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TI CONDUCO PER MANO E TI DONO LA MIA VITA - IV Domenica di Pasqua - 3 maggio 2020
Di Redazione (del 03/05/2020 @ 06:00:06, in "Il Vangelo della Domenica" di don Francesco Coluccia, linkato 1628 volte)

 

Carissimi Fratelli e Sorelle,

oggi incontriamo il volto di Dio nel Pastore Gesù che conosce ad una ad una le sue pecorelle, le chiama per nome, le conduce per i verdi pascoli, le difende dagli assalti delle fiere, se ne prende cura e quando hanno difficoltà a camminare se le mette in spalla. Il nostro Dio è amore e tenerezza.

Ascoltiamolo nella Parola che ci offre.

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 10, 1-10)

In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».  

Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.

Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

 

Meditiamo la Parola ascoltata

Quale pastore conosce ad una ad una le sue pecore e le chiama per nome avendo un gregge, l'umanità, così vasto? Solo Dio che in Gesù Cristo mi fa ascoltare la sua voce e mi fa riconoscere chi sono. É la voce inconfondibile dell'amore, quello che tutto crede, tutto spera, tutto sopporta e non avrà mai fine. Tutto scompare, ma il suo amore rimane per sempre. Non è il giuramento tipico dell'uomo,  che una volta fatto spesso è accantonato e dimenticato. É la fedeltà di una vita donata a qualsiasi costo e a qualsiasi prezzo, anzi a caro prezzo fino a morire per amore. Il Pastore, infatti, dà la vita per le pecore.

Dio dà la vita per me, per te. Perché? Per amore. Egli è amore e non può essere diversamente altrimenti non è, non esiste. Se soltanto riuscissimo a capire l'essenza della vita di Dio capiremmo la nostra vita che è immagine della sua. Capiremmo che se non amiamo non siamo e la nostra vita si svuota.

Dio non calcola mai. Ecco il segreto. Oltraggiato non risponde con oltraggi e minacciato non trama vendetta. Sulla croce perdona. A chi gli tira uno schiaffo porge l'altra guancia. Ma che Dio è se non è potente, se non sconfigge, se non abbatte? Non riusciamo a capire. Vorremmo l'una e l'altra faccia della medaglia, il bene ed il male a seconda della circostanza.

Dio ha un unico volto, quello dell'amore impresso anche dentro di noi. Non sapete che siete tempio di Dio e dimora dello Spirito Santo? L'amore di Dio abita in voi per mezzo dello Spirito Santo che vi è stato dato. La nostra voce come la sua quindi non può confondersi nella massa, deve distinguersi per amore e tenerezza.

Gesù come pastore ci conduce ai verdi pascoli per nutrirci. Egli ci dona l'eucarestia. La sua stessa carne è nutrimento per noi. Non prende qualcos'altro e ce lo dà, ma dona la sua stessa carne. Il nostro percorso è fatto di salite e discese, di cadute e riprese e a volte ci facciamo male. Egli ci cura e ci guarisce piano piano con la medicina della sua misericordia. Il nostro pastore Gesù non dà con il bastone, non manda i cani ad abbaiare perché spaventati possiamo ritornare, cammina insieme a noi ed indica lui il cammino da seguire.

Succede che la nostra testa abbassata, avendo una vista un po' corta, ci porta lontano dalla comunità. Pensiamo di far bene stando da soli e ci perdiamo. Gesù Cristo viene a riprenderci e a portarci nell'ovile, la sua chiesa. Qui è il posto sicuro, il luogo più adatto per vivere bene. Certo dipende molto dalla docilità alla sua voce, la sua Parola se le cose andranno bene. Quando arriva il ladro, il diavolo con le sue lusinghe che ha voglia di depredare, azzannare, consumare la nostra vita, Egli non fugge via, ma ci difende con la preghiera, non con le formule ma con la sua vita fatta di dialogo con il Padre.

É la voce del Padre che aiuta Gesù a superare la prova e la tentazione. Nell'ovile Dio prega per me e anche io devo pregare, dialogare con Lui  per combattere ed allontanare il male vincendolo con il bene.

Gesù non chiude mai la porta dell'ovile, egli infatti è la porta aperta perché tutti entrando e uscendo possano trovare ristoro e vita. Preferisce una Chiesa in uscita e non paurosa. Piena di fango per la strada percorsa e non seduta per paura di perdere. Sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza. Questa è la voce che mi seduce.

Dio oggi mi dice:«Io ti conduco per mano e ti dono la mia vita».

Don Francesco Coluccia