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La mia terra
Di Albino Campa (del 25/08/2012 @ 01:12:11, in Cultura, linkato 3408 volte)

La mia è terra di mare, di vento e di sole, terra di uliveti, vigneti e fichidindia, terra di passaggio e di ristoro, di accoglienza e di turismo; terra di misteri, di pizzica e stornelli, terra della taranta, di mieru e tamburelli, terra di bande e cantanti. Questa è anche terra di costruzioni abusive e bramati condoni, terra di pozzi neri e discariche improvvisate, mare di contrabbando e terra di spaccio; terra violenta, terra che brucia, che marca a fuoco, segna nell’animo il viandante spaesato, colora le carni del pellegrino. La mia è terra di tutti, solo di pochi, forse nessuno, terra bramata, sudata, conquistata, terra venduta, anzi svenduta. Questa è terra di ricordi, terra di furesi, di tabaccare e taraletti, terra di masserie abbandonate, di chiese sconsacrate, di monumenti trascurati, ma è anche terra di pietra leccese, terra del barocco e della cartapesta, terra di mostaccioli e di cupeta, terra di pittule e cattellate. La mia è una terra coltivata, cementificata, terra di villette a schiera, di pale eoliche e pannelli fotovoltaici, terra venduta, anzi svenduta, terra avvelenata, terra maltrattata, bestemmiata, baciata e accarezzata, terra implorata, terra cercata, terra scomparsa. La mia è terra di moda, meta di forestieri, terra di palazzi antichi ceduti al miglior offerente, terra venduta, anzi svenduta, terra in mano a politici scellerati, terra senza più linfa, terra ancora viva, nonostante tutto. Questa è terra di artisti, terra di sconosciuti, terra di Carmelo Bene, terra di confine, terra di sacrifici, terra svenduta e poi rimpianta, terra di nomadi, terra di immigrati ed emigrati, terra di gente che ritorna. E ancora terra rinnegata, calpestata, sputata, ma anche terra di appassionati, romantici, terra di mare, di pesca e raccolti, terra di nessuno. La mia è una terra paziente, che ama e odia, terra che abbraccia e poi rinfaccia, terra di tutti, anche di chi la maltratta, terra ferita, terra impazzita, terra di ingiustizie, terra arretrata, abbandonata, terra che non molla e nonostante tutto riesce ad andare avanti. Terra di villeggianti, terra di terroni e polentoni, terra che non fa distinzione di razza, terra di musculi e di femmane, terra di casalinghe e di donne che faticano ad emanciparsi, terra di incivili e di buontemponi. Questa è terra d’estate, terra di notti passate in riva al mare o in campagna, terra di anziani, terra di giovani stanchi e disoccupati, terra di promesse mai mantenute, terra di sfruttamento, di lavoro nero, di evasione fiscale. Una terra rara, anzi unica, terra di tramonti e di albe, terra di santi, terra di sagre e feste patronali, terra di Notte della Taranta, terra di superstizione e di bigotte, terra di gente che vota Lega Nord, terra di creduloni e furbi, ma anche terra di gente onesta, che ogni giorno porta a casa la pagnotta, paga le tasse e non evade, terra di famiglie numerose e di lavoro vicino a casa, terra coraggiosa, terra di figli che vanno alla guerra e ritornano in una cassa, terra di lutti, terra di cunti e leggende, terra di Papa Cajazzu. Questa è terra di poeti, terra di Bodini, terra di prosa, terra di scrittori che non emergono, terra di editori che sanno emergere, terra di cultura, nonostante tutto. Questa è terra di serate in piazza, di vecchi amici che si ritrovano dopo una vita passata al Nord, terra di amori conquistati o rubati, terra di serenate e matrimoni, terra di prostitute e di vergini, terra di zitellone. Questa è la terra del pasticciotto e della frisa, terra di fiche con la mandorla, terra di studiosi e di scansafatiche, di monsignori e di onorevoli, di mafiosi e gente perbene. Questa è la mia terra. Questo e altro ancora è il mio Salento.

Michele Stursi