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Noi del 1994
Di Michele Scalese (del 07/04/2024 @ 19:03:00, in Lettere, linkato 1273 volte)

Esistono scorci di vita che non passano mai, sono gli stessi che ci portiamo dentro da anni, che ogni tanto ritornano e che ci fanno ricordare come gli affetti più cari in realtà, non si siano persi mai per davvero. Una cena per ritrovarsi nuovamente tutti insieme, nell’anno in cui noi del 1994 compiamo i fatidici 30 anni. Sebbene alcuni erano assenti perchè fuorisede o impossibilitati per imprevisti dell’ultimo minuto, ciò che è emerso è stato un momento di emozione e nostalgia nel rivederci dopo tanto tempo, con i nostri partners, figli, figlie, con la nostra storia personale che si fonde con la storia degli altri e che ci fa tornare di nuovo lì, in quella scuola elementare “Gaetano Martinez” dell’anno 2000, passando dai vissuti e nei racconti della scuola media “Pascoli” sempre  e rigorosamente a Noha, sempre tutti insieme.  Quello che nessuno di noi poteva immaginare è che il 30 marzo, davanti ad una tavolata, avremmo ritrovato istantaneamente noi stessi, con la stessa atmosfera di un tempo, quell'antica familiarità che sperimenta solo chi condivide nel quotidiano gli anni bollenti dell'infanzia. È stato come se ci fossimo salutati l'ultima volta il giorno prima per rivederci poche ore dopo, ritrovando all'istante quella sana, robusta follia che come allora ci ha fatto perdonare reciprocamente i nostri pregi per poter ridere insieme dei nostri difetti: quelli sí che ci hanno reso sempre di gran lunga più interessanti, ognuno nel suo genere. Scoprirci cambiati ma in fondo non poi cosí tanto. La gioia viscerale di stringerci e di sentirci ridere. E le passioni, quelle vere. L’indrauliaca di Alessandro, la cucina di Daniele, l’hair style di Federica, l’agricoltura di Lorenzo, ad esempio. Quelle che ti conducono proprio là, nel tuo posto nel mondo. Le stesse passioni che ti guidano verso la gara di tabelline della signora Romilda, il “siiileeenzioo” della Pisanello, l’esasperazione della Ligori.

Il nostro futuro. Quello che lo intravedevi fin dal primo giorno, e noi Michele, Antonio, Antonio, Christopher, Daniele, Deborah, Emanuele, Fabiana, Federica, Federica, Gabriella, Gabriella, Francesca, Silvia, Matteo, Andrea, Giulia, Stefania, Ilaria, Cristina, Maria Rosaria, Lorenzo, Matteo, Mattia, Noemi, Nico, Luca, Alessandro, Pasquale, Pasquale, Riccardo, Simone, Mattia, quel futuro lo abbiamo visto con gli occhi del passato mentre respiravamo di nuovo quell'aria di unione nata un po' a caso nell’età più tenera tra i banchi di scuola e che si rafforzava con gli anni tra la Trozza, sott’a l’urtima e nella casetta costruita con i mattoni rigorosamente rubati, o meglio, presi in prestito. Tutto ciò ha significato per noi crescere insieme anno dopo anno, casetta dopo casetta. Tutto era condivisione, quella vera, quella che significa vivere insieme la stessa cosa nello stesso istante, Correre a perdifiato da una strada all’altra, mano nella mano, per non perderci. Tutte quelle mani unite quest’anno compiono 30 anni e ne avremo ancora da raccontare nella prossima rimpatriata dei 100. Anni, s’intende!

Michele Scalese