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Quinta fetta di Mellone - Estate 2017 - Scusate, ma Mellone ha l’Amante?
Di Antonio Mellone (del 16/08/2017 @ 14:01:24, in Fetta di Mellone, linkato 2192 volte)

Qualcuno m’ha chiesto come mai non ho ancora scritto nulla in termini di critica aspra altrimenti detta stroncatura in merito all’operato della nuova amministrazione comunale di Galatina [ebbene sì, c’è chi si diverte a leggere le mie filippiche, mentre io m’incavolo a bestia, ndr.].

La risposta è semplice: non ha ancora avuto il tempo di arrecar danni al mondo che ci circonda, come invece han fatto le precedenti. E francamente spero non ce l’abbia mai, questo tempo, ché avrei ben altro per la testa io [tipo, oltre al lavoro, le letture, lo studio e i fatti miei in tema di “donne, cavallier, arme, amori, cortesie e audaci imprese”].

Insomma non è che mi diverta a buttarmi nell’agone come un novello Catilina, o a trattare dell’epica o della lirica di Sindaco & co., o a leggere, di questo codesto o quella, le gesta eroiche (o erotiche, se riportate dal Quotidiano, visto l’utilizzo della lingua da parte di certi “giornalisti” allorché si tratti di centri commerciali, Tap, Twiga e altre sensuali delizie del genere).

Una cosa auguro alla nuova amministrazione Amante (ergo a me stesso): che non somigli per niente alla giunta neretina di Pippi Mellone la quale, a dispetto dei verdissimi proclami pre-elettorali, una volta assisa sulla cadrega cittadina, s’è messa d’impegno a distruggere quel che di bello è rimasto a Nardò e dintorni, con l’aggravante di quella presa per i glutei che fu l’intitolazione dell’aula consiliare alla povera Renata Fonte [la quale non può più replicare con un bel: “Ma come vi permettete” - per non usare un lessico, come dire, più trivialmente colorito, ndr.], contraria fino alla morte, per mano della mafia, ad ogni forma di speculazione edilizia.

Tra le amenità partorite dalla banda larga installata nel palazzo di quella sventurata città, infatti, due recentissime son risultate definitivamente esiziali:

a) l’autorizzazione ad una decina di ulteriori nuovi stabilimenti balneari (ma dove cazzo li impianteranno mai se la costa è quasi del tutto privatizzata e non c’è più posto nemmeno per uno spillo pubblico);

b) l’ennesimo imprimatur a Mrs Deighton, la English first lady di ferro, anzi di cemento, che mo’ s’è messa in testa, e non c’è proprio verso di smuoverla, di costruire un Eco-resort [se ci metti “eco” prima della merda ti sembrerà tutto più pulito e profumato, ndr.] con albergo extra-lusso ed extra-large incorporato e un contorno di non so più quante villette da sparpagliare in una località tra le più belle al mondo, ricca di ulivi monumentali (molti non ancora censiti), denominata Sarparea - che gli empi, con l’aggiunta del lemma “Oasi”, han trasformato in una Srl, e che di questo passo si tramuterà in un’Oasi Diarrea.

Vorrei rassicurare il lettore (quell’unico, seppur ci fosse) che, quanto al cognome che associa il sottoscritto al sindaco di Nardò, salvo smentite dell’ultima ora [e nel caso sarei il primo a eradicare il mio millenario albero genealogico, in ossequio al piano Silletti, ndr.], con ragionevole certezza posso asserire che non v’è alcun rapporto di parentela tra i miei avi defunti e i morti suoi.

*

Dunque non di gemellaggi con certe giunte avremmo bisogno, ma di distinguo.

Sicché per “Andare Oltre” veramente, superando il partito del cemento e delle scemenze, sarebbe d’uopo un atto di coraggio da parte dei nuovi amministratori della cosa pubblica galatinese con un paio di delibere semplici e innovative, anzi rivoluzionarie e indispensabili, già adottate da altri comuni d’Italia un pizzico, diciamo così, più lungimiranti di Nardò: 1) lo stop al consumo di suolo, e 2) il divieto all’utilizzo di diserbanti e pesticidi chimico-industriali in tutta l’area comunale.

Queste due scelte di governo del territorio sarebbero l’architrave di un nuovo Rinascimento galatinese, non solo in termini culturali, ma di crescita vera, sviluppo e occupazione [se non riuscite proprio a coglierne i nessi, chiedete e con calma vi sarà spiegato tutto per filo e per segno, ndr.], nonché la svolta per un vero primato della Politica sul potere degli apparati burocratici [incluso quello di qualche dirigente comunale che, al di là del cognome aureo, sembra abbia finora giocato al ruolo del Re Mida al contrario, ndr.].

A Galatina e dintorni stiamo ancora pagando (e ne avremo per molto) le conseguenze delle scelte nefaste delle passate autorità palazzorsinane, di cui l’autorizzazione al Mega-Porco Pantacom in Cascioni è la punta dell’iceberg, il colmo, l’acme (e forse anche l’acne).

Nell’attesa del Mega-porco collemetese, sta procedendo a ritmi sostenuti un po’ ovunque lo sbancamento da ruspa degli ultimi lembi di terreno comunale e le colate da betoniere per massetti in latero-cemento [cola-cem: c’est plus facile, ndr.] finalizzati all’edilizia residenziale e aziendale rigorosamente private.

Un esempio per tutti: la costruzione dell’ennesimo grande capannone pronto a ospitare un supermarket, o come cavolo si chiamerà, nei pressi dei campus scolastici tra via Sogliano e via Noha, proprio di fronte al Penny (così poi vediamo chi chiuderà per primo).

Non vorrei qui entrare nel merito delle linee strategiche sottostanti i “business-plan” di certi diciamo investimenti, o delle motivazioni (o allucinazioni) di marketing stilate dai cosiddetti consulenti aziendali, o dei calcoli elaborati dalla supposta classe politico/imprenditoriale locale (dico bene, supposta) per concedere autorizzazioni per nuovi ulteriori fabbricati commerciali più o meno intra moenia: evidentemente c’è chi nei piani alti crede che con questi chiari di luna si possano riempire i carrelli di tutti gli empori del circondario comunale facendone tintinnare le casse magari a tutte le ore del giorno e della notte, feste comandate incluse.

Sarebbe appena il caso tuttavia di far osservare che sulla provinciale 362 Galatina-Lecce, a ridosso del distributore della Esso, ad un fischio dal passaggio a livello, giace la carcassa dell’ex-supermercato della Lidl (il grande magazzino a chilometro zero, vale a dire tedesco, venuto a mancare prematuramente all’affetto dei suoi cari), con tanto di striscione in PVC con su scritto “Vendesi immobile commerciale di 1.315 mq”.

Ebbene, questo capannone, facente parte della nutrita categoria dei fabbricati industriali, artigianali e commerciali messi in vendita è da tempo in dolce attesa di un fantomatico compratore. Campa cavallo (benché l’erba non cresca più): sembra destinato, poveretto, alla stessa sorte di certe prostitute ormai troppo vecchie che – scusate l’espressione - non si fila più nessuno (tranne magari l’“intenditore”), quantunque il fabbricato sia tutto sommato nuovo di zecca.

Ora. Visto che la curva di offerta non riesce più a incrociare alcuna curva di domanda di opifici o stabilimenti o magazzini, cosa c’era di meglio e di più economicamente saggio da fare se non autorizzarne (e quindi costruirne) degli altri di diciamo identica taglia, target e fattura? Sì, signora mia, pare che siamo in presenza di un nuovo modello economico in cui l’offerta non solo prescinde dalla domanda, ma addirittura la evita.

Ribadisco un concetto già espresso altrove: questi non stavano bene.

Mi auguro che i nuovi amministratori della cosa pubblica del distretto galatinese invece si sentano anzi stiano un pizzico meglio dei loro predecessori, riescano con le loro scelte politiche ad “andare oltre” il loro naso, e soprattutto rivedano certi propositi di corrispondenza d’amorosi gemellaggi con quella sciagura aerea, terrestre e marittima che risponde al nome della giunta Mellone di Nardò.

Sennò sarò io il primo a morderli. Dopo averli preventivamente fatti a fette.

Antonio Mellone