Generalmente verso la fine di novembre lassù sulla collina di Rivoli, in Piemonte, dove ho trascorso buona parte della mia vita, le temperature notturne iniziano a scendere sotto lo zero e il sole diurno non riesce più a scaldare quanto basta per far fiorire la campagna, come invece accade qui da noi in Salento.
È questa una delle svariate ragioni, non l'unica, per cui, nonostante le difficoltà, io e la mia famiglia amavamo tornare anche in inverno. E nonostante i disseccamenti degli alberi, la cementificazione a gogò, gli straripamenti di centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti questa benedetta nostra Natura non si smentisce mai.
Percorrendo quindi la strada che da Galatina porta a Santa Barbara, seppur sventrata a tratti da miniere e cave infinite, non può sfuggire allo sguardo la parte sana del panorama che si staglia a destra e a manca lungo la via e che a mezza costa della serra attraversa la campagna precedente all’antico abitato.


Dall’alto dello scosceso scivolano a valle prati verdi e colorati come fossero i quadri che hanno rapito l'attenzione di una moltitudine di artisti, tipo Van Gogh o Monet, il Botticelli ma anche tanti altri ignoti alle gallerie d'arte ma altrettanto testimoni della bellezza della terra di cui la nostra stessa carne è respiro. Antiche Masserie circondate dai muretti a secco dominano ancora gli austeri luoghi, marcati da sentieri e argini che si dissolvono a valle in una piana infinita fino a lambire le case del Comune di San Donato. Terra segnalata in molti riferimenti all’area di Collemeto anche nel Piano Paesaggistico Territoriale Regionale nell’ambito del Tavoliere Salentino, come sede produttiva di vini, olii e ortaggi tipici del nostro mediterraneo. Nelle nostre osservazioni protocollate nel mese di ottobre 2025 presso la Provincia, si legge altresì: “…l’uso produttivo della campagna legato alla vite, definisce una forte invariante territoriale per l’intero ambito”. E ancora: “…dove a proposito di Collemeto e Santa Barbara si certifica la presenza di: […] una florida agricoltura, specie nel settore orticolo, favorita dall'abbondanza di acque per irrigazione.” (OSSERVAZIONI DEL 8 OTTOBRE 2025)

Così dovendo fare provviste di vino e altri generi alimentari, prodotti a km zero, con la preziosissima e rara genuinità che nessuna holding internazionale può garantire, come invece possono fare le piccole aziende di Santa Barbara e dintorni, osservandone luoghi e colori, non potevo non chiedermi quale ragione muove gli amministratori sia regionali che territoriali nel voler sacrificare un luogo così innocente tra i pochi rimasti, consegnandolo nelle mani di improbabili benefattori, come intendono loro stessi definirsi che promettono di riciclare ben 90.000 t/a di rifiuti, pericolosi o meno, ridotti poi durante le varie fasi di incontri con le istituzioni, a 24.000 t/a, come se, un piccolo atollo di terra intonsa, straripante di bellezza, possa digerire nel suo fragile seno, tonnellate di veleni della cui provenienza non c'è ancora traccia.
Ma da questo crimine, pur essendo sancito nella nostra Costituzione che l’economia non deve sovrastare l’ambiente, pare non vi sia scampo. Difatti, fuori dalla porta, anzi già in fila sul portale della provincia di Lecce, s’annoverano decine, a centinaia di richieste di installazione di impianti per il trattamento di rifiuti (40.000 t/a di rifiuti, ForEnergy di Soleto e Galatina, e poi ancora Humus di Cutrofiano con 80.000, Baco Società Agricola s.r.l., di Lequile con 76.000, Salento Green di Galatina con 56.000, Calimera Bio di Calimera appunto, con 30.000, tutte esclusivamente disponibili a trattare FORSU (rifiuti da organico) con esclusione di Entosal, per un totale di circa 282.000, dove in tutta la provincia non si superano le 100.000 t/a.) tutti senza l'ombra di una pianificazione che sappia dire di quanti impianti avrebbe eventualmente bisogno il Salento, e quanti milioni di tonnellate possano sorbire i luoghi, residenti compresi, prima di soccombere.

L'infinito è qui, nel centro del Salento, quello che secondo la narrazione dei soliti romantici era ed è ancora, uno pezzetto di paradiso sfuggito dalle mani del Padreterno mentre creava l'Eden, il Paradiso Terrestre che, secondo le Sacre Scritture avrebbe dovuto essere laggiù, nella vicina Palestina: ma le strisce di Gaza, in nome del profitto, ormai sono ovunque.
Marcello D’Acquarica
NoiAmbiente e Beni Culturali di Noha e Galatina