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Meglio voltare pagina (Quinta fetta di Mellone - estate 2024)
Di Antonio Mellone (del 30/09/2024 @ 13:35:37, in Fetta di Mellone, linkato 208 volte)

Pensavo di essere fuori tempo massimo, invece son capitato a fagiolo.

Insomma, sabato 14 settembre scorso, un’amica mi fa: “Questa sera avrei voglia di una buona pizza, hmm, ben lievitata”. Non cogliendo probabilmente piccanti allegorie, metafore e sineddoche, con topico tono da despota illuminato che non ammette repliche, le rispondo: “Invece questa volta nutriremo lo spirito: dunque si va dapprima al cinema, alla proiezione de ‘L’ultima settimana di settembre’, e a seguire al concerto d’organo nella basilica di Santa Croce”.

Vi dirò che nonostante il repentino passaggio dal rock progressivo ai rosari, non fui piantato in asso dalla novella Madre Teresa e, all’ora convenuta, ci dirigemmo verso il Cinema Massimo di Lecce per dar corso all’articolato cronoprogramma.

Bello il film con Diego Abatantuono e il giovane Biagio Venditti, non c’è che dire, ma a un certo punto, avendo preso la parola il regista Gianni De Blasi, presente in sala per la Prima, e tirandola lui un tantino per le lunghe, per una manciata interminabile di minuti ho avuto la sensazione che la seduta della mia poltrona fosse cosparsa di una penetrante miscela di pepe e peperoncino, dacché incombeva la seconda parte della serata e non volevo fare il bifolco arrivando in basilica a concerto iniziato.

Per fortuna (o sfortuna) l’orario dello spettacolo musical-basilicale era slittato di una ventina di minuti, in attesa dell’arrivo di sua eccellenza il vescovo (quando si dice la divina provvidenza). Entrati in quell’insigne tempio barocco famoso in tutto il globo terracqueo, tirato un decisamente troppo precoce sospiro di sollievo (non sapevo ancora a cosa stavo per andare incontro) trovo un paio di posti a sedere - per me e per la mia accompagnatrice - tra le panche riservate ai diciamo vip (sì, quando posso me la tiro un po’ facendo il fighetto con le amiche). Sennonché intravedo in lontananza, dall’altra parte della navata destra, il direttore artistico del Festival organistico del Salento, il M° Francesco Scarcella (a partire da quel sabato mio ex-amico), e, chiedendo alla mia compagna di sventura il permesso di assentarmi un attimo, come buona creanza vuole, vado a salutarlo. Non l’avessi mai fatto: dopo avermi fugacemente stretto la mano, il suddetto Scarcella, più veloce di un telegrafo, blaterando monosillabi perché non ne cogliessi appieno il senso di primo acchito, senza un minimo di diplomazia, perentoriamente mi fa: “Antonio, mi servi. Pagine… Organista… Francese…”. Al che, i miei superstiti neuroni uniscono i puntini di sospensione come si usa con quel passatempo della Settimana Enigmistica altrimenti detto “Cosa apparirà?”, realizzo immantinente di cosa si tratta, e rimango così di sasso, anzi di pietra leccese, che al confronto una scultura del Virgilio Pizzoleo avrebbe l’artetica.

In pratica, così su due piedi, mi è stata caricata sulle spalle la Santa Croce del Voltapagine dell’organista, se non proprio quella del Registrante; ergo più che al quarto d’ora di celebrità teorizzato da Andy Warhol sto per accingermi a vivere con molta probabilità la più brutta ora e un quarto (tanto dura il concerto) della mia vita. Sicché la prima locuzione di senso compiuto che mi viene in mente è: “Eloì, Eloì, lemà sabactàni”.

[Per sapere com’è andata a finire, tra qualche giorno la seconda e si spera ultima parte della saga].                            

Antonio Mellone