
NO, signor 
Cardinal De Paolis. Leggendo 
l'intervista che lei ha rilasciato a Paolo Rodari  e pubblicata sul giornale La Repubblica sabato 20 Settembre, mi sono  subito venute in mente le parole di Gesù, riportate dall'evangelista  Matteo al capito 23, versetti 1-4: "Sulla cattedra di Mosè si sono  seduti gli scribi e i farisei. Praticate ed osservate tutto ciò che vi  dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non  fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li  pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure  con un dito".
Volendo contestualizzare queste parole nel 2014,  in riferimento alla sua intervista, la condanna, molto probabilmente,  sarebbe più dura e radicale: "Non fate nemmeno come dicono, perché non  dicono bene!". Mi permetta una domanda, insidiosa se vuole, ma  pertinente e necessaria: "Dunque secondo lei ammettere, a certe  condizioni, i divorziati all'eucarestia sarebbe un andare contro la  "legge divina"? E da quando in qua una disposizione ecclesiastica è  diventata "legge divina"?".
Secondo la "sua" dottrina, i  divorziati che hanno formato una nuova famiglia dovrebbero uccidere la  nuova, magari felice, famiglia per risuscitare la vecchia, morta  famiglia. In confessione non potrebbero essere assolti se non ritornano  al primo matrimonio. Sarebbe come chiedere ad un assassino, mi si  permetta l'esempio, di risuscitare il morto prima di poter essere  assolto.
Se poi, sempre secondo la "sua" dottrina, la persona è  vittima della separazione, dovrà continuare a vivere, vita natural  durante, da cenobita, un celibato/nubilato forzato! Mi scusi, ma lei in  che mondo vive?
Lei è l'esempio classico di come si possa essere  accecati e schiavi di una "verità" che non salva e presuntuosamente  garantiti da un "dio" sadico e di pietra.
Lei è la versione  "cristiana" dell'intolleranza talebana e del sadismo sanfedista! La sua  (de)formazione canonica l'ha portata a interpretare il Vangelo con le  lenti del diritto canonico, mentre dovrebbe rileggere tutto il diritto  canonico alla luce del vangelo. Lei, uomo del sabato invece che  samaritano. Mi domando se lei ha mai avuto occhi per vedere alcune,  gravi, situazioni di abbandono, aggravate e consacrate anche  dall'emarginazione ecclesiale.
Mi domando se ha ancora orecchi  per ascoltare le grida di disperazione e di tormento in cui versano  tante coscienze mortificate da delle leggi assurde, passare per  "divine". Le cronache attuali di 
esecuzioni e sgozzamenti perpetrati  nel nome di allàh suscitano riprovazione unanime e sdegno senza  eccezioni. Non altrettanto avviene nei confronti di chi, come lei, usa  la verità come coltello per violentare le coscienze ed uccidere ogni  speranza.
 
Don Aldo Antonelli, parroco in Antrosano (AQ)