Circonvallazione è il  nome che comunemente si dà ad un sistema viario che organizza la circolazione  dei veicoli attorno al nucleo abitativo di una città. 
(Definizione  proveniente da Wikipedia, l'enciclopedia libera). 

Quindi  “attorno” e non dentro il nucleo abitativo.
E’ il caso di dire che quando non  si sa più che pesci prendere si rischia di fare un bel guazzabuglio d’ogni  cosa. Perfino in urbanistica. Quando mi trovo a Noha, posto in cui amo trascorrere  il mio tempo libero, uso molto la bicicletta. Stupendo mezzo di locomozione: silenzioso,  produttore di zero emissioni, economicissimo, elargitore di libertà, praticamente  diventa la protesi quasi naturale delle mie gambe. Per questo mi ritengo fortunato.  Per svariate ragioni, sono portato a gironzolare in bicicletta (se non  addirittura a piedi) per le vie di Galatina e lo trovo un valido modo per  alleggerire l’intasamento del centro della nostra città. Se devo andare in zona  nord-est, e cioè dalla piazza centrale fino a tutta via Soleto, percorro la via  di Noha, cosiddetta “via curve curve”. Qui sono costretto a maledire il genio  di una così irrazionale stortura con curve che sembrano tornanti, come se  dovessi arrampicarmi chissà su quale montagna. Eppure sono trascorsi  all’incirca sessant’anni da quando venne asfaltata. E’ il caso di dire che le  scempiaggini, una volta deliberate restano per sempre. Pensando alla questione  in oggetto, è il caso di dire che errare è umano ma perseverare è diabolico. Se  invece devo recarmi nella zona di Galatina che è a sud-ovest, e cioè nell’area  che va dalla piazza centrale all’ospedale, passo per il viale Dalla Chiesa.  Percorrerlo in bicicletta è a rischio di suicidio. Perché?  Perché pur essendo la carreggiata abbastanza larga  ma sconquassata come da un bombardamento appena subito, ti ritrovo costretto o  ad evitare le buche oppure le auto che fra l’altro sfrecciano come bolidi. Il  marciapiede è ridotto ad un nastro rialzato interrotto continuamente dagli  alberi (che meritavano un altro posto) come un rosario per le Ave Marie.  Anche quest’opera una volta fatta, tal quale  è rimasta da all’incirca una trentina d’anni.
Che c’entra tutto questo con la  pseudo-tangenziale o bellissimo viale urbano che dir si voglia, e che è  decantato ottimisticamente dall’ing. Andrea Coccioli nella presentazione di  fine ottobre al Palazzo Comunale? Un conto è discutere di un progetto quando si  ha la possibilità di correggerlo, un altro è dire che il progetto viene da  lontano, per dire innocentemente che è colpa di chi c’era prima. Oppure che è  un progetto della Provincia (Ma come? La  provincia ci viene a fare le strade provinciali in pieno centro comunale?) o,  ancora peggio, che oramai è già stato appaltato. Come dire:  il dado è tratto o chi ha avuto ha avuto ecc.
L’area impegnata dal I° lotto di  questo strano progetto (strano perché tutti parlano di tangenziale, mentre sembra  semplicemente ciò che resta di una vasta area urbanizzata negli ultimi 25 anni  e mai terminata), è di fatto un labirinto, con strade chiuse o impercorribili che  costringono sovente i cittadini a preferire la già super intasata via  Gallipoli. Che la zona fosse da definire non v’è dubbio. Visto che non possiamo  considerarla una tangenziale, quale senso razionale ha tagliare con una  diagonale un’area già urbanizzata mediante un tracciato ortogonale, ordinato e  di facile fruizione? Infatti “tagliando” in diagonale, oltre a spaccare in due  un quartiere,  si vanno a creare delle  orribili tangenti a palazzi, scuole, giardini e quant’altro pensato a suo tempo  nella stessa ortogonalità viaria con cui è progettata la maggior parte di Galatina  ad esclusione del centro storico. Il dubbio che una superstrada così anomala  porterebbe molti utenti ad infrangere le regole del codice della strada, per  evitare inutili giri viziosi, viene spontaneo ad un invitato alla presentazione  pubblica, ma la riposta pronta e risolutiva di un tecnico della Provincia  presente è perentoria: sarà lui ad essere punito, non certo chi ne ha creato  l’occasione. 
Che dire? Mi verrebbe voglia di  gridare: basta autostrade nei centri urbani dove vivono intere famiglie. Basta  errori con i soldi pubblici. Basta nuove strade dove ce ne sono a bizzeffe.  Basta palazzi. Basta cemento a spese della terra. Occorre rivalutare e  razionalizzare gli spazi già turlupinati   e trasandati. E’ di oggi la notizia riportata su Il Fatto Quotidiano,  che i cinesi, per riprendersi la terra da coltivare stanno togliendo i loro  morti dalle tombe, e noi invece la terra la facciamo diventare tutta un  cimitero.  Non ho parole. Davanti al  genio impositore nessuna democrazia potrà mai risultare civile.
Se questa della  “circonvallazione” è l’occasione (seppur involontaria) per rivalutare dei Beni  culturali dimenticati, come per esempio la preziosissima e conosciuta ai pochi,  quercia vallonea di San Sebastiano di ben 280 anni di vita, oppure il  gelso del 1750, o i resti di siti storici o piante selvatiche e spontanee di  specie rara, è anche l’occasione per offrire al mondo il meglio della nostra cultura,  che non sono certo chilometri e chilometri di asfalto a gogò che portano  ovunque ma di fatto in nessun luogo.
Marcello D’Acquarica