ago172014
Mimino Montagna non smette mai di stupirci. Stavolta si è felicemente trovato al centro dell’esistenza mediatica molto probabilmente a sua insaputa. Giornali e televisioni locali hanno presentato il nostro sindaco come il paladino della salvaguardia degli ulivi del Salento, che dico, di Puglia: un ecologista inflessibile, un ambientalista irriducibile, un verde incredibile (ai suoi stessi occhi).
Infatti, il nostro eroe armato di penna (speriamo non di sega) vorrebbe debellare la Xylella fastidiosa: sicché, grazie alla collaborazione di un badante, il consigliere comunale Antonio Congedo, ha inviato a sua eccellenza il Prefetto di Lecce una viva e vibrante missiva in cui si è fatto promotore di un “tavolo istituzionale” (si auspica non in legno d’ulivo) con tutti i sindaci della provincia attraverso il quale chiedere “approfondimenti su tutti gli agenti causali del “Complesso del disseccamento rapido dell’olivo”; confermare la presenza di Xylella fastidiosa mediante l’applicazione di tecniche diagnostiche integrate secondo quanto previsto dai protocolli ufficiali EPPO; definire la patogenicità e la virulenza del ceppo di Xylella fastidiosa rilevata sulle piante infette; definire il ruolo delle piante ospiti e dei vettori nell’epidemiologia del batterio; sperimentare delle cure agro ecologiche volte alla salvaguardia del patrimonio olivicolo e spontaneo del Salento”. Iniziativa encomiabile, non c’è che dire. Già me lo vedo Mimino nostro intento a studiarsi di notte e di giorno tutte le carte sulla Xylella fastidiosa (fastidiosa a questo punto soprattutto per lui) cercando di capirci qualcosa, e sicuramente con l’intento di convincere tutti gli altri sindaci del circondario a preservare “l'inestimabile patrimonio arboreo di questo territorio”.
Peccato che accanto al dottor Jekyll(ella) ci sia anche il lato B di mister Montagna. Ed è qui che nasce il dramma. Sì, perché non si sa bene se “l’inestimabile patrimonio arboreo di questo territorio” possa essere preservato, per dire, anche cementificando 26 ettari di campagna collemetese per l’impianto di un pantomatico Mega-Porco commerciale, strombazzato come la panacea dei nostri problemi economico-occupazionali con l’ausilio dei due (questi sì) sempreverdi slogan: “volano per lo sviluppo” e “ricadute occupazionali”. Ovvero se la salvaguardia di questo patrimonio valga soltanto per gli alberi degli altri comuni e non anche per quelli del suo feudo di Galatina (come la quercia vallonea che sta per essere asfaltata da una striscia di cemento, che con un certo sense of humour si osa definire circonvallazione – che guarda caso fa rima con lottizzazione ndr).
Ancora. Non si capisce come sia possibile conciliare il Montagna A dal B allorché da un lato il suo consiglio comunale delibera a stragrande maggioranza la contrarietà al TAP che dovrebbe sbarcare sulle coste di Melendugno (con falcidia non solo di flora marina ma anche di vegetazione terrestre), mentre quando si tratta di metterci la faccia, per esempio ritirando la sponsorizzazione istituzionale al comitato festa patronale del suo paese, fa finta di non coglierne il nesso, nicchia, mantiene le distanze come un “re tentenna” qualsiasi, facendo il paio con il don Abbondio della situazione.
Come credere a questi amanti della natura a targhe alterne che, forse senza accorgersene, fanno di tutto - con comparti edilizi, aree mercatali, circonvallazioni inscritte che non circoscrivono, mega-porci commerciali, impianti di compostaggio ana(l)erobico di 30.000 tonnellate annue, aborti di supermercati fuoriporta (vedasi Lidl), palestre inservibili (ovvero fruibili solo come installazioni di arte contemporanea), asili infantili buoni solo per essere inaugurati - per far mancare la terra sotto i palieddhri, non riuscendo mai, chissà se per dislessia congenita o per interessi di bottega, a proferire un perentorio “Stop al consumo del territorio”?
E come la mettiamo con il fatto che il suo capobastone, cioè il nostro beneamato Matteo Renzi, sì quello che sembra voglia governarci a colpi di tweet, afferma per esempio di vergognarsi di andare a parlare dell’accordo Gazprom o di South Stream “quando potrei raddoppiare la percentuale del petrolio e del gas in Italia e dare lavoro a 40mila persone [sic!] e non lo si fa per paura delle reazioni di tre, quattro comitatini”?
E’ vero: come la mettiamo, mister Montagna, con questi “quattro comitatini” che perlopiù sono composti da gente per bene, che si battono per le coste ioniche e adriatiche premiate con tante Bandiere Blu, che lottano per un’economia sostenibile (che dovrebbe poter contare sulla qualità dell’ecosistema mare-territorio), che si oppongono alle strade a quattro follie (una per tutte la devastante ss. 275), che sono preoccupati di veder incombere tante piccole Costa Concordia al largo dei litorali pugliesi, che vogliono difendere il vero oro blu ed i suoi orizzonti dalle torri petrolifere, che sono terrorizzati dall’incubo degli scheletri di metallo a poche miglia dalla costa, che temono come l’ebola le chiazze nere di residui oleosi e di altri indicibili inquinanti, che non s’inchinano agl’interessi delle multinazionali le quali non la vogliono mica smettere di spolpare il mondo?
Non so se Mimino Montagna dopo aver ottenuto “l’importante attestato di stima da parte di Matteo Renzi nei confronti della persona e della sua azione politica […] che hanno fatto della nostra Città uno dei centri di riferimento del movimento renziano […] (cfr. comunicato del comitato “Galatina Cambia Verso con Matteo Renzi” del mese di novembre 2013) sia o meno d’accordo con le parole del suo boss costituente (o prostituente a seconda dei punti di vista), pappa e ciccia con il noto pregiudicato assegnato ai servizi sociali.
Nel caso Montagna sconfessasse il suo capobanda sarei pronto a chiedergli scusa a caratteri cubitali. In caso contrario io sarò ancora una volta destinato a beccarmi del profeta di sventura (non è la prima volta), anzi del professorone (per questo titolo mi sono a suo tempo attrezzato) e soprattutto del gufo (secondo i neologismi renziani); mentre mister Montagna potrà aspirare con fiducia ad uno dei cento seggi del nuovo Senato di non eletti e soprattutto nominati.
Cari i miei venticinque lettori, sapete cosa penso? Meglio gufo che cuccuvascista come loro.
Antonio Mellone
giu252014
E’ tempo di Bilanci per le società partecipate dal Comune di Galatina e dopo l’assemblea per l’approvazione di quello della Fiera di Galatina e del Salento spa, tenutasi in modo RISERVATISSIMO nel mese di aprile, è la volta della CSA Spa.
Da una prima analisi sul Bilancio della Fiera, ad un anno dall’operazione di affitto a privati definita imprevidentemente “un miracolo”, si registra una sostanziale invarianza del deficit patrimoniale ( € -883.000 del 2013 contro € -913.000 del 2012) evidenziando tutti i limiti dell’idea sponsorizzata dal liquidatore e condivisa dall’Amministrazione Montagna. Limiti che ho già sottolineato ampiamente in sede di Consiglio Comunale allorquando, il Sindaco Montagna e la sua Amministrazione, anziché pretenderne la restituzione, deliberarono, se pur a determinate condizioni, la proroga del contratto di comodato dell’immobile di proprietà del Comune, accollandosi, nei fatti, l’onere di ripianare i debiti dell’Ente Fiera , sacrificando i soldi dei galatinesi sull’altare dell’ “opportunità di rilancio”.
Ad oggi, dopo circa un anno, il tanto celebrato rilancio è passato ESCLUSIVAMENTE da “Erotika”, manifestazione, sulla quale qui non esprimo giudizi morali, ma che certamente ha poco a che vedere con la storia culturale della nostra Città mentre viene affossata la Campionaria e tutta la sua storia con una totale inerzia e mancanza di progettualità della quale il Sindaco Montagna e la sua squadra Assessorile se ne devono assumere la piena responsabilità politica.
Le Liste Civiche che rappresento, ma certamente anche i galatinesi tutti, attendono poi fiduciose il “chiarimento” promesso dal Sindaco Montagna circa le affermazione pubbliche del liquidatore dell’Ente Fiera “… mi sono guardato anni e anni di carte e ci ho trovato qualcosa non di chiaro, in tutto quello che ho guardato… ”, oggetto tra l’altro di una mia interrogazione che non ha ancora avuto riscontro.
Passando al bilancio della CSA risalta un’evidente mancanza di indirizzo politico che raggiunge l’apice massimo nel contenzioso in corso di circa € 2.700.000 tra il Comune di Galatina (socio di maggioranza) e la stessa CSA.
Si passa da un utile 2012 di € 227.000 a una perdita 2013 di € -101.000, generata essenzialmente da una svalutazione crediti vs. il Comune di Galatina, contestualmente una puntuale descrizione delle motivazioni che hanno portato alla iscrizione del credito, che, ove il bilancio venisse approvato con il voto favorevole di tutti i soci, farebbe risultare difficile sostenere le proprie ragioni in sede di contenzioso. Dobbiamo quindi attenderci anche quest’anno che il Sindaco o il suo delegato si assenterà ricreando l’anomalia di un bilancio approvato dal solo socio privato di minoranza? Staremo a vedere.
A completamento di questo quadro confusionario il parere del Collegio Sindacale che si esprime in netto contrasto con l’operato dell’Organo Amministrativo allorquando afferma che “l’Organo amministrativo ha proceduto ad una svalutazione eccessiva dei crediti di dubbia esigibilità che si è trasformato in un accantonamento quasi sproporzionato rispetto alla dubbia esigibilità…………”
Entrambi gli Organi sono nominati a maggioranza dal Comune di Galatina e questa inconsueta posizione critica lascia ben immaginare la condizione d’incertezza confusionaria che avvolge l’Amministrazione Montagna nei rapporti con la CSA.
Sarebbe opportuno che il Sindaco Montagna riflettesse su una ipotesi transattiva piuttosto che demandare ad un giudice lo sbroglio della matassa “chi deve quanto a chi” tra CSA e Comune di Galatina perché, in ogni caso, si determinerebbe un danno per le casse comunali e quindi per i galatinesi tutti.
Si parli di partecipate piuttosto che del vergognoso commissariamento dell’ARO, degli interminabili lavori della tangenziale, della propagandistica inaugurazione della palestra che a detta degli operatori del settore non ha le caratteristiche tecniche per essere utilizzata , fino alla gestione del canile che merita sicuramente maggiori approfondimenti e all’imbarazzante sponsorizzazione della festa patronale dalla TAP, la sensazione è di una Amministrazione autoreferenziale, inadeguata ed incapace di autocritica, anche quando nei fatti si evidenziano i limiti.
Rivolgiamo l’ennesimo invito al Sindaco Montagna per una svolta in grado di dare risposte alla città, nell’impossibilità, pur convinti assertore dell’importanza di una continuità di governo, chiediamo ne prenda atto e concluda quest’amara esperienza amministrativa galatinese.
ott202011
Sabato 22 Ottobre giornata finale de "Li Ucci Festival", evento dedicato all'ultimo cantore salentino Uccio Aloisi, scomparso un anno fa. Il concerto che dalle 20.30 vedrà tantissimi gruppi, cantanti, danzatrici, musicisti e artisti salentini.
Sul palco si alterneranno tante generazioni di musica popolare: Raffaella Aprile, Anna Cinzia Villani, Enza Pagliara, Gianluca Longo, Antongiulo Galeandro, Carlo Canaglia, Gianni De Santis, Cardisanti, Melegari & i suoi Compari, Robba de Smuju, Menamenamò, Zimbaria, Arakne Mediterranea, Canzoniere Grecanico Salentino, Edoardo Zimba, Ninfa Giannuzzi, Daniele Durante, Massimiliano Morabito, Dario Muci, Giancarlo Paglialunga, Kamafei, Alessia Tondo, Puccia “from Apres la Classe”, Emanuela Gabrieli, Carla Petrachi, Marco Rollo, Triace, Officina Zoè, Antonio Castrignanò, Emanuele Licci, Antonio Amato ensemble, Andrea Presa, Andrea Stefanizzi, Stefano Calò, Narduccio Vergaro, Giovanni Avantaggiato, Maristella Martella.
A far da cornice anche l'arte con un’estemporanea di pittura a cura di Teresa Gravili con la partecipazione di Francesco Cuna e la mostra itinerante di Paola rizzo con la sua "Grafite è Musica" che dipingerà sul palco un ritratto di Uccio Aloisi.
Paola rizzo afferma "GRAFITE è MUSICA ed io saremo a Cutrofiano per condividere una serata di musica dedicata al cantore scomparso esattamente 1 anno fa. Lo farò rivivere attraverso la mia grafite, e lui sarà li ad ascoltare, chissà! La posa che ho scelto sembra dire quello..."
feb212012
Dopo l’entusiasmante partenza che ha visto protagonista l’artista Carlo Michele Schirinzi, continua il suo viaggio di ricerca culturale, attraverso la basilica di Santa Caterina d’Alessandria, approfittando degli innumerevoli spunti di approfondimento che essa fornisce a chi sa vedere. Dalla personale visione del regista degli affreschi trecenteschi della basilica alla figura storica della filosofa Ipazia in stretta connessione, secondo una recente storiografia, con la Patrona della basilica galatinese tardo-romanica e gotica. Agorà presenta, dunque, il suo secondo appuntamento denominato "Ipazia d’Egitto, Filosofa, Matematica e Astronoma", che si terrà il 29 febbraio 2012, alle ore 18.30, presso il Museo Cavoti, Palazzo della Cultura "Z. Rizzelli", I piano, Piazza Alighieri Alighieri, n. 51, Galatina (LE). L’incontro, organizzato da Agorà con l’Associazione culturale Il Mandorlo, in collaborazione con l’Università popolare "Aldo Vallone" e il laboratorio d’arte InGenio, patrocinato dal Comune di Galatina, vedrà protagonista-relatrice la Dott.ssa Elisa Rubino, studiosa di Storia della Filosofia Medievale e ricercatrice presso l’Università del Salento, che parlerà della figura di questa matematica, astronoma e filosofa dell’Egitto bizantino. Le sue vicende l’hanno resa martire del paganesimo e della libertà di pensiero e, scrive Margherita Hack, «Ipazia rappresentava il simbolo dell'amore per la verità, per la ragione, per la scienza che aveva fatto grande la civiltà ellenica. Con il suo sacrificio cominciò quel lungo periodo oscuro in cui il fondamentalismo religioso tentò di soffocare la ragione». Introdurranno, delineando un orizzonte storico-culturale del IV – V secolo d. C., tra Paganesimo e Cristianesimo, del delicato sistema di equilibri e influenze, all’indomani dell’Editto di Milano, Francesco Luceri (storico della filosofia) e Francesca Marra (archeologa).
Agorà nasce dall’incontro di un gruppo di giovani amici, i quali intendono vivere il dialogo e intraprendere un percorso esperienziale che mescoli e fonda differenti multiversi. Agorà è una piazza nel senso originario del termine, un luogo d’incontro e di crescita, dove ogni universo interiore potrà mettere a disposizione dei convenuti il proprio bagaglio esperienziale e prenderne da quello degli altri, in un simposio di "verità", ognuna con un proprio senso e un proprio fondamento, contribuendo così a inserire il proprio tassello di verità in una ricerca continua e inestinguibile.
Ideatori e organizzatori di questa "piazza culturale" sono Angela Beccarisi, Sandro Marasco, Daniela Bardoscia, Francesco Luceri e i giovani artisti di INgenio_la forma delle idee, nelle persone di Vittorio Carratta, Georgia Romano, Pierpaolo Briatico-Vangosa, Mariangela Cucco, Ermanno Scarcia e Francesca Marra, uniti da un intento comune di condivisione e partecipazione attiva alla vita culturale e civile.
La cittadinanza tutta è invitata a una partecipazione numerosa e attiva.
Per informazioni: agora.percorsiinversi@gmail.com; tel. 3297669635, 3881197170.
mar122008
Dall’alto di un traìno
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ago112010
Il 13 Agosto durante la rassegna "Neviano d'estate" l'artista Paola rizzo si esibirà in una performance che la sta portando in giro fra i locali e gli eventi della Provincia di Lecce e non solo, dal titolo "Grafite è Musica" nella quale realizzerà "live" sul palco il ritratto a Gaetano Carrozzo che contemporaneamente si esibirà con il gruppo della Bandadriatica, capeggiato dall'organetto di Claudio Prima.
PAOLA rizzo è pittrice laureata nel 1997 all’Accademia delle belle Arti di Lecce con una tesi in anatomia artistica dal titolo “Fisicità e psichicità di un linguaggio universale: il volto”. Bravissima con la matita, nei chiaroscuri, il suo talento sembra esprimersi al meglio nella tecnica della pittura ad olio. Nature morte, vedute marine, paesaggi bucolici, panorami, soggetti religiosi, scene di vita quotidiana, ritratti di volti umani o fantastici, sono stati i soggetti della sua prima produzione artistica. Poi improvvisamente incontra un soggetto che è diventato quasi la costante della sua opera: l’ulivo, la pianta che per eccellenza rappresenta l’ambiente, la natura della terra salentina, cui si aggiunge nel corso degli ultimi anni l’amore per la fotografia e per la musica. Musica e pittura, in connubio tra loro, divengono per lei inscindibili. Nascono così i suoi famosi ritratti a matita di alcuni musicisti di fama nazionale ed internazionale protagonisti della conosciutissima mostra itinerante “Grafite è musica”. Attualmente è impegnata in una personale di pittura al “Dona Flor”, lo storico american bar del Teatro Petruzzelli. Paola rizzo dipinge e disegna con la musica. Non come colonna sonora, che pure non manca mai nel suo studio d'arte, ma come moto dell'anima-artista. Le sue tele e i suoi ritratti sono spartiti musicali su cui si adagiano note in bianco e nero e note di colore, spalmate con pennelli o incise nel tratto al cui ritmo risuona l'armonia del creato. Nei suoi dipinti, i colori a volte stridono e lottano in contrasto come rulli di tamburi e tamburieddhri, a volte sfumano malinconici sul diesis o sul bemolle di un ottone a fiato o di un'armonica a bocca, a volte esplodono nella maestà degli ulivi che si ergono nella gloria dei cieli come trombe o antiche canne di un organo solenne.I volti di Paola rizzo e le loro espressioni li trovi ovunque nei suoi quadri. La natura delle sue tele non è mai morta, ma viva, pulsante, danzante, cantante. Il pennello o la matita di Paola finiscono per essere nelle sue mani come la bacchetta di un direttore d'orchestra, e i suoi volti e le sue immagini la composizione e l'esecuzione più bella della sua pittura lirica. Questi volti stanno cantando e suonando: tendete l'orecchio, liberatevi dal tappo che ostruisce ed ottura, e li sentirete anche voi.
lug162012
Eccovi di seguito un pezzo tratto da 'il Galatino', Anno XLV, n. 13 del 13 luglio 2012. Il nostro concittadino Biagio Mariano ha sfilato insieme a tante altre persone per cercare in qualche modo di abbattere il muro di omertà che ancora oggi oblitera la verità sul caso di Emanuela Orlandi, figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia, scomparsa in circostanze misteriose nel 1983.
Carissimo Direttore de “il Galatino”, il fratello di Emanuela Orlandi, è stato il primo firmatario della seguente Petizione al Papa per chiedere il suo aiuto: “Sua Santità, mi rivolgo a Lei nella sua duplice veste di Capo di Stato e di rappresentante di Cristo in Terra per chiederLe di porre in essere tutto ciò che è umanamente possibile per accertare la verità sulla sorte della Sua connazionale Emanuela Orlandi, scomparsa a Roma il 22 giugno 1983. Il sequestro di una ragazzina è offesa gravissima ai valori religiosi e della convivenza civile: a Emanuela è stata fatta l’ingiustizia più grave, le è stata negata la possibilità di scegliere della propria vita. Confido in un Suo forte e ispirato intervento perché, dopo 28 anni, gli organi preposti all’accertamento della verità (interni ed esterni allo Stato Vaticano) mettano in atto ogni azione e deliberazione utili a fare chiarezza sull’accaduto. Un gesto così cristiano non farebbe che dare luce al Suo altissimo magistero, liberando la famiglia di Emanuela e i tanti che le hanno voluto bene dalla straziante condanna a una attesa perenne. Sono stato informato che il 21 gennaio 2012 alle ore 16 si incontravano a Roma, in piazza Sant’Apollinare, davanti alla Basilica che scandalosamente ospita la tomba di un criminale, per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di combattere omertà e silenzi. La sepoltura del boss De Pedis in un luogo destinato a papi e cardinali ritengo sia il vero snodo dell’intreccio tra Chiesa, Stato e criminalità che ventotto anni fa si è portato via mia sorella Emanuela. Per questo è anche da lì che passa la nostra battaglia. Vi chiedo di esserci, numerosi, e vi rinnovo il mio sentitissimo ‘grazie’ per il sostegno e il conforto che mi avete già dato. Mi rivolgo soprattutto a chi abita a Roma, ma ovviamente accoglierò con commozione chi decida di dimostrarmi solidarietà partendo anche da lontano: più saremo a Sant’Apollinare, più verità e giustizia saranno vicine”.
A quella manifestazione non potetti partecipare. Successivamente sono stato informato che il 27 maggio 2012 alle ore 9,30 a Roma da Piazza del Campidoglio partiva la “Marcia per Emanuela” diretta a Piazza San Pietro e ho deciso di essere presente e manifestare a favore della Verità e della Giustizia. Così mi sono rivolto alla signora Annunziata Carallo ved. Mariano per preparare uno striscione di stoffa sul quale dovevano esserci i tre colori della bandiera italiana ossia: fondo bianco, scritta Noha sul rosso e scritta Lecce sul verde. Così la bravissima e generosa Nunziatina ha preparato lo striscione gratis mettendo anche la stoffa e che ora io approfitto per ringraziarla di cuore e per dirle brava. Ho scaricato da inernet la foto di Emanuela alla quale ho posizionato due elastici che sono serviti per infilarli alle braccia, ho preso il volo Brindisi-Roma Ciampino e sono andato a manifestare.
Ho passato una piacevole mattinata romana insieme a mia figlia Enrica ed in compagnia delle belle signore Cecilia e Renata, una romana e l’altra genovese, che hanno voluto unirsi a noi e manifestare. In Piazza San Pietro poi ci siamo incontrati anche con l’atra mia figliola Carmen e con suo marito Sandro. Abbiamo marciato per la dignità di questo Paese e per la credibilità della Chiesa.
Voglio ringraziare di cuore la signora Cecilia che si è offerta volontaria a tenere insieme a me lo striscione con la scritta NOHA – LECCE da Piazza del Campidoglio a Piazza San Pietro. Ammirazione e ringraziamento vanno dati anche alla signora Renata che, una volta rientrata a Genova, ha stampato quattro bellissime foto, ha preso carta e penna e mi ha scritto: “caro Biagio, chissà se riusciranno ad arrivarti queste belle foto, sono un bel ricordo della manifestazione per Emanuela Orlandi che ha avuto grande risonanza sui giornali e in TV. Continuiamo a combattere per lei e la sua famiglia e a non mollare MAI, come è scritto sullo striscione”.
Ha inserito tutto in una busta sulla quale ha scritto “Signor Biagio (non ho indirizzo ma sarebbe importante riuscire a recapitarla)ha preso parte a Roma alla manifestazione per Emanuela Orlandi - NOHA 73012 Galatina LECCE” e l’intraprendenza della determinata Renata è stata premiata da Poste Italiane perché il portalettere, dopo aver accertato che il Biagio ero io ha consegnato la busta. Complimenti Renata.
Domenica 27 maggio in Piazza del Campidoglio a Roma eravamo in tanti e abbiamo potuto ascoltare gli interventi di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela (speriamo che Benedetto XVI possa unirsi a noi nella preghiera), il Sindaco di Roma Alemanno che ha affermato “Tra pochi giorni la salma di De Pedis sarà portata al Verano”, il Presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti “Serve giustizia” e l’on. Walter Veltroni “Storia sporca, fiducia nei magistrati”.
Una gigantografia con la foto e la scritta “Verità per Emanuela Orlandi” campeggia da quel giorno in Piazza del Campidoglio da una finestra dei musei capitolini. È iniziata così la marcia che ha attraversato il centro di Roma, fino ad arrivare a San Pietro per chiedere “giustizia” su un mistero che accompagna la storia italiana dal 22 giugno 1983 e riesploso negli ultimi mesi sulla spinta delle iniziative promosse dai familiari, dall’opinione pubblica e dalle notizie arrivate dall’inchiesta. Peccato che il Papa all’Angelus quel giorno non ha ritenuto opportuno dire una sola parola su Emanuela Orlandi.
Con la stima di sempre, La saluto cordialmente Biagio Mariano
Caro geometra Mariano, la sua partecipazione alla manifestazione romana a favore di Emanuela Orlandi è un atto di grande sensibilità. Tra le tragiche vicende italiane che attendono ancora una risposta vi è sicuramente anche quella relativa a Emanuela Orlandi per la quale non solo i familiari sono angosciosamente provati, ma la nazione intera. Speriamo che quella manifestazione e tutte le altre che verranno possano far luce su una pagina buia dell’Italia del ventesimo secolo. La saluto r.m.
gen102007
mag132012
Eccovi di seguito il primo dei tre contributi alla Storia di Noha scaturiti dalle ricerche continue del nostro P. Francesco D'Acquarica
Leggendo gli antichi registri dell’archivio parrocchiale di Nona, la prima cosa curiosa che appare evidente che nel 1600-1700 gli abitanti si sono mescolati con molta gente proveniente da altri paesi. Quasi sempre tutta gente del Salento, ma a volte anche da paesi più lontani, si è inserita nella comunità di Noha o per motivi di matrimonio, ma anche per motivi di lavoro, a volte semplicemente sono di passaggio perché invitati a essere padrini di battesimo o testimoni di uno sposalizio.
Così ho scoperto che anche i miei avi sono di origine della “Terra di Galatone”, perché il 28 gennaio del 1770 un “Angelo della Terra di Galatone”, come recita il seguente documento in latino ecclesiastico in hac mea ecclesia Angelum D'Acquarica Terre Galatone et Teresiam Paglialonga de Nohe ambos sponsos novellos et eorum mutuo consensu habito per verba de presenti in matrimonio coniunxi, che tradotto vuol dire: “in questa mia chiesa Angelo D’Acquarica della Terra di Galatone e Teresa Paglialonga di Noha, tutti e due sposi novelli, avuto il loro mutuo consenso, ho unito in matrimonio”.
Nei registri in questione di una persona si può trovare l’annotazione per esempio “del casal di Nohe” oppure “di Nohe” se uno abitava nell’abitato“, oppure “commorante in Nohe” se uno abitava nell’abitato di Noha ma proveniva da altri paesi, oppure “della Terra di Noha” quando uno era residente nel territorio di Noha. Perciò “della Terra di Galatone” significa che era del territorio di Galatone, e quindi confinante con le campagne di Noha: basti pensare alla masseria Roncella con la sua campagna molto vicina a Galatone.
Riporto qui alla rinfusa i nomi dei paesi dai quali proviene gente che si è stabilita a Noha in quegli anni.
Troviamo dunque persone di Zollino, di Corigliano, di Melpignano, di Aradeo, di Galatina, di Galatone, di Sogliano, della Città di Lecce, di Cutrofiano, di Gallipoli, di Seclì, di Soleto, di Otranto.
Ci sono anche cittadini di Andrano, Arnesano, Botrugno, Calimera, Casarano, Castrignano dei Greci, Cavallino, Collemeto, Copertino, Cursi, Lequile, Maglie, Muro, Matino, Martignano, Minervino, Monteroni, Montesardo, Nardò, Neviano, Parabita, S. Donato di Lecce, Putignano, S.Pietro in Lama, Salve, S. Cesario, Specchia, Spongano, Sternatia, Supersano, Torre Paduli, Ruggiano, Traviano, Tuglie, Tricase, Uggiano, Ugento, Veglie, Vitigliano.
Chiaramente i più provengono da Galatina, Aradeo, Cutrofiano, Galatone, Soleto e Sogliano.
Ma c’è anche chi viene da Altamura, da Erchie, da Molfetta, da Bisceglie, da Putignano, Saragnano di Salerno e perfino da Ferrara, da Napoli, e anche da paesi scomparsi. Nel 1704 è annotato un certo “Mastro Muzio de Laurenzo di Dipignano Provincia della Calabria citra”.
Come mai questo afflusso a Noha di tanta gente da “fuori” ?
Dopo l’invasione dei Turchi del 1480 e la strage di Otranto, anche Noha era stata toccata da questo flagello e la gente non sentendosi al sicuro aveva abbandonato l’abitato. Nel 1700 perciò troviamo persone (quasi sempre di Corigliano ) dette affittatori o affittatrici, che si danno da fare per ricostruire le case diroccate e facilitare l’inserimento nella Baronia di Noha di nuove popolazioni.
Una importante declaratio conservata nell’Archivio di Stato di Lecce ci attesta che nel 1700 l'affitatore di Noha, un certo Evaristo Peschiulli di Corigliano ma residente a Noha, riuscì a richiamare nell'abitato oltre 50 cittadini che prima erano dispersi nella campagna, permettendo loro di fabbricare case, sicchè nel detto casale si vedono moltissime case noviter rifatte e molte risarcite, dove prima altro non si vedeva che case sgarrate et inhabitatae.
Il modo di contare le ore
Faccio notare anche il modo di indicare sia l'età e sia l'ora. Quasi sempre si dice "circa". E' chiaro che non c'era l'anagrafe e neanche gli orologi a portata di tutti. Di una persona si poteva dire che aveva "circa" 32 anni perchè non aveva il certificato di nascita. E se erano le ore 18, si diceva "circa", perchè era sufficiente guardare il sole e non l'orologio, dando così l'ora approssimativa.
Potrebbe accadere di rimanere perplessi nel leggere le indicazioni di orari che troviamo riportati nei documenti dell’antico archivio parrocchiale di Noha.
Citiamo l’episodio più significativo come esempio. Si tratta di quello che accadde il 20 Marzo del 1740 e che il Vice parroco di turno don Felice De Magistris ci ha tramandato raccontandolo come fosse un miracolo, come fosse stata una grazia attribuita all’intercessione di S. Michele. La descrizione del fatto comincia così:
Ad hore mezza della notte giorno di Domenica nella Congregazione di S.Maria delle Grazie haveva io colli fratelli incominciato l'esercizio della Congregazione…
E poi conclude: e licenziai il popolo verso le quattro hore della notte non volendo in nissuna maniera uscirne il popolo lacrimante.
Non può essere che la riunione di catechesi ai confratelli della Confraternita della Madonna delle Grazie si tenesse a mezzanotte e che poi, dopo l’evento strepitoso, abbia licenziato tutti verso le 4 della notte.
Leggiamo il racconto completo che oggi con il nostro razionalismo esagerato, andremmo più cauti nel dire che quanto ora riporto sia un vero miracolo.
Nohe li 20 Marzo del 1740 - Ad hore mezza della notte giorno di Domenica nella Congregazione di S. Maria delle Grazie haveva io colli fratelli incominciato l'esercizio della Congregazione: voltatosi un temporale tempestoso che non mai sene haveva così veduto, e tanto impetuoso e spaventevole che ne menava li tecoli per l'aria, S.Michele havendosi da se stesso tirato il velo che lo copriva havendolono visto coll'occhi molte donne che dentro la Chiesa si ritrovavano facendo orazione e di subbito diedero notizia a me sottoscritto che mi ritrovava dentro la detta Congregazione, ed io andato con tutto il popolo cantai le Litanie Maggiori havendo primieramente esposto sopra l'Altare del Glorioso S. Michele le reliquie di questa parrocchiale, e fu tanto lo terrore e lo spavento del miracolo perchè vedeva ogn'uno la faccia del Santo tutta smunta di colore ed imbianchita come la stessa lastra che tenivo ed havendosi da me fatto un sermone al popolo finì la funzione con una disciplina pubblica, e licenziai il popolo verso le quattro hore della notte non volendo in nissuna maniera uscirne il popolo lacrimante ed incenerito per lo spettacolo e spavento del tempo che fuori cessò per l'intercessione del Protettore. Ita est Don Felice de Magistris, sustituto.
A parte il racconto che dà l'impressione di gente terrorizzata sia per il temporale e sia per il prodigio, siamo informati dell'orario della catechesi ai confratelli della Congregazione (ad hore mezza della notte giorno di Domenica), anche le donne sono in chiesa per pregare a quell'ora (molte donne che dentro la Chiesa si ritrovavano facendo oratione), ci viene anche fatto capire che la chiesa aveva il tetto coperto di tegole (tanto impetuoso e spaventevole che ne menava li tecoli dei tetti per l'aria).
Per orizzontarsi e comprendere il senso, è bene tener presente che i fusi orari non c’entrano nulla e che in tutto il Medioevo fino a metà del 1800 c’era un modo diverso di contare le ore.
Punto di riferimento era la luce del sole.
Nel passato si misuravano le ore mediante le ombre proiettate dal sole nel suo moto apparente (meridiane) o tramite il lento scorrimento dell’acqua o della sabbia in appositi recipienti (clessidre) o anche dal tempo necessario per bruciare un pezzo di corda, per consumare una candela o l’olio di una lucerna.
I Romani adottarono la stessa divisione del giorno e della notte usata dai Greci: mane l’inizio del giorno, meridies il mezzogiorno, solis occasu il tramonto e media nox la mezzanotte.
Naturalmente al calar del sole si attennero in seguito anche gli Italiani e questa divisione tra giorno e notte fu osservata lungamente nei monasteri e nell’ambito della Chiesa cattolica e per tutto il Medioevo. Tanto che ancora oggi il sabato sera si celebra la così detta “prefestiva” , perché il sabato sera è già l’inizio del nuovo giorno che è la domenica.
Quest’ uso fu l’unico in vigore in Italia dal Medioevo al Settecento, e scomparve definitivamente solo nella prima metà dell’Ottocento. Ad esso dunque si riferiscono le indicazioni che si leggono nei testi italiani di questi secoli e anche le annotazioni dei nostri registri parrocchiali.
E siccome d’estate il giorno con la luce solare è più lungo di quello invernale bisogna tener conto del periodo aprile-settembre che è circa di un’ora di luce in più dal periodo ottobre-marzo. Diremo allora aprile-settembre ora estiva e ottobre-marzo ora invernale.
In conclusione si può dire che le nostre ore 12 (o mezzogiorno) corrispondevano alle ore 18 del Medioevo nel periodo invernale e per il periodo estivo anticipando di un’ora circa, e le nostre ore 18 diventavano mezzanotte per il Medioevo.
Perciò per capire il significato degli orari scritti nei nostri registri parrocchiali si potrebbe tenere presente questo schema:
Orario attuale che corrisponde all’ Orario medioevale
Ore 24 della notte = alle ore 6 del Mattino
1 = 7
2 = 8
3 = 9
4 = 10
5 = 11
6 del mattino = 12
7 = 13
8 = 14
9 = 15
10 = 16
11 = 17
12 mezzogiorno = 18
13 = 19
14 = 20
15 = 21
16 = 22
17 = 23
18 = 24
19 = 1
20 = 2
21 = 3
22 = 4
23 = 5
24 = 6
Quindi l’hora mezza della notte del documento in questione, tenuto conto che nel mese di marzo siamo ancora nel periodo invernale, erano circa le nostre ore 18 e la gente fu licenziata verso le quattro hore della notte e cioè verso le nostre ore 22.
Verso il terzo decennio del 1800 nei nostri registri cominciamo a trovare anche la dicitura “le ore d’Italia” per dire la stessa cosa che abbiamo appena spiegato.
Qualche conferma dagli stessi documenti:
* Le 23 Aprile del 1776 - Ursola Carletta vedova d'anni 80 circa, passò da questa a meglio vita ad ore 24 del giorno, al tramontare del sole.
Qui è detto chiaramente che le ore 24 corrispondono al tramontare del sole.
* Le 13 Febraro dell'anno 1781 - Giovanna Donno vedova del quondam Giacinto Lazoi coniugi un tempo di questa Terra di Nohe, in età di anni 50 circa fece passaggio da questa a meglior vita à dì sudetto;, alle ore 23 circa del giorno al decader del sole, diede la sua anima al suo Creatore.
Anche qui è chiaro che le ore 23 circa è verso il tramontare del sole.
La mammana
Se poi si trattava di un bambino nato in pericolo di morte, bisognava preoccuparsi di dargli subito il battesimo. In questo caso di solito era la mammana o ostetrica, pratica nel suo ministero, che dava il sacramento. Il parroco poi in chiesa, se il bambino non moriva subito, faceva gli altri riti e preghiere come dal Rituale. E molto spesso capita che il parroco annota che la mammana aveva dato l'aqua in casa per il pericolo imminente che vi era quando naque.
Quella che il popolo chiamava mammana, è indicata con il termine dotto di ostatrice (da ob - stare per la funzione e la posizione che assumeva rispetto alla partoriente) e poi di levatrice. I nomi di queste persone compaiono spesso anche come testimoni del battesimo al neonato.
Qualche esempio.
* 25 Aprile 1810 - Pietro Paschale Aloisio … nella mia Parrochiale Chiesa battezato … li Patrini nel sacro fonte furono il Parroco assistente e l'ostatrice che lo portava al Battesimo.
* 3 Gennaro 1811 - Salvadore Silvestro Leonardo … li Patrini nel sacro fonte furono Vito Pirro di Cotrofiano qui degente e l'ostatrice seu Mammana.
* 6 Febraro 1820 - Leonarda Maria … uscì in luce alle ore dodici del giorno e perchè era in pericolo, dalla ostatrice fu battezata dandoli la forma dell'acque, dopo due ore se ne morì.
* 16 Aprile 1820 - Piero Paulo … li Padrini nel sagro fonte furono Vita Orlando ostatrice ed il Parroco assistente.
* 4 Ottobre 1820 - Angelo Leonardo … li Padrini nel sagro fonte furono il parroco assistente e Felice Vittoria ostatrice di S. Pietro Galatina.
* 11 Settembre 1821 - Mi è stato portato in Chiesa un esposito ritrovato nel suburbio di Nohe da Padri incerti procreato per nome Liberato ed è stato da me sottoscritto Arciprete nella mia Parrochiale Chiesa battezato, li padrini nel sagro fonte furono Domenico Paglialonga di Nohe e l'ostatrice Maria Aloisi.
* Adì 4 Maggio 1693 - Domenico Antonio figlio di Donato Scrimieri e di Antonia Gioyusa coniugi di questo casale di Nohe, naquè ad hore 15 in circa, il quale per l'imminente pericolo di morte fu battezzato in casa da Giovanna Vonghia Mammana e poi à dì 7 detto il sudetto infante che fu battezzato in casa, si portò in chiesa … ecc. ecc.
Ma chi erano queste levatrici ?
I registri molto spesso dicono che al momento del battesimo c’è anche l’ostetrica senza specificarne il nome; ma alcune volte è annotato. Così sappiamo che:
Nel 1693 la mammana di Noha era Giovanna Vonghia.
Nel 1701 l’ostetrica si chiamava Marca Grassa.
Nel 1736 l’ostetrica era Maddalena Birtolo.
Nel 1774 Rosa Palombo detta ammammana.
Nel 1777 troviamo registrata Antonia Boccassi.
Nel 1790 era Antonia Napoletano.
Nel 1820 era Vita Orlando
Nel 1821 la mammana era Maria Aloisi.
Ma troviamo anche:
Francesca Quaglia ostetrice della Terra di Seclì,
Felice Vittoria ostatrice di Sanpietroingalatina,
Francesc'Ant.a Coluccia di Aradeo pubblica ostetrice,
Lucia Mosco ostetrice della Terra di S.P. in Galatina per il suo officio chiamata...
Oggi questa situazione di emergenza non accade più perchè i bambini nascono in ospedale.
E' da notare che quasi sempre i padrini di battesimo sono un uomo e una donna qualunque, i più disponibili per essere presenti al momento del sacramento. Nei matrimoni invece i testimoni sono sempre due uomini. Ovviamente non c'erano le grandi feste di oggi, nè grandi regali, fotografi o rinfreschi e pranzi al ristorante.
feb022013
“Siate seri. Galatina merita altro”. Con questo imperativo Lilli Villani, capogruppo Udc in Consiglio comunale a Galatina, richiama i colleghi consiglieri per le scelte e le prese di posizione sulla questione della nomina degli scrutatori. “Sono stata criticata per aver indicato una rosa di scrutatori, così come prevede la legge, – precisa la capogruppo Udc, Villani – scegliendo tra chi non ha lavoro. Penso che sia una scelta sacrosanta, specie in questo periodo di dura crisi economica. Ma in Commissione elettorale hanno preferito sorteggiare e per far questo hanno forzato le procedure previste dalla legge agendo in modo poco chiaro e trasparente. Hanno deciso di sorteggiare gli scrutatori pescando da un elenco da cui sono state eliminate tutte le persone che hanno già prestato questo servizio. Tutto questo è stato fatto senza coinvolgere tutti i componenti della Commissione elettorale: personalmente ne sono venuta a conoscenza solo oggi”.
La capogruppo Udc, Lilli Villani, sottolinea lo sconcerto per il modo in cui è stato compilato l’elenco degli scrutatori e domanda al consigliere comunale della Casa delle Civiche, Marcello Amante, come mai si è appassionato per il sorteggio considerando che quando si trattava di incarichi nelle istituzioni o negli enti pubblici destinati alla sua persona non abbia avuto da ridire sulla nomina politica: la Csa valga per tutte.
Nel rimettere i puntini al loro posto la consigliera Villani tiene a mettere l’accento sulla scarsa coerenza del consigliere comunale Pd, Luigi Lagna: “Il consigliere forse viene tradito dalla scarsa memoria. A Collemeto, in occasione di un’assemblea sul megaparco, si è prodigato a spiegare a tutti che lo ritiene un’occasione da non perdere e da lui sempre sostenuta. Ebbene nel 2004 per rispondere a logiche politiche da prima repubblica non si è presentato nel Consiglio comunale che doveva deliberare sull’argomento e oggi – ingannando i collemetesi – in Consiglio comunale ha chiesto il ritiro della delibera “perché vorrei far notare che mancano proprio le basi e le condizioni per voler impiantare qualsiasi tipo di discorso, qualsiasi, volto a dare alla Giunta un indirizzo. Giunta che dovrebbe oggi prendere atto della decisione del Consiglio e dovrebbe sottoscrivere un protocollo, non si sa con chi, non si sa per cosa e non si sa con quale fine di utilità pubblica, ad oggi”.
Udc Galatina
apr122018
L’Amministrazione Comunale, in esecuzione alla deliberazione di Consiglio Comunale nr. 44/1971 nonché della deliberazione di Giunta Comunale nr. 94/2018, ha indetto Avviso pubblico per l’assegnazione del Premio di Laurea “Achille Fedele su Salvatore”, per l’annualità 2018.
Possono partecipare gli studenti residenti a Galatina che abbiano conseguito la laurea dopo un regolare corso di studi nelle diverse sessioni dell’anno accademico 2016/2017.
Le domande dovranno essere presentate in busta chiusa, entro le ore 12.00 del 5 maggio 2018, direttamente all’Ufficio Protocollo Generale del Comune di Galatina, presso la sede municipale sita in Via Umberto I n. 40, oppure:
1. a mezzo raccomandata con avviso di ricevimento, inviata a Comune di Galatina – Via Umberto I nr. 40 – 73013 Galatina (LE);
2. a mezzo posta elettronica, utilizzando documenti informatici in formato .pdf sottoscritti con firma digitale, ai seguenti indirizzi istituzionali:
- protocollo@cert.comune.galatina.l.e.it
- protocollo@comune.galatina.le.it
L’avviso pubblico e la relativa modulistica sono reperibili al seguente indirizzo: http://www.comune.galatina.le.it/item/servizio-pubblica-istruzione-5
Per ogni informazione è possibile rivolgersi all’Ufficio Pubblica Istruzione (Tel. 0836/633239; e-mail: pubblicaistruzione@comune.galatina.le.it).
Ufficio Stampa Comune di Galatina
ott242013
Venerdì, 27 Settembre, è un giorno lavorativo, ma a Noha è l’antivigilia della festa di San Michele Arcangelo. L’aria è calma e c’è pure un bel cielo azzurro. Sono passate appena tre settimane da che sono andato via da Noha, ma vi ritorno con l’angoscia dell’eau de fogne che ci ha avvelenato l’estate. Affligge dover sopportare quest’ennesimo torto della mala gestione del territorio. Ma questa è un’altra storia. Pedalo sovrappensiero fra le case del mio paese. Sono ancora frastornato dal rapidissimo “trapasso” da Rivoli, una terra dove i pioppi soppiantano gli ulivi, le case paiono degli alveari e le persone sono infiniti sconosciuti, a questo paese che è l’esatto contrario. Ho come la sensazione che il mio cervello sia stato sbatacchiato per terra come detta l’usanza barbara con cui trattano i polipi ancora vivi. O forse è un po’ anche colpa dell’età, chissà. Attraverso guardingo via Collepasso, sempre meno via e sempre più pista per pseudo-piloti-rincoglioniti, e mi lascio trasportare dall’incantevole silenzio che regna nell’aria. E’ sempre accogliente il mio paese con le sue vecchie vie, dove il silenzio risuona di echi e voci nostalgiche. Solo un guizzo d’uccelli, e il lento ondeggiare di un vecchio uomo con il bastone. Nulla ancora anima i suoi brevi orizzonti delimitati dalle case multicolore. Tutto sfocia in un infinito senza ostacoli. Senza fumi o porcate apparenti.
Procedo senza fretta, a tal punto da reggere appena l’equilibrio. Pare un miracolo. Vorrei fermare tempo e spazio. Ma tutto ha un limite e dopo poche pedalate mi ritrovo in pieno centro.
Qui, in piazza, le pagine di questo giorno straordinario si sfogliano da sé. Sembrano scompigliate da un vento vorticoso: scale con le ruote e rotoli di fili, lampadine colorate e pali tinti di bianco, la cassa armonica e i soliti noti quattro opinionisti. Sono mattinieri, già attivi dalle loro postazioni a ridosso della chiesa. Non manca l’ape del consueto ambulante e gli occhi dolcissimi di un bambino. Ma la mia attenzione è attratta da un enorme cartellone che descrive il programma per i tre giorni di festa a venire.
Mi avvicino e leggo il tutto con l’intento di non perdermi nulla. Mi colpiscono in modo particolare due cose: il bacio della reliquia e la foto di una gigantesca porchetta. Sacro e profano, starete pensando voi. No, è la verità.
Non che il resto del programma sia da meno, ma queste cose, come dire, le colgo come novità. Della prima soddisferò la mia curiosità accodandomi al “pellegrinaggio” della sera dopo, in Chiesa, al rientro della spettacolare processione con la statua del nostro San Michele Arcangelo.
Trascendenza di una fede che resiste alle dure bordate di questo bizzarro progresso dal ventre molle. Resiste e unisce tutti, o quasi tutti. Così sembra a guardare la fila interminabile di gente che s’accoda con dignità compunta e speranzosa al bacio della reliquia: una pietruzza strappata alla grotta del Sacro monte del Gargano, per esorcizzare il male e per poi, magari, restituirle il merito di grazia ricevuta. Mistero della Fede.
Della seconda novità, la porchetta, invece dovrò chiedere lumi a qualcuno. Ma non ce n’é bisogno, il tempo di voltare la testa e dietro di me (quasi a voler dire: “cosa vuoi sapere?”), uno, due e poi non so più quanti, sono pronti a darmi le dovute spiegazioni. Tutto pare abbia avuto inizio pochi giorni prima, in occasione del “Gran Galà dei cavalli”, svoltosi il 22 Settembre, uno spettacolo fuori dal comune. Nel senso che dalle nostre parti non si è mai visto nulla di simile. Mi raccontano i “25 amici” che, quando ci si rese conto del poco tempo a disposizione e del gran lavoro che c’era per preparare il campo, stava per saltare tutto. Si è corso il rischio di non fare niente. Il campo per un gran galà di cavalli deve avere il terreno soffice come un velluto. Mentre sul nostro sembrava fossero sbarcate tutte le macchine schiaccia terra del mondo. Quindi? Quindi - mi dicono gli amici - si è scatenato il finimondo. Un nugolo di braccia e di macchine che pur di regalare a Noha l’evento più strabiliante del pianeta, hanno rinunciato alle proprie entrate economiche, per giorni e giorni. Entrate sempre più magre, e quindi a maggior ragione, sempre più preziose. Se dovessi farne i nomi non basterebbero 20 pagine, intere famiglie, caseggiati, gruppi di amici. Hanno chiuso negozi e officine, bar e chioschi, lavaggi e carrozzerie, agenzie e uffici tecnici, case e salotti: UNO PER TUTTI, TUTTI PER NOHA.
Non uno slogan banale, ma il segno di una comunità che si risveglia da un imperturbabile trascinarsi nel tempo. Un tempo dove tutto è programmato, e che vorrebbe tutto cambiare, ma di fatto nulla cambia. Così conviene ai pochi e sconviene ai molti. Come fare la doccia con l’impermeabile, appunto. Dove l’idea dell’individualità e del carrierismo, che hanno sempre ridicolizzato ogni credo, ha oltraggiato la tradizione stessa, spogliandola del mistero e della poesia che rinfranca gli spiriti buoni.
Una comunità che cresce ha bisogno di esempi e fatti, non solo di parole, promesse e speranze millenarie. Una comunità cresce quando alle persone viene offerta la possibilità di ragionare, quando non ci si oppone ostentando regole e pratiche che, come la fede, dovrebbero restare attente, anzi aperte, al dubbio. L’esempio è il più alto grado di solidarietà.
Per cambiare il mondo basterebbe che qualcuno, anche piccolo, avesse il coraggio di incominciare. Forse ci siamo.
ott112011
Continua la nostra rubrica 'un'altra chiesa' con gli interessanti articoli di don Paolo Farinella. I preti-manager a volte si sentono talmente investiti da Dio da ritenere che per le loro "opere" sempre e comunque il fine giustifichi i mezzi
giu212022
La nostra coalizione è nata dall'esigenza politica di segnare la differenza con tutte le altre opzioni in campo.
Sentivamo la necessità di proporre alla città un progetto politico che mettesse insieme competenze, stabilità ed Istituzioni, attraverso l'apporto di partiti e liste civiche orientate e costruite esclusivamente per il bene comune.
Oggi siamo di fronte ad un bivio per la città, nella consapevolezza che abbiamo combattuto sul campo entrambe le coalizioni che si confronteranno al ballottaggio.
Partiamo dal presupposto che riteniamo irricevibile "l’appello alle forze di centro sinistra" lanciato dal Dott. Fabio Vergine che rappresenta, insieme alla sua coalizione, una maschera alla LEGA e al famoso PARTITO OrizzoNTALE che tutto è tranne che vicino all'area progressista. Non voteremo mai chi non rispetta la Città. Chi nasconde la destra, per farla riemergere becera in tutta la sua pienezza nel metodo e nel merito.
Vorremmo informare Vergine, nel caso non ne fosse a conoscenza, che mentre lui si appella dai palchi, una schiera di suoi sodali, privatamente, contattano schiere di nostri candidati con argomentazioni lontanissime nel merito e nel metodo dall’agire politico civile. Una smaniosa ricerca del consenso che può essere giustificata solo da una smaniosa sete di potere.
Dall'altro lato, il Sindaco uscente, che rappresenta un civismo tradizionale, politicamente poco strutturato, ma che conosciamo da tempo e che oggi sembra pronto e maturo a gettare le basi per una prospettiva politicamente nuova, per fare un salto di qualità, affidando il futuro della Città ad una nuova classe dirigente.
Rimanendo differenti su molti aspetti, riteniamo di condividere stile e agire politico, e partendo da un modus operandi comune, siamo pronti a contribuire a costruire un nuovo orizzonte politico per la città con il solo fine di rispondere alle esigenze vere del presente e alle enormi sfide che ci aspettano nel futuro.
Per tutti questi motivi, la coalizione progressista formata da Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e le liste civiche che confluiranno in un contenitore politico culturale civico (ma di chiaro orientamento progressista) sosterranno convintamente, il 26 Giugno, la riconferma del Sindaco Marcello Amante.
Lo facciamo perché conosciamo il pericolo, e vorremo evitarlo alla città.
Lo facciamo perché crediamo nella politica e nel suo senso più profondo. Lo facciamo perché Galatina merita il nostro impegno, nelle forme e nei modi di chi è animato esclusivamente dal bene comune.
Lo facciamo a testa alta, schiena dritta e con la trasparenza e la chiarezza che meritano i nostri elettori.
Gli inciuci, quelli fatti di nascosto, a quattr’occhi, perché sei sono già troppi, quelli orientati al convincimento basato sul mero interesse privato, della singola persona, gli lasciamo fare agli altri.
Siamo diversi e lo dimosteremo.
Per Galatina ci siamo.
Partito Democratico
MoVimento 5 Stelle
Federazione liste civiche coalizione progressista
giu192014
Da circa un anno è in vigore una legge che, in nome della trasparenza, impone a tutti gli enti locali l’obbligo di pubblicare sul proprio sito istituzionale la situazione reddituale e patrimoniale dei componenti degli organi politici, oltre agli elementi identificativi dell’incarico, i curriculum degli eletti, i compensi di qualsiasi natura connessi all’assunzione della carica, e, non ultimo, le spese sostenute per la propaganda elettorale.
Il Comune di Galatina, per quanto ovvio, si è subito adeguato al dettato della norma.
Visto che nella stessa legge si dice che codesti documenti e informazioni, in quanto pubblicati obbligatoriamente, sono esposti nei siti web in formato di tipo aperto e sono riutilizzabili senza alcuna restrizione, se non quella di citare la fonte e di rispettarne l’integrità, mi son preso la briga di consultare il sito del Comune di Galatina (il cui indirizzo web, per essere precisi, è il seguente: www.comune.galatina.le.it/) e di importare pari pari su Noha.it (rispettandone dunque “l’integrità” ) le autocertificazioni dei redditi e dei patrimoni, pubblicate qualche mese fa, autografate dai quattro consiglieri comunali nohani, che rispondono ai nomi di Daniela Sindaco, Luigi Longo, Antonio Pepe e Giancarlo Coluccia (citati qui in ordine sparso e non, come dire, di ricchezza).
Per eventuali gli altri dati si rimandano i nostri 25 lettori al sito istituzionale del Comune.
Daniela Sindaco
Luigi Longo
Antonio Pepe
Giancarlo Coluccia
gen172014
Nel ruolo di Consigliere Comunale, seppur di minoranza, che oggi ricopro, non posso non evidenziare il profondo disorientamento dei cittadini galatinesi che in questi giorni si ritrovano a combattere con una sequela di potenziali tasse da pagare.
L’Amministrazione Montagna, come da consuetudine consolidata, ritiene di non dover porre attenzione all’esigenza di informazione dei galatinesi, con Assessori e Sindaco sempre pronti ad impugnare carta e penna per scrivere comunicati autoreferenziali ma quasi mai attenti alla comunicazione istituzionale e di servizio verso i cittadini.
E’ per questo che, ancora una volta, sopperendo a mancanze altrui cercherò di dare un servizio ai miei concittadini informandoli, sommariamente, sulle prossime scadenze:
MINI IMU : in scadenza il 24 c.m., tale imposta non riguarda i proprietari di immobili adibiti a prima abitazione siti nel nostro Comune e nessun versamento deve essere effettuato a tale titolo alla data indicata.
TARES 2013 : il termine di versamento è scaduto il 16-12-2013 ma ancora in questi giorni molti galatinesi stanno ricevendo, con ritardo, l’avviso di pagamento.
Occorre ricordare che la Tares si compone di due imposte, una COMUNALE (per il servizio rifiuti) e l’altra STATALE (per servizi indivisibili).
La Legge di Stabilità ha concesso una proroga del versamento al 24 gennaio 2014 per la sola parte statale e considerato che già il Comune di Galatina non prevede nel regolamento alcuna sanzione per i versamenti effettuati entro 16 gennaio 2014, considerando altresì il ritardo nel recapito degli avvisi, è da ritenere che, per ragioni di opportunità e buon senso, nessuna sanzione sarà comminata a quanti effettueranno il versamento, entro il 24 gennaio 2014.
La grave crisi economica in atto potrebbe, loro malgrado, porre comunque famiglie e imprese nell’impossibilità di adempiere al pagamento di tale tributo entro il 24 gennaio ’14 incorrendo nell’inevitabile sanzione pari al 30% del dovuto. Tuttavia, a determinate condizioni e sempreché la violazione non venga constatata e notificata, è possibile utilizzare il “ravvedimento operoso” (versamento spontaneo) che prevede sanzioni notevolmente ridotte (dal 3% al 3,75% a seconda che il versamento spontaneo avvenga entro trenta giorni o successivamente ma comunque entro un anno dalla omissione).
L’esperienza insegna che l’Ufficio Tributi di Galatina, dimostrando esempio di efficienza, provvede alla notifica degli avvisi di accertamento entro circa tre mesi dalla scadenza, riducendo di fatto la possibilità di avvalersi delle sanzioni ridotte a tale periodo, pertanto l’omissione del pagamento entro i successivi 30gg comporterebbe l’iscrizione a ruolo con ulteriori aggravi di spese e l’addebito della sanzione piena.
Le prospettive per il 2014 sulla tassazione degli immobili, dalla TARI alla TASI alla defunta TRISE e per finire alla IUC (Imposta Unica Comunale), nell’inevitabile disagio economico per famiglie ed imprese, non consentono più alcun tipo di tentennamento e rendono obbligatorio percorrere ogni strada possibile per agevolare i cittadini.
Nei prossimi giorni, inoltrerò una proposta di valutazione e di indirizzo alla competente commissione comunale affinché sia concessa ai galatinesi la possibilità di richiedere la rateizzazione dei tributi dovuti direttamente al Comune e prima dell’iscrizione a ruolo, nonché la riduzione delle sanzioni se entro 30gg dalla notifica dell’avviso di accertamento si provvederà al pagamento o si inoltrerà richiesta di rateizzazione.
L’invito al Sindaco Montagna ed alla sua Amministrazione è a considerare le sempre più scarse risorse economiche a disposizione degli Enti Locali un’occasione di approfondimento e valutazione per la razionalizzazione della spesa, finalizzando i risparmi ad una progressiva riduzione della pressione fiscale sui cittadini galatinesi.
Marcello Amante
Galatina in Movimento
Galatina Altra
novaPolis Galatina
Movimento per il Rione Italia
dic262010
feb192013
set242010
Disponibile il primo romanzo di Michele Stursi "Il Mangialibri".
Per maggiori informazioni cliccare qui
Si puo' richiedere una copia direttamente da Noha.it inserendo un commento al seguente articolo, oppure presso lo studio d'Arte di Paola rizzo ed infine inviando una richiesta all'indirizzo e-mail ilmangialibri@gmail.it
dic052018
A Noha c’è un bel gruppetto di ragazzi che sta facendo la rivoluzione.
Si tratta del collettivo di Levèra, il centro culturale ubicato in via Bellini, che da un annetto a questa parte sta provando, riuscendovi finalmente, a infrangere l’ancestrale pax locale - intesa purtroppo come penuria di impulsi intellettuali diretti a un elettroencefalogramma per troppo tempo parallelo a (se non proprio coincidente con) l’asse delle X.
Giuro, non pensavo arrivasse a fare di un luogo sufficientemente decentrato, come quello nohano, un epicentro di onde ideali così lunghe da reindirizzare i segnali che pervengono ai nostri sensi (tra cui immagini e suoni) dall’amigdala (sede delle emozioni - soprattutto della paura) al cervello neocorticale (luogo della ragione, del discernimento, e quindi della critica).
Sì, servono più strumenti (inclusa la frequenza di un circolo culturale come questo) per liberarsi dal giogo opprimente del caporalato politico, emanciparsi dal tifo nei confronti dei burattinai di turno, sciogliere il cappio della sempreverde servitù neo-conformista, e superare una buona volta l’analfabetismo funzionale sopra e sotto i palchi dei comizi.
Senza nulla togliere alle altre benemerite associazioni del territorio, di circoli Arci come il Levèra di Noha non ve n’è (scusate il pleonasmo) di uguali in tutta la Puglia quanto a numerosità e soprattutto qualità delle iniziative culturali. Levèra - che con licenza poetica potrebbe anche essere letta come parola tronca (dunque come voce del verbo) - non è nata per provocare un terremoto, ma per provare a innescare un bradisismo positivo, un spinta costante verso l’alto, sì da permettere alla nostra Terra di godere possibilmente di più ampie vedute, e magari di più chiari orizzonti.
Levèra ha dato il La a una rivoluzione gentile che passa dalla stagione teatrale (il cartellone 2018/2019 è di tutto rispetto) alla presentazione di libri, dalle lezioni di recupero impartite da insegnanti volontari ai concerti dal vivo (abbiamo avuto artisti già in tournée mondiali), dal cinema (anche con la presenza di registi e attori protagonisti dei film) ai laboratori di scrittura creativa (ne ho usufruito anch’io: voi mi direte: invano), dalla ginnastica posturale ai corsi di danza, dai convegni/dibattiti sui temi di più stringente attualità ai percorsi esperienziali di musicoterapia e arti integrate, alle installazioni artistiche, ai workshop con studenti di ogni ordine e grado…
Il circolo è già frequentato da tanta bella gente, ma c’è un altro po’ di spazio per chiunque abbia ancora voglia di partecipare alle iniziative culturali nohane a chilometri e a spese zero (partecipazione fisica, dico, non tramite un like).
La cultura (ormai è scientificamente dimostrato) è l’investimento che stacca i dividendi più alti.
‘Na parola mo’ a farlo capire a chi, per denigrarti, arriva perfino a darti del colto.
Antonio Mellone
P.S. A proposito di investimenti in cultura, consiglio il recente svelto libretto della mia prof. di Economia Aziendale Paola Dubini: “Con la cultura non si mangia - Falso” (Idòla/Laterza, Bari-Roma, 2018).
nov242011
Da anni dico, e nel 150° anniversario dell’unità di Italia ho proposto, di sciogliere il parlamento, abolire il governo e «annettere l’Italia la Vaticano». Avremmo il papa re d’Italia come ai bei tempi e molti vantaggi: saremo clericali evidenti e non sottobanco. Leggi e decreti verranno stilate direttamente in latino preconciliare, come la Messa concessa ai lefebvriani. In tutti i luoghi pubblici, oltre al crocifisso, sarà obbligatorio avere il quadro del Sacro Cuore di Maria, la statua di Padre Pio e quella di Wojtyła. Tre volte al giorno in tutti gli uffici e luoghi pubblici e parapubblici (chiese, oratori, conventi, casa di Vespa, sede della Cei, ecc.) bisognerà cantare l’Alleluia in gregoriano. I funzionari pubblici maschi avranno il titolo di «Monsignore», le funzionarie donne si chiameranno «Madonna mia bella».
1.Il Vaticano è una ipoteca eterna sull’Italia. Non ce ne libereremo mai. Ciò promesso:
2.Risparmieremmo alla grande, sapendo che mangerebbero solo i preti e i laici clericali.
3.Avremmo il vantaggio di sapere dove siamo e con chi avremmo da fare.
4.In caso di necessità, un’assoluzione e via! Evvai!
Il governo Monti nasce non targato Vaticano, ma in Vaticano: tutta l’impostazione ministeriale sembra pensata al di là del Tevere. La prima uscita, infatti, è stata quella del segretariuccio di Stato Bertone Tarcisio che, beato, dichiara: «E’ un bel governo!» che tradotto in dal liturgico al popolare significa: vi abbiamo fregato tutti. Con questa benedizione, Monti e colline andranno «per pascoli erbosi e acque tranquille» perché Berlusconi potrà fare il gradasso ma non è stupido e non si metterà di traverso contro il Vaticano. Ho dovuto aspettare 60 anni dalla fine della guerra di Liberazione, per vedere i fascisti al governo e ora il ritorno del Vaticano al governo. A questo punto spero che cambino anche l’inno nazionale e ripeschino l’antico inno dell’Azione Cattolica: «Bianco Padre che da Roma ci sei mèta, duce e guida; su noi tutti tu confida un esercito a marciar». L’82% degli Italiani appoggiano il neo governativo Monti, senza nemmeno aspettare i provvedimenti che prenderà. Gli Italiani sono sempre «preventivi»: lo sono stati con Mussolini, con la guerra, con Mussolini, con il Tappo di Arcore e ora con Monti. Santo Iddio, aspettate almeno che cominci a belare, non dategli credito in bianco perché in bianco resteranno le vostre facce terrorizzate. Sono allibito dal vedere passare da un governo all’altro senza nemmeno una pausa di dubbio, di assestamento. Anche i terremoti si assestano per almeno un anno, noi no. Passiamo da Berlusconi a Monti senza soluzione di continuità. Da Berlusconisti a Montiani, con la stessa passione, la stessa stupidità. Nulla fare, noi siamo fatti così. Ora aspettiamo che il papa faccia la visita pastorale in tutti gli otto mila e passa Comuni per rafforzare i fedeli nella «religione Monti». Speravo di morire in una Italia laica, dovrò forse rassegnarmi a sopravvivere in un Paese, colonia perenne del Vaticano. Ciò che non si vuole capire è che la crisi non è la conseguenza di speculazioni (è anche questo), non è frutto della globalizzazione (è anche questo), non è il risultato dell’incapacità dei governi di fare scelte «sapienti» (è anche questo), non è per l’Italia la condanna per la goffaggine di un governo corrotto figlio di un macigno di conflitti d’interessi (e ci mancherebbe altro che non fosse anche questo), ma è la crisi «interiore» di un sistema, del sistema capitalistico che, a 22 anni esatti dalla caduta del muro di Berlino, si sta schiantando su se stesso perché non può più reggere, essendo immorale nell’anima, se mai ne ha avuta una. Il capitalismo di stampo americano ha potuto reggersi in piedi perché, paradossalmente, dall’altra parte c’era il comunismo becero dell’Unione Sovietica che non ha mai conosciuto né Marx né la filosofia del comunismo ideale, ma si è assestata su un capitalismo di Stato/partito finendo per essere il fondamento dello sviluppo del capitalismo oligarchico dell’Occidente. Sono i superficiali hanno potuto cantare vittoria alla caduta del Muro, emblema del fallimento del comunismo come storicamente si è realizzato nei Soviet.«Simul stabunt, simul cadent!» dice il proverbio latino: «Insieme stanno e insieme cadranno». Così è. Caduto il comunismo di stampo sovietico, in Italia crolla la DC e il sistema dei partiti scomparsi sotto le macerie di Tangentopoli, rimpiazzati da un piazzista magliaro e corrotto che ha ereditato il peggio di prima a cui ha aggiunto il peggio di dopo, mettendo in piedi una colossale schifezza che si presenta con una maschera facciale e trapianti di plastica. Berlusconi è la plastica riciclata del craxismo e della peggiore Dc, non a caso nelle sue stalle sono confluiti tutti gli animali immondi della prima repubblica, compresi i fascisti. Il capitalismo è peggiore del comunismo sovietico, perché questo garantiva la miseria abbastanza uguale per tutti, quello invece crea la miseria delle masse per garantire la ricchezza ad un gruppo ristretto di debosciati oligarchi che fanno quello che vogliono. La conseguenza tragica è il «mercato», parola magica che serve per giustificare tutte le ignobili scelte in qualsiasi campo e settore. Il dio che tutto muove è il «mercato» che è il sistema attraverso cui i ricchi schiacciano i poveri e li costringono a pagare il costo della loro esistenza di rapina. Il mercato dovrebbe essere emulazione, concorrenza, confronto, con condizioni uguali per tutti, ma quando è corrotto da chi lo annuncia e lo esige, quando è manipolato da chi se ne fa scudo, quando è deviato da conflitti di interessi micidiali, allora il capitalismo è una bolgia infernale che uccide i deboli e ingrassa i forti e violenti e degeneri e ladri. Se si vuole uscire dalla crisi che è «crisi di sistema», bisogna porsi su un altro piano: ridistribuzione equa delle ricchezze. In un mondo decente non dovrebbero esserci «stock options», e dislivelli di retribuzione nel rapporto di 1/517 come avviene con il sig. Marchionne che prende una paga pari a 517 volte quelle di un suo operaio. Questa è la chiave della riforma e fuori di essa ci sarà il diluvio, l’apocalisse perché quando scoppierà «la collera dei poveri», tireremo giù il sole e incendieremo la terra inondandola di una luce nuova e di un nuovo orizzonte, dove tutti saranno veramente uguali, come vuole il Vangelo, come lo esige la dignità.
di Paolo Farinella, prete
apr162018
I graffiti sono spesso testimonianze di sofferenza, di lavoro gravoso in condizioni igienico sanitarie estreme, cosa che oggi uno Stato di diritto, civile e indipendente non dovrebbe solo conservare nella Costituzione ma sorvegliare, anche con le armi se necessario, affinché malfattori e sfruttatori degli onesti lavoratori lo rispettino.
Infatti il lavoro nero e lo sfruttamento sono all’ordine del giorno, soprattutto perpetrato da gentaglia che si avvale ancora della corruzione, che sembrava sconfitta con la seconda repubblica ma che invece prolifera come non mai anche a livelli globali, vedi per esempio l’impianto TAP che avanza contro ogni diritto di discussione o richiesta da parte della popolazione locale e viene difeso perfino con la forza armata dell’esercito dello Stato, detto anche democratico.
Molto probabilmente anche negli anni del nostro frantoio, i diritti erano molto pochi e mal tutelati.
Quindi conteggi di merci, di giorni, di preghiere e di devozione restano incisi sulle pareti del nostro bellissimo frantoio a testimonianza di ciò che la nostra memoria non vuol sapere di ricordare. Tornando a far visita al nostro frantoio ipogeo, si sono rivelate altre importanti testimonianze del nostro passato.
Oltre alle già conosciute incisioni delle croci greche e latine, e della data del 1771, presenti sulla dorsale della sala più vicina al Palazzo Baronale (L’Osservatore Nohano, 23 novembre 2007), abbiamo scoperto nuove incisioni che rappresentano un croce impiantata sopra una forma geometrica che probabilmente sta a identificare il monte Calvario. Il piccolo calvario in miniatura è inscritto in una seconda forma grafica più grande che potrebbe rappresentare il profilo di una chiesa, e con alcune altre incisioni intorno il cui significato non è ancora ben chiaro.
Graffiti molto simili al nostro compaiono nella prigione di Domme (un antico villaggio a sud della Francia) di cui alleghiamo una nota con relativa immagine fruibile in rete al seguente indirizzo:
http://storia-controstoria.org/europa-segreta/graffiti-templari-domme/,
e altri nel sito della valle dell’Idro, anche questo fruibile in rete:
http://www.salentoacolory.it/nella-grotta-dei-graffiti-nella-valle-dellidro/
Questo sta a significare che le persone di Noha di quegli anni, lavorando duramente per mesi e mesi, sepolti in quell’antro che a noi oggi sembra un posto fantastico, senza vedere nemmeno il colore del cielo, con la scarsa pulizia che possiamo immaginare, approfittavano del tempo libero per pregare, pratica che oggi abbiamo quasi del tutto sostituito con la presunzione. Giusto per ricordarci che questa nostra bellissima terra, che è stata anche protagonista attiva della storia, ha dato da vivere per secoli ai nostri progenitori, i quali nonostante la miseria economica e la mancanza di tecnologia avanzata, ce l’hanno lasciata intonsa. Cosa che noi, in pochissimi decenni e con la nostra strafottenza, invece stiamo ricoprendo di cemento e veleni.
Uno dei graffiti templari più interessanti di Domme. A sinistra, in alto, vediamo la Vergine con il Bambino. Immediatamente sotto la Vergine, appare una sagoma che potrebbe rappresentare San Bernardo di Chiaravalle, padre spirituale dell’Ordine del Tempio. Diverse croci schematiche sovrastano immagini triangolari che simboleggiano il monte del calvario. Infine, a destra del Gesù crocifisso, in alto, una probabile raffigurazione del Graal.
Fotografia con indicazione dell’accesso alla visita guidata dei graffiti templari. Molti crocifissi sono incisi sulle pareti della prigione di Domme. Raffigurati sopra un triangolo che potrebbe rappresentare il monte del calvario. I graffiti della Porte des Tours di Domme sono i più importanti di tutta la Francia, una testimonianza unica gelosamente conservata. Le immagini sollevano molte domande, una in particolare riguarda il Graal.
La Valle dell’Idro
.… completamente ricolma di croci, croci potenziate, rappresentazioni del Monte Calvario e simboli della Passione di Cristo…
http://www.salentoacolory.it/nella-grotta-dei-graffiti-nella-valle-dellidro/
Marcello D’Acquarica
lug072011
Eccovi di seguito un articolo a firma di Antonio Mellone sulla nostra 'RadioInOndAzioni' apparso sull'ultimo numero de "il Titano", supplemento economico de "il Galatino", n. 12 del 24 giugno 2012. Insomma W Interet Libero, W la libertà!
La Puglia passerà al digitale terrestre entro la fine del corrente anno o al massimo entro il primo semestre del 2012. Questa bella notizia apprendiamo leggendo il calendario del passaggio al digitale. Tradotto in parole semplici vuol dire che per poter guardare i programmi della televisione saremo costretti – come hanno fatto o faranno anche in altre regioni – a riempire le nostre case di alcune scatole chiamate “decoder” da collegare in qualche modo all’apparecchio televisivo. Senza questo decoder le nostre televisioni (a meno che non siano acquistate in tempi recenti con il marchingegno incorporato) diventerebbero un semplice soprammobile.
Fonti più che attendibili ci informano che il digitale terrestre di fatto è un digitale sottoterrestre (o extraterrestre: cioè roba dell’altro mondo), in quanto si tratta di un vero e proprio ferrovecchio, una tecnologia obsoleta morta e sepolta ma temporaneamente risuscitata dall’endemico italico conflitto d’interessi che sembra avere quale obiettivo precipuo quello di far fare i soldi a chi i soldi li ha già: in questo caso i proprietari (più ricchi) delle vecchie reti televisive. Il tutto a discapito dell’innovazione vera, della democrazia e della libertà d’informazione.
Per fortuna la realtà supera l’immaginazione al potere, e il futuro prima o poi arriva. Per fortuna, cioè, a prescindere dalle scelte politiche sceme, c’è una realtà che non vuol perder tempo, che va per conto suo, e soprattutto contro l’archeozoico vento sinistro degli insipienti e gli ottusi. E questa realtà è un mondo in fermento, ricco di idee e di persone libere, pronte a cavalcare le punte più avanzate della comunicazione non allineata attraverso l’utilizzo di una tecnologia che non potrà più essere fermata, tanto meno da un decreto ministeriale.
C’è una tecnologia che invece sta crescendo a ritmi esponenziali (almeno in altre parti del mondo non tanto distanti dal patrio Jurassic Park), ed è la connessione ad Internet.
In rete si possono vedere già da oggi, anzi da ieri l’altro, centinaia di canali televisivi: a condizione che la linea arrivi, che sia veloce e che abbia un costo ragionevole. L’Italia purtroppo sembra relegata ad uno degli ultimi posti quanto a connettività (a momenti la Libia ha più connettività di noi), visto che le suddette tre condizioni necessarie non sono pienamente realizzate, e questo per precise scelte strategico-politiche volte a trasformarci tutti in pecore mute da tosare in tranquillità e possibilmente con il sottofondo della voce del padrone.
Mentre in altre parti del mondo si studiano “ponti unici di comunicazioni”, come sta cercando di fare Microsoft con l’integrazione in Skype di molte piattaforme (MSN, Lync, Hotmail, Outlook, Exchange…), in Italia stiamo perdendo terreno, tempo e denaro con il digitale terrestre e con i decoder. Ma tant’è.
Per fortuna la realtà supera l’immaginazione al potere, e il futuro prima o poi arriva. Per fortuna, cioè, a prescindere dalle scelte politiche sceme, c’è una realtà che non vuol perder tempo, che va per conto suo, e soprattutto contro l’archeozoico vento sinistro degli insipienti e gli ottusi. E questa realtà è un mondo in fermento, ricco di idee e di persone libere, pronte a cavalcare le punte più avanzate della comunicazione non allineata attraverso l’utilizzo di una tecnologia che non potrà più essere fermata, tanto meno da un decreto ministeriale.
Queste persone non bisogna rintracciarle a “Chi l’ha visto?”, né dall’altra parte del globo, ma vivono e operano accanto a noi. Per accorgersene basta aprire gli occhi e magari connettersi in rete.
Uno dei protagonisti della locale rivoluzione cultural-tecnologica in corso è il mite ma determinato nostro concittadino Tommaso Moscara. Il quale, non pago dell’esperienza non semplice di aver dato i natali e linfa continua al cliccatissimo sito www.galatina2000.it, luogo ormai topico di incontro e di dibattito della Galatines’ community, s’è messo in testa anche di “fare la radio”: la neonataRadioIndOndAzioni(d’ora in poi Radioinondazioni).
Radioinondazioni non è una radio come le altre tradizionali che trasmettono con le frequenze in FM. Radioinondazioni – ascoltabile su Galatina2000.it e su Noha.it e sicuramente su altri siti sui quali è stata “importata” – è una web-radio, cioè una radio on-line che permette agli utenti di tutto il mondo di collegarsi per ascoltare in streaming musica e pensieri trasmessi dal computer di un altro.
Moscara ha pensato bene che fosse ora di inondarci di novità a partire da Galatina, la bella addormentata nel Salento, e ha dato vita ad una radio che non è un juke-box senz’anima e a basso costo (i veri costi di una web radio sono il tempo da dedicarle, la determinazione, e la voglia di mettersi in gioco) ma un cuore vivo e pulsante, un collettore dinamico di arte dei suoni e informazioni, un marchingegno che ricorda il tempo rivoluzionario di trenta e passa anni fa, quello delle radio libere (di cui Tommaso sembra aver sempre avuto il pallino).
La prima web radio di Galatina, dunque, è un microcosmo che sta interessando una crescente fetta di pubblico giovanile (giovani di tutte le età, s’intende) grazie anche a quell’aggregatore di ascolti e moltiplicatore di social network che è Facebook, acceleratore di particelle di questa bellissima neorealtà. Sono questi i passi che porteranno anche in Italia il fenomeno che da tempo si registra negli Stati Uniti: cioè il sorpasso degli ascolti delle radio “solo web” su quelli delle radio in FM.
In un futuro non tanto lontano non ci si collegherà alla web radio soltanto stando seduti a tavolino con il computer (e internet) acceso, ma anche in mobilità, tramite I-Phone e altri apparecchi da casa, in auto, e persino in spiaggia, anche senza il bisogno di accendere il computer.
Nella neonata Radioinondazioni s’è voluto addirittura strafare con le novità. Ci sono dei programmi originali ed in diretta come il “Tutti pazzi per la radio” in cui la creatività di alcuni ragazzi straordinari di Galatina si manifesta in forme finora considerate inedite; ci sono programmi culturali di approfondimento sui libri, come quello condotto da Michele Stursi addirittura da Pisa (per una web radio lo studio è il mondo, nel senso che si può avere un ospite “in studio” anche a mille e passa chilometri di distanza); c’è ancora il programma “il Lunedì” condotto da Francesca dalla bella voce e soprattutto dalla dizione finalmente non marcatamente paesana, anzi attenta all’ortoepia, cioè alla corretta pronuncia delle singole parole, e dei suoni della lingua, ma anche alla forma e alla terminologia.
Sì, ci sia consentita questa breve digressione: la radio è una palestra per gli speaker e fare una radio glocal come questa che ha l’ambizione di travalicare gli angusti “confini provinciali” significa anche migliorarsi prestando attenzione all’accento, alla dizione ed alla cadenza, che nei limiti del possibile dovrebbero essere senza pesanti o meschine inflessioni (benché il nostro salentino non presenti intonazioni enormemente difformi da quelle della lingua nazionale). E finanche a Galatina s’inizia ad abbandonare il “carzilarghismo” per prestare finalmente attenzione alla rotondità del linguaggio studiato e connaturale insieme e alla ricerca di una cadenza che non stanchi e che non aberri dalla caratteristica modulazione della lingua italiana. Punto.
Non si può, infine, non citare “Quello che le donne non dicono”, il programma con la musica che si crea addirittura dal vivo. È la trasmissione-spettacolo condotta per due ore di seguito ogni venerdì a partire dalle 19.30 dalla pittrice Paola rizzo, in diretta dal suo studio d’arte ubicato in Piazza Castello a Noha (e ritrasmessa in replica in altre giornate ed orari). Qui, di volta in volta, viene invitata una band emergente per live acustici in studio, come ad esempio i Rino’s Garden, gli Indi-Ka, i Muffx, gli Adria, i Camden, Gigi Cinto, i Ghigni Five, i Toromeccanica, gli Shotgun, i Jack in the head, e tanti altri ancora. È incredibile la grinta e l’alto livello professionale di questi giovani gruppi dalla firma per lo più anglofona: il che la dice lunga sull’orientamento culturale prevalente.
Radioinondazioni è una radio giovane, alle prime armi, ma con tanta voglia di crescere e di trasmettere musica e programmi, anche di nicchia. Non avendo l’assillo dello share, infatti, su Radioinondazioni si potrebbe perfino parlare di filosofia o di matematica o di diritto o di beni culturali o di educazione civica, insomma di materie che – solo ad evocarle – potrebbero provocare l’urticaria da allergia alla massa dei grande-fratello-dipendenti.
Radioinondazioni ha molta strada da percorrere e, a detta del suo fondatore e dei suoi amici collaboratori, c’è ancora tanto da fare e migliorare, per esempio nella puntualità dell’inizio dei programmi o nell’organizzazione o nella pianificazione del palinsesto o in dettagli tecnici che talvolta hanno fatto registrare fastidiosi fruscii in cuffia soprattutto nel corso di qualche concerto dal vivo… Ma, a pensarci bene, questi sono lussi che Tommaso Moscara può permettersi. Questo coraggioso pioniere, infatti, ha il torto ed il merito di aver fatto la prima web radio nella storia di Galatina.
mar012016
E’ giunta l’ora di smontare tutto e di riporre ogni cosa al suo posto. Si cari amici, anche questo natale ci ha narrato una favola straordinaria. Le prime figuranti a tornare al loro posto sono le pecore e le capre di Franco, che con cura e dedizione ha fatto si che potessero animare le serate del nostro Presepe Vivente. Vederle percorrere le vie del paese fa uno strano effetto, ci riporta a qualche anno addietro, quando a Noha c’erano molte famiglie che vivevano di pastorizia e spesso riempivano l’abitato con le loro greggi. L’ingresso alla masseria Colabaldi sembra il ritorno a casa di un’armata che ha lottato per non farci perdere il buon senso, quello che dovrebbe tenerci con i piedi per terra e farci ricordare che sulle nostre tavole bandite con ogni ben di Dio, spiccano ancora prodotti della terra e della pastorizia. E non manufatti e chincaglierie da super mercato, che in buona parte finiscono in discarica.
Il tempo macina tutto e dalla finestra da cui sicuramente s’affacciavano madri e figlie, sorelle e bambini, forse al mattino presto, per spiare il colore del cielo, farebbero fatica oggi a riconoscerne l’orizzonte. Correva voce che vi fosse un Convento dedicato, a Santu Totaru, si diceva e lo si dice ancora qualche volta, e loro, le madri e le figlie, le sorelle e i bambini, certamente avranno ancora visto i resti di antiche mura confusi nella terra. Ora cemento e case, ostruiscono la terra fertile dove una distesa di vigneti stava nel campo oltre la carrareccia che portava in poco tempo nel vicino abitato di Galatina.
Di quei resti abbiamo salvato poco, e l’antico pozzo, di cui si narra essere contenitore di tesori nascosti dai frati basiliani per non cederli alle razzie dei vandali, resta ora seppellito sotto un lastrone anch’esso di cemento. Solo più un pilastro in pietra alto quasi due metri, con il nome di una donna inciso in lingua messapica, ricorda l’antichità di questo nostro misterioso paese.
Eh si, l’unico pezzo indenne, salvato da questo secolo insaziabile è il prato che le pecore e le capre brucano ancora come allora. Eppure la nostra vita, la nostra stessa salute dipendono ancora da queste pecore, da quest’erba e da questa terra, e questo stralcio che apparteneva alla vita, lo abbiamo ristretto, avvilito e intriso di veleni.
Siamo avanzati tecnologicamente, siamo diventati piloti di auto e di aerei, diciamo di essere civili e colti, però mi chiedo se fra qualche anno i miei nipoti sapranno ancora distinguere una capra da una pecora, se avranno la fortuna di sentirne l’odore e i belati. Grazie ragazzi, madri e figlie, bambini e nonne, senza di voi ci saremmo persi anche questo scorcio di amore per la vita.
Marcello D'Acquarica
feb012013
Vorrei ritornare un attimo (pensavate di svignarvela?) sul lavoro di catalogazione, valorizzazione e conservazione del bene culturale che ci saltò in mente di appellare con - diciamo così - l’epiteto di Osservatore Nohano, onde evitare la perifrasi “arma di distinzione di massa” o ben più mordaci circonlocuzioni; lavoro, dicevamo, anzi sfacchinata promossa, portata a termine e fattaci recapitare da tre eroi meneghini che rispondono ai nomi di Fabio, Laura e Luca, noti ormai lippis et tonsoribus.
Mi son chiesto le ragioni dell’affetto di questi amici, che probabilmente facevano parte dei nostri venticinque affezionati lettori. E ho pensato che evidentemente l’Osservatore Nohano (nonostante le sajette su di esso invocate giorno e notte da qualche ottuso da riporto) ha sempre avuto un certo valore. E si tratta di un valore-opportunità (cioè la possibilità per le persone di usufruire in futuro di un bene conservato in memoria), di un valore-esistenza (che è il valore che i beni culturali hanno anche per coloro che non ne usufruiscono direttamente, in ragione semplicemente della loro esistenza, appunto), di un valore-eredità (il valore che il nostro lavoro “pseudo-giornalistico” ha in quanto testimonianza per le generazioni future), di un valore-prestigio (in considerazione del prestigio che l’Osservatore Nohano arreca alla nostra piccola patria, e dell’orgoglio e del sentimento di identità culturale che contribuisce a formare) ed, infine, di un valore-educativo (cioè di sviluppo di creatività e di gusto estetico, che oltre ad essere a beneficio del singolo risulta essere a vantaggio per l’intera nostra comunità).
L’Osservatore Nohano dunque non poteva finire così, come qualcuno sperava cantandone a squarciagola il de profundis. Non poteva esser vero, infatti, quanto venuto fuori dalle elucubrazioni dello scienziato di turno, secondo cui il nostro giornalino “non era più seguito da nessuno” (sì, come no).
Questo dono molto gradito ci fa comprendere che forse l’O.N. è ancora vivo e vegeto in mezzo a noi, pur non sotto le specie della carta e dell’inchiostro (inchiostro antipatico), e, soprattutto senza la costrizione della rilegatura, della stampa, della data e del formato. C’è un’onda lunga, un solco che quel mensile nohano ha tracciato in terra di Noha, un’incisione di tale profondità da far sentire ancor oggi il sussulto delle sue fenditure. Ed è una lama che sta ancora arando e dissodando, ed è come se l’aratura non fosse mai terminata.
Il regalo del trio Fabio-Laura-Luca è la dimostrazione del fatto che L’Osservatore Nohano è uno spettro che ancora s’aggira per Noha, ma anche altrove. E’ un’opera, questo dono natalizio, una scultura fabbricata a dispetto del detrattore di turno che non ha colto appieno che questo giornalino forse ha fatto bene anche a lui, rintuzzandone certe uscite fuori luogo e fuori senso, contribuendo addirittura alla sua crescita – del detrattore, dico - magari in maniera meno sussiegosa o spocchiosa di quanto forse non sarebbe stato senza Osservatore Nohano…
Abbiamo appena festeggiato il primo anniversario dell’“assenza” del nostro mensile on-line-ma-anche-cartaceo. Sappiano i nostri 25 followers che nel corso di quest’ultimo anno P. Francesco D’Acquarica continua a rinfacciarmi il fatto che l’Osservatore si sarebbe dovuto prolungare per almeno altri quattro anni, così da raggiungere il numero perfetto, che ovviamente per noi è NOVE (e continua a dirmi che nonostante tutto, lui, il padre spirituale del giornalino, continuerà a ricercare e a scrivere); che l’Antonella Marrocco, che non naviga tanto in Internet e quindi non riesce a seguire gli scritti non sfregati sulla carta, ogni volta che l’incontro mi fa: “allora ricominciamo?”; che la Martina, che parla ormai milanese, quando le dico che il piatto piange, mi riferisce che senza quella scadenza mensile fissa è come se si perdesse in mille fronzoli, e quindi non riesce più a compilare in maniera sistematica le sue schede storiche e tecniche e il dizionario dei modi di dire nohano; che Michele Sturzi, che sembra scomparso dalla circolazione (ribadisco: “sembra”), continua a pubblicare altrove i suoi ghirigori di parole e non smette di riempire Linkedin con i suoi articoli scientifici tutti rigorosamente in inglese (ora ce ne aspettiamo uno about Noha); che Marcello D’Acquarica non sapendo più dove pubblicare le sue vignette sataniche (Gesù, Giuseppe e Maria!), si mette a scrivere libri in men che non si dica; che don Donato non passa domenica senza rammentarmi il fatto che non fare più l’Osservatore è (stato) davvero un bel peccato di omissione (difficilmente perdonabile); che Fabrizio Vincenti sentendosi libero da ogni impegno è addirittura convolato a nozze con la sua bella Romina; che la Paola rizzo, tra un ritratto ed un quadro d’ulivi e l’altro, adesso s’è messa a fare “due chiacchiere con…” mezzo mondo su Face-book, e dice “quello che le donne non dicono” addirittura alla radio; che da quando non ci siamo noi gli affari della tipografia AGM dell’Antonio Congedo anziché ridursi (come paventavamo) sono aumentati in barba alla crisi economica; che sant’Albino (martire), mentre prima era sotto stress soltanto una volta al mese, oggi è sotto tortura almeno una volta a settimana, con tutte le idee che senza tregua ci frullano nel cervelletto.
Ah dimenticavo: tra i nostri 25 supporters c’è anche la Maria Rosaria che non riesce a farsene una ragione, e s’è sognata il fatto che io avrei detto che a giugno 2013 L’Osservatore Nohano ritornerà (ritornerebbe) di nuovo in edicola in formato cartaceo.
Mi sa che la ribattezziamo Maya Rosaria.
Antonio Mellone
P.S. In un ipotetico editoriale (ipotetica di terzo tipo) di un eventuale numero dell’Osservatore del mese di febbraio 2013 si sarebbe parlato della speranza che almeno stavolta i nohani non si mettano a votare in massa per i soliti cani e soprattutto per i soliti porci.
mar292018
La Settimana Santa inizia con la Domenica delle Palme, giornata di intensa spiritualità, che a Noha parte dal mattino, con l’adunanza del popolo sull’ampio piazzale del Calvario per la benedizione dei ramoscelli d’ulivo e delle palme
Il Giovedì Santo la Chiesa ricorda l’istituzione del Sacramento dell’Eucarestia [ricordo che al termine della messa i preti si scambiavano gli auguri tra di loro: come per una festa di compleanno, ndr.]. I fedeli seguono la messa in coena Domini, nel corso della quale, con la “lavanda dei piedi” viene ricordata l’ultima cena di Gesù con gli Apostoli.
Alla fine della messa, il sacerdote ripone le ostie consacrate nel “Ciborio” dell’altare appositamente addobbato con stoffe sapientemente drappeggiate, fiori, luci, candele e piatti di grano fatto germogliare al buio. Nel frattempo tutti gli altri altari vengono spogliati dei sacri paramenti, i candelieri reclinati, le campane “legate”, l’organo ammutolito.
Le Ostie rimarranno esposte solennemente fino all’indomani pomeriggio per permettere l’adorazione da parte dei fedeli. E’ tradizione ab immemorabili visitare i “Sepolcri” (così impropriamente definiti dal volgo: più esatta sarebbe la definizione di Altari della Reposizione) allestiti nelle diverse chiese di Noha.
Il primo molto originale con ostensorio è nella Chiesa Madre di San Michele Arcangelo, trasformata per l’occasione in Basilica. Apparecchiato sull’altare maggiore, il ciborio si presenta infatti come un baldacchino, tipico delle basiliche papali (il più famoso di tutti è quello del Bernini in San Pietro), con quattro colonne tortili, sovrastato da una croce dorata, come la cupoletta.
Il leitmotiv di fondo dell’altare della reposizione della Chiesa della Madonna delle Grazie, con un mappamondo colorato e le bandiere di molti stati del mondo è l’Inclusione, a dispetto dell’esclusione dei popoli della terra. Non so perché a me questa scenografia ha ricordato i versi stupendi di “Solo Andata” di Erri De Luca, là dove lo scrittore fa parlare i migranti: “[…] Siamo gli innumerevoli, raddoppia ogni casella di scacchiera / lastrichiamo di corpi il vostro mare per camminarci sopra. / Non potete contarci, se contati aumentiamo / figli dell’orizzonte che ci rovescia a sacco.”. E poi ancora, e soprattutto: “Uno di noi, a nome di tutti, ha detto: ‘Non vi sbarazzerete di me. / Va bene, muoio, ma in tre giorni resuscito e ritorno”.
Nella cappella dedicata alla Madonna del Buon Consiglio, il tema è il sepolcro vuoto con il sudario piegato e la pietra occludente rotolata via dal Cristo trionfante.
Nella Chiesa della Madonna di Costantinopoli, invece, come da tradizione, è stata predisposta “la Pietà” (o Deposizione o Calvario) con l’esposizione della statua del Cristo Morto (nella sua antica bara di vetro) e quella dell’Addolorata. La statua della Madonna ha un vestito nero ricamato con fili d’oro, un pugnale appuntato sul petto, due fazzoletti bianchi nelle sue mani protese in avanti, mentre lo sguardo rivolto verso l’alto è pervaso dal dolore per la morte del Figlio.
Il Venerdì Santo la Chiesa si astiene dalla celebrazione della Messa. La sera fa solo memoria della morte di Gesù con la lettura del “Passio” secondo Giovanni e con l’adorazione della Croce. Non si consacra l’Eucarestia, ma il sacerdote e i fedeli consumano le particole del Giovedì Santo, riposte appunto nel tabernacolo dell’altare della Reposizione. Il popolo continua a chiamare codesta funzione Messa Sciarràta, cioè sbagliata, fuori dai canoni noti: come se il celebrante, per la morte del Signore, avesse perso la bussola.
*
Nelle chiese, dunque, tutto è allestito men che i Sepolcri.
I Sepolcri, più o meno imbiancati (in dialetto Sabburchi), spesso te li ritrovi in giro.
Antonio Mellone
feb022017
Ricapitolando in maniera lapidaria e granitica.
1) Una tizia inglese piena di soldi [tutti da dimostrare: ma magari li richiederà alla banca Etruria di turno, ndr.], venuta a conoscenza di un ameno posto del Salento chiamato Sarparea nei pressi di Sant’Isidoro di Nardò, avrebbe intenzione di colare in mezzo ai suoi ulivi monumentali un nuovo villaggio turistico di una settantina di ville più hotel extralusso, spendendoci 70 milioni di euro (dico set-tan-ta-mi-lio-ni) o giù di lì.
2) Un’orda di impresari e costruttori assistiti da un’accozzaglia di agguerritissimi studi associati di ingegneri, architetti, geometri, legulei e altri guastatori, prepara le solite slide renziane, degne del migliore “Sblocca-Italia”, al fine di convincere gli allocchi circa la bontà dell’eco-resort [se ci metti il prefisso “eco” prima di ogni spazzatura ti sembrerà tutto più pulito, ndr.]. E ci riesce benissimo.
3) Un sindaco, pare pure fasciocomunista, dice una cosa in campagna elettorale per poi fare esattamente l’opposto una volta assiso sulla poltrona di primo cittadino [tanto poi basta l’intitolazione dell’aula consiliare a Renata Fonte per stare apposto con la coscienza, ndr.].
4) Un Quotidiano raccoglie eco-balle e le pubblica come fossero notizie.
Nello spot Quotidiano odierno, per dire, il suddetto giornale, gongolante come non mai, titola a caratteri cubitali:
Ma certo, come no. Chissà quale facoltà scientifica avranno frequentato gli economisti per caso di questa “importante e antica associazione di operai e artigiani, anche edili”, che dico, accademia dei lincei, di più, della crusca, per formulare apprezzamenti su tutta ‘sta roba, inclusi “i risvolti occupazionali”.
Sentite cosa dicono codesti “spettatori partecipi” [sic] a proposito della novella Oasi naturalistica però con l'aggiunta di una settantina di ville, più albergo, più strade, parcheggi, e, perché no, rotatorie [ma sì, quante più strade e rotatorie fai più occupazione crei, ndr.]: “ […] mettere in moto un’idea di turismo di questo genere [fosse solo un’idea sarebbe poco il male, ndr.] permetterà di aprire nuovi orizzonti lavorativi [e te pareva, ndr.] per la nostra città [peccato per gli orizzonti veri, quelli che verranno ostruiti dallo skyline di una settantina di ville + pensione di lusso, ndr.] […] perché si sta acquisendo sempre più consapevolezza che nel rilancio del nostro patrimonio naturale vi è la chiave per la ripresa della nostra economia [uhahahaha. Capito dov’è dunque questa chiave della ripresa? Ma ovviamente nel rilancio del nostro patrimonio naturale da coprire con una bella villettopoli. Tanto, come pensano quelli della società operaia, gli ambientalisti voltagabbana e una pletora di neritini assisi sui loro comodi Divani & Divani, visto che la zona è già degradata per via di una moltitudine di case, magari irregolari, tu, per riqualificare il tutto, mica abbatti le costruzioni abusive (macché: è peccato) ne fabbrichi invece delle altre con mattoni, cemento e asfalto però con tanto di autorizzazione, così fai la media del pollo di Trilussa e il degrado si dimezza. Semplice, come una betoniera.
E’ proprio vero che se da certi giornali togli la merda ti rimane giusto la carta.
P.S. Ci mancavano giusto gli inglesi e gli altri lanzichenecchi da riporto a martoriare questa terra e questo mare, quando invece bastiamo e avanziamo noialtri. Sì, noi saremmo capaci in quattro e quattro otto di far diventare malviventi, criminali e fuorilegge perfino certe razze di pesci.
Come la famosa Sarpa rea.
Antonio Mellone
mag302013
Veramente il titolo di queste note avrebbe potuto (o forse dovuto) essere un po’ più triviale con l’utilizzo di un lemma dalla medesima radice ma con una desinenza in rima con le parole ioni, milioni, delusioni. Ma per non urtare la suscettibilità dei puri di cuore ai quali capita talvolta di visitare perfino questo sito abbiamo utilizzato un vocabolo meno volgare, ma non meno icastico.
Ma andiamo con ordine.
L’altro giorno, precisamente domenica 26 maggio 2012, avevo voglia di comunicare a qualche consigliere comunale nohano (categoria che sembra sempre più cieca, muta e sorda) il fatto che l’illuminazione in via Carlo Alberto Dalla Chiesa sembra funzionare ad intermittenza. Ricordo che si tratta del viale alberato che unisce Noha a Galatina (viale che tra poco verrà pure interrotto dalla mega-rotonda della circonvallazione interna che perfino la Roberta “rivendica” [sic!], ma questa è un’altra storia). Voglio dire che le luci issate in cima a quei pali metallici attualmente sono accese più o meno a partire dall’uscita di Galatina e fino alla metà della distanza che intercorre tra la masseria Colabaldi e la chiesa parrocchiale di San Rocco; da questo punto in poi, continuando sempre verso Noha, queste luci sono invece spente sia a destra e sia a sinistra, e, per un certo segmento, solo da un lato, e fino all’altezza del secondo semaforo, quello della rotonda (un’altra) che porta a Collepasso.
Domenica mattina, dunque, avevo provato a chiamare al cellulare i due consiglieri comunali di maggioranza locali (sperando di poter comunicare almeno con la maggioranza relativa di questi, dunque con il loro 50%, cioè uno), ma mi sbagliavo di grosso: la maggioranza stavolta è stata compatta. Il 100% , l’unanimità degli assenti, cioè, non ha risposto punto. Nella mia dabbenaggine avevo pure pensato che vedendo il mio numero di telefono, non appena fosse stato possibile, qualche autorità-anima-pia mi avrebbe richiamato. Ed a dire il vero qualche altra volta questo è pure avvenuto. Ma stavolta nulla di nulla. Il black-out – ho pensato - avrà colpito, oltre che l’Enel, anche le linee telefoniche dei nostri magnifici due.
Nel pomeriggio inoltrato della stessa domenica ho ritentato (non è mica facile farmi desistere dai miei intenti) sperando di essere più fortunato. Dopo un tot di squilli maggiore di sei, poco prima che riattaccassi, mi ha risposto finalmente (ciò che giusto e giusto e va riconosciuto) il pezzo grosso della nostra bella amministrazione comunale che avevo chiamato (e di cui è opportuno celare il nome in quanto è nostra intenzione chiosare sui fatti e mai infierire sulle persone).
Mi presento dicendo di essere quel rompiscatoloni dell’Antonio Mellone (ma, ribadisco, ho detto qualcosa di assonante a rompiscatoloni perché fosse più immediatamente intelligibile, benché certe espressioni non facciano parte del mio idioma). E dall’altra parte, di rimando, quasi a suggello della mia autoironia : “Tu stesso lo dici”.
Ora, di grazia, con questa risposta potevo io far finta di nulla e tacere oltremodo?
Sicché alla battutona del politico replico: “Ma scusa, [Mister x], se non volevi seccature (non ho detto seccature, ma rottura di…, insomma avete capito) perché cavolo ti sei candidato diventando pure rappresentante del popolo? Per star tranquillo? Ma se volevi stare tranquillo era inutile fare tutta ‘sta manfrina. O no?”
Dopo questa breve paternale da parte mia all’indirizzo del malcapitato interlocutore, e qualche schermaglia della serie excusatio non petita si parla finalmente dell’argomento.
Ora il consigliere comunale de quo, per troncare sul nascere la conversazione avrebbe potuto dirmi di occuparsi di questioni politiche comunali alte (ma non gli conveniva, altrimenti avremmo dovuto parlare di Megaparco, di Pantacom, della nuova area da cementificare per le baracche del mercato, o dell’apertura della vecchia scuola elementare di Noha ristrutturata al novantanovesimo cancello a meno dell’ultimo - come la barzelletta dei pazzi) e non del funzionamento delle luci di una strada o dei cessi del mercato comunale o, chessò io, del cassonetto della spazzatura troppo pieno, o dell’erba sul marciapiede (come si legge su certi ineffabili siti), rimandandomi agli uffici preposti alla bisogna.
Invece con la santa pazienza il politico nostrano mi dice pure che il dirigente comunale (probabilmente quello addetto ai pali della luce) era assente da circa quattro giorni. Al che ho ribadito che questa storia non va avanti da soli quattro giorni, ma da oltre un mese, quasi due, aggiungendo che se le luci di viale C.A. Dalla Chiesa fossero spente per ragioni di risparmio energetico (nonostante siamo circondati da pannelli fotovoltaici) sarei pure stato d’accordo. Ma a questo punto perché non spegnere anche tutte le altre luci?
Ed ho concluso supplicandolo per favore che ci tenessero informati sullo stato dell’arte, magari con due righe scritte su questo sito, ancorché ormai a quanto pare inviso ai più, forse a causa del fatto che pone troppe domande (che puntualmente rimangono senza risposte).
Ecco, signore e signori, siamo arrivati fino a questo punto.
Tu denunci un atto osceno in luogo pubblico, come per esempio il fatto che a Noha c’è una bellissima scuola ristrutturata, ed inaugurata precisamente
da a meno del particolare dell’energia elettrica, e pertanto non potrà mai funzionare; gli vai a dire che, ancorché chiusa, quella scuola potrebbe far “guadagnare” dei soldi al comune con la produzione e la vendita dell’energia elettrica prodotta dai pannelli fotovoltaici (che stanno sul terrazzo inutilmente ad abbronzarsi ormai da quasi due anni), e i nostri rappresentanti ed il loro codazzo di aruspici del pragmatismo che fanno? Ti danno del rompiscatole. Per non dire di peggio.
Ora vorremmo ricordare ai nostri rappresentanti al Comune di Galatina (se ne facciano una ragione) che accanto a questi articoli, che continueranno imperterriti come sempre a comparire su questo sito fino alla soluzione del problema (o più probabilmente fino al crollo della struttura), inizieremo a mobilitarci anche utilizzando altri canali. Per esempio interpellando le televisioni locali, girando dei video di denuncia e mettendoli in rete, raccogliendo le firme dei cittadini…
E già che ci siamo, visto che molti concittadini non avendo di meglio da fare guardano Canale 5 e pare s’informino anche (o solo) per il tramite di “Striscia la notizia”, facendoci un po’ di violenza psicologica, adeguandoci dunque al target dell’audience, abbiamo pensato di invitare anche noi Fabio e Mingo (o il Gabibbo in persona) per un servizio su questa vergogna. Va bene? Contenti così?
Sono certo che anche stavolta non si muoverà foglia.
Però come diceva Trilussa: quanno ce vo’ ce vo’. E almeno sarà a ragione e non a torto quando questi personaggi, in conciliabolo tra loro, ci daranno dei rompicoglioni.
mag212017
Aveva ragione il mio compianto amico, il prof. mons. Antonio Antonaci, quando mi diceva: “Chi scrive e pubblica, in un certo qual modo rischia di diventare come certe donne di strada: non sa mai in che mani potrebbe andare a finire”. Le peggiori sono quelle di coloro che sentono su di sé tutto il peso di una scuola fatta male. E non perdono occasione di dimostrarlo senza ritegno.
Fra questi s’annoverano quelli che non solo non sanno scrivere, ma soprattutto non sanno leggere: e chiosano di conseguenza, con le solite elucubrazioni a cento decibel, oltretutto sgrammaticate e insolenti.
Ora, nessuno, a meno che non sia paranoico, può pretendere che gli altri leggano tutto quello che scrive: ma almeno può sperare che non gli facciano dire il contrario, o “altro” rispetto a ciò che ha scritto. Voglio dire in parole povere che io sono responsabile di quello che dico (o scrivo) non di quello che gli altri capiscono (o vogliono capire).
Per quanto ovvio, non è mai il caso di prendersela, nell’un caso o nell’altro; né di ribattere o confutare o litigare oltremodo regredendo al livello del marciapiede. Ci mancherebbe altro. Del resto, come diceva Oscar Wilde, mai discutere con un idiota, ti trascina al suo stesso piano e ti batte con l’esperienza.
*
Si sa che in Matematica più per più fa più, più per meno fa meno, meno per più è meno, e meno per meno è più. Sono nozioni basilari, diciamo da seconda media (chi l’avesse scordato è pregato di andarsi a rileggere i libri di testo dopo preventiva opportuna spolverata; chi, invece, non ne avesse punto voglia e non sapesse nemmeno di cosa si stia discettando può terminare qui la lettura di questo pezzo e darsi, come suole, alla condivisione di certi video postati su face-book).
Orbene, trasponendo questi concetti elementari di logica ed epistemologia nel campo degli eventuali insulti e/o dei complimenti che ad ognuno di noi può capitare di ricevere, applicando il criterio razional-matematico di cui sopra, diciamo che potremmo trovarci di fronte ai seguenti quattro casi o combinazioni:
a) se una persona in gamba, degna di stima, colta (concetti a valenza positiva) ti rivolge dei complimenti (segno positivo) non puoi che esserne contento (più per più infatti fa più);
b) se la stessa valorosa persona (segno più) invia al tuo indirizzo degli improperi, degli insulti, dei giudizi poco lusinghieri, tipo – relata refero - “deficiente” “sciocco” “stupido” (segno negativo) c’è di che preoccuparsi (più per meno dà un risultato negativo);
c) se un “deficiente” “sciocco” “stupido” (accezione ovviamente negativa) ti adula, ti ammira, ti loda (segno positivo), parimenti c’è poco di che rimaner compiaciuti (in quanto meno per più è ovviamente meno);
d) infine, se un “deficiente” “sciocco” “stupido” (segno meno) ti biasima, ti denigra, ti disprezza e ti dà, appunto, dello “sciocco”, dello “stupido” e del “deficiente” (sempre segno meno), il poveretto - a digiuno delle suddette elementari classi della Filosofia pura anzi applicata (e cioè che meno per meno fa più: vale a dire che due negazioni affermano) – non sa di averti in un sol colpo rivolto un grande complimento, appuntato al petto una medaglia al valore e concesso un attestato di benemerenza.
*
Dunque, sì, bisogna tenere sempre in debita considerazione che cosa si afferma, si giudica, si dice, si considera, ma anche da chi proviene l’affermazione, il giudizio, l’espressione, la considerazione o l’epiteto.
Problema di matematica: stavolta siamo di fronte alla combinazione “più per meno” (caso b), o a alla combinazione “meno per meno” (caso d)?
A voi la soluzione. L’aiutino potreste averlo dall’esame di un video, ricco dei suddetti simpatici apprezzamenti sul mio conto da parte di un noto politico locale, postato di recente sul suo profilo fb.
Visione consigliata a un pubblico dallo stomaco forte.
Antonio Mellone
lug292021
giu032012
Venerdì 8 giugno ore 22.00 inaugurazione mostra itinerante "Grafite È Musica", presso lo Skatafashow Aradeo. Performance artistica di Paola rizzo che ritrarrà Francesco Arcuti (Cesko from Après la Classe) e musica di Beppe Vivaz. Non potete mancare amici: Arte musica gastronomia...
In esposizione i ritratti a matita di alcuni musicisti di fama nazionale ed internazionale, conosciuti personalmente nel corso di questi anni. Ritratti come quello di Caparezza, Terron Fabio, Roy Paci, Raffaele Casarano, Giuliano Sangiorgi. Marco Ancona, Marco Rollo, Giancarlo dell'Anna, Cesare dell'Anna, Luca Aquino, Ludovico Einaudi...
Paola rizzo dipinge e disegna con la musica. Non come colonna sonora, che pure non manca mai nel suo studio d'arte, ma come moto dell'anima-artista. Le sue tele e i suoi ritratti sono spartiti musicali su cui si adagiano note in bianco e nero e note di colore, spalmate con pennelli o incise nel tratto al cui ritmo risuona l'armonia del creato. Nei suoi dipinti, i colori a volte stridono e lottano in contrasto come rulli di tamburi e tamburieddhri, a volte sfumano malinconici sul diesis o sul bemolle di un ottone a fiato o di un'armonica a bocca, a volte esplodono nella maestà degli ulivi che si ergono nella gloria dei cieli come trombe o antiche canne di un organo solenne. I volti di Paola rizzo e le loro espressioni li trovi ovunque nei suoi quadri. La natura delle sue tele non è mai morta, ma viva, pulsante, danzante, cantante. Il pennello o la matita di Paola finiscono per essere nelle sue mani come la bacchetta di un direttore d'orchestra, e i suoi volti e le sue immagini la composizione e l'esecuzione più bella della sua pittura lirica. Questi volti stanno cantando e suonando: tendete l'orecchio, liberatevi dal tappo che ostruisce ed ottura, e li sentirete anche voi. (Antonio Mellone)
apr032012
Depositate a Palazzo Orsini gli elenchi con i nominativi (sedici per lista), ma anche i simboli delle liste e dei partiti e il nome del candidato sindaco che intendono sostenere.
In questa tornata elettorale sono in quattro a correre per la poltrona di primo cittadino, ben venti le liste che si contenderanno i voti e, addirittura, trecentoventi i candidati alla carica di consigliere comunale.
Sono cinque i simboli del centrosinistra che appoggiano la candidatura a sindaco di Cosimo Montagna. Per il Partito Democratico si ricandida il gruppo consiliare dell’ultima amministrazione con Piero Lagna, Daniela Sindaco e Daniela Vantaggiato. La Federazione della Sinistra si stringe attorno a Roberta Forte, Apollonio Tundo e Dino Santoro. Sempre all’interno dell’area di centrosinistra, l’Italia dei Valori punta su Luigi Boselli ed infine Sinistra ecologia e libertà con Vendola e la lista civica Montagna Sindaco.
Cinque anche le liste che sostengono la ricandidatura di Giancarlo Coluccia. L’ex sindaco è appoggiato da Io Sud, suo partito di riferimento, Futuro e Libertà per l’Italia, Udc e dalle liste civiche Partito della Nazione e Città migliore. Per il partito della senatrice Adriana Poli Bortone ripresentano la loro candidatura gli ex consiglieri comunali Luigi Cisotta e Nicola Surdo, mentre Fli, schiera l’attuale segretario cittadino, Pierantonio De Matteis. Per il partito dello scudocrociato, infine, scendono di nuovo in campo il vice sindaco uscente, Lilli Villani, e l’ex presidente del consiglio comunale, Cosimo Marra.
Antonio Pepe candidato della coalizione di centrodestra, conta sul sostegno di quattro liste: Popolo delle Libertà, La Pugliaprima di tutto, Partito Socialista Italiano e Città libera. Quest’ultima lista civica presenta un ex consigliere comunale, Maria Grazia Sederino, mentre per il Pdl, scontata è la ricandidatura di Francesco Sabato e Giuseppe Viva, anche loro consiglieri uscenti. Si riconferma in blocco l’ex gruppo consiliare dei Socialisti, Marcella Biancorosso, Giuseppe Spoti, Massimo Sparapane e Antonio Garzia.
Il quarto candidato alla carica di primo cittadino è Carlo Gervasi con la sua coalizione composta da sei liste civiche. La lista Polis, che nell’ultima tornata elettorale ha appoggiato la candidatura dell’ex sindaco Coluccia, che per queste elezioni amministrative passa, invece, a sostegno di Carlo Gervasi. Tra i nomi presenti nella lista Polis, gli ex consiglieri comunali Francesco Carrozzini e Andrea Maio. Le altre liste civiche sono quella del Movimento Rione Italia, Galatina Altra, Galatina in movimento, Socialdemocrazia con Gervasi e Lista Gervasi.
CANDIDATO SINDACO: COSIMO MONTAGNA | |
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LISTA MONTAGNA De Pasquale Paolo Fachechi Augusto Cesare Grassi Anna maria Levanto Maria Maggio Valeria Masciullo Antonella Mastrolia Barbara Mele Antonio Mino Alessandro Nobile Vincenzo Patera Salvatore Quarta Annamaria Romano Pasquale Schirinzi Pietro Serra Salvatore Vergaro Valentina |
FEDERAZIONE DELLA SINISTRA Forte Roberta Abaterusso Luigi Carmine BeccarisiAngela Congedo Antonio Contaldo Salvatore D'Amico Fabio De Pascalis Luigi Cesare Greco Massimo Lezzi Simona Longo Luigi Mele Paola Perrone Sergio Dantoro Santo (detto Dino) Spedicato Francesco Antonio Tundo Apollonio Viva Roberta |
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PARTITO DEMOCRATICO Vantaggiato Daniela Baffa Fernando Colazzo Salvatore Congedo Mirko Lagna Alessandro Lagna Giuseppe Lagna Luigi Antonio Lagna Piero Luciano Marra Massimo Mellone Antonio Minardi Antonio Miri Gianni Sindaco Daniela Spagna Maria Teresa Tempesta Emilio Tundo Daniele |
SINISTRA ECOLOGIA E LIBERTA' Cuppone Claudia S. In De Benedittis Cafaro Chiara Codazzo Antonio Orazio Colazzo Graziano De Giovanni Corrado Gigante Pietro Mandorino Maria Addolorata Manna Andrea Mariano Maria Misciali Lina Panico Giuseppe Perrone Riccardo Rossetti Vanessa Tesoro Andrea Angelo Valentini Fabiana Vantaggiato Marco |
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IDV Boselli Luigi Giuseppe Sabella Patrizia Gabrieli Paola Galante Biagio Gentile Antonio Greco Luigi Mandorino Vincenzo Margiotta Marco Marino Norma detta Sonia Marra Alberto Marra Marco Masciullo Maria Grazia Panico Claudio Specchia Priscilla Valentini Donata Vinsper Beatrice Maria |
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CANDIDATO SINDACO: CARLO CARMINE GERVASI | |
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LISTA GERVASI Bianco Marcella Cappello Elisa De Matteis Paola Esposito Maria Rosaria Detta Sara Gerardi Giuseppe Giannuzzi Daniela Lisi Federico Luceri Vincenzo Mangia Enzo Palama’ Mario Palumbo Beniamino Patera Antonio Patera Danilo Perrone Alessandro Stasi Carlotta Stefanelli Rosi |
GALATINA ALTRA Florido Carmela Detta Carmen Gorgoni Maria Antonietta Maiorano Annalisa Mangia Flora Maria Luce Musca Maria Luce Panico Valentina Del Coco Vincenzo Detto Enzo Marra Antonio Ciccardi Giuseppe Detto Pino Perrone Antonio Antonaci Paolo Bodelmonte Angelo Forletti Fabio Perrone Mario Surdo Enrico Surdo Marco |
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SOCIALDEMOCRAZIA CON GERVASI Al Aarag Luca Attanasi Sara Beccarisi Santo Candito Helenio Cascio Giampiero Cascione Andrea Cudazzo Andrea Gatto Andrea Loreta Gianfranco Maglio Marta Mangia Loredana Marra Valentina Micheli Donato Luigi Murciano Rocco Giovanni Detto Gianrocco Sanso’ Giuseppe Serafini Giuseppe |
NOVAPOLIS GALATINA Valente Raimondo Carrozzini Francesco Tundo Cesario Carratta Simone Spinelli Santino Antonio Campa Maria Antonietta Greco Pietro Greco Alessandro Coluccia Michele Garzia Chiara Carratta Fabio Spagna Rosario Jari Maio Andrea Santoro Luigi Vincenti Francesca Tarantino Cosimo |
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MOVIMENTO PER IL RIONE ITALIA E PER GALATINA Bello Massimo Russo Piero Luigi Leopizzi Cinzia Surdo Pietro Forte Antonio Coluccia Tonia Ciriolo Alessandro De Pirro Franco De Blasi Pantaleo Massimo Ciccarese Stefano De Pascali Luciano rizzo Antonio Santoro Gianpiero Gugliersi Salvatore Arcadi Giuseppe Perrone Gianpiero |
GALATINA IN MOVIMENTO Amante Marcello Pasquale Ancora Cosimo Caiaffa Aida Cucurachi Livio Bonuso Eligio Marco De Micheli Manuela Farmo Massimiliano Furio Oreste Detto Cosimo Galluccio Giacomo Giannini Massimo Grato Pasquale Mauro Nicola Detto Nico Palumbo Stefania Romano Fortunato Stefano Romano Stefano Villano Pasquale |
CANDIDATO SINDACO: GIOVANNI CARLO COLUCCIA | |
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IO SUD Bodelmonte Antonio Cioffi Roberto Cisotta Luigi Di Bella Mauro D’Onghia Milena Gaballo Gianluca Ingrosso Daniele Mandorino Pierluigi Margiotta Angelo Micia Pietro Misciali Marzia Monastero Pompilia Papadia Pierpaolo Surdo Nicola Tardi Antonio Villano Nico |
UDC Marra Cosimo Villani Pasqualina detta Lilli Quarta Davide Arcuti Vito Antonio Baldari Massimo Calabrese Maria Grazie Clementi Matteo Chirco Anna Maria Ciccardi Biagio Pasquale De Blasi Simona De Paolis Lucia Grappa Gabriele Notaro Graziano Tundo Salvatore |
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FLI FINI De Matteis Pierantonio Aloisi Lucio Chiriatti Daniel D’Errico Pietro Fedele Gianluca Francone Salvatore Giaccari Matteo Maggio Luciano Margiotta Adriano Onorato Francesco Perrone Antonio Stefanelli Maria Luce Surdo Piero Massimo Toma Giuseppe Venuto Alberto Vergari Pasquale |
150 Aloisi Lucia Arcadi Pietro De Lorenzis Ernesto De Pandis Romina Fulco Giuseppe Inguscio Vincenzo Leto Antonio Notaro Antonio Sambati Pietro Santoro Lucia Santoro Maria Serena Scarcia Marco Serra Carmine Roberto Liaci Giorgio |
CITTA' MIGLIORE Ballarino Giancarlo Beccarisi Alessio Calimero Natale detto Natalino Coluccia Salvatore Frisenda Massimiliano Greco Maria Angela Lupo Francesco Margiotta ilario Margiotta Maurizio Maria Mariano Elisa Marra Francesco Mazzotta Luigi Dario Paglialunga Antonio detto patta Perrone Gloria Stefanizzi Alba Mazzotta Federica |
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CANDIDATO SINDACO: ANTONIO PEPE | |
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LA PUGLIA PRIMA DI TUTTO Abaterusso Luigi Aloisi Alessandro Bianco Paola Carrozzo Maria Concetta Fulvi Michele Greco Antonio Gugliersi Antonio Leone Francesca Maiorano Tommaso Antonio Marti Giacomo Mita Fernando Russo Davide Andrea Sabella Antonio Schilardi Yari Schirinzi Antonio Alessandro Stefanelli Donato Maurizio |
CITTÀ LIBERA Barbaro Gianluca Carlino Pierlorenzo D’Elia Roberto De Iaco Annarita Geusa Marco Lupo Danilo Antonio Mandorino Alessandro Mariano Emanuele Masciullo Pierluigi Notaro Giovanni Dario Ferrero Marina Rigliaco Luigi Schirinzi Paolo Sederino Maria Grazia Vergaro Renato |
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PDL Aloisi Stella Ciarfera Gianluca Fazzi Giuseppe Cosimo Filieri Carmine Franco Dario Lombardi Ivan Magnolo Antonio Marra Antonio Papadia Antonio Perrone Tommaso detto Tommy Sabato Francesco Santoro Salvatore Saracino Cristina Dolores Stomaci Luigi Todisco Anna Rita Viva Giuseppe detto Bepi |
SOCIALISTI Spoti Giuseppe detto Peppino Biancorosso Marcella Coluccia Maurizio Congedo Antonella De Lorenzis Lorena D’Errico Pietro Forte Luca Garzia Antonio Lazzari Giampiero Lattarulo Donato Marrocco Giuseppe Nuzzaci Luigi Russo Cosimo Roberto Santo Lucio Antonio Schirinzi Antonio Sparapane Massimo |
feb022017
“IL FUTURO COMINCIA ADESSO” sono le parole chiave dell’incontro informativo-formativo sul tema “La robotica e sue applicazioni”, che si terrà Venerdì 3 febbraio 2017 presso l’Istituto Professionale “Falcone e Borsellino” di Galatina.
Dopo il saluto del Dirigente Scolastico, prof.ssa Ornella Castellano, e la relazione dell’ing. Luigi Ranieri (ICT Training Centre-Cisco ASC), saranno presentati degli oggetti 3D progettati e realizzati dagli alunni dei diversi settori: Servizi SOCIO-SANITARI con QUALIFICA O.S.S. (protocollo di intesa con la Regione Puglia), Settore ODONTOTECNICO, Indirizzo MANUTENZIONE E ASSISTENZA TECNICA (Elettrotecnica, Elettronica, Meccanica e Termomeccanica) e Servizi COMMERCIALI (con QUALIFICA di OPERATORE GRAFICO e DIPLOMA DI TECNICO DELLA PROMOZIONE COMMERCIALE E PUBBLICITARIA).
Il pensiero computazionale è la chiave per riuscire bene nel proprio futuro. Per questo la Scuola intende promuoverlo e svilupparlo nelle giovani generazioni, affinché possano trovare soluzioni innovative e creative ai problemi di ogni giorno. Il nuovo laboratorio nasce dall’esigenza di creare spazi alternativi per l’apprendimento che, attraverso l’uso delle nuove tecnologie, permettano di sperimentare forme di apprendimento collaborativo e laboratoriale per la realizzazione di oggetti 3D, partendo dalla scannerizzazione di oggetti reali, passando alla modellazione tramite software, fino alla realizzazione di prototipi reali tramite due tecnologie di stampa differenti.
Obiettivi del progetto sono: sperimentare forme innovative di didattica attraverso l'utilizzazione in campo educativo della robotica; permettere agi studenti di apprendere divertendosi; stimolare e favorire il pensiero creativo, sviluppare il pensiero logico e la capacità di correlazione; sviluppare la capacità di analizzare e risolvere i problemi; accrescere le capacità decisionali; accrescere il senso di responsabilità e aumentare la propria autostima attraverso la sdrammatizzazione dell’errore, riconsiderato semplicemente come uno dei momenti dell’apprendere;rafforzare la capacità di lavorare per ottenere un obiettivo attraverso la creazione di ambienti di apprendimento flessibili, dedicati alla formazione nell’era digitale. Avvicinare gli studenti al mondo della ricerca e abituarli al metodo sperimentale facilitare la lettura di fatti o fenomeni nell’area scientifica e in quella tecnologica attraverso la costruzione di modelli stimolare le loro capacità di schematizzare, descrivere "problemi", utilizzare codici sintetici e condivisi. Saranno rafforzate non solo le competenze digitali di base di studenti e docenti ma anche competenze trasversali, con particolare riferimento alla creatività digitale, l’inclusione sociale e l’occupazione.
I.I.S.S. "Falcone e Borsellino" - Galatina
apr152010
nov192015
Oggi, 19 novembre 2015, mentre spuntava l’aurora, è venuta a mancare all’età di 93 anni la prof.ssa Mimì Piscopo, la prima laureata in “Lettere classiche” della nostra cittadina.
Vorrei ricordarla con le stesse parole di un articolo che vergai in suo onore sei anni fa (cfr. “L’Osservatore Nohano” - n. 8, anno III, del 9 dicembre 2009).
*
<< Sono di fronte agli occhi color cielo quando è bello di una nohana purosangue: Mimì Piscopo, la mia professoressa di Italiano della mitica “I G” dell’Istituto Tecnico Commerciale “M. Laporta” di Galatina. Le chiedo alcune informazioni sul suo conto per una rubrica che tengo saltuariamente sul mio giornale, una rubrica dal titolo Curriculum Vitae.
Riesco a prendere appunti interessantissimi, ma il rischio è che anziché un articolo qui salti fuori un vero e proprio ponderoso volume. Perché le notizie e le curiosità (che sono come le ciliegie: una tira l’altra) sono interessanti e affascinanti, e riguardano non soltanto un’autentica gloria della scuola del XX secolo, ma anche la storia tutta e l’evoluzione (chiamiamola pure così) del contesto ambientale salentino, quello che ci fece da culla, e che ancora oggi funge da cornice alla nostra vita.
Ma ci provo ugualmente, tentando di lavorare con la lima più che con la penna, e cercando di non perdermi in mille fronzoli. Mi trovo di fronte – dicevo – ad una ragazza di 87 primavere, una Donna che senza indugio ti dice “sono nata il 16 luglio del 1922”, e subito mi viene da pensare che una vera Signora non si fa alcun problema nel rivelare la sua età.
Mimì frequenta a Noha la scuola elementare come molti suoi coetanei. Terminato il ciclo della scuola primaria, sfidando la tradizione che voleva che le donne rimanessero in casa a fare la calza, Mimì decide di sostenere l’esame di ammissione. “Solo coloro che superavano questo esame potevano frequentare la scuola media”.
L’ingresso nella scuola media quindi non era automatico, ma era una prima conquista per chi voleva proseguire negli studi. E’ inutile dire che andavano avanti solo coloro che si sentivano portati, che sovente coincidevano con i figli del censo e del privilegio, mentre gli altri venivano avviati verso un’attività agricola o artigianale, allu mesciu o alla mescia. La maggior parte dei ragazzi dunque si fermava di fatto all’esame di licenza elementare (ed una buona percentuale di essi non ci arrivava punto). “Quanti sacrifici per frequentare la scuola media e poi quarto e quinto ginnasio, e successivamente il liceo classico fuori paese. Erano tempi in cui la gente era costretta a stringere la cinghia. La fame faceva sentire i crampi allo stomaco. Si razionava il pane, addirittura! Il mio povero papà a volte rinunciava alla sua razione per non farla mancare a noi.. Il più delle volte andavamo a Galatina a piedi. Qualche volta alle sei in punto passava una corriera di studenti provenienti da diverse cittadine del Salento. Ci si conosceva un po’ tutti e, prima dell’inizio delle lezioni, si stava insieme a chiacchierare piacevolmente nell’atrio della scuola. A volte, quando pioveva, e quando era possibile, mi accompagnava il mio povero papà, con il suo biroccio trainato da un cavallo”. Qui si capisce benissimo quanto Mimì Piscopo sia dunque un’antesignana dell’emancipazione femminile nohana e salentina: “Non era facile soprattutto per una donna continuare negli studi. Andare a Galatina era come tradire una tradizione. Ma mio padre per fortuna era di più ampie vedute ”.
Ha un sogno, questa Donna, e a costo di sacrifici, di rinunce e di rottura di schemi arcaici, lo realizza. Questo è uno degli insegnamenti più importanti della professoressa di Noha: quando si crede nelle proprie possibilità e si lotta con determinazione ed impegno, non ci sono risorse finanziarie scarse o barriere culturali impossibili da abbattere.
Il “Pietro Colonna” di Galatina, e soprattutto la serietà ed il rigore degli studi che vi si conducevano, lasceranno nell’animo e nella formazione della studentessa Piscopo Cosima un’impronta incancellabile. E certamente – come evinco dalle sue parole – sentimenti profondi di nostalgia, di rimpianto ed anche di commozione. E’ come se, mentre ti parla, sentisse nell’angolo della sua memoria suonare ancora la campanella del “Colonna” incastrata a ridosso di un pilastro quadrato dell’antico chiostro domenicano, quell’aggeggio sonoro che scandiva l’inizio e la fine delle lezioni col tocco squillante dell’Idea che non muore.
La maturità arriva nel 1944. “E ormai volevo andare avanti. Mi consigliavano di prendere Farmacia. Ma io ero contraria all’idea, perché le farmaciste – così dicevo – mi sembravano delle bottegaie (soprattutto per gli orari di lavoro). Decisi di prendere Lettere con indirizzo classico, perché mi piacevano molto il greco ed il latino. E mi iscrissi all’università di Bari, dove avevo un punto d’appoggio presso il collegio Regina Elena”. Già dai tempi dell’università, Mimì evidenzia la sua passione. “Leggere, studiare, insegnare erano la mia passione”, tanto che corre spesso in soccorso alle esigenze di molti studenti amici e di molti colleghi in difficoltà, studiando e ripetendo insieme a loro, dando loro una mano nel superamento degli esami nelle materie più difficili.
In quel tempo i testi classici ed i distici erano per lei a portata di mano e di memoria; dalle sue scarpe, ad ogni passo, sembravano entrare ed uscire aoristi e ablativi assoluti. “Era difficile superare l’esame di latino. Sentivo che molti studenti l’avevano provato molte volte prima di superarlo… Io sostenni lo scritto un anno in anticipo, ancor prima che mi si consentisse di presentarlo. E ricordo il terribile prof. Vantaggiato che mi chiamò – io incredula – per sostenere l’esame orale, che superai subito e brillantemente. Ma non mi esaltavo mai. Questa è la mia indole: tra l’altro ero anche molto timida”.
Cosimina Piscopo si laurea nell’anno accademico 1948-49 discutendo una tesi (scritta a macchina) dal titolo: “La classe rurale in Terra d’Otranto nei primi sessant’anni del sec. XIX”, relatore il chiarissimo prof. G. Masi [tesi trascritta a cura di Marcello D’Acquarica e pubblicata su Noha.it nel luglio 2010].
Rientrata a Noha, inizia sin da subito a dare lezioni private di lettere, latino e greco, come del resto aveva sempre fatto quando era possibile durante la guerra. “Ma non mi pagavano mica!”. Nel 1954 diventa finalmente – come noi studenti l’abbiamo sempre chiamata – “La Piscopo”, sottintendendo “la professoressa” o, come i giovani d’oggi usano dire, la Prof.
Inizia dunque in quell’anno la sua carriera di insegnante di Lettere all’Istituto Tecnico Commerciale di Galatina “che non era ancora statale ma parificato. Tra l’altro io, insegnante, sembravo allora una ragazzina al confronto dei miei studenti”.
Dopo questa esperienza iniziale intraprende un lungo tour in diversi istituti che qui posso soltanto citare di sfuggita, avvistandoli dall’alto come in un ideale volo d’aquila.
Insegna così al Professionale Statale e poi al Professionale Femminile di Galatina. Successivamente a Maglie di nuovo presso un Istituto Tecnico Commerciale, con alcune ore presso il Magistrale di Galatina. Dopo “non ricordo precisamente l’anno” entra nei ruoli della scuola media ed insegna Italiano, Storia e Geografia ad Aradeo e poi finalmente a Noha alla “Giovanni XXIII” dove viene nominata anche vice-preside.
Ma dopo due anni decide di ritornare alle scuole superiori: sicché ritorna all’Istituto Tecnico Commerciale (nel 1981-82, quando chi scrive frequentava la famosa I G) e contemporaneamente al Professionale Femminile dove ricopre la cattedra di Storia. E poi ancora da Galatina a Gallipoli, alla volta dell’Istituto Nautico, con alcune ore settimanali a Carmiano presso un altro Istituto Professionale…“Amavo il mio lavoro. Ero molto scrupolosa. Andavo al lavoro anche con la febbre. E mi volevano bene. Ricordo che quando morì il mio povero papà (insegnavo al Professionale) il preside e tutti i ragazzi vennero al corteo funebre. Questo mi fu di grande conforto.”
Raccontare qui la vita a scuola della docente Piscopo sarebbe impossibile: dovremmo indugiare in numerosi, singolari, piacevoli, interessanti particolari, come la preparazione delle lezioni, le spiegazioni, le interrogazioni, i consigli di istituto, gli incontri scuola-famiglia, i compiti in classe corretti a casa (a volte anche con l’ausilio della sorella Laura, che leggeva tutti gli elaborati degli studenti per filo e per segno), i problemi dei ragazzi che trovavano in lei una istitutrice, sì, ma anche una sorella, una madre e a tratti un’amica alla quale confidare i propri dubbi esistenziali. “Ci fu un periodo drammatico, anni terribili, quando a scuola entrò la droga. In un anno in una classe fummo costretti a respingere addirittura 14 studenti. Quanti incontri tra professori e genitori. Alcuni venivano a trovarmi perfino a casa chiedendo consiglio, sostegno, incoraggiamento. Erano problemi delicati: non si poteva far finta di nulla. […] Quante storie e quanti viaggi di istruzione al seguito dei miei studenti. Ovunque in Italia, nelle città d’arte, in montagna… Ricordo anche un viaggio bellissimo a Parigi. E quante esperienze: pensa che una volta andammo a finire persino in discoteca! Tuttora incontro in giro dei miei studenti che mi chiedono: si ricorda di me? Io confesso di ricordarmi dei più bravi. E dei più diavoli.”
Chiudo questo curriculum vitae et studiorum su una persona di valore di Noha, non senza aver detto che Mimì Piscopo è stata nominata anche “Giudice Popolare”, incarico che ha esercitato per un certo periodo di tempo nel foro di Lecce. “Il Giudice Popolare è chi, con fascia tricolore, affianca i giudici nelle Corti d’Assise e nelle Corti d’Assise d’Appello, assistendoli nelle udienze e partecipando alle decisioni contenute nelle sentenze”. La scelta di un così delicato compito di magistratura penale (nelle Corti d’Assise si trattano infatti processi penali per i crimini più gravi previsti nel codice) ricadde su Mimì sicuramente per le sue doti di equilibrio, e soprattutto per la sua irreprensibile condotta morale. Anche quest’ultimo incarico è parte sostanziale di un brillante curriculum vitae.
Concludo questo scritto dicendo che a volte noi altri cerchiamo lontano (o peggio ancora in televisione) le persone di valore e degne di lode, ignorando i tesori a noi più vicini, benché umili ed al riparo dalle luci dei riflettori alimentati con l’energia dell’ottusità e dell’insipienza.
Sarebbe saggio se invece ci accorgessimo di chi, pur in atteggiamento di ritrosia, evitando la pompa magna, vive accanto a noi ed ha ancora molto da dare ed insegnare.
Con questi colpi di scalpello mi auguro di essere riuscito ad abbozzare un seppur grossolano profilo “della Piscopo”, alla quale vorrei indirizzare un grazie di cuore per tutto quello che ha fatto per i ragazzi suoi discenti (incluso il sottoscritto) e per il lustro che con il suo studio, il suo lavoro ed i suoi incarichi ha dato alla nostra cittadina.
Infine vorrei chiederle di essere indulgente con me ancora una volta, nel caso in cui nel corso di questo articolo (o di altri) dovessi aver seminato a destra o a manca qualche strafalcione, o, peggio ancora, qualche errore di sintassi o di grammatica che, come usava ripetere la Prof, “è sempre in agguato”>>.
*
Addio professoressa Piscopo, addio Mimì, e buon vento.
Con te se ne va una brava insegnante, una grande Donna, una pagina gloriosa della Storia di Noha.
Antonio Mellone
gen282014
L’Istituto Comprensivo Polo 2 Galatina, Scuola Secondaria di Primo Grado di Noha, in collaborazione con il Club UNESCO di Galatina , nell’ambito del progetto di Educazione alla Pace e ai Diritti Umani promosso dalla Commissione Nazionale UNESCO, ha organizzato un evento formativo in tema di “Immigrazione e diritti dei Minori” rivolto alle Classi Terze della Scuola Media; l’incontro avrà luogo Venerdi 31 gennaio 2014 alle ore 10.00, presso l’Aula Magna della Scuola Media Statale di Noha in Via Petronio,1.
Introdurrà i lavori la Dirigente scolastica Dr.ssa Eleonora Longo; seguiranno i saluti della Prof.ssa Daniela Vantaggiato, Assessore alla Cultura del Comune di Galatina, del Presidente del Club UNESCO Galatina Salvatore Coluccia, del Vice Questore della Polizia di Stato Dr. Giovanni Bono, del Comandante della Stazione Carabinieri di Galatina Mar. Musardo Riccardo, del Dirigente del Corpo di Polizia Locale Dr. Antonio Orefice.
Relazionerà la Dr.ssa Maria Cristina rizzo, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Lecce, sul tema:” Immigrazione e tutela dei diritti dei Minori”.
nov122020
La scuola riapre puntando in primis alla sicurezza, in un periodo purtroppo ancora estesamente interessato dall’emergenza epidemiologica che stiamo attraversando e che è rinvenibile in molti documenti presenti sul sito.
La nostra scuola, così come tutte le altre istituzioni scolastiche, in linea con il Decreto Ministeriale risalente allo scorso giugno 2020 che contiene le “ linee guida per la ripresa a settembre”, (Piano Scuola 2020-21), ha pienamente recepito le indicazioni del Comitato Tecnico Scientifico che ha fornito misure di prevenzione e raccomandazioni per gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado, in vista della ripresa dell'anno scolastico 2020/21.
A questo proposito sono state messe in atto una serie di misure per fronteggiare la contingente situazione attuale che si riflette non solo nella modulistica presente sul sito della scuola, ma ha inciso anche profondamente sulle abitudini quotidiane della vita scolastica attuale.
Tra queste misure si possono citare l’adeguamento del patto educativo di corresponsabilità all'emergenza sanitaria in corso e che prevede una ancor più stretta collaborazione tra scuola e famiglia, a partire dai vari vademecum pubblicati per tutte le classi di ogni ordine di scuola con le indicazioni sui comportamenti corretti da tenere o le direttive sulla gestione di una persona sintomatica a scuola.
D'altro canto la scuola garantisce la tracciabilità nella gestione di ingressi e uscite di tutto il personale e non solo, le periodiche operazioni di pulizia e sanificazione degli ambienti, la fornitura dei dispositivi di protezione per alunni e docenti (mascherine e dispenser gel con azione virucida); la nomina di un docente referente Covid per la gestione dei casi di emergenza per ogni plesso e un docente referente generale d'istituto; personale docente “ Covid” di potenziamento per le classi più numerose che necessitano di essere sdoppiate.
Non ultimo la nostra scuola ha poi recepito anche le Linee guida per la Didattica Digitale Integrata ( DDI) che forniscono indicazioni per la progettazione del Piano Scolastico da adottare in modalità complementare alla didattica in presenza, qualora si rendesse necessario ( come si sta verificando parzialmente nella situazione attuale) sospendere le lezioni in presenza e , a questo riguardo, sono in cantiere ulteriori attività di formazione sulla piattaforma digitale Gsuite in uso nel nostro Polo a cura dell’animatore digitale ed anche ulteriori corsi di didattica digitale più specifici per ambito disciplinare rivolti a tutto il personale e tenuti da esperti della materia.
Di conseguenza, nonostante le nuvole all’orizzonte, le attività progettuali per l’ampliamento dell’offerta formativa della scuola riprendono con forte entusiasmo; sono stati riattivati i Programmi Operativi Nazionali ( PON), già avviati nel precedente anno scolastico per tutti e tre gli ordini di scuola : “ Un click per crescere” con l'obiettivo di potenziare la creatività ed incentivare un uso consapevole del digitale per i bambini di 5 anni e “Give me Five 3” per la Scuola dell’Infanzia, rivolto sempre agli alunni di 5 anni con l'obiettivo di avvicinare i bambini ad un codice linguistico diverso dal proprio e alla conoscenza di altre culture; “Matematica da campioni” per la Scuola Primaria e la Scuola Secondaria di primo grado con l'obiettivo di potenziare le conoscenze logico-matematiche degli studenti; poi ancora “ il Francese anche per me” per avvicinare i bambini della scuola Primaria alla conoscenza della lingua francese di livello A1 ed infine il corso di spagnolo per la Scuola Secondaria di primo grado , per approcciare gli alunni alla conoscenza della lingua spagnola.
Tra le iniziative più apprezzate nell'ambito del Polo 1 riprende poi il progetto STEM (che vede interessate le discipline di Scienze, Tecnologia e Matematica), con lo scopo di avvicinare a norme di comportamento civili, interiorizzare il rispetto per i beni comuni e la decodifica dei principali segnali stradali.
Da sempre di rilevante interesse per l'utenza, si ripropone anche il progetto KET ( Key English Test) per la Scuola Secondaria di primo grado, per il conseguimento della certificazione linguistica di livello A2.
Infine, di importanza cruciale anche in seguito all’inserimento dell’Educazione civica nel curricolo nazionale per tutti gli ordini di scuola e date le emergenze sociali giovanili venute alla ribalta ai nostri giorni, si è resa necessaria l’esigenza di progettare un’unità didattica trasversale che attraversi tutte le discipline “ Noi cittadini in Europa” per promuovere, tra gli altri obiettivi, la diffusione della cultura della legalità, della tolleranza e della solidarietà nelle nostre generazioni future.
I docenti dell'Istituto Comprensivo Polo 1 Galatina
Mussardo Emanuela
Schirinzi Gianfranco
Cesari Stefania
apr212011
[pubblicato sula Repubblica/Il Lavoro [edizione Ligure] il 10 aprile 2011 p. XIII con il titolo «La settimana che porta alla Pasqua occasione di silenzio e riflessione» ]
Con oggi, domenica 17 aprile 2011, inizia per i Cristiani, la settimana più importante dell’anno, quella che dà l’avvio e il senso alla stessa esistenza della Chiesa. Gli antichi la chiamavano con una espressione potente, «la Settimana delle settimane» oppure «la Madre delle settimane». Con la domenica delle Palme, cioè oggi, infatti, si entra in un tempo senza tempo, nell’ultima settimana di vita di Gesù che segna l’inizio di una svolta nella storia con la quale ancora oggi stiamo facendo i conti: chi non crede perché deve misurarsi con una Persona inquietante e un messaggio travolgente che comunque si appella alla coscienza; chi crede per come crede, o, ancora peggio nei tempi bui e osceni del berlusconismo, per come corrompe e svende il cuore della propria fede. Semplici credenti, preti e cardinali che colludono con il massimo esponente della delinquenza e della illegalità sistematica, in questa settimana faranno fatica a ritrovare il volto di quel Cristo che non diede soddisfazione nemmeno al potere indeciso di Pilato, procuratore romano. Al quale procuratore, Gesù, al contrario, contrappone la sua identità austera e limpida: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande» (Gv 19,11). Coloro che hanno consegnato un Paese, un sistema istituzionale, il potere della Legge ad un depravato, corruttore di democrazia e di legalità, commettono un peccato ancora più grande.
Oggi, però, non voglio sciupare il tempo mio e dei lettori con il fango che sale sempre più abbondante sui fondamenti dello Stato di Diritto, ma desidero invitare i nostri lettori ad entrare in uno spazio di silenzio per guardare dentro di noi e verificare quali siano le ragioni che ci spingono ad essere o non essere, a prendere o a non prendere certe posizioni. O siamo motivati solo dall’interesse immediato e gretto oppure i nostri pensieri e le nostre scelte sorgono come acqua sorgiva dalla sorgente delle nostre convinzioni profonde fondate sulla Costituzione Italiana e/o sul Vangelo. Noi sappiamo e vediamo che la destra fascista (Lega e compagni di merenda) scelgono e agiscono senza alcun pensiero fondativo perché è loro interesse consumare la pagnotta «adesso» e se per fare questo devono essere cristiani, xenòfobi, illegali, ridicoli e immorali, lo sono perché il loro orizzonte è arraffare. Noi vediamo e constatiamo che la gerarchia cattolica italiana si adegua al momento storico come l’acqua in recipiente e viene a patti con chiunque sta al potere, anche se questo significa svendere i propri principi, lo stesso Vangelo e, cosa ancora più grave, quello stesso Crocifisso che in questa settimana onorano e inneggiano spudoratamente.
Gesù non cercava mai lo scontro diretto con il potere, perché cercava di operare nei centri piccoli, quasi mai nei centri dove la presenza del potere religioso e politico era ingombrante. E’ difficile trovarlo nelle città, perché il suo ambiente operativo erano i villaggi, anonimi come i loro abitanti. Quando percepiva che il potere religioso e il potere politico s’interessavano a lui cambiava ambiente e strategia. Per due/tre anni ha agito così, ma … venne un giorno, anzi il tempo, in cui «doveva andare» a Gerusalemme e vi andò senza esitazione: «prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme» (Lc 9,51) dove avrebbe avuto lo scontro finale con il potere religioso che si era alleato col potere politico: «Non abbiamo altro re che Cesare» (Gv 19,15) e con lo stesso potere politico dal quale si distingue senza esitazione: «Il mio regno non è di questo mondo» (Gv 18,36). Gesù non accetta nemmeno che Pilato gli salvi la vita, mentre a distanza di XXI secoli da qual giorno memorabile, coloro che pretendono di rappresentarlo oggi, si sono venduti per accettare su di sé il regno perverso di un potere diabolico.
mar272018
L’avevo vista e salutata pochi giorni fa. Passava davanti casa mia quando usciva per le compere o per andare a messa (abitavamo entrambi – io da un anno a questa parte – nel centro storico di Noha, all’ombra della chiesa madre).
La conoscevo praticamente da sempre. Uno scricciolo di donna: piccolina, capelli brizzolati (che io ricordi, sono sempre stati così), passo svelto, e battuta e sorriso a portata di mano. Dev’essere l’aria della parte antica del mio paese. Magari lo fosse anche della nuova.
Michelina aveva 87 anni, ma stava benone. Poi a un certo punto ti arriva il telegramma di convocazione. Devi lasciare tutto e partire. Funziona così. Non ti pare vero. Non ti ci abituerai mai all’idea. Ma è ineluttabile che un bel giorno la cronaca lasci il passo alla memoria.
E la mente vola indietro nel tempo. Lustri, che dico, decenni fa. Quando eri ragazzino, e frequentavi la parrocchia (che prima si chiamava più facilmente Chiesa, mentre il parroco si chiamava Arciprete). Eri insieme a un nugolo di altri chierichetti, come i figli della Michelina, Tommaso e Fabrizio, sempre presenti. E c’era anche Anna, la sorella Cacciapaglia: che cantava nel coro e non poteva mica fare la ministrante lei (le bambine sull’altare verranno ammesse con l’avvento del nuovo millennio).
Da una delle finestre della sagrestia si vedeva l’ingresso della casa della Michelina (quando si dice Casa e Chiesa). La padrona era lì dentro, china tutto il giorno sulla sua macchina per cucire. Ogni tanto faceva capolino, per salutarci, per raccontarci una storia, per offrirci qualcosa da mettere sotto i denti, un frutto della sua campagna (che raccoglieva di persona), o un semplice bicchier d’acqua.
E poi quando ti cadeva uno dei tanti bottoni della lunga veste rossa, o quando la cotta bianca - talvolta per qualche errore di candeggio o più frequentemente per via di qualche mossa sbagliata - si lacerava in qualche punto, l’arciprete ti diceva: “Vai, vai dalla Michelina ché te l’aggiusta subito, lei è una sarta. E anche una santa.”
Sante parole.
Antonio Mellone
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Noha.it abbraccia affettuosamente gli amici Anna, Tommaso, Fabrizio, gli amati nipoti e gli altri parenti della cara Michelina.
giu102018
Galileo Galilei, per difendere il suo sistema eliocentrico (è ancora la terra che gira intorno al sole, ricordiamocelo), scrisse a Simplicio: «Venite pure con le ragioni e con le dimostrazioni, vostre o di Aristotele, e non con testi e nude autorità, perché i discorsi nostri hanno a essere intorno al mondo sensibile, e non sopra un mondo di carta».
Chi mi conosce sa che questa citazione la uso tutte le volte che mi trovo a parlare a un gruppo di persone. È diventata quasi una mia regola di vita, trattare della realtà piuttosto che della fantasia. Questo detto da Galilei è lo stesso motivo per cui Matteo Renzi e il suo partito hanno perso alle scorse elezioni politiche, a causa del loro mondo di carta. Mi spiego. Tutto quello che noi tracciamo sulla carta, diagrammi, progetti, disegni tecnici, non sempre funziona nella realtà.
Quando Renzi parlava di condizioni economiche migliorate degli italiani, di immigrazione gestita bene, di un milione di posti di lavoro creati, di diritti civili riconosciuti, di vaccini non in discussione, di che cosa stava parlando, della realtà o del suo mondo di carta? Penso che la risposta sia evidente. Tutto ciò che filava sulla sua pagina non trovava riscontro nel mondo reale. È chiaro che non sono i dati a descrivere la realtà (troppo complessa per stare su un piano bidimensionale), ma nonostante questo, non possiamo fare a meno di essi per capire almeno l’orizzonte che abbiamo davanti. Eppure quasi tutti i dati possono essere confutati e smentiti da altri: provare per credere.
In Italia quasi sei milioni di persone, circa il 9% della popolazione, nel 2017 erano in povertà assoluta e circa tre milioni in povertà relativa. Perché allora continuare a insistere di non voler guardare nello stesso telescopio in cui guardava Galilei per riconoscere, una volta per tutte, come girano le cose? Perché ostinarsi nel dire “lo ha detto Renzi o pinco pallino, dunque è così”? Galilei avrebbe detto: “Non mi fido neanche se si tratta di Aristotele, se costui non mi porta le dimostrazioni”.
Il fatto è che l’Italia e i suoi pseudo-politici non possono più permettersi di parlare dei loro mondi di carta, perché la gente non vive sui fogli, ma nella realtà sensibile. Che senso ha insistere sulla tassazione se solo nel 2017 si contavano 111 miliardi di evasione fiscale? Quali sforzi vogliamo fare se ogni sacrificio fatto dagli onesti viene assorbito dal buco nero dei disonesti? Se la soluzione nella realtà fingiamo che non ci sia, qualche politico, come ha fatto Matteo Renzi e quelli prima di lui (e forse come faranno anche questi attuali), troverà la soluzione sulla carta: aumentiamo il debito ma investiamo. Investire cosa e in che cosa? Nell’industria trentapuntozero, nella scuola novepuntouno, in infrastrutture del tutto inutili, in tonnellate di cemento sparato tutto intorno a noi? O forse bisognerebbe semplicemente investire sulle persone, sulla loro capacità di realizzarsi, sulle loro possibilità di fare ciò per cui sono in questo mondo? Cosa vogliamo investire con un debito pubblico che nel 2017 era di 2.302 miliardi di euro, pari al 131% del Pil, cioè trentuno volte più di quello che abbiamo prodotto? Se siamo il terzo paese al mondo per uso di droghe e la droga nel nostro paese fortunatamente è illegale, non ci viene il sentore che miliardi di euro sono nelle tasche della criminalità organizzata, cioè nelle tasche delle “mafie”, e dunque è dalle loro tasche che bisognerebbe partire?
Preoccupiamoci pure dei nostri risparmi, visto che sui conti correnti degli italiani risultano esserci un totale di 1.329 miliardi di euro, ma di quel 41% della popolazione che non risparmia nulla, in quanto spende fino all’ultimo centesimo del suo reddito (e non gli basta neanche), chi si preoccupa? Se al netto degli immobili gli italiani possiedono risparmi qualcosa come 4.228 miliardi di euro, perché è impensabile parlare di patrimoniale quando c’è qualcuno che ha più di tre o quattro immobili?
È chiaro che le cose da fare sono tantissime, ma deve essere altrettanto chiaro che, anche qualora non riuscissimo a pagare il nostro debito (c’è qualcuno che ancora crede che si possa rientrare da un debito del genere, 2.307 miliardi di euro in forte aumento?) non ci sarebbe la fine del mondo, ma la fine di un mondo, quello di carta, dove le cose funzionano solo disegnandole con la matita di Renzi o Berlusconi. Sarebbe ora di lasciar perdere i nomi, anche se si dovesse trattare di qualcuno con la stessa dignità pari a quella di Aristotele, poiché un solo telescopio nelle mani di chiunque abbia almeno il coraggio di guardarci dentro, senza la presunzione di pensare che le cose vanno come lui le ha disegnate, potrebbe rivelare il verso e il senso reale di come siamo veramente. Prima di scrivere sui massimi sistemi del mondo, io un’occhiatina al telescopio gliela darei sempre.
Fabrizio Vincenti
ott102013
Le chicche contenute nella famosa Convenzione siglata tra il Comune di Galatina e la Pantacom , quella che ha dato il via libera al Mega-porco commerciale in contrada Cascioni, non finiscono mai di stupire per la loro numerosità e per la loro ridicolaggine.
Antonio Mellone
lug242014
Volevo chiedere scusa ai mie venticinque (ridottisi ormai a quattro) lettori. Sì, perché non più tardi del 7 maggio scorso su questo stesso sito era apparso un mio articoletto dal titolo “Lavori pubici”, nel quale discettando sull’inutile e dannosa circonvallazione interna di Galatina (la prima tangenziale al mondo che non tange, trancia), avevo fatto un cenno a quella specie di “recinzione-ringhiera di assi in legno disposta su più file orizzontali e a X, sostenute da pali verticali infissi a terra”, una specie di balaustra per la “prova Olio Cuore” adatta ai galatinesi più accorti alla loro silhouette.
Orbene, in quel pezzo, nell’osservare le mille similitudini tra quella e la defunta palizzata dei giardini Madonna delle Grazie di Noha, vaticinavo il suo sbriciolamento (o ‘ncravulisciamento) - se non altro a causa delle solite intemperie - in un ragionevole lasso temporale espresso al massimo in un lustro.
Stavolta ammetto di essermi sbagliato di grosso: quella recinzione, infatti, ha iniziato a mandare segnali di fumo sin da subito. Infatti è venuta a mancare all’affetto dei suoi cari designer/assessori/fornitori/committenti (cari, nel senso di costosi) nell’arco di tre/quattro mesi dalla sua installazione. A farla fuori però non è stata l’aria, o l’acqua, o la terra, ma il quarto degli elementi di presocratica memoria, quello che nella tradizione ellenica corrisponde al fuoco. Siamo, dunque, di fronte ad un’ecpirosi, una cremazione, un incenerimento di portata tale che gli altiforni della Colacem con il CDR non avrebbero saputo far di meglio.
Così leggevo su uno dei massimi siti di Galatina a proposito di questo rogo: “Erano le 16 circa di sabato 19 luglio quando un denso fumo ha avvolto le abitazioni di via Vernaleone. […] Nel frattempo però il fuoco ha totalmente distrutto la recinzione in legno posta a protezione della pista ciclabile [pista ciclabile? Where is it? Ndr] della nuova tangenziale”.
Si fosse fermato qui il comunicato della redazione di quel sito non avrei postillato più di tanto. Purtroppo l’estensore di quelle note è andato oltre la famosa “siepe che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude”, tanto che per un attimo m’è venuto qualche dubbio su quale dei due siti galatinesi stessi in quel momento navigando. Temevo cioè (prima di avere la certezza del contrario) di non trovarmi sul portale, chiamiamolo per semplicità, A, ma di essere incappato tra le pagine di quell’altro portale, il B (quello che fa rima con cementina.it o con la-tap-pina.it) dove, per dire, giorni fa si è pubblicata una lettera aperta del presidente del nostro consiglio regionale in merito al TAP, ma non la risposta a tono del sindaco di Melendugno, destinatario di quell’epistola; e con un bel titolone ad effetto con tanto di virgolette – come si trattasse di un discorso diretto quando quella frase compendiosa non fu mai vergata nel corpo della suddetta pubblica missiva – titolo che invero ti indurrebbe subito subito a cogitare, come molti avranno fatto: “Davvero TAP è un’occasione da non perdere!”.
Orbene, “la redazione” del sito A, dopo essersi posta legittime domande in merito ai danni o a chi eventualmente pagherà la staccionata [ovviamente Pantalone, ndr] o se il sindaco avesse promulgato apposita ordinanza di pulizia dei terreni [figurarsi, ndr], così purtroppo continua: “Da anni ormai quella zona incolta, destinata ad ospitare l’area mercatale, è colpita dalle fiamme creando paura e disagio, ma rimane sempre il problema degli animali che trovano riparo all’interno della stessa. […] E’ possibile che al centro di una città che si definisce “mediterranea” vi siano zone in totale abbandono?” [tralasciando la sintassi, io vorrei chiedere al redattore di quelle note: ma scusi, una città “mediterranea” ha paura proprio della “macchia mediterranea”? E va in panico per un po’ di sterpaglia, rovi, scrasce, e per “degli animali che trovano riparo all’interno della stessa”? E che animali saranno mai? Delle tigri malesi, degli alligatori assassini, degli orsi plantigradi? O qualche scurzone che si crede un boa costrictor? O forse dei topolini di campo che come tutti sanno sono più pericolosi di un branco di ippopotami?
Vuoi vedere che la colpa dell’incendio alla fin fine è dell’erba secca, e non invece di quel coglione che vi ha appiccato il fuoco? Davvero non riusciamo più a godere di un superstite scampolo di terreno vicino casa nostra dove cresce ancora l’erba spontanea, e dove trova riparo qualche lucertola, scorrazzano i gechi, o ballano le tarante? Siamo diventati tutti così schizzinosi, così pseudo-borghesi, così, come dire?, vavusi, in una parola così pirla?
Ed ecco l’inaspettato colpo di grazia che più che del sito A sembrerebbe farina del sito anzi del lato B: “Senza voler fare polemica, con l’occasione sarebbe ora che l’Amministrazione comunale decidesse una volta per tutte il destino di quell’area prevista dal piano regolatore da destinare a mercato settimanale”. Ancora con questa storia del mercato settimanale? Ma come: non esiste già una grande area mercatale nei dintorni della defunta fiera di Galatina, con parcheggio incorporato? Non riusciamo proprio a fare a meno del deserto intorno a quella cattedrale ormai sconsacrata? Pare che i commercianti si lamentino per il calo delle vendite. Ma siamo sicuri che la cagione della crisi sia imputabile alla topografia comunale piuttosto che all’economia e dunque alle rimanenze finali di spiccioli nelle tasche dei consumatori di Galatina e dintorni? Ma volete voi ancora una volta far decidere all’attuale giunta Attila (appoggiata di fatto dalla finta opposizione di Ostrogoti) che in nome delle “ricadute” e dei “volani” non esiterebbe a lastricare quella residuale area di campagna di buone intenzioni ma soprattutto di cemento e asfalto?
Cara redazione del sito A (o B, non importa) stavolta non condivido le tue idee, ma…no niente, a posto così.
Antonio Mellone
feb012013
gen292013
In un contesto politico costruito sull’irritante e discriminante “potere di nomina”, le liste civiche Galatina in Movimento, NovaPolis, Galatina Altra e Movimento per il Rione Italia, intendono dare un segnale di inversione di tendenza scegliendo la via della trasparenza e della legalità. Dando seguito alla mozione del Consigliere Marcello Amante, approvata dal Consiglio Comunale del 30-07-12, comunicano che in occasione della prossima tornata elettorale, per la quota di competenza, si procederà, in seduta pubblica, alle nomine degli scrutatori tramite sorteggio fra gli iscritti nello specifico albo comunale. Sorteggio che avverrà secondo i criteri proposti dal Consiglio Comunale, per quanto attuabili, che, se pur non vincolanti, riteniamo pienamente condivisibili. Non essendo, allo stato, gli uffici comunali organizzati per poter creare una corsia preferenziale per “tutti coloro che risultino disoccupati o inoccupati e/o dimostrino di possedere un ISEE non superiore all’importo di cui al D.P.R. 115 del 2002”, si garantirà :
- pari opportunità a tutti gli iscritti;
- pari rappresentanza ai due sessi;
- si escluderanno dal sorteggio, secondo il principio della turnazione, gli scrutatori della immediata precedente tornata elettorale affinché non sia possibile svolgere l’incarico due volte consecutivamente. Sollecitiamo, infine, la Commissione Elettorale a predisporre una proposta di modifica del Regolamento per rendere organico e non discrezionale l’indirizzo espresso dal Consiglio Comunale.
Galatina in Movimento
Galatina Altra
NovaPolis
Movimento per il Rione Italia
set192014
ott122014
Che cosa mi aspetto dal Sinodo dei vescovi che, nei prossimi giorni, discuteranno sulla famiglia? E, parlando di famiglia, dovranno affrontare temi scottanti: il divorzio, l’aborto, i contraccettivi, i matrimoni civili, il problema della ricezione dei sacramenti (confessione e comunione) da parte dei divorziati risposati e dei conviventi, i diritti civili per le coppie di fatto, il matrimonio degli/delle omosessuali, e altri ancora. Spero anche che discuteranno sul celibato dei preti.
I vescovi si confronteranno a viso aperto, con scontri vivaci e dialettici tra progressisti e tradizionalisti. Ne sono certo. Ma alla fine prevarranno i soliti compromessi. Dico di più: l’opinione pubblica, che è fatta anzitutto dai soliti mass media qualunquisti, sempre pronti a venerare le apparenze, penserà che la Chiesa finalmente si sia liberata da tanti tabù. Ma non sarà così. Vorrei credere in una coraggiosa apertura della Chiesa al mondo moderno, ma non ci spero più di tanto. Siamo ancora in una fase di transizione. Ma il passaggio sarà lento. Richiederà anni e anni.
So bene che da parte della Chiesa ridiscutere la legge sull’aborto e sul divorzio sarà impossibile, come sarà impensabile accettare le unioni gay. Il tema più caldo sarà quello sulla comunione ai divorziati risposati, ed è qui che arriverà un compromesso, che per me sarà ridicolo. Semplicemente ipocrita.
Ma è proprio così assurdo per la Chiesa ammettere la liceità dei contraccettivi? È proprio un tabù intoccabile tutto ciò che riguarda il sesso? Perché continuare a dire che è peccato la masturbazione? E sui diritti civili per le coppie di fatto, come si può rimanere tanto ottusi e disumani?
No! Saranno questi i diktat dei vescovi, pur tra sorrisini a destra e a manca, con qualche carezza ai poveri cristi, con qualche compassionevole concessione ma di carattere prettamente spirituale.
No! E così non si vedranno nuovi orizzonti aperti, se non vie spianate piene di crocifissi in vista del paradiso celeste, con tutto il carico pesante di solitudini, di tragedie, di incomprensioni.
Forse la Chiesa si dimentica che tutti, a partire dai gerarchi, siamo esseri umani che hanno bisogno di essere sostenuti già qui in terra, e non tanto consolati per la vita eterna.
Perché poi rendere ancor più complessa e difficile una esistenza, a cui basterebbe poco per sentirsi un po’ sollevata: evitare di dire che tutto il sesso in sé è male, ed è pericoloso; che l’amore è una prerogativa della Chiesa, la quale ne stabilisce le regole?
Alla fine, i vescovi diranno che la Chiesa è amorevole, comprensiva, sempre disponibile al perdono. Perdono di che? Il perdono richiede che ci sia un peccato. Togli il senso del peccato che tu, Chiesa, hai creato, per auto-alimentarti nella tua struttura, e non ci sarà più bisogno di quel perdono o condono, di cui il potere si arroga il diritto di concessione.
Inoltre, la Chiesa dovrà pur cedere, non so fra quanti anni, di fronte al celibato dei preti. Un obbligo puramente ecclesiastico, senza alcun fondamento divino, imposto nell’alto medioevo. Fino a quando durerà? Perché la Chiesa non lascia possibilità di scelta: se sposarsi oppure no da parte dei suoi preti? E che cosa sento? Prediche vibranti sull’amore umano, come un riflesso della stessa Bellezza divina! E poi si vieta ai preti di viverlo come altro essere umano? Queste assurde contraddizioni sono insopportabili.
Avanti così, cara Chiesa, e ti troverai fuori dal mondo. L’attuale consenso per questo papa è solo una illusione. Del resto, in questi ultimi anni, nella Chiesa che cosa è cambiato? Tutti citano le parole del pontefice, appena parla, e poi ciascuno fa gli affari propri. Se all’interno della Chiesa c’è fermento, ma non più di tanto, è solo per qualche diritto civile in più, per qualche ulteriore concessione sacramentaria, ma non vedo e non sento quell’ansia profetica che, nel passato, aveva spinto la Chiesa a uscire da immobilismi paurosi.
Oggi tutto è fermo. C’è solo tanto fumo, e questo è ancor più deleterio di qualsiasi eresia.
Don Giorgio De Capitani
giu062018
Premessa importante - Seguono ora cenni di storia di tre Vescovi di Nardò che ne hanno guidato la Diocesi mentre a Noha era arciprete Monsignor Paolo Tundo: storia dei nostri giorni, quando la storia diventa quasi come un diario, per averla vissuta in qualche modo io stesso in prima persona. Nella prossima puntata terminerò la storia di don Paolo Tundo tracciando alcuni tratti del Vescovo Corrado Ursi, poi cardinale e arcivescovo di Napoli. Farò del mio meglio per essere imparziale.
P. Francesco D’Acquarica
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Nicola Colangelo (1879 - 1937)
Vescovo dal 16 dicembre 1935 al 27 giugno 1937
Motto: Ducam et reducam (Condurrò e ricondurrò)
Dal 1935 al 1937 il Pontefice fu:
Pio XI (1857-1939) Papa dal 1922 al 1939
Arciprete di Noha
Mons. Paolo Tundo (1888-1962), parroco dal 1934 al 1962
Nicola Colangelo nacque in Schiavi d’Abruzzo, provincia di Chieti, da Luigi e da Rosaria Di Primio, quarto di undici figli, l’undici novembre 1879. Il 4 aprile 1903 fu ordinato sacerdote e, per desiderio del suo Vescovo, Pietropaolo, entrò nel pontificio collegio leoniano di Roma.
Si addottorò in diritto canonico presso la pontificia università di S. Apollinare, conseguì al Leoniano il diploma di pedagogia ecclesiastica, di ascetica e di sociologia. Nel seminario diocesano di Trivento fu padre spirituale, insegnò diritto canonico, sacra Scrittura ed elementi di ebraico, infine ne fu rettore. Nel 1912 fu parroco a Schiavi d’Abruzzo, suo paese d’origine, e vi restò per circa un ventennio. Fece riparare la chiesa, che poi abbellì mediante tre altari in marmo: della Vergine dei miracoli, del protettore San Maurizio e l’altare maggiore (que-st’ultimo fu eretto a sue spese in ricordo della promozione a vescovo). Nel 1931, Nicola Maria Di Girolamo, Vescovo di Cajazzo, già suo compagno di studi, lo elesse vicario generale e rettore del Seminario di quella diocesi.
Il 4 aprile 1932 fu eletto Vescovo di Oppido Mamertina, in provincia di Reggio Calabria e fu consacrato a Cajazzo (Benevento) il 26 giugno da Nicola Di Girolamo e dai co-consacranti Giovanni Giorgis, Vescovo di Trivento, e Attilio Adinolfi, Vescovo di Anagni. Il 17 settembre 1932, fece l’ingresso in Oppido Mamertina e constatò la triste condizione materiale e morale della diocesi, che presentava ancora profonde tracce dell’immane flagello tellurico del 1908. La cattedrale ed il palazzo vescovile erano sistemate in baracche di legno, i locali del seminario erano stati in gran parte distrutti. Colangelo si adoperò per la ricostruzione della cattedrale, di altre chiese e rifece in gran parte il seminario.
Il 16 dicembre 1935, all’età di 56 anni, fu traslato alla sede di Nardò, della quale prese possesso il giorno dell’ingresso, 26 aprile 1936, pur rimanendo amministratore di Oppido Mamertina, sino alla presa di possesso del successore. Colangelo diede vita al Bollettino ufficiale della diocesi e per la quaresima del 1937 vi pubblicò la prima lettera pastorale: L’ora presente e l’azione cattolica.
Grande impulso diede alla preparazione del primo congresso eucaristico di Parabita, che si doveva svolgere dal 29 giugno al 2 luglio 1937, invitando i vescovi della Puglia ed il cardinale Alessio Ascalesi, arcivescovo di Napoli, ad intervenire. Non potè però essere presente allo svolgimento del medesimo, essendo stato inaspettatamente ed immaturamente colpito dalla morte, proprio pochi giorni prima, il 25 giugno 1937, all’età di 58 anni.
I familiari vollero che fosse sepolto nella tomba di famiglia del suo paese di origine, Schiavi d’Abruzzo, dove giace. Nel decennale della sua morte, il 30 giugno 1947, nella parrocchia di San Maurizio, dove fu parroco per circa 20 anni, fu murata una lapide con relativo mezzo busto in marmo e con la seguente epigrafe:
L’Ecc.mo e Rev.mo Nicola Colangelo, Vescovo di Nardò
del nostro popolo di Schiavi d’Abruzzo decoro ed onore
lasciò le impronte delle sue qualità
e con tutte le forze tutto osò
per la salute delle anime
1879 - 1937
Relazione con la chiesa di Noha
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L’arciprete a Noha in questo periodo, l'abbiamo già detto, era Don Paolo Tundo. Nato a Noha nel 1888, primo di sette figli da Luigi e Giovanna Colazzo, fu ordinato Sacerdote a 26 anni. Il primo incarico pastorale fu quello di viceparroco ad Alliste, poi cappellano militare durante la prima guerra mondiale in Albania. Nel 1920 era già a Noha, prima come “Sostituto parroco” e cioè vice-parroco, poi nel 1933 come Economo Curato e nel giugno 1934 finalmente come Arciprete di Noha.
Fu molto attivo nel guidare la chiesa nei tempi turbolenti e drammatici della seconda guerra mondiale. Durante il “Ventennio” fu anche Podestà occupandosi, senza risparmiarsi, dei problemi della sua gente.
Diede vita (e non c’erano ancora i computer) ad un giornalino parrocchiale intitolato “Il Buon Pastore” che faceva arrivare in ogni famiglia. Fin dall’inizio del suo ministero diede nuovo impulso alla Confraternita della “Madonna delle Grazie” che durante l'arcipretura di don Vitantonio Greco si stava spegnendo.
La sua opera più importante fu la costruzione di una scuola materna per i bambini di Noha che fece erigere su un terreno di sua proprietà e che affidò alle "Suore discepole di Gesù Eucaristico".
Volle fortemente che la scuola fosse affidata in maniera stabile ad una congregazione di religiose, donando loro anche l’immobile. Bisogna sapere che nel 1941 già esisteva una scuola materna affidata ad una congregazione di Suore Antoniane. La scuola era situata in una abitazione privata di Via Cadorna angolo Cesare Battisti che anch'io frequentai. Ma le Suore, spaventate per un furto subìto di notte mentre erano in casa, decisero di abbandonare Noha, e lo fecero di lì a poco definitivamente.
Nel verbale della Confraternita della Madonna delle Grazie in data 5 Maggio 1941 (è l'anno del furto) c’è questa annotazione: Il 5 Maggio 1941 si sono riuniti i Confratelli. Hanno deliberato L.100 a favore delle Suore costituite a Noha. Sembrerebbe di capire come fosse un rimborso per i danni subìti nel furto. Quelle Suore abbandonarono Noha, ma don Paolo perseverò nel suo impegno a favore di una scuola materna. Ora la scuola di via Carso è molto ben frequentata, non solo perchè sono aumentate le famiglie con gli alloggi della "Zona 167", ma anche perchè vengono anche alcuni bambini dalla vicina Galatina. Le “Suore Discepole di Gesù Eucaristico” dedicano tutto il loro entusiasmo, impegno e cura per l'assistenza e la cura delle nuove generazioni.
Don Paolo morì, possiamo dire, improvvisamente, il 30 giugno del 1962, nel giorno del suo onomastico, la festa di S. Paolo che in quel tempo era celebrata il 30 giugno, e riposa nel camposanto di Noha nella seconda cappella a sinistra dell’ingresso, fatta erigere dalle sue sorelle.
Altri Sacerdoti di questo periodo
* Don Gerardo rizzo (1924-2007), nipote di don Paolo.
* Ma vi è anche Don Donato Mellone (1925-2015), anche lui suo nipote, che sarà poi suo successore nell’arcipretura di Noha.
Altri sacerdoti che in questo tempo in qualche modo hanno avuto a che fare con la chiesa di Noha sono:
* Papa Dunatu (Don Donato Frisullo di Aradeo)
* Papa Vitu (Don Vito Zizzari di Seclì e Padre Spirituale della chiesa della Madonna delle Grazie a Noha)
* Papa Liberatu (Don Liberato Demitri di Nardò).
Non ci sono particolari notizie sulla chiesa di Noha che riguardano il Vescovo di Nardò se non le solite cose di abituale amministrazione.
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Gennaro Fenizia (1889 - 1952)
Vescovo dal 17 agosto 1938 al 21 luglio 1948
Motto: Posuit fines tuos pacem (Portò la pace )
Dal 1938 al 1948 il Pontefice fu:
Pio XII (1876-1958) Papa dal 1939 al 1958
L’arciprete è sempre don Paolo Tundo (1888-1962).
Gennaro Fenizia nacque a Napoli il 10 luglio 1889, fu ordinato sacerdote il 16 agosto 1914 ed era professore di scienze in un liceo di Napoli, quando il 17 agosto 1938 fu eletto Vescovo di Nardò dal Papa Pio XI. Fu consacrato il 30 ottobre 1938 e fece l’ingresso solenne in Nardò il 4 dicembre.
Nel febbraio 1940 indirizzò al clero ed ai fedeli della diocesi la lettera pastorale dal titolo: L’educazione cristiana.
Per incrementare la vita pastorale, eresse alcune nuove parrocchie.
Il 31 maggio 1942 intraprese la visita pastorale, che terminò nel 1945, la cui descrizione è molto frammentaria e di nessun rilievo.
Il 5 giugno 1945 dichiarò la Vergine del perpetuo soccorso patrona di Porto Cesareo, frazione di Nardò.
Dal 30 maggio al 6 giugno 1948 celebrò in Nardò il I congresso eucaristico diocesano con la partecipazione di alcuni Vescovi della Puglia e del cardinale Alessio Ascalesi, Arcivescovo di Napoli. A ricordo, all’ingresso dell’episcopio, il 3 ottobre 1948, accommiatandosi da questa diocesi, fu posta una lapide in marmo avente lo stemma vescovile e la seguente scritta:
A Dio Ottimo Massimo
Dal 30 maggio al 6 giugno del 1948 a Nardò
l’Ecc.mo Vescovo Gennaro Fenizia
reggendo la diocesi neretina
il I congresso Eucaristico con esultanza
di fede e di amore
alla presenza dell’Emin.mo Card. Ascalesi fu celebrato
il clero e il popolo al loro pastore posero con animo grato
Nardò 3 ottobre 1948
L’anno successivo mons. Gennaro Fenizia fu traslato alle diocesi di Cava e Sarno il 21 luglio 1948, restando amministratore apostolico di Nardò sino all’arrivo del nuovo Vescovo. Risiedette sette mesi, da maggio a novembre, a Cava e cinque mesi, da dicembre ad aprile, a Sarno (Salerno). Attese specialmente alla ricostruzione del seminario di Cava, che 33 anni prima era stato abbattuto, perchè pericolante. Dopo alcuni anni di episcopato in quelle diocesi, all’età di 64 anni, morì a Cava dei Tirreni il 20 novembre 1952 e fu sepolto in quella cattedrale. Nel 1939, il Vescovo Alfredo Vozzi fece porre sulla tomba un piccolo monumento e questa epigrafe:
Qui nella pace di Cristo riposa risorgituro
GENNARO FENIZIA
napoletano che
nominato Vescovo di Nardò
il 17 agosto 1938
traslato alle chiese di Cava e Sarno il 21 luglio 1948
per singolare zelo delle anime in ogni campo rifulse
pastore buono e saggio amò i Sacerdoti
particolarmente i più umili
assai benemerito per molte opere
tra cui assolutamente insigne e lodevole
la ricostruzione del seminario diocesano di Cava
già da 35 anni abbandonato
all’età di 64 anni
immaturo non impreparato il 20 novembre 1952
colpito dalla morte
lasciò presso tutti grandissimo rimpianto
Il suo immediato successore
l’Ecc.mo Mons. Alfredo Vozzi questa lapide
tra il plauso generale del Clero e del popolo
il 4 ottobre 1959 pose.
Relazione con la chiesa di Noha
La visita pastorale del 1942 la ricordo anch’io. Ero un bambino di appena sette anni. Mi è rimasta impressa nella memoria l’accoglienza festosa del Vescovo da parte della popolazione. Rimasi incantato nell’osservare quel vecchio (così mi parve) tutto vestito di color rosso-violaceo, accolto sotto un baldacchino all’entrata del paese. Era la prima volta che vedevo un Vescovo e pur essendo ancora piccolo, capivo che si trattava di un personaggio molto importante. Accompagnato così sotto quel pallio retto da sei aste impugnate da altrettanti robusti signori si avviò verso la chiesa parrocchiale come in processione solenne con tutta la popolazione.
Rividi lo stesso vescovo, Mons. Fenizia, qualche anno dopo quando a Parabita frequentavo il seminario dei Missionari della Consolata. Era il 1947, io ero già più grande. Venne a trovarci mentre stavamo in un momento di ricreazione. Facemmo corona attorno a lui: questa volta lui era più dimesso. Lo salutammo e fu tutto più familiare e direi quasi normale.
Il 14 dicembre 1939 don Paolo Tundo festeggiò il suo XXV° anniversario di sacerdozio. Nella chiesa di S. Michele il Vescovo Gennaro Fenizia celebrò il solenne pontificale alla presenza di molti sacerdoti convenuti da più parti. L’antico organo a canne e a mantice con una orchestra d’archi al completo accompagnò i canti eseguiti da una schola cantorum polifonica, composta da numerosi parrocchiani. Al pranzo offerto dal festeggiato partecipò anche il Vescovo Fenizia con numerosi convitati sacerdoti e laici, personalità e amici di don Paolo.
Mons. Gennaro Fenizia venne ancora a Noha il 30 novembre 1946 (evento straordinario in quel tempo) per l’ordinazione sacerdotale di Don Gerardo rizzo, (Noha 1924-2007). E fu ancora Mons. Fenizia che consacrò sacerdote nella cattedrale di Nardò Don Donato Mellone (Noha 1925-2015), nipote e successore di don Paolo all’arcipretura di Noha.
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Francesco Minerva (1904 - 2004)
Vescovo di Nardò dal 16 sett. 1948 al 17 dic.1950
Motto: Nulla sapientia sine fide (Senza fede non c'è saggezza)
Dal 1948 al 1950 il Pontefice era:
Pio XII (1876-1958) Papa dal 1939 al 1958
L’arciprete di Noha
Don Paolo Tundo (1888-1962), parroco dal 1934 al 1962
Francesco Minerva nacque a Canosa di Puglia, diocesi di Andria, il 31 gennaio 1904. Il 16 aprile 1927 fu ordinato sacerdote e in luglio si laureò in teologia.
Divenne poi cancelliere della curia vescovile, padre spirituale del seminario di Andria, insegnante di religione nel ginnasio e nell’avviamento. Nel 1931 conseguì la laurea in giurisprudenza nell’università di Bari ed il 10 aprile 1932 divenne arciprete della cattedrale di Canosa.
Il 16 settembre 1948 fu eletto vescovo di Nardò dal Papa Pio XII e fu consacrato il 31 ottobre 1948 nella cattedrale di Canosa da Ferdinando Bernardi (1874-1961), già Vescovo di Andria e allora Arcivescovo di Taranto, assistito da Fra’ Giuseppe Di Donna, Vescovo di Andria, e da Giuseppe Ruotolo (1884-1978), nativo di Andria e Vescovo di Ugento.
Il 21 novembre 1948 inviò al Clero ed al popolo la prima lettera pastorale; il 4 dicembre ne prese possesso ed il 12 fece il solenne ingresso in diocesi.
Dall’otto al 15 maggio 1949 celebrò il I congresso mariano diocesano a Parabita. Il congresso si concluse con l’incoronazione dell’immagine della Madonna della Coltura, immagine bizantina ivi venerata da molto tempo, dipinta su un monolito.
Rifece la parte del seminario diocesano prospiciente l’episcopio, riportando l’ingresso al lato dove era stato ai tempi di Sanfelice, rendendo più ampia e più regolare la piazzetta antistante.
Nel settembre 1950 fu nominato amministratore apostolico di Lecce ed il 24 dicembre da Pio XII fu traslato in quella diocesi, restando amministratore apostolico di Nardò. Il 18 marzo 1951 si trasferì a Lecce, accommiatandosi da Nardò, dove sulla facciata del seminario fu scoperta una lapide marmorea con l’iscrizione:
Mons. FRANCESCO MINERVA
dal 12 dic. 1948 al 24 dic. 1950
Vescovo di Nardò
questo vetusto seminario rinnovando
rese viva espressione del suo apostolico zelo
Il popolo di Nardò riconoscente
18 Marzo 1951
Per raggiunti limiti di età, rassegnò le dimissioni il 27 gennaio 1981, rimanendo Arcivescovo emerito dell'arcidiocesi di Lecce, ma ritirandosi nella nativa Canosa, pur continuando per molti anni a trascorrere l'estate nel Salento.
Morì il 23 Agosto 2004, a cento anni e sette mesi circa, compiuti il 31 Gennaio 2004.
Relazione con la chiesa di Noha
Nel congresso mariano di Parabita del Maggio 1949 la chiesa di Noha partecipò con un folto gruppo di pellegrini con il suo parroco don Paolo Tundo. Quella volta a Parabita c’ero anch’io perché frequentavo il seminario missionario dei Padri della Consolata, proprio lì, accanto al Santuario della Coltura, e fu tutto una festa.
Il congresso mariano, il primo congresso diocesano, voluto dal Vescovo Francesco Minerva, si concluse con l’incoronazione della Madonna della Coltura, con la partecipazione del Cardinale Alessio Ascalesi, Arcivescovo di Napoli. L’evento straordinario e tutte le celebrazioni in programma furono preparate dai Missionari della Consolata che in quel tempo gestivano il Santuario della Madonna, ed io ebbi l'onore di partecipare a tutte le celebrazioni come seminarista e facendo parte del "piccolo clero" che il Vescovo Minerva tanto preferiva.
P. Francesco D’Acquarica
mar012013
La giornata internazionale della donna (8 marzo) è stata istituita per ricordare sia le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia le discriminazioni e le violenze cui esse sono ancora fatte oggetto in molte parti del mondo. Ancora più valore è da riconoscere a questa ricorrenza in un periodo in cui tutto il mondo è infiammato dalle proteste (Zapatos rojos, Flash mob di San Valentino) contro quell’ondata barbarica di violenza chiamata femminicidio.
Il Salotto di Cultura “Galatina Letterata”, impegnato e contraddistinto nell’ambito della promozione culturale e artistica del territorio, ha deciso di realizzare un contenitore culturale, dal titolo “Donna è…”, allo scopo di valorizzare e promuovere l’impegno femminile nei vari campi del sociale, mese di marzo, da sempre dedicato alla donna.
Il primo di questi eventi è dedicato all’arte, con l’iniziativa “Segni di Donne”, una collettiva d’arte che avrà luogo nel Museo Civico “P. Cavoti” di Galatina, dal 2 marzo al 18 marzo 2013. La collettiva vedrà la partecipazione di diverse artiste, che attraverso le loro opere rappresenteranno il modo di sentire l’arte al femminile. All’interno della mostra verranno proiettati dei cortometraggi del regista Elio Scarciglia, video racconti che narrano la donna, attraverso la musica e la danza.
Le artiste che esporranno i loro lavori sono Fabiana Luceri, Rossana Giannico, Gabriella Torsello, Maria Luce Musca, Tonia Romano, Filomena Vigna, Tiziana Sciacovelli (Tathiana Shake Welling), Pina Gorgoni, Francesca Colitta e Paola rizzo.
L’inaugurazione avrà luogo sabato 2 marzo, allo ore 18.30, e si avverrà della collaborazione e della critica d’arte della Professoressa Rosamaria Dell’Erba, che accompagnerà i visitatori nel percorso della mostra.
In apertura del percorso, anche un racconto inedito della scrittrice Daniela Bardoscia, intitolato “Da donna a donna…
Cordialmente,
Daniela Bardoscia
(Galatina Letterata)
lug302021
Non so se qualcuno ricorda le autocarrozzerie di una volta, quelle che ti rimettevano a nuovo la macchina dopo le nozze d’argento (voglio dire le nozze tra te e la tua auto). Intendiamoci, non è che i carrozzieri odierni non facciano altrettanto, ché quanto a tecnologia sono così avanti che tramite computer, robot, software e meccatronica riuscirebbero anche a ricostruire i connotati del conducente come manco un chirurgo plastico: è che invece siamo cambiati noi altri, o meglio il rapporto con il nostro mezzo di locomozione: un tempo emblema di fedeltà assoluta (finché morte non ci separasse), oggi di volubilità, e addirittura in nome della transizione ecologica.
L’Autobianchi 500 Giardiniera (cioè station wagon) caffelatte di mio papà Giovanni, per esempio, fu rifatta ab imis fundamentis dopo circa un trentennio dal taglio del suo cordone ombelicale con la concessionaria. Il carrozziere che si chiamava Antonio rizzo e aveva la sua officina in via Aradeo fu così bravo da non farci quasi più riconoscere la nostra vecchia Famigliare decappottabile: nuova di fabbrica sembrava, fiammante, profumata, “smaltata” nel suo originario colore neutro tattico (così – a parere della regina madre - non si sarebbe notato lo sporco). Il portapacchi in cima, ridipinto d’argento, era la corona di una principessa. Quella povera auto da soma che aveva caricato mante di tabacco, frese, zappe, tini d’uva, rape e cicorie, sacchi di grano, e due volte l’anno tutte le masserizie necessarie per “ritirarsi” in campagna ovvero per rientrare al paese a fine estate, sembrava pronta per un matrimonio di lusso. Le mancava giusto il fiocco di tulle.
Poi mio padre, monogamo per indole e convinzione, l’ha utilizzata fino alle nozze d’oro, che dico, di diamante e mi pare pure di platino (sempre tra lui e la 500 dico): mai un incidente, ricovero in garage la notte, e lavaggio con spugna secchio e suca (pompa collegata al pozzo), ma soltanto quando non se ne poteva più fare a meno.
Tutto questo per introdurre la storia dell’autocarrozzeria di Pietro Serafini, e per dire che c’è ancora chi è legato ai cimeli locomotivi del passato e che per poterne nuovamente godere deve trovare chi se ne occupi con passione e competenza. Sia chiaro, a Noha è pieno di artigiani del settore: abbiamo officine rinomate in tutto il Salento, o meglio in tutta d’Italia (basta leggerne le recensioni on-line); addirittura Antonio della F.lli Mariano, oltre a essere il presidente regionale della Confartigianato del settore, siede anche nel direttivo del Consiglio Nazionale, per non parlare di quei colossi che rispondono ai nomi dei F.lli Bonuso e di Idolo Officine che portano in giro per il mondo (appiccicato alle targhe degli autoarticolati transitati dal loro pronto soccorso) il nome di Noha, e per finire a Ciofficar dei Cioffi, padre e figlio, anch’essi professionisti ad alti livelli.
Dunque non farò un torto agli altri carrozzieri di Noha se questa volta tratto del più piccolo fra loro, Pietro appunto, che nel 2015 ereditò la carrozzeria del papà Roberto, il quale aveva deciso, prematuramente, di andare a riparare le ali degli angeli.
La carrozzeria di Pietro la trovi in via Cadorna al 49, a un fischio dai giardini Madonna delle Grazie e, pur micro, è dotata di tutto quel che occorre: banconi, strumentazioni le più disparate, l’impianto per la verniciatura, il forno per l’essiccazione della dipintura. Ma prima di tutto trovi la pazienza, l’olio di gomito del titolare, la sua arte.
Pietro, trentasei anni d’età e quaranta di esperienza, mascherina, scarpe antinfortunistiche, guanti e tuta di prima mattina, studia i pezzi, si fa uno schema delle procedure e s’immerge nel suo lavoro senza sosta. L’ultima volta che lo vidi era alle prese con una “cosa degli anni ’60”, mi disse: il proprietario non aveva voluto interventi di altri se non il suo, e gli aveva presentato un ferrovecchio osando definirlo “la mia Vespa”. Ebbene quel “ferrovecchio” tempo dopo, non so più in quale concorso, s’era aggiudicato quale primo premio una targa d’oro: una medaglia al merito che starebbe bene anche sul petto di questo cerusico estetico di automezzi.
Non finirei più se volessi scendere nei dettagli del lavoro di questo ragazzo, la sua inventiva applicata agli attrezzati specifici che di volta in volta addirittura s’inventa per salvare geometrie distrutte, la ricostruzione dei punti di riferimento del progetto iniziale, la gestione dei piccoli spazi di un’officina dove non vola nemmeno un granello di polvere, la più duratura stagnatura (che comporta tempo e lavoro) che Pietro s’è incaponito di utilizzare al posto della più caduca stuccatura dei pezzi (più facile e veloce), e la sua tenacia nel non tirarsi mai indietro qualunque catorcio ignobile gli venga presentato per la rianimazione.
Capitoli di molte pagine a parte meriterebbero la sua disponibilità a lavorare con spirito di abnegazione per la comunità (l’ha già fatto ad esempio riportando al suo antico splendore il marchingegno dello storico orologio della torre civica di Noha, oggi esposto nei locali della Scuola Media), nonché il commovente filiale bisogno di conversare ancora, nel suo ideale dialogo quotidiano, con il suo (e nostro) mesciu Roberto.
Antonio Mellone
mar172013
L’ultimo campionato di calcio agonistico disputato nella nostra cittadina risale a circa 30 anni fa.
Correva l’anno 1984, quando il “NOHA CALCIO” militava nel campionato calcistico di Seconda Categoria. Sono passati circa 32 anni e da allora a Noha non c’è più stata una squadra di calcio di questo livello. Eppure, a sentire i commenti dei nostri concittadini, era davvero bello quando la domenica si andava allo stadio comunale con tutta la famiglia a vedere la partita. E’ pur vero che molte cose sono cambiate, anche perché magari prima non c’erano tutte quelle distrazioni che la modernità ci ha portato e che, forse, non favoriscono il ritorno a Noha di un’iniziativa così bella, ma sognare non fa mai male. Nonostante tutte le tele-cavolate, le oasi dei mega-centri commerciali dove regna il nulla culturale o sportivo, il calcio per fortuna non passa di moda, e resiste perfino agli tsunami delle partite truccate e delle scommesse "dopate" . Pertanto i numerosi ragazzi nohani che volessero partecipare giocando il calcio migliore, quello sano e senza finzioni, sono costretti a “emigrare” nei paesi limitrofi per iscriversi ad una scuola di calcio (e, perché no, tentare il “sogno” di costruirsi una carriera). Non è bello vedere i nostri ragazzi andar via da Noha per soddisfare questa loro passione, soprattutto perché, se andiamo a vedere articoli e foto di circa trent’anni fa, notiamo che la maggior parte dei calciatori di allora erano nativi della nostra frazione. Noha, infatti, è sempre stata un buon vivaio di calciatori provetti, molti cresciuti a quella scuola di calcio che era la strada (un tempo quella che dava la miglior formazione sportiva ed umana). Per onor di cronaca, è bene ricordare che la formazione del “Noha Calcio” pubblicata nella foto, in due anni ha conquistato la promozione dalla Terza alla Seconda Categoria, ottenendo una serie di vittorie giocando sul campo comunale di Noha (ed, in trasferta, sui campi di calcio di mezzo Salento, sempre seguita da folto pubblico di tifosi organizzati con striscioni, tamburi, coriandoli e fumogeni multicolori). Oltre alla buona volontà ed alla passione degli sportivi sono certamente necessari l’impegno di tipo economico-finanziario, il tempo da dedicare alla causa, e soprattutto la collaborazione di un gruppo di persone affiatate per tutta una serie di attività organizzative. Ovviamente in tempi di forte crisi economica, come quella che stiamo vivendo e che colpisce aziende e famiglie, potrebbe sembrare azzardata la proposta di in una nuova avventura calcistica nel nostro paese. Le difficoltà sono non poche, certamente. Ma penso che con la passione si possano superare tutti gli ostacoli. E chissà che proprio dalle minacce non nascano delle opportunità anche in questo settore. Questo è il mio appello ed il mio augurio. Mai dire mai.
Antonio Mariano (’91)
La formazione del Noha 83-84: da sinistra ,in piedi Notaro (allenatore), Fuso, Giurgola, De Mitri, Navone, Mariano P., Gatto, Marra, Guido.
Da sinistra, in basso: Serra, Mariano M, Filoni, Sindaco, Coluccia, Notaro ,Mauro.
I quadri societari erano i seguenti: PRESIDENTE: Donato rizzo, VICEPRESIDENTE: Alfredo Negusini, CASSIERE: Pietro Coluccia, ALLENATORE: Antonio
ott312019
Non so voi, ma io spero ardentemente che la pietra posta su quella Pantacomica del novello Centro Commerciale galatinese sia di natura tombale.
Come noto, il cosiddetto Mega-Porco (Mega-Parco per gli amici degli amici, vale a dire quelli che, visto il loro lessico, confondono la crusca accademica con quell’altra per l’intestino pigro) è venuto a mancare prematuramente all’affetto dei suoi cari sin da quando era in provetta, anzi ancor prima del suo prelievo dalla banca del seme: banca, si sa, sempre ben rifornita da numerosi donatori come pOLITICI, gggiornalisti, digerenti cumonali, 800 [sic] beoti martiri firmatari di appelli, e una banda di conferenzieri da bar dello sport promittenti portentose panacee, tipo il posto fesso.
Ma non è che premorto un Mega-Porco non se ne possa pascere un altro, ché anzi qui siamo circondati dagli Ipermercati schierati intorno a noi come un plotone di esecuzione. Ne abbiamo a bizzeffe: da Surbo a Cavallino, da Lecce a Tricase, e non so più dove altro. A questi s’aggiungano i novelli megastore Made in China dai posteggi sempre affollati, e la frittata anzi il wanton è servito.
È che ai Servi della Spesa non solo sfugge il fatto che un mastodontico centro fuoriporta è un ossimoro che uccide il paese, aumenta i costi sociali, incentiva la sottrazione di posti di lavoro, dà il suo contributo in termini di caldane al famoso cambiamento climatico, e spegne il (vero) centro città; ma anche il fatto che lo spettro che s’aggira negli Outlet non è quello del comunismo, bensì quello dell’incoscienza di classe, e purtroppo della lotta orizzontale (anziché verticale contro i propri aguzzini) nei confronti di chi è nella propria medesima condizione, se non peggio, credendo pure di essere un borghese.
Il Servo della Spesa non sa che fuori dalla GDO (Grande Distribuzione Organizzata), c’è un mondo bellissimo fatto di piccoli negozi, commercio ambulante, botteghe e mercatini, contadini e masserie; rincorre il Capitalismo in offerta speciale, passando da consumatore a consumato; porta soldi a palate nelle tasche del ben pasciuto oligarca economico, dimorante chissà dove (di certo non in queste lande); s’imbottiglia in mezzo al traffico come un citrullo, e se la prende con gli avi defunti di un altro poveretto come lui che gli ruba il parcheggio.
Il popolo dello shopping, ragionando vieppiù con il deretano, di fatto vuole male al suo borgo, si fa fregare dalla fidelity card, è abbacinato dal 3x2 sui suoi croccantini preferiti, vota il Partito Consumista, quello Del Fare, quello cioè delle mani libere su territorio e patrimonio, e dunque del SI alla Qualunque.
Ragazzi, per affrancarsi dallo stigma di follower dei Grandi Magazzini non è mica necessario saper discettare di Esistenzialismo alla Kierkegaard, andare al museo, mettere Mi Piace a post come questo o seguire i concerti d’organo (anche se aiuta molto); ma sarebbe un buon inizio non farsi prendere in giro dal pane caldo a tutte le ore (che non esiste, a meno di roba surgelata o peggio ancora precotta), o farsi abbindolare dalla frenesia dell’usa e getta (le cose si riparano eh, ma quasi mai contattando i centri autorizzati tramite call center), o finalmente portare un po’ di rispetto a capireparto e cassiere dei Malls possibilmente lasciandoli in pace almeno la domenica e nelle feste comandate.
Ma dico io: volete andare di domenica al centro commerciale, trasformando ogni solennità in un lunedì qualsiasi? Fate pure, siete liberi, anzi liberisti di farlo.
Però poi non prendetevela se un commesso - pagato quattro soldi quando non licenziato dal caporale di turno con un messaggio su Whatsapp - a un vostro cordiale saluto di Buona Domenica dovesse rispondervi: “Buona Domenica, ma vaffanculo”.
Antonio Mellone
gen112016
Abbiamo atteso con pazienza il solito ritardatario. Però poi alla fine, come stella cometa, è apparsa sul sito del Comune di Galatina (http://www.comune.galatina.le.it/) anche l’ultima delle dichiarazioni dei redditi dei nostri magnifici quattro (politici nohani).
Il cosiddetto Decreto Trasparenza (D. Lgs. 14 marzo 2013, n. 33 – art. 14 in particolare) prevede la pubblicazione di questi e di altri dati (per esempio il curriculum vitae, la situazione patrimoniale, i depositi bancari, vabbé) “dei titolari di incarichi politici, di carattere elettivo o comunque di esercizio di poteri di indirizzo politico, di livello statale regionale e locale […] entro tre mesi dal conferimento dell'incarico e per i tre anni successivi alla cessazione dell'incarico”.
In pratica ne avremo da qui fino all’eternità, o almeno per tutto il prossimo ventennio (più tre anni successivi alla cessazione dell’incarico), visto che l’affezionato elettorato locale non fa mai mancare il suo consenso ai propri beniamini, invero mai avari di promesse con la mano sul cuore e sempre prodighi di pacche sulle spalle condite da locuzioni del tenore: “Tranquillo, ci penso io” (sicché talvolta il diritto del cittadino assume le fattezze di una gentile concessione o di un favore ad personam. Ma questa è un’altra storia).
Eppure a dare un’occhiata veloce ai guadagni dei nostri parlamentari comunali si direbbe che fare il politico nohano non è poi un così grosso affare (o arraffare come insinua il solito maligno). Tutt’altro. Dall’osservazione dei numeri, in effetti, non si capisce granché: e soprattutto se qualcuno fa il falso povero o il falso ricco (posto che a entrambe le categorie va tutta la nostra comprensione, oltre che l’umana solidarietà).
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Prendiamo i dati del dottor Giancarlo Coluccia, farmacista di professione e politico per vocazione.
Orbene, nella dichiarazione del 2015 (che, come noto, rileva i numeri del 2014) il reddito annuo lordo, salvo errori od omissioni, passa dai 36.773,00 euro del precedente 2013 ai 44.025,00 euro, con un bell’incremento del 19,72%. Mentre il reddito al netto dei costi e degli oneri deducibili, il cosiddetto reddito imponibile, passa dai 26.817,00 euro ai 36.002,00 euro. Sicché l’imposta netta liquidata nel 2015 quasi raddoppia, da 5.525,00 euro a 10.087,00 euro: una boccata d’ossigeno per le casse dello Stato.
Possiamo, dunque, affermare che il locale rappresentante dello scudocrociato [sic!], che vive con 25.915,00 euro all’anno, pari a circa 2.160,00 euro al mese, si conferma lo zio Paperone dei consiglieri comunali nostrani.
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Le cifre dell’avvocato Antonio Pepe, sindaco mancato per un pelo, evidenziano invece, sempre salvo errori, una significativa diminuzione della voce redditi lordi (stiamo sempre parlando della dichiarazione 2015, relativa ai dati del 2014) passati dai 33.918,00 euro del 2013 ai 27.111,00 euro del 2014, con una differenza negativa di oltre il 20%, derivante principalmente dalla sua attività forense.
Il reddito imponibile, ottenuto come differenza tra il reddito lordo e le spese deducibili, passa così dai 32.436,00 ai 23.995,00 euro attuali, sicché l’imposta netta pagata all’erario quasi si dimezza, da 8.023,00 a 4.364,00 euro. A conti fatti, l’ex-scudocrociato nohano [sic!] vive della sua libera professione con uno “stipendio mensile” di 1.635,00 euro.
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Passando alla disamina dei dati consegnati dal geometra Luigi Longo, si osserva un bel balzo in avanti, pari al 21,30% del suo reddito lordo, passato da 10.965,00 euro a ben 13.303,00 euro (salvo errori o omissioni). Il reddito imponibile - decurtato cioè degli oneri deducibili - da 8.659,00 euro del 2013 raggiunge il picco dei 9.715,00 euro nel 2014.
Considerate esenzioni ed eventuali compensazioni, l’Irpef pagata dal “geometra comunale nohano” è pari a zero (come a maggior ragione era pari a zero anche quella del precedente anno). Il consigliere di RC, Luigi Longo, vivendo dunque con 809,00 euro al mese (decisamente meno di un operaio Fiat neoassunto a tutele crescenti) si conferma degno rappresentante dei proletari de’ noantri.
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Dulcis in fundo, diamo un’occhiata ai numeri della nostra cara delegata alla frazione di Noha, al secolo avvocato Daniela Sindaco.
In effetti, pare che inizino a produrre i loro benefici effetti le manovre di politica economica del governo Renzi (dal Jobs-Act ai famosi 80 euro), se è vero come è vero che i “compensi derivanti dall’attività professionale o artistica” della nostra predi(e)letta consigliera sembrano, salvo nostri errori, finalmente forieri di un bel periodo di vacche grasse. E che vacche, visto l’incremento di oltre il 50% del reddito lordo, balzato da 2.343,00 del 2013 (mentre l’anno precedente era pari a zero) a ben 4.797,00 euro.
Il reddito imponibile, al netto cioè degli oneri deducibili, da 1.902,00 euro del 2013 giunge al picco di ben 4.356,00 euro nel 2014.
Invece l’imposta da versare allo Stato, come nei due anni precedenti, è pari a zero a causa della “No-Tax area” (che non significa che Noha è un paradiso fiscale, ma che, sempre salvo errori, i redditi di lavoro autonomo sono esenti da Irpef se inferiori a 4.800,00 euro). Quando uno dice la combinazione.
Dunque la nostra deputata locale riesce a vivere con 363,00 euro al mese. Tanto di cappello, ci mancherebbe, per chi riesce a stringere la cinghia in tal modo.
Poi però uno si chiede da dove la Daniela nostra potrà prendere i soldi per finanziare di tasca propria, come ipotizzato in consiglio comunale, la famosa cabina elettrica del centro polivalente di Noha in black-out totale da oltre 100 giorni. Probabilmente, uno pensa, – e noi glielo auguriamo di cuore - sarà ricca di famiglia.
Ecco: alla luce di questi dati e di certe dichiarazioni verbali si comprende quanto il governo centrale (ma anche quello comunale) sembri attrezzato per compiere veri e propri miracoli, dando uno schiaffo morale allo scetticismo di noi altri gufi, e realizzando in men che non si dica tutti i Tweet del premier che mezzo mondo c’invidia: da #passodopopasso a #cambioverso, da #lavoltabuona a #Italiariparte.
E soprattutto #Fiscostaisereno.
Antonio Mellone
Giancarlo Coluccia
Antonio Pepe
Luigi Longo
Daniela Sindaco
ott162024
Venerdì 18 Ottobre vivremo insieme un momento significativo per la cittadinanza tutta. Dopo attesa, fatiche e trepidazione inaugureremo finalmente l’Associazione “Un cuore protetto” – odv e la sua sede di Via Castello. La nostra realtà associativa si occuperà di prevenire la violenza sotto qualsiasi forma, come bullismo, cyberbullismo, violenza di genere, omotransfobia, sensibilizzando bambini, giovani e adulti al contrasto della stessa per una cultura non violenta. Inoltre, abbiamo costituito un centro di ascolto del tutto gratuito, uno spazio di accoglienza in cui le maltrattate e i maltrattati potranno rivolgersi gratuitamente e troveranno una èquipe di psicologi volontari diretta da me che presteranno servizio di consulenza psicologica gratuita e dei legali che collaborano con l’Associazione sempre gratuitamente al fine di fornire uno sportello di consulenza legale nei casi in cui ce ne fosse il bisogno. Tutto ciò nasce nel mio cuore già a Febbraio del 2023, quando venni contattato da diverse persone con l’esplicita richiesta di aiuto. Si sa, poi, come il nostro contesto purtroppo sia ancora molto chiuso su determinati argomenti. Vige l’omertà di girarsi dall’altra parte e spesso le vittime non hanno il coraggio di rivolgersi ad uno psicologo o ad un centro preposto che possa aiutare in questo senso. Mi sono detto che non potevo assecondare questa logica immorale e che dovevo necessariamente fare qualcosa nel mio territorio che sia un primo front-office per chi subisce maltrattamenti e nel frattempo diramare un lavoro di prevenzione alla violenza. Poi, ovviamente, la burocrazia da un lato e situazioni spiacevoli dall’altro hanno rallentato questo processo di costruzione, ma con l’aiuto dei miei soci e dei miei volontari, finalmente e dopo più di un anno ce l’abbiamo fatta e ne siamo felici oltre che soddisfatti. È opportuno quindi, oggi più che mai fare rete di enti, associazioni, centri pubblici con l’unico obiettivo di parlare inizialmente di violenza e delle sue conseguenze fisiche, psicologiche e legali contrastando anche la logica omertosa che - ahimè - appartiene a questo contesto. Ed è bello sapere che la nostra Associazione si porrà esattamente accanto alle altre realtà associative, organizzazioni e servizi pubblici, il posto giusto per chi sa condividere. Abbiamo la fortuna nel nostro Comune di avere un Centro Anti Violenza coordinato eccellentemente. Ecco, ci poniamo accanto a questa bella realtà come coadiuvanti e luogo di ascolto e di indirizzo presso enti preposti a trattare determinate necessità come il CAV stesso. Vi aspettiamo tutti, dunque, per far festa insieme dando il via a questa realtà che appartiene ad ognuno di voi.
Dott. Michele Scalese
Presidente
gen122012
Il 6 gennaio 2012 presso i locali del Bar Settebello a Noha, in Piazza San Michele, si è svolto un incontro dal titolo “Addio O.N.”, durante il quale ha preso la parola la giornalista e scrittrice Giuliana Coppola, oltre ad alcuni membri della redazione della (ex)rivista on-line nohana.
apr022013
Ciao Noha,
è stato bello rivederti. Ritornare nella mia parrocchia di origine, nella mia piccola piazza San Michele, acquistare gli arachidi da Pippi e dalla sua immancabile bancarella, trovare le zeppole di San Giuseppe nei bar, gli agnellini di pasta di mandorla nelle vetrine, vedere tutti i nuovi giovani nohani allegri appena cresimati, simbolo di un paese che non muore: che emozione! Eppure, accanto alla gioia di riviverti, mi assale un enorme dispiacere nello scoprirti sempre più trascurata. Sembra leggere un triste romanzo ambientato a Sarajevo ai tempi della guerra mentre ti attraverso, a piedi, in lungo e in largo. I disastri dei bombardamenti mancano, ma l’indifferenza che ti è stata riservata sembra causarti più danni di un attacco aereo. E poi le strade... in ventotto anni della mia vita, o forse da quando sono state asfaltate per la prima volta, non le ho mai viste in queste condizioni. E penso a quanti soldi siano stati spesi per rattopparle volta per volta senza mai risolvere il problema alla radice. Quanto sono pessime le condizioni di viabilità nostrane. Possibile che non si riesca a fare un piano di risanamento stradale intelligente, capace di mettere in sesto una volta per tutte queste piccole stradine senza rischiare ogni volta di finire in delle voragini più che delle buche?! Un piano che in quattro o cinque anni preveda la raschiatura del vecchio manto stradale e la stesura di uno nuovo, livellando i tombini e predisponendo già tutti gli allacci alle varie reti di tubature per ogni abitazione, segnaletica orizzontale e verticale, illuminazione: questo serve. E non mi si dica che non ci sono soldi, la solita scusa di sempre. Se siete pagati, cari amministratori, lo siete per trovare soluzione ai problemi, e uno di questi è trovare i fondi per risanare il paese. Avete speso più soldi a rattoppare di quanti ne avreste speso per riasfaltare l’intero paese! Serve uno scienziato o un tecnico per capire che “nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per attaccarlo a un vestito vecchio, altrimenti egli strappa il nuovo e la toppa presa dal nuovo non si adatta al vecchio”? (Lc 5). Eppure non mancano nuovi cantieri stradali, a mio avviso senza senso, che squarciano le campagne accavallando le strade. Non bisognerebbe assestare prima quelle già esistenti visto che, come sembra, di catrame ce ne sia ben poco? E invece il bitume non manca affatto se non si pensa due volte a stendere nuovi manti stradali. Dov’è la “concretezza” e il buon senso delle nostre amministrazioni comunali? Tutto questo vaneggiamento intellettuale e logorroico che attanaglia queste amministrazioni locali mi lascia sgomento. Si vuole una volta per tutte iniziare a ragionare con “senno e cognoscimento”? O vogliamo continuare così, a tirare avanti alla meno peggio, senza una visione futura del bene comune? Lo vogliamo capire una volta per tutte che la mediocrità non è utile per nessuno ma nociva per tutti? Possiamo iniziare anche a Noha ad abituarci alla concezione dell’eccellenza? Non è un peccato mortale. Il nostro Papa Francesco, che continua a stupire noi tutti per la sua umiltà e per il suo senso della concretezza, quella che manca ai politici, ci ha ripetuto più volte che noi siamo custodi della creazione. Beh, Noha non ha custodi a quanto pare, vista la condizione in cui si trova. O meglio, i custodi che ha non bastano a salvaguardare la sua dignità che gli spetta di diritto visto la storia che vanta. Dove sono i nohani, gli assessori, i consiglieri, i sindaci o i commissari? Pagati per custodire cosa, la loro stessa poltrona? È vero che non dobbiamo perdere la speranza, ma forse è meglio ricordarlo a questi quattro politicanti che il vero potere, come dice papa Francesco, è il servizio. E a cosa servono questi e chi stanno servendo non si è ancora capito. Di sicuro né Noha né i nohani.
gen162019
Nell'ambito delle attività di orientamento per l'A.S. 2019-2020, sabato 19 gennaio 2019, dalle ore 9:30, si svolgerà la prima edizione della "Giornata del Laboratorio", per presentare l'offerta formativa dell'Istituto Professionale di Galatina, con sede in Viale Don Bosco.
Gli indirizzi di studio proposti sono i seguenti: Sanità e Assistenza Sociale (con Qualifica O.S.S.) – Odontotecnico – Servizi Commerciali – Manutenzione e Assistenza Tecnica – Corsi Serali per Adulti.
L'evento coinvolgerà gli alunni degli Istituti Comprensivi con le relative famiglie e prevede, dopo l'accoglienza in Aula Magna, i saluti istituzionali del Dirigente Scolastico Andrea Valerini, del Sindaco di Galatina Marcello Amante e del Vice-Presidente della Provincia di Lecce Massimiliano Romano.
Seguiranno gli interventi seminariali di alcuni rappresentanti del mondo imprenditoriale e delle professioni, operanti sul nostro territorio.
Nella seconda parte della giornata formativa, saranno inoltre organizzati laboratori di indirizzo, a cura di docenti e studenti della scuola.
Per informazioni e adesioni all'iniziativa, contattare il front-office dell'Istituto al numero 0836/561095.
I.I.S.S. "Laporta/Falcone-Borsellino" - Galatina
gen072017
IL COMMISSARIO STRAORDINARIO
PREMESSO CHE:
- nella nota circolare (prot. n. 1686) del 07.01.2017 della Prefettura di Lecce si comunica, tra l'altro, che nel corso delle riunioni di C.C.S. — Centro Coordinamento Soccorsi — tenute in data odierna, è stata sottolineata la necessità di assumere idonee determinazioni per la sicurezza della circolazione e soprattutto degli studenti che riprenderanno l'attività scolastica lunedì 9 gennaio, concordando, alla presenza dei rappresentanti del MIUR- Ufficio Scolastico Territoriale di Lecce e dei soggetti gestori della rete viaria e trasporti pubblici, sulla necessità, a tutela della pubblica e privata incolumità, di procedere alla chiusura degli istituti scolastici di istruzione secondaria superiore, per i quali è presente più forte il fenomeno del pendolarismo; - La Regione Puglia — Sezione Protezione Civile ha diramato in data odierna, alle ore 17,55, messaggio di allerta meteo nel quale sono previste nevicate sino al livello del mare e persistenza di temperature molto basse con diffuse gelate;
PRESO ATTO della forte nevicata che ha investito il Comune di Galatina in queste ore;
ATTESO che nelle prossime ore le strade potrebbero rendersi ancora impraticabili, con conseguenti difficoltà alla circolazione stradale e pericolo per la sicurezza dei veicoli e delle persone;
CONSIDERATO che i disagi della giornata odierna potranno persistere ed aggravarsi a causa del ghiaccio che, certamente, si formerà sulla sede stradale nel corso della nottata, in conseguenza dell'ulteriore abbassamento delle temperature e nelle successive 24-36 ore;
RITENUTO, pertanto, di dover garantire la pubblica incolumità, in particolare a favore degli alunni e del personale scolastico proveniente dai paesi limitrofi;
RAVVISATA, quindi, l'opportunità di disporre la chiusura degli istituti scolastici di secondo grado per il giorno 09 Gennaio 2017;
VISTI gli art. 50 e 54 del D. Lgs. 18.8.2000 n. 267,
ORDINA
1. la chiusura delle scuole secondarie di secondo grado ricadenti nel territorio comunale per il giorno 09 Gennaio 2017, con la consequenziale sospensione delle lezioni;
2. la presente ordinanza va comunicata:
• alle segreterie scolastiche; • al Prefetto di Lecce; • alle Forze di Polizia; • alla stampa locale online.
RENDE NOTO
A norma dell'art. 8 della Legge 241/1990 che responsabile del procedimento è il Dirigente della Direzione VI — Polizia Municipale — S.U.A.P. e Protezione Civile — dott. Antonio Claudio OREFICE.
Avverso la presente Ordinanza è proponibile:
Ricorso al TAR competente per territorio entro 60 giorni dalla pubblicazione;
- Ricorso straordinario al Presidente della Repubblica entro 120 giorni dalla pubblicazione. SI AVVISA L'Ufficio Protocollo per la notifica della presente Ordinanza:
• alla Prefettura di Lecce — protocollo.prefle@pec.intemo.it;
• al Dipartimento della Regione Puglia — Servizio Protezione Civile — servizio.protezionecivile@pec.rupar.puglia.it;
• All'Associazione di Protezione Civile — A.N.O.P.C. — protezionecivilegalatina@pec.it
• Ai Funzionari scolastici: LEIS 024007@pec.istruzione.it; leis02700p@pec.istruzione.it; letd03000q@pecistruzione.it, leps04000e@pec.istruzione.it;
• Alle Forze di Polizia — Stazione Carabinieri — tle31047@pec.carabinieri.it; Polizia di Stato: comm.galatina.le@pecps.poliziadistato.it;
• Alla stampa locale on — line: dinovalente@galatina.it; ilsedile@tiscali.it; redazione@inondazioni.it; telegalatina@libero.it; info@noha.it; info@radiorizzonti.net.
• Il presente atto va, altresì, pubblicato sul sito web istituzionale del Comune.
Commissario Straordinario
Il DIRIGENTE
Dott. Antoni FICE
giu302020
Al via la seconda edizione del ReD 3.0 presso l’Ambito Territoriale Sociale di Galatina. La misura è rivolta a tutte le persone e le famiglie pugliesi in condizioni di fragilità economica che potranno presentare istanza di partecipazione a partire da lunedì 29 giugno 2020 alle ore 14.00 accedendo alla pagina web dedicata alla misura attraverso il seguente indirizzo www.sistema.puglia.it/red2020 e registrandosi preventivamente al portale regionale, o contattando i Servizi di Segretariato Sociale Professionale e SPIOL dei sei Comuni dell’ATS o il Servizio Immigrazione con Welfare d’Accesso se utenti stranieri. Sarà inoltre possibile rivolgersi presso uno sportello di Caf e Patronato tra quelli convenzionati.
Si dà così piena attuazione ad un percorso cominciato lo scorso 19 giugno con l’approvazione del nuovo Avviso Pubblico regionale rivolto ai cittadini per la presentazione delle istanze di partecipazione alla misura in oggetto, così come definita nelle Del. G.R. n. 430/2020, n. 688/2020 e n. 944/2020 con A.D. n. 548/2020.
L’ATS di Galatina ha seguito tutti gli step procedurali che hanno portato all’approvazione dell’accordo di collaborazione con la Regione Puglia propedeutico all’attivazione della sopra citata misura di sostegno al reddito di cui alla D.G.R. n. 688/2020 e ss.mm.ii..
Questa seconda edizione del ReD 3.0 prevede come principale, ma non unico, requisito di ingresso un valore ISEE non superiore a 9.360,00 euro (parametro innalzato per alcune particolari tipologie di utenza come le famiglie “numerose” o quelle “con tre minori”). E’ stato reso unico, inoltre, per tutti i beneficiari l’importo del contributo economico da concedersi a seguito della sottoscrizione del Patto di inclusione che sarà pari ad € 500,00 mensili, a fronte di un impegno richiesto di 62 ore complessive sempre su base mensile da svolgere in un percorso di inserimento socio-lavorativo attraverso un tirocinio finalizzato all’inclusione sociale L.R. 23/2013 come riformulata dalla L.R. n.14 del 2015 Del G.R. n.928/2016, un Progetto di sussidiarietà presso enti no profit o un Lavoro di comunità (Del. G.R. 972/2017) con particolare riferimento a quello extra familiare.
La misura regionale del ReD è incompatibile con la misura nazionale del Reddito di Cittadinanza.
Per maggiori informazioni e per avere supporto nella compilazione della domanda è possibile contattare i front-office dei servizi di Segretariato Sociale Professionale PUA, SPIOL e Servizio Immigrazione con Welfare d’Accesso.
L’assessore ai Servizi Sociali
Antonio Palumbo
ott022019
Dopo una bellissima estate rigenerativa, Levèra riapre con una grande festa a suon di vinili selezionati per voi da Frank Lucignolo, dal rock al punk al surf. Un'occasione per reincontrarci e condividere le novità di questo nuovo anno associativo, ma soprattutto per divertirci insieme!
La serata sarà arricchita da una collettiva d'arte a cura di:
Frank Lucignolo, di San Donato, classe 1989. Il suo percorso artistico come welter lo ha portato a collaborare con il collettivo d'arte South Italy Street Art, realizzando numerose opere in tutta Ialia e all'estero.
Paola rizzo, nata a Noha, truccatrice, pittrice, ritrattista, restauratrice, appassionata di fotografia e della musica. Proprio attraverso la musica, collante per artisti, conosce alcuni tra i suoi musicisti preferiti, così scatto dopo scatto ferma le loro espressioni e la loro anima che poi viene impressa nei tratti decisi del suo segno. Nasce così "Grafite è Musica" una mostra itinerante di ritratti a matita dei volti di musicisti di fama nazionale ed internazionale.
Massimo Pasca, classe 1974, è uno dei più attivi live painter italiani. Già dal 1994 porta sulle coste del pugliesi il concetto di live painting con numerosi happening in compagnia di dj, musicisti e poeti. Ha dipinto per collezionisti privati, istituzioni, centri sociali, cineclub, teatri, musicisti e per la moda. I suoi disegni sono finiti su maglie, borse e copertine di dischi, libri e manifesti.
Vi aspettiamo sabato 5 OTTOBRE h 21.30
Levèra Noha
apr292016
Veniamo ora brevemente alla lettera-capolavoro vergata dalla nostra delegata Sindaco, la nostra Isabelle Arrende, la Orina Fallaci de noantri (ovvero la Susanna Tamarro, fate voi).
Orbene, di primo acchito, uno, leggendo la richiesta della Daniela nostra, pensa subito: “Brava Daniela, fatti valere, fagliela vedere tu (di cosa sei capace di fare, s’intende) a questi della Comune”.
Poi, con un minimo di attenzione in più, cercando di interpretare le locuzioni enigmatiche del massimo esponente dell’ermetismo locale, capisci bene che non si tratta di una richiesta di intervento rivolta al sindaco e a tutto il suo cucuzzaro, ma alle associazioni locali, ai volontari, ai “Portatori sani di sorrisi”, che in questo caso in particolare dovrebbero trasformarsi pure in portatori sani di “giochini” da installare nei giardini Madonna delle Grazie.
Sindaco, presidente del consiglio comunale, assessore ai LL.PP. (cioè Ludici Programmi), dirigente ai LL.PP. (Leccornie Prelibate), segretario generale, inclusi vari ed eventuali commessi di Palazzo Orsini evidentemente sono in indirizzo solo p.c. (vale a dire “per conoscenza”; non diciamo “per culo” per non essere triviali). Sicché chi dovrebbe di fatto metter mano al portafoglio sarebbe ancora una volta il cittadino o le associazioni di volontariato delle quali il cittadino fa eventualmente parte.
Bella trovata, non c’è che dire. Cosa centri con il ruolo di pubblico amministratore [la scritta “Consigliere Comunale” a caratteri cubitali, come potete vedere, campeggia in alto nella lettera, ndr.] rimane un mistero. Meno male che le minchiate non hanno mai ammazzato nessuno, se no bisognerebbe liberare anzitempo tutti i loculi già prenotati nel cimitero di Noha.
*
E comunque siamo alle solite: i compiti dello Stato (o degli altri enti pubblici) ancora una volta vengono delegati al cittadino, che dunque dovrebbe sostituirsi alle funzioni di pertinenza dello Stato (o degli altri enti pubblici).
Io inorridisco di fronte a questo principio, anzi ne ho il terrore. Ma ciò che più mi preoccupa è che si proceda a delegare al privato non solo alcune gestioni dei servizi, ma anche la funzione stessa di tutela dei diritti dei cittadini. Se i “corpi privati intermedi” si sostituiscono allo Stato (o agli altri enti pubblici) nei settori per esempio dell’istruzione, dell’educazione, dell’assistenza sanitaria, dei servizi sociali o della stessa informazione stiamo freschi.
Lo Stato non può e non deve delegare a nessuno la funzione di garanzia dei diritti di cittadinanza sociale. E tutte le varie associazioni, cooperative, onlus, e così via, non devono offrire alibi su questo (magari in cambio di sgravi, convenzioni, amicizie o appalti: parlo in generale, ovviamente), sostituendosi equivocamente allo Stato stesso.
Per volare più terra terra voglio dire che va benissimo il volontariato, che a sua volta per definizione non dovrebbe chiedere mai soldi allo Stato o agli altri enti pubblici territoriali, e che, per fare qualche esempio, è quello dell’organizzazione di una sagra, della redazione di un giornalino, dell’allestimento di un presepe vivente, della guida ad un percorso turistico, dell’insegnamento del catechismo, della costituzione di una squadra sportiva, della creazione di laboratori permanenti di idee, eccetera, ma non oltre questo.
Insomma non è uno Stato civile quello che (pur in nome della cronica penuria di fondi) si fa tinteggiare le aule dai genitori degli alunni, o quello che chiede contributi in denaro “volontari”, oppure dei “giochini” per un parco pubblico, oppure quello che istituisce ronde private “per la sicurezza”, ovvero quello che con una palandrana colorata invita il nonno a fare il vigile urbano, o quello che in mancanza di infermieri permette che un ospedale si riempia di badanti notturne o diurne. Per dire.
Questo è quanto.
In riferimento alla forma della lettera della Daniela Sindaco, cosa dire? Che sta facendo dei grandi passi avanti, da gigante. Certo, non siamo ancora ai livelli di Leopardi (al massimo, leopardata) o di un novello classico della letteratura contemporanea, ma la ragazza s’impegna assai. S’è pure risparmiata i puntini di sospensione e i punti esclamativi di cui è sempre stata generosa nei suoi scritti. Cosa volete di più?
Vabbè, la lettera è naïf come un posacenere fatto con il Das, e pure la sintassi è quella che è. E poi, dai, cosa vuoi che siano in una lettera indirizzata a mezzo mondo tre o quattro periodi senza capo né coda: tanto i destinatari, quei destinatari, avvezzi come sono a questo e ad altri simili elaborati, mica rischiano un’ernia al cervelletto per lo sforzo di capirne il senso.
La coniugazione dei verbi, lo stile involuto, la pesantezza del linguaggio (“ossequiosamente saluto”), la ridondanza della parola “giochini” ripetuta sette volte (l’utilizzo delle particelle pronominali, si sa, è rognoso per tutti), i pleonasmi (“augurando a tutti una buona collaborazione e lavoro”) sono un nulla in confronto alla diligenza e alla buona volontà della Nostra.
Dite che c’è ancora qualcosa che non va in merito all’utilizzo dei pronomi personali? Suvvia, non attaccatevi al pelo come al solito. Vuol dire che l’eroina di Noha è in grado di passare dalla prima alla terza persona singolare come se niente fosse: “Io sottoscritta […] chiede [sic]". “Chiede […] e ossequiosamente saluto [sic]”.
Ora non ditemi per favore che non vi è mai capitato di dire a qualcuno: “Scusi, ma lei chi sei?”, ché non ci credo. La Daniela nostra talvolta lo fa per vedere se stiamo attenti.
*
E poi figurarsi se qualcuno della presunta opposizione s’è accorto di nulla: cambiando l’ordine degli attori di palazzo Orsini il risultato non cambia. Tanto che se in quelle vetuste stanze t’azzardi a fare una citazione, come per esempio: Pape Satàn, Pape Satàn Aleppe, quelli capiscono: pane e salam, pane e salam a fette.
Antonio Mellone
mar252015
Il 24 marzo scorso presso la Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell'Università del Salento, Federica Mellone ha conseguito la laurea magistrale in Biologia discutendo una tesi sperimentale in Biochimica Applicata e Diagnostica dal titolo: "Valutazione del PCA3 nella diagnosi del carcinoma prostatico". Votazione finale: 110/110. Relatore la prof.ssa Alessandra Ferramosca, correlatore la dott.ssa Anna Rita Bruno.
Alla dott.ssa Federica, e a tutti i suoi parenti e amici, giungano le congratulazioni e gli auguri della redazione di Noha.it
***
P.S. Invitiamo tutti gli interessati ad inviare all'indirizzo info@noha.it notizie e immagini in merito a lauree, master, altri titoli accademici, specializzazioni e incarichi vari in aziende private o in enti pubblici di nohani (o di chi, in un modo o nell'altro, è legato a Noha) da pubblicare nella nuova rubrica "lauree". E' un modo come un altro per conoscere meglio il potenziale professionale, culturale e umano della nostra cittadina.
nov162013
Ci sarebbe molto da elencare a proposito dei danni derivanti dall’obbrobrio rappresentato dal mega-porco fotovoltaico di contrada Roncella (ma il discorso rimane valido anche per tutti gli altri campi trafitti da queste corone di spine, ferro, silicio, e giacché ci siamo anche cemento, che intasano a chiazze vaste aree del Salento).
Questi mali incommensurabili – elenchiamo a caso - vanno dalle variazioni del microclima all’inquinamento elettromagnetico; dall’energia prodotta in eccesso che si disperde in rete al tema dello smaltimento dei pannelli una volta terminato il loro ciclo “vitale”; dalle famose “ricadute occupazionali” pari a zero ai danni all’immagine di un habitat intonso fino a qualche lustro fa; dagli effetti nefasti provocati sulla salute dei salentini a causa del fatto che queste “energie alternative” non hanno fatto altro che aumentare la produzione di energia da combustibili fossili (vedi Cerano) - grazie alla truffa dei cosiddetti “certificati verdi”, come già spiegato altrove - alla sottrazione di terreni all’agricoltura, finiti per definizione; dal depauperamento economico-finanziario della nostra terra considerata dai conquistadores di tutto il mondo come un bancomat da assaltare al lavoro nero, alle mafie, al riciclaggio di rifiuti nascosti in questi “parchi”, al giro di soldi e mazzette e truffe di vario tipo ai danni dello Stato (che ogni giorno stanno intasando la cronaca nera locale, come se già il resto non bastasse)…
Ci sarebbe in effetti molto altro da dire, argomentare, chiosare sul tema. Ma temiamo che i nostri interlocutori vengano colpiti da ictus cerebrale per troppo stress da concentrazione. E quando diciamo “interlocutori” vogliamo includere oltre all’ex-sindaco di Galatina, anche il suo successore e attuale primo cittadino, con tanto di curie e codazzo al seguito (in effetti non c’è soluzione di continuità tra la padella e la brace), ed una marea di concittadini in pantofole, sedotti e abbandonati su comodi divani & divani.
Tutto questo cercavamo di comunicare ai tempi in cui scendevamo in piazza per spiegare ai cittadini a cosa si andava incontro, per raccoglierne le firme di protesta e proposta, per distribuire sacchettini di terra benedetta (benedetta direttamente da Dio, s’intende)…
Ma in quel tempo tanto le “autorità” civili che quelle religiose, non solo mostravano orecchio da mercante non solidarizzando con te e la tua lotta contro gli inganni travestiti da “energie alternative”, ma facevano a gara per far fare il turno di riposo alle rispettive intelligenze. Sicché l’una ti dava della “vittima della calura estiva”; l’altra del “profeta di sventura”. E tu a continuare a combattere contro il vero micidiale spread che purtroppo continuerà ad assillarci per un bel po’: quello culturale.
Panorami di ferro e silicio. Distese enormi di pannelli fotovoltaici entrati per sempre nei paesaggi delle nostre campagne, come novelle cartoline da inviare ai tour-operator del resto del mondo. Specchi riflettenti che affiancano ulivi e fichi d’india, e spesso si sostituiscono ad essi, mangiandosi la terra rossa e l’orizzonte. E noi altri, nel mentre ammiriamo queste prospettive, dobbiamo pure ricordarci ogni bimestre di pagare la bolletta, il dazio ai signori dell’“energia alternativa” che vengono da lontano.
Salento, mare, sole e vento sono ormai una leggenda, una fola, un luogo comune, una corbelleria. E solo chi credeva nelle favole poteva pensare che questa fosse la realtà.
La verità, invece, brilla della sua stessa perspicuità. Sicché il resto della storia è oggi espresso da un altro slogan un po’ meno ipocrita e più empirico: Salento, male, fole e cemento. Il tutto avvolto dalla tormenta infinita (come quella del V canto dell’Inferno dantesco) prodotta stavolta dal vento sinistro degli insipienti e degli ottusi.
giu222021
La settimana scorsa son tornato a rivedere il doppio frantoio ipogeo di Noha, che si estende da Corte Marangia fino al castello. Stavolta sono entrato dalla parte opposta cioè all'interno di quello che era il vecchio Bar Castello, ora una delle sale del nuovo affascinante resort che sta nascendo a Noha, grazie alla voglia di alcuni imprenditori locali che credono nel territorio, nel valore economico e sociale dell'opera che stanno portando a termine. La prima volta ci fu la scoperta incredibile di filmare addirittura lo Sciaccuddhi ( scazzamurieddhu, uru, lauro, monacizzo, carcaluru ) un elfo dispettoso che pare aver preso casa proprio nell'antro buio ed umido di questo frantoio ipogeo. Stavolta la scoperta potrebbe aprire nuovi orizzonti sulla storia di Noha.
Noha già nel nome potrebbe nascondere un segreto mai rivelato, perchè Noha è la trascrizione strettamente fonetica (con tanto di aspirazione) di un nome proprio femminile ebraico, quindi cananeo, dunque “ fenicio ”, francesizzato oggi suona come Noè ed è in uso e direi diffuso in varie parti del mondo con diverse varianti, tra cui Noam, Naum, Noemi. Ricordiamo la vicina Seclì che viene indicata nel dialetto locale come " Siclì " la moneta ebraica del tempo della Bibbia ed ancora oggi in uso in Israele ed anche un unità di peso sempre presente nei racconti biblici. A questo punto i De Noha feudatari del paese, non sarebbero per nulla entrati nell’ etimologia del nome del paese e neanche i latini con la loro ” Domus Novae ” traduzione di case nuove, anche se qualcuno lo pensa essendo ” Novae ” che si legge ” Nove ” in italiano, proprio come lo si indica ancora oggi nella forma dialettale.
Tutto questo per raccontare una scoperta che avrebbe dell'incredibile quella che a prima vista sembra una data con numeri arabi (indiani) 1771, in effetti potrebbe essere una parola di origine cananea, un popolo organizzato in comunità cittadine tra cui spicca Ugarit, esse non raggiunsero mai la totale unità e indipendenza politica. Si distinsero tra essi i Fenici. Dal punto di vista religioso, i testi ugaritici hanno rivelato i nomi di molte divinità: El, capo del pantheon; Ba’al, dio della pioggia fecondatrice; ᾿Anat, dea guerriera; Mōt, re degli inferi. Si chiama cananaico un gruppo di lingue parlate in Palestina e in Fenicia, ne fanno parte il fenicio, l’ebraico e il moabitico, che rientrerebbero nel gruppo dell’amorreo meridionale, lingua dei semi nomadi che vivevano in Siria.
Nella mia intuizione originale mi hanno aiutato il mio amico avvocato Severino Loreto appassionato di lingue antiche ed il mio amico, il rabbino Tomer Corinaldi, nella possibile lettura che si fa leggendo da destra a sinistra, anche se in questo caso la parola è palindroma si riconoscono " Zain Gimel Gimel Zain ". Quattro lettere che ricordano il magico Tetragrammaton la sequenza di quattro lettere che forma il nome del Dio della Bibbia ( J H V H ) senza vocali essendo l'alfabeto ebraico consonatico, cioè senza le presenza delle vocali che vengono usate solo per la fonetica della parola.
In attesa di capirne di più ricordiamo che le quattro lettere possono trasformarsi in numeri e qui possiamo ritrovare i segreti della ghematria ebraica che da il nome alla parola " geometria ". Infatti nella scienza teologica dell'Ebraismo alcune parole scritte in lingua ebraica si assegna loro valori numerici, uno dei metodi di analisi utilizzati nella cabala ebraica.
La parola Noha se così fosse sarebbe un nome antichissimo, un nome pronunciato in lingua semitica, ma cosa ci fa dalle nostre parti l’alfabeto “proto-cananeo”, o “fenicio”, padre delle scritture aramaica, ebraica, greca, etrusca e latina, consistente nell’assegnare a un segno in origine pittografico il valore del suono iniziale della parola da esso rappresentata. Il “proto-sinaitico” era, o sarebbe stato, in uso solo nel mediterraneo orientale, nell’area oggi di Libano – Siria – Israele. Chi lo aveva pronunciato in questi luoghi, da dove arrivava? Da nessuna fonte storica risultano insediamenti fenici in territorio pugliese, con presumibile uso locale della relativa lingua. Chi erano i primi abitanti di Noha? Avevano a che fare forse con la lingua Punica usata dai soldati di Annibale che erano proprio presenti in questa zona durante la seconda guerra punica intorno al 216 a. C.
Noha è un sito archeologico, che conserva questo toponimo da tempo immemorabile. Noha era uno snodo cruciale di una strada che in epoca pre-romana collegava San Cataldo, sul mare Adriatico, con Lecce, Noha, Collepasso, Casarano, Ugento fino a Torre San Giovanni, sul Mare Ionio. I Fenici erano esperti navigatori alcune mappe per la navigazione del Mediterraneo pervenuteci sono infatti fenicee. Erano anche abili commercianti e avevano una fitta rete di scambi via mare. Avevano inventato le navi triremi e stabilivano le rotte di viaggio in base agli approdi, probabilmente anche nel Salento individuarono centri logistici di rilevante importanza infatti, alcuni studiosi tra cui Giacomo Arditi danno per accreditata l’ipotesi che S. Maria di Leuca sia stata fondata dai Fenici.
Per quanto ci riguarda la ricerca certo non finisce qui, anche questo piccolo contributo potrebbe in parte riscrivere la storia delle civiltà nel mediterraneo. Noha con le sue iscrizione Fenicie ed il segreto delle quattro lettere nel frantoio ipogeo ci aiuteranno forse a capire meglio la storia di questi luoghi.
Raimondo Rodia
ago212021
Ci ho dovuto riflettere alquanto prima di tagliare quest’n-esima fetta: infatti, nelle migliori scuole di giornalismo (che io non ho frequentato, ma so come va il mondo avendo fatto il militare a Cuneo, vabbè a Milano) dicono che la notizia non sia il cane che morde l’uomo, ma il contrario. Ergo questo pezzo sarebbe (stato) totalmente inutile in un contesto diverso, o per meglio dire normale.
È che però, nelle mie ricerche sull’archeologia nohana, non mi sembra di essermi mai imbattuto in una cerimonia solenne di tal fatta: pertanto, salvo sviste o omissioni, trovandomi nel campo, appunto, delle notizie, essendo questo avvenimento il primo nel suo genere, mi accingo a lasciare su questa pergamena (elettronica) quelle impressioni che, pur con i miei illimitati limiti, ho la presunzione di pensare contribuiscano a fare la Storia del mio paese, scritta finalmente in maiuscolo e d’ora in poi mai più di serie Zeta.
Ebbene, senza tirarla troppo per le lunghe, il primo di agosto scorso due ragazzi si sono uniti civilmente ovvero – preferisco questa seconda formula - sono convolati a nozze: si tratta di Jerry Misciali di Noha e di Antonio Antonazzo di Parabita. Non me ne vorranno, gli sposi, se per questo passaggio utilizzo alcune immagini pescate dai loro profili social, quindi già pubbliche, e nemmeno gli autori delle rispettive foto, nei confronti dei quali mi dichiaro sin d’ora disponibile a citarne il nome quale giusto guiderdone al loro copyright.
Nel titolo parlavo di fichi. Ma ci terrei a precisare che non v’è alcun riferimento alla botanica, dunque alle Moracee nelle centinaia delle loro varietà e ai relativi frutti eduli, freschi o essiccati; e men che meno al modo di dire “Fare le nozze coi fichi secchi”, pare coniato nel 1896 in occasione del matrimonio tra Vittorio Emanuele di Savoia e la principessa Elena del Montenegro per indicare le non proprio prosperose finanze dell’augusta consorte. Oltretutto, per la cronaca, i fichi di certe geografie rientrano nella categoria dei presidi slow food, vere e proprie eccellenze gastronomiche, e sembra ne fossero stati offerti in abbondanza, insieme ad altre leccornie s’intende, persino nel “rinfresco” reale seguito allo sposalizio di William e Kate.
Invece questa volta mi riferisco al concetto più popolare (magari gergale) di fico, allorché in maniera icastica vogliamo far riferimento a qualcosa o a qualcuno che risponda agli attributi di piacevole, accattivante, originale, sollecitandone al contempo approvazione, compiacimento e complimenti.
Sì, esclusivamente in questi termini dico che si è trattato di nozze coi fichi, a partire dagli sposi: ma non solo in quanto belli, eleganti, radiosi, manco un pelo delle loro barbe fuori posto (ma quanto si somigliano ‘sti carusi), e giacché pure ironici, e imbranati quanto basta come accade a quasi tutti i coniugi del pianeta nel giorno degli sponsali, ma soprattutto perché hanno saputo tener duro facendo comprendere a chiunque che non esiste una parte “sbagliata” della storia, e che spesso certe barriere architettoniche mentali (se non proprio culturali o addirittura intellettuali) son fatte di perbenismi puritani e adattamenti conformisti, quando non di ipocrisie apocalittiche. La verità, che brilla della sua stessa perspicuità, o è di carne o è ideologia di bassa lega: e sarebbe il caso che il potere ne prendesse atto una buona volta.
Non posso concludere queste note senza un cenno a quanto fichi siano (stati) i genitori dei coniugi, non tanto nell’aver superato brillantemente il groppo emotivo della giornata epocale, quanto per l’orgoglio e la dignità dimostrati nel rimanere accanto ai loro “bambini” in ogni attimo di questa bella realtà. Ma fichi, di più, fichissimi sono anche gli altri parenti (a partire dai più anziani, straordinariamente moderni e laici, per finire ai giovanissimi, testimoni e si spera protagonisti di cieli nuovi e terra nuova), e il resto degli invitati, senza tralasciare, in questa era di cibernetica, gli amici diciamo in Dad (incluso il sottoscritto), che non hanno lesinato sui like all’indirizzo dell’avvenimento, di chi l’ha pensato, voluto e raccomodato.
Sono certo che d’ora in poi “tracce” di unioni civili di tal natura saranno rinvenibili ovunque, oltre che negli archivi dello stato civile di ogni comune, anche nei registri parrocchiali locali e globali, in quelli delle moschee, delle sinagoghe, dei santuari shintoisti, insomma negli elenchi conservati nei templi di ogni religione.
Per di più, se Dio è amore non può non benedire legami sacri (e fichi) come quello di Jerry e Antonio.
Antonio Mellone
set252017
Non so voi, ma a me ‘sta storia del mega-porco commerciale Pantacom rievoca tanto quella della monaca di Monza, narrata da Alessandro Manzoni nei suoi Promessi Sposi.
In questa sorta di romanzo nel romanzo, ci vien presentata la figura della povera Gertrude destinata al convento sin dalla nascita, così, tanto per rispettare la tradizione del Maggiorasco che prevedeva la concentrazione del patrimonio ereditario nelle mani del primogenito (ovviamente maschio).
Sicché la sventurata si trova istradata al monastero già all’età di sei anni, quale normale prosecuzione dei suoi giochi d’infanzia (fatti perlopiù di santini e di bambole vestite da suore), e naturale destino di un nome che fa tanto chiostro, Gertrude, imposto dal padre-padrone, “principe e gran gentiluomo milanese” che per la figlia non vedeva altro futuro se non il velo e la clausura.
Orbene, nonostante Gertrude non avesse alcuna intenzione di farsi monaca, più il tempo passava più s’accorgeva di essersi incamminata in un vicolo cieco. In molte occasioni avrebbe potuto rifiutare la “vocazione” impostale, ma venne sopraffatta dagli eventi, dalla insicurezza, e nondimeno dalla sfiducia nella propria libertà.
La meschina, troppo debole per affrontare le conseguenze di una disubbidienza al volere paterno, mente prima di tutto a se stessa, e poi agli altri, alle consorelle, alla badessa, e infine a quell’uomo “dabbene” che era il vicario, cioè il prete convenuto al monastero, come previsto dalla procedura, per confessarla e interrogarla sulle sue reali intenzioni di accettare i voti, la vestizione e la vita “lontana dalle insidie del mondo”.
Ecco cosa scrive il Manzoni nella sua bella prosa-poetica, dopo l’ennesimo assenso all’“iter autorizzativo” da parte dell’infelice ragazza: “Fu dunque fatta la sua volontà; e, condotta pomposamente al monastero, vestì l’abito. Dopo dodici mesi di noviziato, pieni di pentimenti e ripentimenti, si trovò al momento della professione, al momento in cui conveniva, o dire un no più strano, più inaspettato, più scandaloso che mai, o ripetere un sì tante volte detto; lo ripeté, e fu monaca per sempre” (cap. X, I Promessi Sposi).
Ecco, io non vorrei che con il Mega-porco commerciale avvenisse il medesimo dramma vissuto dalla sciagurata Gertrude: cioè che si dia corso a questa minchiata economico-ecologica [scusatemi, ma in questo momento non mi viene un lemma più triviale di questo, ndr.], nonostante siano in pochi ormai (almeno spero) a credere agli asini che – ragliando a cento decibel di “ricadute” e “occupazione” - continuano imperterriti a volare sulle nostre teste.
Come ben saprete, tra i punti all’ordine del giorno del Consiglio Comunale di martedì 26 settembre 2017, al numero 5 leggiamo: “Piano Attuativo per la realizzazione di Area Commerciale Integrata no-food in contrada Cascioni. Proponente: PANTACOM s.r.l. – Approvazione nuova convenzione in sostituzione di quelle sottoscritte in data 24/04/2013 e 31/05/2017”.
Bene. Ora mi (e vi) pongo alcune domande.
Perché un’altra convenzione? Com’è che se ne cambiano ogni tre per due? Forse che le precedenti non andavano bene? È proprio necessario procedere all’approvazione di una novella convenzione in sostituzione delle passate, posto che in genere le successive son quasi sempre peggiorative per noi e migliorative per i richiedenti, cioè con meno oneri per loro e più diseconomie per il Comune di Galatina?
E se invece di approvarle si negassero, cosa succederebbe? Il finimondo? O, come diceva qualcuno, addirittura l’apocalisse (tipo quella paventata lo scorso dicembre in caso di vittoria del No al referendum di Renzi)?
A Galatina sono maestri nel ripetere un mantra che suona più o meno così: “Non c’è più nulla che si possa fare per bloccare il progetto del Megaparco perché tutti gli atti autorizzativi necessari sono stati rilasciati dalle precedenti amministrazioni”.
Se davvero così fosse, come si spiegherebbe la convocazione addirittura di un Consiglio Comunale per discuterne ancora? E non sarebbe a questo punto il caso di render noto all’intera cittadinanza l’elenco degli atti di qualunque natura relativi a codesta “definitiva” autorizzazione: sia quelli già rilasciati, che, eventualmente, quelli ancora mancanti?
E, giacché ci siamo, non sarebbe opportuno che questa nuova Amministrazione Comunale mostrasse chiari segni di discontinuità con le precedenti, anche sul tema del Mega-porco (visto che i propositi, le premesse, la buona volontà, la voglia di far bene sembrano esserci tutti)?
Ho sentito dire in giro, tra le altre cose, che il Consiglio Comunale “è tenuto ad approvare”, eccetera, eccetera. Coooosa? È questo il moderno concetto di Democrazia? Ma scusate: non è forse un Consiglio Comunale la massima assise cittadina, espressione della sovranità di un popolo stanziato su di un determinato territorio, l’organo di volontà e indirizzo politico di un Comune, per cui è libero di decidere in assoluta libertà quel che vuole (e dunque non è “tenuto” ad approvare proprio un bel nulla), nel rispetto delle leggi e della Costituzione?
E se davvero non ci fossero alternative, mi spiegate a cosa cavolo servirebbe un Consiglio Comunale? A ratificare forse quel che avrebbero deciso gli altri, o peggio ancora un funzionario a briglie sciolte il quale, magari in qualche conferenza dei servizi, ha stabilito che andava bene un centro commerciale senza alberi di alto fusto (sennò magari le radici sollevano l’asfalto e rompono le palle alle auto e ai Tir)? [questa mi pare di averla già sentita da qualche parte, ndr.].
E che razza di decisione è mai quella per la quale o mangi questa minestra o ti butti dalla finestra? Ci sarebbero delle penali da sopportare, dite? E a carico di chi sarebbero queste penali? Del Comune, o di chi eventualmente avrebbe preso l’iniziativa “in nome del”, senza magari averne il mandato o, come si dice, in carenza o difetto di rappresentanza? E in questa seconda eventualità, non sarebbe appena il caso di accollarle al responsabile e non invece a tutta la collettività (responsabilità e penali, dico)?
E a chi dovrebbero essere pagate queste penali, alla Pantacom? Cioè alla società che, salvo errori od omissioni, è ancora “inattiva”? E cosa farebbero i signori di codesta società a responsabilità ridotta, l’attiverebbero giusto il tempo di incassare le penali? E, di grazia, di che importo sarebbero codesti indennizzi, posto che si tratti di esborsi monetari e non di fustigazioni sulla pubblica piazza? E se anche si dovessero sopportare spese per risarcimenti, non trovate che qualunque rifusione sarebbe comunque di gran lunga meno gravosa della pena di un Mega-porco a km zero? E perché mai non si prevede un indennizzo finalmente a favore del Comune se non altro per il danno derivante dall’enorme perdita di tempo e di energie dei suoi uffici, che, piuttosto che dar retta alle coglionate, avrebbero potuto pensare ai problemi reali di Galatina?
Inoltre, invece di andare avanti con questa pantomima [vocabolo derivante giusto da Pantacom, ndr.], avete letto per caso in questi giorni (perfino sul Corriere della Sera, giornale tutt’altro che anticapitalista) della decisione della Provincia di Trento di bandire definitivamente i centri commerciali dal proprio territorio, al fine di “salvaguardare l’ambiente, ridurre il traffico veicolare, e rinnovare il metodo degli insediamenti commerciali sul territorio all’insegna della qualità e della valorizzazione dei piccoli esercizi”? No? Allora, per favore, informatevi bene prima di prendere decisioni irreversibili come quelle della monaca di Monza.
E infine, lo sapete che negli Stati Uniti il mito del centro commerciale è crollato da tempo? E che gli Stati Uniti anticipano generalmente la nostra sociologia di circa un decennio? E che secondo molti analisti nei prossimi anni chiuderanno addirittura 400 dei 1100 centri commerciali statunitensi? Avete avuto per caso notizia dell’inchiesta del New York Times (non dell’Osservatore Nohano) che attesta che svariati Malls (centri commerciali) sono ormai alla stessa stregua di vere e proprie città-fantasma, deserte, vuote, fallite? Lo sapete che ci sono dei siti internet - come ad esempio il seguente http://deadmalls.com/ - con storie di centinaia di Malls chiusi, sedotti, abbandonati, morti e sepolti? A quando la costruzione e la redazione anche in Italia di un sito o un blog dello stesso tenore dal titolo “limortiloro.it”?
*
Di questo passo Galatina farà la fine della monaca di Monza. E i danni non si ripareranno con una “cavita di conza”.
Antonio Mellone
nov172015
Daria Colombo sarà ospite a Galatina, giovedi 19 novembre presso la Sala Contaldo del Palazzo della Cultura “Z. Rizzelli ” alle ore 19,00.
Daria Colombo, art director, giornalista, scrittrice, ha dato vita al movimento dei Girotondi a livello nazionale ed è impegnata in numerose iniziative di solidarietà.
È sposata con Roberto Vecchioni, con il quale collabora da oltre vent’anni. Ha già pubblicato Meglio Dirselo (rizzoli 2010), con cui ha vinto il premio Bagutta Opera Prima.
Durante l’incontro a Galatina, a cura della Libreria Fiordilibro, presenterà il suo nuovo romanzo “ Alla nostra età con la nostra bellezza” rizzoli, in cui esplora nuovamente l’universo femminile.
“Ho voluto raccontare – spiega Daria Colombo - una storia di sentimenti e amicizia tra due donne, una giovane ventenne e una trentottenne che frequentano l’università insieme e gradualmente, con alti e bassi, diventano amiche pur apparendo molto diverse, anzi proprio per questo si scambieranno molto. Ma è anche una vicenda di condivisione – prosegue – che si svolge sullo sfondo degli anni che vanno dal 1992 al 2007, un periodo significativo per l’Italia”.
Dialogherà con l’autrice, Sandra Antonica che del periodo preso in esame nel libro, è stata protagonista di primo piano con la stessa passione di Daria Colombo e soprattutto grande lettrice .
Appuntamento a giovedì 19 novembre ore 19:00, presso la sala Contaldo del Palazzo della Cultura “Z. Rizzelli”
Emilia Frassanito
gen282011
Eccovi un bellissimo video che ritrae la sala prove e registrazioni di Carmine Tundo, in arte ROMEUS, cittadino di Noha, arredata con strumenti musicali e con gli olii su tela che le fanno da sfondo.
Come si potrà vedere, qui si fondono musica e pittura, suoni e immagini.
Ancor più bella questa musica e queste immagini in quanto figlie di artisti nohani.
Ma qual è l'artista per eccellenza, amica dei plurisecolari ulivi di Puglia, se non la splendida PAOLA rizzo? E qual è la voce più rock e graffiante di questo inizio secolo italiano se non quella di Romeus?
Buon ascolto e buona visione.
lug162019
MANCANO
ALLA PRIMA FESTA DEI SALENTINI NEL MONDO
Nell'attesa che il centro di Noha si trasformi almeno per una sera in una stazione ferroviaria d'arrivo, in un porto di sbarco o in un terminal d'atterraggio di conterranei che magari oggi parlano con inflessioni le più disparate, se non proprio lingue esotiche, chiediamo gentilmente a tutti, restati e partiti, di inviare al seguente indirizzo mail info@noha.it immagini attuali o trascorse, storie, video, aneddoti, incontri e suoni di quel che si è lasciato o di ciò che si è incontrato.
Il tutto verrà proiettato su di un grande schermo nel corso della serata, e pubblicato sul nuovo dominio creato ad hoc http://www.salentininelmondo.it
Gli Organizzatori
gen132017
La raffinata doppiezza del comunicato-stampa diramato ‘urbi et orbi’ (soprattutto orbi) da parte di uno dei soci della discarica di famiglia, e già che si trova anche candidato alla poltrona di sindaco [Galatina, per grazia di Dio, non si fa mai mancar nulla, ndr.], ha tutta l’aria di una excusatio non petita.
Sì, perché nel mio pezzo dal titolo: “Cava De Pascalis: è permesso sapere?” quel “Cava De Pascalis” non era un vocativo, ma un complemento di argomento, seguìto appunto non da una virgola (questa, sì, avrebbe forse potuto trarre in inganno), ma dal comune carattere tipografico dei due punti.
Ergo: si parlava di, a proposito di, riguardo a, sopra, circa, about, insomma intorno alla Cava De Pascalis, e non a, all’indirizzo postale o al recapito della spettabile ditta.
Puntuale come la morte è arrivata invece (chi l’avrebbe mai detto) l’originalissima lettera a cielo aperto del titolare effettivo dell’immondezzaio nohan-galatinese (parlando con pardon: uso un sinonimo per non ripetere il solito lemma ‘discarica’ - del resto non stiamo mica discettando di un’oasi del National Geographic, sebbene avrebbe potuto benissimo diventar tale nel caso in cui il bene comune avesse prevalso su uno degli affetti più cari dei diretti interessati: il portafoglio).
Nell’enciclica sociale, il membro scrivente, nel ringraziare l’anonimo cittadino di Noha [che poi sarei io, ndr.], il quale aveva chiesto pubblicamente chiarimenti [non a lui, o all’amministrazione della cava - per considerazioni così scontate che capirebbe pure un bambino in seconda elementare e neppure tanto sveglio - ma a soggetti terzi possibilmente non in conflitto (vale a dire consonanza) di interessi con il padrone delle ferriere: del resto, cosa ti aspetti che dica un Marchionne se non che dai tubi di scappamento delle sue automobili fuoriesca profumo Chanel n. 5? - ndr.], ci attacca un pippone inenarrabile partendo dal 1950, citando antichi proverbi, blaterando di rispetto delle norme, di figli, nipoti e amici, nonché della sua “personale sensibilità alle tematiche ambientali” [giacché c’era poteva anche chiarirci in quali termini, e se per caso lui e i suoi amici di cordata politica fossero, per dire, ancora favorevoli al mega-porco commerciale di 26 ettari da colare nei dintorni di Collemeto: così, tanto per avere un’idea circa certe “sensibilità alle tematiche ambientali”, ndr.].
Il novello pezzo grosso della politica galatinese continua poi imperterrito a tranquillizzarci dicendoci che tutto è apposto e in regola [se lo dice la proprietà dev’esser vero, ndr.] e dichiarando che le porte dell’azienda sono sempre aperte per i dovuti controlli [ci mancherebbe altro che i cancelli dell’azienda rimanessero sprangati di fronte ai dovuti controlli, ndr.] e infine, ciliegina sulla discarica, il suddetto socio-ambientalista mette a disposizione dei cittadini il proprio indirizzo mail cui indirizzare qualsiasi dubbio o richiesta di chiarimenti [mei cojoni: vuoi che l’oste non ti dica subito subito se il suo vino fa schifo? Suvvia, uomo di poca fede. ndr.].
Non pago di tutto questo, il nostro aspirante sindaco, non si sa perché, termina il suo trattato con una dotta nonché interessantissima dissertazione sulla differenza tra traversine ferroviarie in legno e quelle in cemento [si sarà evidentemente laureato discutendo una tesi in traversine, ndr.], del che ovviamente non possiamo che rendergli grazie: del resto tutto è cultura, come diceva quel tale.
*
E Niente. Sarà che in certi settori (come quello delle discariche) la probabilità che qualcosa accada è inversamente proporzionale alla sua desiderabilità; sarà che il sottoscritto è uno al cui confronto Murphy (quello della legge) era un inguaribile ottimista; sarà che certe supposizioni (o supposte) non portano nulla di buono; sarà che nemmeno il più sprovveduto dei cittadini può essere così ingenuo da prendere per oro colato il verbo del padrone di turno (che per definizione sarebbe capace di ogni ritocco pur di far sembrare presentabile persino Fukushima dopo l’esplosione); sarà tutto questo contemporaneamente, ma insomma l’epistola carica del socio nonché probabile futuro sindaco di Galatina non m’ha tranquillizzato per niente.
Oddio, qualcuno l’avrà tranquillizzato, eccome: tipo certi gggiornalisti di Gggalatina (già di per sé sereni e tranquilli per indole e formazione), che, anziché controllare questo o quel potere indigeno con inchieste, ricerche o almeno una domanda una che sia tale, si limitano a copia-incollarne i comunicati ufficiali, bistrattando così i loro poveri, inconsapevoli lettori.
Mi sa tanto che i veri rifiuti tossici da ammassare in discariche severamente controllate come manco un sito nucleare sono certi quotidiani appena usciti dalle rotative tipografiche.
Credo si tratti di veri e propri inerti contaminati, da non toccare nemmeno con una canna da pesca. E sottolineo inerti.
Antonio Mellone
nov252020
Il Sindaco Marcello Amante incontra il Dott. Rocco Palese, delegato dalla Direzione Generale Asl Lecce a sovrintendere i lavori di adeguamento dell’Ospedale Santa Caterina Novella di Galatina.
Già stamattina, a poche ore dal suo insediamento, il Dott. Palese ha incontrato i responsabili tecnici del nosocomio per fare il punto sulle criticità che di fatto ne stanno bloccando l’operatività per poi, in tarda mattinata, confrontarsi con il Sindaco Amante.
Il Dott. Palese ha inteso confermare al Sindaco Amante le determinazioni regionali che affidano
all’Ospedale di Galatina un ruolo centrale, al fianco del Vito Fazzi, nella risposta sanitaria alla pandemia in
Salento. Il suo preciso incarico, quindi, è renderlo adeguato nel più breve tempo possibile.
“L’incarico al Dott. Palese, dopo le rassicurazioni giunte anche sul fronte del potenziamento di offerta sanitaria dell’Ospedale dall’Assessore alla Sanità Lopalco e dall’Assessore Delli Noci nella videoconferenza della scorsa settimana, è per noi la migliore garanzia sulle intenzioni regionali verso il nostro nosocomio che in questa fase ha una reale opportunità di rilancio - afferma il Sindaco Amante - per questo intendo ringraziare il Direttore Generale Asl Lecce Rodolfo Rollo che si è dimostrato attento alle nostre istanze.”
“Nessun taglio all’orizzonte - ha inteso puntualizzare il Dott. Palese - solo il disagio inevitabile per l’utenza in questa breve fase di riorganizzazione che, con la grande disponibilità riscontrata in tutto il personale del Santa Caterina Novella, spero duri pochissimi giorni.”
Nell’illustrazione del programma operativo al Sindaco Amante il Dott. Palese ha evidenziato che alcuni reparti non solo non chiudono all’utenza tradizionale ma raddoppiano la loro attività in assoluta sicurezza con percorsi e luoghi separati, garantendo l’accesso sia ai pazienti covid che ai pazienti no-covid. È per questo che nel Punto Nascita le donne potranno continuare partorire e i bambini potranno ricevere cure come sempre, così come le riceveranno in totale sicurezza e in ambienti separati anche se contagiati dal covid.
“La sfida è garantire tutti i cittadini, nella consapevolezza che non ci si ammala di solo covid – conclude il Sindaco Amante - con l’importante notizia che finalmente sarà riaperto un servizio cardiologico e le rassicurazioni sul mantenimento in percorsi puliti per no-covid delle prestazioni di dialisi e nefrologia, di oncologia, di riabilitazione, di oculistica, di psichiatria, del laboratorio analisi, del trasfusionale e probabilmente anche di ortopedia e chirurgia con le week surgery che dovrebbero poter ripartire abbiamo convenuto la necessità nei prossimi di una più dettagliata comunicazione congiunta con il Dott. Palese per meglio illustrare ai cittadini il percorso intrapreso.”
Ufficio stampa Marcello Amante
sindaco di Galatina (LE)
nov212017
Con la rassegna “fil rouge” il CAV MALALA ha voluto dare un segno tangibile della sua presenza sul territorio dell’ATS di Galatina con una serie di iniziative avviate nel mese di ottobre con la Campagna di sensibilizzazione “Puntiamo sulla prevenzione” destinata agli studenti delle classi 4° degli Istituti Superiori.
Uno spazio interattivo rivolto ai giovani per riflettere ed essere informati sul tema della violenza di genere, ma anche occasione di ricerca finalizzata a capire la percezione della violenza nei giovani promossa dalla sociologa e ricercatrice dell’ università del Salento Prof.ssa Anna Maria rizzo, partner del CAV in numerose iniziative.
La rassegna “fil rouge” prevede un fitto calendario di appuntamenti e incontri, tra i quali quello del 24 novembre per celebrare il 25 Novembre Giornata mondiale istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in onore e ricordo delle sorelle Mirabal, attiviste della Repubblica Dominicana, uccise il 25 novembre 1960 per la loro opposizione al regime dittatoriale.
A presentare la giornata del 24 novembre, presso la sede del CAV MALALA, saranno la dr.ssa Maria Giaccari - Vice Sindaco e Assessore alle Pari Opportunità del Comune di Galatina, l’Assessore dei Servizi Sociali Antonio Palumbo e la dirigente dell’Istituto Comprensivo Polo 3 Prof.ssa Rosanna Lagna.
A partire dalle ore 9.00 di venerdì saranno attivati laboratori teorico-pratici sui temi delle “differenze di genere, destrutturazione degli stereotipi di genere e sul rispetto delle differenze”, che coinvolgeranno direttamente 50 ragazzi delle classi terze della scuola di 1° grado.
Le attività laboratoriali saranno curate dalla Dr.ssa Barbara Colucci e Barbara De Simone e dalla coordinatrice dr.ssa Paola Gabrieli.
I ragazzi divisi in gruppi saranno stimolati e portati a manifestare, con tecniche riflessive, interattive ed emozionali, i modi di pensare intrisi di stereotipi per giungere a riconoscere questi come la vera causa e l’origine della violenza dettata da una educazione basata su modelli educativi stereotipati
Ufficio Stampa Comune di Galatina
mag272018
Gentile Presidente Michele Emiliano,
L’Ospedale di Galatina rappresenta per la maggior parte della popolazione salentina un punto di riferimento assoluto, una risorsa che risponde da molto tempo e in maniera efficace ai bisogni di salute delle persone.
Chiediamo con forza che il Santa Caterina Novella possa continuare ad avere il Punto Nascita associando anche il servizio essenziale della T.I.P.O. (Trattamento Intensivo Post Operatorio) che assicura sorveglianza minuziosa delle funzioni vitali, per prevenire delle complicazioni e in caso si verifichino potervi porre rimedio istantaneamente.
Il piano di riordino ospedaliero voluto dalla Regione Puglia non può prevedere la chiusura di un servizio di eccellenza che a Galatina da sempre viene utilizzato nel migliore dei modi.
Vorremmo farle presente inoltre che il punto nascita di Galatina dà più garanzie cliniche per la presenza al suo interno di branche specialistiche ad indirizzo sub-intensivo come la Nefrologia e Dialisi, la Pneumologia le Malattie infettive che sono importanti per eventuali complicanze che possano insorgere e che altri presidi ospedalieri non possiedono.
Approfittiamo della presente per chiederLe un incontro al fine di esplicitare meglio le istanze che il nostro territorio rivendica e per confrontarci circa il futuro del Santa Caterina Novella.
Salutandola cordialmente,
Le auguriamo buon lavoro.
Il Segretario del Circolo PD Galatina
Andrea Coccioli
Circolo Partito Democratico Galatina
Piazza Toma
Galatina
www.pdgalatina.it
giu032020
Bravissima la nostra Arianna Gabrieli insignita dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella del titolo di Cavaliere del Lavoro per la sua attività di ricerca.
Congratulazioni, dottoressa, e "ad maiora" da parte di tutti i nohani.
Come annunciato ieri a Codogno, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto insignire dell’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica un primo gruppo di cittadini, di diversi ruoli, professioni e provenienza geografica, che si sono particolarmente distinti nel servizio alla comunità durante l’emergenza del coronavirus. I riconoscimenti, attribuiti ai singoli, vogliono simbolicamente rappresentare l’impegno corale di tanti nostri concittadini nel nome della solidarietà e dei valori costituzionali.
Annalisa Malara e Laura Ricevuti, rispettivamente, anestesista di Lodi e medico del reparto medicina di Codogno, sono le prime ad aver curato il paziente 1 italiano.
Maurizio Cecconi, professore di anestesia e cure intensive all’Università Humanitas di Milano, è stato definito da Jama (il giornale dei medici americani) uno dei tre eroi mondiali della pandemia.
Mariateresa Gallea, Paolo Simonato, Luca Sostini sono i tre medici di famiglia di Padova che volontariamente si sono recati in piena zona rossa per sostituire i colleghi di Vo’ Euganeo messi in quarantena.
Don Fabio Stevenazzi del direttivo della Comunità pastorale San Cristoforo di Gallarate (VA) è tornato a fare il medico presso l’Ospedale di Busto Arsizio.
Fabiano Di Marco, primario di pneumologia all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo ha raccontato la tragica situazione della città e dell’ospedale.
Monica Bettoni, ex senatrice e Sottosegretaria alla Sanità, medico in pensione, ha deciso di tornare in corsia a Parma.
Elena Pagliarini è l’infermiera di Cremona ritratta nella foto diventata simbolo dell’emergenza coronavirus. Positiva, è guarita.
Marina Vanzetta, operatrice del 118 di Verona, ha soccorso una anziana donna e le è stata accanto fino alla morte.
Giovanni Moresi, autista soccorritore di Piacenza Soccorso 118, ha offerto una testimonianza del ruolo degli autisti soccorritori del 118.
Beniamino Laterza, impiegato presso l’Istituto di vigilanza “Vis Spa” e presta servizio nell’ospedale Moscati di Taranto, presidio Covid.
Del team presso l'Istituto Nazionale Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma – struttura di eccellenza della sanità pubblica fanno parte:
Maria Rosaria Capobianchi, a capo del team che ha contribuito a isolare il virus
Concetta Castilletti, responsabile della Unità dei virus emergenti.
Francesca Colavita, Fabrizio Carletti, Antonino Di Caro, Licia Bordi, Eleonora Lalle, Daniele Lapa, Giulia Matusali, biologi
Nel team di ricerca dell’ospedale Sacco e dell'Università degli Studi di Milano, poli di eccellenza nell’ambito del sistema sanitario e di ricerca nazionale:
Claudia Balotta a capo del team, ora in pensione. Nel 2003 aveva isolato il virus della Sars.
Gianguglielmo Zehender, professore associato.
Arianna Gabrieli, Annalisa Bergna, Alessia Lai, Maciej Stanislaw Tarkowski ricercatori
Ettore Cannabona, Comandante della Stazione dei Carabinieri di Altavilla Milicia (Palermo), ha devoluto in beneficenza l’intero stipendio mensile.
Bruno Crosato in rappresentanza degli Alpini della Protezione civile del Veneto che hanno ripristinato in tempi record 5 ospedali dismessi della regione.
Mata Maxime Esuite Mbandà, giocatore per il Zebra Rugby Club e per la nazionale italiana, volontario sulle ambulanze per l’Associazione Seirs Croce Gialla di Parma.
Marco Buono e Yvette Batantu Yanzege della Croce Rossa Riccione hanno risposto all’appello della Lombardia che chiedeva aiuto a medici e personale con ambulanze.
Renato Favero e Cristian Fracassi, il medico che ha avuto l’idea di adattare una maschera da snorkeling a scopi sanitari e l’ingegnere che l’ha realizzata.
Concetta D’Isanto, addetta alle pulizie in un ospedale milanese. Fa parte di quella schiera di lavoratori che ha permesso alle strutture sanitarie di andare avanti nel corso dell’emergenza.
Giuseppe Maestri, farmacista a Codogno, ogni giorno ha percorso cento km per recarsi in piena zona rossa.
Rosa Maria Lucchetti, cassiera all’Ipercoop Mirafiore di Pesaro, ha lasciato una lettera agli operatori 118 donando loro anche tre tessere prepagate di 250 euro.
Ambrogio Iacono, docente presso l’istituto professionale alberghiero Talete di Ischia. Positivo, ricoverato al rizzoli di Lacco Ameno, ha continuato a insegnare a distanza nei giorni di degenza.
Daniela Lo Verde, preside dell’istituto “Giovanni Falcone” del quartiere Zen di Palermo, ha lanciato una campagna di raccolta fondi per regalare la spesa alimentare ad alcune famiglie in difficoltà. Suo l’appello per recuperare pc e tablet per consentire ai suoi allievi di seguire le lezioni a distanza.
Cristina Avancini, l’insegnante di Vicenza che nonostante il contratto scaduto non ha interrotto le video-lezioni con i suoi studenti.
Alessandro Santoianni e Francesca Leschiutta, direttore della casa di riposo della Parrocchia di San Vito al Tagliamento (PN) e coordinatrice infermieristica che, insieme agli altri dipendenti, sono rimasti a vivere nella struttura per proteggere gli anziani ospiti.
Pietro Terragni, imprenditore di Bellusco (Monza e Brianza), in seguito alla morte di un dipendente, Erminio Misani, che lasciava la moglie e tre figli, ha assunto la moglie Michela Arlati.
Riccardo Emanuele Tiritiello, studente dell’istituto Paolo Frisi di Milano. Con il padre e il nonno hanno cucinato gratuitamente per i medici e gli infermieri dell’ospedale Sacco.
Francesco Pepe, quando ha dovuto chiudere il suo ristorante a Caiazzo di Caserta ha preparato pizze e biscotti per i poveri e gli anziani in difficoltà, organizzando una raccolta fondi per l’ospedale di Caserta.
Irene Coppola ha realizzato, a sue spese, migliaia di mascherine. Ha aiutato una associazione per sordi inventando una mascherina trasparente per leggere il labiale.
Alessandro Bellantoni con il proprio taxi ha fatto una corsa gratis di 1.300 km per portare da Vibo Valentia all’ospedale Bambin Gesù di Roma una bambina di tre anni per un controllo oncologico.
Mahmoud Lufti Ghuniem, in Italia dal 2012, fa il rider. Si è presentato alla Croce Rossa di Torino con uno stock di mille mascherine acquistate di tasca sua.
Daniele La Spina in rappresentanza dei giovani di Grugliasco al servizio della città di Torino che hanno portato prodotti di prima necessità a chi ne ha bisogno, in particolare agli anziani soli.
Giacomo Pigni, volontario dell’Auser Ticino-Olona ha coinvolto una ventina di studenti che hanno iniziato a fare chiamate di ascolto per dare compagnia alle persone sole.
Pietro Floreno, malato da oltre dieci anni di Sla ha comunicato di voler mettere a disposizione della ASL, per i malati di coronavirus, il suo ventilatore polmonare di riserva.
Maurizio Magli, in rappresentanza dei 30 operai della Tenaris di Dalmine che, quando è arrivata la commessa per la produzione di 5mila bombole nel minor tempo possibile, hanno volontariamente continuato a lavorare.
Greta Stella, fotografa professionista, volontaria presso la Croce Rossa di Loano (Savona), ha realizzato un racconto fotografico dell’attività quotidiana dei volontari.
Giorgia Depaoli, cooperante internazionale e si dedica in particolare alla difesa dei diritti delle donne. Ha subito dato la sua disponibilità alla piattaforma “Trento si aiuta” .
Carlo Olmo,ha contribuito nel rifornire gratuitamente Comuni e strutture sanitarie del Piemonte di mascherine, guanti, camici.
Maria Sara Feliciangeli, fondatrice dell’Associazione Angeli in Moto, insieme ai suoi amici motociclisti si è impegnata per consegnare i farmaci a domicilio alle persone con sclerosi multipla.
fonte:Presidenza della Repubblica
ott292014
Fino a pochi decenni addietro, privi ancora del nostro beato progresso, si viaggiava a “basse velocità”. Pochi erano gli utenti dell’auto, ci si spostava con mezzi di fortuna: treno, autobus, vespe e motorini, biciclette e solo pochi fortunati con l’automobile. Una delle gite più diffuse era quella alla volta di Santa Maria di Leuca, de finibus terrae, ultimo scoglio, approdo di paradiso e orizzonte di misteri. Si andava a far visita al Santuario Mariano: la gita era un pellegrinaggio. Per raggiungerlo si percorrevano stradine poco larghe e spesso interrotte da incroci con tratturi di campagna e paesini di un fascino unico. Ognuno lasciava un ricordo indelebile nella nostra memoria. Si apprezza meglio la storia, come la vita, se assaporata a piccole dosi.
Si partiva all’alba, debitamente attrezzati di cibarie come se si dovesse attraversare l’oceano Atlantico. Pioggia o sole, il divertimento e la gioia erano assicurati e soprattutto contemplati, perché l’isterico viaggiare dei nostri giorni, con la brama di arrivare subito e ovunque, non aveva ancora visto la luce. Ma questa è “nostalgia del passato”, “i tempi sono cambiati” e il “progresso ha reso più rapidi gli spostamenti” da un luogo a un altro.
E poi ancora: “al progresso non ci si può opporre, si perderebbero i finanziamenti perché dirottati altrove, si perderebbe l’unica concreta possibilità di sviluppo che abbiamo, l’unica occasione della vita per avere la ‘Strada Maestra’” (cfr. http://www.galatina.it/inizino-i-lavori-della-statale-275).
E dulcis in fundo un’altra chicca di saggezza: “saranno accese tantissime fiaccole, per ogni decesso avvenuto nel corso degli ultimi anni”. Come se la causa dei decessi sulle nostre strade dipendesse dalle strade stesse e non dall’alta velocità, o dalla guida in stato di ebbrezza, o dall’uso di droghe, o dall’inosservanza della distanza di sicurezza, o dall’uso del cellulare, o dai sorpassi pericolosi, o dai cambi repentini di corsia…
Come se sulle strade ad alta velocità gli incidenti mortali fossero impediti.
E’ inutile che proponga qui elenchi di statistiche: quello che risulta incontrovertibile è che più si va veloci e più aumenta il rischio e la gravità degli incidenti.
Ma nonostante tutto nel Salento si continuano a costruire strade, grandi strade simili a piste di aeroporti, come il nuovo tracciato Maglie-Otranto (causa tra l’altro dell’ennesimo scempio di ulivi secolari). E’ vero che accorcia vertiginosamente il tratto che separa le due città, peccato che ci si ritrova bloccati e imbottigliati a pochi chilometri dalla destinazione.
Quindi a che serve “perdere tempo” per attraversare una terra radiosa, costellata di bianche case e di distese di ulivi. A che serve “perdere tempo” attraversando piazze assolate, teatri aperti, facciate di antiche chiese e borghi intrisi di storia. A che serve ammirare gradualmente su questo percorso la presenza di una Natura ancora intonsa e risparmiata dal cemento. A che serve un pellegrinaggio lento e meditato se a sbattere il naso davanti al Santuario Mariano ci finiscono migliaia di frettolosi e ignari turisti, raggirati da una subdola pubblicità che il Salento è più bello se (s)tracciato da diaboliche piste di atterraggio per il tanto decantato progresso.
Infine c’è la favola del “lavoro” della costruzione della “strada maestra” che permetterebbe a qualcuno di stare tranquillo per un po’ di tempo, con uno stipendio garantito per qualche tempo, magari un anno o due. Con la speranza che questi lavoratori non facciano la fine di tanti operai dei campi di fotovoltaico nostrano, che hanno lavorato di notte e di giorno per far lucrare i soliti furbetti del quartierino straniero, e poi son rimasti senza lavoro e soprattutto senza il becco di un quattrino.
Ma vuoi mettere? Con la SS. 275, con annesso Autogrill, avremo una marea di turisti in più che, dopo aver goduto dello scempio cementifero, e dopo essersi spiaccicati come insetti sulle nostre scogliere, torneranno sui loro passi per non fare mai più ritorno nella nostra terra, perdendo così il ricordo di un’antica “Strada Maestra” persa per sempre.
Marcello D’Acquarica
feb202011
Come potete osservare dall’immagine, l’acqua dal mulino si porta verso l’alto per poi ricadere al punto di partenza e ricominciare il ciclo, sfidando le leggi della termodinamica. Poche sono le certezze di questo mondo, una è appunto la termodinamica. Sfido a trovare qualcuno così avventato da scommettere sulla veridicità di quest’opera d’arte.
E se vi mostrassero questo video?
Circola su internet da un paio di giorni e vorrebbe far credere appunto, come Cascata, famosa litografia del grafico Escher, non sia solo il frutto di una ingegnosa composizione artistica, ovvero unicamente un’illusione ottica (unione di due triangoli di Penrose in un’unica figura). Quindi quel giovane studente tedesco vorrebbe dirci che l’acqua è in grado di uscire dai nostri bicchieri salendone le pareti, con la stessa facilità con la quale ne fuoriesce sotto la spinta della forza di gravità a bicchiere capovolto? Nossignore, ancora deve nascere il genio in grado di mettere in discussione le leggi della termodinamica.
Dov’è allora il trucco? David Goldman pubblica sul sito boingboing una possibile soluzione all’enigma della cascata rovesciata. Ecco come sarebbe stata costruita la struttura.
A suggerire questa ipotesi sono le seguenti considerazioni:
- l’acqua non tocca mai il punto B;
- l’ombra della struttura si vede in C, ma non in A;
In realtà l’acqua non si porta verso l’alto, come si vorrebbe far credere, ma si sposta su un piano orizzontale opportunamente inclinato. Come facciamo a ritrovarcela allora in cima?
Secondo Goldman si tratta di un fotomontaggio, ovvero di due video perfettamente affiancati.
Seguiamo il percorso dell’acqua:
- da D si porta a C (primo video);
- al punto C (minuto 0:45) il flusso rallenta come se stesse superando una curva (ma la curva dovrebbe già essere stata superata!);
- è al punto C, appunto, con il ritardo che si vede, che termina il primo video e ne viene affiancato il secondo in cui l’acqua si porta da E verso il basso D.
Vi sarete chiesti anche voi perché tutta quell’acqua per terra? Beh, arrivati al punto C l’acqua va fuori dalla struttura.Questa è solo un’ipotesi suggerita. Qualcosa ancora non vi convince? Dite pure la vostra.
mar212018
Con questa decima puntata continua con gli eccellentissimi Lelio Landi e Luigi De Franchis l’appassionante storia dei rapporti tra l’antica chiesa di Noha e gli ordinari diocesani neritini. Tra quattrocento anni saremo ai giorni nostri.
La redazione
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Lelio Landi (? - 1610)
Vescovo di Nardò dal 9 settembre 1596 al nov. 1610
Dal 1596 al 1610 i pontefici furono:
Clemente VIII (1536-1605) Papa dal 1592 al 1605
Leone XI (1535-1605) Papa nel 1605
Paolo V (1550-1621) Papa dal 1605 al 1621
L’arciprete di Noha fu:
Don Stefano Sergio (1570-1612), parroco dal 1600 fino al 1612.
Il Vescovo di Nardò di questo periodo si chiamava Lelio Landi.
Era nato a Sessa Aurunca vicino Caserta. E’ il 16° della serie e fu Vescovo dal 1596 al 1610, eletto da Papa Clemente VIII, ma venne in diocesi solo nell’estrema vecchiaia, perché trattenuto presso le sacre congregazioni a Roma per circa tredici anni, occupandosi principalmente della correzione della Bibbia volgata e della gravissima controversia sulla Grazia. Perciò resse la diocesi per mezzo dei vicari generali.
Nel 1609 venne a risiedere nella diocesi e il primo atto che si riscontra nell’archivio della curia è del 15 giugno 1609, mentre l’ultimo (appena un anno dopo) è del 17 agosto 1610 emesso da Copertino. Si affrettò a dare inizio alla visita pastorale della diocesi, ma purtroppo, dopo averla iniziata, la morte il 24 novembre 1610 a Copertino, dove fu sepolto. Godette di fama di santità.
Relazione con la chiesa di Noha
Non possiamo dire nulla in proposito, perché il Vescovo Lelio Landi, come già detto, rimase in diocesi per pochissimo tempo.
Dell’arciprete don Stefano Sergio abbiamo già avuto modo di parlare.
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Luigi de Franchis, C.R. (1570-1616)
Vescovo di Nardò dal 24 gennaio 1611 al 17 luglio 1617
Dal 1611 al 1615 il Pontefice fu:
Paolo V (1550-1621) Papa dal 1605 al 1621
Arciprete di Noha fu:
Don Donato Vitti (1580-1622), parroco dal 1612 al 1622.
I chierici regolari teatini (in latino Ordo clericorum regularium vulgo Theatinorum) sono un istituto religioso maschile di diritto pontificio: i chierici regolari di questo ordine al loro nome aggiungono la sigla C.R.
L'Ordine, espressione del rinnovamento della vita ecclesiastica segnato dalla riforma cattolica antecedente il Concilio di Trento, sorse con lo scopo di restaurare nella Chiesa la regola primitiva di vita apostolica; fu fondato nella basilica di San Pietro in Vaticano a Roma il 14 settembre 1524 da S. Gaetano Thiene e Gian Pietro Carafa (all’epoca episcopus theatinus, cioè vescovo di Chieti, donde il soprannome di teatini) e fu approvato da papa Clemente VII con Breve del 24 giugno 1524.
A 37 anni, dal 1607 al 1711 fu Vescovo di Vico Equense, Comune in provincia di Napoli. Fu trasferito da Paolo V a Nardò, dove sedette in cattedra dal 1611, allorché aveva 41 anni. Dopo tre mesi, il 13 febbraio, diede inizio alla visita pastorale della diocesi, della quale abbiamo alcune notizie.
Nel 1614 tenne un sinodo diocesano nel quale trattò della Fede cattolica, degli eretici da evitare e dei libri proibiti, del maleficio, dell'incantesimo e delle altre pratiche superstiziose, della bestemmia, della sacra predicazione, dell'istruzione catechistica, del seminario, delle scuole e dei maestri di ginnastica, delle rappresentazioni sacre e profane, delle ss. reliquie, delle ss. immagini, dei miracoli, della chiesa, della celebrazione della Messa e dei divini offici, dell'orazione, infine dei funerali, esequie e sepolture e delle cose alienabili. Gli atti sono pervenuti sino a noi in buono stato di conservazione. Resse la diocesi per cinque anni. Fu colto dalla morte a soli 46 anni nel 1617 (morì di peste, male contratto nel generoso slancio del soccorso al suo popolo).
Relazione con la chiesa di Noha
Anche se non abbiamo notizie particolari, sicuramente l’arciprete di Noha don Donato Vitti partecipò al Sinodo del 1614. Nella visita pastorale del 1612, il Vescovo visitò anche la chiesa di Noha.
Del nostro Arciprete, don Donato Vitti, successore di don Stefano Sergio, conosciamo solo nome e cognome e il fatto che fu parroco a Noha per circa 10 anni. Probabilmente rinunciò all’arcipretura di Noha o passò ad altro incarico.
E’ l’arciprete che fece togliere la lapide che il suo predecessore aveva sistemato sulla porta principale della chiesa di S. Michele, mettendola sulla parete della scaletta che portava alle tombe che in quel tempo erano nel cimitero sottostante la chiesa madre. Al suo posto fece scolpire un’altra lapide con la scritta in latino che traduciamo così: O San Michele Arcangelo difendici nella lotta affinché non periamo nel tremendo giudizio. A.D.1621.
Con molta probabilità il motivo del cambio della lapide era dovuto al fatto che sulla facciata della chiesa fece installare la statua di San Michele in pietra leccese, oggi custodita nel museo di Galatina.
[continua]
P. Francesco D’Acquarica
Immagini tratte dal volume di Mario Mennonna “Nardò e Gallipoli – storia delle diocesi in oltre seicento anni –(1387 – 2013)” (a cura di Mario Mennonna e Cosimo rizzo), Congedo Editore, Galatina, 2014.
gen302017
Il 22 gennaio 2017 si è svolto presso l’auditorium “G. Toma” di via Martinez, in Galatina, un evento di alto profilo scientifico e culturale, lo special open day “Orgoglio magistrale – Don Milani 1967/2017”.
Il filo conduttore della serata è stato l’omaggio che si è inteso rendere ai maestri di ieri, di oggi e di domani, formati dal Liceo delle Scienze Umane (già Istituto Magistrale), oggi integrato nell’I.I.S.S. “Pietro Colonna”, quali figure-chiave all’interno del percorso di formazione dei cittadini di uno stato, quale il nostro, che è, e vuole restare, democratico. La democrazia si nutre di preparazione e di conoscenza applicata ai vari contesti in cui si esplicano le attività dei cittadini.
In questo orizzonte, sospeso tra memoria e proiezione verso il futuro, si sono susseguiti diversi momenti tutti collegati, come detto, da un medesimo filo conduttore.
Al saluto di apertura della Dirigente Prof.ssa Maria Rita Meleleo, è seguita la proiezione del video “1967 … e dintorni” realizzato da studenti del Liceo delle Scienze Umane che ha contestualizzato le vicende salienti dell’anno 1967, estraendole dalla realtà politica e socio- economica.
Successivamente è intervenuta in collegamento telefonico Sandra Gesualdi, figlia di Michele Gesualdi, attuale Presidente della Fondazione DLM, uno dei primi sei alunni della Scuola popolare di Don Milani a Barbiana; ella ha amabilmente dialogato, in viva voce, con la prof.ssa Vantaggiato, rappresentando l’impossibilità fisica del padre a presenziare al gradito evento e ripromettendosi, comunque, di partecipare a futuri incontri in cui si tratti della figura di Don Milani.
Com’è noto, Don Lorenzo Milani era un sacerdote fiorentino che ebbe modo, negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, di sperimentare, cioè ideare ed attuare, un innovativo metodo didattico teso alla conoscenza immediata e diretta della realtà socio-economica allo scopo di eliminare gli svantaggi competitivi che intervenivano tra alunni provenienti da diverse classi sociali, per consentire a tutti un proficuo inserimento nella realtà lavorativa e sociale.
Non mancarono incomprensioni ed ostilità verso il suo operato, oggi superate col pieno riconoscimento, anche da parte delle gerarchie ecclesiastiche, della validità ed innovatività del suo metodo pedagogico ed educativo.
A conclusione della prima parte del workshop, vi è stato il momento davvero emozionante del conferimento del premio “Maestro d’oro 2017” alla Maestra Pietrina Serra Caputi. La Maestra, impossibilitata a presenziare fisicamente a causa dell’età avanzata, è stata intervistata in video dalla prof.ssa Daniela Vantaggiato, già sua alunna, rendendo una testimonianza toccante e commovente di amore per la scuola e per l’insegnamento, da lei professato in 40 anni di carriera svolti insegnando “con la mente e con il cuore” a beneficio di intere generazioni di galatinesi. Ha ritirato il premio, consegnato dalla Maestra Alessandra Durante affiancata dalla Dirigente Prof.ssa Maria Rita Meleleo , il figlio prof. Antonio Caputi, attuale Dirigente dell’Istituto Comprensivo di Soleto, che ha letto un breve, ma significativo, messaggio di ringraziamento della Maestra.
La seconda parte della serata si è dipanata attraverso diversi momenti, tutti di grande interesse e spessore scientifico e culturale.
Il prof. Salvatore Colazzo, già Preside della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università del Salento, ha trattato, con competenza e passione, il tema “L’eredità di Don Milani”, rimarcando il fondamentale concetto che la scuola deve dare a tutti la possibilità di esprimere i propri talenti, in un quadro di pari opportunità che sappia valorizzare e armonizzare le varie propensioni individuali a beneficio della coesione sociale.
La prof.ssa Simonetta Baldari, dell’Istituto Comprensivo di Aradeo, ha affrontato il tema “Le competenze del maestro oggi”, con l’ausilio di opportune diapositive proiettate a beneficio del numeroso e qualificato pubblico presente in sala. La professoressa ha tracciato il profilo della moderna figura del maestro, sia a livello delle competenze ed abilità che tale qualifica professionale richiede, sia delineando il quadro giuridico e normativo all’interno del quale si colloca la figura del maestro nell’ordinamento italiano.
La dott.ssa Concetta Strafella ha parlato, con approccio immediato e diretto, su “La sfera emozionale nella relazione educativa”, portando l’attenzione del pubblico sulle strategie motivazionali e comunicative che possono, oggi, costituire un valido ausilio al processo educativo e formativo.
A seguire le tre pregevoli relazioni, è intervenuta la testimonianza di Alessandra Durante una ex alunna del Liceo delle Scienze Umane di Galatina che ha avuto modo di evidenziare l’importanza e la validità della formazione ivi ricevuta, ai fini della professione di insegnante da lei successivamente intrapresa. Nel mentre parlava scorrevano le immagini con le quali gli studenti delle classi terze e quarte ringraziavano responsabili e tutor dello stage di Alternanza scuola/lavoro presso asili nido, istituti comprensivi, strutture per anziani e disabili dei loro Comuni di provenienza (Galatina, Aradeo, Cutrofiano, Sogliano Cavour, Soleto, Neviano, Seclì, Galatone).
A conclusione della serata, il prof. Paolo Villari, del Liceo delle Scienze Umane di Galatina, ha avuto modo di proporre una originale rivisitazione del gioco dell’oca, ripensato con riferimento a fatti e situazioni della vita di Don Milani, intendendo il momento ludico-ricreativo come costitutivo dell’esperienza formativa. Tale lavoro era stato realizzato dagli studenti delle prime e seconde classi.
In definitiva, una serata che, onorando chi ha dedicato tutta la propria vita alla missione di trasmettere l’amore per la cultura ed il sapere, ha ribadito e confermato il ruolo e la centralità della città di Galatina, quale centro propulsore e faro culturale dell’intero Salento.
Pierlorenzo Diso
ott082014
Ho trascorso quasi tutta la serata del 29 settembre scorso, solennità di San Michele Arcangelo, in piazza, a Noha, nei pressi del tavolino allestito dagli osservatori nohani e dagli altri amici per la raccolta delle firme da inviare al FAI (Fondo Ambiente Italia) al fine di far inserire nel catalogo dei beni culturali, degni almeno di un ricordo, le nostre Casiceddhre in miniatura, architettate dallo scultore Cosimo Mariano all’inizio del secolo XX e lasciate marcire nel degrado e nell’abbandono dai contemporanei del XXI.
Insieme a Marcello, Angela, Maria Rosaria, Marco, l’agguerritissima Patrizia, l’Albino, e qualcun altro (che gentilmente ci ha sostituiti giusto il tempo di una passeggiata sul corso illuminato dai festoni ed una puntatina ai panini con la porchetta arrosto) in poche ore e senza tanto clamore s’è raggiunto un totale di circa 240 firme autografe spontaneamente (e in qualche caso spintaneamente) apposte su quei fogli volanti da spedire alla Fondazione. Altre 150 firme sono state raccolte nei tre o quattro giorni successivi. Un buon risultato, non c’è che dire.
Ma oltre all’obiettivo primario (cioè l’invio al FAI delle firme), ne avevamo un secondo non meno importante: quello di ritornare ancora una volta a parlare a nohani e forestieri di salvaguardia dei nostri tesori, che sembra siano stati definitivamente archiviati nel dimenticatoio un po’ da tutti (vista la mattanza senza fine del nostro, come dire, tessuto storico).
Ma non crediate sia mai stato facile parlare (o scrivere) di beni culturali. C’è stato un tempo in cui uno dei capobanda di un votatissimo partito politico nazionale, e purtroppo anche locale, tra le altre inarrivabili locuzioni, proferì la famosa solennissima minchiata per cui con la cultura non si mangia (e qui è d’uopo che vi risparmi gli altri motti suoi, e quelli di qualche suo compare di merende nostrano).
Vi confesso che nel corso della serata, nel parlare del più e del meno con avventori e passanti dalla nostra postazione, il mio umore ha più volte repentinamente oscillato tra il tiepido ottimismo ed il pessimismo leopardiano, quello cosmico. Sì, ne ho dovute sentire di tutti i colori, ma così tante che la fantasmagoria di luci caleidoscopiche installate dalla premiata ditta Cesario De Cagna per la festa patronale nohana era nulla al confronto. Io davvero non so come fare a far comprendere alle persone il fatto che, per dirne una, l'occupazione non nasce dalle grandi opere, ma da politiche che stimolano appunto la cultura, il piccolo commercio, magari equo e solidale (e non invece i mega-porci comodi solo a chi ha come unica fantasia quella delle colate di cemento), l'artigianato, l’agricoltura, e infine ma non meno importante anche il locale patrimonio artistico, storico, musicale, creativo.
Ho cercato di spiegare ai passanti, en passant, che non importa il pregio, la rarità o l’antichità dei singoli oggetti del nostro (o dell’altrui) patrimonio: quello che può renderli degni di essere tutelati dalla Repubblica (o in subordine dal FAI) può essere anche la relazione spirituale e culturale che li unisce alla vita locale.
Una delle amenità che m’è toccato di sentire (e che comunque non mi suona per niente nuova: segno che c’è ancora qualche scienziato che diabolicamente persevera in questa genialata) è la “proposta” nata non so più quando né da chi (forse, a ragion veduta, ne ho rimosso nome ed esistenza) del trasloco delle casiceddhre dalla loro abituale ubicazione alla volta, magari, di un museo o di qualche non ben definito particolare piedistallo, come se le nostre opere d’arte fossero dei normali ancorché costosi soprammobili. E’ un po’ come se il cervello di una persona potesse essere prelevato e spostato altrove da qualche redivivo dottor Frankenstein junior (oddio, a proposito di fuga di cervelli, anche Noha non sembra immune dal fenomeno: il problema vero è invece quando il corpo rimane qui).
E tu hai voglia a spiegare che finanche anche il filosofo, archeologo nonché critico d’arte Quatremere de Quincy già nel 1796 osservava acutamente che “perfino un quadro di Raffaello, se fuori contesto, non dice nulla, perché non è una reliquia, come un frammento della Croce, che possa comunicare le virtù legate all’insieme”.
Questa regola, si badi bene, non vale solo per i capolavori supremi, ma per qualsiasi opera d’arte.
Ma quando si riuscirà una buona volta a far capire che il nostro patrimonio culturale non è una collezione di icone ma un deposito di memoria culturale? Quando ritorneranno in mezzo a noi i suddetti cervelli in fuga? Temo che qui ci sarà da attendere ancora per molto (visti anche gli ultimi sviluppi e le prove evidenti del fatto che non solo non si sappia scrivere ma nemmeno leggere).
Altre piccole chicche della serata (roba da spezzare le gambe, ovvero gambizzare) e, quando non espressamente qui e là proferite, sicuramente pensate e inviate al nostro indirizzo sono a titolo esemplificativo le seguenti: “Ma fatevi i fatti vostri”, “Non ve ne incaricate”, “Pensate alle cose serie”, “Lasciate perdere”, “Ma chi ve lo fa fare”, “Certo che avete tempo da perdere”, “Non avete mai concluso niente”, “Attaccate l'asino dove vuole il padrone”, “Tanto queste firme non servono a nulla”, “Passata la festa gabbato il santo”, e infine: “Non credo che con la raccolta di firme per le casiceddhre risolvi i problemi della gente”.
Mo’ ditemi voi se questa non è l’ennesima sparatoria a Noha. Di cazzate a raffica.
Antonio Mellone
mar202018
Le donne nel loro essere persone - prima che madri, figlie, compagne, professioniste - vivono, ogni giorno, piccole e grandi difficoltà dovute al proprio genere e di questo ne è responsabile l'intera società.
"Tutto l'anno Donna" è un percorso iniziato nel 2014 e che vive di azioni concrete, alimentato dalla determinazione di donne e uomini che credono nel dialogo come momento di conoscenza personale e collettiva: sono molti gli eventi che nel corso dell'anno mantengono viva l'attenzione sui temi del "femminile" (inteso nella sua accezione più ampia), ma l'evento di raccordo è rappresentato da C'era una Donna.
Si tratta di una serata - evento che coinvolge aziende e donne del territorio in un racconto intimo, in cui storie e vissuti si intrecciano, dando vita a momenti di prezioso scambio emozionale.
L'appuntamento per l'edizione 2018 di C'era una Donna è per il giorno 25 marzo - alle ore 19.00 - presso i locali de L'Altro Salento a Noha.
Saranno presenti:
GAIA BARLETTA, presidente dell'Associazione LeA Liberamente e Apertamente di Lecce
M. CRISTINA rizzo, avvocata, presidente fondazione "Le Costantine" di Uggiano la Chiesa
MARISA STIVALA, assessora servizi sociali e alla presona, pubblica istruzione, pari opportunità, politiche giovanili, sport e tempo libero Comune di Presicce
VALENTINA D'ANDREA, scenografa e illustratrice, inventa nel 1999 "Officina di Fantadesign" uno spazio che si occupa di arte, moda, design
Dialoga con le ospiti
ENZA MICELI, operatrice presso il Centro Antiviolenza della Comunità San Francesco
INGRESSO GRATUITO
L'Altro Salento
mar172014
“La storia del Salento e della Puglia è stata pure storia dell’Islam. Storia di Arabi, Berberi, Andalusi e Turchi che muovevano pervasi da Allah, anche da Allah: anche allora era tutta una questione di grossi interessi internazionali, che spesso celavano nel pretesto religioso finalità eminentemente politiche ed economiche: far legna in selve boscose, far schiavi in contrade popolose, far razzia in province facoltose…… Non mancarono le occasioni di odorarsi, azzannarsi o leccarsi, fra due società e altrettante fedi. E comunque di confrontarsi, con le armi e con la cultura che ciascuna si portava dietro, nel baule della propria civiltà………..Nel gioco d’equilibrio fra musulmani e cristiani, la lente d’ingrandimento ha mostrato una Puglia che ha assorbito non poco dalla civiltà araba, sul piano culturale, storico-artistico, toponomastico e onomastico” (Prof.Vito Bianchi).
5° Incontro per la Serie “Dialogoi Sto Monastiri”, Notizie storiche e culturali intorno alla Basilica di Santa Caterina d’Alessandria, Giovedì 20 Marzo 2014 alle ore 18,30 presso la Sala di cultura Francescana della Basilica di Santa Caterina d’Alessandria in Piazzetta Orsini, con l’intervento del Prof.Vito Bianchi, Docente di Archeologia presso l’Università degli Studi di Bari, Studioso di Relazioni culturali e religiose fra l’Europa, il Mediterraneo e l’Oriente, Archeologo specialista ed Autore di numerose Pubblicazioni con tipi di De Agostini-rizzoli, Mondadori, Laterza, Capone, nonché Autore e Conduttore di programmi culturali per Radio Due e Radio Tre Rai.
Dopo i saluti di Frà Rocco Cagnazzo, parroco della Basilica di Santa Caterina d’Alessandria, e dell’Assessore alla Cultura del Comune di Galatina Prof.ssa Daniela Vantaggiato, introdurrà i lavori il Presidente del Club UNESCO di Galatina Salvatore Coluccia.
L’evento ideato e promosso dal Club UNESCO di Galatina, in collaborazione con la libreria Fiordilibro, l’Associazione Culturale Il Mandorlo e la Comunità Francescana di Santa Caterina d’Alessandria, ha il Patrocinio del Comune di Galatina, e vuole essere un primo passo del complesso iter necessario per ottenere il riconoscimento UNESCO del complesso di Santa Caterina d’Alessandria come Monumento di Pace e Bene Materiale dell'UNESCO.
Sala della Cultura Francescana, piazzetta Orsini – info 3396845616
feb052015
Qualcuno mi ha chiesto: “Ma quali errori sei andato a scovare nelle sette cartelle di memoria difensiva scritte dal delegato della tua frazione?”. E qualcun altro: “Ma mica è un tema delle scuole”. Ed altri ancora: “Ma perché non entri nel merito e ti fermi soltanto alla forma?”.
Premesso che io mi soffermo su quello che voglio, son costretto a constatare che sì, purtroppo siamo a questi livelli: c’è chi non s’è accorto di nulla, nonostante refusi e svarioni fossero macroscopici (e sin dall’indirizzo dei destinatari). E c’è chi pensa che una lettera pubblica da inviare agli organi istituzionali ed alla stampa valga meno di un tema scolastico (per cui tutto è lecito in termini di regole apprese sui banchi di scuola).
A partire dal sindaco Montagna, che alla suddetta memoria difensiva ha risposto da par suo, con nonchalance, e con il classico comunicato stampa in cui blatera - e te pareva? - di “strumentalizzazione politica” [una lettera, quella di Mimino, che, come al suo solito, non brilla per ariosità di stile, sagacia e lucidità, ma almeno sembra non contenere grossi strafalcioni, ndr].
Ma apparentemente non ha notato alcunché nemmeno Daniela Vantaggiato, assessore alla Cultura e professoressa di lettere, la quale o non ha letto il tractatus logico-philosophicus della nostra concittadina,oppure, nel momento della lettura, le è caduta definitivamente dalle mani la matita bicolore rossa e blu, oppure sarà stata costretta dalle circostanze a far finta di nulla e ad ingoiare un rospo dietro l’altro, riga dopo riga. Cosa non si deve fare, oggi come oggi, per disciplina di partito (preso).
Ma nel novero degli sbadati lessicali rientrano anche gli altri compagni di partito (che, ovviamente, avranno espresso tutta la loro solidarietà all’avvocato difensore di se stessa), e tutti gli altri membri della coalizione (sanu me toccu), senza scordare gli esponenti della (finta) opposizione (il loro da sempre è un elettroencefalodramma), i siti internet (che hanno riportato la cosa senza muovere un muscolo della faccia), e molti cosiddetti amici di face-book, pronti a likkare (eh sì, alla lingua non si comanda) ad ogni amenità postata in bacheca dai propri beniamini.
E non sto parlando di un errore di punteggiatura, di una virgola sbagliata (che tuttavia in molti casi evidenzia il fatto che non si sia compreso il funzionamento della “struttura” delle frasi, onde errori del genere diventano “di sintassi”), ma di puntini di sospensione disseminati ovunque (una ottantina in tutto – puntino più, puntino meno), di punti esclamativi ad ogni piè sospinto (una dozzina abbondante), di punti interrogativi a iosa (una quindicina in totale, alcuni a gruppi di tre o quattro per volta, tanto per enfatizzare il senso delle espressioni), di virgolette del tutto assenti nell’utilizzo del discorso diretto, di molte locuzioni in grassetto e se non bastasse a caratteri cubitali (tanto per urlare “al lupo, al lupo” e sembrare così più credibile).
Ma vogliamo parlare anche dello stile? Della proprietà di linguaggio? Dell’ortografia (nonostante il correttore ortografico di Word)? Della morfologia, e quindi della grammatica, e quindi del lessico? E che dire, poi, della pletora di solecismi e idiotismi, e di altre licenze (più o meno poetiche)? [Daniela, per cortesia, non mi querelare: ho scritto “idiotismi”, cioè locuzioni idiomatiche, non “idiozie”, ndr].
Nessuno sta asserendo che la nostra amatissima delegata non sia affatto colta (sul fatto). Ci mancherebbe.
E’ che, sicuramente, mossa dalla foga di rispondere per le rime (non baciate) alla dirigente scolastica, la nostra amministratrice provetta si sarà fatta prendere la mano dalla lingua parlata, ottenendo come risultato finale un comunicato stampa così bisbetico e prolisso (sette cartelle fitte fitte) che poi, forse, non ha avuto nemmeno il tempo o la voglia di rileggere (ed eventualmente correggere).
Si dice “scrivi come mangi”; ebbene, in certi casi c’è davvero da augurarsi – per il benessere di tutti – che non si mangi assolutamente come si scrive.
Qualcuno - tale Antonio - ha glossato a mo’ di commento, in calce alle sette cartelle pubblicate su Noha.it il 25 gennaio scorso, la seguente espressione: “Da Accademia della Crusca!”.
Per quanto ovvio quell’Antonio non è il sottoscritto (che in genere quando si firma usa nome e cognome, e che probabilmente l’ultima volta che ha utilizzato un punto esclamativo, a meno di una citazione diretta come questa, sarà stato alle elementari).
Orbene, io penso che della crusca, in quegli scritti (e in tutto quello che ne è seguito, consiglio comunale incluso) ci sia solo l’epilogo. Quello per il quale, alla fine di tutto, è d’uopo, oltre che giusto e pio, tirare lo scarico.
nov072016
Ho posto questa domanda a un po’ di persone di mia conoscenza. Ecco cosa mi hanno risposto.
Albino Campa (titolare di Nohaweb Sito): “No, nonostante i tuoi articoli a tema su Noha.it”. Antonio Congedo (ingegnere e fisico): “Io voto no per rallentare l’entropia, ovvero gli effetti del secondo principio della termodinamica”. Lory Calò (maestro di musica): “Do”. Padre Francesco D'Acquarica (missionario, esperto di storia del mio paese): “No, come Noha”. Marcello D'Acquarica (artista – autore della vignetta a corredo di questo post - e osservatore critico): “La massa degli idioti vota sì. Dunque no”. Don Donato Mellone (buonanima): “Avrei votato no”. Paola rizzo (pittrice e truccatrice): “I veri artisti, non a libro paga, votano no. Quindi no.”. Elisabetta Congedo (specialista in anestesia e rianimazione): “Urgono tanti no, da alternare a compressioni di massaggio cardiaco per scongiurare il coma irreversibile della Repubblica”. Stefania Tundo (amica dall’animo poetico): “Ti mando un no con il vento, e so che tu lo sentirai”. Anita Rossetti (sognatrice resistente): “CondanNO ManniNO e NapolitaNO, e osanNO CiancimiNO e BorselliNO”. Don Emanuele Vincenti (nohano, parroco di Sanarica): “Voto no al reverendum”. Michele D'Acquarica (osservatore resistente): “Ovviamente no; ma vince il sì”. Giuseppe Marco D'Acquarica (dipendente Acquedotto Pugliese): “Io non me la bevo: no, e condivido”. Daniele Pignatelli (fotografo e film-maker): “Sorrentino è indeciso, io no”. Fra’ Ettore Marangi (francescano, missionario in Kenya): “Voto no per evitare che l’Italia diventi una repubblica delle banane”. Crocifisso Aloisi (portavoce del popolo degli ulivi): “No, alla riforma fastidiosa”. Pina Marzo (salentina a Roma per studi post lauream): “Questa è l’n-esima riforma Roma-centrica. Allora decisamente no”. Gianluca Maggiore (antagonista del gasdotto): “No: Tap (Troppo Autoritarismo Partitico)”. Tiziana Cicolella: “Io non sto con ni, ma con no”. Piero Colaci (linguista e cultore del vernacolo locale): “None = no”. M Rosaria Paglialonga (difensore civico): “La Costituzione è un monumento da adottare: difendiamola votando no”. Francesca Stefanelli (collega dalla schiena dritta): “Signornò”. Alessandro Romano (cameraman e scrittore): “Voto no, perché anche il difensore della costituzione possa vedere l’alba”. Ivano Gioffreda (Popolo degli Ulivi): “Voto no perché vorrei ampliare gli spazi popolari”. Pasquale Marannino (compagno d’università e di dialoghi sulla costituzione): “Voto no, nonostante Michele Serra e Massimo Gramellini”. Samantha Pozzi (ex-collega del profondo nord): “Oh signùr, varda: no”. Daniela Sindaco (politico locale PDiota): “Voterei no se saprei leggere e scrivere”. Eleonora Ciminiello (giornalista di leccecronaca.it): “Per la cronaca, voto no. E tu?”. Claudia Schinzari (addetta marketing nel settore ceramiche/pavimenti): “Questa riforma è un po’ come un mosaico da bagno venuto decisamente male”. Carlo Martignano (ecologista): “Col cavolo che voto sì”. Rita Luceri (prof. di francese): “Je vote non au référendum”. Chiara Petracca (prof. di lettere): “La nuova costituzione (in minuscolo) andrebbe bocciata senza appello non fosse altro che per i suoi innumerevoli solecismi e idiotismi. Ergo, no”. Angelo Nocco (informatore Bayer): "Aspiri no". Paola Ronchi (attivista del no): “Ti sembro una dal sì facile?”. Pasquino Galatino: “Trovi la risposta nel morfema grammaticale, altrimenti detto desinenza (coincidente con l’ultima sillaba), rispettivamente dei miei nome e cognome”. Anna Carluccio (insegnante elementare): “Ovvio che no. I miei alunni di seconda avrebbero saputo scriverla meglio”. Enrico Giuranno (attivista 5 stelle): “CasaraNO”. Anna Primiceri (abiti da sposa): "Il sì solo sull'altare". Petra Reski (giornalista e scrittrice): “Nein”. Tonino Baldari (il guerriero nascostosi sulle nuvole): “Noooooo”. Lorenza Gioviale (attivista e sognatrice): “No, a dispetto della stampa, anzi della stampella tutta a favore del sì”. Andrea rizzo (collega alle prese con l’inglese da viaggio): “Dairector: Ai uont tu vot no bicos de riform is not gud”.
Excellent, Andrea.
p.s. Cosa voto io? Che domanda. Ma scusate, vi sembro forse uno yes-man?
Antonio Mellone
dic182017
Il Comune di Galatina ha aderito al progetto proposto dalla Provincia di Lecce dal titolo “LA MEMORIA E IL RICORDO” realizzato in collaborazione con “Arnia” Società Cooperativa.
Il progetto prevede un viaggio di formazione dal 15 al 21 febbraio 2018 tra Trieste, Praga e Vienna per visitare, in particolar modo, le Foibe di Basovizza, Monte Grisa, il C.R.P. di Patriciano, la Risiera di San Sabba ed il Campo di Concentramento di Terezin offrendo l’opportunità ai giovani partecipanti di riflettere sulle atrocità perpetrate dai regimi totalitari del Novecento.
Il Comune potrà inviare una delegazione di 3 (tre) giovani di età compresa tra i 18 ed i 30 anni residenti nel Comune di Galatina cofinanziando l’iniziativa nella misura di € 200,00 per ogni partecipante. La quota a carico del singolo partecipante è di € 160,00 e comprende il viaggio in pullman GT, alloggio in hotel a tre stelle, visite guidate, assicurazione medica no-stop.
“Riteniamo che queste iniziative rappresentino dei momenti formativi importanti” dice l’assessore alla cultura Cristina Dettù “per tutti i ragazzi che, in questo modo, potranno approcciarsi in maniera diretta e non mediata ai grandi drammi del Novecento. Auspichiamo, anche, che il progetto possa essere continuativo, coinvolgendo nei prossimi anni anche le nuove generazioni”
I giovani che intendono partecipare all’iniziativa dovranno comunicare la propria adesione compilando l’apposito modulo, scaricabile dal sito www.comune.galatina.le.it o disponibile presso l’Ufficio Cultura, consegnandolo all’Ufficio Archivio e Protocollo del Comune o inviandolo all’indirizzo mail protocollo@comune.galatina.le.it o pec protocollo@cert.comune.galatina.le.it entro le ore 12,00 del 4 gennaio 2018.
Le domande pervenute oltre tale orario saranno escluse.
In caso di ricevimento di più di tre domande di partecipazione si procederà lo stesso giorno alle ore 17,00 presso la Sala Consiliare del Comune al sorteggio pubblico per individuare i tre partecipanti.
Per informazioni rivolgersi al responsabile del procedimento Dr.ssa M. Chiara Patera 0836-633210 – cultura@comune.galatina.le.it
giu272012
Il 29 giugno, per i Venerdì del Sunrise, protagonisti della serata sono gli Ulivi di Paola rizzo, preziosa artista salentina con il dono di leggere nelle radici secolari di quei tronchi che tanto rappresentano la nostra terra, traducendo fin nell’anima le nostre tradizioni. Ed è proprio Paola a raccontarci che “Alla base del mio dipingere ulivi è aver visto nell'ulivo l'archetipo per affacciarmi in un mondo inesplorato, risalire alle origini del mio stesso essere donna, per fortificarmi. Ho scelto l'ulivo come simbolo di vita ma anche di sofferenza. L'ulivo ha un'anima. E' proprio il quell'avvitarsi su se stesso, in quel dibattersi per vincere e far vincere il principio armonico della natura più autentica dell'essere, che trovo il massimo dell'esaltazione dello spirito”. Gli ulivi come metafora della sofferenza e delle conquiste della nostra umanità quindi, intrisi di un’aurea quasi magica di sensazioni primordiali.
La selezione musicale è a cura del dj set di Sandro Litti, personalizzata sull’ispirazione del momento pescando dalla tradizione funky. Ingresso gratuito.
Paola rizzo espone fino all’8 luglio anche allo SkatafaShow di Aradeo, con “Grafite è Musica”, la serie di ritratti a matita di alcuni musicisti di fama nazionale ed internazionale, conosciuti personalmente nel corso di questi anni. Le sue opere sono visibili presso il laboratorio-galleria permanente in Piazza Castello, 14 a Noha – Galatina.
L'evento è organizzato da D'IO - Creative factory & Movements - in collaborazione con Gruppo Editoriale Enotria, Sunrise e ColorMe.
Info & prenotazioni: 3478060346 Frank / 3313345765 Marco / 3400728871 Donato
dic172015
Non ti puoi distrarre nemmeno per un attimo, o provare ad abbassare la guardia. Nossignore. Quel disastro, altrimenti definito “politica galatinese” (in una parola: antipolitica) zero ne pensa ma in compenso cento ne combina. Un po’ come quei bambini discoli o bizzosi che riescono a sfuggire al controllo dei genitori cacciandosi nei guai.
Ormai la suddetta antipolitica ha bisogno di una badante, non fosse altro che per il cambio del pannolone: il che accade come minimo ogni volta che prova a decidere qualcosa in giunta o in consiglio, e invero anche quando si esibisce al di là delle sedi istituzionali (vale a dire quando la fa di fuori). E non sai mai cosa sia meglio: che decida e dica qualcosa (rischiando di prendere cantonate) ovvero che si astenga e taccia (riuscendo a fare di peggio).
*
Uno degli scherzi di carnevale, anzi una delle palle di Natale che ogni tanto ritorna come il fantasma formaggino della barzelletta è il famigerato mega-porco Pantacom.
Uno pensava che la mega-minchiata del secolo fosse morta e sepolta, essendo ormai diventata articolo d’archeologia (ma soprattutto oggetto di studio della psichiatria, specie nelle versioni “ricadute occupazionali per metro quadro” e “volano per lo sviluppo”), per una serie di motivazioni legate oltretutto all’economia, all’ambiente, alla statistica, alla finanza, alla matematica, alla fisica, alla politica, e soprattutto alla scadenza dei termini previsti dalla Convenzione, e, non ultimo, anche al fatto che la inattiva SRL proponente, al di là delle solite promesse ad aria compressa ma soprattutto fritta, ha già dimostrato di non essere in grado di produrre nemmeno uno straccio di garanzia - motivo per cui ha fatto ricorso al Tar, onde il comune di Galatina ha dovuto pure stanziare un po’ di soldi (3.600,00 euro per la precisione) per la nomina di un avvocato “difensore” esterno all’ente, nonostante in consiglio comunale siedano fior fiori di principi e principesse del foro [chissà che tipo di “foro”: forse il solito buco con tante chiacchiere intorno, ndr].
Ora, fresca fresca di giunta regionale, sì quella capeggiata da Michele Emiliano, c’è la Deliberazione del 16 novembre 2015, n. 2042, pubblicata sul Burp (che non è ma somiglia tanto all’onomatopea di un rutto); delibera, che ovviamente il Comune di Galatina s’è guardato bene dal rispedire politicamente al mittente per manifesta ridicolaggine oltre che per anacronismo conclamato. Nulla. Silenzio stampa. Elettroencefalogramma coincidente con l’asse delle x. Punto. “Roberta, perché non parli?” – direbbe Michelangelo.
*
Se non fosse drammatica, la lettura di questo ennesimo de-cretino regionale farebbe scompisciare dalle risate. Dal testo vergato da chissà quale favolista seriale sembra addirittura che il merda-parco non sia un’enorme colata di cemento e asfalto di decine e decine di ettari, non un alibi della speculazione edilizia, non uno scempio con strade d’accesso, viabilità interna, e parcheggi sine fine dicentes, con tanto di rotatorie di complemento (e te pareva?), non capannoni cubisti stile Auditorium piantato in asso in fondo a viale don Bosco (ma molto più voluminosi - tuttavia “non più alti di 14 metri” ), e, non ultimo, un bel distributore di carburanti. Niente di tutto questo: non sembra nemmeno che stiano per costruire un centro commerciale, ma un bosco, una selva, un vivaio con tanti alberi e verde che al confronto il Parco Nazionale d’Abruzzo e l’Amazzonia messi assieme ci farebbero un baffo. Roba da provocar danni indelebili ai polmoni per iperossiemia.
Nella delibera si parla infatti di “conservazione dei caratteri identitari e delle sistemazioni agrarie tradizionali” (mei cojoni, ndr.), di “corretto inserimento paesaggistico” (sì, come no, correttissimo, ndr.), di “viali alberati” (di cipressi, evidentemente, ndr.), di “ampi spazi di verde” (per favore non esagerate con questo “ampi”, ndr.), di “percezione del profitto [sic] degli orizzonti” (forse volevano dire “profilo”, lapsus freudiano, scusateli, ndr.), di “isole ecologiche” (e pure qualche penisola, ndr.), di “qualificazione ecologica dell’area” (se questa è la qualificazione, chissà quale sarebbe la squalificazione dell’area, ndr.), di “piantumazione di essenze arboree autoctone a basso consumo idrico” (a condizione che non si tratti di ulivi, oleandri, mandorli, ciliegi, mirto, rosmarino e corbezzoli, sennò Silletti sarà costretto a passare con la sua inseparabile sega: dunque più che essenze arboree, assenze, ndr.), e ancora di “riduzione della superficie di intervento di circa 5 ha” (mi voglio rovinare, ndr.), di “notevole abbattimento della CO2” (dai, così non vale: questa è copiata pari pari dal protocollo di Kyoto, ndr.), di “valorizzare la struttura estetico-percettiva dei paesaggi della Puglia” (e giacché ci siamo anche della Basilicata: però solo estetico ma soprattutto percettiva, ndr.), di “sistemi di raccolta e riutilizzo della acque meteoriche” (i classici risultati del meteorismo, ndr.), e altre amenità del genere. Sembra un progetto di rimboschimento del Salento redatto dal “Forum Ambiente e Salute”.
Quasi quasi un giorno di questi mi metto finalmente a vergare un bell’articolo a favore di questo benedetto mega-porco.
Non mi sarei mai aspettato, alla mia età, di dover cambiare sponda.
Antonio Mellone
mag012013
Fatto del tutto inusuale ed anomalo che l'approvazione sia avvenuta con solo il voto dei soci di minoranza con l’assenza o l'astensione del delegato dell’Amministrazione Montagna in rappresentanza del Comune di Galatina quale socio di maggioranza.
Atto di inaudita gravità politica, evidenzia una colpevole inerzia dell'Amministrazione Montagna che, ancora una volta, decide di non decidere rifuggendo dalle proprie responabilità.
Riteniamo che vadano prese decisioni immediate e ci rivolgiamo a tutte le forze politiche presenti in Consiglio Comunale e ci facciamo promotori, attraverso il nostro rappresentante, Consigliere Marcello Amante, della costituzione di una Commissione Speciale ai sensi dell’art. 16 del Regolamento Comunale incaricata di accertare i fatti di seguito riassunti e riferire in Consiglio Comunale.
Lasciare in carica fino a scadenza naturale un CdA ostile, rinunciando così di fatto al controllo sull’amministrazione della CSA, è stata scelta scellerata e il progetto di Bilancio 2012 presentato all'approvazione ne è la conseguenza.
Tale bilancio, ritenuto non conforme, non è condiviso dall'Amministrazione Montagna, che anzichè impedirne l'approvazione, sceglie un'originale e anomala posizione: da socio di maggioranza incapace di decidere lascia alla minoranza la facoltà di approvarlo rinunciando all'importante prerogativa di controllo e indirizzo, quasi che il non averlo votato sollevi il Sindaco Montagna e la sua Amministrazione da ogni responsabilità etica, politica e legale. L'assenza, o l'astensione volontaria, in sede di approvazione di Bilancio del socio di maggioranza è da ritenersi una grave omissione e qualsiasi atto successivo nel tentativo di rimediare non può che alimentare ulteriore contenzioso del quale i galatinesi sopporteranno le spese.
Eppure le avvisaglie erano state sin troppo chiare, lo avevamo rilevato già in sede di approvazione del progetto di Bilancio 2011 quando, dopo reiterati rinvii dell’assemblea, si giungeva alla fantasiosa e creativa approvazione “con riserva”. Tale posizione incideva negativamente sul rapporto fiduciario tra socio di maggioranza e amministratori della CSA, tale da giustificare una giusta causa di revoca.
Abbiamo fatto riferimento ad un ulteriore contenzioso perché è bene che i galatinesi sappiano che in fase di verifica dei reciproci rapporti di debito-credito con le società partecipate, (obbligo imposto dal D.L. 95/2012) sono emerse significative discordanze (importi superiori al 1.500.000,00 di euro). In poche parole, si prefigura un contenzioso tra il Comune di Galatina e la CSA, evento a cui avevamo dato rilievo in sede di approvazione di bilancio preventivo ed è stato il motivo principale per aver espresso il nostro voto contrario.
Se non fosse cosa grave ci sarebbe da ridere, una società partecipata (CSA) fa causa al suo azionista di maggioranza (Comune di Galatina) e come spettatori interessati ci saranno i galatinesi a cui toccherà pagare i costi (Avvocati e quant'altro) di ambedue le parti.
mar212018
Si terrà giovedì 22 marzo alle ore 18,30 presso la Sala Celestino Contaldo del Palazzo della Cultura di Galatina il primo appuntamento della Rassegna Letteraria “Dammi una L” voluta dall’assessorato alla Cultura. La Rassegna, che intende dare voce agli autori e ai lettori mettendoli faccia a faccia, inizierà ospitando il giornalista de La Gazzetta dello Sport Francesco Ceniti autore, insieme alla signora Tonina Pantani, del libro inchiesta In nome di Marco, edito da rizzoli, che fa luce sulla carriera del campione romagnolo di ciclismo Pantani, sulle accuse di doping, sui guai con la giustizia sportiva, sul mondo del ciclismo di quegli anni e sull’aspetto umano del ragazzo fragile più che del fenomeno che scattava in piedi sui pedali e fulminava gli avversari.
Insieme all’autore interverrà Elio Aggiano, ciclista salentino che ha gareggiato con Pantani, Antonio Liguori giornalista de La Gazzetta del Mezzogiorno che modererà l’incontro, il sindaco Marcello Amante e l’assessore Cristina Dettù. Tra gli ospiti coinvolti ci saranno anche rappresentanti di categorie sportive che prenderanno parte al dibattito.
“La presentazione di libri e il dialogo con gli scrittori – dice l’assessore Dettù – sono due occasioni utili per conoscere, per capire e per imparare. La cultura, per come la intendiamo noi, non può prescindere da questi appuntamenti formativi. È intenzione di questa amministrazione puntare su eventi come questo e la Rassegna, che ci auguriamo diventi un appuntamento fisso ogni anno, rappresenta un primo tassello”.
Ufficio stampa Marcello Amante
ott122015
Anche quest’anno, grazie alla buona volontà di molti nostri concittadini, si ripete la giornata ecologica dedicata a Noha. Come abbiamo già detto, non abbiamo la pretesa di passare per “quelli bravi” che ripuliscono le strade dalle odiose abitudini di alcuni individui inqualificabili. Ma lo facciamo semplicemente perché crediamo sia giunta l’ora di un’inversione di tendenza nella corsa all’avvelenamento dell’aria, dell’acqua e della terra. Ci sentiamo responsabili del danno arrecato al nostro ambiente da cattive abitudini che non considerano più la terra un Bene Comune, ma la fogna dei nostri vizi e del nostro egoismo. Crediamo di dover porre rimedio al disastro diseducativo che è radicato nella mentalità di molte persone. Lo facciamo perché i nostri figli ci guardano, e vogliamo che abbiano anche loro il diritto di vivere in un paradiso, come quello che i nostri padri ci hanno lasciato.
I cittadini:
Antonio Congedo, Paola rizzo, Michele D’Acquarica, Serena Nocera, Luigi Cisotta, Lino Chittani, Gianni Chittani, Fabio Mariano, Alessandro Paglialonga, Marcello D’Acquarica, Antonio Mellone, Albino Campa, Fernando Sindaco, Maria Rosaria Paglialonga, Angela Grande, Massimo Perrone, Elisabetta Congedo, Loredana Tundo, Antonio Greco
dic082014
Al Sindaco del Comune di Galatina dr. Cosimo Montagna,
Giovedì 8 Gennaio 2015 – Convegno dal titolo: La causa radice del nostro benessere o malessere.
A seguito della giornata ecologica svoltasi a Noha il giorno 23 di novembre scorso, noi sottoscritti cittadini dei Dialoghi di Noha per l’Ambiente, intendiamo proseguire nel progetto di formazione/informazione sui temi che riguardano l’ambiente.
Nuove iniziative indirizzate alla qualità della vita e alla salvaguardia dell’Ambiente sono nella nostra agenda e nei nostri progetti.
Con tali promesse, siamo lieti di invitarvi al convegno in oggetto perché crediamo fermamente nella collaborazione e nell’unione di tutte le forze sociali presenti sul territorio, per il bene comune.
Vi chiediamo pertanto l’autorizzazione per l’uso del Centro Polivalente di Noha, ex scuole elementari, di piazza C. Menotti ed il patrocinio del Comune di Galatina.
Restiamo in attesa di un Vs. riscontro.
I cittadini:
dic202017
Faranno tappa a Galatina il prossimo 23 dicembre, con il tour “A Christmas in Blue", i prodigiosi ragazzi della formazione musicale “BLUE SPARKS” composta, in principio, dal sassofonista Diego Vergari, dal batterista Matteo Coppola e dal pianista Christian Greco; negli ultimi tempi è entrato a far parte della band anche il bassista Marco Palumbo.
I quattro talentuosi musicisti salentini, nonostante la loro giovane età, hanno già all’attivo prestigiose collaborazioni e numerose esibizioni in varie manifestazioni e concorsi musicali. Il repertorio musicale in programma offrirà un vero e proprio tributo ad alcuni dei più grandi musicisti che hanno dominato il panorama artistico mondiale quali Ennio Morricone, George Michael, Michael Jackson ed Astor Piazzolla, saltellando tra generi musicali diversi opportunamente arrangiati da loro stessi. Nel tour “A Christmas in Blue" eseguiranno un omaggio al Natale…
L’appuntamento, imperdibile, rientrante nel cartellone delle manifestazioni natalizie del Comune di Galatina, è alle ore 19.00 del prossimo 23 dicembre in via V. Emanuele II di fronte alla “Torre dell’orologio”.
Note biografiche Diego VERGARI
Vergari Diego studia Saxofono presso il Conservatorio di Musica “Niccolò Piccinni” di Bari sotto la guida del M° Fabio Sammarco. Avviato agli studi musicali dal M° Giacobbe Doria nel 2014, prosegue con il M° Raffaele Vecchio. Nel Luglio 2016, debutta in duetto sax durante una tappa dell’XI^ edizione del “Locomotive Jazz Festival”. Si esibisce in numerose manifestazioni pubbliche e private nonché in vari concorsi nazionali ed internazionali conseguendo numerosi primi premi ed un primo premio assoluto al concorso “FA.RE.M.I. 2017” di Lecce. Ha partecipato a Masterclass con artisti di fama internazionale tra cui i Maestri sassofonisti Federico Mondelci, Otis Murphy, Claude Delangle, Victor Morosco, Johannes Thorell, Francesco Sallime, Damiano Grandesso, Mario Gerboni ecc. Collabora con numerosi gruppi bandistici ed associazione musicali.
Note biografiche Christian GRECO
Christian Greco studia pianoforte presso il Conservatorio di Musica Tito Schipa di Lecce sotto la guida del M° Corrado De Bernart. Avviato agli studi musicali dal M° Fabrizio Vecchio, prosegue col M° Giacomo Fronzi e, fino al 2015, nella classe del M° Concita Capezza. Al pianoforte affianca, nell’A.A 2014/15, gli studi di composizione con il M° Gioacchino Palma. Vincitore di numerosi concorsi nazionali e internazionali, nel 2013 si aggiudica il 1° premio assoluto con lode e borsa di studio al concorso Symphonia di Scorrano e il 1° assoluto al Nuova Coppa Pianisti di Osimo. Ha partecipato a masterclass coi Maestri Fadini, Gavrilov, Burato e Sikk e, dal 2017, è entrato a far parte dell’Associazione Musicale Seraphicus.
Note biografiche Matteo COPPOLA
Matteo Coppola, con il ritmo nel sangue sin da bambino, studia batteria con il M° Raffaello Murrone con cui prende parte alla “Power drum ensemble” esibendosi in numerosi eventi musicali. Ha partecipato, con la guida dei Maestri Giuseppe Galati e Fabrizio Vecchio, a numerosi concorsi musicali unitamente all’orchestra dell’Istituto Comprensivo “Don Bosco” di Cutrofiano, conseguendo vari primi premi. In tale contesto, incontra il giovane sassofonista Diego Vergari con cui condivide la radicata passione per la musica e, insieme, si esibiscono con dei brani Jazz conseguendo numerosi consensi ed eccellenti risultati in concorsi musicali nazionali. Nel 2017 è entrato a far parte della neo costituita associazione musicale “Don Bosco” di Cutrofiano con cui collabora attivamente.
Note biografiche Marco PALUMBO
Marco Palumbo si accosta alla musica frequentando l'indirizzo musicale della Scuola Media “Don Bosco" di Cutrofiano (LE) suonando chitarra classica. Molto presto i docenti vedono in lui propensioni da bassista tant’è che, in breve tempo inizia ad amare e studiare con passione il basso partecipando con successo a vari concorsi nell'ambito scolastico. Nell'aprile 2016 inizia, con grandi risultati, un percorso di studio con Valerio Bruno, bassista della band “Aprea la Classe” migliorando così la tecnica ed affinando le sue doti musicali. Nell'ottobre 2017 entra a far parte del gruppo BlueSparks .
Piero Russo
ott242015
Stupenda, bellissima, gioiosa notizia quella di poter finalmente allestire il “Presepe Vivente” (sesta edizione) nel giardino del Castello di Noha: luogo magico, incantato, da favola. Che ci sarà mai al di là di quel muro, così alto oltre il quale non si può vedere nulla?
Tutti potremo osservare, ammirare qualcosa dei nostri “beni culturali”, quello che i nostri antenati hanno creato e consegnato alla storia cittadina, quello che si è salvato dall’invasione dell’asfalto e del cemento armato dei nostri tempi: “il parco degli aranci”, “la torre con il ponte levatoio”, quello che resta del “Castello” della nobile famiglia dei Baroni De Noha che fin dal 1200 qui avevano creato il centro della loro Baronia.
L’anno scorso abbiamo ammirato il presepe vivente nella “Casa Rossa”; qualche anno fa, nelle edizioni presso la Masseria Colabaldi, abbiamo osservato da vicino quell’altro gioiello storico, con le varie parti della Masseria, luogo del cuore, nel cui giardino erano state ricostruite dai ragazzi del presepe, una volta la Throzza e un’altra l’antica torre di Noha. Quest’anno, invece, avremo il privilegio di vedere da vicino, in tutto il suo splendore, uno tra i più belli ed antichi beni culturali di Noha, con tutto lo spazio che il Castello ha conservato per noi.
Fino a non molti anni fa, quello spazio era enorme e andava da Via Pigno fino a ridosso della Casa Rossa dove c’erano le tombe Messapiche. Ora il grande “parco degli aranci” è attraversato dalla continuazione di Via Donatello per facilitare il traffico che sfocia sulla Via di Collepasso. Durante la guerra 1939-45 lì sorse anche una attività industriale, la SALPA (Società Anonima Lavorazione Prodotti Agricoli), per iniziativa della famiglia Galluccio e vi si lavoravano le mele cotogne, prima, e poi i pomodori, dando lavoro ad un centinaio di operai.
Nel giardino retrostante il Castello ci sono stato per la prima volta 40 anni fa, quando non conoscevo nulla dell’antichità di Noha. Ci andavo per constatare l’esistenza “de lu thrabuccu” che non ho trovato. Mi accompagnò il custode addetto in quel tempo e, mentre osservavo ogni cosa, immaginavo di vedere il Barone Pirro con il suo figlioletto Guglielmo passeggiare nel giardino, o la Baronessa Solemna con la figlia Isabella camminare per i viali, quando d’estate andavano alla Casa Rossa per un po’ di frescura.
Rimasi affascinato dalla Torre. Appartiene all’epoca dell’architettura federiciana. Federico II (1194-1250) figlio di Enrico VI di Svevia, si è caratterizzato per la sua volontà pianificatoria di difesa e di rappresentanza del potere imperiale nel meridione d'Italia. Caratteristica comune dei castelli di epoca federiciana era l'impianto geometrico regolare, tipici nel periodo che oscilla tra il 1235 e il 1245, utile a garantire difesa e controllo del territorio.
La torre di Noha rientra in questo contesto: è situata nel giardino retrostante il "Palazzo baronale". Tuttora presenta tutti i requisiti della torre di avvistamento e di difesa. Con il prospetto principale rivolto verso Nord, quindi verso l'antica strada, la famosa “Strada Reale di Puglia”, s'innalza su due piani a pianta quadrangolare di metri 7 x 5 e raggiunge circa 10 metri di altezza. Una scala risolta in un'unica rampa lievemente incurvata verso Est, è poggiata su un'arcata a sesto acuto ed è munita di ponte levatoio. Il piano di legno ribaltabile è stato sostituito da una lastra metallica, che certamente impediva in caso di pericolo l'accesso al vano, posto al piano superiore. Realizzata con conci di tufo sistemati per corsi orizzontali abbastanza regolari, la costruzione è coronata da un elegante motivo ad archetti tipici dell’architettura federiciana.
Situata a circa 80 metri sul livello del mare, permetteva forse un collegamento a vista con altre torri poste nel territorio circostante e realizzava il posto ideale di osservazione di un lungo tratto di strada. La torre era a ridosso del Castello che era a pianta quadrangolare e dotato di bastioni sui quattro angoli. Teniamo conto che il luogo dove si trova oggi, quello che resta del Palazzo Baronale, era un punto di avvistamento lungo la via per Ugento. Perciò era logico far sorgere una struttura difensiva di quel tipo in quei tempi calamitosi.
Pensate all’esistenza del frantoio ipogeo, lu thrappitu, sotterrato davanti al Castello, alle casiceddhre che stanno per crollare, pensate alla vita che si è svolta in questo luogo quando il tutto divenne la “Masseria del Castello”: padroni succedutisi ai baroni, contadini che lavoravano per i signori benestanti, eventi belli e a volte anche drammatici accaduti nei secoli. Un esempio per tutti lo leggiamo nei registri parrocchiali, quelli dell’Arciprete Don Nicolantonio Soli (1662-1727) che, primo a compilare quelle carte, ci ha lasciato così la sua testimonianza:
Adì 19 Aprile 1711 - Domenico d'Anna marito di ... di S. Pietro Ingalatina, giardiniero nel giardino dietro il castello di Nohe fu trovato ammazzato seu ucciso de fatto con una archibugiata datali al petto ad hore cinque, in sei di notte, et non havendo ricevuto nessuno sacr. però havendo il biglietto del Precetto Pascale adempito nella sua chiesa di questo presente anno et ancora la licenza di Mons. Vicario di Nardò di poterli dare l'ecclesiastica sepoltura questa qui infilata e poi à d. giorno fu sepelito dentro questa mia parrocchiale chiesa di Nohe.
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Complimenti ai responsabili e collaboratori che ogni anno ci fanno la lieta sorpresa di un Presepe Vivente impostato sulla conoscenza dei nostri beni culturali. Grazie perché con le vostre iniziative ci fate rivivere il Natale cristiano, quello inventato da San Francesco d’Assisi, quello che fa pensare alla storia della nostra salvezza, quello che ci aiuta a vivere ancora in un clima di fraternità natalizia.
Il mio sogno è che presto, prima che per me sia troppo tardi, possa vedere il parco degli aranci aperto al pubblico tutto l’anno, dove la gente di Noha possa andare a trascorrere il tempo libero, a studiare la nostra storia, a godere della frescura e dell’aria buona (da sempre apprezzata come aria salubre di Noha). Mi auguro che anche il frantoio ipogeo, ora sigillato, possa un giorno rivedere la luce; mi auguro che diventi visitabile da parte di tutti, come molti altri frantoi ipogei della provincia. So che ci vuole del tempo, ma con il tempo si crea anche la coscienza delle cose belle. Quando nel 1972 feci le prime ricerche, nessuno conosceva quello che la nostra cittadina nascondeva della sua storia. Ora finalmente molti sanno, e il presepe vivente di ogni anno ne è la prova. A Natale ci sarò anch’io.
P. Francesco D’Acquarica
feb162016
Sognare di arrivare in alto, partendo dal basso senza la più piccola ombra di un centesimo. È la storia di Nextword the web series, una scommessa ampiamente vinta da Inondazioni.it e Nextword Produzioni Cinematografiche, selezionata alla fase finale del "Los Angeles Web Festival", una delle più importanti manifestazioni mondiali dedicata alle web series.
Non appena la notizia è arrivata in produzione, tutto il gruppo della web tv e di Nextword Produzioni Cinematografiche ha gioito per l'inatteso risultato, premiante ancora una volta il lavoro e la passione, impiegati in un'avventura per nulla facile da affrontare.
Merito della produzione, guidata da Piero De Matteis e Tommaso Moscara, con l’aiuto impareggiabile di Salvatore Sbrò e Fabio dell’Erba, i quali, stupefatti dalla notizia hanno dichiarato: "Siamo orgogliosi per questo grande traguardo raggiunto. Certo, i soldi sono importanti, ma non fondamentali se prima non si impiegano forze ed energie positive per portare avanti un progetto nuovo e costruttivo, come la è stato Nextword – the web series".
Un merito condiviso in prima persona con l'artefice di questo miracolo, ossia Vincenzo Stigliano regista, sceneggiatore e creatore della web series che ci ha creduto fin da quando ha presentato il progetto alla produzione di Inondazioni.it.
Non ha mollato un solo istante, riuscendo a creare un cast perfetto sotto l'aspetto dell'empatia, imbattibile per quel che concerne la determinazione.
Non è stata questa però, la sola vittoria per il giovane regista salentino, il quale grazie alla sceneggiatura del suo cortometraggio "Solitudine" (Loneliness) è stato selezionato anche alla fase finale del prestigiosissimo “New York Indipendent Film Festival”.
Inoltre è da sottolineare che Nextword è in nomination per la vittoria finale in due categorie, MIGLIOR REGIA con VINCENZO STIGLIANO e MIGLIORI MUSICHE ORIGINALI con REPUBLIKA MOD, ALESSIA DONNO ed EMA FEAT RAINWORDS.
"Notizie del genere non possono che far piacere" - commenta Stigliano - "sono uno stimolo in più per andare sempre oltre i propri confini, continuando a lavorare sodo. Spero che adesso il Comune di Galatina, la Provincia di Lecce e la Regione Puglia, possano darci maggiore aiuto e collaborazione per i lavori futuri che abbiamo in cantiere. Io voglio ringraziare tutto il cast e vorrei citarlo in Mino Donadei, Elisa Cairo, Marta Sfragara, Christian Romano, Luigi Sarcinella, Antonio Geusa, Francesco Tundo, Ivano Mastria, Giuseppe rizzo, Christian rizzo, Chiara Sbrò, Tina Ciccardi, Azzurra Leone e Dario Palumbo, perché senza di loro tutto questo non sarebbe potuto accadere, grazie di cuore a tutti loro".
Inondazioni e Nextword Produzioni Cinematografiche hanno costruito un sodalizio non indifferente, riuscendo a mettere in piedi la prima web series nel Salento, avente un grosso seguito in Italia con oltre seimila visualizzazioni in un solo mese, e da oggi diventando realtà importante in tutto il mondo cinematografico.
Guarda tutte le puntate delle web series on line su http://ww.nextwordproduzioni.com e scopri tutte le novità sulla pagina Facebook Ufficiale
Alessio Prastano
feb012022
Conta più quello che vedo che quello che so. E quello che vedo non mi piace. Non mi piace affatto.
Vedo un Paese sotto ricatto. Niente di più, niente di meno di un vile ricatto. Una vigliacca estorsione a della gente che si ostina giustamente a voler ragionare e non solo obbedire.
Sono più di due anni di tortura psicologica che in parte ha raggiunto il suo scopo: trasformare i sani in malati. Per sempre. Vincolare il diritto al lavoro e alla vita ad una cieca prostrazione al regime.
È il tentativo criminale di oscurare tutto l’universo per illuminare solo una particella.
È come puntare il fascio di luce di un faro su uno scoglio per nascondere la vastità del letamaio fetido che ci circonda. È distogliere l’attenzione di tutti in questo villaggio di balocchi maledetti. È lo sforzo diabolico di chiudere la gabbia, facendo credere che le sbarre hanno la loro ragion d’essere. Confondono gli sciagurati come nel gioco delle tre carte. Dicono che è un privilegio godere di alcuni diritti che Dio stesso ha concesso all’uomo, facendo credere che i magnanimi sono loro, spacciatori di cianfrusaglie. Distributori di ghiande per maiali prossimi al macello. Sopravvivere solo se si fa tutto ciò che vien detto, fino ad esalare l’ultimo respiro. Essere disposti a tutto pur di un’altra boccata d’ossigeno quando dall’altra parte del muro c’è la vita vera, negata all’interno del campo che vieta il concetto di libertà.
Non sto qui a farvi l’elenco dei numeri e dei dati perché chi non vuol vedere, non vorrà vedere per lungo tempo ancora. Tanto per usare le parole di uno più credibile di me, “voi non credereste neppure se uno tornasse dal regno dei morti”. Io vi supplico: fateli tacere questi ciarlatani dell’oblìo mentale, e guardatevi attorno. Poiché se parlano ancora è perché voi continuate, da sadici, a dar loro ascolto.
Se il fascismo è stato inventato qui è perché qui il letame è fertile più che altrove. Ma non sbocciano fiori. Una piccola cagatina innocua in questo posto si può trasformare in una montagna di merda che ad un certo punto si stacca e viene giù. È quello che sta succedendo. Perché da qualche altra parte nel mondo, fortunatamente, non trattano con i criminali. Se i sequestratori non sono disposti a trattare per liberare gli ostaggi, allora non c’è nulla per cui trattare. Niente per cui vale ancora la pena spendere una sola parola. Abbiamo a che fare con la peggiore specie, quella dei vigliacchi. Quella che nega ad un vecchio di ritirare la sua pensione di settecento euro dopo quarant’anni di lavoro perché non si è fatto l’ennesima puntura e non può esibire il codice del partito unico.
Una violenza morale con pochi precedenti. Gente istigata al peggio poiché gli è stata tolta la dignità di poter sfamare i propri figli pur non avendo mai commesso un crimine. Seppur, in momenti tragici, qui si è avuta pietà perfino per loro.
Ho sentito qualcuno che, facendo finta di andarsene, ha detto di averci lasciato un Paese unito. Questa è satira. Tremenda battutaccia. Mai come oggi questo Paese è stato così spaccato dall’odio e dall’ideologia di uno scientismo fanatico e schizofrenico, dove la dignità delle persone conta meno delle regole, miriadi di regole assurde per sferzare Dio e l’uomo con la più tremenda delle fruste.
Che Paese è quello dove mille persone strapagate non riescono a individuare uno su sessanta milioni capace di fare da Presidente della Repubblica, dovendo rieleggere all’ottava votazione quello che lo è ha già stato per sette anni? Che Paese è quello dove, anziché occuparsi di disegnare il miglior orizzonte possibile per ospitare il futuro, si blatera da mattina a sera di mascherine, vaccini e green pass da ormai tre anni?
Non esagero se definisco il luogo della politica italiana una fetida cloaca fatta di personaggi indegni dell’incarico di cui loro stessi si sono investiti, senza alcuna legittimazione popolare. Partiti politici del nulla, confusi sul niente, intenti a disquisire sul loro attuale non senso d’esistere. Decine e decine di consigli dei ministri, decreti e leggi per stabilire se chiudere le scuole con uno o due positivi, se la tessera del pane vale uno o due mesi, o se il ristorante debba avere tre o quattro tavoli.
Qualche virostar e pennivendolo pensa di svignarsela ora, in una disperata ritirata dove anche Pirro perirà miseramente in battaglia. È la guerra più assurda della storia dove si muore senza spade. Qui, infatti, l’ultima cosa di cui si crepa è proprio il virus.
Quello che ho scritto in questi due anni su questa sciagurata manifestazione dell’obbrobrio si è avverato fino alle virgole, non perché sono un indovino, ma perché ciò che occorre è, più di ogni altra cosa, la capacità di leggere quei segni dei tempi, sparsi qua e là tra le miliardi di fregnacce giornaliere. Avevo previsto tutto perché bastava guardare allo tesso mandorlo a cui guardava Geremia, il profeta. Se non credete, rileggete ciò che ho scritto.
Qui c’è un piano dettagliatissimo. Siete ancora certi che se chiuderete le serrande dei vostri negozi e sarete lasciati a casa senza lavoro e senza stipendio sarà per colpa di un virus? Se la vostra risposta è sì, permettetemi di definirvi degli idioti.
Ogni volta che esibirete un green pass, sappiate che state contribuendo alla morte di qualcuno, non alla sua sussistenza. Perché ci sono molti modi di morire, ma uno solo per vivere.
Vedo una massa di vigliacchi che sa di averle sbagliate tutte, eppure si ostina a voler correre, a tutto gas, incontro alla catastrofe trascinando tutti, pur di dire che il partito ha sempre ragione.
Se non credete a me, credete a Giona: è stato sputato dal grande pesce sulle nostre coste. Forse è ora di prestargli ascolto. E la prima a drizzare le orecchie dovrebbe essere la Chiesa che, a quanto pare, sdegna il voler essere madre.
Nessuno può lasciarci un Paese unito se non siamo noi a renderlo tale.
Fabrizio Vincenti
gen032022
Vi sono iniziative che molto spesso vengono poco pubblicizzate, con lo scopo di limitare la partecipazione o perché le sue finalità sono lontane dai propri orientamenti politici, sociali e culturali, e le stesse modalità e i termini di adesione al progetto la sanno lunga. II “Treno della Memoria” è una di queste: iniziativa organizzata ogni anno dall’omonima associazione in Polonia, nei luoghi dove si consumò l’immane genocidio di milioni di ebrei e di diversi (comunisti, rom, gay, disabili, ecc.). Un’associazione culturale nata nel 2005, e che in questi 15 anni di attività ha coinvolto oltre 60.000 giovani, e non solo. Il percorso educativo prosegue lungo tutta la durata del viaggio e nei mesi successivi al rientro in Italia, in cui vengono proposte, organizzate e realizzate attività di riproposizione dell’esperienza vissuta rivolta alla comunità.
Come si legge nel programma proposto dagli organizzatori: “Il Treno della Memoria” è innanzitutto un percorso educativo e culturale. Da sempre un'esperienza collettiva unica, un viaggio “zaino in spalle”. Non è una semplice gita scolastica, bensì un circuito di cittadinanza attiva in cui i/le giovani partecipanti, negli anni, diventano prima animatori e animatrici e poi, alle volte, organizzatori ed organizzatrici; in una catena di trasmissione dell'impegno. È un progetto di educazione informale e “alla pari” che sviluppa una strategia educativa volta ad attivare un processo naturale di trasmissione orizzontale di conoscenze, esperienze ed emozioni svolto in un’ottica di cooperazione, rispetto reciproco e solidarietà.” Dopo questo viaggio, dopo avere impresso nella memoria le drammatiche immagini dell’eliminazione sistematica di milioni di esseri umani, dopo avere visitato i campi di sterminio di Auschwitz e Birkenau, come si può leggere nelle testimonianze di tante ragazze e ragazzi, nulla è più come prima.
Il viaggio si svolge in treno, per la durata di circa due giorni, con destinazione Cracovia, e prosegue, nei giorni successivi, con visite guidate della stessa Città, del Ghetto ebraico, del Museo della Fabbrica di Schindler e dei Campi di sterminio di Auschwitz e di Birkenau, per complessivi 9 giorni.
Anche il comune di Galatina ad aderito ad uno dei viaggi organizzati per il 2022. Con avviso pubblico del 29.12.2021 ha stabilito le modalità di partecipazione, riservate soltanto a tre concorrenti: un numero così esiguo, che poteva essere incrementato e che non avrebbe certamente comportato gravi danni alle casse del Comune, se si pensa che la somma che varrà impiegata è di 600 euro, quale contributo messo a disposizione (200 euro per partecipante).
Ma tant’è. Questi i requisiti: il viaggio è riservato a giovani di età compresa tra i 18 ed i 30 anni, residenti a Galatina, disponibili a progettare, realizzare e presentare al Comune un reportage sull'esperienza vissuta; il costo complessivo è di € 380,00, di cui € 200,00 a carico del Comune e € 180,00 a carico dei selezionati, da versare direttamente all’Associazione; le ulteriori modalità possono essere recuperate, scaricando dalla pagina web del Comune di Galatina l’avviso; la domanda va presentata al Servizio Protocollo entro lunedì 10 gennaio 2022: con consegna a mano all’Ufficio Protocollo Generale del Comune o attraverso la trasmissione a mezzo posta elettronica certificata, all’indirizzo, protocollo@cert.comune.galatina.le.it.
Galatina 02 gennaio 2022
Ninì De Prezzo
dic142020
Con questa ottava parte si conclude il viaggio nel tempo delle antiche Congreghe della nostra Cittadina. Ringraziamo P. Francesco D’Acquarica, ormai di diritto cittadino onorario di Noha, per averci ancora una volta dato un passaggio sui suoi straordinari mezzi di trasporto, fatti di storie, memoria, personaggi, ma soprattutto amore per la sua e nostra Piccola Patria.
Noha.it
Piccola premessa
Prima di procedere nella lettura dei verbali che seguono è opportuno tenere presente questa osservazione.
Come si può constatare, dal 1940 al 1945 le riunioni sono rarissime. Siamo durante la tragedia della seconda guerra mondiale. Anzi nel 1942 e nel 1943 non viene registrato alcun verbale. Il Padre Spirituale della Congrega ora è nuovamente l’arciprete Don Paolo Tundo, ma i bisogni della gente sono tanti e più urgenti delle riunioni di una Congrega. Si sa, le guerre non hanno mai fatto bene a nessuno. Seminano lutti, rovine, miseria, stanchezza, scoraggiamento, disorientamento morale e religioso.
Nel mese di giugno del 1943 ci fu anche il bombardamento dell’aeroporto di Galatina, a una manciata di chilometri da Noha, dove lavoravano anche giovani della nostra cittadina. Ci fu spargimento di sangue, morti, feriti. Oltre ai soldati che erano al fronte, Noha pagò il suo triste tributo anche in termini di fame, sofferenza, malattie. Don Paolo soccorreva, aiutava, andava incontro ai suoi parrocchiani, aiutando tutti senza far distinzione di persone tra parenti, amici o semplici conoscenti. Smarrimento, povertà, distruzioni, questo era il contesto di quegli anni tremendi.
In questo quadro bisogna capire (ma forse non scusare) quanto racconto nella nota del prossimo verbale, vale a dire la storia dei ladri nell’abitazione delle monache ospiti di Noha.
Oggetto: offerta di Beneficenza
Il 5 Maggio 1941 si sono riuniti i Confratelli. Hanno deliberato L.100 a favore delle Suore costituite a Noha. Il Priore…
NOTA IMPORTANTE
Questa offerta di L. 100 per le Suore costituite a Noha fu occasionata dal fatto che le Suore (si tratta delle Suore “Oblate di S. Antonio di Padova” presenti in quel tempo nella nostra cittadina, dedite all'Asilo Infantile, al doposcuola e all'insegnamento del catechismo e dell’arte del ricamo), furono danneggiate non poco da un furto. Nel 1941 io non avevo ancora compiuto i sei anni e frequentavo quella scuola materna, ma ricordo molto bene quando il fatto accadde. Una notte i ladri assalirono l'abitazione delle Suore, situata all’inizio di Via Cadorna, per derubarle delle loro vettovaglie. Le Suore, nonostante l’offerta della Confraternita, tremendamente spaventate da quella vicenda decisero di abbandonare definitivamente Noha.
Per questo motivo alcuni anni più tardi (nel 1955) l’arciprete don Paolo Tundo, che tanto teneva all’educazione dei bambini (“il domani del paese” - diceva) volle assolutamente che il suo popolo avesse la garanzia di un futuro migliore, preparando i bambini con la prima alfabetizzazione e socializzazione. Tra infinite difficoltà, spendendo i suoi risparmi e bussando alle porte di “chi poteva” riuscì a costruire su un terreno di sua proprietà un’opera monumentale che donò alla Congregazione “Discepole di Gesù Eucaristico”. Le suore di questa congregazione si impegnarono a restare per sempre a Noha. La convenzione tra don Paolo e le Suore “Discepole di Gesù Eucaristico” fu firmata il 29 settembre 1957.
Oggetto: Multa per gli assenti alle processioni e sedute
Il 21 dicembre 1941, XX, riunita la Confraternita in riunione ed in numero legale, si è stabilito quanto segue:
1. Chi si assenta dalle riunioni indette con biglietto personale senza un giusto motivo è sottoposto alla multa di L.2.00. Non intervenendo per tre volte consecutive resta espulso dalla Confraternita e riceverà la notifica per iscritto.
2. Chi si assenta dalle Processioni prescritte è sottoposto alla multa di L.10.00. Non intervenendo per tre volte consecutive, oppure chi si rifiuta di pagare la multa in cui è incorso, resta espulso dalla Confraternita e riceverà notifica per iscritto.
Il Priore Bianco Michele, il segretario Nocera,
Visto il Rettore D. Paolo Tundo.
Non intervenendo all’accompagnamento funebre, quando è di ebdomada, è sottoposto alla multa di L.20.00
Oggetto: nuove cariche
Il 27 dicembre 1942 si sono riuniti i Confratelli per la nomina delle nuove cariche. Su 24 votanti: 22 hanno risposto sì, 2 hanno risposto no.
Priore: Costa Michele
1 Assistente Lagna Michele
2 Assistente Gentile Pietro
Mazzieri Bianco Arcangelo e Paglialunga Antonio
Segretario Nocera Luigi
Cassiere Specchia Gioacchino
Letto il verbale e svolto il pensiero religioso dal rettore, la seduta ha avuto termine, il Priore Bianco Michele/Il segretario Nocera/V.il Rettore Arc. Paolo Tundo
La prima domenica di aprile riunita la confraternita in seduta straordinaria ha deliberato la tassa per i suoi deceduti la tassa a 20 cent. È stata portata a L.5
Il Priore Bianco Michele
Il segretario Nocera - V. il Rettore Arc. Paolo Tundo
21 Gennaio 1945
Il giorno 21 gennaio 1945 riunita la Confraternita in riunione straordinaria si è stabilito di portare la quota annuale dei fratelli e sorelle da L.10.00 senza obbligo alcuno di pagare qualche cosa alla morte di qualche confratello o Consorella. Le multe per gli assenti non giustificati sarà portata da L.10.00 a L.15.00
Il Priore Bianco Michele
Il segretario Nocera
V. il Rettore Arc. Paolo Tundo
23 Dicembre 1945
Il giorno 23 dicembre 1945 riunita la Confraternita in riunione ordinaria si è proceduto alla nomina dei nuovi ufficiali.
Dietro proposta degli stessi Confratelli si è stabilito di confermare gli stessi ufficiali e cioè:
Priore Costa Michele
1 ass. Lagna Michele
2 ass. Gentile Pietro
Mazzieri Bianco Arcangelo e Paglialunga Antonio
Segretario Nocera Luigi
Cassiere Specchia Gioacchino
Letto il verbale e svolto il pensiero religioso dal Rettore la seduta ha avuto termine.
Il Priore Bianco Michele
Il segretario Nocera
V. il Rettore Arc. Paolo Tundo
19 Maggio 1947
Il giorno 19 maggio 1947 si sono riuniti i Capi delle Associazioni Religiose e cioè: Il sig. Costa Michele Angelo, Priore della Confraternita Maria SS. delle Grazie, assistito dal cassiere; e la sig.ra Mazzei Elvira, presidente dell’associazione Apostolato della Preghiera, assistita dalla cassiera, per la costruzione della tomba in comune si è concluso quanto appresso:
1. L’iscrizione alla tomba viene fatta esclusivamente dal rappresentante della Confraternita, sia che trattasi di iscrizione alla stessa, oppure all’Apostolato della Preghiera.
2. Questo rappresentante della Confraternita predispone tutto ciò che è richiesto per la sepoltura del defunto o defunta (cassa di abete, zinco, muratore, ecc.). Però ogni associazione penserà al come venire incontro a queste spese, magari con l’istituire una tassa-tomba per tutti gli ascritti; oppure stabilire una tassa da pagarsi dagli ascritti ogni qualvolta si verifica un decesso.
3. Si proibisce l’iscrizione degli uomini al posto tomba dell’Apostolato della Preghiera, ad eccezione di quei pochi che già si trovano iscritti.
4. Ogni associazione penserà ai suffragi per i suoi iscritti defunti.
Il Priore Bianco Michele
Il segretario Nocera, il cassiere Specchia Gioacchino
V.il Rettore Arc.Paolo Tundo
La presidente Mazzei Elvira - La cassiera Balena Addolorata
27 Luglio 1947
Il giorno 27 luglio 1947 si sono riuniti il Rettore, il Priore, il cassiere ed il segretario della Confraternita, i quali hanno discusso sul modo di venire incontro alle spese che bisogna sopportare per la costruzione della tomba.
Il signor Specchia Gioacchino fu Domenico e Bianco Michele fu Paolo si sono offerti a versare L.50.000 (dico cinquantamila) ciascuno al tasso 4%. Il rimborso di detta somma si effettuerà man mano che la cassa ha delle disponibilità.
Noha 27 luglio 1947.
Il Rettore Arc. Paolo Tundo
Il Priore Costa Michele
Il segretario Nocera Luigi/Il cassiere Specchia Gioacchino.
8 Agosto 1948
Oggetto: Numero delle Messe
8 agosto 1948 riunita la Confraternita in assemblea straordinaria presieduta dal Rettore si è stabilito quanto appresso:
Visto che l’elemosina delle Messe è stata elevata, e considerato che la confraternita non può sobbarcarsi tale spesa, si è stabilito di ridurre le messe mensili per Confratelli e Consorelle da due ad una. Cosicché l’obbligo della Confraternita resta fissato in N. dodici messe piane annue (una ogni mese) ed una messa cantata per tutti i confratelli e Consorelle defunte da celebrarsi il primo giorno dopo l’ottava dei morti. Letto approvato si sottoscrive. Il Priore Bianco Michele/Il segretario Nocera - V.il Rettore Arc. Paolo Tundo
19 Dicembre 1948
Deliberazione: Nuove cariche
Il 19 dicembre 1948 si sono riuniti i Confratelli per la nomina nuove cariche.
Unanimemente si sono eletti:
Priore Bianco Michele fu Paolo
1 Assi Costa Pietro di Michele
2 Assi De Lorenzis Pietro di Antonio
Segretario Nocera Luigi di Giovanni
Cassiere Specchia Gioacchino fu Domenico
Mazzieri Bianco Arcangelo fu Michele e Paglialunga Antonio fu Vitangelo
Letto il verbale e svolto il pensiero religioso dal Rettore la seduta ha avuto termine.
Il Priore Il segretario Il Rettore
3 Aprile 1949
Si è riunita la commissione nelle persone del Priore Michele Bianco fu Paolo, degli Assistenti Costa Pietro e De Lorenzis Pietro, del segretario Nocera Luigi, del cassiere Specchia Gioacchino e dei confratelli Gentile Pietro e Specchia Salvatore di Gioacchino per stabilire le tariffe per i nuovi iscritti (incluso il posto tomba).
In punto di morte:
Cassettone L.10.500
Spese di seppellimento L.6.500
Se si inscrive come confratello o Consorella la tariffa stabilita dalla stessa Commissione in fieri data.
Letto si conferma. Il Priore Bianco Michele/Il segretario Nocera L.
Gli assistenti Costa Pietro, De Lorenzis P. Il rettore Arc. P. Tundo
12 Luglio 1951
Deliberazione
Il giorno 27 luglio 1947 il sig. Specchia Gioacchino ed il Sig. Bianco Michele avevano versato alla Confraternita la somma di L.50.000 ciascuno (dico cinquantamila) per far fronte alla costruzione della tomba.
Oggi, 12 luglio 1951 la stessa Confraternita si alleggerisce di questo peso versando al Sig.Bianco Michele la somma di L. 50.000 più L. 2.000 di interessi già maturati.
Noha 12 Luglio 1951.
Il rettore Il Priore Bianco Michele - Il segretario
Il Cassiere Specchia Salvatore
10 Ottobre 1951
Oggi, 10 ottobre 1951 la stessa confraternita versa al Sig. Specchia Gioacchino la somma di L.50.000 più L.2.000 di interessi già maturati. Resta così la confraternita esonerata da qualsiasi debito verso i Sigg. Bianco Michele e Specchia Gioacchino a riguardo delle spese tomba.
Il rettore Il Priore Bianco Michele
Il segretario - Il Cassiere Specchia Salvatore
Oggi 25 gennaio 1953 alla presenza del delegato vescovile alle ore 9 si sono riuniti i Confratelli per la nomina delle nuove cariche. Previo giuramento da parte degli scrutatori Campa Antonio e Costa Pietro di attenersi a quanto lo Statuto prescrive, si è proceduto alla votazione nella persona di Costantini Biagio. Su 19 votanti, un astenuto, ha avuto il consenso universale. Si è poi proceduto alla votazione del candidato Paglialunga Antonio.
Esito della votazione: affermativo N.14, negativo N.4.
Infine si è votato per il candidato Tundo Luigi di Carmine. Esito della votazione: affermativo N.9 Negativo N.9.
Sono perciò risultati eletti:
Priore: Costantini Biagio fu Cosimo
1 ass Paglialunga Antonio fu Vitangelo
2 ass Tundo Luigi di Carmine
Segretario Nocera Luigi di Giovanni
Cassiere Specchia Salvatore di Gioacchino
Mazziere Bianco Arcangelo fu Michele.
Si sottopone alla competente autorità ecclesiastica per la conferma.
Il rettore d. Gerardo rizzo/Il Priore/Il segretario.
N.B. Da ora in poi il Padre Spirituale della Confraternita è don Gerardo rizzo (1924-2007). Nipote di don Paolo, aveva celebrato la prima Messa a Noha l’8 dicembre del 1946, dove era stato ordinato. Lo Zio lo volle con sé anche perché il nipote aveva qualche problema di salute. Resse la Congrega della Madonna della Grazie come Padre Spirituale sino alla fine della sua vita.
3 Aprile 1955
Si è riunita la commissione nelle persone del Priore Costantini Biagio, Segretario Nocera Luigi, Cassiere Specchia Salvatore e dei Confratelli Bianco Michele e Zerbi Giuseppe per stabilire la tariffa per il cassettone dei bambini portato a L. 10.000 compreso lapide e chiusura.
Il rettore d. Gerardo rizzo /Il Priore / Il segretario.
8 Maggio 1955
Deliberazione
Il giorno 8 Maggio 1955 il sig. Costantino Biagio fu Cosimo ha versato L.50.000 (cinquantamila) per far fronte al proseguimento costruzione tomba. Il rimborso di detta somma si effettuerà man mano che la cassa ha delle disponibilità e percepirà per detta somma l’interesse del 4%.
Noha 8 Maggio 1955
Il rettore d. Gerardo rizzo/Il Priore e Il segretario.
21 Maggio 1955
Il giorno 21 Maggio 1955 il sig. Bianco Michele fu Paolo ha versato L.50.000 (cinquantamila) per far fronte al proseguimento costruzione tomba. Il rimborso di detta somma si effettuerà man mano che la cassa ha delle disponibilità e percepirà per detta somma l’interesse del 4%.
Noha 8 Maggio 1955
Il rettore d. Gerardo rizzo/Il Priore e Il segretario.
6 Novembre 1955
In data 6 Novembre 1955 il sig. Bianco Michele fu Paolo ha versato ancora L.20.000 (ventimila). Il rimborso di detta somma si effettuerà man mano che la cassa ha delle disponibilità e percepirà per detta somma l’interesse del 4%.
Noha 6 Novembre 1955/Il rettore d. Gerardo rizzo
6 Novembre 1955
In data 6 Novembre 1955 il sig. Nocera Luigi fu Giovanni ha versato ancora L.20.000 (ventimila).
Il rimborso di detta somma si effettuerà man mano che la cassa ha delle disponibilità e percepirà per detta somma l’interesse del 4%. Noha 6 Novembre 1955/Il rettore d. Gerardo rizzo
29 Gennaio 1956
Noha 29/01/1956
Oggi 29 Gennaio 1956 alla presenza del Rev.mo Arc. D.Paolo Tundo, alle ore 15, si sono riuniti i Confratelli per la nomina delle nuove cariche essendo scaduto ormai il triennio 1953-56. Su 44 iscritti, presenti solo 28 assenti per motivo giustificato, ad unanimità tutti i presenti hanno confermato per il triennio 1956-58 l’Amministrazione uscente.
Priore Costantini Biagio
1 ass Paglialunga Antonio
2 ass Tundo Luigi
Segretario Nocera Luigi
Cassiere Specchia Salvatore
Mazziere Bianco Arcangelo
La suddetta Amministrazione è venuta nella determinazione di stabilire la tassa di L.1000 per ogni socio onorario senza avere diritto all’ebdomada.
Visita Pastorale 21 marzo 1957 + Corrado Ursi, Vescovo / Sac. Vincenzo Colaprile.
20 Marzo 1957
Il cassiere Specchia Salvatore ha versato la somma di L.20.000(ventimila) a Nocera Luigi rimborso prestito posto tomba. D. Gerardo rizzo.
1 Dicembre 1957
Noha 1-12/1957. Il cassiere Specchia Salvatore ha versato la somma di L.50.000 (cinquantamila) più il rispettivo interesse a Costantini Biagio rimborso prestito posto tomba. D.Gerardo rizzo.
30 Dicembre 1957
Il cassiere Specchia Salvatore ha versato in data 30/12/1957 la somma di L.70.000(settantamila) a Bianco Michele più rispettivo interesse rimborso prestito posto tomba. D.Gerardo rizzo
Relazione della Curia di Nardò
Incaricato dalla Rev.ma Curia Vescovile di Nardò a presiedere la elezione del Priore e delle altre cariche della Confraternita di Maria SS. delle Grazie di Noha, ho proceduto a tale elezione, oggi 11/01/1959. Alle ore 15.15, in seconda convocazione, essendo presenti 25 Confratelli su 30 iscritti, detta la preghiera di rito, si è proceduto a tale elezione, per voti segreti, nominando anzitutto due Scrutatori e cioè: Mariano Giuseppe e Tundo Luigi e proponendo 5 nominativi. Si è avuto il seguente risultato:
Costa Pietro voti favorev. 23 voti sfavorev. 3
De Lorenzis Pietro 14 9
Esposito Giuseppe 15 8
Esposito Salvatore 14 9
Campa Giuseppe 12 11
Eletto Priore: Costa Pietro
Primo Assistente Esposito Giuseppe
Secondo Assistente De Lorenzis Pietro
Segretario Nocera Luigi
Cassiere: Specchia Salvatore
Noha 11/1/1959 Firmato Arc. D.Luigi Bruno - Vicario Foraneo
Si approva, facendo notare che il verbale di elezione va firmato oltre che dal Delegato Vescovile, dal Padre Spirituale e dagli scrutatori e che il Segretario viene designato dal Priore e il cassiere dal Consiglio.
Nardò 26 Febbraio 1959 - Il Vicario Generale Mons. Salvatore Rizzello
15 Agosto 1960
Il giorno 15/08/1960 don Gerardo rizzo ha versato L.100.000 (centomila) per far fronte al proseguimento costruzione tomba.
Il ricevitore cassiere Specchia Salvatore
Luigi Nocera segretario, Costa Pietro Priore
24/12/1961
Il giorno 24/12/1961 verso a don Gerardo rizzo la somma di L.50.000. Cinquantamila. Rimborso prestito posto tomba. Il cassiere Specchia Salvatore D. Gerardo rizzo.
Il giorno 4/02/1962 verso a don Gerardo rizzo la somma di L.50.000 cinquantamila rimborso prestito posto tomba e dovuto interesse.
Il cassiere Specchia Salvatore - Don Gerardo rizzo
N.B. A questo punto è bene tenere presenta che l’Arciprete don Paolo Tundo, ormai Monsignore, il vero animatore della nostra Confraternita, il 30 giugno del 1962, proprio nel giorno del suo onomastico (la festa di San Paolo in quel tempo si celebrava il 30 giugno), improvvisamente cessava di vivere.
Io ricevetti la notizia a Torino mentre stavo per partire per Lione (Francia) dove frequentavo un corso di musica sacra e di canto gregoriano. Per me fu un momento di grande amarezza. Appena un anno era trascorso da quando Lui aveva organizzato la festa della mia prima Messa a Noha. Don Paolo era stato l’arciprete che mi aveva accompagnato negli anni più delicati della mia vita, dalla nascita all’infanzia, da quelli della crescita e della mia formazione cristiana prima e poi nel seminario missionario fino al sacerdozio.
Anche per Noha certamente fu una grande perdita.
Nella diocesi di Nardò era avvenuto il cambio: Mons. Corrado Ursi, grande amico di Don Paolo, aveva lasciato il posto a Mons. Antonio Rosario Mennonna che non conosceva ancora la realtà della sua diocesi. Sembrava a tutti che il successore naturale di don Paolo dovesse essere il nipote don Gerardo rizzo, vice parroco e Padre Spirituale della Congrega. Invece Mons. Mennonna si rivolse alla Santa Sede, e a sorpresa Sua Santità il Papa San Paolo VI nominò arciprete l’altro nipote di don Paolo, Don Donato Mellone (Noha 1925-2015), già parroco di Santa Maria al Bagno e di Santa Caterina.
Posso immaginare che anche don Gerardo inghiottisse l’amarezza di quella aspettativa così frustrata e dai verbali della Congrega che stiamo leggendo si nota un certo distacco e abbandono dello zelo che c’era prima con don Paolo verso la Congrega.
Per di più il nuovo parroco (l’arciprete don Donato Mellone) si ritroverà con il problema gravissimo della staticità della chiesa piccina che nel 1963 verrà purtroppo demolita, demolizione che fu una grave perdita anche per la Congrega che perse la sua sede naturale.
Ormai per la Congrega sembra che l’unico problema sia la costruzione della Cappella al Cimitero: i verbali che seguono parlano quasi sempre e soprattutto di questo. E veramente bisogna riconoscere con quanti sacrifici la Congrega riuscirà a costruire la Cappella mortuaria per i suoi soci, per le consorelle e per tutti coloro che a certe condizioni ne facevano richiesta.
Il giorno 3.11.1963 si è tenuta l’adunanza della Confraternita. Erano presenti confratelli n.20. Fra l’altro si è deciso:
1) obbligo confratelli di partecipare collettivamente alla S. Messa ogni prima domenica del mese. Per loro comodità i confratelli hanno scelto come orario la prima messa;
2) a pomeriggio dello stesso giorno i confratelli terranno la loro adunanza ordinaria mensile:
3) per quanto riguarda le multe da infliggere ai confratelli assenti senza un giustificato motivo, si è deliberato che fino a nuovo ordine ogni confratello assente o alla S. Messa o all’adunanza mensile sarà multato con L.500;
4) la giustificazione del motivo addotto dal confratello assente, perché sia valida, deve essere approvata dal Consiglio della Confraternita;
5) dopo la terza assenza consecutiva il confratello verrà espulso;
6) si è parlato infine della necessità di convocare anche le consorelle della confraternita e di preparare anche per loro uno statuto.
NB. Si dice qui anche di uno Statuto adatto alle consorelle, ma non mi risulta che poi si sia fatto. A meno che non si voglia ritenere come tale i particolari registrati nel verbale seguente.
24 Novembre 1963
Il 24/11/1963 nell’Ufficio Parrocchiale si sono riunite le consorelle sotto la presidenza del Rev.mo Parroco. Le consorelle presenti erano otto, le assenti possono ritenersi giustificate o perché ammalate o perché avanzate in età. Si son prese le seguenti deliberazioni:
1) Le consorelle devono partecipare alla messa mensile fissata per la prima domenica del mese alle ore 6.30 e ad un’adunanza mensile fissata per l’ultima domenica del mese.
2) In caso di morte di una consorella le altre in numero di quattro a turno si presenteranno per l’accompagnamento funebre.
3) Per la durata di un mese due consorelle a turno cureranno la pulizia dell’altare della Vergine SS. ma Immacolata.
Nella prima domenica di febbraio 1964 si è riunita la confraternita M. SS. delle Grazie e ha deliberato quanto appresso:
1) Il posto tomba estranei è stato elevato da L.25.000 a L.30.000.
2) Non si accettano più iscrizioni per il solo posto tomba fino a quando la commissione non decide il contrario.
3) La quota dei soci onorari è stato elevato da L.1.000 a L.1.500 come pure i soci ordinari da L.200 a L.400.
Firmato il Rettore Don Gerardo rizzo e Costa Pietro
Il giorno 2 maggio 1965 si è riunita la confraternita in cui si è deliberato quanto segue:
1) si è tutti d’accordo per quanto riguarda la spesa dei banchi in chiesa che rimarranno sempre di proprietà della Confraternita.
2) Gli iscritti o aventi diritto al posto tomba, se per motivi loro personali non usufruiscono di questo diritto, non spetta loro alcun rimborso.
Firmato il Rettore Don Gerardo rizzo, Nocera Luigi e Specchia Salvatore.
Oggi 6 febbraio 1966 si è riunita la Confraternita in numero di 23 Confratelli e si è deliberato quanto segue:
1) Si sono fatti 3 banchi per la spesa complessiva di L.115.000 che per il momento sono nella Chiesa parrocchiale ma in qualsiasi momento possono essere portati nella propria Chiesa.
N.B. La propria Chiesa ancora non esiste, ma si vede da quella espressione “propria” che era nel cuore di tutti riaverla dopo la demolizione della chiesa piccinna.
2) Coloro che non vogliono usufruire della cassa funebre propria della Confraternita non hanno diritto più ad alcun rimborso di spese.
Firmato il Rettore Don Gerardo rizzo, il Cassiere Specchia Salvatore.
Deliberazione
Il 1° novembre 1968 il sig. Costantini Biagio fu Cosimo ha versato L.200.000 (duecentomila) per far fronte al debito con il costruttore D’Acquarica Donato. Il rimborso di detta somma si effettuerà man mano che la cassa ha delle disponibilità e percepirà per detta somma l’interesse del 5%. Noha 1 0/11/1968
Firmato il Rettore Don Gerardo rizzo, Nocera Luigi e Specchia Salvatore.
Il giorno 21 dicembre 1969 si è versato al Sig. Costantini Biagio la somma di L.200.000 (duecentomila) più L.8.500 per interesse di detta somma. Il cassiere Specchia Salvatore / D. Gerardo rizzo
Noha 1/02/1970
Il giorno 1/2/1970 si è tenuta l’adunanza della Confraternita. Erano presenti confratelli N.20 e si è deliberato di portare a L.1000 (mille) la tassa annuale per ciascun confratello o consorella da L.400 (quattrocento) che si pagava per il passato.
D.Gerardo rizzo/Il cassiere Specchia Salvatore/Il segretario Luigi Nocera.
Anno 1924/ Confratelli
1. D. Paolo Tundo, ascritto nel gennaio 1924
2. Prastaro Cosimo ascritto nel gennaio 1924. Cessa di vivere il 17/07/1936.
3. Piscopo Antonio ascritto nel gennaio 1924.
4. D’Acquarica Vito ascritto nel gennaio 1924.
5. Fico Luigi ascritto nel gennaio 1924, morto il 15 luglio 1930.
6. Specchia Gioacchino ascritto nel gennaio 1924.
7. Guido Lorenzo fu Vincenzo, ascritto nel gennaio 1924, morto il 28/11/1936
8. Guido Eugenio ascritto nel gennaio 1924, morto 30/04/1957.
9. Guido Vincenzo di Raffaele ascritto nel gennaio 1924.
10. Tundo Luigi fu Giuseppe ascritto nel gennaio 1924, morto il 22/04/1932.
11. Tundo Michele fu Giuseppe ascritto nel gennaio 1924, morto il 26/07/1958.
12. Bianco Michele fu Paolo ascritto nel gennaio 1924.
13. Bianco Salvatore fu Paolo ascritto nel gennaio 1924.
14. Zerbi Giuseppe ascritto nel gennaio 1924.
15. Tundo Carmine di Diego ascritto nel gennaio 1924, espulso nel marzo dello stesso anno.
Questi sono i primi 15 che nel gennaio 1924 diedero nuovo impulso alla Confraternita.
1. Bianco Arcangelo di Michele ascritto nel 1924.
2. Bianco Luigi di Michele ascritto nel 1924. Espulso per mancato pagamento 31/12/1933.
3. Costantini Biagio ascritto nel 1924.
4. Congedo Carmine di Pietro(?) ascritto nel 1924.
Ha abbandonato volontariamente la Confraternita nel 1929.
5. Campa Giuseppe di Paolo ascritto nel 1924.
6. Campa Michele di Angelo ascritto nel 1924.
7. Campa Antonio di Michele ascritto nel 1924.
8. Costa Angelo fu Pietro ascritto nel 1924.
9. D’Acquarica Giuseppe ascritto nel 1924. Morto il 15/02/1937.
10. De Lorenzis Pietro ascritto nel 1924.
11. De Lorenzis Michele ascritto nel 1924.
12. Gentile Pietro ascritto nel 1924.
13. Giordano Paolo fu Raffaele ascritto nel 1924.
(Espulso - decreto vescovile 20 novembre 1937)
ma viene poi riammesso nella riunione del 19/12/1938.
14. Levante Michele di Francesco ascritto nel 1924. Ha abbandonato volontariamente la Confraternita nel 1928.
15. Lagna Michele di Cosimo ascritto nel 1924.
16. Lagna Salvatore di Vito ascritto nel 1924.
17. Manni Antonio ascritto nel 1924. Ha dato le sue dimissioni senza motivo il 31/08/1931.
18. Mariano Angelo di Michele ascritto nel 1924.
19. Mastria Michele ascritto nel 1924.
Deceduto il 09/08/1944.
20. Manni Leonardo di Antonio ascritto nel 1924.
Il 31/08/1931 ha dato le sue dimissioni senza motivi.
21. Nocera Angelo di Giovanni ascritto nel 1924.
22. Nocco Michele di Giovanni ascritto nel 1924.
Ha abbandonato la Congregazione nel 1928.
23. Nocera Luigi di Giovanni ascritto nel 1924.
24. Paglialunga Vincenzo di Antonio ascritto nel 1924.
Morto in febbraio 1934.
25. Piscopo Paolo ascritto nel 1924.
26. Paglialunga Antonio di Vitangelo ascritto nel 1924.
27. Paglialunga Donato di Antonio ascritto nel 1924.
Uscito per sua volontà.
28. Piscopo Michele di Antonio ascritto nel 1924.
Ha abbandonato volontariamente la Confraternita nel 1926.
29. Pedata Luigi ascritto nel 1924. Uscito per mancanza di pagamento nel 1930.
30. Paglialunga Angelo di Michele ascritto nel 1924. Ha abbandonato volontariamente la Congregazione nel 1925.
31. Paglialunga Vitangelo ascritto nel 1924.
Morto il 13/02/1934.
32. Paglialunga Massimino di Pasquale ascritto nel 1924.
33. Specchia Salvatore ascritto nel 1924.
34. Vaglio Carmine di Domenico ascritto nel 1924. Cessa di vivere il 10/08/1937.
35. Lagna Angelo ascritto nel 1924, morì il 01/07/1930
36. Bonuso Michele ascritto nel 1924.
NB. Questi 36 iscritti durante l’anno 1924 più i primi 15 fa un totale di N.51 Confratelli iscritti nell’anno 1924.
Anno 1924/Consorelle
1. Benedetto Giovanna ascritta nel 1924.
2. Brunetti Luigia ascritta nel 1924. deceduta il 12/03/1942.
3. Bonuso Raffaela di Carmine ascritta nel 1924.
4. Benedetto Cristina ascritta nel 1924.
5. Cataldi Donata ascritta nel 1924.
6. De Polis Pasqualina ascritta nel 1924. Dimessa per mancanza di pagamento 1932.
7. De Lorenzis Cesaria ascritta nel 1924.
8. De Lorenzis Domenica ascritta nel 1924.
9. Duma M.Annunziata ascritta nel 1924. Cessa di vivere il 30/09/1935
10. Grimaldi Virginia ascritta nel 1924.
Deceduta il 17/03/1948.
11. Guido Carmina ascritta nel 1924. Morta il 20 luglio 1927.
12. Guido Letizia ascritta nel 1924. morta il 31 Luglio 1927.
13. Greco Addolorata di Salvatore ascritta nel 1924.
Date le sue dimissioni senza motivo.
14. Gabrieli Giulia di Carmelo ascritta nel 1924.
Deceduta il 7/7/1947.
15. Guido Vincenza di Pietro ascritta nel 1924.
16. Guido Addolorata di Pietro ascritta nel 1924.
17. Nocco Assunta di Giovanni ascritta nel 1924.
18. Paglialunga Paola fu Santo ascritta nel 1924.
19. Prastaro Pietrina di Cosimo ascritta nel 1924.
20. Piscopo Maria di Antonio ascritta nel 1924.
21. Paglialunga Angela fu Santo ascritta nel 1924.
22. rizzo Anna di Donato ascritta nel 1924.
23. Sindaco Grazia ascritta nel 1924.
24. Palmieri Giuseppa ascritta nel 1924. Morta il 22/6/1932.
25. Tundo Anna M.a Paglialunga ascritta nel 1924. Morta il 25/02/1941
26. Contaldo Anna ascritta nel 1924. Dato le sue dimissioni senza motivo 1932.
27. Castriota Giovanna ascritta nel 1924. Il 31/01/1931 ha dato le sue dimissioni senza motivi.
28. Guido Costantina, ascritta nel 1924.
29. Lisi Raffaela fu Leonardo ascritta nel 1924.
30. Longo Salvatora ascritta nel 1924. Morta Marzo 1925.
31. Paolì Filomena ascritta nel 1924. Morta il 1° agosto 1925
32. Gugliersi Lucia ascritta nel 1924. Morta il 1° dicembre 1925.
N.32 Consorelle iscritte nel 1924. Aggiunte ai 51 Confratelli iscritti nel 1924 ci dà un totale di 83 soci della Congrega nel 1924.
Anno 1925/Confratelli
1. Greco Michele di Giuseppe ascritto nel 1925.
2. Manta Rosario ascritto nel 1925.
3. Marra Michele fu Vito ascritto nel 1925, morto il 27/12/1931
4. Paglialunga Pasquale fu Vito ascritto nel 1925, dimesso il 1931 per mancanza di pagamento.
5. Paglialunga Cosimo ascritto nel 1925 morto il 28/5/1950
6. Guido Vincenzo di Lorenzo ascritto nel 1925.
Date le sue dimissioni senza motivo il 1931.
7. Specchia Domenico iscritto alla sua morte avvenuta il 20 maggio 1927.
8. Santoro Salvatore iscritto alla sua morte avvenuta il 19 novembre 1927.
9. Paglialunga Michele iscritto alla sua morte avvenuta il giorno 8luglio 1928.
10.Nocera Salvatore iscritto alla sua morte avvenuta il 15 marzo 1929.
11.Bianco Michele fu Arcangelo iscritto alla sua morte avvenuta il 9 marzo 1930.
Anno 1925/Consorelle
1. Paglialunga Consiglia fu Carmine ascritta nel 1925
dimessa il 1931 per mancanza di pagamento.
2. Perrone Carmina ascritta nel 1925 deceduta il 22/1/1945.
3. Paglialunga - Lagna Addolorata ascritto nel 1925.
4. Parente Francesca fu Sabatino ascritta nel 1925.
Deceduta 29/3/1944.
5. Paolì Luigia ascritta nel 1925 morta nel febbraio 1929.
6. Bellino Assunta, ascritta dopo la sua morte con la tassa di L.160.00
7. Marra Felicetta ascritto nel 1924, dimessa per mancanza di pagamento nel 1932.
8. Guido Domenica ascritta nel 1925.
N.12 Confratelli iscritti nel 1925 più N.8 Consorelle dà un totale di N.20 soci aggiunti nel 1925. Sommando agli iscritti/e del 1924 la Congrega dà un totale di N.103 iscritti.
Poi le iscrizioni rallentano. Non se ne registrano più nel 1926/27/28/29.
1. Lagna Cesare iscritto il 29 settembre 1930
1. Guido Carmina fu Carmine iscritta il 1/1/1931
1. Guido Raffaele fu Vito iscritto il 1 Maggio 1933
1. Rossetti Anna iscritta il 19 gennaio 1936
2. Campa Salvatora iscritta il 15 febbraio 1936
dimesso senza motivo il 31/12/1941.
2. Guido Pietro di Eugenio iscritto il 23 gennaio 1938,
dimesso senza motivo il 1/1/1945.
3. Bianco Donato di Michele iscritto il 23 Gennaio 1938.
4. Costa Pietro di Angelo iscritto il 23 gennaio 1938.
5. Mariano Giuseppe di Angelo iscritto il 23 gennaio 1938.
6. Rossetti Antonio fu Francesco iscritto il 23 gennaio 1938, espulso per mancato pagamento nel 1941.
1. Bianco Maria Luce fu Luigi iscritta il 23 gennaio 1938.
2. Campa Addolorata iscritta il 23 gennaio 1938.
3. Colazzo Carmela fu Abele iscritta il 23 gennaio 1938.
4. Paglialunga Addolorata fu Antonio iscritta il 23 gennaio 1938.
5. Micali Paola fu Salvatore iscritta il 23 gennaio 1938, morta nel 1950.
Anno 1939
1. Tundo Rocco iscritto alla sua morte il 31/01/1939.
2. De Lorenzis Pietro di Antonio iscritto il 1° giugno 1939.
Nessuno iscritto nell’anno 1940
Anno 1941
1. Tundo Luigi di Carmine iscritto il 2 febbraio 1941.
Nessuno iscritto nel 1942
Anno 1943
1. Paolì Donata fu Domenico iscritta il 28/02/1943, morta nel 1950.
Anno 1944
1. Paglialunga Michele iscritto il 9 gennaio 1944, morto il 14/02/1948.
2. Longo Addolorata vedova di Coluccia iscritta il 04/05/1944, morta il 05/05/1949.
Nessuno iscritto per gli anni 1945/1946
Anno 1947
1. Tundo M.Donata iscritta il 18/05/1947.
2. Todisco Maria fu Donato iscritta il 18/05/1947.
3. Di Giovanni Agata in Paglialunga iscritta il 18/05/1947.
Anno 1948
1. Specchia Giuseppe di Gioacchino iscritto nel 1948.
2. Specchia Salvatore di Gioacchino iscritto nel 1948.
3. Bianco Ippazio iscritto nel 1948.
4. Guido Dionigi iscritto nel 1948.
5. Greco Pasquale iscritto nel 1948.
6. Nocera Giovanni iscritto nel 1948.
7. Bovino Addolorata iscritta nel 1948.
Anno 1949
1. Nocera Giovanni iscritto il 17/04/1949.
2. rizzo Pietro iscritto alla sua morte il 24/04/1949.
3. Lecce Oronza iscritta nel 1949.
Anno 1950
1. Carlino Domenica Iscritta il 05/11/1950.
2. Gabrieli Addolorata iscritta e morta nel 1950.
Anno 1951
1. Cucco Lucia iscritta nel 1951.
Anno 1952
2. Sindaco Domenico iscritto il 02/02/1952.
Negli anni 1953/54/55 nessuno iscritto
Anno 1956
1. Esposito Salvatore iscritto nel 1956.
2. Esposito Giuseppe iscritto nel 1956.
3. Latino Antonio iscritto nel 1956.
4. Sindaco Rocco iscritto nel 1956.
Dopo questa data nel registro delle iscrizioni non sono segnalati altri iscritti.
Conclusione
Leggendo i vari documenti che riguardano la storia della Confraternita la prima impressione che si ha è che questa abbia sempre privilegiato con molta attenzione il culto dei defunti, i funerali dei confratelli e consorelle e la costruzione della cappella per i propri defunti al cimitero, oltre, cosa ovvia, alla partecipazione alla Messa della domenica. Invece da un esame più approfondito, il senso più vero da cogliere è il profondo senso di appartenenza a una istituzione antica votata al bene degli associati e di fatto a quello di tutta la comunità non solo religiosa, ma anche civile.
Ormai, si sa, non ci sono più iscritti alle Confraternite di Noha, che dal punto di vista giuridico possono ormai considerarsi estinte. Rimane comunque sempre la testimonianza visiva della Cappellone del cimitero costruito a partire dal 1947 con molti sacrifici. Ed è pur vero che anche questa Cappella racconta un pezzo di storia della chiesa di Noha, chiesa che comunque è sempre stata viva, presente, vigile e militante nella società che oggi preferisce molto probabilmente il neo-paganesimo che a pieni polmoni si respira in tanti settori della vita civile.
Che il Signore conceda alla chiesa di Noha, anche senza Confraternite, il coraggio, la creatività e la fedeltà al Vangelo necessari per renderla ancora testimone autentica di comunione, giustizia e di gioia, perché si possa scrivere con ottimismo, nonostante le mille zone d’ombra, i capitoli futuri della sua importante Storia.
P. Francesco D’Acquarica
Bibliografia
Archivio Diocesano di Nardò
Archivio parrocchiale della chiesa di Noha
F. D’Acquarica, Curiosità sugli arcipreti e persone di Chiesa a Noha, L’Osservatore Nohano Editore, Noha, 2011
F. D’Acquarica, La chiesa di Noha e i Vescovi di Nardò, Pubblimartina S.r.l., Martina Franca, 2017
F. D’Acquarica, Noha, vi racconto la sua storia, Pubblimartina S.r.l., Martina Franca, 2017
Ricordi personali
Interviste a testimoni oculari
nov262018
L’esordio in trasferta per gli under 14 guidati dal tecnico Laura Pendenza e dal suo vice Antonio De Matteis è stato più che positivo, fornendo una prova autoritaria contro il Lecce Volley sconfitto per 3-0.
Hanno trovato spazio tutti i convocati, rompendo così il ghiaccio emotivo in un prologo che potrebbe ritagliare uno spazio importante nel campionato per De Matteis e compagni. Nel primo set mister Pendenza ha mandato in campo Perrone, Magurano, Arcadi, De Matteis, Nava e Lamacchia, inserendo poi Cucurachi nel finale di gioco.
Nelle altre due frazioni hanno trovato modo di esprimersi anche Gabrieli, De Blasi e Vallone che hanno concorso alla vittoria con i punteggi di 25-8,25-10 e 25-15 festeggiando così la prima vittoria.
Martedì 27 subito una controprova importante ospitando alle ore 17.00 ,nella palestra Giovanni XXIII, i pari età della BCC Leverano di mister Luca Firenze.
Il gruppo Under 16 del tecnico Giuseppe Dicillo comincia a trovare quella lucidità che gli permette di essere più continuo. Dopo aver incassato nelle prime due gare due sconfitte per 3-2 contro Leverano e Calimera, ha raddrizzato la barra imponendosi in casa contro il Nardò e fuori casa contro lo Squinzano con identico punteggio di 3-0.
Il prossimo impegno vedrà Carrozzini e compagni ospitare, giorno 29 novembre alle ore 18.30, il Lecce Volley in una gara assolutamente da vincere per stare in scia alla capolista Leverano.
Non è un compito improbo per Cafaro, Esposito, Baldari, Perrone, De Matteis, Mazzotta, e Giannuzzi, capitanati da Andrea Carrozzini, ma mister Dicillo saprà motivarli e, all’occorrenza, sferzarli verbalmente per raggiungere l’obiettivo.
E passiamo al gruppo Under 18 il cui organico, formato da atleti di categoria, è naturalmente integrato da tutti gli Under 16 più due giovanissimi under 14, che in casi eccezionali vengono aggregati per un’esperienza ancora più formativa.
Nel girone di appartenenza(A) le prime tre gare hanno portato a mister Dicillo altrettante vittorie a spese di Squinzano, Lequile e Leverano, in attesa di incontrare il Lecce Volley in trasferta, mercoledì 28 alle 20.30, collocato al secondo posto in classifica con 9 punti insieme ai nostri ragazzi.
Fuori dalla portata di Calimera, Leverano, Squinzano, Galatone, S.B.V. Olimpia, Lecce e Lequile, è la capolista Showy Boys il cui organico di spessore occupa il primo posto in classifica con 12 punti e partecipa con gli stessi atleti al campionato regionale di serie C.
Il derby, in calendario domani 27 a Noha alle ore 19.00, ci dirà quali e quante qualità sapranno mettere in campo i nostri atleti in una gara che non lascia dubbi sull’esito finale, ma che servirà a collaudare i più giovani a test probanti.
A Marco De Matteis, Alessio rizzo, Simone Liguori, Lorenzo Esposito, Pierpaolo Cafaro, Mirko Murrone, Francesco Loreta, Lorenzo Stefanizzi, Marco Esposito, Andrea Carrozzini, Loris De Pascalis, Matteo Mazzotta, Lorenzo De Matteis, Diego Perrone e Andrea Baldari, il compito di farci assistere ad una gara piacevole, per niente remissiva, improntata sui dettami che il tecnico chiederà, in un ambiente che esprimerà un tifo accesissimo.
Nessuna paura: non abbiamo niente da perdere, anzi sarà l’occasione per esprimerci al meglio, mettendo in campo cuore, ragione e tutte le nostre potenzialità.
Di tutt’altro tenore il percorso della I^ divisione che con l’organico Under 18/16, integrato da Alessandro Palumbo, Marco Gaballo, Giuseppe De Paolis, Mattia Tundo, Federico Giorgetti, Cucurachi Giuseppe, Gianmarco Sambati e i nuovi arrivati Thomas Leone e Nicolas D’Autilio ,tarda a trovare un amalgama ed è ancora privo di vittorie, nonostante si sia intravista qualche reazione positiva nel derby di sabato scorso.
Pazienza e lavoro: siamo certi che qualcosa di buono verrà fuori.
Piero de lorentis
AREA COMUNICAZIONE SBV OLIMPIA
ott252015
Come ormai sanno pure i mattoni dissestati di piazza Ciro Menotti, al centro Polivalente di Noha si è appena celebrato il trigesimo della prematura scomparsa del contatore dell’energia elettrica, pragmaticamente strappato all’affetto dei suoi cari dall’azienda elettrica di turno, probabilmente per scadenza dei termini del contratto.
Ovviamente all’ufficio tecnico del Cumone di Galatina sono caduti dalle nubi, come Checco Zalone nel film: nessuno ne sapeva nulla, nemmeno il più funzionale dei funzionari (di cui, pare, questo ufficio sia superdotato). Evidentemente, nei dintorni del Municipio pensano che a Noha siamo tutti con l’anello al naso, ovvero ancora aggrappati alle cime degli alberi come nell’era Neozoica, anzi Nohazoica.
La storia infinita dell’energia elettrica al centro polivalente di Noha sta superando la serie dei migliori romanzi fantasy disponibili sul mercato, da Harry Potter (o Fotter) al Signore degli Anelli (al naso). Io vi consiglierei, tanto per rimanere in tema - e per far riferimento giusto ai libri che ho sottomano – anche i seguenti testi: “Il mercante di luce” di Roberto Vecchioni, Einaudi, 2014 (ce la vendono come cosa fatta, questi mercanti elettrici); e poi “La luce alla finestra”, di Lucinda Riley, Giunti, 2013 (l’unica luce attualmente disponibile al Centro Polivalente); “Tutta la luce che non vediamo” di Anthony Doerr, rizzoli, 2014 (e che di questo passo non vedremo mai); “Luce d’agosto” di William Faulkner, Adelphi, 2013 (agosto, sì, ma di chissà quale anno, anzi millennio); “1914. Come la luce si spense sul mondo di ieri” di Margaret MacMillan, rizzoli, 2013 (ma anche sul mondo di oggi, 2014-2015); e infine “Luci nelle case degli altri” della Chiara Gamberale, Mondadori, 2014 (nelle case degli altri appunto, ma non nella vecchia scuola elementare di Noha, ristrutturata alla cazzodicane)…
*
Ormai, signore e signori, non si tratta più di un giorno di ordinaria ombrofilia (in psichiatria è l’attrazione morbosa per l’ombra), ma di un mese, anzi di anni-luce da trascorrere, a questo punto, al buio. Questi signori vogliono che ce ne facciamo una ragione; ma hanno sbagliato indirizzo: noi non permetteremo che il nostro Centro Polivalente continui a sopravvivere come i pathrefondici (talpe), all’oscuro di tutto.
Certo è che non si sa più a che santo votarsi (o votare): certamente non all’antipolitica che si annida da un pezzo a palazzo Orsini, a partire dal sindaco Montagna (che sembra non abbia mai proferito verbo sull’annoso tema), passando per l’assessore ai capolavori pubblici, ing. Coccioli, esperto nel campo (santo), non scordandosi degli altri portatori sani di promesse della maggioranza, e senza tralasciare i compagni di merendine della finta opposizione.
Questa antipolitica nohan-galatinese che non è più di sinistra (forse non lo è mai stata), né di destra, ma soltanto ego-centrica, capace unicamente di fare proclami e promesse della serie “tutto è risolto”, “la cabina elettrica è in cantiere”, “a breve vedremo la luce” (propaganda da Istituto Luce, appunto) meriterebbe una sanzione proporzionale al danno cagionato alle casse pubbliche (1.300.000 euro, una spesuccia) e all’ordine economico-sociale. E quindi credo che soltanto il linciaggio potrebbe essere una pena equa in quanto castigo che nella fase esecutiva postula il pieno coinvolgimento del popolo (sempre che il popolo non continui a dormire, beota, sprofondato sui suoi Divani & Divani).
Signori, la promessa è finita. Non andate in pace.
Antonio Mellone
lug272018
Finalmente, come ogni outing che si rispetti, ho trovato il coraggio di confessarlo al mondo intero: ebbene, quando ero piccolo, i miei coltivavano il tabacco e io con loro.
Sapete, l’infanzia è come certe pietanze che pensi tu abbia digerito ma quando meno te l’aspetti tornano su.
In genere si dice che la puerizia sia il periodo più bello della nostra vita. Sì, va bene, io ne ho avuto una sostanzialmente tranquilla, due ottimi genitori, e la tragedia non è mai andata al di là di uno scappellotto altrimenti detto mappina.
Ebbene, io credo che non esista età più disperata, terribile e disgraziata di quella in cui la tua occupazione principale è quella di provare a diventare un uomo: qualsiasi cosa tu faccia spontaneamente non è mai quella giusta, e devi dipendere di continuo dal giudizio, dalle prescrizioni e dagli orari degli altri (anche se questi altri ti amano alla follia).
Se poi a questa infanzia, già di per sé drammatica, tu ci aggiungi pure il tabacco capite il livello di crudeltà.
Insomma, odiavo con tutto il cuore la coltura fumogena del tabacco: che non rientrava punto nei miei orizzonti lavorativi, non dico come impiego ma nemmeno come ripiego.
Meno male che allora non esisteva il Telefono Azzurro, altrimenti ne avrei intasato le linee con le mie continue richieste di aiuto. Certo, non avrei nemmeno saputo come fare visto che non possedevo né un telefonino portatile (che era ancora in mente dei), e nemmeno quello fisso di casa, che arrivò intra-moenia qualche decennio più tardi. Per farvi comprendere il contesto, e visto che siamo in tema di Outing, aggiungo che in quel periodo avevo pure una zita di Bolzano, una ragazza bellissima conosciuta al mare. Ci scrivevamo lunghe lettere. Eh sì, altri tempi. Tempi d’attesa, dico. Sicché il postino non fece in tempo a recapitarmi l’ultima lettera in cui la mia adorata asseriva di amarmi alla follia, che la medesima era già bellamente convolata a nozze. Oltretutto felici.
Ma cerchiamo di ritornare sui filari ché le divagazioni potrebbero portarci fuori dai semenzai.
La coltivazione di codesto maledetto tabacco aveva inizio in pieno inverno, durante il mese di febbraio. Si iniziava con le ruddhre (i semenzai, appunto), che spesso erano ricoperte da un telo onde evitare che le gelate potessero colpirne le piantine. Io, fra tutti gli dei dell’Olimpo, pregavo con particolare zelo il loro capo Zeus affinché su quelle ruddhre scagliasse il suo fulmine: che da noi si chiamava sajetta.
Le ruddhre dovevano essere annaffiate, curate e ripulite dalle fastidiose erbette. È inutile aggiungere che io tifavo e tifo tuttora per ogni tipo di erba, inclusa la gramigna, che qualche stolto – non avendo ancora capito il concetto di biodiversità – continua a chiamare erbacce (e che per il timore della povera sputacchina vorrebbe diserbare non so più con quali portentosi veleni chimici).
Tra aprile e maggio, quando le piantine (la chiantìma) erano pronte si procedeva al loro reimpianto negli interminabili (in lunghezza) e infiniti (in larghezza) filari di tabaccare.
Le varietà coltivate erano i tabacchi orientali: Erzegovina, Perustitza e Xanti Yaca. Vi risparmio le differenze tra le tre qualità di tabacco che conosco meglio di ogni perito in scienze agrarie con specialistica nel settore.
Nei giorni successivi bisognava procedere a innaffiare la piantagione e ovviamente a sarchiarla spaccandosi la schiena. Di questo però si occupava quel sant’uomo di mio padre: io ne ero dispensato per via della scuola (ubi maior). Verso la metà del mese di giugno, appena subito dopo la festa del Taumaturgo di Padova, in piene vacanze nohane, iniziava la mia specialissima campagna di Russia, con la differenza delle temperature e con il parallelo di un solo caduto sul campo di battaglia: il sottoscritto.
Vi confido che dunque disdegnavo il 13 giugno, giorno del mio onomastico, foriero della mia incipiente estate calda, triste e infausta. Tanto che mi venivano automaticamente i lucciconi agli occhi allorché, tra gli applausi dei parenti, ero chiamato al taglio della torta di Sant’Antonio. Ma non erano mica lacrime di commozione quelle, bensì di dolore vivo per quello che m’aspettava nei giorni a seguire e fino al tanto sospirato mese di settembre.
Dopo la solennità di questo Santo dispensatore di miracoli (agli altri, mica al sottoscritto), iniziavano le danze. Da lì a poco venivo ridotto in schiavitù da questa mala pianta importata dall’America. E voi non immaginate quante volte ho inveito contro quel rompicoglioni di Cristoforo Colombo, che aveva osato, per giunta per isbaglio, di scoprire il Nuovo Mondo e dunque il tabacco, rovinandomi così le mie estati salentine.
[continua]
Antonio Mellone
nov162018
Tutto facile per la Showy Boys Galatina che nel campionato provinciale under 18 conquista una netta vittoria per 3-0 contro la Libertas Lequile. La gara, disputata nella palestra dell’Istituto Comprensivo Polo 2 di Noha e valida per la terza giornata del torneo giovanile, ha visto i ragazzi di mister Nuzzo condurre sempre il gioco e con il team ospite incapace di mettere in campo una qualsiasi reazione. I parziali della gara sono eloquenti: 25-11, 25-4, 25-11. La Showy Boys ha fatto della battuta la sua arma migliore. I ricettori del Lequile, infatti, hanno dovuto subire più punti diretti e nelle poche situazioni di attacco che si sono presentate il muro galatinese ha opposto un’ottima resistenza. Nel corso dell’incontro, il tecnico Gianluca Nuzzo ha avuto modo di mettere in campo tutti i suoi atleti e testare preparazione e nuovi schemi. Nel prossimo match in calendario, lunedì 19 novembre, la compagine bianco-verde farà visita al Leverano (fischio d’inizio alle ore 20.30 al palasport comunale di via 2 giugno).
_______________________________
Showy Boys Galatina – Libertas Lequile 3-0 (25-11, 25-4, 25-11)
Durata: 47 minuti (15’, 17’, 15’)
Showy Boys Galatina: 2 Martina, 6 Spedicato, 7 Donno, 8 Carachino, 12 De Pascalis, 13 Schiattino, 14 Corvino, 16 Parlati, 22 Salvio, 32 Urso, 3 Petracca (L1), 99 Stifani (L1). All.: Nuzzo
Libertas Lequile: 3 Caputo, 5 rizzonato, 6 Lazoi, 16 Cofano, 21 Pescarelli, 23 Caputo, 31 De Leo, 33 Masciullo, 69 Liaci, 77 Sozzo, 11 Carriero (L1), 4 Quarta (L2), . All.: Margiotta
Arbitro: Quarta
www.showyboys.com
ott262020
Quando ci abbassiamo e mettiamo le mani in mezzo alle sterpaglie per strappare dalla terra il “vizio” di qualche incivile, ci chiediamo con quale diritto questi abbia deciso quanta terra debba essere sacrificata per le proprie perversioni.
Certo, non c’è risposta che sostenga alibi, non c’è alibi. Oggi, 25 ottobre 2020, sulla SP371, scortati da due auto della polizia provinciale, eravamo di nuovo gli stessi: padri, madri e tanti ragazzi, per fortuna anche loro.
Si perché per fare questo lavoro di volontariato non basta avere “stomaco”, ma certe volte ci vogliono anche muscoli per tirare su copertoni e pezzi di camion o altri materiali pesanti gettati così, come se fossero bottiglie vuote.
E così, mentre ti si sbriciola nelle mani l’ennesima bottiglia di plastica, oramai allo stato massimo di cristallizzazione, quasi ti viene voglia di piangere per l’impotenza che provi. E passi oltre lasciandoti dietro, con amarezza, un altro campo oltraggiato da un’incomprensibile ignoranza, figlia di questa pseudo civiltà.
L’immagine che ci resta impressa, non sono solo i copertoni, non è la colata di catrame puro che ha invaso il canale di raccolta delle acque e ha imprigionato inesorabilmente ogni rifiuto, non sono i cento o i duecento sacchi di rifiuti strappati alla vegetazione che nonostante tutto cerca di riprendersi il suo spazio, non è nemmeno il volto triste di Edoardo, un ragazzo di 16 anni che spinge la carriola carica di bottiglie vuote, a lasciarci di stucco è lo spettacolo che si para all’orizzonte: nastri infiniti d’asfalto e ferraglia di confine di queste pleonastiche strade, ci resta impressa l’immagine dei pannelli fotovoltaici a sinistra e dei campi di ulivi secchi a destra e sullo sfondo, dominante come il grande Golia biblico, l’impatto ambientale palese, che non lascia dubbi.
Fino a quando nasconderemo la vergogna pensando che sia sempre colpa degli altri, ci ritroveremo a stringere nelle mani un futuro sbriciolato in mille pezzi.
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Il Direttivo
Tonia era un peperino: piccoletta, spiritosa, la battuta sempre pronta, il saluto spontaneo e cordiale. E generosa: sapeva tirarti su anche quando aveva la testa piena di pensieri.
Fu lettrice attenta de L'Osservatore Nohano (che, prima fra tutti, ritirava direttamente dalla sede della redazione, vale a dire la bottega d'arte della Paola rizzo, sua nipote), e partecipe delle iniziative sociali e culturali di Noha.it.
Ci ha lasciati troppo presto, non aveva che 71 anni, e ci mancherà tanto.
Ci stringiamo affettuosamente intorno al marito, Giuseppe Contaldo, ai figli, Federica, Chiara e Carmine, e a tutti gli altri parenti e amici.
Noha.it
lug032024
Michele Scalese è un ragazzo nohano, vabbè un neo-trentenne, molto coraggioso. E non tanto per certe sue plateali dichiarazioni che avrebbe potuto tranquillamente tenere per sé ma che invece ha ritenuto opportuno rendere pubbliche (si chiama maieutica ed è un’arte), dichiarazioni oltretutto rivoluzionarie entrate ormai nelle pagine più belle della Storia di Noha, sicché finalmente questa frazione di mondo non è più da considerarsi un Jurassic Park; e nemmeno per la denuncia del vile episodio di qualche settimana fa compiuto ai danni della sede del Partito (di cui Michele è segretario politico) da parte del balordo di turno affetto evidentemente da omofobia con numerosi sintomi di ergofobia e l’aggravante dell’epistemofobia, dico di turbe psichiatrico-compulsive che, a richiesta, il nostro Michele potrebbe curare benissimo in una manciata di sedute (visto il suo lavoro di psicologo e psicoterapeuta); coraggioso, dunque, non solo per quanto precede, ma perché gli è venuto il ghiribizzo di invitare il sottoscritto a un convegno organizzato nella storica sezione downtown-Noha dei democratici sul tema dell’AutoTomia Differenziata (scusate, ma non riesco proprio a sostituire la seconda t con la n, ché “autotomia”, vale a dire la capacità di alcuni animali di auto-mutilarsi, rende meglio l’idea alla base di codesta iattura chiamata legge, approvata con atti di bullismo politico in piena notte dalla maggioranza legaiol-destronza in vena di scambio di favori: “Tu approvi l’Autotomia a me, io poi ratifico il Premierato a te e insieme distruggiamo quel che resta della magistratura”).
Dicevo del coraggio di Michele di convocare perfino me, così inviso a quasi tutti i partiti dell’arco costituzionale e a buona parte dei gruppi extraparlamentari, per aver servito loro nel corso del tempo più di un piatto di penna all’arrabbiata, con spruzzata di inchiostro niente affatto simpatico. E fosse soltanto questo: è che, mannaggia, nel corso della mia “carriera” ho portato avanti un sacco di battaglie afferenti la Pòlis - perdendole (quasi) tutte. Sì certo ho stravinto quelle in tribunale, ma non si tratta di battaglie, bensì di corsi di recupero in diritto e buona creanza impartiti a qualche caricatura della politica locale in commercio d’amorosi sensi con le intimidazioni a mezzo querele penose più che penali.
Devo dirla tutta: Michele non ha coinvolto soltanto me, ma anche un bel po’ di belle persone con storie, sensibilità ed estrazioni le più disparate, costituite in Unità Differenziata, pronte a dialogare sull’argomento di cui sopra.
Sarebbe bello che la novella agorà si aprisse ad altre questioni di impellente attualità come la pace (ancor oggi lemma-tabù in certi ambientini), l’escalation militare verso la guerra nucleare, i genocidi ai danni di popolazioni inermi con il silenzio assenso delle “democrazie” occidentali, la libertà condizionata di stampa, la nostra terra ridotta a un hub di rifiuti, cemento, veleni, campi di fotovoltaico e pale eoliche, e, ultimo ma non meno importante, i diritti civili da non slegare mai dai sociali. Dibattiti per molti, s’intende, non per tutti: i camerati nostalgici di saluti romani, per esempio, quelli degli inni e canti sciolti al loro duce con tanto di urlo finale “Presente!”, o peggio mi sento “Sieg Heil!”, potrebbero non esserne punto interessati, attesa la prematura scomparsa dal monitor di ogni segnale di relativa attività cerebrale.
Non so da chi abbia preso Michele, magari da nonna Saia (quando parla di lei mi fa piangere), perché lu vagnone oltre che coraggioso è anche capace di sopportazione e ascolto: una volta per istrada, eravamo in via Trisciolo, gli attaccai un bottone di dieci interminabili minuti sul concetto di lotta orizzontale tra servi, precari, sfruttati, vinti, ultimi e penultimi (in sintesi plastica i capponi di Renzo Tramaglino), che purtroppo in quest’era post-ideologica sembra aver preso il posto dell’antica lotta verticale, quella contro l’oppressore, il neoliberismo illiberale, le angherie più insostenibili, il mercato deregolamentato, l’ingiustizia promossa a sistema, e i padroni del pensiero: “Non esistono poteri buoni”, chiosai, citando De André. Mi rispose con un “grazie”, e non fu per svignarsela.
Chiudo qua. Non vorrei che, dopo aver letto queste righe, Michele Scalese mi convocasse per cantarmene quattro: ché il ragazzo, per chi ancora non lo sapesse, è anche un ottimo tenore, oltre che un eccellente organista.
Che invidia.
Antonio Mellone
lug152021
È stato pubblicato sul sito del Comune di Galatina l’Avviso Pubblico indirizzato alle famiglie che intendono iscrivere i propri figli presso un Centro Estivo a scelta tra quelli che confluiranno nell’elenco comunale, usufruendo di un’agevolazione che sarà riconosciuta al soggetto gestore nella misura di:
€ 80,00 settimanali (per minori da 3 a 5 anni)
€ 60,00 settimanali (per minori da 6 a 11 anni)
€ 50,00 settimanali (per minori da 12 a 17 anni),
fino ad un massimo di € 480,00 a bambino, per l’intero periodo di frequenza del Centro.
Le famiglie possono presentare domanda mediante la compilazione e sottoscrizione del modulo, allegato all’Avviso Pubblico, con la copia del documento di identità in corso di validità, entro le ore 12:00 del 26 luglio 2021, con invio all’indirizzo: protocollo@cert.comune.galatina.le.it, indicando all’oggetto “Domanda Centri Estivi 2021”.
Le domande saranno ammesse con riserva e perfezionate al momento dell’abbinamento del minore al posto – utente del Centro estivo prescelto dal nucleo familiare, in seguito alla pubblicazione dell’elenco comunale dei soggetti gestori aderenti all’iniziativa.
La procedura sarà svolta con valutazione a sportello, tenendo conto della data di arrivo della domanda, fino ad esaurimento dei fondi disponibili.
Per l’accesso al Servizio sarà necessario dichiarare:
Le risorse finanziarie messe a disposizione sono importanti e potranno soddisfare le richieste delle famiglie. Vi sollecito, quindi, a presentare la richiesta di partecipazione dei vostri figli ai Centri inseriti nell’Elenco Comunale.
Per ulteriori informazioni: Ufficiopiano@ambitozonagalatina.it - 0836/569476 Segretariato sociale 0836/561550, 0836/528295.
Antonio Palumbo
feb132018
Così, portati a spasso nel tempo da P. Francesco D’Acquarica, lasciamo il XV per affacciarci agli albori del XVI secolo. Conosceremo tre vescovi di Nardò, Ludovico Giustino o De Justinis, Gabriele Setario e Antonio De Caris, ma non ancora il nome dei reverendissimi arcipreti di Noha.
La redazione
LUDOVICO GIUSTINO o DE JUSTINIS (1412 ? - 1492)
Vescovo di Nardò dal 1484 al 1492
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Dal 1484 al 1492 il Pontefice fu:
Innocenzo VIII (1432-1492) Papa dal 1484 al 1492
Arciprete di Noha
Don Giovanni (? - ?) Parroco dal 1445 al 1485 circa.
Ludovico Giustino o De Justinis era nato nel 1412 a Città di Castello in Umbria da una famiglia nobile e ricca. Fin da fanciullo fu avviato dai genitori all’acquisto delle virtù cristiane, e a Roma studiò le lettere e le altre scienze.
Scelse la via ecclesiale e, ordinato sacerdote, fu annoverato tra i cappellani pontifici da Sisto IV, papa dal 1471 al 1484, al quale stava molto a cuore la famiglia De Justinis. Resasi vacante la sede vescovile di Nardò, lo stesso Sisto IV nominò Ludovico alla cattedra di Nardò, dove rimase per otto anni, 11 mesi e alcuni giorni fino al 1491.
Relazione con la chiesa di Noha
Nel 1485 Mons. De Justinis intraprese la visita pastorale e ne curò gli atti (vale a dire le dettagliate relazioni). Di essa però a noi è pervenuta solo una piccola parte, unita in un sol volume con gli atti della visita del Vescovo precedente, Ludovico De Pennis. E’ molto frammentaria e confusa e, per l’inevitabile logorio del tempo, in cattivo stato di conservazione, sicché risulta molto difficile trarre sicure notizie storiche.
Nell’“elenco degli abati arcipreti (traduco il testo del documento che è in latino) e degli altri della città di Nardò e della Diocesi che sono tenuti a comparire davanti al reverendo signor Vescovo della città presenti nella stessa città nella festa di S. Maria della metà agosto di ogni anno per presentare l’obbedienza allo stesso signor Vescovo e dare l’incenso e altri diritti della chiesa Madre di Nardò …” c’è anche “l’Arciprete di Nohe con tutto il suo clero”.
Veniamo così a sapere che nel 1485 l’Arciprete di Noha con tutto il clero doveva prestare obbedienza al Vescovo, donare l’incenso, e osservare altre prescrizioni che riguardavano la Chiesa Madre di Nardò in occasione della festa dell’Assunta,. Stesse incombenze avevano gli arcipreti di Aradeo, di Taviano, di Parabita, di Matino, di Racale ecc. Non sappiamo il nome dell’arciprete e degli altri sacerdoti del clero della chiesa di Noha, ma una chiesa con “l’arciprete e con tutto il clero” vuol dire che è una chiesa viva, vegeta e molto attiva. Credo che i sacerdoti, compreso l’arciprete, siano ancora tutti quelli annotati nella relazione della visita del 1452.
Ludovico De Justinis morì logorato dagli anni, dal lavoro e specialmente dalle sofferenze. Fu un uomo di vita santa e virtuosa, munifico verso i bisognosi, resse la diocesi neritina con lo zelo e la saggezza del buon pastore.
GABRIELE SETARIO (? +1514)
(Vescovo di Nardò dal 1491 al 1507)
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Dal 1491 al 1507 i Papi furono:
Innocenzo VIII (1432-1492) Papa dal 1484 al 1492
Alessandro VI (1431-1503) Papa dal 1492 al 1503
Giulio II (1443-1513) Papa dal 1503 al 1513
L’arciprete di Noha di cui non si conosce il nome svolse il ministero pastorale dal 1490 circa al 1514 circa.
Gabriele Setario nacque a Napoli verso la metà del sec. XV. Fin da piccolo attese agli studi con molta diligenza. Il 12 dicembre 1491 fu nominato Vescovo di Nardò da Innocenzo VIII, papa dal 1484 al 1492. Prese possesso della diocesi il 13 febbraio 1492 e i primi atti della sua giurisdizione, che si riscontrano in archivio, sono del mese di settembre dello stesso anno.
Per i meriti dei suoi antenati e per le sue qualità di mente e di cuore, Gabriele Setario fu molto stimato dai re di Napoli: Ferdinando I, Alfonso II, Ferdinando II e Federico D’Aragona. Fu a Napoli, insieme agli altri Vescovi del regno, quando Alfonso II divenne re e ivi fu presente alle nozze del medesimo re, celebrate dal legato pontificio con straordinaria solennità, il 2 maggio 1498.
Nel 1498 riparò una parte del palazzo vescovile danneggiato da precedenti terremoti. A perenne ricordo fu posto sulla facciata lo stemma gentilizio del Setario con la data 1498.
Relazione con la chiesa di Noha
Verso il mese di settembre 1500, iniziò la visita pastorale della diocesi, ed ebbe come convisitatori Giosuè De Sambasilio (Sambiasi), arcidiacono e vicario generale, Francesco Bellante, Gabriele De Nestore, Giacomo Teotino, canonici, ed il notaio Colella Cristofarello. Di tale visita a noi sono pervenute poche e frammentarie notizie, raccolte in un sol volume con quelle dei predecessori. Il volume è in cattivo stato di conservazione.
Nella relazione della visita, datata al 23 settembre 1500, si riporta l’elenco degli arcipreti della diocesi di Nardò, e tra questi c’è anche l’arciprete di Noha, ma neanche in questo caso viene riportato il nome. Tutti costoro sono tenuti a offrire al Vescovo “un tumulo di frumento: da lo archipreyte et clero de Nohe frumenti tumulo uno”, così è scritto nel documento. Da lo archipreyte et clero de Nohe, ma non ci sono stati tramandati i nomi.
Nell’elenco del manoscritto originale le parole: Galatone, Forcignano, Seclì, Aradeo, Noha, Parabita, Matino, Taviano, Racale, Alliste, Felline, Casarano, sono tutte sottolineate.
Un’altra curiosità che troviamo nei documenti di questa visita, dove si descrivono i confini delle proprietà delle chiese della diocesi di Nardò, in uno si specifica “vicino alle case de mastro Cesare de Noha”… senza altre indicazioni.
Il Vescovo Gabriele fu molto caritatevole verso i bisognosi e dotò la cattedrale di vari oggetti preziosi e paramenti sacri. Fu tenuto in grande considerazione dai dotti del suo tempo, tra i quali il De Ferraris, che gli volle dedicare alcuni suoi componimenti come il De mortalis vitae incertitudine ac brevitate ad Gabrielem Setarium Neritonorum Pontificem (Incertezza e brevità della vita mortale a Gabriele Setario, vescovo dei neretini).
Nel 1505, Giulio II, papa dal 1503 al 1513, lo nominò amministratore apostolico della diocesi di Capaccio (oggi: Vallo di Lucania).
Il 26 ottobre 1507, dallo stesso Giulio II, fu traslato alla diocesi di Avellino. Resse questa diocesi per oltre 7 anni, lodato da tutti come pio, dotto e misericordioso.
Morì ad Avellino nel 1514.
ANTONIO DE CARIS (1440 - 1517)
(Vescovo di Nardò dal 1507 al 1517)
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Dal 1507 al1517 i Papi furono:
Giulio II (1443-1513) Papa dal 1503 al 1513
Leone X (1475-1521) Papa dal 1513 al 1521
Arciprete di Noha
Sconosciuto il nome, parroco dal 1514 al 1544 circa.
Antonio De Caris era nato a Bari nel 1440 da una nobile famiglia. Da giovane studiò con profitto lettere e le altre discipline. Completò gli studi a Napoli e optò per la via ecclesiastica.
Fu assai caro al re di Napoli Ferdinando I (1423-1494), sicché ordinato Sacerdote, fu nominato primo cappellano reale e inviato in Ungheria, quale delegato plenipotenziario presso il re Mattia, marito di Beatrice, figlia di Ferdinando I.
Ritornato dall’Ungheria, fu nominato Vescovo di Castellaneta. Verso il 1492 fu trasferito alla diocesi di Avellino, che governò per circa quindici anni. Nel 1507 il Papa Giulio II nominò Antonio De Caris, vescovo di Nardò, mentre il predecessore, Mons. Setario veniva traslato da Nardò ad Avellino.
Relazione con la chiesa di Noha
Per mancanza di documenti s’ignorano quasi del tutto le opere compiute e gli avvenimenti accaduti durante l’episcopato di questo Vescovo, perciò anche di Noha non si trova nulla.
Antonio De Caris fu assai virtuoso e dotto e di grande cordialità con gli intellettuali del suo tempo. Contemporaneamente vigilò sulla diffusione della dottrina e non mancò di riprendere quelli che scrissero espressioni poco corrette, specialmente se si trattava della sua diocesi, come accadde al De Ferraris, che aveva scritto con poco rispetto, di religione, di Pontefici e uomini di provata virtù, nel dialogo L’Eremita ed in qualche altro opuscolo.
(Antonio De Ferrariis, detto il Galateo (Galatone, 1444 –Lecce, 12 novembre 1517), è stato un accademico e medico italiano).
In seguito però il De Ferraris cercò di riguadagnare il favore e la stima del Vescovo, riproponendo, con composizioni più sensate, quanto poco correttamente aveva scritto in precedenza. Compose anzi un elegantissimo carme saffico in lode di S. Cesarea V. e M. che volutamente dedicò ad Antonio De Caris, inviandoglielo insieme con una lettera molto rispettosa.
Nel suo ministero pastorale, Mons. De Caris fu coadiuvato da Luigi Sambiasi, tesoriere della cattedrale, nobile neritino, assai stimato per la prudenza, la perizia nel diritto e la profonda pietà. Durante l’episcopato di questo Vescovo, e propriamente nel 1509, per l’ultima volta si fa menzione di monaci, che, insigniti di benefici ecclesiastici, prestavano servizio nella cattedrale insieme con i canonici ed il clero.
De Caris morì a Nardò, all’età di 77 anni, nel 1517 e fu sepolto nella sagrestia della Cattedrale.
N.B. le immagini a corredo di questi scritti sono tratte dall’archivio personale dell’autore e dal volume di Mario Mennonna, “Nardò e Gallipoli – Storia delle
[Continua]
P. Francesco D’Acquarica
N.B. Le immagini a corredo di questi scritti sono tratte alcune dall’archivio personale dell’Autore, altre dal volume di Mario Mennonna, “Nardò e Gallipoli – Storia delle diocesi in oltre seicento anni (1387 – 2013) – a cura di Mario Mennonna e Cosimo rizzo, Congedo Editore, Galatina, 2014.
feb282018
Con la storia del Vescovo Salvio, dell’ordine regolare dei domenicani, solchiamo la soglia del 1600. Nella chiesa (così come avviene in ogni organizzazione) solo con un capo colto e zelante, oltre che motivato e buono, si riesce ad ottenere un certo ordine e un indirizzo più chiaro e condiviso.
La redazione
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Ambrogio Salvio, domenicano (1491 – 1577)
Dal 26 agosto 1569 al 9 febbraio 1577
Dal 1569 al 1577 i Papi furono:
Pio V (1504-1572 - santo) Papa dal 1566 al 1572
Gregorio XIII (1502-1585) Papa dal 1572 al 1585
Arciprete di Noha:
Don Salvatore Colafilippi (1550-1600), parroco dal 1570 al 1600 circa.
Finalmente la Diocesi di Nardò cominciò a risalire la china del periodo più triste della sua storia.
Ambrogio Salvio nacque a Bagnolo (oggi Bagnolo Irpino) in provincia di Avellino nel 1491. Fu educato molto cristianamente. Di indole buona e pia, fin da ragazzo abbandonò il mondo e si rinchiuse nel convento dei Domenicani* di Bagnolo, dove attese per molti anni alla sua formazione spirituale, morale ed intellettuale con molto profitto.
Appena i suoi superiori constatarono le capacità intellettuali del giovane Fra’ Ambrogio Salvio, pensarono che fosse opportuno inviarlo a Bologna per completare con gli studi superiori la sua ben avviata formazione culturale. Dopo pochi anni vi conseguì, con lode e con gran soddisfazione, la laurea di Dottore in Teologia.
Mentre studiava a Bologna conobbe il domenicano Padre Michele Ghislieri, futuro Papa e Santo, S. Pio V, con il quale ebbe molte relazioni mai interrotte, neppure quando i due furono lontani.
* L'Ordine dei frati predicatori (Ordo fratrum praedicatorum) è un istituto religioso maschile: i frati di questo ordine mendicante, detti comunemente domenicani, pospongono al loro nome la sigla O.P.
L'ordine sorse agli inizi del XIII secolo ad opera dello spagnolo San Domenico con il fine di lottare contro la diffusione del catarismo, la più importante eresia medievale. Domenico e i suoi compagni contrastarono le dottrine eretiche sia attraverso la predicazione che con l'esempio di una severa ascesi personale, vivendo in povertà e mendicità.
Poiché per confutare le dottrine eterodosse era necessario che i predicatori, oltre a essere esemplarmente poveri, avessero anche una solida preparazione culturale, i conventi domenicani divennero importanti centri di studi teologici e biblici. Appartennero all'ordine alcuni dei più importanti teologi medievali, come Tommaso d'Aquino e Alberto Magno. La forma di vita di Domenico e dei suoi compagni venne approvata solennemente da papa Onorio III con le bolle del 22 dicembre 1216 e del 21 gennaio 1217.
Il Ghislieri, divenuto Pontefice nel 1566, in molte occasioni si valse dell’opera del Salvio. Fu questo Papa che lo nominò Vescovo, gli concesse non pochi privilegi e l’avrebbe ancora elevato in dignità ed onori, se la morte non gliene avesse tolta la possibilità.
Conseguita la Laurea, il Salvio fu inviato a Napoli come lettore di Teologia nel Monastero di S. Domenico. Di lì a pochi anni, crescendo la sua fama, fu nominato maestro degli studi alla Minerva di Roma, distinguendosi per dottrina, ingegno, zelo, modestia e umiltà.
Pare che sia stato lui l’inventore del tabernacolo per la custodia della SS. Eucaristia.
Nel 1559 fu eletto provinciale del suo ordine. Nel 1566 per arginare la corruzione e gli abusi che dilagavano tra i fedeli, Pio V inviò in tutta l’Italia vari predicatori apostolici. Fra essi c’era anche fra Ambrogio Salvio. Inculcò assai la devozione e la recita del Rosario della Vergine, eresse moltissime confraternite del Rosario ed ottenne per esse dal Pontefice indulgenze e privilegi. Il 26 agosto 1569 fu nominato Vescovo di Nardò da S. Pio V.
Il Salvio avrebbe preferito l’esonero da così arduo compito sia per l’età già avanzata, aveva ormai 78 anni, sia per le molte fatiche sopportate nei precedenti ministeri. Il Pontefice praticamente lo obbligò ad accettare, dispensandolo perfino dal pagare le bolle, ordinando che gli fossero spedite gratuitamente e gli procurò anche del denaro per affrontare le prime spese. Ambrogio Salvio accettò per obbedienza il ministero episcopale e venne a reggere la diocesi. Suo primo intento fu quello di conservare in tutto il vigore e nell’antico splendore i grandi privilegi di cui trovò insignita questa diocesi, di ristabilire la disciplina ecclesiastica, gravemente decaduta, e di sollevare i costumi e la moralità dei fedeli da troppo tempo corrotti. Si adoperò soprattutto di provvedere le parrocchie di ottimi parroci, che attendessero con premura e alacrità alla cura delle anime e con decoro alla dignità ecclesiastica.
Speciale zelo adoperò per riformare, correggere e migliorare i costumi sia del clero sia del popolo. Infatti, come altrove, così in questa diocesi, come abbiamo già accennato più sopra, vi erano in quel tempo grande corruzione, vizi ed abusi da far spavento, nel clero, nei religiosi e tra le religiose.
Ambrogio Salvio s’impegnò per la riforma, con l’esempio e con la parola, precedendo tutti, mostrando la vera strada da seguire ed additando la norma di una vita veramente cristiana. Prendeva parte immancabilmente al coro, insieme con i suoi canonici, ogni giorno festivo teneva al popolo la sua fervida predica, biasimando fortemente i vizi, spianando la via alla riforma, amministrando personalmente in chiesa i sacramenti ai fedeli e si tratteneva per alcune ore della mattina nel confessionale, dando a tutti la possibilità di confessarsi e chiedere consiglio. Attese all’insegnamento della dottrina cristiana, non solo nelle chiese, ma anche nelle strade, nelle piazze, nelle case e nelle botteghe, ai fanciulli, ai ragazzi, agli adulti. Spesso usciva per la città, agitando un campanello, per radunare i fanciulli in chiesa e poi istruirli nelle verità della fede.
Dopo aver gettato le basi di una completa riforma morale con l’esempio e la parola, nel 1570 intraprese la visita pastorale della diocesi, che condusse minuziosa, laboriosa e rigeneratrice per più anni, senza badare a disagi e a sacrifici, nonostante la sua grave età. Lasciò ovunque ordini rigorosi per la fedele osservanza della legge divina e delle costituzioni ecclesiastiche. Di tale visita si conserva tuttora una breve relazione, ma in molti punti è illeggibile, perchè logorata dal tempo e dell’umidità.
Grande dolore provò quando scorse che, in qualche luogo, alcuni eretici venivano dai paesi vicini, seminando false dottrine ed eresie contro i sacramenti, in particolare contro la SS.ma Eucaristia. Non si concesse riposo, ma con la parola, l’autorità e, quando fu necessario, con minacce e pene, tanto lottò che in breve tempo ogni traccia di errore scomparve e la fede cristiana, integra ed inalterata, rifiorì in ogni luogo della diocesi.
Fu lui che introdusse a Nardò l’esposizione del SS. mo Sacramento in forma di “Quarantore”, durante il tempo del carnevale, a turno fra le varie chiese
Relazione con la chiesa di Noha
Pur non avendo trovato documenti specifici che abbiano riferimento diretto con la chiesa di Noha, si può ragionevolmente pensare che con un papa domenicano (S. Pio V) e un Vescovo di Nardò domenicano anche lui, alla chiesa di Noha sia arrivato il loro influsso. Infatti con molta probabilità dobbiamo considerare di questo periodo l’origine della confraternita della Madonna del Rosario a Noha. E’ risaputo che a Noha fino a tutto il XIX secolo c’erano tre confraternite: quella del Rosario, quella del Santissimo Sacramento e quella della Madonna delle Grazie. Oggi non ce n’è più nessuna.
Anche la devozione delle Quarantore risale all’interesse del Vescovo Salvio come pure la devozione a San Vincenzo Ferreri domenicano. Nella chiesa “Piccinna” vi era una grande pala d’altare della Madonna delle Grazie con ai lati San Vincenzo Ferreri e San Vito.
Sicuramente nella visita pastorale del 1570 l’arciprete di Noha accolse il Vescovo informandolo della situazione pastorale.
Alla fine del 1576, il Salvio, ormai giunto agli 85 anni, stanco per le fatiche e le sofferenze, sentendo prossima la fine, affidò al capitolo della cattedrale di Nardò una congrua somma di denaro per una Messa da celebrare ogni anno nell’anniversario della sua morte e si ritirò in Napoli nel convento di S. Tommaso d’Aquino. Ivi vivendo nel raccoglimento, nella preghiera e nella contemplazione di Dio, serenamente e santamente si spense il sabato 9 febbraio 1577. La salma rimase esposta per qualche tempo nella chiesa di S. Tommaso e fu ivi sepolta.
Nel 1604, il nipote Antonio Salvio vi pose una lapide sepolcrale, recante l’effigie di Ambrogio Salvio in abiti pontificali, con le braccia incrociate sul davanti, sotto le quali stava il pastorale un po’ inclinato e l’iscrizione in latino che qui riporto tradotta in italiano:
A Fra Ambrogio Salvio
Vescovo di Nardò
Fedelissimo osservante dell’Ordine dei Predicatori
Insigne per dottrina e per costumi
Perché l’oblio non abbia a cancellare
Il ricordo della pietà della morte
e della nobiltà di famiglia
accanto alla tomba del diletto zio paterno
il nipote Antonio Salvio
del Re Filippo II
familiare e commensale
pose nell’anno 1604.
[continua]
P. Francesco D’Acquarica
giu032019
Nei mesi di giugno, luglio, settembre e ottobre i volontari del Servizio Civile Universale del progetto “Monitor 6017” del Comune di Galatina avvieranno un’iniziativa ambientale sui rifiuti e sulla loro corretta gestione. Tale iniziativa verrà svolta attraverso la “comunicazione a caldo”, ovvero mediante comunicazione diretta alle utenze tramite contatti “porta a porta”.
La comunicazione ambientale permetterà, in questo modo, di costruire le basi per una corretta gestione dei rifiuti e tutela del territorio, raggiungendo diversi livelli sociali e culturali e favorendo il cambiamento di cattive abitudini ormai consolidate.
A partire dal 19 giugno, nei mesi di giugno e luglio, nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì, dalle ore 9.30 alle ore 11.30, i volontari svolgeranno l’attività di comunicazione sui rifiuti e sulla loro gestione nelle frazioni di Noha, Collemeto e S. Barbara.
L’attività di “comunicazione a caldo” sarà sospesa nel mese di agosto, per poi riprendere nei mesi di settembre ed ottobre, sul territorio di Galatina, previa comunicazione.
I volontari daranno il via anche ad una campagna di monitoraggio e controllo dei rifiuti su tutto il territorio comunale di Galatina e frazioni, che prevede di perfezionare la conoscenza del territorio attraverso l’aggiornamento dei siti interessati dal fenomeno dell’abbandono dei rifiuti.
I volontari procederanno ad una caratterizzazione del rifiuto attraverso sopralluoghi in loco, allo scopo di risalire all’eventuale categoria di soggetto produttore.
La presente azione fornirà una serie di dati utili all’amministrazione comunale, poiché consentirà di rendere nota la situazione locale, nonché di svolgere azioni finalizzate alla bonifica.
Con lo scopo di coinvolgere attivamente la cittadinanza, è di seguito indicato l’indirizzo mail per le segnalazioni dei siti di abbandono dei rifiuti sul territorio comunale, complete, se possibile, di foto e di una breve descrizione del rifiuto. Il contributo di tutti è fondamentale per la buona riuscita dell’attività di monitoraggio.
INDIrizzo SEGNALAZIONI: comunedigalatinascn@gmail.com.
I volontari del Progetto "Monitor 6017"
ott092019
Il viso è il riflesso dell’anima. Ogni viso ha una storia, parla, rappresenta il mondo dimenticato dell’anima e dello spirito che in esso si riflette. ll workshop ha come finalità quella di favorire e migliorare lo sviluppo di capacità artistiche e abilità tecniche per realizzare il ritratto di un volto umano.
Ognuno dei partecipanti sarà in grado di:
- Squadrare il foglio ed eseguire una corretta inquadratura del Ritratto da realizzare;
- Effettuare con maggiore sicurezza nel tratto il disegno, evidenziandone i contorni con una linea continua e semplice;
- Eseguire con manualità tecnica il chiaroscuro, conoscendone le differenti gradazioni di tono, in relazione a luce ed ombra.
- Utilizzare il “Metodo della Quadrettatura”
- Realizzare la copia di un ritratto con la tecnica del chiaroscuro a matita.
Alla fine del Workshop è prevista una mostra finale con gli elaborati dei partecipanti presso il Circolo Arci Levèra.
Il workshop sarà strutturato in 8 incontri da 2 ore ciascuno e avrà inizio il 14 OTTOBRE dalle ore 18.00 alle ore 19.00 con un numero minimo di 5 iscrizioni.
Il corso è aperto a tutte e a tutti e non sono richieste precedenti esperienze artistiche, né attitudini particolari. E' rivolto persone dai 15 anni in su. Non è richiesta alcuna competenza tecnica specifica.
MATERIALE utile a carico dei partecipanti:
- Album Fabriano 4 Ruvido 33x48 cm
- Matite morbide numero 0B , 2B, 4B, 6B (matita staedtler o matita lyra artdesign)
- Gomma pane
- Gomma matita
- 2 squadrette da disegno geometrico
- 1 riga lunga per disegno geometrico
- Tempera matita in acciaio
- FOTOGRAFIA IN BIANCO E NERO del ritratto che si intende realizzare
info e iscrizioni: levera.arci@gmail.com | 3894250571
Paola rizzo - Pittrice affermata, con piu di 20 anni di esperienza.
Laureata nel 1997 presso l’Accademia delle belle Arti di Lecce con una tesi in anatomia artistica sul Volto, aspetto fisico e psicologico.
Nature morte, vedute marine, paesaggi bucolici, soggetti religiosi, scene di vita quotidiana, ritratti di volti umani o fantastici, sono stati i soggetti della sua prima produzione artistica.
Subito dopo gli studi accademici ha incontrato un soggetto che è diventato la costante della sua opera: l’ulivo. L’ulivo è l’albero che per eccellenza rappresenta l’ambiente, la natura della nostra terra, quella salentina. Sembra esserci ormai una dipendenza, quasi ancestrale, tra lei e quest’albero considerato “sacro” dai nostri avi, alla stessa stregua di un nume tutelare del luogo. La tecnica che predilige nella rappresentazione dell’ulivo è quella dell’olio su tela. Amante dei dettagli, ha sperimentato anche altre tecniche. Cosicchè la produzione artistica relativa agli ulivi si avvale oltre che di grandi tele, anche di una serie di grafiche eseguite con la tecnica della china su carta ed alcune con la tecnica del chiaroscuro a matita.
Parallelamente entrano a far parte del suo mondo l’amore per la fotografia e la musica, quest’ultima diviene fonte di ispirazione primaria. Ama dipingere e disegnare con la musica. Non come colonna sonora, che pure non manca mai nel suo studio d'arte, ma come moto dell'anima-artista. La musica, collante per artisti la porta a frequentare gli ambienti musicali conoscendo alcuni tra i suoi musicisti preferiti. Così, scatto dopo scatto ferma le loro espressioni e la loro anima attraverso la fotografia. Anima impressa nei tratti decisi del suo tratto a matita e polvere di grafite. Nasce “Grafite è Musica” una mostra itinerante di ritratti di musicisti di fama nazionale ed internazionale, eseguiti con la tecnica del chiaroscuro a matita. Tra i ritratti quello di Caparezza, Terron Fabio, Roy Paci, Raffaele Casarano, Claudio Prima, Gaetano Carrozzo, Roshaun Bay-c Clark (T.O.K), Cesare Dell’Anna, Giancarlo Dell’Anna, Eneri, Carmine Tundo (La municipal), Ludovico Einaudi, Marco Ancona, Giuliano Sangiorgi (Negramaro), Luca Aquino, Uccio Aloisi, Greta Panettieri, Nandu Popu, Mannarino.
feb082025
È la sfilata di Noha ad aprire il Carnevale salentino e anche quello del Comune di Galatina, che coinvolge pure la frazione di Collemeto.
Inaugurato per la prima volta l’anno scorso, per la seconda edizione l’evento organizzato dalle associazioni Nove e ¾, Levèra, Gruppo carnevalesco nohano e sezione di Galatina di Legambiente, in collaborazione con l’amministrazione comunale, mantiene viva l’attenzione sull’impegno sociale e l’inclusione.
I tre carri che sfilano sono stati realizzati dai nohani, ispirati a tre grandi temi: “Sport, disabilità e inclusione”, personaggi dei cartoni animati e musica. Accompagnati da maschere singole e gruppi mascherati, quello dell’Istituto comprensivo Polo 3 e altre scuole del territorio, si avviano alle 15 da via Castello, attraversano il paese e arrivano nei pressi di via Petronio dove tutti i partecipanti ricevono un riconoscimento e vengono premiati il carro, il gruppo e la maschera singola più belli.
A far divertire tutti ci pensa il cabaret di Zigo, poi si balla con Tekemaya e i dj set di Radio Orizzonti Activity.
(Fonte: quiSalento, Febbraio 2025)
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giu062023
"La musica permette di esplorare ciò che non è visibile, permette di andare oltre l’orizzonte, oltre i confini, oltre le terre e il mare. Oltre.", dirigente Luisa Cascione.
“Un alunno Una Canzone Un’emozione”, il nome del concerto di fine anno dell’Istituto Comprensivo Polo 1 di Galatina/Collemeto, eseguito dall’Orchestra Giovanile Giovanni Pascoli è stato, di fatto, un inno alla bellezza.
La bellezza della musica, che da sempre accompagna i momenti più importanti della vita delle persone, ma anche e soprattutto, la bellezza degli studenti musicisti, che hanno avuto modo di esibirsi alla fine di un anno intenso nella cornice meravigliosa del teatro Cavallino Bianco col pubblico delle migliori occasioni, e alla bellezza della scuola, intesa non come luogo fisico bensì comunità educante che contribuisce alla formazione dei propri alunni, anche attraverso momenti come quello vissuto ieri sera.
L’orchestra, secondo la definizione del dizionario è "l’insieme degli strumentisti che collaborano a un’esecuzione musicale, riuniti in un preciso ordine per gruppi di strumenti e disposti a semicerchio sia per motivi di acustica, sia per osservare i gesti e per seguire le indicazioni del direttore d’orchestra".
L’orchestra giovanile Giovanni Pascoli è un’orchestra che segue la definizione ma che racchiude degli elementi di forza unici.
Il primo, il valore dei musicisti, gli studenti di prima, seconda e terza classe della scuola secondaria di primo grado, l’intero ciclo di studi della ex scuola media, che viene da loro vissuto abbinando allo studio tradizionale, anche lo studio dello strumento prescelto.
Il secondo, il ruolo del direttore d’orchestra, o per meglio dire nel nostro caso, i direttori d’orchestra, donne e uomini Musicisti ed Insegnanti, in grado di saper cogliere nel proprio allievo strumentista, non solo le capacità tecniche, ma che riescono a tirar fuori la parte più nascosta, facendola crescere giorno dopo giorno. Per questo va un grande plauso ai docenti Maria Rita Apollonio (pianoforte), Luisa Augusti (flauto), Graziano Caiuli (chitarra), Marinella Prontera (flauto) e Gianfranco Schirinzi (violino), coordinatore dell'indirizzo musicale.
Il terzo, non meno importante, è l’orchestra che rappresenta la scuola nella sua interezza, e la rappresenta attraverso la musica durante eventi scolastici e non.
Dall’unione di questi elementi è venuto fuori un allestimento sublime, dove a brani classici si sono succeduti brani moderni, alcuni legati alla cinematografia e al musical, passando per la tradizione popolare. I direttori d’orchestra si sono "passati la bacchetta" in un continuum musicale con un crescendo di emozioni che ha pervaso gli ascoltatori, preparati all’ascolto da tantissimi studenti presentatori che, con compostezza ed eleganza, annunciavano i brani.
Due momenti cantati, da Imagine di John Lennon, quell’inno pacifista che ha ancora una volta dato l’opportunità di ribadire la necessità di pace nel mondo al Lu rusciu de lu mare, tra l’altro già eseguita durante lo spettacolo teatrale della scorsa settimana, che ha fatto esplodere un teatro, sino a quel momento in composto silenzio , interrotto solo dopo ogni brano dagli applausi fragorosi.
Quel momento, di tradizione popolare, una canzone che rappresenta la salentinità, dove l’orchestra ha regalato un momento di spettacolo puro, tra musica, danza e ballo che hanno attraversato ogni spettatore.
Al termine dell’esibizione, la dirigente Luisa Cascione era davvero senza parole dopo aver assistito a “questa grande bellezza” come da lei stessa definita. La meraviglia, lo stupore e la certezza dei ragazzi che, attraverso la musica, chi in un modo chi in un altro, porteranno avanti il loro percorso di vita. Dimostrazione che la musica unisce ed include tutti, compresi vecchi allievi e musicisti esterni che si sono aggiunti per l’occasione all’allestimento del concerto, la cui forza è arrivata ad ogni spettatore presente.
Alla fine delle esibizioni un momento per dare un riconoscimento ai tre studenti classificatisi nelle prime posizioni nei giochi nazionali di matematica del Mediterraneo (Palermo) e della Bocconi (Milano), per dimostrare ancora una volta quanto la scuola tiene in considerazione ogni traguardo di ogni alunno.
Al termine dei saluti, compresi quelli del primo cittadino Fabio Vergine, che si è goduto lo spettacolo prima di pronunciare parole di elogio per la scuola, per i docenti e per l’orchestra, la sorpresa degli studenti di terza che hanno voluto salutare la scuola e i loro docenti, con una lettera ed un omaggio simbolico di un fiore, in un momento di emozione che è ancor più grande perché fatto sena dire nulla a nessuno, una sorpresa ben riuscita che ha aggiunto un po' più di bellezza a questo straordinario momento.
Si ringraziano gli sponsor che hanno contribuito alla realizzazione dello spettacolo:Terotecna light design, GDA Group, Ecom servizi ambientali, Pellegrino Vending, Guerrazzi infissi, Serafini automotive.
Fiorella Mastria
dic292020
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La Tangenziale, che l’Amministrazione Provinciale sta realizzando a Ovest di Galatina, è un’unica arteria che dovrà collegare Via Vecchia Noha con Via Collemeto, superando alcuni passaggi a livello della Sud – Est. Per la sua realizzazione si sono superati e si dovranno superare altri ostacoli. Il primo tratto, quello che va da Via Noha a Via di Gallipoli, è stato realizzato alcuni anni fa, per il secondo , Via di Gallipoli – Via Roma, si è dovuto attendere cinque anni.
Ebbene, pur essendo una strada unica (i due tratti sono divisi da una rotatoria in Via di Gallipoli), presenta aspetti diversi e contrastanti. In questi giorni, dopo l’ultimazione dell’asfalto e la segnaletica orizzontale, si è provveduto alla posa in opera di quella verticale, con i segnali di circolazione. Mentre per il primo tratto si è proceduto in modo corretto, per il nuovo si è deciso diversamente.
Lungo il percorso vi è anche un passaggio pedonale molto ampio (accanto alle illuminazione canonica dell’ENEL, verrà installata una più bassa, per fare luce, appunto, ai pedoni), dove sempre più numerosi, sono i galatinesi che fanno una semplice passeggiata, svolgono attività fisica, camminata veloce o corsa, tanti i bambini che, accompagnati dai genitori, lo percorrono in bici o in macchinina. Non a caso è stata battezzata “La strada della salute”. I segnali installati, lo hanno fatto diventare un percorso ad ostacoli, essendo stati piazzati al centro del camminamento, persino quelli che potevano trovare posto ai lati.
Cosa intende fare la Provincia, proprietaria della strada, per rimediare allo scempio in atto? Lo farà prima della posa in opera della pavimentazione? Consegnerà ai cittadini di Galatina una strada realizzata con tutti i criteri? Sono domande legittime che poniamo al Presidente, Stefano Minerva, confidando in un suo pronto intervento per assicurare una corretta realizzazione.
Sarebbe opportuno anche l’intervento dell’Amministrazione comunale di Galatina, in prima persona del sindaco Marcello Amante.
Alcune foro allegate documentano la situazione denunciata.
Galatina 28 dicembre 2020
PARTITO DEMOCRATICO
CIRCOLO DI GALATINA
feb272019
Catena Fiorello, torna a Galatina con Libreria Fiordilibro, Giovedì 28 febbraio ore 18,00 presso lo Chalet del Bar delle Rose per presentare il suo nuovo romanzo Tutte le volte che ho pianto per Giunti Editore. Catena Fiorello ama definirsi “cuntastorie” e cosi è, come poche sa raccontare storie, di vita e di donne straordinarie in cui nelle varie fasi della vita, ognuna si può riconoscere.
Tutte le volte che ho pianto è un romanzo appassionato ed emozionante, sulla forza di ricominciare, sulle seconde possibilità, per chi non ha mai smesso di credere nella vita e nell’amore nella sua accezione più ampia. La protagonista è Flora proprietaria di un bar a Messina. Nell'autunno tiepido di una Messina dalle spiagge ormai deserte, Flora corre ogni mattina sul bagnasciuga. Una disciplina che le dona calma, adesso che, a quasi quarant'anni, sta cercando di riprendere le redini della sua vita. Il matrimonio con Antonio è andato in frantumi, eppure Flora non riesce a dimenticarlo e vacilla ogni volta che lui torna a corteggiarla, alimentando le illusioni della figlia Bianca. Con un bar da gestire, una madre anziana che non ha mai superato la morte del marito e, soprattutto, la perdita della sorella maggiore Giovanna, la vita di Flora è già abbastanza complicata. Ma a scombinare ulteriormente le carte, un giorno arriva Leo, con la sua aria da James Dean e un passato che lo lega a quei luoghi. E con i suoi modi affascinanti, si insinua pericolosamente nei pensieri di Flora...
Letture affidate a Maria Margherita Manco.
Catena Fiorello, autrice siciliana torna in libreria con il suo nuovo romanzo, Tutte le volte che ho pianto (Giunti). Dopo, Nati senza Camicia (Dalai), Picciridda (suo esordio pubblicato nel 2006 da Baldini e Castoldi e ripubblicato da Giunti), da cui è stato tratto un film, Casca il mondo, casca la terra e Un padre è un padre (entrambi per rizzoli) e L’amore a due passi (Giunti), Un amore fra le stelle( Baldini e Castoldi).
Emilia Frassanito
gen232020
Continuano i venerdi live a Levèra, questa volta con Emanuele Coluccia (pianoforte, fiati) e Claudio Prima (organetto, voce) per una serata all'insegna della musica raffinata e ricercata.
L'appuntamento è per venerdi 24 gennaio alle ore 21.30.
I due musicisti collaborano da circa 10 anni, nei quali hanno dato vita ad alcuni dei progetti più interessanti con base in Salento: Adria, BandAdriatica, Giovane Orchestra del Salento.
Veri e propri istrioni dello strumento, giocano con la musica portando al limite le possibilità interpretative e offrendo al pubblico uno spettacolo intenso e coinvolgente, tutto da ascoltare.
Durante la serata sarà possibile apprezzare la bravura di Paola rizzo con la bellezza del suo progetto "Grafite È Musica"
***Ingresso gratuito con tessera arci***
Flavia Luna De Matteis
Presidente Arci Levèra
via Bellini 24 - Noha (Galatina - LE)
tel. 3894250571
giu032023
L’emozione era palpabile nel teatro man mano che si riempiva di genitori, parenti, docenti, compagni di classe, quelli che sono stati i protagonisti veri di un racconto che ognuno di noi ha letto e studiato a scuola, ma che lunedì 29 ha assunto una connotazione particolare visto il momento storico contrassegnato dalla guerra tra Russia e Ucraina. Dall’Iliade di Omero all’Iliade di Baricco per assistere ad una storia di guerra che, in realtà, non è altro che la ricerca della pace. E così il “Viaggio di uomini e donne nella storia della guerra” messo in scena dagli studenti dell’Istituto Comprensivo Polo 1 di Galatina / Collemeto è diventato più attuale che mai.
Tre narratori hanno preparato il pubblico a quanto è stato poi visto sul palco, spiegando il perché di una scelta come l’Iliade e sottolineando la forza di un poema che pur narrando l’orrore di una guerra, è alla ricerca costante di quella “bellezza” che solo la pace può dare.
Uno splendido teatro Cavallino Bianco è stato per un’ora e mezza pervaso dal “talento” delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria di I grado, delle classi quinte della scuola primaria e dai musicisti dell’indirizzo musicale dell’istituto; 80 giovani artisti capaci di regalare delle emozioni vere, grazie ad un grande lavoro di passione, studio e approfondimento sotto la regia dell’esperta di teatro, prof.ssa Costanza Luceri, che ha anche curato la stesura del testo teatrale.
Il lavoro per la realizzazione dello spettacolo ha visto il coinvolgimento dei docenti dell’Istituto comprensivo, sia della scuola secondaria (P. Benegiamo, C. Luceri, A. Mastrolia, G.Passione, A. Apollonio, L. Augusti, G. Caiuli, G. Schirinzi, F. De Vittorio) sia della scuola primaria (C. Mangia, C. Franco, M. Tresca).
Teatro, musica, arte fusi assieme in un'opera imponente, momento conclusivo del progetto Teatro, realizzato con i docenti della scuola che hanno messo la loro competenza e la loro passione a servizio di un’opera che non è semplicemente una rappresentazione, ma un percorso di crescita culturale e sociale anche fuori dall’aula scolastica, al fine di realizzare una scuola quale laboratorio di ricerca, creatività ed integrazione.
Moltissimi sarebbero i momenti da descrivere, per intensità interpretativa, per imponenza delle scene, per coinvolgimento della musica, ma degno di particolare nota l’interpretazione corale tra corpo di ballo, musicisti e attori ne “Lu rusciu de lu mare”, un diamante incastonato nella realizzazione scenica che ha rappresentato la metafora del morso della taranta vista come morso della guerra. Noi salentini sappiamo che da quel morso si può guarire attraverso il ballo della pizzica e la speranza che anche dalla guerra si possa guarire è l’obiettivo che si desidera fortemente raggiungere. Una scena intensa dove si è potuto quasi toccare l’emozione di una scena unica, scandita dai battiti dei tamburelli che hanno accompagnato la musica, la voce e la danza.
“Nella narrazione scenica dell’Iliade - annunciavano all’inizio dello spettacolo - abbiamo dato voce alle donne ed agli uomini per raccontare la storia dei vinti, la ragioni dei vincitori, la voce delle donne e il loro desiderio di pace. Abbiamo cercato di comunicare, in questi anni di guerra, per dirla con Baricco, la “memoria di un amore ostinato per la pace”.
Il coinvolgimento per quanto gli studenti hanno saputo trasmettere è ricordato nel ringraziamento finale della dirigente scolastica Luisa Cascione, che ha ringraziato tutti coloro che hanno dato una mano alla realizzazione dello spettacolo, ma soprattutto i giovani artisti, complimentandosi di cuore per le emozioni che hanno fatto vivere al pubblico e ricordando quanto sia importante nella vita appassionarsi di qualcosa, magari provando a lasciare da parte qualche volta lo smartphone e condividendo dei momenti importanti della propria formazione come il lavoro di mettere in scena un’opera d’arte corale!
Si ringraziano gli sponsor che hanno contribuito alla realizzazione dello spettacolo:
Terotecna light design, GDA Group, Ecom servizi ambientali, Pellegrino Vending, Guerrazzi infissi, Serafini automotive.
Fiorella Mastria
nov212019
L’Istituto “Laporta/Falcone-Borsellino” di Galatina, con il Patrocinio del Comune di Galatina e la collaborazione del Club per l’UNESCO di Galatina, ha organizzato per sabato 23 novembre 2019, ore
10.00 presso il Teatro Tartaro, un convegno sul tema: “SCUOLA e AGRICOLTURA” una cooperazione per lo sviluppo sostenibile del nostro territorio, per accendere un pubblico dibattito tra Regione, Enti locali, Scuola e Mondo agricolo.
In un contesto di crisi epocale della principale coltura del Salento, di urgenze ambientali e di emergenze occupazionali, l’istituzione scolastica si propone di attivare un corso di studi ad indirizzo: Tecnico Agrario, Agroalimentare e Agroindustria con articolazione: Produzione e trasformazione.
Tali figure professionali saranno strategicamente orientate alla valorizzazione delle produzioni agricole del nostro territorio, mediante la loro trasformazione in prodotti ad elevato valore aggiunto, per innovazione di processo, tipicità e sostenibilità ambientale.
Il convegno intende avviare un percorso di condivisione con le istituzioni e le realtà agricole per promuovere una cooperazione in grado di perseguire un concreto sviluppo sostenibile del nostro territorio.
Interverranno: Michele Emiliano, Sebastiano Leo, Rosario Centonze, Santo Ingrosso e Carmine Caputo
Parteciperanno: Marcello Amante, Stefano Minerva, Vincenzo Melilli e Salvatore Coluccia.
Modererà i lavori: Andrea Valerini
Prof. Andrea Valerini
(Dirigente Scolastico dell’I.I.S.S. Laporta/Falcone –Borsellino)
mag242023
Si è concluso la settimana scorsa il progetto di orientamento e coding “Da grande farò - Scienza e tecnologia: il tuo ponte sul futuro” rivolto a due classi seconde della scuola secondaria di I grado dell’I.C. Polo 1 di Galatina.
Uno sguardo decisamente rivolto al “futuro”, in un percorso che ha visto gli studenti delle due classi coinvolti in un processo di conoscenza ed approfondimento di tematiche che riguarderanno le scelte future per chi vorrà intraprendere alcune professioni che il mercato richiede con forza.
Prima di iniziare le attività, gli esperti di AFOL (Agenzia per la Formazione, l'Orientamento e il Lavoro), a dicembre scorso hanno curato la formazione dei docenti e la presentazione del programma didattico.
Successivamente, le ragazze ed i ragazzi delle classi II A e II D hanno avuto l’opportunità, dal mese di febbraio, di incontrare esperti dalle aziende tra le più rappresentative nel panorama internazionale.
Il primo incontro, in presenza, ha visto gli studenti confrontarsi con l’ing. Monica Rita Indennitate dell’azienda Oracle, che ha approfondito il tema del lavoro e delle professioni del futuro.
Nel secondo incontro nel mese di marzo ci si è confrontati con il coding, la II A il 13 marzo con Paolo Gioia dell’azienda Siemens e la II D il 19 marzo con Luisa rizzo di Accenture.
Terzo e ultimo incontro il 19 maggio scorso, un webinar tenuto dai referenti di GiGroup, nel quale gli studenti e le studentesse coinvolti, hanno avuto modo di scoprire il ricco e vario panorama delle scuole superiori e i possibili sbocchi lavorativi. Nel corso dell’incontro i ragazzi hanno utilizzato la piattaforma Mentimeter, che ha consentito una interazione in tempo reale con i relatori.
Si tratta di un progetto di volontariato aziendale realizzato grazie a un partenariato di imprese e enti attraverso la partecipazione volontaria dei propri dipendenti. I partner progettuali sono @Accentureitalia, Afol, Anitec-Assinform, Assolombarda, BT, Gi Group, Junior Achievement - Young Enterprise Italy ETS, Oracle e Siemens.
«Da Grande Farò - sottolinea la prof.ssa Federica Lezzi, referente del progetto con il supporto dell’animatore digitale Andrea Coccioli - ha offerto l’opportunità ai ragazzi di orientarsi nei vari percorsi di studio, soprattutto nelle discipline STEM. In merito a queste ultime, il percorso è nato anche per sensibilizzare sulle opportunità offerte ai ragazzi ed alle ragazze, fornendo il maggior numero di informazioni sugli scenari digitali e le ultimissime tecnologie».
Fiorella Mastria
mag272023
Ritengo opportuno e doveroso rispondere alle dichiarazioni rese dal Sindaco, nei confronti dei componenti delle minoranza, in occasione dell'ultima riunione della “Commissione speciale temporanea per la tutela della salute dei cittadini e la salvaguardia dell'ospedale Santa Caterina Novella”, svoltasi il 25 maggio u.s.
La contrarietà di tutti i componenti della minoranza consiliare, la mia in particolare, alla istituzione di detta Commissione, è stata palesata fin dal primo consiglio comunale di questa amministrazione, sottolineando il fatto che la stessa fosse frutto di un chiaro accordo politico-elettorale stretto nel turno di ballottaggio con la coalizione che sosteneva la candidatura a Sindaco del Dott. Antonio Antonaci e che pertanto fosse da considerarsi, non una perdita di tempo così come affermato dallo stesso, ma una vera e propria cambiale politica.
Resto convinto del fatto che ogni iniziativa nell’interesse comune, che sia la sanità, è legittima, ma l’ho detto in Consiglio Comunale e ne sono tutt’ora convinto, che questa non può rappresentare l’unica azione politica dell’amministrazione, che ha nel Sindaco Vergine il massimo responsabile della sanità comunale.
La mia impressione, è che si sia creato uno dei classici carrozzoni politici di facciata che non giungono mai a conclusioni concrete, ma resto ancora in attesa di essere smentito dai fatti.
Mi chiedo inoltre, come mai il Sindaco si preoccupi di sottolineare all'opinione pubblica l'assenza dei componenti della minoranza e non si sia invece preoccupato di invitare i propri consiglieri, dichiaratisi tutti entusiasti di detta commissione e convinti della bontà della stessa, a partecipare alla seduta del 25 maggio u.s., per poter garantire quantomeno il numero legale per lo svolgimento dei lavori della stessa.
Si ricorda infatti che la delibera n°56 di C.C. del 18/08/2022 relativa alla “Commissione speciale temporanea per la tutela della salute dei cittadini e la salvaguardia dell'ospedale Santa Caterina Novella di Galatina-Costituzione ed approvazione regole di funzionamento”, approvata con il voto favorevole della maggioranza tutta e del Presidente, prevede che “La commissione, in quanto avente natura consultiva, referente, di studio e di indirizzo, opera validamente con la presenza di almeno la metà dei suoi componenti.”
Di tutto stupore appare pertanto che, riscontrata l'assenza del numero legale, alla presenza anche del Sindaco, si sia proceduto allo svolgimento della stessa, giustificandolo con il fatto che per audizioni non fosse necessario il numero legale dei partecipanti. Si ricorda che, il paragrafo 5 della delibera n°56 del 18/08/2022 recita...”Le audizioni possono essere effettuate anche senza la presenza di tutti i componenti, al fine di non rallentare i lavori, verbalizzandone sinteticamente i contenti”, cosa ben diversa dalla necessità di avere il numero legale per lo svolgimento della commissione.
Pertanto, se proprio qualche riflessione fosse necessaria, bisognerebbe farla al proprio interno (per la serie “Perchè guardi la pagliuzza che è nell'occhio di tuo fratello, mentre non scorgi la trave che è nell'occhio tuo?”), senza cercare sempre di screditare il lavoro delle forze di minoranza.
Consigliere comunale “Forza Civica”
Emanuele Mariano
gen152021
Giorni fa, l’Assessore ai Lavori Pubblici, Loredana Tundo, ha affidato alla stampa e ai social una sua riflessione sui lavori attivati nel nostro territorio (L’espianto di tutti gli alberi decennali di pino, in Viale Don Bosco.), quelli che verranno avviati e quelli monitorati per la loro progettazione futura.
Il Circolo del Partito Democratico è convinto che Galatina ha bisogno di una messa a nuovo: l’amministrazione Amante, in circa quattro anni, ha prodotto poco o nulla (la pandemia non può essere una scusante), fatta eccezione per il completamento dovuto delle opere programmate e finanziate dalle precedenti amministrazioni di centrosinistra. Si prenda una ad esempio: per il secondo tratto della Tangenziale Ovest (che collega Via Galatone – Via Roma), si sono attesi cinque anni, per l’inerzia dell’esecutivo di Palazzo Orsini, e grazie alle costanti sollecitazioni del Circolo PD, la Provincia ha superato tutti gli intoppi burocratici, affidando i lavori per il completamento del manto stradale e la posa in opera
della segnaletica orizzontale e verticale. Per renderlo fruibile alla mobilità occorre realizzare la pavimentazione dei passaggi pedonali e l’ elettrificazione. Anche queste vanno inserite tra le opere monitorate.
Così come sarebbe importante includere le zone periferiche e le strade poderali. Le prime, sempre più spesso, presentano buche e i marciapiedi sono coperti da erbe infestanti, con zone non edificate abbandonate e invase da sacchetti di plastica e rifiuti vari. Le seconde, le strade comunali, in più punti sono diventate discariche a cielo aperto, con l’abbandono, sempre più frequente, di materiali di ogni tipo, anche onduline eternit e coperture di amianto.
E’ il caso della strada vicinale Via Vecchia Galatone, una diramazione di Via Roma, superato l’Ospedale Santa Caterina Novella. I rifiuti abbandonati ai margini aumentano di giorno in giorno. Sempre lungo questa strada, a circa un kilometro, vi è una grave situazione di pericolo: un tratto di linea elettrica con alcuni pali pendenti o inclinati (Non sappiamo se ancora attiva, può farlo l’Amministrazione interpellando l’ENEL, anche se ci proponiamo di chiederlo pure noi.), e l’improvvisa caduta potrebbe causare qualche grave incidente, con danni materiali e fisici per i tanti che la percorrono tutti i giorni, per recarsi nella propria abitazione o per lavori in campagna. Occorre, con urgenza, richiamare l’ENEL per la messa in sicurezza, e, sempre se la linea è funzionante, sistemando o meglio sostituendo i vecchi pali, ormai inservibili. Gli interventi devono essere preventivi, non inseguiti dopo i danni. (Alleghiamo alcune foto).
Infine. E’ di questi giorni la notizia che la Giunta Regionale ha erogato a favore della nostra città un finanziamento di 41.000 euro per il risanamento delle periferie. Questa somme vanno spese subito e bene. Sino ad oggi, l’amministrazione comunale ha dimostrato di non saper né spendere né di farne buon uso. Una domanda: dov’è finito il progetto, finanziato sempre dalla Regione, per la rimozione dell’amianto?
E’ lodevole pensare in grande, ma è onorevole intervenire anche nelle piccole cose.
PARTITO DEMOCRATICO
CIRCOLO DI GALATINA
feb252021
Certi gesti, lo confesso, li faccio per tornaconto personale, diciamo pure per mero egoismo. Questo, per esempio, ritratto nelle immagini gentilmente inviatemi da un amico (nossignore, non è il vaccino, bensì un prelievo di sangue), mi consente di allungare la vita. Ma mica quella degli altri: la mia.
Ebbene sì, uso sbracciarmi perfino fuori stagione, e mi chiamano addirittura Donatore. Lo sono, ammetto, per tirare avanti, vagabondare senza dazi, arraffare tempo, e chissà che non anche conquistare in sodalizio scampoli di eternità.
Tu autorizzi il medico a introdurre un ago nel tuo braccio, in compenso hai il permesso di ficcare il naso nei fatti di chi poi ti darà un alveo in cui scorrere. No, non sei un imbucato, ma un invitato a gocce nelle storie altrui. Sei dentro una trasfusione, una lotta continua, un ultimo sforzo per sopperire a un deficit. Certo, non vi conoscerete mai di persona, né nome, né indirizzo, né censo, ma nulla vieta a te e ai tuoi ospiti di immaginarvi seduti insieme a tavola, in platea a teatro, in riva al mare a far due chiacchiere, a parlare di libri magari ancora da leggere.
Sicché Dono non è sottrazione, ma moltiplicazione, forse elevazione a potenza, e grammatica che non contempla patrizi sulle spalle di plebei: ognuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i propri bisogni.
Una sacca riempita diviene ponte levatoio, valico, passaggio segreto per torri e castelli in terra: è assicurazione sulla tua biografia, invece che su quella di chi scarterà il presente.
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Ed è per questo supplemento di vita da ricevere più che dare che ogni tanto io e i miei amici ci rimbocchiamo le maniche, congratulandoci per la fiducia.
Da anni, per buona ventura, si fidano di noi. Quindi si Fidas di Noha.
Antonio Mellone
nov282018
Anticipa il Natale la squadra del presidente Santoro, si veste di buonismo con una prestazione altalenante e alla fine recita il mea culpa lasciando due punti ai casertani.
Non comincia bene il prepartita nel PalaPanico: lo scirocco bagna il parquet, lo rende scivoloso e solo a pochi minuti dall’inizio della gara i giudici dichiarano l’impraticabilità. Titubanti nella decisione, come se il maestrale fosse alle porte e spazzasse da un momento all’altro il vento da sud est, lo saranno anche durante la gara con decisioni intempestive(1 e 3 set), più frutto di proteste della navigata panchina campana che di oggettivi riscontri.
Il campo di riserva che accoglie le due squadre è nella vicina Cutrofiano , grazie alla disponibilità del presidente del CUORE DI MAMMA CUTROFIANO, dottor Roberto Mengoli, che attiva l’organizzazione per l’ospitalità.
Il minuto di silenzio prima della gara, con lo scambio di palloncini rossi tra i giocatori e il nastro rosso sul petto dei tecnici, è il tributo che pubblico ed atleti rendono alla memoria dell’arbitro nazionale Federica De Luca e di suo figlio Andrea , vittime di una furia omicida, che deve scuotere le coscienze di tutta la società civile .
Ora la gara.
Le due squadre si studiano, non ci sono affondi risolutivi che portino a dei break point importanti. Punto a punto si alternano al comando (9-8, 9-11) , ma il Marcianise è molto più incisivo al servizio e la ricezione dei padroni di casa balbetta.
Lotito mette giù un potente servizio con un ace, Zonno di seconda intenzione porta in vantaggio i suoi, ma i rifornimenti per Musardo non arrivano. Il punteggio di 21-20 e 23-23 tiene il set in bilico : brucia un set point Efficienza Energia e capitan Flaminio con una diagonale potente porta i suoi sul 24 pari e va a servire.
La ricezione di Pierri è perfetta : gli avversari sono in P3 con attacco a due , e si pensa che sarà chiamato a concludere Durante che ha di fronte Saccone e il più basso Menna in posto due. Invece l’apertura è per Buracci dalla seconda linea che, trovando il muro di Montò e Saccone già composto per la diagonale, tira un lungo linea di poco fuori.
Mister Stomeo consuma il suo secondo time out e sulla battuta di Flamini il primo tempo per Musardo viene murato da Saccone che porta a casa per 26-24 il primo set.
Seconda frazione ancora in affanno per i blucelesti di Stomeo con un break di +4 per Marcianise che imperversa con Flaminio e Saccone. Lotito carica i suoi, Buracci comincia a carburare, Musardo mette giù due muri imponenti e si va sul 18 pari con un allungo fino al 21-18. Breve ritorno di fiamma di Montò, poi l’opposto galatinese chiude il set ristabilendo la parità.
Nel terzo set l’avvio è perentorio per gli avanti di Efficienza Energia: Durante è più prolifico ed apre un vantaggio di +4 che obbliga mister Calabrese a spendere il suo primo time out. Rinvengono gli ospiti,(7-7) anche per “merito” di una coppia arbitrale più scissa ed autonoma che mai. Alcuni palloni toccati dal muro avversario vengono giudicati non tali, la panchina protesta e il cartellino rosso sventolato all’indirizzo di Bray penalizza di un punto i padroni di casa. Il susseguirsi dei punteggi (11-11,16-15 ) non alimenta speranze certe per nessuna delle due contendenti ,poi l’allungo di Marcianise con un +3 costringe mister Stomeo a chiamare il time out. L’ingresso di Calò da respiro a Zonno: ne giova Buracci che predilige palle più spinte, ma Montò da posto quattro è incontenibile. Il 21-22 lo fissa Buracci con un bel diagonale, poi Iaccarino lascia il posto a De Lorentis che serve con efficacia, consentendo al muro ben tre ricostruzioni con Buracci e Durante che subisce la murata per il 21-23. Il servizio insidiosissimo di Pecoraro penalizza la ricezione di Lotito e per De Luca è facile mettere a segno il 24 punto.
Dopo il secondo time out del tecnico di casa , Buracci chiude il punto 22 dalla seconda linea, con un mani e fuori su Saccone mandando Musardo al turno di battuta.
Capitan Flaminio riceve, chiede ed ottiene la distribuzione e con un colpo lungo linea tagliato scavalca Calò che tentava un muro d’argine. Ancora Marcianise in vantaggio per due set ad uno.
La quarta frazione è ancora all’insegna dell’equilibrio nonostante un buon avvio di capitan Buracci e soci (6-4,7-7-12-10), con i primi punti di Lotito e Buracci da posto quattro. Durante e Musardo sono attivi, rispondono Saccone e Montò dalla parte opposta e sul 14-11 c’è il time out del Marcianise che porta ad un break di + 4 per il 15-15.
Un sussulto di Efficienza Energia annulla i due punti di vantaggio che De Luca e Flaminio avevano conquistato(18-20) ed opera a sua volta un salto triplo per il 21 a 20. La parità la ristabilisce un primo tempo di Saccone poi l’allungo finale: per due volte il muro di Musardo e Zonno blocca Flaminio, poi una pipe deliziosa di Lotito deposita il pallonetto in posto 1.
Musardo giganteggia a muro e conclude di forza, il muro a tre su Flaminio costringe all’errore il capitano campano e Iaccarino mura Montò.
Poi la battuta sbagliata di Marotta, il doppio attacco di Buracci e la bordata finale di Lotito decretano il tie break.
Incrementa subito il punteggio (6-4) Efficienza Energia con un ace di Lotito, un primo tempo di Musardo e un diagonale di Buracci. Il cambio di campo (8-4) lascia ben sperare ma un doppio recupero avvicina il Marcianise al 12-10 per poi passare in vantaggio (12-13) con Menna che di prima intenzione schiaccia un’infelice alzata in bagher di De Lorentis per Lotito, fuori dalla portata del laterale galatinese.
Ultimo time out per Stomeo: poi un’invasione di Pecoraro in murata su Iaccarino viene valutata dal primo arbitro a favore del Marcianise che sfrutta l’ultimo time out dopo il punto numero 13 messo a segno dai locali.
La tensione nervosa in campo è alta tanto quanto la posta in palio : la ricezione di Montò invita Menna a servire il suo capitano Flaminio che tira alto sulle mani del muro di Buracci e Iaccarino senza possibilità alcuna di recupero.
La squadra di Stomeo, nonostante abbia battagliato per cinque set, lascia sul campo dei punti e soprattutto un interrogativo legato alla debole leadership di questo gruppo.
TABELLINO
EFFICIENZA ENERGIA GALATINA-VOLLEY MARCIANISE 2-3
(24-26 ,25-22,22-25,25-21,23-15)
MARCIANISE:
Esposito,Saccone,Rucco,DeLuca,Faenza,Flaminio,Montò,Marotta,Marrone,Menna,Musone,Capasso,Pecoraro,Schioppa
All. Calabrese
EFFICIENZA ENERGIA GALATINA
Apollonio,Musardo,Iaccarino,Durante,Bray,Rossetti,Calò,Pierri,Persichino,DeLorentis, Lotito, Zonno, Petrosino, Buracci
All. Stomeo
Piero de lorentis
Area Comunicazione
Efficienza Energia
nov162020
Il report “Eduscopio” 2020-2021 premia, ancora una volta, l’offerta formativa dell’I.I.S.S. “Laporta/Falcone-Borsellino” di Galatina.
Studiare a Galatina presso la nostra scuola, infatti, si rivela un’ottima scelta per tutti i ragazzi che puntano ad un rapido inserimento nel mondo del lavoro.
A certificarlo è proprio l’indagine condotta dalla Fondazione “Agnelli” di Torino, che ha assegnato il primo posto in Provincia di Lecce, per numero di occupati a due anni dal Diploma, al nostro storico settore “Industria e artigianato” - indirizzo “Manutenzione e assistenza tecnica”, addirittura per il terzo anno consecutivo.
Ottimi risultati anche per il settore “Tecnologico” - indirizzo “Informatica e telecomunicazioni”, che guadagna un prestigioso secondo posto, confermandosi un valido punto di riferimento per la formazione sul territorio salentino.
Forte di questi importanti riconoscimenti, il nostro Istituto prosegue sulla strada dell’innovazione metodologica, soprattutto potenziando la didattica laboratoriale e professionalizzante, anche con l’obiettivo di rispondere efficacemente alle richieste provenienti dal mercato del lavoro.
Le classifiche ufficiali.
I.I.S.S. "Laporta/Falcone-Borsellino" - Galatina
apr072016
Maria Irene rizzo è una studentessa salentina nata a Noha.
Frequenta l'ultimo anno di farmacia presso l'Università degli Studi La Sapienza di Roma. Diplomata al Conservatorio Tito Schipa di Lecce sotto la guida del maestro Luigi Fracasso, ha continuato gli studi presso il conservatorio Santa Cecilia Roma laureandosi con il massimo dei voti cum laude. Si è, poi, perfezionata presso l'Accademia Internazionale F. Chopin di Varsavia.
Ha vinto vari concorsi nazionali e internazionali.
Ora continua a studiare pianoforte e a tenere concerti. Il suo desiderio è continuare gli studi musicali usufruendo di una borsa di studio messa in palio da Eurocentres che le permetterebbe di perfezionarsi a San Diego in California.
Per aiutarla a vincere la borsa di studio bisogna votare, cliccando su mi piace, questo indirzzo youtube dal titolo "A new way of dream": http://youtu.be/kk_Qxk50xyY
Rita Colazzo
Gentilissimo Assessore Loredana Tundo,
entriamo nello specifico senza perderci nei lunghi meandri del degrado che regna da decenni dentro e fuori Noha. Ci rivolgiamo all'Assessore ai lavori pubblici e all'urbanistica, ruolo che il Sindaco, come egli stesso ha dichiarato in varie occasioni pubbliche, ha voluto riservare ad una persona di NOHA.
Non poteva certo fare scelta migliore.
Lasciamo per ora da parte la storia di quei benedetti Beni Culturali di Noha, che, come molti in questo periodo, sembra siano andati in ferie, nonostante in passato, e per secoli, non abbiano mai fatto un turno di riposo, dando lustro, identità e peculiarità alla nostra comunità nohana, o per meglio dire di Noe, Noje o Nove, come si usava scrivere su tutte le carte fino agli inizi del secolo scorso.
Sono trascorsi 50 anni da quando P. Francesco D'Acquarica, pubblicò il primo libro sulla storia di Noha sbatacchiandoci sotto il naso la nostra civiltà, l’arte e quindi la storia e le storie: delle tre torri, delle tombe messapiche e dei loro menhir, del castello con case di corte e casiceddhre annesse, del frantoio ipogeo, delle chiese, dei cimiteri sottostanti le chiese stesse e dei palazzi, della torre dell’orologio, della trozza, delle masserie, eccetera.
Ma la nostra, forse, è una storia di periferia e a quanto pare non degna di attenzione da parte delle amministrazioni galatinesi.
Con questa lettera aperta, intendiamo invece evidenziare il senso di disagio, per dire la verità il senso rasenta la vergogna, e la vergogna ha a che fare con la bellezza, in quanto è determinata dalla percezione della violazione delle norme (cfr. Gianrico, Carofiglio, La manomissione delle parole, rizzoli, Milano, 2010, pag. 65), dicevamo quindi, il senso di disagio che si prova quando si entra o si esce da Noha percorrendo via Aradeo. Non è che venendo da Galatina o da Collepasso (gli altri due ingressi principali) la cosa sia meno imbarazzante, ma se non altro non hanno l'onore di aprire l'accesso verso il nostro camposanto.
Ecco. Andare al camposanto è un po' come dire: " meglio chiudere gli occhi per non vedere".
Correva l'anno 1951, e magari testimoni ancora viventi lo possono confermare, la via Aradeo era ancora da asfaltare e finalmente, dopo ben 25 anni di progetti, verifiche e carte per costruire il camposanto, il progetto venne realizzato e con esso il sontuoso viale di eucalipti che ha donato ossigeno e dignità per quasi settant’anni sia a chi andava via da Noha, sia a chi vi entrava.
Lo diciamo da anni che quel tratto di strada è in uno stato indecoroso sia dal punto di vista dell’immagine che della sicurezza. La risposta alle nostre richieste è sempre stata la stessa: le idee non mancano.
Finalmente, dopo ormai quattro anni di resistente e intenso lavoro di questa amministrazione, per uscire dal tunnel del “grande debito” comunale, si sentono annunci di progetti che valgono addirittura milioni di euro e che quindi, grazie all’impegno di tutto l’organico amministrativo, pare debbano scivolare su Galatina, e noi speriamo un po' anche su Noha, magari cominciando a salvare questa ultima sporca dozzina di eroi che hanno visto e aiutato a crescere almeno tre generazioni. In fondo la pista pedonale, seppur striminzita, è già tracciata, e i primi 5 metri ci sono già, si tratta solo di completare gli ultimi 495.
Ci chiediamo come abbiano potuto fare i nostri genitori e nonni nel 1951, dopo appena sei anni dalla fine della seconda guerra mondiale, tempi di sacrifici, di miseria e di emigrazione, come abbiano potuto realizzare un’opera così grande, il Camposanto ed un viale lungo circa 700 metri di maestosi eucaliptus, e oggi, che invece strombazziamo ricchezza e benessere a destra e manca, siamo soltanto capaci di creare deserti.
In conclusione chiediamo:
Gli alberi sono la salvezza della Terra.
Certi di una sua risposta e interessamento concreto alle questioni in oggetto, porgiamo i nostri più Cordiali saluti
Il Direttivo di NoiAmbiente
lug022018
È utile sottolineare che siamo consapevoli che il ciclo dei rifiuti debba essere completato e quindi in senso generale non c’è contrarietà nei confronti di impianti del genere, ma al tempo stesso riteniamo sia da ben valutare il progetto nel complesso. Soprattutto considerando il fatto che non si può realizzare un impianto cosi impattante sull'ambiente, quindi sulla qualità della vita dei galatinesi, senza che l'amministrazione abbia potuto approfondire adeguatamente.
Nella nota inviata solleviamo questioni ambientali anche per le dimensioni dell'impianto che ci appaiono eccessive per il bacino di utenza da servire.
Ne deriva che non si può prescindere da una valutazione tutta nostra che sarà determinante per la realizzazione ipotetica del progetto.
Di seguito la lettera:
- REGIONE PUGLIA
Sezione Ciclo Rifiuti e Bonifiche
- AGER
Agenzia Territoriale della Regione Puglia per il servizio di gestione dei rifiuti
- Consorzio ASI Lecce
- Comune di Soleto (LE)
Oggetto: Manifestazione di interesse finalizzata alla individuazione di aree idonee alla localizzazione di impianti integrati anaerobici/aerobici destinati al recupero della frazione organica dei rifiuti urbani rivenienti dalle raccolte differenziate: Determinazioni del Dirigente della sezione Ciclo Rifiuti e Bonifiche n. 214 del 20.12.2017 e n. 79 del 14.06.2018.
Osservazioni.
Preso atto dei contenuti delle determine in oggetto, con riferimento all'approvazione della candidatura del Comune di Soleto, con la presente si manifesta agli Enti in indirizzo la necessità di questo Ente di valutare l'impatto, soprattutto ambientale, che un impianto integrato anaerobico/aerobico avrebbe sul proprio territorio, vista l'ubicazione dello stesso in prossimità dei propri confini.
Come noto, questo Comune non ha prestato la propria disponibilità ad ospitare un impianto, e pur tuttavia l’area proposta dal Comune di Soleto per l'impianto di che trattasi, oggetto di approvazione regionale, per quanto ricadente nel territorio del predetto Ente, in realtà dista circa 300 mt da una masseria con agriturismo di Galatina, 800 mt da case sparse, 1660 mt da contrada Paradisi, 3500 mt dalla zona residenziale “Guidano” e 3500 mt dal centro abitato di Galatina, mentre dista dal centro abitato di Soleto ben 4500 mt.
Ne discende che il Comune di Galatina è da considerarsi, sotto ogni aspetto, “parte interessata” in misura sensibilmente maggiore del comune ospitante.
Non è superfluo ricordare che i terreni candidati ad ospitare l'impianto ricadono sì nel territorio di Soleto ma costituiscono porzione di area la cui gestione è affidata al Consorzio ASI di Lecce, del quale il Comune di Galatina è uno dei consorziati.
Ai sensi dello Statuto Consortile (art. 6 - Finalità) “ Il Consorzio ha per oggetto: (omissis) La progettazione, realizzazione, manutenzione e gestione di opere ed impianti necessari ad uno sviluppo equilibrato ed eco-compatibile del territorio di competenza”; e dunque, affinché si possa compiutamente valutare se questi fondamentali requisiti possano ritenersi soddisfatti dall'opera in progetto, occorre essere “informati” sia a livello di Consorzio che di singoli consorziati, informazione che, alla data odierna, e almeno per quel che riguarda questo Ente, appare del tutto carente.
Dalla consultazione della documentazione disponibile, si evince unicamente che l’impianto sarà del tipo “integrato anaerobico/aerobico”, mentre si rileva la totale mancanza di una più puntuale descrizione della tecnologia e della portata dell’impianto; infatti si ritiene fondamentale, per tutelare un principio di prossimità e minimizzazione dell’impatto ambientale, su un territorio già fortemente messo alla prova, la scelta di una portata non eccedente le 30.000 ton/anno e che l'impianto produca bio-metano da immettere in rete. Questo permetterebbe un minor traffico veicolare e la riduzione delle emissioni, visto che una eventuale centrale annessa per la produzione di energia elettrica porterebbe solo maggiore, quanto inutile, inquinamento, in una zona e in una Regione che produce già più energia elettrica di quella di cui necessita.
Nel contempo, non è dato sapere esattamente quale sia la prevista composizione qualitativa del materiale in ingresso alla digestione anaerobica tale da garantire una qualità del digestato che possa originare a sua volta un compost di qualità.
Dalle suddette -prime- considerazioni ne deriva che questo Ente, non può non esser parte di una procedura condivisa di progettazione-valutazione-approvazione.
Si chiede pertanto alle SS.LL. di fornire, con cortese sollecitudine, ogni documento tecnico-progettuale in loro possesso e ogni informazione utile ad una migliore percezione del possibile impatto del progetto in fieri, facendo espressa riserva, in caso di loro mancato riscontro, di procedere alla tutela dei propri diritti in ogni forma consentita dalla legge.
Il Sindaco Marcello Amante
apr032023
Martedì 21 Marzo, in occasione della XXVIII Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, le alunne e gli alunni delle classi terze della Scuola Secondaria di 1^grado Polo1 Galatina e Collemeto hanno incontrato, in collegamento con l’Aula Magna dell’Istituto Professionale “N. Moccia” di Nardò, i referenti dell'Associazione Libera di Lecce nella persona del dott. Francesco Capone e del Presidio “Renata Fonte” di Nardò, per riflettere e dialogare sui temi della legalità e della cittadinanza attiva come strumenti di prevenzione e contrasto a comportamenti antisociali e devianti e per rinnovare in nome di quelle vittime l’impegno nella lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione.
Anche quest’anno, quindi, la nostra scuola ha voluto porsi quale parte attiva partecipando alla serie di eventi programmati in ricordo delle vittime innocenti delle mafie con un percorso che nel tempo ha coinvolto associazioni, scuole, realtà sociali permeando con il loro contributo il nostro territorio con la cultura della legalità.
La Giornata, da qualche anno riconosciuta ufficialmente dallo Stato, attraverso la legge n. 20 dell’8 marzo 2017, ha avuto inizio con l’intervento del dott. Antonio Maruccia, Procuratore Generale della Repubblica, e un dibattito sul tema “La mafia è morta? Le mafie oggi sul nostro territorio”.
È quindi proseguita con brani sul significato della memoria e con la lettura da parte dei nostri alunni dei nomi delle vittime innocenti di mafia tra cui la nostra scuola ha scelto Renata Fonte quale esempio di tenacia, passione ed impegno.
Inoltre gli studenti sensibilizzati sul tema, insieme agli insegnanti, hanno concretizzato i sentimenti emersi dai dibattiti in classe con la realizzazione di elaborati artistici sulle parole significative della lotta e del contrasto alla mafia: libertà, onestà, legalità, pace, cooperazione.
“Aderire a questa giornata”, ha puntualizzato la Dirigente Luisa Cascione, “rappresenta per tutti noi un esempio e un atto di valore civile quale testimone da passare alle nuove generazioni per rinnovare e affermare l’impegno della lotta alla mafia. Essa è parte di un percorso educativo-didattico realizzato nell’ambito del Progetto Legalità promosso dal Coordinamento Provinciale LIBERA di Lecce che ha coinvolto, oltre al nostro istituto, quindici scuole della provincia ma anche istituzioni e organizzazioni che garantiscono il rispetto della legalità.
Si tratta di un iter formativo ancorato ai temi di Cittadinanza e Costituzione, sostenibilità e cittadinanza digitale ed è finalizzato alla collaborazione proattiva degli studenti e allo sviluppo di una cultura sempre più attenta alle competenze sociali e civiche, alla responsabilità e alla solidarietà, valori che l’Istituto Polo1 persegue e che si riflettono nei documenti programmatici e nel profilo in uscita dei nostri alunni".
Il 21 marzo è stato un momento di riflessione, la stessa scelta dello slogan per questa Giornata “E’ possibile” vuole portarci a riflettere su ciò che ciascuno di noi può fare per l’affermazione dei diritti e della giustizia sociale e come ribadito da Don Luigi Ciotti, presidente dell’Associazione Libera, dal suo intervento in diretta da Milano, “da qui ripartiamo per non dimenticare e per capire che è possibile sconfiggere la mafia se anche noi cittadini ci mettiamo in gioco".
In un momento storico in cui le difficoltà sono numerose, con la crisi ambientale, sociale ed economica aggravata dalla pandemia e la vulnerabilità politica internazionale provocata dalla guerra, abbiamo il dovere di indicarci insieme la strada, di dirci dove può e deve portarci il nostro impegno comune.
Questo è un tempo complesso che ci chiede di metterci in gioco anche componendo nuovi orizzonti, ponendo in dialogo competenze diverse e saperi transdisciplinari, per generare un nuovo pensiero.
Sappiamo che “è possibile” superare questa fase se a metterci in gioco siamo tutti, insieme: solo con il noi si può arrivare ad affermare la pace, la giustizia, la verità, i diritti, l’accoglienza e la libertà” spiegano da Libera.
Grande l’attenzione e l’interesse mostrato dagli allievi tutti, che, nonostante la loro giovane età, hanno apportato contributi molto pertinenti e interessanti. Queste sono certamente le basi che fanno sperare in un futuro migliore.
Fiorella Mastria
mag252023
Quest’anno la QUARTA edizione di una serie di incontri che si terranno presso l’istituto comprensivo PRIMO POLO plesso Pascoli di via Toma denominati “La scienza e la tecnica come non l’avete mai viste”. I ragazzi quest’anno incontreranno due imprenditori che racconteranno il mondo lavorativo, il mondo della ricerca scientifica, il presente e il futuro che si sta costruendo. Questa serie di incontri serve ai ragazzi per comprendere meglio il mondo al di fuori della scuola, il loro mondo futuro, le possibili loro passioni.
I docenti facenti parte del gruppo STEM della Pascoli sono: Anna Lagna, Maria Rosaria rizzo, Giovanna Zizzari, Maria Luce De Matteis, Federica Lezzi, Angelo Nassisi e Andrea Coccioli.
Quest’anno i ragazzi dell’Istituto Comprensivo PRIMO POLO GALATINA godranno della presenza di due importanti realtà salentina che si distinguono in ambito internazionale. Due racconti di due azienda che producono tecnologia.con lo sguardo sempre rivolto alla scienza dei materiali.
Venerdì 26 maggio ore 10.00
Primo Polo Galatina. Plesso PASCOLI, Via Toma, Aula Magna
I MATERIALI
Dalla osservazione della natura al prodotto finito
Daniela DISO Responsabile qualità SALENTEC srl
SALENTEC nasce nel 2005 dall’iniziativa di un gruppo di ricercatori dell’Università del Salento ed è stata riconosciuta nel 2007 tra le prime società spin-off dell’ateneo leccese.
Sin dalla sua costituzione, la società è attiva nello sviluppo e trasferimento di innovazioni e nella erogazione di servizi tecnici e industriali nel campo dell’Ingegneria dei materiali.
SALENTEC inoltre produce e commercializza componenti ceramici tecnici per l’industria aerospaziale (filiera dei motori aeronautici) e packaging primario in materiale polimerico per il settore biomedicale, in conformità agli elevati standard di settore e sotto i rigorosi sistemi di gestione della qualità certificati ISO.
Daniela Diso, laureata in Fisica e con Dottorato di ricerca in Sistemi Energetici e Ambiente presso l’Università del Salento, è stata tra i cofondatori di SALENTEC ed ora svolge al suo interno il ruolo di responsabile qualità.
Martedì 30 maggio ore 13:00
Primo Polo Galatina. Plesso PASCOLI, Via Toma, Aula Magna
UNA FRECCIA NEL CIELO
Il volo e la costruzione degli aereoplani
MAURO DONNO
Responsabile produzione PROMECC AEREOSPACE SRL
Pegaso, Freccia e Sparviero sono gli ultraleggeri di punta che l’azienda PROMECC costruisce negli stabilimenti di Corigliano in provincia di Lecce.
PROMECC Aerospace Srl è una giovane e vitale società nata nel 2003 dalle esperienze decennali dei sui fondatori, svolte nella progettazione e nella produzione al servizio di aziende meccaniche prestigiose, operanti nei settori dell’aerospaziale, industria varia e macchine movimento terra
Lo spirito e l’entusiamo del TEAM ha permesso in un brevissimo lasso di tempo di arrivare a raggiungere obiettivi e traguardi unici.
Mauro Donno è il fondatore e responsabile produzione dell’azienda.
Andrea COCCIOLI
nov212023
In occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, data che deve essere non solo un momento per ricordare le vittime, ma soprattutto uno stimolo in più a fare in modo che nella nostra vita quotidiana e nell’agire delle istituzioni si realizzi concretamente quel necessario percorso di sensibilizzazione continua affinché si rompa il silenzio contro ogni forma di violenza, l’Istituto Comprensivo Polo 1 di Galatina/Collemeto, in collaborazione con l’Associazione Astrea, l’Associazione Casa di Noemi, ATS Galatina, Centro Antiviolenza Malala, la Polizia di Stato, l’Associazione Galatina Letterata, CISL Lecce, CISL Scuola e FNP, Lecce – Coordinamento Politiche di Genere col patrocinio del Comune di Galatina, organizza “(Non) è Amore”, un incontro per riflettere sulle molte forme che la violenza contro le donne può assumere e sulle misure di prevenzione e intervento adottate.
Mercoledì 22 novembre, a partire dalle ore 9:00, l’incontro si svolgerà presso il Teatro Cavallino Bianco di Galatina e sarà aperto agli studenti delle classi prime, seconde e terze della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto.
Le istituzioni saranno proprio le protagoniste della conferenza che parleranno ai ragazzi.
Dopo il tradizionale momento dei saluti istituzionali, del dott. Fabio Vergine (sindaco di Galatina), della dott.ssa Camilla Palombini (Assessora ai Servizi Sociali e Pubblica Istruzione e Presidentessa del Coordinamento ATS), della dott.ssa Ada Chirizzi (segretaria provinciale Cisl Lecce), seguiranno gli interventi degli ospiti, sulla base delle domande poste dai ragazzi.
L’intero panel dei relatori è composto dalla sig.ra Imma rizzo (mamma di Noemi Durini), dall’avv. Valentina Presicce (Commissione Pari Opportunità della Provincia di Lecce, Preisidentessa dell’associazione Astrea), dal dott. Andrea Toraldo (Vice Questore aggiunto Polizia di Stato, Dirigente del Commissariato di Galatina), dalla dott.ssa Paola Gabrieli (coordinatrice Centro Antiviolenza Malala) e dall’avv. Annamaria Congedo (Consigliera comunale di Galatina). Durante l’incontro sarà proiettato il video “Non è amore”, a cura dell’associazione Astrea e Casa di Noemi, mentre, fuori dal teatro, sosterà il Camper della Polizia di Stato (Progetto Camper – Il camper della Polizia di Stato contro la violenza di genere).
A fare gli onori di casa, la dirigente scolastica del Polo 1 di Galatina/Collemeto, dott.ssa Luisa Cascione, la quale dedica alla sua scuola lavoro ed energie “per contrastare la violenza contro le donne perché è la più penetrante, inascoltata e sottovalutata violazione dei diritti umani. Solo quando si riuscirà a far pensare, a tutti, che la sopraffazione sulle donne lede la dignità umana e non è un modo ordinario di rapporto tra i sessi, forse potremmo dire di vivere in una democrazia compiuta. Trasmettere e costruire con i più giovani un nuovo modello relazionale che rifiuti odio e violenze è, infatti, un obbligo a cui le istituzioni non possono sottrarsi".
L’introduzione dei lavori è affidata al dott. Antonio Torretti (corrispondente de l’Edicola del Sud). Interventi musicali a cura dell’Orchestra Giovanile “Giovanni Pascoli”.
Fiorella Mastria
ott142019
Si è conclusa positivamente la sessione 2019 dell’Esame di Abilitazione all’esercizio della professione di Odontotecnico.
Sono, infatti, ben 14 i neo-diplomati dei corsi diurni e serali dell’A.S. 2018-2019 che, presso il nostro Istituto, hanno conseguito l’importante titolo professionale (foto di copertina).
I candidati hanno sostenuto e superato 3 prove d’esame (scritta, tecnico-pratica e orale), sottoponendosi alla valutazione di una Commissione presieduta dal Dirigente Scolastico Andrea Valerini, e composta da docenti dell’Istituto ed esperti del settore in rappresentanza di Regione Puglia, Ministero della Salute e Associazioni di categoria (A.N.T.L.O.).
Al termine del percorso abilitante svolto dal 07 al 09 ottobre 2019, i nostri diplomati hanno dimostrato che la loro preparazione di base e di indirizzo è solida e consente un rapido inserimento nel mondo del lavoro.
Si tratta di un traguardo sicuramente importante per gli Odontotecnici neo-abilitati, ma il risultato raggiunto è molto significativo anche per la nostra scuola, che punta ad ampliare sempre più la propria offerta formativa, al servizio degli studenti e del territorio.
I.I.S.S. "Laporta/Falcone-Borsellino" - Galatina
apr192019
Il workshop ha come finalità quella di favorire e migliorare lo sviluppo di capacità e abilità già presenti in coloro i quali vogliono approcciarsi all’arte. Le finalità prevedono che ognuno dei partecipanti sarà in grado di:
- Squadrare il foglio ed eseguire una corretta inquadratura del disegno da realizzare;
- Effettuare con maggiore sicurezza nel tratto il disegno, evidenziandone i contorni con una linea continua e semplice;
- Eseguire con manualità tecnica il chiaroscuro, conoscendone le differenti gradazioni di tono, in relazione a luce ed ombra, del nero, dei colori primari, dei colori secondari e dei colori terziari;
- Utilizzare il “Metodo della Quadrettatura” per copiare una qualsiasi immagine, o un’opera d’arte, applicandone ad essa gli effetti di chiaroscuro con i pastelli a matita acquarellabili o con la matita;
- Acquerellare e rappresentare vari soggetti (come paesaggi marini, fumetti) con gli acquerelli, conoscendone i vari metodi di applicazione sul foglio;
- Dipingere con la tempera avendo correttamente sperimentato e miscelato tra loro i colori primari, i secondari e le loro combinazioni, per ottenere le differenti gradazioni di tono.
Biografia:
Paola rizzo si è laureata nel 1997 all’Accademia delle belle Arti di Lecce con una tesi in anatomia artistica sul volto”. Bravissima con la matita, nei chiaroscuri, il suo talento sembra esprimersi al meglio nella tecnica della pittura ad olio. Costante della sua opera: l’ulivo, la pianta che per eccellenza rappresenta l’ambiente, la natura della terra salentina. Sembra esserci ormai una dipendenza, quasi ancestrale, tra Paola e quest’albero considerato “sacro” dai nostri avi, alla stessa stregua di un nume tutelare del luogo.
Nel corso degli anni continua a dedicarsi anima e corpo all’arte, entrano a far parte del suo mondo l’amore per la fotografia e la Musica. Proprio attraverso la musica, collante per artisti, comincia a frequentare gli ambienti musicali conoscendo alcuni tra i suoi musicisti preferiti, così scatto dopo scatto ferma le loro espressioni e la loro anima che poi viene impressa nei tratti decisi del suo segno. Nasce così “Grafite è Musica” una mostra itinerante di ritratti a matita dei volti di musicisti di fama nazionale ed internazionale.
L’esperienza artistica come pittrice e ritrattista ha rappresentato il filo conduttore con il make up artistico, il trucco cinematografico , gli effetti speciali e il body painting.
QUANDO
Ogni Venerdì, a partire dal 3 maggio, per un totale di 8 incontri, ore 17:30 – 19:30 .
DOVE
Levèra, via Bellini 24 – Noha (di Galatina)
PRENOTAZIONE entro il 28 aprile.
INFO e ISCRIZIONI: 3894250571 | 3891081226
ott132020
Si è conclusa positivamente la sessione 2020 dell’Esame di Abilitazione all’esercizio della professione di Odontotecnico, portata a termine con notevole sforzo organizzativo dell’Istituto, anche a causa dell’emergenza sanitaria ancora in corso.
I candidati, tutti neo-diplomati della nostra scuola nei corsi diurni e serali, hanno sostenuto 3 impegnative prove d’esame (scritta, pratica e orale), sottoponendosi alla valutazione di una Commissione composta da docenti interni ed esperti del settore in rappresentanza di Regione Puglia, Ministero della Salute e Associazioni di categoria (A.N.T.L.O.).
Il percorso abilitante si è svolto in presenza dal 05 al 09 ottobre 2020, presso la sede dell’Istituto Professionale di Viale Don Bosco, nel rispetto rigoroso del protocollo anticontagio da Covid-19.
Al termine della dura selezione, i nostri diplomati hanno dimostrato che la loro preparazione di base e di indirizzo è solida e consente un rapido inserimento nel mondo del lavoro, ma anche un’eventuale prosecuzione degli studi soprattutto in ambito sanitario (Odontoiatria, Medicina, Scienze Infermieristiche, ecc.).
La formazione post-diploma conseguita è un traguardo sicuramente importante per i nuovi Odontotecnici, ma il risultato raggiunto è molto significativo anche per il nostro Istituto, che si colloca, tra l’altro, ai primi posti nella Regione Puglia per numero di professionisti abilitati nell’anno 2020.
Foto di copertina: alcuni candidati impegnati nella prova pratica di “Modellazione odontotecnica”.
I.I.S.S. "Laporta/Falcone-Borsellino" - Galatina
lug242019
Secondo appuntamento della rassegna letteraria “Storie d’autore. Cutrofiano incontra”, tra gli appuntamenti più importanti dell’estate cutrofianese. La rassegna, il cui direttore artistico è lo scrittore Marcello Introna è stata organizzata da Fernando Alemanni e Marcella rizzo dell’associazione culturale Fermamente con il patrocinio del Comune di Cutrofiano . Il 25 luglio è la volta di Franco Arminio, il poeta paesologo una delle voci più rappresentative del panorama culturale italiano. Poeta, scrittore e documentarista, Franco Arminio è nato a Bisaccia in Basilicata in quel Sud di cui ricerca spazi comunitari di civiltà e bellezza. Vincitore nel 2009 del Premio Napoli con Vento forte tra Lacedonia e Candela, nel 2011 vince il Premio Stephen Dedalus con Cartoline dai morti. Nel 2012 vince il Premio Volponi e nel 2013 il Premio Carlo Levi con Terracarne. Tra le sue opere: Viaggio nel cratere (Sironi 2003), Nevica e ho le prove,Cronache dal paese della cicuta (Laterza, 2009), Geografia commossa dell’Italia interna (Bruno Mondadori 2013), Cedi la strada agli alberi. Poesie d'amore e di terra (2017, premio Brancati 2018) e Resteranno i canti (2018). Roberto Saviano ha definito Franco Arminio «uno dei poeti più importanti di questo paese, il migliore che abbia mai raccontato il terremoto e ciò che ha generato».
I versi tratti dall’ultima raccolta “ Resteranno i canti” recitati da Franco Arminio saranno accompagnati dalle canzoni del cantautore salentino Mino de Santis, originario di Tuglie, il cantautore di "Pezzenti", "Radical chic", "Lu fiju a Milanu", "La zoccola", "Spiaggia proletaria" e tantissimi altri successi. Costante la sua presenza nelle piazze del Salento dove tra i primi fan, in estate, ci sono i turisti che attraverso lui hanno conosciuto il dialetto salentino. E' anche noto come il "De Andrè" salentino. De Santis è stato anche ospite della notte della Taranta di Melpignano edizione 2018. La serata si svolgerà in piazza Municipio a Cutrofiano alle ore 20.30 e sarà presentata da Fernando Alemanni mentre Marcella rizzo e Marcello Introna dialogheranno con Arminio.
Marco Forte
nov192020
Con questa quinta passeggiata nei boschi narrativi della storia di Noha, P. Francesco D’Acquarica inizia a entrare nel dettaglio degli statuti, degli accadimenti, delle curiosità, ma soprattutto delle persone (a noi più vicine, e tanto care) che fecero parte delle Confraternite di Noha.
Noha.it
Anche se non abbiamo documenti o foto a proposito dell’abito delle Confraternite del Santissimo Sacramento e della Madonna del Rosario per analogia si può facilmente immaginare quale fosse la loro divisa.
Gli iscritti alla Confraternita del Santissimo Sacramento indossavano l’abito di rito composto dalla mozzetta con medaglione raffigurante il Santissimo Sacramento, il camice bianco con cappuccio bianco, che veniva calato sul volto per i riti penitenziali della Settimana Santa, cingolo rosso legato in vita, scarpe nere e calze bianche.
Quelli della Confraternita della Madonna del Rosario indossavano la mozzetta nera a somiglianza della mantella dei frati domenicani con appuntato sulla sinistra un medaglione con l'effigie della Madonna del Rosario, camice bianco con cappuccio bianco, da calare anche questo sul volto durante i riti penitenziali della Settimana Santa, cingolo bianco e corona del Rosario alla cinta, scarpe nere e calze bianche.
Anche la Confraternita della Madonna delle Grazie di Noha aveva la sua divisa.
Nello Statuto così viene descritta:
Art.39 - Nelle funzioni, processioni ed accompagnamenti funebri, i fratelli indosseranno un sacco bianco, legato ai fianchi con una fascia celeste, una mozzetta celeste; uno scudo metallico su cui è incisa l'immagine della Madonna, ed un cappuccio bianco in testa.
Art.40 - Ogni fratello custodirà in casa il proprio sacco; lo custodirà scrupolosamente, e per nessuna ragione lo farà mai indossare da altri che non sia un confratello.
A Noha abbiamo visto l’abito indossato dai soci della Confraternita fino alla morte dell’ultimo confratello, Pietro Costa (u Malampu), avvenuta alla fine del 2012. Ora non c’è più nessun iscritto e perciò possiamo considerare la Confraternita giuridicamente sciolta. Ricordiamo qualcuno degli ultimi confratelli, oltre a Pietro Costa, Andrea Miri, Michele Paglialunga (Pichinnanni), Nino Specchia e Gerardo Paglialonga (Pata).
La popolazione li chiamava “Confratelli”, perché così voleva lo Statuto e anche perché nei confronti di questi personaggi forse nutriva un certo rispetto, se non proprio una certa ammirazione.
Il direttivo era costituito da un Priore e da due Consiglieri maggiori o Assistenti, oltre ad altri otto detti minori che erano: il segretario, il cassiere, due maestri di cerimonie, il sagrestano, l’organista e due revisori dei conti. Queste persone erano elette ogni anno nella terza domenica di dicembre con votazione segreta.
Potevano essere confermati solo per un secondo “mandato”, ma il sagrestano e l’organista potevano essere riconfermati finché si riteneva opportuno. Prendevano ufficialmente possesso dell’incarico il giorno di Capodanno.
Da notare la finezza con cui sono descritti gli impegni dei due cerimonieri e del sagrestano.
Art.9 - I maestri di Cerimonia "la cui scelta sarà fatta dal Rettore d'accordo col Priore" ordineranno e guideranno i fratelli nelle Processioni e nei funerali facendoli procedere a due a due composti e devoti. Veglieranno perchè i Fratelli stiano modesti e raccolti in chiesa per non dar motivo di dissipazioni e di scandalo ai circostanti.
Art.10 - Il Sacrestano suonerà la campana al solito, terrà pulita la chiesa, conserverà con cura e diligenza i paramenti ed i vasi sacri, accomoderà le lampade, non farà entrare persone estranee durante le adunanze, farà insomma tutte quelle cose concernenti il suo ufficio.
L’articolo 13 ricorda che oltre a questi incarichi c’erano anche due commissioni formate da quattro membri ciascuna. Una aveva il compito di discutere l’ammissione o meno di nuovi iscritti e l’altra di discutere quali multe applicare allorché se ne presentava il caso. Pur essendo un’associazione laicale aveva un Rettore Spirituale che era un Sacerdote scelto e proposto dal Direttivo, nominato a maggioranza con voto segreto, e approvato con decreto vescovile. Del periodo che riguarda il secolo scorso troviamo anche i nomi dei Rettori Spirituali che si sono succeduti.
Nel 1924 don Paolo Tundo, con appena dieci anni di Sacerdozio, si diede da fare per riorganizzarla, come lui stesso scrisse nel registro dei verbali della Confraternita. “L’anno 1924 si è cercato di organizzare la Confraternita “Maria S.S. delle Grazie”. Confraternita che da oltre 20 anni si era disorganizzata”.
Perciò Rettori Spirituali dal 1924 fino alla scomparsa della Confraternita furono:
1° Don Paolo Tundo (Noha 1888-1962) dal 1924 al 1933
2° Don Liberato Demitri (Nardò 1889-1964) dal 1934 al 1937
3° Don Paolo Tundo dal 1937 al 1952
4° Don Gerardo rizzo (Noha 1924-2007) dal 1953 fino alla sua morte.
N.B. E’ opportuno tenere presente che nel 1850 il Padre Spirituale della Congrega era don Francesco Greco (di Noha 1811-1879), vice parroco di don Michele Alessandrelli.
Già la relazione dell’Alessandrelli del 1850 precisava gli obblighi del Padre Spirituale in questi termini:
Il Padre Spirituale celebra in Ogni sabbato, ed in tutti i giorni festivi: nel sabato dà il solo comodo senza applicazioni. Nelli giorni festivi poi deve applicare pro vivis atque defuntibus fratribus.
In ogni domenica prima del mese si canta la messa coll'esposizione del SS.mo e dopo la processione intorno la Congrega. L'orazione delle quarant'ore nell'ultimi tre giorni del Carnevale. La Novena del S. Natale, e della Natività di Maria Santissima. Nella morte dei fratelli li funerali, e venti messe piane, in quella delle sorelle il funerale, e dieci messe piane.
Deve la Congregazione intervenire alle processioni del Protettore, dell'Ascensione, dell'Ottava del Corpus, e delle Crociate.
In quanto allo Spirituale s'inculca ai Fratelli la frequenza de' Sacramenti in ogni mese, osservando le regole in tutto quanto riflette la perfezione cristiana.
Ma lo Statuto, riconfermato da don Paolo Tundo, precisa ancora quali erano le funzioni che di solito il Padre Spirituale doveva compiere, e cioè:
- Celebrare la Messa in tutte le domeniche e festività dell’anno;
- Cantare la Messa nel funerale di un socio defunto;
- Celebrare due messe mensili per tutti gli iscritti vivi e defunti;
- Cantare la messa funebre il primo giorno dopo l'ottava dei morti, in suffragio dei fratelli e sorelle defunte;
- Fare la pia pratica della Via Crucis durante i venerdì di quaresima;
- Fare la processione del Cristo Morto la sera del Venerdì Santo e quella della protettrice a settembre;
- Fare la funzione per l’ammissione dei fratelli in 4 festività della S. S. Vergine, e cioè: il 2 Febbraio, il 25 Marzo, l'8 Settembre e l'8 Dicembre;
- Curare che si celebrino al più presto le messe per i confratelli defunti;
- Fare quelle altre funzioni che crederà più opportune (sempre lo Statuto) per l'incremento della pietà dei fratelli, purché però queste funzioni non siano di diritto parrocchiale, o non impediscano quelle parrocchiali. Nel dubbio se le funzioni nuocciano al ministero parrocchiale, spetta all'ordinario diocesano decidere e stabilire le norme pratiche da seguirsi.
Per essere ammessi alla Confraternita erano richieste alcune caratteristiche:
- età minima di anni 15;
- una condotta cristiana;
- fare domanda al Priore;
- avere il consenso dei genitori se si trattava di uno minore di anni 21.
Le norme di comportamento sono chiarite negli articoli 22/23. Li rileggiamo perché ci aiutano a capire l’impostazione educativa e cristiana che si intendeva dare ai consociati.
Art.22 - Tutti i fratelli assisteranno alle funzioni che si terranno in congregazione, entrando nella quale faranno un tantino di orazione all'altare, e quindi siederanno al proprio posto. Si ameranno e correggeranno scambievolmente, fuggiranno le cattive pratiche, le male abitudini, le mormorazioni, le liti, i dispetti, i rancori; eviteranno il più che si può la frequenza delle bettole, le ubriachezze, ecc.
Art.23 - Tutti i fratelli sono tenuti ad intervenire alla riunione mensile (ordinaria) nelle ore pomeridiane di ogni terza Domenica del mese (ad eccezione nei mesi luglio, agosto, settembre). Chi manca abitualmente a queste riunioni sopporterà quella pena che il Priore crederà infliggergli.
Si poteva anche essere puniti, di solito con ammende in denaro, o anche espulsi dalla Confraternita per il cattivo esempio.
A proposito degli espulsi è scritto:
Art.36 - Saranno espulsi: tutti coloro che, lungi dal serbare una condotta lodevole, s'immergono in ubriachezze ed immoralità; coloro che resistono alle correzioni, e si rendono insubordinati ai superiori; tutti coloro che non hanno pagato le multe in cui sono incorsi, nello spazio di due mesi; e coloro che hanno ritardato il pagamento della quota annuale per sei mesi. In questi casi però ci sarà sempre l'avviso per iscritto fatto almeno 10 giorni prima.
Nel verbale del novembre 1937 è registrata una espulsione così descritta:
Infine di seduta per futili motivi il Confratello G. muoveva lite con un altro Confratello, tanto da venire alle mani. Il Padre Spirituale li esortava alla calma più volte. Il G. continuando a provocare disubbidiva al P. Spirituale e disconosceva la sua autorità in Confraternita. Conscio del mal fatto il G. domandava la cancellazione dalla Confraternita. E’ stata accettata e si è mandato verbale alla Curia per la ratifica.
La Curia di Nardò, come visto nella precedente Parte Quarta, accettava il licenziamento di P. G. dalla Confraternita e data la sua grave insubordinazione decretava di non poter essere più ammesso ad altra istituzione Cattolica. Ma in realtà l’anno dopo fu riammesso in seguito alla sua stessa richiesta (Vedi Verbale del 18 dicembre 1938).
Anche le donne, che in Congrega erano chiamate “Consorelle”, potevano essere ammesse con gli stessi diritti e doveri e potevano essere espulse per gli stessi motivi previsti per le eventuali espulsioni degli uomini.
La Confraternita della Madonna delle Grazie non aveva rendite da beni immobili. Contava solo sulle entrate mensili di Confratelli e Consorelle e sulle offerte del popolo. E la sua attività si è protratta si può dire fino all’altro giorno.
Segno che la Carità è ben più forte ed efficace di ogni forma di proprietà o possesso.
[continua]
P. Francesco D’Acquarica
ott112019
Tra curiosità ed attese sta per partire l’avventura dei giovani di Salento Best Volley nel campionato nazionale di I livello di serie C, difficile ed impegnativo per la levatura delle squadre che ne fanno parte.
Inseriti nel girone A, al pari delle salentine Lecce Volley, MB Ruffano e PAG Taviano, gli atleti di mister Dicillo affronteranno in terra tarantina il Volley Club Grottaglie, nell’area metropolitana di Bari il Volley Modugno, il Triggiano, l’Asem Bari e il Castellana Grotte, con un’escursione nell’appennino lucano ospiti di Potenza e Villa d’Agri.
I brutti clienti per la società presieduta da Corrado Panico si identificano con PAG Taviano, Grottaglie, ASEM Bari e Project Volley Castellana, con chiari obiettivi di play off e finali da conquistare. Nessuna notizia è pervenuta, invece, sulla consistenza delle squadre lucane in modo da avere un quadro delle aspirazioni e degli obiettivi stagionali delle stesse, mentre Ruffano e Lecce sono lì, a ridosso delle prime.
A meno di venti giorni dall’esordio quindi, il gruppo Salento Best Volley cerca l’amalgama e affina la preparazione tra sedute di allenamento e gare amichevoli.
“Trovare il ritmo gara e le tensioni giuste per esprimersi al meglio, confida mister Giuseppe Dicillo, è l’indirizzo che ho impartito ai miei atleti: conoscere il proprio stato interiore e sfruttare le capacità intuitive è il primo gradino per ottimizzare gli effetti allenanti. Poi sarà la combinazione con le potenzialità tecniche dei singoli soggetti ,gran parte under 18 e under 16, e la caratura degli avversari a generare prestazioni più o meno gratificanti”.
La disciplina a cui il tecnico ha sottoposto l’intero organico non lascia spazio a sbavature comportamentali: dal rispetto degli orari degli allenamenti, alla rigida applicazione di schemi tattici, dalla corretta esecuzione degli esercizi di riscaldamento e di defaticamento, all’applicazione delle regole nell’allenamento in sala attrezzi, ad un’alimentazione moderata ed equilibrata.
Insomma un decalogo rigidissimo a cui mister Dicillo non intende derogare, a costo di applicare soluzioni drastiche verso chiunque sia refrattario all’osservanza delle regole. La scommessa del tecnico e della società su questo gruppo di giovanissimi, ai quali fanno da chioccia “i senatori” Carlo De Lorentis, Davide Giannotta ed Alessio Rossetti, passa attraverso un percorso oggettivamente arduo.
Bisognerà sopperire al divario tecnico negli scontri diretti con compagini più o meno abbordabili, con lo spirito, l’agone e un po' di irriverenza, tipica dei giovani atleti che avranno nelle guida tecnica del duo Dicillo-Noia i loro punti di riferimento.
Poi alla fine tutto farà parte di un bagaglio chiamato esperienza, che tornerà utile nel proseguimento dell’attività sportiva e del vivere quotidiano di ciascuno di loro.
Il calendario alla prima giornata(02 novembre ore 18.30) manda in trasferta al Palagrotte di Castellana i blucelesti di mister Dicillo che affronteranno la neonata Cuor di Puglia Castellana.
Una terza realtà sportiva nella città delle grotte che, affiancando le due storiche società di serie A2, intende ritagliarsi uno spicchio di interesse nel panorama pallavolistico nazionale, con un roster importante.
Salento Best Volley dal suo canto risponderà con la freschezza dei suoi giovani, prodotti di un vivaio che ha da sempre espresso buone individualità sui palcoscenici del volley che conta.
AREA COMUNICAZIONE
SBV OLIMPIA GALATINA
mag192021
Venerdì 21 maggio 2021 alle ore 12:00, in modalità digitale al link https://zoom.us/j/93731437308?pwd=SUlXckIwVDNuM0ZzSlpkWHFxOHNrUT09
si terrà la conferenza stampa di presentazione della maratona partecipativa “Cavallino Bianco, il futuro è ora”, 9 laboratori online che si terranno dal 24 maggio al 4 giugno, dalle 19.00 alle 21.00, per costruire insieme traiettorie condivise per il futuro del Teatro Cavallino Bianco.
Con la conclusione dei lavori che hanno interessato il Teatro “Cavallino Bianco”, il Comune di Galatina intende restituirlo alla pubblica fruizione, identificando le prospettive del piano di valorizzazione con i portatori di interessi, pubblici e privati. Il processo partecipativo è guidato da Mecenate 90, Associazione che in Italia svolge attività di assistenza tecnica agli Enti pubblici nei settori della valorizzazione e gestione dei beni culturali, dello sviluppo locale e della pianificazione strategica a base culturale.
Per consolidare la comunità educante e individuare il ruolo possibile del Teatro nella formazione delle giovani generazioni, i sei Istituti scolastici della Città hanno aderito all’iniziativa convocando docenti, rappresentanti di famiglie e di studenti dei propri Consigli.
Si avvia ora la fase di pieno coinvolgimento e adesione alle attività. Le comunità scolastiche, le associazioni, gli operatori della cultura, della creatività e dello spettacolo, i professionisti, gli esperti, sono invitati a ragionare insieme sui presupposti di cooperazione per la riapertura del Teatro, immaginato come hub culturale, a partire dalle esperienze e dalle competenze vissute, per raccogliere ed elaborare elementi di indirizzo come mattoni costruttivi del futuro prossimo.
Sin d’ora è possibile iscriversi all’incontro preliminare online di preparazione alla maratona programmato per venerdì 21 maggio alle 17.45:
Con la conferenza stampa si aprono le iscrizioni alla maratona vera e propria, al link https://forms.gle/13SpRg9RdmDt6fPx6
Compilando e inviando il form si ottengono tutti i link di accesso ai laboratori. In questo modo ogni partecipante può liberamente perfezionare la propria iscrizione a una o a più tappe.
Per far crescere da subito i contenuti di discussione sono previsti 2 moduli digitali immediatamente accessibili a tutti, uno per le comunità scolastiche (https://forms.gle/6imkX5PLX21DEi2X7), uno per tutti gli altri partecipanti (https://forms.gle/5jwMYDzF5FTXVV198). Verrà così alimentata una grande lavagna digitale comune pubblicata online, che crescerà con l’avanzare delle risposte e della maratona.
Sin d’ora è possibile iscriversi all’incontro preliminare online di preparazione alla maratona partecipativa, che verrà attuato venerdì 21 maggio alle 17.45:
A presentare il percorso partecipativo saranno:
Galatina, 18 maggio 2021
Ufficio Stampa
Società Cooperativa Coolclub
Piazza Giorgio Baglivi 10, Lecce
lug282022
Alessandro Codazzo
mag292018
Venerdì 22 giugno 2018 – GALATINA
- Ore 18.30 – Piazzetta Orsini (nei pressi della Basilica di Santa Caterina)
"TUTTAUNALTRASTORIA” a cura di ZEROMECCANICO TEATRO con FRANCESCO CORTESE e OTTAVIA PERRONE. Laboratorio tra lettura e teatro dedicato a bambini da 5 a 11 anni.
- Ore 20.30 – Piazzetta Orsini (nei pressi della Basilica di Santa Caterina)
GINO CASTALDO presenta il libro “IL ROMANZO DELLA CANZONE ITALIANA” (Einaudi). Intervista l’autore LUCA BIANCHINI con la partecipazione straordinaria di CHIARA GALIAZZO e del musicista GIANLUCA LONGO.
Domenica 8 luglio 2018 – GALATINA
Ore 20.30 – Piazzetta Orsini (nei pressi della Basilica di Santa Caterina)
SELVAGGIA LUCARELLI presenta il suo nuovo libro (ancora in fase di redazione ed edito da rizzoli), con la partecipazione straordinaria dell’attrice SIMONA CAVALLARI.
Ore 21.30 – Piazzetta Orsini (nei pressi della Basilica di Santa Caterina)
MARCO TRAVAGLIO presenta il libro “B. COME BASTA!” (Paper First).
Lunedì 9 luglio 2018 – GALATINA
Ore 19.00 – Piazzetta Orsini (nei pressi della Basilica di Santa Caterina)
POIEFOLA – COSTRUZIONI TEATRALI presenta “NON C’ERA UNA VOLTA”. Spettacolo per bambini e ragazzi.
Ore 20.30 – Piazzetta Orsini (nei pressi della Basilica di Santa Caterina)
MAX LAUDADIO presenta il libro “SI COMINCIA DA 1” (San Paolo).
Ore 20.30 – Piazzetta Orsini (nei pressi della Basilica di Santa Caterina)
FEDERICO RAMPINI presenta il libro “LE LINEE ROSSE” (Mondadori)
Sabato 21 luglio 2018 – GALATINA
Ore 20.00 – Piazzetta Orsini (nei pressi della Basilica di Santa Caterina)
GIOIA BARTALI presenta il libro del padre Andrea Bartali “GINO BARTALI, MIO PAPÀ” (Tea).
Ore 21.00 – Piazzetta Orsini (nei pressi della Basilica di Santa Caterina)
ANTONIO CAPRARICA presenta il libro “ROYAL BABY” (Sperling & Kupfer).
Ore 22.00 – Piazzetta Orsini (nei pressi della Basilica di Santa Caterina)
CHIARA FRANCINI presenta il libro “MIA MADRE NON LO DEVE SAPERE” (rizzoli).
Marcello Amante, sindaco di Galatina, ha dichiarato: “L’amministrazione comunale che mi onoro di guidare guarda alla cultura come a una fonte necessaria da cui attingere risorse naturalmente e giornalmente. Governare una Città come Galatina, in cui storia e tradizione costituiscono il tessuto a maglie strette della nostra quotidianità, significa fare della cultura un traino fondamentale per alimentare costantemente il ricordo, attivare il presente, preparare al meglio il futuro.
È per queste ragioni che abbiamo sposato al cento per cento il progetto del Salento Book Festival e della rassegna letteraria “Dammi una L”, nata nel primo anno di amministrazione. Conosciamo il valore dei libri, del linguaggio, della parola, della formazione, della divulgazione, della conoscenza. Gli incontri con gli autori e tutte le iniziative in cui la cultura viene messa in comune, in uno scambio costante di pensieri ed emozioni, sono momenti di enorme crescita per chi ascolta, per chi partecipa e per chi organizza. La nostra idea di Città passa anche attraverso manifestazioni come il Salento Book Festival che mette insieme chi la cultura la fa e chi la cultura la respira in un incontro unico di crescita e di costruzione.
Abbiamo l’obbligo di comprendere ciò che è stato, per capire ciò che viviamo e immaginare ciò che potrà essere.”
Cristina Dettù, assessore alla Cultura, ha dichiarato: “Avere la sensazione di regalare qualcosa di bello alla tua Città. Lasciarsi trascinare dall'entusiasmo di un progetto semplice e ambizioso. Entrare a far parte di una grande famiglia, fatta di addetti ai lavori, scrittori, artisti, amici amministratori. Questo è il Salento Book Festival, un evento singolare, unico, che Galatina, per il primo anno, abbraccia e accoglie nella sua bellezza e nel caldo tepore delle serate estive. Ogni libro è un piccolo segno di libertà, ogni parola traccia un solco indelebile lungo la strada della cultura, quella che costruisce, coltiva, produce, quella che rende liberi.”
Ufficio Stampa Marcello Amante
giu152006
Buonasera a tutti. E grazie per essere insieme a noi.
* * *
Ora prima di dire altre cose o che qualcuno, in seguito al mio intervento, caschi dal sonno, fatemi capire: fino a questo momento ne è valsa la pena? Siete contenti?
Fatevi sentire!
* * *
Non posso che partire con un ringraziamento. Se questa sera siamo qui lo dobbiamo all’editore, Infolito Group di Milano, ma soprattutto a Michele Tarantino, di Noha.
“Caro e illustre amico, permettetemi di mettere il vostro nome all’inizio di questo libro e ancora prima della dedica; perché a voi soprattutto ne devo la pubblicazione. Passando per la vostra magnifica perorazione, la mia opera ha acquistato ai miei stessi occhi quasi un’autorità imprevista. Accettate quindi l’omaggio della mia gratitudine, che, per quanto grande, non sarà mai all’altezza della vostra eloquenza e della vostra dedizione”. Con queste parole, il 12 aprile 1857 a Parigi, Gustave Flaubert ringraziava Monsieur Marie-Antoine-Jules Sénard, per la pubblicazione del suo splendido “Madame Bovary”.
Credo che queste parole calzino bene – non saprei trovarne di migliori – per esprimere la nostra gratitudine a Michele per il nostro: “Noha. Storia, arte, leggenda”. Che non sarà un “Madame Bovary”. Ma insomma!
* * *
Allora prima che qualcuno si abbandoni, come dicevo, nelle braccia di Morfeo, vi dico un paio di cose. Ed ho pensato di incominciare… dando i numeri. Siamo di fronte ad un libro di 455 pagine; 3.773 paragrafi (per paragrafo intendiamo un periodo, una frase in cui abbiamo messo un punto e siamo andati a capo. Cioè non solo quando si mette il punto. Ma quando si mette il punto e si va a capo.).
Abbiamo scritto 14.518 righe (senza contare le didascalie alle foto che scritte di seguito assommano a ben 12 pagine fitte di espressioni); 124.318 parole.
Se non ci credete, provate a contare!
Perché vi ho dato questi numeri? Per raccontarvi della mole del lavoro che abbiamo svolto. Ma soprattutto per dirvi che, paradossalmente, di fatto, non abbiamo scritto niente. Come diremo: c’è molto altro ancora da studiare e scrivere.
* * *
Ma andiamo, più o meno, per ordine.
Qualcuno di voi mi ha chiesto: ma quando hai scritto?
La risposta deve necessariamente seguire un ragionamento.
Sappiamo che in un anno (non bisestile) ci sono 8.760 ore. In media, ogni giorno: 8 ore di sonno, 1 ora e mezza tra sera e mattina: pigiama, sveglia, barba, doccia, notizie ecc. ecc., sono 3.468. Rimangono 5.292 ore.
Dieci ore di lavoro al giorno (sono direttore di una filiale di banca con dieci persone; ed un direttore non lavora meno di quelle ore al giorno, escluso il sabato e la domenica, ovviamente); e sono 2700 ore.
Ed in questo computo non calcolo le ore per gli eventuali (numerosi) corsi di aggiornamento o quelli non residenziali o cosiddetti manageriali altrove in Italia: Bari, Napoli, Milano…. Rimangono 2.582 ore.
Vado in palestra due volte la settimana (e si vede!) per un totale di 3 ore e mezza a settimana: sono 189 ore.
Per gli spostamenti da casa al lavoro e da Putignano a Noha (e viceversa) impiego circa 5 ore la settimana: dunque 270 ore all’anno. Sottraendo anche queste ne rimangono 2.133.
Scrivo almeno una volta al mese su “il Galatino” (e non considero gli articoli saltuari inviati alle altre riviste). Per trovare l’argomento, documentarmi, stendere una prima bozza dell’articolo, rileggerlo, correggerlo, limarlo, inviarlo alla redazione: impiego a dir poco tre ore a settimana. Dunque altre 162 ore.
L’anno scorso ho seguito dei ragazzi di scuola superiore impartendo lezioni di matematica, ed un laureando e due laureande, rispettivamente in Economia e in Beni Culturali nelle loro tesi di laurea (correzione bozze, ricerche bibliografiche, ecc. ecc.): circa quattro ore a settimana. Altre 216 ore. Rimangono 1.785 ore.
Poi ci sono i giornali e soprattutto i libri. E Internet: almeno un’ora e mezza al giorno. Fa 547 ore.
Non rinuncio mai, ogni settimana, a cinema, o teatro, o concerti, o spettacoli, feste, passeggiate al mare, incontri con amici e amiche, scambi sociali, incontri galanti, la pizzeria, la santa messa domenicale, la caffetteria, la libreria, il pub; e poi ancora shopping, convegni, presentazioni di libri, viaggi,… che assorbono oltre 16 ore (in media) la settimana: sono 864 ore.
Rimangono 374 ore, (cioè un po’ più di 1 ora al giorno) da dedicare ai pasti, alla televisione, e, in qualità di invitato, a cerimonie, come battesimi, cresime, matrimoni, ecc. ecc.
SIGNORE E SIGNORI: QUESTO LIBRO S’E’ SCRITTO DA SOLO!!!
* * *
Dunque il libro, come per magia, s’è scritto da solo.
Vi dico, tra l’altro, che la redazione del testo è forse la cosa più semplice da fare. O almeno per me così è stato.
Il problema inizia con l’Art Designer (cioè con il compositore delle pagine del libro), soprattutto se questo compositore si trova a Genova, come la signora Gabriella Zanobini Ravazzolo (che salutiamo con un battimani). Che è splendida, ma che non conosce Noha.
Per comporre un libro ricco di foto bisogna indicare dove vanno inserite le foto.
Ma non basta. Bisogna dire a chi non conosce Noha ad esempio che la foto del palazzo baronale deve avere un certo formato, quella di una casa anonima di un formato più piccolo; quella della torre va inserita in un certo contesto, mentre quella di una processione, o quella di una cassetta di pomodori, in un altro. Insomma un lavoro incredibile.
Se poi ti si impalla, cioè si inchioda il computer (abbiamo lavorato molto con le e-mail) perché la definizione delle foto assorbe e rallenta il lavoro; o se in qualche caso, come è successo, dopo aver scritto un brano o una frase, ti chiama qualcuno al telefonino, ti dimentichi di salvare, devi rifare il lavoro, ecc… potrete capire il livello di disperazione.
Se a tutto questo aggiungete una madre che ogni tanto ti dice: ancora con questo libro!?. Ma quando sarà pronto!? Mi pare ca sta vu la pijati a passatiempu!!! Potrete subito capire!!!
* * *
E non voglio parlarvi del lavoro per “sposare” i due scritti, per trovare un linguaggio omogeneo e semplice, per la cernita delle fotografie, per la loro ubicazione nel testo, per far combaciare le didascalie (dopo averle preventivamente pensate e scritte), per le note a piè pagina che - non capivo perché – si sfasavano, per l’ordine delle foto inserite in ben sei CD con l’ordine tipico di un pazzesco marasma, che definire coacervo confuso è dire poco.
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A proposito di fotografie. Le fotografie oltre 460 sono parte essenziale del testo: per favore, però… se comprate il libro non limitatevi a guardare le fotografie riportate nel testo. Non limitatevi a leggere le didascalie delle foto. Leggetelo, andate un po’ oltre le foto, potreste trovare cose incredibilmente interessanti o divertenti o affascinanti o curiose o intriganti o misteriose.
Tra l’altro il libro lo potete leggere anche a salti. Non è necessario seguire per forza la sequenza dei capitoli.
A proposito di cose carine vi vorrei raccontare l’aneddoto del telefono: lo trovate a pag. 336. E’ l’accadimento del telefono avvenuto tempo fa nel bar di Ninetto (che ci ha lasciato nel mese di novembre dello scorso anno).
Il telefono a muro color beige, è l’ultima cosa di cui vorremmo scrivere in questa sorta di nostalgiche “disiecta membra” sui bar di Noha.
Con il disco con i buchi per comporre i numeri, il telefono attaccato al muro, sulla sinistra dell’ingresso del bar, non era in una cabina: sicché di fatto era pubblico non solo il telefono ma anche la telefonata. Tutti gli astanti potevano quindi ascoltare per filo e per segno tutte le conversazioni telefoniche (la privacy era ancora un vocabolo sconosciuto); anzi nel corso di una telefonata i presenti interrompevano le loro chiacchierate, facevano addirittura silenzio “per non disturbare chi telefonava” (e per cogliere meglio il succo della comunicazione).
A questo proposito, ecco l’aneddoto (tutto vero!) di “Fernando – oggetti sacri”.
Fernando di Noha, ora in pensione anche lui, era commerciante di oggetti sacri. Non avendo in casa un telefono, (così come accadeva per la quasi totalità degli abitanti di Noha), pensò bene di lasciare ai clienti quale recapito quello del bar di Ninetto (sempre su autorizzazione del barista, s’intende); recapito telefonico che aveva fatto riprodurre anche su materiale pubblicitario come potevano essere i calendari o bigliettini da visita.
Un bel dì squilla il telefono, come tante volte era successo. Risponde Ninetto, come al solito, con il suo vocione squillante: “Prontooo?!!”.
E dall’altra parte una voce titubante fa : “Pronto?... Parlo con Cacciapaglia Fernando?... Il rappresentante di oggetti sacri?” (Era un sacerdote che necessitava di alcuni “prodotti” trattati dal Fernando).
E Ninetto, preso alla sprovvista, e onde evitare di fornire una dettagliata lunga spiegazione, in un attimo decide: taglia corto e risponde: “Nooo!! Eeeeh…sono sua moglie! Dica!!”!
Vedete? Con questo libro ci si può anche divertire.
Il nostro libro ha tante pagine, tanti paragrafi, tante parole, tante fotografie…
Ma vi volevo dire che non abbiamo scritto chissà quanto.
Anzi diciamo meglio: chissà quante cose o persone o accadimenti sono rimasti nella nostra penna (o nei tasti dei nostri computer). Oserei dire che, dunque, non abbiamo scritto proprio nulla!
Nella conclusione, infatti, invitiamo le nuove generazioni a continuare a scoprire, a studiare, a riscrivere, a ripensare magari, a confutare (anche!) gli stessi argomenti o i temi che nel libro s’è trattato soltanto superficialmente o che non s’è trattato affatto.
Ben vengano, allora, tutti quanti vogliano scrivere saggi, libri, trattati, articoli sulla Storia di Noha, vogliano scattare nuove foto o girarne documentari; in queste pagine, e soprattutto altrove, c’è materiale a sufficienza per la ricerca di una risposta ai mille “perché”. Ciò che è già stato scritto non è mai bastevole, mai commisurato all’assoluto bisogno di conoscenza.
Se dopo di noi qualcun altro vorrà scrivere sulla Storia, l’Arte e le Leggende di Noha con più penetrazione, tanto meglio: il nostro intervento ha il torto ed il merito di essere stato fatto prima.
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Adesso consigli per gli acquisti. Del libro.
Il libro costa 30 euro. L’editore non riesce nemmeno a coprirne i costi. Avete visto la veste tipografica: magnifica e accattivante.
Pensate 30 euro per la storia, l’arte e la leggenda della nostra cittadina.
Adesso, pur non utilizzandone i toni, faccio un po’ la Vanna Marchi della situazione. Signori: quanto un CD di Eros Ramazzotti! Quanto due pizze e due birre! Quanto una cravatta (no: la cravatta costa di più, a meno che non sia di Andrews-Tie): una maglietta non di marca. Quanto un taglio ed una messa in piega. Quanto manco un pieno di benzina.
Trenta euro.
Spesso ci si adopera a misurare i costi della cultura. Senza avere idea però di quanto costi l’ignoranza. Sappiate comunque che i costi della cultura sono sempre infinitamente più bassi dei costi che può generare l’ignoranza.
L’emarginazione non è un fatto solo economico.
Indifeso, emarginato, ultimo, non è tanto chi non ha soldi (anche!); ma soprattutto chi non riesce a far propria la ricchezza della comunicazione con gli altri: cioè la cultura.
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Voi sapete che prima di essere uno scrivente di fatti locali io sono un economista.
Ora vi spiego perché dal punto di vista economico l’acquisto di questo libro è un affare. Anzi un investimento.
Vi spiego però prima che cosa è un investimento. Anzi un buon investimento. E poi, per essere completo, vi spiego anche che cosa è invece un finanziamento (che è una cosa speculare dell’investimento).
Semplificando al massimo diciamo che un investimento non è una semplice uscita monetaria: cioè un costo. Un investimento è un’uscita monetaria che comporterà degli introiti. Saremo di fronte ad un buon investimento se gli introiti, i benefici, immediati e differiti, superano il sacrificio di quella spesa.
Dunque un investimento è un’uscita monetaria cui seguono delle entrate. E l’investimento è tanto più buono quanto più la somma di queste entrate supera la somma delle uscite.
Mentre un finanziamento è un’entrata monetaria, dunque un debito, che prima o poi dovrò rimborsare in una sola botta o a rate. Quando una banca mi concede un finanziamento, ho un introito di soldi che poi restituirò in una unica soluzione o spalmandoli nel tempo.
Ho la presunzione di dire che il nostro libro è un buon investimento poiché il suo valore supera di gran lunga la sua spesa per acquistarlo.
Il valore del libro è sia intrinseco e sia estrinseco.
Intrinseco è il suo contenuto: le foto a colori, la ricerca, gli scritti, i documenti, la stampa, l’eccellente carta, l’inchiostro, la copertina rigida ricoperta di pregiata tela color rosso-cardinale, la sovra-copertina, l’eleganza del testo, e il lavoro, le ore impiegate per scriverlo di cui vi ho parlato, il trasporto, l’opera dell’ingegno, il diritto d’autore…
Il valore di mercato o estrinseco deriva invece dal fatto che questo bene, essendo a tiratura limitata, è, di fatto, una risorsa scarsa. Forse non riusciremmo a dare un libro per ogni famiglia.
Tra due, tre, quattro anni. Anzi, diciamo, tra dieci anni, il libro sarà una risorsa ancora più scarsa.
Il libro tra dieci anni non circolerà quasi più. Sarà un bene raro, da mercato secondario di intenditori. E per questo alcuni sarebbero disponibili a pagare cifre molto più alte dei 30 euro di oggi (sempre che 30 euro tra dieci anni varranno quanto i 30 euro di oggi). Vi invito dunque a guardare lontano, a volare alto.
Questo discorso, fidatevi, funziona indipendentemente dal contenuto del libro.
C’è gente che sarebbe disponibile, su una sorta di mercato secondario, a sborsare parecchie decine di euro anche se quel determinato libro, ben fatto, difficile da reperire sul mercato, dovesse parlare… di cucuzze. Questo libro come potrete notare non parla di cucuzze. O meglio non parla solo di cucuzze (ci sono pure quelle!)…
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Noi (ma questo tutti gli scrittori) abbiamo bisogno dello sguardo dei lettori, di voi, della vostra attenzione.
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A cosa serve il nostro libro?
Ma ovviamente cambiare il mondo!!!
Diceva Plinio il Vecchio (citato da Plinio il Giovane in una lettera): “Non c’è libro tanto brutto che in qualche sua parte non possa giovare”.
Ogni autore che aggiunge qualcosa a quanto è già stato scritto supera un limite, magari spiega qualcosa che prima non era chiaro, ci dà una visione diversa del mondo. Anche se questo mondo è piccolo e si chiama Noha.
Possiamo dire che la novità di questa opera sta nel farci vedere il mondo, il nostro piccolo mondo, in modo diverso, sotto un’altra luce. E sarò contento se, quando lo leggerete, mi fermerete per strada e mi confermerete questo.
Ma sarò contento anche se mi criticate (o come si dice qua, mi malangate).
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Io mi auguro, anzi vi auguro, che prendendo in mano il nostro libro voi possiate sentire suoni, annusare odori, gustare sapori. Vi auguro di compiere un viaggio nel tempo. Mi auguro e vi auguro che sentiate il desiderio di andare avanti, nella lettura e nella ricerca.
Mi auguro che il nostro libro stimoli la vostra fantasia.
Se mi fosse consentito vi augurerei che la lettura di questo (ma anche qualsiasi altra lettura) diventasse per voi come una sorta di sostanza stupefacente: una droga che però che accelera l’intelligenza, la fortifica, non la comprime.
Chi non ha questo privilegio si rifugia nelle droghe “normali” che servono a dimenticare l’infelicità dell’esistenza (nei confronti di queste persone è opportuno praticare il giudizio moderato della comprensione…).
Come per umana consolazione fu scritta la “Divina Commedia” di Dante, così il nostro libro è stato scritto perché rinasca un antico orgoglio, il legittimo orgoglio per le nostre radici: quello di essere cittadini di Noha, questo lembo di terra che in passato era importante nel Salento e che ancora può essere conosciuto non come territorio di mafia, ma finalmente come centro di solidarietà, di cultura e libertà!!!
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Il nostro libro serve. Un libro di storia serve. Sempre.
Si dice che la Storia è maestra della vita. E’ vero.
Però ci tengo a dire che il nostro futuro non è mai determinato dal nostro passato.
Il passato illumina il presente, ma non lo determina.
Ci si rivolge alla Storia non per sapere cosa dobbiamo fare oggi o domani. (Quello lo dobbiamo decidere noi). Ma per sapere in quale situazione ci muoviamo; per avere consapevolezza da dove veniamo e dove possiamo andare, se esiste una possibilità di farlo.
Ecco perché è importante la storia.
La storia ci aiuta a vedere meglio, magari più nitido, un accadimento. Ma non può dirci quello che dobbiamo fare.
La storia ci dice da dove veniamo. Non dove vogliamo andare!
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Infine i libri allungano la vita.
“Un uomo che legge ne vale due”: questa non è mia: è una citazione di Valentino Bompiani (fondatore di quella casa editrice).
Con questo intendo dire che la nostra ricchezza rispetto all’analfabeta (o di chi, analfabeta, non legge) è questa: colui il quale non legge, si limita a vivere solo la sua vita, mentre noi, grazie alla lettura, ne viviamo moltissime.
Cioè la lettura e la memoria ci permettono di conoscere le esperienze e le vite degli altri, ci fa andare alle radici. Sovente la lettura di un libro (specialmente quella di un classico) ci dice non solo come si pensava in un tempo lontano, ma ci fa anche capire perché oggi pensiamo ancora in quel modo…
Ecco perchè i libri allungano la vita. Ma sono anche una forma di assicurazione contro l’Alzheimer, per il semplice fatto che la lettura tiene in attività, diciamo, tiene allegro il cervello (il quale è come le gambe: le quali necessitano di alcune ore di allenamento sportivo, o comunque di movimento, ogni giorno).
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Una casa senza libri, poi, è come un corpo senza anima. I libri ci affascinano; ci parlano, ci danno dei consigli…
Ogni lettore, quando legge, legge se stesso.
L’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. Anche se gli scrittori si chiamano Antonio Mellone, e Francesco D’Acquarica, (mi assolva padre!).
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Un giorno un amico mi chiese se la lettura del mio libro (il don Paolo, qualcuno di voi ricorderà quel mio libercolo del 2003) gli sarebbe servita per una certa ricerca che stava facendo sul novecento. Gli ho detto che gli sarebbe servita anche se poi avesse fatto il venditore ambulante di materassi a molle!
Ecco l’utilità di un libro: che poi è il succo di tutto ciò che vi ho raccontato questa sera.
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Ringraziandovi ancora una volta per la pazienza con la quale mi avete ascoltato, ringrazio ancora gli ospiti, Giuliana Coppola e Nicola Toma (splendidi!) che mi hanno onorato della loro presenza; Paola Congedo ed il marito maestro cantautore-chitarrista Walter Faraone, grazie per la vostra performance; Emanuele Vincenti (che ha letto e riletto le bozze del libro); Giuseppe rizzo ed Antonio Salamina (che hanno sorvolato Noha con l’aereo da turismo ed hanno scattato splendide foto dall’alto, qui presentate per la prima volta in assoluto); grazie al geometra Michele Maiorano per lo stradario, il “tutto-città” di Noha; grazie al prof. Zeffirino Rizzelli (che ha scritto la presentazione del lavoro), a Don Francesco Coluccia (padrone di casa), a don Donato Mellone (che ci ha concesso di consultare l’archivio parrocchiale nel tempo), a Bruna e Dora Mellone (per aver letto le bozze del testo), a Matteo Mellone (da Milano con furore!), a Paola rizzo maestra d’arte (per i disegni del libro e per la mostra di questa sera dei suoi tre bellissimi ragazzi: Angelo Cisotta, Veronica Gianturco, Francesca Lupo), a Michele Tarantino e sua moglie Rossana D’Acquarica, venuti apposta da Milano per questa serata, oltre che per il loro determinante contributo per la stampa del nostro libro; saluto tutti i miei amici ed amiche che ho invitato a partecipare a questa presentazione quasi per forza (alcuni per l’occasione provenienti da Bari, Brindisi e Taranto); ringrazio Daniele, Michele e Rinaldo Pignatelli (dello studio fotografico Mirelfoto per le foto e le riprese ed i cortometraggi qui presentati, come vedo, con grande successo); ringrazio Telerama, “La Gazzetta del Mezzogiorno”, “il Galatino”, “Il nuovo Quotidiano di Lecce”, e “Quisalento”; grazie a Gigi Russo e Radio Reporter, ringraziamenti anche a Radio Orizzonti Activity; sono grato a Gianni Miri ed alla sua auto che, opportunamente “microfonata”, per le strade di Noha ci ha annunciato, con un bel sottofondo di Bob Marley, questo straordinario evento storico; grazie ad Albino Campa, webmaster, per aver in anteprima pubblicato la notizia dell’avenimento di oggi e la copertina del libro sul suo blog Noha.it (e mi auguro che quanto prima ritorni a funzionare il suo sito www.noha.it, il portale con l’h, che arricchiremo con tante foto, sito attualmente in “riparazione”); grazie a Piera Sturzi, per l’omaggio floreale alle gentili signore, a Sasà ed il suo B. & B. “Per le vie” (ed anche per l’ottimo pranzo offertomi proprio oggi, nella sala ristorante della struttura, in occasione dell’inaugurazione, appunto, del secondo Bed and Breakfast di Noha; il primo è “Mimì”); saluto tutti i miei amici ed amiche (vedo là in fondo anche i miei amici di Galatina e Lecce e Gallipoli, oltre che quelli di Noha); grazie a Enzo Turi per l’esilarante fuori programma (che di fatto era in programma: l’abbiamo provato e riprovato: bravissimo!); grazie ai miei amici di Milano che mi hanno ospitato nella città meneghina e sopportato nel corso della redazione delle pagine di questo libro; grazie a tutti coloro che hanno preparato questa sala per l’occasione; grazie al bar Settebello che ha offerto il buffet che seguirà da qui a qualche minuto (a proposito siete invitati: paste di mandorla e prosecco ce n’è per tutti). E grazie anche a tutti quelli che ho dimenticato.
* * *
E visto che ha funzionato quella volta, vorrei concludere, con le stesse parole con cui presentavo il mio libro del 2003, il “don Paolo”, sempre in questa sala convegni, parole prese in prestito e parafrasate da Alessandro Manzoni: quelle con le quali don Lisander conclude il suo romanzo “I Promessi Sposi”: se la storia, diciamo, se il nostro libro e se questa serata non v’è dispiaciuta affatto, vogliatene bene a chi l’ha scritta (e presentata). Ma se invece fossi riuscito ad annoiarvi, credetemi non l’ho fatto apposta!
Grazie.
lug022018
Il Festival Internazionale delle Arti , nato nel 2011 sotto la direzione artistica dei Maestri Salvatore Cordella e Peppe Vessicchio, ha inaugurato la sua settima edizione che vede un programma ricco e vario e con ben quattro appuntamenti, domenica 24 giugno scorso con “Accademia in Festival” presso l’Arena dell’Oasi Tabor in località Cenate a Nardò. Gli allievi dell’Accademia Lirica “Germogli D’Arte” hanno con emozione e passione raccontato in musica il loro percorso formativo annuale. La scuola, nata due anni fa, sotto la guida del M° Salvatore Cordella, accoglie e forma talenti della lirica, ne affina le tecniche ed esalta ogni personale peculiarità vocale. Gli artisti sono stati accompagnati dal Maestro Svetlana Rinkova al pianoforte. La regia è stata affidata a Rosangela Giurgola.
La seconda parte della serata è stata dedicata alla canzone classica napoletana con la presenza delle straordinarie voci di Emanuela Loffredo, Franco Castiglia e dal M° Salvatore Cordella, con Pino Perris al pianoforte, Maurizio Pica alla chitarra, Luigi Sigillo al contrabbasso, Michele De Martino al mandolino e Salvatore Minale alle percussioni. La location, degli appuntamenti di domenica 01 luglio e di mercoledì 04 luglio, così come nella prima serata, sarà l’Oasi Tabor di Nardò, sede della stessa Accademia dei “Germogli d’Arte” di Salvatore Cordella..
Il 1° luglio si continua con Aniello Desiderio’s Quartetto Furioso che, formatosi nel 2005, è composto da artisti di fama internazionale. Tra questi: il chitarrista Aniello Desiderio che si è esibito in tutto il mondo, sia come solista che in prestigiose orchestre come “I virtuosi di Mosca” con Vladimir Spinakow, RSO Berliner e Wiener Kammer Philarmonie; Il violinista Gennaro Desiderio che, come il fratello, vanta numerosissime collaborazioni con i più grandi artisti italiani e internazionali, quali Ennio Morricone, Lionel Richie, Gino Paoli, Sergio Cammariere, Niccolò Fabi, per citarne solo alcuni; Il pianista Gaetano Desiderio che è attualmente in tournee con la cantante Lina Sastri; il batterista e percussionista Salvatore Minale che ha collaborato con Gino Paoli, Andrea Bocelli e Ron. Le esecuzioni del quartetto spazieranno dalle Quattro Stagioni di Vivaldi alle sensuali note di Astor Piazzolla. Durante la serata, inoltre, sarà assegnato il Premio Internazionale delle Arti che, ogni anno, viene conferito ad un affermato artista del panorama nazionale ed internazionale. Ore 21. Preferibile arrivare qualche minuto prima.
Il 4 luglio sarà la volta del Duo Baldo presso l’Oasi Tabor di Nardò, ore 21 (come al solit0 è preferibile arrivare qualche minuto prima). Il Duo è composto da Brad Repp al violino e Aldo Gentileschi al pianoforte ed ha calcato palcoscenici prestigiosi quali il Festival di Salisburgo, la Shanghai Concert Hall, il Festival Mozaic di S. Luis Obispo in California, oltre a rinomate presenze sul piccolo schermo, tra cui la trasmissione “Tu sì que vales”. Lo spettacolo propone un modo un po' originale di accostarsi alla musica classica. Scherzi, tic, provocazioni musicali diventano il tessuto di uno show nel quale la musica si coniuga con il divertimento.
L’8 luglio, presso il Santuario S. Maria della Grottella (Giardino del Vescovo) a Copertino, ore 21, il Festival Internazionale delle Arti, per finire in bellezza, proporrà la sua veste più elegante con il Gran Galà “SOGNO IN ARTE” –
Come ogni anno, in occasione del Gran Galà conclusivo del Festival, il vero “Sogno in arte” verrà vissuto da un allievo dell’accademia, a cui verrà assegnato il Premio Germogli D’Arte.Quest’anno la scelta è ricaduta sul giovane tenore 25enne Paride Cataldo, di Teano (CE), che si cimenterà col suo debutto in scena nel ruolo di Alfredo.
Il Gran Galà, infatti, che andrà in scena con la regia di Rosangela Giurgola, celebrerà la figura di grandi donne del melodramma e del teatro, entrate nell’immaginario comune per la loro forza iconica, per il loro amore estremo e la femminile delicatezza d’animo.
Lo spettacolo, nato da un’idea originale di Peppe Vessicchio, partirà dalla celebrazione di Violetta Valery, protagonista della Traviata di Giuseppe Verdi, per guidare lo spettatore, attraverso un’introspettiva rappresentazione del terzo atto dell’opera verdiana, in un sogno che celebrerà le follie e i deliri immortali di donne senza tempo, sempre moderne e sempre affascinanti per le loro bizzarre esistenze.
Violetta sarà interpretata dal soprano rumeno Diana Tugui, madrina della serata, stella del panorama lirico internazionale e già molto apprezzata Traviata e Musetta nelle scorse stagioni liriche leccesi.
Insieme a Lei a interpretare i testi scritti dal M° Vessicchio, che curerà anche la trascrizione per l’Ensemble I solisti del Sesto Armonico - diretti dal M° Sergio La Stella- l’attore Andrea rizzoli.
Tra gli altri artisti che si avvicenderanno sul palco il soprano Shin Siu, nei panni di Lucia di Lammermor, l’attrice Carla Guido e la danzatrice Elena La Stella.
Il tutto sarà arricchito dalle esibizioni dei tenori Salvatore Cordella, direttore artistico del Festival e Federico Buttazzo, premio Germogli d’Arte 2017.
Per info e prenotazioni:
Ph: 328 2426875
mail: internationalartscompany@gmail.com
Prevendita:
Tabaccheria Manieri, via T. Colaci, 86 Copertino Oasi Tabor "Località Cenate" - Nardò
www.festivalinternazionaledellearti.it
https://www.facebook.com/InternationalArtsFestival/
gen092024
Lo sport in genere ha un grande pregio cioè quello di unire e creare amicizie, in modo particolare questo vale per le persone che vivono una disabilità. Dagli allenamenti alle gare è un girotondo di nuove conoscenze e grandi emozioni. Nessun handicap può fermare la voglia di divertirsi e di mettersi alla prova, per questo è importante scegliere un’attività agonistica e cominciare a viverla insieme agli altri. Lo sport aiuta a prendere maggior consapevolezza del proprio corpo, a valorizzare le proprie capacità e a riscoprire nuovi potenziali risorse, aiuta a gestire meglio le emozioni e acquistare fiducia in sé stessi.
L’associazione Dinamiko APS ha voluto dare la possibilità a tanti ragazzi di avere nuove aperture sociali e poter vivere una nuova avventura sportiva con due discipline: “Powerchair Football” o calcio in carrozzina e Boccia paralimpica.
Attraverso queste due discipline davvero tutti hanno la possibilità di praticare uno sport anche chi vive una disabilità grave/gravissima. Il calcio da sempre è uno sport che appassiona tutti ed oggi è possibile tirare quel calcio al pallone che raggiunge la porta anche da chi vive in carrozzina. La Boccia Paralimpica è uno sport di concentrazione, di strategia, di tecnica, uno degli sport paralimpici presenti alle Paralimpiadi.
L’associazione Dinamiko e la squadra del Nardò calcio hanno creato una collaborazione, un gemellaggio con i nostri campioni neretini che ci regalano in campo emozioni uniche, fortemente sentito dai ragazzi della Dinamiko che ne vestono gli stessi colori.
Per tutti coloro che volessero avvicinarsi al mondo dello sport paralimpico possono rivolgersi alle nostre squadre, inviare una e-mail all’indirizzo: info@mondodinamiko.it o chiamare il numero 338.9213430
Antonio Torretti
nov022023
Il 04 Novembre 2023 alle ore 10:30 presso Villetta Madonna delle Grazie a Noha inaugurazione della panchina rossa contro il femminicidio dedicata a Noemi Durini con la presenza della madre Imma rizzo.
Interverranno durante l'evento la Presidente Nazionale dell'Associazione Anemos Lombardia Anna Marsella e la responsabile di Anemos Puglia Mele Nadia.
Saranno presenti all'evento i rappresentanti del Comune di Galatina, l'Istituto Polo 2 di Noha e le forze dell'ordine.
Ospite musicale la violinista Diamante Vetrano.
Anemos Puglia
nov222024
Domenica 24 novembre 2024, il Liceo Vallone aderisce alla Giornata della Sostenibilità - Condivisione degli Spazi Pubblici promossa dal Comune di Galatina, assessorato ai Lavori pubblici, che invita i ragazzi a ripensare e rigenerare uno degli spazi pubblici della città utilizzando materiali di recupero e idee innovative per creare un ambiente accogliente, sostenibile e funzionale per la comunità. In linea con questa proposta il Liceo Vallone provvederà all'allestimento di uno spazio urbano in Piazza Alighieri, dando vita a un esempio tangibile di come riciclo, riuso e risparmio possano rinnovare il nostro ambiente urbano.
L’iniziativa è il risultato di un'interessante challenge che ha coinvolto gli studenti dell’ Indirizzo TrED del nostro Liceo, dal titolo "URBAN RE-GENERATION: rinnoviamo la piazza con riciclo, riuso, risparmio". L'idea di "Urban Re-Generation" degli studenti del Vallone non si limita a un'operazione estetica, ma vuole essere un vero e proprio atto di responsabilità ambientale e sociale. Gli studenti hanno progettato, costruito e allestito un'area in piazza che sfrutta il potenziale di oggetti e materiali già esistenti, riducendo così l'impatto ambientale legato alla produzione di nuovi beni. Dagli arredi realizzati con materiali di scarto, alle installazioni artistiche che richiamano la cultura del riuso, ogni elemento è stato pensato per sensibilizzare la cittadinanza sulla possibilità di trasformare ciò che sembra inutile in qualcosa di bello e utile.
L'allestimento in piazza sarà visitabile e aperto a tutti i cittadini, che avranno la possibilità di scoprire come gli studenti hanno reinterpretato lo spazio pubblico, ma anche di partecipare attivamente a laboratori e attività legate al tema della sostenibilità.
Il programma prevede infatti una serie di workshop interattivi, dove i partecipanti potranno scoprire come ridurre l'impatto ambientale quotidiano. Nello specifico gli alunni della classe 3^ dell’Indirizzo TrED promuoveranno il loro progetto di crowfunding per la realizzazione di una centralina di monitoraggio ambientale in grado di rilevare la qualità dell'aria sotto il profilo delle polveri sottili e di altri parametri ambientali (temperatura, umidità ecc.), connettersi tramite rete LORAWAN alla rete mesh delle altre centraline per un mapping del territorio, pubblicare i dati su Internet in modo gratuito e pubblicamente accessibile, autoalimentarsi per essere installata facilmente in ogni ambiente anche impervio e avere un costo compreso tra le 300 e le 400 euro.
Il target di utenti per questo progetto è quello delle pubbliche amministrazioni e delle scuole, ma anche dei privati. Durante la giornata gli interessati potranno lasciare i propri dati per rimanere informati sull'iniziativa ed eventualmente decidere di partecipare al progetto.
L'evento è quindi un’occasione imperdibile non solo per ammirare un'installazione creativa e originale, ma anche per riflettere insieme su come la collaborazione tra giovani, istituzioni e cittadini possa generare cambiamenti positivi e duraturi nel nostro ambiente.
Ti aspettiamo domenica 24 novembre nel nostro spazio di Piazza Alighieri per essere insieme parte del cambiamento!
Maria Rosaria Campa
mar252022
L’amministrazione comunale del sindaco Marcello Amante, sfruttando le risorse della Legge di Bilancio, mette a disposizione 125 mila euro per interventi con la finalità della manutenzione straordinaria delle strade comunali, dei marciapiedi e dell’arredo urbano.
Il contributo, assegnato al nostro comune, con il vincolo del 20 luglio 2022 come data entro la quale dare inizio all’esecuzione dei lavori, verrà messo a disposizione per degli interventi su delle strade urbane dell’abitato facenti parte di percorsi ad alta intensità di traffico (vie Mezio, Trieste e Turati), o di zone ad alta intensità abitativa (vie Pantelleria, Modena e Ticino). Inoltre, è previsto un intervento di fornitura e posa in opera di arredi urbani nel centro storico e in particolare sul percorso principale che unisce Piazza San Pietro con Piazzetta Orsini (via Vitt. Emanuele II, via Umberto I), e Piazzetta Galluccio, ad integrazione degli arredi esistenti, al fine di migliorare l’aspetto urbano e ottimizzare la valorizzazione del centro antico.
“L’intervento per la manutenzione straordinaria delle nostre strade – afferma il sindaco Marcello Amante – rappresenta un ulteriore passo verso il cittadino. Abbiamo scelto delle zone ad alta percorribilità, delle zone ad alta abitabilità, e il nostro centro storico che rimane il salotto della nostra casa, e che come tale deve saper accogliere e rendere comodo il soggiorno a noi e ai nostri ospiti”.
“Agli interventi appena stanziati per la manutenzione straordinaria - continua l’assessore ai Lavori Pubblici Loredana Tundo – si aggiungono quelli partiti questa mattina, ovvero per il rifacimento della segnaletica orizzontale. Tutti interventi per rendere la nostra città maggiormente sicura tanto per i pedoni quando per gli automobilisti.
Ufficio Stampa Marcello Amante
mag242019
Ritrovo alle ore 08:30, presentazione della giornata ed inizio disegni alle ore 09:00.
Sarà una mattinata dedicata alla fantasia dei ragazzi da 6 a 13 anni. L’Asfalto di Piazza Municipio si colorerà come Domenica 28 aprile 1991, quando il Comune di Cutrofiano e il Centro Interesse Giovanile organizzarono la prima edizione(e l’unica) del “concorso di pittura giò madonnari”. Nel 2019, l’Ass.ne Culturale Sud Ethnic con la sezione Li Ucci Festival kids e la Pro Loco, con il patrocinio del Comune di Cutrofiano, ripartono da quella magnifica mattinata del 1991 con un appuntamento che si ripeterà ogni anno il 2 Giugno, dedicato ai Gessetti e alla fantasia dei ragazzi. La Partecipazione è gratuita e sarà possibile iscriversi scaricando il modulo dal link:www.liuccifestival.it/gessetti/ e inviandolo compilato all’indirizzo e-mail segreteria@liuccifestival.it oppure è possibile portarlo direttamente presso il Bar Rosso e Nero o Ceramiche Salvino De Donatis a Cutrofiano, entro il 29 maggio 2019.
Ad ogni ragazzo verrà dato gratuitamente un kit di gessetti (10 colorati e 2 bianchi) e rilasciato un attestato di partecipazione.
Alle ore 12:30 saranno premiati i 5 disegni più belli. I Vincitori avranno l’opportunità di partecipare ad un laboratorio gratuito guidati da un’artista Madonnara, che insegnerà le tecniche base per farli esibire poi in una delle serate de Li Ucci Festival a Settembre.
Considerato il periodo, la mattinata del 2 Giugno si suggerisce di indossare un cappellino con visiera, portarsi un cuscino o ginocchiere. Info: 347.4077634 – 345 8453368
mag142009
Abbiamo il piacere e l’onore d’informare tutti i nostri lettori che grazie all’instancabile lavoro del nostro amico e collaboratore Marcello D’Acquarica, il patrimonio librario di Noha si è arricchito di un nuovo bellissimo volume. Si tratta de I beni culturali di Noha, (Panìco Editore, Galatina, 2009), in una stupenda ed elegante edizione tutta a colori che riporta in maniera analitica e dettagliata le schede di quei monumenti nohani dei quali tutti noi dovremmo diventare studiosi diligenti e custodi gelosi.
Questo libro - che all’inizio sembrava una pazzia - è un progetto, un’idea partita subito dopo la nascita del nostro periodico on-line, e portata avanti da Marcello come un viaggio, un’avventura incredibile nella quale spendere tempo, energie, scienza e passione. I beni culturali di Noha sono finalmente fissati per sempre in questo libro, che, ormai, come l’Arte ed i Monumenti, sopravviverà a noi altri.
In questo tomo la nostra cittadina è vista dall’autore come un giardino d’infanzia (quello che più perdi dallo sguardo e più ti cresce dentro), come un luogo del cuore i cui beni culturali sono da trattare come si fa con i bambini quanto a premura e tenerezza......
(tratto dell'OSSERVATORE NOHANO n°4 Anno III)
Si puo richiedere una copia direttamente da Noha.it inserendo un commento al seguente articolo, oppure presso lo studio d'Arte di Paola rizzo
lug272011
Continua la nostra rubrica 'un'altra chiesa' con gli interessanti articoli di don Paolo Farinella. I preti-manager a volte si sentono talmente investiti da Dio da ritenere che per le loro "opere" sempre e comunque il fine giustifichi i mezzi
Sono appena rientrato da una serata di festa celebrata a Genova per gli 83 anni di don Andrea Gallo, a cui ha partecipato una folla enorme di amici e cittadini e alcuni politici. A fare festa c’era anche il gotha del «Il Fatto Quotidiano» (Padellaro, Travaglio, Sansa), Moni Ovadia, Gino Paoli e tanti, tanti altri. Un popolo attorno ad un uomo, un partigiano, un prete che da tutta la vita vive sul marciapiede per acchiappare chi sul marciapiede può finire e vi è già finito. Un prete, un uomo, un partigiano, invocato e riconosciuto come leader morale indiscusso.
La forza di don Gallo è la «nudità»: è nudo di tutto ciò che oggi è di moda: il denaro, il potere, il sesso. Egli ha il vestito della parola, che si fa profezia di giustizia e di trasparenza nella coerenza. Sopra il vestito la bandiera della Pace dipinta dall’arcobaleno. Genova, città medaglia d’oro della Resistenza, il giorno 18 luglio 2011 ha messo sul candelabro evangelico il lume splendente della bella persona di don Gallo e lo ha proposto a tutti come punto di riferimento dell’Italia migliore, quell’Italia che è disprezzata dal governo in carica per voce del ministro Brunetta.
Ieri ho visto attorno a don Gallo Andrea l’Italia del cuore, quella che non si rassegnerà mai al potere del malaffare e del ricatto, della delinquenza e del mercimonio. Mentre la festa scorreva allegra e intensa, tra gli epitaffi graffianti e micidiali di Enzo Costa e gli apologhi esilaranti e per questo densi di spiritualità di Moni Ovadia, istintivamente il mio pensiero correva ad un altro prete, don Luigi Maria Verzè, 91 anni, che cominciò come segretario di San Giovanni Calabria, vescovo dei poveri e dei diseredati e finì, anzi sta finendo, come complice di Berlusconi, boss che affoga nei sospetti di corruzione.
Ora sulla sua coscienza grava anche la morte suicida del suo più stretto collaboratore: Mario Cal, che non ha retto al fallimento del San Raffaele a cui l’ha portato la gestione del prete imprenditore. Questi fa affari con tutti, a prescindere da ogni moralità e legalità. Il fatto è talmente grave che su pressione dell’appena neo papa Paolo VI la diocesi di Milano nel 1964 gli commina «la proibizione di esercitare il sacro ministero» per giungere al 1973 quando viene «sospeso a divinis». In seguito le pene canoniche saranno revocate non si sa per quali vie e con quali mezzi. Questo prete era solito chiamare Dio «Top Manager».
Ha sempre creduto nella Provvidenza che per lui assume il volto di un certo Silvio Berlusconi, che nel 1968, attraverso la Edilnord acquista 712 mila mq di terreni vicino Segrate per costruire la città avveniristica del futuro, chiamata «Milano 2», dove oggi sappiamo ospitava prostitute e minorenni per sollazzarsi dalle noie del governo. Tutto questo ben di dio confinava a sud con i terreni dell’erigendo San Raffaele.
Tra don Verzè e Berlusconi fu amore a prima vista, quel fulmine che di solito scoppia all’insaputa tra uomini della stessa di razza. La prima malefatta che la «strana coppia» fa è dirottare le traiettorie degli aerei di Milano-Linate che disturbavano i residenti di Milano Due, e il San Raffaele del prete che crede nel dio Top Manager, facendo spostare le rotte sui comuni limitrofi. La perversione c’era già tutta: i privilegi dei due sono stati pagati da disgraziati che lavorano e che vivono nei comuni vicini. Chissà in questi quindici anni questi cittadini come hanno votato? Il cambio di rotta è stato ottenuto perché Silvio e Maria Luigi presentano carte topografiche falsificate o manomesse: le cittadine di Pioltello e Segrate sono rappresentante in una carta topografica del 1848, mentre le opere di Milano Due, completate appena al 25%, risultano complete al 100%. Falsi, bugiardi e spergiuri.
Il prete che impegna i soldi della ricerca per allungare la vita a Berlusconi fino a 120 anni, sa di essere legato a doppio filo con l’immondezzaio che fa capo al suo compare. Non a caso quando la figlia di Berlusconi discusse la tesina alla fine del triennio universitario, davanti al papi che si godeva il successo, senza spinte e raccomandazioni don Verzé promise solennemente che se voleva insegnare al San Raffaele per lei era pronta una cattedra. Prima ancora di laurearsi, era già docente universitaria: bambina prodigio con propellente arricchito da papi Silvio e padre Luigi Maria.
Fino ad ieri era un tripudio di feste e di sicumere, nessuna ombra di crisi gridava il vecchio prete contro gli uccelli del malaugurio. Il Verzé si comportava esattamente come il suo socio in malaffare e sodale in falsificazioni: San Raffaele sta benone, nessuna crisi all’orizzonte.
Negare, negare, negare sempre anche l’evidenza finché si può. Già! Ora non si può più: un miliardo e passa di debiti che neppure l’amico Berlusconi può sanare, preso come è dalle sue ambasce in Mondadori e con la crisi che non esisteva e che ha scavato la fossa all’Italia.
Figuriamoci se la crisi ci fosse stata! La cronaca del don Verzé di questi giorni si accompagna al declino catastrofico del suo amico Berlusconi: «simul stabunt, simul cadent». Non poteva essere differente. Concepiti nati sul filo del malaffare, cresciuti negli intrighi semplici e organizzati, fornicando con ambienti clericali di chiara miscredenza etica e religiosa, Silvio e Maria Luigi dovevano cadere insieme come parabola di un mondo immorale che genera affari e risultati, anche rilevanti, frutto di azioni perverse e che tali rimarranno sempre. Nessun buon fine può giustificare la nascita e lo sviluppo di un ente gestito da un prete che cammina sulle gambe della falsità e della illegalità come costume e sistema di vita e di governo.
La favola degli uomini che si fanno da soli, cioè che imbrogliando le regole del mercato che pure invocano ad ogni sospiro, non è mai esistita, anzi prospera come una pianta velenosa nel nostro Paese; pare che anche gli Italiani creduloni se ne siano accorti, dopo quasi 20 anni dell’avere osannato Berlusconi «l’uomo nuovo» (?) che avrebbe arricchito tutti. Che lui si sia arricchito e si sia messo in sicurezza è certo, come è sicuro che ha impoverito la Nazione in tutti i settori e in modo progressivo. Le persone oneste vivono del loro lavoro, condividono attese e ansie, angosce e speranze, specialmente se è un prete che si dedica come è dovere ad alleviare le sofferenze della malattia.
Don Verzè ha giustificato tutto di Berlusconi, ogni immoralità «strutturale» sia come persona sia come capo di un governo (si fa per dire) che ha prodotto leggi disumane, contro l’etica sociale, contro il valore delle persone, contro ogni spiraglio di dignità umana e sociale. Eppure celebrava anche l’Eucaristia con buona coscienza segno evidente di una coscienza distorta che dice nero il bianco e bianco il nero. Come era prevedibile viene anche per Verzè e per Berlusconi il «redde rationem». Un miliardo e passa di debiti che provocano un primo effetto inatteso: il suicidio di Mario Cal, già indagato nel 1994 per corruzione e poi prosciolto per intervenuta prescrizione. Insomma la persona giusta al posto giusto.
Chi viene a salvare l’impero del male, costruito sul male e sviluppato dal male? Il Vaticano e con esso lo Ior e a nome loro il cardinale Bertone Tarcisio, segretario di Stato del papa re Benedetto XVI, sovrano di animo debole perché incapace di guardare al futuro accecato com’é dalla sindrome del passato di cui vorrebbe riportare in auge quel «regime di cristianità» che tanto male ha arrecato alla Chiesa compromettendola con lo spirito del mondo e gli obiettivi del maligno.
Qualcuno deve spiegare perché il papa deve possedere cliniche ed esercitare direttamente il mestiere di ricerca scientifica e di cura della salute. Costoro rimproverano i preti che si impegnano nella società civile e nella difesa dei diritti con l’accusa che al prete è vietato occuparsi di cose materiali perché loro compito è il servizio di Dio e l’evangelizzazione che corrisponde a quello che loro credono e vogliono che sia il servizio e l’evangelizzazione. Accusano i preti impegnati di essere «mondani» e loro che comprano ospedali, cliniche e fanno affari con le Regioni a suon di miliardi sarebbero gli uomini spirituali che si dedicano alla pastorale.
Ora che il San Raffaele è fallito il Vaticano lo compra (ndr- se lo compra perché il baratro fa impressione ) per un tozzo di pane, anzi lo rileva gratis e vi mette i suoi uomini, in primo luogo quel Profiti che è stato condannato (maggio 2010) per turbativa d’asta, mazzette per corruzione di appalti. Giuseppe Profiti, delfino di Bertone da questi è stato definito come esemplare della nuova classe dirigente di stampo «cattolico» e quindi modello «etico» per le generazioni prossime. Questi sono gli uomini affidabili per il Vaticano e per Bertone.
D’altra parte se Bertone protegge Berlusconi e cerca per il dopo di ricreare il partito degli onesti cattolici con Al Fano, Pisanu, Casini e con coloro che sono in parlamento malgrado gli affari con la malavita, come ci si può meravigliare che abbia come modello di classe dirigente un condannato per truffa e sospettato di corruzione? Anzi, questo è il normale, ci si dovrebbe meravigliare del contrario.
I nuovi che reggeranno il San Raffaele, se il tribunale non impone il fallimento coatto, vengono imposti dal Vaticano: scomporranno in bocconi di lauto pasto, a spese dello Stato, perché i debiti di don Verzè saranno pagati o dai cittadini o dallo Ior, inferno in terra dove satana è certo che esista. Il prezzo gratuito che il Vaticano ha ricavato è il suicidio di un pregiudicato che per tutta la vita ha affiancato un prete dall’ambiguità colossale.
mar032021
Domani 4 marzo alle 20.00 abbiamo programmato un incontro via web con il quale mi farebbe piacere condividere con i cittadini, i professionisti e le associazioni, un progetto di riqualificazione per un intervento pubblico/privato di Via Castello a Noha.
La società, Nohasi, che sta ristrutturando il Palazzo Baronale ha proposto il rifacimento dei marciapiedi, illuminazione e verde, che in questa occasione presenteremo.
Per la partecipazione all’incontro, nel quale sono graditi suggerimenti, idee e proposte, è necessario inviarci, attraverso mail ad info@loredanatundo.com, il nominativo, l’indirizzo mail e il cellulare e l’eventuale associazione rappresentata. Successivamente invieremo una risposta con il link per il collegamento alla piattaforma Cisco Webex.
Assessore ai Lavori Pubblici
Loredana Tundo
nov272019
Il Consiglio comunale della Città di Galatina ha approvato il Piano comunale per il Diritto allo Studio in merito all’annualità 2020. La relazione, presentata dall’Assessore alle Politiche Educative Cristina Dettù, mostra in maniera puntuale le linee programmatiche e di indirizzo della politica scolastica del Comune per l’anno 2020.
Il Piano comunale per il diritto allo studio non è solo un atto tecnico ma si tratta di un vero e proprio atto politico. Da un lato, infatti, inquadra tutti i risultati ottenuti e il lavoro svolto nell’ambito della pubblica istruzione; dall’altro, rappresenta uno strumento di programmazione non solo per l’anno 2020 ma anche a lungo termine.
Il Piano si compone di molteplici argomenti, dalla informatizzazione delle procedure di iscrizione al servizio di refezione scolastica al trasporto degli studenti per visite didattiche, dall’acquisto di arredi per le scuole sino al contributo fornito a quelle paritarie. Un documento che racchiude l’intero universo scolastico del territorio di Galatina e che quest’anno si arricchisce della programmazione delle politiche educative e di istruzione in favore dei bambini da zero a sei anni.
Tra i punti di maggiore attenzione sicuramente emerge l’informatizzazione delle procedure per l’iscrizione al servizio di refezione scolastica mediante registrazione al portale dell’Ente e compilazione di un modello informatico completamente rivisto e semplificato. Se dal monitoraggio dei dati relativi degli anni scolastici 2017/2018 e 2018/2019 risulta una percentuale di istanze on line pari al 23,93% sul totale degli iscritti, ad oggi, con riferimento all’anno scolastico 2019/2020, si rileva una percentuale delle iscrizioni on line pari al 30% circa sul totale degli iscritti. “Un risultato importante che fa ben sperare nonostante ci sia molto altro da fare –dichiara l’Assessore alle Politiche Educative Cristina Dettù – L’informatizzazione delle procedure si pone anche in stretta correlazione con un altro obiettivo del Piano per il Diritto allo Studio, ovvero l’imminente entrata in funzione di un’app progettata per la prenotazione dei pasti, attraverso la quale il genitore (e non più la Scuola) provvederà a segnalare direttamente la presenza quotidiana del proprio figlio e gli eventuali bisogni speciali legati allo stato di salute del giorno. L’App in argomento consentirà anche di ridurre sensibilmente il margine di errore nelle segnalazioni delle presenze e di assicurare un servizio mensa più efficiente”.
Oltre al servizio di refezione scolastica, nel Piano per il Diritto allo Studio è presente il servizio di trasporto degli studenti per le uscite didattiche, riconoscendo un diritto di prelazione nei confronti delle richieste provenienti dai plessi scolastici collocati nelle frazioni. Altro tema importante è stato quello degli arredi scolastici, per cui il documento approvato dal Consiglio prevede una quota totale da suddividere in base alle esigenze dei vari istituti comprensivi. A ben vedere, l’Amministrazione Amante ha provveduto già all’acquisto di alcuni arredi scolastici negli anni precedenti.
La vera novità di quest’anno è l’inserimento, all’interno del Piano, della programmazione delle Politiche educative e di istruzione in favore dei bambini da zero a sei anni, comprendendo anche l’asilo nido comunale “Gianni Rodari”, rivolto ai bambini di età compresa tra i 3 e i 36 mesi, che offre un servizio di educazione e di sostentamento alle famiglie del territorio di Galatina.
Ufficio Stampa - Marcello Amante
gen092019
Silvia Protopapa, ricercatrice e astrofisica galatinese, è stata protagonista, con tutto il suo team, di un’esperienza eccezionale per il mondo scientifico. La Sonda New Horizons ha, infatti, sorvolato Ultima Thule, il corpo cosmico più lontano mai raggiunto da una sonda. Di New Horizons Kuiper Belt Extended Mission della NASA Siliva è co-investigator. Alle 6:33 (ora italiana) del primo giorno dell’anno 2019 è avvenuto il sorvolo. L’asteroide, che orbita nel buio e nel freddo della Fascia di Kuiper, miliardi di chilometri ai margini del sistema solare, è stato raggiunto dopo 13 anni di volo. Ogni contatto tra la sonda e la terra impiega 6 ore e 8 minuti. Alle 16:29 New Horizon ha confermato di essere sopravvissuta all’avvicinamento dell’oggetto, a una distanza di soli 3500 chilometri da esso. La notizia del sorvolo di Ultima Thule ha fatto rapidamente il giro del mondo, con molta soddisfazione da parte della NASA.
L’incontro con Ultima Thule è stato celebrato anche dal musicista ed ex chitarrista dei Queen Brian May (che ha, tra l’altro, un dottorato in Astrofisica): per l’occasione ha composto un nuovo brano, che ha fatto da colonna sonora al lontanissimo e affascinante faccia a faccia spaziale.
L’astrofisica Silvia Protopapa è nata e cresciuta a Galatina, ha frequentato il Liceo Scientifico “A. Vallone” di Galatina e si è laureata in Fisica presso l’Università di Lecce nel 2005 con 110 e lode e plauso. Dal 2006 è in giro per il mondo presso i più prestigiosi Istituti di Ricerca mondiali: dal Max Planck Institute for Solar System Research (Germania), al Department of Astronomy University of Maryland (USA) e dal 2018 come Principal Scientist al Department of Space Studies del Southwest Research Institute Boulder (Carolina – USA).
Silvia Protopapa sarà a Lecce in primavera per ricevere un riconoscimento per i suoi meriti professionali dalla Provincia di Lecce, dal Liceo Scientifico “A. Vallone” e dal Comune di Galatina. L’iniziativa s’inserisce nel Progetto “Giornate di Promozione della Cultura Scientifica” promosso dal Servizio Tutela e Valorizzazione Ambiente della Provincia di Lecce, diretto da Rocco Merico e realizzato da Gianni Podo.
“La storia di Silvia conferma che la nostra terra è capace di formare i nostri giovani e di dar loro gli strumenti necessari per emergere e affermarsi nel mondo. Da Presidente della Provincia sono onorato di ricevere e premiare al suo rientro in Italia chi, con il proprio lavoro, ha contribuito a una delle missioni più importanti della storia della scienza” ha commentato Stefano Minerva, presidente della Provincia di Lecce.
“Silvia rappresenta tutta la carica di lavoro, energia, voglia di abnegazione, sudore e sacrificio di cui Galatina è piena. La sua storia ci fa emozionare, ci rende fieri e ci obbliga quasi ad andare avanti, verso nuovi orizzonti (che non a caso è il nome della missione) per scoprire, per migliore la comunità e per migliorarci. È anche il giusto riconoscimento al Liceo Scientifico che rappresenta un fiore all’occhiello del nostro sistema scolastico. La nostra non può essere solo una celebrazione, noi dobbiamo prendere Silvia a modello e tentare ogni giorno di imitarne i risultati, in tutti i campi” ha dichiarato Marcello Amante, sindaco della Città di Galatina.
Ufficio Stampa Marcello Amante
nov252020
Si sta in casa, in questo periodo, ci si vede poco e lentamente diradiamo i contatti con chi non appartiene alla stretta cerchia della nostra famiglia. Noi della scuola sanifichiamo, distanziamo, impariamo nuovi modi per esprimere sentimenti e affetti, cerchiamo contatti e risorse e ci mettiamo in gioco, utilizzando fantasia e buonsenso…Non ci arrendiamo, è questo il punto!
Ed è stato proprio in seguito all’ennesima incursione nel web, alla ricerca di suggerimenti e contatti per poter spendere al meglio il finanziamento ricevuto per il progetto “Biblioteche scolastiche innovative”, che abbiamo incontrato il MLOL, una sorta di paradiso per lettori.
Acronimo di Media Library Online, ovvero biblioteca multimediale digitale, MLOL è un sistema che consente di utilizzare i principali servizi messi a disposizione dalle biblioteche fisiche ed è la prima, e attualmente unica biblioteca digitale italiana, disponibile sul web 24 ore su 24.
MLOL oggi conta circa 1.200.000 titoli, tra i più diffusi dell’editoria italiana, 1.000.000 di ebook in lingua inglese e francese e un’ampia collezione di opere non soggette a diritti d’autore. Ai libri si aggiungono 6.000 quotidiani e periodici provenienti da 90 paesi in 40 lingue diverse, costantemente aggiornati, 12 milioni di tracce musicali, circa 100.000 audiolibri, corsi di e-learning, risorse per la didattica e una collezione di film italiani e stranieri con il meglio dei festival indipendenti. Al sistema sono attualmente associate circa 5000 biblioteche (tra cui quella della nostra scuola!) dislocate su 19 regioni italiane, assieme ai sistemi bibliotecari di 9 grandi città straniere, tra cui Parigi, Bruxelles, Tokyo, Madrid e Sidney.
Per noi del Polo 2, da più di vent’anni impegnati nella promozione della lettura con le attività della nostra biblioteca, MLOL è stata una grande scoperta, poiché ci consentirà di prenderci cura dei nostri lettori anche a porte chiuse.
MLOL è il nostro regalo a tutta la cittadinanza, indipendentemente dalla scuola di appartenenza, dall’età e da ogni possibile differenza.
Per usufruire di questo servizio è sufficiente inviare una mail alla referente del progetto con il proprio nome e cognome e indirizzo mail. L’iscrizione è assolutamente gratuita e, una volta ricevuti username e password, ognuno gestirà da solo le proprie letture.
Non sarà come frequentare la nostra bella biblioteca, ma consentirà a tutti noi di resistere nell’attesa di poter tornare a toccare e ad annusare le pagine dei libri che tanto amiamo.
Andrà tutto bene!
Un abbraccio
Eleonora LONGO- dirigente scolastica del POLO 2 di Galatina
La referente: Paola Congedo paola.congedo@gmail.com
feb132019
Tanti gli strumenti a cui ci si può approcciare e i corsi saranno tenuti da musicisti qualificati e attivi nella scena musicale salentina e non solo.
info e iscrizioni : 3891081226 | 3338030064
CHITARRA | BASSO ELETTRICO: Ettore Mastria
Maestro di chitarra e basso elettrico diplomato presso accademia di musica moderna svolge attivita' didattica da 30 anni presso varie scuole, enti e associazioni salentine. Inoltre ha collaborato, registrato, composto musica, arrangiato e svolto attivita' concertistica con vari gruppi musicali della provincia di Lecce dal 1988 ad oggi.
FISARMONICA: Nicola Mauro
laureato in fisarmonica e "musica e nuove tecnologie" attualmente è docente di fisarmonica presso il liceo IISS Giannelli di Parabita.
PIANO: Maria Chiara Indirli
nata il 17/01/1994, si approccia allo studio del pianoforte all'età di 4 anni, per poi proseguire all'età di 8 anni nel Conservatorio di Musica "Tito Schipa" di Lecce, diplomandosi in Pianoforte nel 2013. Nel 2016 consegue il Diploma di II livello in Pianoforte cameristico e, nello stesso anno accademico, si laurea in Lingue e Letterature Straniere presso l'Università del Salento. Fin dai primi anni partecipa a concorsi nazionali ed internazionali sia come solista sia in formazione cameristica. Insegna strumento dal 2011 ed attualmente è docente di Pianoforte presso la scuola media ad indirizzo musicale "Paradiso-Tuturano".
BATTERIA: Gianmarco Serra, in arte Giammy.
Energico batterista di alcune delle band più popolari del Salento quali gli Après la classe, Io te e Puccia etc.
FLAUTO: Davide Calò
nato il 07/06/1997, si approccia allo studio del flauto all'età di 11 anni, per poi proseguire all'età di 13 anni nel Conservatorio di Musica "Tito Schipa" di Lecce, conseguendo la laurea di I livello nell’ottobre del 2017. Attualmente frequenta il Biennio di II livello in Flauto solistico. Fin dai primi anni partecipa a concorsi nazionali ed internazionali sia come solista sia in formazione cameristica.
TROMBA | TROMBONE | OTTONI: Lorenzo Lorenzoni
Nato a Brescia, si è trasferito in Salento nel 2017, dove esercita l’attività di musicista e insegnante.
Laureato in Musicologia, diplomato in Trombone classico al Conservatorio di Brescia e laureato in Trombone Jazz al Conservatorio di Amsterdam.
Ha vissuto 5 anni in Olanda studiando e lavorando come musicista e partecipando a numerosi tour in Europa con varie formazioni. Insegna tromba e trombone da 15 anni.
SAX: Alessandra Bianco
nasce a Galatina nel 1988
Inizia a studiare sax all'età di 9 anni e nel 2004 entra a far parte, del Conservatorio Tito Schipa di Lecce sotto la guida del M. Luigi Fazi.
Nel 2010 inizia l'avventura con la Swing Big Band diretta dal M. Luigi Bubbico eseguendo brani di musica jazz, blues e swing.
Nel maggio 2012 perfeziona gli studi con maestri di fama internazionale quali il francese Eric Devallon e lo spagnolo Juan M. Jimenez Alba e nel luglio dello stesso anno consegue il Diploma di saxofono. Nel marzo 2015 consegue il Biennio in saxofono cameristico del Conservatorio di Lecce. Ha svolto attività di docente di Musica presso IISS Scarambone di Lecce, IISS Moccia di Nardò ed attualmente nell' IIS Bottazzi di Casarano.
CLARINETTO: Giada Chezzi
nata il 02/08/1993 si approccia allo studio del clarinetto all età di 6 anni per poi proseguire gli studi presso il conservatorio di musica Tito Schipa di Lecce, diplomandosi in clarinetto nel 2014. Nel 2016 consegue il diploma di ll livello in clarinetto cameristico laureandosi con 110 e lode. Fin dai primi anni partecipa a concorsi nazionali ed internazionali sia come solista sia in formazione cameristica. Svolge l’attività cameristica e orchestrale collaborando con diverse formazioni da camera e orchestrali. Dal 2014 è docente di clarinetto presso diverse scuole.
VIOLINO:
Roberta Viva
Appassionata da sempre di questo strumento, inizia a studiare violino nel 2005 presso l'importante accademia Harmonium di Lecce.Oltre a varie partecipazioni e progetti musicali, nel 2011 entra a far parte della Giovane orchestra del Salento di Claudio Prima.
Ylenia Giaffreda
Ha intrapreso il suo approccio con la musica all’età di sei anni, avvicinandosi allo studio del pianoforte. Solo più tardi ha scoperto la sua passione per il violino, che l’ha portata a iscriversi al Conservatorio di Musica Tito Schipa di Lecce, conseguendo il diploma nel 2018. Ha collaborato con diverse orchestre, tra cui l’Orchestra Sinfonica e l’Orchestra d’Archi del Conservatorio di Lecce, la Giovane Orchestra del Salento e l’Orchestra Popolare di Puglia. Dal 2011, violinista del gruppo “Mistura Louca”, con il quale ha partecipato a diversi festival sul territorio nazionale, ricordando, tra questi, l’apertura al concerto di Mannarino e dei Planet Funk. Ha inciso diversi album per band emergenti, con le quali collabora attualmente.
CANTO: Federica Palma
Interprete e cantautrice, dopo essersi formata nell'apprendimento della tecnica vocale (di canto lirico e moderno), ha partecipato a diversi stage formativi (improvvisazione vocale e teatrale, presenza scenica e dizione) volti alla preparazione come performer.
Si dedica all'insegnamento della tecnica vocale da diversi anni.
Circolo Arci Levèra Noha
mar142017
Si comunica che, a seguito della rimodulazione della “Z.T.L – Centro Storico” e relativo “Regolamento per l’accesso e la circolazione dei veicoli nella Z.T.L.”, dal 01 Aprile al 30 Settembre di ogni anno l’accesso alla suddetta area sarà consentito solo ai veicoli provvisti di PASS AUTO.
Tutti i residenti e/o gli aventi titolo a transitare e/o sostare all’interno della nuova Z.T.L., delimitata dalle vie: Corso Porta Luce, via D’Enghien, Piazza Gioacchino Toma, via Giuseppina del Ponte, Piazza Lillo, via Mezio, via Turati, Piazza Alighieri, dovranno richiedere l’autorizzazione presentandosi presso il Comando di Polizia Municipale sito in via Vittorio Emanuele civ. 22 oppure al seguente indirizzo mail: poliziamunicipale@comune.galatina.le.it.
La modulistica oltre ad essere disponibile presso il Comando di Polizia Municipale, è disponibile anche sul sito istituzionale del Comune di Galatina.
Galatina, 14 Marzo 2017
F.to IL DIRIGENTE
Dott. Antonio OREFICE
nov252020
Il conseguimento della “grid parity” nella produzione di energia elettrica con la tecnologia fotovoltaica, che rende gli investimenti convenienti anche in assenza di incentivi specifici, insieme alla sostanziale rinuncia degli organi centrali e periferici dello Stato a svolgere il loro compito istituzionale di salvaguardia del bene comune, sta scatenando nel Salento una seconda ondata di progetti di impianti fotovoltaici di grande taglia in aree agricole.
Si tratta di operazioni puramente speculative, non rispondenti ad esigenze di coperture dei consumi, avendo la Puglia un esubero rispetto ai suoi fabbisogni di circa l’80%, rispondenti esclusivamente agli interessi degli investitori, che talvolta nascondono – come hanno rivelato inchieste giornalistiche e procedimenti giudiziari - operazioni di riciclaggio di denaro di dubbia provenienza.
Nel Salento questo deleterio fenomeno sta assumendo le proporzioni di un vero e proprio assalto distruttivo al territorio rurale, con proposte di generatori per centinaia di ettari.
Le peculiarità salentine agevolano questo approccio neo-colonialistico di sfruttamento del territorio: l’andamento generalmente pianeggiante del terreno, le favorevoli condizioni meteo-climatiche, la drammatica criticità causata dai fenomeni di disseccamenti dell’olivo (Co.Di.R.O.), il conseguente crollo del prezzo di mercato dei terreni agricoli e del reddito da agricoltura. In questo contesto già preoccupante, è poi clamorosamente e colpevolmente mancata una strategia di rigenerazione agri-ecologica del territorio, che consentisse un’uscita dalla crisi.
Il rischio di uno stravolgimento pesante ed irreversibile nel breve-medio periodo delle peculiarità culturali, paesaggistiche, ambientali e socio-economiche del nostro territorio è quanto mai attuale e drammatico, con una situazione già oggi fuori controllo e che potrebbe diventare presto dilagante.
Molte delle valutazioni qui esposte possono essere trasferite con i dovuti distinguo ai mega-impianti eolici.
Un intervento di governo del fenomeno è quanto mai necessario ed urgente per varie ragioni:
Occorre sfruttare tuttavia al meglio le disposizioni (art. 7 D.Lgs. 387/2003 citato) che tutelano le “tradizioni agroalimentari di qualità”, così come il “patrimonio culturale e del paesaggio rurale”. In ciò soccorrono le prescrizioni piuttosto stringenti del Piano Paesaggistico Regionale, che tra l’altro introducono l’obbligo di concentrare le attività produttive in APPEA (Aree Produttive Paesaggisticamente ed Ecologicamente Attrezzate). Ma possono anche risultare utili quei fattori legati ad una effettiva qualità agroalimentare o paesaggistica del contesto: produzioni biologiche o biodinamiche, consorzi di tutela, marchi di qualità DOC; DOP; IGT e altri. Sotto tale profilo si noti come il Piano Paesaggistico pugliese (PPTR), pur non essendo propriamente un Piano Energetico, fornisce tuttora, in assenza di altri strumenti più efficaci, i vincoli più stringenti in merito agli insediamenti energetici. Vedasi in proposito le Linee Guida 4.4, parte prima, “Linee guida sulla progettazione e localizzazione di impianti di energia rinnovabile” e parte seconda “Componenti di paesaggio e impianti di energie rinnovabili” con Tavole allegate, come quella relativa alle “Aree sensibili per impianti di media e grande taglia” per gli impianti eolici e quella delle “Discariche e cave abbandonate e con decreto scaduto” per il fotovoltaico, che forniscono indicazioni preziose per la localizzazione degli impianti in aree meno delicate e con minimi impatti ambientali.
È comunque indispensabile ed urgente una forte azione di pressione politica da parte delle istituzioni locali (Regioni, Provincie, Comuni) sul Parlamento e sul Governo nazionali per l’abrogazione delle penalizzanti sciagurate disposizioni di legge. Le istituzioni locali sono quelle più immediatamente a contatto con i cittadini, con i loro reali bisogni ed interessi, e possono e devono intervenire prima di altri per difendere tali interessi.
La difesa più efficace tuttavia, per quanto generalmente sottovalutata più o meno consapevolmente dai decisori politici, resta il completamento del quadro di pianificazione energetica locale. Tale tutela risulta tanto più valida in quanto manca un Piano Energetico Nazionale, mentre il Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR), ormai inefficace ed a maglie troppo larghe, è soggetto da tempo ad una estenuante revisione.
In tal senso si riporta l’art. 31 del D.Lgs n. 112/98, che recita:
“31. Conferimento di funzioni agli enti locali
1. Sono attribuite agli enti locali, in conformità a quanto disposto dalle norme sul principio di adeguatezza, le funzioni amministrative in materia di controllo sul risparmio energetico e l'uso razionale dell'energia e le altre funzioni che siano previste dalla legislazione regionale.
2. Sono attribuite in particolare alle province, nell'ambito delle linee di indirizzo e di coordinamento previste dai piani energetici regionali, le seguenti funzioni:
a) la redazione e l'adozione dei programmi di intervento per la promozione delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico;
b) l'autorizzazione alla installazione ed all'esercizio degli impianti di produzione di energia”.
Scaturisce da qui la proposta, da perseguire con fermezza, di riprendere ed aggiornare con urgenza, alla luce del PEAR approvato e del suo aggiornamento, il “Programma di intervento per la promozione delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico”, approvato con Deliberazione di Consiglio Provinciale di Lecce n. 36 del 23.04.2004. Detto Programma potrà raccogliere e aggiornare le stime sulla potenza fotovoltaica potenzialmente installabile sulle coperture esistenti (residenziali, industriali, commerciali, del terziario ecc.), in grado secondo qualificati dati preliminari di coprire ampiamente il fabbisogno elettrico dell’intera Provincia senza intaccare nuovo suolo agricolo.
Anche i Comuni con una popolazione superiore a 50.000 abitanti (come Lecce) sono obbligati a approvare un Piano Energetico Comunale, da integrare nel Piano Regolatore Generale (art. 5 Legge n. 10/91).
Gli strumenti indicati sono fondamentali per dare indicazioni di dettaglio degli interventi insediativi, tuttora vaghe e limitate per esclusione dalle “aree non idonee” nel quadro normativo attuale, ma che lasciano piena discrezione al proponente di individuare il sito di installazione.
Una corretta pianificazione saprà inoltre indicare le potenzialità degli impianti da collocare sulle coperture di edifici esistenti, potenzialità questa sistematicamente trascurata e sottovalutata.
Il completamento di un corretto quadro di pianificazione energetica locale (regionale, provinciale e comunale) rappresenta un significativo indice della volontà politica di contrastare il fenomeno in atto, piuttosto che limitarsi a generici proclami di facciata, o affidarsi alle pastoie del procedimento amministrativo, o nella migliore delle ipotesi a “regolamenti” locali, armi spuntate rispetto alle sovraordinate norme nazionali.
Un nuovo quadro di programmazione non può tuttavia prescindere dalla considerazione della taglia, della finalità, delle modalità installative, dell’impianto proposto. In tal senso occorre distinguere, ad esempio, i grandi impianti in pura cessione alla rete, con fini marcatamente speculativi, dalle piccole installazioni al servizio di utenze locali, su coperture esistenti, il cui iter procedurale dovrebbe essere al contrario agevolato e snellito.
È necessario uscire dalla logica della produzione di energia elettrica come merce soggetta alle sole leggi del libero mercato: l’energia elettrica è da considerare un “bene comune” alla stessa stregua dell’acqua e dell’aria, da produrre non per intenti speculativi, ma per soddisfare ben precise esigenze di copertura dei consumi.
Sono necessari atti d’indirizzo, norme e incentivi a livello nazionale e locale per passare con decisione ad un nuovo modello energetico decentrato, con impianti di piccole-medie dimensioni ubicati su coperture esistenti o in zone residuali, collegati in rete, con l’obiettivo dell’autonomia energetica delle comunità locali, svincolate così da monopòli e caste energetiche.
Occorre poi ricordare che le fonti energetiche più pulite e convenienti restano il risparmio, l’efficienza e l’uso appropriato dell’energia.
Lecce, 24 novembre 2020
RETE AMBIENTE E SALUTE SALENTO
apr292010
La Cgil contro l’impianto fotovoltaico - ANTONIO LIGUORI
• G A L AT I N A .
“Bisogna evitare che il nostro territorio diventi unalanda sterminata di specchi di silicio”.
Dissenso alla realizzazione dell’impianto fotovoltaico in località Roncella, fra Galatina e Noha, dallaMacroarea Cgil di Galatina, Maglie e Nardò. Il responsabile territoriale Nicola De Prezzo invita il sindaco Giancarlo Coluccia a verificare “i tempi e leprocedure esperite dal Comune nella valutazione del progetto.
La costruzione diun impianto fotovoltaico in località Roncella - prosegue De Prezzo - suscitaperplessità sia per le modalità che per i tempi, a pochi giorni dal voto per ilrinnovo del consiglio comunale. Vengono al pettine i nodi della lunga gestionecommissariale e il mancato controllo democratico. Il progetto della Società Fotowatio Italia Galatina srl, che a pieno regime avrà una potenza di circa 10megawatt, dovrà sorgere in un territorio a vocazione agricola, e si aggiunge ad altri già realizzati nell’agro galatinese.
La Cgil – prosegue De Prezzo chiede alla giunta regionale e alla Provincia, i cui presidenti in campagna elettorale si sono espressi contro la realizzazione di impianti di energiaalternativa fuori da qualsiasi strategia e per la salvaguardia dell’ambiente,di intervenire bloccando i lavori e predisporre un progetto territoriale programmato per impianti di questa portata. Il neo sindaco Coluccia ha l’obbligo, essendo espressione dei cittadini nohani, di verificare i tempi e le procedure, di invitare la Fotowatio a soprassedere in attesa che il consiglio comunale riesamini la vicenda, riveda i progetti già presentati e in via diautorizzazione, approvi le linee generali di indirizzo per l’installazione diimpianti di energia rinnovabile che la scadenza anticipata impedì al vecchio Consiglio di deliberare”.
FONTE: Gazzetta del mezzogiorno, 29 Aprile 2010
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GALATINA UNA DETERMINA DEL SERVIZIO ENERGIA SBLOCCA L’ITER PER LAREALIZZAZIONE
• G A L AT I N A .
Via libera della Regione alla realizzazione di unimpianto di produzione di energia elettrica fotovoltaica in contrada «Roncella».
L’autorizzazione, che sblocca definitivamente l’iter per la realizzazionedi una struttura produttiva che avrà una potenza pari a 9,69 megawatt, è giuntonei giorni scorsi con la pubblicazione nel bollettino ufficiale della RegionePuglia di una determinazione del dirigente del servizio di Energia, Reti edInfrastrutture materiali per lo sviluppo. L’impianto, denominato “Ganascia 1” sarà realizzato nel territoriocomunale, dalla Società Fotowatio Italia Galatina srl e sarà attuato in unaampia area un tempo a destinazione agricola che si trova nella periferiacittadina. La struttura, che fin dalla presentazione del progetto a Palazzo Orsini èstata accompagnata da numerose polemiche e da molte perplessità espressesoprattutto da associazioni ambientaliste, ha ottenuto lo scorso marzo l’autorizzazione unica da parte della Regione Puglia dopo un lungo iter che hacoinvolto non solo il Comune di Galatina ma anche numerosi altri entiinteressati. Le maggiori critiche vennero espresse non solo sull’entità del progettoma anche sull’individuazione dell’area per tale realizzazione. La prima conferenza dei servizi venne convocata lo scorso ottobre ottenendoil pa rere favorevole dei ministeri competenti, della Regione Puglia, dell’Autorità di bacino della Puglia, dell’Agenzia regionale per la prevenzione e laprotezione dell’ambiente, che condizionò il suo via libera ad alcune procedurelegate alla salvaguardia del territorio, dalla Provincia di Lecce, dal Comunedi Galatina, dalla Asl e da altre autorità territoriali interessate all’impattodi tale progetto. In precedenza la stessa Fotowatio srl aveva rinunciato ad una analogarichiesta di autorizzazione unica per la costruzione ed esercizio di unimpianto denominato “Ganascia 2” della potenza di 4,68 megawatt. Lo scorso 18 febbraio, è stato sottoscritto l’atto di im pegno e laconvenzione che in pratica sblocca l’iter amministrativo dando il via liberaalla realizzazione dell’impianto. L’accordo è stato siglato dalla RegionePuglia, la società Fotowatio Italia Galatina srl ed il Comune di Galatina. L’autorizzazione unica costituisce autorizzazione alla costruzione ed all’esercizio dell’impianto in conformità al progetto approvato.
FONTE: Gazzetta del Mezzogiorno, 27 Aprile 2010
Michele Stursi
ott212017
Due colori, il bianco e il verde, per una maglia che lega la storia della Showy Boys alla Città. Festeggia i 50 anni dalla nascita la storica società di Galatina e in occasione di questo prestigioso traguardo presenta la divisa da gioco della prima squadra partecipante al campionato nazionale di 1° livello serie C.
Una maglia che unisce modernità e tradizione per ottenere un prodotto “speciale” perché pensato e realizzato ad hoc (cucito a mano) per un evento importante come l’anniversario del club.
Fondo verde e angolo e manica sinistra di colore bianco su cui spicca il logo, di colore oro, dei 50 anni e il marchio sociale. Divisa con girocollo a U bianco e bordo maniche in colore a contrasto. Colore verde in dissolvenza nella parte inferiore dove è rappresentata la civetta, simbolo della città di Galatina.
Sul fronte e sul retro della maglia sono raffigurati i marchi, a colori, dei partner ufficiali: Maniva, Incoho, Tecmed, Fidelpol, Ottica e optometria Greco, Galtieri, Officina Gaballo, Pasian, Serafini Auto, Maio, Sace.
I pantaloncini di colore verde in dissolvenza presentano il marchio sociale sul fronte e il logo del media partner Radio Orizzonti Activity. Sul retro è riprodotto il simbolo della civetta, che richiama quella della maglia da gioco, e l'indirizzo del sito internet showyboys.com punto di riferimento per tifosi e appassionati di volley. Infine, i calzettoni sono bianchi con una banda superiore di colore verde.
Un prodotto innovativo perché realizzato in tessuto ultraleggero (140 g/m2), lucido overlight, dry-fit per garantire libertà di movimento e senza rinunciare ad elasticità e resistenza. La nuova divisa, realizzata con materiale traspirante e cuciture flatlock per un maggiore comfort, è un prodotto Giemme Sport, interamente cucito “a mano” ed è ciò che lo rende ancora più esclusivo ed originale.
www.showyboys.com
mar142013
Dopo il successo delle prime due tappe del contenitore culturale “Donna è…”, ideato e realizzato dal Salotto Culturale Galatina letterata, rispettivamente la mostra d’arte collettiva “Segni di donne” (visitabile sino al 18 marzo presso il Museo civico P. Cavoti) e “Passioni” (personale d’arte di Paola Scialpi “Tango”, mostra d’artigianato femminile e performance di Tango argentino e Flamenco, visitabile presso Palazzo Baldi sino al 24 marzo), avrà luogo sabato 16 marzo, alle ore 18.00, presso il Museo civico P. Cavoti (ingresso principale in via Cafaro e/o P.zza Alighieri, n. 51), il convegno sulla violenza sulle donne e femminicidio “Libere”, con il patrocinio della Provincia di Lecce e del Comune di Galatina.
Già cinquantaquattro donne uccise da un uomo dall’inizio dell’anno ad oggi, il loro maggior crimine: essere donna. Il dato è di un triste primato per l’Italia. I dati statistici dicono che dal 70% all’87% delle donne ha subito una violenza. Una donna su tre tra i 16 e i 70 anni è stata vittima nella sua vita dell'aggressività di un uomo. Sei milioni 743 mila quelle che hanno subito violenza fisica e sessuale, secondo gli ultimi dati Istat. Nella quasi totalità dei casi le violenze non sono denunciate: È consistente la quota di donne che non parla con nessuno delle violenze subite. Numerose organizzazioni di istituzioni e privati cittadini si muovono per manifestare il loro sdegno per questo allarmante fenomeno, purtroppo, in forte crescita.
“Libere” permetterà di affrontare questo tema e approfondirne le dinamiche, poiché il nostro sud non è certamente esente da questo brutale fenomeno.
Interverranno: l’Ass. alla Cultura e polo biblio-museale e Politiche Sociali Prof.ssa Daniela Vantaggiato e l’Ass. alla Provincia alle Politiche Sociali – Pari Opportunità Dott.ssa Filomena D’Antini Solero.
Relatori: Dott.ssa Maria Cristina rizzo, Procuratore Capo della Repubblica presso il Tribunale per i Minori di Lecce, con una relazione dal titolo “Violenza sulle donne: quale prevenzione, quali sanzioni.”, Dott.ssa Maria Luisa Toto, presidente dell'Associazione Donne Insieme - Centro Antiviolenza "Renata Fonte" di Lecce, con la relazione “Violenza contro le donne. Usciamo dal silenzio”, Dott. Roberto Fonte, giornalista e fondatore dell’Osservatorio sulle donne vittime di violenza e abusi, con la relazione “Discriminazione e violenze. Come cambiano i diritti umani delle donne in Italia e nel mondo”. Modera: Dott. Antonio Liguori, giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno.
In occasione del convegno, sarà allestita una selezione di scarpe rosse, facenti parte del progetto d’arte pubblica “Zapatos rojos” dell’artista messicana Elina Chauvet, istallato a Lecce in occasione della sua terza tappa italiana. Il progetto, nato nel 2009 per dire basta alla violenza alle donne e partito da Ciudad Juárez, è composto da centinaia di paia di scarpe rosse, evocando una marcia silenziosa di donne uccise o rapite. La tappa leccese, curata dalla Prof.ssa Francesca Guerisoli ha avuto luogo lo scorso 3 febbraio in P.zza Duomo ed è stata organizzata dalle Prof.sse dell’Università del Salento Alessandra Beccarisi, Maria Cristina Fornari e Anna Maria Cherubini. Lecce è stata la terza città europea a esporre il progetto della Chauvet, dopo Milano e Genova. Torino, dove ha avuto luogo lo scorso 8 marzo, “Giornata internazionale della donna”, è la quarta.
In apertura del convegno l’attrice della Compagnia Theatrum Alessandra De Paolis reciterà il racconto breve, scritto per il contenitore culturale, “Da donna a donna” della scrittrice Daniela Bardoscia, con accompagnamento al piano di Alessandra Congedo, direttrice dell’Ass. Arte MusicAle.
dic102017
Si conclude martedì 12 dicembre, nel restaurato Teatro Cavallino Bianco a partire dalle 18.00 sino alle 21.00, la rassegna “fil rouge” ideata, curata ed organizzata dal Centro Antiviolenza “Malala Yousafzai” dell’Ambito Territoriale del Comune di Galatina. L’ evento Formativo Multidisciplinare dal titolo “Prevenzione Legalità Certezza della Pena - Dialogo con le Istituzioni” si svolgerà con le modalità di un “dialogo” con Istituzioni, Servizi territoriali, Istituti scolastici e Forze dell’ordine, sulle tematiche della violenza di genere, violenza assistita e in particolare sulle modalità in cui giovani (minori) e donne possono rapportarsi con Esse e riferire eventuali situazioni di rischio, di cui sono vittime o delle quali sono a conoscenza, nonché i mezzi di tutela accordati dalla legge. Prevenzione, Ascolto, Valutazione del rischio, Denuncia, Effettività della Tutela, sarà questo il lungo filo rosso che attraverserà tutto il dibattito, e che sarà rappresentato anche con il sostegno degli studenti delle classi IV° degli Istituti superiori di Galatina che, guidati dal regista Fausto Romano, porteranno in scena una performance che conclude anche il progetto di sensibilizzazione avviato con loro in classe. A prendere parte all'evento sarà anche una donna vittima di violenza, che porterà la sua testimonianza forte e coraggiosa.
L'evento è accreditato dall’Ordine degli Avvocati di Lecce e dall’Ordine degli Assistenti Sociali di Puglia.
La Coordinatrice del CAV Malala
ATS Galatina
Dott.ssa Paola Gabrieli
mag162023
Il 14 maggio 2023 è uscito il primo brano del nuovo progetto musicale del giovane cantautore Galatinese Pietro Antonaci, disponibile sul canale Telegram "OutVerse - Pietro Antonaci";
Intitolata "Come Quando Ero Bambino" e realizzata tra ottobre ed aprile 2023, è l'inizio di un nuovo progetto artistico-musicale che vedrà l'uscita, entro il 2025, di tre canzoni che trattano rispettivamente: l'infanzia di un bambino (la fase in cui impara le prime forme di azione e reazione rispetto ad un mondo circostante totalmente nuovo), il distacco dall'identità dei propri genitori...cioè la prima vera autorità con cui quel bambino impara a relazionarsi nel rispetto di entrambi e infine l'anima (nella terza canzone prevista per fine 2024) che tratterà il tema dell'anima appunto intesa come un equilibrio risultante dal dialogo tra cuore, mente e spirito.
Il progetto è caratterizzato da un tipo di promozione alternativa, basata unicamente su un tipo di condivisione tramite canale Telegram, passaggi in radio locali e concerti live.
Video e musica si completano nella volontà di raccontare un po' quello che personalmente l'artista ha vissuto e sentito da piccolo, rappresentando attraverso la figura della televisione presente nelle scene, la psiche di quel bambino.
La TV è come se scalciasse, se cercasse di ribellarsi, tanto è che ad un certo punto incomincia anche a fumare per la rabbia di quello che metaforicamente ha visto.
È a quel punto che il protagonista (Pietro) decide di guardare letteralmente dentro la 'televisione' per vedere cos'è che non andasse e si ritrova quindi a rivivere quei momenti passati;
dalle prime recite della scuola materna, al primo concerto a cui ha assistito che ha fatto nascere l'amore per la composizione, fino poi a ricollegarsi con il Pietro bambino grazie al colpo in testa di un pallone da basket da cui viene colpito verso la fine del videoclip.
Il video, tra effetti speciali e musica rock, si conclude con lui che, tenendo per mano un bambino di luce, si accinge ad entrare in una nuova realtà che verrà spiegata nel prossimo videoclip.
Musica e testo di Pietro Antonaci, un ringraziamento a Marco Parisi per l'aiuto riprese e ad Arena Records di Bologna (lo studio in cui è stata registrata la musica).
Al canale Telegram OutVerse - Pietro Antonaci si può accedere attraverso questo link: https://t.me/OutVerse_Pietro_Antonaci
Biografia:
Pietro Antonaci (Galatina, 6 settembre 2000) è un artista AudioVisuale, Pittore e Compositore. Fin da piccolo è affascinato dai due luminosi e creativi mondi della Musica e della Pittura; polistrumentista e cantautore, comincia a 15 anni a comporre musica ed a scrivere canzoni. Una sua canzone, scritta a 16 anni, (“Non ti ho realmente mai amato”) diviene colonna sonora di un cortometraggio (“L’esecuzione”) premiato al festival internazionale “Tulipani di seta nera” di RaiCinema, nel 2020.
Per quanto riguarda gli studi, dopo le Medie, si iscrive al Liceo Scientifico “A. Vallone” di Galatina che frequenta, con profitto, fino al quarto anno, quando decide di cambiare radicalmente il proprio indirizzo formativo scolastico, passando al quinto anno di Liceo Artistico; qui consegue la Maturità. È in questo convulso periodo di cambiamento che, tra l’altro, coincide con il dramma del 2020, che Pietro riscopre il suo amore per la Pittura, perduto dopo l’infanzia; da esso trae forza, coraggio e fiducia. Dipinge, nel periodo di chiusura del lockdown, una tela imponente (“Cesto di frutta e verdura” dim.: m. 2,20, x 1,20) oggi, permanentemente, esposta nel Liceo Artistico “P. Colonna” di Galatina, da lui frequentato.
Nel Ottobre dello stesso anno (2020) inizia a frequentare il corso di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce, ma ben presto, si rende conto di voler cambiare ambito e di seguire il corso di Nuove Tecnologie Dell'Arte più improntato sull'audio e Arte Digitale.
L'obiettivo di studio è l’ampliamento delle sinergie e della conciliazione tra Musica ed Arte Visuale, anche attraverso l’uso di software e strumenti per la realizzazione di progetti multimediali che uniscano, musica, pittura e realtà virtuale.
Pietro Antonaci
giu132018
A grandi falcate siamo giunti quasi agli sgoccioli di questa interessante ricerca condotta con il solito attaccamento a Noha e alla sua chiesa da parte di p. Francesco D’Acquarica. La storie del vescovo Ursi, poi cardinale di Napoli, e dell’arciprete don Paolo Tundo sono avvenimenti, si può dire, dell’altro giorno.
La redazione
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CORRADO URSI (1908 – 2003)
Vescovo di Nardò dal 31 luglio 1951 al 30 novembre 1961
Motto: Grana multa una hostia (Molto grano per una sola ostia)
Dal 1951 al 1961 i Pontefici furono:
Pio XII, Papa dal 1939 al 1958
S. Giovanni XXIII, Papa dal 1958 al 1963
Arcipreti di Noha
Don Paolo Tundo (1888-1962), parroco dal 1934 al 1962
Corrado Ursi nacque ad Andria, provincia di Bari, da Riccardo e da Apollonia Sterlicchio il 26 luglio 1908. Il 25 luglio 1931 fu ordinato sacerdote e svolse il suo ministero nel seminario regionale di Molfetta, prima come vice rettore, poi come rettore. Da Pio XII (1876-1958) Papa dal 1939 al 1958, fu nominato prelato domestico e, resasi vacante la diocesi di Nardò, Vescovo della stessa il 31 luglio 1951. Il 21 ottobre 1951 prese possesso della diocesi ed il 28 fece l’ingresso e per la circostanza fu pubblicato un numero unico.
Ben presto si adoperò per creare nuove parrocchie ed elevare le vicarie curate in parrocchie autonome.
Alla fine del 1953 fu nominato amministratore apostolico di Gallipoli, che resse sino al luglio 1954. Dal 7 al 9 giugno 1954 celebrò il sinodo diocesano, le cui costituzioni furono date alle stampe con il titolo: Costituzioni sinodali della Diocesi di Nardò promulgate da Mons. Corrado Ursi Vescovo.
Nel 1955, dall’otto al 15 maggio, ricorrendo il VII centenario del miracolo del Crocifisso Nero di Nardò, celebrò il secondo congresso eucaristico diocesano.
L’otto maggio 1955 si aprì il congresso con il solenne ricevimento del taumaturgo simulacro del Crocifisso Nero, che alcuni mesi prima era stato portato a Roma per essere sottoposto a particolari trattamenti chimici, per impedire l’opera corrosiva dei tarli. A chiusura del congresso il cardinale Marcello Mimmi, Arcivescovo di Napoli, celebrò un solenne pontificale in cattedrale.
Il 25 luglio 1956, ricorrendo il 25° del suo sacerdozio, Corrado Ursi inaugurò la Casa Tabor, sorta nella contrada la Cenate vescovile, per ritiri spirituali al clero e ai fedeli. L’ 8 settembre 1956 elevò a santuario mariano la chiesa della Vergine delle Grazie di Galatone. Il 6 novembre 1956 intraprese la visita pastorale, che si protrasse per due anni, i cui atti si conservano in archivio.
Nel grande comprensorio dell’Arneo, appartenente a Nardò, vaste zone di terreno erano state espropriate ai latifondisti dall’Ente di riforma fondiaria di Puglia e Lucania. Esse furono assegnate in proprietà a numerose famiglie di contadini e si sentì ben presto il bisogno della presenza del sacerdote, per quei fedeli, che iniziando una nuova vita potessero nutrire i loro sentimenti religiosi e morali. Ursi vi provvide istituendo due nuove parrocchie .
L’antico seminario era ormai divenuto inadatto alla vita e alle esigenze moderne, per questo egli iniziò la costruzione di un nuovo edificio, in contrada Cappuccini, con la posa della prima pietra avvenuta il 31 maggio 1960. Non vide però il compimento dell’opera, perchè il 30 novembre 1961 fu trasferito alla sede arcivescovile di Acerenza, in provincia di Potenza.
Il 9 dicembre 1961 fu nominato amministratore apostolico di Nardò, che lasciò definitivamente il 27 maggio 1962. Il 23 maggio 1966 fu promosso Arcivescovo di Napoli ed il 26 giugno 1967 Cardinale, dell’Ordine dei Preti, col titolo di S. Callisto.
Relazione con la chiesa di Noha
Non c’è dubbio che l’arciprete di Noha partecipò al Sinodo diocesano del 1954 e accolse con zelo il Pastore della diocesi in occasione della visita pastorale del 1956. Ma Ursi fu grande amico dell’arciprete don Paolo Tundo e perciò lo troviamo sovente a Noha.
Senza scomodare troppo gli archivi ma semplicemente da alcune foto d’epoca lo troviamo:
* Alla fine degli anni cinquanta del secolo scorso per la benedizione della campana piccola della chiesa di San Michele.
* Nel 1960 una foto lo ritrae all’altare maggiore mentre benedice solennemente il popolo di Noha radunato per la festa della Madonna delle Cuddhure.
* Il 29 settembre 1955 è a Noha per l’inaugurazione della scuola materna, tenacemente voluta da don Paolo, come ho cercato di spiegare più sopra. Corrado Ursi presenziò all’evento con la sua benedizione. Fu una grande festa popolare con la partecipazione del popolo, delle autorità civili e provinciali, fu presente perfino il Prefetto di Lecce, oltre naturalmente alle suore e le autorità religiose.
* Ancora il 29 settembre 1957 alla presenza del Vescovo Ursi le Suore Discepole di Gesù Eucaristico presero ufficialmente possesso e cura della scuola mater- na.
* E fu Corrado Ursi che, due mesi prima di lasciare la diocesi di Nardò, ottenne per don Paolo il titolo di Cameriere d’onore di sua Santità. Fu così che il 29 settembre 1961 il Vescovo fu presente per conferire ufficialmente a don Paolo il titolo di Monsignore. Si trattava di un’onorificenza, un’attestazione di stima per tutto quello che Don Paolo aveva fatto per l’ Azione Cattolica, per lo spirito di ubbidienza e sottomissione sempre dimostrati, ma soprattutto per la fondazione dell’Asilo di Noha.
Le cronache del tempo riferiscono di una bella cerimonia solenne, iniziata con una processione di ecclesiastici quel 29 settembre 1961. Il corteo partiva dall’antica cappella ottagonale della Madonna delle Grazie, che sorgeva accanto alla chiesa Madre, dove Don Paolo vestì per la prima volta la mozzetta, la veste e la fascia damascata paonazza di Monsignore, segni della sua nuova dignità. Il solenne corteo giunse poi nella chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo, gremita di fedeli ed autorità, dove Mons. Paolo Tundo, con le nuove insegne, fece il suo ingresso commovente.
Per l’occasione don Paolo fece stampare una immaginetta con la seguente didascalia:
A ricordo della mia investitura a Cameriere d’Onore di S. Santità
domando una preghiera.
Mons. Paolo Tundo - Noha 29 settembre 1961.
Anch’io ebbi l’onore di avere l’attenzione di Mons. Corrado Ursi.
Il 18 Marzo 1961 a Torino avevo ricevuto il sacramento dell'Ordine Sacro. A Pasqua ritornai a Noha e il 3 aprile 1961, lunedì di Pasqua, festa della Madonna delle "Cuddhrure" celebrai la prima Messa Solenne. Mons. Corrado Ursi mi onorò di una sua foto con la dedica seguente:
Benedico il Rev.do P. Francesco D’Acquarica auspicando
per la perennità del suo servizio
e per la sua divorante e inestinguibile fiaccola missionaria.
Pasqua 1961. + Corrado Ursi Vescovo di Nardò.
Quel 3 APRILE 1961 per me fu una giornata memorabile. Don Paolo, ormai vecchio, venne a casa mia in Via Aradeo, in corteo con tutta la gente e la banda musicale e gli altri Sacerdoti, a darmi il suo abbraccio ora fraterno. Fu il primo e anche l'ultimo da Sacerdote. Poco più d'un anno dopo infatti lasciava questa terra per andare a ricevere il premio di tutte le sue fatiche pastorali.
Per la mia prima Messa Solenne a Noha ricordo la chiesa di San Michele gremita all'inverosimile. L'entrare in chiesa con tutta quella gente che mi accompagnava con il canto, che partecipava con grande gioia alla mia prima Messa, mi emozionava: era la chiesa dove ero stato battezzato, cresimato, dove per tanti anni avevo servito all'altare come chierichetto, dove avevo imparato ad amare le cose di Dio. Adesso ero là per celebrare la mia prima Messa, assistito da don Paolo, don Gerardo rizzo e don Donato Mellone: giornata memorabile.
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P. Francesco D’Acquarica
apr272015
Aveva ragione il mio compianto amico, il prof. mons. Antonio Antonaci, quando mi diceva: “Chi scrive e pubblica, in un certo qual modo rischia di diventare come certe donne di strada: non sa mai in che mani potrebbe andare a finire”. Le peggiori sono quelle di coloro che sentono su di sé tutto il peso di una scuola fatta male. E non perdono occasione di dimostrarlo senza ritegno.
Fra questi s’annoverano quelli che non solo non sanno scrivere, ma soprattutto non sanno leggere: e chiosano di conseguenza, con le solite elucubrazioni oltretutto sgrammaticate e insolenti.
Ora, nessuno, a meno che non sia paranoico, può pretendere che gli altri leggano tutto quello che scrive, ma almeno può sperare che non gli facciano dire il contrario.
Per quanto ovvio, non è mai il caso di prendersela, nell’un caso o nell’altro; né di ribattere o confutare o litigare oltremodo regredendo al livello del marciapiede. Ci mancherebbe altro. Del resto, come diceva Oscar Wilde, mai discutere con un idiota, ti trascina al suo stesso piano e ti batte con l’esperienza (e poi, detto tra noi, la gente potrebbe non notare la differenza).
Si sa che in Matematica più per più fa più, più per meno fa meno, meno per più è meno, e meno per meno è più. Sono nozioni basilari, diciamo da seconda media (chi l’avesse scordato è pregato di andarsi a rileggere i libri di testo dopo preventiva opportuna spolverata; chi, invece, non ne avesse punto voglia e non sapesse nemmeno di cosa si stia discettando può terminare qui la lettura di questo pezzo e darsi, come suole, alle chat di fb).
Orbene, trasponendo questi concetti elementari di logica ed epistemologia nel campo degli eventuali insulti e/o dei complimenti che ad ognuno di noi può capitare di ricevere, applicando il criterio razional-matematico di cui sopra, ed utilizzando mutatis mutandis le medesime categorie semiotiche impiegate da Umberto Eco in un suo memorabile articolo pubblicato nel 1997 su “L’Espresso” (cfr. U. Eco, Come prepararsi serenamente alla morte, in “La bustina di Minerva”, L’Espresso, 12 giugno 1997), sicuri di non scandalizzare nessuno se non il solito perbenista di facciata, diciamo che potremmo trovarci di fronte ai seguenti quattro casi o combinazioni:
a) se una persona in gamba, degna di stima, colta (concetti a valenza positiva) ti rivolge dei complimenti (segno positivo) non puoi che esserne contento (più per più infatti fa più);
b) se la stessa valorosa persona (segno più) invia al tuo indirizzo degli improperi, degli insulti, dei giudizi poco lusinghieri (segno negativo) c’è di che preoccuparsi (più per meno dà un risultato negativo);
c) se un coglione (accezione ovviamente negativa) ti adula, ti ammira, ti loda (segno positivo), parimenti c’è poco di che rimaner compiaciuti (in quanto meno per più è ovviamente meno);
d) infine, se un coglione (segno meno) ti biasima, ti denigra, ti disprezza e addirittura prova a diffamarti (sempre segno meno), il poveretto - a digiuno delle suddette elementari classi della Filosofia pura anzi applicata (e cioè che meno per meno fa più: vale a dire che due negazioni affermano) – non sa di averti in un sol colpo rivolto un grande complimento, appuntato al petto una medaglia al valore e concesso un attestato di benemerenza.
Dunque, sì, bisogna tenere in debita considerazione che cosa si afferma, si giudica, si dice, si considera, ma anche da chi proviene l’affermazione, il giudizio, l’espressione, la considerazione o l’epiteto.
Questo è quanto. Ora, signora mia, vuoi vedere che il coglione di turno mi darà, appunto, del coglione?
Antonio Mellone
ago062020
AVVISO PUBBLICO RIVOLTO ALLE FAMIGLIE CON FIGLI IN ETA’ COMPRESA TRA i 3 e i 14 anni PER LA FREQUENZA DI CENTRI ESTIVI (D.D. n. 1104 del 21/07/2020)
Si comunica che sono ancora disponibili dei posti presso le strutture convenzionate con il Comune di Galatina per la frequenza di Centri estivi.
Le famiglie interessate possono presentare domanda mediante la compilazione e sottoscrizione del modulo allegato, unendo copia del documento di identità in corso di validità ed inviando la documentazione a mezzo PEC all’indirizzo:protocollo@cert.comune.galatina.le.it.
Le domande saranno ammesse convalutazione a sportello, tenendo conto della data di arrivo, fino ad esaurimento dei fondi disponibili.
L’ammissione sarà tempestivamente comunicata.
Per ulteriori informazioni rivolgersi ai numeri 0836/561550-528295
Ufficio Stampa Marcello Amante
mag052017
Proseguono gli appuntamenti dell’ambito della rassegna di eventi nel Centro Storico “GalatinArte” in programma nel periodo dal 16 aprile al 29 giugno.
La rassegna – promossa dal Comune di Galatina, sostenuta dalla Regione Puglia, dal Teatro Pubblico Pugliese e da Puglia Sounds – ospiterà nelle piazze e nei cortili dei palazzi storici concerti, laboratori, spettacoli teatrali, esposizioni, letture e presentazioni di libri, percorsi turistici e altre attività che coinvolgeranno gli istituti scolastici, le associazioni e gli artisti locali, insieme a gruppi musicali e compagnie provenienti da tutta la Regione
Domenica 7 maggio appuntamento con i laboratori per bambini, scienza e poesia.
ATRIO PALAZZO GORGONI
ore 11.00 - Laboratori per bambini coordinati da Io al centro de “la Fabbrica dei Gesti”.
Secondo appuntamento della serie di incontri/laboratori di “IO AL CENTRO”, un progetto de La Fabbrica dei Gesti, dedicato ai bambini delle Scuole Primarie, organizzato in collaborazione con artisti e associazioni del territorio salentino, che lavorano a stretto contatto con i bambini e i ragazzi, nella realizzazione di progetti educativi, didattici, artistici con particolare attenzione all’inclusività e all’intercultura. Il secondo appuntamento prevede il Laboratorio di Piccolo Circo condotto da Robertino e Daniela rizzo. Il laboratorio coinvolgerà i bambini in una serie di esercizi di giocoleria e acrobatica che li introdurranno al meraviglioso mondo del circo, aiutandoli ad esplorare nuove possibilità di movimento e azione in un clima ludico e divertente.
PIAZZA GALLUCCIO
ore 11.00 - Attività Ludiche a cura dell’I.I.S.S. “Falcone e Borsellino”
PIAZZA CAVOTI
ore 19.00 - “Bolle di sapere” Itinerario tra gli errori della scienza e la magia dei linguaggi a cura del Liceo Scientifico e Linguistico Statale “A. Vallone”.
ATRIO PALAZZO GORGONI
ore 18.00 - “Poesie visive” - Poesie e musiche e grafica a cura dell’Istituto Tecnico Commerciale “M. Laporta”.
Rinviato a data da destinarsi il Concerto con Giampiero Perrone (sax e clarinetto) e Antonia Ancora (tastiera e voce) in calendario per sabato 6 maggio.
nov202020
L’Ambito Territoriale Sociale di Galatina, con Delibera del Coordinamento Istituzionale n.8 del 20/02/2020, ha approvato la Carta dei Servizi che contiene un’ampia panoramica dei servizi socio-sanitari offerti dai sei Comuni dell’ATS (Galatina, Aradeo, Cutrofiano, Neviano, Sogliano Cavour e Soleto) e dai partners istituzionali quali il Distretto socio-sanitario n.5 di Galatina e l’ASP Istituto Immacolata, così come previsti nel IV Piano Sociale di Zona adottato in ottemperanza a quanto prescritto dal Piano Regionale Politiche Sociali 2017 – 2020.
Si tratta di uno strumento chiave nella relazione tra Pubblica Amministrazione e cittadini fruitori dei servizi ed è, altresì, il mezzo attraverso il quale i Comuni dell'ATS Galatina presentano in maniera chiara e puntuale la propria organizzazione, la dislocazione territoriale, le modalità di accesso, senza dimenticare la mappa delle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali pubbliche e private.
La Carta dei Servizi è stata predisposta, sia in formato digitale disponibile sul sito istituzionale dell’ATS Galatina all’indirizzo www.ambitozonagalatina.it e sui siti dei Comuni, sia in formato cartaceo già presente presso tutti i front-office dei Comuni dell’Ambito. Al fine di garantire la massima diffusione di questo fondamentale strumento l’Ambito si sta attivando per realizzare una campagna di comunicazione su tutto il territorio attraverso la distribuzione capillare, presso ciascun territorio comunale, di tutto il materiale cartaceo relativo alla pubblicizzazione della Carta dei Servizi (locandine, brochure e Carta dei Servizi).
Grazie alla disponibilità dei tirocinanti che hanno sottoscritto un patto per l’inclusione sociale attiva con l’ATS di Galatina, nei prossimi giorni, tutto il materiale informativo verrà distribuito e affisso presso negozi, uffici pubblici, Istituti Scolastici, patronati, CAF, parrocchie, mensa sociale, medici di base, pediatri, farmacie e parafarmacie, partiti e movimenti politici, SPRAR, Associazioni ed enti del terzo settore.
La realizzazione della Carta dei Servizi, come afferma il Presidente del Coordinamento istituzionale dr. Antonio PALUMBO, è un processo circolare che muove dal territorio e dall’analisi dei bisogni sociali che questo esprime e torna al territorio con la garanzia degli impegni assunti; è allo stesso tempo uno strumento di tutela dei cittadini rispetto ai diritti di cittadinanza e un accordo di collaborazione tra questi e l'Ambito Territoriale Sociale, basato su principi chiari e condivisi.
La pubblicazione e soprattutto la divulgazione della Carta dei Servizi rappresenta un'importante opportunità della trasparenza amministrativa dell’ATS di Galatina, e nel contempo promuove in maniera forte il principio di “cittadinanza attiva” al quale si ispira.
Ambito Territoriale Sociale di Galatina
mag282018
In occasione della presentazione del libro di poesie “Alla Vita e per la Vita”, che si è tenuto la sera del 25 maggio, presso la sede del circolo Arci Levèra in via Bellini 24 a Noha, abbiamo avuto il piacere di vivere, tra parole e musica, un’ora di intensa emozione.
Per stare dalla parte della poesia, bisogna essere fuori moda, armarsi di coraggio, togliersi la maschera, mettere a nudo l’anima.
Oggi vanno più di moda i comparti, i centri commerciali, gli appalti, meglio se truccati, non la poesia.
La poesia non costa, ma non è nemmeno in vendita. E non è per tutti. La poesia è un miracolo della natura. Ma che ci facciamo con queste pagine bianche di sincerità: là fuori vige la scaltrezza, l’illegalità, la corruzione.
Devi chiudere gli occhi, la poesia invece apre il cuore.
Ma con il cuore non si seppelliscono rifiuti, non si incendiano campi, non si avvelena la terra.
La poesia e la musica invece incendiano il cuore.
La poesia è arte, è ricerca del dettaglio. E’ ciò che viene spesso tralasciato perché talmente piccolo che temiamo ci faccia perdere tempo.
Noi con il tempo facciamo a gara, e vorremmo stringerlo in un pugno, e a volte lo stringiamo così forte da ucciderlo, così uccidiamo noi stessi.
Invece la poesia allunga il tempo, colora la vita.
La poesia rende liberi, permette di superare le barriere, e di abbattere mura di cinta che sminuzzano gli orizzonti e arginano la bellezza.
La poesia pulisce le colonne di fumo, non produce rifiuti, non necessita di colate di cemento.
Senza la poesia ci perdiamo il meglio: l’incanto dei fiori, i prati, il cielo azzurro, il canto e il pianto.
Anche le parole semplici della poesia di Ada sono resistenza.
P.S.:
Ringraziamo la Pr.ssa Ada Palamà per questa opportunità di aiuto per la Vita, ringraziamo gli ospiti di Cuore e Mani aperte verso tutti, che hanno apportato a tutti noi la conoscenza del valore del loro volontariato, ringraziamo le lettrici Antonella Marrocco, Ausilia e Giulia Palamà, ringraziamo il Direttivo di Levèra per l’organizzazione dei locali, ringraziamo tutti gli ospiti, e infine Antonio Mellone, per aver legato magnificamente ogni respiro della serata.
Il direttivo di Fareambiente Laboratorio di Galatina - Noha
set302020
Si conclude dopo 3 mesi di attesa (per i ritardi a causa dell'emergenza Covid) l’iniziativa di solidarietà promossa tra le classi del Comprensivo.
Nel pomeriggio, una delegazione dell’I.C. Polo 2 di Galatina rappresentata dalla Dirigente Eleonora Longo, dalla sig.ra Anna Lucia Congedo, dalla sig.ra Amalia Napolitano e dal Presidente del Consiglio di Istituto Antonio Torretti ha consegnato un carrello per emergenza all’ospedale della nostra città, nelle mani della dott.ssa rizzo, responsabile del reparto di Radiologia.
Il carrello, acquistato grazie alle donazioni dei genitori degli alunni frequentanti le classi dell’Infanzia, Primaria e Secondaria, dei docenti, del personale, della Biblioteca si Giona e degli uffici di Presidenza del Polo 2, è stato “virtualmente” consegnato dai bambini, come segnale di solidarietà tangibile per aiutare nello svolgimento dell’attività il personale medico. Le classi hanno devoluto il fondo cassa delle classi per dare il proprio contributo all’esigenza dell’Ospedale.
mag012024
Non vorrei fare il solito guastafeste, ma francamente una delle ultime genialate intra moenia comunali, vale a dire l’n-esima telecamera grandangolare puntata questa volta sul puteale della Trozza di Noha, m’ha lasciato da un lato ammirato per il tempismo con il quale l’amministrazione verginale è intervenuta, e dall’altro perplesso (ma ormai non più di tanto) in merito alle soluzioni diciamo andanti a problemi un pelino più complessi.
Provo a spiegarmi meglio. Il 18 febbraio scorso pubblicavamo su queste pagine, con tanto di battutona sarcastica (“Open bar aperto”), le immagini della Trozza guarnita con alcuni rifiuti decisamente esiziali per un luogo così delicato, tipo bottiglie probabilmente di prosecco (quasi vuote), bicchieri di plastica usati, tovaglioli di carta imbevuti di non so cosa, e un’abbondante spolverata di mozziconi di sigaretta; il tutto con una concentrazione tale da fare invidia, si parva licet componere magnis e con rispetto parlando, a un’arena post-concerto dei Negramaro. Insomma i casi umani di turno (presenti a Noha come del resto a Milano o a New York), chissà da chi ispirati, avranno pensato ancora una volta di dare il meglio di sé nei paraggi di quel monumento, evidenziando in tal modo una calotta cranica decisamente sproporzionata, nel senso di esagerata, rispetto al suo microscopico (eventuale) contenuto.
Al comprensibile stracciamento delle vesti dei novelli Caifa, a distanza di poche ore è seguito uno svelto comunicato stampa da parte del consigliere comunale con delega alla frazione di Noha Pierluigi Mandorino, grazie al quale tutti venivamo rassicurati circa il pronto intervento da parte delle istituzioni volto non solo a ripristinare il cosiddetto decoro dei luoghi, ma anche, signore e signori, a installare la suddetta telecamera con vista. Il che invero è avvenuto nell’arco di non più di un paio di settimane dal proclama; sicché il 5 marzo 2024, senza tagli di nastro o discorsi commemorativi in memoria del defunto buon senso (ma giusto qualche post in favore di pollowers), avevamo già la nostra bella cinepresa con mirino orientato su Piazza XXIV Maggio, pronta a inviare immagini di buoni e cattivi al comando della Polizia Locale: la quale, endemicamente sotto organico, avrà incaricato il suo ultimo (superstite) vigile urbano in smart working a fissare un monitor manco fosse il VAR nella speranza di beccare con le mani nel sacco il balordo di corvée, e dunque spedire al suo indirizzo una bella lettera con busta e cartolina verdi.
Premesso che ho stima di Pierluigi, ragazzo garbato, serio e a modo, parla e scrive correttamente [nulla a che vedere con qualche suo tristemente famoso predecessore – parce sepulto - che stava alla politica, alla grammatica della lingua italiana e al diritto come Erode agli innocenti, ndr.], oltretutto sempre presente e disponibile all’ascolto, stavolta non son per niente d’accordo con lui in merito alla “risoluzione” del problema, e men che meno con i supporters in visibilio e con l’Istituto Luce di complemento (dico una fetta considerevole della stampa locale) regolarmente in sollucchero per qualunque forma di palliativo scambiato per terapia eziologica.
Di questo passo non ci sarà più un centimetro quadrato di Noha (ma anche Galatina, Collemeto e dintorni) al di fuori dei radar del controllo autoritario, sicché questi luoghi benedetti saranno declassati al rango di un Panopticon: vale a dire il carcere ideale progettato nel 1791 dal filosofo e giurista Jeremy Bentham, nel quale viene previsto un unico sorvegliante quale osservatore (opticon) di tutti (pan) i presenti nell’istituto penitenziario, e senza che questi ultimi se ne accorgano.
La comunità che si presenta come smart sta vieppiù assumendo le sembianze di una prigione glamour, con sbarre invisibili ma resistenti a qualsiasi evasione, mentre noi altri stiamo per essere retrocessi (o promossi) allo status di sorvegliati speciali, attori inconsapevoli di un nuovo Truman Show, personaggi di un videogioco, sudditi dei padroni della vigilanza, rane bollite alla Chomsky, cani pavloviani, individui obnubilati dal velo di Maya, popolo immerso fino al collo nella realtà distopica descritta da Orwell in “1984”, detenuti della caverna di Platone, infine cittadini sì, ma soltanto se dotati di card, pass (specialmente green) e giacché pure app-immuni. E il bello è che per assuefazione ci stiamo convincendo che questo regime dolcemente pervasivo e tanto omeopatico sia inevitabile, e perfino giusto. Ma un Argo Panoptes tecnologico tra i piedi rappresenta di fatto la mortificazione se non proprio il fallimento all’unisono di famiglia, istituzioni, partiti, scuola, parrocchia, informazione, comunità tutta, a favore di chi ci guadagna e specula.
A breve su questi schermi, fra videosorveglianza, controllo di impronte digitali, identità corporea, riconoscimento facciale, lettura del labiale, e soprattutto politically correct, non sarà più immaginabile formulare, e tanto meno proferire, il consueto chiaro, redentore e ben sillabato vaf-fan-cu-lo.
Antonio Mellone
lug082019
Al via la prima edizione della rassegna letteraria “Storie d’autore. Cutrofiano incontra”, tra gli appuntamenti più importanti dell’estate cutrofianese. La rassegna, il cui direttore artistico è lo scrittore Marcello Introna è stata organizzata da Fernando Alemanni e Marcella rizzo dell’associazione culturale Fermamente con il patrocinio del Comune di Cutrofiano. Si parte il 9 luglio con Marcello Veneziani e il suo “Nostalgia degli dei” che verrà presentato da Mario Carparelli con gli interventi di Marcella rizzo e Marcello Introna. Il 25 luglio è la volta di Franco Arminio i cui versi tratti da “ Resteranno i canti” saranno accompagnati dalle canzoni del cantautore salentino Mino de Santis. Il 9 agosto Michela Marzano presenterà il suo libro “Iddha” e il 21 agosto è la volta di “Pizzica Amara” di Gabriella Genisi che dialogherà con Marcella rizzo e Marcello Introna. Tutte le serate saranno introdotte da Fernando Alemanni e si svolgeranno in piazza Municipio dalle ore 20.30. L’idea del progetto nasce per promuovere il libro, la letteratura, la cultura in generale. Negli ultimi anni il Salento ha conosciuto il rapido diffondersi di iniziative collegate alla lettura e alla letteratura, eventi spesso dal rilevante impatto sociale ed economico, oltre che culturale, che hanno dimostrato la vitalità e l'attivismo di molti piccoli centri, soprattutto del basso Salento. Il direttore artistico Marcello Introna ha accolto con entusiasmo l’invito a dirigere il festival convinto che sono proprio i piccoli centri i più attivi nel promuovere il territorio attraverso la cultura; “è fondamentale”, afferma, “che queste iniziative siano supportate non solo dalle amministrazioni, ma anche da chi opera in questo settore che può mettere a disposizione della comunità le proprie risorse”.
Un viaggio quindi attraverso la letteratura e la cultura che vedrà Cutrofiano ospite e protagonista degli eventi in un’ottica di promozione del territorio, di tutte le sue bellezze artistiche, delle sue antiche tradizioni.
Marco Forte
apr032017
Gli atti amministrativi sono noiosi da leggere e le notizie, buone o cattive, si trovano dopo i vari “visto”, “considerato” e tutte le varie diciture che la burocrazia utilizza per i suoi documenti. Non fa eccezione l’aumento della tassa sui rifiuti, ma per noi cittadini parla chiaro la voce relativa al costo di conferimento in discarica che, per il 2017, è stata determinata in 135 euro a tonnellata più Iva. Ognuno di noi comprende perfettamente cosa significherà per la bolletta che andremo a pagare prossimamente: un aumento che potrebbe essere anche superiore al 25 per cento.
Corro una competizione elettorale come candidato sindaco e normalmente chi fa la mia parte mette in evidenza gli errori commessi da chi ha governato nella legislatura conclusa. Non è una logica che mi appartiene. La mia formazione professionale, ma anche etica, mi porta a guardare avanti. Sono abituato ad analizzare un problema e a trovare soluzioni per risolverlo, non a perdermi in chiacchiere. Questo faccio ogni giorno, in famiglia come in azienda, ma qui non si può semplicemente dire, vado avanti. Chi ha gestito per conto di noi cittadini deve dare conto dei disastri che ha combinato. Parlo dei disastri reali, non di quelli ipotizzati o immaginati per attaccare pretestuosamente l’avversario politico. Hanno un nome e cognome le responsabilità.
Le linee di indirizzo del nuovo Piano economico-finanziario della Tari 2017 spiegano le ragioni dell’aumento del costo di conferimento. Le vicende sono complesse e sono passate dalle aule di giustizia perché il gestore dell’impianto di Cdr di Cavallino ha chiesto l’adeguamento della tariffa a partire dal 2010. Cari cittadini e care cittadine, su questo argomento ha fatto pasticci la Regione, ma anche l’amministrazione Pd che ha governato per quasi cinque anni Galatina e non ha mostrato la dovuta attenzione e la necessaria lungimiranza. Ci sono state amministrazioni che, proprio in vista del contenzioso che il gestore dell’impianto di Cdr a Cavallino aveva aperto sul costo di conferimento, hanno gradualmente aumentato la tariffa per non ritrovarsi nella situazione in cui ora ci troviamo noi a Galatina, costretti a un aumento insopportabile della tassazione.
E non è mancato solo questo. La politica è stata incapace di governare i processi, per questo oggi il Comune invia a Equitalia la richiesta di riscossione di oltre un milione di euro di tributi non versati (anche se ritengo che dovrebbe esserci una maggiore trasparenza per capire a quali anni si riferiscono e se sono ancora esigibili). Non c’è stato il dovuto controllo e chi ha governato dovrebbe spiegare alla città perché gli è accaduto di “distrarsi”; non sono state fatte politiche per aprire gli ecocentri (quello realizzato alle spalle della Fiera e desolatamente chiuso); l’allora sindaco di Galatina era presidente dell’Aro 5 che poi è stato commissariato nel giugno 2015, per inerzia.
Credetemi, trovo tutto questo insopportabile. Noi, se governeremo la città, apriremo gli ecocentri e attueremo una politica sulla raccolta differenziata guardando anche all’incentivazione del riciclo che farebbe bene all’ambiente e potrebbe essere un’occasione di lavoro per chi ha buone idee in questo particolare settore. Ma ci preoccuperemo anche di chi non ha la possibilità economica per pagare la Tari costituendo un fondo sociale specifico. Non mi stancherò mai di dirlo: rimbocchiamoci le maniche.
Ufficio stampa del candidato sindaco Giampiero de Pascalis
giu182017
Si arricchisce l’offerta formativa del Polo Professionale di Galatina, con l’opportunità per gli studenti iscritti all’indirizzo “Servizi socio-sanitari” di conseguire un ulteriore titolo di studio, molto richiesto dal mercato del lavoro: la qualifica di “Operatore Socio-Sanitario” (O.S.S.).
All’importante traguardo si è arrivati grazie alla Delibera della Giunta Regionale n. 46 del 26.04.2016 e al successivo protocollo d’intesa siglato tra Regione Puglia – Assessorato al Lavoro, Formazione Professionale, Istruzione - e Ufficio Scolastico Regionale per la Puglia, al quale ha successivamente aderito l’Istituto Professionale “Falcone e Borsellino”. L’accordo sottoscritto avrà validità per un triennio, a decorrere dall’A.S. 2015/2016.
In base alle intese raggiunte, la scuola di Viale Don Bosco è riuscita a proporre un percorso formativo specificamente arricchito e volto ad assicurare, oltre al raggiungimento degli obiettivi curriculari propri dell’indirizzo “Servizi socio-sanitari”, anche l’acquisizione delle competenze professionali dell’O.S.S..
Il corso di formazione, avviato il 29 maggio 2017, è destinato esclusivamente agli studenti dell’I.I.S.S. “Falcone e Borsellino” dei corsi diurni e serali, che potranno frequentare, a partire dal 3° anno di studi, un percorso articolato in 180 ore di insegnamento teorico-pratico in sede e ben 450 ore di tirocinio, da svolgere presso strutture sanitarie, sociali e socio-assistenziali del territorio.
Il profilo professionale in uscita è quello di un operatore in grado di svolgere attività di cura e assistenza alle persone in condizioni di disagio o di non autosufficienza sul piano fisico e/o psichico, al fine di soddisfare i bisogni primari e favorire il benessere e l’autonomia, nonché una reale integrazione sociale.
In questo modo, l’Istituto galatinese intende migliorare le opportunità occupazionali dei propri diplomati, rispondendo al tempo stesso alle richieste sempre crescenti di operatori sociali in grado di lavorare, in modo professionale, nel settore della “cura alla persona”.
Per qualsiasi informazione, è possibile consultare il sito web www.professionalegalatina.it oppure chiamare la segreteria didattica della scuola al numero 0836/56.10.95.
mag142020
Nell’ottica della ricerca di soluzioni utili alla ripresa economica di attività commerciali che hanno particolarmente sofferto la chiusura per l’epidemia di COVID-19, la giunta comunale nella seduta odierna ha dato indirizzo agli Uffici Comunali competenti affinché pongano in essere ogni azione utile finalizzata a concedere gratuitamente l’utilizzo di aree pubbliche disponibili da destinarsi alle occupazioni con tavolini, sedie, dehors.
Inoltre è stata data indicazione di derogare, ove possibile, alle limitazioni di superficie occupabile per una superficie massima pari al 100% rispetto a quella già autorizzata. Tale percentuale potrà essere aumentata qualora risultasse inadeguata alle caratteristiche dell’attività interessata.
In ultimo è stato deciso di adottare, nel centro storico cittadino, specifiche limitazioni alla circolazione a tutela degli ampliamenti ed in funzione della possibilità di ampliamento degli spazi richiesti.
In settimana continuerà il confronto con le associazioni dei commercianti al fine di valutare le indicazioni del prossimo DPCM ed assumere altre iniziative utili al rilancio delle attività.
L’Assessore alle attività produttive
Nico Mauro
nov182023
Alla presenza del Presidente del Circolo Sig. Antonello De Pascalis e del nostro Dirigente Scolastico Prof. Andrea Valerini, siglato oggi 16 novembre importante accordo che formalizza la già consolidata collaborazione tra I.I.S.S. “Laporta/Falcone-Borsellino” e A.S.D. CIRCOLO TENNIS GALATINA.
La rete sociale che nasce dalla Convenzione consentirà agli studenti frequentanti le classi 1^ - 2^ - 3^ dell’Indirizzo Professionale “Servizi Commerciali con curvatura Sportiva” di effettuare 2 ore al mese di Scienze Motorie, tra quelle previste nel proprio quadro orario curriculare, presso il Circolo Tennis di Galatina, usufruendo degli impianti sportivi e della professionalità di un istruttore qualificato di tennis.
L’iniziativa ha suscitato grande entusiasmo da parte degli alunni coinvolti, che potranno così diversificare la pratica sportiva presso una struttura ben attrezzata e vicina agli obiettivi formativi del percorso scolastico frequentato, l’unico attivo a Galatina con potenziamento delle Scienze Motorie (4 ore settimanali).
Coltivare la passione per il tennis a scuola….. si può?
Sì, al “Laporta/Falcone-Borsellino”!
Un ringraziamento particolare va al Presidente del Circolo sig. Antonello De Pascalis per la fiducia e pronta disponibilità alla collaborazione, espressione di profondo senso civico ed amore per i giovani.
I.I.S.S. "Laporta/Falcone-Borsellino" - Galatina
mag282022
Gli Operatori Volontari del Servizio Civile Universale nell’ambito del programma Leonia 2019: le città sostenibili, hanno dato il via al Programma radiofonico “L’ora D’Aria”, su Radio Orizzonti Activity.
L’appuntamento radiofonico, condotto dagli operatori, si terrà si terrà un giovedì al mese dalle ore 18.00 alle ore 20.00 e vi saranno gli interventi degli Operatori Volontari di tutta l’aggregazione che comprende i Comuni di Galatina, Cutrofiano, Melpignano e Martano.
I radioascoltatori saranno guidati all’interno del mondo del Servizio Civile Universale in quanto ne sarà illustrata la storia, le finalità, gli eventi realizzati e in realizzazione e l’importanza del suo contributo all’interno della comunità.
L’appuntamento mensile sarà periodicamente comunicato sulla Pagina Facebook “Servizio Civile Universale-Comune di Galatina”.
Biblioteca Siciliani
feb242025
Al fine di rendere i Giardini Madonna delle Grazie sempre più sicuri, accessibili ed a misura di bambino, anche alla luce dell’installazione di nuovi giochi, è stata istituita un'area pedonale permanente in via A. Magno nel tratto compreso tra via Mameli e via della Pace.
Questo darà vita ad un unico grande parco, più sicuro, più bello e più fruibile.
Dopo anni di abbandono, da qualche giorno è stata regolamentata con adeguata segnaletica orizzontale e verticale(fin’ora completamente assente) la rotatoria posta tra via Tito Lucrezio, via Cadorna e via Colombo. Questo permetterà di regolare al meglio il traffico riducendo al contempo la velocità di percorrenza in quel tratto di strada.
Allo stesso modo, per mettere ordine all’incrocio tra via Quinto Ennio e via Cadorna è stata realizzata un’apposita segnaletica orizzontale.
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Per far fronte ai disagi dovuti all'assenza di adeguata segnaletica, sono stati installati anche in via Ada Negri e via Martiri Galatinesi i segnali con la denominazione delle strade, assenti fino a questo momento.
Pierluigi Mandorino
Consigliere delegato alla frazione di Noha
apr162008
Eccovi un nuovo contributo del nostro amico Marcello D'Acquarica che con grande piacere proponiamo ai nostri visitatori.
(Per visualizzare questo file multimediale è necessario avere installato QuickTime Player)
gen262009
nov052010
Un piccolo assaggio del romanzo "Il Mangialibri" di Michele Stursi. Chi volesse gustare appieno questa deliziosa pietanza per l'intelletto... non può mancare alla PRESENTAZIONE.
Presentazione romanzo Il Mangialibri di Michele Stursi sabato 6 novembre ore 19 Oratorio Madonna delle Grazie.
Programma della serata:
Interverranno
Presteranno la loro voce alle parole del romanzo:
e tanti altri lettori...
Durante tutta la serata si potrà visitare l'inedita mostra fotografica di Marzia Cisotta
nov152023
Veritas filia temporis
La verità è figlia del tempo ed il tempo scopre tutto.
Il 17 settembre avevamo posto un’interrogazione al Sindaco di Galatina sull’utilizzo del Kartodromo, bene confiscato alla mafia con procedimento definitivo ed affidato all’ Agenzia Nazionale per l’amministrazione dei beni sequestrati alla criminalità organizzata, (ANBSC), in occasione del concerto dei Negramaro tenutosi il 12 agosto u.s.
Attesa la risposta che è pervenuta a firma del Sindaco solo il 24 ottobre, abbiamo chiesto ed ottenuto un incontro con la Prefettura di Lecce, giacché nella risposta, evasiva, confusa nel merito, piena di inesattezze, si faceva riferimento al “conforto” della Prefettura circa le modalità di gestione del procedimento in questione.
Quasi a tirare in ballo il Prefetto, cioè lo Stato, nella scelta di “derogare” al codice antimafia che disciplina tale materia con fermezza e rigore.
Siamo usciti da tale incontro, non pubblicizzato prima per rispetto del Prefetto e della Prefettura tutta, rafforzati nel convincimento che LO STATO NON DEROGA, e che le funzioni di controllo sugli atti amministrativi messe in campo dalla minoranza sono risultate necessarie a ristabilire la verità e rafforzare la fiducia dei cittadini nelle Istituzioni.
Nel ringraziare la Prefettura per i chiarimenti fornitici, durante l’incontro abbiamo appreso che la stessa Agenzia Nazionale che amministra i Beni confiscati alla mafia il 20 settembre, appena due giorni dopo aver ricevuto per conoscenza la nostra interrogazione, ha inviato una nota molto chiara e incontrovertibile al Sindaco Vergine (Nota nr. 57668 del 22.09.23).
La risposta del Sindaco, (Nota nr. 60421 del 03.10.23) ha lo stesso tenore della risposta inviata a noi consiglieri di minoranza.
Assistiamo sgomenti ad un capovolgimento della verità e all’assoluta inconsapevolezza del Sindaco Vergine della portata del problema posto.
Riassumiamo dunque per aiutare a comprendere:
Il subdolo tentativo di tirare in ballo la Prefettura e l’Agenzia Nazionale per l’utilizzo dei beni confiscati alla mafia è miseramente fallito.
È arrivata invece la verità che è figlia del tempo e noi sentiamo il bisogno di andare fino in fondo.
Ragione per cui abbiamo chiesto al Prefetto Corda di essere ascoltati.
Il Sindaco Vergine mostra in questa occasione assoluta inadeguatezza, spregio per le istituzioni e poco senso dello Stato.
La capacità di sovvertire la verità con supponenza e arroganza non basterà e non ci fermerà nel compimento dei nostri doveri.
CHIEDIAMO attraverso questa nota pubblica che il Sindaco ponga in essere con immediatezza tutti gli atti necessari all’annullamento in autotutela (per l’Ente si intende) della Delibera 304, avviando l’iter del recupero delle somme, CHE DEVONO, per legge, essere destinate a scopi sociali e al contrasto delle mafie e delle criminalità in genere.
Nel caso in cui il Sindaco dovesse perseverare con l’atteggiamento mistificatorio ed elusivo della legge rispetto al codice antimafia saremo costretti a notiziare le autorità competenti al fine di garantire l’interesse dei cittadini e dello Stato.
I Consiglieri di minoranza
Marcello P. Amante
Alessandra Antonica
Anna Antonica
Emanuele Mariano
Loredana Tundo
mag282010
La frase del titolo è un’esclamazione di Lorenzo Tomatis, uno dei maggiori oncologi del dopoguerra morto nel 2007.
crf “Così ci uccidono”, Emiliano Fittipaldi, rizzoli, Milano, 2010.
Vogliamo un paese produttore di energie e quindi quasi certamente di rifiuti tossici o un bel paese?
La salvaguardia della natura va fatta a prescindere dal colore politico. Le amministrazioni pubbliche hanno il dovere di fare il bene per il popolo in maniera democratica. I cambiamenti di simpatia da un partito all’altro non devono influire sulle scelte guidate dalla ragione. La mia osservazione in merito a contrada Roncella, è volta alla difesa di quel territorio, che altrimenti verrebbe devastato dall’ennesimo impianto fotovoltaico. Oggi è una superstite area naturale, ancora incontaminata da prodotti di scarto dell’uomo. E non può essere paragonata a nessuna distesa di pannelli, nemmeno se sopra vi si dipingessero diecimila ulivi secolari o prati di papaveri rossi. Se ognuno di noi avesse più cura del proprio spazio, saremmo un paese civile. Purtroppo non è così.
Non è necessario essere professori o geni dell’economia per chiedersi da che parte sta la verità. Sarebbe sufficiente confrontarsi democraticamente (e lottare per mantenere questo diritto), informarsi ed avere un briciolo di attenzione per il mondo che ci circonda, comprese le attività di alcuni furbi rivolte esclusivamente al proprio lucro. Il territorio in quanto ambiente di vita per tutta la natura, fatta di flora e fauna e non di cemento e immondezzai, non ci appartiene. Lo abbiamo ereditato dai nostri predecessori, e siamo altresì obbligati a lasciarlo ai nostri successori indenne il più possibile da inquinamenti di ogni sorta.
Oppure pensiamo davvero di essere eterni o di poter arraffare tutto per portarcelo all’altro mondo?
I pannelli fotovoltaici di per sé inquinano, e non solo per le parti in plastica o derivati usate nella struttura o per i cablaggi vari, ma per il fatto stesso che per costruirle si inquina ma soprattutto un terreno ancora allo stato naturale si riempie di carcasse di alluminio, ferro e silicio. Ma visto che è proprio necessario procedere al fotovoltaico sarebbe bene utilizzare gli spazi già occupati da case, palazzi e capannoni (ce ne stanno a bizzeffe) prima di ricoprire i residui centimetri quadrati di terra a nostra disposizione.
Il problema allora non sta nella scelta del fotovoltaico, ma nel fatto che si finisce sempre per esagerare. Gli utili diretti spesso vanno a quei pochi che sfruttano il meccanismo degli incentivi, ribaltando sui poveri cittadini il costo sociale. A questi ultimi restano le briciole, le macerie da smaltire a fine ciclo degli impianti, i problemi ecologici derivanti dallo scempio ambientale, oltre che il costo degli incentivi (che di fatto sono pagati da tutti i contribuenti).
Oramai dovremmo sapere tutti che una richiesta maggiore di energia da parte del mercato serve solo a produrre ulteriori forme di inquinamento, sia nella fase di produzione dell’energia stessa (vedi scorie e rifiuti tossici vari) che nelle migliaia di oggetti usa e getta di cui stiamo riempiendo la terra. Senza accorgercene stiamo chiedendo di avere ulteriori “beni” spargi veleni: altre televisioni, altre luci da accendere, altre auto da rottamare, altri viaggi low-cost, altre inutili autostrade, altre TAV, altre piattaforme petrolifere, altre antenne per la telefonia, altri ponti sugli stretti…
Più questo trend cresce e più aumentano le aree pericolose per la salute pubblica, compresi i depositi tossici per decenni, secoli e millenni.
I turisti non verranno nel Salento, a Galatina, a Noha o in qualche altro paese intorno a noi per vedere distese di fotovoltaici o foreste di pale eoliche o, peggio ancora, coste ricoperte di colate di cemento sottoforma di ville, alberghi, capannoni o villaggi turistici. Gli spot pubblicitari sul nostro Salento ci parlano di mare, di coste naturali e di un territorio ancora indenne da segnali di inquinamento e di stupidità umana. Facciamo in modo che questa volta non si tratti della solita propaganda ingannevole.
La difesa di questo patrimonio di benessere dal vandalismo consumistico o dalle paventate sedi di nuove Cernobil, con connessi depositi di scorie radioattive, dovrebbe essere per ognuno di noi il primo obiettivo da raggiungere.
L’energia è necessaria, ma la terra è indispensabile. Non ne abbiamo altre sulle quali poter vivere.
Marcello D’Acquarica
lug112022
Domenica 10 luglio, il neo Sindaco di Galatina Fabio Vergine ha tenuto il discorso di ringraziamento alla Città, dopo la vittoria nel turno di ballottaggio dello scorso 26 giugno.
In una Piazza Alighieri gremita, il Primo Cittadino è salito sul palco con la sua squadra assessorile e con la Maggioranza Consiliare.
È stato un intervento pacato, quello tenuto da Vergine, che ha ricordato il rispetto delle Istituzioni, le quali “rappresentano una garanzia per la nostra convivenza serena e per il nostro poter vivere tranquillamente nella nostra comunità” e ha presentato la nuova Giunta, che è stata formata tenendo conto del risultato elettorale, ma anche delle esigenze delle quali la Città necessita.
Il Primo Cittadino ha tenuto per sé alcune deleghe, con l’unico obiettivo di redistribuirle ai Consiglieri Comunali: “Vogliamo affermare un principio a cui teniamo molto: la centralità del Consiglio Comunale come strumento di indirizzo, di elaborazione e di coinvolgimento delle Minoranze, che per noi hanno un valore importante e che riteniamo uno strumento di garanzia democratica, ben consapevoli che non devono assolutamente farci sconti. L’unico punto di incontro tra noi e loro non deve essere che il bene della città che si può perseguire in diversi modi e con diversi ruoli”.
Sul palco, il neo Sindaco ha trattato tre tematiche fondamentali per la sua governance: legalità, educazione civica e sociale dei più giovani e pacificazione: “È indispensabile una cura assidua dell'educazione civile e politica, necessaria per tutti e, in particolare, per i giovani, affinché tutti i cittadini possano svolgere il loro ruolo nella comunità politica e sociale”.
Nel finale, il Sindaco ha ricordato come il tempo della propaganda sia ormai finito. “Siamo tornati ad essere tutti galatinesi. Abbiamo un compitino da portarci a casa: riunificare e pacificare la città. È finito il tempo delle parole. È arrivato il momento di iniziare a lavorare sin da subito”.
Ufficio Stampa
Fabio Vergine Sindaco
gen242021
La telefonata giuntaci qualche giorno fa dal locale comando di polizia municipale ci mise subito sull’attenti: “Oddio, cos’abbiamo combinato questa volta a Noha.it? Pestato i calli a qualcuno? Una multa? Qualche politico frignante che ce le manda a dire manu militari? La solita querela auto-caricaturale?”
Fortunatamente nulla di tutto questo, soltanto un garbato invito alla festa dei vigili urbani di Galatina per mercoledì 20 gennaio, solennità di San Sebastiano, protettore della categoria (come da breve di Pio XII del ‘57), da tenersi nell’omonima chiesa sorta a suo tempo sull’omonimo, diciamo, colle cittadino.
Senza alcuna illusione di eventuali Superbonus Contravvenzione a mo’ di adeguato guiderdone per la partecipazione, e in assenza di personali “improrogabili impegni” (dichiarazione sovente addotta con una certa prosopopea), al fronte fu inviato il sottoscritto. Che poi, diciamocelo francamente, intervenire a una siffatta celebrazione, tanto sobria per contenuto e durata, non è mai così defatigante come, per dire, ricoprire il ruolo di commensale in un matrimonio (il cui impegno continuativo è contenuto nella locuzione “finché morte non vi separi”). Oltretutto una festa è per definizione un’infrazione al divieto di sosta imposto dall’universale frenesia delle giornate, e perciò un’occasione per fermarsi a riflettere.
E la prima cosa che non può non venirti in mente in questi frangenti è la solidarietà nei confronti di questi lavoratori, un tempo chiamati semplicemente guardie ovvero cuardie nello slang salentino (da cui Michelino-cuardia, Vito-cuardia…), che nella nostra comunità s’aggirano intorno alla ventina di unità (esclusi i quattro ausiliari a tempo determinato, cioè i precari a tutele decrescenti): troppo pochi invero per riuscire a fronteggiare serenamente la miriade di incombenze che il ponderoso manuale del poliziotto urbano contempla tra scartoffie d’ufficio, le più gravose, e i pattugliamenti in strada, gli interventi domiciliari, i controlli, le notifiche, i rilevamenti negli incidenti d’auto, i piantonamenti istituzionali, eccetera, e questo sotto ogni cielo e bollettino meteo.
Se a tutto ciò aggiungiamo l’interpretazione degli ultimi Dpcm sventagliati a raffica, l’indisciplinatezza annidata fin dentro la cavità midollare di certi concittadini, il tasso di litigiosità paesana corroborata da un’infinità di legulei pronti all’uso, si capirà quanto, per ricoprire certi incarichi, non sia sufficiente né il master in diritto privato penale e amministrativo, né la magistrale in sociologia con indirizzo in psichiatria comunitaria.
È inutile qui dilungarci sull’inciviltà domestica, tipo lo sport del lancio dal finestrino del sacchetto della spazzatura a guisa di giavellotto, roba da medagliere olimpico, o tipo gli scambisti da marciapiede, dico di certi proprietari di cani al guinzaglio usi a scambiare i transiti pedonali per vespasiani cinofili.
Quanto al tasso di litigiosità temeraria meglio non infierire. Tutti risoluti a chiedere telecamere in ogni angolo di Galatina e dintorni in nome della sicurezza; ma quando finalmente codeste telecamere, sempre in nome della sicurezza, diventano implacabili autovelox apriti cielo: tutti pronti a contestare in giudizio l’accertamento dell’infrazione in quanto “il marchingegno non fu opportunamente segnalato” [ma, di grazia, non sarebbe già sufficiente il limite di velocità? Ndr.].
*
Due anni fa a Noha, economizzando sulla precedenza in un incrocio di uguale importanza, provocai un incidente: la vettura concorrente centrò in pieno lo sportello destro della mia (anzi entrò risoluta nello sportello destro della mia). Me ne accollai la colpa, anche al cospetto dei vigili intervenuti per i rilievi. Quel pomeriggio inoltrato avevo premura, in quanto invitato in quel di Melendugno a presentare un libro, e chiesi se fosse possibile velocizzare i tempi e includere l’eventualità di farmi vivo all’indomani per la multa di rito. La vigilessa, invero molto cordiale, si fidò di me: “Vada tranquillo, e vada piano. Ci vediamo domani”.
Il giorno seguente, dunque, mi presentai al Sedile di via Vittorio Emanuele II, la sede storica dei VV.UU., quella con gli stemmi civici scolpiti sulla facciata (il quattrocentesco con le sole chiavi decussate, e il settecentesco con chiavi, civetta e corona), ritirai il verbale, e chiesi l’Iban per il pagamento del dovuto. La medesima vigilessa della sera precedente mi chiese se per caso avessi intenzione di contestare quella sanzione pecuniaria. Le risposi: “ E perché mai? Ho sbagliato e quindi pago”.
Mi guardò come fossi atterrato da Marte.
Antonio Mellone
lug052014
A pochi giorni dall’uscita in libreria, Catena Fiorello presenta il suo ultimo libro “ Un padre è un padre” edito da rizzoli, a Galatina il 6 luglio nella splendida cornice dell’Amarcord Wine Bar in Piazza San Pietro alle ore 20,30.
L’evento promosso ed organizzato dalla libreria Fiordilibro di Galatina, vede la partecipazione del Sindaco Cosimo Montagna, dell’Assessore alla Cultura Daniela Vantaggiato e del regista Volfango De Biasi.
Il tema del quarto romanzo dell’autrice siciliana è un rapporto familiare tra padre e figlia ma non è quello che ci si aspetterebbe, perché è la storia non convenzionale di un uomo che vuole a tutti i costi essere riconosciuto padre e di una donna che a ventidue anni scopre di essere figlia .
Paola ,questo è il nome della protagonista alla morte della madre trova una lettera con su scritto il nome e l’indirizzo di chi anni prima le aveva abbandonate,ma la giovane donna contrariamente alla madre non riesce ad avere sentimenti di rancore verso quest’uomo Roberto, che immediatamente sente di amare e lo custodisce agli occhi del mondo, ma quando decide di dare una svolta a questo legame scoprirà un’altra verità che le sconvolgerà la vita per sempre.
“Un Padre è un padre” è un libro ricco di colpi di scena, profondo, pulito, bello “ la felicità è come il profumo di agrumi in una stanza. Non puoi nasconderla, ed esce fuori appena si apre la porta”
A detta dell’autrice è la storia che avrebbe da sempre voluto scrivere e si capirà leggendo il libro.
Catena Fiorello è nata a Catania, vive a Roma, ma ama profondamente il Salento e lo dimostra ritornando spesso nei luoghi che ha già visitato perché con i suoi lettori instaura un rapporto particolare di affetto e di amicizia e come si fa con gli amici a cui si vuole bene, spesso li si va a trovare per raccontare le ultime novità.
Catena Fiorello “ Un padre è un padre” – Galatina 6 luglio ore 20.30 - Amarcord Piazza San Pietro
set062010
Tira una brutta aria eolica, per le ninfe e i fanciulli che da millenni vivono tra gli ulivi secolari del meraviglioso colle San Giovanni a Giuggianello: non hanno i timbri in regola. C' è chi dirà: ma se ne hanno scritto Nicandro e Ovidio e probabilmente pure Aristotele! Fa niente: non hanno i timbri in regola. Lo dice una sentenza del Consiglio di Stato. Secondo il quale un posto può anche essere la culla della memoria magica di un popolo ma se non ha le carte in regola, cioè un timbro della sovrintendenza che dice che effettivamente è la culla della memoria magica di un popolo, non ha diritto a tutele. Testuale: «A prescindere dal fatto che tali miti e leggende non risultano essere stati individuati da un provvedimento legislativo, non si vede come l' impianto degli aerogeneratori possa interferire su tale patrimonio culturale». Appunto: «non si vede». Nel senso che i giudici non hanno «visto» l' area in cui dovrebbero sorgere le immense pale eoliche se non sulla carta. Perché certo non avrebbero mai potuto scrivere una cosa simile se fossero saliti su queste colline dolci che hanno incantato nei secoli i viaggiatori. Se avessero visto, scavata nella viva roccia, l' antica e commovente chiesetta rupestre di San Giovanni. Se si fossero fermati davanti a questi massi enormi dalle forme incredibili che scatenarono le fantasie e la devozione dei nostri avi. Se avessero camminato all' ombra di questi ulivi grandiosi. Come può un paradiso bucolico come questo non essere devastato da 12 pale eoliche alte 80 metri cioè quanto 12 palazzine di 25 piani? Eppure questo, salvo miracoli, è il destino della Collina dei Fanciulli e delle Ninfe a Giuggianello, pochi chilometri a sud della strada che da Maglie porta a Otranto, nel Salento. Non è un punto qualunque sulla carta geografica, questa collina. Come spiega l' ambientalista Oreste Caroppo in un delizioso saggio, è conosciuto «l' Acropoli della civiltà messapico-salentina antica». Qui sono ambientate da migliaia di anni leggende riprese da Nicandro di Colofone: «Si favoleggia dunque che nel paese dei Messapi presso le cosiddette "Rocce Sacre" fossero apparse un giorno delle ninfe che danzavano, e che i figli dei Messapi, abbandonate le loro greggi per andare a guardare, avessero detto che essi sapevano danzare meglio. Queste parole punsero sul vivo le ninfe e si fece una gara per stabilire chi sapesse meglio danzare. I fanciulli, non rendendosi conto di gareggiare con esseri divini, danzarono come se stessero misurandosi con delle coetanee di stirpe mortale; e il loro modo di danzare era quello, rozzo, proprio dei pastori; quello delle ninfe, invece, fu di una bellezza suprema. Esse trionfarono dunque sui fanciulli nella danza e rivolte ad essi dissero: "Giovani dissennati, avete voluto gareggiare con le ninfe e ora che siete stati vinti ne pagherete il fio". E i fanciulli si trasformarono in alberi, nel luogo stesso in cui stavano, presso il santuario delle ninfe. E ancora oggi, la notte, si sente uscire dai tronchi una voce, come di gente che geme; e il luogo viene chiamato "Delle Ninfe e dei Fanciulli"». Un mito rilanciato, come dicevamo, da Publio Ovidio Nasone. E trattato anche nel Corpus Aristotelico dove si accenna al salentino Sasso di Eracle: «Presso il Capo Iapigio vi è anche una pietra enorme, che dicono venne da Eracle sollevata e spostata, addirittura con un sol dito». E coltivato dai contadini della zona che raccomandavano ai figlioletti di non andare a giocare alle rocce del «Letto della vecchia», del «Sasso di Eracle» e del «Piede di Ercole», spiega Caroppo, perché potevano «apparire loro le fate» e chissà quale incantesimo erano capaci di fare. Leggende. Ma nessuno, un tempo, avrebbe osato profanare un sacrario della memoria antica come questo. Così come nessuno avrebbe osato abbattere migliaia di ulivi stuprando quella che da secoli è l' immagine stessa del Salento. Marcello Seclì, presidente della sezione salentina di Italia Nostra, non si dà pace mentre ci trascina tra i viottoli delle campagne tra Parabita e Gallipoli e poi a Scorrano e a sud di Maglie e mostra come intere colline siano state tappezzate da quell' altra forma di violenza alla natura che possono essere le distese sterminate di pannelli fotovoltaici. Pannelli bruttissimi. Giganteschi. Tirati su senza rispetto per la natura. Per la fatica dei nostri nonni che piantarono gli ulivi sradicati. Per la vocazione turistica dell' area. Fa impressione rileggere oggi quel che mezzo secolo fa scriveva sul «Corriere» Alberto Cavallari parlando del Salento come del «più bel paesaggio d' Italia»: «Sorgono nel leccese i paesi più affascinanti del Sud, come Nardò, o la città morta di Otranto. Restano infatti i borghi civili, asciugati dal mare e dal vento, nitidi come la loro povertà. Le coste, spesso frastagliate nello scoglio, non sono ancora deturpate: sono piene di grotte, leggendarie e favolose, mentre lontano si vedono le "pagliare" dei pastori, e i riverberi, i luccichii dei due mari (come una volta scrisse Piovene) "sembrano quasi incontrarsi a mezz' aria" nel punto in cui l' Italia finisce, o meglio sfinisce, dentro l' atmosfera di un miraggio». Non aveva dubbi, Cavallari: «Difendere questa provincia e conservarla è così certo l' unico modo di fare della buona economia». Questo doveva fare, il Salento: puntare su «un turismo di classe, come quello che si svolge in Grecia, redditizio e ricco, e certo meglio di un' industrializzazione assurda e asfittica». I dati di questi giorni dicono che il turismo è davvero la chiave della ricchezza salentina. L' Apt gongola sventolando un aumento del 5%, che in questi tempi di magra vale doppio. E contribuisce a «collocare il Salento ai vertici della classifica nazionale». Italiani, soprattutto. Ma anche tanti stranieri. In testa tedeschi, francesi e inglesi. Vengono per vedere la cattedrale di Otranto e inginocchiarsi davanti alle reliquie dei morti nella strage del 1480 ed emozionarsi nel leggere che il corpo senza testa di Antonio Pezzulla detto il Primaldo, il primo degli ottocento martiri di Otranto a venire decapitato per ordine del Gran Visir Achmet «lo Sdentato», «si alzò e restò in piedi fino al termine della strage e non ci fu forza che valesse ad atterrarlo». E poi vengono per le orecchiette e i turcinieddhri e le ' ncarteddhrate e tutte le altre leccornie della formidabile cucina salentina e il suo olio e il suo vino. E vengono per la notte della Taranta, quando a fine agosto accorrono in decine di migliaia a Melpignano per ballare e ballare fino a uscir di senno con la «pizzica pizzica». Ma verrebbero ancora, se il Salento fosse definitivamente stravolto da una edilizia aggressiva che ha già deturpato parte delle sue coste come a Porto Cesareo, San Cataldo o Ugento? Se le distese di ulivi che costituiscono la sua essenza fossero sistematicamente rase al suolo? Se questo panorama che trae la sua bellezza non dalla vertigine delle vette dolomitiche ma dalla dolcezza delle distese appena ondulate venisse trafitto da centinaia e centinaia di pale eoliche? «Lecce, città dell' arte, / se ne infischia / di chi arriva e di chi parte», dice un vecchio ritornello usato dagli antifascisti il giorno in cui Achille Starace, il braccio destro di Mussolini che era nato a Sannicola, tornò in pompa magna della terra natia. E per certi versi la città è rimasta così come la vide Cavallari. Una città «aristocratica, spagnolesca, narcisista». In qualche modo «tagliata fuori dalla Puglia dinamica». Dove, nonostante l' orrore di certi quartieri residenziali e la bruttura della ragnatela di cavi neri che dovrebbe servire la metropolitana di superficie incompiuta da un mucchio di anni, è ancora emozionante camminare tra pietre e chiese di rara eleganza. Il problema di chi arriverà ancora e di chi se ne andrà, però, esiste. E dipende dal rischio di un' accentuazione del degrado paesaggistico. Cinquantuno anni dopo, il reportage a puntate lungo le coste scritto da Pier Paolo Pasolini per la rivista «Successo» e riproposto nella versione integrale con il titolo «La lunga strada di sabbia» da Contrasto, va riletto: «In quello slanciato ammasso di case bianche, inanellato da lungomari e da moli, la gente vive una vita autonoma, quasi ricca, si direbbe, quasi non ci fosse soluzione di continuità con qualche periodo della storia antica, che io non so, né faccio in tempo a capire: il demone del viaggio mi sospinge giù, verso la punta estrema. Ci si arriva lentamente, mentre intorno la regione si trasforma, si muove in piccole ondulazioni, si ricopre d' ulivi. Santa Maria di Leuca si stende lungo il mare con una fila di villini liberty, lussuosi, rosei e bianchi, incrostati d' ornamenti, circondati da giardinetti...» Fece una gran fatica, PPP, «nel sole feroce» ad arrivare fino alla punta estrema del tacco d' Italia, fino a questo splendido promontorio dove, come ha scritto Giuseppe Salvaggiulo nel libro collettivo «La colata» scritto con Andrea Garibaldi, Antonio Massari, Marco Preve e Ferruccio Sansa, «sei ancora sulla terra, ma ti senti già in mare». E forse proprio per questo tanti viaggiatori ci vengono ancora: perché non è alla portata di tutti, appena fuori da uno svincolo autostradale come tanti vacanzifici traboccanti di discoteche, bazar e McDonald. Perché arrivarci costa fatica. E questa fatica appare loro in qualche modo obbligata per assaporare il gran premio finale: la vista su un mare di una bellezza che ti mozza il fiato. Diceva il poeta e saggista Franco Antonicelli, in occasione di un lontano viaggio con Italo Calvino: «Anche Reggio Calabria è alla fine della penisola, ma subito dopo c' è l' isola e subito dopo l' Africa; non c' e tempo di perdersi. Ma a Leuca sì...» Di là del promontorio c' è il mare. Solo il mare. «Uffa!», sbottano gli «sviluppisti». E dicono che no, anche il luogo più lontano d' Italia, quello che partecipò al processo unitario solo con Liborio Romano, di cui parla Nico Perrone, deve essere collegato al resto del mondo con una superstrada. Un' arteria che dovrebbe partire da Maglie e scendere giù per 40 chilometri, con le sue 4 corsie per 22 metri complessivi e un viadotto di 500 metri su 26 piloni di cemento fino a una mastodontica rotonda del diametro di 450 metri, lunga un chilometro e mezzo, che intrappola un' area estesa quanto 23 campi di calcio. Una mostruosità, dicono gli ambientalisti. Che stanno dando battaglia a colpi di ricorsi un po' a tutto. Alla superstrada voluta da Raffaele Fitto, il giovane ministro amatissimo da Berlusconi e figlio di quella Maglie che in passato aveva dato all' Italia uomini della statura di Aldo Moro. A ulteriori cementificazioni di coste già abbruttite da lottizzazioni selvagge. Al progetto spropositato di quadruplicare il santuario di Santa Maria de Finibus Terrae svettante su Santa Maria di Leuca e farne un edificio (citiamo ancora «La colata») di «ventiduemila metri cubi eretti su una superficie grande la metà di un campo di calcio per ospitare otto celebrazioni giornaliere, presbiterio con annesso palco per quaranta sacerdoti concelebranti, penitenzieria con almeno dieci postazioni confessionali, aule per catechesi e attività connesse».. Battaglie difficili. Segnate a volte da sconfitte sconcertanti. Come quella della sentenza sulla Collina delle ninfe che ribaltava il verdetto del Tar che aveva accolto in pieno la tesi dell' avvocato Valeria Pellegrino spiegando che l' impianto eolico andava bloccato perché quei miti e quelle leggende millenarie avevano determinato «un legame tra le popolazioni che ruotano attorno all' area de qua che va ben oltre la percezione visiva e dunque fisica dei luoghi». O come un altro verdetto del Consiglio di Stato che, anche qui ribaltando il precedente giudizio del Tar che dava ragione all' avvocato di Italia Nostra Donato Saracino, ha accolto le tesi della società tedesca Schuco International. La quale aveva comprato terreni a Scorrano per metterci un mare di pannelli fotovoltaici per un totale di una quindicina di megawatt. Un impianto enorme. Frazionato in quattro pezzi diversi, con una furbizia «all' italiana», per stare al di sotto di certi limiti ed evitare la grana della Via, la valutazione dell' impatto ambientale. Vi chiederete: come mai anche i tedeschi vengono a investire nel Salento? Perché nel nostro Paese del Sole, dove fino al 2006 si produceva con i pannelli 70 volte meno che nella «grigia» Germania, è stata fatta una scoperta: il «solare» può essere una manna. I dati dicono che nel 2009 l' elettricità da fonti rinnovabili è aumentata del 13%. Ma se l' eolico ha avuto una crescita del 35%, il fotovoltaico ha registrato in dodici mesi un boom: + 418%. Tredici volte di più. Sia chiaro: come per le pale eoliche, anche per il fotovoltaico vale lo stesso discorso. C' è modo e modo, c' è luogo e luogo. Gli incentivi, qui, sono faraonici. Come in nessun Paese al mondo. In base alle regole introdotte nel 2007, per esempio, si prendono i soldi per l' elettricità prodotta anche per impianti microscopici. E tutto si scarica sulle tariffe: più energia rinnovabile viene prodotta, più le bollette sono care. La progressione è geometrica. Nel 2008 gli incentivi fotovoltaici hanno pesato sugli utenti per 110 milioni di euro? L' anno seguente sono triplicati: 344. Ovvero un sesto di quanto abbiamo speso per incentivare le fonti rinnovabili: oltre 2 miliardi di euro. Conto salito nel 2010 a 3 miliardi. «Quasi il 10% - ha detto il presidente dell' Autorità per l' Energia Alessandro Ortis -, dell' intero costo del sistema elettrico» nazionale perché «l' incentivo medio risulta pari a circa il doppio del valore dell' energia prodotta. Così paghiamo l' energia incentivata 3 volte quella convenzionale». E questo in un Paese dove già prima dell' esplosione di questo business le bollette erano le più care d' Europa. Ma è niente, rispetto alle previsioni dell' authority. La quale ipotizza, nel caso di raggiungimento degli obiettivi assegnati per il 2020 da Bruxelles ai vari Stati europei, una spesa aggiuntiva astronomica a carico di chi paga la bolletta: cinque miliardi l' anno per il 2015, sette per il 2020. Dei quali metà per i soli pannelli fotovoltaici. E questo, dice l' Autorità per l' energia, anche nel caso in cui gli incentivi vengano ridotti via via al 50%. Il guaio supplementare è che in un territorio urbanizzato come quello italiano, i pannelli finiscono per rubare terreni all' agricoltura. Alla faccia dei dubbi che già negli anni Novanta aveva manifestato Carlo Rubbia secondo il quale «per soddisfare la metà del nostro futuro fabbisogno elettrico con l' energia solare servirebbero circa 22.000 chilometri quadrati di pannelli, un' area grande più o meno quanto tutta la Sardegna». Ma sapete com' è fatta l' Italia: o tutto o niente. Così, dal totale disinteresse per le fonti rinnovabili, si è passati a un eccesso di incentivi. Mettetevi nei panni di un agricoltore: perché dovrebbe arare, seminare e trebbiare quando è molto meno faticoso e più redditizio riempire un campo di pannelli? E rieccoci in Puglia e nel Salento. Dove a chi installa meno d' un megawatt è sufficiente presentare, come abbiamo visto, una semplice Dia. Se la regione con più impianti fotovoltaici è la Lombardia (13.617), seguita da Emilia Romagna, Veneto e Piemonte, la Puglia è quella che produce di più: 295 megawatt, dei quali 239 prodotti da 497 impianti collocati su terreni agricoli, per una superficie di 358 ettari. Viene dalla Puglia il 20% circa di tutta l' energia solare italiana, pari a 1.509 megawatt: potenza che richiede oltre 2.250 ettari di pannelli. Il Salento contribuisce alla produzione pugliese col 30%: vale a dire 87,6 megawatt, dei quali ben 76,6 su 115 ettari «rubati» all' agricoltura. Ma sono dati ufficiali che per Marcello Seclì sono già sfigurati dai nuovi impianti: «Il boom è nella seconda metà del 2009. In provincia di Lecce, secondo noi, sono già stati impegnati 2000 ettari, per la maggior parte non ancora collegati». E potete scommettere che la corsa non cesserà molto presto. I nuovi incentivi stabiliti dal ministero per lo Sviluppo economico da mesi occupato ad interim da Berlusconi, variano da un minimo di 28 a un massimo di 44 centesimi di euro al chilovattora. Da quattro a sei volte più del prezzo medio (7 centesimi) dell' energia elettrica prodotta con sistemi tradizionali. Avanti così, perché un contadino dovrebbe piegare la schiena sulla terra?
fonte: http://archiviostorico.corriere.it/2010/agosto/28/
Pannelli_solari_pale_tra_gli_co_9_100828006.shtml
rizzo SERGIO, STELLA GIAN ANTONIO
dic162022
Si preannuncia intensa ed esaltante la giornata di studio programmata presso l’Auditorium dell’IISS “Laporta/Falcone-Borsellino” in Viale Don Bosco a Galatina, dove, nella mattinata di lunedì 19 dicembre a partire dalle ore 9.30, si discuterà di sport, socialità e stile di vita sano.
“Il valore dello sport per i giovani” è infatti il titolo della manifestazione fortemente voluta dal Dirigente Scolastico Andrea Valerini, che coinvolgerà in primo luogo gli studenti-atleti presenti nell’Istituto ed in particolare le classi 1^ e 2^ A – indirizzo “Servizi Commerciali – SPORTIVO”, che per l’occasione vestiranno per la prima volta la “divisa” ufficiale pensata appositamente per loro.
La Scuola si aprirà ancora una volta al territorio, ospitando i Dirigenti di diverse Società Sportive, con la partecipazione straordinaria dell’Unione Sportiva Lecce, rappresentata dal Presidente Saverio Sticchi Damiani.
L’evento sarà arricchito anche dalla partecipazione di una rappresentanza di docenti e studenti dei tre Istituti Comprensivi della città, con cui da sempre c’è una stretta collaborazione.
Infine, da sabato 17 dicembre (ore 9.00-12.00), al via un fitto calendario di OPEN DAYS, presso le nostre sedi dell’Istituto Tecnico (Viale Don Tonino Bello) e Professionale (Viale Don Bosco).
I.I.S.S. "Laporta/Falcone-Borsellino" - Galatina
ott132019
Incredibile quanto i libri si parlino tra loro. Lo diceva perfino Umberto Eco.
Quest’estate oltre a tagliare copiose fette di Mellone, ho impilato una serie libri per salirci sopra. La lettura ti permette infatti di montare sulla pila dei libri che leggi, e dunque di riuscire a guardare un po’ più in là che dalla solita altezza marciapiede.
Stavolta ho per le mani due volumi: il primo, “Palermo Connection” di Petra Reski (Fazi Editore, Roma, 2018), letto a giugno scorso in concomitanza della prima fetta di Mellone, proprio quando (combinazione?) mi recavo a Palermo per diletto; il secondo è “Pizzica Amara” di Gabriella Genisi (rizzoli, Milano, 2019), terminato qualche giorno fa in occasione di quest’ultima fetta 2019. In mezzo, come dicevo, molti altri volumi (ma sempre troppo pochi, eh) sicuramente legati in qualche modo da un fil rigorosamente rouge.
Ebbene, questi due libri sembrano in rapporto tra loro come lo sarebbero in matematica le funzioni iniettive, se non proprio biettive. E già con questo mi sono giocato un bel po’ “mi piace”, ma non tanto per il riferimento alla proprietà delle f(x), quanto per il fatto che sto discettando di libri. Vero è che d’altro canto il vero piacere (like) non è mai un fenomeno di massa.
Ma torniamo a questi due scritti da fiato sospeso se non mozzato e alla straordinarietà delle loro relazioni: sulle rispettive copertine prevale il nero (vogliamo definirli noir? Noir); uno è edito da Darkside (Fazi), l’altro, guarda un po’, da Nero (rizzoli); sono scritti entrambi da due donne, e donne sono pure le protagoniste, due investigatori, Serena Vitale, procuratrice antimafia a Palermo, battagliera e dalla schiena dritta (è ovvio che è la Reski), e Chicca Lopez, salentina, maresciallo dei Carabinieri, tutt’altro che allineata e coperta (io ci vedo la Genisi, che ci posso fare).
In entrambi i volumi si parla di lavori sporchi (quelli che dunque solo i galantuomini possono fare), di depistaggi istituzionali, di infiltrazioni e perbenismo, di documenti falsi e liste di proscrizione, di strategie della tensione, di smemoratezza e commemorazioni di stragi piene zeppe di retorica, di mafie e logge massoniche in cui c’è dentro di tutto, dagli alti burocrati ai faccendieri, dagli onorevoli ai magistrati che chiudono sempre un occhio.
Ma cosa sono, se non trattativa stato-mafia, i bastoni tra le ruote, il “sopire, troncare, padre molto reverendo”, la distruzione di intercettazioni telefoniche presidenziali, il cemento chiamato Sviluppo, l’affaire Xylella e la sua gestione a suon di decretini e giro di soldi, la querela temeraria a mo’ di bavaglio, il giornalismo d’accatto e da riporto, il potere sulla vita degli altri, le riforme della Costituzione promosse dai governi, le anestesie dei diciamo intellettuali, e la rimozione dal dibattito pubblico dell’ultima pesantissima sentenza di condanna (ancorché di primo grado) scaturita dal pluriennale processo Trattativa, diventata vero e proprio tabù per i benpensanti.
“Io so che questa terra è avvelenata da rifiuti tossici, scarti di una ricchezza prodotta e consumata altrove, saccheggiata nei suoi alberi in nome di una guerra contro una misteriosa epidemia, perforata in uno dei tratti di costa più belli da un tubo lungo centinaia di metri che, come una flebo nel corpo di un malato, deve pompare nelle sue vene il gas trasportato dall’oriente, attaccate anche nel suo mare con le trivelle nei fondali vicino Leuca, sempre alla ricerca di gas. Anche questo è progresso? Siamo sotto attacco. Quelli come me che avvertono ancora nella carne una ferita inflitta alla propria terra si sentono così. E si ribellano. E sono in tanti e diventano sempre di più. E sa perché? Perché ci hanno colpito nei nostri simboli più cari”.
Quest’ultimo sembra un brano scritto da Petra Reski: invece è quanto Gabriella Genisi fa dire al suo maresciallo Chicca Lopez a pag. 302. A voi scoprirne molti altri riportati nelle trame di questi due thriller da assaporare con vera appetenza cartivora.
Un romanzo in genere è narrativa, fiction, invenzione. In questi due casi, permettetemelo, è qualcosa di più che semplice calligrafia.
Eh, sì, a volte, come asserisce Petra Reski, per ovviare alle querele dei soliti prepotenti, “per dire la verità sei costretto a mentire”.
Antonio Mellone
giu132021
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Non ne sentivate la mancanza? Eccolo qua, bello sostenibile e giacché pure resiliente. Da Recovery proprio. Lo trovate all’arrivo a Santa Caterina di Nardò, in fondo alla discesa che da Le Cenate porta al mare, esattamente sulla scogliera di fronte all’isolotto controllato a vista dalla Torre dell’Alto.
È la prima cosa che colpisce, l’ultimo (nel senso di fresco, meglio, Frescura) biglietto da visita della marina. La sua sagoma bianca con tende e ombrelloni nivei - come vuole la moda indicata dai migliori esperti di marketing - ricca di tante postazioni in legno, e con un parquet sugli scogli onde i piedi sono al sicuro da sassi ed erbe, pardon erbacce: è il nuovo bagno (non nel senso di toilette, che avevate capito) il quale vi accoglierà a braccia aperte nel luogo dove un tempo magari vi recavate con la vostra venticinquennale sediolina pieghevole e il libro d’ordinanza a leggere in santa pace tra una nuotata e l’altra prima del tramonto (roba da nostalgici, anzi da radical chic anacronistici e fuori contesto). Sarà per codeste magnifiche sorti e progressive che Legambiente ha concesso anche quest’anno le tanto attese Vele a Nardò e dintorni; e non sa ancora nulla del novello idroscalo in quel di Santa Maria al Bagno, se no come minimo le assegnerebbe il Golden Globe.
E tu - che fessa - non capendone la valenza, dico la “valorizzazione” del sito, insieme a una tua amica ti sei pure messo a promuovere una petizione di quelle on-line per difendere il libero accesso al mare, il paesaggio, gli antichi usi civici, il patrimonio di tutti, Renata Fonte, gli orizzonti, il territorio, la lotta di classe e altre menate del genere. E il bello è che, partiti in sordina e pensando di non raggiungere nemmeno il centinaio di firme, si è invece arrivati a superarne le tremila e novecento (e con tanto di commenti contenenti concetti tipo Scempio, Ecomostro, Devastazione, Sovradimensionamento, Speculazione, Profitto, Saccheggio, Indecenza, e via di seguito). Si tratta sicuramente di tanti altri sprovveduti come noi che non hanno ben ponderato le Grandi Opportunità di questo enorme stabilimento in termini di turismo, ripresa, ambiente (quest’ultimo lemma va bene ormai su tutto come ambientalismo di sistema comanda), ricadute, sviluppo, crescita e soprattutto lavorostabile (parola da proferire con unica emissione di fiato), sicuro e ben remunerato, con tanto di opportunità di carriera, altro che reddito di sussistenza per stravaccati su comodi divani & divani. Quasi quasi io all’iniziativa riconoscerei pure un po’ di incentivi e qualche sgravio fiscale, tanto la semplificazione è arrivata per decreto.
L’argomento a quanto pare (salvo errori o omissioni) non ha sfiorato nemmeno di striscio l’Istituto Luce rappresentato da stampa locale, intellighenzia letterata, partiti riformisti, capitalisti senza capitale, sinistra senza resistenza, “opposizione” alla giunta Mellone (che nonostante il cognome non ha nulla da spartire con la gens mia eh), e i recenti candidissimi candidati (ecologisti per giunta) alla carica di primo cittadino: evidentemente nel concetto di Bene Comune neritino rientreranno pure i lidi privati à go-go.
Ma sì, in fondo cosa vuoi che sia il sacrificio dell’ennesima striscia di Gaza nostrana con concessione cinquantennale, salvo proroghe, di fronte alla movida, al modello Rimini, alla bontà del privato, alla mondanità piccolo borghese, alla supremazia del mercato, al rito dello spritz, alla clientela settoriale, alla Twiga briatoregna, ai figli di dad con pecunia contactless (così con lo slang imperiale siamo apposto), alla degustazione di brioches elargite da munifiche Marie Antoniette, e finalmente alla meritocrazia.
E non pensate sempre a male, e cioè che il Papeete cateriniano non si riuscirà a smantellarlo manco con il generale Figliuolo: ché qui, signora mia, tutte le strutture sono a-mo-vi-bi-li, qualunque cosa significhi. Se no poi ci penserà il Tar.
In mancanza, la rituale mareggiata.
Antonio Mellone
gen132025
Lunedì 13 gennaio alle ore 18:00, nella Sala conferenze dell’ex Palazzo De Maria, in Corte Taddeo, è previsto il primo appuntamento del Ciclo “Orizzonti:Sud/Nord – Le migrazioni possibili” con un incontro, dal titolo “Profili giuridici della tutela dei migranti”, con la prof.ssa Maurizia Pierri, docente di "Diritto Costituzionale Comparato Italiano ed Europeo" nel Dipartimento di Scienze Giuridiche del Corso di Laurea in Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali dell’Università del Salento,.
L’evento sarà introdotto da Alessandra Falangone, responsabile Comunicazione & Relazioni pubbliche di "Humanfirst Italia", un’associazione nata con lo scopo di promuovere la cultura dell’accoglienza e dell’inclusione per favorire i processi di interazione sociale e culturale tra le diverse etnie e le popolazioni locali e incentivare le relazioni e la comunicazione tra tutte le associazioni che lavorano per i migranti.
Nell’incontro sarà affrontato il fenomeno migratorio, con la sua caratteristica multidimensionale poiché coinvolge i profili umanitario, etico, religioso, sociale ed anche economico. La lente del diritto consente di filtrarne la dimensione giuridica, che è forse la più complessa, sia per ragioni interpretative, sia per la presenza di norme prodotte a più livelli, da quello internazionale a quello regionale, tutte incidenti sulle medesime situazioni. La condizione dei migranti, la loro tutela, le prospettive future legate anche al tema dei cambiamenti climatici, pongono interrogativi spinosi sulla “tenuta” delle democrazie occidentali e sul valore della “cittadinanza”. La Costituzione italiana, con il suo fondamento personalistico, deve rappresentare un faro ineludibile sia per i privati che per le istituzioni.
Mario Graziuso
dic022018
Una Showy Boys Galatina tutta cuore e grinta vince per 3-0 la sfida contro la Sbv Olimpia nel campionato provinciale under 18. La gara, valida per la quinta giornata del torneo di categoria, si è giocata presso la palestra dell’Istituto Comprensivo Polo 2 e al cospetto di una bella cornice di pubblico tra cui tifosi, genitori e simpatizzanti.
Parte fortissimo il gruppo allenato da Gianluca Nuzzo che nella prima azione di gioco piazza subito un muro vincente. Basta poco per capire la carica agonistica e la grande determinazione dei ragazzi della Showy Boys che in poco tempo si ritrovano a condurre il primo set per 15-5. I bianco-verdi giocano una buona pallavolo e ciò che colpisce è l’ottimo approccio al match che li spinge a chiudere il primo parziale sul punteggio di 25-14.
Il secondo set vede sempre in campo una squadra di casa compatta e attenta. La battuta continua ad essere una delle armi in più del collettivo di mister Nuzzo assieme al muro e all’attacco (20-11). La Showy Boys tiene benissimo il campo e ogni atleta prende in consegna e mette in pratica le disposizione impartite dalla panchina (25-13).
Si va al terzo set. Sempre un ottimo gioco del team bianco-verde e con azioni che mettono in evidenza le caratteristiche tecniche dei singoli componenti (13-6). Sbaglia pochissimo la compagine di casa e solo negli ultimi punti del game, sino all’attacco da posto 2 di Martina che mette fine alla gara (25-20).
Bella prova della Showy Boys Galatina, apparsa convincente e con personalità, che ha sicuramente fornito al tecnico Nuzzo conferme e nuove indicazioni su cui concentrare il lavoro nel prosieguo della preparazione.
“E’ stato un bel pomeriggio di sport - dicono dallo staff dirigenziale della Showy Boys - una partita giocata in quel giusto clima di sana competizione sportiva e alla presenza di numerose famiglie. Al di là del risultato finale che ha premiato la Showy Boys, il match ha reso protagonisti tutti i ragazzi in campo, di entrambe le formazioni. Peccato soltanto per un gesto antisportivo compiuto a fine gara da un componente della squadra ospite al momento del saluto. Prima in qualità di educatori e poi di dirigenti – aggiungono dalla società bianco-verde - ci auguriamo che certi comportamenti scorretti vengano fermamente condannati per evitare che si possano verificare in futuro e per poter continuare a dire ad alta voce che il nostro sport è differente”.
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Showy Boys Galatina – Sbv Olimpia 3-0 (25-14, 25-13, 25-20)
Durata: 54 minuti (13’, 19’, 22’)
Showy Boys Galatina: 2 Martina, 3 Petracca, 6 Spedicato, 7 Donno, 8 Carachino, 12 De Pascalis, 13 Schiattino, 14 Corvino, 16 Parlati, 22 Salvio, 32 Urso, 99 Stifani (L1), 18 Rizzello (L2). All.: Nuzzo
Sbv Olimpia: 11 Esposito L., 23 Cafaro, 24 De Matteis M., 27 Loreta, 32 Murrone, 34 rizzo, 37 Esposito M., 38 Carrozzini, 46 Mazzotta, 55 De Matteis L., 36 Stefanizzi, 1 Liguori (L). All.: Dicillo
Arbitro: Resta
www.showyboys.com
gen132024
Tutti i prossimi fine settimana del mese di gennaio 2024 saranno dedicati all’orientamento presso il Polo Tecnico-Professionale di Galatina: le due sedi della scuola saranno, infatti, aperte alle visite nei giorni di domenica 14/01/2024 (9.00-12.00), sabato 20/01/2024 (16.00-19.00), domenica 21/01/2024 (9.00-12.00), sabato 27/01/2024 (16.00-19.00) e domenica 28/01/2024 (9.00-12.00).
Si tratta di un’occasione importante per i ragazzi degli Istituti Comprensivi per conoscere meglio l’offerta formativa ed i docenti, fare esperienza nei laboratori scientifici e multimediali, visitare i vari ambienti di apprendimento e gli impianti sportivi presso le sedi di Viale Don Bosco e Viale Don Tonino Bello.
Nel corso delle giornate di orientamento, inoltre, sarà possibile effettuare l’iscrizione on-line per l’a.s. 2024-2025.
Per maggiori informazioni, visitare il portale orientamento della scuola al seguente indirizzo: https://www.iisslfb.edu.it/orientamento-2023-2024
I.I.S.S. "Laporta/Falcone-Borsellino" - Galatina
lug272010
Hans Plomp in "La battaglia per l'immaginazione" su "Encyclopedia Psychedelica, Londra 1986" scriveva che «Ognuno interpreta un ruolo in un dramma, partecipa ad una storia differente con interpretazioni differenti, anche se molti drammi sono solo noiose imitazioni di altri drammi. Ognuno di noi alla nascita era un originale divino, molti di noi moriranno come una brutta copia.»
Il divino che è proprio dell'originarietà, dunque, va a ricongiungersi all'atto della creazione artistica nella filosofia di Walter Benjamin in quel nesso che serve a stabilire ed indicare come divino nient'altro che il senso unico e irripetibile del Gesto che si rende e trasforma in arte, azzerando i frutti dell'omologalienazione di ispirazione tecno/urbana di diretta appropriazione di un apparato socioculturale derivante dall'appiattimento dell'immaginario, in virtù di uno sragionamento della ragione stessa come esaltazione della nullificazione delle masse.
E se il poeta Edward E. Cummings ebbe a dire che «La conoscenza è una parola cordiale per morire, ma non per seppellire l’immaginazione» la capacità pittorico/emozionale del catturare l'unicità dell'immagine e la sua irripetibilità che si realizza nell'atto del ritrarre - dell'artista salentina Paola rizzo - fa in modo che la massificazione del prodotto-oggetto di matrice fotografica assuma caratteristiche di una poetica dell'eccesso, in un gioco di anime che intrecciano i loro sguardi nell'atto unico dell'istante poetico-visivo.
Così, il 28 luglio a Caprarica di Lecce durante l'ottava edizione del festival "Caprarica in Jazz", l'artista Paola rizzo si esibirà in una performance che la sta portando in giro fra i locali e gli eventi della Provincia di Lecce - ma anche al di fuori di essa - dal titolo "Grafite è musica" nella quale realizzerà "live" il ritratto al chitarrista Guido Di Leone che contemporaneamente si esibirà col quartetto del sassofonista statunitense Jim Snidero.
Francesco Aprile
2010/7/26
fonte: www.salentoinlinea.it
nov182017
Il PARTITO DEMOCRATICO di Galatina, pur non essendo fisicamente presente in Consiglio Comunale, non rinuncia al ruolo di indirizzo e controllo della cosa pubblica.
Bene Sindaco Marcello AMANTE, dopo 5 mesi dalla conclusione dei lavori di sistemazione strade e pubblica illuminazione (maggio 2017), finalmente l'incrocio sulla SP 18 di ingresso a Collemeto è illuminato. Un plauso per essere riusciti ad allacciare il contatore elettrico e illuminare quell'incrocio; intervento pensato, progettato e appaltato dall'Amministrazione Montagna.
Ora è necessario sapere quando inizieranno i lavori di adeguamento della Casa del Pellegrino di via Cavour per cui l'Amministrazione Montagna ha progettato l'intervento di adeguamento dell'immobile e intercettato il finanziamento regionale di circa euro 300.000,00, a cosa sono dovuti i ritardi dei lavori e se il finanziamento ottenuto é a rischio revoca da parte della Regione Puglia per ritardi dell'Amministrazione Amante.
Le chiediamo inoltre di mettere a conoscenza la cittadinanza di quali sono i tempi di utilizzo della struttura ex Convento di Santa Chiara di piazzetta Galluccio (finanziamento di 1.000.000,00 euro ottenuto da Amministrazione Antonica e appaltato dall'Amministrazione Montagna). Le due strutture menzionate dovranno essere utilizzate per accogliere le persone in estrema difficoltà sociale ed economica. I Galatinesi devono conoscere a che punto sono le opere pubbliche finanziate e quando possono essere utilizzati detti immobili.
Perdere il finanziamento per la Casa del pellegrino di via Cavour così come non riuscire ad assicurare l'utilizzo dell'ex convento di Santa Chiara priverebbe Galatina di un'occasione per dare risposte concrete ai cittadini in difficoltà.
Il Partito Democratico di Galatina
ago232017
Al via la campagna di monitoraggio e controllo dei rifiuti su tutto il territorio comunale di Galatina e frazioni.
I volontari del servizio civile del progetto Monitor 4015, hanno avviato un’azione prevista dal loro progetto che prevede di perfezionare la conoscenza del territorio attraverso l’aggiornamento della mappatura dei siti abusivi di conferimento dei rifiuti.
I volontari procederanno ad una caratterizzazione del rifiuto attraverso sopraluoghi in loco, allo scopo di risalire all’eventuale soggetto produttore.
La presente azione fornirà una serie di dati di sicuro interesse per l’amministrazione comunale, poiché consentirà di rendere nota la situazione locale, nonché di svolgere azioni finalizzate alla bonifica.
Nel rendere partecipe dell’iniziativa la cittadinanza, viene indicato l’indirizzo mail per le segnalazioni dei rifiuti abbandonati sul territorio comunale. In tal modo tutti i cittadini ricopriranno un ruolo attivo nel monitoraggio dell’ambiente.
INDIrizzo SEGNALAZIONI: scnambientegalatina@libero.it
dic172023
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L’Istituto Comprensivo Polo 1 di Galatina e Collemeto offre alla comunità scolastica - e non solo - un calendario con cinque appuntamenti che faranno vivere lo spirito natalizio con le feste ormai alle porte.
Si parte oggi, sabato 16 dicembre, con "Natale parlato e cantato" organizzato da tutte le sezioni e classi di Collemeto che si svolgerà in Piazza Italia a Collemeto nell'ambito della manifestazione The Christmas Park.
Martedì 19 saranno le classi di scuola primaria di Galatina a dar vita a "In...canto di Natale" alle 19.30 nella chiesa di San Pietro e Paolo con i canti natalizi.
Appuntamento in musica mercoledì 20 alle ore 20.00 con l'Orchestra giovanile "G. Pascoli", composta dagli studenti dei percorsi a indirizzo musicale della scuola secondaria, che presenta l'edizione natalizia di "Un alunno Una canzone Un'emozione" suonando dal vivo alcuni brani della tradizione per arrivare ai canti moderni sempre nella cornice della chiesa matrice. Ad accompagnare i canti di sarà un coro composto dalle classi quinte di scuola primaria e le prime di scuola secondaria. Il concerto rientra anche nell’iniziativa “Le Scuole In…Cantano Borghi” promossa dall’Ufficio scolastico regionale, Ambito territoriale Lecce.
Si chiuderà in bellezza il 22 dicembre con un doppio appuntamento.
La mattina alle 9.30 nella chiesa di San Sebastiano sarà "Uno schianto... di Natale" a cura delle sezioni dell'infanzia di Via Teano.
Il pomeriggio alle 15.30 nella chiesa matrice "'Ndore di Natale" a cura delle sezioni dell'infanzia di Piazza Cesari, dove i canti dei piccoli saranno in grado di farci apprezzare ancor di più la bellezza delle feste.
Ogni momento di incontro sarà l'occasione di scambio di auguri con le famiglie a cui va come sempre il ringraziamento per la collaborazione con la scuola.
Ci auguriamo che questo mini cartello di appuntamenti sia una occasione per entrare un po' di più nello spirito del Natale e farci sentire sempre più come una grande Famiglia, una comunità che opera per il benessere dei nostri bambini e ragazzi.
Fiorella Mastria
feb212025
Certo che sarebbe piaciuto anche a me essere presente alla celebrazione del decimo anniversario. Ma tant’è… quando don Donato venne a mancare (dieci anni fa ero anche più giovane), ero piuttosto lontano e non mi fu possibile partecipare al suo funerale. Oggi mi trovo a Galatina, ma “i 90 sacchi sulle spalle” (fra poco compirò 90 anni) non mi permettono di stazionare in locali freddi. Me lo ha detto il medico: e la chiesa di Noha, come del resto molte altre qui nell’Italia del Sud, in questo periodo è decisamente fredda. Vuol dire che sarò presente con lo spirito.
Ricordo con affetto don Donato, tra l’altro mio carissimo amico. Quante cose fatte insieme, soprattutto nel tempo che per motivi diversi mi sono trovato a vivere a Noha. Appena tornato dal Canada, dove i miei superiori mi avevano inviato come Missionario, mi fermai a Noha per qualche mese, e cominciai le prime ricerche storiche sulla nostra “cittadina”. Io non conoscevo nessuno, perché mancavo da lunghi anni. Ma fu lui ad accompagnarmi a Nardò per consultare l’archivio diocesano. Fu lui a permettermi di consultare i registri parrocchiali, ricchi di notizie interessanti sulla popolazione dei secoli passati. Fu lui mio compagno di gite e di viaggi anche all’estero, fino a Lourdes. In quell’occasione sostammo a Roma nella residenza dei Missionari della Consolata, e lui fu ben felice di entrare in un negozio di articoli per il clero e da lì se ne uscì, abbandonata per sempre la tonaca, vestito con il clergyman che lo rendeva di dieci anni più giovane.
I ricordi sono tanti, il catalogo della mia memoria li conserva, e forse sarebbe tempo di scrivere la sua biografia. Ma rimane la preghiera, già… quella sempre presente. Spesso, quando vado al cimitero a far visita ai miei genitori e ai parenti, sosto in preghiera davanti alla sua tomba. Passo davanti a quella di don Gerardo rizzo, a quella di don Paolo Tundo, l’arciprete della mia infanzia, ma quella di don Donato mi attira di più.
Del tempo trascorso insieme ricordo soprattutto la sua grande generosità, la sua bontà d’animo, la sua pazienza e la sua disponibilità, almeno nei miei riguardi.
Quanti viaggi fatti insieme con la sua mitica “600”, o a Nardò per problemi di Curia, o mi accompagnava per aiutarmi nelle mie ricerche su Noha e bisognava consultare l’archivio diocesano, o per una gita al mare o per tanti motivi... La “600” era come un cavallo sempre pronta per i nostri spostamenti e sovente la guidavo io stesso o me la imprestava finchè non ebbi l’auto per conto mio.
In chiesa era stato appena inaugurato il nuovo organo a canne (1971) che aveva sostituito il vecchio organo a manovella che almeno dal 1857 era stato situato nell’abside. Volentieri mi prestavo per animare le liturgie anche dal punto di vista musicale e per questo creai un coro che io stesso accompagnavo all’organo. Così capitò che “insieme” andammo a Lecce al negozio delle “Paoline” perché don Donato doveva prendere alcune cose che gli servivano per la parrocchia. Io in quel negozio adocchiai un volume di musiche per organo e decisi di comprarmelo. Ma giunti alla cassa don Donato mi disse: questo te lo regalo io. Fu un dono graditissimo e molto utile. Era un volume di musiche di grandi compositori d’organo, molto belle, che ancora oggi (anche se sgualcito) utilizzo volentieri. Grazie don Donato!
P. Francesco D’Acquarica, imc
gen152025
E’ diventata una gran bella signora la pallavolo galatinese. A dispetto dei sessant’anni appena compiuti, sontuosamente portati, il suo appeal non è mai stato intaccato dal tempo, se è vero com’è vero, che le società sportive locali continuano a tradurre questo fascino in reclutamento e formazione dei giovani.
Un compleanno, compiuto nel novembre del 2024, che non può passare sotto silenzio. Niente festeggiamenti per uno sport secondo solo al re calcio; soltanto una rievocazione che diventa cronistoria di una specialità sportiva che ha toccato palcoscenici importanti come la serie A, sia pure in tempi molto lontani fra loro.
Ciò che non compare però negli annali di questa disciplina, stanti le diverse società che nel tempo si sono espresse in concomitanza o in alternanza nei vari campionati, è una tabella genealogica che ne attesti le radici generatrici.
E prima che la verità storiografica venga distorta, ribaltata o manipolata per essere adattata ad interessi di parte, è un obbligo fissare le origini avvalendosi di materiale probatorio (documenti federali) che blocchi qualsiasi tentativo revisionistico.
Non fosse altro per dare a Cesare quel che è di Cesare e sconfessare chi sparge ai quattro venti vanaglorie e millanterie.
Se di volley è impregnato il movimento sportivo galatinese il merito è tutto di un gruppo di militari appartenenti all’Aeronautica Militare e residenti nella vicina comunità del Villaggio Azzurro.
Anticipatori di uno sport praticato nella vasta aerea sportiva dell’aeroporto “Fortunato Cesari” dai piloti della scuola di volo e fatto proprio, ne hanno traslato didattica ed organizzazione nella loro sede residenziale.
Viene creato così, in modo artigianale, un campo di volley tracciato su un vasto spiazzo sterrato, in prosecuzione di una buca colma di sabbia e con una improbabile corsia di rincorsa destinato al salto in lungo .
Delimitato lato strada (da e per contrada Piani) da un muretto di confine e da una serie di alberi di eucalipto, era stato ricavato fuori dal perimetro dei cinque padiglioni abitativi.
E’ stata la prima palestra, naturalmente a cielo aperto, in cui si sono svolte le prime gare e gli allenamenti formativi sotto la conduzione tecnica di un triumvirato: i marescialli Bonetti, Rossano e Di Marco (mitiche le sue sigarette Giubek di tabacco orientale), docenti appassionati e di un coordinatore, il maresciallo Letterio Freni, che assunse la carica di Presidente della neonata società.
E sì, perché l’U.S.V.A., acronimo di Unione Sportiva Villaggio Azzurro, trovò la sua sede nel locale adiacente la chiesetta del villaggio, in cui il tempo libero era il perfetto mix tra passione musicale e sportiva.
Un piccolo complesso musicale capitanato dai fratelli Freni e con l’intrusione ben accolta del cantante galatinese Panariello, un duo corista Pallara e Cimmino dalle tonalità armoniche, per poi virare sulle attività sportive.
Il lancio del martello, le lezioni di scherma impartite dal maestro Cazzato, il salto in alto e in lungo, il calcio con buoni elementi finiti poi in squadre di lega dilettanti, il nuoto praticato nella piscina del Joy Club da un Salvatore Bray vero siluro d’acqua, e poi la pallavolo.
E qui comincia la storia.
Le infiltrazioni dei galatinesi nella vita sociale del Villaggio Azzurro hanno inizio con un apripista, Piero de Lorentis, la cui presenza diventa continua frequentazione.
Il rapporto amichevole con i pari età, compagni di scuola al Fermi di Lecce, prosegue con un’ospitalità accogliente e generosa che si trasforma in legame di amicizia, ancora oggi ben saldo.
Siamo nel 1963 e il solo gruppo sportivo che pratica pallavolo a Galatina, su un campetto di proprietà demaniale, è l’Unione Sportiva Villaggio Azzurro.
Giovani atleti con potenzialità in via di affinamento, statura superiore alla media, buona organizzazione di gioco e ripetute vittorie contro altre squadre che si formano in città raggiungendo il Villaggio, inducono i quattro marescialli, precursori di questa disciplina, a sviluppare un piccolo progetto.
Confrontarsi con altre realtà sportive fuori dal proprio ambito, in un campionato che abbia il crisma dell’ufficialità con l’affiliazione alla Federazione Italiana Pallavolo.
L’anno successivo, il 1964, è quello del battesimo federale. La partecipazione al campionato di Divisione Regionale, sotto la presidenza del Delegato Regionale Luigi Cecere, vede la partecipazione della neonata società Villaggio Azzurro con una squadra composta in totale maggioranza dai ragazzi del luogo.
Datati 01 novembre 1964 sono i tesseramenti federali di Mauro Pasquali (matricola fipav n°9818), Claudio Cimmino (matr. n°9817), Antonio Lecaselle (matr. 9806), Piero De Lorentis (matr. n° 9808) e via di seguito, Pippo Freni, Enzo Bray, Lino Camardo e i tanti praticanti anche di spiccate capacità (Ferraro, Romanello, Morelli ecc.) che si affrontano in ripetuti incontri.
La lungimiranza di Dino Diso, braccio operativo del neonato comitato zonale C.S.I. di Terra d’Otranto presso la Parrocchia del “Cuore Immacolato di Maria “in via Soleto, dà vita ad un raggruppamento polisportivo, sia pur poco strutturato, ma che si esprime negli ampi spazi oratoriali nelle discipline più in voga: calcio, pallavolo, basket, atletica.
L’aspetto socio-culturale di queste iniziative sportive trova la coniugazione in una forza trainante di proselitismo di chiaro e libero indirizzo cattolico che, l’allora parroco Padre Giovanni Campanella, riesce a coagulare in forti presenze giovanili alle attività di catechesi.
La numerosa partecipazione di atleti alla pratica del volley induce nel tempo i componenti dell’USVA, o almeno una buona parte di essi, a trasferirsi negli ampi spazi attrezzati sul retro della Chiesa, dando corpo al progetto che Dino Diso, attuale Presidente Vicario del CSI Terra d’Otranto, aveva messo in cantiere.
Nel tempo i campionati svolti dal CSI trovano un’organizzazione più strutturata, nel dicembre del 1967, nella neonata società Showy Boys plasmata tecnicamente nel tempo da Francesco Papadia e Fernando Panico.
Intanto la voglia di pallavolo cresce in città. Nascono altre due società la Jonica e la Mafeking, denominazione di quest’ultima in omaggio al fondatore dello scautismo, Colonnello Robert Baden-Powell, distintosi durante l’assedio in Sud Africa della cittadina Mafeking, colonia inglese, da parte dei Boeri.
Ed è proprio un’iniziativa di Corrado Panico e del suo Gruppo Scout - Galatina I - a dar vita a quella
squadra amatoriale individuando nell’atrio della chiesa di Santa Caterina, in uno spazio un po' angusto, il campo di gioco.
Poi nel 1973, il sodalizio da lui presieduto si affilia ufficialmente alla Federazione Italiana Pallavolo con la denominazione di “A.S. Vigor Galatina” - cod. società: 15.076.0029- e per un decennio gravita
tra serie C e serie B. Sfiora nel campionato 1982-1983 la promozione in serie A2 a cui partecipano i rivali della Showy Boys che al termine della stagione rinunciano alla serie A2, liberando così dal vincolo sportivo tutto il parco giocatori, molti dei quali furono tesserati dalla Vigor.
La Dirigenza in carica, pur non avendo nessun obbligo verso terzi e per una correttezza comportamentale nei confronti di quei pochi dirigenti della Showy Boys entrati a far parte del gruppo, decise di superare le divisioni cittadine aprendo ad un atto democratico: cambiò la denominazione societaria da “A.S. Vigor Galatina” a "Pallavolo Galatina", intendendo così coinvolgere sotto un’unica bandiera tutto il volley galatinese.
La FIPAV nel ratificare tale cambio di denominazione lo associò, naturalmente, al codice societario 15.076.0029, identificativo della A.S. Vigor Galatina in quanto l’altra società aveva cessato di esistere, non essendo più un soggetto sportivo federale.
E qui termina la prima parte di una storia scritta dai quattro passionari della pallavolo, i signori Bonetti, Freni, Di Marco e Rossano, in quel Villaggio Azzurro dove la memoria del loro operato non cadrà mai nell’oblio.
Piero de Lorentis
mar042017
non ditemi poi che non ve l’avevo detto.
State per mettervi (e in molti casi rimettervi) in casa, vale a dire a Palazzo Orsini, una genia di cosiddetti politici uno meglio dell’altro.
Il simpatico faccione del loro capo, tal Gianpiero De Pascalis – il prossimo venturo sindaco di Galatina che vi accingete a eleggere in massa, anzi per acclamazione - campeggia sin d’ora su manifesti di ogni formato che tappezzano città e borghi, mentre sullo sfondo la povera chiesa madre di San Pietro sembra voler dire a tutti: “tienime ca mo’ casciu puru iu”.
Apparite tutti compatti nel pensiero unico, nella rassegnazione cittadina, nell’ancestrale ‘cupio dissolvi’, allineato e coperto: non s’alza un ciglio, alcun muso si storce, nessun dubbio attanaglia le locali intelligenze (si fa per dire). S’assiste invece solo ad alzate di spalle, allargamenti di braccia e a sospirati: “che ci vuoi fare” uniti a: “non ci sono alternative”.
Così la destra eterna passerà senza soluzione di continuità da Montagna ad Aprea a De Pascalis nella sua costante e sublime ricapitolazione, fatta dai sempreverdi e salmodianti paroloni ad effetto: “sviluppo”, “ricadute occupazionali”, “centri commerciali”, “aree mercatali”, “colacementi” e infine “asfalti bituminosi”. E già che, di questi ultimi, oltre che di discariche, se non altro per professione, il De Pascalis ne è un’indiscussa autorità, sicché, come automaticamente penserete con grandi sospiri di sollievo, spariranno finalmente dalle strade di Galatina e frazioni crepe, gobbe e crateri maledetti la cui vocazione sembra esser quella di complottare atti terroristici a semiassi e coppe dell’olio delle vostre auto. Un po’ più difficile sarà invece tappare le buche di bilancio del Comune - ma per chi crede, più che per chi sa, la divina provvidenza non ha limiti.
Così, per rinfrescarvi la memoria, vorrei rammentare il fatto che nel 2010, salvo errori e omissioni, il novello vostro futuro sindaco fu candidato alla Regione Puglia nella lista denominata “I pugliesi per Rocco Palese”. Era questa una costola del partito del frodatore fiscale di Arcore, da cui poi successivamente ha fatto finta di staccarsi uno dei suoi pupilli (in leccese: pupiddhri), anzi quasi-delfino (più o meno lesso), nonché sinistro di qualche suo governo, tal Fitto Raffaele, inseparabile amico e forse pure parente del suddetto Rocco e i suoi fratelli.
A suo tempo riusciste addirittura a dargli in una sola botta non meno di 2500 voti, ma nonostante la vostra buona volontà egli non giunse a conquistare l’agognato seggio, come invece fu per il compagno di merende Palese, candidato presidente, anzi candidato perdente, al mulino del quale De Pascalis aveva portato i vostri secchi pieni d’acqua.
Coraggio, se v’impegnate un pelo di più questa volta alle comunali ce la farà al primo turno.
*
Nell’allegra combriccola delle policromatiche sigle a sostegno di De Pascalis (le famose cinquanta sfumature di Gianpiero) s’annovera finanche il Partito Socialista.
Ora. E’ possibile che nella lettura degli otto volumi del Capitale di Marx e nella sintesi epesegetica del Manifesto del Partito comunista (scritto con Engels) mi sia sfuggita qualcosa, ma nel mondo di sottosopra in cui ci troviamo a vivere pare sia addirittura naturale che un partito socialista possa essere di destra. Ecco perché nessuno riesce a distogliermi dall’idea che Marx l’abbiano seppellito già rivoltato nella tomba.
Ovviamente, accanto ai socialisti di destra non poteva mancare il nostro Udc (Uscite del c…) Giancarlo Coluccia, il per fortuna ex-sindaco di Galatina, anch’egli transfugo da chissà quante sigle di partiti (“partito”, evidentemente, è voce del verbo), a suo tempo accoltellato alle spalle (politicamente, s’intende) da buona parte degli attuali compagni di cordata (o forse di sola corda) con i quali, per questa tragicomica campagna elettorale, sembra essere tornato culo e camicia.
Nel 2011, con il crollo della sua giunta, così sentenziava il Farmacoluccia all’indirizzo dei suoi vecchi e nuovi “alleati” che come al loro solito chiedevano maggior visibilità: “I Socialisti sono molto bravi ad individuare le persone che possono vincere le competizioni elettorali, ma hanno dimostrato di non avere cultura di governo, sono refrattari all’amministrare. È la terza amministrazione, dopo quella di Rizzelli ed Antonica, che fanno cadere”. [forza: non c’è tre senza quattro, ndr.].
Povero Coluccia: zero ne pensava e cento ne combinava. Eppure sarebbe stato sufficiente dar retta proprio ai “compagni socialisti” - nel senso di concedere loro la tanto agognata “maggior visibilità” - per farli sparire in automatico dalla circolazione: bastava ascoltare l’ars oratoria, l’eloquio forbito, che dico, la dialettica ma soprattutto il dialetto dell’assessore Garzia (un nome, una garzia) per metterci definitivamente una garza sopra.
*
Tra i bruti accoltellatori di spalle di Giancarlo nostro non poteva certamente mancare il “giovane e concreto” Antonio Pepe, un pOLITICO capace finalmente di far ingranare la marcia a Galatina e dintorni. La retromarcia, per la precisione.
Sì, perché Pepe sembra avere un programma politico al cui confronto il codice di Hammurabi è un avveniristico capolavoro di modernità. Memorabili le sue catilinarie sul Quotidiano, suo house organ preferito, a proposito dei bancomat da installare nelle povere frazioni.
Cosa diceva, a proposito di Antonio Pepe, il noto baffetto politico nohano, cioè sempre Coluccia, conosciuto da tutti per la sua perspicacia politica e per aver collezionato più fiaschi della cantina Santi Dimitri?
Eccovi qualche carineria: “Come primo firmatario della mia sfiducia c’è Antonio Pepe, che ha tradito la mia fiducia e ha tradito non tanto i valori della sua appartenenza, perché è passato dal Pdl all’Udc, ma quelli della mia coalizione”. E poi ancora: “Si è sempre caratterizzato per la sua voglia di arrivismo, tanto che aveva chiesto al Pdl la candidatura a sindaco. Poi non ottenendola, è passato dopo qualche mese nella maggioranza”. E infine: “Per quel che mi riguarda è una persona inaffidabile”.
*
Ecco, cari concittadini, con questi presupposti alti e nobili una novella armata Brancaleone s’accinge a governare la città di Galatina.
La quale, già bistrattata, indebitata, sputtanata, intossicata, nonché violentata da cemento e asfalto, era a un passo dal baratro, anzi dalla discarica.
Con De Pascalis & Co. potrà finalmente fare un passo avanti.
Antonio Mellone
[fonti giornalistiche mai smentite dagli interessati: Il gallo.it; Lecceprima.it; e i siti di Galatina e dintorni tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012]
http://www.lecceprima.it/politica/commento-del-sindaco-dimissionario-galatina.html
http://archivio.galatina.it/politica/palazzo-orsini/2339-conferenzastampacoluccia
http://www.ilgallo.it/news-salento/galatina-si-ripartira-da-coluccia/
dic222017
A ovest, il muro di cinta della mia vecchia scuola confinava con i prati. Lo rasentava uno strettissimo sentiero che a nemmeno un metro di distanza, cedeva il piano ad una scarpata profonda quasi due metri.
La camminata sul battuto però era sicura, l’avevano calpestata centinaia di piedi. Quel sentiero era l’ultima strada a ovest che percorreva l’abitato da nord a sud e viceversa. Bisognava fare attenzione solo a qualche spuntone di pietra e pochi cespugli di piante spontanee e spinose. La campagna in quel tratto sembrava ai nostri occhi uno scalare di montagne immaginarie su piccolissimi dislivelli del terreno che con i monti nulla avevano a che fare, se non le rocce affioranti e bianche, macchiate dai colori dei muschi di stagione. A far temere il cammino dei nostri passi, stavano al fondo del precipizio, più o meno all’altezza del muro di cinta, due grandi fosse colme di reflui di liquame stallatico, che si dice le avessero scavate, le fosse, i soldati dell’armata del Reich in sosta a Noha nell’ultima guerra.
Dal quel sentiero in direzione sud, s’usciva dall’abitato attraversando una folta boscaglia di fichidindia. Da qui, dove ancora non c’erano case, aveva inizio il viale degli eucalipti. L’avevano impiantato quando tutti eravamo più poveri ma avevamo l’amor proprio, diremmo oggi: l’onestà intellettuale. Sempre da ovest, allineata con via Benevento, dritto dritto s’incrociava un altro sentiero stretto e lungo, che dopo aver superato in linea d’aria l’altezza del camposanto, spariva fra gli ulivi di contrada Roncella. Il mito era ovunque: nei racconti dei vecchi, nelle fiabe di scuola o nelle visoni collettive dei nostri piccoli cervelli imbottiti di personaggi fantomatici o di anime di morti che attendevano al varco gli incauti viandanti non conformi all’avanzare della notte. Allora veniva facile imbattersi nel capitan Burrasca che brandendo la spada richiamava lo sguardo dei suoi fidi alla punta dei suoi baffi, oppure la piccola vedetta lombarda o l’uomo volante e addirittura il buon cappuccetto rosso. Troppa poca adrenalina? Eppure eravamo felici.
Il suono della campanella quella mattina tardava a farsi sentire. Marino, il nostro bidello, s’agitava visibilmente ed il suo andirivieni fra il cancello e la porta d’ingresso che sovrastava la scalinata d’accesso, era motivo per noi, diavoli educati a suon di mazzate, di inquietudine e alibi per fomentare il disordine.
L’ordine imposto dal buon bidello era visibilmente precario e il flusso della marea maschile tendeva a volte a straripare all’esterno della cinta muraria e a volte tra le fila delle composte compagne in grembiule a quadretti bianchi e rosa.
Saltata la corrente e quindi a campanella ammutolita, tutto lasciava presupporre un buon motivo per fuggire per le vie del paese, in direzione opposta a scuola e case, liberi e forsennati come dei piccoli pony imbizzarriti che hanno appena scavalcato il recinto che li imprigiona. All’orizzonte si parava il mistero. Una barriera grigio perla di ulivi attraversati necessariamente da antichi tratturi, le nostre carrare che appena larghe oltre il metro e mezzo si chiamavano vie. E così l’unica via era quella che portava alle due Roncelle, la piccola e la grande, e l’altra più a nord che passando davanti alla masseria Colabaldi portava dentro le viscere di Galatina, come dire, l’ingresso di servizio. Il resto erano solo carrare, stretti sentieri tortuosi che scansando cozzi variopinti e fazzoletti di terra coltivati, si snodavano dolcemente in quella che era la nostra bellissima campagna. Un mito, appunto.
Ora invece l’hanno ribattezzata area artigianale. E tra montagne di pannelli fotovoltaici, muretti a secco sventrati o divelti del tutto, alberi secchi e bruciacchiati e distese di rifiuti di ogni genere, non ha più il sapore di campagna ma solo di una terra quasi morta. Come l’acqua sporca in fondo alla vecchia cisterna e l’aria che ad ogni girata di vento, puzza terribilmente di civiltà bruciata.
M. D’Acquarica
ago132019
C’è chi ha le fette di prosciutto, chi lenti di salame, e chi invece ostenta filtri in materiale così variegato che non basterebbero a spiegarne la composizione tutti gli elementi della tavola periodica, specie lo stronzio. Confesso che su certe materie, come quella della quale vi parlerò questa volta, io, sempre sugli occhi, ho le fette di Mellone.
Ebbene sì, quando parlo di musica organistica e dunque di organi a canne e organisti non riesco proprio a essere vergin di (servo?) encomio, né invero di (codardo?) oltraggio all’indirizzo di chi, questi organi a canne, li considera alla stessa stregua di un mobile di arredamento, un pezzo da museo (cioè da cimitero per cose che hanno perso la loro casa naturale), se non un ingombro anacronistico o addirittura un centro di costo. Non così, per dire, un Dante Alighieri che nella Commedia ne parla nel Purgatorio (canto IX - 144), e ovviamente anche nel Paradiso (canto XVII – 44).
Per fortuna, qui in provincia di Lecce, da qualche anno a questa parte, c’è un bel gruppo di Leoni da tastiera che, navigando controvento, son riusciti a dare fiato alle trombe, anzi alle canne di un bel po’ di organi installati, alcuni da secoli, nelle chiese salentine.
Attenzione, precisiamo: questa volta Leoni da tastiera non sono gli analfabeti funzionali che sui social capiscono fischi per fiaschi, o i famosi troll che dietro l’anonimato ne dicono di cotte e di crude, o gli estensori di post senza capo né coda, o the giornalisti copia-incollatori di comunicati-stampa, o i dispensatori di insulti o minacce a fronte di una critica, o Dio non voglia di un pezzo satirico. Nossignore: Leoni da tastiera in questo caso sono degli artisti che, per la gioia dei melomani (e dei mellomani), in consolle, sanno metter mano su tastiere, pedaliere, staffe, pistoni e comandi di registro, dando voce e colore a spartiti musicali, dai classici agli inediti, in una combinazione prodigiosa di suoni soavi e impetuosi, funesti e lieti, delicati e potenti.
Non vorrei qui fare la mia solita figuraccia omettendo la citazione di nomi magari non meno importanti di questi, ma tra i Leoni da tastiera non posso non menzionare il direttore artistico del Festival Organistico del Salento (attualmente in corso), M° Francesco Scarcella, come pure il M° Leonardo Antonio Di Chiara, e un altro grande, il M° Antonio Rizzato (di cui feci pure cenno in un mio pezzo, andato poi a finire nel 2015 in un bel libro di AA.VV. delle edizioni Del Grifo sui 400 anni del complesso monumentale francescano lequilese). Questi e per fortuna tanti altri Leoni coraggiosi, sognatori resistenti e rivoluzionari gentili concerto dopo concerto stanno dando il LA a un vero e proprio bradisismo positivo, un processo di trasformazione sistematica delle nostre comunità. Sì, perché un concerto d’organo è esercizio di benessere personale e collettivo; è pratica etica e politica per tutti; è senso di appartenenza; è sviluppo di immaginari secondo gusto, sensibilità, curiosità intellettuale, e soprattutto capacità di ascolto.
Su argomenti come questo c’è ancora molta strada da fare nella nostra terra, spesso distratta dallo sviluppismo tutto orgia di spreco, cemento, veleno, lido e discoteca. Qui c’è da promuovere, dopo i mulini e i forni, anche gli organi a canne di comunità; c’è da riscoprirli, tutelarli, restaurarli dove richiesto, ma soprattutto utilizzarli. Molte chiese purtroppo dimenticano di avere queste fenomenali orchestre per unico esecutore a portata di mano, simbolo di regalità e raffinatezza: onde “scordare” ha più significati, purtroppo tutti negativi. Eppure parroci e sindaci (e popolo) dovrebbero sapere che l’organo teme polvere, ragnatele, insetti, e a volte anche topi ed escrementi di volatili, e che dunque una suonata al giorno toglie l’organaro di torno. Ma il peggior nemico di questi strumenti liturgici e da concerto (ma è tutta sacra, qualunque musica) si chiama sciatteria.
Mi auguro che dopo questa “Aria sulla quarta fetta” sia chiara una volta per tutte la differenza sostanziale tra Leoni e leoni da tastiera: i primi prediligono Bach; gli altri i baccalà.
Antonio Mellone
mag012020
Le Domande di ammissione all’erogazione dei Buoni Spesa potranno essere presentate entro il 3 maggio alle ore 12. Le Domande possono essere inviate via mail all’indirizzo protocollo@cert.comune.galatina.le.it direttamente dagli interessati oppure tramite un Patronato o un Caf.
Il modulo si può trovare sui siti www.comune.galatina.it e www.ambitozonagalatina.it.
Il termine ultimo è stato fissato in quanto tutte le risorse previste dall’OCDPC n. 658 del 29/03/2020 sono ormai in fase di completa assegnazione. In meno di un mese gli operatori dei Servizi sociali hanno esaminato le istanze e destinato oltre 200.000 euro a quasi 700 le famiglie assegnatarie dei Buoni, con oltre 2000 cittadini beneficiari.
Per ogni ulteriore informazione, anche relativa a tutte le iniziative messe in campo dall’Amministrazione Comunale per fronteggiare l’emergenza socioeconomica, gli interessati potranno contattare gli Uffici comunali ai numeri telefonici appositamente dedicati, oppure sui siti istituzionali del Comune di Galatina e dell’Ambito Territoriale Sociale di Galatina o sulla pagina Facebook “Ambito Territoriale Sociale di Galatina”.
L’Assessore ai Servizi Sociali
apr142024
Nell’ audizione (richiesta dal Consigliere Pagliaro) del 10/4/24 in III Commissione Assistenza Sanitaria, Servizi Sociali della Regione Puglia, a cui hanno partecipato il consigliere Antonaci, la Vicesindaco Anselmi unitamente al fratello fotografo, si è ribadito ancora una volta quanto già noto da anni, e comunque ben prima delle ultime amministrative: il nostro Ospedale non chiuderà! Per quanto ovvio, anche noi come tutti i cittadini interessati, accogliamo la notizia con soddisfazione, senza esimerci dal rimarcare gli inutili e tendenziosi proclami del Sindaco con i quali attribuisce il merito del risultato all’ attività della sua amministrazione ed in particolare alla commissione creata per onorare una della tante cambiali elettorali, il cui beneficiario risulta essere il Cons. Antonaci, Presidente della predetta commissione, nonché esponente occulto della attuale maggioranza.
Ma come si è arrivati all’audizione in commissione Assistenza Sanitaria, e cosa è emerso dal dibattito? Tutto parte da una “visita ispettiva” presso il Santa Caterina Novella, effettuata dal Consigliere Regionale Pagliaro circa 10 mesi fa. Il sopraluogo non dà risultati soddisfacenti: molte le anomalie riscontrate a dire del Consigliere Pagliaro, dai carrelli medici “assemblati” dagli infermieri di Cardiologia, alle tende divisorie nel pronto soccorso che limitano gravemente la privacy, dai bagni ad uso promiscuo alla situazione in cui si trovava il 4° piano (ex chirurgia), completamente abbandonato, con finestre aperte e regno dei piccioni per arrivare anche alla sala operatoria, dotata di strumentazione obsoleta. Dall’audizione in commissione emergono alcune considerazioni: il consigliere Pagliaro, probabilmente, ha esagerato! Se così non fosse il Sindaco, che ovviamente non gli crede, avrebbe dovuto, in qualità di massima autorità sanitaria responsabile, denunciare il tutto e chiedere la chiusura dell’ospedale. Bene ha fatto a non credergli! Verosimilmente, nella relazione del Consigliere Pagliaro si potrebbero riscontrare elementi che potrebbero sfociare nel Penale, ossia nel reato di “procurato allarme” ai fini elettorali. È vero che l’ospedale non chiuderà, i servizi ora esistenti, infatti, sono gli stessi di prima dell’insediamento della amministrazione Vergine.
Inoltre, in Commissione, il Direttore Generale, chiamato a dare riscontro alle sollecitazioni di Pagliaro, ha dichiarato che, nonostante sia cambiata la società e l’epidemiologia, pur nella crisi di sistema della sanità pubblica, gli impegni presi a suo tempo – novembre 2020 - saranno mantenuti. Riscontriamo che la Vicesindaco Anselmi è ancora ferma alla campagna elettorale. Parla di ciò che “la comunità raccontava” circa l’eventuale chiusura, senza alcun riferimento ai fatti e alle decisioni reali. Tutto ciò per dovere di verità e soprattutto perché nelle sue dichiarazioni, il Sindaco Vergine non solo proclama vittorie che non sono ascrivibili alla sua azione politica, ma ci chiama a responsabilità per non aver voluto collaborare con la commissione da lui creata per impegni presi in campagna elettorale. Inoltre, se il consigliere Antonaci unitamente al Sindaco Vergine non ci avessero più volte redarguito, nella speranza di apparire come vittime, costantemente alla ricerca di solidarietà e compassione, avremmo ignorato.
Andando oltre le diatribe occorse nel dibattito, ci preme sottolineare che nel concreto non ci risulta che la Regione Puglia si sia mai lasciata influenzare nelle sue decisioni da questa amministrazione nè tantomeno dalla fumosa commissione allo scopo istituita. Quanto in programma per il nostro Ospedale è frutto di una riflessione oggettiva, in cui si tiene conto del contesto sociale del nostro territorio (età avanzata dei residenti) e della necessità di non intasare i Pronto Soccorso degli altri ospedali. Si fanno i conti con le disponibilità finanziarie per attuare i progetti, nonché con il famigerato D.M. 70 che norma la materia. In questi ambiti l’assessore Palese (che già nel novembre 2020, nell’ora suo ruolo di delegato della D.G. Asl Lecce puntualizzava: “nessun taglio all’orizzonte) , a conclusione dell’audizione, ha assicurato che “l’indirizzo della Regione Puglia è favorevole all’ospedale di Galatina”, confermando la vocazione “internistica” per il Santa Caterina Novella e la volontà di potenziare l’intera struttura. Questi i buoni propositi e le aspettative. Ci si augura che alle promesse seguano i fatti nell’interesse di tutti i cittadini al di là degli orientamenti politici.
Coordinamento Cittadino
Circoli di Galatina e Noha
ott092021
Domenica 10 ottobre 2021, a partire dalle ore 20.30, all’interno della Chiesa dei Ss. Pietro e Paolo di Galatina, appuntamento con Dissonanza Perfetta, un evento organizzato da I Concerti del Chiostro, l’associazione diretta dal Maestro Luigi Fracasso e sostenuta dalla Regione Puglia, dal Comune di Galatina e dalla stessa parrocchia dei Ss. Pietro e Paolo.
Il senso del titolo di questo concerto, Dissonanza Perfetta, tocca in generale il mistero della musica e della sua capacità di narrare lo spazio infinito dell’esistenza umana. Il linguaggio del suono è universale, le combinazioni dei suoni, gli intervalli, scandiscono il movimento stesso, il flusso della storia umana.
La traccia predominante della serata vedrà l’ascolto del suono, che confluirà in quello della propria anima. La musica accompagnerà dolcemente ognuno alla soglia della possibilità che le proprie dissonanze possano introdurre, una volta superate, a nuove perfezioni.
Un’orchestra d’Archi che vedrà protagonisti cinque tra i più rilevanti esponenti della musica classica nazionale ed internazionale.
A dirigere la serata sarà Jan Miłosz Zarzycki, direttore artistico della Filarmonica da camera Witold Lutosławski a Łomża. È anche professore alla Fryderyk Chopin University of Music di Varsavia. È vincitore di premi in concorsi internazionali in Italia, Spagna e Ungheria.
Al violoncello, sarà presente Anton Niculescu, già I violoncello solista al Teatro alla Scala di Milano, protagonista di una intensa attività concertistica internazionale in Europa, Stati Uniti, Giappone, Sudamerica, etc. Tiene regolarmente Master–Classes in tutto il mondo e fa parte delle giurie dei concorsi internazionali.
Daniele Albanese, diplomato in Pianoforte e laureato in Filosofia con il massimo dei voti e lode, dopo essere entrato nel Pontificio Seminario Romano Maggiore, diviene sacerdote il 4 ottobre 2001 nella Basilica Cattedrale di Otranto per la preghiera consacratoria e l’imposizione delle mani di S. Ecc.za mons. Donato Negro Arcivescovo di Otranto. Albanese collabora con l’orchestra del Conservatorio Tito Schipa di Lecce come ospite dei Concerti del Conservatorio.
Andrea Rucco sarà il secondo pianista della serata. Vincitore di numerosi concorsi nazionali e internazionali, attualmente è iscritto al secondo anno del biennio di pianoforte sotto la guida del M° Mariagrazia Lioy e, parallelamente al percorso musicale, frequenta il corso di laurea magistrale in Ingegneria Biomedica presso il Politecnico di Milano, dove ha conseguito la laurea di primo livello nel settembre 2020.
Durante l’evento, si esibirà anche il Maestro Luigi Fracasso, direttore artistico de I Concerti del Chiostro, pianista di rilievo internazionale e titolare, dal 1987, di una cattedra di Pianoforte nelle Scuole d’Istruzione Secondaria ad Indirizzo Musicale.
Luigi Fracasso dichiara: “Sarà una serata particolare. Ci renderemo conto come la nostra vita sia scandita da intervalli non sempre felici. Avviene la stessa identica cosa nella musica. Possiamo dire che alcuni intervalli stridono. Ma qui viene una sorta di umanissimo miracolo: come la potenza della vita è capace di risolvere ogni sofferenza con l’ingresso in una dimensione nuova, così la potenza della musica prende le dissonanze e chiede loro che risolvano: che non rimangano contraddizione assoluta, ma che, creando movimento, giungano ad una pace più profonda”.
L’evento è sold out. Sarà tuttavia possibile accedere ad una lista d'attesa per eventuali posti disponibili, presentandosi sul luogo dell’evento.
L’ingresso è vincolato dalla presenza del certificato verde, o dall’esito negativo di un tampone effettuato entro le 48 ore prima dell’inizio del concerto.
Alessio Prastano
Ufficio Stampa - I Concerti del Chiostro
gen242007
mag182014
Come al solito ha ragione la mia amica Maria Rosaria. Nel chiosare icasticamente il mio trafiletto sui “Misteri al cimitero di Noha”, M.R. ha sinteticamente espresso quello che ho subito pensato anch’io nell’osservare l’impazzimento del contatore dei lettori di quel pezzo on-line: non se n’erano mai visti tanti ed in un così breve lasso di tempo. Convengo dunque con la mia amica sul fatto che probabilmente a scatenare la curiosità degli internauti avranno concorso due ordini di fattori: uno connesso al titolo e l’altro al contenuto (che, stavolta, a dirla tutta, è tutt’altro che una questione di vita o di morte).
Confesso sin da subito che quel brano è uno dei miei peggiori mai pubblicati: poco curato nella forma, scritto di getto in meno di un quarto d’ora (e si vede), pieno di espressioni viscerali che forse avrei anche potuto smussare, ovviamente senza rinunciare al mio caustico frasario (di cui alcuni mi accusano, mentre altri apprezzano), e preservando l’efficacia dell’elaborato. Ma tant’è.
Ho scritto invero decine e decine di articoli su temi veramente scottanti, direi di vitale importanza, impiegando a volte intere settimane per curarne la morfologia sintattica ma soprattutto la sostanza, approfondendo gli argomenti, documentandomi su decine di libri (oggetti, questi, che molti internauti non aprono probabilmente dalle elementari), compulsando riviste, siti internet, dossier, visure delle Camera di Commercio e certificati ipo-catastali, compiendo sopralluoghi, raccogliendo denunce, realizzando riprese, incrociando dati, intervistando persone e personaggi, preparando inchieste, catturando immagini, partecipando a convegni e comitati e marce e fiaccolate e sit-in, e via di seguito.
Risultato di tutto questo bel lavoro? Pochi lettori, che potremmo anche definire vigili urbani, ed al contempo un incommensurabile numero di sbadati urbani e di altrettanti belli addormentati nel losco.
Dunque credo che il vero mistero sia tutto qua.
Mi vien da pensare che davvero a volte ci preoccupiamo di più di un loculo, e non del fatto che in quel cimitero ci stiamo andando a finire tutti e di corsa per via delle esalazioni, della diossina sprigionata anche dai camini industriali che incombono imperterriti sulle nostre teste, della cementificazione selvaggia delle nostre campagne (per esempio per costruire mega-porci commerciali, oltre ai troppi già esistenti), delle discariche abusive di rifiuti pericolosi, dell’abbattimento degli alberi, degli scarichi in falda di ogni schifezza, dei pesticidi senza limiti, e dei cosiddetti progetti che accelereranno il passo verso la fossa comune (come il mega-impianto di compostaggio anaerobico di 30.000 tonnellate annue di spazzatura umida, cioè 80 tonnellate quotidiane, da installare chissà dove ma certamente ad un fischio dalle nostre case), del nostro stile di vita.
Sembra come se davvero il numero dei “lettori” fosse direttamente proporzionale al gossip ed inversamente proporzionale al quadrato dell’importanza dell’argomento trattato, tanto per imitare la nota legge di Newton.
Non si spiegherebbe altrimenti il successo di certi quotidiani locali.
Eppure mi pare di scrivere su Noha.it e non su Nove(lla)2000.it.
Ma tutto questo m’è servito da lezione.
Sicché la prossima volta, per attirare l’attenzione o la morbosità dei naviganti, sperando di eccitare il moto dei loro neuroni superstiti, sarò costretto ad ingegnarmi nell’escogitare per i miei pezzi dei titoli più accattivanti.
Eccone alcuni esempi: “Violentata davanti a tutti” (per parlare della nostra terra); “Occultamento di cadavere” (per discettare del nostro frantoio ipogeo); “Casa a luci rosse a Noha” (per disquisire del nostro particolare bene culturale noto come la “casa rossa”); “La tigre di Colacem” (per la diossina che fuoriesce dai camini che incombono nello skyline dei nostri orizzonti); “L’alba dei morti dementi” (per le cappelle e le cappellate che avvengono nel cimitero di Noha, ma non scherzano nemmeno i cimiteri dei paesi vicini); “Uno zombie a palazzo Orsini” (per parlare di qualche spettro che s’aggira nella stanza dei bottoni del nostro mal comune); “I misteri della SCU” (per parlare dei problemi della vecchia Scuola Elementare di Noha, dove al posto di una cabina elettrica hanno costruito una cabina elettorale); “Un lupo mannaro americano a Noha” (per trattare magari del randagismo); “Il diavolo veste biada” (a proposito di cavalli con le criniere intrecciate dallu Sciacuddhri); “La torre della paura” (per lanciare un grido d’allarme sulla torre medievale di Noha, che sta per crollare sotto il peso dei secoli ma ancor di più della nostra insipienza)…
Voglio proprio vedere se con titoli di questo tenore aumenterà il numero di chi si interesserà di più delle cose fondamentali che ci riguardano e possibilmente di meno delle cavolate, del chiacchiericcio e del pettegolezzo da allegre comari.
Nei miei ultradecennali interventi ho più di una volta espresso critiche nei confronti dell’operato di qualche consigliere comunale o assessore o sindaco (con la s minuscola e con la s maiuscola), me la son presa con la maggioranza e/o con l’opposizione (a volte con entrambe, visto che sovente vanno a braccetto), non ho trascurato qualche cosiddetto “giornalista” o “imprenditore” (notare le virgolette ai due lemmi), e quando è capitato finanche con qualche singolo cittadino. Sempre virtualmente e dialetticamente, s’intende.
C’è un’ultima categoria con la quale non me l’ero ancora presa.
Quella dei miei lettori. Ecco, l’ho appena fatto.
dic202008
mar192022
Nella prima parte di queste note scombiccherate ho fatto cenno al contesto nel quale si è svolta la prima conferenza stampa di presentazione del Puntinismo, che stavolta non è il più o meno noto movimento pittorico di fine ‘800 ma il programma “puntuale” di diciamo governo della Sandra Sindaco da sottoporre al voto (o forse a referendum sulla sua figura), esposto sostanzialmente in quindici minuti scarsi di “domande”, seguiti da un’ora e cinquanta di chiamiamole risposte.
Ora, dopo il contesto, cercherò di dare una sbirciatina al testo provando a estrapolare qualcosina dalla famosa raccolta punti della rediviva candidata: non so se si tratterà di “idee” da rilegare in un novello tomo dei sogni oppure nel solito pamphlet degli incubi. Chi voterà vedrà.
Da un po’ di tempo a questa parte il tracollo economico dei comuni e la storia dei loro bilanci fallimentari sembrano passati in secondo piano: all’orizzonte la promessa pioggerellina di quattrini grazie a una fiammante forma di debito che va sotto il simpatico acronimo di Pnrr, onde tutti gli aspiranti al soglio comunale sono pronti a far vedere i muscoli, pretendendo più autonomia, indipendenza e libertà d’azione in modo da sbizzarrirsi nella fertile pratica di lasciare, ahinoi, un segno indelebile del loro passaggio.
A proposito di bi- e tricipiti brachiali da ostentare, la Sandra ci ha fatto sapere, tanto per dirne una, che per evitare la definitiva mortificazione dell’ospedale di Galatina, ergo per riaprire battenti, reparti, sale operatorie, terapie intensive, sub-intensive e via di seguito, e dunque far ritornare un bel po’ di Infermieri, Oss, Medici, Tecnici, e pure “Portantini” [sic] sarebbe bastato “battere i pugni sul tavolo”. E che ci vuole?
Noi - che scemi - pensavamo si trattasse di quel gioco di prestigio più ampio chiamato “riordino ospedaliero”, voluto dal reset dello stato sociale e di diritto, del quale il suo partito progressista-neoliberista è uno fra i più accaniti sostenitori: quel partito che, insieme agli altri della stessa risma, definiti Migliori da chi è “più migliore” di loro, taglia posti letto, personale sanitario e infrastrutture pubbliche (i soliti malpensanti asseriscono a favore delle cliniche del profitto), e al contempo per nostra fortuna aumenta a mo’ di compensazione la voce di spesa per le armi. C’è da dire tuttavia che si tratta di armamenti pacifisti, cioè verniciati con i colori arcobaleno, quando non avvolti nei drappi iridati che sovente garriscono al vento delle piazze (per definizione sempre stracolme) di sardine, gretini, riformisti, antifascisti prêt-à-porter, sinistronzi, e altre anime belle che, insieme a Bella ciao, si sono appropriate di bandiere e slogan degli sfruttati.
A proposito di segni indelebili del passaggio sindacale, in maniera più o meno sibillina la probabile neo-bi-sindaca ci fa sapere che una decina d’anni fa, se non proprio lei in persona, fu la sua fazione una delle protagoniste indiscusse dell’edificazione dell’“hub nel quale tutti quanti noi ci siamo vaccinati” [sic!]. Il riferimento è a quel bigio parallelepipedo cubista piazzato in fondo a viale don Bosco al posto della campagna e dell’orizzonte, all’epoca definito, non senza un certo sense of humor, Auditorium (per concerti eh, mica bruscolini), e utilizzato un centinaio di mesi dopo come Adiutorium (anagramma del primo). Quando si dice dal punto (anzi dal contrappunto) alla puntura.
Che lungimiranza, però, riuscire a prevedere epidemia e vaccini a ripetizione - e di conseguenza androni prefabbricati per gli hub del generale penna in testa e mostrine al petto - con ben due lustri d’anticipo.
Vuoi vedere che, in illo tempore, sarà stata la Sandra Sindaco a vaticinare prima fra tutti la storia contemporanea e la sua narrativa, suggerendone poi i successivi sviluppi al compagno Bill Gates?
[continua]
Antonio Mellone
feb072025
Venerdì 7 febbraio alle ore 17:00, con ritrovo nella Sala conferenze “De Maria” in corte Taddeo, nell’ambito del Ciclo dedicato ad “Orizzonti: il territorio di Galatina”, è in programma una lezione sul campo dal titolo “Itinerari storico-artistici: tra i vicoli del centro antico di Galatina” a cura dell’architetto Antonella Perrone.
Quello odierno è un secondo appuntamento in questo anno accademico con l’illustre professionista: dopo la sua precedente conferenza introduttiva che ha gettato luce sulla ricca storia di Galatina, attraverso l'analisi delle sue mura urbiche, oggi ci propone un approfondimento "sul campo" tra i vicoli del centro storico, alla scoperta di piazze, palazzi e chiese, per esplorare da vicino le tracce del passato che ancora oggi definiscono il tessuto urbano di Galatina.
Così la nostra ospite ci presenta il nostro odierno tour artistico-culturale: “Partendo dalle antiche mura, simbolo di inclusione ed esclusione sociale, ci addentreremo nel cuore della città, percorrendo le vie che un tempo collegavano il centro al territorio circostante e ammirando i monumenti che testimoniano la fervente devozione religiosa e l'importanza dei commerci. L’itinerario storico-artistico sarà un'occasione per ripercorrere le vicende storiche che hanno plasmato Galatina, dalla sua fondazione allo sviluppo urbanistico, dalle dominazioni che si sono succedute alle trasformazioni culturali e sociali.
Attraverso un racconto coinvolgente e ricco di aneddoti, i partecipanti potranno rivivere le atmosfere di un tempo, immaginando la vita quotidiana degli abitanti di Galatina e scoprendo i segreti nascosti tra le antiche pietre.”
Antonella Perrone, architetto, libero professionista, specializzato in restauro architettonico dei Monumenti e in Management Pubblico ed e-government, è consulente energetico CasaClima ed esperto Protocollo Itaca. Ha collaborato in qualità di Cultore della Materia presso la Cattedra di Restauro Architettonico del prof. Arch. Mauro Civita. È stata collaboratrice stabile del Master in “Restauro e Recupero del patrimonio storico-architettonico”, sia come docente nei moduli “Storia dell’architettura salentina” e “Analisi storica dell’ambiente costruito” che come tutor negli stage di Felline, Soleto e San Pietro il Lama e di Granada. Esperta in Arte e Architettura della Liturgia, si è occupata della sistemazione liturgica di alcune chiese in Italia e in Albania. Progettista e direttore lavori in vari cantieri di restauro in Italia e all’estero, ha seguito i restauri a Galatina delle Porte antiche della città, della Chiesa di Santa Maria della Misericordia e di Palazzo Bardoscia.
Mario Graziuso
nov212015
Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare
set182021
Il signore della foto si chiama Enzo Cerfeda, proviene da Galatone ed è un resistente. Nossignore, non ha mai fatto parte del Comitato di Liberazione Nazionale (oltretutto ha meno anni di quanti ne basterebbero per arrivare in retromarcia fino a una sua eventuale partecipazione attiva agli eventi della seconda guerra mondiale), ma è uno che va avanti per la sua strada e continua imperterrito ad allestire la sua bancarella al mercatino nohano da circa 35 anni. Lo fa nonostante tutto, nonostante molti suoi colleghi, anche per via di un virus, sembra abbiano preso un periodo sabbatico.
Sta di fatto che alle sette e mezzo di ogni lunedì mattina Enzo ha già bello e pronto il suo banchetto michelangiolesco (nel senso di via Michelangelo, la via della “chiazza”) con i suoi articoli, e lo fa anche se fosse l’unico (e non è la prima volta) ad aprir bottega.
La sua mercanzia è la biancheria intima uomo-donna e bambino. “Ma le mie clienti – dice - sono soprattutto, anzi esclusivamente donne, perché l’uomo di certe cose non capisce niente; e meno male che ci pensano le mogli, o le mamme o le zite, ché il maschio non saprebbe nemmeno cosa mettersi addosso”. Così continua Enzo nel suo ragionamento: “C’è un calo nelle vendite di noi ambulanti, è inutile che ci giriamo attorno, perché i grandi magazzini ci stanno facendo la guerra da anni e con due lire ti riempiono le borse di cose, per non parlare dei computer [nel senso che oggi si va al mercato restando seduti di fronte a uno schermo, ndr.]. Ma io qui ho le mie signore affezionate che da anni mi ordinano i capi che servono – hanno pure il mio numero di telefono - e io me li segno su questo libretto, e quando ritorno al mercatino la settimana successiva glieli porto”.
Bravo, Enzo, altro che master in Marketing alla Bocconi: così si fa andare avanti qualsiasi baracca (in senso ampio), con la relazione, il contatto stretto, i rapporti umani (cose che ipermercati e grandi piattaforme nemmeno immaginano), e ovviamente con la qualità. Certo, la lotta contro i boccaloni che credono a tutto, tipo che al centro commerciale si risparmi, è persa in partenza, ma per fortuna ci sono ancora persone che continuano ad aver riguardo al valore del tempo, al radicamento storico, al codice etico, arcaico forse ma ancora sacro, e a una cultura fatta di identità e comunità, dunque di rispetto prima di tutto di se stessi e quindi degli altri.
Sicché, accorciare le distanze non significa vietare import ed export, ma provare a non andare altrove per trovare quel che si ha a portata di mano, magari sotto casa. Questa è l’idea di una nuova economia: quella che allarga non riduce in monopoli, moltiplica non sottrae ricchezza (quella vera), radica non delocalizza, distribuisce non concentra nelle mani di pochi e a danno dei più. Per non parlare delle tassazioni ridicole dei profitti enormi intascati da piattaforme e multinazionali (e non c’è nemmeno più il bisogno per lor signori di svignarsela nei paradisi fiscali): tanto dopo è sufficiente distrarre il gregge con la lotta orizzontale al povero cristo che omette uno scontrino e il consenso è assicurato.
Continuate pure su questa falsariga – sembra dirci Enzo Cerfeda, esperto dell’underwear – ma poi non lamentatevi se da qui a non molto rimarrete in mutande. Anzi senza.
Antonio Mellone
giu292009
Su "Il Titano" di quest'anno 2009 a pag. 45 troviamo l'articolo di Antonio Mellone che recensisce il libro "I beni culturali di Noha" di Marcello D'Acquarica. Ve lo riproponiamo di seguito. Il libro, che verrà presentato con una grande festa nel mese di settembre è disponibile presso la bottega d'arte di Paola rizzo.
E’ da poco venuto alla luce dai torchi del bravo editore galatinese Panìco un libro dal titolo “I beni culturali di Noha”, il cui autore è Marcello D’Acquarica, un nohano che come tanti altri ha come domicilio un avverbio di luogo: fuori.
Marcello D’Acquarica infatti si guadagna il giorno a Rivoli, alle porte di Torino; ma appena può con moglie e figli torna a Noha, il borgo che gli ha dato i natali e che si è afferrato alla sua infanzia, quasi come gli ami si conficcano nella carne.
I beni culturali sono quei beni materiali ed immateriali che hanno qualcosa da insegnarci e che dovrebbero essere a disposizione di tutti. Al di là dei banali luoghi comuni che lo snob di turno possa formulare, Noha è ricca di beni culturali: ne ha molti di più di quanti non possano essere inclusi in un libro come questo di 135 pagine; anzi ne ha molti di più di quanti non si possa immaginare. E sono belli; alcuni originalissimi, e unici al mondo.
I beni culturali non hanno un valore puramente filosofico e teorico, ma si riflettono in tutte le trasformazioni ed il progresso di un popolo, il quale quanto più sa valutare e conservare il suo patrimonio d’arte, tanto più si sente spinto a rendere l’ambiente in cui abita più prezioso e civile. Il monumento non è soltanto una testimonianza del passato ma vive nel presente, svolge la propria missione sociale e rappresenta uno sprone a meglio operare per il bene della comunità. I beni culturali di fatto sono anche una latente energia che può trasformarsi in crescita e sviluppo valutabile pure in termini di ricchezza economica.
Questo libro rivoluzionario, fatto di parole ed immagini colorate, spinge a guardare Noha sotto nuova luce: che finalmente non sarà più quella della solita cronaca nera, della malavita, della mafia capace soltanto di tranciare gli alberi d’ulivo che lo Stato le confisca, ma quella della libertà, quella degli uomini dal cuore forte che non si piegheranno mai di fronte alla stupidità ed alla violenza dei talebani di turno.
Il libro dell’indomito Marcello D’Acquarica dedicato alle bibbie di pietra del nostro paese cerca di mettere al sicuro ciò che la trascuratezza minaccia continuamente di annientare attraverso omicidi colposi o premeditati della memoria: serve a foderare di carta i nostri beni culturali che sovente sfuggono dal nostro cervello per una distrazione che diventa distruzione, bombardamento, atto di terrorismo.
Il libro sui beni culturali di Noha è un congelatore, una cella frigorifera nella quale immagazzinare parole ed immagini per l’avvenire; parole e immagini che radicano un’appartenenza, una dignità, un’identità e spronano il lettore a non andare mai in pensione epistemologica.
L’obiettivo di questo libro-lotta allora non è quello di addobbare Noha a museo di storia fulminata, né quello di fermare il tempo intorno ai suoi pezzi di antiquariato, ma quello di farci comprendere che esiste una nuova grammatica dello stare insieme, e che l’investimento in cultura è forse quello che paga le cedole di interessi più alti, nonostante il capitalismo in buona salute tratti oggi la nostra società a merci in faccia e ci spinga a credere che l’unico metro dello sviluppo sia il PIL del cemento e dell’asfalto.
Questo libro non è già di per sé un restauro di beni culturali, che a Noha hanno calli, rughe ed osteoporosi, ma un pagamento di ticket, anzi una ricetta medica, quella rizzetta rossa preliminare, necessaria perché all’ASL (o alla Soprintendenza) ti facciano le analisi, i raggi, o le visite specialistiche. Questo libro spalanca le finestre per rinfrescare l’aria intorno ai beni culturali nohani: che sono pazienti, nel senso di degenti, infermi con bisogno di flebo ricostituenti o di ancor più invasive operazioni chirurgiche.
“I beni culturali di Noha” di Marcello D’Acquarica non serve solo da contenitore, da ricettacolo, ma anche da grandangolo attraverso il quale, con occhio libero da cataratta, tutto osservare e raccontare, e molto forse anche decidere.
Antonio Mellone
ott012011
Angela Beccarisi
fonte:galatina2000.it
dic192006
La Strega “CIRIBANDA”
E la storia delle tre torri de Nove.
A Noha vive una bambina di nome Chiara. Abita felicemente in una casa al centro del paese con la sua mamma ed il suo papà. Ha una cameretta con tanti giochi e bambole con cui le piace molto divertirsi dopo aver finito tutti i compiti di scuola.
giu262014
La mia amica Maria Rosaria sa come provocarmi. Stavolta, non bazzicando io su face-book (vengo male di profilo), mi manda un sms in cui mi riferisce che la festa dei Santi Pietro e Paolo di Galatina è stata sponsorizzata nientepopodimenoche dal TAP (Trans Adriatic Pipeline).
*
Ho capito subito che non si trattava di un macabro scherzo ma della pura verità. Anche perché, lungi dal credere che i signori del TAP fossero consacrati ai due nostri santi apostoli, sapevo da tempo che esistono dei personaggi negli staff di codeste organizzazioni che hanno il compito di convincere popolazioni, associazioni, confraternite, confesercenti, comitati-feste, congreghe, pescatori e via di seguito circa la bontà delle loro “grandi opere”. Ne sono un esempio lampante, tanto per fare dei nomi, il MOSE, l’EXPO 2015, il MUOS, LE-DISTESE-DI-PANNELLI-FOTOVOLTAICI-IN-MEZZO-AI-CAMPI, il MEGA-IMPIANTO DI COMPOSTAGGIO (targato Roberta), il MEGAPORCO PANTACOM, il TAV, la SS 275 (la strada statale a quattro follie verso S. Maria di Leuca).
Ma, come noto, agiscono così anche altri gigli di campo come l’ILVA di Taranto (la famosa fabbrica di tubi in acciaio e cancro), e, tanto per non andare troppo lontano, la COLACEM.
Sì, nella stragrande maggioranza dei casi per edulcorare la pillola o indorare la supposta si cerca di trasmettere un rassicurante senso di compatibilità e armonia ambientale (è più o meno come pubblicizzare le sigarette che fanno bene alla salute dei polmoni); si blatera di “ricadute occupazionali” e di “volano per lo sviluppo” (tanto per arricchire il lessico); si promette il solito risparmio sulla bolletta energetica (gli allocchi che credono agli asini che volano sono ancora un’infinità); e, ciliegina sulla cacca, si certa di realizzare, come dire, una sorta di captatio benevolentiae attraverso la sponsorizzazione di eventi sportivi, associazioni culturali, concorsi a premi, borse di studio, tornei, motoraduni, sfilate, restauro di altari e, novità dell’ultim’ora, feste patronali.
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Per gli atei-devoti che frequentano le pie novene e che non lo sapessero ancora, diciamo che il TAP è un gasdotto, anzi una joint venture internazionale che ha intenzione di perforare il suolo in profondità, di tagliarlo per mare e per terra per centinaia di chilometri solo “perché ce lo chiede l’Europa”.
Questo gasdotto (opera privata definita con un certo sense of humour di pubblica utilità) dopo aver attraversato l’Adriatico, dovrebbe sbarcare nel Salento, più o meno nei pressi delle belle spiagge di Melendugno (sennò che gusto ci sarebbe nel trasformare la Puglia in una servitù di passaggio e in una terra di inutile accumulazione di fonti energetiche senza il colpo di grazia agli ultimi baluardi della grande bellezza).
Ma non è solo questo. TAP, infatti, è per forza anche sinonimo di inquinamento, compreso quello dei mezzi che lavoreranno per anni per la realizzazione dell’opera, nonché quello connesso alle inevitabili perdite di gas, nei mari, nel sottosuolo e nell’aria.
Nel mare, per dire, si prospetta un cantiere caratterizzato dalla presenza di navi di supporto e di svariate escavatrici meccaniche, che come dei lombrichi scaveranno davanti per espellere detriti dal didietro. Ovviamente la roccia impermeabile dei fondali non è della consistenza della margarina. Ergo queste trivelle orizzontali necessiteranno tra gli altri anche di lubrificanti costituiti da olii emulsionati e altre schifezze la cui composizione spesso è coperta da segreto industriale. Tutto materiale che ovviamente andrà a finire nei fondali marini, nei pesci, in noi.
Per non parlare del fatto che, una volta approdato nel Salento, il TAP avrà bisogno di una centrale di pressurizzazione che, oltre ad occupare un’altra area, parrebbe di 12 ettari (e te pareva), rilascerà non olezzo di profumo Chanel n. 5 o altra acqua di colonia ma esalazioni ed altre emissioni appestanti dappertutto, e con tanto di colonna sonora (altrimenti detta inquinamento acustico); senza citare il resto dei danni alla flora, alla fauna e a ciò che rimane della povera catena bio-alimentare.
Dulcis in fundo? Sembra che anche i TAP-dirigenti candidamente ammettano che una struttura del genere abbia una durata media di 50 anni, al termine dei quali verrebbe chiuso il rubinetto e abbandonato tutto in loco, e buonanotte ai suonatori (della pizzica di San Paolo).
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Ma a quanto pare l’inquinamento del TAP non sembra essere solo ambientale, evidentemente è anche sociale, culturale, intellettuale, mentale. Basta leggere le risposte date al telefono a Raimondo Rodia da parte di un esponente del comitato festa patronale di Galatina - secondo cui non sarebbe importante la provenienza dei 30 denari ma il loro utilizzo - per averne la prova inconfutabile. Come si fa a proferire una scemenza del genere e soprattutto in nome di quale etica rimane il più classico dei misteri dolorosi.
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Ma poi mi chiedo ancora se non sarebbe più “cristiano” che a finanziare la festa di un santo patrono fosse la comunità tutta, autotassandosi come fanno altrove senza il bisogno di presentarsi al cospetto dei marpioni di turno con il cappello in mano.
E’ davvero così difficile che i 30.000 galatinesi si mettano una mano sulla coscienza e l’altra in tasca per tirar fuori due euro (dico 2 euro) pro-capite per racimolare una cifra più che sufficiente per dar vita a dei festeggiamenti decorosissimi e soprattutto “partecipati” (in tutti i sensi)?
Se davvero così fosse (o non fosse) significherebbe che il popolo di Galatina ha ceduto se stesso, la sua vita, il suo territorio a chi crede che tutto possa essere comprato, dandosi così alla più abietta forma di prostituzione. E allora meglio sarebbe, per uno scatto di dignità, boicottare questa benedetta festa patronale.
Mi sarei aspettato che il mio sindaco, sul tema, avesse proferito più o meno queste parole: “Cari concittadini, per sentirci comunità non abbiamo bisogno di imbonitori, ma di determinazione e fantasia al fine di preservare la nostra storia, la nostra terra, la nostra serietà. Diciamo una buona volta un secco no a chi ci vuole come un popolo ubbidiente e cieco, rassegnato, fatalista e prezzolato che non s’accorge – o non gliene importa niente – se gli sottrarranno terra e democrazia. Riscattiamoci dal morso di questa nuova tarantola, rappresentata da un capitalismo di rapina che privatizza gli utili e socializza le perdite, credendo poi di darci il contentino sotto forma di sponsorizzazione”.
Ma per sentire un discorso di questo tenore da parte di Mimino nostro ci vorrebbero due miracoli: uno di San Pietro ed un altro di San Paolo. In contemporanea.
Antonio Mellone
set152015
Visto che la prima (cioè l’ennesima) lettera indirizzata all’assessore Andrea Coccioli il 24 luglio scorso non ha avuto esito alcuno (capirai che novità, sicché la luce in fondo al tunnel del centro polifunzionale di Noha la vedremo con il binocolo), proviamo ad indirizzare alla nostra carissima delegata dal sindaco, al secolo avv. Daniela Sindaco, queste domandine semplici semplici. Ma, giacché ci siamo, vorremmo che sul tema battessero un colpo (non apoplettico, per carità di Dio) anche gli altri politici nohani, vale a dire: Antonio Pepe, Giancarlo Coluccia e Luigi Longo, tutti esponenti, insieme alla collega di cui sopra, del partito unico PD-NCD-RC (Pancia Dilatata, Non C’è Dubbio , Riposo Cerca).
*
Cari D-A-G-L, lo sapevate che, salvo errori od omissioni, sarebbero a disposizione dei comuni pugliesi 17.000.000 di euro per la ristrutturazione, il restauro e la riqualificazione del patrimonio architettonico e artistico del comune? Che questi fondi pare siano stati messi a disposizione dall’assessorato all’Industria turistica e culturale della Regione Puglia (e non, per dire, del Friuli Venezia Giulia)?
L’uccellino, cioè Internet (basterebbe bazzicarvi un poco, lasciando perdere ogni tanto le baggianate di FB, specie quelle sgrammaticate e oziose) ci ha rivelato che c’è un avviso pubblico, dunque senza segreto di Stato, rientrante nell’accordo di programma quadro (Aqp) “Beni e Attività culturali”, FSC Fondo di Sviluppo e Coesione 2007/2013, sottoscritto dalla Regione Puglia, dal Mibact e dal Mise il 13 novembre 2013, ratificato con delibera di Giunta regionale n. 2165 del 19 novembre 2013 (pubblicato sul Burp n. 158 del 3 dicembre 2013) e successivamente modificato con procedura scritta, avviata il 18 dicembre 2014 e conclusa l’8 gennaio 2015 (Dgr n. 461 del 17 marzo 2015).
Ebbene, lo sapevate che potrebbero (o, ahimè, avrebbero potuto) presentare le istanze di finanziamento gli Enti pubblici locali territoriali come i Comuni, singoli o associati, le Province, le Città metropolitane della Regione Puglia?
Cari D-A-G-L, volevo chiedervi, da semplice cittadino stanco della solita fuffa, se per caso aveste pensato e magari presentato (o sollecitato la presentazione di) un qualche progetto di “restauro, riqualificazione e valorizzazione” di qualche bene culturale di Noha, come per esempio la torre dell’orologio, svettante nella pubblica piazza (non si sa bene per quanto tempo ancora viste le sue condizioni statiche).
Se sì, perché non ce l’avete detto? E se no, perché no?
Ah dimenticavo: lo sapevate (ma sì che lo sapevate) che le domande dovrebbero essere inoltrate, pena esclusione, unicamente via Pec all’indirizzo beni culturali.regione@pec.rupar.puglia.it, a partire dal 1° settembre 2015 e fino alle ore 24 del 15 settembre 2015?
Dai, ditemi che ce l’abbiamo fatta.
Bene: ora avanti con la solita bufala. Di cui si sente già, lontano un miglio, un olezzo di stalla.
Antonio Mellone
mag012020
In questo periodo di “Didattica a Distanza” ove oltre alle insegnanti anche le famiglie stanno compiendo grandi sacrifici con i propri figli, a Cutrofiano come nel resto d’Italia d'altronde, per il coinvolgimento di più materie scolastiche esiste un'iniziativa denominata: “caccia al tesoro didattica”.La caccia al tesoro è suddivisa in più tappe ed ogni tappa persegue un obiettivo di ogni materia.
Da un testo descrittivo, più materie si uniscono e... “Petali di Fiori” possono diventare operazioni di matematica, “un’ape che vola” può diventare colei che passa da un fiore all’altro e invece del nettare trova termini nuovi/sconosciuti per i ragazzi da cercare sul vocabolario con il cui significato ci si collega ad altre materie scolastiche.
La Caccia al Tesoro è un’attività multidisciplinare, e le insegnanti hanno creato un testo con tanti indizi tanto da portare anche con la farfalla dal nome ITA-LIA a far conoscere l’intero testo dell’Inno di Mameli, un brano che alcuni credono finisca alla prima strofa, e che si ripete la stessa per 3/4 minuti. Con questa iniziativa si è voluto dare giusta importanza alla conoscenza dell’Inno di Mameli ed al suo significato, oltre che come “compito” una volta trovate le parole all’interno della Caccia al Tesoro studiarlo e ricordarlo a memoria.
Gli alunni delle classi 3A, 3B, 4A, 5A della scuola primaria del Plesso “V.M. Maselli”, dell’Istituto Comprensivo Don Bosco di Cutrofiano, insieme alle famiglie e agli insegnanti, pur con le difficoltà della didattica a distanza, si sono fatti “Portatori sani di futuro”.
Il coraggio e la speranza si leggono nei loro occhi e li hanno espressi con i colori della nostra bandiera, affidandoli alle ali della farfalla ITA-LIA, che ha il compito di accarezzare tutti i cuori volando sulle note dell’Inno Nazionale.
Per la realizzazione dell’iniziativa, i ragazzi coinvolti sono stati coadiuvati e incoraggiati da Antonio Melegari e Marco Forte rappresentanti di due associazioni del territorio rispettivamente l’Ass.ne Cult. Sud Ethnic e la locale Pro Loco. Le Associazioni citate in questo periodo di emergenza, non hanno mai lasciato da soli i cittadini di Cutrofiano, creando delle iniziative e sostenendo manifestazioni (virtuali) affinchènessuno si sentisse solo.
Sono stati coinvolti circa 80 bambini, ai quali è stata assegnata una base musicale e coinvolgendo anche i genitori gli stessi hanno registrato l’Inno di Mameli e grazie alle tecnologie moderne il tutto è stato confluito in un unico indirizzo in modo da sincronizzare il tutto e mettere le circa 80 registrazioni tutte insieme. L’Inno di Mameli è preceduto dalle letture affidate a quattro ragazzi in rappresentanza delle classi 3A, 3B, 4A, 5A della scuola primaria del Plesso “V.M. Maselli”, dell’Istituto Comprensivo Don Bosco di Cutrofiano.
Si è voluto stimolare “l’aspetto artistico e sensoriale” di ogni ragazzo affidando a loro il compito di esprimersi realizzando dei disegni dedicati a “La Nostra Fiaba” inserita all'interno della Caccia al Tesoro didattica.
A Cutrofiano, oltre 35 postazioni sparse nel paese diffonderanno in due momenti di Venerdì 1 Maggio l’Inno di Mameli cantato dai circa 80 ragazzi coinvolti.
- Alle ore 12:00 diffusione audio nel paese dell’Inno di Mameli
- Alle ore 12:30 pubblicazione sui canali social Li Ucci Festival e Pro Loco Cutrofiano del Video realizzato con i disegni dei ragazzi
- Alle ore 19:00 diffusione audio nel paese dell’Inno di Mameli
Marco Forte
Ho posto questa domanda ad un po' di persone di mia conoscenza. Ecco cosa mi hanno risposto.
Albino Campa: "Tiro a campare." Antonio Congedo: "Come fisico, bene." Lory Calò: "Tra alti e bassi." P. Francesco D'Acquarica: "Grazie a Dio, bene." Andrea Coccioli (assessore): "Mentirei se glielo dicessi." Marcello D'Acquarica: "Ti faccio una vignetta?" Michele Pignatelli: "Che flash." Don Donato Mellone: "Sono al settimo cielo." Paola rizzo: "E' un trucco?" Elisabetta Congedo: "Con questa terapia passerà il dolore." Valentina Scrimieri: "A pelle, bene." Stefania Tundo: "Sogno." Anita Rossetti: "Resisto." Ilaria rizzo: "C'è qualcosa che non mi quadra." Don Emanuele Vincenti: "Meglio metterci una croce sopra." Antonio Mariano (Fidas): "Sono in vena." Michele D'Acquarica: "Mi sento elettrizzato." Giuseppe Marco D'Acquarica: "Di merda." Luca D'Acquarica (classe '67): "A carte, quarantotto." Luigi Longo: "Meglio non parlarne." Antonella Marrocco (poetessa): "Bene (a capo) grazie." Giancarlo Coluccia (farmacista): "Bene, soprattutto se manca la salute." Cosimo Montagna (sindaco): "Faccio finta di non aver sentito." Adriano Scrimieri: "Vedo blu (bay). E che te lo dico a fa'." Fra' Ettore Marangi: "E' tutta un'altra chiesa." Giancarlo D'Acquarica: "Faccio la spola." Fabio Solidoro: "Attento al treno." Fabio Mariano (avvocato): "Tutto nella norma." Crocifisso Aloisi: "Mai metterci una croce sopra." Pina Marzo: "E' una pena capitale." Michelino Barrazzo (fuochista): "Non hai letto che è proibito fum...." Piero Colaci: "Non si può dire in due parole." Pasquale Marannino: "Chi non muore si rivede." Antonio Baldari: "Tutto fumo. Niente arrosto." Samantha Pozzi: "Si Salvini chi può." Loredana Tundo: "Tutto quadra." Maria Luce Coluccia (Le Putìe): "L'appetito non manca." Enrica Mariano (cardiologa): "Basta aver del cuore." M Rosaria Paglialonga: "Abbiamo tanta strada da fare." Gianni De Ronzi (Mimì parrucchieri): "Ho un diavolo per capello." Giancarlo Ballarino: "Amici....il mattino.....a loro in bocca." Daniela Vantaggiato (assessore): "Qui a Galatina bene, e voi lì a Galatina?" Raimondo Rodia: "Qui è fantasilandia." Fratelli Bonuso: "Siamo a cavallo." Daniela Sindaco: "Bene... se mi... sfotteresti di meno." Francesca Stefanelli: "Mutuo un motto: di lusso, a cinque stelle." Ilaria Pellegrino: "Bene quando sento il profumo di casa." Ada Merico: "Sfotti?" Leonardo rizzo (Zucchero Ecannella): "Al bacio." Claudia Giannini: "Bene, facendo le corna." Michele Chirivì (gommista): "Ho sbalzi di pressione." Giuseppe Chirivi: "Sono un po' in carne." Antonio Pepe: "Ci vorrebbe un altro po' di sale." Lino Frassanito (sparafuochi): " Siamo in pieno boom." Angelo Nocco: "Con un'Aspirina, molto meglio." Paola Congedo: "In parole povere, bene." Monia Negusini (astronoma): "Bene, grazie al cielo." Alessio Cioffi (carrozziere): "Uno schianto." Rosario Pallara (notaio): "Rogito ergo sum." Tiziana Salinaro: "Hai del tempo da dedicarmi?" Antonio Gugliersi: "Mi cogli impreparato." Antonio Mandorino: "C'è poca luce." Antonella Guadalupi: "Come mi trovi?" Andrea rizzo (collega): "Vengo." Roberta Forte: "Questa è una domanda sinistra." Daniele Pignatelli: "Non guardare all'obiettivo." Oreste Caroppo: "Finché c'è lotta c'è speranza." Rosy rizzo: "Ma io ti conosco?" Stefano Giacomo Congedo: " Prima bevi qualcosa?" Noha Web: "Bene, tra un necrologio e l'altro." Pasquino Galatino: "Sa, ho tanti pensieri."
Antonio Mellone: "Secondo chi?"
Antonio Mellone
feb142025
ott142007
nov202022
Dopo le misure di efficientamento della macchina amministrativa annunciate dal Sindaco Fabio Vergine, l’opposizione, tramite i canali social, ha voluto rispondere al primo cittadino, intestando alla giunta precedente la paternità di alcuni atti deliberativi.
A questo proposito, l’Assessore all’Urbanistica e all’Edilizia Privata, l'Ingegnere Gugliemo Stasi, ha replicato sulla sua pagina Facebook, chiarendo alcuni aspetti degli “atti di indirizzo” emanati dalla scorsa amministrazione comunale.
“Mentre noi realizziamo la Galatina che abbiamo promesso, l’opposizione si autoaccusa di non essere riuscita a concretizzare nulla, continuando a vivere in un mondo di fantasia, fatto di tante buone intenzioni, ma di pochissimi atti concreti.
Abbiamo quindi il dovere di precisare alcune cose, con il solo obiettivo di essere trasparenti nei confronti della Città tutta.
L'obbligo di Legge all'adeguamento al RET (REGOLAMENTO EDILIZIO TIPO) aveva scadenza al 31.12.2017.
La valenza giuridica dei comparti PUG ha avuto scadenza al dicembre 2015, come l'adeguamento del PUG al PPTR (Piano Paesistico) ed al PAI (Piano assetto idrogeologico) al maggio 2015;
L'obbligo dello sportello telematico del SUE (Sportello Unico Edilizia) quanto meno al 2017.
Il ritenere di avere in qualche modo adempiuto a tali obblighi (tutti disattesi nell'intero periodo di governo) con un "atto di indirizzo" di Giunta comunale alla struttura tecnica a poco più di un mese dalla fine del mandato, è un fatto che costituisce un vero "insulto" alla dignità delle Istituzioni e rivela, inoltre, una scarsa considerazione della capacità dei cittadini di comprendere la ridicolaggine di tali determinazioni.
Richiamare poi, a distanza di sei mesi, simili atti "vuoti" di ogni reale consistenza amministrativa significa - ed è ancora più grave - che s'intende perpetrare una "presa in giro" dei cittadini alla stregua di sudditi inconsapevoli”.
Fabio Vergine Sindaco
Ufficio Stampa
mar282015
GARANZIA GIOVANI è un programma europeo per favorire l'occupabilità e l'avvicinamento dei giovani al mercato del lavoro. Un percorso che prevede una serie di misure, a livello nazionale e territoriale, volte a facilitare la presa in carico dei giovani tra 15 e 25 anni per offrire loro opportunità di orientamento, formazione e inserimento al lavoro.
In generale, obiettivo della "Garanzia per i Giovani" è quello di offrire una risposta ai ragazzi e alle ragazze che ogni anno si affacciano al mondo del lavoro dopo la conclusione degli studi. Considerato lo specifico contesto italiano tale iniziativa prevede, inoltre, anche azioni mirate ai giovani disoccupati e scoraggiati, che hanno necessità di ricevere un'adeguata attenzione da parte delle strutture preposte alle politiche attive del lavoro.
Giovedi 26 marzo si è svolto un Seminario informativo alla scoperta del Programma “Garanzia Giovani” presso l’Ambito Territoriale Sociale di Galatina, sita in via Montegrappa 8 (piano terra), E’ stato presentato il Programma “Garanzia Giovani”, organizzato da Casartigiani, in collaborazione con la Rete Informagiovani S.P.I.O.L.(Sportelli polifunzionali per l’informazione, l’orientamento e l’accompagnamento al lavoro) dell’ATS di Il seminario sarà l’occasione per presentare, in anteprima sul territorio salentino, tutti i partner coinvolti nell’ATS Neetwork Puglia, la prima tra quelle selezionate dalla Regione Puglia attraverso l’Avviso Multimisura, che avrà il compito di prendere in carico i beneficiari del Programma, i giovani tra i 15 e i 29 anni, attivando per loro e con loro uno dei percorsi formativi, di stage o tirocinio concordati con il relativo Centro per l’Impiego. Dell’ATS Neetwork Puglia fanno parte soggetti pubblici e privati quali associazioni di categoria, enti di formazione, agenzie per il lavoro, scuole, distretti produttivi e l’Università degli Studi di Bari. All’incontro interverranno la Prof.ssa Daniela VANTAGGIATO, Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Galatina; l’Ing. Andrea COCCIOLI, Assessore alle Politiche Giovanili e Sport del Comune di Galatina; il dott. Silvio ASTORE, Responsabile del Centro per l’Impiego di Galatina; il dott. Angelo SILVESTRI di Italia Lavoro; il dott. Fabio VALENTE, Presidente dell’Ente di Formazione FORUM; la dott.ssa Floriana DELL’ORCO, coordinatrice regionale Casartigiani. Modererà il seminario la dott.ssa Ausilia MARUCCIA. La sfida è aperta, spetta ora ai giovani allargare gli orizzonti e intraprendere nuove strade e percorsi per il futuro.
E’ importantissimo creare delle opportunità di lavoro. Garanzia Giovani è una buona opportunità da cogliore.
Responsabili Front-office Galatina
dr.ssa Anna Lisa MARINELLO - dr. Luigi MELE
MARTEDI' MERCOLEDI’ e GIOVEDI' ore 9:00-12:00
MARTEDI' 16:00 - 19:00 c/o Ambito Territoriale Sociale di Galatina
via Montegrappa n.8 (piano terra)
tel. 0836/633463 fax. 0836/633460
fb: Rete IG Ats Galatina
twitter: @IG_ATSGalatina - skype: Informagiovani.galatina
apr232016
Martedì prossimo, 26 aprile, riprenderanno i lavori di sistemazione di Corso Porta Luce nel tratto compreso tra via Gallipoli e via Nachi. L’intervento avrà ad oggetto l’ultimazione dei lavori di pavimentazione dei marciapiedi; il completamento della pubblica illuminazione mediante l’installazione di pali in ghisa; il rifacimento del manto stradale; il tracciamento della segnaletica orizzontale e l’installazione di segnaletica verticale.
La conclusione dei lavori è prevista per la seconda decade di giugno.
In data odierna, inoltre, a seguito della predisposizione da parte della Direzione Lavori Pubblici dei necessari atti ed elaborati progettuali, è stato approvato dalla Giunta il progetto esecutivo relativo ai lavori di fornitura ed installazione di una cabina MT/BT prefabbricata della potenza di 50 Kw presso il Centro Polivalente di Noha.
Ciò consentirà di dotare la struttura, attualmente servita da un contatore di energia elettrica di 10 Kw, della potenza sufficiente al normale funzionamento degli impianti tecnologici esistenti.
L’importo dei lavori è di € 18.500 oltre iva e spese tecniche, per un totale di € 24.000,00, di cui € 15.000 al netto dell’iva verranno rimborsati dall’Ente distributore dell’energia all’atto della consegna della cabina.
Nei prossimi giorni verranno avviate le procedure per l’affidamento dei lavori.
L’Assessore ai Lavori Pubblici
Emilio Tempesta
dic032008
A MILANO, in uno spazio espositivo in corso Porta Romana 51, dal 6 al 16 Dicembre gli ULIVI DI PAOLA rizzo . Un pezzo di salento nella grande Metropoli!
“Il carattere sacro della natura”
emerge nelle opere della pittrice Paola rizzo, che saranno esposte all’ interno di uno spazio espositivo in corso di Porta Romana, 51, dal 6 al 16 Dicembre a Milano. I grandi oli della pittrice si presentano come ampie scenografie di paesaggi dall'aperta solarità mediterranea.
La pittrice pugliese vede negli alberi d'ulivo i protagonisti di storie secolari, chiavi di lettura per intendere un mondo che le appartiene per nascita e per formazione, ma come nel teatro greco più arcaico, collega ogni storia individuale ad un medesimo, comune, universale destino. Alla monotematicità dei soggetti pittorici non corrisponde alcuna facilità o immediatezza di lettura delle opere, perchè il linguaggio della giovane artista, già maturo, racchiude in sè anche la concettualità del simbolo. Dall'albero, quale archetipo di longevità e di stabilità cosmica, l'artista ne segue la genesi, con le abili pennellate di tipo segnico ne percorre i canali di sviluppo del suo divenire, per scoprire la "struttura sottesa, l'impresso codice genetico, il comune DNA, quale carattere universale, rivelato nella specificità d' ogni forma". Per questo, facendo leva
sulla sua fervida creatività, Paola rizzo mimetizza abilmente, all'interno della rugosa corteccia di quei vetusti giganti vegetali, figure umane che si avvitano e si divincolano (quasi fossero prigioni michelangiolesche) entro gli stretti legami della materialità esistensiale. L'artista, facendo leva sull'inconscio collettivo per risalire all' "archè" e per percorrere la genesi d'ogni cosa, opera un processo di metamorfosi osmotica, capace di elevare la naturalità dell'uomo a dimensioni di superiori sfere, per liberarne la spiritualità e rivelarne la sua sacrale componente di "un essere dalla natura cosmica".
feb132021
L’Amministrazione Amante ha dato indirizzo agli uffici perché si proceda con azienda specializzata nel settore del servizio di allontanamento dell’avifauna molesta a mezzo falconeria, che oramai rappresenta un validissimo metodo da utilizzare in diversi siti sensibili quali il centro storico, il cimitero e alcune zone delle frazioni, particolarmente infestate dai volatili.
Nel nostro comune il piccione (columba livia) è molto presente e le colonie che nel corso del tempo si sono formate creano non pochi problemi sia di natura sanitaria che di natura igienica, ma anche in termini di danno ai manufatti, ai monumenti e alle case.
Ufficio stampa Marcello Amante
sindaco di Galatina
ago092015
“…..Soltanto gli insetti non schiudono sino a quando non sono perfetti e dal quel momento non cambiano più né il pelo né una cellula. Noi vertebrati o meglio primati, meno perfetti e meno presuntuosi, continuiamo a crescere bene o male chi più chi meno. E il processo di crescere è più interessante dello sviluppo perfetto….”. E’uno dei postulati della scienziata Rita Levi-Montalcini e dei suoi lunghissimi anni di ricerca, Francesca Malerba originaria di Galatina ed organica dal 2007 nel team di ricerca dell’Istituto di Neuroscienze fondato dalla stesso premio Nobel, ci racconterà del suo ultimo progetto di ricerca concepito alla soglia dei 100 anni e tutt’ora in fase di sperimentazione. Durante gli anni di lavoro, Francesca Malerba ha una frequentazione quotidiana con la prof.ssa Levi-Montalcini che, nonostante l’età e gli impegni istituzionali, seguiva personalmente i progettied era presente nelle riunioni del team. Sarà l’occasione oltre che per raccontare gli ultimi anni di vita della scienziata anche per fare il punto sulla situazione della ricerca in Italia ed anche grazie alla presenza dell’Ass. re Regionale allo Sviluppo Loredana Capone, in Puglia. Preziosa la presenza di Paola Moscardino giornalista del La7 e collaboratrice del Corriere della Sera a cui èaffidata la conduzione dell’incontro. Sarà presente l’Ass. re alla Cultura di Galatina Daniela Vantaggiato
Francesca Malerba si è laureata in Biotecnologie Industriali all’Università degli Studi di Bologna nel 2000. Nel 2005, consegue il dottorato di ricerca in Biologia Cellulare e Molecolare (Indirizzo Biochimico), con un progetto svolto nell’Istituto di Biochimica dell’Università di Roma “La Sapienza”. Dopo un periodo di lavoro in un’azienda farmaceutica, nel 2007 ritorna alla ricerca no profit, vincendo una borsa Post Doc con la Fondazione European Brain Research Institute (EBRI), Istituto di Neuroscienze fondato nel 2006 dal premio Nobel Rita Levi Montalcini.” Comincia il suo lavoro, sempre in ambito biochimico, sul fattore di crescita nervoso NGF (Nerve Growth Factor), nel laboratorio “Fattori Neurotrofici e Malattie Neurodegenerative guidato dal prof. Antonino Cattaneo. Alla fine del 2007 viene inserita nel team di Rita Levi-Montalcini, partecipando al progetto di ricerca completamente ideato dalla scienziata all’età di 99 anni, che porta alla scoperta di una nuova funzione di NGF nell’embrione di pollo, e alla successiva pubblicazione dell’articolo “Nerve growth factor regulates axial rotation during early stages of chick embryo development” sulla rivista americana PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences), ultimo lavoro firmato da Rita Levi-Montalcini (http://www.pnas.org/content/109/6/2009.abstract). Attualmente il lavoro della dott.ssa Malerba Francesca presso l’istituto EBRI, è quello di sviluppare un mutante di NGF, chiamato NGF painless (senza dolore), destinato a differenti applicazioni terapeutiche (rigenerazione di tessuti lesionati, neuropatie periferiche, malattia di Alzheimer e altre malattie neurodegenerative), è coautrice di 12 pubblicazioni scientifiche.
Emilia Frassanito
mar102011
Eccovi un scorcio della serata in un video girato a più mani da improvvisati cameramen.
ago232012
"Gli ulivi" di Paola rizzo in esposizione nella corte di palazzo "Cascione" a Galatina. Nella serata del 23 agosto...Le corti a mezzanotte vi aspettano!
TRA MUSICA, ARTE E SAPORI
“Le corti a Mezzanotte” riparte con la terza edizione, dopo il successo delle precedenti edizioni, che hanno visto la città di Galatina, Città d’Arte, trasformarsi in un vero e proprio circuito di accoglienza.
L’evento, espressione dell’arte e della cultura della terra salentina, anima la serata con canti, eventi culturali, estemporanee, enogastronomia tipica che consentono al visitatore di conoscere e rivivere le sensazioni di un tempo grazie all’inconfondibile scenario dei vicol
feb252011
Da quanti punti di vista è possibile ammirare le bellezze della nostra terra? Qual è l’altezza giusta o l’altra città da raggiungere per rendersi conto che quello che sino all’altro giorno ci circondava era unico? Qual è l’angolo giusto, il cono di luce appropriato, la giusta misura di apertura dell’obiettivo, il ritmo corretto di vibrazione delle ciglia, per riuscire a scorgerne anche gli aspetti negativi? Tanti e a tal punto sofisticati sono gli accorgimenti da adottare per un’osservazione attenta e critica di quella terra divenuta luogo della nostra esistenza.
È proprio dall’osservazione, a mio parere, che occorre ripartire per costruire un futuro diverso attorno a noi. E l’arte ci può essere d’aiuto. Vi proponiamo quindi un video in cui gli scatti dell’artista salentino Gianfranco Budano vengono sontuosamente abbinati alle note di una composizione del musicista francese René Aubry dal titolo Salento (Plaisirs d’amour, 1998). Ovviamente non poteva mancare l’estratto letterario da un’opera che racconta il Salento, questa volta attraverso la voce di chi sente il bisogno fisico del ritorno alla propria terra: parliamo di “Lecce-Ravenna Andata e ritorno” del conterraneo Maurizio Monte (pagg. 78-80, Edizioni Clandestine, 2006).
Sono cresciuto con un Dio che non era solo quello circoscritto da una religione preposta a farmelo sostenere come fosse una squadra di calcio.
Ora lo respingevo, ma in cuor mio sapevo che prima o poi sarebbero riemersi gli originari sentimenti.
Si fa fatica a non credere a qualche forma di provvidenza divina quando sei cresciuto all’ombra degli ulivi più generosi del pianeta, quando hai visto fiorire i mandorli a Gennaio, quando ti sei inebriato dell’odore di un vigneto ricchissimo, specchiandoti negli occhi di una ragazza sincera.
Ti si è rivelato tutto e delle certezze scientifiche non sai che farne…
Tuttavia, crisi mistica e frisellate a parte, di quella estate sponda sud-est ho pochi aneddoti da raccontare, trascorsa come fu fra incoscienti corse in moto su una litoranea arroventata dal vento d’Africa, gioia dei rettili che popolano i suoi muretti a secco, romantici confini di paradisiache combinazioni floreali.
Contemplando quel panorama straordinario, mescolavo il mio infinito amore per quella terra alla critica più feroce verso quanti non riuscivano ad amarla alla stessa maniera.
A ora di pranzo salutavo la campagna e rincasavo sempre, i piatti della mamma avevano priorità su tutto, per chi vive fuori sono veri e propri momenti di culto.
Parcheggiavo sul pianerottolo di casa una moto che sembrava un pit bull incazzato e il ticchettio che emetteva il metallo dilatato si protraeva per ore tra il rimuginare di mio zio, l’incredibile Ucciu, e una temperatura che di certo non favoriva il raffreddamento.
Lo zio alludeva malandrino alle mie bravate, scuotendo il capo col sorriso marpione di chi si è arroventato sotto il sole della campagna, ma ha scandito le ore della giornata tracannando il vino rosso della propria vigna.
Impersonificava perfettamente il contadino del Salento: copricapo di paglia, canotta celestina bucata qua e là e jeans tagliati ad altezza di cosce lucide e sì scolpite da richiamare quelle marmoree del David.
Agile e forte, conosceva bene quel caldo solido che mi costringeva spesso a rallentare e mandare giù a pieni polmoni, pollini miracolosi alla mia causa.
Coltivava la terra con attrezzi primordiali, reticente verso i mezzi moderni, era convinto che bastava andare a letto presto per non averne bisogno.
Mangiava le sue verdure, i suoi ortaggi e la sera passeggiava vicino casa immerso nei suoi pensieri a mo’ di digestivo, con le mani rigorosamente dietro la schiena in un tipico atteggiamento meridionale ereditato dai filosofi greci.
Non credo che l’incredibile Ucciu fosse meno felice di Rupert Murdoch o Bill Gates…
Non conosceva una parola di inglese, per lui era un’impresa anche comunicare in italiano ma non gliene importava minimamente perché sapeva che non era conoscendo il significato della parola “software” che si vive meglio.
A lui bastava il dialetto per comunicare con chiunque, se proprio era necessario farlo.
Spero che il mondo capisca presto che “allargare i propri orizzonti” non significa prendere tre lauree e conoscere sette lingue aspirando alla vita newyorkese.
Lo zio era un re: respirava la sua aria, quel mischione di pollini marini e rurali, l’odore di quel putridume di vita passata, comunemente detto terra.
Ognuna sprigiona il proprio respiro e per capirne l’importanza dell’essenza, devi allontanartene.
Quando ci ritornerai, riconoscerlo sarà il più naturale degli esercizi, nonché un piacere indicibile.
Michele Stursi
ott032010
Penso questo mentre attraverso la strada incredibilmente libera dal traffico ed mi infilo nel caffè. Appena entrato vengo colpito dai quadri sulle pareti. Frustate di colori, sensazioni, atmosfere. Giro la testa velocemente ce ne sono dappertutto. Mi avvicino al primo “Vento di passione”, poi “Il viaggio della vita”, “Precario equilibrio”, “Amore universale” e tanti altri. Sono entrato in un bosco di ulivi secolari: gli ulivi di Paola rizzo, pittrice salentina. Il barista mi osserva. Impiego alcuni minuti a riprendermi. Quelle opere scendono troppo in profondità. Mi ricordano la mia infanzia trascorsa fortunatamente e in parte sotto ulivi come quelli dipinti. Paesaggi dell’anima sospesi tra sogno e realtà. Gli ulivi di Paola si muovono, danzano o fuggono in mezzo ai campi di papaveri e margherite nella luce meridiana. Se ti avvicini alle sue opere senti e scorgi il vento. Lo stesso vento che sento sotto gli ulivi della mia terra. Tra le fronde essi sussurrano parole antiche, parlano lingue sconosciute, echeggiano tra i rami fonemi messapici, greci, latini, longobardi, normanni, svevi, franco-provenzali, spagnoli, in dialetto salentino e in griko. Gli ulivi di Paola restituiscono dignità alla Puglia.
Ecco la sintesi che cercavo. Al barista non ho chiesto una consumazione, ma “Chi li ha fatti?”. Mi indica un biglietto da visita, sopraggiunge l’amico che attendevo, apparentemente finisce tutto lì. Passano i giorni, mi allontano dalla Puglia, penso spesso a quei colori, a quelle linee ora dolci dei prati, ora corrugate dei nodosi rami, alla musicalità di quelle pennellate tra cielo e terra. Chiunque, ammirandoli, può sentire la suggestione di quei monumenti vegetali che si abbracciano teneramente nella brezza del meriggio, che piangono all’aurora e che ridono beffardi al tramonto. Torno a vedere le opere di Paola, una, due, tre, quattro volte. Temo che la mostra sia finita, invece, con immensa gioia i suoi ulivi sono ancora lì. Forse i proprietari non se la sentano di affrontare una deforestazione del locale e temono di deludere i clienti più sensibili e raffinati. Anch’io non riesco a scrivere subito un pezzo. Ho bisogno di approfondire, osservare, capire. . . Così apprendo che Paola rizzo è una pittrice laureata nel 1997 all’Accademia delle belle Arti di Lecce, che vive e lavora a Noha, vicino Galatina, con studio d’arte in piazza Castello, 14 bis. Bravissima con la matita, nei chiaroscuri, il suo talento sembra esprimersi al meglio nella tecnica della pittura ad olio.
Dopo le prime esperienze artistiche, la pittrice improvvisamente incontra un soggetto che è diventato quasi la costante della sua opera: l’ulivo, la pianta che per eccellenza rappresenta l’ambiente, la natura della terra salentina. Sembra esserci ormai una dipendenza, quasi ancestrale, tra Paola e quest’albero considerato sacro dai nostri avi, alla stessa stregua di un nume tutelare del luogo. L’artista in esclusiva per la Gazzetta Economica ha dichiarato: “Quando dipingo, non penso mai ad un albero, ma ad una vecchia cassapanca stracolma di ricordi, a un libro di storia dalle pagine ingiallite, alle mani di un vecchio che troppe volte hanno sfiorato la terra arida del Salento, ad un amico cui confidarmi. In questo modo – continua Paola - pongo me stessa, e gli altri insieme a me, di fronte ad un'identità di una cultura come quella salentina, che passa anche attraverso i suoi ulivi. Li offro come chiave di lettura di un mondo che mi appartiene per nascita e formazione, ma ne faccio anche un pretesto per riflettere sui processi morfologici che si pongono alla base della vita.
Con un esempio di colta similitudine, - conclude la pittrice - vorrei favorire il riscatto della mia terra d'origine e della mia gente, scegliendo di vincolare all'interno dell'ulivo-simbolo esseri umani. E' proprio in quell'avvitarsi su se stessi, in quel dibattersi per vincere e far vincere il principio armonico della natura più autentica dell'essere, che trovo il massimo dell'esaltazione dello spirito”. Nel corso degli anni Paola continua a dedicarsi amina e corpo all’arte: paesaggi, nature morte e soggetti religiosi. Entrano a far parte del suo mondo l’amore per la fotografia e la musica. Lei pensa che sia bellissimo fermare scatto dopo scatto, un istante in una foto. La musica rappresenta per Paola l’altra fonte di ispirazione primaria. Musica e pittura, in connubio tra loro, divengono così inscindibili l'una dall'altra. I sui dipinti prendono vita da note che guidano ed accompagnano i tocchi di pennello sulla tela. La musica, collante per artisti, la porta a frequentare gli ambienti musicali conoscendo alcuni tra i suoi musicisti preferiti. Nascono così i suoi ritratti a matita. L’american bar sotto il Petruzzelli di Bari è tappezzato anche di ritratti di alcuni musicisti di fama nazionale ed internazionale, conosciuti personalmente dalla pittrice nel corso di questi anni come Caparezza, Terron Fabio, Roy Paci, Raffaele Casarano, Claudio Prima, Emanuele Coluccia, Roshaun Bay-c Clark, Cesare Dell’Anna, Eneri, Romeus. La passione per il ritratto è antica, Paola si è laureata presso l’Accademia proprio con una tesi in anatomia artistica dal titolo “Fisicità e psichicità di un linguaggio universale: il volto”. La pittrice salentina ha trasformato il caffè del Petruzzelli in un luogo di moda e alla moda: non c’è locale vicino ad un grande teatro che non sia pieno di ritratti di artisti. Per quelli del passato ci hanno pensato talentuosi ritrattisti e pioneristici fotografi con dagherrotipi e pellicole in bianco e nero.
Ora è il momento di Paola rizzo. Ritrarre artisti contemporanei sarà un grande investimento per il futuro. A parte i ritratti quello che colpisce di Paola sono gli ulivi. La critica a tale proposito ha detto: “Gli ulivi, impressi per sempre nella tela, illuminati da fiotti di luce, scaturiti da un pennello come una carezza, sono forza, longevità, lavoro di padri con calli alle mani” (Antonio Mellone). E ancora: “Gli oli di Paola infondono luminosità, i suoi orizzonti soffici pensieri che assorbono la mente e trasportano lontano nel tempo e nella stessa storia della nostra terra” (Marcello D’Acquarica). Paola rizzo “Facendo leva sulla sua fervida creatività, mimetizza abilmente, all’interno della rugosa corteccia di quei vetusti giganti vegetali, figure umane che si avvitano e si divincolano (quasi fossero prigioni michelangiolesche) entro gli stretti legami della materialità esistenziale” (Marisa Grande). L’artista “Si sente impegnata in un cordiale contatto con la natura che traduce, grazie ad un solido e consapevole impianto compositivo, ad un particolare timbro stilistico e ad disinvolto gusto narrativo” (Michele Fuoco).
Per quanto mi riguarda, posso dire che in un assolato ad afoso pomeriggio di fine agosto, nel centro di Bari, ho trovato refrigerio sotto i frondosi ulivi di Paola rizzo e lì, in mezzo alle case degli uomini, sono stato dissetato da una goccia di sapienza antica tramandata nei secoli dai giganti vegetali del Salento.
VINCENZO LEGROTTAGLIE
cultura@gazzettaeconomica.com
feb162019
Una lezione di Economia dovrebbe durare ininterrottamente dieci anni (minuto più, minuto meno), e senza che la teorica curva dell’attenzione mostri alcun segno di cedimento.
Vero è che l’Economia è ben più semplice di quanto molti economisti (nelle fasi recessive più numerosi dei ct della nazionale quando perde) vorrebbero farvi credere; ma, vivaddio, ogni cosa ha bisogno dei suoi tempi per essere spiegata. E compresa.
L’altra sera, non avendo a disposizione i rimanenti 9 anni, 364 giorni, 23 ore e 15 minuti, mi son dovuto limitare ai canonici tre quarti d’ora di Lettura Accademica, ringraziando pure il cielo per la pazienza con la quale l’uditorio dell’Università Popolare di Galatina ha seguito il filo del mio discorso fino alla fine, e addirittura senza che alcuno degli astanti sia cascato dalla sedia abbracciato affettuosamente a Morfeo, o abbia mai palesato la balsamica urgenza di proiettare all’indirizzo del sottoscritto dei rancidi, benché ancora rubicondi, pomi delle solanacee.
Se avessi avuto sufficiente tempo a disposizione avrei spiegato più approfonditamente quanto paracule siano le recenti reciproche accuse tra Diciamo Opposizione e Diciamo Governo in merito alle responsabilità della recessione in corso, attestata dai famosi due trimestri consecutivi di variazione negativa del Pil (Prodotto Interno Lurido), e corroborata dai piagnistei di quelle prefiche che sono le società private di Rating.
Premesso che nemmeno gli economisti sanno (o meglio, soprattutto gli economisti non sanno) i tempi di reazione di un Sistema complesso nei confronti di qualunque politica economica, si può ragionevolmente asserire che entrambi i fronti hanno torto: sia quello che blatera di un “2019 bellissimo” (roba da # Italia-stai-serena, e dunque da necessari inurbani scongiuri) e sia quell’altro che, quando era maggioranza, ha fatto più danni all’economia del riscaldamento climatico ai ghiacciai dell’Hindu Kush.
Voglio dire che partono da lontano e arrivano fino all’altro giorno i governi che hanno portato l’Italia a un passo dal baratro. Certo, ci penserà poi l’attuale esecutivo a fare il decisivo passo avanti.
Ormai il debito pubblico italiano ha raggiunto un livello e una progressione tali da non poter più essere scritto in cifre nemmeno su Twitter (che come noto consente soltanto 140 caratteri), e mai nessuno riuscirà a onorarlo completamente in maniera convenzionale, nonostante la Troika e i suoi gregari senza la k continuino a spedirci lettere riempite di frasi prive di senso come: “dovete ridurre il debito pubblico” e “bisogna mantenere i conti in ordine”.
Roba da ricovero (il loro s’intende) al pronto soccorso: dall’euro alla neuro.
Se la “riduzione del debito” o il “mantenere i conti in ordine” dovesse passare dalla riduzione della Spesa Pubblica o, il che è uguale, dai famosi tagli più o meno lineari, o dalla Spending Review, o dal Fiscal Compact, o dalle Clausole di Salvaguardia, in una parola dall’Austerity, staremmo freschi, noi e la nostra Costituzione: perché si sta sostanzialmente parlando della stessa cosa, cioè della mortificazione del punto G, vale a dire dell’intervento sistemico del Settore Pubblico che è uno dei punti più sensibili della formula semplificata del Pil [Y = C + I + G + X – M, dove C sono i consumi, I gli investimenti, G la spesa pubblica, X le esportazioni e M le importazioni, ndr.].
Per fortuna l'hanno capito perfino gli economisti da bar sport (o da fb, è uguale) che solo stimolando codesto punto G si potrà sperare di ottenere più Pil per tutti.
Antonio Mellone
feb202016
Il 22/10/2015 abbiamo pubblicato su questo sito un fervorino rinvenuto tra gli appunti di don Donato Mellone (1923 – 2015) quale “primo discorso” pronunciato dal nuovo parroco di Noha in occasione del suo ingresso nella parrocchia di San Michele Arcangelo, avvenuto una sera del mese di ottobre 1963 senza celebrazioni solenni, nonostante per la sua nomina nell’arcipretura nohana si fosse scomodato il papa Paolo VI (1897 – 1978) in persona. Qualche giorno fa, rovistando tra le carte dell’antico parroco di Noha abbiamo trovato quest’altro brano inedito (se l’avessimo scoperto a suo tempo, l’avremmo inserito nel volume da noi curato e pubblicato per i tipi di Panìco Editore nel 2008 dal titolo “Il sogno della mia vita”).
Si tratta del primo discorso ufficiale intitolato: “Primo saluto a voi, carissimi fedeli di Noha”. Lo riproponiamo di seguito, in occasione del primo anniversario della scomparsa del suo reverendo autore (che Dio l’abbia in Gloria), per quanti lo conobbero e l’amarono.
Antonio Mellone
*
Primo saluto a voi, carissimi fedeli di Noha
Rivolgendo il mio primo saluto a voi, carissimi fedeli di Noha, non posso non esprimervi la trepidazione del mio animo per la difficile e ardua missione che io vengo a svolgere in mezzo a voi.
Al parroco infatti spetta in primo luogo il dovere di insegnare. E’ il maestro di verità che giorno per giorno deve spezzare ai fedeli il pane della Parola di Dio. Ascoltando il proprio parroco i fedeli possono rivolgere a lui le parole che S. Pietro diceva a Cristo: “Tu solo hai parole di vita eterna”.
La parola del parroco infatti è la stessa parola di Cristo, l’insegnamento del Parroco è lo stesso insegnamento del Vangelo del Figlio di Dio. Ma quante difficoltà, quanti ostacoli deve, il parroco, superare per far giungere agli uomini di oggi la sua parola.
Assorbiti dagli affari, distratti dai divertimenti, storditi dai piaceri della vita, gli uomini di oggi, dimenticato il cielo, si sono aggrappati alla terra e si affannano nella ricerca del raggiungimento del Paradiso sulla terra. Le stesse istituzioni sociali, quali la famiglia, la scuola, la vita civica, che dopo duemila anni di cristianesimo dovrebbero portare ben visibile l’impronta evangelica, anche queste istituzioni – dicevo – sono diventate spesso laiciste, senza alcuna anima religiosa o soltanto con una superficiale vernice esterna.
Compito del parroco dunque è quello di far penetrare nelle persone e nelle istituzioni la parola di Dio, la dottrina del Vangelo, in modo che il mondo moderno, diventato paganeggiante nei costumi e nella vita, possa ritornare a Dio.
Ma non soltanto maestro, il parroco è anche dispensatore dei misteri di Dio. E’ lui che amministrando i sacramenti, comunica ai fedeli la vita divina alle anime. Al parroco dunque spetta il compito di battezzare i bambini, dispensare il pane della SS. Eucaristia, a lui benedire i matrimoni, a lui consolare i vostri infermi, pregare per i morti.
Se la parrocchia non è solo una circoscrizione territoriale, non è solo un insieme di case attorno ad una Chiesa, se la parrocchia è una comunità di fede e di amore, che dell’altare fa il centro della propria vita e della propria attività, spetta al parroco il compito sublime di far comprendere ai suoi fedeli il santo sacrificio della Messa, a cui partecipando i fedeli prendono coscienza di essere membra vive della Chiesa.
Se la parrocchia è una famiglia, il padre ne è il parroco; se la parrocchia è un gregge, il parroco ne è il pastore. Come il padre vive per la sua famiglia ed è pronto a sacrificarsi per i suoi figli, come il pastore è pronto a difendere il suo gregge dagli assalti dei lupi anche con il sacrificio della sua stessa vita, così il parroco vive per la sua parrocchia ed è pronto a sacrificarsi per i suoi fedeli.
Cura particolare del parroco sono i bambini, i giovani, gli ammalati, i lavoratori. Avvicinando il parroco, tutti troveranno in lui una parola di luce, una parola di conforto.
Entrando quest’oggi in questa chiesa parrocchiale, rivedo la figura buona del mio predecessore [mons. Paolo Tundo (1888 – 1962) ndr.], che voi per tanti anni avete amato e da cui foste ricompensati con tanta buona paternità. La sua via sarà la mia via, il suo programma sarà il mio programma.
Non posso non ringraziare dell’opera finora svolta il carissimo Economo Curato [don Gerardo rizzo (1922 – 2007), ndr.], che in tutti questi mesi di sede vacante mi ha spianato il terreno, e mi sento veramente fiero di continuare il suo lavoro e di trovare in lui un bravo collaboratore.
Rivolgo il mio saluto a voi Soci e Socie di Azione Cattolica, e a tutti gli iscritti alle altre pie unioni e associazioni di Noha.
Rivolgo il mio saluto alle Autorità Comunali presenti, alle quali chiedo sin d’ora comprensione e collaborazione.
Per quanto io porti tutta la mia buona volontà, tutte le mie forze, tutto me stesso al servizio di questa parrocchia, ho la coscienza di nulla potere senza l’aiuto della Grazia di Dio, della protezione della Vergine Santissima e di San Michele Arcangelo. A loro affido me stesso, e tutti quanti voi.
Con il loro aiuto e la loro protezione procediamo in pace, in nomine Christi. Amen.
Sac. Donato Mellone
nov202021
È indetto un Avviso per la presentazione di Manifestazioni di Interesse finalizzate alla creazione di un Elenco di Strutture in grado di fornire servizi residenziali a singoli e/o famiglie che possono essere attivati nel giro di poche ore e per la durata di brevi periodi; la caratteristica dell’intervento si contraddistingue per l’urgenza e la brevità dell’accoglienza.
L’istituzione dell’Elenco ha lo scopo di agevolare il Servizio di Pronto Intervento Sociale nella ricerca della struttura ricettiva più adeguata alla risoluzione del bisogno emergente.
Possono presentare domanda di inserimento nell’Elenco Strutture ( come ad esempio Comunità Socio-Educative, Case di accoglienza, Comunità Alloggio, B&B, Alberghi, RSA ecc.) presenti sul territorio della Provincia di Lecce e Brindisi.
Per essere iscritti nell’Elenco, i richiedenti dovranno presentare l’istanza di cui all’Allegato A entro le ore 14.00 del giorno 31.12.2021, all’indirizzo pec: protocollo@cert.comune.galatina.le.it.
Per eventuali informazioni rivolgersi alle referenti dott.ssa Francesca LILLO e dott.ssa Francesca Mazzotta tel. 0836 565265 dal Lunedì al Venerdì dalle ore 9,00 alle 13,00 o all’indirizzo email: ufficiopiano@ambitozonagalatina.it.
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Ufficio Stampa Marcello Amante
mar182018
Non mi piace chiamarli di Orientamento ma di Disorientamento. Mi riferisco agli incontri che ogni tanto tengo con i ragazzi delle scuole di ogni ordine e grado.
Credo sia più corretto dir loro che esistono certamente delle strade da percorrere, magari già battute da altri, ma più spesso dei fuori pista molto interessanti; che se si sceglie un indirizzo non è detto che poi non se ne possa (intelligentemente) far marcia indietro; e che solo lottando per l’impossibile (il lemma lotta è voce del verbo amare) potranno aumentare in maniera esponenziale le probabilità di realizzarne un pezzo ogni giorno.
Ebbene sì, stavolta l’invito a ritornare sui banchi di scuola mi è giunto da parte del prof. Fernando Seclì dell’Istituto Tecnico Commerciale “Cezzi De Castro” di Maglie. Parlando del più e del meno con questo insegnante dalle ampie vedute, scopro che “per entrare a scuola” il Seclì ha vinto il Concorso Pubblico per Docenti indetto dal Ministero (Miur) nel 2012/2013. Guarda caso proprio quello stesso (e per la medesima classe A017, cioè Discipline Economico-Aziendali) nel quale mi cimentai anch’io, superandolo finalmente insieme a lui e a un’altra ventina di concorrenti.
Benché l’insegnamento fosse (anzi sia) da sempre uno dei miei hobby preferiti (oltretutto molto utile, in quanto il miglior metodo per imparare le cose è insegnarle), decisi poi di rimanere in banca, giacché diverse sono le cattedre dalle quali si può, come dire, lasciare un segno (etim. di Insegnare).
Perché mi sottoposi a uno studio “matto e disperatissimo” per superare una selezione così ardua che aveva sin dall’inizio tutta l’aria di una falcidia (all’inizio i candidati erano all’incirca 1500 nella sola Puglia) è presto detto: e cioè per non deludere lo spiritoso detrattore di turno che dunque, da allora, quando mi dà del “professore” può farlo risparmiandosi tranquillamente le virgolette.
Ma veniamo all’incontro con gli allievi del Commerciale di Maglie, incontrati in due gruppi (un primo composto dalle terze classi, un secondo dalle quinte) nel corso di altrettanti seminari di un paio d’ore ciascuno, tenuti in collaborazione con il mio collega, il direttore Fabio Scaglioso della filiale di Maglie [sapete, spesso i bancari son costretti ad andare in due: uno sa leggere, l’altro non sa scrivere, ndr.].
Ebbene, c’è da rimaner piacevolmente impressionati per la curiosità, la partecipazione e il coinvolgimento degli studenti di Maglie e soprattutto per il loro contributo al dibattito in aula attraverso domande e risposte mai banali, anzi il più delle volte sagaci e mordaci. E questo – ne convenivo con il collega – è il più bello e giusto guiderdone per il nostro non semplicissimo impegno.
A me piacerebbe che, al di là delle nozioni di Economia, ai ragazzi incontrati rimanesse impresso il fatto che si studia per un bel po’ di ragioni. Che butto così in elenco senza un preciso ordine di apparizione: per dignità, per esser liberi, per non perdere il diritto allo studio causa prescrizione, per ripensare le cose che ci dicono, per poter distinguere il vero dal falso, per essere egregi (più che gregge), per cambiare prospettiva, per evitare di accontentarsi del solito piatto di lenticchie, per valorizzare anziché svendere la propria terra, per esercitare i neuroni che rischierebbero altrimenti l’atrofia, per rompere le righe (e quando serve anche le scatole o qualcosa d’altro un po’ più sferico), per divertimento, per essere in grado di fare satira (o quanto meno di capirla), per conseguire l’idoneità magistrale nel disturbare il manovratore, per fare la rivoluzione, per aver coscienza di classe, per non badare ai cartelli “vietato sporgersi” (e dunque per poter contare magari di più mettendoci la faccia), per essere qualcuno più che per aver qualcosa, per svignarsela dai centri commerciali, per aver dimestichezza con le parole (limitando così il consumo abnorme di emoticon sui social), per nutrire i dubbi più che le solite stucchevoli certezze, per arrivare a capire di non sapere nulla e dunque per coltivare l’ignoranza ma solo se diventa sete di conoscenza.
Si studia inoltre per saper cogliere le grandezze e capire le differenze [in caso contrario, con la complicità di giornali, giornaletti e tele Orbi sponsorizzati, si rischierebbe di ritenere più grave la pirlata di una scritta No-Tap su di un muro che non la sciagura di una multinazionale invadente, anzi occupante la nostra terra con il beneplacito di governi, politicanti e cortigiani di corvée, ndr.].
Si studia, infine, per evitare di somigliare a certi cataclismi locali, sedicenti “politici” con velleità addirittura parlamentari, tutti presi, come sono (stati), oltre che dalle loro puntuali incessanti trombature elettorali soprattutto dalle loro inenarrabili figure di merda.
Antonio Mellone
feb272016
Siamo giunti al 4° edizione del premio Osservatorio Tecnico Galatinese. Dopo Oreste Caroppo, Angela Barbanente e Danilo Lupo, quest’anno sarà premiata la giornalista autrice del libro inchiesta “Xylella Report” Marilù Mastrogiovanni. Il premio è assegnato a lei dopo un dibattito interno all’Osservatorio sui temi di tutela del paesaggio e del territorio salentino che anche in questo anno più di altri hanno visto il Salento al centro dell’opinione pubblica nazionale ed internazionale. Non ultima la clamorosa decisione della Procura di lecce che ha bloccato gli espianti in atto, sequestrando cautelativamente gli oltre 60milioni di ulivi pugliesi e bloccando la devastazione in atto.
L’Osservatorio con questo premio, intende rendere merito oltre che a Marilù Mastrogiovanni alle associazioni e al popolo salentino che si è battuto per salvare il territorio e con esso la propria identità. Nello stesso tempo, con questo premio si prefigge di tenere alta l’attenzione delle istituzioni, delle associazioni e dei cittadini sulle tematiche ambientali che sono strettamente correlate con i problemi della salute pubblica e della qualità della vita.
Come tradizione un’artista donerà un’opera a tema per sugellare un connubio tra arte, territorio e impegno civico. In quest’occasione l’artista Paola rizzo che da decenni con la sua arte immortala l’ulivo donerà una sua opera. L’ulivo da sempre simbolo di forza e ricchezza per il nostro popolo oggi simbolo di riscatto della nostra gente sarà il tema dell’opera.
L’evento è pubblico e si svolgerà sabato 12 marzo 2016 presso la sala G.Toma - Hotel Palzzo Baldi alle ore 18.
Osservatorio Tecnico Galatinese
set102013
Oggi, sciroppo nohano, ops... volevo dire scirocco nohano. Quando l’aria si fa irrespirabile e soprattutto alla sera, quando cala la cappa di umidità, arriva il cosiddetto “faugnu”. “C’è cu mmori” si dice dalle nostre parti. Il caldo torrido di Agosto fa il resto. Ma a questo, per fortuna, ci pensa Qualcun altro, diciamo il più altolocato. Il clima, come anche tante altre cose, non le decidiamo noi.
“Tu sei un fenomeno…” - mi dice Gianluca Misciali, neofita nohano alla ricerca delle sue origini (un altro che non ascolta le prediche nostrane dove viene abiurato il passato, quale testimone dell’antiprogresso) - “…capisco amare una donna, un Santo, il lavoro, ma un paese.”
In effetti, al contrario degli altri anni, quest’anno mi sono sorpreso pensando ad alta voce, “ma chi me lo fa fare!”. Tranquilli. Mi è capitato una sola volta. Forse vinto dalla puzza nauseabonda di cani morti che regna a Noha da qualche tempo. D'altronde, se fosse solo un romanzo, sarebbe tutto normale, così finiscono buona parte dei racconti di storie d’amore: annegati nel tradimento da parte di chi hai sempre amato e rispettato. Per convincermi che sbaglio a pensare questo, provo di nuovo a cercare la meraviglia che da sempre mi riporta in questo meraviglioso paese:
il silenzio che regna nelle vie, gli orizzonti a portata di mano, i colori del tramonto e il suono delle campane che, anche se impostate da un banale programma di neo-battenti, si ostinano a rammentarci il fascino misterioso di riti antichi e menzadie cadenzate. Cose di un altro mondo.
Guardando le facce beate dei nostri politici (e ci li vide mai? Bisogna cercarli su face-book, o nei “santini” pre-elettorali) sembrerebbe che nulla accada, se non le loro faccende in cui sono affaccendati.
Ho chiesto agli abitanti di via Aradeo, a cosa si deve l’olezzo di cadavere che si sente in giro per il paese, soprattutto nei pressi della grotta della Madonna di Lourdes. Qui la puzza è davvero insopportabile. Vengo così a conoscenza che la signora Maria Rosaria Mariano, contitolare del negozio di ferramenta, con l’aiuto di alcuni cittadini, si è data da fare con una petizione popolare per informare del cattivo odore il sindaco Montagna e gli amministratori de-localizzati altrove (tanto, anche se abitassero a Noha, come i nostri 4 consiglieri eletti, cambierebbe poco o nulla). Dopo alcune cantonate lapalissiane (del tipo: pulire dalle foglie solamente il tombino davanti al negozio di ferramenta, oppure inviare una squadra di tecnici sprovvisti del più banale attrezzo per aprire un tombino), finalmente si è concluso di demandare la questione all’azienda incaricata al completamento dei lavori della fogna bianca (ca puzza cchiui de a nera). Intanto una buona parte di Noha, tutta la zona del Calvario per intenderci, da anni soffre dello stesso problema a causa dell’ennesima vigliaccata perpetrata approfittando della buona fede della gente: la discarica dell’impianto fognario adiacente alla villetta dedicata a Padre Pio. Siamo nel terzo millennio, a Galatina ci si vanta d’essere “Città d’Arte” e traboccante di cultura, ma quando non si sa che fare si ricorre sempre all’aiuto dei Santi. E sarebbe pure una cosa giusta, basterebbe però riconoscere i propri limiti, che nel nostro caso si sciolgono in vaveggianti e perenni indecisioni. Povero Padre Pio. Tutte le disgrazie spettano a lui. E ai cittadini di Noha. Ma che avranno fatto mai per meritarsi tutto questo? Insomma non possiamo dire che a Noha ci si annoi.
Ogni giorno che passa i problemi aumentano e l’ultimo scaccia sempre quelli già esistenti: chiodo scaccia chiodo. A questo punto diciamo che Noha è diventato un paese dove si mangia con la puzza di fogna, ci si lava con la puzza di fogna, si dorme con la puzza di fogna, si vive sempre con la stesa puzza, che importa se l’orologio della piazza - fiore all’occhiello di ogni paese - è una taroccata, se i beni culturali di Noha sembrano quelli che erano sepolti sotto la città di Acaya fino a qualche anno addietro, se la casa Rossa è solo un ricordo sbiadito, se il frantoio ipogeo più originale del Salento diventa una discarica di rifiuti, se le casette di Cosimo Mariano non reggono più nemmeno le luminarie pietose della festa di San Michele, se le pantegane girano indisturbate dentro e fuori del Castello, se la campagna de lu Ronceddhra è un ammasso di pannelli fotovoltaici riparati da pochi scheletrici ulivi trapiantati per nasconderli alla vista, se un faro da 5000 watt acceca gli automobilisti che transitano su quella via, se il viale che porta al cimitero sembra un residuato del dopoguerra, se si spendono milioni di euro in ristrutturazioni di edifici confiscati alla mafia e in vecchie scuole elementari (senza manco pensare all’allaccio elettrico come si deve)…
Se potessi continuare non basterebbe un’enciclopedia, tanti sono i fenomeni nohani dipendenti dalla trascuratezza e dalla dabbenaggine dei nostri rappresentanti (che a questo punto penso rappresentino solo se stessi). Speriamo che il vento cambi al più presto, e la tramontana non ci porti altre sorprese visto che ultimamente sono di moda i cosiddetti “termovalorizzatori” e a pochi passi da Galatina ne abbiamo uno che, forse, non aspetta altro.
lug172016
Temo che alla fine della loro avventura (ci siamo quasi) non potremmo nemmeno formulare l’estremo saluto all’indirizzo della giunta Montagna e della sua opposizione all’acqua di rose (o da Bar delle Rose), quel noto requiem/refrain che fa: “La terra vi sia lieve”.
Sostanzialmente per mancanza di terra.
Sì, perché quest’amministrazione tutta PD (Partito Decespugliatore), in combutta con il CD (che non è Centro Destra, ma Cemento Dappertutto), zero ne pensa e cento ne combina.
Davvero questi signori non sanno più dove sbattere le corna per sterminare gli ultimi lembi di terreno non ancora obliterati da nuovi comparti edilizi, cappelle cimiteriali, circonvallazioni, rotatorie, mega-impianti di compostaggio, centro commerciale (eufemisticamente definito mega-parco: le cazzate, o mega o niente), e altre inutili, dannose e costose opere pubiche.
L’ultima genialata è quella dell’“area mercatale” (e già qui il lessico è tutto un programma, l’idioma una variabile, e l’idiota una costante), un’area di non so più quanti ettari di suolo da trafiggere, ma del costo certo di 582 mila euro (non un centesimo di più, né duemila euro in meno: quando si dice la precisione) da sacrificare sull’altare del ritorno in piazza di baracche (e burattini), che si moltiplicheranno – a detta dei locali economisti per caso - come i pani e i pesci del miracolo.
*
Sabato 2 luglio scorso, il Quotidiano di Lecce (ma non era fallito?) se ne esce con la solita penna, anzi pena, gongolando di una novella “area mercatale” nei seguenti termini: “L’assessore al commercio e alle attività produttive Patrizia Sabella rassicura i commercianti del mercato del giovedì e promette un deciso impegno per concludere un iter che porterà al trasloco del sito dalla parte periferica della città ad un’area più centrale che si trova nel prolungamento di via Liguria, nelle immediate vicinanze della strada che da Galatina porta alla frazione di Noha”.
Non so voi, ma io, nel leggere d’un fiato questo periodo pressoché privo di punteggiatura, in mancanza di brevetto in apnea (diurna), ho rischiato seriamente l’ipossia.
E fosse solo questo.
Nel pezzo dal titolo: “La nuova sede del mercato presto pronta” (con le virgolette, come se si trattasse di discorso diretto, non si sa bene da chi proferito visto che nel corpo dell’articolo non c’è l’ombra della locuzione virgolettata: sarà un nuovo modo di fare “giornalismo” - appunto, con le virgolette), il gazzettante dà libero sfogo alla loquacità dell’assessore Sabella, senza nemmeno rivolgere una domanda una all’augusta parvenue di giunta, tipo: “Cara Assessora, ma vi siete bevuti il cervello? Che senso ha far traslocare il mercato da una periferia all’altra?
Valeva proprio la pena di spendere l’ira di dio per la cementificazione dell’n-esima zona franca di Galatina?
E che fine poi farebbe l’enorme superficie nei dintorni della fiera (ovviamente fallita), sin qui utilizzata? Sarà abbandonata, come del resto è avvenuto per altre opere pie (voce del verbo “pijo”), tipo l’Auditorium ubicato in fondo al viale don Bosco o la Palestra Hangar piantata in asso su quella specie di circonvallazione? Oppure verrà riconvertita, rimboschita e adibita a verde, dopo aver divelto asfalto e cemento pluriennali? E, in caso di risposta affermativa, chi pagherà il tutto visto che il Comune è ormai alla canna del gas?
E, infine, al di là delle balle ripetute da mane a sera, chi è che v’ha fatto credere che i commercianti del giovedì saranno ben più fecondi, tanto da crescere e moltiplicarsi ‘sine fine dicentes’?
Non è che per caso, anche stavolta, avete dato retta agli asini raglianti librati nell’aere?”.
Invece niente di tutto questo: solo espressioni corroboranti il nulla assessorile, e inni e canti sciolti dai fedeli a loro insaputa al divino e eucaristico cementificatore di turno.
Che ci vuoi fare, signora mia? Questa è la genia di corrispondenti a nostra disposizione cresciuti probabilmente – senza nulla togliere - alla Scuola Radio Elettra (nota scuola per corrispondenza - appunto).
E pare che si sentano pure dei Whatchdogs.
Sarà perché si mettono a scodinzolare non appena sentono il suono sordo dei croccantini in scatola (opportunamente agitata dal Caltagirone di turno).
Ma alla fine, poveretti, dei croccantini non sentiranno mai nemmeno l’odore.
Antonio Mellone
ago162008
mag272017
Primo classificato alla gara nazionale TROFEO Ruthinium ‘La protesi in bilanciamento bilaterale’, giunto alla III edizione, indetto dalla ditta Ruthinium leader nella costruzione e commercializzazione di materiali odontotecnici con sede a Badia Polesine(RO). Il concorso prevede la costruzione di una protesi mobile totale rifinita in cera. La commissione giudicatrice composta da odontotecnici e medici, ha valutato i manufatti secondo i canoni di funzionalità ed estetica della protesi . In entrambi le valutazioni il primo classificato è risultato l’alunno Schiavone Antony della IV A che con un punteggio nettamente superiore agli altri concorrenti ha dimostrato una capacità realizzativa di notevole raffinatezza e precisione. Al vincitore verrà offerto dalla succitata ditta un viaggio vacanza-studio in Grecia mentre alla scuola di appartenenza, la Ruthinium fornirà materiale ad uso odontotecnico. Va fatto notare che il corso odontotecnico, dell’istituto Falcone e Borsellino, partito solo cinque anni fa, ha raggiunto in breve tempo standard qualitativi di eccellenza confermati dai risultati ottenuti sia a livello nazionale sia locale. La scuola si è classificata al primo posto anche nell’ambito della rete di scuole “Veliero Parlante”, che dal 2008 promuove percorsi di ricerca-azione per costruire la nuova scuola dell’apprendimento, ricevendo il premio commissione scientifica ENEA del concorso Excogito (dalla fusione a cera persa al Cad-Cam e stampante 3d). I ringraziamenti vanno a tutti gli operatori che con impegno e abnegazione hanno portato avanti i vari progetti con risultati eccellenti. Un sentito ringraziamento alla Dirigente Prof.ssa Ornella Castellano pronta a recepire le opportunità che questi concorsi hanno dato e ai docenti Gianfranco Ercolano, Antonio Trinchera, Alessandro D’Attis, Maria Antonietta Saracino, Valeria Solazzo, che hanno supportato i ragazzi in tutte le fasi di lavorazione.
Il ringraziamento particolare e le più sincere congratulazioni da parte della Dirigente, dei suoi insegnanti e dello staff tutto sono per l’alunno Antony Schiavone il vero protagonista del concorso che ha fatto conoscere la nostra realtà a livello nazionale grazie alla sua competenza, dedizione e tenacia. Grazie Antoy……….
La premiazione si terrà il 9/06/2017 presso l’Aula Magna dell’istituto Falcone e Borsellino a partire dalle ore16:00.alla presenza della Ditta Ruthinium, promotrice del concorso, delle autorità locali, dei rappresentanti di categoria ed i dirigenti degli istituti nei quali è presente l’indirizzo odontotecnico.
Galatina, 27/05/2017
ago072010
La sera appena trascorsa del 6 Agosto, a Noha in piazza San Michele, un gruppo di cittadini ha partecipato con grande interesse all’incontro informativo sulle problematiche create dal nuovo fenomeno degli impianti di pannelli fotovoltaici. L’incontro è stato organizzato dall’associazione Nohana, “I dialoghi di Noha”.
Siamo di fronte all’ennesimo raggiro di accordi coperti dalla legalità ed a favore del bene terra, che invece, pochi spregiudicati faccendieri, a servizio delle grandi società produttrici di energia, “combinando” affari con proprietari terrieri ignari e male informati e amministratori locali sprovveduti, trasformano in distruzione irreversibile il più indispensabile bene della vita: la terra!
Hanno partecipato alla serata, oltre agli organizzatori dei Dialoghi di Noha, alcuni illustri ospiti di Nuova Messapia, Italia Nostra Sud e Forum Ambiente e Sviluppo di Lecce.
I tecnici di Italia Nostra, hanno dimostrato alle persone presenti all’incontro, con dati e conti alla mano, che dalla promozione della cosiddetta “energia pulita” trapela molto chiaramente l’inesistenza di alcun beneficio per la popolazione ma solo danni irreparabili per il territorio.
I rappresentanti di Nuova Messapia e Forum Ambiente, hanno insistito molto sulla scarsa informazione e conoscenza dell’argomento sia da parte dei tecnici delle amministrazioni pubbliche che dei politici eletti dal popolo. Insomma siamo nelle mani di pochi “arraffa distruggi e fuggi”. Un chiaro esempio dello stile fallimentare di questo esasperante consumismo, rovina per le nuove generazioni.
La serata, iniziata alle 19,30 si è conclusa intorno alle 22,00 con grande soddisfazione da parte dei cittadini che ignoravano quasi del tutto i rovesci della medaglia di questo nuovo fenomeno che sta devastando gran parte del nostro Salento.
I cittadini, sorpresi dalle notizie avute e allarmati per la totale mancanza di informazione, hanno richiesto con sollecitudine nuovi incontri informativi.
Marcello D’Acquarica
Vedi la photogallery
(Servizio fotografico di Paola rizzo)
set122022
In data odierna, il Segretario del Circolo PD di Noha, ha protocollato presso il Comune di Galatina, una lettera aperta al Sindaco e al Consigliere delegato, con cui si esplicitano le difficoltà e le carenze della frazione per una più proficua attività amministrativa, come di seguito riportato.
“Con la presente, certi di fare cosa gradita a SSVV e ai nostri concittadini di Noha, intendo sottoporre a SSVV il programma di azione amministrativa da compiersi nella nostra frazione. Scevri dal tentativo di volerci sostituire a questa amministrazione, reputiamo lecito svolgere come Circolo di questa porzione di territorio una attività costruttiva di opposizione da intendersi come continuo richiamo al dovere per quanto deve essere necessariamente realizzato. Ci rivolgiamo, pertanto, a Sig. Sindaco e al Suo Delegato affichè gli stessi, nel corso del loro mandato amministrativo, diano seguito a opere concrete che guardino al benessere dei cittadini di Noha troppo spesso dimenticati, ed in particolare:
Sicuri della benevola accoglienza, siamo certi di aver contribuito a fornire a questa amministrazione priva di Consiglieri di Maggioranza di Noha, una più ampia conoscenza del territorio e delle sue carenze. Per quanto ci compete saremo pronti alla collaborazione per l’interesse esclusivo dei nostri concittadini.”
Il Segretario PD Noha
F.to Dott. Michele SCALESE
mar202021
Anche quest’anno la Città di Galatina aderisce alla XXVI Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie, istituita nel 2017 con voto unanime alla Camera dei Deputati e celebrata il 21 marzo.
L’Amministrazione Comunale si unisce alle iniziative proposte dall’associazione nazione Libera, che da sempre è promotrice attiva nel segno della memoria e dei valori della legalità e della giustizia.
L’attuale situazione che stiamo vivendo limita fortemente la realizzazione di iniziative come nelle edizioni precedenti. Tuttavia, seppur attraverso strumenti diversi abbiamo il dovere morale di continuare a ricordare tutte le donne e tutti gli uomini che sono state vittime innocenti delle mafie e del terrorismo.
A ricordare e riveder le stelle è lo slogan scelto per questo 21 marzo. Uno slogan composito, che racchiude molti significati. A ricordare, il passaggio dal ricordo alla memoria ci dà la possibilità di interrogare insieme il passato, per esprimere la cura e la responsabilità di cui è intriso il nostro impegno nell'oggi e nel domani. Riveder le stelle citando l’ultimo verso dell’Inferno della Divina Commedia di Dante Alighieri, a settecento anni dalla sua morte. Il titolo della Giornata vuole dunque essere un inno alla vita, allo sguardo verso un orizzonte migliore da costruire insieme, a partire dalla memoria di chi quella vita ci ha lasciato, come un testimone nelle mani di un corridore che deve vincere la gara più importante, quella per l’affermazione del bene collettivo, del bene comune.
La Città di Galatina affiggerà il manifesto simbolo della Giornata nei pressi del Museo Cavoti, rivolto verso Piazza Alighieri. “Quest’anno abbiamo voluto unire il ricordo delle vittime delle mafie e del terrorismo ad un nostro luogo di cultura per eccellenza, il Museo Cavoti – è quanto afferma l’Assessore alla Cultura Cristina Dettù - che momentaneamente ospita parte della biblioteca comunale. Il Museo Cavoti, come tutti i luoghi di cultura, è un luogo di nascita e di crescita, capace di svegliare le coscienze e di alimentare la partecipazione e la responsabilità di ogni cittadino. E’ il luogo in cui ritroviamo Dante attraverso i suoi scritti, le sue parole e anche attraverso l’opera del Martinez. La cultura rappresenta il baluardo contro ogni gesto mafioso, contro ogni atto che mina i nostri valori fondamentali, la nostra libertà. E dobbiamo continuare a percorrere questa strada in memoria di chi ha lottato per quei valori ed è rimasto vittima.”
Ufficio stampa Marcello Amante
sindaco di Galatina
apr062010
dic282007
Vi proponiamo di seguito l’articolo a firma di Antonio Mellone apparso su “il Galatino”, anno XL, n. 20, del 7 dicembre 2007.
Cosa centra Infoprinting con Noha?
Semplice.
Intanto Infoprinting srl è stata creata ed è diretta da un manager nohano (anche se dimorante a Milano): il dott. Michele Tarantino.
Inoltre, Infoprinting è la “stampante” da cui fresco di tornio ogni mese (almeno finora) ha visto e vede la luce il nostro “L’Osservatore Nohano”. Infoprinting ha anche stampato a colori “la cartina del viaggiatore di Noha” architettata dal grande Marcello D’Acquarica. E’ inutile dire che da questa innovativa “business idea” ci aspettiamo molto altro ancora. Quindi:
AD MAIORA INFOPRINTING!
Infoprinting, nuova realtà economica a Galatina
La parola “innovazione” può essere utilizzata per denotare qualcosa (o qualcuno) che cerca d’adeguarsi ai tempi nuovi ed alle nuove forme di cultura e di vita. L’innovazione non necessariamente è rappresentata da una rivoluzione copernicana o dalla scoperta dell’America: innovazione può anche essere una combinazione inedita di elementi già noti.
Nel campo dell’economia l’innovazione può (in estrema sintesi) riguardare un po’ il prodotto, un po’ il mercato ed un po’ la tecnologia.
Ed è questo tipo di innovazione che ha cercato di introdurre Infoprinting srl, un’azienda che non ha ancora compiuto un anno di vita, ubicata in un capannone industriale sulla strada provinciale Galatina-Lecce, subito dopo il SuperMac andando verso Lecce.
Ma la sua collocazione non sarebbe tanto rilevante. Infoprinting infatti è una specie di stampante virtuale (ma la stampante è vera) specializzata nella stampa su carta e nella spedizione della corrispondenza di ogni genere. Il servizio si attiva in Internet tramite il sito www.postapronta.eu, sicché da casa o dall’ufficio con il semplice click di un tasto o di un mouse di un computer è possibile spedire in Italia e all’estero ogni tipo di carteggio, anche la posta raccomandata, saltando così gli onerosi passaggi della stampa della lettera (o di qualsiasi altro documento come le fatture, i depliant o le dichiarazioni dei redditi, ecc.), dell’imbustamento, della compilazione dell’indirizzo, dell’affrancatura e della spedizione. Provare per credere: il primo plico è gratuito.
La novità sta nel fatto che questo servizio, che va a colmare un bisogno, quello della ricerca delle economie di tempo (time-saving), forse ancora latente, ma che nel futuro non tanto remoto diventerà di primaria importanza, è offerto da un’azienda, unica in tutta l’Italia del Sud, che si trova ad un fischio dal cuore di Galatina.
Ci risulta che in maniera diuturna giungano ad Infoprinting commesse da privati e da numerose aziende pubbliche o private soprattutto del Centro-Nord. Nel Mezzogiorno c’è ancora bisogno del superamento di un certo gap conoscitivo di questo prodotto-processo inedito, anche se “il tempo è denaro” anche qui da noi.
Un’ultima annotazione. Ci teniamo a dire che chi ha voluto scommettere puntando sulla nostra terra è un pioniere nohano, Michele Tarantino, già noto “manager salentino” in alcune imprese milanesi e torinesi nel settore dell’editoria e della carta stampata. Tarantino, a dispetto di ogni avversa previsione, ha voluto a muso duro e con entusiasmo investire nel Sud ed in particolare nella nostra città, certo che l’economicità e soprattutto la qualità faranno di questa azienda un’azienda di successo. Successo che toccherà non solo l’imprenditore, ma anche Galatina tutta sempre più proiettata in Europa, anche grazie a questa ulteriore forma di innovazione.
Antonio Mellone
gen142008
mag262008
Cari amici di Noha.it, parliamo ancora di LIBRI.
Del resto il motto della nostra cittadina, Presidio del Libro, potrebbe suonare così: PIU' LIBRI, PIU' LIBERI!
Questa volta abbiamo il piacere e l'onore di presentare a tutti i nostri internauti l'ultimo lavoro in ordine di tempo di una nostra amica, nonchè collaboratrice del nostro foglio on-line "L'Osservatore Nohano", la prof. MARISA GRANDE (che certamente sarà con noi il prossimo ottobre nella "Festa dei lettori").
Edito per BESA EDITORE, il titolo del volume del quale vi facciamo qui intravedere la copertina è "L'OrizzoNTE CULTURALE DEL MEGALITISMO". E' un libro da acquistare e leggere sotto l'ombrellone, oppure al fresco, sotto un pergolato, magari con la colonna sonora delle cicale. Buona lettura."
mar232010
dic312018
Mi chiama Emanuele Vincenti, vabbè don Emanuele, il parroco di Sanarica, per invitarmi o meglio invitarci al presepe che quest’anno celebra il suo trentennale: “Allora, venite al presepe vivente di Sanarica? Dai, vi aspetto”.
“Boh, Emanuele: io sono raffreddatissimo, e oltretutto devo assistere mia madre che è caduta: non ti dico. Comunque fammi sentire Giuseppe Cisotta, che ha un telefonino nuovo con una suoneria finalmente funzionante”.
Compongo il numero di Giuseppe che, incredibile a dirsi, mi risponde al secondo squillo: e da lì parte il tutto (incluso l’acquisto della Tachipirina per me).
Nello stesso giorno, di pomeriggio, una carovana di non so più quante auto si dà appuntamento all’autolavaggio di Noha in via Carso, per poi dirigersi alla volta della dolina carsica di Sanarica [da via Carso alla dolina carsica, quando si dice la combinazione, ndr.], una specie di conca di rocce calcaree, una Vora diremmo in vernacolo, molto probabilmente formatasi nel corso di migliaia di anni in seguito alla dissoluzione del carbonato di calcio di cui sono composte le pietre: in quel dirupo è allestito lo stupendo presepe vivente della ridente cittadina sanarichese [comune di 1500 abitanti, meno della metà degli abitanti della frazione di Noha, ndr.], ubicata a metà strada tra Maglie e Poggiardo.
E proprio nell’ampia grotta della natività avviene la restituzione di cortesie tra l’Associazione Amici del Presepe Vivente di Sanarica e il Gruppo Masseria Colabaldi di Noha: certe visite si ricambiano, per buona creanza. Lo scorso anno si son fermati loro, e una corposa delegazione di quell’associazione venne a visitare il presepe apparecchiato nei fori imperiali nohani; quest’anno, invece, il Pit Stop è il nostro e siamo andati noi da loro: si fa così, si chiamano scambi culturali, amicizia, solidarietà.
La contentezza di Emanuele, vabbè don Emanuele, al termine dell’incontro si è tramutata nella richiesta via filodiffusione di un battimani da parte dei presenti all’indirizzo degli amici di Noha: applauso che è arrivato immediato e scrosciante dagli organizzatori con tanto di cartellino al bavero, dagli attori protagonisti, dalle numerose comparse, dalle maestranze ospiti, dai visitatori di ogni dove, nonché da sindaco e assessori presenti in loco.
Anche il Bambino (vero), in braccio alla Madre, ha battuto le mani compiaciuto, sotto quei due tetti di stelle: rispettivamente predisposti dagli umani e dai celesti.
Antonio Mellone
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lug292008
feb222025
Si è svolto il 17 febbraio 2025, in un’aula alquanto ristretta per poter contenere tutti coloro che hanno sensibilità e voglia di fare, oltre agli illustri ospiti, il convegno con la descrizione da parte delle associazioni del motivo per cui è stato organizzato.
La situazione ambientale che grava su Galatina e dintorni, e la richiesta di un impianto per il trattamento anaerobico dei rifiuti da organico, ma anche speciali, si legge nel progetto di Forenergy, è solo la punta di un iceberg gigantesco.
La questione, infatti, parlando di soli rifiuti da Forsu, verte anche sulla enorme quantità di tonnellate che, insieme agli altri due progetti presentati a pochi chilometri da Galatina, e cioè Humus a Cutrofiano e Baco Agricola srl a Lequile, sommato a quello di Calimera, con le 223.000 t/a in totale raddoppiano abbondantemente le 100.000 t/a che tutti i 96 comuni della provincia leccese producono.
Viene spontaneo chiedersi da dove arrivino tutti gli altri rifiuti, quelli in esubero al fabbisogno e quanto inquinamento produrranno sia in termini di “prodotto” il cosiddetto digestato che, dichiarano il dott. Sergio Mangia e il dott. Massimo Blonda, potrebbe mettere a rischio la salute della popolazione e delle nostre campagne, sia in termini di inquinamento dovuto al trasporto su camion, e non da meno, di inquinamento prodotto con il metano ricavato, il vero business dell’impianto, che, sempre secondo il dottor Blonda, tutto è, meno che energia pulita.
E mentre Asl con l’aggiornamento dell’Atlante dei Tumori 2024 che vanno dal 2015 al 2020, conta i morti prematuri per cancro, i nostri amministratori guardano con indifferenza lo sconvolgimento territoriale prodotto da imprenditori senza scrupoli mediante l’invasione di chilometrici cavidotti che Terna sta sotterrando dappertutto per collegare migliaia di ettari di impianti fotovoltaici ed eolici, oltre ai milioni di tonnellate di rifiuti da “trattare”, anzi nelle rare volte che li troviamo affacciarsi pubblicamente su questo tema, appaiono sorpresi, o fingono di esserlo.
Erano presenti all’incontro le istituzioni: il Vicepresidente della Provincia Fabio Tarantino, la sindaca di Corigliano Dina Manti; il Sindaco di Galatina dott. Fabio Vergine con l’assessore Spoti e qualche consigliere di minoranza dell’A. C. di Galatina presenti tra il pubblico.
Una volta presentato il quadro allarmante del territorio e in particolare la zona di Galatina Soleto e Galatone, dove insistono molte aziende insalubri anche di prima classe, che trattano, solo su Galatina/Soleto un terzo dei tre milioni di tonnellate conteggiate dalle associazioni grazie ai dati disponibili in rete e resi quindi pubblici, si è passati così alla questione: Anaerobico o aerobico, quale soluzione presenta un impatto ambientale e sanitario di minore gravità.
A tal proposito, la ricercatrice del CNR Cristina Mangia, ha ricordato l’esistenza di tre macro aree rosse nel Salento, confermando la presenza su Galatina e dintorni di una delle tre, che nulla a che fare con le altre due di Taranto e Brindisi, ma che è dovuta esclusivamente alla presenza di molte aziende insalubri, compreso il cementificio, fonderie, zincherie ecc. le stesse che secondo il Protos 2020, contribuiscono al cluster di 16 comuni con la più alta concentrazione di malattie tumorali.
Prima di passare alle domande dal pubblico, ha preso la parola la sindaca di Corigliano, che ha dichiarato la sua ulteriore preoccupazione riguardo alla riapertura della discarica di Corigliano, con cui la Regione intende risolvere lo smaltimento dei rifiuti che molti comuni della Puglia non differenziano, notizia di questi giorni di alcune testate giornalistiche che riportano la delibera regionale sull’aggiornamento del piano dei rifiuti. Una ennesima bomba ecologica che andrà a colpire il Salento. Come ben sappiamo tutti, la discarica insiste sopra l’unica falda ancora salva da inquinanti e che acquedotto distribuisce ai nostri rubinetti.
Nel dibattito che è seguito fra gli specialisti e il pubblico sono molte le domande poste fra cui alcune molto importanti che costringono il Vicepresidente della provincia a prendere tempo, per esempio sulla situazione della CDS riguardante Forenergy, alla luce del periodo di affidamento delle zone da occupare da parte di ASI, scaduto e non ancora rinnovato. Come è possibile che proceda la CDS per un impianto che non ha ancora deliberato il terreno sui cui dovrà essere costruito?
Nel frattempo, sull’albo pretorio tutto continua come se non ci fosse alcun ostacolo. In base a quale interesse che non sia di utilità pubblica, nasce la necessità di disattendere l’impegno di continuare a conferire i nostri rifiuti da organico negli impianti di Erchie e Laterza che sono già un costo a carico del pubblico, tant’è, che così dichiara il responsabile di Ager, Direttore avv. Gianfranco Grandaliano, quale soggetto attuatore del Piano regionale die rifiuti, in una nota “Protocollo 000008893 del 15-10-2020”, ha dichiarato quindi di aver disposto di impianti di trattamento della FORSU d’intesa con le amministrazioni comunali, localizzati nei territori del Comune di Bari, di Brindisi e di Foggia cui sarà destinata la FORSU prodotta dai Comuni pugliesi.
Così la domanda viene posta al vicepresidente per l’impianto che si vorrebbe costruire a Soleto è la seguente: se il proponente non ha la preassegnazione dei suoli, l’istanza non andrebbe rigettata per mancanza dell’assegnazione dei suoli stessi? Anche per questo il Vicepresidente prende tempo e rimanda la risposta per i giorni seguenti.
Manca fra le altre informazioni importanti che vengono richieste dal pubblico, l’impatto cumulativo degli inquinanti prodotti dagli impianti esistenti e quelli che si apprestano ad autorizzare. Viene a mancare così la capacità di gestire la tipologia di trattamento per ogni tipo di rifiuto. Manca insomma l’ABC del principio di precauzione, a cui ha fato riferimento in un intervento da remoto, il prof. Leonardo Salvemini (Consigliere giuridico commissione bicamerale che si è occupato dell’inchiesta ciclo rifiuti per 5 anni; consigliere giuridico Mase per 8 anni; docente statale Milano diritto ambiente) invitato dalle associazioni organizzatrici.
Infine, a proposito di tipologia di impianto, se di tipo aerobico o anaerobico, si è venuto a creare un divario netto tra la voce istituzionale e le associazioni appoggiate dagli specialisti.
Il vicepresidente ha dichiarato che è necessario coprire il fabbisogno dei comuni del leccese con degli impianti di tipo anaerobico come Forenergy magari con un quantitativo minore di ventimila tonnellate, mentre il dott. Massimo Blonda, esperto proprio in questa materia, è stato molto determinato nella sua esposizione, che è risultata contraria al trattamento anaerobico, dove il vero affare è il metano ricavato, oltretutto con incentivi governativi, e con il rischio di ritrovarci i campi ricoperti da un materiale contenente inquinanti, certamente inadeguati alla coltivazione di prodotti agricoli, economia indispensabile e di radicata tradizione nella nostra terra.
Sostengono le associazioni, che oggi siamo in un territorio privo di una pianificazione corretta nel campo dei rifiuti, come in quello dell’energia. L’attuale Piano di Gestione dei Rifiuti Speciali, è un ammasso di dati, ci lascia vulnerabili a nuovi insediamenti speculativi, dannosi e scriteriati, con rifiuti speciali provenienti da tutto il mondo.
In questo quadro, le vere controparti non sono tanto le singole aziende, quanto le parti politiche, che mostrano incertezze di indirizzo, soprattutto verso la tutela ambientale. La Regione ormai è senza opposizione e intende chiaramente lasciare campo libero al privato. Mentre né la Provincia e tantomeno i singoli comuni, come appunto quello di Galatina, fanno accenno di pianificazione, nonostante l’obbligo di legge di “definire le macroaree in cui localizzare nuovi impianti”; autorizzazioni rilasciate, almeno finora, per trattamenti misti di rifiuti urbani e speciali, con conseguente stravolgimento dei rispettivi cicli e perdita di tracciabilità; violazioni palesi dei principi comunitari e nazionali di autosufficienza e prossimità.
(fonte: Il Sedile)
apr262010
mar202021
“Ci aspetta una grande sfida: far rivivere il nostro teatro, il “Cavallino Bianco” – sono le parole del Sindaco Marcello Amante - Come amministratori, abbiamo e sentiamo una grande responsabilità, ovvero quella di restituire il teatro alla Città in una prospettiva di piena ed effettiva valorizzazione, da attuare con il coinvolgimento di tutti i portatori di interessi, pubblici e privati”.
Le decisioni in merito alla gestione del teatro e al suo futuro hanno coinvolto ogni singolo assessorato, in una forma di sinergia tale da garantire la scelta migliore per la Città, primi tra tutti l’Assessorato ai Lavori Pubblici e quello alla Cultura, attenti a valutare tempi, modi e possibilità di sviluppo del teatro e della Città intera. “Immaginiamo un modello di gestione virtuoso – così l’Assessore Cristina Dettù - ispirato ai criteri di reale efficacia ed efficienza in grado di innescare lo sviluppo di attività economiche per la creatività, la cultura, l’interazione e l’integrazione sociale. Immaginiamo una gestione dai 0 ai 99 anni e più, un teatro del territorio e della comunità che sappia dialogare con scuole, polo bibliomuseale, associazioni, piazze, privati e chiunque voglia entrare a far parte di questo tessuto. A tal proposito occorre avviare un processo partecipativo rivolto a tutti i cittadini e gli stakeholder da coinvolgere attivamente nella redazione del piano di gestione del Teatro comunale”.
Il processo partecipativo coinvolgerà istituzioni, amministrazioni, imprese, cittadini, scuole, associazioni, artigiani, si svilupperà nell’arco di due mesi circa e consentirà, alla fine, di avere linee guida dettagliate in merito alla tipologia di gestione da attuare. L’Amministrazione Comunale ha accolto la proposta di “Mecenate 90”, associazione culturale di livello nazionale che promuove la collaborazione tra soggetti pubblici, privati e privato sociale per la valorizzazione e gestione dei beni culturali e fornisce assistenza tecnica alle istituzioni pubbliche nell’ambito delle politiche di sviluppo strategico a base culturale. Tra i progetti realizzati, l’associazione si è occupata del Programma Italia 2019 con le città candidate a Capitale Europea della Cultura 2019.
Mecenate 90 ha presentato un progetto articolato in una prima fase, che prevede la realizzazione di un percorso partecipativo volto ad individuare, attraverso il coinvolgimento delle Istituzioni, delle Scuole, delle Associazioni, delle imprese culturali e degli stakeholder del sistema culturale, produttivo e commerciale, lo scenario di riferimento, i fabbisogni e le principali linee di indirizzo per la riapertura e la gestione del Teatro comunale. Il processo si concluderà con un meeting conclusivo dello scenario rilevato, con l’analisi dei contenuti emersi e la formulazione delle linee principali di indirizzo rispetto alla riapertura del Teatro.
Tale percorso partecipativo si configura come atto prodromico alla definizione di una più ampia strategia di valorizzazione del Teatro comunale condivisa da tutti gli attori, fondata su un logica di rete ed in grado di far emergere le specifiche competenze di ciascun operatore coinvolto, necessarie al raggiungimento dell’obiettivo di una migliore ed efficace valorizzazione del bene.
Non ci resta che iniziare questo nuovo percorso. Insieme.
Ufficio stampa Marcello Amante
sindaco di Galatina
ago052017
Qualcuno m’ha chiesto quando avrei intenzione di smetterla con questa rubrica di fette di Mellone.
Come soglio (voce del verbo), gli ho risposto impulsivamente e in maniera lapidaria: “Quandu rriva la fica lu malone ve e se mpica”.
Premesso che il dolcissimo frutto della pianta xerofila della famiglia delle Moraceae in salentino si declina al femminile e che mi deprimono alquanto i perbenisti falsi come una Louis Vuitton acquistata in un sottopassaggio ferroviario, non vorrei ora aprire un dibattito sul concetto subliminale del testé citato aforisma composto dai due succosi termini dal poliedrico significato. Sì, perché qui ci sarebbe insomma da soffermarsi su ogni sintagma del periodo, e magari inoltrarsi (e perdersi) nei boschi narrativi disposti sui suoi diversi piani di lettura.
Tutto questo panegirico per dire che codesta fetta di Mellone non può essere dolce (o edulcorata o sdolcinata) come le altre che parlavano di spiagge, di trombature (appunto) post-elettorali e dunque d’Amore, bensì aspro come il limone e amaro come certi peperoncini calabresi di mia conoscenza. Perché? – vi starete presumibilmente chiedendo.
Ma perché a rovinarmi l’estate (e dunque la verve da sviolinata estiva da leggere sotto l’ombrellone sorseggiando un cocktail alcolico ma anche anal-) è apparso l’altro giorno un diciamo articolo vergato dal diciamo giornalista sul diciamo quotidiano di Lecce, avente ad oggetto (capirai che novità) il Mega-porco commerciale Pantacom da colare su di una ventina di ettari concentrati nel bel mezzo della campagna di Collemeto.
Ero al bar, e nel leggere ‘sto pezzo, il caffè (decaffeinato - se no non dormo) mi è andato di traverso, la schiena mi si è bloccata in erezione, la bocca è rimasta semiaperta per via del crampo mandibolare che mi prende davanti alle coglionate, e così per un tempo indeterminato son rimasto immobile [avrebbero potuto affittarmi, ndr.] a riflettere sulle magnifiche sorti e progressive di Galatina e dintorni.
E niente. Uno pensava che codesto Merda-parco commerciale fosse la classica ideona oggetto ormai di appassionati studi di archeologia, ove non di psichiatria econometrica e sociale, e invece no: c’è infatti ancora chi ne scrive con un afflato, anzi un empito mistico che denuncia, come dire, una sorta di asservimento di alcune classi giornalistiche e diciamo intellettuali alla greppia dei poteri (apparentemente) forti che dovrebbero invece controllare.
Sentite il prologo del cosiddetto articolo apparso venerdì scorso su quella specie di morbido rotolo a più veli, anzi veline: “La vittoria del Polo Civico a Palazzo Orsini rimette in discussione il progetto della Pantacom srl volto alla realizzazione di un megaparco commerciale in località ‘Cascioni’ a Collemeto”.
E qui non si capisce se una nuova discussione sul Megaparco ci sia stata o meno da parte dei Vincitori Civici. Chissà se ne han parlato in giunta (magari a porte chiuse). O in consiglio comunale non ancora insediato. Oppure negli antri di qualche recondito frantoio ipogeo, lontano da occhi e orecchie indiscrete dove sarebbe stato “rimesso in discussione” ‘sto benedetto progetto. Mistero delle prede.
Ma il problema non sta tanto in questa fantomatica (o pantacomica) discussione, quanto nel fatto che un dirigente del nostro comune, tal Antonio Orefice, ha partecipato alla conferenza dei servizi (evidentemente nel senso di un servizio tanto così a noi altri) finalizzata a quanto pare a modificare, ovviamente tutto al ribasso (Ovviamente. Tutto. Al. Ribasso.), la famosa Convenzione (meglio nota come Circonvenzione d’incapace) siglata tra il comune e la Pantacom srl [che, ricordo, è la società della famiglia Perrone – quella del per fortuna ormai ex-sindaco di Lecce – “impresa” tuttora inattiva, con una struttura economico/patrimoniale/finanziaria e commerciale così tenera che si taglia con un grissino: insomma, una società a responsabilità limitatissima ovvero a irresponsabilità illimitata, entità più astratta che reale con un peso specifico pari a quello del polistirolo, il cui sogno nel cassetto con molte probabilità sarà quello di rifilare il pacchetto o meglio il pacco ai soliti cinesi. E addio sogni di gloria di qualche buontempone che s’aspetta un posto al parco calato, anzi colato dall’alto, ndr].
Orbene, questo Orefice, che visto il cognome dovrebbe essere il nostro Re Mida (in grado di trasformare in oro anche ciò che non luccica), si è rivelato d’emblée nel suo esatto contrario (vale a dire un Re Merda) grazie alla partecipazione alla suddetta conferenza dei servizi nel corso della quale, in nome del sovrano popolo comunale (spero abbia specificato “ad eccezione di Antonio Mellone”) ha accettato la “cancellazione di uno spazio verde all’interno della struttura commerciale […]. Provvedimento opportuno [se lo dice lui, sarà certamente opportuno, ndr.] in quanto nella zona in questione non è consentita la piantumazione di alberi ma solo cespugli di piccola altezza”.
Ma tu guarda: stravolgono le convenzioni, ammazzano il superstite buon senso, prendono per il culo le persone che è una bellezza e nessuno che osi emettere un suono (finanche gutturale), un mugugno, un “machecazzostatefacendo”. Niente.
*
Eppure nella delibera regionale a proposito del Mega-parco Pantacom non sembrava nemmeno che stessero per costruire un centro commerciale, ma un bosco, una selva, un vivaio con tanti alberi e verde che al confronto il Parco Nazionale d’Abruzzo e l’Amazzonia messi assieme ci farebbero un baffo [roba da provocar danni indelebili ai polmoni per iperossiemia, ndr.].
E ora, come se nulla fosse, arriva un orefice qualsiasi a dirci che nell’area non è consentita la piantumazione di alberi (nemmeno di “fica”), ma solo qualche cespuglio (magari di Aloe Vera). Prima ci riempiono la testa (sempre nel decretino regionale) di “conservazione dei caratteri identitari e delle sistemazioni agrarie tradizionali”, di “corretto inserimento paesaggistico”, di “viali alberati” [forse avevano in mente quelli dei cimiteri, la famosa ombra dei cipressi visti i sepolcri di cui stiamo discettando, ndr.], di “ampi spazi di verde” [si saranno resi conto di aver esagerato con questo “ampi”, ndr.], di “percezione del profitto [sic] degli orizzonti” [volevano dire “profilo”, scusateli: è più forte di loro, ndr.], di “isole ecologiche” [e giacché anche qualche penisola, ndr.], di “qualificazione ecologica dell’area” [immaginate un po’ cosa sarebbe la squalificazione dell’area, ndr.], di “piantumazione di essenze arboree autoctone a basso consumo idrico” [non avevamo capito noi: volevano dire “assenze arboree”, ndr.], di “sistemi di raccolta e riutilizzo delle acque meteoriche” [i classici prodotti del meteorismo, ndr.], di “notevole abbattimento della CO2” [invece hanno abbattuto gli alberi ancor prima di piantarveli, ndr.], e ora tomo tomo cacchio cacchio ci vengono a dire che avevano scherzato.
Insomma, signore e signori, mettiamoci l’anima in pace: avremo d’ora in poi un Parco senza alberi. Mo’ vaglielo a dire tu al Devoto-Oli o allo Zingarelli o al Treccani di cambiare la descrizione del vocabolo “Parco”.
Ma leggete quest’ultima chicca uscita sempre dalla diciamo penna del diciamo cronista quotidiano: “La convenzione approvata nei mesi passati dall’amministrazione comunale uscente punta innanzitutto alla salvaguardia della rete commerciale della città, nonché ad uno sviluppo del tessuto socio-economico della frazione di Collemeto”.
Sì, come no. D’altronde lo sanno tutti ormai che il sole bagna, l’acqua asciuga, la neve scalda, il fuoco raffredda, a Roma non esiste la mafia, e il Mega-porco creerà una caterva posti di lavoro.
Ritornando come dire alla tridimensionalità, mi pare che di questo passo l’unica “fica” in arrivo sarà quella risultante dall’unione di due sillabe contenute più o meno al centro, precisamente centro-destra, della parola Cementificazione.
Antonio Mellone
apr232009
Presentazione del libro: “Una vita non basta”
(Mario Congedo Editore, Galatina, 2008)
Noha, sabato 4 aprile 2009
Presso la sala del Circolo Culturale Tre Torri
Buonasera a tutti voi e buonasera al senatore Giorgio De Giuseppe. Benvenuti a questo quarto “dialogo di Noha”.
Il primo fu presso la Scuola Elementare, nello scorso dicembre 2008 nell’occasione della presentazione dell’antico orologio della torre civica di Noha, ripulito e rimesso a nuovo ed in bella mostra dal nostro amico Marcello D’Acquarica; il secondo ha avuto luogo in questa stessa sala ed ha visto quale protagonista il prof. Giuseppe Taurino, presidente del Consiglio Comunale di Galatina, che ci ha raccontato la sua storia umana e politica ed il suo pensiero, rispondendo anche a numerose nostre domande; il terzo dialogo - indegnamente curato dal sottoscritto - ha avuto luogo nello studio d’Arte della pittrice Paola rizzo, ed ha avuto quale protagonista Dante Alighieri e la sua Comedia, con il V canto dell’Inferno…
Questo quale doveroso riassunto delle puntate precedenti.
Ma cosa sono “I dialoghi di Noha”?
Per chi non lo sapesse ancora, i dialoghi sono dei momenti di incontro, di crescita culturale, e ove possibile di confronto: se non altro tra le nostre idee e quelle del relatore di turno. I dialoghi di Noha non sono qualcosa di preconfezionato, ma una modalità tutta ancora da inventare, e da scoprire vivendo. I dialoghi sono un’idea, un marchio se vogliamo, per esempio per una conferenza, un concerto, la visione di un film in comune, un’opera teatrale, il racconto dei fatti di una volta, la degustazione di un prodotto, un corso di storia o di matematica o di diritto, la declamazione di alcuni versi poetici…
L’unico obiettivo è sempre quello di far dialogare, discutere, pensare.
In una lettera di risposta ad alcune richieste di delucidazioni sui dialoghi nohani inoltratemi da Biagio Mariano, così scrivevo: “… noi siamo alla ricerca di qualcuno che abbia qualcosa da raccontare al fine di edificare meglio la nostra comunità. Se avessimo dei buoni motivi (e se ci credessimo davvero) noi potremmo invitare a Noha (perché no?) finanche un premio Nobel, o un Premio Oscar, ma anche il Presidente della Repubblica o il Papa in persona.”
Ecco questa sera, in mezzo a noi, non c’è il Presidente della Repubblica. Ma quasi!
Non sto dicendo delle corbellerie. Insomma nel 1992 al primo scrutinio per l’elezione del Presidente della Repubblica, De Giuseppe ottenne 296 voti (non sufficienti però per la massima magistratura).
* * *
Questa sera avremo l’onore di dialogare dunque con il qui presente senatore Giorgio De Giuseppe, che presenterà il suo recente libro: “Una vita non basta”, sottotitolo: “Ricordi politici dell’Italia Repubblicana (1953 – 1994)”, Mario Congedo Editore, Galatina 2008, 424 pagine.
Ma vediamo un po’ chi è Giorgio De Giuseppe.
Classe 1930, magliese purosangue, De Giuseppe è politico e avvocato. E’ stato Provveditore agli studi di Lecce e professore di Istituzioni di Diritto Pubblico all’Università di Lecce (oggi si chiama Università del Salento).
Per sei legislature è stato Senatore, eletto nelle liste della Democrazia Cristiana nel collegio Gallipoli-Galatina (e quindi anche di Noha).
Ha ricoperto svariati compiti negli organismi istituzionali dello Stato come per esempio Presidente del gruppo parlamentare dei senatori della DC, Vicepresidente Vicario del Senato per tre legislature dal 1983 al 1994.
E’ cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica Italiana, onorificenza concessa dal Presidente della Repubblica.
E’ stato insignito di molti altri attestati, lauree ad honorem e benemerenze, ma non ci dilunghiamo oltre nell’elencarli tutti, per lasciare spazio e tempo alla sua parola.
* * *
Diciamo subito che abbiamo molte domande da porgli. Io ne ho appuntata qualcuna. Qualcun'altra arriverà strada facendo. Le domande, si sa, sono come le ciliegie: una tira l’altra.
Gli argomenti trattati nel libro sono così ricchi di accadimenti, personaggi, storie, curiosità, pensieri, riflessioni, che non si saprebbe da dove incominciare per prima (magari partiremo dalla fine, come vedremo). Una cosa l’abbiamo capita leggendo questo ponderoso tomo: la storia si studia, non si giudica.
Qui abbiamo a che fare con chi ha vissuto da vicino eventi, visti con un’ottica particolare quella del politico protagonista; eventi che hanno inciso ed hanno influito su ciò che oggi siamo. Nel bene e nel male.
Ci piacerebbe allora che questa sala si trasformasse per un po’ (si parva licet componere magnis) in un aula del Parlamento, diciamo del Senato, in cui si dà corso a quella cosa definita question time: botta e risposta. Magari in maniera lapidaria e granitica da parte di noi altri. E soprattutto evitando il politichese, quello che Ella, caro Senatore, a pag. 73 del suo tomo definisce: “…linguaggio poco chiaro, ambivalente, contorto, che contribuì a disorientare i cittadini e ad attenuare l’interesse da parte loro per la politica”.
* * *
E veniamo al libro: “Una vita non basta” ed alle nostre curiosità. Scorrevole, ben scritto, ne ho sottolineato diversi punti. E gli argomenti sono tantissimi. I temi sono incredibilmente interessanti. Vi dicono niente alcuni accadimenti come il terrorismo ed il rapimento e l’omicidio di Aldo Moro, la strage dell’Italicus o l’omicidio di Ezio Tarantelli; il compromesso storico o il pentapartito; l’attentato al Papa Giovanni Paolo II o la caduta del muro di Berlino; la questione morale o tangentopoli? O personaggi come (cito a casaccio e senza consecutio temporum) Carlo Alberto dalla Chiesa o Oscar Luigi Scalfaro o Gorbaciev o Fanfani e Forlani o i giudici Falcone e Borsellino o Giovanni Leone, Sandro Pertini, Ciriaco De Mita o Giovanni Spadolini o Francesco Cossiga, o Enrico Berlinguer e mille altri, riportati, tra l’altro, nel fitto indice dei nomi riportato nelle ultime pagine, tutti visti da vicino e conosciuti dall’autore che con loro ha avuto in qualche modo commercio di pensieri e parole?
Ma mi fermo qui. E parto senza indugio con una raffica di domande, alcune appuntate su questo foglio.
* * *
Ecco alcune delle domande poste al senatore Giorgio De Giuseppe
(le risposte purtroppo non sono state registrate su supporto magnetico, e quindi non stato possibile riportarle).La prima domanda ovviamente non può che partire dalla fine del libro. Ma mi permetta un prologo di geografia più che di storia:
* Noha: che cosa le rievoca questo nome, questo luogo, magari nelle sue battaglie politiche?
* A pag. 371 così scrive Giorgio De Giuseppe: “A Maglie si dice: una buona casa va costruita due volte. Ricostruire, per me, non era più possibile. Si vive una sola volta, anche se una vita non basta a completare l’opera e rimediare agli errori”.
Caro senatore, quali potrebbero essere questi errori, se ci sono stati?
* Cosa ha lasciato in eredità la Democrazia Cristiana? E chi l’ha raccolta questa eredità? Sono anche scomparse realmente le correnti?
* Lei ha fatto di persona, a bordo della sua auto e con l’aiuto di tanti amici le sue campagne elettorali. Ci ha messo del suo, s’è guadagnato i voti. Le piace la nuova legge elettorale, quella, per intenderci, che non ci permette di scegliere il candidato, non c’è il voto di preferenza, sicché il candidato di fatto è scelto dalle segreterie dei partiti?
* Senatore De Giuseppe, che cosa è per lei e come si combatte la mafia?
* Lei propose un massimo di tre mandati onde evitare il professionismo politico. Pensa ancora oggi che quindici, ma anche dieci anni, siano un periodo sufficiente per offrire il proprio contributo al bene comune, in modo tale da lasciare all’elettore la scelta del destino del candidato, scoraggiando, così, tentazioni clientelari? C’è in Italia la cosiddetta gerontocrazia?
* Si chiede Gianluca Virgilio nell’articolo di recensione del suo libro su “il Galatino” (30/01/2009): La logica dei blocchi contrapposti, la guerra fredda, l’inaffidabilità del PCI alle dipendenze dell’Unione Sovietica spiegano tante cose, ma l’immobilismo politico dei partiti di governo, in primis la DC, in che misura deve essere attribuito ai suoi dirigenti?
* E ancora: se la politica estera filo-atlantica della DC ha garantito all’Italia un regime di libertà e la prosperità economica per un quarantennio, quale costo l’Italia ha dovuto pagare per tutto questo?
* Cosa ci dice della Lega Nord?
* Un breve ricordo dell’onorevole Beniamino De Maria.
* Cosa intende per secolarizzazione della società? Cosa pensa del motto: libera chiesa in libero stato (laico)?
* Caro senatore, siamo un paese moderno? La democrazia è compiuta? Ritiene che la cosiddetta informazione stia facendo il suo dovere oppure o c’è qualcosa che deliberatamente non ci viene riferito? Mi spiego meglio facendo un esempio: è vero secondo lei che la televisione un tempo insegnava a parlare, oggi invece insegna a tacere?
* Il dramma Aldo Moro.
Antonio Mellone
nov112024
Lunedì 11 novembre alle ore 18:00, nella Sala conferenze dell’ex Palazzo De Maria, in Corte Taddeo, è previsto un primo incontro del Ciclo “Orizzonti: Sud/Nord dai Borbone ai Savoia” con una conferenza del prof. Giancarlo Vallone dal titolo: “Le due storiografie sul Risorgimento meridionale”.
Gli altri appuntamenti del corso sono previsti il 25 novembre “Il protagonismo risorgimentale del Mezzogiorno d’Italia” con la prof.ssa Marcella rizzo, il 4 dicembre “Il moto galatinese del 1862” con il prof. Francesco Luceri e il 6 dicembre “Gli orientamenti liberali del vescovo Michele Maria Caputi da Nardò” a cura della prof.ssa Maria Luisa Tacelli.
Nell’incontro odierno il prof. Giancarlo Vallone, nostro socio onorario, insigne autorità in campo storico-giuridico, presenterà il contributo in ambito storiografico proposto nei primi decenni unitari, dal 1860 al 1890, da due linee di pensiero, quella di matrice borbonica e quella unitaria della Destra storica, linee fondanti per la storiografia successiva.
Storiografia che si aprirà ad una lunga tradizione di pensiero risorgimentale tale da accompagnare la storia nazionale sino ai nostri giorni, percorrendola quasi parallelamente o intrecciando personaggi ed eventi, sino ad emergere periodicamente in nuove interpretazioni a volte totalmente infondate. E ciò avverrà soprattutto laddove si tenterà, ora da sud ora da nord, di contestare il processo di unificazione nazionale anche negando l’incontestabile verità che esso fosse l’unica possibilità nell’Italia del 1861 e la realtà che, tra difetti e carenze, lo Stato italiano abbia assicurato alla società un progresso ininterrotto in tutti i campi e a tutti i livelli, promuovendo un coinvolgimento sempre più ampio della popolazione nella vita politica del Paese.
Nella locandina sono stati messi in evidenza due testi esemplificativi che appartengono alle due interpretazioni storiografiche già citate: il libro di Giacinto De Sivo “Storia delle due Sicilie, dal 1847 al 1860” e quello di Raffaele De Cesare, “La fine di un Regno”.
Mario Graziuso
ago292007
Da il Galatino n. 14 del 14 luglio 2006, quello prima del congedo estivo, a margine dell’articolo di fondo a sua firma, il prof. Zeffirino Rizzelli ha annunciato il ritiro ufficiale dalla direzione editoriale del quindicinale che ormai da quaranta anni con puntualità troviamo in edicola. Un’uscita dalla scena principale senza tanti clamori, quasi in punta di piedi, come è nel suo stile: è questa, in fondo, l’umiltà dei grandi spiriti, quelli che con la loro opera diuturna, aiutano l’umanità a crescere e a diventare più giusta e civile. Non vogliamo (né potremmo!), in queste poche righe, analizzare l’opera del Rizzelli insegnante, politico, presidente del Distretto Scolastico, Sindaco di Galatina e, soprattutto, uomo di cultura, studioso, giornalista e scrittore. Abbiamo già scritto altrove che sarebbe proprio il caso di indagare a fondo, di studiare e possibilmente raccogliere e ripubblicare almeno gli scritti (è forse sarebbe l’opera meno difficoltosa, in quanto è agevole rintracciarne i testi) di Zeffirino Rizzelli: i quali ormai si contano a migliaia. Ne sortirebbe un’opera a più tomi, di grande valore editoriale. In queste righe ci limiteremo, allora, a pubblicare un articolo a nostra stessa firma dal titolo “Indietro non si torna”, che scrivemmo nell’ormai lontano 1996. Quell’articolo, che interpretava – ne eravamo e ne siamo tuttora certi – il pensiero dei molti non fu pubblicato dallo stesso Rizzelli (lo ricordiamo come se fosse ieri) sul suo giornale, nonostante il parere favorevole di Rossano Marra, proprio per quella sorta di ritrosia, o di umiltà, di cui abbiamo sopra fatto cenno. Così ci scrisse in una sua garbata lettera di spiegazioni: “… Non posso pubblicare sul mio giornale il tuo articolo. Questo non perché falsa modestia mi induce a rigorose valutazioni, ma perché siamo in campagna elettorale, tempo in cui si arriva a strumentalizzare anche ciò che strumentalizzabile non è. […] Chi lo ha scritto è, certamente, lontano le mille miglia da sentimenti di riverenza o peggio ancora di servilismo…”. Non eravamo riverenti o ossequiosi o peggio ancora servili nei confronti della persona di Zeffirino Rizzelli. Ci mancherebbe: non lo siamo mai stati nei confronti di nessuno. Il servile è chi frequenta qualcuno sperando in qualche ricompensa. Noi, del resto, non frequentavamo il prof. Rizzelli, anzi allora non lo conoscevamo nemmeno di persona, se non per avergli stretto fugacemente la mano un paio di volte, semplicemente ringraziandolo dell’ospitalità che ci aveva sempre riservato sul quindicinale il Galatino”, qualunque argomento avessimo trattato nei nostri articoli, che già da tempo pubblicavamo (e spedivamo per posta ordinaria). E poi, soprattutto, non speravamo in nulla. Nessuno più di noi era “vergin di servo encomio”, come pure di “codardo oltraggio”… Ora crediamo sia arrivato il momento di pubblicare il nostro “Indietro non si torna”, rimasto per tanti anni nel cassetto: nessuna forma di strumentalizzazione sarà ormai più possibile, né da destra, né da manca. Ecco dunque il brano che finalmente vede la luce della pubblicazione dopo oltre un decennio dalla sua redazione: sia, questo, uno “Scritto in Onore”, uno dei tanti, una celebrazione, ma soprattutto un tassello che dimostri (se mai ce ne fosse bisogno) il lustro dato dalla persona e dall’opera di Zeffirino Rizzelli alla città di Galatina e a tutto il Salento; nonché l’augurio che il Professore continui per molti anni ancora, anche se non nelle vesti di direttore editoriale, a farci conoscere il suo pensiero e a consigliarci per il meglio: gli uomini e le istituzioni (quelle del governo cittadino soprattutto) hanno bisogno, oggi più che mai, di questo dispensatore gratuito e disinteressato di idee e di saggezza, e, quando servono, di ammonimenti.
Ecco, dunque, il nostro articolo, di seguito ritrascritto verbatim: Gli interessi di parte hanno prevalso, le ragioni delle “ricadute elettorali” hanno avuto la meglio, e così il miglior Sindaco che Galatina abbia mai avuto, Zeffirino Rizzelli, ha dovuto rassegnare le dimissioni. Sapevamo, tre anni fa, quale grave eredità il neo-eletto Sindaco riceveva dalle precedenti amministrazioni, quali i problemi della città, quali le mille richieste dei cittadini, quali i disagi, quali le difficoltà dovute alla limitatezza dei fondi che la Regione e lo Stato erogavano (ed erogano) in un contesto di tagli alla spesa pubblica… Sapevamo tutto questo e non chiedevamo, né speravamo l’impossibile. L’Amministrazione Rizzelli, invece, sembra aver fatto l’impossibile. Sempre molto, troppo rimane da fare, certamente, ma quello che nel corso di questi anni, il Sindaco e la sua Giunta hanno realizzato tra tante difficoltà è sotto gli occhi di tutti. L’intenso lavoro amministrativo compiuto è sempre stato portato a conoscenza di tutti attraverso un foglio edito mensilmente dall’Amministrazione comunale e a tutti gratuitamente distribuito. Un foglio dalla testata esplicativa: “Informare”. Si è aperta una nuova fase, una nuova era di fiducia e di speranza nelle istituzioni, proprio nel momento in cui gli scettici sul cambiamento sembravano avere il sopravvento. La “rinascita” della città è testimoniata non solo dalle opere pubbliche, ma anche dalle manifestazioni culturali, dai convegni, dai concerti, dalle iniziative volte a rivalutare il centro storico, dai progetti per i giovani, mai prima d’ora così importanti per livello qualitativo e numerosità. Anche le frazioni, da troppo tempo abbandonate a se stesse, quasi dimenticate, si sono viste al centro di un rinnovato interessamento. Ed ora qualcuno vorrebbe non riconoscere tutto questo o peggio ancora farlo finire. Vorrebbe, magari, ritornare alle vecchie logiche, al vecchio linguaggio (“ricadute elettorali”), ai vecchi intrallazzi, alle clientele, agli antichi giochi di potere e di partito, ai personalismi… Indietro non si torna! Ormai è chiusa anche l’epoca della raccolta dei voti con la tecnica del “porta a porta”, basata sui rapporti di amicizia o di conoscenza e sulle promesse, naturalmente difficili da mantenere per tutti. Chi si aspetta una “ricaduta elettorale” con tutto questo in mente, altro non otterrà che un crollo elettorale. Amministratore pubblico sarà chi dimostrerà preparazione, provata moralità, capacità d’indirizzo, di programmazione e di decisione. E questo il prof. Rizzelli lo ha già dimostrato. Con i fatti, non con le parole. E poi, il prof. Rizzelli dimostra ben altro. Dimostra che non solo conosce George Clemanceau e le sue caustiche frasi, ma anche chi, come Francois Cagné, di Clemanceau ha scolpito la statua, oggi negli Champs-Elisées, a Parigi. Parole, le nostre, rivelatesi tutt’altro che profetiche: quello che successe dopo quella tornata elettorale è ormai storia, di cui piangiamo ancora le conseguenze.
Antonio Mellone
giu222009
Girovando su YOUTUBE abbiamo scoperto il bellissimo video che vi proponiamo di seguito. Si tratta dell'omaggio di un artista nohano, Daniele Pignatelli, fotografo e regista, ad un'artista nohana, Paola rizzo, pittrice straordinaria di ulivi e vita.
feb202018
In questa puntata, P. Francesco D’Acquarica ci racconta di un periodo difficile della chiesa universale e di riflesso anche particolare (quella di Nardò e dunque anche di Noha). Siamo nel pieno della decadenza dei costumi e della corruzione di papi e curie, il che, insieme ad altre concause, diede vita alla Riforma Protestante. Qui – con le dovute eccezioni - si parla di sbandamento, di ignoranza, di molti vizi e poche virtù. Ma la redenzione e la salvezza non possono non avere inizio che dai “mea culpa”.
La Redazione
Tempi difficili per la Diocesi di Nardò
E’ necessario parlare anche di un periodo poco felice della storia della diocesi di Nardò, ma che è comune un po’ a tutta la Chiesa di quel tempo. E’ il periodo che segue il pontificato di Alessandro VI, papa dal 1942 al 1503, fino al Concilio di Trento.
Dal 1517, quando morì il De Caris, fino al 1569 i Pontefici furono:
Leone X (1475-1521) Papa dal 1513 al 1521
Adriano VI (1459-1523) Papa dal 1522 al 1523
Clemente VII (1478-1534) Papa dal 1523 al 1534
Paolo III (1468-1549) Papa dal 1534 al 1549,
che diede inizio al Concilio di Trento
Giulio III (1487-1555) Papa dal 1550 al 1555
Marcello II (1501-1555) Papa nel 1555
Paolo IV (1476-1559) Papa dal 1555 al 1559
Pio IV (1499-1565) Papa dal 1559 al 1565
Elenco dei Vescovi di Nardò in questo periodo
Luigi d’Aragona (1474-1519) dal 17 giugno 1517 al 21 gennaio 1519 (amminist. Apost.)
Marco Cornaro (1476-1524) dal 24 gennaio 1519 al 20 febbraio 1521 (amm. Apost.)
Giacomo Antonio Acquaviva dal 20 febbraio 1521 al 1531
(1490 ? - 1568) (vescovo eletto e mai consacrato)
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Giovanni Domenico De Cupis dal 15 gennaio 1532 al 22 maggio 1536.
(1490 ? - 1553)
Giovanni Battista Acquaviva dal 22 maggio 1536 al 1569.
Non si conosce il nome dell’arciprete di Noha del periodo che va dal 1544 al 1570 circa.
A partire dalla morte di Antonio De Caris (1517) fino al 1569 con l’elezione a Vescovo del domenicano Ambrogio Salvio, abbiamo a Nardò una serie di “Vescovi” che per motivi diversi poco o nulla ebbero a che fare non solo con Noha ma con tutta la diocesi.
Periodo triste per la chiesa neretina. Accenno qui brevemente, riportando alcuni tratti di questi Vescovi. Di Noha non si può dire nulla se non quello che si sa della chiesa neretina.
La chiesa di Nardò rimase ininterrottamente sotto la giurisdizione della famiglia degli Acquaviva*, allora Signori della Città.
* Gli Acquaviva sono stati una famiglia nobile italiana, una delle sette grandi casate del Regno di Napoli. Tra i loro titoli si annoverano quelli di: duchi di Atri e conti di San Flaviano; poi ancora conti di Conversano e conti, poi duchi di Nardò, per un ramo, e conti e poi principi di Caserta l'altro. Fondatore fu Rinaldo di Acquaviva nel sec. XII. Gli Acquaviva di Nardò sono un ramo cadetto.
A causa della giovane età di qualcuno di essi, la chiesa di Nardò rimase sotto la tutela di tre cardinali e cioè del D’Aragona, del Cornaro e del De Cupis. E fu un periodo poco florido per la diocesi che invece di essere retta da un Vescovo residenziale fu soggetta ad amministratori o commendatori o titolari, e questo per favorire gli Acquaviva, signori di Nardò.
La disciplina ecclesiastica ed il culto divino, non soltanto in questa diocesi ma un po’ dappertutto, erano in grandissima decadenza. Gli ordini sacri erano conferiti senza il dovuto intervallo di tempo tra un ordine e l’altro, ed indifferentemente a degni e indegni. Talora i parroci non erano sacerdoti e brillavano per ignoranza (anzi era tanta l’ignoranza diffusa tra il clero e tra i parroci, che qualcuno non sapeva neppure firmare). Infatti l’arciprete di Melissano al posto della firma in un documento dell’epoca vi appose la croce, accanto alla quale vi è l’annotazione: segno di croce di don Angelo Sciuda, arciprete di Melissano, che non sa scrivere.
Non per nulla il Concilio di Trento (1545-1563) nella Sessione XXIII decretò l’istituzione dei Seminari per la formazione dei Sacerdoti. Prima i chierici venivano formati presso le singole chiese parrocchiali e la formazione impartita non era soddisfacente e pare che non c’era molta responsabilità nel valutare la vera vocazione sacerdotale.
L’arcivescovo di Bari, Decio Caracciolo Rosso, che fece l’ingresso solenne nella sua diocesi il 26 marzo 1607, trovò molti abusi e provò a rimuoverli. Con lettera del 5 settembre dello stesso anno chiese la cooperazione delle autorità civili. In tale lettera, tra l’altro, dice: «Questa città molto numerosa... l’ho ancora ritrovata senza seminario, che dal detto Concilio (tridentino), si conclude, che sia necessario, e che si faccia in ogni città... Ho ultimamente ritrovato un Sacerdozio poco spirituale, mal disciplinato e senza lettere, ed una turma di chiericotti che in luogo di camminare per la via della virtù si indirizza per quella del vizio, onde si mantiene un seminario di persone delinquenti, e totalmente contrarie alla professione clericale, donde nasce l’inquieto, e scandaloso vivere della città; per queste ed altre ragioni che sarei troppo lungo ad assegnare in questo breve foglio, dico alle SS. VV. che han da far pensiero e conclusione insieme che se ritrova ricapito per l’‘obligo ch’hanno, o di pagare le decime debite o almeno dotare le parrocchie necessarie e di fabbricare la casa del Seminario, nel che non andrebbono sette o otto mila ducati di proprietà, o vero da 500 in 600 ducati d’entrata l’anno, che con una minima gabella, che si ponesse ad tempus, si provvederebbe all’una o all’altra secondo l’urgentissima necessità richiede». (Pinto G. , Per la storia della chiesa di Bari nella seconda metà del secolo XVI, in “Archivio Storico Pugliese”, XXIII, 1970, fasc ,I-IV, p.80).
Veniva violata frequentemente la clausura dei monasteri. Spesso il clero vestiva da secolare e frequentava ritrovi poco onesti. Questo tipo di società era diffuso un po’ dappertutto e tuttavia anche in questo clima si sono avuti grandi santi. Basti pensare al romanzo di Alessandro Manzoni “I promessi sposi”, dove figura la “monaca Monza” ma anche il Card. Borromeo; c’è don Abbondio ma anche Fra Cristoforo, ecc.
Eppure, anche nel periodo più buio della storia della Chiesa, quando sul trono di Pietro sedeva un Papa come Alessandro VI, o quando Lutero (1483-1546) decise lo strappo dalla chiesa di Roma, in una società così corrotta, sorsero anche grandi santi. Ne citiamo qualcuno tanto per non essere teorici.
Pensiamo a San Francesco da Paola (1416-1507) che visse per i poveri e per la chiesa, venerato in antico anche a Noha.
Non dimentichiamo i Martiri di Otranto (1480), gli ottocento “testimoni” che preferirono morire decapitati piuttosto che rinnegare la fede.
San Filippo Neri (1515-1595) detto Pippo, uomo sereno, allegro, giocondo, amante della natura e degli animali, ma anche santo di un forte ascetismo, e con una totale dedizione e affidamento a Dio e impegno per il prossimo.
Ricordiamo anche S. Rita da Cascia (1381-1457) che fa diventare possibile quello che sembra impossibile. Umiltà e obbedienza furono le vie sulle quali Rita maturò la sua santità.
S. Bernardino da Siena (1380-1444), grande ed efficace predicatore che venne a sostare per un certo tempo non solo a Nardò ma anche in altri paesi della diocesi. Magari sarà venuto a predicare anche a Noha.
S. Luigi Gonzaga (1568-1591), il nobile rampollo primogenito del Signore della città di Mantova, Ferrante Gonzaga, marchese di Castiglione delle Stiviere presso Mantova. Scelse di essere gesuita e volle essere come gli altri, senza privilegi. Martire non della fede, anche se ne aveva tanta, ma della carità, accettando di morire di peste come gli appestati che assisteva.
S. Pio V (1504-1572), frate domenicano, poi Papa non politico. Uomo del Rosario, che considerava la sintesi del Vangelo, preghiera che egli raccomandò anche con una bolla pontificia nel 1569.
Gli amministratori
della Diocesi di Nardò nel periodo BUIO
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Il Card. Luigi D’Aragona: fu amministratore della diocesi dal 1517 al 1519. Era nato a Napoli nel 1474, nipote di Ferdinando re di Napoli. Visse nella corte regia. All’età di 18 anni sposò Battistina Cibo, nipote di Innocenzo VIII papa dal 1484 al 1492. Il rito nuziale fu celebrato a Roma nel palazzo pontificio la domenica 3 giugno 1492 alla presenza dello stesso Pontefice, di cardinali e di principi.
Dopo due anni di matrimonio rimase vedovo; desideroso di quiete, intraprese la carriera ecclesiastica. Il 20 maggio 1494 (aveva solo 20 anni) fu nominato cardinale diacono. Rimasta vacante la sede di Nardò per la morte di Antonio De Caris (1517), quando aveva 42 anni, Leone X, papa dal 1513 al 1521, lo nominò amministratore apostolico di Nardò e poi anche vescovo.
Si adoperò grandemente per procurare la salute delle anime e per promuovere lo splendore del culto divino. Morì due anni dopo all’età di 44 anni a Roma il 22 gennaio 1519.
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Marco Cornaro, Vescovo di Nardò dal 1519 al 1521, discendente della nobile famiglia Cornaro. Era nato a Venezia nel 1476. Suo padre, Giorgio Cornaro era senatore e fratello di Caterina, regina di Cipro. Diventato sacerdote fu nominato protonotario apostolico. Da Alessandro VI, papa dal 1492 al 1503, fu creato cardinale diacono. Morto Alessandro VI, intervenne ai due conclavi dai quali uscirono Pontefici Pio III (ottobre 1503) e Giulio II (novembre 1503). Fu nominato Vescovo di Padova nel 1517 da Leone X e nel novembre dello stesso anno Vescovo di Verona. Di questa diocesi prese possesso con grande solennità e sfarzo l’anno seguente (1518). Due anni dopo dallo stesso Pontefice fu nominato amministratore perpetuo di Nardò, ma dopo solo tre anni, nel 1521 vi rinunziò. Morì a Venezia nel 1524 a solo 48 anni.
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Giacomo Antonio Acquaviva D’Aragona, Vescovo di Nardò dal 1521 al 1532, nel periodo più strano per la diocesi.
Giacomo nacque a Nardò da Bellisario, primo Duca di questa città, della famiglia Acquaviva e da Sveva, figlia del principe Girolamo di Bisanzio.
Leone X lo nominò Vescovo di Nardò dopo la rinunzia del Cornaro (1521). Rimase vescovo eletto perchè non fu mai consacrato né Vescovo né sacerdote. Resse la diocesi per 10 anni interi. Sentendosi chiamato al matrimonio nel 1532, due anni prima che iniziasse il concilio di Trento, prese in moglie Giovanna Spina.
La rinunzia alla diocesi e le successive nozze con Giovanna Spina furono un colpo durissimo per il padre Bellisario che vedeva deluse tutte le sue speranze sull’avvenire del figlio, che voleva ai supremi gradi della gerarchia ecclesiastica. Dopo il matrimonio si stabilì a Napoli dove visse sino alla fine della sua vita in mezzo all’alta società e all’aristocrazia del suo tempo. Fu sempre correttissimo, amò e praticò profondamente la religione e le opere di carità, specie il soccorso agli indigenti. Morì il 31 dicembre 1568.
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Giovanni Battista Acquaviva, Vescovo di Nardò dal 22 maggio 1536 al 1569, nacque a Nardò nel 1513 dal conte Bellisario, ultimogenito e fratello di Giacomo Antonio che abbiamo appena incontrato.
Fu educato piamente. Ancora giovane intraprese la via ecclesiastica. Quando aveva solo 23 anni, Paolo III papa dal 1534 al 1549 (è il Papa che nel 1545 convocò il Concilio di Trento) lo nominò amministratore della diocesi di Nardò con diritto di divenire Vescovo, appena raggiunti i 27 anni.
Resse la diocesi con diligenza, coadiuvato da cinque vicari generali. Nel 1563 indisse il sinodo diocesano che celebrò solennemente alla presenza del capitolo e del clero cittadino e diocesano. Furono promulgati vari decreti e norme estremamente necessarie in quei tempi. Non conosciamo il nome dell’arciprete di Noha che con molta probabilità partecipò al Sinodo.
Nel 1568 G.B. Acquaviva, per la sua devozione alla Vergine, si adoperò a far venire a Nardò i monaci Carmelitani che si stabilirono in città e anche nella diocesi. Resse la diocesi fino al 1569. Il 13 agosto 1569, alle 5 del mattino, una malattia mortale gli tolse la vita. Aveva 56 anni. Grande fu il dolore dei neretini per tale perdita.
[continua]
P. Francesco D’Acquarica
[le immagini a corredo di questo pezzo sono estrapolate dal volume di Mario Mennonna (a cura di Mario Mennonna Cosimo rizzo) “Nardò e Gallipoli – Storia delle diocesi in oltre seicento anni – 1937 – 2013”, Congedo Editore, Galatina, 2014].
ago082015
Continuando nella disamina di alcuni punti della “Laudato sì’”, la recente bella enciclica del papa venuto dalla fine del mondo, leggiamo: “Ci si ammala, per esempio, a causa di inalazioni di elevate quantità di fumo prodotto dai combustibili utilizzati per cucinare o riscaldarsi. A questo si aggiunge l’inquinamento che colpisce tutti, causato dal trasporto, dai fumi dell’industria, dalle discariche di sostanze che contribuiscono all’acidificazione del suolo e dell’acqua, da fertilizzanti, insetticidi, fungicidi, diserbanti, pesticidi tossici in generale”. E poi ancora: “[…] L’umanità è chiamata a prendere coscienza della necessità di cambiamenti di stili di vita, di produzione e di consumo, per combattere questo riscaldamento o, almeno, le cause umane che lo producono e lo accentuano” (tratto dal punto 20, pag. 23 e segg, della nostra edizione, Ancora, 2015). Come non essere d’accordo con questo papa? (cfr. anche il nostro “Cultura fumogena”, del 12/9/2013 pubblicato su questo sito).
Date un’occhiata a quest’altro brano: “Molti di coloro che detengono più risorse e potere economico o politico sembrano concentrarsi soprattutto nel mascherare i problemi o nasconderne i sintomi […]” (tratto dal punto 26, pag. 28, ibidem). Ovviamente abbiamo provato a dirlo anche noi nei nostri modesti articoli, ma figurarsi se qualcuna delle autorità civili e religiose in loco ha mai fatto finta non dico di darci retta, ma almeno di leggerci di sfuggita, impegnate come sono “a mascherare i problemi o a nasconderne i sintomi”. Del resto trattandosi di “autorità”, dunque detentori del loro “potere”, e dunque accoliti di pesci un po’ più grandi di loro, cosa potevamo aspettarci di più da codesta fauna?
Coraggio, leggete quest’altro pezzo: “Per il buon funzionamento degli ecosistemi sono necessari anche i funghi, le alghe, i vermi, i piccoli insetti, i rettili e l’innumerevole varietà di microorganismi. […] Molti uccelli e insetti che si estinguono a motivo dei pesticidi tossici creati dalla tecnologia sono utili alla stessa agricoltura, e la loro scomparsa dovrà essere compensata con un altro intervento tecnologico che probabilmente porterà nuovi effetti nocivi” (tratto dal punto 34, pag. 33, ibidem). Caro papa, per favore, riferiscilo anche al commissario Silletti, al presidente del consiglio che somiglia sempre più ad una caricatura, al ministro dell’agricoltura Martina, ai politici regionali, ai grandi prenditori agricoli e agli estensori della “Carta – igienica – di Stupidina”, così osannata anche da sgualdrina.it, (“Carta igienica” di cui purtroppo abbiam dovuto occuparci in un altro nostro scritto non più tardi del 13/7/2015), che vogliono uccidere il Salento con i “trattamenti” chimici. Il loro cervelletto non ha ancora messo a fuoco il fatto che per sconfiggere la Xylella fastidiosa, secondo il loro “metodo”, di fatto si arriverà ad annientare la biodiversità superstite in Puglia, dandole il definitivo colpo di mannaia.
Un tempo, per dire, anche noi ci battemmo (perdendo come al solito la battaglia) contro il fotovoltaico selvaggio issato come una corona di spine in mezzo alla nostra campagna. I politici locali del tempo (che poi sostanzialmente coincidono con gli attuali) ed i loro accoliti parlavano a vanvera di campagna “piena di cozzi o cuti”, e dunque “perfettamente inutile” e dunque “utilizzabile per questa forma di energia alternativa [sic]” (alternativa alla ragione, s’intende). Noi cercavamo di spiegare che non si trattava soltanto dello scempio di una visuale dell’orizzonte, ma anche di un colpo di grazia inferto al microclima, alla biodiversità vegetale e animale presente nella terra incolta, anche e soprattutto quella piena di cuti. Secondo voi qualcuno dei suddetti personaggi riuscì mai a cogliere il nesso, intuirne i collegamenti, immaginarne i legami? (cfr. anche il nostro “Il Mega-porco fotovoltaico e i permessi sindacali”, pubblicato su Noha.it il 14/11/2013).
Altro punto fondamentale dell’enciclica: “E’ lodevole l’impegno di organismi internazionali e di organizzazioni della società civile che sensibilizzano le popolazioni e cooperano in modo critico, anche utilizzando legittimi meccanismi di pressione, affinché ogni governo adempia il proprio e non delegabile dovere di preservare l’ambiente e le risorse naturali del proprio Paese, senza vendersi ad ambigui interessi locali o internazionali (tratto dal punto 38, pag. 36, ibidem, la sottolineatura è nostra). Invece qui i comitati spontanei di cittadini vengono snobbati dalle “autorità” impettite e sussiegose, tronfie del loro misero potere.
Caro Francesco, e ora chi glielo va a dire a quei preti che non disdegnano (o almeno non hanno disdegnato fino all’altro ieri) il contributo economico sotto forma di sponsorizzazione da parte di Tap o Colacem (per esempio a Galatina per la festa patronale), o dell’Ilva (a Taranto), “vendendosi ad ambigui interessi locali o internazionali”, e macchiandosi di fatto del peccato di simonia? (cfr. a proposito anche il nostro “No-tap, no party”, pubblicato su questo sito il 26/6/2014).
[continua]
Antonio Mellone
ago012022
Potremmo sintetizzare così la discussione e la decisione della maggioranza sulla distribuzione a pioggia del milione e 300mila euro di sgravi TARI. Di fatto la maggioranza sceglie di non scegliere, sceglie di tagliare orizzontalmente le bollette di tutti di circa il 20% e sceglie di non entrare nel merito, di non attuare alcun indirizzo politico, di non agevolare le utenze domestiche o non domestiche maggiormente incise dalla pandemia.
Nell’emendamento che abbiamo presentato infatti avevamo destinato circa 600mila euro a sgravi generalizzati che si sarebbero tramutati in un 10% di sconto in bolletta per tutti. E poi avevamo proposto per la restante parte di attuare scelte politiche su due direttrici: da un lato le utenze domestiche a redditi bassi individuati attraverso l’indicatore ISEE come già avvenuto negli scorsi anni e dall’altro alle utenze non domestiche che insistono nel centro storico.
In particolare questa seconda tipologia di sgravi ci sembrava la più opportuna per offrire un sostegno concreto a quelle attività che sono protagoniste della rinascita del nostro centro storico attraverso il loro impegno quotidiano, le loro iniziative, il loro dinamismo. Ecco, aiutarli, seppur con una tantum, riducendo sensibilmente la TARI - riduzioni che sarebbero potute arrivare al 90% dell’importo - per quest’anno poteva liberare loro risorse che avrebbero potuto destinare ad eventi e ad altre attività quanto mai opportune in un anno come questo. E avrebbe rappresentato un chiaro indirizzo politico verso la crescita del nostro centro antico che, a detta di tutti in campagna elettorale, merita attenzione, aiuti, sgravi. Ma a quanto pare solo a parole.
La scelta di comodo compiuta invece dall’amministrazione permetterà a tutti, indistintamente dal reddito e dall’attività esercitata, di usufruire di una riduzione in maniera proporzionale. Una riduzione generalizzata che non farà distinzioni di situazioni sociali ed economiche quando è invece proprio compito della politica attenuare, se non eliminare, tali differenze. Una riduzione proporzionale che aumenterà la disparità tra le utenze e che viene fatta con la scusa del “non c’era tempo, ci abbiamo provato”. Tutto il contrario di quanto dichiarato in apertura del consiglio dal sindaco: “il mondo attorno a noi corre, in questo primo mese ci siamo attrezzati per correre anche noi”.
I consiglieri di minoranza
Amante Marcello, Antonica Anna, Antonica Alessandra, Mariano Emanuele, Tundo Loredana.
mag202022
Anche a Galatina, NOI - Nuovi Orizzonti per l’Italia parteciperà alla prossima tornata elettorale, a sostegno della candidatura a Sindaco di Fabio Vergine.
Segretario nazionale di questo nuovo partito politico, il cui presidente è Ignazio Cutrò, testimone di giustizia, è Elisabetta Trenta, già Ministro della Difesa nel Governo Conte I, che poche settimane fa si è recata a Galatina per presentare il simbolo della Lista che completa la coalizione “Galatina di Tutti”.
Non solo un elenco di nomi, ma donne e uomini di alto profilo elettorale, provenienti dalla società civile, dall’imprenditoria e dal comparto militare.
Si tratta di sedici candidati giovani e smart, che intendono dare un contributo fattivo alla corsa del candidato Sindaco Fabio Vergine prendendo spunto e riflessione anche dalla semplicità intellettuale e dall’insegnamento di Elisabetta Trenta e cioè di mettere la coscienza a servizio ed a tutela dei fragili e dei deboli.
Durante il suo passaggio a Galatina, l’ex Ministro Trenta ha voluto incontrare personalmente i candidati al Consiglio Comunale del suo movimento, parlando di compromesso giusto e buono, ovvero di quella politica in grado essere vicina ai cittadini, per ascoltare le esigenze che provengono dai diversi quartieri della Città.
Il sostegno politico di Elisabetta Trenta conferma la bontà del progetto costruito da Fabio Vergine. Riunire le diverse anime del panorama politico, nel segno dell’inclusione e della coesione politica e sociale, con il fine di realizzare una Galatina centrale, produttiva e solidale, in grado di porsi come vero punto di riferimento per tutto l’hinterland.
Nelle prossime settimane, potrebbe esserci un nuovo passaggio galatinese per la Trenta, che ha già avuto una prima occasione per ammirare le bellezze di Galatina.
Ecco i candidati al Consiglio Comunale della Lista NOI - Nuovi Orizzonti per l’Italia:
1. Cristina BIANCO
2. Cosimo Giuseppe BUCCOLIERI
3. Alfio CASTELLI
4. Morgana Anna CHIGA
5. Simone CHIRIATTI
6. Lucia DI SEGLIO
7. Vincenzo FELLINE
8. Antonio GRECO
9. Alessandro LEVANTO
10. Chiara MANNI
11. Mattia POLO
12. Marco TOMASI
13. Gloria TRIANNI
14. Alberto TUNDO
15. Antonio TUNDO
16. Paola TUNDO
Alessio Prastano
gen192018
Mercoledì 31 gennaio 2018, come da avviso pubblicato il 28 dicembre scorso sul sito istituzionale del Comune, è il termine ultimo per la conferma di adesione all’ “Albo Comunale delle Associazioni” da parte di quelle Associazioni già iscritte nel preesistente elenco.
Le Associazioni che non provvederanno all’invio dell’istanza non saranno iscritte al nuovo ed apposito Albo, salva ed impregiudicata la facoltà di richiedere, anche successivamente l’iscrizione, secondo i termini e le modalità previste dal Regolamento stesso.
Le richieste di nuova iscrizione, invece, possono essere presentate in qualunque momento dell’anno.
L’iscrizione all’Albo comunale delle Associazioni costituisce presupposto per l’instaurazione di rapporti di collaborazione tra le Associazioni e l’Amministrazione Comunale, improntati a criteri di trasparenza e finalizzati a favorire la partecipazione e la cooperazione dei cittadini al perseguimento di fini di interesse generale ed a rafforzare i valori di convivenza civile e di solidarietà umana.
L’Albo è suddiviso nelle seguenti sezioni, in relazione alle caratteristiche ed alle finalità dello specifico organismo:
- Cultura e Spettacolo – Turismo
- Ambiente e Territorio – Tutela e benessere animale
- Educazione e Formazione – Attività ludico-ricreativa
- Impegno civile – Tutela dei diritti dei cittadini e dei consumatori
- Sport
- Attività sociali, socio-assistenziali e tutela della salute.
Possono richiedere l’iscrizione all’apposito Albo Comunale tutte le Associazioni liberamente costituite ed operanti nel territorio del Comune di Galatina, in possesso alla data di presentazione della domanda dei seguenti requisiti:
a) assenza di finalità di lucro;
b) perseguimento di finalità non contrastanti con la Costituzione, le leggi dello Stato e lo Statuto Comunale;
c) ordinamento interno a base democratica, con organismi rappresentativi regolarmente costituiti e rinnovabili;
d) atto costitutivo e statuto o accordo sottoscritto dagli associati;
e) svolgimento effettivo dell’attività sociale nel territorio del Comune di Galatina da almeno sei mesi, alla data di presentazione dell’istanza. È, altresì, consentita l’iscrizione all’Albo delle associazioni e/o organismi di nuova costituzione, i quali, a termini di regolamento, sono tenuti a presentare una relazione programmatica sull’attività che si intende svolgere nell’anno successivo.
Non possono essere iscritti i sindacati, i partiti e le organizzazioni che hanno finalità di propaganda politica, le associazioni professionali e di categoria, le associazioni che hanno come finalità la tutela esclusiva degli interessi economici degli associati, i circoli privati, le associazioni che pongono limitazioni o discriminazioni di qualsiasi natura all’iscrizione, che prevedono il diritto di trasferimento della quota associativa o che collegano in qualsiasi forma la partecipazione sociale alla titolarità di azioni o quote di natura patrimoniale.
Il relativo avviso pubblico, con ogni ulteriore dettagliato, è visibile o scaricabile all’indirizzo: http://www.comune.galatina.le.it/item/formazione-dell-albo-comunale-delle-associazioni
Ufficio Stampa Comune di Galatina
gen092017
IL COMMISSARIO STRAORDINARIO
PREMESSO CHE:
nella nota circolare (prot. n. 1686) del 07.01.2017 della Prefettura di Lecce si invitano le Amministrazioni comunale a valutare l'eventuale chiusura degli "istituti elementari e di istruzione secondaria inferiore in relazione alle condizioni climatiche locali e allo stato delle infrastrutture viarie", richiamando, tra l'altro, la necessità di assumere idonee determinazioni per la sicurezza della circolazione e a tutela della pubblica e privata incolumità;
per quanto innanzi il Commissario Straordinario ha emesso le Ordinanze n. 4 (prot. n. 20170000529) del 07.01.2015 " Allerta meteo — Chiusura scuole secondarie di secondo grado per il giorno 09.01.2017" e n. 5 (prot. n. 20170000530) del 08.01.2017 "Allerta meteo — Chiusura scuole di ogni ordine e grado per il giorno 09.01.2017";
la Regione Puglia — Sezione Protezione Civile - ha diramato in data 09.01.2017 il bollettino di aggiornamento Temperature Isoterme che prevede la persistenza di temperature molto basse con diffuse gelate;
PRESO ATTO delle persistenti condizioni meteo avverse e, di conseguenza, della persistente impraticabilità delle vie cittadine a causa delle ridotte temperature che favoriscono la formazione di ghiaccio sul fondo stradale;
CONSIDERATO che anche nella giornata del 10 gennaio p.v. le strade potranno essere caratterizzate da notevoli difficoltà alla circolazione, con conseguente pericolo per la sicurezza dei veicoli e delle persone;
RITENUTO, pertanto, di dover garantire la pubblica incolumità, in particolare degli alunni e del personale scolastico;
RAVVISATA, quindi, la necessità di disporre anche per il giorno 10 gennaio 2017 la chiusura degli istituti scolastici di ogni ordine e grado, ivi comprese le scuole dell'infanzia;
VISTI gli art. 50 e 54 del D. Lgs. 18.8.2000 n. 267,
ORDINA
1. la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, ivi comprese le scuole dell'infanzia, ricadenti nel territorio comunale per il giorno 10 Gennaio 2017, con la conseguente sospensione delle lezioni;
2. comunicare la presente ordinanza:
RENDE NOTO
A norma dell'art. 8 della Legge 241/1990 che responsabile del procedimento è il Dirigente della Direzione VI — Polizia Municipale — S.U.A.P. e Protezione Civile — dott. Antonio Claudio OREFICE.
Avverso la presente Ordinanza è proponibile:
Ricorso al TAR competente per territorio entro 60 giorni dalla pubblicazione;
Ricorso straordinario al Presidente della Repubblica entro 120 giorni dalla pubblicazione.
SI AVVISA
SI AVVISA
L'Ufficio Protocollo per la notifica della presente Ordinanza:
D'ordine del Commissario Straordinario
Il DIRIGENTE
Dott. Antonio OREFICE
nov272024
Donne all’Opera è il titolo della manifestazione che l’Istituto Comprensivo Polo 1 di Galatina e Collemeto ha organizzato questa mattina nel teatro Cavallino Bianco per ricordare il significato del 25 novembre e far riflettere sull’importanza di contrastare ogni forma di violenza.
“La nostra scuola - ricorda Luisa Cascione, dirigente scolastica del Polo 1 - ha voluto fortemente rinnovare l’impegno per dire NO a ogni forma di violenza contro le donne, testimoniare in modo diverso il contrasto anche alla violenza di genere, perché parlare di queste tematiche non è mai abbastanza. Quest’anno ha deciso di farlo in modo diverso rispetto all’anno scorso, attraverso la bellezza di un linguaggio universale come quello della musica, mediante le donne opere che hanno raccontato, e continuano a raccontare, la forza di donne straordinarie, protagoniste di opere conosciute in tutto il mondo, donne che con la loro passione hanno ispirato quanti hanno avuto la possibilità di ascoltare e trarre ispirazione dalle opere stesse”.
Dopo i saluti istituzionali della dirigente Luisa Cascione, dell’assessora all’istruzione Camilla Palombini, dell’assessora alle Pari opportunità Annamaria Congedo e della presidente della Commissione Pari Opportunità Elvira Licchetta, con la cui collaborazione è stato realizzato l’evento, la musica è stata la protagonista assoluta.
Il racconto delle donne attraverso alcune delle più grandi opere conosciute in tutto il mondo e magistralmente eseguite da SalentOpera - Orchestra sinfonica giovanile diretta dal maestro Tommaso Reho, con le interpretazioni di Ludovica Casilli (soprano), Greta Carlino (mezzosoprano), e la voce narrante di Liliana Putino.
Successivamente tutti i ragazzi hanno potuto ascoltare le storie di donne forti, professioniste caparbie e tanaci, che sono riuscite con la loro preparazione a ritagliarsi un ruolo nella società.
Racconti intensi quelli di Cristina Mangia Fisica e Scienziata CNR, Maria Cristina rizzo Sostituta Procuratrice Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Lecce, Alessia Mariano Calciatrice e Studentessa III^ liceo linguistico A. Vallone Galatina, Sara Zollino Paratleta, Roberta Carrozzo Imprenditrice e componente Cpo Galatina, Roberta Grassi Giornalista de Il Nuovo Quotidiano di Puglia, Erica Fiore Caporedattrice di Telerama, Biagina Carignani Psichiatra e Componente Cpo Galatina, Paola Gabrieli Coordinatrice Centro Antiviolenza "Malala” ATS Galatina che ha descritto l’attività del CAV e illustrato il progetto EpiWe ISS, mediante un’intervista da remoto alla sua responsabile scientifica Simona Gaudi.
Studentesse e studenti hanno avuto l’opportunità di riflettere con altre donne che sono riuscite a raggiungere traguardi importanti nella professione, nello sport e nella vita.
Bellezza, forza, determinazione e passione che quotidianamente caratterizzano la vita di persone comuni ma altrettanto straordinarie e che possono soltanto offrire un esempio a ogni forma di violenza perché la violenza di genere è una delle preoccupazioni della società contemporanea.
In questa battaglia, le donne dimostrano ogni giorno una forza straordinaria, una passione incrollabile per la propria libertà e una determinazione feroce nel rivendicare i propri diritti. È una lotta che non riguarda solo chi è vittima, ma l’intera umanità, poiché rappresenta un passo essenziale verso una società più giusta e paritaria.
Forza: il coraggio di reagire.
Le donne che subiscono violenza fisica, psicologica o verbale dimostrano una forza immensa nel trovare il coraggio di denunciare e cercare aiuto, spesso in contesti in cui prevalgono il silenzio e il giudizio. Questa forza diventa una scintilla di cambiamento, un esempio per altre donne, mostrando che è possibile rompere il ciclo della violenza e ricostruire la propria vita.
Passione: la spinta verso il cambiamento.
La passione è l’energia che anima le donne nella difesa della loro dignità e libertà.
Ogni manifestazione, ogni movimento, ogni parola pronunciata contro la violenza di genere nasce dal desiderio di un mondo migliore. La passione si esprime anche nel supporto reciproco fra donne, nell’impegno delle associazioni, del costruire reti e nelle iniziative che sensibilizzano le nuove generazioni sull’importanza del rispetto e della parità.
Determinazione: un cammino verso la parità.
La determinazione delle donne è ciò che permette di non arrendersi di fronte agli ostacoli. È evidente nei passi concreti compiuti per ottenere giustizia e prevenire la violenza, attraverso l’educazione, la sensibilizzazione e il cambiamento delle leggi.
La determinazione si manifesta anche nell’affrontare le barriere culturali che spesso alimentano la discriminazione e il patriarcato, portando avanti con tenacia la lotta per una società più inclusiva.
“Contrastare la violenza di genere - conclude Luisa Cascione - non è una sfida che le donne possono affrontare da sole. Richiede un impegno collettivo, che coinvolga uomini, istituzioni e l’intera società. È fondamentale educare al rispetto sin dall’infanzia, promuovere politiche che proteggano le vittime e puniscano i colpevoli, e combattere ogni forma di discriminazione che alimenta questa piaga. Le donne, con la loro forza, passione e determinazione, sono al centro della lotta contro la violenza di genere. Ogni passo avanti è un tributo al coraggio di chi non si arrende e un invito a tutti a partecipare a questa battaglia per la dignità e la libertà. Solo insieme possiamo costruire un futuro in cui ogni donna possa vivere libera dalla paura e pienamente rispettata nella sua essenza. Oggi, 25 novembre, l’istituto comprensivo Polo 1 di Galatina e Collemeto è ancora una volta comunità viva e impegnata nel contrasto alla violenza”.
Fiorella Mastria
set042018
È la proposta del Movimento 5 Stelle di Galatina, estesa anche ai territori limitrofi di Noha, Collemeto e Santa Barbara.
Un segnale di civiltà richiesto da cittadini e attivisti e rilanciato dal Portavoce in consiglio comunale Paolo Pulli che lo porterà ufficialmente all’attenzione degli amministratori per chiederne la discussione in tempi brevi in Commissione ed in Consiglio Comunale.
Non solo. Il gruppo locale di attivisti del MoVimento 5 Stelle, insieme ai portavoce nazionali e allo stesso Pulli, ha già dato la disponibilità a finanziare l’iniziativa, organizzando un apposito evento di raccolta fondi, confidando in donazioni spontanee e attingendo al proprio fondo cassa. Uno sforzo economico che il MoVimento sceglie di fare per coprire le spese per l'acquisto della segnaletica e di installazione delle stessa, fino alla realizzazione delle strisce.
Il Movimento 5 Stelle di Galatina offre inoltre la disponibilità immediata ad individuare insieme alle autorità competenti le zone di stallo più idonee. La proposta è di concentrare le aree di sosta agevolata in prossimità di uffici che erogano pubblici servizi e previa esposizione dell’apposito contrassegno temporaneo di sosta rilasciato dal Servizio Politiche Sociali del Comune.
Laddove la proposta fosse approvata, bisognerebbe inoltre prevedere sin da subito le opportune campagne di informazione rivolte alla cittadinanza sul corretto utilizzo delle strisce rosa. Il tutto per prevenirne usi impropri da parte dei non aventi diritto.
Sarà necessaria la previsione del provvedimento nei futuri bandi dei servizi di gestione dei
parcheggi e l’apposizione della corretta segnaletica orizzontale e verticale nelle zone nevralgiche del paese, quali il distretto Asl, il Palazzo Comunale, le scuole, le farmacie, gli uffici postali ed i laboratori di analisi cliniche.
Per tutti gli step, organizzativi e burocratici, il MoVimento c'è. Pronto a mettersi in moto sin da subito per realizzare un'idea nata da un'esigenza collettiva che merita il giusto riguardo.
Galatina, lì 3 settembre 2018
Consigliere Paolo PULLI
lug032020
Showy Boys Galatina e Radio Orizzonti Activity due realtà della città, anche se in ambiti differenti, annunciano il rinnovo della partnership per la stagione sportiva 2020-2021. La società sportiva più longeva e rappresentativa e la storica emittente radiofonica di Galatina di nuovo insieme per un binomio che mette in primo piano sport e musica. Da sempre Radio Orizzonti Activity sostiene l’attività sportiva tra i più giovani e in tutte le sue forme in quanto sinonimo di vitalità, salute e sana competizione. “In nome di questi principi, l’emittente è ben felice di accompagnare lungo il suo percorso la Showy Boys, che rappresenta un’eccellenza nel territorio - dichiara il direttore di ROA, Vincenzo Mele - il rinnovo della partnership conferma l’efficacia di una collaborazione che dura da più anni e che è veicolo di trasmissione di valori positivi e aggreganti”.
Soddisfazione è stata anche espressa dal presidente della Showy Boys, Daniele G. Masciullo: “Con grande entusiasmo annunciamo questo accordo con Radio Orizzonti Activity che ha voluto fortemente questa collaborazione, inserita in un progetto di sviluppo e di crescita che la Showy Boys sta portando avanti con grande successo già da qualche anno. Il logo dell’emittente comparirà sulle maglie da gara della prima squadra e della Scuola Volley e sui nostri canali di comunicazione mentre il club sarà ospite con i suoi allievi nel palinsesto radiofonico e con uno spot promozionale per l’avvio della nuova stagione sportiva”.
www.showyboys.com
ago192013
Sabato 17 agosto 2013 si è tenuta l’estrazione dei numeri vincenti della lotteria ”I Love ’80… compra a Galatina & Frazioni e Party con noi…” (aut. A.A.M.S. 446 del 02 maggio 2013) abbinata alla kermesse “I LOVE ’80 PARTY 2013”.
Alla presenza del Consigliere Comunale Piero Lagna in qualità di “Delegato del Sindaco”, del Sig. Russo Piero Luigi e del Sig. Stefanelli Francesco rispettivamente “Responsabile della Lotteria” e Presidente dell’Associazione “Quelli di piazza San Pietro”, e di tre bambini che sono stati scelti casualmente dal pubblico ed invitati a pescare i bussolotti numerati dalle urne si è provveduto alla estrazione.
Di seguito riportiamo l’elenco completo dei numeri estratti e dei rispettivi premi associati:
Crociera per due persone di una settimana:
SERIE |
NUMERO |
CONSEGNATO DA |
INDIrizzo |
59 |
45 |
GALENICA SALENTINA |
GALATINA |
Pacchetto buoni acquisto da spendere a Galatina & Frazioni:
SERIE |
NUMERO |
CONSEGNATO DA |
INDIrizzo |
31 |
60 |
SANITARIA CUORE DI MAMMA |
NOHA |
Week-end benessere per due persone:
SERIE |
NUMERO |
CONSEGNATO DA |
INDIrizzo |
88 |
61 |
PIZZERIA MARVEL |
GALATINA |
Di dette operazioni è stato redatto un processo verbale del quale una copia verrà inviata al Prefetto di Lecce ed una consegnata al “Delegato del Sindaco”.
I numeri dei biglietti vincenti saranno pubblicati nell’albo Pretorio del Comune di Galatina, presso il Keys Bar sito in piazza San Pietro a Galatina e sul gruppo Facebook: “Quelli di Piazza San Pietro”.
Invitiamo quanti dovessero essere in possesso dei biglietti vincenti a telefonare al numero 338.8540370 per richiedere il premio entro il termine di 60 (sessanta) giorni dalla data dell’estrazione.
Galatina, 17 agosto 2013
Il Presidente
nov262024
Natale è alle porte e, come ogni anno, sorge il pensiero verso chi, per varie ragioni, non può vivere la gioia e la spensieratezza che le festività natalizie dovrebbero portare.
Il Natale, in particolar modo, appartiene ai più piccoli, e ogni atto di generosità nei confronti dei bambini meno fortunati può aiutare ad alleviare le loro sofferenze.
Anche quest'anno vogliamo tenere fede ai nostri impegni morali; abbiamo deciso pertanto di dare vita ad una nuova edizione dell'iniziativa "Giocattolo Solidale" in occasione delle prossime festività.
Come funziona l'iniziativa "Giocattolo Solidale"?
Il meccanismo è semplice: ci si reca in una delle seguenti attività commerciali, si acquista un giocattolo e lo si lascia in deposito presso il commerciante stesso (sarà pertanto nostra premura ritirarlo appena riceveremo la vostra comunicazione):
• “Iperbimbo” in via Gallipoli ang. via Salacino a Galatina;
• “Il Cantastorie” in via Giovanni Pascoli, 18 a Galatina;
• “Print King” in via Gallipoli, 81 a Galatina.
In alternativa, una volta ritirato il giocattolo, ci contattate e si programma il ritiro a domicilio. Sarà inoltre possibile effettuare una donazione PayPal seguendo questo link:
https://www.paypal.com/pools/c/99mgZGSawW
oppure potete acquistare un oggetto della lista Amazon che troverete a questo indirizzo:
https://www.amazon.it/hz/wishlist/ls/1BY3KH06XJOHD?ref_=list_d_wl_lfu_nav_2
L'iniziativa "Giocattolo Solidale" è a cura dell'A.s.d. Virtus Basket Galatina. Info e contatti:
Sandro Argentieri: 333-4368532 (anche Wathsapp);
Piero Luigi Russo: 3498471729 (anche Wathsapp).
feb122020
La sicurezza stradale costituisce una delle finalità primarie dell’Amministrazione Amante che, sin dall’insediamento a Palazzo Orsini, ha inteso dare ampio risalto alla tematica sia con azioni di promozione all’educazione stradale nelle scuole che con atti concreti di prevenzione.
Da ultimo si è autorizzata la realizzazione, in città e nelle frazioni, di attraversamenti pedonali rialzati, al fine di migliorare la sicurezza dei pedoni su strade ad alta intensità veicolare e si è prevista anche la sostituzione della segnaletica verticale particolarmente deteriorata ed al ripasso della segnaletica orizzontale non più visibile.
Nel solco delle azioni concrete, con deliberazione n. 31 del 29.01.20, la Giunta comunale ha approvato l’istallazione di dispositivi elettronici (autovelox) per il controllo e la repressione dei comportamenti di guida a rischio su tratti stradali giunti troppo spesso alla ribalta delle cronache, in cui l’imprudenza o il mancato rispetto dei limiti di velocità sono state cause di incidenti talvolta mortali :
- sulla S.P. 18 Galatina –Copertino
- sulla S.S. 101 Gallipoli –Lecce
Crediamo che questo strumento di controllo della circolazione stradale possa, nell’immediato, essere una risposta concreta alla necessità di sicurezza ma, relativamente alla S.P. 18 Galatina- Copertino, riteniamo altrettanto necessari anche interventi di adeguamento strutturale.
L’amministrazione Amante ha già chiesto alla Provincia di Lecce, ente proprietario della strada, l’individuazione di fonti finanziare necessarie allo scopo e in questo solco proporremo alla stessa una convenzione affinché vincoli tutte le somme di sua competenza, reperite dalle infrazioni rilevate dai dispositivi installati sul tratto stradale interessato, per interventi funzionali a rendere più sicura la strada .
L’ASSESSORE ALLA POLIZIA MUNICIPALE
F.to Sig. Nicola MAURO
ott092018
Un'opera dedicata alla terra ed alla natura impreziosisce, da oggi, il cavalcavia del ponte situato al km 16,700 della strada statale 101 "Salentina di Gallipoli" a Galatina, in località Collemeto, in provincia di Lecce.
Il nuovo murales, finanziato da Anas e realizzato da Checkos'Art, con la direzione artistica di 167bstreet, in collaborazione con il Comune di Galatina, è stato eseguito nell'ambito di un progetto più ampio portato avanti da Anas, finalizzato alla valorizzazione ed alla riqualificazione di alcune porzioni d'infrastrutture di competenza situate in molte regioni d'Italia.
“Grazie al nostro progetto - ha dichiarato il responsabile Marketing & Servizio Clienti di Anas Claudio Arcovito - la strada, oltre a rappresentare un'infrastruttura di collegamento e di mobilità nel paese, si fa anche strumento di promozione di arte e cultura attraverso la street art.
Anas ha infatti intrapreso un percorso che utilizza la street art come strumento per coadiuvare la strategia di investimento nella manutenzione e valorizzazione delle proprie infrastrutture ed – in casi come questo di Collemeto – anche per proteggerle da atti di vandalismo e di degrado; si tratta di un’Anas sempre più moderna e vicina alle esigenze della collettività che investe anche, appunto, nella promozione della cultura".
Negli anni, infatti, l’affissione selvaggia di manifesti abusivi ed in qualche caso l'abbandono abusivo di rifiuti avevano purtroppo privato di bellezza e decoro una porzione di strada che, al contrario, merita splendore ed attenzione.
I disegni realizzati raffigurano un tipico paesaggio della campagna salentina, caratterizzato dai colori tipici, nei toni vicini a quelli della terra.
Protagonista il volto di una giovane donna, sullo sfondo del paesaggio, che con lo sguardo invita i passanti a soffermarsi, guardando ben oltre il muro.
L'intenzione di Checkos'Art - street artist proprio di origine leccese, che per Anas ha già realizzato una delle diciassette importanti opere sul Grande Raccordo Anulare di Roma - è quella di rendere il murales un mezzo che crei un ponte tra la tradizione rappresentata e lo sguardo rivolto verso il futuro, ampio come l’orizzonte dipinto. Uno scorcio a metà tra presente e futuro, eseguito nel connotativo e personale stile optical, rappresentativo dello stile dell’artista, capace di incuriosire i passanti, grazie alla sua doppia capacità di focalizzazione, che richiama l’attenzione per le sue linee colorate che - osservandolo da lontano - diventano una composizione unica.
Obiettivo comune con l'Assessorato alla Cultura del Comune di Galatina, quello di valorizzare una struttura di colore grigio, dando vita a un nuovo percorso culturale nelle periferie e nelle piccole comunità, ormai in continua riscoperta.
La costruzione del ponte, sin dalla realizzazione della strada statale 101 – collegamento prioritario tra gli abitati di Lecce e Gallipoli – ha rappresentato per i cittadini di Collemeto una sorta di opera divisoria rispetto alla circostante campagna, luogo nel quale da sempre si svolge l’attività lavorativa del paese.
L’obiettivo è quello di coniugare la tradizione del posto con una struttura che di fatto avvicina Collemeto a tutti i centri del Salento, quasi fosse un continuum con l’ambiente circostante, quale momento di incontro, socializzazione e condivisione della vita.
“Abbiamo ritenuto di individuare la vita nei campi e, quindi, il nostro paesaggio come l’immagine che possa rappresentare al meglio l’identità della comunità collemetese”, ha dichiarato Cristina Dettù, Assessore alla Cultura della Città di Galatina. “C’è anche l’immagine del futuro, di quei giovani che non smettono di guardare al domani investendo nella propria terra d’origine. Lo abbiamo voluto fare con una forma d’arte che, sviluppandosi nel perimetro urbano, fa innamorare dell’arte stessa e fa assaporare il concetto timido, ma estremamente profondo della cultura”.
“Al termine di questo splendido lavoro – ha ripreso l’Assessore Dettù – è mia premura ringraziare Anas per l’estrema disponibilità e l’attenzione mostrata per questo progetto, sposato immediatamente. I ringraziamenti doverosi sono rivolti ovviamente a Chekos’ art e a tutti gli artisti impegnati in quest’opera d’arte: la conferma che la bellezza salverà il mondo. Da ultimo, vorrei ringraziare la famiglia De Riccardis per la collaborazione fattiva in molti aspetti logistici emersi durante il lavoro. La realizzazione di un’opera d’arte del genere nasconde forme di collaborazione che voglio diventino esempio per i cittadini e per tutte le istituzioni”.
Ufficio Stampa Marcello Amante
dic042024
Mercoledì 4 dicembre alle ore 18:00, nella Sala conferenze dell’ex Palazzo De Maria, in Corte Taddeo, è previsto il secondo incontro del Ciclo “Orizzonti: Sud/Nord dai Borbone ai Savoia”, con una conferenza del prof. Francesco Luceri dal titolo: “Il moto galatinese del 1862”.
L’incontro è finalizzato alla riscoperta di una pagina di storia galatinese del tutto inedita che racconta i difficili anni del passaggio dal regime borbonico al nuovo Regno d’Italia visti da una prospettiva sociale e culturale. Muovendo dalla microstoria o storia locale, il nostro ospite evidenzierà crasi e conflitti che si comprendono solo ricorrendo ad un piano storiografico più generale.
Francesco Luceri, nostro concittadino, è docente di filosofia e storia presso il Liceo Capece di Maglie, ha lavorato alla riscoperta del pensiero e del profilo biografico di Pietro Siciliani (studio già avviato con la sua tesi di laurea dal titolo Pietro Siciliani: gli anni della formazione (1832-1861) che gli è valsa il Premio Moro nel 2013 ottenuto dalla nostra Città), pubblicando il Carteggio familiare (2013), con una premessa di Giovanni Invitto e una nota introduttiva di Giancarlo Vallone, e gli Atti del convegno nazionale svoltosi a Galatina nel settembre del 2014, Pietro Siciliani e Cesira Pozzolini, filosofia e letteratura, ed. 2014. È inoltre autore di diversi articoli pubblicati su collettanee e riviste scientifiche.
Nella locandina sono stati riportate due immagini che ritraggono due opere del nostro Gioacchino Toma, in cui la tematica patriottica, generalmente così impegnativa e seria, è stata trasferita nel mondo dei bambini e del gioco: la prima è I figli del popolo, datata 1862, lo stesso anno del moto galatinese, ma forse realizzata un anno prima, una bambocciata di due bambini che festeggiano le figure di Garibaldi e Vittorio Emanuele, la seconda sempre del 1862, Piccoli patrioti, un dipinto che raffigura dei bambini che giocano coi soldatini ispirati alle guerre risorgimentali e a Garibaldi.
Mario Graziuso
mag212024
Nemmeno il tempo di pubblicare il nostro ultimo comunicato allo scopo di capire le intenzioni di voto di questa Amministrazione, che dopo qualche giorno ci giungono molte delle risposte alle nostre domande. È di dominio pubblico, oramai, la simpatia molto incline al servilismo di molteplici esponenti di punta di questa Amministrazione nei confronti della Lega e ciò lo testimonia non soltanto il dato emerso fin dai tempi della campagna elettorale del 2022 dove la Lega propinava urbi et orbi che Fabio Vergine sarebbe stato designato come loro candidato a Galatina, ma ancora oggi notiamo come questo rapporto si sia rafforzato così tanto che diversi scatti fotografici ritraggono il Sindaco Vergine, gli amministratori (definiamoli) ex socialisti per convenzione storica o come loro amano definirsi e le personalità civiche che compongono questa amministrazione in compagnia di Roberto Marti, senatore della Lega e candidato alle europee sotto lo stesso simbolo. Alla destra del padre Marti, ovviamente l’indiscusso Peppino Spoti capo della celeberrima lista orizzontale che contava i suoi seguaci presenti all’evento del Marti per presentare la sua candidatura.
Ciò che fa specie non è tanto la modalità furtiva e omertosa che accompagna l’operato dei virginei, quanto il fatto che una amministrazione di una Città del sud della Puglia possa prestare il fianco (e non solo) ad una corrente politica come la Lega. Una delle più becere destre populiste dell’ultimo ventennio che continua a ghettizzare il Sud, depauperandolo delle risorse fondamentali per esplicare il diritto costituzionale all’equità. Come può la maggioranza in Assise Comunale di Galatina appoggiare candidati come Roberto Marti che pubblicizza la sua campagna elettorale con lo slogan “Per il Sud” quando il suo partito è lo stesso che vorrebbe privare il Mezzogiorno di una economia nazionale, spaccando in due l’Italia con il ddl sull’Autonomia Differenziata di Calderoli? Perché mai Galatina dovrebbe votare per queste correnti politiche xenofobe e razziste? Si badi con attenzione che la Lega di Vergine prima e di Roberto Marti poi, è la stessa Lega di Vannacci, il Generale che vorrebbe le classi separate per gli studenti con disabilità, lo stesso che considera gli omosessuali contronatura. Consideriamo inopportuno e offensivo che l’amministrazione della nostra Città possa offendere la stessa in questo modo, con il solito sorriso di chi accoglie e con l’occhio strizzato a chi reputa i cittadini del Sud inferiori sotto ogni punto di vista. Riteniamo che a tutto esista un limite come una linea di confine quasi impercettibile che mette a dura prova la decenza, la stessa che viene meno nel momento in cui ci si sottomette a logiche di potere che non guarda al futuro dei propri concittadini. L’Europa che noi sogniamo è la stessa dell’inclusione, dell’equità, l’Europa che si fonda sui principi di giustizia sociale e di integrazione, ben lontana evidentemente dalle aspirazioni del Sindaco Vergine e della maggior parte della sua squadra. D’altro canto noi continueremo a difendere i diritti del Sud, portando alti i valori che contraddistinguono il Partito Democratico, a differenza di chi tradisce quel territorio che lo ha eletto.
Michele Scalese,
Segretario
mag092018
Tre storie di ostinata ma contraddittoria opposizione al gigante industriale, raccontano il conflitto tra le narrazioni del progresso e i danni sociosanitari in un territorio a vocazione agricola. I giganti in questione sono le Centrali della zona industriale brindisina: il petrolchimico Eni e la centrale a carbone Enel, situata a Cerano. A osservarli da vicino, e per la prima volta anche da dentro, è il 38enne regista e sociologo pugliese Corrado Punzi.
Il film, dopo l’ottimo riscontro ottenuto al 35° Torino Film Festival nella sezione “Italiana.Doc”, vince il premio della giuria al prestigioso Hot Docs Canadian International Documentary Festival di Toronto, il più autorevole festival di documentari del Nord America, in programma quest’anno nella città canadese dal 26 aprile al 6 maggio. Il documentario è inserito nella Official International Competition ed è in concorso come Best International Feature.
Vento di Soave ci aiuterà a capire meglio da che parte dobbiamo stare per essere protagonisti del nostro stesso benessere. Per capire bene il nemico e combatterlo, in questo caso l'inquinamento, bisogna conoscerlo bene, perché ciò che sta soccombendo è la nostra stessa vita.
Il film sarà proiettato venerdì alle ore 20:30 nel Circolo ARCI LEVèRA in via Bellini, 24 a Noha.
L'ingresso è gratuito, i posti sono davvero limitati.
Per prenotare il posto inviare una email al seguente indirizzo "info@noha.it".
FareAmbiente - Noha
dic202021
“Esiste una fase della vita in cui è necessario assumersi doveri. E questa fase è adesso”. Si presenta così Fabio Vergine alla Città di Galatina.
L’imprenditore, già docente universitario, ha voluto incontrare la sua comunità in una piazza gremita da amici, sostenitori e alcuni cittadini curiosi che non avevano ancora avuto il modo di conoscerlo.
Il discorso è stato snello, asciutto, caratterizzato da linee verticali e orizzontali a disegnare il quadro dei prossimi mesi, probabilmente più di metodo che di merito ma con una piccola nota autobiografica iniziale in cui ha raccontato la vita, sua e della sua famiglia, legata a Galatina.
Si è parlato di Galatina Spazio Aperto, il contenitore socio culturale che rappresenta la partenza di questo impegno collettivo non solo di Vergine, ma di tantissimi volti noti presenti in piazza e provenienti dalle professioni, dalle imprese, dall’artigianato, dalle scuole, dalla vita vera della città.
Vergine ha un obiettivo ben chiaro: “Costringere tutti a parlare di Galatina, soprattutto al di fuori delle mura cittadine”.
Senza tentennamenti, ma con una punta di emozione, Vergine traccia in maniera carismatica la rotta che porterà la Città alla prossima tornata elettorale, chiedendo a tutti gli amici di “divenire artigiani di pacificazione sociale e culturale, perché solo creando dinamismo culturale e serenità di dialogo collettivo, possiamo sognare di costruire pacificazione politica. Sono sicuro che riusciremo ad estirpare l’erba cattiva del chiacchiericcio livoroso in cui tanti politici cadono”.
L’imprenditore vede una grande occasione, imperdibile, per il futuro per Galatina, il PNRR: “L’ultima che abbiamo per cambiare il volto alla nostra Galatina perché per metterla in atto stiamo indebitando i nostri figli. L’Europa, il Governo Draghi, il Presidente della Regione, Emiliano, ci chiedono di identificare con chiarezza dei programmi di sviluppo capaci di cambiare il volto produttivo e sociale di Galatina e dell’intera area vasta che ci circonda, della quale la nostra Città è il naturale punto di riferimento”.
Pacificazione, sviluppo ed unione. Lo spazio aperto immaginato da Vergine per Galatina non è esclusivo, ma vuole includere tutte quelle forze che sappiano essere portatrici di idee e impegno, con il fine unico di rendere bella e vivibile Galatina e superare la crisi.
La sfida di Vergine è quella di non cadere, come tanti, in guerre tra piccoli potentati politici: “Non cadiamo in quello stagno, ricco di livori e personalismi. Vi assicuro che poco più in là c’è un mare limpido, pieno di futuro e serenità sociale. E questo è questo il mare in cui ognuno di noi deve amare nuotare. Lo può fare ognuno di noi, perché ognuno di noi ha scritto in fondo al cuore tre parole magiche: Galatina, ti amo”.
Galatina Spazio Aperto
Ufficio Stampa
dic242022
Concerto di Natale 2022 dell’Orchestra Giovanile “G. Pascoli” e coro di voci bianche “M. Montinari” Galatina Un successo di pubblico ed entusiasmo generale per il concerto di Natale organizzato dall’orchestra giovanile degli studenti frequentanti l’indirizzo musicale dell’Istituto Comprensivo Polo1 di Galatina e dal coro di voci bianche frequentanti le classi quinte della scuola primaria. Nella serata di martedì 20 dicembre alle ore 19.30, alla presenza del Sindaco dott. Fabio Vergine e dell’Assessore alla Pubblica Istruzione dott.ssa Camilla Palombini, si sono esibiti nella Chiesa di San Pietro e Paolo gli alunni della Sezione Musicale dell’Istituto Polo 1 di Galatina accompagnati dal coro di voci bianche e dagli alunni delle Classi Quinte della Scuola Primaria “M. Montinari”, eseguendo brani tradizionali alternati a composizioni moderne, interamente suonati dal vivo dagli studenti di strumento, con il supporto canoro dei compagni e dei più piccoli. Un’occasione per celebrare le festività natalizie e per ritrovarsi dopo un lungo periodo di astinenza dalle esibizioni alla presenza del pubblico; il segno di un’attività che ricomincia dopo la crisi pandemica, nel segno della comunità e dell’ottimismo pronta ad inviare “note di speranza”, ed un messaggio augurale di buone feste. Lo spettacolo organizzato nell’incantevole cornice della Chiesa Matrice, centro e cuore pulsante della città, stracolma di presenze e di emozioni ha presentato concerti vocali-strumentali andati in scena per celebrare il lavoro svolto da tutto l’Istituto Comprensivo, guidato dalla dirigente Luisa Cascione. La manifestazione rappresenta ancora una volta e, nella migliore tradizione del Corso ad Indirizzo Musicale, il tentativo di contribuire alla sensibilizzazione e alla crescita del bambino della scuola dell’infanzia e primaria fino all’adolescente della secondaria di I grado e di promuovere la socializzazione e il rispetto, la comunicazione culturale e sonora. L’esibizione è nata dal lavoro degli alunni, dei docenti di strumento della scuola media G. Pascoli e delle insegnanti della scuola elementare e dell’infanzia a cui, durante l’evento, sono andati i dovuti ringraziamenti. Il programma del concerto, applaudito in ogni singola esibizione, ha previsto i seguenti brani:
Inno alla gioia, Tu scendi dalle stelle, Aria sulla quarta corda, Astro del ciel, Ave Maria, Il primo Natale, The favourite things, We wish you a merry Christmas, Imagine, Jingle Bells
Il concerto ha avuto inizio con l’Inno alla Gioia di L. Van Beethoven e appena le prime note si sono diffuse, era evidente il potere eccezionale della musica, capace di unire una folla di persone in un'unica emozione. Ad arricchire lo spettacolo di musica dal vivo, le voci degli alunni con le loro dolci poesie. Una vera festa di suoni che ha raccontato, più delle parole, l’impegno profuso dagli insegnanti di strumento e dalle funzioni strumentali di supporto, in quel rapporto vivo tra docenti e alunni capace di generare le migliori forme espressive. L'esperienza è stata coinvolgente, tutti gli alunni hanno avuto la possibilità di confrontarsi con il linguaggio universale ed inclusivo della musica.
Salutando i presenti e ringraziando l’Amministrazione Comunale e Don Lucio per la prestigiosa location riservata all’evento la Dirigente ha elogiato i giovani orchestrali e i loro docenti. La Dirigente ha anche ricordato come grazie alla musica, per eccellenza un linguaggio universale, e anima pulsante del corso orientante ad indirizzo musicale della Scuola Secondaria di I grado nonché dell’intera Orchestra Giovanile “G. Pascoli”, si generano positive sinergie in grado di avvicinare e di unire anche nei momenti più difficili.
La serata si è conclusa con un tradizionale Jingle Bells intonato dai presenti tra tanti applausi e grandi apprezzamenti da parte di tutti gli intervenuti.
mar022022
Care Concittadine, cari Concittadini,
vi scrivo con la sincerità che credo abbia sempre contraddistinto il mio operato, fatto di passione e di sacrificio. È nella sincerità che, avvicinandosi un periodo importante per la Città, sento il bisogno di rinnovare a ciascuna e ciascuno di voi il mio impegno a mettere in gioco tutto ciò che sono, la mia professionalità e il mio amore per Galatina, per un cambiamento che è già in atto.
Lo abbiamo preparato in questi cinque anni in cui costantemente abbiamo incamerato, mattone su mattone, risultati straordinari, soprattutto se visti dall’ottica così cupa a cui il burrone del dissesto finanziario ci stava abituando. Due numeri sopra tutti gli altri: circa 15 milioni di euro di finanziamenti ottenuti, 9 milioni di euro di risanamento delle casse comunali che facevano acqua da tutte le parti.
Tra questi due parametri c’è il fervore di una squadra che ha lavorato a disegni rilevanti, alcuni dei quali già compiuti.
Altri sono in essere, hanno già le basi per poter diventare realtà se la dedizione che l’Amministrazione ha già offerto alla Città troverà una nuova possibilità di confermare e migliorare ciò che ha costruito e immaginato per una Galatina sempre più incantevole.
I turisti si sono già accorti del volto nuovo delle nostre piazze, dell’offerta commerciale, enogastronomica, artistica e di intrattenimento che riusciamo a dare a chi viene a trovarci. Ci hanno premiato con una presenza straordinaria, apprezzando la nostra ospitalità.
Ma sta a noi accorgerci di quello che Galatina è davvero. A volte ce ne dimentichiamo, troppo presi dalla routine frenetica che ci fa vedere solo ciò che non va.
Galatina è una grande famiglia e ha al suo interno tante problematiche, certo, ma anche tanta ricchezza, tanta potenzialità da far venire fuori, tanto da raccontare. Ha le difficoltà, quelle umane che ognuno di noi affronta nella sua personale crescita e nella crescita ancora più ampia che coinvolge la società. Ma ha anche giorni di festa, traguardi, ricorrenze, obiettivi.
Abbiamo affrontato un’inaspettata pandemia mondiale coordinando esigenze mediche e di gestione di ogni tipo, puntando a non rimanere in ginocchio, ma traendo da ogni problema un motivo di orgoglio. È bastato guardare ciò che la sanità è riuscita a fare, pur duramente colpita, nell’aiutare la gente. È bastato vedere come le Forze dell’Ordine, la Polizia Locale e la Protezione Civile si siano messe a disposizione delle persone, nelle loro attività di controllo e assistenza. In un ipotetico triangolo il terzo punto focale è stato proprio Palazzo Orsini con una vigilanza costante e un’organizzazione da rimettere in discussione di mese in mese, in base alle esigenze. Abbiamo affrontato il dolore, il lutto e la paura con coraggio e rispetto per chi si stava spendendo per il bene di tutti.
Galatina è una comunità in cui chiunque ne faccia parte ha un ruolo importante. A questa famiglia confermo la disponibilità a dare il mio contributo, facendomi carico di tutti quegli scogli che a volte neanche si vedono, ma che sono barriere complicate da superare, per consegnare alla Città quanta più soddisfazione possibile. Prendere il brutto e trasformarlo in gioia, concretamente, senza utopie da inseguire.
A progettare il futuro abbiamo già cominciato. Sono pronto a proseguire verso questo orizzonte investendo tutto me stesso, la mia esperienza già maturata da Sindaco, ma anche l’umiltà, la determinazione e la lungimiranza che devono appartenere a chi governa Galatina.
Saranno mesi intensi, ma io sarò sempre accanto a voi, come ho fatto in questi anni, pronto a rispondere a ogni dubbio e a ogni speranza con l’azione concreta di un uomo innamorato del proprio Paese.
A presto
Marcello P. Amante
Sindaco di Galatina
mag192017
Danza, folklore, strumenti e risorse dell’informatica, musica. Ecco quanto propone l’ottavo appuntamento con la rassegna “GalatinArte” in programma per domenica 21 maggio.
Nella suggestiva cornice del centro storico, sulla scorta dell’interesse dimostrato dalla cittadinanza e non solo in occasione delle precedenti iniziative, a partire dalle ore 11.00, a cura de La Fabbrica dei Gesti, presso l’atrio di Palazzo Gorgoni, si terranno i laboratori per bambini.
Sarà questo il primo di quattro eventi che allieteranno la giornata di domenica.
Alle ore 18.00 – Atrio Palazzo Gorgoni - “Spazio all’automazione” – Robot e videogames a cura dell’Istituto Tecnico Commerciale “M. Laporta”. Hardware e software sviluppati e realizzati dall'Istituto. In particolare il software, ancora in via di sviluppo, riguarderà le risorse turistiche di Galatina. Per quanto riguarda l' hardware verranno presentati prototipi realizzati con la scheda ARDUINO: incrocio semaforizzato, allarme fuoco e fumo, auto – robot, ragno – robot, sensore di parcheggio, sensore crepuscolare, luci programmabili albero di Natale. I prodotti realizzati verranno illustrati dagli stessi studenti dell' Istituto.
Gli appassionati di danza, dalle ore 19.30 in poi, potranno seguire, in Piazza Galluccio, l’esibizione degli alunni dell’Istituto Comprensivo Polo 3 di Galatina – Scuola Media “Giovanni XXIII”.
Nell'ambito del Progetto "Per una Città migliore … tra colore e folklore” verrà proposta alla cittadinanza una esibizione del gruppo danza del laboratorio di rappresentazione coreografica moderna e folkloristica sulle note di brani di M. Jackson.
Alle 21.00, in Piazzetta Orsini, esibizione del Trio 16/9. Un terzetto, composto da Chiara Chetrì, Gabriele Toma e Piero Luigi Balena, che nasce dall’esigenza di mettere in comune le proprie esperienze e la propria passione con l’intento di diffondere l’interesse per l’ascolto consapevole della musica dal vivo nel pubblico di tutte le età.
Il programma della serata annovererà arrangiamenti originali per questa formazione di musiche di Piazzolla, Shostakovich, Rachmaninov, Elgar, Ibert, Bozza e Doppler.
CHIARA CHETRI’, Clarinetto
Si è avvicinata alla musica all'età di cinque anni, studiando il pianoforte. All'età di 17 anni ha iniziato lo studio del clarinetto e ha concluso il corso "Triennio di clarinetto" presso il Conservatorio Santa Cecilia di Roma nella classe del Maestro Ivo Meccoli nell'a.a. 2015/16.
Nel 2012 ha partecipato al “Clarinet Fest 2012” e alle Masterclasses dei Maestri Sauro Berti e Piero Vincenti. Ha ricoperto i posti di primo e secondo clarinetto nell' Orchestra del Conservatorio “Santa Cecilia” e preso parte in vari complessi cameristici. Ha inoltre collaborato con la “Broadway Musical Orchestra” e la “Cecilia Jazz Orchestra”. Nel 2013 ha partecipato al "Festival dei due mondi" di Spoleto. Nel 2014 si è esibita come solista in "Gone with the swing", spettacolo dedicato a musiche per il cinema scritte dal Maestro Stefano Micheletti. Ha perfezionato i suoi studi con il Maestro Stefano Novelli, Primo clarinetto dell'orchestra "Accademia Santa Cecilia di Roma".
GABRIELE TOMA, Pianoforte
Gabriele Toma inizia gli studi di Pianoforte presso la scuola media a indirizzo musicale di Maglie sotto la guida del maestro Luigi Fracasso. Iscrittosi al Liceo Classico “Francesca Capece” di Maglie, affianca gli studi musicali a quelli umanistici. Nel 2012 è ammesso a pieni voti al Conservatorio “Tito Schipa” di Lecce nella classe del maestro Pierluigi Camicia. Ha partecipato a concorsi nazionali e internazionali, classificandosi nelle prime posizioni. Inizia a diciotto anni la sua attività concertistica. Nel 2015 consegue il Diploma di Liceo Classico e nel 2016 il Diploma Accademico di I livello presso il Conservatorio, a pieni voti. Molto apprezzato dal grande pianista Bruno Canino che scrive di lui: “Ho avuto l’occasione e il piacere di ascoltare il giovane pianista Gabriele Toma, e ne ho ammirato il bel suono, morbido e potente, la convinzione musicale, la buona organizzazione tecnica”. Si cimenta da autodidatta nella composizione. Ha partecipato a Masterclasses con maestri di fama internazionale come Andrej Gavrilov e Ivan Fedele. Attualmente sta frequentando il Biennio Accademico di II livello presso il Conservatorio “Tito Schipa” sotto la guida del Maestro Corrado De Bernart. Scrive per la rivista di approfondimento musicale Quinte Parallele.
PIERO LUIGI BALENA, Flauto
Piero Luigi Balena nasce a Maglie (Le) e inizia a studiare il flauto all’età di undici anni con il maestro Luigi Cesari nella sua città. All’età di tredici anni inizia gli studi accademici presso il Conservatorio “Tito Schipa” di Lecce sotto la guida del maestro Giuseppe Contaldo e successivamente presso il Conservatorio “Piccinni” di Bari. Dopo un lungo periodo di allontanamento della musica, riprende gli studi accademici nel 2009 sotto la guida del maestro Salvatore Stefanelli presso il Conservatorio “Tito Schipa” di Lecce, dove consegue nel 2013 il Diploma Accademico di I livello e, nel 2016, il Diploma Accademico di II livello in Flauto con il massimo dei voti e la lode. È componente stabile dell’Orchestra di Fiati e Percussioni Jonico Salentina, diretta dal maestro Ten. Col. Leonardo Laserra Ingrosso, con la quale si esibisce regolarmente in prestigiose location. Ha frequentato diversi Masterclass di perfezionamento e nutre una profonda passione per la musica da camera che esegue con diverse formazioni, una delle quali è il Trio 16/9.
dic142023
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Mercoledì 13 dicembre, mentre in via Toma venivano accolti gli studenti delle quinte classi della primaria nell’Open Day organizzato per far vivere loro l’esperienza della secondaria, le classi seconde di secondaria assistevano a uno spettacolo in lingua francese al teatro Don Bosco di Lecce.
I primi hanno vissuto una giornata di studio con i compagni più grandi, tra lezioni in classe, laboratori d'arte e lezioni con i docenti di pianoforte, flauto, chitarra e violino. Chi sceglierà l’indirizzo musicale del Polo 1, potrà imparare a suonare o approfondire lo strumento ed entrare a far parte dell’Orchestra giovanile Giovanni Pascoli, protagonista di diversi appuntamenti durante l’anno, come ad esempio il concerto natalizio nella chiesa matrice di Galatina del 20 dicembre prossimo.
In contemporanea, i compagni di seconda hanno assistito a Les trois Mousquetaires in lingua francese, opera scritta da Alexandre Dumas nel 1600 nell’allestimento dell’Erasmus Theatre. Lo spettacolo, che ripropone temi sempre attuali come l’amicizia, la lealtà, la lotta tra il bene e male, l’amore ed il coraggio, è ben riassunto nel motto “Uno per tutti e tutti per uno”. Combattere insieme, quindi, per sconfiggere il male, dove D’Artagnan, personaggio le cui doti principali sono l’amicizia, la perseveranza, il coraggio e la lealtà, diventa un esempio sempre attuale al quale ispirarsi per i nostri ragazzi.
Fiorella Mastria
giu292018
Con questa puntata si chiude il laborioso lavoro di ricerca storica portato avanti dall’indefesso nostro concittadino e amico, P. Francesco D’Acquarica, un monumento vivente, un uomo del quale in Onore non si dirà né si scriverà mai abbastanza.
Nonostante le sue ottantatré primavere, sappiamo che P. Francesco è già al lavoro sulle sudate carte, pronto a farci intraprendere nuovi e appassionanti viaggi nel mondo della nostra affascinante (e talvolta misteriosa) Storia di Noha.
Con spirito di gratitudine, formuliamo a P. Francesco (e a tutti i lettori di Noha.it) il nostro fervido voto augurale.
La redazione
Questa è l'ultima parte della mia mia ricerca condotta fra archivi di curia e parrocchia. Attraverso un lungo percorso di circa 1200 anni di storia di Vescovi di Nardò e Parroci di Noha (anche se descritti sinteticamente) vi ho portato a conoscere persone ed eventi che in qualche modo hanno modificato il corso della vicende storiche della nostra cittadina. Don Donato Mellone, come potrete leggere, fu l'ultimo dei parroci di Noha legato alla diocesi di Nardò. Sotto il suo archipresbiterato la parrocchia cambiò giurisdizione, passando definitivamente sotto quella dell’arcidiocesi di Otranto e dei suoi Vescovi.
Il percorso dunque termina qui. Ma la storia, come la vita, continua inesorabile.
P. Francesco D’Acquarica
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Antonio Rosario Mennonna (1906 - 2009)
Vescovo di Nardò dal 22 feb. 1962 al 30 set. 1983
Motto: Ut ascendam in montem Domini
(Per salire sul monte del Signore)
Dal 1962 al 1983 i Pontefici furono:
Paolo VI (1897-1978) Papa dal 1962 al 1978
Giovanni Paolo I (1912-1978) Papa dal 1978 al 1978
S. Giovanni Paolo II (1920-2005), Papa dal 1978 al 2005
Arciprete di Noha
Don Donato Mellone (1925-2015), parroco dal 1963 al 2002
Antonio Rosario Mennonna nacque a Muro Lucano il 27 maggio 1906. Frequentò i corsi ginnasiali presso il seminario arcivescovile di Benevento, insieme a Pasquale Quaremba (futuro Vescovo di Gallipoli), grazie ad una borsa di studio.
Nel 1928 si laureò cum laude in sacra teologia. Presso l'università degli studi di Napoli ottenne invece la laurea in Lettere Classiche.
Fu ordinato sacerdote, il 12 agosto 1928. Insegnò lettere nel seminario di Potenza e presso l'istituto vescovile parificato di Muro Lucano ove ricoprì anche l'ufficio di preside.
Il 5 gennaio 1955 Pio XII lo elesse Vescovo di Muro Lucano. Qui rimase per 10 anni.
Papa Giovanni XXIII (1881-1963), il 22 febbraio 1962, alla vigilia dell'apertura del Concilio Vaticano II, al quale partecipò assiduamente, lo trasferì la sede vescovile di Nardò quale successore di Mons. Corrado Ursi. Salvatore Rizzello, che confermerà suo vicario generale, lo accolse, a nome dell'intera diocesi neretina, i cui fedeli erano accorsi numerosissimi nel corso di una giornata torrida, il 23 giugno 1962, giorno della sua presa di possesso canonico.
Tra le sue prime decisioni troviamo la prosecuzione della costruzione della nuova sede del seminario diocesano, opera voluta dal suo predecessore, le cui fondamenta erano state benedette il 31 maggio 1960. Il medesimo istituto venne poi inaugurato il 7 maggio 1964 dal Mennonna stesso e dal predecessore Corrado Ursi.
Svolse 3 visite pastorali, negli anni 1964, 1970 e 1975, ed infine, una visita ad limina, verso gli inizi degli anni ottanta.
Valorizzò la casa per Esercizi spirituali, Villa Tabor, in contrada Cenate. Visitò, più volte, all'estero, gli emigranti diocesani. Eresse 13 parrocchie e fece costruire 22 chiese.
Indisse un pellegrinaggio mariano diocesano a Lourdes. Fece ristrutturare il palazzo vescovile grazie ad una legge ad hoc, per danni di guerra e, successivamente, la cattedrale. Grazie all’interessamento di Mons. Mennonna, la cattedrale di Nardò nel 1980 fu elevata al rango di basilica minore pontificia dal papa Giovanni Paolo II.
Nel 1979 indisse, nel ricordo del 25º di ordinazione episcopale, un anno mariano che si svolse per tutto il 1980. Le celebrazioni, alle quali partecipò il domenicano P. Mario Luigi Ciappi (1909-1995), celebre teologo fiorentino suo amico, ebbero inizio il 31 ottobre 1979 in piazza San Pietro, a Roma. In quella occasione Papa Giovanni Paolo II, al termine della rituale preghiera dell'Angelus, alla presenza di Jacques-Paul Martin e di Stanisław Dziwisz, benedisse la nuova statua della "Madonna della Pace" e rivolse un caloroso saluto al vescovo Mennonna, al Clero, ai sindaci ed ai fedeli accorsi per l'occasione. La statua della Vergine fu poi portata, solennemente, in pellegrinaggio in tutti i Comuni della diocesi, Noha inclusa. A detta dello stesso Mennonna, Noha fu “una delle parrocchie più attive e meglio organizzate a ricevere il simulacro della Santa Vergine della Pace, ma soprattutto le Sue Grazie”.
Nel 1980 proclamò la Madonna della Coltura quale “Patrona dei Coltivatori Diretti” della diocesi. Per suo interessamento, Michele Mincuzzi, Vescovo di Lecce, nel 1981, estese il patronato della Vergine a tutti gli altri coltivatori dell'intera provincia ecclesiastica dell’arcidiocesi di Lecce.
Il 20 ottobre 1980, su delega di Mons. Nicola Riezzo, presso l’aeroporto militare di Galatina, Antonio Rosario Mennonna, con una corona di numerosi seminaristi, accolse e congedò papa Giovanni Paolo II in visita pastorale ad Otranto.
Nell'estate del 1981, ai sensi delle norme canoniche, presentò a papa Giovanni Paolo II la rinuncia al governo pastorale della diocesi per raggiunti limiti d'età. Ottenne, a causa delle conseguenze del terremoto dell'Irpinia del 1980, una proroga del mandato, sino al 30 settembre 1983.
Lasciò definitivamente la diocesi neretina, dopo aver salutato personalmente tutte le parrocchie, il 7 dicembre 1983, per far ritorno a Muro Lucano.
Al momento della sua morte, avvenuta il 6 novembre 2009, all’età di 103 anni, era il decano dell'episcopato italiano ed il secondo Vescovo più anziano al mondo, dopo il vietnamita Antoine Nguyên Van Thien.
Relazione con la chiesa di Noha
In questo periodo il parroco di Noha era don Donato Mellone.
Il Vescovo Mennonna, come abbiamo già detto, era arrivato in diocesi il 23 giugno 1962 e quasi subito dovette risolvere il problema della nomina del nuovo parroco di Noha. Il vecchio parroco don Paolo Tundo era morto quasi improvvisamente all’età di 74 anni il 30 giugno del 1962. Il suo viceparroco era un suo nipote don Gerardo rizzo (1924-2007) che sperava di essere il successore. Le cose invece andarono in maniera diversa.
Tra le vecchie carte di don Donato Mellone abbiamo rinvenuto una pergamena in ottimo stato con la quale il Papa Paolo VI (1897-1978) di sua propria autorità, affidava al quarantaduenne don Donato Mellone la parrocchia di San Michele Arcangelo in Noha, senza concorsi e senza esami, quando invece, a norma del Diritto Canonico, concorso ed esami erano a quel tempo richiesti. Addirittura il Papa si era personalmente disturbato per la parrocchia di Noha.
Perché il Pontefice intervenne personalmente per stabilire la successione di don Paolo Tundo? Il documento papale in questione dice: “[...] Su segnalazione del nostro fratello, il Vescovo di Nardò, con l’autorità apostolica, senza concorso e senza esame, la conferiamo e la assegniamo a te”.
Possiamo accennare qui ad una situazione piuttosto delicata che si era venuta a creare al momento della morte dell’arciprete Mons. Paolo Tundo. Il successore naturale sembrava che dovesse essere don Gerardo rizzo, suo nipote, che già era anche il suo viceparroco.
Intanto bisogna tenere presente che prima della riforma del 1983 voluta dal Concilio Vaticano II, il Sacerdote candidato alla parrocchia doveva “vincere” un concorso sostenendo e superando un esame davanti ad una commissione e, una volta eletto (dal Vescovo), era inamovibile. Solo in seguito a morte o a personale rinuncia, o anche per promozione ad un incarico superiore, il Vescovo poteva rimuovere il parroco dal proprio servizio pastorale. Attualmente, invece, l’incarico di parroco viene conferito direttamente dal Vescovo diocesano senza concorsi e senza esami per una durata di nove anni, e perciò a tempo determinato. Allo scadere dei nove anni il Parroco deve essere disponibile all’avvicendamento, e il Vescovo potrebbe destinarlo a nuovo incarico.
Pare però che don Gerardo incontrasse qualche difficoltà nel superamento di questo concorso, o forse ne era nata una contestazione. Così, onde evitare ogni tipo di complicazioni, il Papa in persona, dopo un anno e tre mesi di “sede vacante”, richiesto dal Vescovo di Nardò pro-tempore, Mons. Antonio Rosario Mennonna, che proponeva don Donato Mellone, diede direttamente il mandato di Parroco a quest’ultimo, senza concorsi e senza esami, data anche l’esperienza decennale maturata nella parrocchia di Santa Maria al Bagno e Santa Caterina di Nardò, “contro ogni appello di coloro che avrebbero potuto vantare pretese diverse”: Decernentes irritum et inane quidquid in contrarium attentatum fuerit vel contigerit attentari. Linguaggio latino ecclesiastico molto semplice e molto chiaro. Così nel 1963 don Donato Mellone divenne arciprete di Noha.
Nipote dell’arciprete don Paolo Tundo da parte materna, don Donato era nato a Noha nel 1925. Nel 1948 fu ordinato sacerdote.
Un problema urgente che si presentò a questo arciprete fu l’instabilità statica dell’antichissima Chiesa Madonna delle Grazie. Anzi la trovò già inagibile perché pericolante. Il Comune di Galatina offriva 1750 mq di terreno che poi divennero 3000 per costruirne una nuova, in cambio del suolo su cui c’era l’antica chiesa che, purtroppo, fu demolita. Sicuramente Noha ci ha guadagnato con la costruzione della nuova chiesa terminata agli inizi del nuovo millennio, con tutte quelle strutture oggi necessarie per la pastorale come le varie salette per aule di catechismo, salone parrocchiale, sala giochi, uffici per il parroco e spazi anche all’esterno. Ma la demolizione dell’antica chiesa ottagonale fu una grave perdita: un tempo a Noha ma anche altrove i beni culturali non erano una priorità. E a proposito di questa demolizione è opportuno precisare che non fu solo responsabilità del parroco ma soprattutto delle autorità competenti del Comune di Galatina, che preferirono la demolizione al restauro di quella chiesa.
Fu di questo tempo la costruzione della casa canonica quasi di fronte alla chiesa parrocchiale, molto utile per le opere parrocchiali. E' anche di questo tempo il rifacimento dell’altare maggiore della chiesa madre secondo le nuove norme liturgiche. A mio parere la demolizione di quello vecchio è discutibile: si poteva conservarlo pur creando quello moderno. Fu anche tolto il vecchio organo a canne e a mantice, sostituito con uno nuovo della Ditta Continiello di Monteverde Avellino inaugurato nel 1971.
Il Vescovo Mennonna spesse volte si recò a visitare la parrocchia di Noha e incontrò Don Donato. Oltre alle diverse visite pastorali compiute in quegli anni venne per esempio nel 1964 a benedire la campane del cimitero; nel 1973 partecipò, insieme ad altro clero, ai festeggiamenti per il XXV di sacerdozio del parroco; benedisse e inaugurò il nuovo altare maggiore e il nuovo organo a canne; benedisse la casa canonica e anni dopo la nuova sacrestia. Infine, qualche mese prima di lasciare la diocesi benedisse e inaugurò con il calcio a un pallone il nuovo stadio comunale di Noha, assistendo alla partita amichevole Associazione Calcio Noha – Unione Sportiva Pro-Italia di Galatina…
La nuova chiesa della Madonna delle Grazie fu inaugurata l'otto dicembre 2001 quando ormai Noha non era più nel territorio della diocesi di Nardò ma in quello dell’archidiocesi di Otranto: fu certamente una data storica per tutta la comunità di Noha, una data che rimase scolpita nella memoria di molti suoi cittadini che, stretti attorno al loro parroco, inaugurarono, con la cerimonia di consacrazione e dedicazione alla Madonna delle Grazie, la nuova chiesa, gli annessi locali per le attività pastorali, la casa canonica e gli ampi saloni parrocchiali.
Il nuovo complesso edilizio ubicato in una vasta area nella nuova zona presidenziale è opera grandiosa, monumentale, fortemente voluta e sognata da don Donato Mellone per molti anni.
Per quest'opera, l'instancabile parroco, ormai di venerata memoria, profuse per tanti anni, impegno, energie, notti insonni e i suoi risparmi.
Alla cerimonia fu presente l'Arcivescovo di Otranto, mons. Donato Negro, vi erano numerosi sacerdoti, chierici e diaconi, il Sindaco ed altre autorità civili e militari. La comunità, riunitasi prima nella Chiesa Madre "San Michele", si mosse poi in processione solenne verso la nuova Chiesa dove una folla enorme attendeva già da tempo l'arrivo del corteo.
Sull'ampio sagrato, l'ingegnere Vincenzo Paglialunga, prendendo la parola, descrisse le caratteristiche strutturali, tecnologiche, planimetriche dell'opera, consegnando, alla fine del discorso, le chiavi all'Arcivescovo, il quale, a sua volta, le consegnò all'emozionatissimo don Donato che aprì per la prima volta il portale ligneo della nuova Chiesa.
Il rito si concluse con il discorso del Parroco, che con voce rotta dall'emozione e da numerosi applausi, volle ringraziare tutti coloro che lo avevano aiutato a realizzare la nuova chiesa.
Anche l'Arcivescovo, contravvenendo al cerimoniale, volle andare incontro al parroco e portandolo al centro, di fronte all'altare, disse: Ha ringraziato tutti, ma ora noi tutti ringraziamo don Donato. Un lungo applauso tributato a don Donato dai presenti, tutti in piedi, nella nuova Chiesa gremita fino all’inverosimile, fu l'espressione della gioia e della partecipazione più bella e più toccante.
Sacerdoti di questo periodo
In questo periodo il Vice parroco fu sempre don Gerardo rizzo, nipote di don Paolo Tundo da parte materna.
Anche il sottoscritto è nato a Noha: vissuto quasi sempre lontano perché Missionario della Consolata, ma che ha conservato tutto l’amore e l’affetto per il paese d’origine. Anche don Francesco Turrino (classe 1954) è nativo di Noha, ma incardinato nella diocesi di Avezzano.
Suore di questo periodo
* Suor Anna Maria Misciali, nata nel 1944 e morta nel 2000, delle Suore “Discepole di Gesù Eucaristico”. E’ sepolta nel cimitero di Noha.
* Suor Anna Flaminia Scrimieri, nata nel 1914 e morta nel 1985. Anch’essa sepolta nel cimitero di Noha.
* Suor Agata Paglialunga (1913-2002) della Congregazione Discepole di Gesù Eucaristico.
Sono ancora viventi:
* Suor Carmelita De Lorenzis
* Suor M.Maddalena Piscopo
Anche queste Suore Discepole di Gesù Eucaristico. E infine:
* Suor Orsolina D’Acquarica, Missionaria della Consolata che ha vissuto per 30 anni in Amazzonia brasiliana.
Don Donato Mellone, compiuti i 75 anni diede le dimissioni, ma il Vescovo di Otranto, Mons. Donato Negro, gli concesse (non richiesta) una proroga biennale, affinché fosse portato a termine e coronato il sogno della sua vita: vale a dire l’inaugurazione del complesso monumentale della Madonna delle Grazie.
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Aldo Garzia (1927-1994)
Vescovo di Nardò dal 30 settembre 1983 al 17 sett. 1994
Motto: Evangelii factus minister
(Divenuto ministro del Vangelo)
Dal 1983 al 1994 il Pontefice era:
S. Giovanni Paolo II (1920-2005) Papa dal 1978 al 2005
Arciprete di Noha
Don Donato Mellone (1925-2015), parroco dal 1963 al 2002
Aldo Garzia, figlio di agricoltori, era nato a Parabita, in provincia di Lecce, il 3 maggio 1927.
Giovanissimo entrò nel seminario diocesano di Nardò e, successivamente, per gli studi liceali nel seminario regionale Pio XI, di Molfetta, allora guidato dal rettore Corrado Ursi.
A Napoli completò gli studi teologici, presso il seminario pontificio di Posillipo. Si laureò in teologia e in filosofia. Nella sua diocesi natale ebbe molti incarichi. Fu anche segretario particolare di Corrado Ursi e di Antonio Rosario Mennonna.
Paolo VI, il 7 ottobre 1975, lo elesse amministratore apostolico alla chiesa titolare di Assidona e lo assegnò quale amministratore apostolico, sede plena, e vescovo coadiutore di Molfetta, Giovinazzo e Terlizzi, in sostituzione di Settimio Todisco che era stato promosso arcivescovo di Brindisi. Alla morte del vescovo di Molfetta Achille Salvucci, avvenuta il 18 marzo 1978, Aldo Garzia divenne Vescovo della diocesi di Molfetta.
Ricoprì anche l'incarico di amministratore apostolico, sede vacante, di Bitonto e Ruvo di Puglia.
Giovanni Paolo II, il 15 giugno 1982, lo trasferì alla diocesi di Gallipoli e nello stesso tempo lo nominò coadiutore del Vescovo Antonio Rosario Mennonna. Il 30 settembre 1983 divenne Vescovo di Nardò. Il 30 settembre 1986, in base alle disposizioni della Santa Sede riguardo al riordino delle diocesi italiane, fu nominato primo vescovo della nuova diocesi di Nardò-Gallipoli. Morì, a causa di una grave malattia, il 17 dicembre 1994, a Nardò. Fu sepolto nella cattedrale di Nardò.
Relazione con la chiesa di Noha
A questo punto devo mettere un punto alla mia ricerca su “La Chiesa di Noha e i Vescovi di Nardò”, perché fu proprio durante l’episcopato di Mons. Aldo Garzia che avvenne il passaggio della chiesa di Noha dalla diocesi di Nardò a quella di Otranto.
In virtù del Decreto del 16 Luglio 1988 della Congregazione dei Vescovi per la revisione dei confini territoriali delle circoscrizioni diocesane della Provincia ecclesiastica di Lecce che vuole che i confini della Diocesi coincidano esattamente con i confini dei Comuni dello Stato Italiano, Noha, in quanto oggi frazione di Galatina, la quale a sua volta dipende dalla Diocesi di Otranto, il 26 novembre 1988 passò definitivamente alla Diocesi di Otranto. Il rito solenne del passaggio fu celebrato nella chiesa madre di San Michele Arcangelo in Noha alla presenza del Vescovo di Nardò Mons. Garzia e di Mons. Vincenzo Franco (2917-2016) che fu Arcivescovo di Otranto dal 1981 al 1993.
Così la nostra cittadina, dopo aver perso la sua autonomia politica nel corso della seconda metà del ‘800, perse anche il legame canonico, ma mai quello del suo, diciamo così, Dna strettamente legato alle origini e alla storia della sua diocesi primitiva.
Terminano così la serie dei Vescovi di Nardò che hanno avuto relazioni giuridiche, pastorali, ecclesiali e, perché no, anche d’affetto con la chiesa di Noha.
Peccato. Sì, perché l’appartenenza secolare alla Diocesi di Nardò in un certo senso identifica la storia della Comunità con quella della Diocesi.
Ma quel che conta veramente è l’unità, dono dello Spirito, che ci fa volgere lo sguardo verso un solo Dio, un solo Signore, un solo Battesimo e una sola Speranza.
P. Francesco D’Acquarica
ott072022
Si è conclusa positivamente la sessione 2022 dell’Esame di Abilitazione all’esercizio della professione di Odontotecnico, organizzata anche quest’anno dall’I.I.S.S. “Laporta/Falcone-Borsellino” di Galatina.
Il percorso abilitante si è svolto dal 03 al 06 ottobre 2022, presso la sede dell’Istituto Professionale di Viale Don Bosco.
I candidati, tutti neo-diplomati della nostra scuola nei corsi diurni e serali, hanno sostenuto 3 impegnative prove d’esame (scritta, pratica e orale), sottoponendosi alla valutazione di una Commissione composta da docenti interni ed esperti del settore in rappresentanza di Regione Puglia, Ministero della Salute e Associazioni di categoria (A.N.T.L.O.).
Al termine della dura selezione, i nostri diplomati hanno dimostrato che la loro preparazione di base e di indirizzo è solida e consente un rapido inserimento nel mondo del lavoro, ma anche un’eventuale prosecuzione degli studi, soprattutto nell’ambito delle professioni socio-sanitarie (Odontoiatria, Igiene Dentale, Medicina e Chirurgia, Scienze Infermieristiche, ecc.).
La formazione post-diploma conseguita è un traguardo sicuramente importante per i nuovi Odontotecnici, ma il risultato raggiunto è molto significativo anche per il nostro Istituto, che risulta tra l’altro una delle poche scuole della Regione Puglia ad aver portato a termine la procedura d’esame nell’anno 2022.
Foto di copertina: alcuni candidati impegnati nella prova pratica di “Modellazione odontotecnica” nel laboratorio dell’Istituto.
I.I.S.S. "Laporta/Falcone-Borsellino" - Galatina
Il profilo face-book di Tap è un florilegio di progetti e di idee, insomma una pila di piatti di lenticchie per comprare il consenso dei salentini che non ne vogliono sapere manco con i carabinieri (vale a dire con la polizia sguinzagliata dal prefetto e armata fino ai denti).
A proposito di lenticchie, degna di nota è la bella iniziativa “Mena”. Si tratta di un master indirizzato a studenti e ristoratori locali che evidentemente secondo Tap nel Salento non capiscono una mazza di cucina, tant’è che li ha invitati a corsi gratuiti di culinaria [lemma attinente, per associazione di idee, a quella parte anatomica riallacciabile a certe facce più o meno multinazionali, ndr.], perfino con manifesti 6X3 sparpagliati un po’ dovunque.
Qualcuno, poveretto, vi avrà pure abboccato [e a questo punto sarebbe d’uopo avere l’elenco dei seminaristi, così, tanto per agevolarci nella selezione del ristorante di turno, ndr.], poco arguendo che “mena” non è l’acronimo di un corso di enogastronomia promosso da Tap, né la topica espressione idiomatica in vernacolo salentino utilizzata quale incitamento all’indirizzo di un pelandrone perdigiorno - esortandolo a darsi una mossa o a svegliarsi dal torpore - bensì la seconda persona singolare dell’indicativo presente, ovvero (se proferita dal caporale poliziotto con manganello d’ordinanza) dell’imperativo del verbo “menare”, soprattutto nell’accezione di “colpire, dare con forza, vibrare, assestare” [exempli gratia: menare colpi con un bastone, col martello e, appunto, con il manganello; menare botte da orbi; gli menò due sonori schiaffi. Di qui, con altra costruzione, menare qualcuno, picchiarlo: smettila, se no ti meno; nel rifl. recipr., darsele: si sono menati di santa ragione, ndr.].
*
Di recente, l’ufficio marketing Tap se n’è uscito con l’ennesima marchetta dall’esilarante titolo “Libera il mare” [l’avranno partorito probabilmente di fronte a uno specchio, ndr.]. Si tratta di un progetto incredibile, sfidante, più ambizioso della pace nel mondo, consistente – come si legge nel comunicato bandito – nell’obiettivo “di ridurre la presenza della spazzatura marina [eccetto Tap, s’intende, ndr.] e di mitigare i problemi che possono minacciare l’ecosistema marino. I beneficiari del progetto sono molteplici e comprendono le comunità di pescatori locali [sic], gli imprenditori turistici [sic], i cittadini di Melendugno [sic, sic] e i turisti [sic] che ogni anno scelgono le spiagge di Melendugno e dintorni come località per le proprie vacanze”. Roba forte, e linguaggio che manco il Forum Ambiente e Salute.
Non paghi di ciò, i noti acquirenti della dignità locale hanno escogitato anche “una campagna di sensibilizzazione sul tema della spazzatura marina in alcune scuole del territorio. Nelle attività didattiche sono stati coinvolti 320 alunni di scuole primarie, con lezioni interattive e laboratori sull’ambiente marino e sulle minacce che possono causare inquinamento del suo ecosistema”. Oddio, povere 320 creature: quando si dice accanirsi sull’infanzia.
Qualcuno spieghi a Tap, ai suoi accoliti e agli invasati che ancora gli danno retta, che le tristemente famose enormi isole di plastica, presenti soprattutto negli oceani ma anche nel Mediterraneo e dunque vicino alle nostre coste pugliesi, con frequenti spiaggiamenti di rifiuti causati dalle correnti e dal moto ondoso, non sono causate dalla cattiva educazione di qualche famiglia con bambini al seguito che lascia in spiaggia i piatti monouso della frisella sul mare o del vassoio della parmigiana di melanzane, ma dalle infinite discariche (legali e illegali) ormai fuori controllo, dal concentrato di bolge cafonal-consumistiche come i lidi briatoregni e samsahariani, dalle infinite aziende che considerano il mare come la pattumiera del mondo, dalle grandi navi concausa importante delle “zuppe marine” di plastica e altre schifezze, dai fiumi che portano nel pelago di tutto e di più, e in buona sostanza della politica che della Strategia dei Rifiuti Zero, con tutto quel che ne consegue, non vuol sentir parlare.
Dunque, Tap che sponsorizza la pulizia del mare è quanto meno singolare, se non inusitato, paradossale o semplicemente ridicolo. Un po’ come Pantacom che ti parla di commercio equo e solidale, Ilva che sovvenziona un allaccio dell’acquedotto nel cimitero di Taranto [l’ha fatto veramente, ndr.], Colacem che organizza una marcia contro le ciminiere, il Quotidiano di Caltagirone che tiene un seminario sul giornalismo, Renzi che difende la Costituzione, e Rocco Siffredi che promuove progetti sulla castità.
Ecco. Se davvero Tap volesse “liberare il mare” - e giacché anche un intero territorio esasperato e sotto shock - sarebbe sufficiente una nuova meritoria iniziativa di sicuro impatto sociale: quella di andarsene affanculo.
Antonio Mellone
mag182018
A partire dal corrente mese di maggio e per i successivi otto mesi è in programma, nell’ambito del progetto “In Reading 2016”, l’iniziativa denominata “il Circolo dei Lettori”.
Una volta al mese i gruppi di lettura si incontreranno, presso la sala lettura della Biblioteca Comunale “P. Siciliani”, per approfondire la conoscenza di alcuni libri, creando le condizioni per socializzare e sviluppare la propria soggettività.
Per partecipare è sufficiente compilare l’allegato modulo da inviare al seguente indirizzo di posta elettronica: inreading2016@hotmail.com
Uffiicio Stampa del Comune di Galatina
gen122017
Ringrazio il cittadino di Noha che ha chiesto pubblicamente chiarimenti sull’attività della discarica controllata per rifiuti inerti speciali gestita dalla società “Ecologica De Pascalis”, situata a Galatina in località Masseria Colabaldi, perché mi permette di sciogliere dubbi e di dare informazioni corrette. “Domandare è lecito, rispondere è cortesia”, dice un vecchio proverbio, ma in questo caso ritengo la risposta doverosa sia come imprenditore, che come candidato che si propone di amministrare la città.
Le mie aziende hanno una storia che per la società madre risale al 1950 e di cui sono solo un socio. Ogni imprenditore ambisce a una lunga vita per la sua azienda, ma è la cosa più difficile da ottenere. Non si arriva facilmente al traguardo della lunga vita di un’azienda: si raggiunge per capacità imprenditoriale, ma anche rispettando le norme. Mi preme poi precisare che anch’io vivo a Galatina con la mia famiglia, ci sono cresciuti i miei figli e i miei nipoti, qui vivono tutti gli affetti più cari e tanti amici. Aldilà della mia personale sensibilità alle tematiche ambientali rimane il fatto che se danneggiassi l’ambiente lo farei anche a mio danno e a danno delle persone a cui voglio bene.
E ora veniamo ai quesiti del cittadino di Noha preoccupato dei tanti tir che arrivano nella discarica controllata e per l’eventuale pericolosità del materiale stoccato. La sua preoccupazione verte, in modo particolare, sulle traversine ferroviarie che, secondo lui, non potrebbero essere smaltite nella nostra discarica in quanto non assimilabili al materiale edile. Si preoccupa anche, in caso di smaltimento legittimo delle traversine, di «chi controlla che il materiale non sia impregnato di sostanze pericolose in grado da provocare danni al terreno e alla falda acquifera sottostante». Tutte le preoccupazioni sono poi infarcite di rimandi a fatti di cronaca più o meno recenti: discarica di Burgesi e Gomorra che nulla hanno a che vedere con la realtà della discarica controllata per rifiuti inerti speciali gestita dalla società “Ecologica De Pascalis”. Benissimo.
Tranquillizzare il cittadino nohano e tutti i miei concittadini è molto semplice: non devo inventare nulla perché l’attività della discarica controllata è assolutamente chiara e trasparente. Si tratta di una discarica controllata per rifiuti inerti speciali regolarmente autorizzata che, al momento, smaltisce anche traversine ferroviarie in cemento. La differenza tra queste e quelle in legno è sostanziale perché le prime sono traversine in cemento precompresso, particolarmente innocue e inerti. Sono realizzate con una semplice colata di cemento, nella relativa forma, senza subire alcun trattamento e l’aggiunta di alcuna sostanza. Nel momento in cui non sono più utilizzate sono classificate dal Catalogo Europeo Rifiuti (Cer) con il codice 17.01.01 dove il 17 indica la provenienza del rifiuto (rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione), lo 01 la famiglia a cui quali appartiene il rifiuti (cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche) e le ultime due cifre (01) indicano la tipologia del rifiuto da smaltire (cemento). Diverso il discorso delle traversine ferroviarie in legno impregnate con creosoto (una sostanza di composti chimici, anche cancerogeni) che sono considerate rifiuto speciale pericoloso.
La discarica controllata “Ecologica De Pascalis” non riceve traversine ferroviarie in legno e quindi non procura alcun danno ambientale. Le porte dell’azienda sono sempre aperte per i dovuti controlli e non ho alcun timore al riguardo. A disposizione dei cittadini metto un indirizzo mail (giampierodepascalis@libero.it) a cui indirizzare qualsiasi dubbio, richiesta di chiarimenti, segnalazioni di criticità.
Per chi, poi, vuole essere informato in modo dettagliato sulle differenze che ci sono tra traversine ferroviarie in legno e in cemento a seguire potrà troverà una descrizione delle differenze tra i due prodotti e i riferimenti normativi che regolano lo smaltimento.
Giampiero De Pascalis
Traversine in legno
Le traversine in legno sono state diffusamente utilizzate in passato dalle Ferrovie dello Stato per la costruzione delle linee ferroviarie. A far data 01/01/2002, con l’entrata in vigore dei nuovi codici Cer (Catalogo Europeo Rifiuti) a seguito della Decisione 2000/532/Cee e s.m.i., le traversine ferroviarie in legno venivano riclassificate con codice Cer 17.02.04 (rifiuto pericoloso) che sta ad indicare “… legno contenenti sostanze pericolose o da esse contaminate” . Pertanto, da tale data, le traversine di legno impregnate con creosoto sono da considerate rifiuto speciale pericoloso, quindi non più riutilizzabili ai sensi del punto 9.1 del Dm 05/02/1998. Tale classificazione era dovuta, per l’appunto, alla sostanza, pericolosa (creosoto) utilizzata per renderle più resistenti nel tempo. Pertanto, le stesse, una volta rimosse dal tracciato ferroviario, possono: essere riutilizzate quale traversine o, in caso contrario, smaltite come rifiuti pericolosi, in quanto impregnate col predetto creosoto, composto fenolico pericoloso.
Traversine in cemento
Recentemente le predette traversine in legno, per l’eccessivo costo di smaltimento a fine vita e per la sostanza pericolosa utilizzata per la loro preparazione, avente un forte impatto sulle matrici ambientali, sono state sostituite da traversine in cemento precompresso, particolarmente innocue e inerti. Infatti si tratta di una semplice colata di cemento, nella relativa forma, che non ha subito alcun trattamento e l’aggiunta di alcuna sostanza.
A fine vita le traversine in cemento, che non sono più utilizzate nelle tratte ferroviarie, sono classificate dal Cer con il codice 17.01.01 dove il 17 indica la provenienza del rifiuto (rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione), lo 01 indica la famiglia ai cui appartiene il rifiuto (cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche) e l’ultimo 01 indica la tipologia del rifiuto da smaltire (cemento).
Ovviamente stiamo parlando di traversine in cemento dismesse sulle quali sono passati solo dei treni e non sono mai venute a contatto con sostanze pericolose. Certo è che se al momento dell’accettazione del rifiuto in discarica si notano situazioni diverse da quelle dichiarate nel Fir (Formulario Identificazione Rifiuti comunemente detta “bolla” dai non addetti ai lavori), la discarica richiederà al produttore ulteriori analisi sul rifiuto, pur non essendo dovute né richieste.
ott102018
La Showy Boys presenta la divisa ufficiale della stagione 2018/2019. Dinamica e molto curata dei dettagli, il nuovo completo di gara, realizzato da V2 Sportswear, è caratterizzato da due tonalità differenti, presentando il fondo verde per il corpo centrale della maglia e del pantaloncino a cui è abbinato il colore bianco lungo l’intero lato destro a movimentare la grafica con un effetto “graffio”. Una divisa originale, giovane, a rispecchiare l’età dei componenti della squadra, e dalle caratteristiche che garantiscono eleganza e massima vestibilità. Il tessuto bielastico Interlock con cui è realizzata, tecnico e specifico per il volley, si caratterizza per particolare confort ed effetto di “seconda pelle”. Traspirante e leggero è ideale per seguire con estrema naturalezza i movimenti del corpo e ottimizzare le performance in gara. Il collo della maglia è di colore bianco e rivisita in modo particolare il modello a U, rendendolo più morbido e stondato. Sul fronte della maglia sono presenti a lato cuore il logo sociale e il marchio del partner Maniva e in contrapposizione il numero di maglia e, in tonalità oro, il logo dei 50 anni. I bordi bianco e verde della maniche sono alternati al colore di fondo. Sulle maniche sono presenti i partner Maio e Sace e su una delle due maniche sono anche impressi i marchi Fipav quali certificazione di qualità dell’attività giovanile e scuola regionale di pallavolo. Al centro della maglia lo spazio riservato agli altri partner che supportano la Showy Boys Galatina quali Incoho, Centrauto Group, Ottica e Optometria Greco, Fidelpol, Tecmed, mentre in basso si impone l’immagine della civetta quale simbolo della Città. Sul retro della maglia, la bandiera tricolore appena sotto il colletto seguita dal numero. Al centro compaiono i partner Serafini Auto, Officina Gaballo e Galtieri. Sul fondo della maglia, a sancire il forte legame della Showy Boys con Galatina lo skyline di uno dei più noti simboli architettonici della Città, la Chiesa dei SS. Pietro e Paolo, nella cui piazza è anche ubicata la sede della società bianco-verde. Sul pantaloncino, lato sinistro, è in evidenza il marchio dei partner Centro Ginnastica Decathlon e Radio Orizzonti Activity. “La nuova divisa di gioco con i suoi colori sociali è stata progettata per esaltare lo stretto rapporto che la Showy Boys conserva con la Città – spiega il presidente Daniele G. Masciullo – quella che mi onoro di rappresentare è la società storica con radici profonde nel territorio che risalgono al lontano 1967. Quella bianco-verde è una lunghissima ed indiscutibile tradizione e d’altronde Galatina ha la pallavolo nel sangue. Oggi, la Showy Boys continua a portare avanti i suoi valori nel segno della identità e della valorizzazione dei più giovani grazie alla Scuola Volley”.
www.showyboys.com
dic232020
E’ consuetudine che, in occasione delle festività natalizie, la Scuola secondaria “G. Pascoli” del 1° Polo di Galatina porga gli auguri di buone feste con il tradizionale “ CONCERTO DI NATALE” presso la Chiesa matrice di SS Pietro e Paolo.Il concerto è tenuto dagli alunni del corso ad indirizzo musicale, fiore all’ occhiello del Primo Polo ,unica Scuola a Galatina ad avere già da 14 anni questo indirizzo da non confondere con il normale ampliamento dell’ offerta formativa che propongono le altri Istituti cittadini…..
Così ha avviato l’incontro la Dirigente,Anna Antonica, durante l’ Openday del 21 dicembre.
Un incontro organizzato con il massimo scrupolo e il rispetto della norme anti Covid che ha visto la partecipazione di gruppi di genitori ,non più di 15 alla volta,registrati all’ ingresso ,che hanno fatto conoscenza della mission e della vision dell’ istituto, della sua storia e del suo essere connotato come fucina di tradizione e innovazione.
Trapelava dalle parole della dirigente la nostalgia per tutto quello che la scuola di ogni anno: l’accoglienza,i progetti nazionali e internazionali, gli stages e i gemellaggi ,i laboratori ….ma l’ ottimismo per un futuro di normalità riaffiorava alle domande dei genitori.
Sono stati presentati ai genitorii docenti e, in particolare, quelli del corso musicale hanno illustrato la peculiarità del loro percorso formativo entrando nello specifico delle specialità strumentali, quali la Chitarra classica, il Violino, il Flauto traverso ed il Pianoforte.
Con la presentazione del personale docente e non, la D. S. ha illustrato il Piano dell’Offerta Formativa nei dettagli, tenendo conto delle linee guida del Ministero riguardo all’emergenza COVID.
Il contributo della Dirigente si è avvalso anche della testimonianza diretta di alcuni allievi presenti da remoto (in DAD), sia di prime sia di terze classi che hanno fornito un resoconto in diretta sulla loro esperienza all’interno del nostro istituto. In particolare, alcuni allievi delle prime classi hanno manifestato (anche attraverso dei video realizzati dagli studenti stessi) il loro entusiasmo per la loro vita scolastica da studenti della Pascoli, mentre alcuni allievi in uscita delle terze classi hanno i presentato con soddisfazione il loro percorso formativo ormai prossimo alla conclusione. I genitori sono stati invitati ad osservare un’ ulteriore testimonianza dell’attività laboriosa degli alunni di tutte le classi: l’allestimento nel corridoio dell’entrata dell’edificio scolastico, del presepe Natalizio realizzato con materiale di riciclo. Un altro incontro è previsto per l’ 8 gennaio e, ovviamente, la .Scuola resta a disposizione per ogni ulteriore chiarimento
I docenti del Primo Polo di Galatina
Emanuela Mussardo
Gianfranco Schirinzi
Stefania Cesari
set032024
Si avvicina al titolato volley galatinese della Salento Best Volley l’azienda salentina GOLDENEYE, leader per i Compro Oro, scegliendo di supportare nel ruolo di sponsor principale, la società nel prossimo campionato regionale di serie D.
Certamente una novità nella vasta gamma delle tipologie di sponsorizzazioni, vitali per la sopravvivenza delle società dilettantistiche, ma non una sorpresa conoscendo, a margine delle attività lavorative, la vena solidale con cui l’azienda condivide da tempo altri progetti sportivi.
E l’aver scelto di accomunare sulla maglie societarie il marchio GOLDENEYE al logo della Salento Best Volley è motivo di soddisfazione e di orgoglio per un progetto bipartizan che guarda, sì allo sviluppo del brand ma anche ad un’iniziativa sportiva volta ad arricchire la
comunità.
Le varie sedi GOLDENEYE presenti sul territorio e comodamente raggiungibili da tutto il Salento, sono specializzate nell’acquisto di articoli in oro e argento, pietre preziose, diamanti e orologi di marca, offrendo il servizio di valutazione di oro e argento finalizzato alla vendita.
E non solo, commenta Maria Luce rizzo, patron di GOLDENEYE : << la gratificazione del nostro lavoro passa attraverso un’etica commerciale che si avvale di un atteggiamento orientato al cliente, garantendo transazioni che assicurano discrezione e affidabilità con valutazioni fatte in modo trasparente, per una compravendita che soddisfa le esigenze del cliente. E poi l’aver abbinato la nostra attività a questa prima avventura sportiva di rilievo con SBV Galatina è motivo di orgoglio per il nostro gruppo che ha sempre avuto un’attenzione speciale per le iniziative sportive e culturali >>.
L’avvio della nuova stagione in serie D, quindi, sarà per la prima volta targata GOLDENEYE -Compro oro-, denominazione che la Salento Best Volley assumerà federalmente nel calendario del campionato, affiancando il nome della nostra città nei palazzetti regionali in cui svolgerà le gare.
La strategia di pubbliche relazioni, messa in atto dal dirigente Francesco Stefanelli, ha dunque prodotto questo legame in cui il main sponsor ha trovato piena sintonia nelle ragioni e proposte societarie, che lasciano intravedere una partnership duratura.
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Piero de Lorentis Area Comunicazione SBV Galatina
set062021
L’Amministrazione Comunale vara un piano per il rifacimento di alcune strade, e tanti chiedono a me quale possa essere stato il criterio di scelta usato, perché quella strada si e perché la parallela no. (esempio)
Chiedono a me, sbagliando indirizzo, “come persona informata dei fatti” come si usa dire in altri campi.
Dopo esagerate e quotidiane insistenze, per tenere bassa la tensione, e nel contempo agevolare il lavoro di chi amministra, mi sono solo limitato a raccontare cose viste, fatti vissuti.
Lo schema utilizzato per la scelta delle vie da sistemare, mi sembra di ricordare, era, in ordine, il seguente:
Il criterio di scelta, abbastanza complesso – considerato il numero esorbitante di metri quadri da asfaltare e le risorse da investire spesso esigue – era dettato dai suggerimenti, in ordine d’importanza, espresso da Sindaco, Assessori e Consiglieri Comunali; in una sorta di riunione di maggioranza, si apriva l’animato confronto e chiusa la discussione tutti consegnavano nelle salde mani di chi era deputato a compilare l’elenco, il biglietto con l’indicazione della strada “privilegiata”.
Si dava la priorità alle strade dove insisteva la propria abitazione, dei genitori, parenti e affini, da non scordare “i grandi elettori”, quelli che edificavano case su case, finanziatori occulti e manco tanto, e non per ultimo, i portatori sani di voti seri.
Ricordo che sull’elenco delle strade da sistemare mancava solo il numero civico, da quel momento in poi, il fortunato residente avrebbe potenzialmente salvato la madre da probabili cadute provocate da manto stradale sconnesso e i propri pneumatici dalle ingiurie delle buche.
Allora, qualcuno mi chiese se fosse mio desiderio fare sistemare Via Venezia, Rione Italia, vecchio Bronx, la via di mia Madre, che insieme a via Taranto formano la prima strada che collega Via Corigliano a Via San Lazzaro, una specie di provinciale percorsa ogni giorno da centinaia di automezzi.
Risposi senza indugiare che non era il caso; è passata una vita, i miei, mia madre e mio padre non ci sono più, la strada è ancora lì distrutta, anche se ormai ci passo poco.
Il ricordo spesso stimola altri ricordi:
Tanti e tanti anni fa, la vecchia DC e i Socialisti dell’epoca, avevano il controllo totale della cosa pubblica della nostra ridente Galatina, è inutile dire che non ce n’era per nessuno. Detto ciò, un giorno chiesi con simpatia, ad un consigliere comunale al comando, perché era stata inserita nell’elenco per il rifacimento del manto stradale una via con poche case, tale strada non corrispondeva a nessun nome dei suggeritori di palazzo Orsini; mi rispose, con aria severa, che di quella stradina poco frequentata non si dove parlare, si chiedeva totale discrezione, a protezione di una storia privata pericolosa, esplosiva, diciamo di alta sensibilità, richiesta fatta da un Amministratore della Città.
Per dirla tutta, in quella stradina, ad un determinato numero civico, viveva una donna, era “l’amante” dell’uomo di governo, un amore segreto, segretissimo.
Non chiedetemi nomi e cognomi ….. è passato troppo tempo e comunque non lo farei mai e poi mai.
Una storia vera che racconta uno spaccato della “prima repubblica” e bisogna dire che “in quei tempi là” tutto ciò era tanto chiaro fino a sembrare normale.
In questo tempo, invece, senza quasi rendercene conto, senza rumore, siamo già passati dalla seconda a “prima della prima repubblica”.
Il metodo di scelta delle strade da sistemare - prima la propria, insieme a quella di parenti, amici e portatori di voti - esiste da sempre, da quando hanno “inventato l’asfalto”, e menzogne a chi chiede di avere una strada dignitosa non si devono mai raccontare.
Vi ho narrato una storia, storia di cose viste, di fatti vissuti, che può aiutare quelli che verranno a tentare di cambiare registro, a fare meglio, magari a scegliere le strade da sistemare cercando quelle disastrate in uguale misura, identificare la zona, misurare le risorse disponibili e magari estrarre a sorte, nella consapevolezza che strade e piazze, dando loro virtualmente un’anima, hanno uguali diritti, come hanno sacrosanti diritti tutti i cittadini che ci abitano e pagano le tasse.
Enzo Del Coco
giu262023
Anche quest’anno all’Istituto Comprensivo Polo 1 di Galatina e Collemeto si è tenuto il tradizionale appuntamento con la rassegna di scienza e tecnologia denominata “LA SCIENZA E LA TECNOLOGIA COME NON L’AVETE MAI VISTE” promossa e coordinata da tutti i docenti STEM (scienza, matematica e tecnologia) dell’Istituto scolastico Primo Polo Galatina, Andrea Coccioli, Anna Lagna, Federica Lezzi, Maria Rosaria rizzo, Giovanna Zizzari e Maria Luce De Matteis).
Quest’anno i ragazzi delle classi terze hanno incontrato due Aziende salentine che producono tecnologia che esportano in tutto il mondo: SALENTEC srl (www.salentec.com) e PROMECC AEREOSPACE (www.promecc-group.it)
La natura è uno scrigno pieno di segreti e l’uomo cerca di carpire il suo significato per migliorare l’esistenza.
Con questa riflessione si comprende l’importanza del termine “STEM”, Science, Technology, Engineering and Mathematics, ovvero l’insegnamento e l’apprendimento nel campo delle scienze naturali, della tecnologia, dell’ingegneria e delle scienze matematiche.
Lo studio della natura è infatti importante per conoscerne il funzionamento, per prevedere gli eventi, per trarre ispirazione e per progredire sfruttando le proprietà della materia anche al fine di creare oggetti utili all’uomo.
L'intervento effettuato dalla dott.ssa Diso Daniela in rappresentanza dell’azienda SALENTEC srl, ha evidenziato come l'osservazione della natura possa guidare significativamente la creazione di prodotti tecnologici per il mercato.
Con questa prospettiva nasce nel 2005, SALENTEC frutto dell'iniziativa di un gruppo di ricercatori dell'Università del Salento, riconosciuta nel 2007 tra le prime società spin-off dell'ateneo leccese.
Daniela Diso, tra i cofondatori di SALENTEC, e che svolge al suo interno il ruolo di responsabile della qualità, ha illustrato le potenzialità aziendali sulla ricerca dei materiali soprattutto ceramici le cui caratteristiche di biocompatibilita' e di resistenza termica e chimica, ne consentono l'impiego in settori come il biomedicale o in ambienti in cui ci sono elevate temperature di processo o di lavoro.
Salentec è attiva nello sviluppo e trasferimento di innovazioni tecnologiche e nella erogazione di servizi tecnici e industriali nel campo dell'Ingegneria dei materiali. Proprio l’aspetto della ricerca sui materiali costituisce il suo punto di forza di Salentec, in quanto le ha permesso di affermarsi in settori complessi ed esigenti, come quello aerospaziale e quello biomedicale.
Salentec, per il settore aerospaziale, sviluppa e produce anime ceramiche per processi di microfusione a cera persa utilizzate nel settore per la produzione di pale di turbine; mentre per il settore biomedicale realizza packaging primario in materiale polimerico per l'iniezione di emulsioni, sospensioni, gel ad alta viscosità e filler dermici.
In aggiunta, la società svolge la sua importante attività di ricerca industriale su commessa, sviluppando e trasferendo innovazioni tecnologiche di prodotto e processo e offrendo servizi analitici e tecnici.
L'attività di Salentec viene svolta in conformità agli standard tenuti internazionali di settore e sotto un accurato sistema di qualità aziendale
Salentec è una testimonianza degli ampi orizzonti che può aprire lo studio della scienza dei materiali, e più in generale lo studio della natura, perché, per dirlo con Albert Einstein, “la gioia nell’osservare e nel comprendere è il dono più bello della natura”.
Nell’ottica della ricerca e dell’innovazione emerge la società PROMECC AEREOSPACE SRL che si distingue, sul territorio e non solo nel campo della meccanica, dell’aerospaziale e dell'automazione.
Essa è un'azienda giovane, nata nel 2003, ma in continua e rapida espansione nel campo dell'ingegneria, progettazione, produzione e assistenza di macchine CE, apparecchiature elettromeccaniche, componenti e sottogruppi per l'industria aeronautica e meccanica.
Forte delle competenze e della flessibilità delle proprie risorse, guidata dalla passione per l'aviazione ed il volo, la società dal 2008 ha fortemente investito in innovazione immettendo nel mercato il velivolo ultraleggero Sparviero.
L'impegno nel raggiungere il know-how nelle tecniche di fabbricazione e assemblaggio di aeromobili, nell'analisi aerodinamica, nella produzione di materiali, nella ricerca e sviluppo di nuovi progetti, è stato trasferito nel 2011 nel velivolo ultraleggero Freccia, completamente realizzato in fibra di carbonio e resina.
Nel 2018 nasce il moderno modello Pegaso composto da longherone alare e rinforzi strutturali in carbonio in cui il carrello d’atterraggio è retrattile e comandato da una centralina idraulica.
Qualifica, affidabilità e soddisfazione del cliente sono i punti centrali di questo grande lavoro di squadra.
Lo stabilimento si trova a Corigliano d'Otranto (Le – Italia) e ha un'area produttiva di 2.000 mq, suddivisa in tre reparti: composito, assemblaggio e divisione macchine a controllo numerico.
Il layout dell'impianto è stato studiato per ridurre al minimo i tempi di produzione, per migliorare la produttività sfruttando al meglio gli spazi interni, e per garantire sicurezza e buone condizioni ai dipendenti.
La qualità è assicurata dalla certificazione EN 9100:2003 ottenuta nel 2007, dai severi test strutturali superati con successo per l'ottenimento della certificazione per i velivoli ultraleggeri Freccia e Sparviero e dal costante miglioramento e perfezionamento di processi e prodotti.
Ogni velivolo prodotto viene ispezionato e testato da un'equipe esperta di piloti collaudatori prima della consegna sul mercato, attraverso il ricorso di una rete capillare di vendita.
Insieme alla grande passione per la progettazione e per la tecnologia aeronautica e meccanica, l’attenzione della società è focalizzata sulla centralità del cliente e del servizio, insieme alla cura della professionalità interna e nel rispetto dell'ambiente che ci circonda.
Oltre alla costruzione di ultraleggeri questa giovane e vitale realtà dalle esperienze ultradecennali dei sui fondatori, svolte nella progettazione e nella produzione al servizio di aziende meccaniche prestigiose, operanti nei settori dell’aerospaziale, industria varia e macchine movimento terra sta contribuendo ad innovare profondamente il settore di cui è già un’azienda leader.
Lo spirito e l’entusiasmo rappresentati da Mauro Donno affiancati dalla ricerca e dal sacrificio di tutto il team ha permesso a questa realtà in un breve lasso di tempo di arrivare a raggiungere obiettivi, traguardi unici e riconoscimenti meritati.
La società segue lo spirito della citazione di Leonardo auspicando di continuare a guardare il cielo per volare alti “una volta aver provato l’ebrezza del volo”.
E’ stato particolarmente interessante e appassionante ascoltare il racconto dei due tecnici che sono intervenuti nella nostra giornata della scienza e della tecnica, rendendo quella che poteva essere un’ordinaria giornata scolastica, un’esperienza indimenticabile e che ci ha fornito una visione globale del nostro mondo, attraverso la tecnologia. Questo sentimento di forte curiosità e passione è condiviso da tutti gli alunni che hanno avuto la possibilità di partecipare a questi eventi.
Vittoria Giannì – Maria Panico
ago182016
P. Francesco D’Acquarica è un uomo incredibile. Ha 81 anni ma ne dimostra 18. Ha una voglia di ricercare, studiare, catalogare, prendere appunti sulla Storia e le Storie, e finalmente pubblicare, che manco un dottorando in ricerca di nemmeno trent’anni d’età.
Ho già scritto altrove di lui, e più volte. E anche stavolta non posso fare a meno di metter mano su questa tastiera per raccontarvene un’altra.
Come qualcuno di voi ormai saprà, quest’anno ricorre il decimo anniversario della pubblicazione del monumentale volume “Noha, storia, arte & leggenda” (Infolito Group, Milano, 2006) da me curato e scritto a quattro mani con P. Francesco e pubblicato grazie al mecenatismo di Michele Tarantino (che Dio l’abbia in gloria).
Non so come (il marasma nel mio archivio personale è tale che cercare e trovare un qualsiasi oggetto è come recuperare un ago in un bosco di pini marittimi), ho rinvenuto le fotografie della consegna del suddetto libro fresco anzi ancora caldo di torchio, proveniente da Milano su furgone e scaricato con muletti e transpallet nohani, e della sua presentazione in forma privata nel soggiorno di casa mia (stanza enorme usata la penultima volta, credo, alla mia cresima: adoperata invece in maniera diuturna da mia madre a mo’ di palestra per l’arte marziale delle pulizie, di cui ella è cintura nera non so più di che dan). La presentazione ‘urbi et orbi’, invece, avvenne da lì a qualche giorno nella sala convegni dell’Oratorio Madonna delle Grazie gremita come non mai.
Dunque, in quella bella mattinata del maggio 2006 erano presenti a casa mia, come si vede dalle immagini, i compianti mons. Antonio Antonaci, il prof. Zeffirino Rizzelli e don Donato Mellone; nonché don Francesco Coluccia, parroco di Noha, e poi ovviamente il coautore P. Francesco, un suo collaboratore, e ancora Giuseppe rizzo (che aveva scattato le foto di Noha dall’alto a bordo di un Tucano, un aereo ultraleggero decollato dalla pista di Ugento), la nostra Paola rizzo, la maestra Bruna Mellone (che m’aveva dato una mano nella rilettura delle bozze), mio cugino Marcello, mio padre, mia madre e ‘the last & the least’ il sottoscritto.
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Orbene, non ci crederete, un paio di mesi fa P. Francesco m’ha voluto fare un regalo straordinario per questo decennale.
“Senti, Antonio: sei a Noha? Ho una cosa da darti”. “Domani pomeriggio, dici?” “Io arrivo da Martina Franca verso le 18”. “Va bene, Antonio, ci vediamo alla ‘casa del popolo’?” “Molto bene, Antonio. A domani, allora”.
Puntualissimo come sempre - e non come l’orologio della pubblica piazza di Noha (staremmo freschi) - P. Francesco si presenta da me in quella specie di ufficio di piazza San Michele denominato, appunto, ‘casa del popolo’ (che non è un covo di comunisti, ma insomma). “Tieni – mi fa – questo è il mio testamento”. E mi consegna un plico da cui estraggo un libro.
E’ uno stupendo volume a colori, con elegante copertina rigida verde vivo, e l’immagine spettacolare della torre medievale di Noha e, in quarta, il bell’affresco dell’Arcangelo nostro protettore, opera di Michele D’Acquarica (1886 – 1971). Il titolo del tomo di 302 pagine, finito di stampare a tiratura limitatissima il 27 marzo 2016 a Martina Franca per i tipi di Pubblimartina srl è, guarda un po’: “Noha, la sua storia e oltre..”. Sì, con tre puntini di sospensione nel titolo. Chi mi conosce sa che non amo tanto l’utilizzo di codesta punteggiatura. Ma stavolta ho capito il messaggio di P. Francesco, che suona più o meno così: “to be continued”.
E sì, P. Francesco non si ferma mai: altro che “questo è il mio testamento”.
Quando c’è da scrivere un articolo per il sito di Noha, o effettuare qualche ricerca d’archivio per una pubblicazione a più mani (della serie AA.VV.), o una relazione sui nostri beni culturali, o la biografia di qualche personaggio locale, chiedo sempre una mano a P. Francesco. Lui si schermisce sempre, dice che è difficile che ce la faccia, che ci deve pensare, che non sa da dove iniziare, che teme di ripetersi, e mille altre scusanti del genere.
Ora, siccome ormai lo conosco bene, io so che è sufficiente che gli scriva la traccia da elaborare, e magari gli ponga qualche domanda a mo’ di chiave di lettura sull’argomento da trattare, o che gli chieda qualche curiosità o ricordo in merito. Ebbene, all’indomani mattina, puntuale come il sorgere del sole, quando apro la mia posta elettronica non solo vi trovo l’articolo bello e pronto per la pubblicazione, corredato di foto straordinarie d’archivio, ma anche con tanto di commenti, chiose e glosse per specificarne i dettagli.
E’ fatto così questo ragazzo. Un insieme di ricerca, passione e soprattutto fede (in Dio, e nell’Umanità).
Non so come faccia. La mia pagina è sofferta, letta e riletta, limata, e poi ancora cancellata, rifatta daccapo cento volte. La sua scorre che è una bellezza. Avevano evidentemente ragione i latini: “Rem tene verba sequentur”.
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Non so se sapete – e chiudo - che P. Francesco D’Acquarica è un esperto informatico e che ha raccolto in un database tutti i dati, i nomi, le relazioni, e mille altre informazioni contenute nei registri parrocchiali di Noha. E’ stato lui, per dirne un’altra, a rinvenire il racconto del miracolo del nostro San Michele Arcangelo avvenuto a Noha nel 1740, scritto a margine di un registro dei battezzati dell’epoca dal viceparroco di allora, tal don Felice De Magistris, e molte altre ‘indiscrezioni’ pubblicate nell’agile libello: “Curiosità sugli Arcipreti e persone di Chiesa a Noha”, edito da L’Osservatore Nohano nel 2011.
P. Francesco, ha svolto un lavoro immane durato decenni, consumandosi gli occhi su dei pezzi di carta mezzo sgualciti e corrosi dal tempo, scritti con grafie cangianti e a tratti indecifrabili, e in una lingua e in una sintassi non sempre facilmente comprensibili.
Poche parrocchie in Italia e nel mondo posseggono una catalogazione così puntigliosa e precisa come quella “creata” da P. Francesco per la parrocchia di Noha. Senza quest’opera certosina non sarebbero nate tutte le pubblicazioni sulla Storia di Noha, prime fra tutte “La Storia di Noha” del 1973 (ed. Borgia di Casarano). Mentre l’ultima non sarà certamente quella di cui sto discettando in queste note. Infatti, Francesco D’Acquarica è l’Andrea Camilleri di Noha: non riesci a terminare la lettura di un suo libro (a proposito: di Camilleri è uscito il centesimo volume) che già ne è nato uno nuovo. Per dire.
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Ci sono tanti motivi per celebrare con una monografia ad hoc il nostro P. Francesco D’Acquarica, Missionario della Consolata, giramondo per amore di Cristo (e dei poveri cristi d’America, d’Africa e soprattutto d’Italia), ma con il pallino della sua terra natia che in questo caso risponde al dolce nome di Noha. Sì, nel 2011 ha celebrato il cinquantesimo della sua ordinazione sacerdotale, lo scorso anno l’ottantesimo genetliaco, quest’anno i 55 anni di Messa, mentre si trova svolgere il suo apostolato a Martina Franca (Ta), come detto sopra.
Ma il nostro “Scritti in Onore” (come altri ne abbiamo pubblicati su altri personaggi nelle edizioni de “L’Osservatore Nohano”) sarebbe roba di poco conto rispetto al monumento che questo gigante della nostra Storia locale (scritta ormai con la maiuscola, grazie anche al suo certosino lavoro) meriterebbe.
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E di questo passo, più che tributargli uno “Scritti in Onore”, sarà lui a dedicare a noi altri uno “Scritti in Memoria”.
Antonio Mellone
giu262023
Si è svolta giovedì 22 giugno la cerimonia di premiazione del concorso Rotary International distretto 2120 “Rotaryuniamoci per nutrire meglio e fare un bidone allo spreco”, un progetto distrettuale “nutrire ed educare nel contrasto allo spreco alimentale, all’obesità adolescenziale e nel rispetto dell’agricoltura e di ambiente sostenibili”, nato con l’intento di accrescere la consapevolezza delle nuove generazioni e delle famiglie sulla rilevanza del tema alimentare in tutti i suoi aspetti e sull’importanza della lotta allo spreco alimentare.
Su questo tema delicato e attuale si sono confrontati gli studenti delle classi 2C e 2E della scuola secondaria di I grado il 27 marzo scorso, alla presenza dei genitori e degli specialisti del Rotary Club di Galatina, Maglie e Terre d’Otranto per migliorare la consapevolezza dei ragazzi e delle famiglie sull’importante tema alimentare analizzato in tutti i suoi aspetti (salute, sani stili di vita, consumo consapevole senza sprechi, produzione circolare e sostenibilità) e responsabilizzarli sull’opportunità di prevenire le malattie ed evitare sprechi.
Dopo il momento formativo, gli studenti si sono cimentati nell’elaborazione di un progetto per partecipare al concorso, il cui obiettivo principale era quello di aumentare la consapevolezza del valore del cibo e diffondere le buone pratiche per ridurre gli sprechi e generare, partendo alla scuola, un’autentica cultura di comunità in linea con i valori e i principi Rotariani.
Il Rotary Club Galatina Maglie Terre D'Otranto, nelle persone del Presidente del club Luciano Vergari e del consigliere delegato Stefano Scarpa, alla presenza del Governatore Nicola Maria Auciello, nella giornata di chiusura del progetto hanno ricevuto la menzione speciale per l'elaborato sviluppato dagli alunni della Classe II E, classificata tra i primi 3 su 160 progetti dell'intero Distretto 2120 di Puglia e Basilicata.
Giovedì scorso è stato proprio il presidente Vergari con la consorte Annuska Carrozzini a consegnare alla dirigente Luisa Cascione la targa di riconoscimento, la pergamena di merito alla docente delegata Federica Lezzi e delle chiavette USB agli alunni vincitori ( Coluccia M., Colazzo C., De Matteis E., Mengoli G., Maiorano A., Cacciuottolo C., De Tommaso F. e Geusa C.) che insieme all'insegnante Maria Rosaria rizzo hanno presentato il progetto vincitore.
Un ringraziamento per questo ennesimo traguardo raggiunto dalla nostra scuola va agli studenti ed alle loro famiglie ed a tutti i docenti coinvolti Lezzi, De Matteis, Lagna, Zizzari, rizzo, Coccioli e Nassisi, che hanno accompagnato gli studenti delle due classi interessate alla progettazione dei lavori. Resta la certezza, al di là del premio ricevuto, che il valore più importante dell’iniziativa è stato l’aver contribuito ad aumentare la conoscenza e la consapevolezza su un tema, che sicuramente sarà seguito con grande attenzione dai ragazzi nel corso della loro vita.
Fiorella Mastria
gen172025
Venerdì 17 gennaio alle ore 18:00, nella Sala conferenze dell’ex Palazzo De Maria, in Corte Taddeo, è previsto il primo appuntamento del Ciclo “Orizzonti:Senza confini – Musica e letteratura” con un incontro con Raffaele Astore, dal titolo “Dai Rolling Stones a De Andrè: quando la letteratura ispira la musica”, introdotto da Mario Graziuso e moderato da Daniela Vantaggiato.
“Quello tra letteratura e musica è un rapporto ancestrale. I poemi classici, le ballate medievali, l’opera, ne sono solo un esempio. Anche cantautori e rock band hanno attinto e continuano ad attingere a piene mani ai personaggi dei romanzi o ai versi dei poeti nella stesura delle loro canzoni. L’ispirazione può essere palese sin da titolo e ritornello oppure più velata. Veri e propri “metatesti” o più semplicemente parole che attraverso le note conoscono nuova vita.”
Nell’evento odierno il nostro ospite ci farà vivere, attraverso anche l’ascolto di alcuni brani, l’intrigante e coinvolgente relazione tra questi due universi, la letteratura e la musica, sempre aperti verso orizzonti senza confini per regalarci intense e nuove emozioni.
Raffaele Astore, da sempre appassionato di musica, ha curato e cura da diversi anni programmi radio sul web e in FM oltre a collaborare con testate specializzate nazionali. Il suo attuale programma areARock, legato anche al portale da lui creato nove anni fa, è presente su nove testate radiofoniche italiane oltre ad essere stato inserito sulla piattaforma nazionale delle web radio italiane. Ha collaborato e collabora con diverse testate online specializzate sia in musica rock che generalista ed è tutt'ora collaboratore di Canale Salento (www.canalesalento.it), Corriere di Puglia e Lucania (www.corrierepl.it) e Corriere Nazionale (https://www.corrierenazionale.net).
Da non dimenticare anche la qualificata e specialistica produzione giornalistica quale redattore de “il Galatino”, con la sua rubrica “MUSICALBOX – siamo tutti suonati”.
Il suo areARock (www.arearock.it) è un e-magazine che intende entrare in profondità nelle produzioni rock ma vuole anche trattare le “musiche altre” che con il rock hanno affinità. L'obiettivo è quello di dare un’informazione sulle produzioni musicali ed in particolare su quegli artisti che non hanno alle spalle grosse major per essere promossi. Il compito di areArock, “se il rock non arriva … ve lo portiamo noi”, è pertanto quello di promuovere musica favorendo, attraverso news, recensioni di dischi ed altro, l’invito all’ascolto.
Mario Graziuso
nov152024
Venerdì 15 novembre alle ore 18:30, nella Sala conferenze “De Maria” in corte Taddeo, nell’ambito del Ciclo dedicato ad “Orizzonti: il territorio di Galatina”, è in programma una conferenza dell’architetto Antonella Perrone su “Galatina, le mura urbiche e dintorni”: l’evento sarà introdotto dalla Consigliera Rosa Anna Valletta.
L’intento della conferenza è quello di ripercorrere alcuni tratti significativi delle vicende storiche cittadine legate all’urbanistica, alla cultura e alle politiche che hanno fatto di Galatina quel centro di interesse che ancora oggi riveste.
“L’idea, <
Antonella Perrone, architetto, libero professionista, specializzato in restauro architettonico dei Monumenti e in Management Pubblico ed e-government, è consulente energetico CasaClima ed esperto Protocollo Itaca. Ha collaborato in qualità di Cultore della Materia, presso la Cattedra di Restauro Architettonico, del prof. Arch. Mauro Civita e come correlatrice, con il prof. Arch. Luciano Re, in una tesi di laurea in Restauro presso la Facoltà di Architettura di Torino. È stata collaboratrice stabile del Master in “Restauro e Recupero del patrimonio storico-architettonico” sia come docente nei moduli “Storia dell’architettura salentina” e “Analisi storica dell’ambiente costruito” che come tutor negli stages di Felline, Soleto e San Pietro il Lama e di Granada. E' esperta in Arte e Architettura della Liturgia e perciò si è occupata della sistemazione liturgica di alcune chiese in Italia e in Albania. Progettista e direttore lavori in vari cantieri di restauro in Italia e all’estero, ha seguito i restauri delle Porte antiche della città, della chiesa di Santa Maria della Misericordia e di Palazzo Bardoscia, a Galatina.
Numerosi i riconoscimenti e i premi e cospicuo il corpus delle sue pubblicazioni che testimoniano la sua profonda cultura e il suo appassionato impegno tra restauro e recupero del patrimonio artistico e apertura all’edilizia sostenibile e alla domotica.
Mario Graziuso
giu072018
I piedi nudi delle ballerine e dei ballerini che danzano nelle piazze e l’amore ritrovato per la propria Città e per le proprie tradizioni.
“A Cuore Scalzo”, la rassegna estiva di Galatina per il 2018, racchiude nel suo nome tutto questo, partendo dalle radici lontane della sua storia fino ad arrivare all’orgoglio odierno per la sua arte,
la sua musica e i suoi talenti.
Il Comune di Galatina, in particolare con l’Assessorato alla Cultura in stretta relazione con l’Assessorato al Turismo, pone al centro della propria programmazione estiva una logica culturale e di promozione in grado di potenziare il concetto di comunità, attuando nel miglior modo possibile la pratica dell’accoglienza.
“L’amministrazione vuole nutrire, partendo dal basso, tutti quei tesori che fanno parte della natura stessa di Galatina - spiega il sindaco Marcello Amante - Vogliamo valorizzare sempre di più le nostre ricchezze e svegliare, dove si fosse sopito, un senso di appartenenza che è l’anima di una città che vuole tornare a far conoscere la sua grandezza”.
Il calendario si presenta ricco di eventi e trova il suo clou nella settimana della festa patronale dei Ss. Pietro e Paolo dal 24 al 30 giugno 2018 e negli appuntamenti del Salento Book Festival.
“Il nostro progetto ruota intorno a tre parole chiave - spiega l’assessore alla cultura Cristina Dettù - cultura, senso letterale di “coltivare”, nutrire e accompagnare la comunità alla riscoperta di sé e delle proprie radici, generando curiosità e quindi ricerca; movimento, come moto senza sosta, dando linfa vitale costante alla creatività e all’arte; identità, proponendo un’immagine riconoscibile di Galatina e delle sue frazioni anche all’esterno”.
Legati alla festa patronale si segnalano importanti momenti come il convegno sul tarantismo, la proiezione di film inediti sui temi del tarantismo come “La Sposa di San Paolo (Viaggio a Galatina)” e “Latrodectus, che morde nascosto” a cura di Club Unesco. Suggestiva sarà la Notte delle Ronde - Santupaulu, la cui direzione artistica è affidata a Davide Miceli. “Un momento di incontro per la comunità, ma anche un'occasione per promuovere e valorizzare il patrimonio culturale materiale (il centro storico) e immateriale
(i canti e i balli) della città - spiega Miceli - Non è previsto nessun palco: l'aggregazione deve essere libera e naturale, orizzontale in un continuo scambio osmotico, da gruppo a gruppo, da strada a strada”.
Tra concerti, saggi di danza e spettacoli per bambini, si mettono in evidenza i nomi degli autori che allieteranno Piazzetta Orsini per il Salento Book Festival che approda a Galatina per la prima volta. Ci saranno infatti Marco Travaglio, Federico Rampini, Gino Castaldo, Chiara Galiazzo, Selvaggia Lucarelli, Simona Cavallari, Chiara Francini, Max Laudadio, Antonio Caprarica, Gioia Bartali.
“Crediamo che ideare e promuovere un progetto come quello di A Cuore Scalzo sia un passo significativo all’interno di una logica di promozione turistica necessaria per una città come Galatina - afferma Nico Mauro, assessore al turismo - ci auguriamo che ci si senta sempre più uniti in questo scopo comune e si possa godere appieno tutti di un’estate all’insegna del bello, del relax, del divertimento, ma anche della tradizione e della storia”.
Ufficio Stampa Marcello Amante
nov292024
Venerdì 29 novembre alle ore 18:00, nella Sala francescana di cultura della Parrocchia di Santa Caterina, in Piazza Orsini, è previsto un primo appuntamento del Ciclo “Orizzonti: I media oggi” con un incontro dal titolo: “Il direttore della fotografia” con il nostro concittadino, Luigi Martinucci, un’eccellenza nel suo ambito professionale.
Quali i possibili argomenti che saranno trattati durante il dialogo tra l’ospite e il Presidente dell’associazione, Mario Graziuso?
Si potranno esaminare i diversi ruoli e le diverse competenze di coloro che agiscono all’interno di un set, ma in particolare un approfondimento sarà dedicato al ruolo del direttore della fotografia, di colui che si occupa della luce, o meglio degli effetti della luce, sul girato e sulla resa di un film. Egli, infatti, è colui che, assieme al regista, decide e determina il tipo di luce da usare in una scena e come illuminare quella data scena. Si tratta di una figura fondamentale all’interno di una troupe cinematografica.
Qualcuno ha definito il direttore della fotografia “un vero e proprio veggente”: sua è, infatti, la visione globale, sua la partitura visiva di un’opera cinematografica. Dalla lettura della sceneggiatura deve essere in grado immediatamente di immaginare la scena, ancora prima, forse, del regista e dell’attore. Egli è interprete del proprio regista, del suo pensiero e dell’immagine che il regista stesso ha in mente.
Luigi Martinucci nasce il 5 agosto 1968 a Galatina e nel 1987 si trasferisce a Bologna dove inizia ad interessarsi di fotografia. Dal 1992 si occupa, come direttore della fotografia, di cinema e documentari sia in pellicola sia in digitale, ma è nel video digitale che già dagli anni 90 approfondisce in modo particolare la sperimentazione, alla ricerca di nuove soluzioni tecniche. Si forma seguendo i corsi di direzione della fotografia della cineteca di Bologna con Robbie Muller, Peppino Rotunno, Vittorio Storaro, Marcello Gatti.
Nel 2009 è stato ammesso all’ Associazione Italiana Autori Della Fotografia Cinematografica (A.I.C.) e sempre nello stesso anno alla European Federation of cinematographer (IMAGO). Dal 2000 è docente di fotografia digitale per conto dell’istituto superiore di fotografia e comunicazione integrata di Roma (ISFCI), nei corsi di formazione delle regioni Emilia Romagna e Lazio, nella scuola L.U.S. diretta da Marco Müller e nel Centro Studi Teatro Ateneo dell’Università La Sapienza di Roma all’interno del quale ha collaborato con Marco Bellocchio per la realizzazione del cortometraggio Appunti per un film su zio Vania. Dal 2015 è membro della European film Academy (EFA).
Numerosi i premi in ambito nazionale ed internazionale ed il suo lavoro si dipana tra lungometraggi, cortometraggi, documentari, teatro e televisione.
L’ultimo suo impegno è nella serie del 2023 Netflix Original “Adorazione” con la regia di Stefano Mordini.
Mario Graziuso
mag122010
dic152018
Vittoria per 3-0 e settimo successo consecutivo per i ragazzi della Showy Boys Galatina. Nel campionato provinciale under 18, il team bianco-verde fa suo il match in casa della Green Volley Galatone con i parziali di 10-25, 4-25 e 7-25 e con i tre punti conquistati conserva il primo posto nella classifica del girone A.
Il tecnico Gianluca Nuzzo sceglie di dare spazio a tutti i ragazzi a sua disposizione, ma lasciando precauzionalmente a “riposo” gli atleti in fase di recupero fisico. La gara ha permesso al tecnico galatinese di provare nuovi schemi di gioco e soprattutto valutare la condizione tecnico-atletica del suo organico.
“Siamo in una fase della stagione che vede i giocatori impegnati su più fronti – spiega mister Nuzzo – gli stessi giocatori disputano il campionato di categoria e quello molto più difficile di serie C svolgendo un percorso di lavoro quotidiano tra sedute fisiche in palestra e allenamento tecnico. E’ quindi molto importante valutare e gestire al meglio la condizione di ogni singolo atleta e svolgere molta attività di prevenzione”.
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Galatone - Showy Boys Galatina 0-3 (10-25, 4-25, 7-25)
Durata: 59 minuti (17’, 17’, 15’)
Galatone: 7 Giglio, 8 Potenza L., 9 Potenza G., 10 Stenaj, 12 Margiotta Casaluci, 13 Colopi, 14 Pellegrino, 15 rizzo, 16 Manta, 18 Arrigo, 19 Piccinni. All. Alemanno
Showy Boys Galatina: 2 Martina, 3 Petracca, 6 Spedicato, 7 Donno, 8 Carachino, 12 De Pascalis, 13 Schiattino, 14 Corvino, 16 Parlati, 22 Salvio, 32 Urso, 99 Stifani (L1), 18 Rizzello (L2). All.: Nuzzo
Arbitro: Malecore
www.showyboys.com
ago012024
Nella giornata di mercoledì 31 luglio 2024, la Giunta Regionale, attraverso una delibera di indirizzo, ha stabilito che il reparto di Ostetricia dell’ospedale “Santa Caterina Novella” di Galatina non chiuderà.
Nella delibera si parla anche dei reparti di ginecologia e pediatria che resteranno aperti.
Il prossimo passo sarà il via libera del Ministero della Salute per adeguare la programmazione ASL.
Soddisfazione da parte dell’Amministrazione comunale, guidata dal Sindaco Fabio Vergine che, attraverso un suo messaggio sui social ha detto: “Questa è una notizia che tutti noi cittadini galatinesi attendevamo”. Il primo cittadino ha specificato quanto il nosocomio galatinese sia fondamentale per tutta la provincia di Lecce: solo nel 2023, Galatina ha avuto 600 parti. “Il punto nascita della nostra Città ha dimostrato di essere sempre indispensabile per tutto l'hinterland. Possediamo tutti gli standard di sicurezza. Inoltre, Galatina è l'unico ospedale ad avere il servizio di analgesia gratuito, che ha già permesso di ridurre sensibilmente i tagli cesarei”.
Nel suo post, il Sindaco di Galatina ha tenuto a ringraziare i vertici regionali ed i rappresentanti del territorio che siedono in Parlamento: “Grazie al presidente Michele Emiliano che, insieme agli Assessori regionali Sebastiano Leo e Alessandro Delli Noci, agli onorevoli Claudio Stefanazzi e Leonardo Donno, e ai consiglieri regionali Paolo Pagliaro e Gianni De Blasi, hanno dimostrato un'attenzione veramente encomiabile verso il nostro ospedale. Non possiamo che essere loro grati per questo grande gesto di riconoscimento verso Galatina ed il suo punto nascita. Così come - prosegue Vergine - mi preme citare il consigliere comunale Antonio Antonaci e tutti quei sindaci dell'hinterland che sono stati presenti nel corso dei tavoli di discussione”.
Vergine esprime la sua gioia “Per Galatina e per i genitori del domani che potranno vedere nascere i propri figli nella propria Città”.
Alessio Prastano
gen082017
IL COMMISSARIO STRAORDINARIO
PREMESSO CHE:
PRESO ATTO della persistente impraticabilità delle vie cittadine a causa delle ridotte temperature che favoriscono la formazione di ghiaccio sul fondo stradale;
ATTESO che anche nelle prossime ore le strade saranno caratterizzate da notevoli difficoltà alla circolazione, con conseguente pericolo per la sicurezza dei veicoli e delle persone;
CONSIDERATO che i disagi della giornata odierna potranno persistere ed aggravarsi a causa del ghiaccio che persisterà sulla sede stradale nelle successive 24-36 ore in conseguenza dell'ulteriore abbassamento delle temperature;
RITENUTO, pertanto, di dover garantire la pubblica incolumità, in particolare degli alunni e del personale scolastico;
RAVVISATA, quindi, la necessità di dispone la chiusura degli istituti scolastici di ogni ordine e grado, ivi comprese le scuole dell'infanzia, per il giorno 09 Gennaio 2017;
VISTI gli art. 50 e 54 del D. Lgs. 18.8.2000 n. 267,
ORDINA
RENDE NOTO
A norma dell'art. 8 della Legge 241/1990 che responsabile del procedimento è il Dirigente della Direzione VI — Polizia Municipale — S.U.A.P. e Protezione Civile — dott. Antonio Claudio OREFICE.
Avverso la presente Ordinanza è proponibile:
Ricorso al TAR competente per territorio entro 60 giorni dalla pubblicazione;
Ricorso straordinario al Presidente della Repubblica entro 120 giorni dalla pubblicazione.
SI AVVISA
L'Ufficio Protocollo per la notifica della presente Ordinanza:
D'ordine del Commissario Straordinario
Il DIRIGENTE
Dott. Antonio OREFICE
mag132023
OGGETTO: Regolamentazione della circolazione stradale su Corso Porta Luce nel tratto compreso tra Via Gallipoli e Piazza Alighieri. Prosecuzione esperimento traffico. Provvedimenti di viabilità.
IL COMANDANTE DELLA POLIZIA LOCALE
Premesso che:
con l'attuale regolamentazione della circolazione veicolare su Corso Porta Luce per un ulteriore
periodo sperimentale e comunque sino al 30.09.2023 secondo quanto appresso: Senso unico di
marcia su corso Porta Luce, nel tratto compreso tra via Gallipoli e piazza Dante Alighieri (con
indicazione della direzione di marcia consentita da via Gallipoli a piazza Dante Alighieri); Considerato che occorre pertanto confermare i provvedimenti di viabilità contenuti nell'ordinanza n. 07 del 09.02.2023 - prot. n. 00713 del 10.02.2023 cosi come espressamente previsto dal contenuto dello stesso atto; Stabilito pertanto di proseguire con l'attuale regolamentazione della circolazione stradale su Corso Porta Luce sino al 30.09.2023 e nello specifico:
Tenuto conto che occorre dare ampia conoscenza del presente provvedimento agli utenti della strada anche a mezzo comunicati stampa e campagne comunicazionali social;
Stabilito ancora che il presente provvedimento entrerà in vigore a partire da domenica 14.05.2023 data in cui cessano gli effetti dell'ordinanza n. 07 del 09.02.2023 — prot. n. 000713 del 09.02.2023;
Visti:
ORDINA
A far tempo da domenica 14.05.2023, di proseguire con l'attuale regolamentazione della circolazione stradale su Corso Porta Duce sino al 30.09.2023 e nello specifico:
AVVERTE
Incaricato della vigilanza sull'esecuzione della presente ordinanza è il personale addetto all'espletamento dei servizi di polizia Stradale di cui all'art. 12 del Codice della Strada e chiunque sia tenuto ad osservarla e farla
osservare.
Nulla cambia rispetto alla regolamentazione della sosta per i residenti su Corso Porta Luce che, avendo diritto, dovranno munirsi di apposito pass rilasciato da questo Comando a seguito di esibizione di idonea documentazione attestante il requisito della residenza.
RENDE NOTO
A norma dell'art. 3, comma 4, della Legge 7 agosto 1990 n. 241, si avverte che avverso la presente ordinanza, in applicazione della legge 6 dicembre 1971 n. 1034, chiunque vi abbia interesse potrà ricorrere per incompetenza, per eccesso di potere o per violazione di legge, entro 60 giorni dalla pubblicazione, al T.A.R. della Puglia oppure, in alternativa, potrà presentare ricorso straordinario, entro 120 giorni dalla pubblicazione, al Presidente della Repubblica (D.P.R. 24 novembre 1971, n. 1199).
A norma dell'art. 8 della stessa Legge 241/1990 si rende noto che il Responsabile del procedimento è il Comandante del Corpo di Polizia Locale, Com. Sup. Luigi Tundo.
La presente è pubblicata sul sito web del Comune di Galatina, viene notificata in copia per debita notizia e per quanto di competenza:
La presente ordinanza viene trasmessa agli organi di stampa per consentire la massima diffusione e divulgazione del contenuto dispositivo.
Dall'entrata in vigore e fino alla decadenza, sono revocate e/o derogate tutte le precedenti Ordinanze incompatibili con la presente
IL COMANDANTE DEL CORPO
Com Sup. Luigi Tundo
apr012017
Si è svolta martedì 28 marzo u.s., nella splendida cornice dell’Auditorium del Liceo Scientifico A. Vallone di Galatina, la cerimonia di assegnazione delle borse di studio “S.Ten. Pil. M.O.V.M. Fortunato Cesari” organizzata dalla locale sezione dell’Associazione Arma Aeronautica.
La premiazione si è svolta in un’atmosfera elegante e sobria con un autorevole e selezionato parterre di ospiti tra cui la Dott.ssa Maria Cristina rizzo (Procuratore della Repubblica), il Dottor Mario Perrone (Sostituto Commissario della Polizia di Stato) il Col. Pil. Luigi Casali (Comandante del 61° Stormo), la Dott.ssa Maria Rosaria Bottazzo (Dirigente Liceo Scientifico A. Vallone) ed il Dott. Antonio Liguori (Corrispondente Gazzetta del Mezzogiorno).
Importante ed impegnativo il tema scelto: “Le insidie di rete, il cyberbullismo e il diritto alla privacy”.
Un’iniziativa che sin dalla nascita del progetto, giunto quest’anno alla seconda edizione, ha raccolto grande apprezzamento nella popolazione scolastica.
Una bel momento di festa per la nostra città, in particolare per i ragazzi e per valorizzare e premiare il merito dimostrato a scuola, si sta rivelando una scelta importante voluta fortemente da questo Sodalizio. Un riconoscimento anche per le famiglie che si adoperano per permettere ai ragazzi di studiare e di crescere in maniera sana. Anche questa iniziativa rientra nelle politiche di valorizzazione dell’educazione, nella convinzione che lo studio e la conoscenza possono contribuire a formare cittadini responsabili e partecipi della vita della nostra comunità. Un sentito ringraziamento a tutto il personale scolastico per la collaborazione.
Il progetto – ha aggiunto il Colonnello Pilota Luigi Casali – vuole essere non solo un modo per premiare i nostri studenti più bravi, ma anche spingere all’emulazione coloro che potranno essere i vincitori delle prossime edizioni.
I ragazzi risultati vincitori, emozionatissimi, hanno ricevuto il premio proprio dalle mani degli illustri Ospiti.
Un ringraziamento particolare alla Dott.ssa Maria Rosaria Bottazzo, Dirigente Liceo Scientifico A. Vallone di Galatina, che ci ha gentilmente ospitato, a tutti i ragazzi, ai loro insegnanti ed ai loro genitori, a tutti gli ospiti che ci hanno onorato della loro presenza, a tutti i Soci e gli amici intervenuti ed agli sponsor Banca Mediolanum e Monteco S.r.l. che hanno deciso di legare il nome della loro realtà aziendale a questo splendido progetto.
L’evento ha oramai spiegato le ali…
Saverio Mengoli (Presidente Associazione Arma Aeronautica – Galatina)
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ago062024
Martedì 30.07.2024 si è concluso il primo ciclo di tre incontri dei cinque previsti dal Piano Locale degli Interventi del progetto “Galattica” nodo di Galatina, la nuova iniziativa della Regione Puglia dal grande valore sociale e che punta a soddisfare la richiesta di partecipazione dei giovani e delle giovani pugliesi.
Gli incontri hanno riscosso un notevole successo in termini di gradimento e presenze, come dimostrano le foto pubblicate sui social. Sono stati numerosi i ragazzi che, spinti dalla curiosità di conoscere le esperienze dei giovani imprenditori galatinesi, hanno partecipato attivamente al dibattito, proponendo domande e concedendo riflessioni.
Il primo incontro, presentato dalla dott.ssa Concetta Strafella e dal dott. Giampaolo Bernardi, ha visto ospite l’imprenditore Dario Perrone, AD di Eurofood Service, il quale, attraverso una storia di grande coraggio, è riuscito a coltivare la sua passione fino a realizzare il suo sogno: diventare leader nel settore della distribuzione di prodotti alimentari all'ingrosso per bar, pub, pizzerie e ristoranti, sia a livello nazionale che internazionale. Eurofood nasce, infatti, vent'anni fa con la distribuzione a livello locale e pian piano ha ampliato gli orizzonti imprenditoriali e territoriali, offrendo una ampia gamma di prodotti. L'azienda è dotata di sistemi informatici avanzati, i quali consentono di mantenere un alto livello di scorte e tempi ridotti di evasione degli ordini.
Il secondo incontro ha visto ospite Gloria Colazzo, laureata in Interior Design con specializzazione in scenografia degli eventi presso lo IED di Roma e ideatrice del progetto CanUdis, (contrazione di “Can you do this”) uno spazio dove arte, design e sostenibilità si fondono in un'armoniosa sinergia. Appassionata di viaggi e di nuovi orizzonti, ha ampliato la sua formazione a Madrid, con corsi di specializzazione e master in design del paesaggio e in design per hotel, ristoranti, vetrine, esposizioni effimere ed aziende. I suoi racconti hanno catturato l’attenzione del pubblico che ha viaggiato, insieme alla protagonista, tra luoghi lontani e pieni di fascino.
Il terzo incontro, che chiude il laboratorio prima della pausa estiva, ha visto protagonista Piero Surdo, architetto nell’azienda familiare Kubico srl, azienda leader nel settore delle installazioni “chiavi in mano” di arredamenti su misura, dalle residenze private agli uffici, fino ai ristoranti e alle attività ricettive e commerciali.
Tema centrale di tutti gli incontri è stato quello della realizzazione dei propri sogni. I giovani hanno visto come realizzare un sogno è possibile solo se si ha volontà e determinazione, proprio come i relatori i quali, attraverso il coraggio, sono riusciti a diventare protagonisti all’interno della propria comunità. Infine i giovani partecipanti hanno avuto modo di confrontarsi sui concetti di promozione e di crescita territoriale, e hanno visto come per promuovere un territorio è importante liberarsi dai pregiudizi e confidare nelle opportunità
che un luogo può offrire, agendo da precursori e superando, con un approccio positivo, i cambiamenti, gli imprevisti, le crisi, le difficoltà che inevitabilmente si incontrano lungo il cammino verso il successo.
“Abbiamo immaginato Galattica proprio così, un punto d’incontro, un laboratorio di idee per i giovani. Portare a stretto contatto imprenditori che sono riusciti nella loro impresa e giovani, era ed è la nostra visione di progetto. Fare in modo che il mondo del lavoro di domani non debba essere lontano dai ragazzi e far capire che ingegno, volontà e costanza possono portare a grandi risultati. Ora ci sarà la pausa estiva, subito dopo si riprenderà con tanti incontri molto interessanti”, ha commentato il dott. Francesco Sabato, Presidente del Consiglio comunale con delega alle Politiche Giovanili.
L’iniziativa, inoltre, ha permesso di far emergere giovani talenti tra i partecipanti, come ad esempio Eliana Lenzi, che si è sperimentata, con ottimi risultati, nella conduzione degli incontri, intrattenendo il pubblico ed intervistando gli ospiti, Valentina Campa, autrice degli scatti realizzati in occasione degli incontri, che è possibile trovare sui social consultando la pagina IG e FB di “Galattica – Nodo di Galatina”, e che ha collaborato con le ragazze dello sportello per la scrittura dei comunicati stampa e dei post per la promozione dell’iniziativa e Giorgia Natolo, che si è occupata dell'allestimento scenografico realizzato in occasione degli incontri.
L’appuntamento è a settembre, con le nuove iniziative previste dal progetto e messe in campo dai giovani animatori di comunità in grado di sollecitare e mettere in rete le risorse del territorio e i talenti inespressi.
Alessio Prastano
set232017
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Dicono che dava fastidio a un camion parcheggiato, o qualcosa del genere.
Cioè non so se mi spiego: un albero di pino che si trovava a Noha in via Castello, lì buono buono da almeno un centinaio d’anni, tutto a un tratto gli è dato di volta il cervello, come si dice, e s’è messo a rompere i coglioni ai camion di passaggio. Ma vedi un po’ tu se qui, oltre alle persone, iniziano a impazzire pure gli alberi.
Dicono che il conducente non si fosse accorto del tronco che lambiva il cassone del suo enorme autocarro, sicché, ripartendo dopo la sosta, l’ha pure divelto.
Mi direte voi: “Vabbè, può capitare: tanto c’è l’assicurazione che ristorerà i danni alla collettività per il ramo strappato”. Ma manco per idea: nel mondo di sottosopra in cui stiamo facendo finta di convivere tutti quanti, sarà invece la comunità a dover risarcire il camionista svampito (e, immagino, anche il suo avvocato).
In più, per punizione, “la comune” dovrà munirsi di sega elettrica (o in subordine a mano), e rimuovere non solo il “colpevole” (come già fatto con il pino di cui sopra), ma – alla maniera dei migliori campi di concentramento nazisti – anche i suoi compagni bellimbusti, anzi arbusti, rei di non avergli impedito di nuocere al traffico stradale.
E niente. Dobbiamo farcene una ragione. Ormai son pericolosi gli alberi (che dunque, per alchimie sociologiche e forse anche psichiatriche, diventano “soggetto” e non più “complemento oggetto” di un danno), e non piuttosto l’asfalto, il cemento, i mattoni, i muri, gli autotreni o le moto che vi sfrecciano accanto e che talvolta vanno ad impigliarvisi con tutte le corna.
E pensare che gli antichi romani piantavano lungo le loro strade (come per dire la via Appia, regina viarum), per ombra e ornamento, nonché per prevenzione dai dissesti idrogeologici, i pini domestici ad ombrello ovvero gli italici a chioma alta (i Pinus Pinea – proprio quelli che vogliono segare a Noha e giacché pure a Galatina). Ma non solo fuoriporta (Orbi), anche in città (Urbi). Basti dare un’occhiata intorno al Colosseo, ai prospicienti Fori Imperiali, al piazzale della stazione Termini e a molti altri viali della città eterna dove svettano sereni molti pini della stessa specie, taglia e qualità, in un tripudio pittoresco di bellezza, natura e paesaggio senza incutere terrore ad alcuno.
Ma stavamo parlando giustappunto degli antichi romani, mica dei moderni nohani.
Quanto alle radici, esistono semplici soluzioni di ingegneria naturalistica e buone tecniche agronomiche per evitare problemi e scoppolamenti vari. Ma certe pratiche, a quanto pare, possono essere utilizzate altrove mica qui da noi dove sono considerate poco più che amenità, vaneggiamenti dei soliti “ambientalisti”, insomma fantascienza.
Il pino domestico, per dire, era tra le specie arboree narrate anche dal grande Cosimo De Giorgi - lo scienziato polivalente che meglio di ogni altro ha descritto il Salento da molteplici punti di osservazione.
Il De Giorgi – citato dal prof. Paolo Sansò non più tardi dell’altra sera a Noha nel convegno di FareAmbiente - sul finire dell’800, girovago nei dintorni di Supersano, così si esprimeva: «E verso l'orizzonte a sinistra si profilano gli ombrelli dei pini d'Italia, che sollevan le loro chiome pittoresche sulla bruna massa della quercia di Belvedere».
Invece, si parva licet componere magnis, per descrivere il Salento odierno, il Mellone, scienziato (del) polivalente (di Noha), constatato che i pini oltre a investire i camion portano pure la processionaria [magari in processione, ndr.] per cui “vanno scappati” senza indugio; visto che gli ulivi sono da eradicare tutti of course [di corsa, ndr.], pure quelli sani perché potrebbero ospitare qualche povero batterio di Xylella; considerato che le palme sono affette dal punteruolo rosso, per cui muoiono da sole senza il bisogno di staccar loro la spina; premesso che gli aranci e i limoni soffrono di cocciniglia e fumaggine, onde con un po’ di Seccatutto risolvi ogni problema [magari alla radice, ndr.]; atteso che gli eucalipti e i pioppi sporcano, signora mia, con tutte quelle foglie caduche, per cui bisognerebbe piantarla una buona volta [“piantarla” da intendere in senso letterario e non letterale, ndr.]; osservato che per tutto il resto c’è master fuoco - sicché s’invera anche quel detto di François-René de Chateaubriand per il quale “le foreste precedono i popoli, i deserti li seguono” -, il Mellone suddetto, dicevamo, non potrà che vergare per i posteri [o forse per i pospari, ndr.] le seguenti sentite note: “E verso l’orizzonte, a destra [che la sinistra è morta da un pezzo, ndr.] si profilano gli ombrelli degli abeti artificiali [o ebeti, è uguale, ndr.] che sollevan le loro chiome cafonesche sulla bruna massa della feccia [cioè noialtri, ndr.] da distruggere”.
E’ proprio vero che l’albero è il più grande successo della Natura. Mentre l’uomo, il cesso.
Antonio Mellone
set302017
“Nel Consiglio Comunale di Galatina, quello di martedì 26 settembre 2017, i lungimiranti politici locali, in maniera bipartisan, decidono finalmente di dire ad alta voce e addirittura all’unisono ‘Stop al consumo di territorio’, di annunciare al mondo che basta con il cemento e l’asfalto, e che non ha senso uccidere ulteriori 25 ettari di fertile campagna di contrada Cascioni attraverso la creazione di un inutile, anacronistico e dannoso mega-porco commerciale, promosso dagli speculatori di turno e caldeggiato da chi non coglie il senso dell’ulteriore dramma ecologico ed economico che ne deriverebbe.”.
Poi ti svegli, la dolce visione onirica svanisce, e ti ritrovi nel bel mezzo di un incubo.
“Sogno o son desto?” mi son più volte chiesto mentre ascoltavo allibito gli interventi dei miei Diciamo Rappresentanti politici in seno a quel consiglio comunale, pieno zeppo del nulla cosmico [bei tempi quando questo nulla era almeno comico, ndr.]: un nulla tuttavia pericoloso in grado ancora una volta di scrivere una delle pagine più losche della storia di Galatina.
C’era da discutere - ma invero di reali Discussioni Politiche, nemmeno l’ombra - sull’ennesima convenzione [o meglio circonvenzione, per giunta d’incapace, ndr.] tra Comune e Pantacom, la società a responsabilità segata che vorrebbe costruire un centro commerciale nella periferia di Collemeto.
Qualche dirigente comunale, in maniera maldestra e giacché c’era pure con mille refusi (e altrettanti pallosissimi interminabili “errata corrige” comunicati agli astanti Tafazzi), fa votare quasi all’unanimità, tranne un contrario, un paio di astenuti e i soliti assenti [per la verità, assenti anche quando fisicamente presenti, ndr.], l’ennesima modifica alla suddetta convenzione, dando così l’imprimatur alla definitiva approvazione dello scempio da parte della Regione, e spingendo la povera monaca di conza, vale a dire Galatina, verso la clausura nell’ennesimo centro commerciale.
La precedente versione della suddetta cir-convenzione [tra l’altro approvata da quasi tutti i consiglieri di destra: incluso dunque il PD, ndr.] prevedeva, a ristoro del macello ecologico derivante dalla colata, nientepopodimeno che un “parco urbano” di 5 ettari [da noi, una cosa del genere, è da considerarsi ormai come un bosco a tutti gli effetti, ndr.] con tanto “di piante, panchine, sentieri, impianti di illuminazione, e un’area giochi per bambini”. Insomma un’oasi nel deserto di fronte alla cattedrale [da intitolare probabilmente agli 800 beati/beoti martiri di Collemeto, quelli della famosa raccolta firme pro-Pat (Pat è il diminutivo, anzi il vezzeggiativo di Pantacom), ndr.].
Pare che per questioni legate all’aspetto idrogeologico dell’area non sia assolutamente possibile piantare degli alberi [e pensare che un tempo erano gli alberi il miglior antidoto a certi dissesti, ndr.], ma solo cespugli, sicché, anziché lasciare il mondo come sta e dire a Pantacom: “Signori, la convenzione è quella che abbiamo a suo tempo siglato insieme e da lì non ci muoviamo di un millimetro; questo è quanto; è stato un piacere; arrivederci”, si mettono invece a spianarle la strada, parlando di fantomatiche penali milionarie, e di altre simili minchiate, e barattano così il genius loci, il territorio e finanche la loro anima per 420.000 denari emessi dalla Bce [euro che, detto tra noi, Galatina vedrà con il binocolo, ndr.].
Ma quel che risulta oltremodo ridicolo [per fortuna il ridicolo non ha mai ammazzato nessuno, se no l’altra sera in quell’aula consiliare avrebbe fatto un’ecatombe, ndr.] è il livello del cosiddetto dibattito. Uno pensava che con le precedenti amministrazioni ci si fosse asintoticamente avvicinati allo zero. Ma a quanto pare, con l’attuale, non solo l’abbiam toccato, ma a breve saremo costretti a utilizzare i numeri relativi (in particolar modo quelli con il meno davanti).
Ora. Nessuno pretende che i consigli comunali locali siano dei seminari su Wittgenstein, e nemmeno che gli interventi siano perfetti e irreprensibili dal punto di vista della dizione [vabbè, qualche ‘nciarfisciamento ci sta pure: ma, per favore, non esageriamo, ndr.], o inappuntabili quanto a chiarezza o impeccabili nella sintassi, bensì soprattutto nella logica e nella coerenza politica, che spesso sono apparse, come dire, ossimoriche.
Intanto c’è stato l’intervento di un discreto manipolo di politici della maggioranza che han così tanto fatto brillare della loro stessa perspicuità il “nuovo modo di fare politica", da meritare sul campo (ad honorem, diciamo) il cambio di denominazione della loro fazione: da Andare Oltre ad Andare A Cagare [i perbenisti per favore si voltino dall’altra parte o bazzichino lontano il più possibile dai miei appunti, ndr.].
Gli esponenti di codesto gruppo (alcuni pivelli, o presunti tali) nelle loro dichiarazioni di voto sembravano ostili al mega-porco, anzi contrarissimi, convinti, ma così tanto, ma veramente tanto, che il sottoscritto, dagli spalti riservati al pubblico (sparuto, anzi sparito dalla circolazione), stava per sciogliersi in un caloroso applauso al loro indirizzo.
Un applauso davvero scrosciante, l’avrebbero meritato da lì a qualche minuto, allorché le loro manine si sono alzate nel voto unanime a favore della novella suddetta cir-convenzione-d’incapace-pro-porco-Pantacom: quando si dice Andare Oltre la coerenza, la dignità politica e la decenza.
C’è pure chi ha accennato – e te pareva - agli immancabili 200 posti di lavoro [gli interessati in cerca di occupazione inizino a mandare già sin d’ora i loro curricula, non si sa mai, ndr.], per concludere con l’ineffabile intervento del portavoce dei Cinque Stelle che ha votato No, ma ha blaterato di ristori o risarcimenti insufficienti per cui si sarebbe potuto magari chiedere di più, se non altro per l’enorme perdita di tempo da parte degli uffici della curia galatinese. Va bene, ma non era questo il punto principale.
I temi veramente importanti erano altri ed era necessario esplicitarli in quell’assise (se solo fossero stati pensati): e cioè che nessun risarcimento sarebbe stato sufficiente a riparare i danni di un mega-porco commerciale; che un consiglio comunale non è stato istituito per ratificare alcunché, men che meno le cir-convenzioni al ribasso con soggetti come Pantacom, società oltretutto “inattiva”, che non danno uno straccio di garanzia; che se davvero il gruppo più corposo della maggioranza avesse manifestato un pizzico di coerenza tra il dire e il fare, e soprattutto la schiena dritta, votando contro il mega-porco (com'era nei suoi propositi pre-elettorali), avrebbe con molte probabilità fermato la corsa verso il baratro, e non solo commerciale, di un intero territorio; che l’impianto di un centro commerciale oggi è così anacronistico che potrebbe esser paragonato all’utilizzo del Televideo per leggere le notizie; che i fantomatici (o pantacomici) risarcimenti a carico del comune sono una presa per il culo inventata da chissà chi [perché mai il comune avrebbe dovuto risarcire Pantacom? Perché non ha voluto cambiare la convenzione? E che cavolo di “convenzione” sarebbe codesta, etimologicamente parlando? ndr.]. E altre motivazioni del genere, ben più forti dell’insufficienza di un risarcimento.
*
Ma, a quanto m’è dato di capire, il vero problema qui non sono i rappresentanti, ma i rappresentati; non gli eletti ma gli elettori; non la Pantacom ma Galatina stessa. La bella addormentata nel bosco. Ormai scomparso. Per convenzione.
Antonio Mellone
apr222017
Proseguono le iniziative della rassegna culturale nel Centro storico che il Comune di Galatina, in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese e il coinvolgimento delle scuole presenti sul territorio comunale e delle Associazioni locali, ha programmato dal 16 aprile al 29 giugno. Dopo il concerto di inaugurazione tenutosi domenica 16 presso palazzo Baldi, che ha visto protagonisti due giovani talenti salentini: Giuseppe Mengoli (violino) e Clara Calignano(flauto), si arriva all’appuntamento di domenica 23 aprile che vede un programma ricco di incontri, così come di seguito indicato.
ATRIO PALAZZO GORGONI
ore 11.00 Laboratori per bambini coordinati da Io al centro de “la Fabbrica dei Gesti”
Primo appuntamento della serie di incontri/laboratori di “IO AL CENTRO” un progetto de La Fabbrica dei Gesti, dedicato ai bambini delle Scuole Primarie, organizzato in collaborazione con artisti e associazioni del territorio salentino, che lavorano a stretto contatto con i bambini e i ragazzi, nella realizzazione di progetti educativi, didattici, artistici con particolare attenzione all’inclusività e all’intercultura. Il primo appuntamento prevede il Laboratorio di Piccolo Circo condotto da Robertino e Daniela rizzo. Il laboratorio coinvolgerà i bambini in una serie di esercizi di giocoleria e acrobatica che li introdurranno al meraviglioso mondo del circo, aiutandoli ad esplorare nuove possibilità di movimento e azione in un clima ludico e divertente.
In contemporanea Imma Vitello di Salissìa Face Painting realizzerà un Trucca bimbi con prodotti certificati, nel quale i bambini potranno scegliere il personaggio o l’animale che verrà disegnato sul proprio volto.
PIAZZA GALLUCCIO
ore 19.00 “Flash mob” Terra Ist. Comprensivo Polo 1
Nasce all’improvviso … nessuno se l’aspetta: è il flash mob dell’“Istituto Comprensivo Primo Polo” di Galatina dal titolo “TERRA“. Nell’azione danzata si coinvolgono e si lasciano coinvolgere i ragazzi, gli adulti e i bambini tra sorrisi ed allegria. Il tema della Terra, e del rispetto che le si deve, viene affrontato senza formalismi e ridondanze ma con la danza, e con un girotondo che vede tutti protagonisti e partecipi. Attori consapevoli delle scelte da compiere per un futuro sostenibile.
Nessuno è proprietario della Terra, ma ce l’ha in prestito e la deve consegnare in uno stato ancora migliore ai propri figli; è per questo motivo che la Scuola progetta e attua azioni volte al rispetto ed alla valorizzazione della Terra.
PIAZZA CAVOTI
ore 19.30 Teatro “Cyrano de Bergerac” Liceo Classico “P. Colonna”
Andrà in scena alle 19.30 lo spettacolo teatrale “Cyrano de Bergerac” tratto dall’opera di E. Rostand a cura del Gruppo Teatrale del Liceo Classico “Pietro Colonna” per la regia di Vincenzo Pagano e con in scena Francesca Greco, Maria Teresa Negro, Vincenzo Pagano, Sofia Palmieri, Alessandro Scalese, Carlotta Terranova. Narratore: Giovanni Brigante.
set072012
"E’ da questa mattina che ti vedo sbuffare e borbottare … 'cce sta 'tte succede?" - disse il nonno al giovane nipote che, dalle prime luci dell’alba, lo stava aiutando nel sistemare i tralci e nell’estirpare le erbacce per preparare il vigneto all’ormai prossima vendemmia.
"Mi sono stancato e non mi piace lavorare!" - fu la lamentosa risposta del ragazzo.
"Aaahhh …. ma lavorare è necessario" - disse il nonno che, con la schiena china, proseguiva a legare i tralci ai fili passanti tra le viti - "’Nnu sulu pe’ tie stessu, per vivere, ma anche per gli altri. Immagina tie cosa accadrebbe se, d’un tratto, tutti smettessero di lavorare. Il mondo si fermerebbe! Non solo non si andrebbe avanti, ma anche tutto quello che nel passato è stato realizzato non durerebbe a lungo e alla lunga andrebbe distrutto".
Il nipote per nulla convinto ribattè prontamente – "Ma io non dico che gli altri non debbano lavorare … solo io … e da grande vorrei trovare un modo per far soldi velocemente e senza fatica".
Il nonno si fermò, rizzò la stanca schiena e lo guardò a lungo, intensamente – "Sai … tantu tiempu fà conoscevo uno che aveva come unica fissa intra la vita quello di guadagnare soldi in modo facile, senza cu se li suda e senza alcun impegno. Uno a cui la fatia puzzava, come ora accade a te, solo che …".
Il nipote con tono interessato interruppe il nonno chiedendo – "E ci riuscì? Dimmi nonno! … Dopo tutto non sono l’unico ad aver questo desiderio?".
Il nonno con un saggio sorriso che gli attraversava il viso disse – "Se hai pazienza, e mentre mi continuerai ad aiutare in quello che siamo venuti a fare, te cuntu la storia, così accontenterò la tua curiosità".
Così tra un tralcio da legare e un fascio d’erba da estirpare …
Tanto tempo fa viveva nel nostro Casale un uomo il cui unico impegno durante il giorno era quello di alleggerire le tasche dei propri compaesani, con ogni possibile stratagemma, ingannando la loro buona fede e approfittando del loro buon cuore. Se questo era quello che faceva durante il giorno, la notte la impiegava a pianificare ogni possibile sotterfuggio e furbizia da mettere in atto per il giorno successivo. Di trovare un onesto lavoro non ne aveva mai avuto voglia. La moglie, che non ne poteva più di quella malsana dedizione del marito, lo aveva da tempo lasciato ed era tornata a casa dei suoi genitori, dopo che un giorno approfittando dell’assenza di lei, quel malandrino aveva venduto tutta la dote ad un mercante di passaggio, lesto nel fiutare il buon affare.
Cosa facesse di tutto quel denaro che gli entrava in tasca nessuno lo sapeva. Non si vedeva nelle osterie a bere un bicchiere di vino e, raramente, compariva nelle botteghe del paese a comprare qualcosa. Anzi, quando ciò accadeva, si dilungava in tali e tanti mercanteggiamenti sul prezzo che i bottegai restavano ogni volta sfiniti e speravano che si tenesse lontano dai loro affari.
Ma come spesso accade, così come nel mondo, a ben pensare, non c’è limite alla bontà, anche per la malevole furbizia vi è una scala infinita che conduce verso il basso e, per quanto uno cerchi di esser cattivo, prima o poi, qualcuno più maleintenzionato lo si incontra sempre.
Un bel giorno nel paese comparve uno strano individuo, vestito come un indiano e con un turbante in testa. Affermava di essere un indovino, capace di prevedere il futuro e soprattutto di dispensare ottimi consigli che, se seguiti alla lettera, potevano far diventare chiunque molto molto ricco. Questo era quello che si poteva leggere su di un grande e sbiadito cartello posto all’esterno della sua tenda.
Incuriosito da quanto si raccontava di questo personaggio nei crocicchi per le strade, e mosso da questa sete insaziabile per i soldi, l’uomo decise infine di andarlo a trovare per interrogarlo. La domanda che gli pose non poteva che esser la seguente – "Dimmi cosa devo fare per diventare ricco … ancora più ricco …. ma, sia ben inteso, senza che sia necessario lavorare!".
L’indovino rimase in silenzio a lungo, tanto che l’uomo pensò che si fosse addormantato e stava per alzarsi e andarsene quando, infine parlò – "Quello che mi chiedi è possibile, ma richiede un enorme sacrificio che nessuno sino ad oggi è stato in grado di portare a compimento. Ascoltami bene!
Devi procurarti un neonato e lo devi portare con te nel punto più in alto di questo paese. Lì sollevandolo in alto dovrai invocare il diavolo affinché moltiplichi all’infinito quanto tu ora possiedi e ti indichi la via e il luogo per trovare nuovi e più ricchi tesori. Dovrai poi tornare a casa, recando con te il piccolo e, dinanzi ai tuoi risparmi dovrai ripetere la stessa invocazione. Non dovrai nuovamente toccare i tuoi soldi, lascia la tua casa senza rimettere a posto le tue cose. La porta deve restare aperta, per consentire al demonio di farvi ritorno al termine del rito affinché ti possa render ricco come tu desideri. Torna sul punto più in alto e, dopo aver nuovamente chiamato a gran voce il diavolo affinché ti sia da testimone delle tue intenzioni, devi sacrificare il neonato. Solo allora l’oscuro angelo caduto ti mostrerà il luogo dove potrai trovare infinite ricchezze. Ascolta! ti voglio avvertire … sino ad oggi nessuno è ancora riuscito nell’impresa e, devi sapere, il diavolo è un padrone molto esigente. Guai a disturbarlo invano!".
Nonostante l’odiosità dell’atto richiesto, l’uomo per la prima volta nella sua vita sembrò veramente felice. Pagò il dovuto senza contrattare sul prezzo e andò via con l’unica preoccupazione di poter trovare un neonato che facesse al caso suo, quanto prima possibile.
Preoccupazione ben fondata. In effetti la sua nomea per il Casale era tale che mai nessuno, neanche il più sprovveduto, gli avrebbe affidato un bambino, figurarsi un neonato. Così ogni notte, dopo aver invano gironzolato alla cerca per tutto il giorno, andava sul tetto di una vecchia masseria posta sul punto più alto del paese e lì passava ore ed ore ad immaginarsi straricco, circondato di servitori, temuto e rispettato da tutti … salvo cadere un attimo dopo in depressione perché non riusciva a mettere in atto il folle gesto.
Andò avanti in questo modo per diverso tempo e, quando ormai sembrava che avesse perso ogni speranza, un bel giorno si accampò al limitare del paese una carovana di nomadi molto poveri e, tra questi, una famiglia con un neonato ricoperto con sfilacciati e sporchi panni.
Dopo aver pensato e ripensato, si decise ad avvicinare il capofamiglia con una scusa. Si presentò come un uomo timorato di Dio, colpito di recente da un tremendo lutto: la perdita del proprio figliolo pochi giorni dopo la sua nascita. Disse che sua moglie passava le giornate piangendo e che avrebbe voluto tanto adottare uno dei loro tanti figlioli, il più piccolo. L’avrebbero cresciuto come se fosse stato da sempre loro e non gli sarebbe mancato nulla. Queste parole fintamente piagnucolanti furono accompagnate dal tintinnare del denaro posto in una sacchetta legata alla cintola. Il povero capofamiglia fissò lungamente negli occhi l’uomo, quasi a volersi sincerare delle sue intenzioni, infine si voltò e andò a parlare con la moglie. Si discusse a lungo finchè, dopo tante rassicurazioni, pianti, preghiere, raccomandazioni, l’uomo ottenne quel che da giorni cercava; finalmente era entrato in possesso di un neonato.
La discussione si era protatta a lungo e ormai il sole era tramontato e all’orizzonte un’alta muraglia di nuovole nere cariche di pioggia si avvicinava velocamente sospinta dal vento. Pensò di non perder tempo e, stando ben attento a non farsi vedere da alcuno, con il neonato ben infagottato che placidamente e ignaro dormiva si avviò verso la masseria. Attese nascosto all’interno che la notte diventasse ancora più buia. Le nubi avevano ormai oscurato la luna e un sordo rumore di tuoni si udiva in lontanza. Salitò sul punto più alto dell’edificio, iniziò a pronunciare le parole che gli erano state insegnate dall’indovino. Tra folate di vento e brevi raffiche di pioggia andò poi dritto di filato a casa e, tolti i risparmi dal nascondiglio in cui li teneva solitamente riposti, ripetè le malvagge parole. Senza nuovamente toccare il denaro, né altro oggetto presente in casa come gli aveva prescritto l’indovino, uscì di corsa e si diresse nuovamente verso la masseria per compiere l’atto finale. Tuoni e lampi si alternavano nel cielo e la pioggia, dapprima timidamente, iniziò a cadere incensantemente. Il vento si era trasformato in tempesta e tra le fronde degli alberi ondulanti faceva sentire la sua forte voce. Pareva quasi che tutti i diavoli presenti sulla terra e sotto terra si fossero dati appuntamento in quel luogo. Ma l’uomo, per nulla timoroso, rideva. Rideva ormai a voce alta. Sentiva finalmente che quanto da tempo agognato, quella notte sarebbe finalmente accaduto. Arrivò a pensare che, con tutte le ricchezze che avrebbe posseduto, anche lo stesso diavolo si sarebbe dovuto inchinare al suo cospetto. Avrebbe conquistato la vita eterna.
Ormai immerso in questo delirio, attraversò lo sgangherato portone della masseria, percorse velocemente le buie stanze illuminate ad intermittenza dalle saette dei fulmini, salì velocemente le scale, arrivò sull’ultimo pianerottolo e … tutto divenne improvvisamente buio.
Era ormai mattina inoltrata quando riaprì gli occhi trovandosi disteso per terra, con i vestiti bagnati per la pioggia e con la testa dolorante. Ma cosa era successo? Che avesse compiuto qualche errore nel rito? Che il diavolo avesse ascoltato i suoi pensieri e lo avesse punito? Ma, soprattutto, dove era finito il neonato?
Iniziò a disperarsi e ad invocare il diavolo convinto di averla fatta grossa chiedendo il suo perdono. Ma niente, nessun segno di alcun genere gli giungeva. Alla fine, piegato dal dolore e dallo scoramento, si decise a tornare a casa. Alla peggio gli rimanevano comunque i suoi cospicui risparmi e alla prima occasione avrebbe nuovamente tentato, sperando in un perdono del diavolo.
Ma giunto dinanzi a casa, nel vedere la porta aperta come lui l’aveva lasciata, uno strano presentimento lo fece intimamente, ancorpiù che fisicamente, traballare. Corse in casa, si diresse verso lo sgabuzzino e, dove la sera prima aveva lasciato in bella vista la sacca con i suoi risparmi … niente!
Stramazzò per terra e un improvviso pensiero gli attraversò la testa. "Quegli occhi, quegli occhi … ora ricordo … maledetto indovino!". L’uomo aveva infine capito di esser stato raggirato. Quello che si era presentato come il povero capofamiglia e l’indovino, incontrato nei giorni precedenti, altri non erano che la stessa persona. Non era stato il diavolo a colpirlo in testa, bensì qualcuno ben appostato al buio, che non si era fatto scrupolo di mettere in pericolo un neonato pur di compiere la sua malefatta. Lui il più furbo, lui il più cattivo, lui quello senza scrupoli … era stato raggirato da qualcuno peggio di lui.
Il delirio di onnipotenza della sera prima si trasformò ben presto in follia. Lo si vedeva girare per le strade e per i paesi vicini, urlando maledizioni e fermando chiunque gli fosse a tiro chiedendo che se avessero visto la carovana dei nomadi. Ma non ottenne alcuna notizia utile. Pareva esser sparita nel nulla e con essa anche il suo denaro.
Le notti saliva sul tetto della masseria e lo si poteva sentire urlare al cielo minacce o vederlo piagnucolante in ginocchio invocare il perdono del diavolo. Così passò il resto della sua vita, affogato nel suo insano dolore e via via sempre più smagrito. Finché, un giorno, di lui non si ebbero più notizie.
Ancora oggi se si passa nei pressi dell’antica masseria nelle notti di tempesta, tra i mugugni del vento si può udire la sua malvaggia voce e una strana ombra gesticolante aggirarsi per il tetto.
Il nonno pose con fare protettivo il suo braccio sulle spalle del nipote e tirandolo amorevolmente a se disse - "Hai sentito a cosa può condurre un uomo la fame insaziabile per il denaro? E’ giusto aspirare ad una vita migliore, e dare il meglio di se stessi per poterla ottenere, ma senza calpestare e ferire gli altri, e senza annullare la propria coscienza".
I due rimasero a lungo in silenzio. Infine il nonno riprese a parlare - "Dimmi, cosa intendi fare ora?".
"Abbiamo un vigneto da sistemare, bene e presto" - rispose il giovane. "Al lavoro, che la vendemmia è prossima e deve essere tutto pronto per quel giorno".
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Ogni paese, ogni antico luogo tramanda storie di tesori nascosti, di "acchiature". Storie solitamente condite con riti satanici, o presunti tali, di ostie consacrate date da mangiare ad animali, di sacrifici, di tentati raggiri al diavolo e di sicure punizioni divine.
A Noha tempo addietro mi era stata accennata una storia di questo tipo riguardante Masseria Colabaldi e che mi è stata di ispirazione nello scrivere questo racconto.
La Masseria è sorta nel '500; sul portale è infatti riportata la data del 1595.
Ma il sito si ritiene sia stato frequentato in età ancor più antica, forse già ai tempi dei romani. Questi avrebbero costruito una torre di avvistamento, successivamente utilizzata dai monaci basiliani che la adattarono a convento e che costruirono la Chiesa di San Teodoro, ora inglobata all’interno della struttura rurale.
Come tutte le antiche masserie del Salento, il sito è indubbiamente suggestivo, tanto che negli anni scorsi le associazioni cittadine e gli abitanti di Noha hanno realizzato all’interno un bellissimo presepe vivente.
La struttura è di proprietà privata e l’area in cui si trova prevede la costruzione di edifici di edilizia residenziale. C’è da sperare che il contesto non venga stravolto e che si prendano tutti gli accorgimenti necessari per limitare l’impatto ambientale e visivo sulla zona. Quanto la struttura possa essere in futuro, come in passato, nella disponibilità delle iniziative della collettiva di questo piccolo ma attivo centro salentino, resta tutto da capire.
lug022016
Il brano che segue è stato rinvenuto di recente fra le carte dell’archivio di don Donato Mellone (1925 - 2015).
Scritto nel 1983 alla sua inseparabile Olivetti Lettera 22, è il discorso di commiato da Antonio Rosario Mennonna, vescovo di Nardò (e quindi anche di Noha prima del passaggio della parrocchia all’archidiocesi di Otranto) sin dal 1962.
Anche questa è Storia locale. Che, come ribadito più volte, non è mai Storia di serie B, ma Storia tout court, e con tanto di maiuscola. Storia, che molto spesso è scritta su pezzi di carta rinvenuti per caso.
Mons. Mennonna era un mito per lo scrivente. Il vestito paonazzo, le insegne episcopali (mitria, anello, croce e pastorale), i pontificali, il portamento ieratico e la sua 131 Mirafiori blu lucidissima con tanto di autista e segretario, facevano evidentemente una certa impressione su quell’imberbe osservatore nohano ante-litteram che ero. Ne osservavo, dunque, tutti i dettagli: i suoi occhiali da miope molto spessi, i decori artistici degli uncini dei suoi vincastri, finanche le calze rosso-violacee perennemente indossate, come del resto il suo abito corale con mozzetta.
Del mio vescovo conoscevo il suo stemma (i monti, la stella a sei punte e la fortezza turrita) effigiato all’ingresso dell’episcopio e sul portale dell’adiacente cattedrale neritina, ma anche ricamato sulle infule delle preziose mitrie aurifrigiate, lavorato a filet con l’uncinetto sugli orli della cotta, marcato sugli altri paramenti sacri, e ovviamente stampato sui documenti ufficiali di curia e sulle lettere pastorali.
“Ut ascendam in montem Domini” era il suo motto. Certo di non commettere sacrilegio, lo utilizzai a mo’ di slogan del Numero Unico, il giornalino della Scuola Militare per gli Ufficiali di Amministrazione di Maddaloni, di cui nel ‘92-‘93 fui pure direttore responsabile. Ma, come posso dire, laicizzandolo preventivamente: togliendo cioè quel “Domini”, e lasciando semplicemente “Ut ascendam in montem”. Volevo trasmettere agli altri, tramite il contenuto di quella pubblicazione con tanto di espressione latina, l’urgenza di sentirsi invincibili piuttosto che vincenti, sottolineando l’importanza della lotta e della fatica della salita a prescindere dal raggiungimento dell’obiettivo-vetta. Ma questa è un’altra storia.
Ricordo che nel corso di una delle feste del Ministrante che si celebravano annualmente a Nardò nel grande atrio polifunzionale del seminario diocesano (adibito a volte anche a campo di basket o di calcetto, quando non per convegni, cerimonie o sante messe all’aperto), ricevetti in dono dalle mani dell’eccellentissimo vescovo un libro premio che ancora conservo gelosamente. Era un libello delle Edizioni Paoline, scritto da Denise Barnard dal titolo “Sul tetto del mondo”: una storia sul Tibet e sul Dalai Lama (per dire l’ecumenismo, e soprattutto l’apertura mentale di quell’uomo di cultura, che ci spingeva proprio in quei ruggenti anni ‘70 ad andare oltre “questa siepe che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude”, e forse anche oltre la nostra stessa religione). Credo che fosse stata la signora Pata di Noha (al secolo Vituccia Specchiarelli), delegata all’iniziazione cristiana dei chierichetti, a fare il mio nome al “comitato-premi-libri-ai-chierichetti” per quella bella cerimonia.
Quando il vescovo era in visita a Noha era quasi una festa di precetto, i riti sempre solenni, con la presenza costante di almeno quattro sacerdoti (i due immancabili nohani, cioè don Donato e don Gerardo, e poi ancora don Giovanni Cardinale di Aradeo e infine il segretario-cerimoniere vescovile, mons. Mancina, anzianissimo, e sovente altri “preti ospiti”). Tutti attendevamo l’arrivo dell’ordinario diocesano sul sagrato della chiesa madre, pronti, subito dopo il saluto del parroco, a riceverne l’aspersione “urbi et orbi” (a Noha e al mondo).
Una volta, alla fine di una celebrazione eucaristica, mi trovai ad aprire completamente la porta dell’ufficio parrocchiale (dove era stato preparato il solito rinfresco con delle bibite) solo dopo il passaggio di sua eccellenza, non prima. Ecco che monsignore, tra il serio e il faceto rivolto a me – tra le risate degli astanti - mi fa: “Non preoccuparti. Pensa che anche Santa Chiara chiuse i cancelli dopo che i buoi erano scappati.” Non sapendo cosa rispondere (andavo meglio agli scritti che all’orale anche allora), credo che mi mimetizzai diventando rosso porpora, più o meno come la veste color magenta del mio illustre interlocutore.
Non sto qui a dirvi che imitavo la voce e la cadenza di mons. Mennonna come nessun altro. A dire il vero ero un (inimitabile) imitatore di persone non famose che manco un concorrente di “Italia’s got talent”. Sicché arrivai a fare la parodia di personaggi più o meno locali, quali don Donato stesso, ovviamente don Gerardo, finanche la mia maestra delle elementari… Più tardi arrivai a fare il verso anche ai miei professori delle superiori e quindi dell’università, oltre ovviamente quello di molti miei amici e colleghi, e di altri personaggi vari ed eventuali.
*
Antonio Rosario Mennonna (sopravvissuto a due suoi successori avvicendatisi sulla cattedra neritina), si è spento nella sua casa di Muro Lucano nel 2008, all’età di 103 anni. Ipovedente, è stato lucidissimo fino alla fine: pare che allenasse le sue sinapsi recitando a memoria interi canti della Divina Commedia (ergo lo scrivente, da questo punto di vista può considerarsi in una botte di ferro).
Lascia un ottimo ricordo in quanti lo conobbero in vita, ed una serie infinita di pubblicazioni, fra le quali: libri di favole per grandi e bambini, trattati di filosofia e di teologia, volumi di glottologia (per esempio sui dialetti gallitalici della Lucania), un piccolo dizionario del cristianesimo, e i famosissimi e stupendi “Dialoghi con i personaggi dell’antica Roma” (da Romolo a Tarquinio il Superbo, da Cicerone a Socrate, da Augusto a Costantino, ecc.), incisi anche su Cd.
Il vescovo-professore fu insignito dal Presidente della Repubblica della medaglia al valore di benemerito della scuola, della cultura e dell’arte.
Nel 2008, pochi mesi prima della sua dipartita, scriveva una lettera di ringraziamento a don Donato per il dono del suo volume “Il sogno della mia vita” (curato dal sottoscritto, ed edito da Panìco). In quella lettera (che mio zio buonanima mi fece leggere, e che ora non riesco a rinvenire – datemi tempo), Mennonna fa riferimento al sottoscritto quale insuperabile imitatore della sua voce.
Antonio Mellone
*
Eccellenza Reverendissima,
sono passati ventuno anni e qualche mese da quando Ella fece il suo ingresso nella nostra Diocesi. E ora è giunto il momento di lasciarci per ritornare nella sua terra d’origine (Muro Lucano, ndr.). Sono convinto che Ella se ne sarebbe andata in punta di piedi, senza dar fastidio a nessuno, se non ci fosse stato un dovere elementare da compiere: quello di congedarsi da noi sacerdoti e dalle comunità parrocchiali che per tanti anni Ella ha guidato con saggezza, spirito di sacrificio e soprattutto con grande bontà d’animo.
Non è nel mio stile, Eccellenza, abbandonarmi ai complimenti, ma la verità bisogna pur dirla. E la verità è che noi sacerdoti, come pure tutti i fedeli, abbiamo visto in Lei non l’uomo di cultura, non il dottore in Sacra Teologia, quanto il Buon Pastore che ha amato questa Diocesi di Nardò, non con le parole, ma con i fatti e in verità.
Non è questa la sede più adatta, e non sono io la persona più indicata per illustrare l’opera da Lei svolta a vantaggio di tutta la Diocesi neritina nel corso del Suo ministero pastorale: ci saranno altri più qualificati di me che non mancheranno di assolvere a questo compito. E tuttavia a me spetta il dovere di fare solo un cenno a quanto bene ha compiuto nei confronti di questa Comunità Parrocchiale di Noha.
E ricordo le numerose visite pastorali, da Lei compiute. Ricordo quando nei primi anni del Suo (e mio) Ministero venne nella nostra Comunità a benedire i locali della nuova casa parrocchiale; ricordo quando fece un sopralluogo per i lavori di restauro della chiesa madre e per consacrare successivamente questo altare maggiore, così come voluto dal Concilio; ricordo la benedizione delle campane della chiesa parrocchiale e quella del cimitero, e anche quando venne a Noha a benedire il nuovo monumento ai Caduti; e ricordo, infine, quando, proprio in quest’anno è venuta a benedire il nuovo campo sportivo. E non posso non ricordare, durante l’anno mariano diocesano, l’accoglienza festosa che proprio questa comunità tributò alla Madonna della Pace nel pellegrinaggio che Ella ha voluto indire partendo da Roma.
Sono queste soltanto alcune delle opere che Ella ha compiuto a nostro vantaggio, e proprio a nome di questa Comunità, e a nome mio personale sento il dovere di esprimere all’Eccellenza Vostra Rev.ma i sentimenti della nostra gratitudine più sincera e più devota, e al tempo stesso Le chiedo che non ci dimentichi.
Per questo le Associazioni parrocchiali hanno pensato di offrirLe in dono una statuetta della Madonna. Quando Ella pregherà davanti a questa statua sono certo che si ricorderà di noi.
Noi, dal canto nostro, non mancheremo di ricordarLa nelle nostre preghiere.
Per l’intercessione di Maria, il Signore Le conceda Grazie su Grazie, e tanti anni ancora di vita e salute.
Sac. Donato Mellone
[si ringrazia lo Studio Fotografico Pignatelli per la foto d’archivio]
ago042018
Il vocabolario d’italiano della mia famiglia non contemplava il lemma “vacanza”: che invece credeva fosse (e crede tuttora sia) arabo.
Sicché, come detto altrove, nell’infausto mese di giugno da noi iniziava la Raccolta Del Tabacco e sul tema non erano previsti margini per chissà quali speculazioni filosofiche da parte di uno sbarbatello come il sottoscritto che prima di diventare un No-Tap era giustamente un No-Tab (Tab = tabacco).
Si partiva senza indugio con il frunzone, cioè le prime foglie in basso, quelle che toccavano terra, le peggiori, le più infide. Io raccoglievo ginocchioni queste benedette foglie, strisciando nella polvere della dura gleba manco fossi un devoto pellegrino genuflesso in uno dei santuari del Prodotto Interno Lourdes (Pil).
Avevo le ginocchiere a quei pantaloni inguardabili di due taglie più grandi. Nel frattempo ogni foglia strappata alla pianta era un’imprecazione dentro di me e una fervida preghiera a Zeus, dio del fulmine, affinché benigno scagliasse su quelle piantagioni la più portentosa delle sue sajette. Credo di essere stato uno dei precursori, se non proprio l’inventore, della Giornata Mondiale Senza il Tabacco che tanto successo riscuote oggi in ogni angolo della terra.
La raccolta avveniva la mattina presto prima del canto del gallo. Per dirvi il livello di disperazione ero arrivato a invidiare perfino quello stupido pollastro che, per quanto stupido, aveva comunque il privilegio di svegliarsi dopo di me. E voi non potete nemmeno immaginare il groviglio dei miei pensieri all’indirizzo dei suoi avi defunti.
Si lavorava dunque al lume di luna e stelle: e io mi sentivo alternativamente un po’ Giacomo Leopardi pervaso dal pessimismo cosmico, a tratti un licantropo (il famoso lupo mannaro americano a Noha), e talvolta un vampiro ormai terrorizzato dalla luce del sole.
*
Il tabacco si cuciva con l’acudeddhra, un ago lungo trenta o quaranta centimetri. Quest’aculeo d’acciaio, venduto anzi spacciato dagli zingari al mercato del giovedì di Galatina, presentava una cruna dove si infilava lo spago di circa un metro di lunghezza. Io da quella cruna m’aspettavo di veder passare tranquillamente un cammello, piuttosto che il ricco di turno - che si stava viepiù arricchendo anche grazie al mio indefesso lavoro - entrasse nel regno dei cieli.
Quando si riempiva la filza si staccava dall’ago e, doppiandola, la si parcheggiava di fianco insieme a tutte le altre. C’era anche una sorta di gara fra poveri cristi su chi ne sfornasse di più. Anni dopo all’università appresi che questa abiezione si chiama produttività, ovvero asserto di Kunta Kinte (quest’ultimo enunciato è copyright del sottoscritto).
Le mani era praticamente impossibile proteggerle con i guanti di plastica o con preservativi di altro materiale, tanto che in breve si riempivano di quella sorta di grasso nero appiccicoso e insopportabile, altrimenti detto siu. In quei frangenti, intrattabile com’ero, era pressoché impossibile avvicinarmi, pena la topica imprecazione icastica idiomatico-liberatoria indirizzata urbi et orbi che suona: cu butti lu siu.
*
Dopo l’infilatura o la cucitura bisognava appendere le corde al telaio (taralettu) per l’essiccatura.
Ebbene. Quando il tempo si annuvolava o quando iniziava a piovere (chissà come mai i temporali estivi capitavano proprio quando avevi da poco posato il capo sul cuscino per la sacrosanta pennichella pomeridiana) eri costretto ad alzarti dalla branda per correr fuori all’impazzata a ricoprire i telai/taraletti con la Manta Di Plastica. Chi se ne fregava se t’inzuppavi con l’acqua dei gavettoni scagliati dagli angeli del cielo in vena di scherzi da caserma: l’importante era non farla prendere al tabacco che poteva sciuparsi o assumere un colore sgradito al monopsonista acquirente dotato di cravatta in senso letterario e in senso letterale. Per la cronaca nessun tabacco, nemmeno il più curato nei dettagli, fu mai pagato adeguatamente e soprattutto per pronta cassa. E tu, insieme a molti altri, eri costretto ad ascoltare sotto le volte del magazzino di consegna la solita salmodiante voce del padrone che faceva: àggili bbire [i.e. aspetta e spera].
*
Decenni dopo arrivò Marchionne (parce sepulto), amministratore delegato della fabbrica dei consensi, incensato dal clero mediatico-giornalistico dell’ordine del neoliberismo, e applaudito dal gregge di fedeli precarizzati e senza coscienza.
Ancora fumo. Di quello buono.
Antonio Mellone
lug122016
Ieri, lunedì 11 luglio 2016, a Galatina, il mio ultimo zio, per il secolo Santo Marti, nato il 16 febbraio del 1918, ha lasciato questo mondo di vivi apparenti.
Quest'anno sono 98 anni. A turno, figlie, generi, nuora e figlio non lo mollano nemmeno per un istante. Ora lo sta imboccando Lucetta. Mastica un pezzo di dolce secco. Più che masticare mi sembra che impasti mollica, come si faceva da bambini, per tappare il buco nei muri dove nascondevamo i denti da latte.
Impasta e guarda nel vuoto. Gli chiedo come va, ma devo gridare forte perché ci sente molto poco. Mi risponde:
"…ahi, Marcello miu, la vista! Senza la vista comu fazzu?"
Non vede. E come non capire la sua tristezza. Come si fa a pensare che quando fuori piove e si sente l'odore dell'erba bagnata, per esempio, non gli venga in mente l'aria frizzantina che gli attraversava il camiciotto arrotolato sulla pancia, bloccato da quello stesso nodo con cui legava i sacchi pieni di grano, quando lavorava al Pindaro e la sua Maria stava a casa affaccendata a preparargli lo stufato e a governare casa e bestie. L’ultima volta che lo incontrai lassù, al Pindaro, già non ci vedeva quasi più, ma gli faceva bene stare nella sua terra. Conosceva ogni anfratto, ogni pietra, ogni filo di vento che sibilava fra i tronchi degli ulivi secolari, dove, mi raccontava, si nascondevano i briganti. Alzava la testa e dirigendo il naso verso la vecchia carbonaia in direzione di Collemeto, mi diceva: “Osce è na bella aria, ede trhamuntana”. Ma nonostante fosse pieno giorno non ci vedeva per niente. Camminava nel campo piegato in due, sfiorando e accarezzando le foglie delle sue piante. Sembrava volesse dirgli che lui era ancora il comandante. Poi in un attimo lo vidi scomparire. Dileguato come uno spirito. Lo chiamai a voce alta: "Zio Santo... zio Santoooo!". Si era raggomitolato in terra e con le mani palpava i peperoni come usava fare con le mani delle signore che andavano a salutarlo. Con orgoglio mi chiamò urlando: "Na.... Marcellu.... Na na.. vidi visti cce su belli! Erano ancora verdi, povero zio mio. La scena è fra le più indimenticabili. Come il rapido cambio di scena che offre il sole nei pochi attimi prima di scomparire dietro l'orizzonte, come per esempio quello dietro la masseria Colabaldi. Trattengo un nodo in gola quando mi dice che vede solo un'ombra. Come fai a restare impassibile per un dolore così grande. Lo vedo ancora per l’ultima volta, nel suo grande letto, sembra un neonato. Lo chiamo gridando forte, come quella volta che mi cadeva addosso il suo traino e lui corse in mio soccorso consolandomi.
Lo chiamo gridando forte: Zio Santo! Zio Santo! Gli accarezzo la testa, gli prendo la mano. Non risponde e la sua stretta d’acciaio resta un ricordo.
Ora mi immagino la prima stanza, un tempo il salotto di casa, poi camera da letto per la prole e poi ancora sala da pranzo per le grandi occasioni, me la immagino per qualche ora chiesa. Mi affaccio quasi timidamente. In un certo senso capisco che lì c'è Dio. Il Dio che nasce e muore. Muore e risorge, come il sole, le stagioni e i miliardi di stelle. E qui lo zio vive. Perché la vita va colmata sempre di colori. Dio è vita.
Ora, come tu mi hai insegnato, in una mano teniamo alto un bicchiere e nell'altra facciamo finta di avere un tralcio di vite, brindiamo insieme a te, zio:
“Questo è un frutto che io tanto amo ed è coltivato su questo ramo.
Ecco perché lo vorrei ogni mattina specie quando tira quella bella tramontana che le orecchie ti raffina.
Mi vorrei chiudere dentro una cantina non per un'ora né per una settimana,
ma per stare con più allegria con la mia amante in buona compagnia.”
Ciao Zio Santo.
Marcello D’Acquarica
lug222018
Si articola in un 2x2 misto il torneo di beach volley che caratterizza il Memorial “ Fernando Panico 2018”, giunto all’undicesima edizione outdoor. Come ogni anno l’organizzazione di cui Carlo De Lorentis è il fautore dell’evento, soprattutto nella parte più nostalgica e sensibile della figura di Fernando, si irrobustisce di unità collaborative per rendere la manifestazione quanto più tecnica ed interessante possibile.
L’operatività della triade Carlo-Santo-Checco ha prodotto ben 16 coppie di atleti , tra cui spiccano i nomi di giocatori e giocatrici che hanno calcato i parquet di serie B ed A2 nella stagione appena finita. Non poteva mancare la coppia regina della manifestazione che impreziosisce l’albo dei vincitori: Giorgia Faraone e l’inalterabile, nel fisico e nella classe, Nando Salzillo (prossime le sue cinquanta primavere) che cercheranno il tris consecutivo di vittorie .
Il ricordo di Fernando Panico ,che anche in questa disciplina aveva ricoperto l’incarico di responsabile regionale, è sempre il punto di riferimento per gli appassionati di pallavolo ,che ne ricordano le capacità tecniche e morali ,oscillanti tra il burbero docente maniacale e gli straordinari comportamenti ricchi di qualità umane verso gli atleti.
Per questo il comitato organizzatore dell’evento sta già lavorando alla programmazione della versione indoor per ricordarlo, a quindici anni dalla sua scomparsa, a quanti gli hanno voluto bene apprezzandone il coraggio e la tenacia nella formazione dei giovani.
Alla finale di domani 21 , cui seguirà la premiazione delle coppie finaliste, saranno presenti autorità politiche e sportive, unitamente ai familiari di Fernando Panico e ad una folta rappresentanza di pubblico.
Queste le coppie partecipanti:
AVELLI-TRANDE
ASTI-CRISTOFARO
PRIMAVERA -MATARRELLI
SALZILLO-FARAONE
PERRONE-LIMA
rizzo-RUSSO
D’AMICIS-GALLO
OREFICE-GUIDO
BARONE-PISCOPO
VERNALEONE-MORONE
GUARINIO-MAGGIPINTO
SANCESARIO-PRINCIC
LATORRE-CAFORIO
MUCI-MONTAGNA
MUCI-BOELLIS
BISANTI-ANTIGNANO
Piero de lorentis
giu052013
Quando si parla di un argomento, uno qualsiasi, ascolto con attenzione prima di esprimere il mio parere. Se però l’argomento è il disegno, l’antenna telescopica della mia attenzione si proietta come il periscopio di un sommergibile che scruta l'orizzonte, in cerca della meta da raggiungere. Oggi sono a casa di Mauro, il papà di Alessio, che con evidente orgoglio, mi racconta della premiazione del suo bambino per un disegno scelto a scuola, l’Istituto Comprensivo Polo 2 di Galatina e Noha, avvenuto a Lecce presso l'Hotel Tiziano, il 31 Maggio. Il concorso, denominato “Lo scrivo io”, a cui hanno partecipato molti studenti della provincia di Lecce, è stato indetto dalla Gazzetta del Mezzogiorno. Non faccio nemmeno in tempo ad abbozzare il desiderio di vedere quel disegno che Mauro sparisce nella stanza affianco per riapparire con una valanga di pagine colorate. A parte la mia esperienza quarantennale nel disegno, ho visto molti bambini, fra cui i miei due figli, crescere con il loro modo di disegnare. Oltre alla parola, il disegno è uno dei primi metodi di comunicazione. Infatti un bambino, appena è in grado di tenere in pugno una matita, inizia a compiacersi dei suoi “geroglifici” che con il passare del tempo prendono forma. Osservando le opere di Alessio mi rendo conto di avere fra le mani qualcosa di diverso dal solito. Alcuni suoi lavori esprimono la normale espressività di forme e figure tipiche dei bambini della sua età, come per esempio, il villaggio Maya, dove la rappresentazione topografica del fiume e di alcune scene di vita quotidiana spiana la vista isometrica del tempio. Forme che con il raffinarsi della tecnica e con l’avanzamento nei corsi di studio cambiano generalmente allo stesso modo quasi per tutti. Ma qui noto una capacità libera e straordinaria di entrare nel disegno prospettico che sicuramente Alessio non può avere acquisito da regole o insegnamenti che fanno parte di programmi scolastici ancora a divenire. Alessio è in grado di intercalare nello spazio del suo disegno strutture dislocate in varie angolazioni mantenendo alto il livello del buon gusto visivo. Per rendersene conto, basta osservare la piazza con lo sfondo della cupola di San Pietro che lui ricorda (senza l’ausilio di foto) da una sua recente gita a Roma. Una capacità evidentemente innata in lui poiché, io stesso dovendo impegnarmi in cose del genere, dovrei necessariamente ricorrere a regole e trucchi acquisiti con l’esperienza del mio lavoro, naturalmente dopo la maturità tecnica. Quindi Alessio ci dimostra di essere un concentrato di attenzione, oltre che di maestria del disegno. Sicuramente ha un alto spirito di osservazione che lui, ovviamente, non gestisce con la ragione ma estrapola liberamente dal suo animo con la leggerezza di chi vede e sente con il cuore. E’ chiaro che Alessio in questo momento dell’età, attraverso i disegni che fa di sua libera iniziativa, ci racconta dei suoi sogni di bambino. Ma è probabile che con il passare del tempo diventerà comunicazione pura e forma espressiva dei suoi pensieri. Lo spirito di osservazione è la base necessaria per costruire un qualsiasi progetto, nel bene e nel male. Se non siamo capaci di osservare non saremo mai in grado di decidere cosa fare. E se non lo facciamo noi ci sarà sempre qualcuno pronto a prendere e pretendere di dominare sulla nostra stessa libertà. I risultati sono evidenti ovunque, Noha compresa, ma questa è un'altra storia. Quindi Alessio è un “osservatore”, come me, uno che osserva e disegna. A questo punto non mi resta che proporgli di “osservare” Noha. E così prendo dalla mia borsa una copia del Catalogo dei Beni culturali di Noha pensando di fargli un gradito regalo. Alla vista del libro la sua sorpresa è grande. Fino a questo momento il nostro dialogo è stato distratto e discontinuo, sono stato io a tenere “vincolata” la sua attenzione. Ma appena aperto il libro sulle pagine dei disegni delle nostre Chiese, delle masserie, delle casette, della Casa rossa, del Castello, della Torre, della Trozza, della pianta di Noha, della masseria Colabaldi, ecc. Alessio sbarra i suoi grandi occhi scuri. Anche se non lo fa con le mani (educatamente ferme), sento le pagine scivolarmi sotto le dita, mosse certamente dal suo forte desiderio di ammirazione per i disegni a colori che si susseguono nelle pagine del Catalogo. Quasi me lo strappa dalle mani per immergersi in quelle pagine che lo attraggono visibilmente. Ora Alessio è sereno, sta certamente elaborando nella sua mente altri progetti da disegnare sui fogli di carta che in casa abbondano. Forse si è aperta una nuova vena preziosa in questa miniera di tesori che è Noha con i suoi valori e i suoi beni.
Marcello D’Acquarica
giu162018
Gentile Presidente Michele Emiliano,
L’Ospedale di Galatina rappresenta per la maggior parte della popolazione salentina un punto di riferimento assoluto, una risorsa che risponde da molto tempo e in maniera efficace ai bisogni di salute delle persone.
Chiediamo con forza che il Santa Caterina Novella possa continuare ad avere il Punto Nascita associando anche il servizio essenziale della T.I.P.O. (Trattamento Intensivo Post Operatorio) che assicura sorveglianza minuziosa delle funzioni vitali, per prevenire delle complicazioni e in caso si verifichino potervi porre rimedio istantaneamente.
Il piano di riordino ospedaliero voluto dalla Regione Puglia non può prevedere la chiusura di un servizio di eccellenza che a Galatina da sempre viene utilizzato nel migliore dei modi.
Vorremmo farle presente inoltre che il punto nascita di Galatina dà più garanzie cliniche per la presenza al suo interno di branche specialistiche ad indirizzo sub-intensivo come la Nefrologia e Dialisi, la Pneumologia, le Malattie infettive e Gastroenterologia che sono importanti per eventuali complicanze che possano insorgere e che altri presidi ospedalieri non possiedono.
Approfittiamo della presente per chiederLe un incontro al fine di esplicitare meglio le istanze che il nostro territorio rivendica e per confrontarci circa il futuro del Santa Caterina Novella.
Salutandola cordialmente,
Le auguriamo buon lavoro.
Il Segretario del Circolo PD Galatina - www.pdgalatina.it
Caro Segretario,
come ho avuto modo di spiegare anche alla comune amica Sandra Antonica, nessuna scelta relativa alla riorganizzazione sul territorio dell'assistenza ospedaliera, è frutto di improvvisazione. L'approfondimento che in questi 2 anni abbiamo dedicato, in maniera condivisa peraltro, ad ogni scelta è la prova che siamo pienamente consapevoli dell'importanza di offrire una assistenza all'altezza delle esigenze delle comunità. E questo è ancora più importante per quelle comunità dove storicamente sono presenti presidi ospedalieri. Quello di Galatina è uno snodo importante per tradizione e qualità dell'offerta sanitaria. Ed è mia intenzione non mortificare il Santa Caterina Novella, anzi consolidarne le esperienze di eccellenza inserendo pienamente il presidio ospedaliero all'interno del complesso riordino della sanità della provincia di Lecce. La direzione generale della Asl Lecce ha completato, di recente, l'analisi del futuro assetto dell'ospedale di base di Galatina. Mi risulta che lo schema, in fase di perfezionamento, elaborato dalla Asl e relativo a Galatina viene incontro alle esigenze più volte manifestate dalla comunità locale. Rimango, come sempre, a disposizione per ogni interlocuzione utile a definire in maniera corale un percorso di crescita della sanità pugliese che è imposto da leggi e regolamenti, ma è guidato dalla volontà di dare ai cittadini pugliesi una sanità finalmente all'altezza delle nostre legittime aspettative.
Cordiali saluti Michele Emiliano
"Prendiamo atto che la nostra sollecitazione alla massima attenzione verso la piena e continua operatività dell'Ospedale di Galatina sia stata manifestata dal Presidente Emiliano. E' importante mantenere operativo il Punto nascita associato al servizio del "T.I.P.O.-Trattamento Intensivo Post Operatorio. Sappiamo anche che il punto nascita di Galatina dà più garanzie cliniche per la presenza al suo interno di diverse branche specialistiche ad indirizzo sub-intensivo come la Nefrologia e Dialisi, la Pneumologia, le Malattie infettive e la Gastroenterologia che sono importanti per eventuali complicanze che possano insorgere e che altri presidi ospedalieri non possiedono. L'ospedale Santa Caterina Novella deve continuare ad essere punto di riferimento sanitario per il territorio considerando anche le importanti branchie specialistiche e operative presenti al suo interno". Andrea Coccioli
apr102016
Domenica 10 Aprile il Circolo Tennis Galatina sarà impegnato in trasferta nella seconda giornata del Campionato Nazionale di Serie B contro gli ormai amici della Ferratella Roma(affrontati due volte negli ultimi due anni).Dopo l'ottimo esordio casalingo con il Tc Treviglio,i ragazzi si stanno allenando duramente per fare bella figura ogni Domenica non tralasciando nulla al caso.Troveranno ad aspettarli una squadra molto competitiva che ha paregggiato sui campi velocissimi del Ct San Colombano.Compongono la squadra romana Marco Mosciatti numero 1 classifica italiana 2.2,Flavio De Lucia classifica 2.4,Andrea Marra e Giacomo Vianello classifica 2.5.
"Sono molto soddisfatto dei ragazzi -afferma- Giovanni Stasi .Domenica scorsa abbiamo fatto una grande partita e potevamo portare a casa tutta la posta in palio.Dobbiamo comunque restare con i piedi per terra.Ma i ragazzi lottano ed è questo che è piaciuto alle numerose persone presenti sugli spalti.Per questa trasferta abbiamo già riempito un pullman 20 posti e molti galatinesi presenti a Roma già mi chiedono informazioni dell'indirizzo del circolo dove andremo a giocare".
Prosegue a gonfie vele il Torneo "Imar" che oggi vedrà tutti i big in campo.Mercoledì 13 Aprile sono programmate le finale del torneo a causa dell'impossibilità di molti partecipanti a giocare nel week end perché impegnati con le rispettive squadre di Serie B e C.
Mario Stasi
mag212012
Oggi 21 maggio, Paola rizzo sarà ospite del programma radiofonico "Giova's Dinner" su Rete Otto, dalle ore 17:30 alle 19:00.
Per ascoltare cliccate su: streaming: www.rete8.net
dic292018
La serata ospiterà due batteristi di fama internazionale: Mylious Johnson e Gareth Brown che attualmente fanno parte rispettivamente della band di Giorgia e Jovanotti. Il concerto prevede anche la presenza di Carolina Bubbico, musicista, compositrice e direttore d'orchestra che presenterà alcuni brani tratti dai suoi album e cover internazionali. Molti saranno i musicisti che si avvicenderanno, a partire da Luca Roselli alla console, Sandro Sax al Sassofono e l'intervento di Emanuele Coluccia, galatinese, musicista polistrumentista, attualmente in tournée per presentare il suo disco Birthplace.
L'apertura del concerto sarà dedicata al musicista Raffaello Murrone, recentemente scomparso. Video, interviste ed interventi dei suoi allievi contribuiranno a ricordare una figura molto amata dalla comunità. Un tributo doveroso per chi ha dedicato la sua esistenza allo studio della batteria e della musica in genere.
La direzione Artistica dell'evento è affidata a Gigi Rigliaco.
MYLIOUS JOHNSON è una delle attuali nuove generazioni di batteristi in circolazione. Mylious ha iniziato a suonare in cori gospel della chiesa e successivamente ha allargato i suoi orizzonti musicali al Jazz, all’Hip Hop, al Pop, poi all’arena drumming del rock. Esplorò la sezione rock dei negozi di dischi e comprò quasi l’intera collezione di Led Zeppelin e The Who per afferrare l’atmosfera ‘rock’ da quelle rispettive icone della batteria. È un batterista ben arrotondato con il suo stile equilibrato di R ‘n’ B, rock e jazz che lo colloca nel regno dei nuovi batteristi che si inseriscono nella mappa della batteria nella musica di oggi. È stato in grado di utilizzare questa combinazione di stili lavorando con Pink, Joe, 98 Degrees, Jessica Simpson, Mariah Carey, Alex Bugnon, Jovanotti, Tiziano Ferro, Sladu e Friends, Gianna Nannini, Emma. Attualmente è il batterista ufficiale di Giorgia.
GARETH BROWN, di origini giamaicane, è un richiestissimo session man, sempre impegnato in studio di registrazione. Da tempo è il batterista della focosa band di Jovanotti, ma ha all’attivo il progetto solista Jungle Green e ha lavorato con molti musicisti, tra cui Donna Summer, Rihanna, Craig David, TIziano Ferro, Joss Stone, Rita Ora e molti altri. Brown è considerato tra i 10 più importanti batteristi del Regno Unito, ha collaborato con moltissimi artisti a livello internazionale. Ha all'attivo il progetto solista Jungle Green, che mescola il reggae alla fusion, al jazz e al rock. Il tutto con venature soul che rendono la musica del batterista londinese una mescolanza di generi che affascina per la commistione di sensibilità e ritmi diversi.
CAROLINA BUBBICO, pianista, cantante, compositrice, arrangiatrice è attiva sulla scena musicale dal 2011 quando esordisce con l’originale progetto in solo “One girl band” che la vede impegnata nell’uso di più strumenti musicali, una loop machine, le percussioni oltre alla voce e al pianoforte. Nel 2017 compie un tour in Italia con il Maestro Peppe Vessicchio e i musicisti del Sesto Armonico per “Il grande viaggio insieme” di Conad. A dicembre 2017 è stata ospite, come cantante, arrangiatrice e direttrice per “The Brass Group” al Real Teatro Santa Cecilia di Palermo per la rassegna Brass in Jazz. Al Festival di Sanremo 2015 era in veste di arrangiatrice e direttrice d’orchestra per Il Volo, vincitori tra i Big e per Serena Brancale tra le giovani proposte.
Ufficio Stampa Marcello Amante
set092017
Confusione e scarsa competenza. Questi gli elementi che hanno caratterizzato il secondo Consiglio comunale, sia a livello di atti deliberativi che di dibattito in aula. Il sindaco Marcello Amante e la sua maggioranza pensano che basti enunciare. Intanto sul bando di gara per la gestione dei rifiuti urbani vediamo pagata una delle tante cambiali politiche che Amante continua a onorare, a spese dei cittadini. Nonostante il personale sia in esubero viene mantenuto in servizio con conseguenze dirette sulla Tari. Scelte irrazionali, ma comprensibili se consideriamo che questa situazione è figlia del centrosinistra che ha sostenuto l’attuale sindaco al ballottaggio e forse lo ha aiutato anche prima.
E passiamo ai “capolavori”, ossia alle delibere, alcune di grande impatto, portate da questa maggioranza nel Consiglio comunale di ieri. I cittadini devono sapere che ancor prima di formare le commissioni consiliari (era l’ultimo punto all’ordine del giorno) che secondo lo Statuto comunale hanno il compito di valutare preventivamente gli atti, la maggioranza ha deciso di portare in Consiglio delibere importanti (regolamento per l’ecocentro, variazione di bilancio, bando di gara sui rifiuti, criteri per le nomine dei professionisti scelti per rappresentare l’ente in altri organismi) senza l’esame preliminare del deliberato. La maggioranza ha portato in Consiglio anche il bando di gara per la gestione dei rifiuti, ma non spetta certo ai consiglieri votarlo perché è un atto di governo e quindi spetta alla giunta che comunque ha deciso sulle linee di indirizzo. Ho chiesto che queste delibere fossero ritirate, ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.
Partiamo dal regolamento per l’ecocentro: è confuso e contraddittorio. I rifiuti sono descritti genericamente e classificati con i codici CER comprensibili solo agli addetti ai lavori. Sarebbe servito un dettaglio più preciso dei rifiuti che possono essere smaltiti presso l’ecocentro e un elenco dei rifiuti che non possono essere portati lì, così come hanno fatto Comuni più attenti. Per molti codici non sono indicati i quantitativi massimi di conferimento, giornalieri o annuali. E non manca l’errore grossolano. Sui rifiuti misti dell’attività di costruzione e demolizione è prevista una quantità annuale di smaltimento pari ad 1 metro cubo oppure 50 chilogrammi, peccato che all’assessore all’Ambiente sia sfuggito che un metro cubo di questo materiale ha un peso specifico medio pari a 15 quintali. Quindi chi porta un metro cubo di materiale potrà smaltire maggiori quantitativi.
Il paradosso si raggiunge con l’articolo 4 che prevede il conferimento dei rifiuti solo a fronte della presentazione della bolletta Tari. Dobbiamo pagare tutti. Questa la filosofia dietro questa scelta che condivido, ma ponendo questo paletto il rischio è di continuare a vedere i rifiuti abbandonati per strada o nelle campagne. Il contrasto dell’evasione o la corretta riscossione, spetta agli uffici competenti, senza che debba incidere sulla possibilità di corretto smaltimento.
Il bando di gara per il servizio di gestione dei rifiuti è il trionfo di tutto e il suo contrario. La giunta non ha avuto la forza di assumersi le sue responsabilità, non ha fatto il suo mestiere e lo ha delegato al Consiglio comunale. Non vorrei che dietro questa scelta singolare ci sia l’esigenza di tutelarsi da eventuali conflitti di interessi che potrebbero emergere qualora dovesse risultare vincitore della gara un operatore economico con cui esponenti della maggioranza hanno avuto rapporti professionali e magari ha anche un contenzioso aperto con l’amministrazione comunale. Come se non bastasse anche questa amministrazione ha confermato tutti gli oneri ereditati dalla CSA, compresi livelli professionali ormai non più necessari. In questo capitolo rientrano anche gli impiegati dell’appaltatore che lavorano a supporto dell’ufficio tributi del Comune di Galatina arrivando a determinare anche la Tari.
Ancora una volta la politica dimostra poco coraggio e compie scelte miopi rispetto all’interesse generale, cosa tanto più grave se consideriamo il fatto che questa gara viene giustificata dalla presunta necessità di risparmio senza, però, mettere in atto scelte che rendano possibili i risparmi di spesa. Se avessero voluto fare l’interesse dei cittadini avrebbero dovuto ritirare questa pasticciata delibera.
Cari cittadini, dovete sapere che la maggioranza ha portato in Consiglio una delibera sui criteri da seguire nella nomina di professionisti che rappresentano l’ente in altri organismi. Ebbene, si chiedono titoli di studi adeguati agli incarichi, quindi competenze specifiche di cui il sindaco non ha tenuto conto quanto ha nominato i suoi assessori che già nei primi atti danno prova della loro incompetenza.
Giampiero De Pascalis
Consigliere di opposizione della lista De Pascalis
apr212007
"Eccovi di seguito un brano di Antonio Mellone tratto da "il Galatino" n. 6, anno XL, del 30 marzo 2007, nel quale l'autore ricorda con un salto indietro nel tempo la figura del compianto don Gerardo rizzo, sacerdote di Noha".
Don Gerardo rizzo
Il 13 febbraio scorso si è spento serenamente don Gerardo rizzo, sacerdote di Noha. Se n’è andato nel silenzio della notte, nella sua casa ubicata nella storica Piazzetta Trisciolo, quella stessa casa che fu di suo zio, il Monsignor Paolo Tundo, indimenticato arciprete di Noha.
Aveva ottantatre primavere, don Gerardo; e si può dire che abbia trascorso buona parte della sua vita nella sofferenza e negli acciacchi derivanti da un brutto incidente automobilistico accaduto nella seconda metà degli anni ’60; disgrazia che gli procurò una frattura multipla ad un femore. I postumi di quell’infortunio furono visibili, dolorosi, e permanenti; ma quanto più tormentosi, tanto più sopportati con pazienza e santa rassegnazione.
Io lo conoscevo praticamente da sempre, non solo perché egli era un mio “familiare”, (essendo cugino di mio padre), ma soprattutto perché da piccolo imberbe chierichetto, come tanti altri, “gli servivo la messa”: e questo decine, se non centinaia di volte. Una volta mi capitò anche di servire una sua messa al cimitero di Noha. Era appena spuntata l’aurora… Ma dico subito che fu un’esperienza che non ripetei, in quanto l’atmosfera, la desolazione del cimitero, ed il suono a morto della campana della chiesa (che era un po’ distante dalla cappella nella quale si celebrava) - campana che io stesso, in solitudine in quella sagrestia, avevo azionato tirandone la fune - in quella mattina di nebbia, mi atterrirono così tanto che da allora rinunciai a ritornare in quel santo luogo in quegli orari nei quali quasi nessuno lo frequenta. Una volta in macchina sulla strada per il ritorno dissi subito a don Gerardo che al cimitero non ci avrei più messo piede proprio per quei motivi: mi rispose con una rassicurante risata…
Era così don Gerardo, di poche parole. E sovente taciturno, come assorto in preghiera.
Preparato, diligente, puntualissimo, mai prolisso era molto amato da grandi e piccoli, e molto gettonato soprattutto nelle confessioni sia per la sua notoria indulgenza e sia perché capiva subito chi aveva di fronte, onde la clemenza e l’assoluzione arrivavano nel breve volgere di qualche minuto (se non proprio nell’intorno di una manciata di secondi).
Ha celebrato per decenni la “terza messa” domenicale, quella delle undici “in punto”, messa cantata con tanto di coro ed organo, una messa seguitissima anche perché grazie alla sinteticità di don Gerardo, alle dodici meno venti preciso tutti i cittadini di Noha erano già da un pezzo fuori dalla chiesa, diretti alla volta delle loro case, là dove, da lì ad un quarto d’ora, sarebbero stati pronti ad assidersi per il desinare (a Noha si mangiava alle dodici in punto, anche la domenica: molti hanno mantenuto codesta “regola”).
Non amava, in effetti, le prediche interminabili o prolisse (come invece sovente accade), ma, direi, quelle concettose ma nello stesso tempo stringate ed essenziali. Diceva tutto quello che s’aveva da dire e lo faceva con proprietà di linguaggio e con citazioni dotte (molte proferite in latino perfetto), che denotavano lungo commercio con le lettere e con i libri, sui quali s’era pure consumato la vista. In effetti studiava sempre ed aveva una memoria straordinaria. Alla bisogna, ti spiegava tutto per filo e per segno: e non soltanto i testi dei Padri della Chiesa, ma anche quelli della letteratura italiana di ogni tempo.
Si dilettava anche a suonare l’organo a canne della Chiesa Madre di Noha nel corso della messa serotina e cantava anche con la sua voce cristallina ed intonatissima. Ricordo che una volta un “predicatore quaresimalista” introdusse la sua omelia proferendo queste parole: “Sarò breve…”. Non l’avesse mai fatto. Prontamente dalla postazione dell’organo (che nella chiesa di Noha si trova proprio di fronte all’ambone) don Gerardo gli fece quasi eco, rispondendo ad alta voce, quasi come si risponde ad un salmo responsoriale: “Speriamo!!!”.
Il predicatore dovette rispettare il suo intendimento, così esplicitamente proferito, ed approvato.
Avevo imparato a conoscere don Gerardo così bene (così come, da ragazzo, mi capitava di fare per molti personaggi di Noha - ma anche forestieri - studiandone movimenti, intonazione della voce e gesti) che la sua imitazione mi riusciva meglio di tutte le altre…
*
Alla fine del mese di maggio era tradizione che iniziasse a Noha nella cappella di S. Antonio di Padova la cerimonia della “tredicina” in onore del Santo. Gli incaricati per la celebrazione delle funzioni e della messa, da parte della signora Tetta, organizzatrice e sagrestana di quel grazioso tempietto, (un tempo in piena campagna, ora, ormai circondato da una meno romantica “villettopoli”) erano proprio don Gerardo rizzo, mentre i chierichetti deputati al servizio sacro erano il mio amico e compagno di classe, Adriano, ed il sottoscritto. Siamo sul finire degli anni settanta e verso i primi degli anni ottanta.
Per don Gerardo potevamo servire la messa senza la tonaca rossa e la cotta: un’eccezione, uno strappo alla regola molto gradito da noi altri, anche perché nei pomeriggi di giugno la temperatura pur non essendo ancora torrida da noi è comunque calda.
Ci divertivamo un mondo e con don Gerardo si scherzava e si rideva sovente, prima o dopo la messa. Una volta però accadde “nel durante”.
Si era nel bel mezzo della celebrazione. Ad uno dei due ragazzi capitò uno svarione (che di fatto era un’inezia, che nemmeno ricordo). Ai due chierichetti, che si guardarono un attimo negli occhi, venne immediatamente un attacco di risate, che, sulle prime, si tentò di bloccare, soffocare, reprimere, o almeno frenare; poi fu trattenuto a stenti, e poi ancora sempre meno…
Insomma - e per farla breve - con il nostro continuo drammatico crescendo d’ilarità non dominata, ben presto contagiammo lo stesso don Gerardo il quale, per qualche interminabile decina di secondi dovette a sua volta interrompersi. Questo fece sì che i fedeli raccolti in preghiera in quella piccola chiesa s’accorgessero di tutto quanto avveniva sull’altare a pochissima distanza dai loro occhi ed orecchi, e, a loro volta, come accade per queste cose, pur non sapendo il motivo di tanto ridere, scoppiarono anch’essi in una fragorosa generale risata. Alla fine della messa, in macchina, diretti alla volta di piazza San Michele il centro di Noha, non fummo redarguiti, come pensavamo o temevamo: anzi continuammo ancora a ridere, e pare che, con questo, don Gerardo volesse dirci che la fede è gioia, letizia e che “[…] il diavolo non è il principe della materia, il diavolo è l’arroganza dello spirito, la fede senza sorriso …” [cfr. pag. 451, U. Eco, Il nome della rosa, La Biblioteca di Repubblica, Barcellona, 2002].
Le tredici splendide giornate di primavera inoltrata si concludevano, dunque, il tredici giugno con la festa del Santo Taumaturgo di Padova, con la benedizione e la distribuzione a tutti del pane benedetto…
Alla fine della tredicina, don Gerardo per ringraziarci della nostra assistenza ci portava a Galatina per offrirci un gelato (un tempo i gelati erano un lusso che si gustavano solo nelle domeniche pomeriggio d’estate, ed a volte nemmeno in quelle). Il bar di Galatina – bellissimo - era quello di Rafelino, ubicato in via Gallipoli, quello che produceva i gelati più buoni del Salento e quello (almeno così ci sembrava) che aveva inventato la panna montata, una delizia celestiale, una squisitezza morbida e vellutata che in quel gruppo di anni di oltre un quarto di secolo fa non tutti conoscevano. Prendevamo un cono a testa con tre gusti e con sopra tanta panna montata ed in macchina sorbivamo con lentezza quella leccornia sublime…
Ecco: a me piace ricordare proprio così il caro don Gerardo, mentre con la sua Fiat Cinquecento ci portava da Noha a Galatina per offrirci il gelato di Rafelino, sormontato da soffice candida panna montata.
ANTONIO MELLONE
mag312020
La Showy Boys Galatina fa squadra con il Vero Volley, realtà tra le più importanti nel panorama sportivo nazionale e non. Nel continuo percorso di crescita della Scuola Volley, la Showy Boys ha raggiunto questo importante accordo di collaborazione con il Consorzio Vero Volley Monza al fine di offrire ai propri allievi e giovani talenti un’ulteriore opportunità di crescita e di formazione.
Tutto nasce dalla volontà della Showy Boys di ampliare i propri orizzonti e di offrire nuove possibilità di sviluppo ai più giovani con l’obiettivo di creare un percorso diretto e un programma di eccellenza con una solida e valida prospettiva. Grazie alla sinergia con Vero Volley, la più grande realtà di volley giovanile d'Italia e probabilmente d'Europa, la Showy Boys, unica Scuola di Pallavolo Fipav di Puglia all’interno del Consorzio, avrà una prospettiva nazionale di rilievo e ciò consentirà di offrire ai tesserati biancoverdi una vetrina prestigiosa, un’opportunità per cercare di entrare nel mondo della pallavolo di alto livello.
Il Consorzio Vero Volley Monza rappresenta un’eccellenza dello sport italiano. Unica realtà pallavolistica a livello europeo ad avere contemporaneamente in Superlega e Serie A1 una formazione maschile (GI Group Team Monza) e una femminile (Saugella Team Monza), Vero Volley si propone attraverso un importante settore giovanile che conta 1600 atleti, uno staff di oltre 350 tra dirigenti e tecnici federali, 63 squadre, 28 strutture sportive in cui svolgere l’attività e circa 9000 ragazzi coinvolti nei progetti scolastici.
Ciò che accomuna Showy Boys e Vero Volley è la promozione della cultura dello sport, della pallavolo, la valorizzazione dei talenti del territorio (nello scorso mese di aprile, ben otto atleti del Consorzio sono stati convocati in nazionale giovanile), nonché la passione, l’impegno, una corretta e funzionale organizzazione che persegue dei sani obiettivi.
Il concetto di “Cultura Sportiva”, che è presente nel logo di Vero Volley, vuole essere trasmesso a tutti coloro che partecipano al progetto grazie ad un’attenzione continua per la formazione personale, per fornire strumenti utili a realizzare idee e progetti in un’ottica di condivisione e collaborazione. Un progetto che abbraccia tutto il territorio nazionale e diversi ambiti dell’esperienza non soltanto sportiva. In particolare nel mondo del sociale, Vero Volley allena una squadra di ragazzi diversamente abili, sostiene la squadra nazionale delle pallavoliste sorde, è promotore del progetto di insegnamento del volley in India e sostiene con gli incassi la comunità di San Patrignano. Nel campo scientifico, invece, è attiva una collaborazione con l’Università Bocconi di Milano e la formazione è costantemente curata ed aggiornata. Vero Volley significa anche Candy Arena, un punto di riferimento tra i palasport italiani, un fantastico impianto sportivo da 4000 posti che Vero Volley ha in gestione fino al 2037.
Grande soddisfazione in casa Showy Boys per questa importante partnership. Dalle parole del presidente Daniele G. Masciullo e del direttore Gianluca Nuzzo un ringraziamento al Consorzio Vero Volley Monza, nelle persone del presidente Alessandra Marzari e del responsabile del network Claudio Bianchi, per “un progetto di collaborazione di grande valore sportivo e sociale, basato sulla crescita dei ragazzi e che affascina proprio per l’attenzione data alla formazione del settore giovanile, alla promozione di quella cultura sportiva che deve essere un valore aggiunto da trasmettere a tutti i nostri giovani e non solo”.
www.showyboys.com
feb112023
OGGETTO: Regolamentazione della circolazione stradale su Corso Porta Luce nel tratto compreso tra Via Gallipoli e Piazza Alighieri. Esperimento traffico. Provvedimenti di viabilità.
IL COMANDANTE DELLA POLIZIA LOCALE
Premesso che con Delibera della Giunta Comunale n. 30 del 26.01.2023 è stato demandato a questo Comando l’emanazione di un provvedimento di viabilità per sperimentare una soluzione che prevede l’istituzione del senso unico di marcia su Corso Porta Luce per un periodo temporale di tre mesi dalla data di attivazione della diversa regolamentazione;
Considerato che la soluzione di viabilità adottata per l’istituzione dei senso unico di marcia su Corso Porta Luce è inerente alla circolazione dei veicoli con direzione di marcia da via Gallipoli a piazza Alighieri;
Tenuto conto che al fine di consentire un adeguato flusso veicolare e una'organizzata circolazione stradale è opportuno prevedere stalli di sosta per i veicoli da sottoporre a disciplina oraria con la modalità “Disco Orario” 60 minuti, dalle ore 8.30 alle 12,30 e dalle ore 16.30 alle 20.30, ad eccezione dei residenti;
Stabilito pertanto di:
Tenuto conto che:
Stabilito pertanto che:
Stabilito ancora che, come indicato nella segnaletica verticale la sosta oraria su Corso Porta Luce non vale per i residenti che dovranno pertanto munirsi di apposito pass rilasciato da questo Comando a seguito di esibizione di idonea documentazione attestante il requisito della residenza;
Visti:
ORDINA
A far tempo da lunedì 13.02.2023, l'istituzione:
Il presente provvedimento, in relazione a quanto previsto dalla D.G.C. n. 30 del 26.01.2023, trattandosi di esperimento traffico, ha durata temporale di tre mesi a partire dal 13.02.2023 e sino al 13.05.2023. L’eventuale valutazione positiva dell’esperimento traffico rispetto alla soluzione di viabilità di che trattasi comporta l’emanazione di un successivo provvedimento definitivo di conferma nel caso di permanenza della presente regolamentazione della circolazione stradale
Il rispetto di tali norme a tutti gli utenti della strada.
AVVERTE
Incaricato della vigilanza sull’esecuzione della presente ordinanza è il personale addetto all’espletamento dei servizi di polizia Stradale di cui all’art. 12 del Codice della Strada e chiunque sia tenuto ad osservarla e farla osservare.
I residenti aventi diritto dovranno munirsi di apposito pass rilasciato da questo Comando a seguito di esibizione di idonea documentazione attestante il requisito della residenza.
RENDE NOTO
A norma dell’art. 3, comma 4, della Legge 7 agosto 1990 n. 241, si avverte che avverso la presente ordinanza, in applicazione della legge 6 dicembre 1971 n. 1034, chiunque vi abbia interesse potrà ricorreie per incompetenza, per eccesso di potere o per violazione di legge, entro 60 giorni dalla pubblicazione, al T.A.R. della Puglia oppure, in alternativa, potrà presentare ricorso straordinario, entro 120 giorni dalla pubblicazione, al Presidente della Repubblica (D.P.R. 24 novembre 1971, n. 1199).
A norma dell’art. 8 della stessa Legge 241/1990 si rende noto che i! Responsabile del procedimento è il Comandante del Corpo di Polizia Locale, Com. Sup. Luigi Tundo.
La presente è pubblicata sul sito web del Comune di Galatina, viene notificata in copia per debita notizia e per quanto di competenza:
La presente ordinanza viene trasmessa agli organi di stampa per consentire la massima diffusione e divulgazione del contenuto dispositivo.
Dall'entrata in vigore e fino alla decadenza, sono revocate e/o derogate tutte le precedenti Ordinanze incompatibili con la presente.
Il Comandante Del corpo Di P.L.
Com. Sup. Luigi Tundo
giu042011
Il servizio su Paola rizzo andato in onda venerdì 03 Giugno 2011 nella trasmissione Terre del Salento su TeleRama realizzato dalla giornalista Giuliana Coppola.
mar212009
I dialoghi di Noha vanno avanti. Eccovi il testo e le immagini del commento e della recita del canto V dell'Inferno di Dante Alighieri che ha avuto luogo il 28 febbraio 2009 a cura di Antonio Mellone nello stupendo scenario dello studio d'Arte di Paola rizzo.
I DIALOGHI DI NOHA
DANTE ALIGHIERI: IL CANTO V DELL’INFERNO
Vi dico subito come è strutturata questa lectura Dantis.
Cercheremo brevemente d’inquadrare il canto V nel girone dell’Inferno. Il secondo per la precisione. Spiegherò chi sono i personaggi. E poi prima del vero e proprio canto V (che proverò a recitare a memoria) commenteremo le singole terzine. Come saprete, i livelli di lettura della Comedia sono molteplici. Noi cercheremo una chiave di lettura: la più semplice possibile.
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Adesso farò girare delle fotocopie sulla struttura dell’oltretomba dantesco. Ed in particolare sull’Inferno.
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L’Inferno è come una grande vora, diciamo una voragine a forma di imbuto il cui termine, o il cui punto di minimo, si trova al centro della terra. Dunque un imbuto o un cono rovesciato enorme (come potete vedere dalle fotocopie). Un burrone che si apre sotto Gerusalemme causato dalla caduta di Lucifero (l’angelo, il più bello fra tutti, che si era ribellato a Dio) quando fu scaraventato dal Paradiso sulla Terra in seguito alla battaglia condotta e vinta dal nostro Arcangelo San Michele e dai suoi angeli.
La terra dunque in seguito a questa caduta si ritira, per paura, per ripugnanza, per schifo… per ricomparire dall’altra parte dell’emisfero terracqueo come una enorme montagna: la montagna del Purgatorio.
L’Inferno è diviso in nove cerchi concentrici che si rimpiccioliscono man mano che si scende, man mano che si va al centro della terra, per terminare nel lago di Cocito, lago ghiacciato a causa del vento (un vento freddissimo, diremmo di tramontana) prodotto dalle ali (enormi e senza piume, come quelle dei pipistrelli), ali di Lucifero, a sua volta immerso nel ghiaccio. Lucifero ha tre teste ed in ogni bocca sgranocchia anzi maciulla coi denti un peccatore. I tre traditori rosi dal diavolo sono Bruto, Cassio (entrambi responsabili della congiura contro Cesare) ed ovviamente Giuda (traditore di Gesù).
Vediamo ancora un attimo insieme la struttura dell’Inferno per vedere dove ci troviamo con questo canto quinto. Siamo nel II cerchio. Vedete? Subito dopo il primo cerchio che contiene il Limbo, che è quello in cui si trovano le anime di coloro che non furono battezzati. Ma prima ancora c’è la famosa porta dell’Inferno sulla quale c’è scritto (recito): Per me si va nella città dolente/ per me si va nell’eterno dolore / per me si va tra la perduta gente./Giustizia mosse il mio alto fattore/fecemi la divina potestate/la somma sapienza e il primo amore./ Dinanzi a me non fuor cose create/se non etterne ed io etterno duro/ lasciate ogni speranza voi ch’intrate.
Poi c’è l’Antinferno, dove ci sono gli Ignavi, quelli che non si schierarono mai, quelli che vissero sanza infamia e sanza lode, di cui lo stesso Virgilio dice a Dante: non ti curar di lor ma guarda e passa. Fanno così ribrezzo che non li vuole manco l’Inferno! Dunque c’è la necessità di schierarci.
Il terzo cerchio è quello dei Golosi, il IV quello degli Avari e Prodighi, nel V troviamo gli Iracondi e gli Accidiosi; il sesto cerchio è quello dove sono puniti gli Eresiarchi (o Eretici).
Il settimo cerchio è quello dei Violenti. Questo cerchio a sua volta è diviso in tre gironi: il primo dei violenti contro il prossimo e le sue cose; il secondo dei violenti contro se stessi e le proprie opere; il terzo dei violenti contro Dio e le sue cose.
Dopo una ripa scoscesa si va all’ottavo cerchio: quello dei violenti contro chi non si fida. L’ottavo cerchio è diviso in dieci bolge: 1) Seduttori; 2) Adulatori; 3) Simoniaci; 4) Indovini; 5) Barattieri; 6) Ipocriti; 7) Ladri; 8) Consiglieri Fraudolenti; 9) Seminatori di discordia; 10) Falsari.
Dopo c’è il pozzo dei giganti. Ed infine si arriva al nono cerchio (dove sono puniti i violenti contro chi si fida: cioè i traditori). Il nono cerchio è diviso in quattro zone: la prima dei traditori dei parenti (la cosiddetta Caina. Nel canto di questa sera vedremo che Francesca farà riferimento a questa zona del nono cerchio), la seconda dei traditori della patria, la terza dei traditori degli amici, la quarta dei traditori dei benefattori. In fondo c’è Lucifero, come detto sopra.
Ora ritorniamo sopra, al secondo cerchio e vediamo un po’ di focalizzarci su alcuni personaggi che Dante incontra nel suo viaggio.
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La storiella dei due amanti che Dante incontra è questa.
Per sedare antichi rancori, due potenti famiglie di Romagna (i Polenta da Ravenna e i Malatesta da Rimini) pensano di pacificarsi combinando un matrimonio. Gli sposi sono Francesca da Polenta, bellissima, e Giovanni Malatesta detto Gianciotto, brutto e sciancato.
Per evitare un rifiuto secco da parte della giovane, le famiglie decidono di celebrare il matrimonio per procura. Questo fatto rappresenterà un altro raggiro, in quanto Francesca per un attimo pensa che lo sposo promesso sia l’ambasciatore o meglio il procuratore: Paolo Malatesta, uomo bellissimo, fratello di Giovanni, lo zoppo.
Ma così non è.
Francesca capirà subito chi sarà il vero marito e, sottomessa com’è, si sottopone al vincolo coniugale.
Però la scintilla era scoppiata. A sua volta a Paolo piacque subito Francesca, così come a Francesca piacque subito Paolo. Vedremo anche questo concetto: amor che a nullo amato amar perdona.
Ed una sera di maggio, in una loggia panoramica del castello di Gradara (che è bellissimo: v’invito a visitarlo come ho fatto io tempo fa) basterà la lettura a due della pagina di un famoso romanzo cavalleresco, in cui si raccontano gli inizi di una vicenda extraconiugale, perché i due cognati si bacino finalmente non riuscendo più ad andare avanti. Qui pare che irrompesse il marito (Gianciotto, cioè Giovanni Malatesta, lo zoppo) sorprendendo i due in flagranza di adulterio (un bacio!) e infilzandoli con una spada o una lancia in un’unica stoccata.
Tra l’altro a quanto pare questo duplice omicidio non sembra aver sciupato la vantaggiosa alleanza per le due famiglie che anzi viene rinsaldata con questa specie di patto di sangue.
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Ora iniziamo a commentare il canto (prima di cercare di recitarlo tutto intero a memoria). Il canto è quello in cui Dante incontra i due amanti appunto in questo secondo girone dell’Inferno.
Dante con Virgilio discendono dal primo cerchio giù nel secondo, che ha una circonferenza più piccola, ma che contiene più dolore che spinge al lamento (che punge a guaio).
Piantato nell’entrata sta Minosse, giudice dell’inferno, che giudica e manda secondo ch’avvinghia. Ovviamente il giudizio è sempre inappellabile e soprattutto qui si parla di ergastolo. Qui la pena ed il carcere è vita. O meglio a vita eterna.
Dunque, quando l’anima mal nata (nata alla propria dannazione) gli capita davanti, confessa tutti i suoi peccati. E Minosse individua il comparto dell’Inferno che fa per lei e glielo comunica o glielo notifica secondo ch’avvinghia: cioè avvolgendosi nella coda un numero di volte pari all’ordine del grado o cerchio in cui l’anima deve precipitare. Per esempio quattro giri di coda, quarto cerchio; otto giri di coda, ottavo cerchio, e così via.
Il flusso delle anime è incessante: a turno vanno al giudizio, si confessano, ascoltano la sentenza, e poi sono scaraventate di sotto a capofitto.
Come vede Dante, Minosse s’accorge che non si tratta di un’anima ma di un uomo in carne ed ossa (in quanto Dante proietta un’ombra) e subito interrompendo l’atto di cotanto uffizio, gli urla: Tu che vieni in questo ospizio di dannati, stai attendo a dove ti stai cacciando. Non t’inganni l’ampiezza dell’entrata.
E Virgilio (compagno di viaggio di Dante) gli ribatte: Perché pur gride? Non tagliargli la strada. Vuolsi così colà dove si può (puote) ciò che si vuole e più non chiedere (dimandare).
Poi Dante viene al nocciolo del racconto. Or incomincian le dolenti note (il suono del dolore) a farmisi sentire, or son venuto là dove molto pianto mi percuote (mi investe e mi turba).
Io venni in loco d’ogne luce muto, cioè nel buio, silenzioso di luce, che mugghia come fa mare in tempesta quando è schiaffeggiato dai venti.
La bufera infernale che mai non s’arresta, e tormenta le anime dei dannati nella sua rapina sbattendole di qua, di là, di su, di giù.
Quando giungono davanti alla ruina si scatena un coro stonato di strida, singhiozzi, lamenti e bestemmie.
A questo punto Virgilio dice a Dante che i dannati sottoposti a quella pena sono i peccator carnali che la ragion sommettono al talento, cioè che subordinano l’ordine della ragione ai disordini del desiderio. Cioè sottomettono la ragione alla passione: sono in una parola i lussuriosi.
Ecco la legge del contrappasso: sbattuti dal vento delle passioni da vivi, questi peccator carnali saranno allora strapazzati dalla bufera infernale nei secoli dei secoli, amen.
Ecco allora due similitudini (ce ne stanno molte nella Divina Commedia).
La prima. Gli spiriti di questo cerchio, la massa dei lussuriosi, sono paragonati allo stormo largo e pieno degli storni (un tipo di uccelli) che in massa turbinano alla rinfusa.
La seconda. Le ombre travolte dalla medesima tormenta (de la detta briga) striano gemendo, come gru che disposte in lunga riga van cantando lor lai (cioè si lamentano). Dunque sono gru lamentose queste anime selezionate, ch’amor di nostra vita dipartille, cioè che han perso la vita a causa dell’amore.
Dante domanda: chi sono queste anime-gru?
Risponde Virgilio. La prima è Semiramide, la leggendaria imperatrice, che succeduta al marito Nino, regnò sulla terra che il Soldan corregge, cioè la città che oggi è retta dal sultano d’Egitto. Questa Semiramis, Semiramide, fu donna talmente depravata che per abrogare l’ignominia a cui s’era ridotta, decretò la liceità di ogni sfrenatezza: libito fe’ licito in sua legge. Insomma si fece una legge ad personam. Le leggi ad personam evidentemente non sono un’invenzione di questi nostri giorni!
La seconda delle anime in riga è colei che s’uccise per amore, dopo aver rotto il patto di fedeltà giurato sulle ceneri del marito Sicheo: si tratta della vedova Didone, regina di Cartagine: la quale folle di Enea (quando questi partì) si lanciò tra le fiamme.
Segue Cleopatra lussuriosa: Cleopatra amante di Cesare e Antonio e di molti altri (si suicidò morsa da un aspide).
Segue ancora Elena, per cui tanto reo tempo si volse, (dieci anni della guerra greco-troiana)
Vedi Parìs: vedi Paride, amante di Elena, e vedi Tristano (quello che preleva la bella Isotta in Irlanda per tradurla sposa a suo zio Marco, re di Cornovaglia: poi i due bevono una pozione, un filtro d’amore. Ma poi Marco mette a morte il nipote… Ma questa è un’altra storia).
L’elenco dei sette morti lussuriosi, completato da mille altri nomi di donne antiche e cavalieri, sgomenta Dante e pietà lo coglie.
Quando ecco che qualcosa, sconvolgendolo ancor di più, cattura la sua attenzione. E si rivolge a Virgilio e gli dice: poeta, mi piacerebbe parlare con quei due che volano insieme e sembrano essere così leggeri al vento. Ed il maestro gli risponde: non ti preoccupare, quando saranno più vicini a noi, pregali in nome dell’amore che li sbatte a destra e a manca e vedrai che verranno.
E così Dante, non appena il vento sembra rallentare un attimo, si rivolge a loro dicendo: oh anime affannate, venite a parlare a noi, se altri (se Dio, cioè) non lo vieta.
Dalla riga di gru, come due colombi, si staccano due anime, tratte dalla forza dell’appello affettuoso. Ma inizia a parlare solo lei. Lui (Paolo) non parlerà mai in questo canto. Piange in silenzio.
Francesca si dice allora disposta a dire tutto quello che Dante, quella creatura vivente vorrà sapere. Mentre che il vento come fa ci tace.
Francesca per designare la sua città, si dichiara nata sulla marina dove sfocia il Po per aver pace con i suoi affluenti. Ed aggiunge che se qualche udienza lei e Paolo potessero ottenere (ma mai l’otterranno) nei cieli, pace pregherebbero per il pellegrino commosso dalla loro pena. Pace e niente altro: pace che altro non è che la disperata aspirazione di questa signora che, con l’amante, tinse il mondo di sanguigno, e ora gira e rigira furiosamente nell’aere perso del secondo cerchio dell’Inferno.
Amor, che in un cuore nobile attecchisce subito, prese questo Paolo del bel corpo di cui sono stata privata, ed il modo ancor m’offende. Può significare: la smodatezza della passione di Paolo mi tiene ancora in sua balìa; oppure: il modo dell’omicidio continua ad offendermi.
Amor gentile. Amor cortese. Dolce stil novo: quello che sublima la donna, vista come un angelo. Non vi posso a questo punto non recitare la bella poesia di Dante: Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia…[recita].
Tanto gentile e tanta onesta pare
La donna mia quand’ella altrui saluta
Ch’ogne lingua devien tremando muta,
E gli occhi no l’ardiscono di guardare
Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d’umiltà vestuta;
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.
Mostrasi sì piacente a chi la mira,
che dà per gli occhi una dolcezza al core
che ‘ntender no lo può chi non la pruova
e par che de la sua labbia si mova
uno spirito soave pien d’amore,
che va dicendo a l’anima: sospira.
* * *
Amor che a nullo amato amar perdona.
Amore che non esonera nessuna persona amata dall’amare a sua volta, prese me della bellezza di quest’uomo, e con tanta forza che, come vedi, ancor non m’abbandona.
Amore ci coinvolse in un’unica morte. La Caina, cioè quel cerchio dei traditori dei parenti (che abbiamo visto anche sulle fotocopie) che è la zona del lago di ghiaccio che chiude il cratere infernale, la Caina – dicevo – attende chi a vita ci spense: cioè mio marito che ci uccise.
* * *
Ora apro una breve parentesi su quel verso 103 ormai famosissimo: Amor, ch’a nullo amato amar perdona.
Secondo questa specie di teorema si può affermare che sempre, fulmineamente, senza appello, chiunque s’innamori di una persona automaticamente non può che esserne corrisposto. Dunque c’è reciprocità d’amore. Istantanea e perfetta.
C’è chi dice invece che questo funziona solo con l’amore di Dio per cui amare Dio ed essere amati è un’unica cosa. Ma senza approfondire questi concetti ché si sconfinerebbe in altri campi (teologici, morali, psicologici, filosofici…) diciamo che nel tempo altri poeti pensarono invece che non esiste questa corrispondenza d’amorosi sensi.
Per esempio nel seicento ci fu una suora di lingua spagnola, Suor Juana Ines de la Crux, di Città del Messico che scrisse questa poesia molto bella che ora vi recito: “L’ingrato che mi lascia cerco amante”… [recita].
Chiusa la parentesi.
L’ingrato che mi lascia, cerco amante
L’amante che mi segue, lascio ingrata;
costante adoro chi il mio amor maltratta
maltratto chi il mio amor cerca costante.
Chi tratto con amor, per me è diamante,
e son diamante a chi in amor mi tratta;
voglio veder trionfante chi mi ammazza,
e ammazzo chi mi vuol veder trionfante.
Soffre il mio desiderio, se ad uno cedo;
se l’altro imploro, il mio puntiglio oltraggio:
in ambi i modi infelice io mi vedo.
Ma per mio buon profitto ognor m’ingaggio
A esser, di chi non amo, schivo arredo
E mai, di chi non mi ama, vile ostaggio.
Ecco: in questa poesia si evidenzia molto bene non la simmetria ma la asimmetria degli amorosi sensi…
* * *
Ma torniamo al nostro canto V.
Dopo aver ascoltato quelle anime offense, Dante abbassa gli occhi e tanto li tiene bassi, finché Virgilio gli chiede: che pensi? Cosa ti passa per la testa?
E Dante risponde dopo un po’: Ahimè, quanti dolci pensier, quanto desìo menò costoro al doloroso passo.
Poi si rivolge a Francesca dicendole: Francesca, le tue pene, il tuo dolore mi impietosiscono fino alle lacrime. E poi le chiede, quasi morbosamente curioso: ma dimmi, per quali indizi ed in quali circostanze vi ha consentito Amore di conoscere i vostri titubanti e mutui desideri?
E Francesca: Nessun maggior dolor …premesso che nulla fa più male che ricordarsi del tempo felice nella miseria, dirò come colui che piange e dice: dirò come direbbe chi piangendo dicesse.
E continua: un giorno, per svago, senza essere insospettiti da alcun presentimento, lei e Paolo leggevano insieme un romanzo francese, dove era raccontata la storia d’amore di Lancillotto e Ginevra, moglie di re Artù (qualcuno ricorda il film con Richard Gere e Sean Connery, su questa storia. ecc.).
Più di una volta la lettura costrinse i loro sguardi ad incrociarsi, ed i loro visi a sbiancare. Ma a sopraffarli fu una pagina: proprio quella. Quando lessero il desiderato sorriso di donna Ginevra essere baciato da cosiffatto amante, questi che mai da me non fia, non sia, diviso la bocca mi baciò tutto tremante.
Galeotto fu il libro e chi lo scrisse, quel giorno più non vi leggemmo avanti.
Il Galeotto di cui si parla è il siniscalco Galehaut, che nel romanzo francese istiga il leale Lancillotto a dichiarare il suo amore a Ginevra; e sotto i suoi occhi, Ginevra prende Lancillotto e lo bacia.
Dunque: Galeotto fu il libro: il libro o meglio il suo autore, ci ha fatto da mezzano.
Quel giorno più non vi leggemmo avante…
Questa frase di Francesca ha dato luogo a diverse interpretazioni. Può significare che la lettura, interrotta dal bacio, sarebbe stata immediatamente e definitivamente troncata dall’irruzione del marito zoppo e quindi dal doppio omicidio.
L’altra interpretazione forse più plausibile, benché più piccante, è quella per cui da quel giorno, i due abbiano accantonano le perlustrazioni letterarie sul tema dell’amor cortese, per abbandonarsi alla passione.
Il canto finisce con Dante che sviene cadendo come corpo morto cade.
Eccovi dunque la recita integrale del canto V dell’Inferno.
Così discesi del cerchio primaio
giù nel secondo, che men loco cinghia
e tanto più dolor, che punge a guaio.
Stavvi Minòs orribilmente, e ringhia:
essamina le colpe ne l'intrata;
giudica e manda secondo ch'avvinghia.
Dico che quando l'anima mal nata
li vien dinanzi, tutta si confessa;
e quel conoscitor de le peccata
vede qual loco d'inferno è da essa;
cignesi con la coda tante volte
quantunque gradi vuol che giù sia messa.
Sempre dinanzi a lui ne stanno molte:
vanno a vicenda ciascuna al giudizio,
dicono e odono e poi son giù volte.
«O tu che vieni al doloroso ospizio»,
disse Minòs a me quando mi vide,
lasciando l'atto di cotanto offizio,
«guarda com' entri e di cui tu ti fide;
non t'inganni l'ampiezza de l'intrare!».
E 'l duca mio a lui: «Perché pur gride?
Non impedir lo suo fatale andare:
vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non dimandare».
Or incomincian le dolenti note
a farmisi sentire; or son venuto
là dove molto pianto mi percuote.
Io venni in loco d'ogne luce muto,
che mugghia come fa mar per tempesta,
se da contrari venti è combattuto.
La bufera infernal, che mai non resta,
mena li spirti con la sua rapina;
voltando e percotendo li molesta.
Quando giungon davanti a la ruina,
quivi le strida, il compianto, il lamento;
bestemmian quivi la virtù divina.
Intesi ch'a così fatto tormento
enno dannati i peccator carnali,
che la ragion sommettono al talento.
E come li stornei ne portan l'ali
nel freddo tempo, a schiera larga e piena,
così quel fiato li spiriti mali
di qua, di là, di giù, di sù li mena;
nulla speranza li conforta mai,
non che di posa, ma di minor pena.
E come i gru van cantando lor lai,
faccendo in aere di sé lunga riga,
così vid' io venir, traendo guai,
ombre portate da la detta briga;
per ch'i' dissi: «Maestro, chi son quelle
genti che l'aura nera sì gastiga?».
«La prima di color di cui novelle
tu vuo' saper», mi disse quelli allotta,
«fu imperadrice di molte favelle.
A vizio di lussuria fu sì rotta,
che libito fé licito in sua legge,
per tòrre il biasmo in che era condotta.
Ell' è Semiramìs, di cui si legge
che succedette a Nino e fu sua sposa:
tenne la terra che 'l Soldan corregge.
L'altra è colei che s'ancise amorosa,
e ruppe fede al cener di Sicheo;
poi è Cleopatràs lussurïosa.
Elena vedi, per cui tanto reo
tempo si volse, e vedi 'l grande Achille,
che con amore al fine combatteo.
Vedi Parìs, Tristano»; e più di mille
ombre mostrommi e nominommi a dito,
ch'amor di nostra vita dipartille.
Poscia ch'io ebbi 'l mio dottore udito
nomar le donne antiche e ' cavalieri,
pietà mi giunse, e fui quasi smarrito.
I' cominciai: «Poeta, volontieri
parlerei a quei due che 'nsieme vanno,
e paion sì al vento esser leggieri».
Ed elli a me: «Vedrai quando saranno
più presso a noi; e tu allor li priega
per quello amor che i mena, ed ei verranno».
Sì tosto come il vento a noi li piega,
mossi la voce: «O anime affannate,
venite a noi parlar, s'altri nol niega!».
Quali colombe dal disio chiamate
con l'ali alzate e ferme al dolce nido
vegnon per l'aere, dal voler portate;
cotali uscir de la schiera ov' è Dido,
a noi venendo per l'aere maligno,
sì forte fu l'affettüoso grido.
«O animal grazïoso e benigno
che visitando vai per l'aere perso
noi che tignemmo il mondo di sanguigno,
se fosse amico il re de l'universo,
noi pregheremmo lui de la tua pace,
poi c'hai pietà del nostro mal perverso.
Di quel che udire e che parlar vi piace,
noi udiremo e parleremo a voi,
mentre che 'l vento, come fa, ci tace.
Siede la terra dove nata fui
su la marina dove 'l Po discende
per aver pace co' seguaci sui.
Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende,
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.
Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.
Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense».
Queste parole da lor ci fuor porte.
Quand' io intesi quell' anime offense,
china' il viso, e tanto il tenni basso,
fin che 'l poeta mi disse: «Che pense?».
Quando rispuosi, cominciai: «Oh lasso,
quanti dolci pensier, quanto disio
menò costoro al doloroso passo!».
Poi mi rivolsi a loro e parla' io,
e cominciai: «Francesca, i tuoi martìri
a lagrimar mi fanno tristo e pio.
Ma dimmi: al tempo d'i dolci sospiri,
a che e come concedette amore
che conosceste i dubbiosi disiri?».
E quella a me: «Nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
ne la miseria; e ciò sa 'l tuo dottore.
Ma s'a conoscer la prima radice
del nostro amor tu hai cotanto affetto,
dirò come colui che piange e dice.
Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.
Per più fïate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemmo il disïato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante».
Mentre che l'uno spirto questo disse,
l'altro piangëa; sì che di pietade
io venni men così com' io morisse.
E caddi come corpo morto cade.
dic172012
In diretta live mercoledì 19 dicembre dallo Skatashow di Aradeo dalle ore 21.30, ospite d'eccezione NANDU POPU, voce storica dei Sud Sound System, che si metterà in gioco rispondendo alle domande piccanti che in genere non si chiedono mai nelle solite interviste, nella puntata ci sarà anche uno spazio dedicato alla presentazione del suo primo romanzo "Salento Fuoco e Fumo" - editori Laterza
Il programma andrà in onda su System network in fm e su radioinondazioni sul web dove ci sarà una chat aperta per intervenire in tempo reale durante la trasmissione.
COLLEGATEVI qui per ascoltare la diretta:
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feb082020
Da anni cerco di far comprendere a chi già non lo sapesse (specie fra i miei compaesani) che abitare a Noha è un lusso; e forse uno dovrebbe pure meritarselo.
In questo paese ci sono molte cose che non vanno, certo, basti pensare a quanti personaggi politici si sono alternati sui palchi dei comizi facendoci vergognare per loro, o i mille fatti di cronaca nera diventati quasi stigma di un’intera cittadinanza. Ma per fortuna nostra e loro, sugli uni, già irrilevanti, sembra ormai calato l’inesorabile oblio, sugli altri la consapevolezza che il senso di comunità, la cultura e la costante vigilanza della forza della ragione (contrapposta alla ragione della forza) possano quanto meno arrestare il propagarsi di certe cancrene.
E così da non so più quanto tempo vado proclamando la sacralità disoccupata del mio paese, provando a spiegare in qual misura la sua marginalità sia di fatto centralità, e la sua modestia dignità: che dico, nobiltà.
Da qualche lustro vado dunque spiegando ai nohani (ma il discorso varrebbe anche per galatinesi, cutrofianesi o canicattinesi) che la tutela del genius loci e la salvaguardia della sua economia passa anche dallo stile dei propri consumi. La regola di giurisprudenza economica da seguire, così invisa ai pescecani del capitale, è questa: se (proprio) devi spendere, almeno fallo rivolgendoti ai negozianti intorno a te, sceglili in maniera direttamente proporzionale alla loro dimensione (ovviamente partendo sempre dal più piccolo) e in funzione inversamente proporzionale al quadrato della loro lontananza. Acquista da chi conosci, ti chiama per nome, non ti considera un algoritmo, e da chi non devi rintracciare scaricando una App. Privilegia chi non fa sprecare a te e al mondo troppa energia, sostieni chi ti spiega le cose e non ti assegna a un Numero Verde, opta per chi ti fa acquistare il necessario, e non t’intasa la buca delle lettere e giacché pure il cervello con i suoi volantini.
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Per questo ho già parlato e scritto di botteghe e negozi e artigiani e artisti e liberi professionisti del mio paese. Ne mancano ancora parecchi: pian piano arriverà anche il loro turno, secondo una priorità acquisita in base a un indice quali-quantitativo composto da saluti cordiali, parole gentili, sorrisi sinceri e non di circostanza rivolti al mio indirizzo.
Nel frattempo, sempre a proposito di micro-commercio, vorrei ricordarvi che ogni lunedì a Noha, in via Michelangelo, a due passi da piazza San Michele, c’è quella che un tempo tutti chiamavano “la chiazza”, vale a dire il mercatino delle bancarelle che vi assicuro è molto carino. Proviamo a mantenerlo in vita, non spegniamolo spegnendoci a nostra volta. Usciamo dai nostri telefonini e proviamo a incontrare quei piccoli commercianti all’aria aperta, eroi erranti che lottano come gli altri per la sopravvivenza contro i colossi della GDO e quelli dell’e-commerce (entità che prosperano sullo sfruttamento di molti, primi fra tutti i Riders: ah, se vedeste almeno il recente film di Ken Loach “Sorry, we missed you”).
Ma cosa vi costa aspettare il lunedì, invece di mettervi in fila al centro commerciale a rompere i coglioni di domenica ai lavoratori. Guardate che la differenza non sono sole 24 ore.
Antonio Mellone
gen262019
È gioia grande, carissimi: mancano pochi giorni ormai alla tanto attesa Festa della Pace che quest’anno verrà accolta dalla Vicaria di Galatina e in particolare dall’Azione Cattolica di Noha. Come Associazione territoriale e principalmente come comunità, abbiamo nel cuore la bellezza di vivere lo stile di comunione ecclesiale che ci fa essere la voce di un lieto messaggio di pace e di speranza, tradotto nella trepidazione che accompagna le tante attività di ogni giorno per organizzare al meglio questo evento così importante.
La Festa della Pace nasce da un’iniziativa nazionale dell’Azione Cattolica Italiana. Il principale obiettivo è la riflessione sull’importanza del valore della pace e della concordia fra i popoli, favorendo un dibattito su tematiche decisive quali: il ripudio della guerra, l’equa distribuzione del cibo, il rispetto dell’ambiente, l’impegno politico a favore del bene comune, la dignità sacra e inviolabile di ogni essere umano indipendentemente dal colore della pelle, dalla religione, dall’etnia e dalla classe sociale d’appartenenza. Si tratta di un’iniziativa che coinvolge molte parrocchie dell’Arcidiocesi di Otranto e ciò fa in modo che il numero medio di partecipanti sia compreso fra un minimo di 1900 e un massimo di 2700, provenienti da circa 40-50 paesi del territorio diocesano. La festa è rivolta a gente di tutte le età e ha nell’intergenerazionalità il suo punto forte. “La pace è servita” è lo slogan che ci accompagnerà in questa giornata. Quest'anno lo stesso Papa Francesco nel suo Messaggio per la LII Giornata Mondiale della Pace “La buona politica è al servizio della pace”, ha più volte sottolineato l’esigenza di una politica capace di dare risposte inedite ed efficaci. Egli ci ricorda che l’unica risposta per costruire la pace è la pratica della nonviolenza come «lo stile caratteristico delle nostre decisioni, delle nostre relazioni, delle nostre azioni, della politica in tutte le sue forme». Il luogo originario da cui partire per educare alla non violenza è la famiglia e in tale orizzonte costruire la pace significa tutelare i diritti e la libertà e ciò si coniuga in un progetto che pone al centro la dignità delle persone e dei lavoratori che impiegano i propri sforzi per produrre sostentamento, soprattutto in paesi nei quali le condizioni economiche e sociali sono più difficili. A maggior ragione in questo periodo storico, dove il lassismo delle dinamiche sociali sembrano mettere in discussione i principi cardine che trovano senso nella tolleranza e nel rispetto delle diversità che arricchiscono la nostra condizione di umanità. Gli incontri e le attività dei diversi Settori (Adulti, Giovani e ACR), ci aiuteranno a riflettere su come la pace possa realizzare veramente il vero progresso dell’umanità.
Ho avuto modo in questi giorni carichi di lavoro e dedicati interamente all’organizzazione di questo evento, di leggere negli occhi di molte persone la voglia di fare e di fare insieme; non passa inosservata la passione che alimenta il servizio gratuito, la collaborazione e principalmente la corresponsabilità. Continuo ogni giorno ad incrociare sguardi di amici che si mettono in gioco affinchè nulla sia lasciato al caso; ho visto i miei ragazzi e le loro famiglie, con la dinamicità che li caratterizza, essere trepidanti più che mai, ho visto i loro occhi brillare di una luce particolare, come per dire che questa festa la stanno “costruendo” anche loro; ho visto mamme e papà che non hanno esitato a dire “Eccomi!” nei momenti in cui serviva il loro aiuto; ho sentito poi, e continuo a sentire le parole del mio Parroco, leggo i suoi messaggi e ogni volta che qualcosa non va per il verso giusto ha sempre pronto un “Coraggio, si avvicina il giorno e andrà tutto bene, perché abbiamo nel cuore la gioia di annunciare Gesù e nulla può andar male!” Non è forse questo lo spirito di AC? Un’Associazione che diviene attrattiva, una realtà che trova la sua forza nell’azione condivisa per il bene comune. Il lavoro è tanto, ma nulla potrà scalfire le grandi emozioni di questi giorni, nessuna fatica potrà essere tanto grande quanto le relazioni che si istaurano.
Vi aspetto allora, domenica 27 Gennaio alle ore 8,30 in Via Castello, dove sarà allestito il palco. Dopo la Celebrazione Eucaristica presieduta da S. Ecc. Rev.ma Mons. Donato Negro, inizieranno gli incontri e le attività per Settore in diverse aree del paese (appositamente interdette al traffico) al termine delle quali ci ritroveremo ancora una volta in Via Castello per fare festa insieme. L’invito è esteso a tutti, vi aspetto!
Michele Scalese
Presidente A.C. - Noha
dic022012
giu012019
Ampia soddisfazione esprimono il Sindaco Marcello Pasquale Amante e l’assessore Loredana Tundo per i lavori che gli uffici dei lavori pubblici hanno portato a termine in questi ultimi giorni, oltre ad altri che sono in cantiere e dei quali si darà notizia a breve.
Uno degli ultimi atti di indirizzo dati dalla giunta riguarda la risoluzione dei problemi che interessano i cimiteri di Galatina, Noha e Collemeto. Il Dirigente Territorio e Qualità Urbana ha lavorato su una proposta che, attraverso bando pubblico, selezionerà gli operatori economici interessati alla presentazione di proposte di Project-financing, da porre in essere in tempi rapidi, per avviare una procedura per l’affidamento e la realizzazione di lavori di adeguamento normativo e ampliamento dei cimiteri di Galatina, Noha e Collemeto.
"Si è partiti per tempo" dice il Sindaco Amante "scadendo il contratto nel 2021, con un altro atto di indirizzo per la presentazione di proposte di Project-financing per la realizzazione di interventi di efficientamento energetico, adeguamento normativo e ampliamento degli impianti di illuminazione pubblica e di segnalazione luminosa presenti su tutto il territorio comunale".
"Sono contenta" interviene l’Assessore Loredana Tundo "di come si sta lavorando in questi ultimi mesi, tanti progetti in cantiere e tanto lavoro che ci consentirà di poter dare una svolta alla nostra città".
Ufficio Stampa Marcello Amante
ott142023
Si è conclusa positivamente la sessione 2023 dell’Esame di Abilitazione all’esercizio della professione di Odontotecnico, organizzata anche quest’anno dall’I.I.S.S. “Laporta/Falcone-Borsellino” di Galatina.
Il percorso abilitante si è svolto dal 09 al 12 ottobre 2023, presso la sede dell’Istituto Professionale di Viale Don Bosco.
I candidati, tutti diplomati della nostra scuola, hanno sostenuto 3 impegnative prove d’esame (scritta, pratica e orale), sottoponendosi alla valutazione di una Commissione composta da docenti interni ed esperti del settore in rappresentanza di Regione Puglia, Ministero della Salute e Associazioni di categoria (A.N.T.L.O.).
Al termine della dura selezione, i nostri diplomati hanno dimostrato che la loro preparazione di base e di indirizzo è solida e consente un rapido inserimento nel mondo del lavoro, ma anche un’eventuale prosecuzione degli studi, soprattutto nell’ambito delle professioni sanitarie (Odontoiatria, Igiene Dentale, Medicina e Chirurgia, Scienze Infermieristiche, ecc.).
L’abilitazione post-diploma conseguita è un traguardo ancor più importante se si considera anche che il nostro Istituto risulta l’unica scuola in Provincia di Lecce ed una delle poche nella Regione Puglia ad aver portato a termine la procedura d’esame per la sessione 2023, confermandosi così un vero punto di riferimento nel Salento per la formazione nel settore socio-sanitario e odontotecnico.
Foto di copertina: alcuni candidati impegnati nella prova pratica di “Modellazione odontotecnica” nel laboratorio dell’Istituto.
I.I.S.S. "Laporta/Falcone-Borsellino" - Galatina
giu192022
Nell’ultima recente campagna elettorale per le amministrative del nostro povero comune ne abbiamo viste di tutti i colori. A partire dalle smanie plebiscitarie di un aspirante Sindaco dell’ultim’ora, del quale, prima di qualche mese addietro, non si conosceva neppure l’esistenza, anche perché, salvo errori e omissioni, negli annali della storia patria o nelle cronache del Dibattito Galatinese del soggetto non v’è traccia né di proposte, né di critiche, né di istanze rinvenibili in qualche articolo/convegno/intervista/riunione/comitato, ma nemmeno di un sussurro, un’alzata di ciglio, una presa di posizione, un video nei pressi del solito cespuglio di erba riottosa, non una fluttuazione neuronale in questa o in quell’altra direzione benché post-ideologica, ma soltanto battage martellanti (mancherebbero all’appello giusto l’advertising interstiziale e le chiamate dei call center a ogni ora), insomma un candidato tutto Marketing e Distintivo: sicché quando dici Vergine intendi il significato proprio del termine, benché nel suo slogan campeggi l’asserzione “Lo Sappiamo Fare” (tipico della classe manageriale buona per ogni stagione, e dei leader nati – “Leader si nasce, non si diventa”, l’ha detto davvero eh, e lui modestamente lo nacque - e devi fidarti sulla parola). Fortunatamente a dargli man forte un bel po’ di personaggi politici ma anche diversamente politici di città e dintorni, e qualche immancabile meteora della politica locale (il famoso meteorismo politico), nonché pezzi d’antiquariato e piazzisti dell’epoca che fu usciti e subito dopo rientrati nell’urna, vale a dire il sacello.
Commovente invece l’avventura della lista appellata Attiva, con più competitori che suffragi. In pratica un ossimoro. Due voti in totale da dividere tra i sedici diciamo contendenti il seggio. E qui entrano in ballo le frazioni, non nel senso di Noha, Collemeto o Santa Barbara, ma di numeri razionali (tipo 2/16 = 1/8), anzi facciamo irrazionali e chiudiamola qui. Certo se l’è vista brutta: rischiava addirittura di essere superata in retromarcia da quell’altro gruppo umoristicamente intitolato Nuovi Orizzonti per l’Italia, distintosi per la media di un voto a candidato, quantunque il 90% circa dei concorrenti non abbia nemmeno osato designare se stesso con una x. Forse sarebbe stato meglio completare la denominazione di quel collettivo con un più eloquente: Nuovi Orizzonti per l’Italia Viva.
Quanto al Movimento Cinque Schede (nel senso che ha racimolato in tutto cinque voti validi) v’è da riconoscere che ha finalmente realizzato un punto essenziale del suo programma iniziale, vale a dire la Decrescita felice, onde la riduzione dei parlamentari è iniziata sin da subito partendo dal consiglio comunale. Non che in questi cinque anni di legislatura l’opposizione non abbia brillato per dinamismo e soprattutto di luce propria, ché anzi a leggere i post dell’esponente Pentastars c’è da rimanerne estasiati (emblematico quello relativo allo stracciamento di vesti alla Caifa per una vignetta che mancu-li-cani, anzi manco Charlie Ebdo, per non parlare degli interventi di ammirazione incondizionata nei confronti del Draghidiciamopensiero). E occhio a non metterti mai a discutere con codesto portavoce, ché rischi di essere sommerso da un profluvio di links (le famose Fonti) che tu certamente non saresti in grado di reperire in rete senza le sue provvidenziali selezioni. Sia lieve dunque il crepuscolo a quel Movimento partito dal basso e finito ancor più sotto. Qual era la famosa locuzione idiomatica oscillante tra l’imperativo e l’invito cordiale rivolta agli altri e molto in voga tra gli “attivisti” di un tempo? Vaffanculo? Ecco, sì.
Quanto al PD qui è sufficiente ricordare che si è alleato “strategicamente” con il suddetto Movimento nel celeberrimo Campo Santo Largo, ha invitato in loco il Conte-Duca tanto per riempire una piazza, forse ha isolato un pochino Sandra & Company (nel senso di compagni) sparpagliandosi in mille rivoli in questa o in quella coalizione e creando ancor più confusione su cos’è la destra e cos’è la sinistra: temo sia ancora alla ricerca di un senso a questa storia, anche se questa storia un senso non ce l’ha.
Due parole van dette nei confronti di Antonio Antonaci che si sente tanto il Vincitore Morale Di Questa Competizione, e forse è vero, nonostante sia arrivato quarto su quattro. Pacioccone, il più simpatico di tutti, ideal-tipo Galatina-Centro, sul palco dei comizi ha portato le “vere istanze della piazza”, intese come tutto e il contrario di tutto, dal segnale di Stop issato alla mentula canis su di una strada comunale ai pacchetti turistici confezionati da lui medesimo come nemmeno la MSC Crociere avrebbe saputo fare. Certo ogni tanto più che discettato ne ha “scettate” alla grande: tipo la nascita di una zona artigianale da colare in quel di Noha, progetto per buona sorte morto e sepolto da decenni nella culla, in quanto, come già spiegato mille volte, in via Aradeo ai nohani basta e avanza un Cimitero. Ma cosa vuoi che sia. Comunque non gli perdonerò tanto facilmente quel “Sei un grande” a commento di un mio pezzo: un colpo da maestro, non c’è che dire, anzi da politico navigato, roba da farmi perdere la faccia davanti a tutti. Ma come si permette.
Infine il sindaco Amante. In queste elezioni ha subito una trasformazione, è diventato un altro uomo, non lo riconosci più. Intanto ha tolto le mani dalle tasche (financo quando parla in pubblico sul palco dei comizi), e poi in strada s’è messo a rivolgere il saluto a tutti, ma proprio a tutti. L’altro giorno pare lo abbiano visto in giro salutare e addirittura tendere la mano (per stringerla) a qualcuno. Ma era da solo: intorno a lui non un’anima viva.
Non vorrei dire, ma si sente già tanto Joe Biden.
Antonio Mellone
gen172008
ago172011
Mediterraneo – mostra ideata e realizzata da Luigi Latino con la partecipazione degli artisti Viviana Pinnisi, Antonio Campa, Biagio Roberto Prete.
Palazzo Micheli, via Umberto I, 33. Dal 13 al 20 agosto, 10.30-12.30; 17.30-22.30
Per le vie del centro storico di Galatina s’ode quasi lo sciabordio delle acque sulla spiaggia. Uno spiraglio di lucidità s’infrange su un’estate piatta, che si lascia modellare in superficie dalle mode e dai costumi, continuando a svuotarsi di contenuti. Un richiamo lontano, forse un lamento di donna, interrompe la spossante peregrinazione dei pensieri per la mente del viandante assetato. Distoglie lo sguardo dai confini spinati in cui ha rinchiuso il suo ego e si porta oltre, in una stradina che chissà quante volte ha percorso, sull’uscio di palazzo Micheli.
Le onde schiumano intorno ai suoi piedi, lo sguardo fisso oltre l’orizzonte a tracciare con la mente un confine, per sentirsi meno piccolo e impotente. Il mare gli versa addosso sabbia e acqua e una conchiglia gli solletica la caviglia. Un guscio su cui continuano a specchiarsi i colori della notte stellata, rischiarato dai soffici spruzzi di luce della luna e ravvivato di tanto in tanto da scampoli di vento sottratti alla morsa dell’afa. Con l’innocenza dell’infante la coglie e se la porta all’orecchio.
Se solo potesse parlare/ il mare,/ se solo potesse osare/ il mare,/ ci coprirebbe/ tutti/ senza esitare [da Mediterraneo]. Potrebbe sembrare una minaccia, un’intimidazione, ma non è altro che la premessa di un viaggio per sentieri che ci attraversano ma che ci ostiniamo ad ignorare. Luigi Latino ascolta e interpreta il rumore del mare, affonda piedi e mani nei fondali del Mediterraneo e ci restituisce in versi e colori il grido delle acque costrette ad ingoiare le malefatte dell’uomo. In quella conchiglia, contenitore improvvisato di immagini e parole, sono custodite visioni d’un uomo che viaggia controcorrente, un artista dal pensiero partoriente, che genera pensiero.
Ascolta, viandante, ascolta storie di naufraghi trattati come animali e rispediti al mittente (Quanto hai dovuto/ soffrire/ per capire/ che ti avevano/ chiuso/ in un porcile [da Gendarmi]), uomini la cui speranza d’un mondo migliore rimane per sempre imprigionata nei fondali marini, ascolta storie di razzismo e di piccoli soldati che giocano alla guerra (Smettila di fare/ il militare/ non è più tempo/ di giocare [da Torna a casa]), e senti, senti il lamento di madri che baciano il tricolore in cui è avvolta la bara del proprio figlio (E tu figlio/ ti senti chiamare/ da una patria/ che l’unica cosa/ che sa fare/ è/ prepararti/ il funerale [da Ancora]). Guardati intorno, rifletti una volta tanto sul mondo: forse guardando quelle mani disposte per terra, quelle mani ansimanti, che cercano un appiglio, che si tendono verso di te, che cercano di afferrarti e di scuoterti, forse ti accorgerai che ti hanno chiuso in una scatola e non sei più in grado di guardare oltre le pareti di cartone che ti avvolgono. Quella calda parvenza di sicurezza, in cui ti trastullavi sino al giorno prima, si scioglie lentamente al sole della mostra in cui per caso ti sei ritrovato. Una mano. Ancora una mano, sulla spalla, la mano dell’artista Luigi Latino ti riporta nella realtà: le acque si ritirano, la conchiglia svanisce e il sogno sfuma. Rimane il grido dell’artista e i segni della sua opera sulla tua pelle.
Mediterraneo, Luigi Latino, Biagio Roberto Prete, Viviana Pinnisi, Antonio Campa, Edit Santoro, 2011
Michele Stursi
lug062016
Catena Fiorello, la nostra ambasciatrice del Salento, il 6 luglio alle ore 19,30 presso il Chiostro del Palazzo della Cultura di Galatina presenta il suo ultimo libro L'amore a due passi edito da Giunti.
La scrittrice siciliana che é stata già ospite della libreria Fiordilibro, nel 2013 per -Dacci oggi il nostro pane quotidiano - e nel 2014 per -Un padre è un padre- editi entrambi da rizzoli, ora torna per condividere con noi le emozioni del suo ultimo romanzo -L’amore a due passi-
E sarà ancora di più un piacere ascoltarla, questa volta ci parlerà della nostra terra,il Salento che lei ama tanto quanto la sua terra natale la Sicilia e dell’amore quello vero che non ha età.
Il libro è una commedia divertente, romantica e a tratti commovente, uno dei protagonisti - Orlando Giglio il “ Gendarme “ del condominio di via Mancini n.8 a Roma, studia le abitudini dell’altra protagonista, la sua dolce ossessione, Marilena Moretti nota in gioventù come la “Brigantessa”. Sono entrambi vedovi con figli e lui la segue nel breve tragitto tra il portone e l’ascensore aspettando il momento buono. Dovranno scattare due allarmi in piena notte, in una delle estate più calde degli ultimi anni, per far sbiadire i fantasmi del passato e del presente e perché Marilena accetti l’invito di Orlando a partire per un’avventurosa vacanza alla conquista del Salento.
L’incontro è organizzato dalla libreria Fiordilibro con il patrocinio del Comune di Galatina, introduce il giornalista Francesco Rella.
mar302019
L’Assessore ai Lavori Pubblici Loredana Tundo comunica che "Sono più di 87 gli interventi previsti per migliorare e sostituire la segnaletica orizzontale e verticale in tutta Galatina e le frazioni.”
Dopo l'esecuzione dei lavori fatti lo scorso anno, con il risparmio del ribasso d'asta si procederà ad effettuare tutti quei lavori che permetteranno di migliorare la viabilità a Galatina. Quasi tutta la segnaletica verticale verrà sostituita perché deteriorata o modificata rispetto al codice della strada e, in alcuni casi, laddove mancante, installata. Dalla prossima settimana si procederà con la segnaletica orizzontale. Sono stati sostituiti tutti i segnali che vanno da Via Soleto fino a Via Gallipoli di divieto di sosta. I precedenti non rispettavano più il codice della strada. Trattandosi di molti interventi segnaliamo quelli più rilevanti. Saranno ripassati o fatti gli spazi di manovra, per i quali i cittadini pagano un canone annuale. Si ripasseranno o faranno, per coloro i quali lo hanno richiesto, la sosta disabili. Sarà sostituita la segnaletica vicino le scuole che riporta l'orario in cui è interdetta la circolazione delle auto, in quanto ci sarà l'entrata o uscita degli studenti. Il provvedimento toccherà: Via Corigliano, dove saranno fatte le strisce pedonali in bicomponente, perché sia più resistente, Via Spoleto, Piazza Cesari. In Via Corigliano vicino al cimitero sarà rifatta la segnaletica orizzontale e verticale.
Su tutte le strade che si immettono su Via Soleto saranno rifatte le strisce orizzontali. La segnaletica orizzontale e verticale del semaforo tra Via Grassi e Via Trieste, nei pressi del Cavallino Bianco, sarà rifatta. La segnaletica sulla strada che da Via Monte Grappa interseca Viale Don Tonino Bello sarà fatta da zero, perché inesistente. Sono previsti gli attraversamenti pedonali vicino ai supermercati Penny ed Eurospin. Tutta la segnaletica vicino la Chiesa Madonna del Carmine tra Via Turati e Via Trieste/Mezio verrà ripassata. Sono stati sostituiti degli Stop in Via Gallipoli e tra Via Isola D'Elba e Via Metauro. Quegli dell’entrata da Via Lecce con Viale Jonio. In centro a Galatina, su Piazza Alighieri verrà rifatta la segnaletica orizzontale. Per le frazioni: a Noha è stato aggiunto uno Stop sulla strada che arriva da Aradeo ed entrerà in funzione non appena sarà completata la segnaletica orizzontale, per limitare la velocità; verranno dipinte le strisce, da sempre mancanti, di attraversamento pedonale in Via Aradeo, Piazza San Michele e Via Castello; a Collemeto sarà fatta tutta la segnaletica in Piazza Italia.
Ufficio Stampa Amante
nov082010
Paola rizzo inimitabile pittrice d'ulivi
Don Francesco Coluccia direttore del Laboratorio Culturale Benedetto XVI - Noha
Paola Congedo della Biblioteca Giona
Denise D'Amato amica dell'autore
Antonio Mellone dell'Osservatore Nohano
Martina Chittani
Michele Stursi autore de "Il Mangialibri"
Il brindisi finale
giu262016
Ciao Serena, noi ci siamo conosciuti qualche anno addietro nello studio di Paola rizzo. Conosciuti per modo di dire, sapevo benissimo chi eri, ma la lontananza forzata da Noha mi ha impedito di vederti crescere. Tu quindi mi hai accolto immersa in quegli stessi colori che in un recente post su fb hai gridato al mondo di voler usare come strumento di lotta contro il buio della vita. I colori erano l'espressione della tua immagine. Tu stessa eri un bellissimo giovane colore. Forse ti raccontai del mio amore per il nostro paesaggio e quel giorno tu stessa dicesti a me: "....spesso organizziamo escursioni nella natura, se vuoi bastano un paio di scarpe da trekking e puoi venire con noi a scoprire le bellezze della nostra Terra".
Io che per molti anni ho sentito il peso della parola "accoglienza" così ti ricorderò, Serena: accogliente, maestra di gioia, compagna solare di tante passeggiate, colore fra i colori in cui tu stessa amavi confonderti.
Marcello D'Acquarica
ago282016
Partiamo da una corte. Corte Cavour. A Galatina.
Affianchiamola ad un’ associazione, Citytelling. Sempre a Galatina.
Individuiamo un ideatore e curatore per una “suggestiva” proposta culturale: Giovanni Matteo.
Uniamo i tre elementi. Viene fuori una tre giorni dal nome “Cortedarte” all’interno del contenitore estivo di Note a Margine2016, la minirassegna di cultura, arte e cinematografia.
La bussola di questo viaggio è la definizione che Antonio Costantini fornisce di questo sistema abitativo tipico del nostro territorio: “spazio socializzante”. L'idea che la casa a corte possa essere assunta oggi come un modello possibile, cellula ideale per una società più solidale, contesto adatto alla definizione di uno stile di vita più sostenibile è il cuore de “La corte possibile”.
Il 28, 29, 30 agosto, presso corte Cavour sarà possibile osservare il risultato dei lavori di “Cortedarte”, a cura di Giovanni Matteo, Marcello Nitti e Davide Russo: Roberto Ciardo è l’autore di “Sagome sovrapposte”, una composizione ottenuta da pezzi di cuoio di diversi colori che, richiamando alla memoria la vocazione alla lavorazione di questo materiale, a lungo motore di sviluppo per Galatina, evoca anche l’intreccio di storie e destini e l’idea di interdipendenza che caratterizzavano la vita nella casa a corte. Samuel Mello ha realizzato un’installazione site specific costituita da diverse piccole installazioni in relazione tra loro, utilizzando esclusivamente oggetti trovati all’interno della corte e delle abitazioni circostanti. Il suo lavoro fa riferimento allo sviluppo del corpo astrale, inteso come muta, cambio di pelle, fatto che lo ricollega all’opera di Ciardo.
L'installazione prevede anche la proiezione di una raccolta di video interviste a cittadini che hanno vissuto questa esperienza in prima persona.
Le suggestioni di “Cortedarte” saranno arricchite da preziosi approfondimenti che contribuiranno a sviluppare la conoscenza della casa a corte sia come sistema abitativo e forma di convivenza, aprendo orizzonti possibili. Il 28 agosto, alle ore 21, Luigi Mangia, collaboratore della rivista di arte e cultura Art App e l'artista Vincenzo Congedo offriranno le loro riflessioni sul tema della casa a corte, sul filo del ricordo e del racconto, mentre il 29 agosto, alle ore 19, Antonio Costantini presenterà il suo libro “L'edilizia domestica a Galatina – La casa a corte e il mignano”.
Interessante oggi, sarà immaginare di affiancare un giorno, ad un approfondito e ricercato e imprescindibile lavoro di memoria storica fatto nei luoghi della nostra terra, la necessità di intessere relazioni sociali che partendo dal potenziale virtuale sfocino nella inevitabile condivisione fisica.
Una nuova corte forse , una corte appunto possibile.
Per approfondimenti: Note a Margine-Galatina 2016 (facebook) NoteAmargineGalatina (twitter)
Associazione Culturale CityTellig
Presidente CityTelling Andrea Coccioli
Responsabile Progetto Paola Volante
apr192006
Il libro è di imminente pubblicazione ed è indirizzato e dedicato al ricercatore, allo storiografo, allo studioso, all’archeologo, e al curioso di fatti e di pensieri di ieri e di oggi; a chi, pur costretto a vivere la sua vita altrove (dedito all’incremento del PIL, prodotto-interno-lordo, delle contrade che non sono quelle in cui nacque), non imbastardisce volutamente la sua cadenza, per non dimostrare di essere cittadino del sole, magari con le “s” sibilate in maniera goffa, sicché non sai più se si tratti di cadenza del Nord, del Sud o di nessun luogo; a chi ritornando “al paese” non si sente come un pesce fuor d’acqua; a chi non snobba le sue origini, ma ne va fiero; a chi, per studio o per lavoro, ha dovuto lasciare la propria terra natìa per portare altrove le proprie braccia, il proprio cervello e i propri sogni; a chi vivendo lungi da Noha, pur avendo a volte il viso pallido e contratto dallo stress, si rilassa pensando al ritorno nella sua terra, ai suoi orizzonti, al suo mare, alla sua aria pura, al bianco delle case su cui riverbera la luce meridiana che quasi abbacina gli occhi; a chi è attaccato alle proprie radici; a chi prova nostalgia fin nelle fibre più intime; a chi ama la pennichella pomeridiana; a chi sa apprezzare il profumo della campagna che fu degli avi, che coltivarono gli ulivi, attorcigliatisi nel corso dei secoli, ed il tabacco, che assorbiva il lavoro di tutta la famiglia intenta ad infilare le foglie nei canapi dei taraletti; a chi ama il mare in tutte le stagioni e non soltanto d’Agosto; a chi vive interiormente la passione di quella sorta di cordone ombelicale che lega ai propri parenti, ai nonni, agli zii, ai fratelli, ai padri, alle madri; a chi è legato alla piazza del proprio paese dove trova sempre un amico, anche senza il bisogno di fissare un appuntamento; a chi crede che un libro faccia viaggiare più di un aereo, faccia sentire suoni, gustare sapori e annusare odori; a chi pensa che la micro-storia del proprio paese, per quanto piccolo questo possa essere, contribuisca comunque a fare la macro-storia o storia generale; a chi vive a Noha, o a chi, pur non vivendoci, vi è legato, in un modo o nell’altro, da un sentimento o da un ricordo.
Per visualizzare la copertina completa del libro clicca qui.
nov142021
«Conosco bene le emozioni, i ricordi, le aspettative che accompagnano ogni inaugurazione di un teatro», ha dichiarato Michele Emiliano, Presidente della Regione Puglia, intervenendo nella mattinata di sabato 13 novembre con la divisa della Protezione Civile alla cerimonia inaugurale del Teatro Cavallino Bianco di Galatina (Le). Emozioni, ricordi e aspettative ben impresse nei volti dei tanti cittadini, giovani e meno giovani, che hanno affollato la platea del Teatro dove l’intera comunità si è ritrovata unita con la santa benedizione del Teatro e l’inno di Mameli e nell’apprezzare gli sforzi compiuti dalle pubbliche amministrazioni per consegnare ai cittadini il prestigioso bene culturale.
Dopo il taglio del nastro, il sindaco Marcello Amante ha voluto sottolineare come «il Cavallino Bianco è elemento costitutivo dell’identità del cittadino galatinese, è orgoglio puro, è l’entusiasmo di aver scritto pagine della storia di questa splendida città. Un luogo simbolo della Città di Galatina, che ha storicamente attraversato intere generazioni, lasciando alla memoria della nostra comunità racconti ancora vivi, che tornano attraverso gli occhi lucidi e passionali di chi entra, dopo tanti anni, all’interno del teatro».
Mentre sul palco, presentati dalla madrina della giornata l’attrice Carla Guido, si succedevano gli interventi del progettista architetto Enrico Ampolo e del dirigente regionale Francesco Giuri con le note festose del Corpo bandistico San Gabriele dell’Addolorata di Noha, in platea tante le autorità religiose, militari, civili , politiche e scolastiche, da Loredana Capone Presidente del Consiglio Regionale, ad Alessandro Delli Noci, assessore alle politiche giovanili della Regione, dal consigliere regionale Cristian Casili al presidente della Provincia di Lecce Stefano Minerva, dal vicepresidente di Anci Puglia Ettore Caroppo al procuratore Maria Cristina rizzo, dall’assessore alla Cultura del Comune di Lecce Fabiana Cicirillo all’europarlamentare Leonardo Donno, agli ex Sindaci di Galatina Garrisi, Mino Montagna e Sandra Antonica, ai Dirigenti degli Istituti Scolastici cittadini e a tanti altri Sindaci presenti.
Ora la parola passa agli artisti prestigiosi che si avvicenderanno sul palco del Cavallino Bianco, da Daniel Pennac a Gabriele Lavia, da Gino Castaldo a Nicoletta Manni- Timofej Andrijasenko, da Luigi Fracasso a Virgilio Sieni, da Michelangelo Campanale a Ippolito Chiarello, da Mariangela Gualtieri a Fredy Franzutti e Corrado Abbati.
Le porte del teatro rimarranno aperte per tutto il mese di novembre ospitando un ricco e qualificato programma di spettacoli.
Il ricco e qualificato programma è sostenuto da Ministero della Cultura, Regione Puglia e Città di Galatina e curato dall’associazione OTSE (Associazione Theatrikès Salento Ellada) diretta da Pietro Valenti, già direttore di Emilia Romagna Teatro, nell’ambito di un progetto speciale finanziato dal Ministero della Cultura, in partnership con AMA-Accademia Mediterranea dell’Attore di Lecce, diretta da Franco Ungaro.
È possibile scaricare il programma a questo link
Per info e prenotazioni: 3881814359 / 3201542153
www.otse.it - www.accademiaama.it
giu042007
mag012024
Si è svolto dal 25 al 28 aprile, presso il Teatro Il Ducale di Cavallino, il Magnificat International Arts Competition, concorso internazionale di Musica e Danza.
L’evento, che è stato organizzato dalla A.S.R.C. Magnificat Arte&Cultura A.S.D. A.P.S con il Patrocinio della Provincia di Lecce, del Comune di Cavallino, del Conservatorio di Musica Tito Schipa di Lecce e la Direzione Artistica nella sezione Musica del maestro Luigi Bisanti, ha visto tra i partecipanti Giacomo Maiorano, studente di flauto traverso della classe 3A dell’indirizzo musicale della scuola secondaria Polo 1 di Galatina e Collemeto.
Il nostro studente ha guadagnato un importante terzo posto, eseguendo la sonata in do minore per flauto e pianoforte di Gaetano Donizetti, davanti ad una giuria composta dai Maestri Corrado de Bernart, Luigi Bisanti, Roberto Fabbri, Claudia Lamanna, Francesco Libetta, Andrea Manco, Vittorio Prato, Massimo Quarta e Lucia Rizzello.
«Da parte di tutto il nostro istituto – dichiara la dirigente scolastica Luisa Cascione – ti giungano i nostri complimenti Giacomo, per il traguardo raggiunto davanti a una giuria di eccezione. Siamo certi che farai risuonare ancora, e a livelli sempre più alti, le note del tuo flauto, al cui studio ti dedichi con costanza e passione».
Fiorella Mastria
ago282010
Quarto appuntamento della prima edizione della rassegna d'arte contemporanea Urla nel Silenzio. Mercoledi 1 Settembre alle ore 21, presso la sala espositiva della pizzeria SLURP, sarà Carla Casolari ad inaugurare la sua mostra "Liberamente". Lo spazio musicale vedrà per la serata inaugurale Striunizzu con il suo live show reggae mentre domenica 5 Settembre si esibiranno i Republika Mod in dj-set. Come da tradizione per ogni serata inaugurale della rassegna, la pizzeria SLURP sarà lieta di offrire a tutti i presenti il prodotto tipico "polpette salentine".
Alcune note sull'artista: Carla Casolari nasce a Modena il 22/06/1966, sin dall’infanzia manifesta interesse e passione per il disegno, i colori, l’arte (ha studiato pianoforte e danza per diversi anni) ed in particolare per la pittura, “vocazione” sopita da vicende familiari e studi aventi altro indirizzo (Management aziendale).
Nel 1999 si trasferisce a Galatina, nel Salento, ove la “vocazione” sopita è poi maturata nutrita dalla visione continua delle opere naturali di questa terra favolosa con i suoi colori, tradizioni, cultura e ritmi.
E finalmente esplode nel 2006 quando decide di mettersi in gioco e confrontarsi con altri artisti presenti sul territorio partecipando a diversi concorsi di pittura estemporanea ricevendo vari premi e riconoscimenti.
Istintiva, emotiva, la impressionano le bellezze della natura che sente particolarmente facendole proprie. Non copia nessuno, ma chiede ispirazione al vero anche se ama proiettarsi verso una pittura che esce dagli schemi canonici della stessa verso uno stile che ricorda il metafisico ed il surreale. Delle volte onnicomprensivi si connotano per la ricercata gamma cromata. Ama anche prodigarsi in opere di contenuto sociale e sociologico, ove riflette e fa riflettere, anche filosoficamente, sulle principali problematiche che affliggono l’uomo contemporaneo e sul senso dell’esistenza.
Nel 2008 apre un laboratorio proprio nel cuore del centro storico di Galatina.
lug252011
Il mastino dei Baskerville sino a qualche giorno fa giaceva del tutto ignorato nella sotto-sottocategoria “LIBRI DIMENTICATI” della mia libreria. Ad essere sinceri era già da qualche mese che aveva raggiunto questa nuova posizione, dopo aver transitato inconsapevolmente per “LIBRI IN LETTURA”, “LIBRI IN STAND BY”, “LIBRI DA LEGGERE” e da ultimo “LIBRI DA LEGGERE SENZA FRETTA”. Poi domenica mentre cercavo di togliere un po’ di polvere e cambiare per l’ennesima volta la disposizione dei libri negli scaffali – è un’operazione che tendo a ripetere più volte durante l’anno – mi sono accorto che il vecchio Holmes sonnecchiava, sicuramente con immenso disappunto, tra i libri che in genere ripongo nell’angolo inferiore sinistro della libreria nascosto da una poltrona, libri che mi sono stati regalati da persone che non erano al corrente dei miei gusti letterari oppure che ho comprato perché stupidamente attratto dal titolo o dalla copertina.
Ho cercato quindi di sfilarlo con delicatezza, poi sono stato costretto ad usare la forza per sottrarlo alle morbose attenzioni di un libro di Fabio Volo e uno sull’antica saggezza vedica. Sono sprofondato sulla poltrona e sfogliandolo sono stato assalito oltre che da un nuvolone di polvere, anche da una ventata di ricordi. Il mastino dei Baskerville che ho tra le mani, infatti, è stato acquistato da una bancarella di libri usati, è una vecchia edizione BUR introdotta da una stupenda indagine preliminare in forma di dialogo di Fruttero e Lucentini, con illustrazioni di Sidney Paget, pagine ingiallite zuppe d’umidità e un cattivo odore. E ora il ticchettio delle pagine che scorrono sull’impronta del pollice della mia mano sinistra mi porta con la memoria indietro nel tempo e con la vista al reparto “LIBRI LETTI”, dove ritrovo con piacere il mio primo acquisto in libreria: Uno studio in rosso di Arthur Conan Doyle. Lo leggo, quindi, seduto su quella stessa poltrona; mi bastano due ore per arrivare alla fine dell’indagine e accorgermi che in realtà la vicenda raccontata non è il massimo dell’originalità e della bellezza, ma sicuramente nella mia mente rimarranno per sempre impressi luoghi, paesaggi e personalità di personaggi caratteristici dell’epoca vittoriana. I colpi di scena non mancano, la spiccata capacità intuitiva di Sherlock Holmes non vi lascerà indifferenti e sarà impossibile resistere alla tentazione di indicare il colpevole dei delitti. La narrazione fluente e ricca di descrizioni vi permetterà di metter su in breve tempo la vostra scenografia: vi sembrerà di attraversare di notte le stanze buie del misterioso castello della famiglia Baskerville al fianco di Watson e di attraversare la spettrale brughiera in cerca dell’assassino.
Avete poche informazioni a vostra disposizione (in realtà saranno molti i dettagli che contribuiranno alla soluzione del caso): le due persone assassinate nella storia non mostrano segni di colluttazione, né portano ferite sul corpo; la morte sopraggiunge la prima volta per un attacco di cuore, la seconda per una caduta. La cosa certa è quindi che entrambi i personaggi fuggivano da qualcosa o qualcuno. Altro elemento che potrà tornarvi utile: nella brughiera si racconta che una strana leggenda perseguita la famiglia Baskerville, si parla di un enorme e orrendo cane, forse un mostro o un fantasma, comunque qualcosa di soprannaturale che non convince affatto l’Holmes di Doyle, personaggio troppo intelligente per star dietro alle credenze popolari.
Non aggiungo altro, se non che il colpevole si saprà solo nelle ultime pagine e i dettagli del caso saranno snocciolati nell’ultimo capitolo per bocca dello stesso Holmes.
Michele Stursi
Il mastino dei Baskerville, Arthur Conan Doyle, BUR Biblioteca Univ. rizzoli, pp. 276, € 7,90
mag072014
Non so voi, ma io ogni volta che da Noha mi reco a Galatina percorrendo il viale Carlo Alberto Dalla Chiesa e imbattendomi nell’abbozzo della rotatoria di raccordo con l’inutile oltre che dannosa e costosa “circonvallazione interna” - voluta, anzi, di più, “rivendicata” da tutti i consiglieri comunali pappa e ciccia di ogni (sbiadito) colore politico - sono colpito da un certo malessere.
Sì, signora mia: conati di vomito per la precisione.
A procurarmeli non è soltanto lo spettro sempre più consistente di questo ossimoro (circonvallazione interna) i cui lavori, purtroppo, procedono alacremente (a dispetto delle false denunce di qualche esponente della sedicente opposizione “per accelerarne i tempi”), ma anche altre chicche di complemento.
Sì, i lavori, tra alti e bassi, sfortunatamente procedono.
Vogliono sbrigarsi.
Invece di smetterla una buona volta, invece di rallentare, anzi interrompere definitivamente questo scempio definito “opera pubblica” - e composto da un impasto mefitico di cemento, asfalto, degrado, interessi conto terzi, lottizzazioni, folgorazioni sulle circonvallazioni di Damasco da parte di compagni ex-ambientalisti, cambiamenti di destinazione d’uso di terreni agricoli, e sicuramente nuovi debiti fuori bilancio (scommettiamo?) - questi vanno avanti come un treno.
Se si fermassero qui saremmo di fronte ad uno dei rari esempi di opera incompiuta per il bene dell’umanità. Invece no: tiremm innanz!
Con determinazione verso il disastro.
Ma il problema non è solo questa benedetta circonvallazione, sono anche i suoi complementi d’arredo.
Sono certo che qualcuno di voi (e non mi riferisco stavolta ai nostri rappresentanti politici: questi non vedono, non sentono, in compenso sovente parlano a vanvera) avrà notato quel parapetto di delimitazione, quella specie di recinzione-ringhiera di assi in legno disposta su più file orizzontali e a X, sostenute da pali verticali infissi a terra, come quelli un tempo usati nelle campagne. Per ora ne hanno realizzato solo un tratto; ma sospetto che andranno oltre.
A cosa serve questa balaustra? Probabilmente alla “prova Olio Cuore” da parte di qualche podista galatinese.
Ora vi chiedo: avete constatato (pur senza essere degli occhiuti osservatori nohani) che quella staccionata di pali incrociati ad incastro con tanto di corrimano è identico in tutto e per tutto (dimensioni, materiali, colori, disegno) alla palizzata-ringhiera dei giardini Madonna delle Grazie di Noha? O meglio ex-palizzata, visto che non è durata più di tanto, per come si è sbriciolata (‘ncravulisciata direbbero gli accademici della crusca) dopo poco tempo, sotto il sole e le intemperie, diventando a tratti pure pericolosa per i chiodi arrugginiti che spuntavano un po’ ovunque, tanto che han dovuto rimuoverla tutta?
Non vi sorge il dubbio che il cosiddetto suo designer possa essere lo stesso? E così anche il fornitore
Poi uno si chiede quand’è che riusciremo ad andare oltre questa siepe che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude. E soprattutto chi pagherà i danni erariali di queste genialate.
Di questo passo temo mai e nessuno.
Eppure basterebbe poco per risparmiare un po’ dei soldi nostri. Come ad esempio evitare che i direttori dei lavori con committenza pubblica continuino ad essere cooptati direttamente dall’albo dei sadomasochisti (ogni riferimento a eventuali cabine elettriche di allaccio energetico a vecchi edifici scolastici ristrutturati rimaste per distrazione nella penna dei progettisti è puramente casuale ndr.), ed iniziare, a partire dai cittadini, ad aprire gli occhi e ad usare il cervello. Anziché, come al solito, la testa di un organo posto un po’ più in basso.
feb272025
Dopo circa 20 anni dalla sua approvazione, è stato dato formalmente l'avvio al percorso di formazione di una variante generale dello strumento urbanistico, di un nuovo PUG, che apre nuovi orizzonti di sviluppo e di crescita della città, e interpreta le rinnovate istanze del nostro tempo. Certamente un atto di elevata qualificazione amministrativa.
E lo si è fatto precostituendo i fattori presupposti per un'azione di urbanistica avanzata, attraverso indirizzi di politiche territoriali in linea con le nuove realtà socio-economiche in essere e preordinando una moderna struttura di Ufficio di Piano, che assicuri la totale multidisciplinarietà nella valutazione delle scelte da fare.
Contiamo, con questo, di portare a termine nel corso del mandato il processo di sviluppo sicuramente più significativo ed importante per la città, sottraendola definitivamente dallo stato di marginalizzazione e di stallo in cui si è trovata nel recente passato, ricollocandola nel giusto contesto di centralità che ha avuto nel suo hinterland anche dal punto di vista culturale.
Un’azione amministrativa , - quella dell’avvio della variante generale- maturata dopo due anni di “lavoro di preparazione”, durante i quali sono stati sviluppati tutti i progetti urbanistici potenzialmente ancora validi del PUG in vigore e coerenti con la nuova visione di questa città, come già profilata nelle linee di mandato di governo.
Una visione, una strategia urbanistica, un assemblaggio di elementi fattuali assolutamente coerente con un disegno di una città che sia in grado di attrarre per le funzioni ed i servizi offerti, per la sua cultura attiva, per il turismo esperienziale proposto, per l'organizzazione delle attività sociali e socio-assistenziali presenti sul territorio, insomma che punta ad una forma di città pubblica che aumenta per spazi e funzioni di servizio, che si sviluppa alla ricerca di una bellezza collettiva.
In estrema sintesi, un processo di potente rigenerazione urbana.
Alessio Prastano
feb282023
E’ mancato il sangue freddo, ma non la paura di vincere all’Olimpia Sbv Galatina. Questa squadra è zoppa di un leader che sia un trascinatore, di un motivatore che in campo trasmetta tranquillità e all’occorrenza un pizzico di cinismo. Quello che sarebbe servito sul 24-23 prima, sul 26-25 poi nella terza frazione per chiudere la partita con una vittoria secca, dal momento che i primi due set erano stati appannaggio dei galatinesi.
Invece la squadra di mister Monaco si è fatta irretire da un indomabile Ammirati che ha chiesto ed ottenuto da Coppola di finalizzare tutte le azioni. Dal punto numero 23 in poi, fatti salvi due errori dei padroni di casa, l’opposto ospite si è caricato sulle spalle i suoi, e lo si poteva immaginare rischiando una scelta tattica preconfigurata nell’andare a murarlo.
Le gambe e la reattività fisica però non hanno tenuto nella compagine di casa, sebbene non siano mancati cuore e volontà che i tifosi hanno apprezzato nonostante il risultato. Ora l’orizzonte comincia a svanire per Olimpia Sbv, coperto da una nebbia spessa in cui avversari quotati da affrontare e stati d’animo negativi possono generare in pessimismo e frustrazioni.
Condensiamo le tre ore scarse di gare nei momenti più importanti e coinvolgenti.
Gli ospiti partono in P6 con una prima linea formata da Pirozzi, Ammirati e Brancaccio. Esposito e Madonna completano il reparto difensivo a cui si aggiungono in alternanza i due libero, Iannotta deputato alla difesa e Iervolino alla ricezione.
Speculare lo schieramento del Galatina (P6) con la diagonale D’Alba -Zanette, i martelli Pacelli - Buracci, al centro Rossetti-De Micheli Gabriele e Apollonio libero. Mister Monaco ha la solita panchina corta (assente anche De Lorentis) con il rientrante Marco De Micheli, il palleggiatore Dantoni e il giovane De Matteis. Unica alternativa ad un eventuale forfait in corso di gara di Buracci o Zanette.
I set
Pacelli-Rossetti e Buracci sono determinatissimi, Zanette è esplosivo e il tabellone segna un 12-6 che sprona all’ottimismo. Una splendida difesa di Apollonio non finalizzata nella ricostruzione, offre ad Ammirati l’opportunità di chiudere il punto ma la conclusione è sbagliata per un 17-8 che D’Alba incrementa con un attacco di seconda intenzione. Una serie di errori dei padroni di casa, ben cinque a fronte di efficaci colpi di Pirozzi, Brancaccio ed Ammirati per il 23-18, mettono in difficoltà i salentini. Sale in cattedra Madonna offrendo il suo repertorio: una pipe, un pallonetto per il 24-23 e costringe Zanette a sparar fuori. Pacelli rimette in avanti i suoi (26-25), risponde Brancaccio, poi è il capitano bluceleste a segnare il punto 27, che si concretizza con la vittoria del parziale sulla conclusione out di Ammirati ( 28-26). Quanta fatica!
II set
Equilibrio fino al 12-12, poi è Pacelli con un mani-fuori a romperlo e D’Alba che si mette in proprio con due muri ed un ace (16-16).Dalla parte opposta Brancaccio, Ammirati e Madonna ribaltando la gara con un break di +3 che pericolosamente segna un 20-23 per gli ospiti. La reazione a raffica è di Pacelli con quattro affondi che danno ancora la parità(24-24). Si va ai vantaggi ed il primo punto è un pallonetto di Ammirati; Zanette e Buracci pareggiano il colpo di Brancaccio (26-26), Rossetti sfodera un ace tagliente (27-26). E’ un botta e risposta adrenalinico: Ammirati prima riconquista la parità, poi cicca il servizio (28-27) a cui Brancaccio mette riparo con Buracci che risponde d’autorità (29-28). Nemmeno il tempo di iperventilare e Madonna riagguanta il 29-29. E’ un Pacelli stratosferico con una doppia schiacciata (31-29) a portare Galatina sul 2-0 con un totale di dieci punti in questo set.
III set
Avvio deciso della squadra napoletana. Madonna svetta nelle conclusioni (4) mettendosi a ruota Ammirati(3) per un 6-12 che Rossetti e Buracci riescono solo a contenere parzialmente. Mister Monaco brucia i suoi due time out quasi consecutivamente, ma Brancaccio tiene in avanti i suoi (12-17) a cui risponde un doppio Pacelli (16-19). Madonna diventa immarcabile (17-22), ma Zanette e Pacelli rimettono in linea di galleggiamento Olimpia Sbv che si avvale di un gran muro di Gabriele De Micheli su Ammirati per un sorpasso inebriante (24-23).
Forse troppo esaltante e al di là della linea del traguardo. Manca la freddezza a Pacelli e Buracci che riportano il punteggio sul 26-25, non manca potenza conclusiva ad Ammirati che porta a casa il set(26-28).
IV set
I due martelli napoletani Brancaccio e Madonna fanno riposare Ammirati e si mettono in proprio con quattro conclusioni-punto a testa per un 8-10 subito pareggiato da Pacelli e Zanette(12-12). E’ un continuo alternarsi di cambi palla con Zaccaria e Maisto che rilevano Brancaccio e Ammirati da un lato, e Dantoni dall’altro per Zanette al turno di battuta. Gli attacchi dei locali s’infrangono sul muro avversario (19-22), Pacelli tira fuori coraggio e tecnica attaccando una pipe che chiama il punto numero 20, ma poi l’assalto finale premia i napoletani per il decisivo tiebreak.
V set
Mister Libraro fa fruttare la sua panchina di qualità. Parte sempre in P6 con la diagonale Coppola-Ammirati, sfrutta in posto quattro la classe e l’esperienza dell’avellinese Zaccaria (ex Atripalda serie A2) in opposizione a Madonna, colloca Napolitano ed Esposito al centro con Brancaccio e Pirozzi a tirare il fiato in panchina. Galatina è fallosa: la posta in palio appesantisce gambe e braccia. Napolitano e Zaccaria confezionano due ace per un 1-4 che attiva la sospensione richiesta da mister Monaco. Il muro di De Michelis e l’attacco di Pacelli (5-8) aprono al cambio di campo: si ripete il martello molisano (8-9) ma Ammirati dà la sveglia ai suoi. Giganteggia il muro ospite, il servizio diventa più ficcante, Buracci mura Madonna ma è Ammirati a chiudere (10-15) set e gara.
Tanta amarezza a fine gara nel gruppo galatinese che, pur ritrovando compattezza e buona reattività, non ha saputo chiudere una partita con il freddo cinismo che la situazione avrebbe richiesto.
OLIMPIA SBV GALATINA-ELISA V. POMIGLIANO 2-3(28/26,31/29,26/28,20/25,10/15)
Pomigliano:Tortora, Esposito, Napolitano, Ambrosio, Zaccaria, Ammirati, Pirozzi, Madonna, Iervolino(L), Iannotta(L), Brancaccio, Coppola, Maisto All. Gennaro Libraro
Galatina: De Micheli G. 7, Rossetti 8, De Micheli M., Palumbo(L), Buracci 15, Zanette 21, Apollonio(L), D’Alba 4, Dantoni, De Matteis, Pacelli 28
All. Mimmo Monaco Vice Manuela Montinari
Piero de Lorentis
Area Comunicazione Olimpia Sbv Galatina
mar072023
Sono passati ben oltre 14 mesi dagli annunci dell’insperata promessa di restauro della casa dell’orologio di Noha. Ma lo stato di degrado della nostra casa e relativa torre, è vecchio di almeno quattro decenni. Allorquando il servizio di anagrafe comunale venne spostato in una struttura più sicura. Il degrado chiama degrado, si dice. Ma i cittadini di Noha hanno dimostrato di saper resistere con grande dignità a certi strani eventi del destino.
Un uomo sano non pensa in continuazione al suo essere in salute; solo chi è malato è interessato alla salute. Per cui se, per esempio, non soffri di mal di testa, non sai neppure di avere una testa. A quanto pare, tutto ciò che sperimentiamo, dipende dal suo opposto. Sappiamo quindi quanto sia vero il fatto che se si è costretti a vivere nel degrado, si rischia di farci l’abitudine.
“L'abitudine è la più infame delle malattie perché ci fa accettare qualsiasi disgrazia, e ci si rassegna a tutto.” Oriana Fallaci, Un uomo (Milano, rizzoli 1979). Bell’insegnamento che abbiamo dato alle ultime due generazioni che hanno dovuto acquisire a proprie spese la capacità di fare resilienza.
Naturalmente la speranza è sempre l’ultima morire.
Basta guardarla! La paura adesso non è più di rimanere folgorati dall’amarezza, ma dal rischio di beccarsi un concio di cornice sulla testa, come accadde il 18 giugno del 2013, allorquando si staccava improvvisamente un pezzo del balcone al primo piano della casa attigua, per fortuna senza danni alle persone. Così come segnalato al Protocollo di Galatina il 18 marzo 2021. casa comunale pec.pdf (Noha.it) Che tristezza caro Sindaco. Eppure la piazza è il luogo in cui cultura e storia, simboli e tradizioni, dovrebbero rivivere quotidianamente in una forma armonica l’idea di sicurezza e di felicità, la stessa che una Amministrazione deve saper offrire ai suoi abitanti.
Basta scrivere sul motore di ricerca di internet “casa dell’orologio di Noha” e si vedranno apparire una sfilza infinita di lettere e articoli pubblicati da destra e manca dedicati alla mancanza di cura della nostra casa dell’orologio, raccontano per esempio del ““l’orologio pubblico più fermo del mondo” o “l’orologio pubblico più veloce del mondo” (e quindi, ad honorem, “l’orologio pubblico più ridicolo del mondo”).
Quindi siamo qui, Signor Sindaco, a chiedere per l’ennesima volta:
Per quanto tempo i cittadini di Noha dovranno attendere che la promessa di messa in sicurezza della Casa dell’orologio diventi finalmente il lieto fine di questa abominevole quanto bruttissima storia?
Il Direttivo di NoiAmbiente e Beni Culturali di Noha e Galatina
feb032025
Qualcuno lo sa già, qualcun altro lo scoprirà a breve sulla sua pelle, o in qualche altra parte anatomica. Insomma da una manciata di settimane il dottor Maghenzani, uno dei tre medici di base di Noha, è andato in pensione e non è stato sostituito da un nuovo specialista in medicina generale, sicché i superstiti (bravi) dottori rizzo e Cazzato, e qualcun altro fuoriporta, han dovuto farsi carico, chi più chi meno, della quasi totalità dei pazienti del loro ormai ex-collega, con tutto quello che la novella mole di lavoro comporta. Non ci vuol mica una laurea magistrale in fisica quantistica per capire che il tempo da dedicare a un mutuato sarà viepiù ridotto, mentre quello d’attesa amplificato oltremodo, con probabilità purtroppo crescente di errori, trascuratezze, magari rinvii se non proprio rinunce alle cure. E quel che accade nel mio paese, mutatis mutandis, si spalma come nutella nel resto di borghi e metropoli d’Italia. A Collemeto, per dire, salvo novità dell’ultima ora, del medico della mutua si parla solo a “Chi l’ha visto?”, oppure se ne trasmette l’epopea su Canale 34, quello dei film amarcord.
“Mancanza di medici” ti dicono allargando le braccia, o stringendosi nelle spalle, quelli che tutto accettano dell’esistente senza batter ciglio, tutto scusano, e a tutto s’adattano non provando minimamente a cambiare il mondo, ma solo se stessi: mi riferisco ai Resilienti, i profeti dell’Andrà Tutto Bene, razza prolifica e in costante crescita vista l’inoculazione diuturna da parte di quasi tutti i canali ortodossi di massicce dosi di anestetica distopia promossa al rango di utopia balsamica dagli imbonitori professionisti - onde “1984” di Orwell non è più un romanzo di fantapolitica, ma un case-study empirico con tanto di dignità di stampa su riviste scientifiche tipo Nature, Lancet o National Geographic.
Sembra un secolo fa l’epoca in cui era sufficiente la richiesta del tuo medico per un ricovero presso il locale ospedale (pubblico) al fine di “farti tutti gli accertamenti”: oggi per una cosa del genere persino l’archiatra verrebbe immolato sulla pubblica piazza dal direttore generale dell’Asl coadiuvato dall’assessore regionale al ramo, dacché le più recenti regole prevedono che l’ospedalizzazione venga gentilmente concessa dall’infarto del miocardio in su, ma per non più di due/tre giorni lavorativi. Per il resto sarai tu stesso a dover individuare uno specialista, meglio se a pagamento, altrimenti, causa liste d’attesa, faresti prima a contattare l’agenzia delle pompe funebri. Il suddetto specialista ti indicherà poi ulteriori analisi da laboratorio, e giacché qualche lastra. Il radiologo, a sua volta, ti spedirà dal neurologo, il neurologo dal cardiologo, il cardiologo dall’internista, l’internista dall’endocrinologo, l’endocrinologo dal reumatologo, il reumatologo dallo psichiatra ma saltando lo psicologo: il geriatra, se campi, verrà da sé alla fine dell’odissea. Un tempo i medici erano intorno a te, ora sei tu a dover girovagare attorno a loro.
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Ti dicono che non ci possiamo più permettere “certi lussi” (cioè il diritto alla salute, nonostante la moda dell’Inclusione), che il debito pubblico è alle stelle (argomenteranno per via dei day-hospital del tempo che fu), che gli ospedali sono senza reparti e men che meno posti letto (mica a causa di accorpamenti, riordini e altre genialate del genere), che i punti nascita vanno chiusi al di sotto di un certo break-even point (testuale eh: break-even point), e vuoi mettere l’EC-CEL-LEN-ZA del PRI-VA-TO (che grazie al neoliberismo pensa alla tua salute, niente affatto al profitto), che il personale sanitario è ai minimi termini, con turni massacranti, remunerazioni inchiodate e riconoscimenti obliterati (tanto ciò che conta è costruire ospedali nuovi, non assumere e pagare i lavoratori), che i tagli sono cosa buona e giusta (mica imposti dai cravattari europei, che anzi ti spingono a “investire” in armamenti fino al 5% del Pil: ma questo non puoi dirlo se no passi per putiniano, antisemita e maisia signore per complottista).
Tra teste mosse in continua annuenza e farisei di casa nostra che non osano stracciarsi nemmeno un lembo delle proprie vesti, non possiamo manco più parlare di sanità da ricovero. Per mancanza di posti letto.
Antonio Mellone
ott142024
Nelle puntate uno e due di codesta mia epopea organistica occorsami per caso nella basilica di Santa Croce in Lecce un sabato di ormai tre settimane fa, ho provato a raccontare di come l’incarico del servente alla consolle a Frédéric Ledroit, noto concertista a livello europeo, conferitomi su due piedi da parte del direttore del festival organistico del Salento, Mr. Scarcella, m’avesse provocato un subitaneo stato chetonemico insensibile perfino al Biochetasi granulato: in sostanza dal Voltapagine al Voltastomaco.
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Sembra uno scherzo, ma il ruolo del Voltapagine (e non vi dico del Registrante) è fondamentale per l’esito di un’esecuzione musicale. Si parla di competenza, di tatto, di capacità di lettura del pentagramma [sia lodata e ringraziata ogni momento la buonanima di mio zio don Donato per le lezioni di solfeggiamento, ndr.], di simbiosi con l’esecutore, e soprattutto di prove ripetute più volte. Invece stavolta niente prove, solo un briefing di pochi minuti con monsieur Ledroit, che mi spiega in provenzale stretto che alcune pagine sono volanti, altre rilegate a libro, che il terzultimo brano è impresso su uno spartito a fisarmonica, ma il secondo ha un ritornello anzi due, per cui a metà foglio bisogna ritornare indietro e poi riprendere dalla penultima strofa e continuare con nonchalance (ha detto proprio con nonchalance) con la prima del brano successivo…
Mi rendo immediatamente conto della puttanata che ho fatto a non accettare l’ammiccante proposta della mia amica [“Questa sera avrei voglia, hmm, di una bella pizza” ndr.], che sarebbe bastato un mio errore per trasformare un Allegro Vivace in una Messa da Requiem, che in caso di distrazione la mia biografia avrebbe potuto prendere un’altra strada (tipo quella della latitanza), che se mi fosse caduto lo spartito dal leggio l’arcivescovo mi avrebbe riservato una cresima di insulti con tanto di schiaffi canonici, salvo una più grave scomunica pontificia, e che se, errando, avessi girato due anziché una pagina sola come previsto dal protocollo, una querela non me l’avrebbe levata nessuno unitamente al linciaggio democratico della folla inferocita: insomma in quel momento il mio “lavoro” improvvisato, già di per sé precario, poteva presentare sbocchi potenzialmente devastanti.
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Nonostante tutto questo, rimango imperturbabilmente coerente e, pur diventando rosso come un Sioux, e apparendo ai più così stupefatto che a qualcuno è venuto il dubbio che le canne di quell’organo me le fossi fumate tutte seduta stante, in seguito a uno sguardo d’intesa (o forse di commiserazione) da parte di Ciro Greco, il bravo baritono, anch’egli protagonista indiscusso della serata (il sottoscritto, invece, molto discusso), diamo inizio allo spettacolo.
Giuro, avrei voluto essere trasparente, scomparire dalla pubblica visione, magari indossando il mantello di Harry Potter: invece l’unico soggetto in HD ero io, prezzemolo ad alta definizione di ogni foto, anche di quelle panoramiche (provate a zoomarle per credere). E così entro in scena, inizia il concerto, applico le regole del gioco, afferro le pagine in alto con la sinistra, mai con la destra, attento a non coprire la vista dei pentagrammi al Ledroit: bisogna avere braccia lunghe, e io, (anche) da questo punto di vista, ne sono come dire superdotato. Seguo dunque note e tempi sul rigo musicale, o meglio, più furbescamente, ritenendolo il meno ostico dei primi due, decido per il terzo pentagramma, quello dei bassi al pedale, salvo scoprivi, strada facendo, una presenza di biscrome e semibiscrome mai viste o immaginate prima di allora da suonare alla pedaliera. Occhio dunque attento a spartito e ad esecutore per captare ogni suo pur impercettibile segnale, e tutto sommato il programma sembra filare liscio come l’olio dei catecumeni.
Ma la musica è talmente sublime che a un tratto, proprio verso la fine dello show, forse un tantino più rilassato, rimango come incantato, imbambolato dico, in estasi come la Santa Teresa del Bernini a Santa Maria della Vittoria in Roma, ovvero, molto più probabilmente, sono solo una vignetta senza parole. Mi scordo dunque di voltare pagina. Il concerto fin lì perfetto sta per trasformarsi in una gag. Il tutto avviene in un nanosecondo che dura un’eternità: Ledroit mi guarda terrorizzato quasi implorandomi: “Perché non giri?” (più o meno come Michelangelo Buonarroti che, alla fine della scultura chiede al suo Mosè “perché non parli?”), realizzo immantinente la tragedia di cui sto per diventare personaggio e interprete, mi desto dunque istantaneamente dal fulmineo stato di trance, acchiappo lo spartito e volto finalmente pagina, risparmiandomi le sajette altrui e tirando perciò il più classico dei sospiri di sollievo. Si va avanti così in un continuo crescendo, fino all’apoteosi finale.
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L’esibizione termina con un “Parfait!” da parte mia al maestro, e Frédéric (ormai ci diamo del tu) che, anziché rivolgere un deferente pensiero all’indirizzo dei miei avi defunti, mi stringe calorosamente la mano dicendomi con un grande sorriso per me liberatorio: “Merci, mon ami”. E va al centro dell’abside basilicale a prendersi il meritato applauso sfociato subito in una standing ovation.
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A distanza di giorni sogno ancora di sbagliare le pagine di uno spartito penta-drammatico durante un concerto importante: alcune planano per terra, altre appaiono illeggibili, altre ancora sembrano svanire nel nulla, mentre alcuni tiratori scelti dal parterre lanciano instancabili al mio indirizzo copiose quantità di pomodori e giacché pure fette di Mellone.
Meno male poi che a riportarmi alla decisamente meno tragica realtà c’è la mia amica, che mi fa comprendere finalmente, grazie anche all’allegoria del trancio di pizza ben lievitata, quanto sia opportuno diversificare costantemente i rischi, e dunque focalizzarsi ad esempio non soltanto sull’organo, ma anche, per dire, sulla tromba.
Antonio Mellone
ott142024
Riprenderanno oggi lunedì 14 ottobre alle ore 18:30, nella Sala conferenze “Contaldo” in via Cafaro, le attività dell’UNIVERSITA’ POPOLARE “Aldo Vallone” con il tradizionale OPEN DAY di presentazione dell’offerta formativa per il 2024-2025.
Quali le caratteristiche delle proposte? Le attività saranno organizzate in trimestri e saranno articolate in minicorsi, conferenze/spettacolo, laboratori, celebrazione di giornate particolari, escursioni e attività ludico-ricreative.
Idea guida di questo anno accademico sarà “Orizzonti”: una ricerca alla scoperta di nuove prospettive per leggere la realtà del passato e del presente, per proiettarci con consapevolezza nel nostro futuro. Una prima attenzione sarà rivolta alla storia risorgimentale del Mezzogiorno d’Italia, con un focus particolare sulle vicende galatinesi di quel periodo. Inoltre un approfondimento sul territorio della nostra città e le sue meraviglie artistiche ci consentirà di conoscere l’opera di un miniaturista del ‘400, Giacomo Bellanti, e le mura urbiche nel loro sviluppo storico. Tre eccellenze nel campo della panificazione e della pasticceria ci introdurranno, successivamente, in un altro orizzonte, quello degli “Antichi e nuovi sapori”, molto apprezzato da tutti i cittadini. Un terzo corso sarà dedicato ad un approfondimento sull’universo dei media, con la presenza di protagonisti d’eccezione che operano nella cinematografia, nel pianeta social e di chi vuole proporci un’incursione nel futuro della televisione. Il programma dettagliato del primo trimestre sarà illustrato nel corso dell’evento: oltre a quanto indicato, vi saranno altri eventi, come la visione del cortometraggio “Amore nella nebbia”, un primo appuntamento con la Sezione “Benessere e prevenzione”, con la celebrazione della Giornata internazionale della psoriasi, una visita guidata all’Azienda “Tecniverde” dell’agronomo Vincenzo Mello, l’incontro con Luigi Stomaci, autore del libro “Ninetta, la vera storia di Raffaella Pignone”.
Avranno il loro spazio i nostri tradizionali laboratori, quello di Lingua Inglese, il Laboratorio di Disegno e Pittura e il Laboratorio Teatrale.
Inserti musicali e poetici saranno curati nel corso dell’evento dalle voci del Maestro Michele Bovino e di Marco Graziuso.
Un brindisi augurale concluderà la serata.
Mario Graziuso
lug012024
Gli alunni del corso a indirizzo musicale della scuola secondaria di primo grado, straordinariamente diretti e guidati con competenza e professionalità dai Maestri Maria Rita Apollonio (pianoforte), Luisa Augusti (flauto), Graziano Caiuli (chitarra) e Gianfranco Schirinzi (violino), hanno allietato i presenti con un variegato repertorio di brani (La vita è bella, Stand by me, Billie Jean, Mamma Mia e Lu rusciu te lu mare), esibendosi sulla cassa armonica in piazza San Pietro. Un’importante occasione per dare visibilità alle doti musicali dei nostri studenti e all'impegno che li ha portati a mettere in scena una performance coinvolgente ed emozionante. Un bellissimo momento di aggregazione per la comunità scolastica e per l’intera città di Galatina.
Grazie all'amministrazione comunale tutta e al parroco Don Lucio per questa opportunità nell’ambito di una costruttiva collaborazione tra la scuola e il territorio, all’insegna di una scuola aperta e partecipata, che esce fuori dalle aule e va sul territorio a sostenere la costruzione di una comunità solidale.
Sempre presente la dirigente Luisa Cascione che, insieme a docenti e collaboratori, ha fortemente voluto realizzare l’evento e concretizzare, in questo programma, la celebrazione dei successi di una scuola che non si ferma unicamente a “istruire” i giovani, ma li prepara, fornendogli gli strumenti e sviluppando le competenze, coinvolgendoli a trecentosessanta gradi nella sensibilizzazione alla cultura e all’ampiezza delle possibilità che la mente umana può approcciare nel passaggio dalla formazione all’esperienza lavorativa. “Ho fortemente voluto, insieme all’intera comunità scolastica – ha dichiarato la dirigente Cascione - realizzare questo grande evento con l’intenzione di celebrare un importante traguardo di una scuola altrettanto importante sul territorio, con l’intenzione di confermarne l’immagine di realtà formativa e di produzione culturale attiva ad ampio raggio. Sono certa che momenti come questo possano rappresentare anche un modello di istruzione nell’ottica della unitarietà del sapere che mette al centro sempre le persone, i nostri alunni, motivandoli e stimolandoli in sempre nuove esperienze”.
Fiorella Mastria
apr282021
Gravi disturbi intestinali, in particolare dolore addominale e diarrea, associati non di rado a ritardo nella crescita: sono i sintomi di un esordio in età pediatrica delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (MICI), ovvero Malattia di Crohn e Rettocolite Ulcerosa. Queste patologie, che colpiscono oggi circa 250mila italiani, possono manifestarsi infatti già durante l'infanzia. Se è vero che si presentano più frequentemente nei pazienti tra i 15 e i 30 anni e in quelli tra i 50 e i 70, il loro esordio può avvenire a qualsiasi età. Dati recenti mostrano come questo avvenga sempre più spesso già in giovanissima età: in un paziente su quattro la Malattia di Crohn e la Rettocolite Ulcerosa insorgono già durante l'infanzia o l'adolescenza.
È in considerazione del ruolo importante che le MICI ricoprono in ambito pediatrico e dell'importanza di un inquadramento clinico il più possibile tempestivo che AMICI Onlus, Associazione Malattie Infiammatorie Croniche dell'Intestino, ha organizzato per mercoledì 28 aprile, dalle ore 18.00 alle ore 19.30, un incontro online dal titolo “Le MICI in ambito pediatrico. Un confronto con l'Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza". L'evento, che vedrà un dialogo tra i medici della Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo (Fg) e i pazienti, è voluto da AMICI in collaborazione con l'Ospedale per fornire indicazioni utili ai pazienti e ai loro familiari per orientarsi nella gestione delle due patologie in ambito pediatrico.
Nei bambini affetti da MICI si possono osservare forme particolarmente aggressive delle due malattie, specie quando l'insorgenza avviene durante i primi anni di vita. Le conseguenze possono essere serie, ad esempio con un forte ritardo nella crescita: ciò è osservabile nel 40 per cento dei bambini con Malattia di Crohn
e, più raramente, anche in quelli con Rettocolite Ulcerosa. Spesso l’insorgenza di una MICI si può manifestare anche con sintomi extra-intestinali che ne ritardano la diagnosi, rispetto ai sintomi intestinali più comuni quali diarrea e dolori addominali.
Durante la prima parte dell’incontro si terrà una presentazione dell’organizzazione del centro ospedaliero di San Giovanni Rotondo e verranno affrontati in particolare due argomenti. Il primo è la transizione, ovvero il passaggio dalla gestione delle patologie in ambito pediatrico a quello dei pazienti adulti, momento molto delicato sia dal punto di vista clinico che psicologico. "Nel rapporto con la malattia cronica la transizione all’età adulta assume un ruolo fondamentale – spiega la Dott.ssa Maria Rosa Pastore, Pediatra presso l'Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza –. Alla trasformazione del paziente, da adolescente a giovane adulto, corrisponde un cambiamento anche sul piano organizzativo delle cure, ovvero il passaggio dalle cure pediatriche a quelle per l’adulto. Presso Casa Sollievo della Sofferenza è operativo un protocollo di transizione con visite condivise tra pediatri e gastroenterologi dell’adulto al fine di preparare, accompagnare e rendere comprensibili al paziente le motivazioni e le novità con cui si confronterà nel passaggio dal modello di cura pediatrico, di stampo più materno e protettivo, a quello dell’adulto, più centrato sull’individuo e promotore dell’autonomia e dell’indipendenza del paziente.”
L'incontro sarà inoltre un momento di approfondimento sul versante delle terapie: verranno presentate infatti le ultime novità farmacologiche nel campo delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali. "Fino a pochi anni fa avevamo a disposizione solo una classe di farmaci biologici, rappresentati dagli anticorpi in grado di bloccare il TNF alfa, una importante proteina dell’infiammazione – spiega il Dott. Fabrizio Bossa, Gastroenterologo presso l'Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza –. Negli ultimi anni sono stati approvati diversi farmaci con meccanismo d’azione differente che hanno ampliato l’armamentario a nostra disposizione permettendo di gestire efficacemente anche i casi resistenti alle terapie disponibili fino a pochi anni fa. Nel corso dell’incontro parleremo dei meccanismi d’azione dei nuovi farmaci confrontando le loro caratteristiche con quelle degli anti TNF alfa."
La seconda parte sarà poi dedicata alla discussione libera con la possibilità per i partecipanti di porre domande ai medici. A questa parte dell'incontro prenderanno parte anche la Dott.ssa Maria Placentino, Psicologa, e la Dott.ssa Alessandra Bentivogli, Dietista, specialiste presso l'Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza ed esperte in questo ambito. Parteciperanno inoltre il Dott. Michele Sacco, Pediatra Endocrinologo, che si concentrerà sui disturbi legati alla crescita dei piccoli pazienti con MICI e il Dott. Francesco Perri, gastroenterologo, che si concentrerà sull’endoscopia
Per AMICI questo evento rappresenta un importante momento di confronto. "Un neodiagnosticato su 4 ha oggi meno di 18 anni – dice Giuseppe Coppolino, Presidente di AMICI onlus –: è pertanto fondamentale occuparsi di bambini e giovani con MICI, sotto il profilo clinico e terapeutico. È necessario prestare attenzione ai bisogni specifici dell'età pediatrica e adolescenziale. La Malattia di Crohn e la Rettocolite Ulcerosa hanno infatti un enorme impatto sul fisico e sulla vita sociale e relazionale, presente e futura, dei bambini e dei ragazzi che ne sono affetti: lo sanno bene anche gli adulti che, come chi vi parla, hanno ricevuto la diagnosi in piena adolescenza. Siamo quindi felici oggi di poter presentare un evento su questo tema, che peraltro vede coinvolto uno dei centri d'eccellenza in pediatria come la Casa Sollievo della Sofferenza."
Per seguire l’incontro e inviare le proprie domande ai relatori è necessario accedere dal link https://bit.ly/SGR2804. Occorre quindi registrarsi inserendo il codice d’accesso SGR2804, nome, cognome e indirizzo e-mail.
ott102024
Era il 25 Giugno 2024, quando l’amministrazione comunale di Galatina, convocava a Santa Barbara, una manifestazione contro l’apertura di un nuovo impianto di smaltimento rifiuti, proposto e richiesto dalla ENTOSAL. Posto l’importanza dell’argomento e grazie soprattutto alle varie associazioni, movimenti e partiti politici, la manifestazione riscuoteva un’importante partecipazione.
Il Sindaco Vergine, condividendo il pensiero di tutti i presenti si esprimeva così:
“Il nostro territorio, ricco di bellezze naturali e paesaggistiche, rischia di essere compromesso da un progetto che mette a repentaglio la nostra salute e il nostro benessere”.
Con dette premesse, grande è stata la sorpresa quando, la sera del 7 ottobre, i compagni del Circolo PD di Soleto, ci hanno informati che, in data 8 ottobre, in Provincia si sarebbe tenuta una Conferenza di servizo per l'insediamento in Zona Industriale di Soleto, di fatto nel cuore di Galatina, di un nuovo “impianto industriale per la produzione di biometano da trattamento anaerobico di 40.000,00 tonnellate di rifiuti”. Sostanzialmente Soleto era al tavolo, perché “amministrativamente” competente. Galatina era fuori!
La FORENERGY SRLS, ha presentato un progetto da 28 ml di euro. Gli amministratori di detta società sono, senza ombra di dubbio, tra le persone più vicine umanamente (compari – proprio compari) e forse politicamente al Sindaco Vantaggiato.
Coincidenza irrilevante? E la Vicesindaco di Galatina Anselmi, compagna di Vantaggiato, sicuramente a conoscenza dei fatti, perché non ha informato i suoi colleghi assessori e il suo Sindaco? Un difetto di comunicazione che noi brontosauri della politica non siamo disponibili a considerare ingenuità.
Se non stessimo parlando di un insediamento con un così forte impatto sulla nostra città, la si potrebbe buttare in politica, fino a dire che questa maggioranza è di certo arrivata al capolinea.
Si potrebbe dire che il Sindaco di Soleto, si sente così legittimato a “disporre” di Galatina, che dopo aver installato un photored sulla principale strada di accesso alla nostra città, con prelievi giornalieri diretti dalle tasche dei galatinesi, si permette di tacere e/o assecondare l’insediamento di un impianto di riciclaggio e smaltimento di rifiuti (anche speciali), che prevede la lavorazione di 40.000 tonnellate l’anno.
Noi invece siamo molto preoccupati, e vorremmo capire se i signori Amministratori, erano distratti o hanno avuto il tempo di leggere e soprattutto di capire la relazione delle diverse associazioni ambientalisti, che per prime, e da sole, si muovono per esprimere il proprio parere in merito ai rischi sulla salute, derivanti del nuovo insediamento.
Le stesse associazioni, hanno formulato ufficialmente le proprie osservazioni in merito al progetto presentato dalla FORENERGY SRLS, e con dovizia di particolari, hanno espresso il loro forte dissenso in merito alla carente definizione dei rifiuti in ingresso, alla difformità delle norme sul convogliamento delle emissioni. Il tutto finisce per incidere in maniera pesante sui rischi per la salute, su un territorio già compromesso da tante altre situazioni meritevoli di attenzione.
Di dette osservazioni e rilievi, le stesse associazioni hanno inviato copia a mezzo pec il 22/05/24 (protocollo 0020722/2024) al Comune di Galatina, invitando Sindaco, Assessori a interessarsi della questione, senza ottenere alcuna risposta. Tutto è rimasto lettera morta.
Tale nota era anche in indirizzo a tutti i consiglieri comunali. Perché le consigliere del PD non hanno ricevuto notizia? Perché lo staff del Sindaco non ha ritenuto di dover inviare le osservazioni delle associazioni a tutti i consiglieri, compresa la minoranza, celando di fatto la nota ricevuta?
Tant’è che solo nella giornata dell’ 8 ottobre, l’assessore all’ambiente, ignaro di tutto fino a quel momento, appena notiziato, si attiva con il funzionario competente, inviando formale diffida alla Provincia perché non si tenga la conferenza dei servizi. Apprezziamo lo sforzo, nonostante sia risultato vano, in quanto la conferenza si è tenuta lo stesso, pur essendo stata, non decisoria ma interlocutoria.
Un grazie speciale alle associazioni ambientaliste, nonchè agli altri enti, che con la loro presenza, hanno garantito le opportune e necessarie osservazioni tecniche.
Da parte nostra possiamo promettere che da ora in poi, sulla questione in oggetto, la politica farà il resto.
Dal Sindaco ci aspettiamo però una spiegazione che lo tenga lontano da ogni sospetto, un sussulto di consapevolezza, di dignitoso rigurgito, un gesto di fierezza.
Non può essere tenuto all’oscuro di informazioni così importanti dal suo Vicesindaco Anselmi, che per i fatti evidenziati potrebbe mostrare almeno la dignità di dimettersi immediatamente.
In questa vicenda, la vicesindaco ha rafforzato con i fatti il nostro convincimento sulla sua incompatibilità e la sua incapacità di tutelare gli interessi di Galatina dalle oramai ripetute ingerenze del sindaco di Soleto.
Sindaco Vergine, non può farsi trattare da ingenuo dalla famiglia Vantaggiato/Anselmi, perché noi Galatinesi non meritiamo tanta mortificazione!!!
PARTITO DEMOCRATICO
CIRCOLI DI GALATINA E NOHA
feb032025
Un evento teatrale dal titolo Verso … l’Oltre! Quando la poesia si fa spettacolo è stato programmato dall’Università Popolare “Aldo Vallone” lunedì 3 febbraio alle ore 18:00 nella Chiesa dei Battenti, in via Zimara. L’evento si avvale del coordinamento affidato a Pompea Vergaro e sarà introdotto dalla Consigliera RosaAnna Valletta.
Anna Maria Colomba nel 2015 ha pubblicato la Silloge poetica “Prima che venga domani…” che ha ricevuto il Primo premio nel Concorso Internazionale di Poesia e Prosa “Città del Galateo” 2016 a Galatone. Dalla Silloge, l’autrice, in seguito, ne trae lo spettacolo teatrale che titola: “VERSO…Atto Unico” dove la parola lascia le pagine del libro per divenire voce, gestualità, musica, canto, rappresentazione scenica.
Le sezioni della Silloge sono declinate in cinque temi: La Grande Madre/Vita e Ricordo/Terra e Natura/Il Sociale/Ballate, Canzoni e Pensieri. Ogni sezione è evidenziata da un colore che ricorre anche nella scenografia e costumi.
Ad oggi, lo spettacolo “VERSO…Atto Unico” si arricchisce della lettura a cura dell’attore Salvatore Cezza di alcune pagine del testo “Lo scafista” di Giuseppe Piccioli Resta per cui prende vita l’odierna rappresentazione, “VERSO… L’Oltre!”, che si incentra su una tematica di grande attualità: il traffico di minori nascosto nelle rotte migratorie dall’Africa all’Europa. La narrazione intercorre tra la figura di uno scafista, perito in un incidente di mare e una delle sue piccole vittime.
Salvatore Cezza, diplomatosi a Roma presso “L’accademia Europea del Teatro e dello Spettacolo – La Maschera in Soffitta”e poi ritornato nel Salento, entra a far parte della compagnia teatrale “La Busacca – Teatro Stabile del Salento”. Nel 2021 fonda “La Bottega di Uroboro – APS”, un’associazione di promozione sociale attiva nel campo artistico, culturale e formativo e, nello stesso anno, entra come socio ne “Il Circolo degli Ignoranti”, un collettivo creativo di produzioni artistiche che spazia dalla scrittura di testi teatrali a serate di lettura, corsi di formazione ed eventi di provocazione letteraria. Nell’ottobre del 2021 fonda il duo artistico “I Brunezza” insieme alla collega Chiara Serena Brunetta e nel 2022, conclude il percorso di studi di “Counselling Complementare con indirizzo di Analisi Transazionale.
Mario Graziuso
feb012025
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Era un’alba fredda e nebbiosa quella del 1 febbraio 1970 sulle serre che dominano Porto Badisco. Nonostante l’inclemenza del tempo, un gruppo di persone cercava un varco da terra in cui poter accedere ad un complicato reticolo di grotte.
Quel mattino erano in cinque: Isidoro Mattioli, Severino Albertini, Remo Mazzotta, Enzo Evangelisti e Daniele rizzo, tutti appartenenti al gruppo speleologico Pasquale De Lorentiis di Maglie. Quella mattina per uno di loro diventò la più bella scoperta ma anche più in là, la più brutta, per il futuro suo e dei suoi compagni.
Lui si chiamava Severino e quella mattina fece un gesto che cambiò la storia dei luoghi e dei cinque scopritori. Un impellente bisogno naturale di defecare lo fece allontanare dai compagni ed espletato il gesto notò un fatto alquanto strano, dal cumulo di cacca appena fatta il fumo del calore invece di andare verso l’alto veniva risucchiato verso il basso, quasi inghiottito, spaventato, chiamò i restanti compagni ed indicò lo strano effetto del vapore di calore nell’aria fredda di quel mattino d’inverno.
Uno di loro scostò il maleodorante cumulo ed ecco spiegato il motivo, un buco sotto di esso, ma mentre osservavano il buco, un grosso serpente nero esce dallo stesso, neanche il tempo per pensare che arriva un altra apparizione spaventevole, una vecchia vestita di nero, biascicando con voce greve apparendo tra le brume del mattino, si staglia quasi a mezz’aria.
Nessuno di loro capisce il messaggio della vecchia, che parla per oltre un minuto e scompare improvvisamente come era apparsa.
Ricostruendo insieme la vicenda l’uniche parole che ognuno di loro ricorda sono : ” Se avete trovato il serpente, avete anche trovato l’acchiatura ” ( così viene chiamato il tesoro nascosto nel Salento ). Ed ecco che appena si riprendono dall’emozione intensa ed improvvisa che provoca in loro uno stato di confusione, un turbamento che li scuote dentro, tutti insieme senza dire una parola allargano quel buco e scoprono così, quasi per caso, l’ingresso attuale della grotta dei Cervi, il complesso pittorico neolitico più imponente d’Europa.
Uno dei pittogrammi più famosi è lo sciamano che balla, sotto di lui due serpenti neri a forma di esse ( S ) la conoscenza solare che riconosce la luna che illumina e riflette la capacità di guarigione, il risveglio ad Oriente, tutti i serpenti dalla notte dei tempi visibili e invisibili, terrestri, marini e draghi alati, tutti, comunicano con l’uomo e l’uomo con loro, spingendolo ad accedere al sacro. Lo sciamano insieme alle tante mani di bambini ci fa presupporre che questo importante luogo cultuale fosse il luogo deputato a far vincere le paure dell’adolescenza.
I cinque scopritori della grotta che non avevano capito il messaggio della vecchia che parlava una lingua a loro sconosciuta, morirono uno dopo l’altro in strane circostanze, forse nelle parole della vecchia vestita di nero vi era un monito a non scoprire questo luogo di culto?
Raimondo Rodia
gen242025
Venerdì 24 gennaio alle ore 18:00, nella Sala conferenze dell’ex Palazzo De Maria, in Corte Taddeo, è in programma il secondo appuntamento del Ciclo “Orizzonti: Senza confini – Musica e letteratura” con un incontro con Raffaele Astore, dal titolo “Sympathy for the devil: quando la musica incontra il diavolo”, moderato da Daniela Vantaggiato.
“Ci sono tanti libri in cui si narrano storie colme di elementi simbolici, ed il simbolismo tocca la religione, la bellezza, il peccato. E ciò accade anche in musica. Intrecci che troppo spesso sembrano a sé stanti ma che se analizzati attentamente hanno tante cose in comune, compresa a volte la realtà di cui sempre le cronache parlano. È un po' come il riflesso dello specchio di Dorian Gray, oppure la follia di Manson, ma se ne narra anche nelle Cronache di Narnia, ne Il maestro e Margherita di BulgaKov, ed anche nel cinema. E cosa c'è di comune in tutto questo? Il soggetto più importante: il Diavolo ... o chiamatelo voi come volete.”
Raffaele Astore, da sempre appassionato di musica, ha curato e cura da diversi anni programmi radio sul web e in FM oltre a collaborare con testate specializzate nazionali.
Il suo areARock (www.arearock.it) è un e-magazine che intende entrare in profondità nelle produzioni rock ma vuole anche trattare le “musiche altre” che con il rock hanno affinità. L'obiettivo è quello di dare un’informazione sulle produzioni musicali ed in particolare su quegli artisti che non hanno alle spalle grosse major per essere promossi. Il compito di areArock, “se il rock non arriva … ve lo portiamo noi”, è pertanto quello di promuovere musica favorendo, attraverso news, recensioni di dischi ed altro, l’invito all’ascolto. Il programma radiofonico areARock, costola dello stesso sito, va in onda settimanalmente attraverso il network webradioitaliane.it sulle seguenti emittenti: Radio Fly Web, Radio Happy Days, Radio Quality Sound, Radio Mir (la radio degli italiani all'estero), Radio Azzurra TV, Antenna Web, Radioout, Radio Centro Web e Radio Eco Studio 88.
Mario Graziuso
nov032015
Senza tanti giorni di preavviso, nel silenzio della notte, è giunto il telegramma di convocazione per nunna Ada Marzo, 90 primavere tra qualche mese, vedova da vent’anni di Cici Gabrieli, buonanima.
Lucidissima come sempre, ha dispensato consigli, impartito gli ultimi voleri, e detto parole buone alle figlie, ai generi e agli amati nipoti fino all’ultimo istante della sua vita.
Quando ho letto sul mio cellulare il messaggio della scomparsa della signora Ada (o come la chiamavano in tanti zi’ Ada) le pagine del mio album mentale dei ricordi si sono aperte immediatamente su un periodo molto bello della mia vita.
Erano i primi anni ’80 del secolo scorso, ed io poco più che imberbe ragazzino.
Alla fine del mese di maggio a Noha, ad una certa ora del pomeriggio, era tradizione che i devoti, per tredici giorni di fila, recitando il Rosario, si recassero a piedi in pellegrinaggio alla volta del grazioso tempietto (un tempo in piena campagna, ora circondato da una meno romantica villettopoli), dedicato a Sant’Antonio di Padova. Chi scrive faceva parte di quella marcia.
Lì, in quella chiesetta, sotto la guida di don Gerardo rizzo (1924 -2007) celebravamo in un clima di raccoglimento, ma soprattutto di festa, la “Tredicina” in onore del Santo. Io e il mio amico e compagno di classe Adriano Scrimieri eravamo i chierichetti deputati al servizio delle sacre funzioni.
Le tredici splendide giornate di primavera inoltrata si concludevano il tredici giugno, solennità del Santo Taumaturgo di Padova, con la benedizione e la distribuzione a tutti del pane benedetto.
Certe memorie s’aggrappano ad un’infanzia per non staccarsene più. Ricordo benissimo che Ada non mancava mai a quell’appuntamento quotidiano: ci aspettava sempre sull’uscio di casa, preparandosi con largo anticipo. Quando la combriccola dei fedeli transitava da via Collepasso, Ada socchiudeva la porta (che non ha mai chiuso a chiave, neanche ultimamente), e, discreta e orante, si aggregava a noi altri.
*
L’avevo vista non tanto tempo fa, la Ada. E, stringendomi la mano, mi ripeteva sorridendo: “Ti ricordi quando andavamo a Sant’Antonio? Tu e il figlio della comare Maria servivate la messa. Antonio mio era piccolo così. Lo tenevo per mano”.
Sì, cara Ada, ricordo tutto benissimo. E ricorderò sempre.
E ora che sei giunta davanti a sant’Antonio, prega Lui per noi tutti, ché noi pregheremo per te e per gli altri, cantando a squarciagola, come un tempo, le litanie alla Madonna e l’inno al Santo, che non scorderemo mai più.
Addio nunna Ada, riposa in pace.
A.M.
giu142022
Ecco i link per consultare lista per lista il numero delle preferenze per ogni singolo candidato.
feb032025
Nella prima giornata del girone di ritorno il sestetto galatinese apre uno spiraglio di inversione di marcia delle sue prestazioni, sale di livello ed incassa una vittoria pesante a spese della compagine neretina.
Lo fa contro la terza in classifica, rastrellando tra andata e ritorno ben cinque punti ma, soprattutto, offrendo negli ultimi tre set una prova di continuità, di buona gestione tattica e, perché no, anche di buon gioco.
E dire che il primo set aveva avuto un avvio disastroso per i padroni di casa (2-8, 6-11, 9-16), incappati non solo in una serie di errori e di attacchi inefficaci, ma incapaci di contenere le conclusioni di un Sirsi ben ispirato.
Prefigurare un ennesimo tracollo era nello stato delle cose, anche se la tardiva reazione messa in atto da Pica e soci accorciava il gap nel punteggio (18-21) alimentando qualche velleità, per poi arrendersi allo sprint finale degli ospiti (18-25).
Nel secondo set mister Luchena schiera in ricezione P5 Asti-Pica, in prima linea Carlo De Lorentis di banda e Giannotta centrale, in seconda linea capitan Guarini e Riccardo De Lorentis, con Quaranta pronto a coordinare la difesa.
C. De Lorentis ed Asti aprono le ostilità, un triplo Guarini (muro e due attacchi) inizia la fuga (8-5), R. De Lorentis e Pica la alimentano con un break decisivo di +6 che vale prima il 16-9 poi il 22-14.
Dopo i cambi di Stefanelli per Pica e Duma per C. De Lorentis i tre errori finali dei padroni di casa non incidono sulle sorti del set (25-18) che portano la gara in parità.
Terza frazione prevedibilmente reattiva da parte degli ospiti che con Sirsi rispondono ad un ace di Guarini e, complice un fallo di rotazione, aprono dei minibreak (3-6 , 10-14) pericolosi.
Giannotta, prima di dare il cambio a Tundo, stampa il punto numero 13 contro i 16 degli avversari che, frustrati da una difesa ineccepibile giostrata da Quaranta, vengono raggiunti e superati (22-20). Le conclusioni di Ramundo e Sirsi ed un servizio out chiudono il terzo set a favore della SBV per 25-22.
L’apertura del quarto parziale porta la firma del centrale Tundo, chiamato da Asti a diversificare la distribuzione per Pica e R. De Lorentis che rimangono i più prolifici (11-6, 17-13) nel prosieguo del gioco. Sarà C. De Lorentis ad incrementare il punteggio per il 23-16, lasciando il sigillo del set e della vittoria al regista Asti che con un tocco di seconda intenzione stabilisce il 25-18 finale.
Tre punti e una buona prestazione sono indicativi di una ripresa, mentre la ritrovata vena d’attacco necessita di conferme che solo degli allenamenti ad organico completo possono offrire. Il salto di qualità, fino a prova contraria derivante da test più impegnativi, lo hanno offerto i fondamentali di ricezione e difesa con cui la squadra si è espressa.
Il ritorno in campo di C. De Lorentis ha dato equilibrio e tranquillità al reparto, Quaranta ha ripartito posizioni ai compagni di settore calamitando e difendendo palloni, e capitan Guarini?
Ha reincarnato l’antico ruolo, per chi come me appartiene ad un’altra generazione, dell’atleta universale che sa attaccare, murare, ricevere e difendere, tanto da venire escluso dalla destinazione del servizio avversario.
Unica nota stonata in una serata positiva è stata il tracimare di atti di nervosismo espressi nei confronti del giudice di gara da Guarini e R. De Lorentis destinatari, sia pure con motivazioni diverse, di penalizzazioni.
Cartellino giallo per il capitano per i modi poco garbati con cui chiedeva spiegazioni al direttore di gara sul diverso metro di valutazione usato; cartellino rosso per il laterale per aver lanciato lo spazzolone, al termine dell’asciugatura del pavimento da lui eseguita, verso il lato della propria panchina anziché depositarlo verso il muro perimetrale.
Comportamenti naturalmente non condivisibili da parte societaria che, conseguenze federali a parte, ha sempre preteso dai suoi tesserati il massimo rispetto verso i giudici di gara e fair play nei riguardi degli avversari.
TABELLINO
GOLDEN EYE SBV GALATINA-RAMUNDO OTTICA NARDO’ 3-1(18-25, 25-18, 25-22, 25-18)
SBV: Guarini 4, Cucurachi, Pica 16, C. De Lorentis 8, Pestini, R. De Lorentis 16, Duma, Panico, Tundo 2, Stefanelli, Giannotta 3, Asti 3, Quaranta(L1), Notaro(L2)
All. Luchena Emanuele Vice all. Giannotta Lorenzo F.T. Ciccardi Roberto Dir. Acc. Cucurachi Salvatore
Arbitro rizzo Riccardo Segn. Sergio Carrozzini
Piero de Lorentis
Area Comunicazione SBV Galatina
lug222024
Il bacino che serve l’Ospedale Santa Caterina Novella di Galatina è ampio e sicuramente non si può lasciare scoperto. Sono sicura che in questa battaglia non saremo lasciati soli, già stamattina la presenza di numerosi Sindaci del distretto testimonia quanto tutti ci tengano al nostro Ospedale, che è sì ubicato a Galatina ma che tutto l’interland sente come il proprio Ospedale.
gen232023
gen222025
I prossimi due fine settimana saranno dedicati all’orientamento presso il Polo Tecnico-Professionale di Galatina: le due sedi dell’Istituto saranno, infatti, aperte alle visite nei giorni di sabato 25/01/2025 (9.00-12.00) e sabato 01/02/2025 (9.00-12.00).
Si tratta di un’occasione importante per i ragazzi degli Istituti Comprensivi per conoscere meglio l’offerta formativa ed i docenti della scuola, fare esperienza nei laboratori scientifici e multimediali, visitare i vari ambienti di apprendimento e gli impianti sportivi presso le sedi di Viale Don Bosco (Professionale) e Viale Don Tonino Bello (Tecnico).
Nel corso delle giornate di orientamento, inoltre, sarà possibile effettuare l’iscrizione on-line per l’a.s. 2025-2026.
Per informazioni e prenotazioni, visitare il portale orientamento della scuola al seguente indirizzo: https://www.iisslfb.edu.it/speciale-orientamento
IISS Laporta Falcone Borsellino - Galatina
gen312023
Dal 23 al 30 gennaio 2023 l’Istituto Comprensivo Polo 1 nelle sue sedi di Galatina e Collemeto, ha organizzato una serie di iniziative in occasione della Giornata della Memoria per ricordare e commemorare le vittime della Shoah.
Nelle singole classi si sono svolti con i docenti momenti educativi di riflessioni, approfondimenti e attività varie sull’argomento: letture di libri e di poesie, visioni di film e documentari, componimenti poetici. Anche il laboratorio d’Arte “ Siamo tutti ebrei” per non dimenticare”, si è impegnato nella creazione e nell’allestimento di una mostra speciale incentrata sul tema della Shoah. Con la creazione del treno dei ricordi e come in un gioco di ruolo immaginario gli alunni hanno riprodotto oggetti che richiamano il bagaglio dei deportati. Tale mostra, frutto del lavoro di tutte le classi, ha cercato di sensibilizzare gli allievi su questo drammatico tema, guidandoli attraverso nuovi spunti e prospettive che cercano di stimolarne l’empatia, la partecipazione e la comprensione, lasciando allo stesso tempo libera la loro espressività artistica.
All’interno di questa importante condivisione dei principi di educazione alla cittadinanza, richiamati nell’intervento del 27 Gennaio al Quirinale dal Ministro dell’istruzione e del Merito Giuseppe Valditara in occasione delle celebrazioni per la Giornata della Memoria , intervento riportato sul sito della nostra scuola www. primopologalatina, il 23 gennaio presso la sede di Collemeto e il 25 a Galatina, tutte le classi seconde e terze hanno partecipato all’incontro con Sofia Schito autrice di La B capovolta. Con il semplice linguaggio dei bambini, Sofia Schito ha saputo coinvolgere gli alunni raccontando una delle pagine più dolorose della storia dell’uomo. “Nessun bambino dovrebbe mai sperimentare la crudeltà dell'uomo. Eppure può accadere che la follia umana prenda il sopravvento e sconvolga l'infanzia di molti, troppi, a cui non è semplice far capire il perché di tanta cattiveria”. Questo è il messaggio dell’autrice del libro e questo il messaggio della nostra Dirigente Cascione Luisa a nome di tutto il personale scolastico del Polo 1: “attraverso lo studio dobbiamo comprendere le ragioni profonde che portarono allo sterminio nei campi di concentramento. Dobbiamo farlo per evitare che tutto ciò si ripeta”.
Giovedì 26 gennaio la nostra scuola ha partecipato con i Prof. Caiuli Graziano di chitarra classica e Schirinzi Gianfranco di violino, docenti di strumento nel Corso A ad indirizzo musicale ad un evento patrocinato dal Comune di Galatina presso il Salone dell’ex Monastero delle Clarisse in Galatina ”Rewind: Per non dimenticare la Giornata della Memoria”, eseguendo il brano in duo “ Schlinder’s List “. L’esibizione ha ancora una volta rivelato come la forza evocativa delle note e della musica composta da John Williams per la colonna sonora di Schindler’s List, riesca a mostrare l’abominio della guerra e delle persecuzioni razziali.
Anche questo è il nostro modo di dire “MAI PIU”.
Le iniziative sono continuate lunedi 30 gennaio al Teatro Cavallino Bianco di Galatina dove le classi prime hanno assistito nella mattinata al recital promosso dall’Associazione GIORE’ intitolato “La forza della memoria”, in omaggio ai superstiti dell’Olocausto e ai testimoni dei campi di concentramento nazisti. La manifestazione intende sottolineare la valenza didattico-educativa di questa ricorrenza, fondamentale in un percorso di crescita e di coscienza civile, la cui ricostruzione deve partire proprio dall’infanzia.
Con la consapevolezza che il passato non si cancella, ma con la speranza di un futuro migliore, auguriamo ai nostri ragazzi di mantenere sempre viva la Memoria di ciò che è accaduto per fare in modo che non si ripeta mai più.
Fiorella Mastria
mar022015
Di seguito la photo-gallery dell'inaugurazione della sede della web radio Nohinondazioni, la redazione di Noha.it fa gli auguri a tutto lo staff di Inondazioni.it e a don Francesco Coluccia per questa nuova avventura.
La radio si può ascoltare da questo indirizzo http://nohi.inondazioni.it, oppure dal player inserito sulla barra laterale di questo sito.
gen272025
Lunedì 27 gennaio alle ore 18:00, nella Sala conferenze dell’ex Palazzo De Maria, in Corte Taddeo, è prevista la conclusione del Ciclo “Orizzonti: Sud/Nord – Le migrazioni possibili” con un incontro, dal titolo “Spopolamento e migrazioni: interno di un territorio in via di degiovanimento”, con il prof. Angelo Salento, docente di Sociologia economica e del lavoro e di Analisi sociologica dello sviluppo territoriale nell’Università del Salento. Modera l’evento Daniela Vantaggiato.
La lezione avrà ad oggetto le prospettive dei territori della cosiddetta "Italia intermedia", oggi attraversati da crescenti squilibri demografici, con particolare riferimento alla Penisola Salentina. Si metteranno a fuoco le principali cause del degiovanimento (un neologismo ideato e studiato da Alessandro Rosina, ricercatore della Cattolica di Milano, ed utilizzato nell’articolo del 26 ottobre 2021 nella rubrica Buone Notizie del Corriere della Sera) della popolazione, analizzando in particolare tre dimensioni: le difficoltà dell'economia produttiva e del mercato del lavoro, la crisi di vivibilità legata al "dimagrimento forzato" dei servizi pubblici, il deficit di "capitale simbolico" dei territori non metropolitani.
In conclusione, si metteranno in evidenza le possibili prospettive praticabili per restituire al Salento (e in generale all'Italia intermedia) vivibilità e attrattività, non soltanto per visitatori e turisti, ma anche e soprattutto per gli abitanti attuali e futuri.
Angelo Salento, professore ordinario di Sociologia economica e del lavoro nell'Università del Salento, è presidente del Corso di Studi in Sociologia e direttore del Master in Gastronomie territoriali sostenibili e politiche del cibo.
Da molti anni si occupa, fra l'altro, di processi di sviluppo locale, di vivibilità territoriale e di economia fondamentale. Nel 2020 il libro "Economia fondamentale. L'infrastruttura della vita quotidiana" (Einaudi, 2019), di cui è autore insieme a Julie Froud, Sukhdev Johal, Michael Moran e Karel Williams, è stato insignito del prestigioso Hans-Matthofer Preis della Fondazione Friedrich Ebert di Berlino.
Mario Graziuso
dic132024
Venerdì 13 dicembre alle ore 18:00, nella Sala conferenze “De Maria”, in Corte Taddeo, è previsto il secondo appuntamento del Ciclo “Orizzonti: I media oggi” con un incontro dal titolo “La televisione … Tra vecchi e nuovi media … Quale futuro?” con il nostro associato, Rosario Santo Sabato, con l’introduzione del Presidente Mario Graziuso.
Il proposito del nostro esperto sarà quello di parlare della televisione come un’evoluzione naturale dei mass media visivi. Si accennerà così alla nascita dei mass media, come la stampa, il telegrafo, il telefono, la radio, il cinema … .
Si potrà così comprendere come la televisione negli anni si è evoluta ed integrata con altri mezzi multimediali, in maniera particolare attraverso l’utilizzo di internet, di piattaforme di streaming ed di algoritmi di intelligenza artificiale che hanno consentito di interagire, in maniera sempre più stretta, con gli stessi contenuti trasmessi.
Attraverso un esame approfondito dell’evoluzione e della diffusione della televisione e delle sue continue trasformazioni, Santo Sabato si soffermerà in modo particolare sul futuro della tv. Attraverso interessanti citazioni, inoltre, si riuscirà a cogliere da una parte l’entusiasmo per il futuro delle smart TV, che grazie all’Intelligenza Artificiale e alla Realtà Virtuale promettono di rivoluzionare l'intrattenimento, l'educazione e il modo in cui ci connettiamo con il mondo e con gli altri, dall’altro si evidenzieranno i rischi legati alle smart TV, tra cui la perdita di privacy, la manipolazione delle preferenze e la subordinazione dell'utente agli interessi commerciali delle grandi piattaforme.
Rosario Santo Sabato è stato docente di “Laboratorio di Elettronica” e “Misurazioni Elettroniche” dal 1971 negli Istituti Tecnici: durante il suo magistero si è occupato di Sperimentazione Didattica partecipando a 80 corsi residenziali di formazione e perfezionamento. Ha avuto diversi riconoscimenti a livello ministeriale, partecipando all’impianto di una nuova disciplina, “Tecnologia dell’Informazione e della Comunicazione”. Nel 1967 gli è stato conferito a Roma, dal Presidente del Consiglio On. Aldo Moro, l’Attestato d’onore in Occasione del Decimo Convegno Nazionale per la Civiltà del Lavoro. Ha partecipato per sei anni consecutivi a corsi di aggiornamento sull’Automazione industriale, presso l’Università di Pavia ed ha conseguito numerose certificazioni Microsoft. Dal 1975 al 2006 ha svolto libera professione nei settori dell’Elettronica e delle Telecomunicazioni.
Mario Graziuso
lug292014
La bottega della pittrice Paola rizzo va sempre più prendendo le sembianze di una cassa armonica, palcoscenico dell’Opera delle feste del Salento. Avevi già da tempo la sensazione che quello Studio d’Arte non avesse più pareti ma alberi d’ulivo, tronchi e chiome con anima dentro, radici per terra e testa verso il cielo; non più tetto ma volta celeste o stellata, a seconda; non più pennelli e matite e pastelli ma bacchette in mano ad un direttore d’orchestra.
E ne hai avuto la conferma anche oggi.
Paola ti ha invitato nel suo laboratorio nel centro di Noha a dare un’occhiata all’abbozzo di una sua nuova creatura impressa su carta spalmata di grafite, un sassofono ed una mano d’artista in atto di pigiar tasti per creare musica, un grande manifesto di chiaroscuri da esporre nella sua scuola, l’Accademia delle Belle Arti di Lecce, per il Locomotive Jazz Festival 2014.
La matita e le dita delicate di Paola diventano scalpello e colpi nel profilare l’ottone e la mano del sassofonista: sì, perché il foglio con i suoi giochi di luci e ombre sembra acquistare qui la terza dimensione, sicché l’immagine t’appare non più come un disegno su cartoncino ma come una statua a tutto tondo: all’inizio come un “Prigione” da sbozzare, incidere, levigare, spianare; alla fine, nella sua completezza, come una scultura pronta ad animarsi, riempirsi di fiato, muoversi, comunicare, emettere suoni.
Non sei solo a mirare l’opera nascente di Paola che s’affanna a togliere il bianco superfluo della superficie di carta: con te ci sono anche Caparezza, Nandu Popu, Roy Paci, Raffaele Casarano, Giuliano Sangiorgi, Cesare Dell’Anna, Romeus di Noha e tanti altri che fan capolino talvolta impertinenti dai loro ritratti di “Grafite è musica”, e non stanno mai fermi: sembra abbiano l’“arte-etica”; e parlano, ridono, si sfottono, provano e riprovano i loro strumenti musicali, concertano, s’accordano, e diffondono le loro note ancor prima delle serate ufficiali del Festival del Jazz. Note vagabonde nel sole, nel mare, nel vento; note di coinvolgimento, di talento, fermento.
LOCOMOTIVE ART live painting Paola rizzo
Giovedì 31 Luglio 2014 – presso ACCADEMIA DI BELLE ARTI – Lecce.
L'opera dal titolo "Omaggio ad Adolphe Sax" resterà in esposizione dal 31 Luglio al 5 Agosto 2014, presso l'accademia delle Belle Arti di Lecce.
giu152015
Tra le vecchie carte di don Donato Mellone, di venerata memoria, arciprete emerito di Noha, abbiamo rinvenuto una pergamena in ottimo stato con la quale il Papa Paolo VI (al secolo Giovanni Battista Montini, 1897 – 1978) di sua propria autorità, affida al quarantaduenne don Donato la parrocchia di San Michele Arcangelo in Noha, senza concorsi e senza esami, quando invece, a norma del Diritto Canonico, concorso ed esami erano a suo tempo richiesti.
Credo che sia bene rendere pubblico questo documento papale dando la spiegazione plausibile della decisione di Paolo VI che si è personalmente disturbato per la parrocchia del nostro paese.
Nei suoi venti e passa secoli di storia la chiesa cattolica si è sempre data delle norme per disciplinare i rapporti al suo interno e con i terzi. Nel complesso di queste norme troviamo anche dei canoni che regolano la nomina dei Parroci. L’ultima riforma in tempi recenti fu pubblicata il 25 gennaio 1983 dal Papa San Giovanni Paolo II.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 2179, riprendendo il can. 515 del Codice del Diritto Canonico, afferma che la parrocchia è una determinata comunità di fedeli che viene costituita stabilmente nell'ambito di una Chiesa particolare e la cui cura pastorale è affidata, sotto l'autorità del Vescovo diocesano, ad un parroco quale suo proprio pastore.
Prima della riforma del 1983, il Sacerdote candidato alla parrocchia doveva “vincere” un concorso sostenendo (e superando) un esame davanti ad una commissione e, una volta eletto (dal Vescovo), era inamovibile. Solo in seguito a morte o a personale rinuncia, o anche per promozione ad un incarico superiore, il Vescovo poteva rimuovere il parroco dal proprio servizio pastorale.
Attualmente, invece, l’incarico di parroco viene conferito direttamente dal Vescovo diocesano senza concorsi e senza esami per una durata di nove anni, e perciò a tempo determinato. Allo scadere dei nove anni il Parroco deve essere disponibile all’avvicendamento, e il Vescovo potrebbe destinarlo a nuovo incarico.
Al momento dell’entrata in vigore del nuovo Codice di Diritto Canonico la Chiesa Italiana aveva adottato questa norma: i Parroci, nominati secondo le nuove norme (9 anni), devono essere disponibili all’avvicendamento che il Vescovo può chiedere. Invece, i Parroci nominati prima del 1983 potevano restare in carica vita natural durante, a meno che loro stessi non avessero chiesto le dimissioni.
Leggendo i registri parrocchiali della chiesa di Noha e scorrendo l’elenco degli arcipreti lungo i secoli, si vede che la parrocchia di S. Michele Arcangelo era molto ambita perché ricca di “benefici” o rendite. Dopo la riforma del Concordato tra il Governo Italiano e la Santa Sede del 1984 tutti i beni ecclesiastici (rendite e benefici) furono centralizzati a Roma dove fu creato l’“Istituto per il Sostentamento del Clero” affinché tutti i parroci, anche i più poveri, potessero avere un contributo per vivere. Così la chiesa di Noha è ritornata a livello comune.
Il nostro don Donato divenne parroco di Noha prima della riforma del 1983.
Fu dunque invitato a lasciare la parrocchia di S. Maria al Bagno (dove era parroco da una decina d’anni) per prendere possesso della parrocchia di Noha il primo ottobre del 1963, senza concorsi e senza esami, “direttamente o per il tramite di un procuratore, secondo la norma del Diritto Canonico”, in quanto “già esperto nella cura delle anime”.
A rigor di legge, una volta accettato l’incarico, don Donato poteva restare parroco a vita, ma al compiere dei suoi 75 anni preferì dare le dimissioni, secondo le nuove norme. Il Vescovo di Otranto, come noto, gli concesse una proroga biennale, giusto il tempo di inaugurare la nuova chiesa sussidiaria di Noha dedicata alla Madonna delle Grazie, per la quale don Donato aveva profuso tutte le sue energie.
Perché il Papa si è disturbato personalmente per la parrocchia di Noha? Il documento papale in questione dice: “[...] Su segnalazione del nostro fratello, il Vescovo di Nardò con l’autorità apostolica, senza concorso e senza esame, la conferiamo e la assegniamo a te”.
Possiamo accennare qui ad una situazione piuttosto delicata che si era venuta a creare al momento della morte dell’arciprete Mons. Paolo Tundo di venerata memoria. Il successore naturale sembrava a tutti che dovesse essere don Gerardo rizzo, anch’egli di venerata memoria, suo nipote, che era anche il viceparroco dello zio.
Pare però che don Gerardo incontrasse qualche difficoltà nel superamento di questo concorso. Così, onde evitare ogni tipo di complicazioni, il Papa in persona, dopo un anno e tre mesi di “sede vacante”, richiesto dal Vescovo di Nardò pro-tempore, Mons. Antonio Rosario Mennonna (1906 – 2008), che proponeva don Donato, diede direttamente il mandato di Parroco a quest’ultimo, senza concorsi e senza esami, data anche l’esperienza decennale maturata nella parrocchia di S. Maria al Bagno e S. Caterina di Nardò, contro ogni appello di coloro che avrebbero potuto vantare pretese diverse: Decernentes irritum et inane quidquid in contrarium attentatum fuerit vel contigerit attentari. Linguaggio latino ecclesiastico molto semplice e molto chiaro.
Eccovi di seguito, anche a beneficio dei ricercatori e degli storiografi di domani, il testo del suddetto decreto su pergamena e la mia traduzione. Anche questo documento è da annoverare tra le pagine più importanti della Storia di Noha.
F. D’A.
dilecto Donato Mellone, Salvatoris filio, Rectori Parochialis Ecclesiae Sancti Michaelis Archangeli loci vulgo "Nohen" in diocesi Neritonensi, salutem et Apostolicam benedictionem. Cum Parochialis Ecclesia, "Archipresbiteratus" nuncupata, sub titulo Sancti Michaelis Archangeli loci vulgo "Nohen" in dioecesi Neritonensi, per obitum Pauli Tundo, bo. me. Joannis Papae Vigesimi Tertii, Decessoris Nostri, Cubicularii honoris extra Urbem, illius ultimi possessoris, mense iulio praeteriti anni Domini secutum, vacaverit et adhuc vacet ad praesens; Nos ad eiusdem Parochialis Ecclesiae provisionem procedere cupientes, illam, una cum suis iuribus et fructibus, tibi, presbytero e dicto loco oriundo bonis moribus praedito, duodequadragesimus aetatis annum agenti, in curae animarum exercitio versato atque a Venerabili fratre Nostro Episcopo neritonensi commendato, Apostolica auctoritate, absque concursu et absque examine, conferimus et assignamus. Aliam, vero, parochialem ecclesiam loci vulgo "s. Maria al Bagno" in suburbis civitatis neritonensis, quam tu modo obtines, ob solam praesentis gratiae concessionem vacare eo ipso volumus ita ut de illa per Nos et Sedem Apostolicam tantum disponi possit. Dilecto autem Ordinario neritonensi mandamus ut Ipse, per Se vel per Suum ad normam iuris delegatum, te vel procuratorem tuum in realem possessionem priusdictae Parochialis Ecclesiae atque adnexorum iurium et pertinentiarum inducat auctoritate Nostra, contradictores, quacumque appellatione postposita, compescendo. Decernentes irritum et inane quidquid in contrarium attentatum fuerit vel contigerit attentari. Contrariis quibuscumque minime obstantibus.
Datum Romae apud Sactum Petrum. Anno Domini millesimo nongentesimo sexagesimo tertio - Kalendis octobribus - Pontificatus Nostri anno primo.
Paulus card. Giobbe S.M.E. Datarius
Joseph Massimi adiutor a studiis
Al carissimo Donato Mellone, figlio di Salvatore, Rettore della chiesa Parrocchiale di San Michele Arcangelo in località volgarmente detta “Noha”, in diocesi di Nardò, salute e apostolica benedizione.
Siccome la chiesa parrocchiale, detta Arcipretura, sotto il titolo di San Michele Arcangelo, in località volgarmente detta Noha, in diocesi di Nardò, per la morte di don Paolo Tundo, di venerata memoria, da Giovanni XXIII nostro predecessore nominato Cameriere d’Onore di Sua Santità fuori Roma, ultimo parroco, nel mese di luglio dell’anno scorso si era resa vacante e ancora è vacante, volendo noi provvedere alla medesima chiesa parrocchiale, con tutti i suoi diritti e benefici, a te sacerdote di buoni costumi, oriundo della stessa località, nell’anno 42° della tua età, già esperto nella cura delle anime ed indicato dal nostro fratello il Vescovo di Nardò, con l’Autorità Apostolica, senza concorso e senza esame, la conferiamo e la assegniamo. L’altra chiesa parrocchiale volgarmente detta di “S. Maria al Bagno” situata ai margini della città di Nardò, che solo tu servi, con la presente concessione tu la possa allo stesso modo lasciare, di modo che la Sede Apostolica possa disporre.
Al carissimo Ordinario di Nardò diamo mandato perché lui stesso o per suo delegato secondo la norma del diritto, tu o un tuo procuratore venga immesso nel reale possesso della predetta chiesa parrocchiale e dei diritti annessi e pertinenti, e per la nostra autorità convinca coloro che sono contrari, o che pretendono di fare ricorso. Dichiarando irrito e vano qualsiasi pretesa contraria o che tenterà di vantare. Nonostante qualsiasi cosa minimamente contraria.
Dato a Roma presso S. Pietro, nell’anno del Signore 1963, il primo di ottobre, anno primo del nostro Pontificato -
Paolo Giobbe, Cardinale Datario.
Giuseppe Massimo suo aiutante nell’ufficio.
P.S.
Si ringrazia lo Studio Fotografico Pignatelli di Noha per la riproduzione delle foto d'archivio.
lug312014
Si è spento oggi a Noha Sandro Brasciòla, un ragazzo di appena 53 primavere. Alla moglie, sig.ra Sonia, alla piccola Francesca, ai fratelli, ai parenti e a tutti gli amici di Sandro giunga l’abbraccio affettuoso da parte di tutta la redazione di Noha.it.
Sandro se n’è andato dopo pochi mesi di una fulminante malattia. La chiamano “malattia del secolo”, ma forse sarebbe il caso di ribattezzarla “malattia salentina”. Nel distretto di Galatina, per dire, l’incidenza dei tumori sembra battere tutte le più drammatiche statistiche. Nessuna famiglia ne sembra ormai più immune.
E’ che siamo attorniati da pericolose discariche di rifiuti di ogni genere, da fumi emessi dalle ciminiere che non solo prepotenti violentano i semicerchi dei nostri orizzonti ma anche e soprattutto le nostre fibre, da campagne non più coltivate a verde ma occupate da pannelli fotovoltaici, da infinite circonvallazioni inutili rivendicate da politicanti da quattro soldi, da strade pericolose a quattro corsie che andranno a finire direttamente nel mare, da falde acquifere inquinate da diossina, percolato ed altre micidiali sostanze, da cementificazioni criminali per comparti edilizi, aree mercatali, centri commerciali, e prossimamente anche da un gasdotto Tap che porterà del gas che (forse) verrà utilizzato nell’Europa centrale.
Ma tutto questo provoca malattie. E le malattie non capitano sempre agli altri.
E’ come se piccole mani assassine si poggiassero su di noi, ci toccassero scegliendo con oculatezza per ciascuno di noi una parte del corpo: polmoni, testa, ovaie, pelle, gola, fegato, pancreas, per poi divorarla, lentamente o in un sol boccone.
E così cromo e titanio sono giovani dai capelli rasati e senza più le sopracciglia a causa della chemioterapia; zolfo, uranio e monossido di carbonio sono bambini con asma bronchiale e problemi cardiocircolatori; carbonio e benzo(a)pirene sono donne che all’improvviso palpano un nodulo, avvertono un dolore, patiscono una certa spossatezza, anche se hanno sempre fatto una vita sana.
Spesso ci si chiede perché non reagiamo.
La risposta è scontata: è pressoché impossibile difendersi da qualcosa che non si conosce. E molti fanno in modo di tenerci all’oscuro di tutto. Ci sono dei “giornalisti”, per dire, quelli con le virgolette, i reporter a libro paga, i cronisti con un conflitto di interessi grande quanto un altoforno, i quali o ti ignorano oppure scodinzolanti e pronti a riportare la voce del padrone ti ingiungono di tirar fuori i dati, le correlazioni, i riscontri, le analisi, i numeri. E ti dicono pure che fai battaglie ideologiche, e che tu insieme ai tuoi amici “ecologisti” siete contrari al progresso a prescindere.
Eppure le prove sono sotto gli occhi di tutti. Ma nessuno le vede.
Ci comprano con quattro soldi, con la sponsorizzazione di una festa patronale, con il restauro di un altare, con la fornitura di sacchetti di iuta per un motoraduno.
Ci riempiono la testa di “ricadute occupazionali” e di “volani per lo sviluppo”. E spacciano tutto questo scempio per progresso, competitività, crescita.
Addio Sandro, riposa in pace.
A noi altri rimane il dovere di lottare.
Lo dobbiamo a te. Ed alla tua piccola Francesca.
Antonio Mellone
lug112015
Finale del Barocco Talent domenica 12 luglio 2015, nella Piazza di Noha, precisamente in via Castello (Palazzo Ducale), si terrà la finale de il Barocco Talent Terza Edizione 2015. Un nutrito cartellone di concorrenti e di ospiti riempiranno la serata, che avrà inizio alle ore 21,00 e sarà trasmessa in diretta streaming su www.inondazioni.it. La serata avrà come madrina l'artista Claudia Casciaro, che sarà la presidentessa della Giuria Tecnica e di Qualità.
Come nostra abitudine, in giuria, ci saranno professionisti del mondo dello spettacolo che valuteranno le esibizioni dei concorrenti che hanno superato le fasi di selezione. Ci fa molto piacere avere con noi nelle file della giuria le nostre amiche Daniela Cataldi e Raffaella Roccasecca de “Il Peccato di EVA”, che hanno risposto al nostro invito.
I concorrenti selezionati nelle fasi precedenti, approdati in semifinale e selezionati dalla giuria e dal web, che si esibiranno e gareggeranno nella finale sono:
Anna Maria Carcagnì, Marco Centonze, Sara Distante, Simone D'Elia, Mattia Festa (ThewJ), Cristina Manca, Sharon Manca, Giulia Margiotta, Alberto Marzo e Francesca Pisanello.
Ma non finisce qui. La serata sarà ricca di ospiti, non ci saranno solo i cantanti in gara ma anche tanti ospiti che avranno il compito di allietare e spezzare la tensione della gara con intermezzi musicali, cabarettistici e fashion.
Sul palco si alterneranno il cabarettista Andrea Baccassino, il balletto della Palestra Family Sport, un saggio della Scuola di Formazione Antares, la musica dei T. Garage, il gruppo di animatori di Corigliano, Max & Vince. Insomma una serata in cui ridere e rilassarsi all'aperto.
Quest'anno durante la finale del "Barocco Talent", saranno consegnati dei riconoscimenti a tre personaggi salentini che si sono particolarmente distinti nel corso degli anni nel campo della comunicazione e spettacolo. Saranno premiati con l'Ondina, trofeo ideato per l'evento: Carolina Bubbico, Raffaele Casarano e Don Salvatore Bello.
Carolina Bubbico giovane pianista, cantante, compositrice, musicista dalla formazione versatile, nel 2015 riceve il prestigioso incarico di arrangiatrice e direttrice d’orchestra al Sanremo per Il Volo vincitori del Festival tra i Big e per Serena Brancale tra le giovani proposte.
Raffaele Casarano è considerato tra i più talentuosi e noti interpreti della New Jazz Generation italiana, fiore all’occhiello della creativa fucina della Tùk Music diretta da Paolo Fresu. Ideatore e direttore del Locomotive Jazz Festival.
Don Salvatore Bello, personaggio di alto spessore culturale, impegnato da sempre nella ricerca e analisi intellettuale e nella poesia con al suo attivo la pubblicazione di tre volumi. Attivo anche nel campo dei media e della comunicazione, fondatore di Radio Orizzonti Activity è stato la mente e il motore per alcuni decenni.
Appuntamento quindi a Noha per la Finale del Barocco Talent 3 edizione 2015.
La finale verrà trasmessa in diretta streaming su www.inondazioni.it partire dalle ore 21,00. Tutti sintonizzati con i vostri computer tablet e smartphone per seguire l'evento.
ago082024
Finita la guerra, l’Italia era in macerie e la popolazione in estrema sofferenza. Era prevedibile che i nuovi governanti dovessero chiedere ulteriori sacrifici agli italiani per avviare la cosiddetta “ricostruzione”, questo c’era da aspettarselo, ma non certo con l’inganno. Non lo meritava nessuno, tantomeno la povera gente che aveva già vissuto cinque anni di tragedie.
Il 2 Giugno 1946, gli italiani furono chiamati al voto, e per la prima volta nella storia l’Italia divenne una Repubblica.
Il 25 giugno 1946, pochi giorni dopo, fra le macerie lasciate dalla guerra, si riuniva a Montecitorio l’Assemblea costituente, composta da 556 deputati, e per la prima volta in Parlamento vennero elette 21 donne. Con la Costituzione saranno garantiti i principi che affermeranno i valori fondamentali di Libertà, Uguaglianza, Solidarietà che sono ancora oggi vitali.
La Costituzione entrò in vigore il primo gennaio del 1948, ma occorrevano ancora molti anni prima che tutti gli articoli trovassero applicazione nella vita reale degli italiani.
A pochi giorni dalla nascita dell’Assemblea costituente, il 20 giugno del 1946, il governo italiano e quello belga, siglarono un accordo cosiddetto “uomo-carbone”. Esattamente 2 mila e 500 tonnellate di carbone ogni mille minatori. Il carbone doveva servire ad avviare la macchina industriale, che avrebbe portato lavoro e benessere alla nazione. Invece si rivelò un vero raggiro.
La propaganda avviata dai due governi per attirare l’attenzione di chi cercava un lavoro fu subdola, faceva leva su promesse di grossi salari, di una sanità gratuita e di case per tutti. Invece il lavoro si rivelò in tutta la sua pericolosità, in quanto alle case i nostri emigranti, una volta in Belgio, trovarono baracche di lamiera o di legno, residui dei campi di concentramento adoperati durante la guerra. E non per ultimo, ci fu l’obbligo perentorio di non poter fare altri lavori se non dopo almeno 5 anni di miniera. “La mina” la chiamavano nel gergo popolare.
Cinque anni era il tempo previsto da uno studio sanitario eseguito dal governo belga, in cui veniva appurato che il rischio di ammalarsi di silicosi per i minatori sarebbe avvenuto quasi con assoluta certezza, appunto entro un massimo di 5 anni, il tempo necessario quindi per sfruttare la manodopera fino all’ultimo respiro. Un lavoro sporco in tutti i sensi.
Per chi si rifiutava c’era la prigione per almeno un anno, in attesa di essere rispedito indietro con il divieto incondizionato di ritornare. Tra questi “imprevisti” dissimulati dalla propaganda dal “manifesto rosa”, così era chiamato il comunicato affisso in tutti i Comuni d’Italia, il peggiore inganno è stato il mancato riconoscimento della silicosi come malattia professionale, una malattia che si sapeva essere mortale. Esistono sul tema decine di libri e articoli che hanno sviscerato quasi ogni aspetto della vicenda dei circa 300mila italiani che dal 20 giugno del 1946 presero la via del Belgio, al ritmo di duemila a settimana, per gettare i propri corpi nelle miniere di carbone. Oggi nessuno di noi si sognerebbe di mandare i propri figli a fare un lavoro così gravoso, tanto meno a mille metri sottoterra, a sputare carbone senza l’ausilio di protezioni, con pochissime norme di sicurezza e con la certezza di morire prematuramente.
All’ombra di quel trattato, quindi, si aprirà il dramma di migliaia di lavoratori, che si troveranno ad affrontare durissime condizioni di vita e di lavoro, e queste saliranno drammaticamente alla ribalta alcuni anni dopo, quando la mattina dell'8 agosto del 1956, in un incendio scoppiato nella miniera del Bois du Cazier di Marcinelle, a mille metri sottoterra, perderanno la vita 262 persone, tra cui 136 immigrati italiani, di cui ben 16 salentini. Nessuno di quei 16 era di Noha, ma alcuni dei nostri concittadini ci andarono molto vicini.
Le testimonianze di tante sofferenze e dei sacrifici che hanno dovuto fare anche le famiglie dei nostri compaesani, sono tantissime. Ne abbiamo raccolte alcune di Noha. Il valore che può scaturire dalla lettura di quei vissuti, seppur velato dal tempo, è talmente prezioso per il nostro quotidiano e per il futuro delle nuove generazioni che vale la pena considerare con impegno. Un insegnamento quello del sacrificio e del dono della propria vita pari ad un martirio. E con mia grande sorpresa scopro che dall’altra parte, dalla parte di chi è custode di quei preziosissimi segreti, c’è un forte desiderio di condivisione, quasi una liberazione.
E’ grazie al mio amico Roberto, che incontro Angelo in uno dei miei tanti andirivieni a Noha. Lo incontriamo nella sua casa di campagna, verso Sirgole. Dove, dopo 27 anni di miniera, va a godersi il suo giardino. E’ in questa occasione che ritrovo Aldo, figlio di Angelo e mio vecchio compagno di scuola.
Non vedevo Aldo Chezzi dai primi anni delle elementari, quasi una sessantina di anni fa, eppure è viva l’immagine di quei due bambini che uscendo da scuola si lanciavano in una corsa folle giù per la discesa di via Fabio Filzi con attorno al collo il grembiule a mo’ di mantello da super eroi, sognavano di librarsi in volo nel cielo. E Siamo volati
davvero, lui in un cielo un po’ diverso dal mio, e me lo racconta.
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Suo papà Angelo si “arruola” per il Belgio nel 1946. Dopo appena un paio di anni, ritorna a Noha per sposare Lucia Congedo.
Beringen è a nord est, verso il confine con l’Olanda. La destinazione della miniera in cui andare a lavorare la sceglieva il Governo belga al momento della selezione. Questa di fatto era una visita molto approfondita, così raccontava Angelo: “ci visitavano anche nella bocca, come se fossimo dei cavalli”. Sotto la stazione di Milano avevano organizzato un grande centro per le selezioni, dove due medici italiani e due belga, si occupavano delle visite che erano talmente meticolose da durare anche tre giorni. Per essere considerati idonei occorreva essere in perfetta
salute, alcuni li rispedivano indietro solo perché avevano lievi difetti fisici, bastava anche solo una venuzza più evidente, e venivano respinti. Angelo nella miniera di Beringen fa il carpentiere, in pratica è addetto alle armature delle gallerie che i suoi compagni di lavoro scavano man mano. Dopo solo 5 anni compra casa a Noha. La sua vita procede in minera con una breve pausa per malattia che trascorre al paese, fino al 1974 anno in cui va finalmente in pensione.
Aldo invece, fa parte della generazione che ha vissuto la miniera con molti meno rischi degli anni ’50 e ’60, si scavava ancora, certo, ma con l’ausilio di mezzi meccanici e asserviti dalla tecnologia più moderna. Ha studiato nelle scuole belga ed è diventato un tecnico di impianti elettrici. Dopo 26 anni di lavoro e di vita in Belgio, non dimentica Noha, ma deve restare in Belgio dove crescono i suoi figli, e appena può vola giù a Noha anche per pochi giorni, a continuare il sogno di Angelo, rifugiandosi nel suo meraviglioso giardino di Sirgole, fra la vigna e gli alberi da frutta e gli ortaggi ed ogni ben di Dio che la nostra Terra se trattata bene sa dare.
Raffaele rizzo, nasce a Noha il 22 gennaio 1919 in Vico Congedo, la sua è l’ultima casa del vico, dopo ci sono solo prati e fichi d’India. Raffaele è uno dei tanti braccianti senza terra. Insieme ad altri si raccolgono la mattina presto in piazza dove il possidente di turno seleziona la forza lavoro, a giornata.
Noha in quel tempo contava poco più di mille abitanti e offriva pochissime possibilità di lavoro, i braccianti erano numerosi e venivano sfruttati senza un adeguato salario.
Raffaele ha un sogno, quello di costruire un forno per continuare l’attività di sua mamma Maria, che al paese era conosciuta come “a Maria Furnara”.
Nel 1948 si sposa con Maria Annunziata Congedo, una bella ragazza di Aradeo. Intanto di nascosto da Maria, con la complicità di suo fratello Narduccio che lavorava già a Marcinelle insieme al cognato Mario Mangia di Galatina, organizza il suo trasferimento in Belgio. Vuole andarci solo per lavorare qualche anno e realizzare il suo sogno. Maria quando viene a saperlo non è contenta, ma sapendo che sarebbe stato in compagnia del fratello e della sorella Donata, stringe i denti e dopo appena due anni, nel 1950 acquistano la casa davanti all’edificio scolastico, oggi piazza Ciro Menotti. Ma il sogno di Raffaele è sempre quello di comprare la zona attigua alla nuova casa per costruire il forno.
La vita in miniera è dura, soprattutto quella di Bois du Cazier di Marcinelle, è una delle miniere più vecchie, risale alla fine del 1800. Vi sono già accaduti molti incidenti gravi. Una volta morirono 40 persone a causa di una esplosione di gas. La proprietà non intende investire denaro per la ristrutturazione di quella miniera già così sfruttata e bisognosa di alti costi di ammodernamento. I pozzi sono profondi oltre mille metri e le sue gallerie sono lunghe anche decine di chilometri. Lì sotto scarseggia l’aria, e la bocca si impasta di carbone, ma la cosa peggiore è la polvere di silicio, quella è talmente sottile che penetra nei polmoni fino a farli indurire e ahimè, scoppiare.
Poi vi era anche il pericolo del grisù, il gas inodore e incolore che a volte si sprigionava sotto i colpi dei picconi, e faceva addormentare gli sfortunati che, se non se ne accorgevano in tempo per fuggire via, ci lasciavano la pelle.
Intanto sta per nascere Antonio, il terzo figlio di Raffaele, è il mese di maggio del 1953. Raffaele purtroppo non riuscirà a vedere il suo piccolo. Manca solo un mese al rientro a casa ma durante gli scavi in galleria, viene travolto da un crollo ed un masso lo colpisce in testa ferendolo mortalmente. Stranamente in quel momento è solo e nessuno gli presta soccorso. Raffaele muore così, solitario, in una galleria profonda e buia in un incidente mortale a Marcinelle nel 1953. I suoi resti saranno trasferiti nel cimitero di Noha, all’incirca un anno dopo, accompagnati dal fratello Narduccio, che dopo la tragedia in famiglia, non ne vuole più sapere di miniere in Belgio, tant’è che dopo qualche anno va a lavorare in Germania. Ma siamo già negli anni ’60, e le cose non sono più come nel 1946.
Ho avuto l’onore di incontrare una persona davvero esemplare, d’altri tempi: Carmelina Patera, moglie di Torquato Carallo morto nel '96. Carmelina ha un carattere meraviglioso, nonostante le sue sofferenze, mi accoglie con un sorriso dolcissimo, mi aspettava e tra una frase e l’altra non finisce mai di dire: “…bei figli, belle persone, molto educate”. Si ricorda dei D’Acquarica che abitavano in via Aradeo all’angolo con via Messina. Lei stava con la sua famiglia nella casa in via Benevento, a due passi dalla casa di Raffaele rizzo e di Cesare Lisi, in fondo Noha è tutta lì. Sembrava che li unisse il destino.
Si ricorda di tutti i suoi vicini, e me li elenca uno per uno, di ogni casa e di ogni famiglia, nome per nome perfino in ordine di età. Carmelina ha una memoria di ferro.
Canta, mentre racconta canta canzoni dei suoi tempi. E piange, si, ogni tanto piange per i dolori che ha ai piedi. È sofferente Carmelina, dobbiamo fare presto perché la sua resistenza richiede sostentamento e riposo.
Carmelina nasce nella casa di via Benevento nel 1928, a 20 anni lei dice di essere “donna da marito” e mi racconta che sapeva cucire perché era andata alla scuola di taglio da Toma a Galatina. Grazie ad un suo cugino incontrò Torquato che veniva da Aradeo, se ne innamorò subito. Torquato aveva già un lavoro in Belgio, anche lui è stato uno dei primi a rispondere alla seconda chiamata della Patria. Torquato e Carmelina si sposarono nel 1954 senza tanti preamboli, una “fuitina”. Racconta Carmelina che a portarla via da casa fu suo cugino, con la macchina andarono in una campagna, e subito dopo il matrimonio in chiesa, a Noha ovviamente.
Don Paolo che conosceva bene i suoi parrocchiani e sapeva a cosa sarebbero andati incontro quelli che partivano per il Belgio, come forma di incoraggiamento, diede loro la benedizione dicendo testuali parole: “ …e così finalmente vedremo i soldi del Belgio”. Il viaggio, racconta Carmelina, cominciò in corriera fino a Lecce, si partiva presto, alle 4 del mattino. Il treno era brutto, duro, di legno. Ma nella valigia oltre alla farina, c’era una bottiglia di vino, e il pane e pomodoro e le sarde, e pure una bottiglia di olio. Il viaggio durava quasi tre giorni. Tre lunghissimi giorni. Era il mese di maggio e per fortuna non faceva freddo.
Giunti a destinazione, a Beringen, nel cantone Fiammingo, lo stesso posto dove stavano i Chezzi, il treno si fermò in una stazione di scarico merci, la stessa dove insisteva il campo di lavoro, lontano dal paese. Ai nuovi arrivati non era concesso scendere in stazione, per evitare di farli incontrare con gli altri operai belga. Gli immigrati non erano ben visti dai cittadini belga, perché a causa loro, il costo del lavoro diminuiva. La solita lotta fra poveri, insomma. Una volta arrivati al campo, “la femme”, così la chiama Carmelina, la signora addetta all’accoglienza, li accompagnò ognuno nella sua baracca. Case di legno e di lamiera, le stesse adoperate per i campi di concentramento durante la guerra. In pratica si ritrovarono in un campo di concentramento. Case normali, quelle fatte con i mattoni, in Belgio non c’erano ancora per i minatori stranieri.
Fra i suoi ricordi, Carmelina lamenta le frequenti visite dietro la porta della baracca di ragazzi marocchini e turchi che la corteggiavano, operai della loro stessa miniera, ma senza famiglia. Aveva paura Carmelina, perché lei era bella e allora lo diceva alla Femme che aveva paura. Poi finalmente, i datori di lavoro gli diedero una casa di mattoni. Da quel momento in poi nella vita di Carmelina e di Torquato c’è un solo desiderio: tornare a casa. A Noha, dove l’accoglienza ha un solo calore, quello del nostro sole e della nostra aria mite.
Sembrava tutto calcolato, il 24 maggio di quest’anno, dopo poche settimane dal nostro incontro, Carmelina decide di non soffrire più e sicuramente torna dal suo Torquato a riprendere quell’altro viaggio che li renderà entrambi felici per sempre.
E’ stato un grande onore per me incontrarti e salutarti. Grazie Carmelina.
Antonio Martella, classe 1923.
Nasce a Monteroni il 2 marzo.
A Monteroni lavora insieme al padre in una cava di pietre di proprietà della famiglia. Ma si guadagna poco e come la maggior parte dei salentini si muove per cercare fortuna altrove. Anche lui, terminata la guerra, a poco più di vent’anni aderisce alla chiamata per le miniere del Belgio. Il primo libretto di lavoro lo ottiene a Chatelineau, un villaggio belga situato nella provincia dell'Hainaut. Lavora in miniera dal 17 luglio 1946 fino al 6 giugno 1950, allorquando si trasferisce a JUMET. Città del Belgio nella provincia del Hainaut, circondario di Charleroi. Forma, con altri centri, quasi un solo abitato con Charleroi, sita 5 km. più a sud in piena zona carbonifera, è un centro estrattivo, e possiede
varie industrie metallurgiche, soprattutto fabbriche di caldaie.
Antonio, dopo aver soddisfatto i 5 anni obbligatori di miniera può finalmente lavorare in una fabbrica di bottiglie. È il 5 settembre del 1950. Da qui esce per l’ultima volta il
16 dicembre del 1955. Entra nella S.A. des charbonnages du Nord de Gilly. E’ una vecchia miniera e quindi pericolosa quanto quella di Marcinelle. Dopo l’incidente di Marcinelle, spaventati per l’accaduto, non riuscendo a vivere con quell’incubo terribile che incombeva su di loro, insieme alla moglie Brigida Bolognese di Noha, e la figlia Ada che era nata in Belgio nel loro primo anno di matrimonio, fanno finalmente ritorno a Noha.
Cesare Lisi, classe 1930, vive con la sua famiglia nella vecchia casa paterna di via Benevento, angolo con vico Scotti.
Nel 1953 si sposa con Maria Concetta Bray di Neviano. Nel 1964, consigliato da alcuni suoi parenti che sono già in Belgio, nelle miniere di Corso, sempre dalle parti di Beringen, per guadagnare qualche soldo in più, anche Cesare parte per andare a fare il minatore e per stare insieme alla famiglia porta tutti con sé.
Ma sentono fortemente il distacco della terra natia, la casa è piccola e mancano i servizi necessari. Così decide di far tornare al paese la moglie e le due bambine. Si sacrifica restando solo in Belgio a lavorare nelle miniere. Il viaggio è lungo e costoso; quindi, torna a casa una volta l’anno a passare qualche giorno con la sua famigliola.
Anche Cesare, dopo qualche anno di sacrifici, riesce a comprare una casa più grande a Noha, la nuova casa ha tre camere ed un garage. Qui fa crescere tutta la sua famiglia che con il passare degli anni diventa numerosa. Cesare è una persona determinata, va avanti così fino al 1980, quando finalmente in pensione, ritorna a Noha definitivamente. Purtroppo, i sacrifici fatti durante tutta la vita incidono gravemente sulla sua salute. Muore fra le braccia del figlio Gianni a soli 53 anni di vita.
Per concludere possiamo dire che è vero che per la salvezza del Paese, nel 1945 a fine guerra, ci son voluti grandi uomini, ma chi ha realizzato i fatti invece, chi ci ha rimesso del suo, anche la vita, è stata la gente comune, e sono loro i veri grandi uomini.
Oggi noi dobbiamo molto a questi partigiani del lavoro che, pur avendolo fatto perché costretti dalla necessità, è anche vero che con il loro sacrificio si sono prestati al gioco di quel drammatico momento storico e hanno concesso all’Italia il tempo di consegnare ai posteri la Costituzione, quella carta gloriosa che è nostro dovere difendere a denti stretti, oggi più che mai, dalle malversazioni di politici senza scrupoli. Un motivo in più per continuare a difendere i nostri diritti, gli stessi per cui i nostri concittadini hanno sacrificato la loro giovinezza in un paese straniero, affrontando enormi sacrifici, a volte rischiando la vita, e altre rimettendocela. Per lasciare a noi una condizione sociale più dignitosa.
Ringrazio gli amici, figli dei protagonisti di questa importante storia, per avermi aiutato a ricordare:
Aldo e Manola, Gina, Salvatore, Luigina, Gianni e Vito.
Marcello D’Acquarica
giu152011
Il Rock'n'Roll dei Crickets nella puntata di venerdi 10 giugno di "Quello che le donne non dicono..." insieme a Paola rizzo.
giu272012
L'iter per la salvaguardia del patrimonio storico-artistico di Noha si sta concretizzando. A seguito della raccolta firme, promossa dal gruppo Mimì, nel settembre 2011 in occasione della festa patronale di s. Michele, sono stati 1500 cittadini a sottoscrivere la proposta di sottoporre a vincolo importantissimi monumenti della storia e dell'arte di Noha. Nel mese di aprile 2012 il soprintendente per i Beni Architettonici e Paesaggistici delle province di Lecce, Brindisi e Taranto, arch. Carmelo Di Fonzo, a seguito delle segnalazioni pervenute agli uffici competetenti, ha effettutato un sopralluogo a Noha coadiuvato dall'arch. Adriano Margiotta (che ha curato anche la schedatura) e Paola rizzo, in rappresentanza dell'Osservatore Nohano.
In questi giorni è stata terminata la schedatura dei beni immobili che si vuole sottoporre a vincolo: la torre medievale, il castello, le casiceddhre, la masseria Colabaldi, il frantoio ipogeo, beni privati che rappresentano l'identità storica e culturale di questa comunità.
Noha, che oggi è frazione di Galatina, fino agli inizi del XIX secolo era un importante feudo che gravitava sotto la diocesi di Nardò, da qui passava la famosa via Regia di Puglia, un'arteria principale nel Regno delle Due Sicilie, per i traffici ed i commerci dei secoli scorsi.
Un ottimo lavoro di squadra che ha visto l'impegno di tanti per la salvaguardia e la tutela di questo straordinario patrimonio. Grazie naturalmente al gruppo Mimì, a tutti i componenti dell'Osservatore Nohano (tra cui ricordare Padre Francesco e Marcello D'Acquarica e Antonio Mellone), al circolo le Tre Torri, all'associazione commercianti di Noha, Daniela Sindaco, Angela Beccarisi.
Beni preziosi e rari (come la torre del XII secolo e le casiceddhre) possono essere un ottimo strumento di crescita economica del territorio nonchè strumento di conoscenza e e coesione sociale.
Ci auguriamo che l'iter porti buoni frutti e che Noha veda riconosciuta l'immagine di un antico borgo con tutti gli aspetti positivi che ne conseguono.
Angela Beccarisi
mag062015
Non so se qualcuno di voi abbia mai visto al cinema “Chocolat” (con Juliette Binoche) o “La finestra di fronte” (di Ferzan Özpetek) o “Il pasticciere” (tra l’altro girato tra Basilicata e Puglia, film diretto da Luigi Sardiello); o se gli sia già capitato per le mani il libro “Amore, zucchero e cannella”, di Bratley Amy (New Compton, 2012) o “Il pasticciere del re” di Anthony Capella (Neri Pozza, 2013); o se abbia mai visto le famose nature morte “con dessert”, che poi sono “nature vive”, di George Flegel (Olomuc 1566 – Francoforte sul Meno 1638): film, libri, tele che hanno tutti come leitmotiv storie più o meno dolci che ruotano intorno ad un pasticciere, i suoi sentimenti, la sua arte.
Orbene, ogni volta che mi capita di entrare in quel bijou che è la pasticceria “Zucchero & Cannella” di Leonardo rizzo, la “bomboniera” che da circa un paio d’anni s’affaccia sui verdi giardini Madonna delle Grazie, proprio dirimpetto alla chiesa sussidiaria di Noha, vengo preso da un viluppo di emozioni che dunque mi riportano ad alcune pagine di bella letteratura o all’arte cinematografica o a quella figurativa. Ma il coinvolgimento non è, diciamo così, soltanto platonico ma anche (direi soprattutto) sensuale, in quanto in questo luogo del cuore vengono coinvolti tutti i cinque sensi.
L’indicazione dell’entrata in questo piccolo angolo di paradiso non ti è data (solo) dalla graziosa insegna ubicata alla sinistra dell’ingresso, ma dal profumo di pan di spagna, di mandorle, di farina, di biscotti fragranti appena tolti dal forno, e, appunto, di zucchero e cannella che si espande nei dintorni. E se pur dovessi trovarti in zona soltanto di passaggio non puoi fare a meno di fermarti un attimo anche solo per sbirciare all’interno, al di là dell’ampia vetrata, cercando di scoprire le gioie custodite nel bancone, cuore della raffinata e direi anche elegante bottega.
Una volta dentro sei accolto dal sorriso e dal garbo (non diciamo dolcezza onde evitare in queste righe tassi glicemici troppo alti) di Bernardette, la gentile consorte di Leonardo, nella sua divisa impeccabile, linda e stirata alla perfezione, pronta a riempire le spaselle di sublimi caleidoscopiche leccornie, a seconda del vezzo e del gusto del cliente avventore (tanto, una volta a casa, gli altri convitati di fronte alle evidenti squisitezze altro non potranno fare se non gradirne qualunque assortimento).
Certo, ogni volta è sempre la stessa storia con il consueto rito dell’imbarazzo della scelta. Ma non c’è verso: dando un’occhiata alla foresta incantata al di là del vetro del bancone, di primo acchito, non puoi non rimanere sbalordito: quel cabaret di prelibatezze ti farà letteralmente rimanere a bocca aperta a mo’ di puntini di sospensione.
Quel trionfo di babà, cestini o canestrelli di frutta fresca e crema pasticciera, cannoncini di pasta sfoglia, baci di dama, fiamme al cioccolato, e quei tiramisù, quelle crostatine alle marmellate più disparate e colorate (ma senza coloranti), quei bignè alla crema, allo zabaione, al pistacchio, alla nocciola o al cioccolato, i maltagliati, le napoletane, i cannoli siciliani con la ricotta, i tranci sacher, le millefoglie, le zeppole (soprattutto di San Giuseppe, ma non solo), e poi ancora i biscotti al burro con lo zucchero a velo spolverizzato, ma anche i dolci di pasta di mandorla (le cosiddette paste secche) e le altre sublimi celestiali specialità pare vogliano dirti: “Che aspetti? Mangiami subito”. E tu provi a resistere, ma non troppo, e pensi che forse (ma non ne sei mica tanto convinto, il dubbio t’assale) sarebbe meglio indugiare su un lavorato barocco di pasta di mandorla (che qui da noi cambia forma, ma non la bontà, a seconda della festa: agnellino o pecurieddhru a Pasqua, tronchetto a Natale, pesce non so più quando).
Che dire infine dei pasticciotti o dei krapfen o dei cornetti alla crema o alla Nutella, tipici del Nohan Breakfast? E le torte personalizzate che sembrano vere e proprie sculture, e che ti dispiace pure tagliare per non sciuparne l’opera d’arte? Proprio nulla. Da rimaner senza parole. Provare per credere.
Qualunque scelta tu faccia sarà comunque un successo se, come nel caso di questa pasticceria di Noha, le materie prime sono dalla prima sino all’ultima di primissima qualità e soprattutto se l’ingrediente base di tutti i prodotti è la passione di codesto maestro nohano, dolciere da quand’era poco più che un imberbe ragazzino.
Leonardo sta sempre in laboratorio, ma di tanto in tanto s’affaccia in sala - soprattutto su richiesta di Bernardette che gli chiede di integrare gli espositori in esaurimento - comparendo “in pubblico” con un bel vassoio in mano pieno zeppo di profumi e sapori, per poi scomparire subito dopo dietro la porta in fondo a destra alle spalle del bancone, quella che divide la pasticceria dal suo habitat naturale, cioè il laboratorio.
*
Ah, dimenticavo: con la calda stagione da “Zucchero & Cannella” puoi degustare (pure all’aperto, seduto a tavolino, nella pace del parco) anche il vero gelato artigianale, manufatto come Dio comanda, squisito e cremoso, e così morbido e vellutato che la neve vorrebbe assomigliargli.
Su Leonardo rizzo, data la sua giovane età, non si raccontano (per ora) gli aneddoti che circolano invece sul conto del mitico Andrea Ascalone.
Voglio dire che Leonardo, non è uno che ti squadrerà da cima a fondo prima di decidersi a servirti i suoi dolciumi, né ti negherà un’incartata di pasticciotti se questi dovessero essere ancora (troppo) caldi; non rifiuterà di darti una guantiera di bocche di dama alla crema se gli dicessi che il tutto dovrebbe essere spedito a Milano via corriere, né, infine, boccerà così su due piedi un’eventuale tua richiesta di una torta alla panna montata.
Al massimo potrebbe chiederti (ovviamente con discrezione, non perentoriamente come si racconta del suo collega galatinese) di dare una pulita preventiva al bagagliaio della tua automobile, prima di adagiarvi una bavarese alla nocciola o una bella torta saint honoré creata nella sua bottega artigianale.
Del resto Leonardo è un nohano doc, anzi dop, un ragazzo di poche parole, uno che non fa tante chiacchiere. Tranne quelle di Carnevale con sopra lo zucchero vanigliato.
feb072007
mag202016
Ricordo benissimo quell’attimo. Un’emozione indescrivibile, una fra le più belle della mia vita (e sì che ce ne sono state parecchie, grazie al cielo). E fu quello in cui la lama del taglierino fendeva il nastro adesivo col quale era sigillata la scatola di cartone contenente i libri. I miei libri.
*
Potevano essere le nove di una splendida mattinata di metà maggio. Erano appena arrivati da Milano i due ragazzi che per tutta la notte si erano alternati alla guida del furgone carico di non so più quanti scatoloni di pezzi di storia, arte e leggenda del mio paese. Si trattava di decine, che dico, centinaia di volumi di pagine rilegate e racchiuse con copertina in tela rosso fuoco, e sistemati in numero di dieci per ogni pacco.
Non so come, in pochi minuti arrivò anche il muletto di un compaesano per scaricare dal cassone dell’automezzo tutti quei colli (a Noha funziona così, non c’è manco il bisogno di chiedere le cose). Se avessimo dovuto usare mani e braccia, oltre alla fatica, avremmo impiegato tutta la mattinata, e forse anche un pezzo del pomeriggio.
Erano due estranei, quei corrieri, ma per la contentezza li invitai a pranzo a casa mia. E non volli sentir ragioni. Mangiarono con gusto le specialità salentine preparate da mia madre, e subito dopo il convivio, prima del loro rientro nella città meneghina, decisi di far loro il regalo del panorama, o meglio, dello spettacolo del nostro litorale.
Li accompagnai a Santa Maria al Bagno, offrii loro un affogato al caffè, mentre il mare ai nostri piedi sembrava il contenuto di uno scrigno immenso di zaffiri e smeraldi. Ho avuto sempre il dubbio che quella più che una gentilezza fosse uno sgarbo, anzi un dispetto (non voluto, per carità) nei loro confronti, costretti a ritornare di lì a poco sui loro passi, diretti alla volta del loro porto d’imbarco, quello delle nebbie.
Sembra ieri, ma son passati dieci anni esatti da allora. Il libro che mi si materializzò fra le mani, espulso da quell’utero a forma di scatola di cartone, era proprio come l’avevo immaginato io, voluto, desiderato. Quel formato, quelle pagine, i colori, l’immagine della sovra-copertina, le scritte, le fotografie, i caratteri, le didascalie, perfino il profumo: tutto come sognato, progettato, predisposto.
E sì che non è stato per niente facile raggiungere questo risultato.
Certo, non ero alla mia prima esperienza quanto alla redazione di libri. Oltre a quello della mia tesi di laurea (il classico mattone dal titolo interminabile), nel 2003 avevo consegnato alle stampe un altro dei delicta iuventutis meae, il “Don Paolo” (frutto di una ricerca tra le carte, le foto e le cronache del tempo sul conto di un mio prozio arciprete e monsignore, scomparso un lustro prima del mio arrivo).
Ma questo terzo mio libro era tutt’altra cosa. Intanto era opera di due autori: il sottoscritto (che ne è stato anche il curatore) e quel grand’uomo, maestro e amico che risponde al nome di P. Francesco D’Acquarica, storico, ricercatore, scrittore, nonché - come il sottoscritto - affetto da un’incurabile mal d’amore per Noha. E si sa che un’opera a due mani costa sempre il doppio, non la metà della fatica.
*
Guardate che scrivere un libro è la cosa più semplice di questo mondo: il difficile è ciò che viene dopo. Nella stragrande maggioranza delle volte quel “difficile” diventa “impossibile”. Non fu così nel mio caso. Sulla mia strada incontrai dei facilitatori incredibili. Il primo fu quell’esaurito di mio cugino Matteo (è questione di geni), il quale m’introdusse al cospetto di un altro pazzo scatenato: Michele Tarantino, nohano trapiantato a Milano.
Il colloquio con Michele, nel corso dell’estate 2005, fu, come dire, surreale. Ancora oggi stento a crederci. Gli parlai del libro per sommi capi. Mi disse soltanto di sbrigarmi a finire l’opera. Lui avrebbe pensato a tutto il resto. “E’ così – mi venne di pensare - che la dimensione onirica delle cose diventa realtà concreta”.
C’è chi dice che Michele se ne sia andato nel mese di febbraio del 2012. Io non ci credo. Non può essere. Michele è ancora qui con noi. Sarà in giro da qualche parte, quel mattacchione. No, non gli permetterò mai di sparire dalla circolazione.
*
Dalla data di quel colloquio, il film da slow passò in fast motion.
Sbrigati a scrivere e a collegare il tutto, fai riprodurre le foto da quei santi martiri che sono Daniele, Michele e Rinaldo Pignatelli, chiedi una mano a Giuseppe rizzo per le foto dall’alto (scattate poi da un Tucano, aereo ultraleggero levatosi in volo grazie ad Antonio Salamina. Sì, un tempo non c’erano i droni o le diavolerie di google), chiedi uno stradario di Noha al geometra Michele Maiorano, fai leggere le bozze al (compianto) prof. Zeffirino Rizzelli (che poi ne scrisse pure la prefazione), sentiti più volte con la stupenda Gabriella Zanobini Ravazzolo di Genova per l’impaginazione, ricevi e inviale per ogni paragrafo le relative pesantissime e lentissime mail, senza Adsl e con un pc del ciclo carolingio e bretone costantemente impallato), vai e vieni da Milano dall’Istituto Grafico Basile, dove il tomo doveva prender forma…
E firma finalmente il menabò per l’imprimatur.
*
Dopo l’arrivo del mio libro portatomi in dono dai due re magi di cui all’inizio di questo pezzo, trascorre giusto il tempo di una settimana, non di più, per la sua presentazione. Che a detta di molti fu un vero show, grazie al talent dei diversi ospiti-artisti intervenuti in quella sala convegni dell’Oratorio, gremita come non mai.
Per la cronaca, alla “prima”, furono venduti 115 volumi. Un record assoluto. Anche d’incassi, considerato oltretutto il costo non proprio popolare del tomo.
Ne seguirono delle altre, di presentazioni, dico: alla Festa dei Lettori nell’atrio del Castello di Noha riaperto per l’occasione, all’Università Popolare di Galatina, e poi presso le scuole, e addirittura al centro Polivalente-senza-cabina-elettrica.
*
Oggi, a distanza di dieci anni, posso dire che lo rifarei. Rifarei tutto. Dalla A alla Zeta. Dove c’è gusto c’è sempre guadagno. E poi credo che in fondo, e nonostante tutto, Noha, la sua storia, la sua arte e le sue leggende meritino questo e molto altro ancora.
Potrei parlarvi ora del sito dell’Albino (Noha.it), del nostro mensile (L’Osservatore Nohano), dei convegni (I dialoghi di Noha), eccetera. Ma ora conviene che mi fermi qua.
Solo su questo tema e per queste note, s’intende. Rischierei seriamente di scriverne un altro libro. Il mio sesto.
Antonio Mellone
giu232011
Il rock dei COSMICA nella puntata di venerdi 17 giugno di "Quello che le donne non dicono..." insieme a Paola rizzo, su RadioInOndAzioni.
feb142013
Di seguito un elenco non esaustivo delle opere previste dal progetto:
1. Sistemazione pertinenze degli alloggi di ERP di via T. Lucrezio e zone adiacenti, mediante:
· realizzazione viabilità ciclopedonale in masselli autobloccanti in cls prefabbricato;
· piantumazione di specie autoctone e a bassa necessità di manutenzione;
· bitumatura delle strade non asfaltate tra via T. Lucrezio, via Q. Ennio e via Giovenale;
· realizzazione di scivoli per accesso disabili su marciapiedi in via Cadorna;
· realizzazione di viabilità ciclabile dalle pertinenze degli alloggi sino alla scuola di via degli Astronauti.
2. Riqualificazione della scuola di via degli Astronauti, consistente in:
· realizzazione di impianto elettrico a servizio del laboratorio informatico;
· manutenzione straordinaria del locale ex-ambulatorio medico, con realizzazione di laboratorio polifunzionale scientifico-tecnologico e fornitura di arredi didattici;
· installazione di un servo scala/ascensore per accesso disabili al primo piano;
· manutenzione della palestra;
· recupero a verde dell’area pubblica in via degli Astronauti (formazione giardino scolastico), con realizzazione di staccionata in legno;
· rifacimento della pavimentazione stradale in prossimità del cancello per agevolare il deflusso delle acque meteoriche;
· sostituzione degli infissi al piano primo con installazione infissi in PVC a scorrimento con vetrocamera;
· sostituzione di tutti gli apparecchi illuminanti nella scuola;
· installazione di riduttori di flusso per risparmio idrico nei servizi igienici;
· tinteggiatura delle aule, dei servizi igienici e dei laboratori;
· realizzazione di nuovo impianto fotovoltaico da 10,0 kWp sulla copertura della palestra.
3. Spazi pubblici all’interno del Piano di Zona :
· sistemazione degli attraversamenti stradali con installazione di idonea segnaletica verticale ed orizzontale;
· realizzazione viabilità ciclo-pedonale dagli alloggi alla scuola;
installazione di pali e armature stradali per pubblica illuminazione nelle vie Fedro e Catullo.
fonte: galatina2000
mar032017
L'Associazione CityTelling nasce per un motivo ben preciso: raccontare la città.
Una città si racconta fino in fondo se i protagonisti che ne fanno parte vengono chiamati a raccontarsi. Si può guardare lontano certo, altrove, ma poi i conti bisogna farli con chi resta e c'è, con chi quotidianamente ci mette la faccia e tenta di trovare soluzioni ai problemi.
Durante le nostre riunioni si ragionava sull'ipotesi di fare emergere un'idea di città che includesse un punto di vista insolito quello delle donne che si “sporcano le mani” con la politica. Perchè ci piaceva immaginare di festeggiare il mese dedicato alle donne, ascoltando quelle narrazioni nate da esperienze e percorsi differenti ma con un unico denominatore comune quello dell’impegno per la propria città. Capire se le donne sanno cogliere le opportunità che hanno di fronte, o se per loro la strada è ancora in salita. Per conoscere, approfondire e fotografare sensibilità e passioni diverse, delusioni e travagli, difficoltà e ostacoli di chi decide di dedicare il proprio tempo all’interno di una comunità.
Abbiamo lavorato per assicurare un palco quanto più eterogeneo possibile. E secondo noi ci siamo riusciti. Perché anche qui ci piace pensare al confronto, all'inclusione, al dialogo come valore aggiunto, come strategia necessaria per una comunità in crescita.
Partendo da un semplice incontro, quello di domenica 5 marzo al Palazzo della Cultura alle ore 18, pensato con donne e per le donne dove è il racconto di chi si è speso per la propria città il protagonista principale, dove questo “fare” rappresenta la più bella forma di apprendistato civico.
L'orizzonte politico di una città si costruisce insieme, confrontandosi e facendo emergere il bello, l’utile e il migliorabile che c'è in ogni esperienza. A consolazione di chi come noi, si ostina ad amare i percorsi trasversali, le vie oblique e le serpentine dell’intelligenza.
“E’ significativo il dato che emerge da uno studio del 2015 del Fondo Monetario Internazionale che evidenzia il rapporto tra partecipazione delle donne al mondo del lavoro e crescita economica del relativo Stato; lo studio evidenzia come a causa della disparità di genere, l’Italia evidenzia una perdita economica stimata intorno al 15% del PIL. Se è necessario lavorare per il benessere sociale e l’incremento del PIL, la strada sembra obbligata”- afferma Andrea Coccioli, presidente dell’Associazione CityTelling
Ps:durante l'incontro di domenica abbiamo pensato anche ad un servizio di babysitting per tutte le mamme e i papà, le zie e gli zii, le nonne e i nonni che vogliono "gustare" in relax la chiacchierata delle nostre ospiti. Vi aspettiamo dunque questa domenica assieme ai vostri pargoli.
Associazione Citytelling Galatina
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apr072007
mag072007
giu072007
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Eccoci di nuovo all'opera, pronti a vigilare dal nostro caposaldo.
Pronti a correggere il tiro della nostra libertá di dire, di suggerire, di controllare e di obiettare! pronti piú che mai lo siamo oggi, che è una data speciale:
NOVE - NOVE - 200NOVE
(9 settembre 2009)
Auguri a tutti i NOVE...SI!
da tutto lo staff del l' Osservatore Nohano.
ott092009
Buona lettura!
nov092009
Buona lettura!
dic092009
Buona lettura!
gen092010
Buona lettura!
feb092010
Signore e Signori, ecco a
voi il n. 1 del IV anno
della nostra rivista online!
Buona lettura!
mar092010
Signore e Signori, ecco a
voi il n. 2 del IV anno
della nostra rivista online!
Buona lettura!
apr092010
Questo numero è dedicato a chi non si dà per vinto ed ha voglia di continuare a lottare. Signore e signori ecco a voi il nuovo numero del nostro e ormai vostro Osservatore Nohano.
Se ci siete battete un colpo, e dite la vostra.
Buona lettura!
mag092010
Cari lettori, con questo numero L’Osservatore
Nohano va in vacanza. Ci rivedremo a settembre,
“se vole Diu”
Buona lettura!
set092010
Ecco a voi il nuovo numero post-ferie de L'Osservatore Nohano, dedicato a nostra madre terra. L'Osservatore Nohano vi dà appuntamento a Noha domenica 12 settembre al FESTIVAL DEI CAVALLI, un modo per stare insieme alla natura e, ove possibile, all'intelligenza
Buona lettura!
ott092010
Ecco a voi il nuovo numero de L'Osservatore Nohano, dedicato alla fortuna.
Buona lettura!
set222011
Quando parliamo di “bene comune” e ci proponiamo di fare qualcosa affinché lo scopo venga raggiunto non dovremmo preoccuparci di appropriarci di meriti di alcun tipo, tantomeno se non ci competono. Non dovremmo annunciare il “nostro fare”, che fra l’altro scopriamo poi essere fatica espressa e documentata da altri, per essere le primedonne. Noi del “L’Osservatore Nohano” spesso ci siamo sorbiti prediche e contraddittori per il semplice fatto di aver difeso coerentemente i nostri principi sacrosanti di salvaguardia del bene comune, sia che si tratti di terreni da difendere dalle speculazioni più disparate sia che si tratti di beni architettonici che storicamente appartengono ai nohani. E’ doveroso ricordare, per escludere eventuali dubbi, che quando si è trattato di informare i cittadini di Noha della iniqua ripartizione dell’area agricola da adibire a terreno per il fotovoltaico, la notizia è emersa soltanto grazie ad almeno due Dialoghi di Noha a cui hanno partecipato tanti cittadini. Ovviamente non vogliamo avere la prerogativa di aver fatto qualcosa per il bene comune (molti lo hanno fatto prima di noi), tanto i fatti, i documenti ed i libri lo testimoniano, ma siamo felici che finalmente, per la seconda volta a Noha, dopo l’evento del Natale alla Masseria Colabaldi, che ci auguriamo continui alla grande, sia emerso un nuovo gruppo di volenterosi cittadini nohani, che hanno scoperto (parole precise di Giampiero De Ronzi, Mimì) la propria responsabilità nei confronti di tali beni. Cogliamo l’occasione per abbracciare la causa profusa mediante web che riguarda l’attenzione posta alla nostra antichissima e storica torre. Grazie all’energica forza passionale del Gruppo Mimì, noi oggi finalmente possiamo ammirare in tutta la sua storicità la struttura residua dell’antichissimo castello di Noha, documentato in molti testi storici. Saremo orgogliosi di partecipare anche alla visita guidata organizzata dal Gruppo Mimì e diffusa sia su web che sul programma della Festa di San Michele. Ci auguriamo che siano tantissimi i cittadini di Noha che insieme a Giampiero, scoprano la propria responsabilità sulla rivalutazione di beni culturali di grande rilevanza come: le casiceddhre, la masseria Colabaldi, il frantoio ipogeo, la casa baronale, la casa rossa, la trozza, la torre dell’orologio, la Chiesa di San Michele, il calvario, e tutti gli altri, che sono tantissimi, descritti nel catalogo dei Beni Culturali di Noha, che oltre tutto è anche fruibile dal sito Noha.it.
Marcello D’Acquarica
Antonio Mellone
Martina Chittani
P. Francesco D’Acquarica
Michele Stursi
Paola rizzo
Antonella Marrocco
Albino Campa
Fabrizio Vincenti.
ott042011
Quella odierna è stata una mattinata particolare per gli alunni della scuola elementare e media di Noha. Appena iniziata la prima ora, i loro increduli occhi, hanno notato alcune strane persone con la maglietta blu ed una scritta che riportava:”Citta Nostra – Associazione di promozione sociale – Galatina”.
I volontari dell'associazione galatinese, armati di scope, palette e detersivi erano li per ripulire la palestra che, a causa della mancata pulizia, dovuta all'insufficienza del personale ausiliario, era in condizioni igieniche e di sicurezza talmente gravi, da non poter essere utilizzata.
Per salvaguardare la salute e il diritto degli alunni di frequentare una scuola pulita, Città Nostra, con i propri mezzi e le proprie forze, è intervenuta con una pulizia capillare degli spazi dedicati all'educazione fisica, dei bagni e dei corridoi attigui. Una soluzione, questa, solo momentanea, ma che è volta a sensibilizzare e informare sia i cittadini, che le autorità competenti.
Questa iniziativa è stata possibile soprattutto grazie alle segnalazioni del Consiglio di Istituto ed alla disponibilità della dirigente scolastica, la Dott.ssa Eleonora Longo.
La storia portata alla luce dalla nostra associazione, dovrebbe sorprendere, forse anche scandalizzare e scuotere le coscienze di tutti, invece, è una storia comune a tante scuole che hanno l'obbligo di fare i conti con le quasi inesistenti risorse economiche. Infatti, se per le attività didattiche e i progetti educativi previsti dal Piano dell'Offerta Formativa i dirigenti scolastici attingono a fondi ministeriali e regionali, per la pulizia di cortili, giardini e palestre, non resterebbe che ricorrere alle risorse comunali, ove fosse necessario stanziarle.
Siamo convinti che questa ed altre iniziative, possano essere il volano per una più forte e concreta collaborazione tra cittadini, ognuno con le proprie competenze e tempo da dedicare.
Ricordiamo che la nostra associazione ha sede di Via Umberto I a Galatina ed il nostro nuovo sito è raggiungibile all'indirizzo www.cittanostragalatina.it
mag222012
Mi fido del vento. Soprattutto quando sono fuori dal mio Salento e poi è maggio, il cielo è terso e il sole impotente. Mi fido del vento perché ho scoperto che dietro ai suoi sbuffi, all’apparenza casuali, tende quasi sempre a nascondere qualcosa. Per poco, però, perché so anche che non riesce a mantenere a lungo i segreti.
C’è vento, appunto, un vento pungente, quando Giorgio mi avverte che è arrivato un pacco per me. “Ecco, sarà stato il vento”, penso io allora, rincorrendolo all’interno della portineria. In realtà mi consegna un sacchetto giallo ocra del quale decido di non conoscere subito contenuto e mittente. Non lo apro, quindi: ho intenzione di godermi sino in fondo questa strana sensazione che mi fa vibrare come una corda di violino, emettendo di continuo delle mute onde di curiosità che mi solleticano il palato. Lo abbandono sul letto e vado a fare una passeggiata, convinto che ci sia troppo vento per restarsene chiusi in casa.
È ancora giorno quando rientro deluso dalla magra pesca: il sacchetto dal contenuto ignoto mi guarda ansioso, lo afferro di scatto e non posso fare a meno di vedere sul lato corto nome, cognome e indirizzo del mittente, che mi affretto a coprire con il palmo della mano illudendomi forse di aver fatto in tempo a non leggere. Apro col sorriso e tiro fuori un libro, anzi il libro, quello che Raffaella Verdesca qualche giorno prima aveva promesso di farmi avere.
Lo guardo, lo annuso, lo giro e lo rigiro tra le mani, incredulo dinanzi a cotanta fatalità: il vento, ancora una volta il vento soffia, ora sulla copertina dell’ultimo lavoro di Raffaella. Una fanciulla in bianco e nero siede sugli scogli, un elegante gioco di pieghe e svolazzi sul costume da bagno, i suoi capelli fluttuano confondendosi con le onde del mare sullo sfondo, un ghigno all’improvviso le si tratteggia sul viso, come carta che s’increspa, senza tuttavia riuscire a intaccarne la grazia. “Volti di carta”, leggo.
Ad occhi chiusi sembra quasi di apprezzare l’odore del Salento che si diffonde lentamente dalla copertina per poi inondare le narici quando sprovveduti ci si accosta alla lettura delle venti brevi storie che hanno forza e intensità di mille testimonianze. Con la pazienza che si addice al pescatore di storie, l’autrice ascolta, raccoglie e poi suggella incantevoli ritratti di parole tra le pagine di “Volti di carta. Storie di donne del Salento che fu” (Albatros, 2012). Si ha come l’impressione che Raffaella Verdesca abbia atteso pazientemente seduta in un angolo che quella valigia di cartone, rimasta per troppo tempo dimenticata in soffitta, si inginocchiasse dinanzi alla volontà del vento, e al momento giusto non ha esitato a chinarsi anche lei per cogliere documenti, fotografie, lettere, perfino medaglie al valore per una guerra lontana e oramai dimenticata. La immagino, quindi, rincorrere insieme al vento quei ricordi che aspettavano solo di essere salvati da un mondo che cerca in tutti i modi di cancellare per mancanza di spazio, cercare di afferrare gli stormi di pagine e volti levatisi in volo e inseguire le stagioni di vite passate miste alle foglie, agli sguardi pietosi, ai taciti onori, alle risa festose di un presente maturo.
La scrittrice tesse parola dietro parola incantevoli merletti che non si limitano ad abbellire e restaurare i documenti sbiaditi e danneggiati dal tempo, ma hanno la capacità di ridare vita e significato agli “abitanti” di quella misteriosa valigia, restituendo al lettore storie che hanno il sapore dei frammenti di libri.
- Voglio dire, cosa diavolo scriveva in quei ritratti?
- Scriveva delle storie, disse Rebecca. (…) Jasper Gwyn mi ha insegnato che non siamo personaggi, siamo storie. Ci fermiamo all’idea di essere un personaggio impegnato in chissà quale avventura, ma quel che dovremmo capire è che noi siamo tutta la storia, (…) diceva che tutti siamo qualche pagina di un libro, ma di un libro che nessuno ha mai scritto e che invece cerchiamo negli scaffali della nostra mente. (da “Mr Gwyn” di Alessandro Baricco, Feltrinelli, 2011).
Raffaella Verdesca, come il Mr Gwyn di Alessandro Baricco, parte da un soggetto, nel caso specifico vecchie fotografie, singoli volti di donne, tracce residue di storie e percorsi umani (dalla prefazione di Pier Paolo Tarsi), e si cimenta in bellissimi ritratti di parole capaci di prendere per mano le donne del Salento che fu e riportarle finalmente a casa, nel nostro Salento.
Se il vento non l’avesse aiutata …l’eternità sarebbe ancora in cerca delle proprie radici.
Michele Stursi
Scheda del libro:
Autore: Raffaella Verdesca
Titolo dell’opera: Volti di carta – Storie di donne del Salento che fu
Editore: Gruppo Albatros Il Filo
Anno di stampa 2012
Formato: 21x14cm – 171 pagine
Numero illustrazioni: 26. Prezzo: 12 Euro
Prefazione di Pier Paolo Tarsi. Patrocinio della Fondazione Terra d’Otranto
Cod: ISBN 978-88-567-5710-1
Il libro può essere ordinato all’indirizzo mail ordini@ilfiloonline.it o direttamente al numero 0761 1763012 e in qualsiasi libreria italiana fornita da PDE.
Inoltre, sulla pagina web dedicata all’opera interna al sito internetwww.gruppoalbatrosilfilo.it, il testo potrà essere ordinato direttamente dall’e-shop del sito.
giu102012
Quando si parla di grandi opere non vuol dire necessariamente che siano “utili” alla popolazione, e soprattutto non vuol dire che siano fatte con ragionevolezza. Chi organizza un progetto con una previsione temporale di 40 anni, come quello del TAV, a meno che non sia un extraterrestre dotato di poteri paranormali, ha molte probabilità di non vedere realizzato il suo progetto, di sacrificare irrimediabilmente il territorio e altrettante probabilità di inventarsi dati tecnici o economici legati a variabili infinite dovute a miriadi di fattori imprevedibili che si chiamano: andamento del Pil, fallimenti politici di interi paesi, crescita o decrescita dei consumi, per non parlare di fenomeni naturali del tipo terremoti o alluvioni. Pensiamo per esempio, se l’idea geniale del governo fallito a Novembre dello scorso anno, di costruire 5 centrali nucleari sul territorio italiano avesse avuto seguito e se una di queste fosse stata costruita in Emilia Romagna, considerata tutt’ora zona a basso rischio sismico, immaginiamo a che livello sarebbe giunta la catastrofe che oggi, ahimè, stiamo vivendo.
Ma la cosa più sconvolgente che possiamo scoprire leggendo “Corridoio 5”, l’opera di Luca Rastello pubblicata su La Repubblica di Domenica 20 Maggio, è il mistero della tanto conclamata grande opera cosiddetta “TAV (Treno ad alta velocità) nella sua articolazione, nella sua in-utilità, nelle prospettive.
Luca Rastello è venuto a Rivoli la sera di venerdì 25 Maggio, ospite nella sala consigliare del Comune, e ci ha raccontato del suo viaggio personale lungo tutto il percorso che dovrebbe essere l’asse Lisbona Kiev, che doveva unire l’Europa dall’Atlantico alle steppe con il miracolo delle grandi opere e dell’alta velocità. Dice Luca Rastelli: “Il TAV esiste solo nelle intenzioni. Attenzione ai simboli ed alle farse! Sono in molti quelli che nascondono il loro arrivismo rincorrendo il fantomatico progresso”.
Quello che più di tutto ha colpito la platea è il nulla di alcuni tratti ed i raggiri di alcuni governi in cui il giornalista si è imbattuto e che nessuna stampa racconta.
Tratto A: il 21 marzo scorso il governo portoghese ha annunciato l’abbandono del progetto di alta velocità, per cui, ridimensionato, cambia nome e da “Asse Lisbona Kiev” viene oggi ribattezzato “Corridoio Mediterraneo”.
Fallito il tentativo di una porta sull’Oceano, la Commissione europea sposta il suo capolinea ad Algeciras, di fronte al Marocco, un tiro di lancia da Gibilterra. Solo che la Spagna sta riducendo drasticamente gli investimenti strutturali. Però, nonostante i tagli, l’alta velocità passeggeri da Algeciras a Bobadilla (raccordo Tav verso Madrid) si farà. E si farà grazie a una soluzione sorprendente: un solo binario! Come potrà una linea ad alta velocità attraversare la regione con un solo binario?
Dicono gli spagnoli: «Semplice! Per ottenere lo scartamento adatto ai treni veloci aggiungiamo una terza rotaia all’interno delle due guide sulla linea esistente, quindi i treni lenti correranno sullo scartamento spagnolo, quelli veloci su quello internazionale». Senza cemento, e senza investimenti colossali. È la scelta del ministro per lo Sviluppo Ana Pastor, che accantonando le previsioni a nove zeri d’epoca zapateriana, stanzia in tutto 1.240 milioni di euro. Quindi il primo tratto si rivela una bufala ad “alta genialità”.
Tratto B: da Madrid a Lione è l’unico vero tratto di circa mille chilometri che si percorrono a velocità supersonica.
Tratto C: da qui però cominciano i balzelli Italo-Francesi dei Si Tav e dei No Tav. Sul versante francese sono stati fatti tre tunnel esplorativi paralleli al tracciato che dovrebbe collegare St. Jean de Maurienne a Venaus in val Susa, sul territorio italiano invece si è fatto tanto rumore mediatico, si sono spesi già un sacco di soldi ma non si è fatto niente perché non esiste nessun progetto esecutivo. Per il tratto Torino-Lione sono previsti 17 miliardi, di cui forse 300 milioni arriveranno dalla Comunità Euoropea. Il resto è tutto demandato ai contributi dei privati. Ma con questa crisi “sarà dura” che, fra l’altro, è lo slogan di chi non vuole lo scempio di una valle già ampiamente compromessa.
Più il tempo passa e più i costi aumentano perché in zona si è schierata un’armata agguerrita come se dovessero far fronte ad un nuovo sbarco di Normandia. Ma la sorpresa più eclatante è che il TAV da Torino non passerà mai. Ce lo assicura un ingegnere della commissione regionale per la valutazione di impatto ambientale: «Il progetto prevede un interramento a quaranta metri di profondità. Il tunnel si infila né più né meno che nella falda idropotabile della città. Attenzione, non in quella irrigua: proprio nell’acqua che va nelle case dei torinesi. Impensabile e illegale».
Tratto D: da Torino a Milano e poi fino a Treviglio, si corre fino a 300 chilometri all’ora, ultimo piccolo tratto di alta velocità del nostro famigerato Asse. Poi da Verona cominciano nuovamente le lotte dei sindaci locali che documentano il disastro ambientale in vista: per non perdere i soliti fondi spesi in studi di progettazione, a dicembre 2010 fu presentato in fretta e furia un progetto preliminare purchessia, la “Tav balneare”, che doveva portare bagnanti alle spiagge della “grande Jesolo”, poi bucare le friabili doline del Carso, sfiorare Monfalcone dove Unicredit intendeva finanziare la triplicazione del porto, superare Trieste in galleria ed entrare in Slovenia. L’unico tratto pronto è un segmento di 28 chilometri tra Padova e Mestre, ma non fai in tempo ad aprire la falcata che sei di nuovo in una palude, fra Venezia e Trieste che fra l’altro ha rifiutato l’interramento: una Caporetto.
Tratto E: la richiesta slovena di una bretella che agganciasse Trieste a Koper è stata rigettata su insistenza del governo italiano, sotto la pressione del governatore veneto Zaia. Rappresaglia da Lubiana: nessun collegamento fra Trieste e i mercati orientali. Le merci dirette a est possono usare il porto di Koper e il nodo di Divaca. Addio ultimo tratto dell’Asse.
Da Lubiana a Kiev, dalla Solvenia all’Ungheria ed infine in Ucraina c’è un paesaggio simile a quello della Spagna meridionale: deserto e colline, piccoli tratti di ferrovia e strade lacerate. Ogni tanto spunta una stazioncina, si intravede un binario, raramente un cavo per la trazione elettrica. Anche qui si parla di trasporto su gomma: «La nostra priorità — dichiara un portavoce del ministero dei Trasporti — non è la ferrovia: i finanziamenti Ue andranno alle autostrade, in primo luogo al raccordo anulare della capitale e il collegamento fra Miskolc e il confine ucraino». È un’interpretazione legittima: il Corridoio, nelle intenzioni,
è un sistema intermodale che prevede grandi investimenti sull’asfalto, altro che Treno ad alta Velocità. Mancano meno di 600 chilometri a Kiev, ma per arrivarci ci vogliono 15 ore. Si viaggia di notte, in terza classe i letti sono incolonnati a tre a tre a vista. Come all’altro capo d’Europa, nessuno ha mai sentito parlare di corridoi, e poi c’erano gli stadi da fare e qui non c’è un’Unione che finanzia, insomma a poco a poco s’azzera il progetto. Ci si sveglia a Kiev, stupiti, da un orizzonte di torri a trenta piani che disegnano il futuro cementizio delle metropoli europee. La nostra missione finisce così, dice Luca Rastello all’assemblea rivolese, possiamo tornare indietro dopo 3.200 chilometri percorsi lungo un corridoio che non c’è e, molto probabilmente, non ci sarà mai. Con la buona pace di chi in Italia lotta contro lo sfacelo del territorio e dell’economia che turpi politici irremovibili vogliono realizzare.
Marcello D’Acquarica
lug112012
"A proposito di segnaletica orizzontale che ha invaso il centro di Noha. Se non vi piacciono i salamelecchi e se volete andare al succo della questione saltate la prima parte dell'articolo e leggete subito la seconda, quella dopo gli asterischi"
Uno dei primi atti posti in essere dalla nuova Amministrazione Comunale testé insediata - almeno a quel che ci risulta e per quanto riguarda Noha - sembra essere il rifacimento della “segnaletica orizzontale” (o “segni sulla carreggiata” come si chiamavano un tempo). Stiamo parlando di quell’insieme di strisce e scritte tracciate sulla pavimentazione stradale “con funzione di prescrizione o di indicazione, al fine di regolamentare la circolazione dei veicoli e delle persone” (fonte Wikipedia).
Si comprende bene come a volte certe decisioni siano “dovute e non procrastinabili” in quanto i segnali stradali di terra sono da considerarsi a tutti gli effetti uno dei più importanti presidi per la sicurezza dei cittadini.
Tuttavia all’occhio (o all’osservatore) un po’ più attento non sfuggono certi particolari.
Intanto il “pittore” della segnaletica orizzontale sembra essersi concentrato (ed esibito) soprattutto nel centro cittadino, specialmente nella piazza San Michele e in via Castello, e a dire il vero anche in qualche altro punto del paese, come le due strade adiacenti l’ingresso delle scuole elementari e medie (mentre intonsa risulta essere, ad esempio, la strada che lambisce il retro delle stesse scuole, dove c’è uno Stop quasi invisibile, e fonte di molti - chiamiamoli così - equivoci).
Ci sono invece altre due arterie cittadine, che rispondono ai nomi di via Collepasso e via Aradeo, che non hanno visto il pennello dell’incaricato nemmeno con il binocolo: nulla di nulla, né stelle né strisce, non un punto, nemmeno una goccia di vernice caduta per sbaglio dal secchio.
Ora c’è da sapere che a volte (non sempre: qualche barlume di urbanità sopravvive ancora nelle nostre contrade) via Collepasso e via Aradeo hanno la parvenza di una pista di gara o di un tratto di circuito da gran-premio per auto o moto; le quali, già dentro il centro abitato, sovente sfrecciano in una direzione o nell’altra a velocità supersoniche. Sta di fatto che può capitare che per attraversare questa strada il pedone metta a repentaglio la sua incolumità: sicché grandi e piccoli, padri e figli, clienti di negozi ed altri cittadini, pur prudenti, sono costretti ad attraversare via Collepasso o via Aradeo - magari diverse volte al giorno – non senza raccomandarsi preventivamente l’anima al Padreterno.
Ma il rallentamento delle corse dei veicoli non è soltanto questione di strisce pedonali o di barre rallentatrici (che tra l’altro a Noha non servono più di tanto: la morfologia stessa delle strade sconnesse contempla i rallentatori). Le strisce pedonali o le altre diavolerie segnaletiche, infatti, sono “forma”. Ma guidare con prudenza è invece questione di civiltà, cioè di “sostanza”. Tuttavia da qualcosa bisogna pur partire: e lo si può fare da quella più facile, che è la “forma”; mentre la più efficace, ma infinitamente più difficile da realizzare, rimane la “sostanza”.
L’educazione, il rispetto delle regole e della legalità, la correttezza e la serietà sono questioni complesse, di sostanza dunque: senza le quali non basterebbero (né servirebbero) tutte le strisce pedonali del mondo e tutte le forze repressive o di polizia dotate dei più sofisticati marchingegni. Certamente l’educazione civica non spetta, o meglio, non è responsabilità esclusiva delle Istituzioni: ma di tutti, dal primo fino all’ultimo cittadino.
* * *
Detto questo ritorniamo in centro, in piazza San Michele, sempre a Noha.
E qui c’è da mettersi le mani nei capelli. Qui ci si è sbizzarriti con la vernice. Linee e strisce ovunque, perfino su quel quadrato superstite di chianche antiche (a proposito: le altre che fine hanno fatto?). Ma dove mai s’è vista una roba del genere? A Lecce, a Cutrofiano, o a New York? Bastava spostarsi di un metro, o angolare un po’ quelle strisce pedonali per ovviare all’n-esimo scempio nohano. Forse nemmeno i bambini dell’asilo avrebbero fatto errori/orrori di questo genere.
Ma i problemi (che sono come le ciliegie, una tira l’altra) sono ben altri.
Ora ci chiediamo: come mai si sta infierendo con pervicacia su questa benedetta piazza San Michele? Come mai s’è deciso (e chi lo avrebbe deciso?) che questo centro cittadino debba essere costantemente presidiato dalle auto? Perché sancire una volta per tutte, con queste strisce ad evidenza e quasi fosforescenti, che quella piazza sia di fatto e ormai anche di diritto un parcheggio per auto? Chi ha permesso che il salotto di casa nostra fosse oggetto di un maquillage maldestro e di cattivo gusto come quello che ci tocca vedere in questi giorni? La piazza di Noha ha oggi la parvenza di quella matrona, un po’ avanti negli anni, che, non solo indossa un vestito lacero e sporco, ma ha anche esagerato con il fard e con il rimmel, ed ha superato la misura anche con il rossetto, con il risultato di mille sbavature che hanno reso mostruoso il suo aspetto.
Non bastava quella panchina-fioriera (ormai mobile) di seconda mano, proveniente dalla piazza San Pietro di Galatina, dove questa, insieme ad altri sedili fioriti, erano rifiutati da tutti (anche dai santi pazienti e benedicenti dalle nicchie del frontespizio della chiesa madre)?
Perché non limitarsi al rifacimento soltanto delle strisce pedonali (con qualche accortezza in più) e del parcheggio dei disabili, lasciando, per ora, fuori dal perimetro di quella piazza, tutte le altre auto?
Vero è che chi parcheggia in piazza pur non avendone il bisogno impellente è una specie di disabile della volontà (e forse meriterebbe un riconoscimento dall’Inps, magari con annesso l’accompagnamento in denaro), ma non sarebbe stato il caso di fargli appena capire che non è proprio il caso?
Perché ratificare con quelle strisce il parcheggio selvaggio? (guardate: è “selvaggio” ogni accanimento, come per esempio il parcheggio in centro, quando non strettamente necessario).
Non sarebbe stato meglio mettere un unico divieto di sosta (e magari di transito) per tutta la piazza? E’ vero che un popolo educato e con un sufficiente livello di maturità non ha bisogno di divieti ed imposizioni varie onde evitare di farsi del male. Ma nell’attesa del superamento della soglia della sufficienza in cultura sociale da parte del nostro popolo, non sarebbe stato appena il caso di iniziare a parlarne?
Mentre in ogni parte del Salento (vedi Martano, o, senza andare troppo lontano, anche la confinante Sogliano Cavour) stanno sparendo di botto le macchine dai centri-città, qui a Noha quelle strisce nuove di zecca sembrano invitare al parcheggio: “Venghino signori, venghino, qui c’è posto per voi. Perché parcheggiare a cento metri di distanza quando potete farlo qui, a centimetri zero?”.
E’ questa l’attenzione al centro storico?
Eppure mi sembrava di aver letto nel programma elettorale della nuova maggioranza l’attenzione al centro storico, con la sua chiusura al traffico. Mi sorge il dubbio ora che per “centro storico” i nuovi amministratori di Galatina (e purtroppo anche di Noha) abbiano, per una sorta di errata ancestrale convinzione, preso per buono SOLO quello di Galatina, come se il centro (aggiungiamoci pure “storico”) di Noha fosse una sorta di figlio di un dio minore. Non è così.
I centri storici, le nostre piazze, i luoghi del cuore dovrebbero essere tutti siti di serie A. E a Noha (ma anche altrove) in piazza ci si dovrebbe recare possibilmente tutti a piedi e con rispetto. L’agorà è il luogo dell’incontro (e non della auto da scontro) dello scambio empatico e del saluto (con l’eccezione del solito allocco-svampito di passaggio che ancor oggi fa finta di non vedere né sentire: ma forse non ci vede e non ci sente veramente).
La nostra piazza non è un silos per auto né lo spazio dove costruire un novello muro di Berlino fatto di lamiere parcheggiate all’ombra della torre dell’orologio, (quell’orologio muto da decenni, che un tempo dialogava con la dirimpettaia chiesa madre di Noha).
Le migliori amministrazioni comunali, a parere di chi scrive, sono quelle che non lasciano segni sul territorio.
Dalla nuova amministrazione testé insediata (ma se continua su questa falsariga a breve sarà da noi “assediata”) ci saremmo aspettati ben altro: ci saremmo aspettati fin da subito non un rivoluzionario (sarebbe troppa grazia Sant’Antonio) ma diciamo pure un inedito potere dei segni, e non, ancora una volta questi ulteriori, inutili, e per nulla nuovi miserevoli segni del potere.
Antonio Mellone
P.S. gli eventuali commentatori per caso mi risparmino per favore il fatto che non me ne vada bene una (se si sforzano solo un pochino possono arrivare a capire anche costoro il senso di quello che ho scritto sopra). E mi risparmino anche la considerazione profonda che questa sia un’amministrazione comunale votata o sostenuta dal sottoscritto (bè, se anche fosse, questo non mi esimerebbe dall’esser con i miei nuovi rappresentanti, ove possibile, ancor più critico). Sta di fatto che se il buongiorno si vede dal mattino, stiamo proprio freschi. Nonostante questa calura da solleone.
lug182012
Recentemente mi son capitate per le mani alcune fotocopie di articoli di giornale (quelle stesse recapitate nelle mani di molti concittadini).
Stavolta il termine “fotocopia” è da intendersi nella duplice accezione: fotocopia di articoli (estrapolati da una testata giornalistica) e articoli-fotocopia (nel senso che i “diversi” articoli tratti dai “diversi” giornali danno l’impressione di essere uno la fotocopia dell’altro). Potrei sbagliarmi di grosso, per carità. Ma il dubbio rimane, eccome.
Sì, perché la vera differenza tra un articolo e l’altro sembra essere soltanto la firma del “giornalista” (si fa per dire) oltre che ovviamente la denominazione del “giornale” (si fa sempre per dire), e qualche periodo qua e là rimaneggiato.
Finanche le foto a corredo degli “articoli” (chiedo venia, ma non riesco proprio ad omettere le virgolette), le loro inquadrature, il formato, i sorrisi di circostanza dei protagonisti stampigliati sulla carta sono i medesimi. In questi pezzi perfino le risposte riportate nell’“intervista” sembrano frutto di una clonazione non eterologa: capita sovente che l’intervistato esprima gli stessi concetti, ma certamente a seconda dell’interlocutore o della domanda – a meno che non si sia di fronte ad un Robocop qualsiasi - li esterni di volta in volta con parole diverse, e non nella stessa ed identica maniera, punti, virgole, trattini e virgolette inclusi.
Ora è pur vero che - almeno in linea teorica - potrebbe accadere che una scimmia battendo a caso i tasti di una macchina da scrivere (o di un computer) finisca per comporre la Divina Commedia (e magari riesca pure in photoshop a clonare delle foto scattate da altri), ma converrete con me che si tratti di un evento con una probabilità così remota che non sbaglieremmo di molto se la facessimo tendere a zero. Così come credo che sia pressoché nulla la probabilità che questi “giornalisti” di quotidiani a tiratura locale e finanche nazionale abbiano per puro caso (come nella storia della scimmia e della Commedia) effettuato le stesse battute in modo tale da ottenere quale risultato finale dei report giornalistici, testimonianze incluse, pressoché identici.
Non so se qui siamo di fronte a casi di vero e proprio plagio o a casi - molto comuni per la verità - di ampie ed inconfessate citazioni, né, a dire il vero, m’interessa più di tanto.
Sorge il dubbio però che più che di una notizia - che il giornalista-segugio (come invece dovrebbe essere) sia andato a scoprire con il lanternino - qui si tratti di un vero e proprio comunicato-stampa emanato da un ente o da un soggetto che ha bisogno di farsi propaganda in qualche modo, e che il giornalista si ritrovi bello e pronto, scodellato nella sua mail, pronto per l’uso, diciamo, promiscuo.
Successivamente, lo stesso giornalista, senza scomodarsi dalla sua scrivania, magari solo per visitare i luoghi e rendersi conto di persona di cosa egli stesso stia parlando nel suo pezzo, senza porsi o porre delle domande agli interessati, si limiti a qualche piccola spuntatina qua e là, qualche ritocco, un po’ di maquillage, un copia ed un incolla, una limatura ed una perifrasi, ed ecco che ottiene il suo bell’articolo pronto per l’impaginazione.
Sia chiaro ancora una volta: qui non si sta dicendo che non sia giusto fare un comunicato stampa. Ci mancherebbe altro: ognuno fa il suo mestiere, e s’ingegna di farlo nel migliore dei modi, e cerca di ottenerne la giusta visibilità magari a buon mercato. Qui si sta invece sottolineando il fatto che un comunicato a mezzo stampa dovrebbe rimanere tale anche sulla carta stampata e non trasformarsi in un articolo come se fosse farina del sacco del giornalista di turno (che invece, in tal modo, non mi sembra abbia sudato le classiche sette camicie per far bene il suo mestiere).
A volte purtroppo non esistono nella nostra collettività (stavo per dire comunità) livelli sufficienti di anticorpi che facciano riflettere con la dovuta serenità su tutto quanto ci viene propinato dalla cosiddetta informazione di massa. Capita così che intere generazioni di persone gementi e piangenti in questa valle di perbenismo ipocrita (e non riuscendo nemmeno a discernere un articolo vero da un paracarro) vengano indotte a bere, ad ingoiare e a digerire certe brodaglie come verità rivelate senza mai essere sfiorate da un seppur minimo dubbio.
La causa di tutto questo è ancora una volta lo pseudo-giornalismo, anzi gli pseudo-giornalisti. “Pseudo”, come dice il mio Devoto-Oli, è “primo elemento di composti, derivati dal greco o formati modernamente, col significato di falso, apparente, esteriormente simile” [il corsivo è mio].
Gli pseudo-giornalisti, dunque, non sono – come qualcuno vorrebbe insinuare - tutti gli scrittori (o gli scriventi) di fatti e di opinioni non iscritti all’“Albo dei giornalisti” (Albo, oltre tutto, di memoria fascista, che c’è solo in Italia e non negli altri paesi europei e del quale Indro Montanelli stesso scriveva che fosse da abolire in quanto “…non ha alcuna funzione, se non quella comune a tutti gli ordini professionali: difendere le mafie di interessi corporativi” - citazione di seconda mano, tratta da “La deriva” di Gian Antonio Stella e Sergio rizzo, rizzoli, 2008, pag. 238).
Dovremmo invece in quanto cittadini essere tutti giornalisti, pur senza iscrizione all’albo, liberi di scrivere fatti ed opinioni, con un auspicabile seguito di lettori inversamente proporzionale al valore dello spread tra i primi e le seconde.
Invece siamo costretti a leggere gli elaborati di “giornalisti”, questi sì pseudo, pur se iscritti all’albo, che lungi dall’assumere la figura del watchdog, cane da guardia, come si converrebbe, diventano di fatto cani da passeggio, tenuti al guinzaglio, scodinzolanti e leccanti, forse per essere introdotti nella corte dei miracoli; invece di alzare la testa e porre domande vere la inchinano proni al bacio della pantofola di questa o quell’altra “autorità civile o religiosa”; invece di scrivere con l’inchiostro vero intingono le loro penne nella saliva; più che fare gavetta ed esercizi di ricerca e di scrittura indugiano negli esercizi spirituali; invece di aprire gli occhi e vedere fingono di essere orbi e ciechi; invece che lottare per la pluralità dell’informazione contribuiscono (anche con i loro copia-incolla) al pensiero unico dominante.
Ecco: lo pseudo-giornalista è chi si affianca (e non rintuzza) chi si arrabatta a manipolare vite e coscienze (magari per inseguire il suo personale treno dei desideri), chi si serve dei mezzi e mezzucci e fa da scudo ai navigatori sotterranei conto terzi, chi assume la veste del turiferario o del trombettiere e non permette ai propri lettori di discernere l’eventuale iato tra il verbo “sapere” e il verbo “credere”. Lo pseudo-giornalista si è ridotto ad appoggiare i predicatori del regime della ciarla, e a dar voce a chi, parlando spesso a vanvera, per indole e formazione è uso propinare urbi et orbi e ad ogni livello intere menzogne o al massimo mezze verità.
E’ pseudo-giornalista, insomma, chi dimentica che la bugia va avanti, ma la verità le corre dietro.
Antonio Mellone
gen252013
E’ risaputo che a Noha fino al 1850 vi erano 3 confraternite: quella del Santissimo Sacramento, quella del Rosario, e quella della Madonna delle Grazie.
Delle prime due, quella del Santissimo Sacramento e quella del Rosario, possiamo dire che si è persa completamente la memoria; troviamo solo qualche accenno nella “Relazione per la visita pastorale del 1850” fatta dall’arciprete di allora Don Michele Alessandrelli.
Infatti a proposito della Confraternita del Sacramento così scrive:
Nella mano sinistra del Coro vi è uno stipo, nello quale il Priore della Confraternita del Sagramento tiene riposta la cera che abbisogna per le funzioni del Corpus, della terza domenica, e del S.Sepolcro: lo stesso è colorito verde oscuro, detto stipo tiene la sua serraglia e chiave.
Anche della Confraternita del Rosario è ancora l’Alessandrelli che, parlando di una statua della Madonna (ora non più esistente) spiega: di questa ha cura, e conserva gli abiti il Deputato della Confraternita del SS.mo Rosario Vitantonio Benedetto.
Della Confraternita della Madonna delle Grazie invece, che aveva la sua sede nella chiesa ottagonale detta “chiesa piccinna”, possediamo lo Statuto.
Il manoscritto originale di questo Statuto (oggi documento molto prezioso) si conserva nell'Archivio Parrocchiale. Chi volesse consultarlo lo può trovare nel volume “Noha - Storia, Arte, Leggenda” stampato nel 2006. E’ costituito da 50 articoli in nove capitoletti e da quel manoscritto spulciamo alcune informazioni che danno l’idea della vivacità della Confraternita attiva quasi fino ai nostri giorni. Io conservo ancora ricordi molto vivi nella memoria della mia infanzia.
Lo Statuto inizia così:
La suddetta Congregazione sotto il titolo di Maria SS.ma delle Grazie è antica ed è aggregata a quella di Maglie, che sotto lo stesso titolo si regge e vive colle stesse regole munite di Reggio Assenso nel dì 23 agosto 1777.
Le confraternite sono associazioni cristiane ancora presenti in molti paesi anche del nostro Salento. Furono fondate con lo scopo di suscitare l'aggregazione tra i fedeli, di esercitare opere di carità e di pietà e di incrementare il culto. I loro componenti conservavano lo stato laico e restavano nella vita secolare. Essi non avevano quindi l'obbligo di fare i voti o di condurre vita in comune, né di fornire il proprio patrimonio e la propria attività per la confraternita.
Per adempiere le opere cristiane e per testimoniare la fede, l’umiltà, la carità e la penitenza sentirono il bisogno di indossare un saio e non mostrarsi pubblicamente, nascondendo la propria identità e il proprio volto coprendolo con un cappuccio, annullando in tal modo completamente la propria personalità, da cui la tradizione tuttora in uso in molte congreghe.
Anche la Confraternita della Madonna delle Grazie di Noha aveva il suo abito. Nello Statuto così è descritto:
Art.39 - Nelle funzioni, processioni ed accompagnamenti funebri, i fratelli indosseranno un sacco bianco, legato ai fianchi con una fascia celeste, una mozzetta celeste; uno scudo metallico su cui è incisa l'immagine della Madonna, ed un cappuccio bianco in testa.
Art.40 - Ogni fratello custodirà in casa il proprio sacco; lo custodirà scrupolosamente, e per nessuna ragione lo farà mai indossare da altri che non sia un confratello.
A Noha abbiamo visto l’abito indossato dai soci della Confraternita fino alla morte dell’ultimo confratello, Pietro Costa (u Malampu), avvenuta alla fine del 2012. La salma è stata portata alla sepoltura con l’abito di “Confratello” come se lui stesso avesse avuto il desiderio di testimoniare sino alla fine la sua appartenenza. Ora non c’è più nessun iscritto e perciò possiamo considerare la Confraternita giuridicamente chiusa. Ricordiamo qualcuno degli ultimi confratelli, oltre a Pietro Costa, Andrea Miri, Michele Paglialunga (Pichinnanni), Nino Specchia e Gerardo Paglialonga (Pata). La popolazione li chiamava "Confratelli" perché così voleva lo Statuto e anche perché nei confronti di questi personaggi forse nutriva un certo rispetto, se non proprio una certa ammirazione.
Il direttivo era costituito da un Priore e da due Consiglieri maggiori, oltre ad altri otto detti minori che erano: il segretario, il cassiere, due maestri di cerimonie, il sagrestano, l’organista e due revisori dei conti.
Queste persone erano elette ogni anno nella terza domenica di dicembre con votazione segreta. Potevano essere confermati solo per un secondo anno, ma il sagrestano e l’organista potevano essere riconfermati finché si riteneva opportuno. Prendevano ufficialmente possesso dell’incarico il giorno di Capodanno.
Notiamo la finezza con cui sono descritti gli impegni dei due cerimonieri e del sagrestano.
Art.9 - I maestri di Cerimonia "la cui scelta sarà fatta dal Rettore d'accordo col Priore" ordineranno e guideranno i fratelli nelle Processioni e nei funerali facendoli procedere a due a due composti e devoti. Veglieranno perchè i Fratelli stiano modesti e raccolti in chiesa per non dar motivo di dissipazioni e di scandalo ai circostanti.
Art.10 - Il Sacrestano suonerà la campana al solito, terrà pulita la chiesa, conserverà con cura e diligenza i paramenti ed i vasi sacri, accomoderà le lampade, non farà entrare persone estranee durante le adunanze, farà insomma tutte quelle cose concernenti il suo ufficio.
L’articolo 13 ricorda che oltre a questi incarichi c’erano anche due commissioni formate da quattro membri ciascuna. Una aveva il compito di discutere l’ammissione o meno di nuovi iscritti e l’altra di discutere quali multe applicare nei singoli casi necessari.
Pur essendo una associazione laicale aveva un Rettore Spirituale che era un Sacerdote scelto e proposto dal Direttivo, nominato a voti segreti dalla Confraternita riunita in maggioranza e approvato dal Vescovo. L’ultimo Rettore Spirituale è stato Don Gerardo rizzo (1924+2007). Lo Statuto precisa quale erano le funzioni che di solito doveva compiere, e cioè:
- Celebrare la Messa in tutte le domeniche e festività dell’anno
- Cantare la Messa nel funerale di un socio defunto
- Celebrare due messe mensili per tutti gli iscritti vivi e defunti
- Cantare la messa funebre il primo giorno dopo l'ottava dei morti, in suffragio dei fratelli e sorelle defunte
- Fare la pia pratica della Via Crucis durante i venerdì di quaresima
- Fare la processione del Cristo Morto la sera del Venerdì Santo e quella della protettrice a settembre.
- Fare la funzione per l’ammissione dei fratelli in 4 festività della S.S.Vergine, e cioè: il 2 Febbraio, il 25 Marzo, l'8 Settembre e l'8 Dicembre
- Curare che si celebrino al più presto le messe per i confratelli defunti
- Fare quelle altre funzioni che crederà più opportune (sempre lo Statuto) per l'incremento della pietà dei fratelli, purché però queste funzioni non siano di diritto parrocchiale, o non impediscano quelle parrocchiali. Nel dubbio se le funzioni nuocciano al ministero parrocchiale, spetta all'ordinario diocesano decidere e stabilire le norme pratiche da seguirsi.
Per essere ammessi alla Confraternita erano richieste alcune caratteristiche:
- età minima di anni 15
- una condotta cristiana
- fare domanda al Priore
- avere il consenso dei genitori se si trattava di uno minore di anni 21.
Le norme di comportamento sono chiarite negli articoli 22/23. Li rileggiamo perché ci aiutano a capire l’impostazione educativa e cristiana che si intendeva dare ai soci.
Art.22 - Tutti i fratelli assisteranno alle funzioni che si terranno in congregazione, entrando nella quale faranno un tantino di orazione all'altare, e quindi siederanno al proprio posto. Si ameranno e correggeranno scambievolmente, fuggiranno le cattive pratiche, le male abitudini, le mormorazioni, le liti, i dispetti, i rancori; eviteranno il più che si può la frequenza delle bettole, le ubriachezze, ecc.
Art.23 - Tutti i fratelli sono tenuti ad intervenire alla riunione mensile(ordinaria) nelle ore pomeridiane di ogni terza Domenica del mese (ad eccezione nei mesi luglio, agosto, settembre). Chi manca abitualmente a queste riunioni sopporterà quella pena che il Priore crederà infliggergli.
Si poteva anche essere puniti, di solito con ammende in denaro, o anche espulsi dalla Confraternita per il cattivo esempio. A proposito degli espulsi è scritto:
Art.36 - Saranno espulsi: tutti coloro che, lungi dal serbare una condotta lodevole, s'immergono in ubriachezze ed immoralità; coloro che resistono alle correzioni, e si rendono insubordinati ai superiori; tutti coloro che non hanno pagato le multe in cui sono incorsi, nello spazio di due mesi; e coloro che hanno ritardato il pagamento della quota annuale per sei mesi. In questi casi però ci sarà sempre l'avviso per iscritto fatto almeno 10 giorni prima.
Anche le donne, che in Congrega erano chiamate “Sorelle”, potevano essere ammesse con gli stessi diritti e doveri, ma non avevano voce né attiva e né passiva, e potevano essere espulse per gli stessi motivi degli uomini.
Oggi a Noha non c’è più nessuna Confraternita. Solo nel camposanto c’è la cappella che ospita confratelli e consorelle defunti. Sicuramente a suo tempo le Confraternite hanno fatto del bene alla gente di Noha. Se nel 1850 tre Confraternite erano attive significa che più o meno tutto il paese ne era coinvolto.
Oggi non è più così.
E’ vero che i tempi sono cambiati, ma forse anche lo spirito cristiano è venuto meno. Le speranze sono tante, ma anche i problemi rimangono aggravati da modelli di vita lontani dall’etica cristiana.
E’ risaputo che purtroppo oggi si privilegiano situazioni di potere oppressivo, concetti capitalistici disumani, sfruttamento del lavoro, egoismi personali e collettivi con spinte irrazionali di auto affermazione a qualsiasi condizione, quindi arrivismi, spesso prevaricazioni, talvolta sopraffazioni e comportamenti malavitosi. Sembra che l’unico intento sia quello di conseguire profitti sempre e comunque, successi materialistici ed effimeri, soddisfazioni edonistiche, anche a costo di venire a patti con la coscienza e la dignità delle persone.
L’ultimo articolo dello Statuto proclama:
Art.50 - Speriamo che queste regole siano sufficienti, con l'aiuto divino, non solo a stabilire questa confraternita, ma a farla progredire ed aumentare sempre più per la maggior gloria di Dio e della B. V. delle Grazie, e pel vantaggio spirituale e temporale di tutti gli ascritti. Così sia.
Lasciamo perdere la prima parte di questo articolo dove si augura che "queste regole siano sufficienti non solo a stabilire questa confraternita ma a farla progredire sempre più". Però, visto che siamo quasi tutti battezzati un po’ più di spirito cristiano non guasterebbe.
P.Francesco D’Acquarica
ago152015
Eccovi un’inedita omelia del 1972, molto bella, pronunciata da don Donato Mellone (Noha, 1925 – 2015) in occasione dell’inaugurazione del nuovo organo a canne della ditta Continiello di Monteverde (Av), installato nella chiesa madre di Noha. I personaggi (viventi) ritratti nella foto d’epoca dell’archivio Studio Fotografico Pignatelli - Noha son pregati di farsi, appunto, vivi in qualche modo, con un commento, un ricordo o almeno con l’indicazione delle loro identità.
* * *
Grande festa oggi in tutta la chiesa. Ed il motivo ben lo conosciamo: dopo Cristo anche una creatura umana, la Vergine Santissima, la crediamo assunta in anima e corpo alla gloria del cielo.
Sulla bocca stessa della Madonna possiamo cogliere una giustificazione, tra gli altri misteri, anche del mistero odierno. Difatti nel Magnificat la Vergine Santa, riconoscente a Dio, così esclama: “Grandi cose ha operato in me il Potente”.
Dio dunque ha operato grandi prodigi nella Vergine Santissima sua madre e tra tutti i prodigi non poteva mancare quello della sua gloriosa assunzione in cielo, che ne è quasi come il coronamento.
Maria Santissima assunta in cielo perché Immacolata. Se infatti è stata preservata dal peccato originale non poteva non essere preservata anche dalle conseguenze di quel peccato. Quindi assunta in cielo perché Immacolata.
Ancora: il Figlio di Dio volendo diventare uomo prendeva un corpo e un’anima nel seno purissimo di Maria. Quindi Cristo ha avuto il corpo da Maria, perciò la glorificazione del corpo di Cristo non sarebbe stata completa e perfetta senza la glorificazione del corpo di Sua Madre. Assunta in cielo perché madre di Dio.
Assunta in cielo perché nostra corredentrice. Come nella caduta dell’uomo troviamo una donna, così nella redenzione dell’uomo, accanto a Cristo, troviamo una donna: Maria Santissima. E la vediamo lì, sul monte calvario, davanti alla croce del Figlio, soffrire nel cuore ciò che il figlio soffriva nel corpo. Unita a Cristo nel dolore, non poteva non essere unita a Lui anche nella resurrezione e nella glorificazione. Perciò assunta in cielo, perché nostra corredentrice. E’ un grande mistero del quale però il Vangelo non parla. Ci saremmo infatti aspettati che nel Vangelo di oggi ci venisse raccontata la morte, la risurrezione e l’assunzione di Maria Santissima in cielo ed invece abbiamo ascoltato un semplice episodio della Sua vita e propriamente quello della visita della Madonna a sua cugina Elisabetta. Il Vangelo dunque non parla di questo mistero, ma non per questo possiamo metterlo in dubbio, in quanto si tratta di una verità di fede giunta a noi per Tradizione, trasmessa cioè da padre a figlio, di generazione in generazione, sino a noi. E’ una verità quindi alla quale dobbiamo credere come crediamo a tutto il Vangelo, e cioè con la mente, con le labbra e con il cuore.
Dobbiamo credere con la mente: anche se la nostra intelligenza non riesce a comprenderla dobbiamo crederci ugualmente.
Dobbiamo crederci con la bocca. E le nostre labbra oggi si aprono per inneggiare alla grandezza di questa Donna umile ed alta più che creatura.
Ma le nostre voci sono deboli, per questo molto opportunamente anticipando i tempi previsti è stato benedetto l’organo, perché alle nostre deboli voci si aggiungesse la voce potente e maestosa dell’organo a canne. Direi allora che le nostre voci fondendosi con quella dell’organo costituiscono un coro meraviglioso di lode a Dio ed alla Vergine Santissima.
Voglia il Signore gradire questa opera realizzata in Suo onore. Voglia ricompensare Lui tutte le famiglie che hanno dato il contributo per la realizzazione di quest’opera molto bella.
Ormai l’organo è una realtà della quale possiamo sentirci orgogliosi, non solo perché ci siamo giunti superando enormi difficoltà, ma anche quando noi non ci saremo più l’organo rimarrà quale testimonianza della nostra fede.
Le nostre preghiere, i nostri canti accompagnati dall’organo giungano d’ora in poi più graditi al cuore di Dio, al cuore della Madonna, perché saranno il segno della nostra fede che professiamo con la bocca.
Ma la nostra fede nella Madonna, in questo mistero della Sua assunzione al cielo, la dobbiamo professare anche con il cuore. Quest’oggi dobbiamo rinnovare l’impegno di amare la Madonna. Ma il nostro amore verso di Lei non è vero se non ci impegniamo ad ascoltare la Sua voce, a seguire i suoi insegnamenti. Ed oggi la Madonna, attraverso la struttura dell’organo a canne, ci dà un altro insegnamento.
Di quante canne, infatti, è formato un organo? Canne diverse tra loro per lunghezza, posizione, per suono, eppure tutte insieme quelle canne formano un’unica meravigliosa armonia. Quale insegnamento per noi: anche noi siamo tanto diversi uno dall’altro, per età, condizioni sociali, per cultura, per lavoro, eppure se ci amiamo gli uni cogli altri, se ci aiutiamo a vicenda, anche noi, come le canne dell’organo, formeremo una meravigliosa armonia. Questo l’insegnamento che ci dà la Madonna: amatevi come fratelli, perché con l’amore si costruisce, nell’odio e con la violenza si demolisce.
Quelle canne dell’organo noi le vediamo: sono tutte dritte, elevate verso il cielo. Sembra quasi che ci dicano: il destino dell’uomo non può essere limitato dall’orizzonte terrestre, ma sconfina in un orizzonte infinito. Ci dice la Madonna attraverso le canne dell’organo: guarda anche tu, o uomo o donna, guarda verso il cielo, quando soffri o per malattia o per una delusione o per una qualsiasi tribolazione, quando soffri nel corpo, almeno il tuo cuore levalo in alto, come le canne dell’organo.
Raccogliamo anche questo insegnamento della Madonna ed il nostro cuore sia sempre levato in alto, verso il cielo, dove un giorno anche noi con l’anima e con il corpo in quel regno beato ed insieme agli angeli ed ai santi, insieme alla Vergine Maria Santissima, canteremo al Signore ed insieme a Lui regneremo per i secoli eterni.
Sac. Donato Mellone
feb132017
Dieci anni fa come oggi - era dunque il 13 febbraio del 2007 - si spegneva serenamente a Noha Don Gerardo rizzo, sacerdote (Noha, 1924 - 2007).
Aveva ottantatré primavere.
Se ne andava nel silenzio della notte, nella sua casa di piazzetta Trisciolo, quella stessa che fu di suo zio, monsignor Paolo Tundo, indimenticato arciprete di Noha.
Io lo conoscevo praticamente da sempre, non solo perché egli era un mio familiare, (cugino di mio padre), ma soprattutto perché da piccolo imberbe chierichetto, come tanti altri, gli servivo la messa. E questo decine, se non centinaia di volte.
Una volta mi capitò anche di servirne una celebrata sempre da don Gerardo, in una delle cappelle del cimitero di Noha. Era appena spuntata l’aurora.
Ma dico subito che fu un’esperienza che non ripetei, in quanto l’atmosfera, la desolazione del cimitero in quella mattinata di nebbia, ed il suono a morto della campana della chiesa principale (che era un po’ distante dal luogo nel quale si officiava) - campana che io stesso, in solitudine, avevo azionato tirandone la fune in quella specie di sagrestia spartana molto simile ad uno sgabuzzino cieco, anzi a un loculo -, mi atterrirono così tanto che da allora rinunciai a ritornare in quel santo luogo, in quegli orari nei quali quasi nessuno lo frequenta, e soprattutto da solo.
A dirla tutta non è che avessi fatto fare al battaglio di quella campagna chissà quanto lavoro: dopo non più di tre o quattro tocchi il terrore che s’impossessò di me mi spinse ad abbandonare di corsa quell’angusto locale per darmi alla fuga esagitata. Percorsi i viali del camposanto di Noha come un fulmine, quasi volando, dopo aver raccolto i lembi della veste rossa che indossavo quale sottana alla cotta bianca da chierichetto.
Una volta in macchina, sulla strada per il ritorno, confidai subito a don Gerardo che al cimitero non ci avrei più messo piede se non da morto, proprio per quelle motivazioni che nel mio racconto m’avevano fatto diventare in volto più paonazzo dell’abito pseudo-cardinalizio che avevo in dote.
Mi rispose con la sua solita rassicurante risata.
Era così don Gerardo, di poche parole. E sovente taciturno, come assorto continuamente in preghiera.
Preparato, diligente, puntualissimo, mai prolisso era molto amato da grandi e piccoli, e molto gettonato soprattutto nelle confessioni sia per la sua notoria indulgenza e sia perché capiva subito chi aveva di fronte, sicché la clemenza e “l’assoluzione dai peccati” arrivavano nel breve volgere di qualche minuto (se non proprio nell’intorno ristretto di una manciata di secondi).
Ha celebrato per decenni la “terza messa” domenicale, quella delle undici “in punto”, messa cantata con tanto di coro ed organo. Era una messa seguitissima, quella, anche perché grazie alla sinteticità di don Gerardo alle dodici meno venti preciso tutti i fedeli avventori erano già da un pezzo fuori dalla chiesa, diretti alla volta delle loro case, là dove, da lì ad un quarto d’ora, sarebbero stati pronti a sedersi al desco per il desinare (a Noha si mangiava alle dodici in punto, anche la domenica: molti, tra cui i miei, hanno mantenuto codesta “regola aurea”).
*
Io ho suonato più volte l’organo a canne di Noha durante le celebrazioni di don Gerardo. Con lui non potevi sgarrare. Dovevi essere preciso; non tanto negli accordi (su quelli non è mai stato troppo fiscale) quanto nel terminare il brano musicale giusto in tempo: rischiavi altrimenti che riprendesse le sue orazioni mentre eri ancora intento a terminare il pezzo. Che spesso, dunque, dovevi troncare, non concludere e men che meno sfumare.
Non amava nemmeno le prediche interminabili o ridondanti (come invece sovente accade), ma, direi, quelle concettose e nello stesso tempo stringate ed essenziali. Diceva tutto quello che s’aveva da dire e lo faceva con proprietà di linguaggio e con citazioni dotte (molte proferite in latino perfetto), che denotavano lungo commercio con le lettere e con i libri, sui quali s’era pure consumato la vista. In effetti studiava sempre ed aveva una memoria straordinaria. Alla bisogna, ti spiegava tutto per filo e per segno: e non soltanto i testi dei Padri della Chiesa, ma anche quelli della letteratura italiana di ogni tempo.
Anche lui si dilettava a suonare l’organo a canne della Chiesa Madre di Noha nel corso della messa serotina; e cantava anche molto bene, con la sua voce argentina ed intonatissima.
Ricordo che una volta un “predicatore quaresimalista” introdusse la sua omelia proferendo queste parole: “Sarò breve…”. Non l’avesse mai fatto. Prontamente dalla postazione del coro (che nella chiesa di Noha si trova proprio di fronte all’ambone) don Gerardo gli fece quasi eco, replicando ad alta voce e cantilenando come si risponde ad un salmo responsoriale: “Speriamo!”. Tutti avevano sentito (e assentito).
Il predicatore dovette rispettare il suo intendimento, così esplicitamente proferito. E dagli astanti approvato.
Avevo imparato a conoscere don Gerardo così bene (così come da ragazzo mi capitava di fare con molti personaggi di Noha - ma anche forestieri - studiandone movimenti, intonazione della voce e gesti) che la sua imitazione mi riusciva meglio di tutte le altre.
Alla fine del mese di maggio era tradizione che iniziasse a Noha nella cappella di S. Antonio di Padova la cerimonia della “tredicina” in onore del Santo.
L’incaricato per la celebrazione delle funzioni e della messa, da parte della signora Tetta, organizzatrice e sagrestana di quel grazioso tempietto (un tempo in piena campagna, ora ormai circondato da una meno romantica villettopoli) era proprio don Gerardo rizzo, assistito da due chierichetti deputati al sacro servizio che rispondevano ai nomi del sottoscritto e del mio amico e compagno di classe, Adriano Scrimieri. Siamo sul finire degli anni settanta e verso i primi degli anni ottanta.
Ci divertivamo un mondo e con don Gerardo si scherzava e si rideva sovente, prima o dopo la funzione. Una volta però accadde “durante”.
Si era nel bel mezzo della celebrazione. Ad uno dei due ragazzi capitò uno svarione (che di fatto era un’inezia, che nemmeno ricordo).
Ai due chierichetti, che si guardarono un attimo negli occhi, venne immediatamente un attacco di risate, che sulle prime si tentò di bloccare, soffocare, reprimere, o almeno frenare; risata che fu poi trattenuta a stenti, e infine sempre meno.
Insomma, con il nostro continuo e drammatico crescendo d’ilarità non dominata, ben presto contagiammo lo stesso don Gerardo il quale, per qualche interminabile decina di secondi, dovette anche lui, a sua volta, interrompersi. Questo fece sì che i fedeli raccolti in preghiera in quella piccola chiesa s’accorgessero di tutto quanto avveniva sull’altare a pochissima distanza dai loro occhi ed orecchi, e, come accade in queste cose, pur non sapendo il motivo di tanto ridere, scoppiarono anch’essi in una fragorosa generale risata.
Alla fine della messa, in macchina, diretti alla volta di piazza San Michele, il centro di Noha, non fummo redarguiti come pensavamo o temevamo: anzi continuammo ancora a ridere a crepapelle, e pare che, con questo, don Gerardo volesse dirci ancora una volta che la fede è gioia, letizia e che il diavolo “non è il principe della materia: il diavolo è invece l’arroganza dello spirito, la fede senza sorriso, la verità che non viene mai presa dal dubbio” (come Umberto Eco fa dire a Guglielmo da Barkerville ne “Il nome della rosa”).
Le tredici splendide giornate di primavera inoltrata si concludevano dunque con la festa del Santo Taumaturgo di Padova, la benedizione e la distribuzione a tutti del pane benedetto.
Volete che vi racconti di quella volta in cui andai in chiesa madre a prendere il secchiello con l’aspersorio per la benedizione del pane? Massì: abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno.
Orbene, in via Castello, diretto alla volta della cappella del Santo, un lembo della mia tonaca s’inceppò nella catena della mia bicicletta e io ruzzolai a terra con un bel capitombolo. Insieme a me caddero sull’asfalto anche secchiello, aspersorio e acqua santa.
Che fare? Il tempo stringeva. In cappella m’attendevano prete e fedeli.
Pensai bene di riempire il secchiello allungandone il residuo contenuto con l’acqua della fontana tuttora esistente in quella strada.
Ma avevo una coda di paglia chilometrica e uno scrupolo di coscienza quanto la cattedrale di Nardò. Non mi diedi pace fino a quando, ancora una volta, non confessai tutto a don Gerardo, che, come di consueto, si fece ancora una volta una gran bella risata. Fu la migliore delle assoluzioni.
Alla fine della “tredicina”, don Gerardo per ringraziarci della nostra assistenza portava me e Adriano a Galatina per offrirci un gelato (un tempo i gelati erano un lusso che si gustavano solo nelle domeniche pomeriggio d’estate, ed a volte nemmeno in quelle).
Il bar di Galatina – elegante, bellissimo - era quello di Rafelino, ubicato in via Gallipoli, quello che produceva i gelati più buoni del Salento e quello (almeno così ci sembrava) che aveva inventato la panna montata, una delizia celestiale, una squisitezza morbida e vellutata che in quel gruppo di anni di oltre un terzo di secolo fa non tutti conoscevano. Prendevamo un cono a testa con tre gusti e con sopra tanta panna montata, ed in macchina sorbivamo con lentezza, senza parlare o distrarci, quella leccornia sublime.
*
Ecco: a me piace ricordare proprio così il caro don Gerardo, mentre con la sua Fiat Cinquecento ci accompagnava da Noha a Galatina per offrirci il buonissimo gelato di Rafelino, sormontato da soffice, candida panna montata.
Antonio Mellone
ago072017
Fino al 2015, anno della sua scomparsa, il 7 agosto, solennità di san Donato, si festeggiava a Noha l’onomastico del parroco don Donato Mellone, classe 1925.
Quest’anno - per non venire meno alla tradizione della pubblicazione di qualche brano che lo riguarda - vorrei ricordarlo con le parole di una lettera giuntami tempo fa da Nazareth da un suo alunno, poi sacerdote: don Salvatore Grandioso.
Avendola molto apprezzata, non solo per lo stile e per l’episodio che vi si racconta (davvero bello) ma anche per l’insegnamento che se ne trae, vorrei sottoporne la sua trascrizione alla vostra cortese attenzione (in particolar modo a quella di chiunque ricopra ruoli di responsabilità: direttori, capiarea, manager, imprenditori, insegnanti, genitori, consorti, rappresentanti politici...).
In questo scritto c’è la narrazione di alcuni episodi (veri) e la lezione si di un metodo infallibile per il famoso cambiamento (possibilmente in meglio) del corso della vita di ognuno e della storia di tutti.
Buona lettura.
Mel
*
«Carissimo Antonio,
sono già a Nazareth per il mio lavoro di Confessore Ausiliario nel Santuario dell’Annunciazione e, con gioiosa gratitudine eccomi alla tua gentile richiesta di ricordare tuo zio: don Donato Mellone.
Tra i miei ricordi più lontani nel tempo, uno, per me tra i più significativi, è legato proprio alla figura di don Donato.
I figli non sono solamente il frutto del seno e del sangue; figli sono anche i propri alunni, i propri dipendenti e ogni persona alla cui crescita umana, spirituale, culturale o professionale abbiamo, in qualche modo, collaborato.
Il tempo, si sa, ha denti di acciaio e morde i bronzi e le memorie riducendo il tutto in polvere di ruggine che poco e in maniera deformata ha da raccontare. Tranne che non si tratti di qualche avvenimento, talmente importante, che, in positivo o in negativo, ha condizionato tutto il resto della nostra esistenza.
E per me è proprio questo il caso che coinvolge tuo zio, don Donato, che lasciò nella mia vita una impronta indelebile nella sua positività.
Non ne ho mai parlato con nessuno ma, prima di chiudere la parentesi terrena della mia esistenza, considero doveroso esaltare quella circostanza le cui conseguenze furono per me talmente significative da condizionare positivamente la mia stessa identità.
Sono trascorsi molti anni da quel 1950 quando sul sentiero della mia ancor piccola vita venne a “camminare insieme a me” il carissimo don Donato, lasciandovi un’orma che il tempo, lungi dal cancellare, ha quasi pietrificato.
Avevo appena undici anni e in seconda media venne in seminario a insegnarci Italiano, Latino, Storia e Geografia questo giovane sacerdote, alto, sfilatino, dai capelli ricciolini e con due lenti che lo circondavano di severità periodicamente interrotta da battute brevi e secche come stilettate.
“Viene da Noha, - ci dissero -, ha uno zio arciprete [don Paolo Tundo, monsignore, 1888 - 1962, ndr.] e il Vescovo lo ha appena nominato Parroco di Santa Maria al bagno”.
A lubrificare i meccanismi della mia memoria contribuisce una foto-ricordo che, in quell’anno scolastico 1950-51, don Donato volle che facessimo e che il fotografo Mauro di Nardò eseguì nell’atrio del vecchio Seminario.
Oggi la miro con un misto di tanti sentimenti quasi impossibili da spiegare con un solo termine. Credo che non ci sia nel nostro vocabolario una parola che esprima malinconia, nostalgia, desiderio, ricordo, brama, struggimento, sospiro: e tutti questi insieme.
Lo spagnolo usa il termine “aňorar”, ma è ancora poco; una badante romena mi diceva che il termine romeno “dor” è quello che esprime al meglio tale contrastante realtà.
Cari amici miei del 1950.
Alcuni sono tornati alla Casa del Padre (Greco, Mele, Bove); di altri ho perduto le tracce (Giuri, Polo, Petrelli); altri ancora li incontro già nonni per le strade del mio paese (Fanuli, Ciccarese).
Solo in tre abbiamo raggiunto il Sacerdozio: io, don Enzo Prete e don Gregorio Patera, parroco per tanti anni alle Cenate di Nardò. Tutti e tre abbiamo già celebrato il cinquantesimo anniversario di Ordinazione.
Mi rivedo nella foto alla destra di don Donato: avevo problemi di crescita fisica ma soprattutto di crescita intellettuale per la seria difficoltà ad avere un metodo per studiare.
1950: anno singolare, anno unico, anno strano per diversi motivi.
Per tutti fu l’Anno Santo per il Giubileo; per me fu anche “santo” ma per altro che tocca il mio “destino” e nel quale fu determinante la figura di don Donato.
E’ qualcosa che ho sempre tenuto gelosamente per me come si fa per quelle cose sacre dove ci leggi il dito della Divinità e che intendere non può chi non le vive.
Il mio 1950 tutto racchiuso in una foto.
La osservo e, credimi, caro Direttore, ho tanta difficoltà ad affidare alla penna il compito di tradurre in parole i profondi sentimenti che proprio come onde mi sommergono.
Il 1° di novembre, a Roma, il Papa aveva proclamato il dogma dell’Assunzione di Maria SS.ma al Cielo e a Nardò, la mia pagella del 1° trimestre aveva proclamato la mia totale e disastrosa inadeguatezza allo studio e quindi a diventare sacerdote.
La rivedo, quella pagella, nelle mani del Rettore don Nicola Tramacere che me la legge come una sentenza senza appello: Italiano: 2, Latino: 2, Storia: 3, Geografia: 2, Matematica: 2, Francese: 2, Disegno: 4, Musica: 5, Educazione Fisica: 6 (uno scandalo!), Condotta: 8.
Nel consegnarla a mio papà, il Rettore non aggiunse troppe parole: “’Sto ragazzino e lo studio sono due cose differenti; forse è troppo piccolo, forse sarà bravo in qualche altra attività, ma credo che solamente un miracolo lo potrà salvare da una bocciatura che, forse, gli farà anche bene!”
Il povero vecchio rimase paralizzato: lui che, insieme alla famiglia, stava facendo sacrifici durissimi per pagarmi la retta e che lavorando nei campi amava sognare il suo unico figlio maschio da sacerdote.
Nel salutarmi, mi disse solamente: “Pensa che io non mi sono comprato un cappotto per pagarti gli studi! E adesso con che faccia mi presenterò al Parroco?”
E il Parroco, Mons. Nestola, arrivò qualche giorno dopo solamente per fulminarmi col suo sguardo severo e minacciarmi: “Tra un mese ritorno e, se non ti sarai ripreso, prenderai il tuo materasso e ti riaccompagnerò a casa: tuo padre ha bisogno di aiuto nel lavoro dei campi!”
Altro che assunzione al cielo. Si trattava di una precipitazione nell’inferno.
Dissi di sì a tutti, promisi impegno e dedizione nello studio, si calmarono tutti ma l’unico che non capiva il perché di tanto fallimento ero solamente io.
In questo contesto di totale disastro ecco l’intervento del “destino”: un intervento strano e imprevisto che vede don Mellone al centro di quello che accadde.
Quella domenica di gennaio papà era giunto in Seminario con la sua bicicletta come sempre e, come sempre, stanco e infreddolito mi chiese speranzoso: “Beh! Come va alla scuola?” ed io subito: “Bene, papà. Mi sto impegnando e sto andando bene!”
Mentivo e sapevo di mentire ma non volevo bruciare le poche speranze di papà. E, proprio in quel momento si trova a passare da lì don Donato e io subito dissi a papà: “Quello è il mio professore di Lettere; si chiama don Donato: chiedilo a lui!”
E questa è un’altra foto che nessuno mai scattò ma che mi porto dentro indelebile. Tuo zio, caro Antonio, fissa mio papà, fissa me e mi dice: “Vai su in classe a prendere il registro e così tuo padre potrà vedere come stai andando.”
Vado su e, prima di scendere, apro il registro per sbirciare la situazione e rendermi conto di quanto stava per accadere: 2, 3, 4, mi venne un colpo.
Non conoscevo ancora il Vangelo e la storia del servo infedele, ma senza star lì a riflettere troppo, presi la penna e in alcune caselle vuote (che forse non erano neanche quelle giuste) ci scrissi: 5, 5, 6, 6,…
Non ci feci caso neanche al colore dell’inchiostro che era diverso da quello che usava il professore. Ma quel mio gesto era come il grido disperato di un ragazzino che, dal profondo del pozzo, chiedeva aiuto non tanto per sé quanto per il suo papà condannato alla più terribile disillusione.
Certo, ero piccolino, ma capivo che la mia entrata in Seminario era stata una sfida a parenti e amici che ripetevano a mio papà: “Un Grandioso sacerdote? Non è normale. Risparmiati quei soldi e portalo con te in campagna!”
Don Donato aprì il registro e capì immediatamente la strana origine di quei voti freschi di scrittura non sua; mi fissò in modo strano e, mostrando il registro a mio padre gli disse sorridendo: “Coraggio! Vedi che sta andando meglio? Comincia a raggiungere la sufficienza. Questo figliolo tuo è un ragazzo intelligente e, se continua a impegnarsi seriamente, non ti dico che potrebbe essere promosso, ma per lo meno potrebbe evitare la bocciatura!”
Chiuse il registro e dandomelo, mi fissò in modo ancora più strano e, col suo caratteristico mezzo sorrisino mi esortò benevolmente: “Se vuoi potrai farcela! Ricorda sempre i sacrifici di tuo papà!”
1950: Anno Santo!
Quella domenica mattina di un gennaio freddoloso e insignificante, mentre tutto sembrava banale nella sua normalità, per un ragazzino che aveva difficoltà a crescere, qualcuno dall’Alto gli aveva cambiato la storia: fu per me un dogma di speranza oltre che di fede: il mio professore di Lettere non mi rimproverò, non mi umiliò ma mi indicò un orizzonte e accese una scintilla che il tempo avrebbe trasformato in incendio.
Mi cambiò veramente la vita: salvai l’anno e, da allora, ho salvato tutti gli anni, tutti gli esami al ginnasio come al liceo, in Teologia come alle Università.
Ma che cos’è la vita, per la miseria!
A volte pensiamo che bisogna fare salti mortali e dare giravolte di qua e di là per raddrizzare situazioni difficili e al limite della impossibilità, quando basta un mezzo sorriso e una goccia di speranza per liberare capacità impensabili e offrire opportunità all’apparenza immeritevoli.
Nulla è stato facile nella mia vita, come credo lo sia per ogni vita, ma nei momenti più delicati ho sempre davanti agli occhi quel professore di Lettere che al suo alunno pasticcione, svogliato e imbroglione, invece di mollargli un meritatissimo ceffone, gli sussurra sorridendo: “Dai, se vuoi potrai farcela!”
So bene quanto sia menzognero un successo senza il suo carico di lotta, sacrificio e dolore come, del resto, mi insegnava mio nonno che un pezzo di pane non ha sapore se non è rammollito da qualche lacrima e da tante gocce di sudore.
Ma alla base di ogni lotta, sacrificio e dolore sono indispensabili quei valori insostituibili e non negoziabili che vengono da lontano e che solamente un buon educatore può mostrare prima ancora di insegnare. Senza di essi si incorre nel grave errore di stravolgere la realtà presentando come reale ciò che, purtroppo, è solamente virtuale.
Ma c’è qualcosa di più criminale e offensivo per la dignità di un educatore che spacciare ai suoi educandi ciò che è virtuale come se fosse reale?
Sì, ho voluto, ho potuto e, sembra, che abbia raggiunto traguardi di spessore. Ma tutto è radicato su qualche 5 e un 6 che avevo rubato alla mia speranza e che qualcuno con nome e cognome: don Donato Mellone, molto saggio e aperto a una buona ispirazione che non poteva che venire dall’Alto, mi comunicò dicendomi che potevo benissimo meritare.
Io lo ricordo così don Donato: forse un po’ strano, un po’ svagato, un po’ singolare… Di tutto un po’, ma di parecchia umanità saggiamente mascherata da una fine ilarità.
All’inizio di quel benedetto anno scolastico di 2^ Media ci fa: “Cari ragazzi, la scuola è dura, è amara e difficile da digerire; quindi dobbiamo renderla un po’ dolce. Perciò una volta al mese ognuno di noi porterà in classe per sé e per i suoi amici e per il professore una caramella”.
Direte: “Una caramella?”
Certo: una caramella che nel 1950 era l’equivalente di una torta di oggi. In genere si trattava di una menta-ghiaccio e, in giorni speciali, una moka-caffè: lasciarla sciogliere lentamente in bocca era quasi un rito religioso. Sarà anche per questo che ancora quando debbo scegliere una caramella le mie dita prendono sempre una menta-ghiaccio o una moka al caffè.
Eh! Sì, caro Direttore, sono fermamente convinto che nella rotta della vita degli alunni (come del resto dei figli, dei dipendenti, dei credenti) regola e garanzia di buona navigazione sia la fede del maestro (o dei genitori, del responsabile, del pastore).
Credimi: non è la cattedra che fa importante il maestro ma è esattamente il contrario.
Con raccapriccio ho visto salire su prestigiose cattedre dei somari che poi hanno ridotto in stalla quella scuola; invece qui a Betlem ho visto una stalla dove entrò un Maestro eccezionale e trasformò questa stalla nella cattedra più prestigiosa del mondo.
Non escludo le doti umane che pure è giusto apprezzare e valorizzare, né le capacità di comunicazione e di leadership per le quali è buona cosa ringraziare Dio; ma ciò che caratterizza un vero maestro è la sua fede.
Fede nella vita, nell’alunno, nei suoi sogni appena abbozzati, nel destino che si materializza in segnali talvolta impercettibili a chi guarda distrattamente la sua missione.
Raccontare la fede di un proprio maestro, come lo era don Donato, è sempre raccontare la sua storia anche se in essa entra la stranezza di essere goloso di frutti di mare crudi, conditi solamente con qualche goccia di limone!
E la fede del tuo maestro spesso ti si rivela attraverso frammenti di una umanità disarmante.
Carissimo Antonio, forse mi sono dilungato troppo, ma ti ringrazio per avermi fatto parlare a cuore aperto del mio professore di 2^Media che, andando contro vento e contro tempesta, mi insegnò a saper addolcire la vita e a credere in me prima di tutto e soprattutto.
Con l’amicizia e l’affetto di sempre
Don Salvatore Grandioso»
Grazie a te, don Salvatore.
Grandioso come sempre.
E buon onomastico zio Donato, ovunque tu sia.
Antonio Mellone
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