Di Redazione (del 17/04/2025 @ 23:04:32, in NohaBlog, linkato 704 volte)

A Noha il percorso spirituale (e dunque pasquale) del giovedì santo che inizia a snodarsi in serata subito dopo la messa "in coena Domini" prevede sostanzialmente cinque tappe: vale a dire tre altari della reposizione, rispettivamente in Chiesa Madre (una pisside nei pressi di una grande perla al centro di una conchiglia in scala);

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nella Chiesa Madonna delle Grazie (un calice di grandi dimensioni e un'ostia mobile in proporzione che si frange per far apparire il Cristo Crocifisso);

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e nella Chiesa Madonna del Buon Consiglio (una pisside al centro dell'altare/tabernacolo e allo sfondo l'icona JHS e in alto la Croce sospesa);

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e dunque il calvario monumentale affrescato nei primi del '900 dal pittore Michele D'Acquarica,

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e infine la Pietà (la Madonna Addolorata e il Cristo Morto ai suoi piedi) allestiti tra fiori, piante e germogli di grano nella Chiesa della Madonna di Costantinopoli.

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Fede, preghiera, adorazione, meditazione, riflessione, tradizione, storia, cultura. 

Noha.it

 
Di Raimondo Rodia (del 16/04/2025 @ 21:57:03, in NohaBlog, linkato 398 volte)

Galatina si candida a capitale italiana della Cultura 2028. In pompa magna presentazione del progetto nel chiostro dell'ex convento dei Domenicani divenuto poi nel tempo alla fine XIX secolo con i padri Scolopi, un liceo convitto provinciale ed infine denominato palazzo della Cultura perchè ospita al suo interno, la biblioteca, il museo civico, l'archivio comunale e diverse sale eventi. Cultura deriva da un verbo latino che significa " Coltivare " per indicare un insieme di conoscenze, come intendere un sistema di saperi, credenze, valori, norme, comportamenti, costumi ed opinioni.

La presentazione doveva accadere attraverso una conferenza stampa che invece di avere come solo protagonisti i rappresentanti della stampa locale e nazionale fatta eccezione per una TV locale ed il sottoscritto come redattore di Noha.it ha visto invece la partecipazione delle scuole di ogni ordine e grado di Galatina con una parte di alunni e dirigenti scolastici.

Una passerella politica, istituzionale e autoreferenziale che invece delle domande dei giornalisti ha visto passare in rassegna alcuni dei presidenti delle oltre 70 associazioni culturali di Galatina. Alcuni ragazzi presenti in rappresentanza delle scolaresche in città hanno siglato un patto sacro con il sindaco Fabio Vergine, i dirigenti scolastici hanno incensato il sapere attraverso l'istruzione della scuola statale strumento di crescita per i giovani che affronteranno il futuro. Insomma una prima fase partita già in forte ritardo, tra quasi 11 mesi infatti, il 27 marzo 2026, dovrà essere prodotto un piano che qualifichi in modo inequivocabile che Galatina merita senza alcun dubbio di essere tra le finaliste prescelte per la candidatura di capitale italiana della Cultura.

La candidatura non è europea come avvenuto per Matera portata più volte ad esempio durante il dibattito.

Io tifo senza alcun dubbio per Galatina ma se il buongiorno si vede dal mattino non mi sembra che siamo partiti con il piede giusto.

Raimondo Rodia

 
Di Antonio Mellone (del 13/04/2025 @ 09:04:46, in NohaBlog, linkato 202 volte)

Nossignore, non ho (ancora) appeso la penna al chiodo, e non sono rimasto a corto di argomenti - ché anzi non saprei proprio da dove iniziare per trattare pensieri parole papere e omissioni dei nostri piazzisti di pentole antiaderenti, meglio noti quali personaggi in cerca di elettore: dall’alte alle basse cariche istituzionali, dalla cosiddetta Europa alla supposta Italia, senza tralasciare il comune de Nohantri con i suoi Totò e Peppino divisi a Galatina (dopo Berlino).   

È che subito dopo il Dantedì di Casaranello del 25 marzo scorso, la Roberta Viva di Levèra mi chiama e mi fa: “Che ne dici di una replica della tua Lectura Dantis nel nostro teatro?”

Io non credo ai miei occhi e alle mie orecchie: “Lampu, – obietto - da quando in qua uno è profeta in patria?”

E lei sempre dolcissima: “Mèna, ché non abbiamo tanto tempo da perdere: fammi sapere entro una mezzoretta”. Io penso a chi potrebbero essere i miei compagni di avventura, cioè la Valentina De Pascalis, danseuse étoile e coreografa, e Christian Rizzo, pianista e compositore, che certamente non si tireranno indietro nei momenti come dire più drammatici, e mi rassereno; prendo il coraggio con due mani, rincorro mezzo morto la Viva, e prima che ella rientri nella sua auto diretta alla volta di nuovi orizzonti artistici le annuncio trionfante: “Sine, facciamola ‘sta cosa, ma non sia la replica del Dantedì passato, bensì un diciamo spettacolo nuovo di zecca sul Canto V dell’Inferno”. E lei: “Dannazione!”. E io: “Ecco, più o meno”. 

Et voilà due settimane e mezzo di studio matto e disperatissimo post-lavoro condensati in “La bocca mi basciò tutto tremante”, un recital di 60 minuti, con inizio alle 20.30 di domenica 13 aprile 2025, sempre al Teatro Levèra di Noha, in via Bellini 24, ingresso (ovviamente) libero. Un cartellone fuori cartellone.

Poi se andrà male è solo perché questa domenica Levèra è senz’Alibi.

Antonio Mellone

 
Di Antonio Mellone (del 14/03/2025 @ 13:13:05, in NohaBlog, linkato 470 volte)

Carissimi fratelli e sorelle,

oggi ci riuniamo in questa sacra assemblea per ricordare e celebrare la vita di Don Donato, a dieci anni dalla sua chiamata al Cielo. È un momento di profonda riflessione e di gratitudine, un’occasione per rivivere il suo esempio e il suo insegnamento, che continuano a risuonare nei nostri cuori e nelle nostre vite.

Don Donato era un pastore secondo il cuore di Dio. La sua vita è stata un autentico riflesso dell’amore di Cristo. Con dedizione e passione, ha servito la nostra comunità, portando conforto a chi soffriva, speranza a chi era smarrito e gioia a chi si sentiva solo. La sua presenza tra noi era una luce che illuminava anche i momenti più bui, un faro di fede e di carità.

In questi dieci anni, possiamo ricordare le sue parole, i suoi gesti, le sue omelie che ci invitavano a vivere con autenticità la nostra fede. Ricordiamo quando ci esortava a essere “sale della terra e luce del mondo” (Matteo 5, 13-16), a non avere paura di testimoniare il Vangelo attraverso le nostre azioni quotidiane. Don Donato ci ha insegnato che la fede non è solo un insieme di pratiche religiose, ma una relazione viva e dinamica con Dio, che si esprime nell’amore verso il prossimo.

In questo anniversario, siamo chiamati a riflettere su come possiamo portare avanti il suo operato. In un mondo che spesso sembra smarrito, possiamo essere noi a continuare a diffondere la luce e l’amore che lui ha tanto amato. Ogni gesto di bontà, ogni parola di incoraggiamento, ogni atto di giustizia e solidarietà sono un modo per onorare la sua memoria.

In Giovanni 15, 12-13, Gesù ci dice: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amato”. Don Donato ha vissuto questo comandamento in ogni istante della sua vita. Oggi, chiediamoci come possiamo vivere questa chiamata, come possiamo essere strumenti di pace e di amore nella nostra comunità e oltre.

“Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo,” è un concetto profondo che abbiamo ascoltato nel Vangelo di Giovanni (Giovanni 12,24). Rappresenta l’idea che per portare frutto e creare qualcosa di nuovo, è necessario sacrificarsi o rinunciare a qualcosa di sé.

Don Donato ha vissuto così il suo impegno e la sua dedizione al servizio degli altri. Le sue azioni e il suo sacrificio hanno generato frutti di amore, speranza e comunità nella vita di tutti noi che lo abbiamo circondato.

Mentre ci ricordiamo di lui, preghiamo affinché il suo esempio ci ispiri ad essere migliori discepoli di Cristo. Che la sua anima possa riposare in pace, mentre noi ci impegniamo a portare avanti il suo messaggio di amore e speranza.

Proseguiamo questa celebrazione con una preghiera, chiedendo al Signore di benedire i nostri cuori e di farci sempre più simili a Don Donato, testimoni autentici del Suo amore nel nostro territorio.

[Omelia del 21 febbraio 2025 – Chiesa di San Michele Arcangelo – Noha]

Don Francesco Coluccia

 
Di Antonio Mellone (del 01/03/2025 @ 16:17:07, in NohaBlog, linkato 559 volte)

Ma mica soltanto uno (di ostacoli dico), ma decine, centinaia, migliaia. Come coriandoli. Si parte con le chiacchiere (di carnevale of course), si prosegue con i post imbottiti di schiacciate nel campo largo “avversario” così potenti che quelle di Sinner vorrebbero somigliarvi, e si insiste con il tentativo di scissione dell’atomo che crea tanta energia, certamente, ma anche sempiterne scorie radioattive.

Poi per fortuna i contrapposti punti di vista, grazie anche a mediatori, sensali, compari e merende, in qualche modo si ricompongono. I cristiani lavorano giorno e notte al freddo e al gelo, sopravvivono indenni persino ai gruppi di Whatsapp, e da un iniziale unico carro allegorico si arriva ad allestirne ben tre, mastodontici, variopinti, sbalorditivi, vere e proprie discoteche ambulanti con tecnologie all’avanguardia, e una serie di gruppi mascherati di complemento così gremiti e ben organizzati nelle loro coreografie da risultare, se non superiori, molto simili a quelli che sin dagli anni ’30 del XIX secolo sfilano al sambodromo di Rio de Janeiro. Unica differenza tra Rio e Noha la temperatura, e di conseguenza le brasiliane indossate e soprattutto esibite (“brasiliana” nel senso di indumento).

Il secondo ostacolo, quello della pioggia di sabato 15 febbraio: mica tu programmi una sfilata e non ti si mette contro finanche meteo.it che una settimana prima t’illude mostrandoti per l’occasione un sole che spacca le pietre; poi ‘sto sole inizia pian piano a fare capolino tra i nembi, successivamente viene coperto di botto da una nuvola grigia, e infine, appropinquandosi il fatidico week-end, lascia definitivamente il posto a un’ineluttabile macchia scura con gocce e sajette. Mai previsioni del tempo furono così azzeccate, con quel diluvio comunale continuo, imperterrito, intenso, da imprecazioni del rango come minimo di lampu & tronu. Anche qui di necessità virtù: si rinvia tutto all’indomani, domenica, allorché finalmente le nuveje, che avevano pure provato a fare la voce grossa la mattina, se la svignano alla bell’e meglio evidentemente per paura delle ulteriori castime da scomunica papale, e quest’altro ostacolo è parimenti superato. Ma quanta strizza, e soprattutto che sfacchinata.

Scongiurato il dramma collettivo, inizia quello individuale: il mio. L’Albino Campa di Noha.it e Nohaweb sta con influenza, tosse e trentanove e mezzo di febbre (i soliti brutti scherzi di carnevale), ma il sito e la pagina devono girare lo stesso specialmente con questo evento international se no chi li sente i nohani lontani e soprattutto i vicini, e tu sei da solo come un anacoreta alle prese con foto e video da postare urbi et orbi.

Ma devi prima effettuare l’accesso ai suddetti siti e social con le criptiche password albiniane, altro che le dodici fatiche di Ercole; una volta acceduto, puoi iniziare le riprese con il tuo telefonino del ‘15/’18, vale a dire 2015/2018 (non permettetevi di parlare di pezzo d’antiquariato). Saresti perfino bravo con le immagini (cresciuto da Mirelfoto conosci tutti i trucchi del mestiere) ma se, come ti dicono, non riesci a “sloggarti” [sic] con la confusione tra i tuoi social privati e quelli della community non potrai mai operare come si deve. Così chiedi aiuto a Capitan Uncino (la maschera guida di uno dei tre carri), disponibilissimo, paziente, e indulgente quanto basta, ma nulla da fare: oltretutto lui è nel clou della sua passerella downtown mentre tu, più masciu dei masci, gli stai rompendo l’anima, e sicuramente non soltanto quella. Disperato ringrazi e chiedi aiuto a qualcun altro ma, come direbbe Pirandello, tutti indossano una maschera.

 
Di Redazione (del 22/02/2025 @ 14:50:22, in NohaBlog, linkato 1409 volte)

La bella ragazza ritratta nelle foto si chiama Lucetta, al secolo Maria Luce Colaci, vive a Noha da qualche cinquantennio, e il 3 febbraio scorso, attorniata dal parroco e da un nugolo di famigliari e amici, ha tagliato una torta con su scritto il numero 100. Ce l'ha riferito l'uccellino, che stavolta non è una gazza, e men che meno una gazzetta (nonostante codesta specie protetta ultimamente sembri  attenta ai fenomeni di costume locale/nazionale più che ad altro). 
A Lucetta cento, e ancora cento di questi giorni, con l'augurio di mantenere sempre viva la sua proverbiale autoironia ("Mi dicono centinara, centinara, mah!") e "lo sguardo dritto e aperto nel futuro" nonostante la vista sembri giocare qualche scherzo. 
Ai figli, ai nipoti, ai pronipoti, e agli altri famigliari auguriamo molti segmenti di DNA in comune con quelli della loro vispa, bellissima carusa.

 

Certo che sarebbe piaciuto anche a me essere presente alla celebrazione del decimo anniversario. Ma tant’è… quando don Donato venne a mancare (dieci anni fa ero anche più giovane), ero piuttosto lontano e non mi fu possibile partecipare al suo funerale. Oggi mi trovo a Galatina, ma “i 90 sacchi sulle spalle” (fra poco compirò 90 anni) non mi permettono di stazionare in locali freddi. Me lo ha detto il medico: e la chiesa di Noha, come del resto molte altre qui nell’Italia del Sud, in questo periodo è decisamente fredda. Vuol dire che sarò presente con lo spirito.

Ricordo con affetto don Donato, tra l’altro mio carissimo amico. Quante cose fatte insieme, soprattutto nel tempo che per motivi diversi mi sono trovato a vivere a Noha. Appena tornato dal Canada, dove i miei superiori mi avevano inviato come Missionario, mi fermai a Noha per qualche mese, e cominciai le prime ricerche storiche sulla nostra “cittadina”. Io non conoscevo nessuno, perché mancavo da lunghi anni. Ma fu lui ad accompagnarmi a Nardò per consultare l’archivio diocesano. Fu lui a permettermi di consultare i registri parrocchiali, ricchi di notizie interessanti sulla popolazione dei secoli passati. Fu lui mio compagno di gite e di viaggi anche all’estero, fino a Lourdes. In quell’occasione sostammo a Roma nella residenza dei Missionari della Consolata, e lui fu ben felice di entrare in un negozio di articoli per il clero e da lì se ne uscì, abbandonata per sempre la tonaca, vestito con il clergyman che lo rendeva di dieci anni più giovane.

I ricordi sono tanti, il catalogo della mia memoria li conserva, e forse sarebbe tempo di scrivere la sua biografia. Ma rimane la preghiera, già… quella sempre presente. Spesso, quando vado al cimitero a far visita ai miei genitori e ai parenti, sosto in preghiera davanti alla sua tomba. Passo davanti a quella di don Gerardo Rizzo,  a quella di don Paolo Tundo, l’arciprete della mia infanzia, ma quella di don Donato mi attira di più.

Del tempo trascorso insieme ricordo soprattutto la sua grande generosità, la sua bontà d’animo, la sua pazienza  e la sua disponibilità, almeno nei miei riguardi.

 
Di Redazione (del 21/02/2025 @ 13:48:31, in NohaBlog, linkato 367 volte)

Venerdì 21 febbraio 2025 alle ore 18, in occasione del decimo anniversario della morte di don Donato Mellone, arciprete di Noha, insegnante e organista, i sacerdoti della frazione di Galatina concelebreranno una messa di suffragio nella chiesa madre di San Michele Arcangelo. A seguire, alle ore 18.45, per commemorare il musicista e il pensatore, il maestro Francesco Scarcella, sedendo al Continiello di Monteverde, l’organo di oltre 600 canne della comunità nohana, terrà un concerto inedito e originale con le musiche degli autori che rivoluzionarono la storia dell’arte e dell’intelletto. Nel suo piccolo lo fece anche l’antico curato di Noha, per esempio lasciando nei suoi manoscritti parole sovvertitrici dell’ordine economicista come le seguenti: “Per molti non esiste che il lavoro materiale, esso solo è degno di compenso, ad esso solo si attribuisce il progresso umano. Ma c’è un lavoro più alto e nobile: quello del pensiero, quello della poesia e dell’arte, e quello ancora più sublime della creazione della santità”.

 
Di Redazione (del 20/02/2025 @ 22:02:05, in NohaBlog, linkato 970 volte)

Erano le 20:44 del 21 febbraio di dieci anni fa quando Federica, nipote di don Donato, mi contattò su Messenger per avvisarmi che, da pochi minuti, suo zio non c’era più. Ricordo con lucidità ogni istante di quel momento, così come ricordo pure la gioia grata per essere riuscito a fargli visita in ospedale la settimana precedente, prima di rientrare a Molfetta.

Quella mattina, don Donato era stanchissimo, coricato di lato. Gli avevano servito il pranzo poco prima, ma lui non aveva voluto neppure sfiorarlo. Maria Rosaria, speranzosa, lo aveva posato sui termosifoni, come a volerlo mantenere caldo. Non aveva la forza di parlare; senza occhiali, mi fissava negli occhi e, con la sua mano affusolata - e come sempre fredda - stringeva la mia. Le sue palpebre iniziavano a chiudersi. Dopo circa venti minuti, per lasciarlo riposare, ci salutammo e, forse, fu solo allora che riuscì ad aprire bocca. Sapendo che, tornando in seminario, non sarei rientrato a Noha prima della Settimana Santa, lo accarezzai e gli dissi: “Don Donato, ti saluto! Mi raccomando, mantieniti forte: ci vediamo a Pasqua”.

In quello stesso istante don Donato riaprì il suo occhio più grande, il sinistro, e con voce fievole rispose: “Sarà Pasqua!”. Lasciai la sua mano, feci un cenno di saluto a Maria Rosaria e uscii dalla stanza con gli occhi lucidi: sapevamo entrambi, sia io che lui, che la Pasqua era ormai vicina: quella Pasqua che ora vive in eterno nel cuore del Dio che ha tanto amato.

Don Donato, a ben pensarci, era 'na Pasqua in ogni cosa! Nel suo essere tutto d'un pezzo, nella sua generosità, nella sua voglia di sapere, conoscere e raccontare, nelle sue abitudini routinarie, nella cura delle piante che riempivano ed addobbavano il suo studio sotto casa, negli scherzi che ogni sera, dopo la Messa, ci chiedeva di fare a Rita, nascondendole la borsa. Era 'na Pasqua in quel “Signore, apri le mie labbra” che ripeteva ostinatamente più e più volte, prima di iniziare la preghiera dell’invitatorio, finché non sentiva di aver raggiunto la giusta concentrazione per la preghiera. Era 'na Pasqua in tutto: un uomo e un prete pienamente pasquale.

 

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