
Certi reperti non li trovi soltanto a Noha, ma anche in luoghi decisamente più esotici tipo Galatina City: l’altro giorno, per esempio, in via Liguria, tra un semaforo e l’altro, ne ho rinvenuti ben due. Per non parlare poi dei cigli destro e sinistro della provinciale per Galatone sommersi da cima a fondo da uno strato pressoché ininterrotto di codesti derivati del silicio. Ma il discorso vale ormai per ogni lido. Mi riferisco ai vuoti a perdere delle canadesi, dico delle bottiglie di birra vacanti, perlopiù marroni quando non verdi, che non c’è verso di far conferire nei bidoni pubblici o privati del vetro. Altri tempi quando non eravamo tutti green e i vuoti si rendevano.

Sembra di esser circondati da un esercito di alcolisti anonimi, i quali spesso alla fine della tracannata lasciano (o lanciano) la boccetta del loro liquido preferito ‘ndo cojo coio, preferibilmente su marciapiedi, davanzali delle finestre, soglie di porte e portoni, muri di cinta, dintorni dei cestini per il pattume (maisia dentro), aiuole, panchine, ville comunali, calli e campielli, senza trascurare la variante bucolica, voglio dire le campagne. Nella mia, per esempio, li trovi tra le pietre del muretto a secco, sui cozzi, conficcate nelle zolle di terra rossa (‘mpizzate capisotto proprio), tra le erbe creste cioè selvatiche (mica ho il prato inglese io), ai piedi degli ulivi del padre, sui rami del pino, sotto i fichidindia. Certo, mi direste voi, quei poveretti non possono rientrare a casa con le bottigliette in mano svelando così a genitori o a fratelli, figli, nonni, zii, fidanzati, coniugi, altri parenti e amici, il loro vizietto di alzare il gomito - come se genitori o fratelli, figli, nonni, zii, fidanzati, eccetera, non nutrissero già un leggero sospetto su certi trastulli del loro congiunto, se non altro per via dell’aumento del volume della sua trippa, l’alitosi acida, il rutto libero, l’occhio ‘mpannato e la coglionaggine allo zenit (e questo sempre che genitori, fratelli, figli, eccetera, non siano della stessa pasta e godano dello stesso smalto, o malto, del loro caro). Ciò accade in tutti i mesi dell’anno, con picchi record nella stagione del solleone allorché l’arsura viene affogata con maggior frequenza del solito nella Guinnes fredda: roba da Guinnes dei primati. Appunto.
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A dirla tutta ai bordi nel mio campo agricolo, oltre alle canadesi, agli immancabili gratta-e-vinci fiondulisciati dall’n-esimo grattaperdente frustrato, e ai pacchetti di Chesterfield, trovi dell’altro, ultimamente perfino i barattoli del Gatorade: e qui non siamo più nel reparto degli alcolisti ma probabilmente in quello dei fondisti anonimi, vale a dire atleti che con i loro allenamenti diuturni provano a eccellere nel loro sport preferito: quello di toccare il fondo.
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Tra gli altri siti di stoccaggio più gettonati in loco troviamo la storica via Trisciolo che può senz’altro aggiudicarsi il premio Nastro Azzurro a causa degli ubriaconi impenitenti di turno che stanno provando a farla somigliare a una discarica abusiva. Puntuale come una pastiglia per la pressione non c’è giorno che ignoti etilisti di corvée, livello culturale da Temptation Island, faccia identica alle terga, incuranti dei dubbi che gli altri possano nutrire in merito alla professione delle loro rispettive madri, sprezzanti oltretutto del rischio del pubblico sputtanamento (che prima o poi arriverà: è stocasticamente certo) non depositino qui e là le bottiglie della loro amata Dreher che sicuramente pronunceranno “dreker”. L’altro giorno ben 4 ‘nfilerate sull’uscio di una casa abbandonata, stile birilli da bowling. Specialità birring.
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Più d’una volta, il sottoscritto, pur non essendo un attivista di Greenpeace e men che meno l’agnello di Dio che carica su di sé i peccati del mondo, terrorizzato all’idea che l’intelligentone di guardia si mettesse a blaterare di telecamere da piazzare ovunque stile Panopticon, s’è preso la briga di raccogliere tutto il materiale di scolata per conferirlo poi nel (suo personale) secchio del vetro.
I dipendenti dell’Ecotecnica, guardando con commiserazione quella pattumiera bimensile, piena zeppa dei corpi del brindato esclameranno: “Questo qua berrà, sicuro, più di bohémien e scapigliati messi assieme per scrivere quattro fette di Mellone.”.
Antonio Mellone
P.s. Comunque, gli alcolisti anonimi del mio paese sono di gran lunga migliori, oltre che ben più sobri, di chi ancora scambia un genocidio per autodifesa.