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Perchè lo diciamo in inglese?
Di Michele Stursi (del 31/03/2015 @ 21:41:32, in NohaBlog, linkato 1825 volte)

Premetto che non ho nulla contro la lingua inglese. Diciamoci la verità, la lingua inglese è piuttosto semplice e immediata, non sta a badare a fronzoli (Shakespeare e altre decine di scrittori ci hanno lasciato delle pagine indimenticabili in lingua inglese, ma parliamo di altri livelli). Forse è per questo che è la lingua europea per definizione, è la lingua per comunicare con chiunque e ovunque senza difficoltà. È la lingua degli affari e soprattutto la lingua delle scienze, da quelle naturali a quelle informatiche. Come ho sentito dire più volte e da più persone, al giorno d’oggi se non conosci bene l’inglese non vai da nessuna parte!

Retorica a parte, l’importanza della lingua inglese è oramai un dato di fatto. È difficile spiegarsi con i gesti al telefono con una persona che sta all’altro capo dell’apparecchio, se questo è anche all’altro capo del mondo. Le difficoltà aumentano se poi dalla tua telefonata dipenderà il successo o lo sviluppo di un progetto in cui qualcuno ha investito del denaro. Quindi, nessuno vuole e può mettere in discussione l’utilità della conoscenza della lingua inglese per poter comunicare con persone che non conoscono la lingua italiana. Quello che non torna è il motivo per cui dovremmo infarcire l’italiano di vocaboli inglesi (a volte malamente italianizzati) parlando con persone che conoscono l’italiano.

Qualcuno potrebbe obiettare, e son sicuro che lo farà: qualsiasi lingua è per definizione un’entità malleabile, che si lascia contaminare, che risente dell’influenza del tempo, della cultura e dello stile delle persone che la parlano. Corretto e guai se non fosse così, parleremmo ancora il volgare di Dante Alighieri!

Tutti i giorni organizziamo meeting al posto di incontri, facciamo delle call invece di chiamate, shopping piuttosto che spesa. Altri giorni prenotiamo dei ticket per vedere la performance di qualche star, guardiamo il nostro talk-show preferito oppure facciamo un happy hour con gli amici. Queste e tante altre espressioni sono entrate con irruenza nella lingua italiana, contagiandola e allo stesso tempo arricchendola. Non possiamo più farne a meno, fatichiamo tal volta a ricercare il corrispondente italiano, altre volte non ci riusciamo perché ci rendiamo conto che non esistono singole parole in grado di rendere appieno in italiano il significato di una parola inglese (si veda il termine selfie).

Il problema è che talvolta, noi italiani, a voler calcare la mano rischiamo di cadere nel ridicolo. E talvolta si corre il rischio di “scannare” (invece di scannerizzare) la nostra carta d’identità italiana.

Michele Stursi