
C’è  pure chi s’è scocciato di leggere questi fastidiosi articoli che hanno per tema  un problema irrisolto (quello della vecchia scuola elementare di Noha,  ristrutturata ma anche no), piuttosto che nausearsi del fatto che sono stati  spesi (finora indarno) unmilionetrecentomilaeuro per risistemare un  “contenitore” di aria fritta. Anzi di aria calda e fredda, rispettivamente  d’estate e d’inverno, visto che non funzionando l’aria condizionata per  mancanza di energia elettrica, la vecchia scuola elementare di Noha, riportata  al suo antico splendore – si fa per dire – si trova nello stato adatto per  godere di quello che si definisce clima  continentale. Sì, siamo fatti così, noi altri. Ci dà fastidio il tono, o il  semitono, utilizzato nel vergare un articolo, ma senza entrare nel merito;  guardiamo alla pagliuzza ma ci scordiamo della trave, non cogliendo il senso  del dramma, dell’isolamento, dello   scoramento, della sciatteria di cui siamo vittime sacrificali.  
Se  questo qualcuno, preferendo la rinuncia piuttosto che la denuncia, s’è rotto le  scatole, lasci perdere, non legga punto questi ghirigori di parole al vento, e  pensi ad altro, si concentri sul suo orticello, guardi pure le corbellerie  televisive, e pensi al mondo che lo circonda solo quando a questo dovesse  capitare di passare per caso dal tinello di casa sua. 
C’è  pure chi ci dice che siamo (oltretutto) sarcastici, senza indicarci esattamente  dove e come. Noi non crediamo che i nostri interventi siano sarcastici: non è  mai stata nostra intenzione “demolire gli altri”, ci mancherebbe altro (e se  qualcuno si fosse sentito offeso, sappia questo qualcuno che non è mai stata  nostra intenzione). Noi siamo alla ricerca di pietre da lanciare nello stagno  (per smuovere le acque) e non abbiamo mai mirato alla testa di alcuno. 
Ora  vorremmo invece chiederci sommessamente: perché mai la libertà di espressione  dovrebbe diventare libertà di applauso? Perché non criticare (per provocarne  una reazione: che non arriva) anche chi si è sostenuto e si vorrebbe continuare  a sostenere?
Qualcun  altro ci ha anche saggiamente consigliato di “lasciarli lavorare” (gli addetti  ai lavori, s’intende). Ma noi ne saremmo ben lieti, ci mancherebbe altro, se  questi “tecnici” (a volte soltanto teorici) s’impegnassero solo un po’ di più,  dandocene possibilmente l’impressione, o il semplice sentore. 
In  questo caso però ci sorge il dubbio che dietro il silenzio degli indecenti il  nulla nulleggi. E poi questo benedetto “lasciateli lavorare” l’abbiamo sentito  molte altre volte, soprattutto nella prima parte degli ultimi diciassette anni,  allorché un cavaliere “mascarato”, sì, l’uomo della provvidenza, l’uomo del  fare (che non ha mai voluto rendere conto del “come”), quello con i capelli  disegnati, s’aggrappò al potere (e ad un paio di cosette di forma più o meno  sferica) per farsi i fatti suoi. E ora noi, dopo questa bella e pluriennale  esperienza, dovremmo ancora una volta atterrare l’occhio ed il muso, tacendo,  per “lasciar lavorare” chi probabilmente non sa nemmeno da dove partire? 
Si  mettano l’anima in pace, politici e codazzi nostrani: noi non cadremo  nell’errore di chi per “lasciar lavorare” chi non ne ha né intenzione né idee  né voglia, si munisce di auto-bavaglio. 
C’è  chi dice che non ce ne vada bene una. Noi non sappiamo se ce ne vada bene (o  meno) una o due o mille cose. Sta di fatto che non ci va proprio giù il fatto  che si buttino al vento i nostri soldi, i soldi pubblici scarsi per  definizione. Ci piacerebbe sapere se c’è qualcuno che invece sia contento del  fatto che la scuola sia restaurata da circa un anno, ma rimanga chiusa per  ferie (di cervelli). C’è forse qualcuno che si sia già rassegnato all’idea che  quella scuola elementare di Noha non entri in funzione né ora né mai? O che ci entri  pure, ma a ranghi ridotti, come se fosse figlia di un dio minore? Perché a  Noha, in nome del pragmatismo, dobbiamo sempre accontentarci del second best anziché dell’optimum? Perché accontentarci come al  solito delle cose fatte “così e così” anziché di quelle fatte a regola d’arte? Perché  ripiegare, rinunciare per forza di cose all’obiettivo massimo ricorrendo ad  espedienti, come quello dei 10 kwh anziché dei 50 dovuti? Di chi è la  responsabilità di questo stato di fatto? 
Bè,  noi siamo abituati a chieder ragione delle cose, e non ci rassegniamo  facilmente accettando tutto passivamente. 
In  mancanza di una stampa degna di quest’alta funzione, in mancanza di giornalisti  dalla schiena dritta (ed in presenza, invece, di pseudo-giornalisti  cerimonieri), noi continueremo a fare i cani da guardia attraverso quello che  viene chiamato citizen journalism:  che è quello che non deve “lasciar lavorare nessuno”, nel senso che deve  pungolare tutti, restando sempre e comunque all’opposizione (graduata, si  capisce, sulle caratteristiche dei governi locali o nazionali di turno),  cercando di avere sempre un atteggiamento fiducioso, certamente, e tuttavia pur  sempre guardingo, critico, e diffidente caso per caso. 
Noi  non taceremo, e ci dichiariamo sin d’ora pronti a cambiare opinione di fronte a  fatti nuovi e, ci si augura, risolutivi. 
Nel  frattempo ci dicano pure che siamo dalla parte del torto (ma senza dimostrare  chi sarebbe dalla parte della ragione o del diritto, e perchè). E ci diano pure  degli anti-politici. Ce ne faremo una ragione.
Antonio Mellone