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Coniglio comunale
Di Antonio Mellone (del 30/09/2017 @ 12:14:33, in Comunicato Stampa, linkato 2088 volte)

“Nel Consiglio Comunale di Galatina, quello di martedì 26 settembre 2017, i lungimiranti politici locali, in maniera bipartisan, decidono finalmente di dire ad alta voce e addirittura all’unisono ‘Stop al consumo di territorio’, di annunciare al mondo che basta con il cemento e l’asfalto, e che non ha senso uccidere ulteriori 25 ettari di fertile campagna di contrada Cascioni attraverso la creazione di un inutile, anacronistico e dannoso mega-porco commerciale, promosso dagli speculatori di turno e caldeggiato da chi non coglie il senso dell’ulteriore dramma ecologico ed economico che ne deriverebbe.”.

Poi ti svegli, la dolce visione onirica svanisce, e ti ritrovi nel bel mezzo di un incubo.

“Sogno o son desto?” mi son più volte chiesto mentre ascoltavo allibito gli interventi dei miei Diciamo Rappresentanti politici in seno a quel consiglio comunale, pieno zeppo del nulla cosmico [bei tempi quando questo nulla era almeno comico, ndr.]: un nulla tuttavia pericoloso in grado ancora una volta di scrivere una delle pagine più losche della storia di Galatina.

C’era da discutere - ma invero di reali Discussioni Politiche, nemmeno l’ombra - sull’ennesima convenzione [o meglio circonvenzione, per giunta d’incapace, ndr.] tra Comune e Pantacom, la società a responsabilità segata che vorrebbe costruire un centro commerciale nella periferia di Collemeto.

Qualche dirigente comunale, in maniera maldestra e giacché c’era pure con mille refusi (e altrettanti pallosissimi interminabili “errata corrige” comunicati agli astanti Tafazzi), fa votare quasi all’unanimità, tranne un contrario, un paio di astenuti e i soliti assenti [per la verità, assenti anche quando fisicamente presenti, ndr.], l’ennesima modifica alla suddetta convenzione, dando così l’imprimatur alla definitiva approvazione dello scempio da parte della Regione, e spingendo la povera monaca di conza, vale a dire Galatina, verso la clausura nell’ennesimo centro commerciale.

La precedente versione della suddetta cir-convenzione [tra l’altro approvata da quasi tutti i consiglieri di destra: incluso dunque il PD, ndr.] prevedeva, a ristoro del macello ecologico derivante dalla colata, nientepopodimeno che un “parco urbano” di 5 ettari [da noi, una cosa del genere, è da considerarsi ormai come un bosco a tutti gli effetti, ndr.] con tanto “di piante, panchine, sentieri, impianti di illuminazione, e un’area giochi per bambini”. Insomma un’oasi nel deserto di fronte alla cattedrale [da intitolare probabilmente agli 800 beati/beoti martiri di Collemeto, quelli della famosa raccolta firme pro-Pat (Pat è il diminutivo, anzi il vezzeggiativo di Pantacom), ndr.].

Pare che per questioni legate all’aspetto idrogeologico dell’area non sia assolutamente possibile piantare degli alberi [e pensare che un tempo erano gli alberi il miglior antidoto a certi dissesti, ndr.], ma solo cespugli, sicché, anziché lasciare il mondo come sta e dire a Pantacom: “Signori, la convenzione è quella che abbiamo a suo tempo siglato insieme e da lì non ci muoviamo di un millimetro; questo è quanto; è stato un piacere; arrivederci”, si mettono invece a spianarle la strada, parlando di fantomatiche penali milionarie, e di altre simili minchiate, e barattano così il genius loci, il territorio e finanche la loro anima per 420.000 denari emessi dalla Bce [euro che, detto tra noi, Galatina vedrà con il binocolo, ndr.].

Ma quel che risulta oltremodo ridicolo [per fortuna il ridicolo non ha mai ammazzato nessuno, se no l’altra sera in quell’aula consiliare avrebbe fatto un’ecatombe, ndr.] è il livello del cosiddetto dibattito. Uno pensava che con le precedenti amministrazioni ci si fosse asintoticamente avvicinati allo zero. Ma a quanto pare, con l’attuale, non solo l’abbiam toccato, ma a breve saremo costretti a utilizzare i numeri relativi (in particolar modo quelli con il meno davanti).

Ora. Nessuno pretende che i consigli comunali locali siano dei seminari su Wittgenstein, e nemmeno che gli interventi siano perfetti e irreprensibili dal punto di vista della dizione [vabbè, qualche ‘nciarfisciamento ci sta pure: ma, per favore, non esageriamo, ndr.], o inappuntabili quanto a chiarezza o impeccabili nella sintassi, bensì soprattutto nella logica e nella coerenza politica, che spesso sono apparse, come dire, ossimoriche.

Intanto c’è stato l’intervento di un discreto manipolo di politici della maggioranza che han così tanto fatto brillare della loro stessa perspicuità il “nuovo modo di fare politica", da meritare sul campo (ad honorem, diciamo) il cambio di denominazione della loro fazione: da Andare Oltre ad Andare A Cagare [i perbenisti per favore si voltino dall’altra parte o bazzichino lontano il più possibile dai miei appunti, ndr.].

Gli esponenti di codesto gruppo (alcuni pivelli, o presunti tali) nelle loro dichiarazioni di voto sembravano ostili al mega-porco, anzi contrarissimi, convinti, ma così tanto, ma veramente tanto, che il sottoscritto, dagli spalti riservati al pubblico (sparuto, anzi sparito dalla circolazione), stava per sciogliersi in un caloroso applauso al loro indirizzo.

Un applauso davvero scrosciante, l’avrebbero meritato da lì a qualche minuto, allorché le loro manine si sono alzate nel voto unanime a favore della novella suddetta cir-convenzione-d’incapace-pro-porco-Pantacom: quando si dice Andare Oltre la coerenza, la dignità politica e la decenza.

C’è pure chi ha accennato – e te pareva - agli immancabili 200 posti di lavoro [gli interessati in cerca di occupazione inizino a mandare già sin d’ora i loro curricula, non si sa mai, ndr.], per concludere con l’ineffabile intervento del portavoce dei Cinque Stelle che ha votato No, ma ha blaterato di ristori o risarcimenti insufficienti per cui si sarebbe potuto magari chiedere di più, se non altro per l’enorme perdita di tempo da parte degli uffici della curia galatinese. Va bene, ma non era questo il punto principale.

I temi veramente importanti erano altri ed era necessario esplicitarli in quell’assise (se solo fossero stati pensati): e cioè che nessun risarcimento sarebbe stato sufficiente a riparare i danni di un mega-porco commerciale; che un consiglio comunale non è stato istituito per ratificare alcunché, men che meno le cir-convenzioni al ribasso con soggetti come Pantacom, società oltretutto “inattiva”, che non danno uno straccio di garanzia; che se davvero il gruppo più corposo della maggioranza avesse manifestato un pizzico di coerenza tra il dire e il fare, e soprattutto la schiena dritta, votando contro il mega-porco (com'era nei suoi propositi pre-elettorali), avrebbe con molte probabilità fermato la corsa verso il baratro, e non solo commerciale, di un intero territorio; che l’impianto di un centro commerciale oggi è così anacronistico che potrebbe esser paragonato all’utilizzo del Televideo per leggere le notizie; che i fantomatici (o pantacomici) risarcimenti a carico del comune sono una presa per il culo inventata da chissà chi [perché mai il comune avrebbe dovuto risarcire Pantacom? Perché non ha voluto cambiare la convenzione? E che cavolo di “convenzione” sarebbe codesta, etimologicamente parlando? ndr.]. E altre motivazioni del genere, ben più forti dell’insufficienza di un risarcimento.

*

Ma, a quanto m’è dato di capire, il vero problema qui non sono i rappresentanti, ma i rappresentati; non gli eletti ma gli elettori; non la Pantacom ma Galatina stessa. La bella addormentata nel bosco. Ormai scomparso. Per convenzione.

 

Antonio Mellone