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		Al colmo dell’ipocrisia e del ridicolo! 
		 Il  Vicario generale della Diocesi di Milano, mons. Mario Delpini,  portavoce autorevole del cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano,  ha rivolto il messaggio quaresimale a tutta la Diocesi milanese, dal  titolo “Lasciatevi riconciliare con il Dio vicino” (una frase di San  Paolo che si trova nella sua seconda lettera ai cristiani di Corinto,  5,20). La parola “riconciliazione” può assumere significati diversi e ampi, ma  alla fine porta sempre a indicare quella che una volta si chiamava  “confessione sacramentaria”, limitatamente ad un rapporto individuale  con Dio. Ma con quale Dio? Con il Dio della religione di tipo  moralistico che stabilisce i peccati in base ad un criterio tutto suo.  La Chiesa, lungo i secoli, ne ha inventati di peccati, soggiogando le  anime creando in loro dei disagi, ma unicamente in rapporto alla  struttura della religione. Altra cosa è il nostro rapporto con il Dio  della libertà.
 Di nuovo belle parole, anche queste del Vicario generale. Parole, e  parole, supportate opportunisticamente da citazioni altolocate. Come al  solito.
 C’è una frase che meritava di essere sviluppata: «Sappiamo quale sia il  digiuno gradito a Dio: è operare la giustizia e soccorrere i bisognosi.  Un appello al pentimento e a riparare il male compiuto deve essere  rivolto in modo particolare a coloro che hanno commesso ingiustizia  sfruttando il lavoro altrui, sperperando il denaro pubblico, cercando un  ingiusto vantaggio personale nell’esercizio di un servizio alla  comunità».
 Sembrano parole messe tra parentesi, per inciso, poi subito dimenticate  dalla preoccupazione di salvare le anime peccatrici dei poveri cristi  costretti già a vivere nella precarietà di una vita dura e con poche  gioie. Se poi togliete loro le piccole gioie, dicendo che sono opera del  demonio, beh allora capite a che punto siamo arrivati!
 Siamo tornati ai confessionali, alle famose e tristi penitenzierie. Già  la parola mette depressione. Quante angosce spirituali hanno creato,  altro che luoghi di liberazione, e perciò di gioia!
 - Forza, cristiani, confessatevi. Avete perso il senso del peccato!
 Ma di quale peccato? Forse il peccato più grave della Chiesa, e quindi  dei suoi fedeli (già la parola: fedeli a chi?) è quello di aver perso il  vero volto di Dio. No, ci si ostina ancora a inculcare il senso del  peccato come ribellione al codice morale ecclesiastico, il quale  presenta un volto di Dio sfigurato o, diciamo, offuscato.
 E ci si ostina sull’aborto, come se questi fosse il peccato più grave. E  perché poi annettere all’aborto la scomunica, mentre sugli altri  peccati, come quello citato dell’ingiustizia sociale, la Chiesa non dà  un giudizio così duro? E poi perché parlare di confessori di seria A e  di confessori di seria B? Ma scherziamo?
 Ma ciò che veramente è allucinante è credere ancora nelle indulgenze.  Tutti sanno, anche le pietre, che sono state una invenzione della  Chiesa. Dietro non c’è alcun fondamento teologico! Lutero non ha  insegnato proprio nulla? Come si può parlare di indulgenza plenaria,  facendola dipendere da alcune condizioni, come se si trattasse di  qualcosa di magico?
 Infine, c’è il problema dei divorziati e dei separati, dei conviventi  ecc. È vero che stiamo assistendo a un crescendo verso chissà quale  traguardo. Forse la Chiesa ha capito, e tenta di fare tanti piccoli  passi per paura di urtare i fondamentalisti. Magari, chissà fra quando,  arriverà ad accogliere tutti, offrendo senza più preclusioni la grazia  di Dio che, se è gratuita, non può essere condizionata dalle situazioni  oggettive, del resto stabilite da certe esigenze di ordine richieste da  una certa struttura.
 Qui trovo ancora tanta ipocrisia: quel voler salvare la misericordia  divina e la rigidità moralistica della Chiesa. E così si arriva a dei  compromessi veramente ridicoli, per non dire assurdi. “La Chiesa vi  accoglie nel suo seno, però a debite distanze…!”. Beh, il colmo dei  colmi è la proposta della comunione spirituale. Non so se ho letto e  capito bene: «In particolare può essere di aiuto che i pastori invitino  questi fedeli e altri che non fossero in condizione di accostarsi alla  comunione sacramentale ad accostarsi comunque al presbitero o al  diacono, mentre viene distribuita la comunione, per ricevere una  benedizione (compiendo un gesto quale quello di incrociare le braccia  sul petto), e proporre la pratica della comunione spirituale da  collocare opportunamente nella celebrazione eucaristica».
 Immaginiamo la scena. Come se io partecipassi a un banchetto, e, per  vari motivi, mi sentissi dire: Scusi, sa, lei non può mangiare. Però può  benissimo far finta di mangiare, col desiderio!
 Questa è pura follia!
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