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Giù le mutande
Di Fabrizio Vincenti (del 29/07/2019 @ 18:38:16, in NohaBlog, linkato 1343 volte)

Da giorni, ormai, guardo “la rete” senza interagire, intasata com’è di sproloqui e farneticazioni che se solo non conoscessi gli autori di tali idiozie, potrei certamente attribuire tali deliri a gente che purtroppo non può usare per sua sfortuna la ragione e se lo fa, sa farlo nel peggiore dei modi. Una cosa è certa: vogliono essere letti ma non leggono, e se leggono, non arrivano fino in fondo, e se lo fanno non capiscono, oppure, cosa ancor più grave, fanno in modo di non capire, seguaci sguatteri di un partito, accontentatisi di una caramella e usati come muli per caricare il letame, lo sterco prodotto dai loro beceri partiti o movimenti, ignari gli uni e gli altri di cosa sia il bene comune, ignari dell’onestà intellettuale e dell’integrità di pensiero.

Costoro non ragionano, blaterano soltanto. Pensano di essere esperti di tutto, di qualunque cosa esiste sulla faccia di questa terra terrorizzata per la presenza di gente come loro, fiera della loro inettitudine camuffata. Il problema qui non sono quelli che non hanno avuto la possibilità di studiare, che a quanto pare restano i più onesti, ma quelli che sanno sfogliare un libro o leggere il titolo di un giornale e pensano che basta questo per la loro causa, che è sufficiente la diretta facebook del loro leader per dipanare le questioni ingarbugliate. Il semplice è stato disegnato come estremamente complesso. Analisi e ragionamenti sempre più approfonditi ma allo stesso tempo sempre più attorcigliati, poiché chi li pronuncia è già imbrigliato di suo, nel suo modo di ragionare assurdo, totalmente incapace di cogliere la realtà delle cose.

Costoro vaneggiano, sedotti continuamente da una fata morgana senza scrupoli che li tratta per quello che sono realmente: stupidi. Costoro non hanno alcuna disciplina, né sanno cos’è il carattere. Contano i like e pensano che ognuno di essi equivalga a un voto, ed è esattamente così, disgraziatamente per noi. Qui, ormai, non si valutano i pensieri, non si verificano i programmi, non si condivide un sogno, non si ha alcuna visione particolare del futuro, di cosa sarà il lavoro, di come sarà l’ambiente, di come andrà l’economia.

Qui tutto inizia con l’alba e finisce con il tramonto, come se il giorno prima non fosse mai esistito e quello dopo già trascorso. Ogni rimedio non ha efficacia; non ha efficacia nulla, soprattutto quella cosa che chiamiamo politica, quella che per definizione dovrebbe essere quanto di più efficace possa esistere in un Paese, in una democrazia che, come vedete, non è più in grado di comunicare poiché parla già troppo, ed è tutto un soliloquio assurdo. Parlare presuppone il confronto tra due, capaci di capire. Questi, tutti questi, invece, parlano per non intendersi. Se discutono con una telecamera non possono essere interrotti, né smentiti, né interrogati, né insultati, né mandati a quel paese lì dove si è soliti mandare i ciarlatani. Tutti criticano tutti con un solo squallido scopo: giustificarsi. E ognuno spera che l’altro faccia peggio di quel che ha fatto se stesso, poiché solo così costui potrà dire che in fondo c’è sempre qualcuno peggio di lui.

Questa gente che parla, scrive e difende i loro leader che neanche un gregge di pecore si sognerebbe mai di seguire, non ha alcuna visione del futuro, non è in grado di fare un ragionamento che valga nel tempo e che non esaurisca la sua validità di qui ad un’ora.  È la politica dei cerotti, quella di chi dove vede tagli profondi, anziché ricucire, vi applica con lo sputo un impiastro, sperando che l’emorragia s’interrompa, intanto l’organismo crepa. Questi non sarebbero in grado neanche di elencare i problemi cronici di fondo, figuriamoci risolverli; tutti, governo ed opposizione.

Esistono principi fondamentali per la realizzazione di un piano, ma tutti questi, destre e sinistre, uno stralcio di piano non ce l’hanno. Hanno un solo stolto obiettivo: postare su facebook spot idioti che deridono l’uno l’imbecillità dell’altro. Questi confondono la ricetta con il piatto già pronto e servito in tavola, ma non hanno la più pallida idea non di come impiattare, ma addirittura neanche di come procurarsi la base, cioè gli ingredienti per mettere qualcosa in pentola. Non solo non sono in grado di fare un salto di paradigma, quello che dovrebbe fare un buon politico, ma sono anche dubbiosi del risultato di uno più uno. Per questi, come per quelli che sono stati, i risultati sono sempre diversi ad ogni operazione, e anche l’ovvietà ha perso consistenza. E se chiedi all’opposizione di fare questa semplice operazione per verificare la presenza o meno del buon senso almeno in un ramo del parlamento, beh, altro che risultato, viene fuori la più complessa equazione irrisolta.

Capite cosa vogliono fare? Pensano di ripulire la città raccogliendo dalla terra foglia dopo foglia in una giornata di tempesta. E cosa c’è dall’altra parte della staccionata, lì sui banchi opposti? Ci sono simulatori, quelli che sono convinti di sapere come stanno esattamente le cose, non sapendo che stanno guardano nel giardino di un altro. Così, ogni cosa che dicono, ogni considerazione che elaborano, per quanto ragionevole possa essere, non è efficace, non è utile per nessuno. È l’esercizio della parola inconcludente. Parlano del niente.

Penso di sapere esattamente qual è il problema: è il loro modo stesso di vedere il problema. Pensano che ciò che non va in questo Paese siano gli altri. Quelli che governano, contro l’opposizione, e quest’ultima accusando quelli che occupano i banchi del governo. E cosa manca in tutto questo? Cosa manca oltre agli insulti, ai litigi, alle discussioni, allo snocciolamento di ogni singola questione e alle minacce continue di querelarsi? Manca la sostanza, cioè quel processo umano evolutivo basato sulla ragione che è il solo a poter modificare la realtà.

Noi li paghiamo per risolvere i problemi che abbiamo, sia quelli che stanno a destra, che quelli che stanno a sinistra, ma tutti fanno finta di fraintendere la missione. Prendono un lauto stipendio non per risolvere problemi, ma per crearne di nuovi. E gli stipendi da capogiro credono anche di meritarseli. Ogni partito è convinto che il problema sia “lì fuori”, o meglio, che sia l’altro il problema stesso da risolvere. Si sbagliano tutti. Tutte le volte che attacco l’altro è per nascondere che io sono incapace, il più incapace di tutti. Perché? Perché se fossi capace, o fossi stato capace almeno in passato, non avrei alcun bisogno di puntare il dito e di ripetere continuamente “guarda quanto è idiota quello”.

Questi sono ignoranti perché non conoscono la teoria, sono incapaci perché non sanno come fare le cose, e sono anche miseri poiché non hanno alcun desiderio se non quello di compiacere se stessi: alla base, infatti, non hanno alcuna motivazione valida per stare lì dove sono.

Non c’è differenza tra la Lega, M5S, PD, Forza Italia, Fratelli d’Italia, PCI e LEU; nessuna diversità. Se c’è una differenza c’è tra le singole persone e non tra i singoli partiti. Molti cercheranno di smentirmi, ma non ci riusciranno. Gli uni diranno che sono per la sicurezza, gli altri per l’accoglienza; i primi per abbassare le tasse, i secondi per il lavoro e lo sviluppo. Chiacchere da intrattenimento! Qui la moda è citare tweet continuando a brucare l’erba a testa bassa (qualcuno di questi se la fuma anche). Qui si va avanti per hashtag come moderni scimuniti.

L’ordine deve solo essere apparente: allineati e coperti come quei plotoni che sfilano e che a poco servono.

Perciò qui in questo Paese il problema non è tanto l’essere, ma il definirsi. Se hai qualcosa da dire in merito alla pessima gestione dell’immigrazione sei razzista e fascista; se difendi i diritti dei lavoratori sei uno squallido comunista; se vorresti capire di più in merito agli affidi di minori sottratti alle famiglie originarie sei da querelare; se chiedi che vengano fatti studi appropriati sui possibili danni da vaccino sei un complottista; se difendi certi valori sei medievale; insomma qualunque pensiero serve per dire che tu non sei né allineato, né coperto.

Sono tutti uguali, dicevo, poiché trattano un argomento solo nella misura in cui serve per attaccare il tizio dell’altro partito. Così, anche se salgono su una nave delle ong, non lo fanno perché hanno a cuore i disperati, ma poiché su quella nave sono puntati i riflettori. Di cosa facciano quelle persone il giorno dopo, di dove dormano, di cosa mangiano, dove hanno lasciato i loro cari, di tutto questo non gliene importa nulla a nessuno se non nella misura in cui ciò è utile per attaccare un altro. Stessa storia per gli esodati, le forze dell’ordine, il tav, la tap, l’Europa, e via discorrendo. E se il carabiniere è stato accoltellato ed è morto, qualcuno scompare per un giorno da facebook, in  attesa di una notizia che perori la sua causa, affrettandosi a ritornare in caciara.

Se, infatti, il senatore ha promesso a sua moglie che si sarebbe potuta rifare le tette, al diavolo i vostri ulivi, il vostro territorio, le montagne della Val di Susa, l’ambiente, la sicurezza e tutto il resto: le protesi costano e le tette devono essere grandi, dunque che vada a fuoco tutta l’Italia ma la moglie del senatore le tette ce le deve avere più grandi di tutte le altre. Il fatto è che per questi tutto ha un prezzo, le tette della moglie come la vostra salute, le vostre montagne e i vostri ulivi.

Se dunque passassero più tempo a individuare le soluzioni possibili, convincendosi che è la sinergia quella che porta al successo, e non l’esclusivismo, certamente non avrebbero tutto quel tempo da passare su facebook copiando e incollando link demenziali. Tutti ridono degli altri per non ridere di se stessi.

Tra circa un anno potrei essere un diacono (Dio pensaci bene, sei ancora in tempo!). Nonostante questo, io, uomo di chiesa, circa un paio di anni fa capitai per sbaglio in una spiaggia per nudisti. Non era segnalata. Non sapevo se restare o andarmene, ma visto che avevo camminato per mezz’ora sotto il sole, decisi di restare. Feci una grande scoperta. Nessuno dei presenti sembrava essere imbarazzato, nessuno, neanche io (evidentemente non era questione di dimensioni). Non c’era nessuno che rideva di come era fatto l’altro. L’Italia di oggi, invece, è esattamente l’opposto: sembra essere in una spiaggia per naturisti dove quelli che vengono definiti “guardoni” stanno tutto il tempo a esaminare e a criticare il pisello ridicolo degli altri. Ciò che aspettiamo, però, è che anche questi, anziché guardare, si tirino anche loro giù le mutande. Sono sicuro che allora, ve lo assicuro, non ridere sarà impossibile.

Fabrizio Vincenti