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Ristorati dall'Amore - III Domenica di Quaresima 15 marzo 2020
Di Redazione (del 15/03/2020 @ 00:00:00, in "Il Vangelo della Domenica" di don Francesco Coluccia, linkato 1625 volte)

 

Carissimi Fratelli e Sorelle,

cerco di raggiungervi, come posso, per condividere con voi la Parola che ci disseta per ristorarvi in questo tempo di deserto, dettato dalla condizione di solitudine di questi giorni e nell'ora più calda della nostra vita che rischia di non farci vedere bene il futuro e di farci tanto soffrire. Ascoltiamo il vangelo.

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 4,5-42)

In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani.
Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo;da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».
Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete;ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito;in questo hai detto il vero». Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte;voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui.
Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato;altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».
Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

Parola del Signore.

 

Entriamo insieme nel testo che abbiamo appena letto e ascoltato.

Gesù incontra una donna presso un pozzo.

I pozzi sono importanti nelle Scritture e lo sono anche nella nostra vita: senza acqua, infatti, non viviamo. Abbiamo bisogno di acqua e perciò abbiamo bisogno di pozzi. Il nostro organismo è costituito per il 60% di acqua, in un neonato abbiamo l'80%. Anche per questo motivo l’acqua, la sete, diventano metafore profonde della condizione umana, soprattutto dei suoi desideri, diremmo dell'essenziale.

Viviamo, infatti, anche di desideri, di speranza; abbiamo fame e sete di vita, di futuro, del bene che si può realizzare  nella nostra vita. Ma dove andiamo ad attingere l'acqua?

La donna del vangelo si reca ogni giorno alla stessa ora, quella più calda, ad attingere acqua, allo stesso pozzo e nonostante tutto ha sempre sete. Forse ci rechiamo da cisterne screpolate, che non danno acqua buona.

 

Quali sono queste cisterne? Di cosa riempiamo la nostra vita per cui abbiamo sempre sete, come se ci mancasse sempre qualcosa? É necessario fermarci e probabilmente questi giorni di fermo forzato possono aiutarci. Tante cose intorno a noi, tanti impegni, ma è proprio questo ciò che serve alla nostra vita? Diremmo:«Sono tutte cose importanti!». Certo! Ma non è che ci hanno fatto perdere il gusto di una parola condivisa, di una stretta di mano fatta in tutta calma, di uno sguardo aperto al futuro? In definitiva della capacità di amare con il cuore? Non importa ciò che facciamo o quanto facciamo, ma come lo facciamo.

 

Alla donna Samaritana Gesù rivela che a dissetarci davvero è solo il dono di Dio: «Se tu conoscessi il dono di Dio!». A questa donna, che è corsa dietro a tanti uomini senza incontrare lo sposo vero, Gesù si rivela come colui che, con il suo dono, con la sua presenza, con il suo amore, può colmare per sempre la sua sete.

Gesù ci rivela chi siamo e come possiamo essere. L’acqua che egli ci dona, infatti – scrive San Paolo ai Romani – è l’amore di Dio che lo Spirito Santo riversa nei nostri cuori (II Lettura). A causa della mancanza di acqua, gli Israeliti nel deserto dubitano che Dio sia in mezzo a loro (I Lettura).

 

A causa della mancanza di amore possiamo arrivare a dubitare della presenza di Dio e senza il suo amore non siamo nulla. La Samaritana lascia la brocca e corre. Lascia le sue sicurezze e si abbandona all'amore.

Se lasceremo le nostre sicurezze e ci abbandoneremo all'amore anche la nostra vita cambierà.

Nel dono di Dio, che è lo Spirito, scopriamo sorpresi che la nostra sete è saziata perché Dio è dentro di noi, e noi diventiamo suo tempio, sua dimora: adoratori in spirito e verità.

 

Oggi non possiamo vivere l'eucarestia domenicale insieme, ma possiamo adorare Gesù nel nostro cuore, la prima chiesa è il nostro corpo. Dentro di noi siamo ristorati dal Suo Amore e riconciliati con noi stessi diventiamo capaci di donare amore. In questi giorni poiché non possiamo farlo con gesti ravvicinati, facciamolo con uno sguardo, con una parola, con un servizio fatto con amore. Coraggio! Non siamo soli Gesù Cristo è con noi. Egli è il nostro sposo che si dona incessantemente. Il suo sguardo ci riempie d'amore, ci ristora e ci disseta. Non attendiamo sempre l'altro faccia il primo passo, lasciamo le vecchie abitudini e manifestiamo amore.

Ora, tornate a rileggere e poi a pregare il vangelo ascoltato. Egli saprà parlare ancor di più al vostro cuore.

 

Vi abbraccio nella preghiera.

Don Francesco Coluccia