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Fiori e rifiuti
Di Marcello D'Acquarica (del 15/06/2020 @ 13:20:28, in NoiAmbiente, linkato 1302 volte)

Stamattina, seguendo il consiglio di Lino Sparafochi (Lino, tra parentesi, è il più ambientalista di Noha, perché oltre a dispiacersi delle oscenità dei perbenisti pronti a sparpagliare ovunque l’unica vera cosa che più sono in grado di produrre, vale a dire la spazzatura, si indigna a tal punto da venirmelo a raccontare), mi sono recato verso la Vora, dove Lino aveva avvistato dei rifiuti, tanti rifiuti.

E così, recatomi sul posto, mi sono reso conto che a partire dalla chiesa Madonna delle Grazie e poi verso sud, fino a Sirgole, nohani & co. esprimono tutta la loro “sensibilità” in tema di rispetto per l'ambiente e, dunque di loro stessi. Tanto, per lavarsi la coscienza, è sufficiente raccontare ai bambini delle scuole la favoletta degli alberi da piantare, del Piedibus, delle cartacce ai giardini, ecc. ecc.

Queste diciamo persone saranno così sensibili e così preparate da cogliere subito anche la gravità di un’altra ventina di ettari di pannelli fotovoltaici che stanno cercando di impiantare nelle campagne di Collemeto e, subito dopo, in quel di Porto Cesareo. Così come, qualche annetto fa, furono attente e pronte a fare le barricate, insieme ai loro degni rappresentanti al comune di Galatina, quando qualche SRL (società a responsabilità limitatissima, prima di pertinenza di alcuni spagnoli, poi la proprietà della società passò ai tedeschi) tentò di infilzare la campagna di Noha con una settantina di ettari di loculi solari.

Tanto per dirne un’altra, nel triangolo davanti ai giardini Madonna delle Grazie, i soliti ignoti, hanno prima gettato delle tapparelle; poi siccome sembrava brutto che le tapparelle soffrissero di solitudine ci hanno aggiunto dei copertoni di seconda mano e, per il meritato relax, qualche poltrona e divani. Però, siccome in giro c’era un bel po’ di Salvione crestu, e poi piantine di Camomilla, e Carote selvatiche, e altri fiori di campo (definite dal volgo: “erbacce”), il piromane di turno ha pensato bene “di far pulizia” appiccando un bel fuoco catartico.

Potevano lasciare in pace almeno la zona del Calvario? Nossignore. Se Calvario è, lo sia fino in fondo, anche in senso letterale. Ebbene in questa zona i volontari di NoiAmbiente (ex Fareambiente), avevano piantato tre Querce, e un Noce invece era spuntato da solo. Hanno bruciato tutto, e giacché c’erano anche ombrelloni, secchi di plastica e varie ed eventuali.

Continuando in questa specie di “passeggiata ecologica”, giungiamo nei pressi della Vora. Dove non hanno ancora appiccato il fuoco.

Strano. Si saranno esauriti i fiammiferi? O il gas dell’accendino?

Tranquilli. Che ci vuole. Per l’“igiene del mondo” (chissà chi ricorda i roghi nazisti) questo e altro.

Ultimamente non sono uscito di casa per via delle norme sulla pandemia, e speravo che questo incidente improvviso del Covid avesse fatto riflettere un po’ tutti sul guaio che stiamo combinando a questa benedetta Terra che ci dà la vita.

Evidentemente mi sbagliavo. Abbiamo ripreso come e peggio di prima.

Forse Lino Sparafochi ha ragione: siamo degli ottusi (per non usare l’espressione più colorita che forse renderebbe meglio l’idea).   

Marcello D’Acquarica