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Natale d’altri tempi (parte terza di tre)
Di Albino Campa (del 15/12/2012 @ 23:25:45, in NohaBlog, linkato 2537 volte)

Certamente per i bambini il momento più atteso era quello di gustare le ricette natalizie delle nostre nonne.
Prima di tutto le cateddhrate.
Sinuose e dorate, la loro figura in alcuni punti si strozza e si apre nel centro per accogliere ancora più miele: adagiate serene nel vassoio, che crea un tappeto d'eccezione per loro, sul liquido color oro: era veramente bello gustare quelle sferette colorate che si scioglievano al contatto con il miele.
I porceddhruzzile corteggiano, piegandosi ai piedi di queste, e alcune volte giungono ad un'unione profonda, dovuta al miele, tanto che diventa quasi impossibile scinderli o staccarli.
Così, nel Natale della nostra frugalità, questo strano dolce era l'unica nota di lusso per il suo aspetto dorato e perchè per la sua preparazione erano scelti ingredienti essenziali ma gustosi e raffinati.
Ciò dimostra che alcune volte l'essenzialità è sinonimo di classe, e non c'è proprio bisogno di arricchire con fronzoli superflui qualcosa che è già buono e bello per sua stessa natura.
Ed ancora una volta la semplice tradizione vince anche il tempo e le invasioni delle altre culture che non intaccano assolutamente leccornie antiche, come sono le carteddhrate ed i porceddhruzzi, che rimangono per fortuna ancora uno dei simboli del Natale nohano e salentino.
Per una festività così importante qual è il Natale, anche i preparativi culinari iniziavano con molto anticipo per permettere alle massaie di lavorare con calma, per garantire l'ottima riuscita delle leccornie natalizie.
Ed è proprio di questo periodo che conservo i ricordi migliori e più nitidi della mia infanzia che vi assicuro è di molti anni fa.
Era infatti uno dei giochi più gustosi per me guardare mia madre e mia nonna che preparavano i dolci di Natale. Vedevo nei loro gesti, oltre alla maestria e all'abilità, i segreti di un'arte affascinante e misteriosa.
Certamente nel periodo natalizio per noi bambini quello più emozionante era proprio questo, poiché si assaporava  in tutti i sensi l'attesa della festa (e si sa che l’attesa è da sempre di gran lunga migliore della stessa festa).
Altro che pudding inglese. Se poi alle carteddhrate ed ai purceddhruzzi aggiungete le pittule il quadro è completo. Se da anni la ricetta è rimasta invariata, sicuramente un motivo ci sarà.
Ancora oggi non mancheranno su tutte le nostre tavole i simboli della nostra tradizione. 
E allora buon appetito, e auguri a tutti per un buono e santo Natale.

P. Francesco D’Acquarica