\\ Home Page : Articolo : Stampa
Don Francesco Coluccia è il nuovo direttore de “il Galatino”
Di Antonio Mellone (del 02/02/2020 @ 20:58:27, in NohaBlog, linkato 2440 volte)

Questa volta il Parroco di Noha non ha suonato le campane per comunicare Urbi et Orbi di esser diventato ufficialmente - con l’ultimo numero in edicola il 31 gennaio 2020 - il novello direttore de “il Galatino”, uno tra i periodici più longevi dell’Italia meridionale, del Salento sicuramente, puntualmente in edicola ormai da 53 anni.

Io me ne sono accorto acquistando la copia quindicinale del giornale, al quale ho collaborato per un bel po’ a partire dal 1994, sotto la direzione di quel maestro di bella scrittura e soprattutto giornalismo che era il prof. Zeffirino Rizzelli.

Don Francesco prende il posto di Rossano Marra - successore del Rizzelli - venuto a mancare improvvisamente il 7 gennaio scorso, facendosi carico di un’eredità fatta di parole importanti che avrebbero il compito di cambiare il mondo, a partire dalla nostra “piccola patria”.

“il Galatino”, fondato insieme ad alcuni suoi amici nel 1968 dal prof. mons. Antonio Antonaci, un altro gigante della Storia locale (scritta finalmente con la maiuscola e senza virgolette), per continuare a esistere non può non avere che questa ragione sociale: raccontare il bello e il buono certamente, ma senza scordare l’importanza del pensiero critico, inteso come discernimento, ricerca delle differenze, sprone al miglioramento dell’azione politica, denuncia della banalizzazione non più strisciante ma strombazzata ai quattro venti via social network (che di social ormai hanno solo il nome).

L’augurio che mi sento di rivolgere al nuovo Direttore Responsabile del quindicinale galatinese è quello di voler fare la rivoluzione: la quale nasce dalle parole e prosegue con la grammatica dello stare insieme, s’imbeve del lessico del rispetto e fa propria una sintassi che (mi permetto di suggerire a un uomo che ha scelto di fare il prete) potrebbe trovare fondamento su due testi: il primo è il più antico inno rivoluzionario che si conosca, che non è Bandiera Rossa ma il Magnificat, canto di liberazione forte e inesorabile contro le contraddizioni sociali e le distinzioni di classe (“[…] ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore / ha rovesciato i potenti dai troni / ha innalzato gli umili / ha ricolmato di beni gli affamati / ha rimandato i ricchi a mani vuote […]”); il secondo è la Laudato si’, l’enciclica di Papa Francesco del 2015, che affronta in maniera unitaria molti temi chiave della lotta per la giustizia ambientale.

Se a questi due testi (Vangelo ed Enciclica papale) si riuscisse ad affiancare anche la nostra Costituzione (che quasi tutti i governi, non escluso l’ultimo, sembra indulgano nello sport di bersagliare), credo che sarà ancora una volta cosa buona e giusta: di più, nostro dovere e fonte di salvezza per tutti i Cittadini degni di questa carica.

Antonio Mellone