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Scoperto un importante affresco della Madonna del Carmine a Noha
Di P. Francesco D’Acquarica (del 18/03/2018 @ 14:49:35, in I Beni Culturali, linkato 2252 volte)

L’affresco in questione, di autore sconosciuto,  può essere databile tra il 1600/1700 ed è molto deteriorato perché ha subìto l’incuria dell’uomo e il logorio del tempo. Si trova in Via Calvario, di fronte all’affresco di S. Michele, in una nicchia alta  poco più di un metro e larga circa 60 centimetri, ricavata nel muro di fronte a chi sale le scale dell’abitazione della Sig.ra Concettina Tundo.           

            Si tratta della Madonna del Carmine. La Santissima Vergine è incoronata. Con il braccio sinistro regge Gesù Bambino. Con la mano destra porge l’abitino o scapolare a qualcuno che è in basso ai suoi piedi: infatti si intravedono due santi e forse sono San Pietro e il Beato Andrea Conti. La mia ipotesi della identificazione dei due santi è supportata dal fatto che, come leggerete fra poco, la stessa immagine era riprodotta in una grande tela posta nella vicina chiesa madre all’altare delle Anime del Purgatorio.

            A proposito dell’origine della de-vozione alla Madonna del Carmelo possiamo ritenere questa breve sintesi pubblicata dal giornale cattolico l’Avvenire.

           Il primo profeta d'Israele, Elia (IX sec. a.C.), dimorando sul Monte Carmelo, ebbe la visione della venuta della Vergine, che si alzava come una piccola nube dalla terra verso il monte, portando la pioggia e salvando Israele dalla siccità. In quella immagine tutti i mistici cristiani e gli esegeti hanno sempre visto la Vergine Maria, che portando in sé il Verbo di-vino, ha dato la vita e la fecondità al mondo. Un gruppo di eremiti, «Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo», costruirono una cappella dedicata alla Vergine sul Monte Carmelo. I monaci carmelitani fondarono, inoltre, dei monasteri in Occidente. Il 16 luglio del 1251 la Vergine, circondata da angeli e con il Bambino in braccio, apparve al primo Padre Generale dell'Ordine, beato Simone Stock, al quale diede lo «scapolare» col «privilegio sabatino», ossia la promessa della salvezza dal-l'inferno, per coloro che lo indossano e la liberazione dalle pene del Purgatorio il sabato se-guente alla loro morte. (dal giornale quotidiano l’Avvenire)

            La devozione alla Madonna del Carmine è molto diffusa un po’ dovunque. Anche a Noha lo era. Don Michele Alessandrelli (1812-1882) che fu arciprete di Noha dal 1847 al 1882, in una sua relazione del 1850 così descrive l’altare e la cappella della Madonna del Carmine o delle Anime del Purgatorio che si trovava nella chiesa madre di Noha:

            E cominciando dall'Altare Maggiore verso la porta  Maggiore a man destra vi sta il Cappellone delle Anime del Purgatorio, che ha la lamia a spicolo pittata. L'Altare è privileggiato. Sta per suo uso tre tovaglie di tela paesana, le Carte Gloria, un Crocefisso, ostensori in numero 7. Candelieri piccoli 2. Un leggile, ed un quadro grande di cappella col suo cornicione indorato con canaletti coloriti, dove si sta dipinta l'immagine della Beatissima Vergine di Monte Carmelo, che tiene il Bambino Gesù in braccia con abitini in mano: sotto della quale figura stan dipinte l'Anime Sante del Purgatorio, e nelli lati pittati S. Pietro ed il beato Andrea Conti, ed altri scherzi di puttini attorno, quale quadro lo fè fare il signor Ferdinando Pandolfi per sua divozione. Non si ha notizie del fondatore, e pel suo mantenimento concorre la pietà dei fedeli.

            Questo cappellone con relativo quadro grande di cappella oggi non esiste più, ma ci fa capire che la devozione alla Madonna del Carmine era molto sentita anche a Noha.

 

            A proposito dei Santi appena visibili in basso ritengo che siano: San Pietro e il Beato Andrea Conti, come nel quadro descritto dall’Alessandrelli. Di San Pietro si sa quanto la devozione sia ed è ancora molto diffusa anche a Noha. Del Beato Andrea Conti sappiamo che il suo culto fu riconosciuto ed approvato da papa Innocenzo XIII, l'11 dicembre 1724: e questo potrebbe essere l’anno probabile di quando fu fatto l’affresco in questione e forse anche l’altare descritto dall’Alessan-drelli.

 

Andrea De Comitibus dei Conti di Segni, nacque ad Anagni verso il 1240; fu parente stretto dei papi Innocenzo III, Gregorio IX, Alessandro IV e Bonifacio VIII, degli ultimi due fu rispettivamente nipote e zio. Dalla città di Anagni, che fu sede pontificia di alcuni papi e in cui conobbe l'Ordine Francescano, facendone parte, venne trasferito per suo desiderio nel vicino convento eremitaggio di Piglio, alle pendici del monte Scalambra, dove rimase per tutta la vita. In questo convento divenne modello perfetto di umiltà francescana e mortificazione, di modestia e di pietà. Ma fu anche uno studioso, suo è il trattato "De partu Virginis" purtroppo andato perduto; ebbe doni carismatici da Dio nell'aiutare le anime, con consigli e miracoli, specie contro le insidie diaboliche. Nel 1295 suo nipote il papa Bonifacio VIII, voleva nominarlo cardinale, ma egli rifiutò tale dignità, preferendo servire la Chiesa nella sua solitudine. A circa 62 anni, morì il 1° febbraio 1302. Il suo culto fu riconosciuto ed approvato da papa Innocenzo XIII, l'11 dicembre 1724.

 

            Del signor Ferdinando Pandolfi, il benefattore che per sua devozione commissionò in chiesa l’altare e il quadro della Madonna del Carmine, sappiamo quanto segue. Nei registri parroc-chiali del 1725/ 1726/1728 viene riportato il nome di un certo Ignazio Pandolfi, napoletano ma residente a Noha, nella qualità di agente del Sig. Antonio Filomarini affittatore a Noha. In un matrimonio del 18 novembre del 1725 si dice che erano ‘Presenti per testimoni Ignatio Pandolfi et Ferdinando Pandolfi, padre e figlio della città di Napoli habitanti in questo casale di Nohe’. Io penso che questo Ferdinando Pandolfi, napoletano, a cui accenna il documento sia il benefattore. E molto probabilmente suo nonno, anche lui Ferdinando Pandolfi, nei primi anni del 1600 fece l’altare dedicato a San Michele, perché in alto sulle due colonne tortili dell’altare sono ben visibili due lettere maiuscole: una P tra due punti e una F appuntata, Pandolfi Ferdinando appunto. 

 

            Ora tenendo conto del luogo dove si trova questo affresco si può affermare che in quella zona esisteva la masseria di Giovanni Giuseppe Congedo, un altro grande proprietario di terre a Noha. Infatti tutto l’isolato che partiva da Via Aradeo angolo Via Agrigento, proseguendo in Via Aradeo per svoltare in Via Calvario fino a girare poi a destra in Via Principe Umberto per uscire in Via Agrigento, Corte Agrigento compresa, formava la Masseria  Congedo. Il ‘palazzo’ in via Aradeo detto oggi ‘de li Prantera’  (l’unico palazzo blasonato a Noha: vedi lo stemma nella foto) era la dimora del signor Giovanni Giuseppe Congedo e tutte le altre casette attorno erano la dimora dei contadini.

            Nel registro dei defunti di Noha del 1700 leggiamo:

 

* Adì 25 Luglio 1724

            Gaetano Tundo marito di Leonarda Mangione della Terra di Soleto, habitante in questo casale di Nohe nella massaria dell'Aere di Gio:Giuseppe Congedo morì di età d'anni 60.

* A 5 Giugno 1748

            Anna Marti moglie di Giacomo Montagna d'anni 40 in circa, morì in questo casale di Nohe commorante nella masseria delli Sig.ri Congedi a 5 giugno come sopra a ore 8 in circa.

            La Masseria dell’Aere vuol dire che la Masseria del Sig.Congedo era dentro il territorio di Noha. A quei tempi tutte le masserie importanti avevano una loro cappella. Nel 1719 per esempio il Vescovo di Nardò Sanfelice, visitò la cappella (sacellum) di S. Maria Annunziata dall’Angelo che trovò edificata dentro il castello Baronale di Noha;  o forse bisogna pensare che fosse una edicola votiva dei contadini.

P. Francesco D’Acquarica