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Mega-Porco commerciale: sinistro dello sviluppo economico
Di Antonio Mellone (del 31/12/2017 @ 16:27:34, in NohaBlog, linkato 1450 volte)

Le amenità della Convenzione (ovvero Circonvenzione di incapace) firmata tra Pantacom srl (quella del centro commerciale di 25 ettari di cemento in mezzo alla campagna) e il Comune di Galatina non finiscono mai di stupire.

In un altro brano del poema omerico troviamo quanto segue: “Gli obblighi assunti dalla società con la presente Convenzione vengono personalmente garantiti dall’Amministratore unico e legale rappresentante, sino al rilascio della polizza fideiussoria a prima richiesta di 80.000,00 euro (euro ottantamila/zero zero) rilasciata da primaria banca o compagnia assicurativa”.

Poffarbacco, per non dire mej cojoni.

Ora, un Cittadino degno di questa dignità subito chiederebbe ai suoi rappresentanti politici: “Scusate tanto: ma chi sarebbe codesto legale rappresentante? E che valore ha una firma di garanzia personale da parte dell’amministratore della Pantacom, soprattutto in termini monetari, patrimoniali, finanziari, oltre che dialettici? E - se non chiedo troppo - da quando in qua in un contratto con gli enti pubblici basta la parola? [Che con molte probabilità è Falqui o altro lassativo similare?, ndr.]. E ammesso e non concesso che la Srl riuscisse ad ottenere una fideiussione di 80.000 euro, cosa si riuscirebbe a garantire con soli 80.000 euro, pari ad una percentuale risibile [eufemismo, ndr.] delle spese da sostenere per i lavori di pubblico disinteresse, tipo le famose tre grandi rotatorie [tra le poche opere Diciamo Pubbliche superstiti, visto che il famoso parco verde di cinque ettari è sfumato come il vino bianco sulle scaloppine, ndr.]?”

Questo, in un paese normale. A Galatina, invece, nessuno chiede e nessuno risponde. Un classico.

Oltretutto con “80.000,00 euro di fideiussione a prima richiesta rilasciata da primaria banca o assicurazione” non si riuscirebbe a garantire nemmeno il costo di una ruspa di seconda mano pronta a sbancare campo Cascioni, ma nemmeno le fondamenta del primo capannone o il carburante per l’inizio dei lavori, figuriamoci a risarcire il Comune di Galatina a fronte di "eventuali danni derivanti dal mancato rispetto dei termini della Convenzione” [che a questo punto sarebbe d’uopo chiamare più precisamente Convinzione, ndr.].

*

Sempre a proposito di garanzie, ricordo che nella Conferenza dei Servizi che ebbe luogo a Bari a metà aprile 2014, si convenne in qualche modo su di un’altra assicurazione, quella di un milione di euro (un-mi-lio-ne-di-eu-ro-si-gno-ra-mia) da trovare entro il 31 gennaio 2015 (anno di venerata memoria). Ma anche di quella garanzia a favore del Comune, scritta con inchiostro simpatico nel libro dei sogni [come i 200, quasi 300 posti di lavoro che verranno creati, più o meno come quelli di Tap, al tempo delle calende grike, cioè ai tempi di Calenda, grande sinistro dello sviluppo economico, ndr.], non si seppe più nulla. Prescritta. Sedotta. Abbandonata.

Ormai, in queste contrade, “garanzia” è diventata un lemma così anacronistico, bisbetico, eteroclito che a Galatina pensano subito all’avviso di.

Dunque meglio evitarla come la peste bubbonica.

Nel frattempo concediamo pure l’ennesima proroga a Pantacom (tema principale della prossima ventura Conferenza dei Servizi rinviata, pure questa, al 12 gennaio prossimo venturo), giacché secondo i cosiddetti politici locali “la società ha tutto il diritto di richiederla” visto che investirà venti milioni di euro (fonte: il solito Quotidiano di Caltagirone), mentre il Comune evidentemente non ne ha alcuno di opporvisi [sembra brutto nei confronti di certi colonizzatori forestieri, ndr.].

E così mentre altrove si richiedono garanzie reali “soddisfatti o rimborsati”, nelle nostre contrade ci accontentiamo delle solite garanzie sopraffatti o rimbambiti.

Antonio Mellone