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Collegamenti fra storie (I 60 anni di sacerdozio di don Mario Rossetti – parte prima di tre)
Di Antonio Mellone (del 17/01/2013 @ 15:16:10, in Cultura, linkato 2890 volte)

Il 13 dicembre 2012 è stato pubblicato per i tipi dell’Editrice Salentina il volume di AA.VV.  “La nostra Chiesa – Sessantesimo di sacerdozio di Mons. Mario Rossetti  1952-2012” a cura di Domenica Specchia. Il bel libro a colori con molte foto d’epoca è in distribuzione gratuita a Galatina in via Roma presso la chiesa di Santa Lucia. In questo volume, tra gli altri, troviamo il “breve” saggio di Antonio Mellone, nostro collaboratore, che vi proponiamo di seguito in tre parti. 

Ai mille e uno difetti che ho, s’aggiunge anche quello di non riuscire a ricordare genetliaci, onomastici, ricorrenze, inclusi quelli di chi mi sta attorno, come parenti, amici, colleghi e (mi piacerebbe dire anche) ragazze. Non ho un’agenda su cui registrare questa sorta di appuntamenti, né mi salta in mente di utilizzare quella elettronica del mio cellulare, né mi è mai capitato di bazzicare dentro quell’altra diavoleria virtuale che ha nome di facebook che pare funga, tra l’altro, anche da pro-memoria di compleanni e celebrazioni delle cosiddette “amicizie”. Credo che il valore (aggiunto) di un augurio indotto dal social-network abbia più o meno lo stesso peso specifico di un’amnesia (malattia di cui, a proposito di commemorazioni, come detto sopra, sono affetto).
Tutta questa excusatio non petita per dire che non è sfuggito alla morsa della mia solita smemorataggine anche un altro evento straordinario come quello del sessantesimo anniversario di sacerdozio del mio amico don Mario Rossetti. Eppure avrei dovuto saperlo. Anzi lo sapevo, eccome, avendone scritto pubblicamente in un paio di occasioni, allorché mi capitò di avere per le mani prima il menabò e poi la copia definitiva del ponderoso volume della prof.ssa Domenica Specchia, quello “verde” per intenderci, che completava il trittico policromo (ora in ristampa) della vita e soprattutto dei “miracoli” di don Mario.
L’avrei dovuto sapere, dunque. Ma venerdì 6 luglio 2012, ultimo giorno lavorativo della settimana, sarò sicuramente corso (s’intende dopo l’orario di lavoro pomeridiano) a spaparanzarmi sulla mia sdraio chissà più su quale lido del Salento, relegando nel dimenticatoio una circostanza storica di questa portata. Ma a dirla tutta, neanche don Mario si è più di tanto sforzato per farmi rammentare codesto suo compleanno sacerdotale: non lo ha sbandierato ai quattro venti, non lo ha pubblicizzato con megafoni, manifesti, scampanate, inviti, spot, partecipazioni e inserzioni su quotidiani o siti Internet, né lo ha festeggiato con riti solenni, veglie o fuochi d’artificio.
E’ fatto così, don Mario. La sua stessa voce flebile, la sua figura fisica gracile e mingherlina anzichenò, la sua ritrosia, ma soprattutto il taglio della sua personalità, stanno ad indicare che egli può esser tutto men che un tipo invadente. Don Mario è un prete discreto, umile, direi anche a basso impatto ambientale, e mai avrebbe strombazzato a destra e a manca, con cerimonie pompose o spettacolari, il traguardo dei suoi sessant’anni di “servizio” (che, per il suo animo sacerdotale, non è un concetto vuoto di contenuto, non è retorica, non un sostantivo ampolloso dietro il quale celare carrierismi o manie di grandezza, ma spendersi senza attesa di ricompense).  
Per don Mario la più alta forma di festeggiamento è la celebrazione della messa, mentre il più bel regalo è farne e non riceverne. Sì, ti presenti da lui sempre con le mani in mano, ma non riesci ad andartene senza un presente. Che non necessariamente è un oggetto transeunte; molto spesso è un consiglio, finanche una sola frase che ti fa riflettere (tipo quella di qualche giorno fa, allorché interrompendo una mia risposta balbettante e impappinata alla sua domanda su quale fosse il giorno più bello della nostra vita, mi rivela in maniera sorridente ma perentoria che il giorno più bello della nostra vita è l’oggi).    

Antonio Mellone