sua storia.

         Ambrogio Salvio nacque a Bagnolo (oggi Bagnolo Irpino) in provincia di Avellino nel 1491. Fu educato molto cristianamente. Di indole buona e pia, fin da ragazzo abbandonò il mondo e si rinchiuse nel convento dei Domenicani* di Bagnolo, dove attese per molti anni alla sua formazione spirituale, morale ed intellettuale con molto profitto.

         Appena i suoi superiori constatarono le capacità intellettuali del giovane Fra’ Ambrogio Salvio, pensarono che fosse opportuno inviarlo a Bologna per completare con gli studi superiori la sua ben avviata formazione culturale. Dopo pochi anni vi conseguì, con lode e con gran soddisfazione, la laurea di Dottore in Teologia.

         Mentre studiava a Bologna conobbe il domenicano Padre Michele Ghislieri, futuro Papa e Santo, S. Pio V, con il quale ebbe molte relazioni mai interrotte, neppure quando i due furono lontani.

 

 * L'Ordine dei frati predicatori (Ordo fratrum praedicatorum) è un istituto religioso maschile: i frati di questo ordine mendicante, detti comunemente domenicani, pospongono al loro nome la sigla O.P.

L'ordine sorse agli inizi del XIII secolo ad opera dello spagnolo San Domenico con il fine di lottare contro la diffusione del catarismo, la più importante eresia medievale. Domenico e i suoi compagni  contrastarono le dottrine eretiche sia attraverso la predicazione che con l'esempio di una severa ascesi personale, vivendo in povertà e mendicità.

Poiché per confutare le dottrine eterodosse era necessario che i predicatori, oltre a essere esemplarmente poveri, avessero anche una solida preparazione culturale, i conventi domenicani divennero importanti centri di studi teologici e biblici. Appartennero all'ordine alcuni dei più importanti teologi medievali, come Tommaso d'Aquino e Alberto Magno. La forma di vita di Domenico e dei suoi compagni venne approvata solennemente da papa Onorio III con le bolle del 22 dicembre 1216 e del 21 gennaio 1217.

 

            Il Ghislieri, divenuto Pontefice nel 1566, in molte occasioni si valse dell’opera del Salvio. Fu questo Papa che lo nominò Vescovo, gli concesse non pochi privilegi e l’avrebbe ancora elevato in dignità ed onori, se la morte non gliene avesse tolta la possibilità.

            Conseguita la Laurea, il Salvio fu inviato a Napoli come lettore di Teologia nel Monastero di S. Domenico. Di lì a pochi anni, crescendo la sua fama, fu nominato maestro degli studi alla Minerva di Roma, distinguendosi per dottrina, ingegno, zelo, modestia e umiltà.

            Pare che sia stato lui l’inventore del tabernacolo per la custodia della SS. Eucaristia.

            Nel 1559 fu eletto provinciale del suo ordine. Nel 1566 per arginare la corruzione e gli abusi che dilagavano tra i fedeli, Pio V inviò in tutta l’Italia vari predicatori apostolici. Fra essi c’era anche fra Ambrogio Salvio. Inculcò assai la devozione e la recita del Rosario della Vergine, eresse moltissime confraternite del Rosario ed ottenne per esse dal Pontefice indulgenze e privilegi. Il 26 agosto 1569 fu nominato Vescovo di Nardò da S. Pio V.

           

Il Salvio avrebbe preferito l’esonero da così arduo compito sia per l’età già avanzata, aveva ormai 78 anni, sia per le molte fatiche sopportate nei precedenti ministeri. Il Pontefice praticamente lo obbligò ad accettare, dispensandolo perfino dal pagare le bolle, ordinando che gli fossero spedite gratuitamente e gli procurò anche del denaro per affrontare le prime spese. Ambrogio Salvio accettò per obbedienza il ministero episcopale e venne a reggere la diocesi. Suo primo intento fu quello di conservare in tutto il vigore e nell’antico splendore i grandi privilegi di cui trovò insignita questa diocesi, di ristabilire la disciplina ecclesiastica, gravemente decaduta, e di sollevare i costumi e la moralità dei fedeli da troppo tempo corrotti. Si adoperò soprattutto di provvedere le parrocchie di ottimi parroci, che attendessero con premura e alacrità alla cura delle anime e con decoro alla dignità ecclesiastica.

            Speciale zelo adoperò per riformare, correggere e migliorare i costumi sia del clero sia del popolo. Infatti, come altrove, così in questa diocesi, come abbiamo già accennato più sopra, vi erano in quel tempo grande corruzione, vizi ed abusi da far spavento, nel clero, nei religiosi e tra le religiose.

Ambrogio Salvio s’impegnò per la riforma, con l’esempio e con la parola, precedendo tutti, mostrando la vera strada da seguire ed additando la norma di una vita veramente cristiana. Prendeva parte immancabilmente al coro, insieme con i suoi canonici, ogni giorno festivo teneva al popolo la sua fervida predica, biasimando fortemente i vizi, spianando la via alla riforma, amministrando personalmente in chiesa i sacramenti ai fedeli e si tratteneva per alcune ore della mattina nel confessionale, dando a tutti la possibilità di confessarsi e chiedere consiglio. Attese all’insegnamento della dottrina cristiana, non solo nelle chiese, ma anche nelle strade, nelle piazze, nelle case e nelle botteghe, ai fanciulli, ai ragazzi, agli adulti. Spesso usciva per la città, agitando un campanello, per radunare i fanciulli in chiesa e poi istruirli nelle verità della fede.

            Dopo aver gettato le basi di una completa riforma morale con l’esempio e la parola, nel 1570 intraprese la visita pastorale della diocesi, che condusse minuziosa, laboriosa e rigeneratrice per più anni, senza badare a disagi e a sacrifici, nonostante la sua grave età. Lasciò ovunque ordini rigorosi per la fedele osservanza della legge divina e delle costituzioni ecclesiastiche. Di tale visita si conserva tuttora una breve relazione, ma in molti punti è illeggibile, perchè logorata dal tempo e dell’umidità.

Grande dolore provò quando scorse che, in qualche luogo, alcuni eretici venivano dai paesi vicini, seminando false dottrine ed eresie contro i sacramenti, in particolare contro la SS.ma Eucaristia. Non si concesse riposo, ma con la parola, l’autorità e, quando fu necessario, con minacce e pene, tanto lottò che in breve tempo ogni traccia di errore scomparve e la fede cristiana, integra ed inalterata, rifiorì in ogni luogo della diocesi.

Fu lui che introdusse a Nardò l’esposizione del SS. mo Sacramento in forma di “Quarantore”, durante il tempo del carnevale, a turno fra le varie chiese

Relazione con la chiesa di Noha

            Pur non avendo trovato documenti specifici che abbiano riferimento diretto con la chiesa di Noha, si può ragionevolmente pensare che con un papa domenicano (S. Pio V) e un Vescovo di Nardò domenicano anche lui, alla chiesa di Noha sia arrivato il loro influsso. Infatti con molta probabilità dobbiamo considerare di questo periodo l’origine della confraternita della Madonna del Rosario a Noha. E’ risaputo che a Noha fino a tutto il XIX secolo c’erano tre confraternite: quella del Rosario, quella del Santissimo Sacramento e quella della Madonna delle Grazie. Oggi non ce n’è più nessuna.

            Anche la devozione delle Quarantore risale all’interesse del Vescovo Salvio come pure la devozione a San Vincenzo Ferreri domenicano. Nella chiesa “Piccinna” vi era una grande pala d’altare della Madonna delle Grazie con ai lati San Vincenzo Ferreri e San Vito.

            Sicuramente nella visita pastorale del 1570 l’arciprete di Noha accolse il Vescovo informandolo della situazione pastorale.

            Alla fine del 1576, il Salvio, ormai giunto agli 85 anni, stanco per le fatiche e le sofferenze, sentendo prossima la fine, affidò al capitolo della cattedrale di Nardò una congrua somma di denaro per una Messa da celebrare ogni anno nell’anniversario della sua morte e si ritirò in Napoli nel convento di S. Tommaso d’Aquino. Ivi vivendo nel raccoglimento, nella preghiera e nella contemplazione di Dio, serenamente e santamente si spense il sabato 9 febbraio 1577. La salma rimase esposta per qualche tempo nella chiesa di S. Tommaso e fu ivi sepolta.

            Nel 1604, il nipote Antonio Salvio vi pose una lapide sepolcrale, recante l’effigie di Ambrogio Salvio in abiti pontificali, con le braccia incrociate sul davanti, sotto le quali stava il pastorale un po’ inclinato e l’iscrizione in latino che qui riporto tradotta in italiano:

A Fra Ambrogio Salvio

Vescovo di Nardò

Fedelissimo osservante dell’Ordine dei Predicatori

Insigne per dottrina e per costumi

Perché l’oblio non abbia a cancellare

Il ricordo della pietà della morte

e della nobiltà di famiglia

accanto alla tomba del diletto zio paterno

il nipote Antonio Salvio

del Re Filippo II

familiare e commensale

pose nell’anno 1604.

 

[continua]         

P. Francesco D’Acquarica

 

Nei mesi di giugno, luglio, settembre e ottobre i volontari del Servizio Civile Universale del progetto “Monitor 6017” del Comune di Galatina avvieranno un’iniziativa ambientale sui rifiuti e sulla loro corretta gestione. Tale iniziativa verrà svolta attraverso la “comunicazione a caldo”, ovvero mediante comunicazione diretta alle utenze tramite contatti “porta a porta”.

La comunicazione ambientale permetterà, in questo modo, di costruire le basi per una corretta gestione dei rifiuti e tutela del territorio, raggiungendo diversi livelli sociali e culturali e favorendo il cambiamento di cattive abitudini ormai consolidate.

A partire dal 19 giugno, nei mesi di giugno e luglio, nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì, dalle ore 9.30 alle ore 11.30, i volontari svolgeranno l’attività di comunicazione sui rifiuti e sulla loro gestione nelle frazioni di Noha, Collemeto e S. Barbara.

L’attività di “comunicazione a caldo” sarà sospesa nel mese di agosto, per poi riprendere nei mesi di settembre ed ottobre, sul territorio di Galatina, previa comunicazione.

I volontari daranno il via anche ad una campagna di monitoraggio e controllo dei rifiuti su tutto il territorio comunale di Galatina e frazioni, che prevede di perfezionare la conoscenza del territorio attraverso l’aggiornamento dei siti interessati dal fenomeno dell’abbandono dei rifiuti.

I volontari procederanno ad una caratterizzazione del rifiuto attraverso sopralluoghi in loco, allo scopo di risalire all’eventuale categoria di soggetto produttore.

La presente azione fornirà una serie di dati utili all’amministrazione comunale, poiché consentirà di rendere nota la situazione locale, nonché di svolgere azioni finalizzate alla bonifica.

Con lo scopo di coinvolgere attivamente la cittadinanza, è di seguito indicato l’indirizzo mail per le segnalazioni dei siti di abbandono dei rifiuti sul territorio comunale, complete, se possibile, di foto e di una breve descrizione del rifiuto. Il contributo di tutti è fondamentale per la buona riuscita dell’attività di monitoraggio.

INDIrizzo SEGNALAZIONI: comunedigalatinascn@gmail.com.

I volontari del Progetto "Monitor 6017"

 
Di Redazione (del 09/10/2019 @ 20:01:43, in Comunicato Stampa, linkato 5754 volte)

Il viso è il riflesso dell’anima. Ogni viso ha una storia, parla, rappresenta il mondo dimenticato dell’anima e dello spirito che in esso si riflette. ll workshop ha come finalità quella di favorire e migliorare lo sviluppo di capacità artistiche e abilità tecniche per realizzare il ritratto di un volto umano.

Ognuno dei partecipanti sarà in grado di:

- Squadrare il foglio ed eseguire una corretta inquadratura del Ritratto da realizzare;

- Effettuare con maggiore sicurezza nel tratto il disegno, evidenziandone i contorni con una linea continua e semplice;

- Eseguire con manualità tecnica il chiaroscuro, conoscendone le differenti gradazioni di tono, in relazione a luce ed ombra.

- Utilizzare il “Metodo della Quadrettatura”

- Realizzare la copia di un ritratto con la tecnica del chiaroscuro a matita.

 

Alla fine del Workshop è prevista una mostra finale con gli elaborati dei partecipanti presso il Circolo Arci Levèra.

 

Il workshop sarà strutturato in 8 incontri da 2 ore ciascuno e avrà inizio il 14 OTTOBRE dalle ore 18.00 alle ore 19.00 con un numero minimo di 5 iscrizioni.

 

Il corso è aperto a tutte e a tutti e non sono richieste precedenti esperienze artistiche, né attitudini particolari. E' rivolto persone dai 15 anni in su. Non è richiesta alcuna competenza tecnica specifica.

MATERIALE utile a carico dei partecipanti:

- Album Fabriano 4 Ruvido 33x48 cm

- Matite morbide numero 0B , 2B, 4B, 6B (matita staedtler o matita lyra artdesign)

- Gomma pane

- Gomma matita

- 2 squadrette da disegno geometrico

- 1 riga lunga per disegno geometrico

- Tempera matita in acciaio

- FOTOGRAFIA IN BIANCO E NERO del ritratto che si intende realizzare

 

info e iscrizioni: levera.arci@gmail.com | 3894250571

 

Paola rizzo - Pittrice affermata, con piu di 20 anni di esperienza.

Laureata nel 1997 presso l’Accademia delle belle Arti di Lecce con una tesi in anatomia artistica sul Volto, aspetto fisico e psicologico.

Nature morte, vedute marine, paesaggi bucolici, soggetti religiosi, scene di vita quotidiana, ritratti di volti umani o fantastici, sono stati i soggetti della sua prima produzione artistica.

Subito dopo gli studi accademici ha incontrato un soggetto che è diventato la costante della sua opera: l’ulivo. L’ulivo è l’albero che per eccellenza rappresenta l’ambiente, la natura della nostra terra, quella salentina. Sembra esserci ormai una dipendenza, quasi ancestrale, tra lei e quest’albero considerato “sacro” dai nostri avi, alla stessa stregua di un nume tutelare del luogo. La tecnica che predilige nella rappresentazione dell’ulivo è quella dell’olio su tela. Amante dei dettagli, ha sperimentato anche altre tecniche. Cosicchè la produzione artistica relativa agli ulivi si avvale oltre che di grandi tele, anche di una serie di grafiche eseguite con la tecnica della china su carta ed alcune con la tecnica del chiaroscuro a matita.

Parallelamente entrano a far parte del suo mondo l’amore per la fotografia e la musica, quest’ultima diviene fonte di ispirazione primaria. Ama dipingere e disegnare con la musica. Non come colonna sonora, che pure non manca mai nel suo studio d'arte, ma come moto dell'anima-artista. La musica, collante per artisti la porta a frequentare gli ambienti musicali conoscendo alcuni tra i suoi musicisti preferiti. Così, scatto dopo scatto ferma le loro espressioni e la loro anima attraverso la fotografia. Anima impressa nei tratti decisi del suo tratto a matita e polvere di grafite. Nasce “Grafite è Musica” una mostra itinerante di ritratti di musicisti di fama nazionale ed internazionale, eseguiti con la tecnica del chiaroscuro a matita. Tra i ritratti quello di Caparezza, Terron Fabio, Roy Paci, Raffaele Casarano, Claudio Prima, Gaetano Carrozzo, Roshaun Bay-c Clark (T.O.K), Cesare Dell’Anna, Giancarlo Dell’Anna, Eneri, Carmine Tundo (La municipal), Ludovico Einaudi, Marco Ancona, Giuliano Sangiorgi (Negramaro), Luca Aquino, Uccio Aloisi, Greta Panettieri, Nandu Popu, Mannarino.

 
Di Redazione (del 06/06/2023 @ 19:53:49, in Comunicato Stampa, linkato 581 volte)

"La musica permette di esplorare ciò che non è visibile, permette di andare oltre l’orizzonte, oltre i confini, oltre le terre e il mare. Oltre.", dirigente Luisa Cascione.

“Un alunno Una Canzone Un’emozione”, il nome del concerto di fine anno dell’Istituto Comprensivo Polo 1 di Galatina/Collemeto, eseguito dall’Orchestra Giovanile Giovanni Pascoli è stato, di fatto, un inno alla bellezza.

La bellezza della musica, che da sempre accompagna i momenti più importanti della vita delle persone, ma anche e soprattutto, la bellezza degli studenti musicisti, che hanno avuto modo di esibirsi alla fine di un anno intenso nella cornice meravigliosa del teatro Cavallino Bianco col pubblico delle migliori occasioni, e alla bellezza della scuola, intesa non come luogo fisico bensì comunità educante che contribuisce alla formazione dei propri alunni, anche attraverso momenti come quello vissuto ieri sera.

L’orchestra, secondo la definizione del dizionario è "l’insieme degli strumentisti che collaborano a un’esecuzione musicale, riuniti in un preciso ordine per gruppi di strumenti e disposti a semicerchio sia per motivi di acustica, sia per osservare i gesti e per seguire le indicazioni del direttore d’orchestra".

L’orchestra giovanile Giovanni Pascoli è un’orchestra che segue la definizione ma che racchiude degli elementi di forza unici.

Il primo, il valore dei musicisti, gli studenti di prima, seconda e terza classe della scuola secondaria di primo grado, l’intero ciclo di studi della ex scuola media, che viene da loro vissuto abbinando allo studio tradizionale, anche lo studio dello strumento prescelto.

Il secondo, il ruolo del direttore d’orchestra, o per meglio dire nel nostro caso, i direttori d’orchestra, donne e uomini Musicisti ed Insegnanti, in grado di saper cogliere nel proprio allievo strumentista, non solo le capacità tecniche, ma che riescono a tirar fuori la parte più nascosta, facendola crescere giorno dopo giorno. Per questo va un grande plauso ai docenti Maria Rita Apollonio (pianoforte), Luisa Augusti (flauto), Graziano Caiuli (chitarra), Marinella Prontera (flauto) e Gianfranco Schirinzi (violino), coordinatore dell'indirizzo musicale.

Il terzo, non meno importante, è l’orchestra che rappresenta la scuola nella sua interezza, e la rappresenta attraverso la musica durante eventi scolastici e non.

Dall’unione di questi elementi è venuto fuori un allestimento sublime, dove a brani classici si sono succeduti brani moderni, alcuni legati alla cinematografia e al musical, passando per la tradizione popolare. I direttori d’orchestra si sono "passati la bacchetta" in un continuum musicale con un crescendo di emozioni che ha pervaso gli ascoltatori, preparati all’ascolto da tantissimi studenti presentatori che, con compostezza ed eleganza, annunciavano i brani.

Due momenti cantati, da Imagine di John Lennon, quell’inno pacifista che ha ancora una volta dato l’opportunità di ribadire la necessità di pace nel mondo al Lu rusciu de lu mare, tra l’altro già eseguita durante lo spettacolo teatrale della scorsa settimana, che ha fatto esplodere un teatro, sino a quel momento in composto silenzio , interrotto solo dopo ogni brano dagli applausi fragorosi.

Quel momento, di tradizione popolare, una canzone che rappresenta la salentinità, dove l’orchestra ha regalato un momento di spettacolo puro, tra musica, danza e ballo che hanno attraversato ogni spettatore.

Al termine dell’esibizione, la dirigente Luisa Cascione era davvero senza parole dopo aver assistito a “questa grande bellezza” come da lei stessa definita. La meraviglia, lo stupore e la certezza dei ragazzi che, attraverso la musica, chi in un modo chi in un altro, porteranno avanti il loro percorso di vita. Dimostrazione che la musica unisce ed include tutti, compresi vecchi allievi e musicisti esterni che si sono aggiunti per l’occasione all’allestimento del concerto, la cui forza è arrivata ad ogni spettatore presente.

Alla fine delle esibizioni un momento per dare un riconoscimento ai tre studenti classificatisi nelle prime posizioni nei giochi nazionali di matematica del Mediterraneo (Palermo) e della Bocconi (Milano), per dimostrare ancora una volta quanto la scuola tiene in considerazione ogni traguardo di ogni alunno.

Al termine dei saluti, compresi quelli del primo cittadino Fabio Vergine, che si è goduto lo spettacolo prima di pronunciare parole di elogio per la scuola, per i docenti e per l’orchestra, la sorpresa degli studenti di terza che hanno voluto salutare la scuola e i loro docenti, con una lettera ed un omaggio simbolico di un fiore, in un momento di emozione che è ancor più grande perché fatto sena dire nulla a nessuno, una sorpresa ben riuscita che ha aggiunto un po' più di bellezza a questo straordinario momento.

Si ringraziano gli sponsor che hanno contribuito alla realizzazione dello spettacolo:Terotecna light design, GDA Group, Ecom servizi ambientali, Pellegrino Vending, Guerrazzi infissi, Serafini automotive.

 Fiorella Mastria

 
Di Redazione (del 29/12/2020 @ 19:51:21, in Comunicato Stampa, linkato 923 volte)

La Tangenziale, che l’Amministrazione Provinciale sta realizzando a Ovest di Galatina, è un’unica arteria che dovrà collegare Via Vecchia Noha con Via Collemeto, superando alcuni passaggi a livello della Sud – Est. Per la sua realizzazione si sono superati e si dovranno superare altri ostacoli. Il primo tratto, quello che va da Via Noha a Via di Gallipoli, è stato realizzato alcuni anni fa, per il secondo , Via di Gallipoli – Via Roma,  si è dovuto attendere cinque anni.

Ebbene, pur essendo una strada unica (i due tratti sono divisi da una rotatoria in Via di Gallipoli), presenta aspetti diversi e contrastanti. In questi giorni, dopo l’ultimazione dell’asfalto e la segnaletica orizzontale, si è provveduto alla posa in opera di quella verticale, con i segnali di circolazione. Mentre per il primo tratto si è proceduto in modo corretto, per il nuovo si è deciso diversamente.

Lungo il percorso vi è anche un passaggio pedonale molto ampio (accanto alle illuminazione canonica dell’ENEL, verrà installata una più bassa, per fare luce, appunto, ai pedoni), dove sempre più numerosi, sono i galatinesi che fanno una semplice passeggiata, svolgono attività fisica,  camminata veloce o corsa, tanti i bambini che, accompagnati dai genitori, lo percorrono in bici o in macchinina. Non a caso è stata battezzata “La strada della salute”. I segnali installati, lo hanno fatto diventare un percorso ad ostacoli, essendo stati piazzati al centro del camminamento, persino quelli che potevano trovare posto ai lati.

Cosa intende fare la Provincia, proprietaria della strada, per rimediare allo scempio in atto? Lo farà  prima della posa in opera della pavimentazione? Consegnerà ai cittadini di Galatina una strada realizzata con tutti i criteri? Sono domande legittime che poniamo al Presidente, Stefano Minerva, confidando in un suo pronto intervento per assicurare una corretta realizzazione.

Sarebbe opportuno anche l’intervento dell’Amministrazione comunale di Galatina, in prima persona del sindaco Marcello Amante.

Alcune foro allegate documentano la situazione denunciata.

Galatina 28 dicembre 2020      

PARTITO DEMOCRATICO

CIRCOLO DI GALATINA

 

Catena Fiorello, torna a Galatina con Libreria Fiordilibro, Giovedì 28 febbraio ore 18,00 presso lo Chalet del Bar delle Rose per presentare il suo nuovo romanzo  Tutte le volte che ho pianto  per Giunti Editore. Catena Fiorello ama definirsi  “cuntastorie”  e cosi è, come poche sa raccontare storie, di vita e di donne straordinarie in cui nelle varie fasi della vita, ognuna si può riconoscere.

 Tutte le volte che ho pianto è un romanzo appassionato ed emozionante, sulla forza di ricominciare,  sulle seconde possibilità, per chi non ha mai smesso di credere nella vita e nell’amore nella sua accezione più ampia. La protagonista è Flora proprietaria di un bar a Messina. Nell'autunno tiepido di una Messina dalle spiagge ormai deserte, Flora corre ogni mattina sul bagnasciuga. Una disciplina che le dona calma, adesso che, a quasi quarant'anni, sta cercando di riprendere le redini della sua vita. Il matrimonio con Antonio è andato in frantumi, eppure Flora non riesce a dimenticarlo e vacilla ogni volta che lui torna a corteggiarla, alimentando le illusioni della figlia Bianca. Con un bar da gestire, una madre anziana che non ha mai superato la morte del marito e, soprattutto, la perdita della sorella maggiore Giovanna, la vita di Flora è già abbastanza complicata. Ma a scombinare ulteriormente le carte, un giorno arriva Leo, con la sua aria da James Dean e un passato che lo lega a quei luoghi. E con i suoi modi affascinanti, si insinua pericolosamente nei pensieri di Flora...

 Letture affidate a Maria Margherita Manco.

Catena Fiorello, autrice siciliana torna in libreria con il suo nuovo romanzo, Tutte le volte che ho pianto (Giunti). Dopo, Nati senza Camicia (Dalai),  Picciridda (suo esordio pubblicato nel 2006 da Baldini e Castoldi e ripubblicato da Giunti), da cui è stato tratto un film, Casca il mondo, casca la terra e Un padre è un padre (entrambi per rizzoli) e L’amore a due passi (Giunti), Un amore fra le stelle( Baldini e Castoldi).

Emilia Frassanito  

 
Di Redazione (del 23/01/2020 @ 19:45:34, in Comunicato Stampa, linkato 1229 volte)

Continuano i venerdi live a Levèra, questa volta con Emanuele Coluccia (pianoforte, fiati) e Claudio Prima (organetto, voce) per una serata all'insegna della musica raffinata e ricercata.
L'appuntamento è per venerdi 24 gennaio alle ore 21.30.

I due musicisti collaborano da circa 10 anni, nei quali hanno dato vita ad alcuni dei progetti più interessanti con base in Salento: Adria, BandAdriatica, Giovane Orchestra del Salento.
Veri e propri istrioni dello strumento, giocano con la musica portando al limite le possibilità interpretative e offrendo al pubblico uno spettacolo intenso e coinvolgente, tutto da ascoltare.

Durante la serata sarà possibile apprezzare la bravura di Paola rizzo con la bellezza del suo progetto "Grafite È Musica"

***Ingresso gratuito con tessera arci***

Flavia Luna De Matteis

Presidente Arci Levèra

via Bellini 24 - Noha (Galatina - LE)

tel. 3894250571

 
Di Redazione (del 03/06/2023 @ 19:41:17, in Comunicato Stampa, linkato 518 volte)

L’emozione era palpabile nel teatro man mano che si riempiva di genitori, parenti, docenti, compagni di classe, quelli che sono stati i protagonisti veri di un racconto che ognuno di noi ha letto e studiato a scuola, ma che lunedì 29 ha assunto una connotazione particolare visto il momento storico contrassegnato dalla guerra tra Russia e Ucraina. Dall’Iliade di Omero all’Iliade di Baricco per assistere ad una storia di guerra che, in realtà, non è altro che la ricerca della pace. E così il “Viaggio di uomini e donne nella storia della guerra” messo in scena dagli studenti dell’Istituto Comprensivo Polo 1 di Galatina / Collemeto è diventato più attuale che mai.
Tre narratori hanno preparato il pubblico a quanto è stato poi visto sul palco, spiegando il perché di una scelta come l’Iliade e sottolineando la forza di un poema che pur narrando l’orrore di una guerra, è alla ricerca costante di quella “bellezza” che solo la pace può dare.
Uno splendido teatro Cavallino Bianco è stato per un’ora e mezza pervaso dal “talento” delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria di I grado, delle classi quinte della scuola primaria e dai musicisti dell’indirizzo musicale dell’istituto; 80 giovani artisti capaci di regalare delle emozioni vere, grazie ad un grande lavoro di passione, studio e approfondimento sotto la regia dell’esperta di teatro, prof.ssa Costanza Luceri, che ha anche curato la stesura del testo teatrale.
Il lavoro per la realizzazione dello spettacolo ha visto il coinvolgimento dei docenti dell’Istituto comprensivo, sia della scuola secondaria (P. Benegiamo, C. Luceri, A. Mastrolia, G.Passione, A. Apollonio, L. Augusti, G. Caiuli, G. Schirinzi, F. De Vittorio) sia della scuola primaria (C. Mangia, C. Franco, M. Tresca).
Teatro, musica, arte fusi assieme in un'opera imponente, momento conclusivo del progetto Teatro, realizzato con i docenti della scuola che hanno messo la loro competenza e la loro passione a servizio di un’opera che non è semplicemente una rappresentazione, ma un percorso di crescita culturale e sociale anche fuori dall’aula scolastica, al fine di realizzare una scuola quale laboratorio di ricerca, creatività ed integrazione.
Moltissimi sarebbero i momenti da descrivere, per intensità interpretativa, per imponenza delle scene, per coinvolgimento della musica, ma degno di particolare nota l’interpretazione corale tra corpo di ballo, musicisti e attori ne “Lu rusciu de lu mare”, un diamante incastonato nella realizzazione scenica che ha rappresentato la metafora del morso della taranta vista come morso della guerra. Noi salentini sappiamo che da quel morso si può guarire attraverso il ballo della pizzica e la speranza che anche dalla guerra si possa guarire è l’obiettivo che si desidera fortemente raggiungere. Una scena intensa dove si è potuto quasi toccare l’emozione di una scena unica, scandita dai battiti dei tamburelli che hanno accompagnato la musica, la voce e la danza.
“Nella narrazione scenica dell’Iliade - annunciavano all’inizio dello spettacolo - abbiamo dato voce alle donne ed agli uomini per raccontare la storia dei vinti, la ragioni dei vincitori, la voce delle donne e il loro desiderio di pace. Abbiamo cercato di comunicare, in questi anni di guerra, per dirla con Baricco, la “memoria di un amore ostinato per la pace”.
Il coinvolgimento per quanto gli studenti hanno saputo trasmettere è ricordato nel ringraziamento finale della dirigente scolastica Luisa Cascione, che ha ringraziato tutti coloro che hanno dato una mano alla realizzazione dello spettacolo, ma soprattutto i giovani artisti, complimentandosi di cuore per le emozioni che hanno fatto vivere al pubblico e ricordando quanto sia importante nella vita appassionarsi di qualcosa, magari provando a lasciare da parte qualche volta lo smartphone e condividendo dei momenti importanti della propria formazione come il lavoro di mettere in scena un’opera d’arte corale!

Si ringraziano gli sponsor che hanno contribuito alla realizzazione dello spettacolo:
Terotecna light design, GDA Group, Ecom servizi ambientali, Pellegrino Vending, Guerrazzi infissi, Serafini automotive.

Fiorella Mastria

 

L’Istituto “Laporta/Falcone-Borsellino” di Galatina, con   il   Patrocinio   del   Comune   di   Galatina   e la collaborazione del Club per l’UNESCO di Galatina, ha organizzato per sabato 23 novembre 2019, ore

10.00 presso il Teatro Tartaro, un convegno sul tema: “SCUOLA e AGRICOLTURA” una cooperazione per lo sviluppo sostenibile del nostro territorio, per accendere un pubblico dibattito tra Regione, Enti locali, Scuola e Mondo agricolo.

In  un  contesto  di  crisi  epocale  della  principale  coltura  del  Salento,  di  urgenze  ambientali  e  di emergenze occupazionali, l’istituzione scolastica si propone di attivare un corso di studi ad indirizzo: Tecnico Agrario, Agroalimentare e Agroindustria con articolazione: Produzione e trasformazione.

Tali figure professionali saranno strategicamente orientate alla valorizzazione delle produzioni agricole del nostro territorio, mediante la loro trasformazione in prodotti ad elevato valore aggiunto, per innovazione di processo, tipicità e sostenibilità ambientale.

Il convegno intende avviare un percorso di condivisione con le istituzioni e le realtà agricole per promuovere  una  cooperazione  in  grado  di  perseguire  un  concreto  sviluppo  sostenibile  del  nostro territorio.

Interverranno: Michele Emiliano, Sebastiano Leo, Rosario Centonze, Santo Ingrosso e Carmine Caputo

Parteciperanno: Marcello Amante, Stefano Minerva, Vincenzo Melilli e Salvatore Coluccia.

Modererà i lavori: Andrea Valerini

Prof. Andrea Valerini

(Dirigente Scolastico dell’I.I.S.S. Laporta/Falcone –Borsellino)

 

Si è concluso la settimana scorsa il progetto di orientamento e coding “Da grande farò - Scienza e tecnologia: il tuo ponte sul futuro” rivolto a due classi seconde della scuola secondaria di I grado dell’I.C. Polo 1 di Galatina.

Uno sguardo decisamente rivolto al “futuro”, in un percorso che ha visto gli studenti delle due classi coinvolti in un processo di conoscenza ed approfondimento di tematiche che riguarderanno le scelte future per chi vorrà intraprendere alcune professioni che il mercato richiede con forza.

Prima di iniziare le attività, gli esperti di AFOL (Agenzia per la Formazione, l'Orientamento e il Lavoro), a dicembre scorso hanno curato la formazione dei docenti e la presentazione del programma didattico.

Successivamente, le ragazze ed i ragazzi delle classi II A e II D hanno avuto l’opportunità, dal mese di febbraio, di incontrare esperti dalle aziende tra le più rappresentative nel panorama internazionale.

Il primo incontro, in presenza, ha visto gli studenti confrontarsi con l’ing. Monica Rita Indennitate dell’azienda Oracle, che ha approfondito il tema del lavoro e delle professioni del futuro.

Nel secondo incontro nel mese di marzo ci si è confrontati con il coding, la II A il 13 marzo con Paolo Gioia dell’azienda Siemens e la II D il 19 marzo con Luisa rizzo di Accenture.

Terzo e ultimo incontro il 19 maggio scorso, un webinar tenuto dai referenti di GiGroup, nel quale gli studenti e le studentesse coinvolti, hanno avuto modo di scoprire il ricco e vario panorama delle scuole superiori e i possibili sbocchi lavorativi. Nel corso dell’incontro i ragazzi hanno utilizzato la piattaforma Mentimeter, che ha consentito una interazione in tempo reale con i relatori.

Si tratta di un progetto di volontariato aziendale realizzato grazie a un partenariato di imprese e enti attraverso la partecipazione volontaria dei propri dipendenti. I partner progettuali sono @Accentureitalia, Afol, Anitec-Assinform, Assolombarda, BT, Gi Group, Junior Achievement - Young Enterprise Italy ETS, Oracle e Siemens.

«Da Grande Farò - sottolinea la prof.ssa Federica Lezzi, referente del progetto con il supporto dell’animatore digitale Andrea Coccioli - ha offerto l’opportunità ai ragazzi di orientarsi nei vari percorsi di studio, soprattutto nelle discipline STEM. In merito a queste ultime, il percorso è nato anche per sensibilizzare sulle opportunità offerte ai ragazzi ed alle ragazze, fornendo il maggior numero di informazioni sugli scenari digitali e le ultimissime tecnologie».

Fiorella Mastria 

 
Di Redazione (del 27/05/2023 @ 19:36:15, in Comunicato Stampa, linkato 594 volte)

Ritengo opportuno e doveroso rispondere alle dichiarazioni rese dal Sindaco, nei confronti dei componenti delle minoranza, in occasione dell'ultima riunione della “Commissione speciale temporanea per la tutela della salute dei cittadini e la salvaguardia dell'ospedale Santa Caterina Novella”, svoltasi il 25 maggio u.s.

La contrarietà di tutti i componenti della minoranza consiliare, la mia in particolare, alla istituzione di detta Commissione,  è stata palesata fin dal primo consiglio comunale di questa amministrazione, sottolineando il fatto che la stessa fosse frutto di un chiaro accordo politico-elettorale stretto nel turno di ballottaggio con la coalizione che sosteneva la candidatura a Sindaco del Dott. Antonio Antonaci e che pertanto fosse da considerarsi, non una perdita di tempo così come affermato dallo stesso, ma una vera e propria cambiale politica.

 Resto convinto del fatto che ogni iniziativa nell’interesse comune, che sia la sanità, è legittima, ma l’ho detto in Consiglio Comunale e ne sono tutt’ora convinto, che questa non può rappresentare l’unica azione politica dell’amministrazione, che ha nel Sindaco Vergine il massimo responsabile della sanità comunale.

 La mia impressione, è che si sia creato uno dei classici carrozzoni politici di facciata che non giungono mai a conclusioni concrete, ma resto ancora in attesa di essere smentito dai fatti.

Mi chiedo inoltre, come mai il Sindaco si preoccupi di sottolineare all'opinione pubblica l'assenza dei componenti della minoranza e non si sia invece preoccupato di invitare i propri consiglieri,  dichiaratisi tutti entusiasti di detta commissione e convinti della bontà della stessa, a partecipare alla seduta del 25 maggio u.s., per poter garantire quantomeno il numero legale per lo svolgimento dei lavori della stessa.

Si ricorda infatti che  la delibera n°56  di C.C. del 18/08/2022 relativa alla “Commissione speciale temporanea per la tutela della salute dei cittadini e la salvaguardia dell'ospedale Santa Caterina Novella di Galatina-Costituzione ed approvazione regole di funzionamento”, approvata con il voto favorevole della maggioranza tutta e del Presidente, prevede che “La commissione, in quanto avente natura consultiva, referente, di studio e di indirizzo, opera validamente con la presenza di almeno la metà dei suoi componenti.”

Di tutto stupore appare pertanto che, riscontrata l'assenza del numero legale, alla presenza anche del Sindaco, si sia proceduto allo svolgimento della stessa, giustificandolo con il fatto che per audizioni non fosse necessario il numero legale dei partecipanti. Si ricorda che, il paragrafo 5 della delibera n°56 del 18/08/2022 recita...”Le audizioni possono essere effettuate anche senza la presenza di tutti i componenti, al fine di non rallentare i lavori, verbalizzandone sinteticamente i contenti”, cosa ben diversa dalla necessità di avere il numero legale per lo svolgimento della commissione.

Pertanto, se proprio qualche riflessione fosse necessaria, bisognerebbe farla al proprio interno (per la serie “Perchè guardi la pagliuzza che è nell'occhio di tuo fratello, mentre non scorgi la trave che è nell'occhio tuo?”), senza cercare sempre di screditare il lavoro delle forze di minoranza.

Consigliere comunale  “Forza Civica”

Emanuele Mariano

 
Di Redazione (del 15/01/2021 @ 19:35:51, in Comunicato Stampa, linkato 829 volte)

Giorni fa, l’Assessore ai Lavori Pubblici, Loredana Tundo, ha affidato alla stampa e ai social una sua riflessione sui lavori attivati nel nostro territorio (L’espianto di tutti gli alberi decennali di pino, in Viale Don Bosco.), quelli che verranno avviati e quelli monitorati per la loro progettazione futura.

Il Circolo del Partito Democratico è convinto che Galatina ha bisogno di una messa a nuovo: l’amministrazione Amante, in circa quattro anni, ha prodotto poco o nulla (la pandemia non può essere una scusante), fatta eccezione per il completamento dovuto delle opere programmate e finanziate dalle precedenti amministrazioni di centrosinistra. Si prenda una ad esempio: per il secondo tratto della Tangenziale Ovest (che collega Via Galatone – Via Roma), si sono attesi cinque anni, per l’inerzia dell’esecutivo di Palazzo Orsini, e grazie alle costanti sollecitazioni del Circolo PD, la Provincia ha superato tutti gli intoppi burocratici, affidando i lavori per il completamento del manto stradale e la posa in opera

della segnaletica orizzontale e verticale. Per renderlo fruibile alla mobilità occorre realizzare la pavimentazione dei passaggi pedonali e l’ elettrificazione. Anche queste vanno inserite tra le opere monitorate.

Così come sarebbe importante includere le zone periferiche e le strade poderali. Le prime, sempre più spesso, presentano buche e i marciapiedi sono coperti da erbe infestanti, con zone non edificate abbandonate e invase da sacchetti di plastica e rifiuti vari. Le seconde, le strade comunali, in più punti sono diventate discariche a cielo aperto, con l’abbandono, sempre più frequente, di materiali di ogni tipo, anche onduline eternit e coperture di amianto.

E’ il caso della strada vicinale Via Vecchia Galatone, una diramazione di Via Roma, superato l’Ospedale Santa Caterina Novella. I rifiuti abbandonati ai margini aumentano di giorno in giorno. Sempre lungo questa strada, a circa un kilometro, vi è una grave situazione di pericolo: un tratto di linea elettrica con alcuni pali pendenti o inclinati (Non sappiamo se ancora attiva, può farlo l’Amministrazione interpellando l’ENEL, anche se ci proponiamo di chiederlo pure noi.), e l’improvvisa caduta potrebbe causare qualche grave incidente, con danni materiali e fisici per i tanti che la  percorrono tutti i giorni, per recarsi nella propria abitazione o per lavori in campagna. Occorre, con urgenza, richiamare l’ENEL per la messa in sicurezza, e, sempre se la linea è funzionante, sistemando o meglio sostituendo i vecchi pali, ormai inservibili. Gli interventi devono essere preventivi, non inseguiti dopo i danni. (Alleghiamo alcune foto).

Infine. E’ di questi giorni la notizia che la Giunta Regionale ha erogato a favore della nostra città un finanziamento di 41.000 euro per il risanamento delle periferie. Questa somme vanno spese subito e bene. Sino ad oggi, l’amministrazione comunale ha dimostrato di non saper né spendere né di farne buon uso. Una domanda: dov’è finito il progetto, finanziato sempre dalla Regione, per la rimozione dell’amianto?

E’ lodevole pensare in grande, ma è onorevole intervenire anche nelle piccole cose.        

PARTITO DEMOCRATICO

CIRCOLO DI GALATINA

 
Di Antonio Mellone (del 25/02/2021 @ 19:34:12, in NohaBlog, linkato 1070 volte)

Certi gesti, lo confesso, li faccio per tornaconto personale, diciamo pure per mero egoismo. Questo, per esempio, ritratto nelle immagini gentilmente inviatemi da un amico (nossignore, non è il vaccino, bensì un prelievo di sangue), mi consente di allungare la vita. Ma mica quella degli altri: la mia.   

Ebbene sì, uso sbracciarmi perfino fuori stagione, e mi chiamano addirittura Donatore. Lo sono, ammetto, per tirare avanti, vagabondare senza dazi, arraffare tempo, e chissà che non anche conquistare in sodalizio scampoli di eternità.

Tu autorizzi il medico a introdurre un ago nel tuo braccio, in compenso hai il permesso di ficcare il naso nei fatti di chi poi ti darà un alveo in cui scorrere. No, non sei un imbucato, ma un invitato a gocce nelle storie altrui. Sei dentro una trasfusione, una lotta continua, un ultimo sforzo per sopperire a un deficit. Certo, non vi conoscerete mai di persona, né nome, né indirizzo, né censo, ma nulla vieta a te e ai tuoi ospiti di immaginarvi seduti insieme a tavola, in platea a teatro, in riva al mare a far due chiacchiere, a parlare di libri magari ancora da leggere.

Sicché Dono non è sottrazione, ma moltiplicazione, forse elevazione a potenza, e grammatica che non contempla patrizi sulle spalle di plebei: ognuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i propri bisogni.  

Una sacca riempita diviene ponte levatoio, valico, passaggio segreto per torri e castelli in terra: è assicurazione sulla tua biografia, invece che su quella di chi scarterà il presente.   

Ed è per questo supplemento di vita da ricevere più che dare che ogni tanto io e i miei amici ci rimbocchiamo le maniche, congratulandoci per la fiducia.

Da anni, per buona ventura, si fidano di noi. Quindi si Fidas di Noha.

Antonio Mellone

 
Di Redazione (del 28/11/2018 @ 19:31:07, in Comunicato Stampa, linkato 1087 volte)

Anticipa il Natale la squadra del presidente Santoro, si veste di buonismo con una prestazione altalenante e alla fine recita il mea culpa lasciando due punti ai casertani.

Non comincia bene il prepartita nel PalaPanico: lo scirocco bagna il parquet, lo rende scivoloso e solo a pochi minuti dall’inizio della gara i giudici dichiarano l’impraticabilità. Titubanti nella decisione, come se il maestrale fosse alle porte e spazzasse da un momento all’altro il vento da sud est, lo saranno anche durante la gara con decisioni intempestive(1 e 3 set), più frutto di proteste della navigata panchina campana che di oggettivi riscontri.

Il campo di riserva che accoglie le due squadre è nella vicina Cutrofiano , grazie alla disponibilità del presidente del CUORE DI MAMMA CUTROFIANO, dottor Roberto Mengoli, che attiva l’organizzazione per l’ospitalità.

Il minuto di silenzio prima della gara, con lo scambio di palloncini rossi tra i giocatori e il nastro rosso sul petto dei tecnici, è il tributo che pubblico ed atleti rendono alla memoria dell’arbitro nazionale Federica De Luca e di suo figlio Andrea , vittime di una furia omicida, che deve scuotere le coscienze di tutta la società civile .

Ora la gara.

Le due squadre si studiano, non ci sono affondi risolutivi che portino a dei break point importanti. Punto a punto si alternano al comando (9-8, 9-11) , ma il Marcianise è molto più incisivo al servizio e la ricezione dei padroni di casa balbetta.

Lotito mette giù un potente servizio con un ace, Zonno di seconda intenzione porta in vantaggio i suoi, ma i rifornimenti per Musardo non arrivano. Il punteggio di 21-20 e 23-23 tiene il set in bilico : brucia un set point Efficienza Energia e capitan Flaminio con una diagonale potente porta i suoi sul 24 pari e va a servire.

La ricezione di Pierri  è perfetta : gli avversari sono in P3 con attacco a due , e si pensa che sarà chiamato a concludere Durante che ha di fronte Saccone e il più basso Menna in posto due. Invece l’apertura è per Buracci dalla seconda linea che, trovando il muro di Montò e Saccone già composto per la diagonale, tira un lungo linea di poco fuori.

Mister Stomeo consuma il suo secondo time out e sulla battuta di Flamini il primo tempo per Musardo viene murato da Saccone che porta a casa per 26-24 il primo set. 

Seconda frazione ancora in affanno per i blucelesti di Stomeo con un break di +4 per Marcianise che imperversa con Flaminio e Saccone. Lotito carica i suoi, Buracci comincia a carburare, Musardo mette giù due muri imponenti e si va sul 18 pari con un allungo fino al 21-18. Breve ritorno di fiamma di Montò, poi l’opposto galatinese chiude il set ristabilendo la parità.

Nel terzo set l’avvio è perentorio per gli avanti di Efficienza Energia: Durante è più prolifico ed apre un vantaggio di +4 che obbliga mister Calabrese a spendere il suo primo time out. Rinvengono gli ospiti,(7-7) anche per “merito” di una coppia arbitrale più scissa ed autonoma che mai. Alcuni palloni toccati dal muro avversario vengono giudicati non tali, la panchina protesta e il cartellino rosso sventolato all’indirizzo di Bray penalizza di un punto i padroni di casa. Il susseguirsi dei punteggi (11-11,16-15 ) non alimenta speranze certe per nessuna delle due contendenti ,poi l’allungo di Marcianise con un +3 costringe mister Stomeo a chiamare il time out. L’ingresso di Calò da respiro a Zonno: ne giova Buracci che predilige palle più spinte, ma Montò da posto quattro è incontenibile. Il 21-22 lo fissa Buracci con un bel diagonale, poi Iaccarino lascia il posto a De Lorentis che  serve  con efficacia, consentendo al muro ben tre ricostruzioni con Buracci  e Durante che subisce la murata per il 21-23. Il servizio insidiosissimo di Pecoraro penalizza la ricezione di Lotito e per De Luca è facile mettere a segno il 24 punto.

Dopo il secondo time out del tecnico di casa , Buracci chiude il  punto 22 dalla seconda linea, con un mani e fuori su Saccone mandando Musardo al turno di battuta.

Capitan Flaminio riceve, chiede ed ottiene la distribuzione e con un colpo lungo linea tagliato  scavalca Calò che tentava un muro d’argine. Ancora Marcianise in vantaggio per due set ad uno.

La quarta frazione è ancora all’insegna dell’equilibrio nonostante un buon avvio di capitan Buracci e soci (6-4,7-7-12-10), con i primi punti di Lotito e Buracci da posto quattro. Durante e Musardo  sono attivi, rispondono Saccone e Montò dalla parte opposta  e sul 14-11 c’è il time out del Marcianise che porta ad un break di + 4 per il 15-15.

Un sussulto di Efficienza Energia annulla i due punti di vantaggio che De Luca e Flaminio avevano conquistato(18-20) ed opera a sua volta un salto triplo per il 21 a 20. La parità la ristabilisce un primo tempo di Saccone poi l’allungo finale: per due volte il muro di Musardo e Zonno blocca Flaminio, poi una pipe deliziosa di Lotito deposita il pallonetto in posto 1.

Musardo giganteggia a muro e conclude di forza, il muro a tre su Flaminio costringe all’errore il capitano campano e Iaccarino mura Montò.

Poi la battuta sbagliata di Marotta, il doppio attacco di Buracci e la bordata finale di Lotito decretano il tie break.

Incrementa subito il punteggio (6-4) Efficienza Energia con un ace di Lotito, un primo tempo di Musardo e un diagonale di Buracci. Il cambio di campo (8-4) lascia ben sperare ma un doppio recupero avvicina il Marcianise al 12-10 per poi passare in vantaggio (12-13) con Menna che di prima intenzione schiaccia un’infelice alzata in bagher di De Lorentis  per Lotito, fuori dalla portata del laterale galatinese.

Ultimo time out per Stomeo: poi un’invasione di Pecoraro in murata su Iaccarino viene valutata dal primo arbitro a favore del Marcianise che sfrutta l’ultimo time out dopo il punto numero 13 messo a segno dai locali.

La tensione nervosa in campo è alta tanto quanto la posta in palio : la ricezione di Montò invita Menna a servire il suo capitano Flaminio che tira alto sulle mani del muro di Buracci e Iaccarino senza possibilità alcuna di recupero.

La squadra di Stomeo, nonostante abbia battagliato per cinque set, lascia sul campo dei punti e soprattutto un interrogativo legato alla debole leadership di questo gruppo.

TABELLINO

EFFICIENZA ENERGIA GALATINA-VOLLEY MARCIANISE   2-3

 (24-26 ,25-22,22-25,25-21,23-15)

MARCIANISE:

Esposito,Saccone,Rucco,DeLuca,Faenza,Flaminio,Montò,Marotta,Marrone,Menna,Musone,Capasso,Pecoraro,Schioppa

All. Calabrese

EFFICIENZA ENERGIA GALATINA

Apollonio,Musardo,Iaccarino,Durante,Bray,Rossetti,Calò,Pierri,Persichino,DeLorentis, Lotito, Zonno, Petrosino, Buracci

All. Stomeo

 

Piero de lorentis

Area Comunicazione

Efficienza Energia

 
Di Redazione (del 16/11/2020 @ 19:29:07, in Comunicato Stampa, linkato 889 volte)

Il report “Eduscopio” 2020-2021 premia, ancora una volta, l’offerta formativa dell’I.I.S.S. “Laporta/Falcone-Borsellino” di Galatina.

Studiare a Galatina presso la nostra scuola, infatti, si rivela un’ottima scelta per tutti i ragazzi che puntano ad un rapido inserimento nel mondo del lavoro.

A certificarlo è proprio l’indagine condotta dalla Fondazione “Agnelli” di Torino, che ha assegnato il primo posto in Provincia di Lecce, per numero di occupati a due anni dal Diploma, al nostro storico settore “Industria e artigianato” - indirizzo “Manutenzione e assistenza tecnica”, addirittura per il terzo anno consecutivo.

Ottimi risultati anche per il settore “Tecnologico” - indirizzo “Informatica e telecomunicazioni”, che guadagna un prestigioso secondo posto, confermandosi un valido punto di riferimento per la formazione sul territorio salentino.

Forte di questi importanti riconoscimenti, il nostro Istituto prosegue sulla strada dell’innovazione metodologica, soprattutto potenziando la didattica laboratoriale e professionalizzante, anche con l’obiettivo di rispondere efficacemente alle richieste provenienti dal mercato del lavoro.

Le classifiche ufficiali.

 

I.I.S.S. "Laporta/Falcone-Borsellino" - Galatina

 
Di Redazione (del 07/04/2016 @ 19:29:05, in Comunicato Stampa, linkato 2306 volte)

Maria Irene rizzo è una studentessa salentina nata a Noha.

Frequenta l'ultimo anno di farmacia presso l'Università degli Studi La Sapienza  di Roma. Diplomata al Conservatorio Tito Schipa di Lecce sotto la guida del maestro Luigi Fracasso, ha continuato gli studi presso il conservatorio Santa Cecilia Roma laureandosi con il massimo dei voti cum laude. Si è, poi, perfezionata presso l'Accademia Internazionale F. Chopin di Varsavia.

Ha vinto vari concorsi nazionali e internazionali.

Ora continua a studiare pianoforte e a tenere concerti. Il suo desiderio è continuare  gli studi musicali usufruendo di una borsa di studio messa in palio da Eurocentres che le permetterebbe di perfezionarsi a San Diego in California.

Per aiutarla a  vincere la borsa di studio bisogna votare, cliccando su mi piace, questo indirzzo youtube dal titolo "A new way of dream": http://youtu.be/kk_Qxk50xyY

Rita Colazzo

 
Di Redazione (del 30/08/2020 @ 19:26:11, in NoiAmbiente, linkato 1705 volte)

Gentilissimo Assessore Loredana Tundo,

entriamo nello specifico senza perderci nei lunghi meandri del degrado che regna da decenni dentro e fuori Noha. Ci rivolgiamo all'Assessore ai lavori pubblici e all'urbanistica, ruolo che il Sindaco, come egli stesso ha dichiarato in varie occasioni pubbliche, ha voluto riservare ad una persona di NOHA.

Non poteva certo fare scelta migliore.
Lasciamo per ora da parte la storia di quei benedetti Beni Culturali di Noha, che, come molti in questo periodo, sembra siano andati in ferie, nonostante in passato, e per secoli, non abbiano mai fatto un turno di riposo, dando lustro, identità e peculiarità alla nostra comunità nohana, o per meglio dire di Noe, Noje o Nove, come si usava scrivere su tutte le  carte fino agli inizi del secolo scorso.

Sono trascorsi 50 anni da quando P. Francesco D'Acquarica, pubblicò il primo libro sulla storia di Noha sbatacchiandoci sotto il naso la nostra civiltà, l’arte e quindi la storia e le storie: delle tre torri, delle tombe messapiche e dei loro menhir, del castello con case di corte e casiceddhre annesse, del frantoio ipogeo, delle chiese, dei cimiteri sottostanti le chiese stesse e dei palazzi, della torre dell’orologio, della trozza, delle masserie, eccetera.

Ma la nostra, forse, è una storia di periferia e a quanto pare non degna di attenzione da parte delle amministrazioni galatinesi.

Con questa lettera aperta, intendiamo invece evidenziare il senso di disagio, per dire la verità il senso rasenta la vergogna, e la vergogna ha a che fare con la bellezza, in quanto è determinata dalla percezione della violazione delle norme (cfr. Gianrico, Carofiglio, La manomissione delle parole, rizzoli, Milano, 2010, pag. 65), dicevamo quindi, il senso di disagio che si prova quando si entra o si  esce da Noha percorrendo via Aradeo. Non è che venendo da Galatina o da Collepasso (gli altri due ingressi principali) la cosa sia meno imbarazzante, ma se non altro non hanno l'onore di aprire l'accesso verso il nostro camposanto.

Ecco. Andare al camposanto è un po' come dire: " meglio chiudere gli occhi per non vedere".

Correva l'anno 1951, e magari testimoni ancora viventi lo possono confermare, la via Aradeo era ancora da asfaltare e finalmente, dopo ben 25 anni di progetti, verifiche e carte per costruire il camposanto, il progetto venne realizzato e con esso il sontuoso viale di eucalipti che ha donato ossigeno e dignità per quasi settant’anni sia a chi andava via da Noha, sia a chi vi entrava.

Lo diciamo da anni che quel tratto di strada è in uno stato indecoroso sia dal punto di vista dell’immagine che della sicurezza. La risposta alle nostre richieste è sempre stata la stessa: le idee non mancano.

Finalmente, dopo ormai quattro anni di resistente e intenso lavoro di questa amministrazione, per uscire dal tunnel del “grande debito” comunale, si sentono annunci di progetti che valgono addirittura milioni di euro e che quindi, grazie all’impegno di tutto l’organico amministrativo,  pare debbano scivolare su Galatina, e noi speriamo un po' anche su Noha, magari cominciando a salvare questa ultima sporca dozzina di eroi che hanno visto e aiutato a crescere almeno tre generazioni. In fondo la pista pedonale, seppur striminzita, è già tracciata, e i primi 5 metri ci sono già, si tratta solo di completare gli ultimi 495.

Ci chiediamo come abbiano potuto fare i nostri genitori e nonni nel 1951, dopo appena sei anni dalla fine della seconda guerra mondiale, tempi di sacrifici, di miseria e di emigrazione, come abbiano potuto realizzare un’opera così grande, il Camposanto ed un viale lungo circa 700 metri di maestosi eucaliptus, e oggi, che invece strombazziamo ricchezza e benessere a destra e manca, siamo soltanto capaci di creare deserti.

In conclusione chiediamo:

  • Che venga portata a termine la pista pedonale su via Aradeo;
  • Che siano salvati gli eroi esistenti e piantati quelli distrutti per costruire il nulla;
  • Che vengano ripristinati i viali alberati di via Castello e via Collepasso;
  • Che sia realizzata una pista ciclopedonale su via Dalla Chiesa;
  • Che vengano messi dei dissuasori per limitare la velocità degli autoveicoli su via Aradeo, via Collepasso e via Dalla Chiesa.

 

Gli alberi sono la salvezza della Terra.

Certi di una sua risposta e interessamento concreto alle questioni in oggetto, porgiamo i nostri più Cordiali saluti

Il Direttivo di NoiAmbiente

 

È utile sottolineare che siamo consapevoli che il ciclo dei rifiuti debba essere completato e quindi in senso generale non c’è contrarietà nei confronti di impianti del genere, ma al tempo stesso riteniamo sia da ben valutare il progetto nel complesso. Soprattutto considerando il fatto che non si può realizzare un impianto cosi impattante sull'ambiente, quindi sulla qualità della vita dei galatinesi, senza che l'amministrazione abbia potuto approfondire adeguatamente.

Nella nota inviata solleviamo questioni ambientali anche per le dimensioni dell'impianto che ci appaiono eccessive per il bacino di utenza da servire.

Ne deriva che non si può prescindere da una valutazione tutta nostra che sarà determinante per la realizzazione ipotetica del progetto.

Di seguito la lettera:

- REGIONE PUGLIA
Sezione Ciclo Rifiuti e Bonifiche

- AGER 
Agenzia Territoriale della Regione Puglia per il servizio di gestione dei rifiuti

- Consorzio ASI Lecce

- Comune di Soleto (LE)

Oggetto: Manifestazione di interesse finalizzata alla individuazione di aree idonee alla localizzazione di impianti integrati anaerobici/aerobici destinati al recupero della frazione organica dei rifiuti urbani rivenienti dalle raccolte differenziate: Determinazioni del Dirigente della sezione Ciclo Rifiuti e Bonifiche n. 214 del 20.12.2017 e n. 79 del 14.06.2018.
Osservazioni.

Preso atto dei contenuti delle determine in oggetto, con riferimento all'approvazione della candidatura del Comune di Soleto, con la presente si manifesta agli Enti in indirizzo la necessità di questo Ente di valutare l'impatto, soprattutto ambientale, che un impianto integrato anaerobico/aerobico avrebbe sul proprio territorio, vista l'ubicazione dello stesso in prossimità dei propri confini.
Come noto, questo Comune non ha prestato la propria disponibilità ad ospitare un impianto, e pur tuttavia l’area proposta dal Comune di Soleto per l'impianto di che trattasi, oggetto di approvazione regionale, per quanto ricadente nel territorio del predetto Ente, in realtà dista circa 300 mt da una masseria con agriturismo di Galatina, 800 mt da case sparse, 1660 mt da contrada Paradisi, 3500 mt dalla zona residenziale “Guidano” e 3500 mt dal centro abitato di Galatina, mentre dista dal centro abitato di Soleto ben 4500 mt.
Ne discende che il Comune di Galatina è da considerarsi, sotto ogni aspetto, “parte interessata” in misura sensibilmente maggiore del comune ospitante.
Non è superfluo ricordare che i terreni candidati ad ospitare l'impianto ricadono sì nel territorio di Soleto ma costituiscono porzione di area la cui gestione è affidata al Consorzio ASI di Lecce, del quale il Comune di Galatina è uno dei consorziati.
Ai sensi dello Statuto Consortile (art. 6 - Finalità) “ Il Consorzio ha per oggetto: (omissis) La progettazione, realizzazione, manutenzione e gestione di opere ed impianti necessari ad uno sviluppo equilibrato ed eco-compatibile del territorio di competenza”; e dunque, affinché si possa compiutamente valutare se questi fondamentali requisiti possano ritenersi soddisfatti dall'opera in progetto, occorre essere “informati” sia a livello di Consorzio che di singoli consorziati, informazione che, alla data odierna, e almeno per quel che riguarda questo Ente, appare del tutto carente.
Dalla consultazione della documentazione disponibile, si evince unicamente che l’impianto sarà del tipo “integrato anaerobico/aerobico”, mentre si rileva la totale mancanza di una più puntuale descrizione della tecnologia e della portata dell’impianto; infatti si ritiene fondamentale, per tutelare un principio di prossimità e minimizzazione dell’impatto ambientale, su un territorio già fortemente messo alla prova, la scelta di una portata non eccedente le 30.000 ton/anno e che l'impianto produca bio-metano da immettere in rete. Questo permetterebbe un minor traffico veicolare e la riduzione delle emissioni, visto che una eventuale centrale annessa per la produzione di energia elettrica porterebbe solo maggiore, quanto inutile, inquinamento, in una zona e in una Regione che produce già più energia elettrica di quella di cui necessita.
Nel contempo, non è dato sapere esattamente quale sia la prevista composizione qualitativa del materiale in ingresso alla digestione anaerobica tale da garantire una qualità del digestato che possa originare a sua volta un compost di qualità.
Dalle suddette -prime- considerazioni ne deriva che questo Ente, non può non esser parte di una procedura condivisa di progettazione-valutazione-approvazione.

Si chiede pertanto alle SS.LL. di fornire, con cortese sollecitudine, ogni documento tecnico-progettuale in loro possesso e ogni informazione utile ad una migliore percezione del possibile impatto del progetto in fieri, facendo espressa riserva, in caso di loro mancato riscontro, di procedere alla tutela dei propri diritti in ogni forma consentita dalla legge.

Il Sindaco Marcello Amante

 

Martedì 21 Marzo, in occasione della XXVIII Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, le alunne e gli alunni delle classi terze della Scuola Secondaria di 1^grado Polo1 Galatina e Collemeto hanno incontrato, in collegamento con l’Aula Magna dell’Istituto Professionale “N. Moccia” di Nardò, i referenti dell'Associazione Libera di Lecce nella persona del dott. Francesco Capone e del Presidio “Renata Fonte” di Nardò, per riflettere e dialogare sui temi della legalità e della cittadinanza attiva come strumenti di prevenzione e contrasto a comportamenti antisociali e devianti e per rinnovare in nome di quelle vittime l’impegno nella lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione.

Anche quest’anno, quindi, la nostra scuola ha voluto porsi quale parte attiva partecipando alla serie di eventi programmati in ricordo delle vittime innocenti delle mafie con un percorso che nel tempo ha coinvolto associazioni, scuole, realtà sociali permeando con il loro contributo il nostro territorio con la cultura della legalità.

La Giornata, da qualche anno riconosciuta ufficialmente dallo Stato, attraverso la legge n. 20 dell’8 marzo 2017, ha avuto inizio con l’intervento del dott. Antonio Maruccia, Procuratore Generale della Repubblica, e un dibattito sul tema “La mafia è morta? Le mafie oggi sul nostro territorio”.

È quindi proseguita con brani sul significato della memoria e con la lettura da parte dei nostri alunni dei nomi delle vittime innocenti di mafia tra cui la nostra scuola ha scelto Renata Fonte quale esempio di tenacia, passione ed impegno.

Inoltre gli studenti sensibilizzati sul tema, insieme agli insegnanti, hanno concretizzato i sentimenti emersi dai dibattiti in classe con la realizzazione di elaborati artistici sulle parole significative della lotta e del contrasto alla mafia: libertà, onestà, legalità, pace, cooperazione.

“Aderire a questa giornata”, ha puntualizzato la Dirigente Luisa Cascione, “rappresenta per tutti noi un esempio e un atto di valore civile quale testimone da passare alle nuove generazioni per rinnovare e affermare l’impegno della lotta alla mafia. Essa è parte di un percorso educativo-didattico realizzato nell’ambito del Progetto Legalità promosso dal Coordinamento Provinciale LIBERA di Lecce che ha coinvolto, oltre al nostro istituto, quindici scuole della provincia ma anche istituzioni e organizzazioni che garantiscono il rispetto della legalità.

Si tratta di un iter formativo ancorato ai temi di Cittadinanza e Costituzione, sostenibilità e cittadinanza digitale ed è finalizzato alla collaborazione proattiva degli studenti e allo sviluppo di una cultura sempre più attenta alle competenze sociali e civiche, alla responsabilità e alla solidarietà, valori che l’Istituto Polo1 persegue e che si riflettono nei documenti programmatici e nel profilo in uscita dei nostri alunni".

Il 21 marzo è stato un momento di riflessione, la stessa scelta dello slogan per questa Giornata “E’ possibile” vuole portarci a riflettere su ciò che ciascuno di noi può fare per l’affermazione dei diritti e della giustizia sociale e come ribadito da Don Luigi Ciotti, presidente dell’Associazione Libera, dal suo intervento in diretta da Milano, “da qui ripartiamo per non dimenticare e per capire che è possibile sconfiggere la mafia se anche noi cittadini ci mettiamo in gioco".

In un momento storico in cui le difficoltà sono numerose, con la crisi ambientale, sociale ed economica aggravata dalla pandemia e la vulnerabilità politica internazionale provocata dalla guerra, abbiamo il dovere di indicarci insieme la strada, di dirci dove può e deve portarci il nostro impegno comune.

Questo è un tempo complesso che ci chiede di metterci in gioco anche componendo nuovi orizzonti, ponendo in dialogo competenze diverse e saperi transdisciplinari, per generare un nuovo pensiero.

Sappiamo che “è possibile” superare questa fase se a metterci in gioco siamo tutti, insieme: solo con il noi si può arrivare ad affermare la pace, la giustizia, la verità, i diritti, l’accoglienza e la libertà” spiegano da Libera.

Grande l’attenzione e l’interesse mostrato dagli allievi tutti, che, nonostante la loro giovane età, hanno apportato contributi molto pertinenti e interessanti. Queste sono certamente le basi che fanno sperare in un futuro migliore.

 Fiorella Mastria

 

Quest’anno la QUARTA edizione di una serie di incontri che si terranno presso l’istituto comprensivo PRIMO POLO plesso Pascoli di via Toma denominati  “La scienza e la tecnica come non l’avete mai viste”. I ragazzi quest’anno incontreranno due  imprenditori che racconteranno il mondo lavorativo, il mondo della ricerca scientifica, il presente e il futuro che si sta costruendo. Questa serie di incontri serve ai ragazzi per comprendere meglio il mondo al di fuori della scuola, il loro mondo futuro, le possibili loro passioni.

I docenti facenti parte del gruppo STEM della Pascoli sono: Anna Lagna, Maria Rosaria rizzo, Giovanna Zizzari, Maria Luce De Matteis, Federica Lezzi, Angelo Nassisi e Andrea Coccioli.

Quest’anno i ragazzi dell’Istituto Comprensivo PRIMO POLO GALATINA godranno della presenza di due importanti realtà salentina che si distinguono in ambito internazionale. Due racconti di due azienda che producono tecnologia.con lo sguardo sempre rivolto alla scienza dei materiali.

 

Venerdì 26 maggio ore 10.00

Primo Polo Galatina. Plesso PASCOLI, Via Toma, Aula Magna

I MATERIALI

Dalla osservazione della natura al prodotto finito

Daniela DISO Responsabile qualità SALENTEC srl

SALENTEC nasce nel 2005 dall’iniziativa di un gruppo di ricercatori dell’Università del Salento ed è stata riconosciuta nel 2007 tra le prime società spin-off dell’ateneo leccese.

Sin dalla sua costituzione, la società è attiva nello sviluppo e trasferimento di innovazioni e nella erogazione di servizi tecnici e industriali nel campo dell’Ingegneria dei materiali.

SALENTEC inoltre produce e commercializza componenti ceramici tecnici per l’industria aerospaziale (filiera dei motori aeronautici) e packaging primario in materiale polimerico per il settore biomedicale, in conformità agli elevati standard di settore e sotto i rigorosi sistemi di gestione della qualità certificati ISO.

Daniela Diso, laureata in Fisica e con Dottorato di ricerca in Sistemi Energetici e Ambiente presso l’Università del Salento, è stata tra i cofondatori di SALENTEC ed ora svolge al suo interno il ruolo di responsabile qualità.

 

Martedì 30 maggio ore 13:00 

Primo Polo Galatina. Plesso PASCOLI, Via Toma, Aula Magna

UNA FRECCIA NEL CIELO

Il volo e la costruzione degli aereoplani

MAURO DONNO

Responsabile produzione PROMECC AEREOSPACE SRL

Pegaso, Freccia e Sparviero sono gli ultraleggeri di punta che l’azienda PROMECC costruisce negli stabilimenti di Corigliano in provincia di Lecce.

PROMECC Aerospace Srl è una giovane e vitale società nata nel 2003 dalle esperienze decennali dei sui fondatori, svolte nella progettazione e nella produzione al servizio di aziende meccaniche prestigiose, operanti nei settori dell’aerospaziale, industria varia e macchine movimento terra

Lo spirito e l’entusiamo del TEAM ha permesso in un brevissimo lasso di tempo di arrivare a raggiungere obiettivi e traguardi unici.

Mauro Donno è il fondatore e responsabile produzione dell’azienda.

 Andrea COCCIOLI

 

In occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, data che deve essere non solo un momento per ricordare le vittime, ma soprattutto uno stimolo in più a fare in modo che nella nostra vita quotidiana e nell’agire delle istituzioni si realizzi concretamente quel necessario percorso di sensibilizzazione continua affinché si rompa il silenzio contro ogni forma di violenza, l’Istituto Comprensivo Polo 1 di Galatina/Collemeto, in collaborazione con l’Associazione Astrea, l’Associazione Casa di Noemi, ATS Galatina, Centro Antiviolenza Malala, la Polizia di Stato, l’Associazione Galatina Letterata, CISL Lecce, CISL Scuola e FNP, Lecce – Coordinamento Politiche di Genere col patrocinio del Comune di Galatina, organizza “(Non) è Amore”, un incontro per riflettere sulle molte forme che la violenza contro le donne può assumere e sulle misure di prevenzione e intervento adottate.

Mercoledì 22 novembre, a partire dalle ore 9:00, l’incontro si svolgerà presso il Teatro Cavallino Bianco di Galatina e sarà aperto agli studenti delle classi prime, seconde e terze della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto.

Le istituzioni saranno proprio le protagoniste della conferenza che parleranno ai ragazzi.

Dopo il tradizionale momento dei saluti istituzionali, del dott. Fabio Vergine (sindaco di Galatina), della dott.ssa Camilla Palombini (Assessora ai Servizi Sociali e Pubblica Istruzione e Presidentessa del Coordinamento ATS), della dott.ssa Ada Chirizzi (segretaria provinciale Cisl Lecce), seguiranno gli interventi degli ospiti, sulla base delle domande poste dai ragazzi.

L’intero panel dei relatori è composto dalla sig.ra Imma rizzo (mamma di Noemi Durini), dall’avv. Valentina Presicce (Commissione Pari Opportunità della Provincia di Lecce, Preisidentessa dell’associazione Astrea), dal dott. Andrea Toraldo (Vice Questore aggiunto Polizia di Stato, Dirigente del Commissariato di Galatina), dalla dott.ssa Paola Gabrieli (coordinatrice Centro Antiviolenza Malala) e dall’avv. Annamaria Congedo (Consigliera comunale di Galatina). Durante l’incontro sarà proiettato il video “Non è amore”, a cura dell’associazione Astrea e Casa di Noemi, mentre, fuori dal teatro, sosterà il Camper della Polizia di Stato (Progetto Camper – Il camper della Polizia di Stato contro la violenza di genere).

A fare gli onori di casa, la dirigente scolastica del Polo 1 di Galatina/Collemeto, dott.ssa Luisa Cascione, la quale dedica alla sua scuola lavoro ed energie “per contrastare la violenza contro le donne perché è la più penetrante, inascoltata e sottovalutata violazione dei diritti umani. Solo quando si riuscirà a far pensare, a tutti, che la sopraffazione sulle donne lede la dignità umana e non è un modo ordinario di rapporto tra i sessi, forse potremmo dire di vivere in una democrazia compiuta. Trasmettere e costruire con i più giovani un nuovo modello relazionale che rifiuti odio e violenze è, infatti, un obbligo a cui le istituzioni non possono sottrarsi".

L’introduzione dei lavori è affidata al dott. Antonio Torretti (corrispondente de l’Edicola del Sud). Interventi musicali a cura dell’Orchestra Giovanile “Giovanni Pascoli”.

 Fiorella Mastria

 

Si è conclusa positivamente la sessione 2019 dell’Esame di Abilitazione all’esercizio della professione di Odontotecnico.

Sono, infatti, ben 14 i neo-diplomati dei corsi diurni e serali dell’A.S. 2018-2019 che, presso il nostro Istituto, hanno conseguito l’importante titolo professionale (foto di copertina).

I candidati hanno sostenuto e superato 3 prove d’esame (scritta, tecnico-pratica e orale), sottoponendosi alla valutazione di una Commissione presieduta dal Dirigente Scolastico Andrea Valerini, e composta da docenti dell’Istituto ed esperti del settore in rappresentanza di Regione Puglia, Ministero della Salute e Associazioni di categoria (A.N.T.L.O.).

Al termine del percorso abilitante svolto dal 07 al 09 ottobre 2019, i nostri diplomati hanno dimostrato che la loro preparazione di base e di indirizzo è solida e consente un rapido inserimento nel mondo del lavoro.

Si tratta di un traguardo sicuramente importante per gli Odontotecnici neo-abilitati, ma il risultato raggiunto è molto significativo anche per la nostra scuola, che punta ad ampliare sempre più la propria offerta formativa, al servizio degli studenti e del territorio.

I.I.S.S. "Laporta/Falcone-Borsellino" - Galatina

 

Il workshop ha come finalità quella di favorire e migliorare lo sviluppo di capacità e abilità già presenti in coloro i quali vogliono approcciarsi all’arte. Le finalità prevedono che ognuno dei partecipanti sarà in grado di:
- Squadrare il foglio ed eseguire una corretta inquadratura del disegno da realizzare;
- Effettuare con maggiore sicurezza nel tratto il disegno, evidenziandone i contorni con una linea continua e semplice;
- Eseguire con manualità tecnica il chiaroscuro, conoscendone le differenti gradazioni di tono, in relazione a luce ed ombra, del nero, dei colori primari, dei colori secondari e dei colori terziari;
- Utilizzare il “Metodo della Quadrettatura” per copiare una qualsiasi immagine, o un’opera d’arte, applicandone ad essa gli effetti di chiaroscuro con i pastelli a matita acquarellabili o con la matita;
- Acquerellare e rappresentare vari soggetti (come paesaggi marini, fumetti) con gli acquerelli, conoscendone i vari metodi di applicazione sul foglio;
- Dipingere con la tempera avendo correttamente sperimentato e miscelato tra loro i colori primari, i secondari e le loro combinazioni, per ottenere le differenti gradazioni di tono.

Biografia:
Paola rizzo si è laureata nel 1997 all’Accademia delle belle Arti di Lecce con una tesi in anatomia artistica sul volto”. Bravissima con la matita, nei chiaroscuri, il suo talento sembra esprimersi al meglio nella tecnica della pittura ad olio. Costante della sua opera: l’ulivo, la pianta che per eccellenza rappresenta l’ambiente, la natura della terra salentina. Sembra esserci ormai una dipendenza, quasi ancestrale, tra Paola e quest’albero considerato “sacro” dai nostri avi, alla stessa stregua di un nume tutelare del luogo.
Nel corso degli anni continua a dedicarsi anima e corpo all’arte, entrano a far parte del suo mondo l’amore per la fotografia e la Musica. Proprio attraverso la musica, collante per artisti, comincia a frequentare gli ambienti musicali conoscendo alcuni tra i suoi musicisti preferiti, così scatto dopo scatto ferma le loro espressioni e la loro anima che poi viene impressa nei tratti decisi del suo segno. Nasce così “Grafite è Musica” una mostra itinerante di ritratti a matita dei volti di musicisti di fama nazionale ed internazionale.
L’esperienza artistica come pittrice e ritrattista ha rappresentato il filo conduttore con il make up artistico, il trucco cinematografico , gli effetti speciali e il body painting.


QUANDO
Ogni Venerdì, a partire dal 3 maggio, per un totale di 8 incontri, ore 17:30 – 19:30 .

DOVE
Levèra, via Bellini 24 – Noha (di Galatina)

PRENOTAZIONE entro il 28 aprile.

INFO e ISCRIZIONI: 3894250571 | 3891081226

 
Di Redazione (del 13/10/2020 @ 19:12:50, in Comunicato Stampa, linkato 1021 volte)

Si è conclusa positivamente la sessione 2020 dell’Esame di Abilitazione all’esercizio della professione di Odontotecnico, portata a termine con notevole sforzo organizzativo dell’Istituto, anche a causa dell’emergenza sanitaria ancora in corso.

I candidati, tutti neo-diplomati della nostra scuola nei corsi diurni e serali, hanno sostenuto 3 impegnative prove d’esame (scritta, pratica e orale), sottoponendosi alla valutazione di una Commissione composta da docenti interni ed esperti del settore in rappresentanza di Regione Puglia, Ministero della Salute e Associazioni di categoria (A.N.T.L.O.).

Il percorso abilitante si è svolto in presenza dal 05 al 09 ottobre 2020, presso la sede dell’Istituto Professionale di Viale Don Bosco, nel rispetto rigoroso del protocollo anticontagio da Covid-19.

Al termine della dura selezione, i nostri diplomati hanno dimostrato che la loro preparazione di base e di indirizzo è solida e consente un rapido inserimento nel mondo del lavoro, ma anche un’eventuale prosecuzione degli studi soprattutto in ambito sanitario (Odontoiatria, Medicina, Scienze Infermieristiche, ecc.).

La formazione post-diploma conseguita è un traguardo sicuramente importante per i nuovi Odontotecnici, ma il risultato raggiunto è molto significativo anche per il nostro Istituto, che si colloca, tra l’altro, ai primi posti nella Regione Puglia per numero di professionisti abilitati nell’anno 2020.

Foto di copertina: alcuni candidati impegnati nella prova pratica di “Modellazione odontotecnica”.

I.I.S.S. "Laporta/Falcone-Borsellino" - Galatina

 

 

Secondo appuntamento della rassegna letteraria “Storie d’autore. Cutrofiano incontra”, tra gli appuntamenti più importanti dell’estate cutrofianese. La rassegna, il cui direttore artistico è lo scrittore Marcello Introna è stata organizzata da Fernando Alemanni e Marcella rizzo dell’associazione culturale Fermamente con il patrocinio del Comune di Cutrofiano . Il 25 luglio è la volta di Franco Arminio, il poeta paesologo una delle voci più rappresentative del panorama culturale italiano. Poeta, scrittore e documentarista, Franco Arminio è nato a Bisaccia in Basilicata in quel Sud di cui ricerca spazi comunitari di civiltà e bellezza. Vincitore nel 2009 del Premio Napoli  con Vento forte tra Lacedonia e Candela, nel 2011 vince il Premio Stephen Dedalus con Cartoline dai morti. Nel 2012 vince il Premio Volponi e nel 2013 il Premio Carlo Levi con Terracarne. Tra le sue opere: Viaggio nel cratere (Sironi 2003), Nevica e ho le prove,Cronache dal paese della cicuta (Laterza, 2009),  Geografia commossa dell’Italia interna (Bruno Mondadori 2013), Cedi la strada agli alberi. Poesie d'amore e di terra (2017, premio Brancati 2018) e Resteranno i canti (2018). Roberto Saviano ha definito Franco Arminio «uno dei poeti più importanti di questo paese, il migliore che abbia mai raccontato il terremoto e ciò che ha generato».


I versi tratti dall’ultima raccolta “ Resteranno i canti” recitati da Franco Arminio saranno accompagnati dalle canzoni del cantautore salentino Mino de Santis, originario di Tuglie, il cantautore di "Pezzenti", "Radical chic", "Lu fiju a Milanu", "La zoccola", "Spiaggia proletaria" e tantissimi altri successi. Costante la sua presenza nelle piazze del Salento dove tra i primi fan, in estate, ci sono i turisti che attraverso lui hanno conosciuto il dialetto salentino. E' anche noto come il "De Andrè" salentino. De Santis è stato anche ospite della notte della Taranta di Melpignano edizione 2018. La serata si svolgerà in piazza Municipio a Cutrofiano alle ore 20.30 e sarà presentata da Fernando Alemanni mentre Marcella rizzo e Marcello Introna dialogheranno con Arminio.

 

Marco Forte

 
Di P. Francesco D’Acquarica (del 19/11/2020 @ 19:08:08, in Le Confraternite di Noha, linkato 1431 volte)

Con questa quinta passeggiata nei boschi narrativi della storia di Noha, P. Francesco D’Acquarica inizia a entrare nel dettaglio degli statuti, degli accadimenti, delle curiosità, ma soprattutto delle persone (a noi più vicine, e tanto care) che fecero parte delle Confraternite di Noha.

Noha.it

La divisa

Anche se non abbiamo documenti o foto a proposito dell’abito delle Confraternite del Santissimo Sacramento e della Madonna del Rosario per analogia si può facilmente immaginare quale fosse la loro divisa.

Confraternita del Santissimo Sacramento

Gli iscritti alla Confraternita del Santissimo Sacramento indossavano l’abito di rito composto dalla mozzetta con medaglione raffigurante il Santissimo Sacramento, il camice bianco con cappuccio bianco, che veniva calato sul volto per i riti penitenziali della Settimana Santa, cingolo rosso legato in vita, scarpe nere e calze bianche.

Confraternita della Madonna del Rosario

Quelli della Confraternita della Madonna del Rosario indossavano la mozzetta nera a somiglianza della mantella dei frati domenicani con appuntato sulla sinistra un medaglione con l'effigie della Madonna del Rosario, camice bianco con cappuccio bianco, da calare anche questo sul volto durante i riti penitenziali della Settimana Santa, cingolo bianco e corona del Rosario alla cinta, scarpe nere e calze bianche.

Confraternita della Madonna delle Grazie

Anche la Confraternita della Madonna delle Grazie di Noha aveva la sua divisa.

Nello Statuto così viene descritta:

Art.39 - Nelle funzioni, processioni ed accompagnamenti funebri, i fratelli indosseranno un sacco bianco, legato ai fianchi con una fascia celeste, una mozzetta celeste; uno scudo metallico su cui è incisa l'immagine della Madonna, ed un cappuccio bianco in testa.

Art.40 - Ogni fratello custodirà in casa il proprio sacco; lo custodirà scrupolosamente, e per nessuna ragione lo farà mai indossare da altri che non sia un confratello.

A Noha abbiamo visto l’abito indossato dai soci della Confraternita fino alla morte dell’ultimo confratello, Pietro Costa (u Malampu), avvenuta alla fine del 2012. Ora non c’è più nessun iscritto e perciò possiamo considerare la Confraternita giuridicamente sciolta. Ricordiamo qualcuno degli ultimi confratelli, oltre a Pietro Costa, Andrea Miri, Michele Paglialunga (Pichinnanni), Nino Specchia e Gerardo Paglialonga (Pata).

La popolazione li chiamava “Confratelli”, perché così voleva lo Statuto e anche perché nei confronti di questi personaggi forse nutriva un certo rispetto, se non proprio una certa ammirazione.

Il direttivo era costituito da un Priore e da due Consiglieri maggiori o Assistenti, oltre ad altri otto detti minori che erano: il segretario, il cassiere, due maestri di cerimonie, il sagrestano, l’organista e due revisori dei conti. Queste persone erano elette ogni anno nella terza domenica di dicembre con votazione segreta.

Potevano essere confermati solo per un secondo “mandato”, ma il sagrestano e l’organista potevano essere riconfermati finché si riteneva opportuno. Prendevano ufficialmente possesso dell’incarico il giorno di Capodanno.

Da notare la finezza con cui sono descritti gli impegni dei due cerimonieri e del sagrestano.

Art.9 - I maestri di Cerimonia "la cui scelta sarà fatta dal Rettore d'accordo col Priore" ordineranno e guideranno i fratelli nelle Processioni e nei funerali facendoli procedere a due a due composti e devoti. Veglieranno perchè i Fratelli stiano modesti e raccolti in chiesa per non dar motivo di dissipazioni e di scandalo ai circostanti.

Art.10 - Il Sacrestano suonerà la campana al solito, terrà pulita la chiesa, conserverà con cura e diligenza i paramenti ed i vasi sacri, accomoderà le lampade, non farà entrare persone estranee durante le adunanze, farà insomma tutte quelle cose concernenti il suo ufficio.

L’articolo 13 ricorda che oltre a questi incarichi c’erano anche due commissioni formate da quattro membri ciascuna. Una aveva il compito di discutere l’ammissione o meno di nuovi iscritti e l’altra di discutere quali multe applicare allorché se ne presentava il caso. Pur essendo un’associazione laicale aveva un Rettore Spirituale che era un Sacerdote scelto e proposto dal Direttivo, nominato a maggioranza con voto segreto, e approvato con decreto vescovile. Del periodo che riguarda il secolo scorso troviamo anche i nomi dei Rettori Spirituali che si sono succeduti.

Nel 1924 don Paolo Tundo, con appena dieci anni di Sacerdozio, si diede da fare per riorganizzarla, come lui stesso scrisse nel registro dei verbali della Confraternita. “L’anno 1924 si è cercato di organizzare la Confraternita “Maria S.S. delle Grazie”. Confraternita che da oltre 20 anni si era disorganizzata”.

Perciò Rettori Spirituali dal 1924 fino alla scomparsa della Confraternita furono:

1°  Don Paolo Tundo (Noha 1888-1962)  dal 1924 al 1933

2°  Don Liberato Demitri (Nardò 1889-1964) dal 1934 al 1937

3°  Don Paolo Tundo dal 1937 al 1952

4°  Don Gerardo rizzo (Noha 1924-2007) dal 1953 fino alla sua morte.

 

N.B. E’ opportuno tenere presente che nel 1850 il Padre Spirituale della Congrega era don Francesco Greco (di Noha 1811-1879), vice parroco di don Michele Alessandrelli.

Già la relazione dell’Alessandrelli del 1850 precisava gli obblighi del Padre Spirituale in questi termini:

Il Padre Spirituale celebra in Ogni sabbato, ed in tutti i giorni festivi: nel sabato dà il solo comodo senza applicazioni. Nelli giorni festivi poi deve applicare pro vivis atque defuntibus fratribus. 

In ogni domenica prima del mese si canta la messa coll'esposizione del SS.mo e dopo la processione intorno la Congrega. L'orazione delle quarant'ore nell'ultimi tre giorni del Carnevale. La Novena del S. Natale, e della Natività di Maria Santissima. Nella morte dei fratelli li funerali, e venti messe piane, in quella delle sorelle il funerale, e dieci messe piane.

Deve la Congregazione intervenire alle processioni del Protettore, dell'Ascensione, dell'Ottava del Corpus, e delle Crociate.

In quanto allo Spirituale s'inculca ai Fratelli la frequenza de' Sacramenti in ogni mese, osservando le regole in tutto quanto riflette la perfezione cristiana.

 

Ma lo Statuto, riconfermato da don Paolo Tundo, precisa ancora quali erano le funzioni che di solito il Padre Spirituale doveva compiere, e cioè:

- Celebrare la Messa in tutte le domeniche e festività dell’anno;

- Cantare la Messa nel funerale di un socio defunto;

- Celebrare due messe mensili per tutti gli iscritti vivi e defunti;

- Cantare la messa funebre il primo giorno dopo l'ottava dei morti, in suffragio dei fratelli e sorelle defunte;

- Fare la pia pratica della Via Crucis durante i venerdì di quaresima;

- Fare la processione del Cristo Morto la sera del Venerdì Santo e quella della protettrice a settembre;

- Fare la funzione per l’ammissione dei fratelli in 4 festività della S. S. Vergine, e cioè: il 2 Febbraio, il 25 Marzo, l'8 Settembre e l'8 Dicembre;

- Curare che si celebrino al più presto le messe per i confratelli defunti;

- Fare quelle altre funzioni che crederà più opportune (sempre lo Statuto) per l'incremento della pietà dei fratelli, purché però queste funzioni non siano di diritto parrocchiale, o non impediscano quelle parrocchiali. Nel dubbio se le funzioni nuocciano al ministero parrocchiale, spetta all'ordinario diocesano decidere e stabilire le norme pratiche da seguirsi.

 

Per essere ammessi alla Confraternita erano richieste alcune caratteristiche:

 - età minima di anni 15;

 - una condotta cristiana;

 - fare domanda al Priore;

 - avere il consenso dei genitori se si trattava di uno minore di anni 21.

Le norme di comportamento sono chiarite negli articoli 22/23. Li rileggiamo perché ci aiutano a capire l’impostazione educativa e cristiana che si intendeva dare ai consociati.

Art.22 - Tutti i fratelli assisteranno alle funzioni che si terranno in congregazione, entrando nella quale faranno un tantino di orazione all'altare, e quindi siederanno al proprio posto. Si ameranno e correggeranno scambievolmente, fuggiranno le cattive pratiche, le male abitudini, le mormorazioni, le liti, i dispetti, i rancori; eviteranno il più che si può la frequenza delle bettole, le ubriachezze, ecc.

Art.23 - Tutti i fratelli sono tenuti ad intervenire alla riunione mensile (ordinaria) nelle ore pomeridiane di ogni terza Domenica del mese (ad eccezione nei mesi luglio, agosto, settembre). Chi manca abitualmente a queste riunioni sopporterà quella pena che il Priore crederà infliggergli.

Si poteva anche essere puniti, di solito con ammende in denaro, o anche espulsi dalla Confraternita per il cattivo esempio.

A proposito degli espulsi è scritto:

Art.36 - Saranno espulsi: tutti coloro che, lungi dal serbare una condotta lodevole, s'immergono in ubriachezze ed immoralità; coloro che resistono alle correzioni, e si rendono insubordinati ai superiori; tutti coloro che non hanno pagato le multe in cui sono incorsi, nello spazio di due mesi; e coloro che hanno ritardato il pagamento della quota annuale per sei mesi. In questi casi però ci sarà sempre l'avviso per iscritto fatto almeno 10 giorni prima.

 

Nel verbale del novembre 1937 è registrata una espulsione così descritta:

Infine di seduta per futili motivi il Confratello G. muoveva lite con un altro Confratello, tanto da venire alle mani. Il Padre Spirituale li esortava alla calma più volte. Il G. continuando a provocare disubbidiva al P. Spirituale e disconosceva la sua autorità in Confraternita. Conscio del mal fatto il G. domandava la cancellazione dalla Confraternita. E’ stata accettata e si è mandato verbale alla Curia per la ratifica.

La Curia di Nardò, come visto nella precedente Parte Quarta, accettava il licenziamento di P. G. dalla Confraternita e data la sua grave insubordinazione decretava di non poter essere più ammesso ad altra istituzione Cattolica. Ma in realtà l’anno dopo fu riammesso in seguito alla sua stessa richiesta (Vedi Verbale del 18 dicembre 1938).

 

Anche le donne, che in Congrega erano chiamate “Consorelle”, potevano essere ammesse con gli stessi diritti e doveri e potevano essere espulse per gli stessi motivi previsti per le eventuali espulsioni degli uomini.

 

La Confraternita della Madonna delle Grazie non aveva rendite da beni immobili. Contava solo sulle entrate mensili di Confratelli e Consorelle e sulle offerte del popolo. E la sua attività si è protratta si può dire fino all’altro giorno.

Segno che la Carità è ben più forte ed efficace di ogni forma di proprietà o possesso.

Download Priori e Rettori della Confraternita della Madonna delle Grazie.

[continua]

P. Francesco D’Acquarica

 
Di Redazione (del 11/10/2019 @ 19:07:02, in Comunicato Stampa, linkato 1140 volte)

Tra curiosità ed attese sta per partire l’avventura dei giovani di Salento Best Volley nel campionato nazionale di I livello di serie C, difficile ed impegnativo per la levatura delle squadre che ne fanno parte.

Inseriti nel girone A, al pari delle salentine Lecce Volley, MB Ruffano e PAG Taviano, gli atleti di mister Dicillo affronteranno in terra tarantina il Volley Club Grottaglie, nell’area metropolitana di Bari il Volley Modugno, il Triggiano, l’Asem Bari e il Castellana Grotte, con un’escursione nell’appennino lucano ospiti di Potenza e Villa d’Agri.

I brutti clienti per la società presieduta da Corrado Panico si identificano con PAG Taviano, Grottaglie, ASEM Bari e Project Volley Castellana, con chiari obiettivi di play off e finali da conquistare. Nessuna notizia è pervenuta, invece, sulla consistenza delle squadre lucane in modo da avere  un quadro delle aspirazioni e  degli obiettivi stagionali delle stesse, mentre Ruffano e Lecce sono lì, a ridosso delle prime.

A meno di venti giorni dall’esordio quindi, il gruppo Salento Best Volley cerca l’amalgama e affina la preparazione tra sedute di allenamento e gare amichevoli.

Trovare il ritmo gara e le tensioni giuste per esprimersi al meglio, confida mister Giuseppe Dicillo, è l’indirizzo che ho impartito ai miei atleti: conoscere il proprio stato interiore e sfruttare le capacità intuitive è il primo gradino per ottimizzare gli effetti allenanti. Poi  sarà la combinazione con le potenzialità tecniche dei singoli soggetti ,gran parte under 18  e under 16, e la caratura degli avversari a generare  prestazioni più o meno gratificanti”.

La disciplina a cui il tecnico ha sottoposto l’intero organico non lascia spazio a sbavature comportamentali: dal rispetto degli orari degli allenamenti, alla rigida applicazione di schemi tattici, dalla corretta esecuzione degli esercizi di riscaldamento e di defaticamento, all’applicazione delle regole nell’allenamento in sala attrezzi, ad un’alimentazione moderata ed equilibrata.

Insomma un decalogo rigidissimo a cui mister Dicillo non intende derogare, a costo di applicare soluzioni drastiche verso chiunque sia refrattario all’osservanza delle regole. La scommessa del tecnico e della società su questo gruppo di giovanissimi, ai quali fanno da chioccia “i senatori” Carlo De Lorentis, Davide Giannotta ed Alessio Rossetti, passa attraverso un percorso oggettivamente arduo.

Bisognerà sopperire al divario tecnico negli scontri diretti con compagini più o meno abbordabili, con lo spirito, l’agone e un po' di irriverenza, tipica dei giovani atleti che avranno nelle guida tecnica del duo Dicillo-Noia i loro punti di riferimento.

Poi alla fine tutto farà parte di un bagaglio chiamato esperienza, che tornerà utile nel proseguimento dell’attività sportiva e del vivere quotidiano di ciascuno di loro.

Il calendario alla prima giornata(02 novembre ore 18.30) manda in trasferta al Palagrotte di Castellana i blucelesti di mister Dicillo che affronteranno la neonata Cuor di Puglia Castellana.

Una terza realtà sportiva nella città delle grotte che, affiancando le due storiche società di serie A2,  intende ritagliarsi uno spicchio di interesse nel panorama pallavolistico nazionale, con un roster importante.

Salento Best Volley dal suo canto risponderà con la freschezza dei suoi giovani, prodotti di un vivaio che ha da sempre espresso buone individualità sui palcoscenici del volley che conta.

 

AREA COMUNICAZIONE

SBV OLIMPIA GALATINA

 

Venerdì 21 maggio 2021 alle ore 12:00, in modalità digitale al link https://zoom.us/j/93731437308?pwd=SUlXckIwVDNuM0ZzSlpkWHFxOHNrUT09

si terrà la conferenza stampa di presentazione della maratona partecipativa “Cavallino Bianco, il futuro è ora”, 9 laboratori online che si terranno dal 24 maggio al 4 giugno, dalle 19.00 alle 21.00, per costruire insieme traiettorie condivise per il futuro del Teatro Cavallino Bianco.

Con la conclusione dei lavori che hanno interessato il Teatro “Cavallino Bianco”, il Comune di Galatina intende restituirlo alla pubblica fruizione, identificando le prospettive del piano di valorizzazione con i portatori di interessi, pubblici e privati. Il processo partecipativo è guidato da Mecenate 90, Associazione che in Italia svolge attività di assistenza tecnica agli Enti pubblici nei settori della valorizzazione e gestione dei beni culturali, dello sviluppo locale e della pianificazione strategica a base culturale.

Per consolidare la comunità educante e individuare il ruolo possibile del Teatro nella formazione delle giovani generazioni, i sei Istituti scolastici della Città hanno aderito all’iniziativa convocando docenti, rappresentanti di famiglie e di studenti dei propri Consigli.   

Si avvia ora la fase di pieno coinvolgimento e adesione alle attività. Le comunità scolastiche, le associazioni, gli operatori della cultura, della creatività e dello spettacolo, i professionisti, gli esperti, sono invitati a ragionare insieme sui presupposti di cooperazione per la riapertura del Teatro, immaginato come hub culturale, a partire dalle esperienze e dalle competenze vissute, per raccogliere ed elaborare elementi di indirizzo come mattoni costruttivi del futuro prossimo.

Sin d’ora è possibile iscriversi all’incontro preliminare online di preparazione alla maratona programmato per venerdì 21 maggio alle 17.45:

https://www.eventbrite.it/e/biglietti-cavallino-bianco-comunita-creativa-verso-il-laboratorio-partecipativo-154883788581

Con la conferenza stampa si aprono le iscrizioni alla maratona vera e propria, al link https://forms.gle/13SpRg9RdmDt6fPx6

Compilando e inviando il form si ottengono tutti i link di accesso ai laboratori. In questo modo ogni partecipante può liberamente perfezionare la propria iscrizione a una o a più tappe.

Per far crescere da subito i contenuti di discussione sono previsti 2 moduli digitali immediatamente accessibili a tutti, uno per le comunità scolastiche (https://forms.gle/6imkX5PLX21DEi2X7), uno per tutti gli altri partecipanti (https://forms.gle/5jwMYDzF5FTXVV198). Verrà così alimentata una grande lavagna digitale comune pubblicata online, che crescerà con l’avanzare delle risposte e della maratona.

Sin d’ora è possibile iscriversi all’incontro preliminare online di preparazione alla maratona partecipativa, che verrà attuato venerdì 21 maggio alle 17.45:

https://www.eventbrite.it/e/biglietti-cavallino-bianco-comunita-creativa-verso-il-laboratorio-partecipativo-154883788581

A presentare il percorso partecipativo saranno:

  • Marcello Amante, Sindaco di Galatina
  • Cristina Dettù, Assessore alla Cultura e alla Pubblica istruzione
  • Ledo Prato – Segretario Generale Associazione Mecenate 90
  • Fedele Congedo – Architetto Senior di Mecenate 90 - Coordinatore delle attività partecipative

Galatina, 18 maggio 2021

 

Ufficio Stampa

Società Cooperativa Coolclub

Piazza Giorgio Baglivi 10, Lecce

 
Il giorno 26 di Agosto presso il chiostro del monastero delle clarisse in Galatina, presenterò il mio libro di poesie Con la forza in qualcos’altro edito da Capire Edizioni con commento di Davide Rondoni, poeta fra i più noti in ambito nazionale che ha avuto più volte modo di dar lustro, con la sua presenza ed i suoi progetti, alla nostra città. La raccolta è risultata vincitrice del premio Le stanze del tempo della Fondazione Claudi, ente che vantava in giuria poeti del calibro di Davide Rondoni, Franca Mancinelli, Gianfranco Lauretano e Isabella Leardini.
Spero possa essere utile una mia breve biografia: mi chiamo Alessandro e sono nato a Galatina. Mi sono diplomato al liceo classico Colonna di Galatina, nel 2016 sono risultato vincitore del Locomotive Jazz festival giovani che mi ha dato la possibilità di esibirmi al Nuoro Jazz festival di Paolo Fresu. In seguito, ho conseguito la laurea in lettere classiche presso l’Università di Bologna con una tesi in grammatica greca. Sono iscritto all’ultimo anno di Filologia Classica sempre presso l’Università di Bologna, i miei interessi sono rivolti al greco, al latino e in particolar modo all’ebraico e alle scritture d’Israele motivo per cui, al momento, sto lavorando ad una nuova traduzione dall’ebraico del libro del Qohelet.

 
La raccolta, seppur in forma di versi, ha come fil rouge la perdita del passato che identifico in particolar modo con la personale perdita di Dio. La sua presenza viene scandagliata nelle piccole cose, nelle azioni più neglette del quotidiano dove tutto sembra arrestarsi e perdere un orizzonte di senso. Mi permetto, nella speranza di fare cosa gradita, di allegarvi tanto l’opera, quanto la copertina della stessa.
 

Alessandro Codazzo

 
Di Redazione (del 29/05/2018 @ 19:03:32, in Comunicato Stampa, linkato 1741 volte)

Venerdì 22 giugno 2018 – GALATINA

- Ore 18.30 – Piazzetta Orsini (nei pressi della Basilica di Santa Caterina)

"TUTTAUNALTRASTORIA” a cura di ZEROMECCANICO TEATRO con FRANCESCO CORTESE e OTTAVIA PERRONE. Laboratorio tra lettura e teatro dedicato a bambini da 5 a 11 anni.

- Ore 20.30 – Piazzetta Orsini (nei pressi della Basilica di Santa Caterina)

GINO CASTALDO presenta il libro “IL ROMANZO DELLA CANZONE ITALIANA” (Einaudi). Intervista l’autore LUCA BIANCHINI con la partecipazione straordinaria di CHIARA GALIAZZO e del musicista GIANLUCA LONGO.

 

Domenica 8 luglio 2018 – GALATINA

Ore 20.30 – Piazzetta Orsini (nei pressi della Basilica di Santa Caterina)

SELVAGGIA LUCARELLI presenta il suo nuovo libro (ancora in fase di redazione ed edito da rizzoli), con la partecipazione straordinaria dell’attrice SIMONA CAVALLARI.

Ore 21.30 – Piazzetta Orsini (nei pressi della Basilica di Santa Caterina)

MARCO TRAVAGLIO presenta il libro “B. COME BASTA!” (Paper First).

 

Lunedì 9 luglio 2018 – GALATINA

Ore 19.00 – Piazzetta Orsini (nei pressi della Basilica di Santa Caterina)

POIEFOLA – COSTRUZIONI TEATRALI presenta “NON C’ERA UNA VOLTA”. Spettacolo per bambini e ragazzi.

Ore 20.30 – Piazzetta Orsini (nei pressi della Basilica di Santa Caterina)

MAX LAUDADIO presenta il libro “SI COMINCIA DA 1” (San Paolo).

Ore 20.30 – Piazzetta Orsini (nei pressi della Basilica di Santa Caterina)

FEDERICO RAMPINI presenta il libro “LE LINEE ROSSE” (Mondadori)

 

Sabato 21 luglio 2018 – GALATINA

Ore 20.00 – Piazzetta Orsini (nei pressi della Basilica di Santa Caterina)

GIOIA BARTALI presenta il libro del padre Andrea Bartali “GINO BARTALI, MIO PAPÀ” (Tea).

Ore 21.00 – Piazzetta Orsini (nei pressi della Basilica di Santa Caterina)

ANTONIO CAPRARICA presenta il libro “ROYAL BABY” (Sperling & Kupfer).

Ore 22.00 – Piazzetta Orsini (nei pressi della Basilica di Santa Caterina)

CHIARA FRANCINI presenta il libro “MIA MADRE NON LO DEVE SAPERE” (rizzoli).

 

Marcello Amante, sindaco di Galatina, ha dichiarato: “L’amministrazione comunale che mi onoro di guidare guarda alla cultura come a una fonte necessaria da cui attingere risorse naturalmente e giornalmente. Governare una Città come Galatina, in cui storia e tradizione costituiscono il tessuto a maglie strette della nostra quotidianità, significa fare della cultura un traino fondamentale per alimentare costantemente il ricordo, attivare il presente, preparare al meglio il futuro.
È per queste ragioni che abbiamo sposato al cento per cento il progetto del Salento Book Festival e della rassegna letteraria “Dammi una L”, nata nel primo anno di amministrazione. Conosciamo il valore dei libri, del linguaggio, della parola, della formazione, della divulgazione, della conoscenza. Gli incontri con gli autori e tutte le iniziative in cui la cultura viene messa in comune, in uno scambio costante di pensieri ed emozioni, sono momenti di enorme crescita per chi ascolta, per chi partecipa e per chi organizza. La nostra idea di Città passa anche attraverso manifestazioni come il Salento Book Festival che mette insieme chi la cultura la fa e chi la cultura la respira in un incontro unico di crescita e di costruzione.
Abbiamo l’obbligo di comprendere ciò che è stato, per capire ciò che viviamo e immaginare ciò che potrà essere.”

Cristina Dettù, assessore alla Cultura, ha dichiarato: “Avere la sensazione di regalare qualcosa di bello alla tua Città. Lasciarsi trascinare dall'entusiasmo di un progetto semplice e ambizioso. Entrare a far parte di una grande famiglia, fatta di addetti ai lavori, scrittori, artisti, amici amministratori. Questo è il Salento Book Festival, un evento singolare, unico, che Galatina, per il primo anno, abbraccia e accoglie nella sua bellezza e nel caldo tepore delle serate estive. Ogni libro è un piccolo segno di libertà, ogni parola traccia un solco indelebile lungo la strada della cultura, quella che costruisce, coltiva, produce, quella che rende liberi.”

Ufficio Stampa Marcello Amante

 
Di Albino Campa (del 15/06/2006 @ 19:02:23, in Libro di Noha, linkato 5380 volte)

Buonasera a tutti. E grazie per essere insieme a noi.

 

*   *  *

 Ora prima di dire altre cose o che qualcuno, in seguito al mio intervento, caschi dal sonno, fatemi capire: fino a questo momento ne è valsa la pena? Siete contenti?

 Fatevi sentire!

 

*   *   *

 Non posso che partire con un ringraziamento. Se questa sera siamo qui lo dobbiamo all’editore, Infolito Group di Milano, ma soprattutto a Michele Tarantino, di Noha.

 “Caro e illustre amico, permettetemi di mettere il vostro nome all’inizio di questo libro e ancora prima della dedica; perché a voi soprattutto ne devo la pubblicazione. Passando per la vostra magnifica perorazione, la mia opera ha acquistato ai miei stessi occhi quasi un’autorità imprevista. Accettate quindi l’omaggio della mia gratitudine, che, per quanto grande, non sarà mai all’altezza della vostra eloquenza e della vostra dedizione”. Con queste parole, il 12 aprile 1857 a Parigi, Gustave Flaubert ringraziava Monsieur Marie-Antoine-Jules Sénard, per la pubblicazione del suo splendido “Madame Bovary”.  

Credo che queste parole calzino bene – non saprei trovarne di migliori – per esprimere la nostra gratitudine a Michele per il nostro: “Noha. Storia, arte, leggenda”. Che non sarà un “Madame Bovary”. Ma insomma!

 

*   *   *

 Allora prima che qualcuno si abbandoni, come dicevo, nelle braccia di Morfeo, vi dico un paio di cose. Ed ho pensato di incominciare… dando i numeri. Siamo di fronte ad un libro di 455 pagine; 3.773 paragrafi (per paragrafo intendiamo un periodo, una frase in cui abbiamo messo un punto e siamo andati a capo. Cioè non solo quando si mette il punto. Ma quando si mette il punto e si va a capo.).

Abbiamo scritto 14.518 righe (senza contare le didascalie alle foto che scritte di seguito assommano a ben 12 pagine fitte di espressioni); 124.318 parole.

 Se non ci credete, provate a contare!

 Perché vi ho dato questi numeri? Per raccontarvi della mole del lavoro che abbiamo svolto. Ma soprattutto per dirvi che, paradossalmente, di fatto, non abbiamo scritto niente. Come diremo: c’è molto altro ancora da studiare e scrivere.  

 

*   *   *

 Ma andiamo, più o meno, per ordine.

Qualcuno di voi mi ha chiesto: ma quando hai scritto?

La risposta deve necessariamente seguire un ragionamento.

Sappiamo che in un anno (non bisestile) ci sono 8.760 ore. In media, ogni giorno: 8 ore di sonno, 1 ora e mezza tra sera e mattina: pigiama, sveglia, barba, doccia, notizie ecc. ecc., sono 3.468. Rimangono 5.292 ore.

Dieci ore di lavoro al giorno (sono direttore di una filiale di banca con dieci persone; ed un direttore non lavora meno di quelle ore al giorno, escluso il sabato e la domenica, ovviamente); e sono 2700 ore.

Ed in questo computo non calcolo le ore per gli eventuali (numerosi) corsi di aggiornamento o quelli non residenziali o cosiddetti manageriali altrove in Italia: Bari, Napoli, Milano…. Rimangono 2.582 ore.

Vado in palestra due volte la settimana (e si vede!) per un totale di 3 ore e mezza a settimana: sono 189 ore.

Per gli spostamenti da casa al lavoro e da Putignano a Noha (e viceversa) impiego circa 5 ore la settimana:  dunque 270 ore all’anno. Sottraendo anche queste ne rimangono 2.133.

Scrivo almeno una volta al mese su “il Galatino” (e non considero gli articoli saltuari inviati alle altre riviste). Per trovare l’argomento, documentarmi, stendere una prima bozza dell’articolo, rileggerlo, correggerlo, limarlo, inviarlo alla redazione: impiego a dir poco tre ore a settimana. Dunque altre 162 ore.

L’anno scorso ho seguito dei ragazzi di scuola superiore impartendo lezioni di matematica, ed un laureando e due laureande, rispettivamente in Economia e in Beni Culturali nelle loro tesi di laurea (correzione bozze, ricerche bibliografiche, ecc. ecc.): circa quattro ore a settimana. Altre 216 ore. Rimangono 1.785 ore.

Poi ci sono i giornali e soprattutto i libri. E Internet: almeno un’ora e mezza al giorno. Fa 547 ore.

Non rinuncio mai, ogni settimana, a cinema, o teatro, o concerti, o spettacoli, feste, passeggiate al mare, incontri con amici e amiche, scambi sociali, incontri galanti, la pizzeria, la santa messa domenicale, la caffetteria, la libreria, il pub; e poi ancora shopping, convegni, presentazioni di libri, viaggi,… che assorbono oltre 16 ore (in media) la settimana: sono 864 ore.

Rimangono 374 ore, (cioè un po’ più di 1 ora al giorno) da dedicare ai pasti, alla televisione, e, in qualità di invitato, a cerimonie, come battesimi, cresime, matrimoni,  ecc. ecc.

SIGNORE E SIGNORI: QUESTO LIBRO S’E’ SCRITTO DA SOLO!!!

 

*   *   *

 Dunque il libro, come per magia, s’è scritto da solo.

Vi dico, tra l’altro, che la redazione del testo è forse la cosa più semplice da fare. O almeno per me così è stato.

Il problema inizia con l’Art Designer (cioè con il compositore delle pagine del libro), soprattutto se questo compositore si trova a Genova, come la signora Gabriella Zanobini Ravazzolo (che salutiamo con un battimani). Che è splendida, ma che non conosce Noha.

Per comporre un libro ricco di foto bisogna indicare dove vanno inserite le foto.

Ma non basta. Bisogna dire a chi non conosce Noha ad esempio che la foto del palazzo baronale deve avere un certo formato, quella di una casa anonima di un formato più piccolo; quella della torre va inserita in un certo contesto, mentre quella di una processione, o quella di una cassetta di pomodori, in un altro. Insomma un lavoro incredibile.

Se poi ti si impalla, cioè si inchioda il computer (abbiamo lavorato molto con le e-mail) perché la definizione delle foto assorbe e rallenta il lavoro; o se in qualche caso, come è successo, dopo aver scritto un brano o una frase, ti chiama qualcuno al telefonino, ti dimentichi di salvare, devi rifare il lavoro, ecc… potrete capire il livello di disperazione.

Se a tutto questo aggiungete una madre che ogni tanto ti dice: ancora con questo libro!?. Ma quando sarà pronto!? Mi pare ca sta vu la pijati a passatiempu!!! Potrete subito capire!!!  

 

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E non voglio parlarvi del lavoro per “sposare” i due scritti, per trovare un linguaggio omogeneo e semplice, per la cernita delle fotografie, per la loro ubicazione nel testo, per far combaciare le didascalie (dopo averle preventivamente pensate e scritte), per le note a piè pagina che  - non capivo perché – si sfasavano, per l’ordine delle foto inserite in ben sei CD con l’ordine tipico di un pazzesco marasma, che definire coacervo confuso è dire poco.  

 

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 A proposito di fotografie. Le fotografie oltre 460 sono parte essenziale del testo: per favore, però… se comprate il libro non limitatevi a guardare le fotografie riportate nel testo. Non limitatevi  a leggere le didascalie delle foto. Leggetelo, andate un po’ oltre le foto, potreste trovare cose incredibilmente interessanti o divertenti o affascinanti o curiose o intriganti o misteriose.

Tra l’altro il libro lo potete leggere anche a salti. Non è necessario seguire per forza la sequenza dei capitoli.

A proposito di cose carine vi vorrei raccontare l’aneddoto del telefono: lo trovate a pag. 336. E’ l’accadimento del telefono avvenuto tempo fa nel bar di Ninetto (che ci ha lasciato nel mese di novembre dello scorso anno).

Il telefono a muro color beige, è l’ultima cosa di cui vorremmo scrivere in questa sorta di nostalgiche “disiecta membra” sui bar di Noha.

Con il disco con i buchi per comporre i numeri, il telefono attaccato al muro, sulla sinistra dell’ingresso del bar, non era in una cabina: sicché di fatto era pubblico non solo il telefono ma anche la telefonata. Tutti gli astanti potevano quindi ascoltare per filo e per segno tutte le conversazioni  telefoniche (la privacy era ancora un vocabolo sconosciuto); anzi nel corso di una telefonata i presenti interrompevano le loro chiacchierate, facevano addirittura silenzio “per non disturbare chi telefonava” (e per cogliere meglio il succo della comunicazione). 

A questo proposito, ecco l’aneddoto (tutto vero!) di “Fernando – oggetti sacri”.

 Fernando di Noha, ora in pensione anche lui, era commerciante di oggetti sacri. Non avendo in casa un telefono, (così come accadeva per la quasi totalità degli abitanti di Noha), pensò bene di lasciare ai clienti quale recapito quello del bar di Ninetto (sempre su autorizzazione del barista, s’intende); recapito telefonico che aveva fatto riprodurre anche su materiale pubblicitario come potevano essere i calendari o bigliettini da visita.

Un bel dì squilla il telefono, come tante volte era successo. Risponde Ninetto, come al solito, con il suo vocione squillante: “Prontooo?!!”.

E dall’altra parte una voce titubante fa : “Pronto?...  Parlo con Cacciapaglia Fernando?... Il rappresentante di oggetti sacri?” (Era un sacerdote che necessitava di alcuni “prodotti” trattati dal Fernando).

E Ninetto, preso alla sprovvista, e onde evitare di fornire una dettagliata lunga spiegazione, in un attimo decide: taglia corto e risponde: “Nooo!! Eeeeh…sono sua moglie! Dica!!”!    

Vedete? Con questo libro ci si può anche divertire.

Il nostro libro ha tante pagine, tanti paragrafi, tante parole, tante fotografie…

Ma vi volevo dire che non abbiamo scritto chissà quanto.

Anzi diciamo meglio: chissà quante cose o persone o accadimenti sono rimasti nella nostra penna (o nei tasti dei nostri computer). Oserei dire che, dunque, non abbiamo scritto proprio nulla!

Nella conclusione, infatti, invitiamo le nuove generazioni a continuare a scoprire, a studiare, a riscrivere, a ripensare magari, a confutare (anche!) gli stessi argomenti o i temi che nel libro s’è trattato soltanto superficialmente o che non s’è trattato affatto.

Ben vengano, allora, tutti quanti vogliano scrivere saggi, libri, trattati, articoli sulla Storia di Noha, vogliano scattare nuove foto o girarne documentari; in queste pagine, e soprattutto altrove, c’è materiale a sufficienza per la ricerca di una risposta ai mille “perché”. Ciò che è già stato scritto non è mai bastevole, mai commisurato all’assoluto bisogno di conoscenza.

Se dopo di noi qualcun altro vorrà scrivere sulla Storia, l’Arte e le Leggende di Noha con più penetrazione, tanto meglio: il nostro intervento ha il torto ed il merito di essere stato fatto prima.

 

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Adesso consigli per gli acquisti. Del libro.

Il libro costa 30 euro. L’editore non riesce nemmeno a coprirne i costi. Avete visto la veste tipografica: magnifica e accattivante.

Pensate 30 euro per la storia, l’arte e la leggenda della nostra cittadina.

Adesso, pur non utilizzandone i toni, faccio un po’ la Vanna Marchi della situazione. Signori: quanto un CD di Eros Ramazzotti! Quanto due pizze e due birre! Quanto una cravatta (no: la cravatta costa di più, a meno che non sia di Andrews-Tie): una maglietta non di marca. Quanto un taglio ed una messa in piega. Quanto manco un pieno di benzina.

Trenta euro.

Spesso ci si adopera a misurare i costi della cultura. Senza avere idea però di quanto costi l’ignoranza. Sappiate comunque che i costi della cultura sono sempre infinitamente più bassi dei costi che può generare l’ignoranza.

L’emarginazione non è un fatto solo economico.

Indifeso, emarginato, ultimo, non è tanto chi non ha soldi (anche!); ma soprattutto chi non riesce a far propria la ricchezza della comunicazione con gli altri: cioè la cultura.

 

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 Voi sapete che prima di essere uno scrivente di fatti locali io sono un economista.

 

Ora vi spiego perché dal punto di vista economico l’acquisto di questo libro è un affare. Anzi un investimento.

Vi spiego però prima che cosa è un investimento. Anzi un buon investimento. E poi, per essere completo, vi spiego anche che cosa è invece un finanziamento (che è una cosa speculare dell’investimento).

Semplificando al massimo diciamo che un investimento non è una semplice uscita monetaria: cioè un costo.  Un investimento è un’uscita monetaria che comporterà degli introiti. Saremo di fronte ad un buon investimento se gli introiti, i benefici, immediati e differiti, superano il sacrificio di quella spesa.

Dunque un investimento è un’uscita monetaria cui seguono delle entrate. E l’investimento è tanto più buono quanto più la somma di queste entrate supera la somma delle uscite.

Mentre un finanziamento è un’entrata monetaria, dunque un debito, che prima o poi dovrò rimborsare in una sola botta o a rate. Quando una banca mi concede un finanziamento, ho un introito di soldi che poi restituirò in una unica soluzione o spalmandoli nel tempo.

Ho la presunzione di dire che il nostro libro è un buon investimento poiché il suo valore supera di gran lunga la sua spesa per acquistarlo.

Il valore del libro è sia intrinseco e sia estrinseco.

Intrinseco è il suo contenuto: le foto a colori, la ricerca, gli scritti, i documenti, la stampa, l’eccellente carta, l’inchiostro, la copertina rigida ricoperta di pregiata tela color rosso-cardinale, la sovra-copertina, l’eleganza del testo, e il lavoro, le ore impiegate per scriverlo di cui vi ho parlato, il trasporto, l’opera dell’ingegno, il diritto d’autore…

Il valore di mercato o estrinseco deriva invece dal fatto che questo bene, essendo a tiratura limitata, è, di fatto, una risorsa scarsa. Forse non riusciremmo a dare un libro per ogni famiglia.

Tra due, tre, quattro anni. Anzi, diciamo, tra dieci anni, il libro sarà una risorsa ancora più scarsa.

Il libro tra dieci anni non circolerà quasi più. Sarà un bene raro, da mercato secondario di intenditori. E per questo alcuni sarebbero disponibili a pagare cifre molto più alte dei 30 euro di oggi (sempre che 30 euro tra dieci anni varranno quanto i 30 euro di oggi). Vi invito dunque a guardare lontano, a volare alto.

Questo discorso, fidatevi, funziona indipendentemente dal contenuto del libro.

C’è gente che sarebbe disponibile, su una sorta di mercato secondario, a sborsare parecchie decine di euro anche se quel determinato libro, ben fatto, difficile da reperire sul mercato, dovesse parlare… di cucuzze. Questo libro come potrete notare non parla di cucuzze. O meglio non parla solo di cucuzze (ci sono pure quelle!)…

 

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Noi (ma questo tutti gli scrittori) abbiamo bisogno dello sguardo dei lettori, di voi, della vostra attenzione.

 

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A cosa serve il nostro libro?

 

Ma ovviamente cambiare il mondo!!!

 

 Diceva Plinio il Vecchio (citato da Plinio il Giovane in una lettera): “Non c’è libro tanto brutto che in qualche sua parte non possa giovare”.

 

Ogni autore che aggiunge qualcosa a quanto è già stato scritto supera un limite, magari spiega qualcosa che prima non era chiaro, ci dà una visione diversa del mondo. Anche se questo mondo è piccolo e si chiama Noha.

 

Possiamo dire che la novità di questa opera sta nel farci vedere il mondo, il nostro piccolo mondo, in modo diverso, sotto un’altra luce. E sarò contento se, quando lo leggerete, mi fermerete per strada e mi confermerete questo. 

 

Ma sarò contento anche se mi criticate (o come si dice qua, mi malangate).

 

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Io mi auguro, anzi vi auguro, che prendendo in mano il nostro libro voi possiate sentire suoni, annusare odori, gustare sapori. Vi auguro di compiere un viaggio nel tempo. Mi auguro e vi auguro che sentiate il desiderio di andare avanti, nella lettura e nella ricerca.

 

Mi auguro che il nostro libro stimoli la vostra fantasia.

 

Se mi fosse consentito vi augurerei che la lettura di questo (ma anche qualsiasi altra lettura) diventasse per voi come una sorta di sostanza stupefacente: una droga che però che accelera l’intelligenza, la fortifica, non la comprime.

 

Chi non ha questo privilegio si rifugia nelle droghe “normali” che servono a dimenticare l’infelicità dell’esistenza (nei confronti di queste persone è opportuno praticare il giudizio moderato della comprensione…).  

 

Come per umana consolazione fu scritta la “Divina Commedia” di Dante, così il nostro libro è stato scritto perché rinasca un antico orgoglio, il legittimo orgoglio per le nostre radici: quello di essere cittadini di Noha, questo lembo di terra che in passato era importante nel Salento e che ancora può essere conosciuto non come territorio di mafia, ma finalmente come centro di solidarietà, di cultura e libertà!!!

 

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Il nostro libro serve. Un libro di storia serve. Sempre.  

 

Si dice che la Storia è maestra della vita. E’ vero.

 

Però ci tengo a dire che il nostro futuro non è mai determinato dal nostro passato.

 

Il passato illumina il presente, ma non lo determina.

 

Ci si rivolge alla Storia non per sapere cosa dobbiamo fare oggi o domani. (Quello lo dobbiamo decidere noi). Ma per sapere in quale situazione ci muoviamo; per avere consapevolezza da dove veniamo e dove possiamo andare, se esiste una possibilità di farlo.

 

Ecco perché è importante la storia.

 

La storia ci aiuta a vedere meglio, magari più nitido, un accadimento. Ma non può dirci quello che dobbiamo fare.

 

La storia ci dice da dove veniamo. Non dove vogliamo andare!

 

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Infine i libri allungano la vita.  

 

“Un uomo che legge ne vale due”: questa non è mia: è una citazione di Valentino Bompiani (fondatore di quella casa editrice).

 

Con questo intendo dire che la nostra ricchezza rispetto all’analfabeta (o di chi, analfabeta, non legge) è questa: colui il quale non legge, si limita a vivere solo la sua vita, mentre noi, grazie alla lettura, ne viviamo moltissime.

 

Cioè la lettura e la memoria ci permettono di conoscere le esperienze e le vite degli altri, ci fa andare alle radici. Sovente la lettura di un libro (specialmente quella di un classico) ci dice non solo come si pensava in un tempo lontano, ma ci fa anche capire perché oggi pensiamo ancora in quel modo…

 

Ecco perchè i libri allungano la vita. Ma sono anche una forma di assicurazione contro l’Alzheimer, per il semplice fatto che la lettura tiene in attività, diciamo, tiene allegro il cervello (il quale è come le gambe: le quali necessitano di alcune ore di allenamento sportivo, o comunque di movimento, ogni giorno).

 

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Una casa senza libri, poi, è come un corpo senza anima. I libri ci affascinano; ci parlano, ci danno dei consigli…

 

Ogni lettore, quando legge, legge se stesso.

 

L’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. Anche se gli scrittori si chiamano Antonio Mellone, e Francesco D’Acquarica, (mi assolva padre!).

 

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Un giorno un amico mi chiese se la lettura del mio libro (il don Paolo, qualcuno di voi ricorderà quel mio libercolo del 2003) gli sarebbe servita per una certa ricerca che stava facendo sul novecento. Gli ho detto che gli sarebbe servita anche se poi avesse fatto il venditore ambulante di materassi a molle!

 

Ecco l’utilità di un libro: che poi è il succo di tutto ciò che vi ho raccontato questa sera.

 

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Ringraziandovi ancora una volta per la pazienza con la quale mi avete ascoltato,  ringrazio ancora gli ospiti, Giuliana Coppola e Nicola Toma (splendidi!) che mi hanno onorato della loro presenza; Paola Congedo ed il marito maestro cantautore-chitarrista Walter Faraone, grazie per la vostra performance; Emanuele Vincenti (che ha letto e riletto le bozze del libro); Giuseppe rizzo ed Antonio Salamina (che hanno sorvolato Noha con l’aereo da turismo ed hanno scattato splendide foto dall’alto, qui presentate per la prima volta in assoluto); grazie al geometra Michele Maiorano per lo stradario, il “tutto-città” di Noha; grazie al prof. Zeffirino Rizzelli (che ha scritto la presentazione del lavoro), a Don Francesco Coluccia (padrone di casa), a don Donato Mellone (che ci ha concesso di consultare l’archivio parrocchiale nel tempo), a Bruna e Dora Mellone (per aver letto le bozze del testo), a Matteo Mellone (da Milano con furore!), a Paola rizzo maestra d’arte (per i disegni del libro e per la mostra di questa sera dei suoi tre bellissimi ragazzi: Angelo Cisotta, Veronica Gianturco, Francesca Lupo), a Michele Tarantino e sua moglie Rossana D’Acquarica, venuti apposta da Milano per questa serata, oltre che per il loro determinante contributo per la stampa del nostro libro; saluto tutti i miei amici ed amiche che ho invitato a partecipare a questa presentazione quasi per forza (alcuni per l’occasione provenienti da Bari, Brindisi e Taranto); ringrazio Daniele, Michele e Rinaldo Pignatelli (dello studio fotografico Mirelfoto per le foto e le riprese ed i cortometraggi qui presentati, come vedo, con grande successo); ringrazio Telerama, “La Gazzetta del Mezzogiorno”, “il Galatino”, “Il nuovo Quotidiano di Lecce”, e “Quisalento”; grazie a Gigi Russo e Radio Reporter, ringraziamenti anche a Radio Orizzonti Activity; sono grato a Gianni Miri ed alla sua auto che, opportunamente “microfonata”, per le strade di Noha ci ha annunciato, con un bel sottofondo di Bob Marley, questo straordinario evento storico; grazie ad Albino Campa, webmaster, per aver in anteprima pubblicato la notizia dell’avenimento di oggi e la copertina del libro sul suo blog Noha.it (e mi auguro che quanto prima ritorni a funzionare il suo sito www.noha.it, il portale con l’h, che arricchiremo con tante foto, sito attualmente in “riparazione”); grazie a Piera Sturzi, per l’omaggio floreale alle gentili signore, a Sasà ed il suo B. & B. “Per le vie” (ed anche per l’ottimo pranzo offertomi proprio oggi, nella sala ristorante della struttura, in occasione dell’inaugurazione, appunto,  del secondo Bed and Breakfast di Noha; il primo è “Mimì”); saluto tutti i miei amici ed amiche (vedo là in fondo anche i miei amici di Galatina e Lecce e Gallipoli, oltre che quelli di Noha); grazie a Enzo Turi per l’esilarante fuori programma (che di fatto era in programma: l’abbiamo provato e riprovato: bravissimo!); grazie ai miei amici di Milano che mi hanno ospitato nella città meneghina e sopportato nel corso della redazione delle pagine di questo libro; grazie a tutti coloro che hanno preparato questa sala per l’occasione; grazie al bar Settebello che ha offerto il buffet che seguirà da qui a qualche minuto (a proposito siete invitati: paste di mandorla e prosecco ce n’è per tutti). E grazie anche a tutti quelli che ho dimenticato.

 

*   *   *

 

E visto che ha funzionato quella volta, vorrei concludere, con le stesse parole con cui presentavo il mio libro del 2003, il “don Paolo”, sempre in questa sala convegni, parole prese in prestito e parafrasate da Alessandro Manzoni: quelle con le quali don Lisander conclude il suo romanzo “I Promessi Sposi”:  se la storia, diciamo, se il nostro libro e se questa serata  non v’è dispiaciuta affatto, vogliatene bene a chi l’ha scritta (e presentata). Ma se invece fossi riuscito ad annoiarvi, credetemi non l’ho fatto apposta!

 

Grazie.

 
Di Redazione (del 02/07/2018 @ 19:01:59, in Comunicato Stampa, linkato 1538 volte)

Il Festival Internazionale delle Arti , nato nel 2011 sotto la direzione artistica dei Maestri Salvatore Cordella e Peppe Vessicchio, ha inaugurato la sua settima edizione che vede un programma ricco e vario e con ben quattro appuntamenti,  domenica 24 giugno scorso  con “Accademia in Festival” presso l’Arena dell’Oasi Tabor in località Cenate a Nardò. Gli allievi dell’Accademia Lirica “Germogli D’Arte” hanno con emozione e passione raccontato in musica il loro percorso formativo annuale. La scuola, nata due anni fa, sotto la guida del M° Salvatore Cordella, accoglie e forma talenti della lirica, ne affina le tecniche ed esalta ogni personale peculiarità vocale. Gli artisti sono stati accompagnati dal Maestro Svetlana Rinkova al pianoforte. La regia è stata affidata a Rosangela Giurgola.

La seconda parte della serata è stata dedicata alla canzone classica napoletana con la presenza delle straordinarie voci di Emanuela Loffredo, Franco Castiglia e dal M° Salvatore Cordella, con Pino Perris al pianoforte, Maurizio Pica alla chitarra, Luigi Sigillo al contrabbasso, Michele De Martino al mandolino e Salvatore Minale alle percussioni. La location, degli appuntamenti di domenica 01 luglio e di mercoledì 04 luglio, così come nella prima serata, sarà l’Oasi Tabor di Nardò, sede della stessa Accademia dei “Germogli d’Arte” di Salvatore Cordella..

 

Il 1° luglio si continua con Aniello Desiderio’s Quartetto Furioso che, formatosi nel 2005, è composto da artisti di fama internazionale. Tra questi: il chitarrista Aniello Desiderio che si è esibito in tutto il mondo, sia come solista che in prestigiose orchestre come “I virtuosi di Mosca” con Vladimir Spinakow, RSO Berliner e Wiener Kammer Philarmonie; Il violinista Gennaro Desiderio che, come il fratello, vanta numerosissime collaborazioni con i più grandi artisti italiani e internazionali, quali Ennio Morricone, Lionel Richie, Gino Paoli, Sergio Cammariere, Niccolò Fabi, per citarne solo alcuni; Il pianista Gaetano Desiderio che è attualmente in tournee con la cantante Lina Sastri; il batterista e percussionista Salvatore Minale che ha collaborato con Gino Paoli, Andrea Bocelli e Ron. Le esecuzioni del quartetto spazieranno dalle Quattro Stagioni di Vivaldi alle sensuali note di Astor Piazzolla. Durante la serata, inoltre, sarà assegnato il Premio Internazionale delle Arti che, ogni anno, viene conferito ad un affermato artista del panorama nazionale ed internazionale. Ore 21. Preferibile arrivare qualche minuto prima.

 

Il 4 luglio sarà la volta del Duo Baldo presso l’Oasi Tabor di Nardò, ore 21 (come al solit0 è preferibile arrivare qualche minuto prima). Il Duo è composto da Brad Repp al violino e Aldo Gentileschi al pianoforte ed ha calcato palcoscenici prestigiosi quali il Festival di Salisburgo, la Shanghai Concert Hall, il Festival Mozaic di S. Luis Obispo in California, oltre a rinomate presenze sul piccolo schermo, tra cui la trasmissione “Tu sì que vales”. Lo spettacolo propone un modo un po' originale di accostarsi alla musica classica. Scherzi, tic, provocazioni musicali diventano il tessuto di uno show nel quale la musica si coniuga con il divertimento.

 

L’8 luglio, presso il Santuario S. Maria della Grottella (Giardino del Vescovo) a Copertino, ore 21, il Festival Internazionale delle Arti, per finire in bellezza, proporrà la sua veste più elegante con il Gran Galà “SOGNO IN ARTE” – a Traviata e le altre donne>.

Come ogni anno, in occasione del Gran Galà conclusivo del Festival, il vero “Sogno in arte” verrà vissuto da un allievo dell’accademia, a cui verrà assegnato il Premio Germogli D’Arte.Quest’anno la scelta è ricaduta sul giovane tenore 25enne Paride Cataldo, di Teano (CE), che si cimenterà col suo debutto in scena nel ruolo di Alfredo.

 

Il Gran Galà, infatti, che andrà in scena con la regia di Rosangela Giurgola, celebrerà la figura di grandi donne del melodramma e del teatro, entrate nell’immaginario comune per la loro forza iconica, per il loro amore estremo e la femminile delicatezza d’animo.

Lo spettacolo, nato da un’idea originale di Peppe Vessicchio, partirà dalla celebrazione di Violetta Valery, protagonista della Traviata di Giuseppe Verdi, per guidare lo spettatore, attraverso un’introspettiva rappresentazione del terzo atto dell’opera verdiana, in un sogno che celebrerà le follie e i deliri immortali di donne senza tempo, sempre moderne e sempre affascinanti per le loro bizzarre esistenze.

Violetta sarà interpretata dal soprano rumeno Diana Tugui, madrina della serata, stella del panorama lirico internazionale e già molto apprezzata Traviata e Musetta nelle scorse stagioni liriche leccesi.

Insieme a Lei a interpretare i testi scritti dal M° Vessicchio, che curerà anche la trascrizione per l’Ensemble I solisti del Sesto Armonico - diretti dal M° Sergio La Stella- l’attore Andrea rizzoli.

Tra gli altri artisti che si avvicenderanno sul palco il soprano Shin Siu, nei panni di Lucia di Lammermor, l’attrice Carla Guido e la danzatrice Elena La Stella.

Il tutto sarà arricchito dalle esibizioni dei tenori Salvatore Cordella, direttore artistico del Festival e Federico Buttazzo, premio Germogli d’Arte 2017.

 

 

Per info e prenotazioni:
Ph: 328 2426875
mail: internationalartscompany@gmail.com

Prevendita:
Tabaccheria Manieri, via T. Colaci, 86 Copertino Oasi Tabor "Località Cenate" - Nardò

www.festivalinternazionaledellearti.it

https://www.facebook.com/InternationalArtsFestival/

 

Lo sport in genere ha un grande pregio cioè quello di unire e creare amicizie, in modo particolare questo vale per le persone che vivono una disabilità. Dagli allenamenti alle gare è un girotondo di nuove conoscenze e grandi emozioni. Nessun handicap può fermare la voglia di divertirsi e di mettersi alla prova, per questo è importante scegliere un’attività agonistica e cominciare a viverla insieme agli altri. Lo sport aiuta a prendere maggior consapevolezza del proprio corpo, a valorizzare le proprie capacità e a riscoprire nuovi potenziali risorse, aiuta a gestire meglio le emozioni e acquistare fiducia in sé stessi.

L’associazione Dinamiko APS ha voluto dare la possibilità a tanti ragazzi di avere nuove aperture sociali e poter vivere una nuova avventura sportiva con due discipline: “Powerchair Football” o calcio in carrozzina e Boccia paralimpica.

Attraverso queste due discipline davvero tutti hanno la possibilità di praticare uno sport anche chi vive una disabilità grave/gravissima. Il calcio da sempre è uno sport che appassiona tutti ed oggi è possibile tirare quel calcio al pallone che raggiunge la porta anche da chi vive in carrozzina. La Boccia Paralimpica è uno sport di concentrazione, di strategia, di tecnica, uno degli sport paralimpici presenti alle Paralimpiadi.

L’associazione Dinamiko e la squadra del Nardò calcio hanno creato una collaborazione, un gemellaggio con i nostri campioni neretini che ci regalano in campo emozioni uniche, fortemente sentito dai ragazzi della Dinamiko che ne vestono gli stessi colori.

Per tutti coloro che volessero avvicinarsi al mondo dello sport paralimpico possono rivolgersi alle nostre squadre, inviare una e-mail all’indirizzoinfo@mondodinamiko.it o chiamare il numero 338.9213430 

Antonio Torretti

 
Di Redazione (del 02/11/2023 @ 18:58:04, in Comunicato Stampa, linkato 441 volte)

Il 04 Novembre 2023 alle ore 10:30 presso Villetta Madonna delle Grazie a Noha inaugurazione della panchina rossa contro il femminicidio dedicata a Noemi Durini con la presenza della madre Imma rizzo.

Interverranno durante l'evento la Presidente Nazionale dell'Associazione Anemos Lombardia Anna Marsella e la responsabile di Anemos Puglia Mele Nadia.

Saranno presenti all'evento i rappresentanti del Comune di Galatina, l'Istituto Polo 2 di Noha e le forze dell'ordine.

Ospite musicale la violinista Diamante Vetrano.

Anemos Puglia

 
Di Redazione (del 25/03/2022 @ 18:57:38, in Comunicato Stampa, linkato 802 volte)

L’amministrazione comunale del sindaco Marcello Amante, sfruttando le risorse della Legge di Bilancio, mette a disposizione 125 mila euro per interventi con la finalità della manutenzione straordinaria delle strade comunali, dei marciapiedi e dell’arredo urbano.

Il contributo, assegnato al nostro comune, con il vincolo del 20 luglio 2022 come data entro la quale dare inizio all’esecuzione dei lavori, verrà messo a disposizione per degli interventi su delle strade urbane dell’abitato facenti parte di percorsi ad alta intensità di traffico (vie Mezio, Trieste e Turati), o di zone ad alta intensità abitativa (vie Pantelleria, Modena e Ticino). Inoltre, è previsto un intervento di fornitura e posa in opera di arredi urbani nel centro storico e in particolare sul percorso principale che unisce Piazza San Pietro con Piazzetta Orsini (via Vitt. Emanuele II, via Umberto I), e Piazzetta Galluccio, ad integrazione degli arredi esistenti, al fine di migliorare l’aspetto urbano e ottimizzare la valorizzazione del centro antico.

“L’intervento per la manutenzione straordinaria delle nostre strade – afferma il sindaco Marcello Amante – rappresenta un ulteriore passo verso il cittadino. Abbiamo scelto delle zone ad alta percorribilità, delle zone ad alta abitabilità, e il nostro centro storico che rimane il salotto della nostra casa, e che come tale deve saper accogliere e rendere comodo il soggiorno a noi e ai nostri ospiti”.

“Agli interventi appena stanziati per la manutenzione straordinaria - continua l’assessore ai Lavori Pubblici Loredana Tundo – si aggiungono quelli partiti questa mattina, ovvero per il rifacimento della segnaletica orizzontale. Tutti interventi per rendere la nostra città maggiormente sicura tanto per i pedoni quando per gli automobilisti.

Ufficio Stampa Marcello Amante

 

Ritrovo alle ore 08:30, presentazione della giornata ed inizio disegni alle ore 09:00.

Sarà una mattinata dedicata alla fantasia dei ragazzi da 6 a 13 anni. L’Asfalto di Piazza Municipio si colorerà come Domenica 28 aprile 1991, quando il Comune di Cutrofiano e il Centro Interesse Giovanile organizzarono la prima edizione(e l’unica) del “concorso di pittura giò madonnari”. Nel 2019, l’Ass.ne Culturale Sud Ethnic con la sezione Li Ucci Festival kids e la Pro Loco, con il patrocinio del Comune di Cutrofiano, ripartono da quella magnifica mattinata del 1991 con un appuntamento che si ripeterà ogni anno il 2 Giugno, dedicato ai Gessetti e alla fantasia dei ragazzi. La Partecipazione è gratuita e sarà possibile iscriversi scaricando il modulo dal link:www.liuccifestival.it/gessetti/ e inviandolo compilato all’indirizzo e-mail segreteria@liuccifestival.it oppure è possibile portarlo direttamente presso il Bar Rosso e Nero o Ceramiche Salvino De Donatis a Cutrofiano, entro il 29 maggio 2019.

Ad ogni ragazzo verrà dato gratuitamente un kit di gessetti (10 colorati e 2 bianchi) e rilasciato un attestato di partecipazione.

Alle ore 12:30 saranno premiati i 5 disegni più belli. I Vincitori avranno l’opportunità di partecipare ad un laboratorio gratuito guidati da un’artista Madonnara, che insegnerà le tecniche base per farli esibire poi in una delle serate de Li Ucci Festival a Settembre.

Considerato il periodo, la mattinata del 2 Giugno si suggerisce di indossare un cappellino con visiera, portarsi un cuscino o ginocchiere. Info: 347.4077634 – 345 8453368

Marco Forte

 
Di Admin (del 14/05/2009 @ 18:52:12, in Libro di Noha, linkato 5857 volte)


Abbiamo il piacere e l’onore d’informare tutti i nostri lettori che grazie all’instancabile lavoro del nostro amico e collaboratore Marcello D’Acquarica, il patrimonio librario di Noha si è arricchito di un nuovo bellissimo volume. Si tratta de I beni culturali di Noha, (Panìco Editore, Galatina, 2009), in una stupenda ed elegante edizione tutta a colori che riporta in maniera analitica e dettagliata le schede di quei monumenti nohani dei quali tutti noi dovremmo diventare studiosi diligenti e custodi gelosi.
Questo libro - che all’inizio sembrava una pazzia - è un progetto, un’idea partita subito dopo la nascita del nostro periodico on-line, e portata avanti da Marcello come un viaggio, un’avventura incredibile nella quale spendere tempo, energie, scienza e passione. I beni culturali di Noha sono finalmente fissati per sempre in questo libro, che, ormai, come l’Arte ed i Monumenti, sopravviverà a noi altri.
In questo tomo la nostra cittadina è vista dall’autore come un giardino d’infanzia (quello che più perdi dallo sguardo e più  ti cresce dentro), come un luogo del cuore i cui beni culturali sono da trattare come si fa con i bambini quanto a premura e tenerezza......
(tratto dell'OSSERVATORE NOHANO n°4 Anno III)

Si puo richiedere una copia direttamente da Noha.it inserendo un commento al seguente articolo, oppure presso lo studio d'Arte di Paola rizzo

 
Di Albino Campa (del 27/07/2011 @ 18:52:06, in Un'altra chiesa, linkato 2783 volte)

Continua la nostra rubrica 'un'altra chiesa' con gli interessanti articoli di don Paolo Farinella. I preti-manager a volte si sentono talmente investiti da Dio da ritenere che per le loro "opere" sempre e comunque il fine giustifichi i mezzi

 

Sono appena rientrato da una serata di festa celebrata a Genova per gli 83 anni di don Andrea Gallo, a cui ha partecipato una folla enorme di amici e cittadini e alcuni politici. A fare festa c’era anche il gotha del «Il Fatto Quotidiano» (Padellaro, Travaglio, Sansa), Moni Ovadia, Gino Paoli e tanti, tanti altri. Un popolo attorno ad un uomo, un partigiano, un prete che da tutta la vita vive sul marciapiede per acchiappare chi sul marciapiede può finire e vi è già finito. Un prete, un uomo, un partigiano, invocato e riconosciuto come leader morale indiscusso.

La forza di don Gallo è la «nudità»: è nudo di tutto ciò che oggi è di moda: il denaro, il potere, il sesso. Egli ha il vestito della parola, che si fa profezia di giustizia e di trasparenza nella coerenza. Sopra il vestito la bandiera della Pace dipinta dall’arcobaleno. Genova, città medaglia d’oro della Resistenza, il giorno 18 luglio 2011 ha messo sul candelabro evangelico il lume splendente della bella persona di don Gallo e lo ha proposto a tutti come punto di riferimento dell’Italia migliore, quell’Italia che è disprezzata dal governo in carica per voce del ministro Brunetta.

Ieri ho visto attorno a don Gallo Andrea l’Italia del cuore, quella che non si rassegnerà mai al potere del malaffare e del ricatto, della delinquenza e del mercimonio. Mentre la festa scorreva allegra e intensa, tra gli epitaffi graffianti e micidiali di Enzo Costa e gli apologhi esilaranti e per questo densi di spiritualità di Moni Ovadia, istintivamente il mio pensiero correva ad un altro prete, don Luigi Maria Verzè, 91 anni, che cominciò come segretario di San Giovanni Calabria, vescovo dei poveri e dei diseredati e finì, anzi sta finendo, come complice di Berlusconi, boss che affoga nei sospetti di corruzione.

Ora sulla sua coscienza grava anche la morte suicida del suo più stretto collaboratore: Mario Cal, che non ha retto al fallimento del San Raffaele a cui l’ha portato la gestione del prete imprenditore. Questi fa affari con tutti, a prescindere da ogni moralità e legalità. Il fatto è talmente grave che su pressione dell’appena neo papa Paolo VI la diocesi di Milano nel 1964 gli commina «la proibizione di esercitare il sacro ministero» per giungere al 1973 quando viene «sospeso a divinis». In seguito le pene canoniche saranno revocate non si sa per quali vie e con quali mezzi. Questo prete era solito chiamare Dio «Top Manager».

Ha sempre creduto nella Provvidenza che per lui assume il volto di un certo Silvio Berlusconi, che nel 1968, attraverso la Edilnord acquista 712 mila mq di terreni vicino Segrate per costruire la città avveniristica del futuro, chiamata «Milano 2», dove oggi sappiamo ospitava prostitute e minorenni per sollazzarsi dalle noie del governo. Tutto questo ben di dio confinava a sud con i terreni dell’erigendo San Raffaele.

Tra don Verzè e Berlusconi fu amore a prima vista, quel fulmine che di solito scoppia all’insaputa tra uomini della stessa di razza. La prima malefatta che la «strana coppia» fa è dirottare le traiettorie degli aerei di Milano-Linate che disturbavano i residenti di Milano Due, e il San Raffaele del prete che crede nel dio Top Manager, facendo spostare le rotte sui comuni limitrofi. La perversione c’era già tutta: i privilegi dei due sono stati pagati da disgraziati che lavorano e che vivono nei comuni vicini. Chissà in questi quindici anni questi cittadini come hanno votato? Il cambio di rotta è stato ottenuto perché Silvio e Maria Luigi presentano carte topografiche falsificate o manomesse: le cittadine di Pioltello e Segrate sono rappresentante in una carta topografica del 1848, mentre le opere di Milano Due, completate appena al 25%, risultano complete al 100%. Falsi, bugiardi e spergiuri.

Il prete che impegna i soldi della ricerca per allungare la vita a Berlusconi fino a 120 anni, sa di essere legato a doppio filo con l’immondezzaio che fa capo al suo compare. Non a caso quando la figlia di Berlusconi discusse la tesina alla fine del triennio universitario, davanti al papi che si godeva il successo, senza spinte e raccomandazioni don Verzé promise solennemente che se voleva insegnare al San Raffaele per lei era pronta una cattedra. Prima ancora di laurearsi, era già docente universitaria: bambina prodigio con propellente arricchito da papi Silvio e padre Luigi Maria.

Fino ad ieri era un tripudio di feste e di sicumere, nessuna ombra di crisi gridava il vecchio prete contro gli uccelli del malaugurio. Il Verzé si comportava esattamente come il suo socio in malaffare e sodale in falsificazioni: San Raffaele sta benone, nessuna crisi all’orizzonte.

Negare, negare, negare sempre anche l’evidenza finché si può. Già! Ora non si può più: un miliardo e passa di debiti che neppure l’amico Berlusconi può sanare, preso come è dalle sue ambasce in Mondadori e con la crisi che non esisteva e che ha scavato la fossa all’Italia.

Figuriamoci se la crisi ci fosse stata! La cronaca del don Verzé di questi giorni si accompagna al declino catastrofico del suo amico Berlusconi: «simul stabunt, simul cadent». Non poteva essere differente. Concepiti nati sul filo del malaffare, cresciuti negli intrighi semplici e organizzati, fornicando con ambienti clericali di chiara miscredenza etica e religiosa, Silvio e Maria Luigi dovevano cadere insieme come parabola di un mondo immorale che genera affari e risultati, anche rilevanti, frutto di azioni perverse e che tali rimarranno sempre. Nessun buon fine può giustificare la nascita e lo sviluppo di un ente gestito da un prete che cammina sulle gambe della falsità e della illegalità come costume e sistema di vita e di governo.

La favola degli uomini che si fanno da soli, cioè che imbrogliando le regole del mercato che pure invocano ad ogni sospiro, non è mai esistita, anzi prospera come una pianta velenosa nel nostro Paese; pare che anche gli Italiani creduloni se ne siano accorti, dopo quasi 20 anni dell’avere osannato Berlusconi «l’uomo nuovo» (?) che avrebbe arricchito tutti. Che lui si sia arricchito e si sia messo in sicurezza è certo, come è sicuro che ha impoverito la Nazione in tutti i settori e in modo progressivo. Le persone oneste vivono del loro lavoro, condividono attese e ansie, angosce e speranze, specialmente se è un prete che si dedica come è dovere ad alleviare le sofferenze della malattia.

Don Verzè ha giustificato tutto di Berlusconi, ogni immoralità «strutturale» sia come persona sia come capo di un governo (si fa per dire) che ha prodotto leggi disumane, contro l’etica sociale, contro il valore delle persone, contro ogni spiraglio di dignità umana e sociale. Eppure celebrava anche l’Eucaristia con buona coscienza segno evidente di una coscienza distorta che dice nero il bianco e bianco il nero. Come era prevedibile viene anche per Verzè e per Berlusconi il «redde rationem». Un miliardo e passa di debiti che provocano un primo effetto inatteso: il suicidio di Mario Cal, già indagato nel 1994 per corruzione e poi prosciolto per intervenuta prescrizione. Insomma la persona giusta al posto giusto.

Chi viene a salvare l’impero del male, costruito sul male e sviluppato dal male? Il Vaticano e con esso lo Ior e a nome loro il cardinale Bertone Tarcisio, segretario di Stato del papa re Benedetto XVI, sovrano di animo debole perché incapace di guardare al futuro accecato com’é dalla sindrome del passato di cui vorrebbe riportare in auge quel «regime di cristianità» che tanto male ha arrecato alla Chiesa compromettendola con lo spirito del mondo e gli obiettivi del maligno.

Qualcuno deve spiegare perché il papa deve possedere cliniche ed esercitare direttamente il mestiere di ricerca scientifica e di cura della salute. Costoro rimproverano i preti che si impegnano nella società civile e nella difesa dei diritti con l’accusa che al prete è vietato occuparsi di cose materiali perché loro compito è il servizio di Dio e l’evangelizzazione che corrisponde a quello che loro credono e vogliono che sia il servizio e l’evangelizzazione. Accusano i preti impegnati di essere «mondani» e loro che comprano ospedali, cliniche e fanno affari con le Regioni a suon di miliardi sarebbero gli uomini spirituali che si dedicano alla pastorale.

Ora che il San Raffaele è fallito il Vaticano lo compra (ndr- se lo compra perché il baratro fa impressione ) per un tozzo di pane, anzi lo rileva gratis e vi mette i suoi uomini, in primo luogo quel Profiti che è stato condannato (maggio 2010) per turbativa d’asta, mazzette per corruzione di appalti. Giuseppe Profiti, delfino di Bertone da questi è stato definito come esemplare della nuova classe dirigente di stampo «cattolico» e quindi modello «etico» per le generazioni prossime. Questi sono gli uomini affidabili per il Vaticano e per Bertone.

D’altra parte se Bertone protegge Berlusconi e cerca per il dopo di ricreare il partito degli onesti cattolici con Al Fano, Pisanu, Casini e con coloro che sono in parlamento malgrado gli affari con la malavita, come ci si può meravigliare che abbia come modello di classe dirigente un condannato per truffa e sospettato di corruzione? Anzi, questo è il normale, ci si dovrebbe meravigliare del contrario.

I nuovi che reggeranno il San Raffaele, se il tribunale non impone il fallimento coatto, vengono imposti dal Vaticano: scomporranno in bocconi di lauto pasto, a spese dello Stato, perché i debiti di don Verzè saranno pagati o dai cittadini o dallo Ior, inferno in terra dove satana è certo che esista. Il prezzo gratuito che il Vaticano ha ricavato è il suicidio di un pregiudicato che per tutta la vita ha affiancato un prete dall’ambiguità colossale. 

Coloro che fanno finta di difendere la vita usano la vita degli altri come uno straccio. Il vangelo però è un’altra cosa. Esattamente un’altra cosa. Anzi l’opposto.
Don Paolo Farinella - Genova

 

 
Di Loredana Tundo (del 03/03/2021 @ 18:50:56, in Comunicato Stampa, linkato 1050 volte)

Domani 4 marzo alle 20.00 abbiamo programmato un incontro via web con il quale mi farebbe piacere condividere con i cittadini, i professionisti e le associazioni, un progetto di riqualificazione per un intervento pubblico/privato di Via Castello a Noha.

La società, Nohasi, che sta ristrutturando il Palazzo Baronale ha proposto il rifacimento dei marciapiedi, illuminazione e verde, che in questa occasione presenteremo.

Per la partecipazione all’incontro, nel quale sono graditi suggerimenti, idee e proposte, è necessario inviarci, attraverso mail ad info@loredanatundo.com, il nominativo, l’indirizzo mail e il cellulare e l’eventuale associazione rappresentata. Successivamente invieremo una risposta con il link per il collegamento alla piattaforma Cisco Webex.

Assessore ai Lavori Pubblici

Loredana Tundo

 
Di Redazione (del 27/11/2019 @ 18:50:16, in Comunicato Stampa, linkato 1244 volte)

Il Consiglio comunale della Città di Galatina ha approvato il Piano comunale per il Diritto allo Studio in merito all’annualità 2020. La relazione, presentata dall’Assessore alle Politiche Educative Cristina Dettù, mostra in maniera puntuale le linee programmatiche e di indirizzo della politica scolastica del Comune per l’anno 2020.

Il Piano comunale per il diritto allo studio non è solo un atto tecnico ma si tratta di un vero e proprio atto politico. Da un lato, infatti, inquadra tutti i risultati ottenuti e il lavoro svolto nell’ambito della pubblica istruzione; dall’altro, rappresenta uno strumento di programmazione non solo per l’anno 2020 ma anche a lungo termine.

Il Piano si compone di molteplici argomenti, dalla informatizzazione delle procedure di iscrizione al servizio di refezione scolastica al trasporto degli studenti per visite didattiche, dall’acquisto di arredi per le scuole sino al contributo fornito a quelle paritarie. Un documento che racchiude l’intero universo scolastico del territorio di Galatina e che quest’anno si arricchisce della programmazione delle politiche educative e di istruzione in favore dei bambini da zero a sei anni.

Tra i punti di maggiore attenzione sicuramente emerge l’informatizzazione delle procedure per l’iscrizione al servizio di refezione scolastica mediante registrazione al portale dell’Ente e compilazione di un modello informatico completamente rivisto e semplificato. Se dal monitoraggio dei dati relativi degli anni scolastici 2017/2018 e 2018/2019 risulta una percentuale di istanze on line pari al 23,93% sul totale degli iscritti, ad oggi, con riferimento all’anno scolastico 2019/2020, si rileva una percentuale delle iscrizioni on line pari al 30% circa sul totale degli iscritti. “Un risultato importante che fa ben sperare nonostante ci sia molto altro da fare –dichiara l’Assessore alle Politiche Educative Cristina Dettù – L’informatizzazione delle procedure si pone anche in stretta correlazione con un altro obiettivo del Piano per il Diritto allo Studio, ovvero l’imminente entrata in funzione di un’app progettata per la prenotazione dei pasti, attraverso la quale il genitore (e non più la Scuola) provvederà a segnalare direttamente la presenza quotidiana del proprio figlio e gli eventuali bisogni speciali legati allo stato di salute del giorno. L’App in argomento consentirà anche di ridurre sensibilmente il margine di errore nelle segnalazioni delle presenze e di assicurare un servizio mensa più efficiente”.

Oltre al servizio di refezione scolastica, nel Piano per il Diritto allo Studio è presente il servizio di trasporto degli studenti per le uscite didattiche, riconoscendo un diritto di prelazione nei confronti delle richieste provenienti dai plessi scolastici collocati nelle frazioni. Altro tema importante è stato quello degli arredi scolastici, per cui il documento approvato dal Consiglio prevede una quota totale da suddividere in base alle esigenze dei vari istituti comprensivi. A ben vedere, l’Amministrazione Amante ha provveduto già all’acquisto di alcuni arredi scolastici negli anni precedenti.

La vera novità di quest’anno è l’inserimento, all’interno del Piano, della programmazione delle Politiche educative e di istruzione in favore dei bambini da zero a sei anni, comprendendo anche l’asilo nido comunale “Gianni Rodari”, rivolto ai bambini di età compresa tra i 3 e i 36 mesi, che offre un servizio di educazione e di sostentamento alle famiglie del territorio di Galatina.

Ufficio Stampa - Marcello Amante

 
Di Redazione (del 09/01/2019 @ 18:49:05, in Comunicato Stampa, linkato 1519 volte)

Silvia Protopapa, ricercatrice e astrofisica galatinese, è stata protagonista, con tutto il suo team, di un’esperienza eccezionale per il mondo scientifico. La Sonda New Horizons ha, infatti, sorvolato Ultima Thule, il corpo cosmico più lontano mai raggiunto da una sonda. Di New Horizons Kuiper Belt Extended Mission della NASA Siliva è co-investigator.  Alle 6:33 (ora italiana) del primo giorno dell’anno 2019 è avvenuto il sorvolo. L’asteroide, che orbita nel buio e nel freddo della Fascia di Kuiper, miliardi di chilometri ai margini del sistema solare, è stato raggiunto dopo 13 anni di volo. Ogni contatto tra la sonda e la terra impiega 6 ore e 8 minuti. Alle 16:29 New Horizon ha confermato di essere sopravvissuta all’avvicinamento dell’oggetto, a una distanza di soli 3500 chilometri da esso. La notizia del sorvolo di Ultima Thule ha fatto rapidamente il giro del mondo, con molta soddisfazione da parte della NASA.

L’incontro con Ultima Thule è stato celebrato anche dal musicista ed ex chitarrista dei Queen Brian May (che ha, tra l’altro, un dottorato in Astrofisica): per l’occasione ha composto un nuovo brano, che ha fatto da colonna sonora al lontanissimo e affascinante faccia a faccia spaziale.

L’astrofisica Silvia Protopapa è nata e cresciuta a Galatina, ha frequentato il Liceo Scientifico “A. Vallone” di Galatina e si è laureata in Fisica presso l’Università di Lecce nel 2005 con 110 e lode e plauso. Dal 2006 è in giro per il mondo presso i più prestigiosi Istituti di Ricerca mondiali: dal Max Planck Institute for Solar System Research (Germania), al Department of Astronomy University of Maryland (USA) e dal 2018 come Principal Scientist al Department of Space Studies del Southwest Research Institute Boulder (Carolina – USA).

Silvia Protopapa sarà a Lecce in primavera per ricevere un riconoscimento per i suoi meriti professionali dalla Provincia di Lecce, dal Liceo Scientifico “A. Vallone” e dal Comune di Galatina. L’iniziativa s’inserisce nel Progetto “Giornate di Promozione della Cultura Scientifica” promosso dal Servizio Tutela e Valorizzazione Ambiente della Provincia di Lecce, diretto da Rocco Merico e realizzato da Gianni Podo.

“La storia di Silvia conferma che la nostra terra è capace di formare i nostri giovani e di dar loro gli strumenti necessari per emergere e affermarsi nel mondo. Da Presidente della Provincia sono onorato di ricevere e premiare al suo rientro in Italia chi, con il proprio lavoro, ha contribuito a una delle missioni più importanti della storia della scienza” ha commentato Stefano Minerva, presidente della Provincia di Lecce.

“Silvia rappresenta tutta la carica di lavoro, energia, voglia di abnegazione, sudore e sacrificio di cui Galatina è piena. La sua storia ci fa emozionare, ci rende fieri e ci obbliga quasi ad andare avanti, verso nuovi orizzonti (che non a caso è il nome della missione) per scoprire, per migliore la comunità e per migliorarci. È anche il giusto riconoscimento al Liceo Scientifico che rappresenta un fiore all’occhiello del nostro sistema scolastico. La nostra non può essere solo una celebrazione, noi dobbiamo prendere Silvia a modello e tentare ogni giorno di imitarne i risultati, in tutti i campi” ha dichiarato Marcello Amante, sindaco della Città di Galatina.

Ufficio Stampa Marcello Amante

 
Di Redazione (del 25/11/2020 @ 18:45:53, in Istituto Comprensivo Polo 2, linkato 1473 volte)

Si sta in casa, in questo periodo, ci si vede poco e lentamente diradiamo i contatti con chi non appartiene alla stretta cerchia della nostra famiglia. Noi della scuola sanifichiamo, distanziamo, impariamo nuovi modi per esprimere sentimenti e affetti, cerchiamo contatti e risorse e ci mettiamo in gioco, utilizzando fantasia e buonsenso…Non ci arrendiamo, è questo il punto!

Ed è stato proprio in seguito all’ennesima incursione nel web, alla ricerca di suggerimenti e contatti per poter spendere al meglio il finanziamento ricevuto per il progetto “Biblioteche scolastiche innovative”, che abbiamo incontrato il MLOL, una sorta di paradiso per lettori.

Acronimo di Media Library Online, ovvero biblioteca multimediale digitale, MLOL è un sistema che consente di utilizzare i principali servizi messi a disposizione dalle biblioteche fisiche ed è la prima, e attualmente unica biblioteca digitale italiana, disponibile sul web 24 ore su 24.

MLOL oggi conta circa 1.200.000 titoli, tra i più diffusi dell’editoria italiana, 1.000.000 di ebook in lingua inglese e francese e un’ampia collezione di opere non soggette a diritti d’autore. Ai libri si aggiungono 6.000 quotidiani e periodici provenienti da 90 paesi in 40 lingue diverse, costantemente aggiornati, 12 milioni di tracce musicali, circa 100.000 audiolibri, corsi di e-learning, risorse per la didattica e una collezione di film italiani e stranieri con il meglio dei festival indipendenti. Al sistema sono attualmente associate circa 5000 biblioteche (tra cui quella della nostra scuola!) dislocate su 19 regioni italiane, assieme ai sistemi bibliotecari di 9 grandi città straniere, tra cui Parigi, Bruxelles, Tokyo, Madrid e Sidney.

Per noi del Polo 2, da più di vent’anni impegnati nella promozione della lettura con le attività della nostra biblioteca, MLOL è stata una grande scoperta, poiché ci consentirà di prenderci cura dei nostri lettori anche a porte chiuse.

MLOL è il nostro regalo a tutta la cittadinanza, indipendentemente dalla scuola di appartenenza, dall’età e da ogni possibile differenza.

Per usufruire di questo servizio è sufficiente inviare una mail alla referente del progetto con il proprio nome e cognome e indirizzo mail. L’iscrizione è assolutamente gratuita e, una volta ricevuti username e password, ognuno gestirà da solo le proprie letture.

Non sarà come frequentare la nostra bella biblioteca, ma consentirà a tutti noi di resistere nell’attesa di poter tornare a toccare e ad annusare le pagine dei libri che tanto amiamo.

Andrà tutto bene!

Un abbraccio

Eleonora LONGO- dirigente scolastica del POLO 2 di Galatina

La referente: Paola Congedo      paola.congedo@gmail.com

 
Di Redazione (del 13/02/2019 @ 18:43:54, in Comunicato Stampa, linkato 1285 volte)

Tanti gli strumenti a cui ci si può approcciare e i corsi saranno tenuti da musicisti qualificati e attivi nella scena musicale salentina e non solo.

info e iscrizioni : 3891081226 | 3338030064


CHITARRA | BASSO ELETTRICO: Ettore Mastria
Maestro di chitarra e basso elettrico diplomato presso accademia di musica moderna svolge attivita' didattica da 30 anni presso varie scuole, enti e associazioni salentine. Inoltre ha collaborato, registrato, composto musica, arrangiato e svolto attivita' concertistica con vari gruppi musicali della provincia di Lecce dal 1988 ad oggi.

FISARMONICA: Nicola Mauro
laureato in fisarmonica e "musica e nuove tecnologie" attualmente è docente di fisarmonica presso il liceo IISS Giannelli di Parabita.

PIANO: Maria Chiara Indirli
nata il 17/01/1994, si approccia allo studio del pianoforte all'età di 4 anni, per poi proseguire all'età di 8 anni nel Conservatorio di Musica "Tito Schipa" di Lecce, diplomandosi in Pianoforte nel 2013. Nel 2016 consegue il Diploma di II livello in Pianoforte cameristico e, nello stesso anno accademico, si laurea in Lingue e Letterature Straniere presso l'Università del Salento. Fin dai primi anni partecipa a concorsi nazionali ed internazionali sia come solista sia in formazione cameristica. Insegna strumento dal 2011 ed attualmente è docente di Pianoforte presso la scuola media ad indirizzo musicale "Paradiso-Tuturano".

BATTERIA: Gianmarco Serra, in arte Giammy.
Energico batterista di alcune delle band più popolari del Salento quali gli Après la classe, Io te e Puccia etc.

FLAUTO: Davide Calò
nato il 07/06/1997, si approccia allo studio del flauto all'età di 11 anni, per poi proseguire all'età di 13 anni nel Conservatorio di Musica "Tito Schipa" di Lecce, conseguendo la laurea di I livello nell’ottobre del 2017. Attualmente frequenta il Biennio di II livello in Flauto solistico. Fin dai primi anni partecipa a concorsi nazionali ed internazionali sia come solista sia in formazione cameristica.

TROMBA | TROMBONE | OTTONI: Lorenzo Lorenzoni
Nato a Brescia, si è trasferito in Salento nel 2017, dove esercita l’attività di musicista e insegnante.
Laureato in Musicologia, diplomato in Trombone classico al Conservatorio di Brescia e laureato in Trombone Jazz al Conservatorio di Amsterdam.
Ha vissuto 5 anni in Olanda studiando e lavorando come musicista e partecipando a numerosi tour in Europa con varie formazioni. Insegna tromba e trombone da 15 anni.

SAX: Alessandra Bianco
nasce a Galatina nel 1988
Inizia a studiare sax all'età di 9 anni e nel 2004 entra a far parte, del Conservatorio Tito Schipa di Lecce sotto la guida del M. Luigi Fazi.
Nel 2010 inizia l'avventura con la Swing Big Band diretta dal M. Luigi Bubbico eseguendo brani di musica jazz, blues e swing.
Nel maggio 2012 perfeziona gli studi con maestri di fama internazionale quali il francese Eric Devallon e lo spagnolo Juan M. Jimenez Alba e nel luglio dello stesso anno consegue il Diploma di saxofono. Nel marzo 2015 consegue il Biennio in saxofono cameristico del Conservatorio di Lecce. Ha svolto attività di docente di Musica presso IISS Scarambone di Lecce, IISS Moccia di Nardò ed attualmente nell' IIS Bottazzi di Casarano.

CLARINETTO: Giada Chezzi
nata il 02/08/1993 si approccia allo studio del clarinetto all età di 6 anni per poi proseguire gli studi presso il conservatorio di musica Tito Schipa di Lecce, diplomandosi in clarinetto nel 2014. Nel 2016 consegue il diploma di ll livello in clarinetto cameristico laureandosi con 110 e lode. Fin dai primi anni partecipa a concorsi nazionali ed internazionali sia come solista sia in formazione cameristica. Svolge l’attività cameristica e orchestrale collaborando con diverse formazioni da camera e orchestrali. Dal 2014 è docente di clarinetto presso diverse scuole.

VIOLINO:
Roberta Viva

Appassionata da sempre di questo strumento, inizia a studiare violino nel 2005 presso l'importante accademia Harmonium di Lecce.Oltre a varie partecipazioni e progetti musicali, nel 2011 entra a far parte della Giovane orchestra del Salento di Claudio Prima.
Ylenia Giaffreda
Ha intrapreso il suo approccio con la musica all’età di sei anni, avvicinandosi allo studio del pianoforte. Solo più tardi ha scoperto la sua passione per il violino, che l’ha portata a iscriversi al Conservatorio di Musica Tito Schipa di Lecce, conseguendo il diploma nel 2018. Ha collaborato con diverse orchestre, tra cui l’Orchestra Sinfonica e l’Orchestra d’Archi del Conservatorio di Lecce, la Giovane Orchestra del Salento e l’Orchestra Popolare di Puglia. Dal 2011, violinista del gruppo “Mistura Louca”, con il quale ha partecipato a diversi festival sul territorio nazionale, ricordando, tra questi, l’apertura al concerto di Mannarino e dei Planet Funk. Ha inciso diversi album per band emergenti, con le quali collabora attualmente.

CANTO: Federica Palma
Interprete e cantautrice, dopo essersi formata nell'apprendimento della tecnica vocale (di canto lirico e moderno), ha partecipato a diversi stage formativi (improvvisazione vocale e teatrale, presenza scenica e dizione) volti alla preparazione come performer.
Si dedica all'insegnamento della tecnica vocale da diversi anni.

Circolo Arci Levèra Noha

 
Di Redazione (del 14/03/2017 @ 18:42:33, in Comunicato Stampa, linkato 2078 volte)

Si comunica che, a seguito della rimodulazione della “Z.T.L – Centro Storico” e relativo “Regolamento per l’accesso e la circolazione dei veicoli nella Z.T.L.”, dal 01 Aprile al 30 Settembre di ogni anno l’accesso alla suddetta area sarà consentito solo ai veicoli provvisti di PASS AUTO.

Tutti i residenti e/o gli aventi titolo a transitare e/o sostare all’interno della nuova Z.T.L., delimitata dalle vie: Corso Porta Luce, via D’Enghien, Piazza Gioacchino Toma, via Giuseppina del Ponte, Piazza Lillo, via Mezio, via Turati, Piazza Alighieri, dovranno richiedere l’autorizzazione presentandosi presso il Comando di Polizia Municipale sito in via Vittorio Emanuele civ. 22 oppure al seguente indirizzo mail: poliziamunicipale@comune.galatina.le.it.

La modulistica oltre ad essere disponibile presso il Comando di Polizia Municipale, è disponibile anche sul sito istituzionale del Comune di Galatina.   

Galatina, 14 Marzo 2017

 

F.to  IL DIRIGENTE

Dott. Antonio OREFICE

 
Di Redazione (del 25/11/2020 @ 18:41:34, in Comunicato Stampa, linkato 1581 volte)

Il conseguimento della “grid parity” nella produzione di energia elettrica con la tecnologia fotovoltaica, che rende gli investimenti convenienti anche in assenza di incentivi specifici, insieme alla sostanziale rinuncia degli organi centrali e periferici dello Stato a svolgere il loro compito istituzionale di salvaguardia del bene comune, sta scatenando nel Salento una seconda ondata di progetti di impianti fotovoltaici di grande taglia in aree agricole.

Si tratta di operazioni puramente speculative, non rispondenti ad esigenze di coperture dei consumi, avendo la Puglia un esubero rispetto ai suoi fabbisogni di circa l’80%, rispondenti esclusivamente agli interessi degli investitori, che talvolta nascondono – come hanno rivelato inchieste giornalistiche e procedimenti giudiziari - operazioni di riciclaggio di denaro di dubbia provenienza.

Nel Salento questo deleterio fenomeno sta assumendo le proporzioni di un vero e proprio assalto distruttivo al territorio rurale, con proposte di generatori per   centinaia di ettari.    

  Le peculiarità salentine agevolano questo approccio neo-colonialistico di sfruttamento del territorio: l’andamento generalmente pianeggiante del terreno, le  favorevoli condizioni meteo-climatiche, la drammatica criticità causata dai fenomeni di disseccamenti dell’olivo (Co.Di.R.O.), il conseguente   crollo   del   prezzo   di  mercato   dei terreni agricoli e del reddito da agricoltura. In questo contesto già preoccupante, è poi clamorosamente e colpevolmente mancata una strategia di rigenerazione agri-ecologica del territorio, che consentisse un’uscita dalla crisi.

Il rischio di uno stravolgimento pesante ed irreversibile nel breve-medio periodo delle peculiarità culturali, paesaggistiche, ambientali  e socio-economiche del nostro  territorio è quanto mai attuale e drammatico, con una situazione già oggi fuori controllo e  che potrebbe diventare presto dilagante.

Molte delle valutazioni qui esposte possono essere trasferite con i dovuti distinguo ai mega-impianti eolici.

Un intervento di governo del fenomeno è quanto mai necessario ed urgente per varie ragioni:

  • la sottrazione di suolo agricolo, in un’area che su questo tema conta già dei tristi primati, rischia di stravolgere la stessa fisionomia di un territorio vocato, pur con criticità ed incertezze, all’agricoltura e alla ricettività turistica;
  • occorre prevenire il degrado del terreno agricolo derivante dall’ombreggiamento delle superfici, dal presumibile ricorso ad erbicidi per il controllo della vegetazione, dall’alterazione delle caratteristiche microclimatiche e pedologiche del suolo, con effetti di lunga durata, pesanti pur se in larga parte ancora inesplorati, sulla fertilità del suolo;
  • le misure di tutela del territorio oggi operanti - se si fa eccezione per il Piano Paesaggistico Regionale (PPTR), che vieta esplicitamente impianti energetici in zone agricole tranne che in ex cave o zone degradate - appaiono generalmente inadeguate; i regolamenti approvati da vari comuni e dalla Provincia appaiono similmente inefficaci, a fronte di specifiche disposizioni nazionali di legge (art. 12, comma 7, D.Lgs. 387/2003) che consentono esplicitamente l’insediamento di tali impianti in zone agricole.

Occorre sfruttare tuttavia al meglio le disposizioni (art. 7 D.Lgs. 387/2003 citato) che tutelano le “tradizioni agroalimentari di qualità”, così come il “patrimonio culturale e del paesaggio rurale. In ciò soccorrono le prescrizioni piuttosto stringenti del Piano Paesaggistico Regionale, che tra l’altro introducono l’obbligo di concentrare le attività produttive in APPEA (Aree Produttive Paesaggisticamente ed Ecologicamente Attrezzate). Ma possono anche risultare utili quei fattori legati ad una effettiva qualità agroalimentare o paesaggistica del contesto: produzioni biologiche o biodinamiche, consorzi di tutela, marchi di qualità DOC; DOP;  IGT e altri. Sotto tale profilo si noti come il Piano Paesaggistico pugliese (PPTR), pur non essendo propriamente un Piano Energetico, fornisce tuttora, in assenza di altri strumenti più efficaci, i vincoli più stringenti in merito agli insediamenti energetici. Vedasi in proposito le Linee Guida 4.4, parte prima, “Linee guida sulla progettazione e localizzazione di impianti di energia rinnovabile” e parte seconda “Componenti di paesaggio e impianti di energie rinnovabili” con Tavole allegate, come quella relativa alle “Aree sensibili per impianti di media e grande taglia” per gli impianti eolici e quella delle “Discariche e cave abbandonate e con decreto scaduto” per il fotovoltaico, che forniscono indicazioni preziose per la localizzazione degli impianti in aree meno delicate e con minimi impatti ambientali.

È   comunque   indispensabile   ed   urgente   una   forte   azione   di pressione politica da parte delle istituzioni locali (Regioni, Provincie, Comuni) sul Parlamento   e   sul   Governo   nazionali   per   l’abrogazione   delle penalizzanti  sciagurate disposizioni   di   legge.   Le   istituzioni   locali   sono   quelle   più   immediatamente   a contatto con i cittadini, con i loro reali bisogni ed interessi, e possono e devono intervenire prima di altri per difendere tali interessi. 

La difesa più efficace tuttavia, per quanto generalmente sottovalutata più o meno consapevolmente dai decisori politici, resta il completamento del quadro di pianificazione energetica locale. Tale tutela risulta tanto più valida in quanto manca un Piano Energetico Nazionale, mentre il Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR), ormai inefficace ed a maglie troppo larghe, è soggetto da tempo ad una estenuante  revisione.

In tal senso si riporta l’art. 31 del D.Lgs n. 112/98, che recita:

31. Conferimento di funzioni agli enti locali

1. Sono attribuite agli enti locali, in conformità a quanto disposto dalle norme sul principio di adeguatezza, le funzioni amministrative in materia di controllo sul risparmio energetico e l'uso razionale dell'energia e le altre funzioni che siano previste dalla legislazione regionale.

2. Sono attribuite in particolare alle province, nell'ambito delle linee di indirizzo e di coordinamento previste dai piani energetici regionali, le seguenti funzioni:

a) la redazione e l'adozione dei programmi di intervento per la promozione delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico;

b) l'autorizzazione alla installazione ed all'esercizio degli impianti di produzione di energia”.

Scaturisce da qui la proposta, da perseguire con fermezza, di riprendere ed aggiornare con urgenza, alla luce del PEAR approvato e del suo aggiornamento, il “Programma di intervento per la promozione delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico”, approvato con Deliberazione di Consiglio Provinciale di Lecce n. 36 del 23.04.2004. Detto Programma potrà raccogliere e aggiornare le stime sulla potenza fotovoltaica potenzialmente installabile sulle coperture esistenti (residenziali, industriali, commerciali, del terziario ecc.), in grado secondo qualificati dati preliminari di coprire ampiamente il fabbisogno elettrico dell’intera Provincia senza intaccare nuovo suolo agricolo.

Anche i Comuni con una popolazione superiore a 50.000 abitanti (come Lecce) sono obbligati a approvare un Piano Energetico Comunale, da integrare nel Piano Regolatore Generale (art. 5 Legge n. 10/91).

Gli strumenti indicati sono fondamentali per dare indicazioni di dettaglio degli interventi insediativi, tuttora vaghe e limitate per esclusione dalle “aree non idonee” nel quadro normativo attuale, ma che lasciano piena discrezione al proponente di individuare il sito di installazione.

Una corretta pianificazione saprà inoltre indicare le potenzialità degli impianti da collocare sulle coperture di edifici esistenti, potenzialità questa sistematicamente trascurata e sottovalutata.

Il completamento di un corretto quadro di pianificazione energetica  locale (regionale, provinciale e comunale) rappresenta un significativo indice della volontà politica di contrastare il fenomeno in atto, piuttosto che limitarsi a generici proclami di facciata, o affidarsi alle pastoie del procedimento amministrativo, o nella migliore delle ipotesi a “regolamenti” locali, armi spuntate rispetto alle sovraordinate norme nazionali.

Un nuovo quadro di programmazione non può tuttavia prescindere dalla considerazione della taglia, della finalità, delle modalità installative, dell’impianto proposto. In tal senso occorre distinguere, ad esempio, i grandi impianti in pura cessione alla rete, con fini marcatamente speculativi, dalle piccole installazioni al servizio di utenze locali, su coperture esistenti, il cui iter procedurale dovrebbe essere al contrario agevolato e snellito.

È necessario   uscire   dalla   logica   della   produzione   di   energia   elettrica   come   merce soggetta alle sole leggi del libero mercato: l’energia elettrica è da considerare un “bene comune” alla stessa stregua dell’acqua e  dell’aria, da produrre non per intenti speculativi, ma per soddisfare ben precise esigenze di copertura dei consumi.

 

Sono necessari atti d’indirizzo, norme e incentivi a livello nazionale e locale per passare con decisione ad un nuovo modello energetico decentrato, con impianti di piccole-medie dimensioni ubicati su coperture esistenti o in zone residuali, collegati   in   rete,   con   l’obiettivo dell’autonomia energetica delle comunità locali, svincolate così da monopòli e caste energetiche.

​Occorre poi ricordare che le fonti energetiche più pulite e convenienti restano il risparmio, l’efficienza e l’uso appropriato dell’energia. 

 

Lecce, 24 novembre 2020

RETE AMBIENTE E SALUTE SALENTO

 
Di Albino Campa (del 29/04/2010 @ 18:41:27, in Fotovoltaico, linkato 5064 volte)

La Cgil contro l’impianto fotovoltaico - ANTONIO LIGUORI
• G A L AT I N A .
“Bisogna evitare che il nostro territorio diventi unalanda sterminata di specchi di silicio”.
Dissenso alla realizzazione dell’impianto fotovoltaico in località Roncella, fra Galatina e Noha, dallaMacroarea Cgil di Galatina, Maglie e Nardò. Il responsabile territoriale Nicola De Prezzo invita il sindaco Giancarlo Coluccia a verificare “i tempi e leprocedure esperite dal Comune nella valutazione del progetto.
La costruzione diun impianto fotovoltaico in località Roncella - prosegue De Prezzo - suscitaperplessità sia per le modalità che per i tempi, a pochi giorni dal voto per ilrinnovo del consiglio comunale. Vengono al pettine i nodi della lunga gestionecommissariale e il mancato controllo democratico. Il progetto della Società Fotowatio Italia Galatina srl, che a pieno regime avrà una potenza di circa 10megawatt, dovrà sorgere in un territorio a vocazione agricola, e si aggiunge ad altri già realizzati nell’agro galatinese.
La Cgil – prosegue De Prezzo chiede alla giunta regionale e alla Provincia, i cui presidenti in campagna elettorale si sono espressi contro la realizzazione di impianti di energiaalternativa fuori da qualsiasi strategia e per la salvaguardia dell’ambiente,di intervenire bloccando i lavori e predisporre un progetto territoriale programmato per impianti di questa portata. Il neo sindaco Coluccia ha l’obbligo, essendo espressione dei cittadini nohani, di verificare i tempi e le procedure, di invitare la Fotowatio a soprassedere in attesa che il consiglio comunale riesamini la vicenda, riveda i progetti già presentati e in via diautorizzazione, approvi le linee generali di indirizzo per l’installazione diimpianti di energia rinnovabile che la scadenza anticipata impedì al vecchio Consiglio di deliberare”.

FONTE: Gazzetta del mezzogiorno, 29 Aprile 2010

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GALATINA UNA DETERMINA DEL SERVIZIO ENERGIA SBLOCCA L’ITER PER LAREALIZZAZIONE
• G A L AT I N A .
Via libera della Regione alla realizzazione di unimpianto di produzione di energia elettrica fotovoltaica in contrada «Roncella».
L’autorizzazione, che sblocca definitivamente l’iter per la realizzazionedi una struttura produttiva che avrà una potenza pari a 9,69 megawatt, è giuntonei giorni scorsi con la pubblicazione nel bollettino ufficiale della RegionePuglia di una determinazione del dirigente del servizio di Energia, Reti edInfrastrutture materiali per lo sviluppo. L’impianto, denominato “Ganascia 1” sarà realizzato nel territoriocomunale, dalla Società Fotowatio Italia Galatina srl e sarà attuato in unaampia area un tempo a destinazione agricola che si trova nella periferiacittadina. La struttura, che fin dalla presentazione del progetto a Palazzo Orsini èstata accompagnata da numerose polemiche e da molte perplessità espressesoprattutto da associazioni ambientaliste, ha ottenuto lo scorso marzo l’autorizzazione unica da parte della Regione Puglia dopo un lungo iter che hacoinvolto non solo il Comune di Galatina ma anche numerosi altri entiinteressati. Le maggiori critiche vennero espresse non solo sull’entità del progettoma anche sull’individuazione dell’area per tale realizzazione. La prima conferenza dei servizi venne convocata lo scorso ottobre ottenendoil pa rere favorevole dei ministeri competenti, della Regione Puglia, dell’Autorità di bacino della Puglia, dell’Agenzia regionale per la prevenzione e laprotezione dell’ambiente, che condizionò il suo via libera ad alcune procedurelegate alla salvaguardia del territorio, dalla Provincia di Lecce, dal Comunedi Galatina, dalla Asl e da altre autorità territoriali interessate all’impattodi tale progetto. In precedenza la stessa Fotowatio srl aveva rinunciato ad una analogarichiesta di autorizzazione unica per la costruzione ed esercizio di unimpianto denominato “Ganascia 2” della potenza di 4,68 megawatt. Lo scorso 18 febbraio, è stato sottoscritto l’atto di im pegno e laconvenzione che in pratica sblocca l’iter amministrativo dando il via liberaalla realizzazione dell’impianto. L’accordo è stato siglato dalla RegionePuglia, la società Fotowatio Italia Galatina srl ed il Comune di Galatina. L’autorizzazione unica costituisce autorizzazione alla costruzione ed all’esercizio dell’impianto in conformità al progetto approvato.

FONTE: Gazzetta del Mezzogiorno, 27 Aprile 2010

Michele Stursi

 
Di Redazione (del 21/10/2017 @ 18:40:59, in Comunicato Stampa, linkato 1159 volte)

Due colori, il bianco e il verde, per una maglia che lega la storia della Showy Boys alla Città. Festeggia i 50 anni dalla nascita la storica società di Galatina e in occasione di questo prestigioso traguardo presenta la divisa da gioco della prima squadra partecipante al campionato nazionale di 1° livello serie C.

Una maglia che unisce modernità e tradizione per ottenere un prodotto “speciale” perché pensato e realizzato ad hoc (cucito a mano) per un evento importante come l’anniversario del club.

Fondo verde e angolo e manica sinistra di colore bianco su cui spicca il logo, di colore oro, dei 50 anni e il marchio sociale. Divisa con girocollo a U bianco e bordo maniche in colore a contrasto. Colore verde in dissolvenza nella parte inferiore dove è rappresentata la civetta, simbolo della città di Galatina.

Sul fronte e sul retro della maglia sono raffigurati i marchi, a colori, dei partner ufficiali: Maniva, Incoho, Tecmed, Fidelpol, Ottica e optometria Greco, Galtieri, Officina Gaballo, Pasian, Serafini Auto, Maio, Sace.

I pantaloncini di colore verde in dissolvenza presentano il marchio sociale sul fronte e il logo del media partner Radio Orizzonti Activity. Sul retro è riprodotto il simbolo della civetta, che richiama quella della maglia da gioco, e l'indirizzo del sito internet showyboys.com punto di riferimento per tifosi e appassionati di volley. Infine, i calzettoni sono bianchi con una banda superiore di colore verde.

Un prodotto innovativo perché realizzato in tessuto ultraleggero (140 g/m2), lucido overlight, dry-fit per garantire libertà di movimento e senza rinunciare ad elasticità e resistenza. La nuova divisa, realizzata con materiale traspirante e cuciture flatlock per un maggiore comfort, è un prodotto Giemme Sport, interamente cucito “a mano” ed è ciò che lo rende ancora più esclusivo ed originale.

www.showyboys.com

 
Di Albino Campa (del 14/03/2013 @ 18:38:13, in Comunicato Stampa, linkato 4526 volte)

Dopo il successo delle prime due tappe del contenitore culturale “Donna è…”, ideato e realizzato dal Salotto Culturale Galatina letterata, rispettivamente la mostra d’arte collettiva “Segni di donne” (visitabile sino al 18 marzo presso il Museo civico P. Cavoti) e “Passioni” (personale d’arte di Paola Scialpi “Tango”, mostra d’artigianato femminile e performance di Tango argentino e Flamenco, visitabile presso Palazzo Baldi sino al 24 marzo), avrà luogo sabato 16 marzo, alle ore 18.00, presso il Museo civico P. Cavoti (ingresso principale in via Cafaro e/o P.zza Alighieri, n. 51), il convegno sulla violenza sulle donne e femminicidio “Libere”, con il patrocinio della Provincia di Lecce e del Comune di Galatina.
Già cinquantaquattro donne uccise da un uomo dall’inizio dell’anno ad oggi, il loro maggior crimine: essere donna. Il dato è di un triste primato per l’Italia. I dati statistici dicono che dal 70% all’87% delle donne ha subito una violenza. Una donna su tre tra i 16 e i 70 anni è stata vittima nella sua vita dell'aggressività di un uomo. Sei milioni 743 mila quelle che hanno subito violenza fisica e sessuale, secondo gli ultimi dati Istat. Nella quasi totalità dei casi le violenze non sono denunciate: È consistente la quota di donne che non parla con nessuno delle violenze subite. Numerose organizzazioni di istituzioni e privati cittadini si muovono per manifestare il loro sdegno per questo allarmante fenomeno, purtroppo, in forte crescita.
“Libere” permetterà di affrontare questo tema e approfondirne le dinamiche, poiché il nostro sud non è certamente esente da questo brutale fenomeno.
Interverranno: l’Ass. alla Cultura e polo biblio-museale e Politiche Sociali Prof.ssa Daniela Vantaggiato e l’Ass. alla Provincia alle Politiche Sociali – Pari Opportunità Dott.ssa Filomena D’Antini Solero.
Relatori: Dott.ssa Maria Cristina rizzo, Procuratore Capo della Repubblica presso il Tribunale per i Minori di Lecce, con una relazione dal titolo “Violenza sulle donne: quale prevenzione, quali sanzioni.”, Dott.ssa Maria Luisa Toto, presidente dell'Associazione Donne Insieme - Centro Antiviolenza "Renata Fonte" di Lecce, con la relazione “Violenza contro le donne. Usciamo dal silenzio”, Dott. Roberto Fonte, giornalista e fondatore dell’Osservatorio sulle donne vittime di violenza e abusi, con la relazione “Discriminazione e violenze. Come cambiano i diritti umani delle donne in Italia e nel mondo”. Modera: Dott. Antonio Liguori, giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno.
In occasione del convegno, sarà allestita una selezione di scarpe rosse, facenti parte del progetto d’arte pubblica “Zapatos rojos” dell’artista messicana Elina Chauvet, istallato a Lecce in occasione della sua terza tappa italiana. Il progetto, nato nel 2009 per dire basta alla violenza alle donne e partito da Ciudad Juárez, è composto da centinaia di paia di scarpe rosse, evocando una marcia silenziosa di donne uccise o rapite. La tappa leccese, curata dalla Prof.ssa Francesca Guerisoli ha avuto luogo lo scorso 3 febbraio in P.zza Duomo ed è stata organizzata dalle Prof.sse dell’Università del Salento Alessandra Beccarisi, Maria Cristina Fornari e Anna Maria Cherubini. Lecce è stata la terza città europea a esporre il progetto della Chauvet, dopo Milano e Genova. Torino, dove ha avuto luogo lo scorso 8 marzo, “Giornata internazionale della donna”, è  la quarta.
In apert