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Grosso guaio a Galatina town
Di Antonio Mellone (del 26/11/2015 @ 13:23:35, in Ex edificio scolastico, linkato 5381 volte)

Non tutti i mali vengono per nuocere. Voglio dire che il dissesto finanziario di cui si vocifera a proposito del comune di Galatina (pare che i bilanci municipali fossero rosei solo perché redatti all’acqua di rose) è una buona occasione per bloccare in qualche modo lo sperpero di pubblico denaro perpetrato da troppi anni ai danni di noi altri contribuenti e a pro di chissà chi. Forse dei soliti noti.

In cassa, vivaddio, non c’è più il becco di un quattrino a disposizione dei nostri cosiddetti amministratori. I quali, d’ora in poi, per la solita sagra della cicora fritta galatinese (o per altri eventi culturali dal medesimo spessore) saranno costretti a elemosinare consuete o, meglio, più corpose sponsorizzazioni alla Colacem o ad altri affini gigli di campo (santo). Capirai che novità.

Sic stantibus rebus, si auspica che codesti nostrani sinistri politici (che, a dirla tutta, stanno alla Sinistra come Stanlio e Ollio alla matematica quantistica) la smettano una buona volta di provocar danni colossali all’erario, e, con la classica prosopopea tutta galatinese, anche finta di tagliar nastri tricolori per l’inaugurazione delle locali magnifiche opere pubbliche e progressive, come ad esempio le seguenti:

1) Palestra-hangar sul “grande raccordo anulare” di Galatina (quello tangente la città, ma forse in un altro senso, visto che la seca), aperta giusto il tempo di un debutto fra politici (come dire, debuttanti allo sbaraglio) e richiusa dopo due nanosecondi per assenza di fruitori, evidentemente anche a causa dell’impossibilità di un suo pratico utilizzo;

2) Auditorium cubista in fondo a viale don Bosco (non so se ve ne siano di più esteticamente orripilanti, ma sui gusti non si discute: carino però l’ingresso a ghiaia e zanguni, ndr.), inaugurato da Mimino nostro da par suo, vale a dire nella maniera più goffa del mondo, nonostante sia tuttora un semilavorato. Ovviamente, oggi, il suddetto Auditorium è in funzione come lo è l’orologio pubblico di Noha (quello per cui il tempo non passa mai);

3) Asilo infantile su viale don Bosco (ma cosa v’ha fatto ‘sto povero don Bosco per meritarsi tutte queste cattedrali, anzi, diciamo meglio, cappelle nel deserto, rimane un mistero). Pare manchi poco alla fine dei lavori (probabilmente il decisivo colpo di grazia). Se la suddetta scuola materna fosse entrata in funzione nei tempi previsti dalla cartellonistica di cantiere obbligatoria per legge, i suoi primi alunni oggi starebbero frequentando un master post-universitario. Campa cavallo (ché l’erba è già cresciuta nell’atrio). Secondo alcuni sarebbe d’uopo che la struttura, una volta sistemati i cessi, venisse utilizzata a fini di asilo politico;

4) Centro polivalente di Noha, inaugurato in pompa magna (e sottolineo pompa, ma anche magna, entrambi voce del verbo) rimasto di fatto al buio per la dimenticanza di una cabina elettrica. Da due mesi a questa parte non esiste più nemmeno l’allaccio provvisorio di cantiere perché agli scienziati dell’ufficio tecnico di Galatina era sfuggito un particolare: l’aggettivo “provvisorio” (e hanno così scordato di rinnovare l’abbonamento con l’azienda elettrica). Ora la matassa s’è vieppiù ingarbugliata e il guaio ingrossato: infatti, c’è il rischio concreto che il responsabile del Cesfet, tale prof. Siculella (fastidioso), gestore (sic) del Centro, chieda un risarcimento danni per la mancata agibilità della struttura. E sarebbe davvero la beffa oltre al danno: dopo la prima tranche di fondi pubblici, andata com’è andata, c’è il pericolo che Pantalone (cioè noi altri) debba di nuovo metter mano al portafoglio per far fronte alle conseguenze nefaste di un progetto redatto e realizzato più che in scienza e coscienza alla cazzodicane. Un mio concittadino, dopo aver capito in che situazione paradossale siam venuti a trovarci (ci ha impiegato due anni per afferrarlo: meglio tardi che mai) mi fa: “Allora perché non chiamiamo ‘Striscia’!”. Io confesso di non aver colto subito il fatto che si trattasse di un noto (?) programma televisivo sulle reti Mediaset (da anni non guardo Canile 5, nemmeno per sbaglio) e ho pensato che la striscia se la fosse appena fatta il mio interlocutore;

5) Cavallino bianco, un “contenitore” (ma come parlano? Le parole sono importanti, come diceva quel tale), senza ancora alcun contenuto. Io non vedo l’ora di assistere - partecipandovi da abbonato, s’intende - a qualche bella stagione concertistica o teatrale, anche se mi chiedo cosa audiremo d’ora in poi nel “contenitore” piazzato in fondo al vialone don Bosco. Mysterium anzi auditorium fidei. Nell’attesa, godiamoci pure questa n-esima inaugurazione con tanto di sindaco bardato con fascia d’ordinanza, nastri tricolori da tagliare, madrine e, ovviamente, padrini, applausi di circostanza, foto, video e connesse ciarle d’occasione da parte dei “giornalisti” a cui va bene tutto. A noi altri, “cui non va mai bene nulla”, non rimane che augurare al Cavallino di non rimanere, come dire, in bianco.

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Cosa fanno i membri dell’opposizione in tutto questo? Come sempre i collaudatori di bare.

Cosa volete da me? Questa è la politica assegnata a questo sistema solare: un’accozzaglia di personaggi che risponde al codice geometrico esistenziale del cemento e dell’asfalto, e che, nostalgica, non vede l’ora che ritorni presto l’era del cinghiale bianco (più che del Cavallino), meglio noto ai più come mega-porco commerciale.

Antonio Mellone