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Lo “scisma” dei divorziati risposati di don Giorgio de Capitani
Di Admin (del 23/06/2012 @ 00:13:54, in Un'altra chiesa, linkato 2848 volte)

(riflessioni a proposito del discusso libro di suor Margaret Farley, “Just love. A framework for Christian Sexual Ethics” – un libro “condannato” dal Vaticano)

Perché eretica? Che cosa ha scritto di tanto strano questa suora?
Ha detto cose che la maggior parte dei cristiani pensa, e vorrebbe che la Chiesa ci ripensasse e si aprisse liberandosi di quei tabù secolari che hanno pesato, come macigni, sulla vita morale individuale e di coppia dell’intero Popolo di Dio, superando quelle barriere che stanno producendo tuttora lacerazioni nel tessuto stesso dei rapporti ecclesiali.
Come si può ancora sostenere che la masturbazione, sia maschile che femminile, sia qualcosa di tanto peccaminoso? Un peccato, pensate un po’, che nel passato costringeva i fedeli a confessarsi frequentemente (e i preti costretti a subire la solita tiritera!), magari dimenticando altre virtù, ben più importanti, quali la giustizia, il perdono, la fratellanza. Si rubava, e si trovavano mille scuse per auto-giustificarsi; ci si masturbava, e allora ci si sentiva a disagio fino alla successiva confessione, la quale, oltre l’effetto-placebo della grazia sacramentaria, lasciava intatti gli istinti come prima. Per fortuna! La masturbazione non è affatto un peccato! Non dico che sia una virtù: ognuno del proprio sesso faccia quello che crede!
E poi è successo che si è messo sotto silenzio quel fenomeno “criminale” che si chiama pedofilia dei preti! Masturbazione = peccato maledetto, pedofilia quasi giustificata con un silenzio complice, così complice da lasciare il pedofilo indisturbato nella sua perversione.
Chiesa, come hai potuto fare questo? E come puoi ancora oggi insistere nel tuo diabolico comportamento di punire in coscienza uno che si masturba, e di tollerare uno che violenta il corpo di un bambino o di una bambina?
Non mi soffermo sugli omosessuali e sulle coppie gay. Oggi tutti ne parlano, forse in un modo troppo ossessivo. Si è detto quasi tutto. La Chiesa, più che non capire, non vuole pubblicamente riconoscere i loro diritti, nemmeno quelli civili. Prova ne è il fatto che esistono tanti preti omosessuali, ma che non lo dicono pubblicamente. Se uno fa outing, ovvero rivela pubblicamente di essere gay, allora l’autorità ecclesiastica interviene nel rimuoverlo dall’incarico, naturalmente imbrogliando un po’ le carte: si aggrappa a qualche frase un po’ fuori delle righe in campo dottrinale per dare peso al provvedimento disciplinare.
Ma il tema ancora più scottante è quello relativo ai divorziati risposati. Qui bisognerebbe chiarire subito: un conto dire divorziato che non si è risposato, e un conto dire divorziato che si è poi risposato, naturalmente in Comune. I primi possono benissimo partecipare ancora alla vita sacramentaria, tranne che talora la gente, che ha idee un po’ confuse, si fa giudice ancor peggio della gerarchia ufficiale! Il problema si pone con i divorziati che si risposano, e qui la Chiesa è tuttora rigida nell’escluderli dai sacramenti, anche se gioca molto bene, come ha fatto il Papa a Milano, nel parlare di una Chiesa accogliente, con le braccia aperte, nel dire loro che non sono abbandonati…
Ipocrisia! E la gente non capisce più nulla, tranne i giornalisti ignoranti che subito scrivono di “grande apertura” della Chiesa. Pensate un po’!
Sì, ho usato la parola ipocrisia. Non saprei trovare una parola peggiore. La Chiesa, nella sua gerarchia, non sa più che pesci prendere: sa che i divorziati risposati aumentano sempre più, sa che si sta creando una specie di scisma all’interno della Chiesa stessa, e gioca sulle parole, illudendo la massa di “scismatici” a restare nella Chiesa, ma ai margini, a guardare i “perfetti”, i “regolari”, le coppie fortunate, o tanto fortunate che, appena muore il coniuge divorziato subito l’altro dà un forte sospiro di sollievo: Adesso mi posso finalmente sposare di nuovo in Chiesa, e partecipare ai sacramenti come prima! Un altro colpo di fortuna consiste nel riuscire, con mille cavilli, ad annullare il precedente matrimonio!
Quando la Chiesa si libererà da queste ipocrisie, e cesserà di illudere la gente con parole aleatorie che vorrebbero dare un po’ di conforto a chi vorrebbe aggrapparsi talora a un po’ di grazia risanante di Cristo?
don Giorgio De Capitani