dic152009
Qualche giorno fa, per caso, ho scoperto un tesoro. Uno di quei link postati su Facebook da qualche amico, un click a mia volta e si è aperto un mondo: Luigi Paoli in arte Gigetto da Noha. Si tratta di un cantautore di musica popolare salentina, oggi settantaquattrenne, originario di Noha ma stabilitosi a Spongano.
La sua figura mi ha colpito particolarmente. E' un artista ibrido che unisce in sè due filoni della musica popolare salentina: il folk cittadino e il canto contadino.
Fisarmonicista, interprete di brani della tradizione, autore di nuovi testi e nuove musiche. Popolare anche fuori dal Salento, in altre regioni ma soprattutto fra gli emigrati, anche all'estero. La sua produzione ha avuto la tipica distribuzione tramite bancarella, destinata a un pubblico indistinto, non specificamente colto e questo lo sentiamo molto negli arrangiamenti folkeggianti. Ma c'è qualcosa di profondo in quest'artista che è legato a quantu vissuto in prima persona senza quel filtro "intellettuale" che oggi ci contraddistingue. Nasce contadino. Vive la campagna e l'emigrazione da contadino con la famiglia. Impara a cantare il repertorio e lo stile della campagna. Nel tempo libero impara la fisarmonica, un mondo diverso che lo avvicina al filone folk. Emigra anche all'estero, poi rientra. Lavora come cantautore in contatto con dei discografici calabresi (e si sente da alcuni dei suoi testi a da alcuni aspetti stilistici delle sue tarantelle).
Insomma vive tante esperienze diverse che formano e influenzano il suo modo di suonare e cantare per cui la sua produzione è abbastanza varia e variegata. Può piacere tutta o in parte, o può non piacere per nulla..ma merita qualche attenzione.
Personalmente mi entusiasma il suo modo di cantare "contadino", la disinvoltura, oggi rarissima, con cui ricorre al quardo grado aumentato del modo lidio, la sapienza tecnica e il modo di dosare gli abbellimenti come i glissando, i melismi, le esclamazioni, le urla, la sua capacità (un tempo diffusissima e ancora una volta oggi rarissima) di ricorrere agli slittamenti ritmici nel cantare la pizzica (off beat), il timbro vocale assolutamente contadino e il ricorso talvolta a note non temperate.
Insomma, per queste doti, Luigi Paoli entra a pieno titolo fra gli alberi del canto salentini, al pari di tanti cantori che non hanno fatto la "carriera" di cantautori ma con i quali condivide la freschezza del suo stile di canto.
C'è anche un'altro aspetto che ai miei occhi lo rende speciale. Diversamente da quello che la maggiorparte della riproposta contemporanea ha fatto e continua a fare, Luigi Paoli ha fanno innovazione nel patrimonio popolare inventando testi nuovi su arie popolari esistenti..cosa che sembra fosse un tempo il modo naturale di far evolvere la musica tradizionale. Oggi si tende invece a cristallizzare dei testi, cantarli sempre nello stesso modo o reinventare la musica, anche allontanandosi dai moduli della tradizione. Anche per questo Gigetto merita di essere ascoltato, in quanto rappresenta una interessante strada alternativa.
Di tutte le informazioni che in pochi giorni sono riuscito a raccogliere su Luigi Paoli, e degli ascolti che ho potuto fare sulla fantastica piattaforma che è Youtube, devo assolutamente ringraziare Alfredo Romano, salentino che vive nel Lazio e che ha pubblicato vari libri legati alle tradizioni del Salento. Grazie al suo canale su YouTube è possibile ascoltare quasi tutta la vasta produzione discografica di Gigetto da Noha (e se si ha la curiosità di esplorare, si possono ascoltare interessanti registrazioni sul campo dell'area di Collemeto da cui Alfredo Romano proviene). Da questa vasta produzione, vorrei estrarre solo pochi esempi che testimoniano la bravura di Luigi Paoli (sulla base degli elementi che ho elencato sopra). C'è da ascoltare per ore se se ne ha voglia!
Tarantella dellu nsartu (bellissima e da questa si possono ascoltare tante altre pizziche)
http://www.youtube.com/watch?v=p0VBWrj0NWA
Lu pipirussu maru
http://www.youtube.com/watch?v=Ph4x7IaKZvU
Lu trainieri (canto di trainiere)
http://www.youtube.com/watch?v=Sm64_fWrrng
Stornelli
http://www.youtube.com/watch?v=CZwjTP67eZc
Sempre grazie alla gentilezza di Alfredo Romano, è stato possibile reperire e ripubblicare quest'articolo, pubblicato originariamente su "Il Corriere Nuovo di Galatina" nel 1983, in cui lo stesso Alfredo parla del suo incontro/intervista a Luigi Paoli avvenuto in quel periodo. Buona lettura.
march
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Civita Castellana, 17-8-1983
Caro Carlo[1],
ti spedisco un lavoro su Luigi Paoli, un cantastorie, nativo di Noha, che ascoltavo da tempo e che quest'estate ho avuto la fortuna di conoscere personalmente mentr'era attento a vendere musicassette dietro una bancarella al mercato di Galatina. Poi ho voluto conoscerlo meglio, sono stato a casa sua e non potevo aspettarmi altro che quel personaggio che traspare dalle sue canzoni, e cioè un contadino che ha saputo tirar fuori tanta arte dalla sua faticosa esperienza di vita.
E' una voce popolare autentica che non ha niente a che fare con altre voci del Salento che pur hanno un giro commerciale.
Il titolo del lavoro è tratto da una sua canzone «Lu furese ‘nnamuratu», un omaggio a questo menestrello che ha trascorso la vita cantando l'amore.
Mi preme soprattutto porre Luigi Paoli all'attenzione di un certo tipo di intellettuali, di borghesi, di giovani anche, in ogni caso gente estranea al mondo contadino, che snobbano un certo tipo di canzone popolare, considerandola minore se non addirittura volgare. Io so che la gente va ancora matta per certi ritmi o testi che, pur nella loro semplicità, si fanno interpreti di un gusto, un mondo che va scomparendo.
A mio giudizio c'è dell'arte in Paoli se l'arte, oltre ad essere prima di tutto un fatto estetico è però anche rappresentativo. Mi pregio di aver scoperto Paoli o meglio Gigetto, come si fa chiamare. Ne ho approfittato, tra l'altro, per dire la mia su alcuni aspetti poco noti ma interessanti della canzone popolare salentina.
Alfredo Romano
[1] Carlo Caggia, direttore del Corriere Nuovo di Galatina.
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GIGETTO DI NOHA OVVERO LUIGI PAOLI
L’ULTIMO “FURESE ‘NNAMURATU” DEL SALENTO
"Durante la guerra mio padre suonava il flauto per gli Americani a Brindisi, ed io l'accompagnavo con la mia bianca voce di bambino, per campare. Tempi tristi!".
Comincia così il racconto di Luigi Paoli, un cantastorie, un menestrello, un musicista popolare nato a Noha 48 anni fa e residente a Spongano in una bianca e comoda casa di periferia, con immancabile terrazza e orto giardino, e la cantina, dove le botti suonano di pieno e versano a me, fortunato visitatore, un negramaro robusto, profumato.
Non è facile orientarsi nel mercato minore della canzonetta popolare ora che molti improvvisatori sprovveduti si sono lanciati in questo folk alla moda che non ha niente di peculiare e scimmiotta anzi un certo liscio romagnolo omogeneizzato che imperversa nelle sale e sulle piazze di tutt'Italia.
Basta un po' di gusto però per capire che Luigi Paoli, da trent'anni, nel solco di una tradizione propriamente salentina, elabora testi po¬polari, li arrangia, ne inventa di nuovi per un pubblico non solo salentino, meridionale in genere, emigranti soprattutto (in Australia perfino, in Canada) che curano l'amara nostalgia al ritmo di suoni e canti che ricreano l'atmosfera della terra natia. II suo racconto si dipana lentamente in un gesticolare ampio. La voce, il corpo, assumono una dimensione teatrale, un viso pienotto, da scatinatore, occhi neri e luminosi, a sottolineare un sorriso perenne, contagioso.
Il più piccolo di cinque fratelli maschi, orfano di madre a quattro anni, a otto guardava le capre presso un guardiano di Noha. Un giorno, per via che, assetato, aveva impunemente bevuto in un secchio d'acqua tirata dal pozzo destinata alle capre (pare che le capre si rifiutino di bere dove ha già bevuto un altro, n.d.r.), venne appeso al ramo d'un albero a testa in giù, e, come una bestia, bastonato di santa ragione. Quest'episodio acuirà la sua sensibilità di fanciullo, rivelatore di una futura carica umana che Paoli, da grande, saprà trasfondere nella sua musica.
Di quei tempi funzionava a Noha una, chiamiamola così, palestra di vino e canti che era la puteca te lu nunnu Totu te lu Vergari che Gigetto frequentava in compagnia del padre. Qui rallegravano le serate certo Girbertu e certo Marinu Ricchitisu di Aradeo con quel popolarissimo strumento che è la fisarmonica. È qui che Gigetto affina la voce e il suo orecchio musicale; ma la fisarmonica è ancora un mito per lui e ci vorranno degli anni per farsi regalare solo una “Scandalli 24 bassi”.
Arriva poi la prima grande migrazione di salentini, dopo la guerra, nelle campagne di Bernalda, Pisticci, Scansano Ionico, Ginosa Marina, ecc., per dare inizio a estese coltivazioni di tabacco. Questo tabacco, per necessità o malasorte, i salentini ce l'hanno nel sangue e, più della vendemmia o della raccolta delle ulive, rappresenta una forma di maledizione divina che ti perseguita fin da ragazzo. Nasce così, da questa fatica centenaria, tutta una cultura del tabacco fatta di canti, stornelli, motti, proverbi che in molti casi rispecchiano le amare condizioni di vita esistenti allora nelle campagne. In quei grandi capannoni, soffocati dall'afa estiva, mentre s'infilzava tabacco: "Gigettu, 'ttacca, ca nui ne menamu te contracantu", continua Paoli nel suo narrare.
Amore miu sta sona matutinu
àzzate beddha àzzate beddha
ca lu tabaccu imu scire cujimu
cinquanta are te tabaccu tenimu chiantatu
se bruscia tuttu e lu perdimu.
Ulìa cu te ncarizzu beddha mia
e nu te pozzu mancu tuccare
chine te crassu tegnu le ma ne.
Non c'erano donne in casa e Gigetto s'adattava a lavare, cucinare, fare il pane, la pasta per il padre e i fratelli più grandi. A sera poi, finito il lavoro, inforcava una bicicletta senza freni e senza luce fino a Bernalda, 9 Km., a lezione di musica dal maestro Troiani. Cento lire gli costava, quanto un giorno di lavoro.
I progressi di Gigetto convincono i due fratelli maggiori, emigrati in Inghilterra nel frattempo, a spedirgli il denaro per l'acquisto di una fisarmonica vera, una Paolo Soprani 120 bassi. "E cci me parava, caru miu, cu ‘nna 120 bassi… te nanzi 'Ile signurine, quandu trasìa intra le case: ssèttate ssèttate, li primi valzer, la raspa, un po’ a orecchio, un po' a musi ca...". Nasce anche la prima composizione, naturalmente per la sua Noha, sulla misteriosa Villa Carlucci che, da bambini, si raccontava essere il regno del diavolo, di strani folletti.
Un giorno, sedicenne ormai, mentre era attento in uno stretto sgabuzzino a provare un esercizio sulla fisarmonica, ecco dalla sponda di un'Apetta, scendere Cecilia con madre e sorelle venute anche loro a far tabacco dalla lontana Spongano. "In quelle masserie sperdute dove non appariva donna viva, malati di solitudine, dove contavi le ore del sole nel suo levarsi e sparire, Cecilia, col suo bel visino e il petto già pronunciato, fu un colpo di fulmine".
L'inverno, poi, Cecilia ritornava a Spongano e Gigetto, con la solita bicicletta, percorreva 180 Km, allora di strada bianca, per stare qualche ora con la sua bella. Questa bella sarà l'ispiratrice di tante sue canzoni, questa bella, di cui oggi è ancora perdutamente inna¬morato, che gli ha dato sei figli, che lo segue per i mercati del Salento e che sa dividere con lui l'arte d'arrangiarsi dietro una bancarella.
Poi la fuga, allora d'uso, per sposare Cecilia e, qualche mese dopo, in Costarica a piantare banane e canna da zucchero. Paoli ha steso un velo qui nel suo racconto, dice che sarebbe troppo lungo. A me, che vorrei saperne di più, piace l'idea di vedervi celato un qualche mistero.
Si ritorna in Italia, ma non si campa e, questa volta da solo, con la usuale valigia di cartone, in Germania a fare il manovale chimico. "Non stavo male in fabbrica, ma ogni sera era un tormento e le foto di Cecilia e dei miei bambini in capo al letto mi ammalavano di nostalgia. Così non potei resistere a lungo".
Definitivamente a casa, ma con qualche idea. In fondo ha una bella voce e suona bene la fisarmonica. Si presenta per un provino a Locri in Calabria. È il 1962, Paoli incide i primi dischi: Tuppi tuppi la porticella, La tarantola salata e numerosi balli strumentali che lui sa arrangiare con un'arte che gli deriva, più che dallo studio, da una cultura musicale essenzialmente popolare. Andatevi ad ascoltare queste prime incisioni: hanno un fascino di registrazione sul campo, c'è addirittura un saltarello con ciaramella, uno strumento montanaro col quale Paoli aveva familiarizzato nel soggiorno in Lucania.
In quegli anni poi andavano in voga storie popolari strappalacrime, tratte da tragedie vere o presunte e significative sono nella sua produzione due storie, l'una, II cieco del Belgio, narra di un emigrante che perde la vista nel crollo di una miniera e al suo ritorno a casa, la moglie, interessata solo alla sua pensione, non gli risparmia le corna; la seconda, s’intitola La matrigna cattiva, in quattro parti, dove si narra dì una bambina orfana buttata in pasto a una matrigna che tenta di avvelenarla e sarà punita per questo con cinque anni di carcere. Ambedue le storie Paoli le fa cantare all'allora piccola primogenita Cerimanna. Sono storie che oggi fanno un po' ridere, ma guardatele con gli occhi del tempo e non meravigliatevi se le mamme di mezza Italia hanno pianto ad ascoltare quelle storie. Fu tale il successo, che i falsari di Napoli lanciarono sul mercato migliaia di copie e per Paoli andarono in fumo alcune speranze di guadagno.
Sessantotto, rivoluzione nei valori, nei costumi, si scopre il popolare, si scoprono la lingua, gli usi, i costumi di una civiltà contadina che sta scomparendo. Le case discografiche si danno da fare a scovare questi anonimi canzonettisti popolari degni di un pubblico più vasto. A Paoli s'interessa la Fonola di Milano. Inizia così una vasta produzione musicale che ancora oggi continua. Dodici musicassette in attivo, qualche altra in cantiere, che hanno sorvolato gli oceani, è il caso di dirlo, senza quella pubblicità di cui si servono "i grandi", ma in virtù della parola che si trasmette, un tam-tam, quasi una tradizione orale che ancora resiste.
Diamo uno sguardo a questa produzione. Innanzitutto canzoni e balli strumentali attinti alla tradizione che Paoli arrangia in modo originale con delle varianti sia nel testo che nella musica degne di essere popolarmente connotate. Cosa significhi "popolare" nella canzone è presto detto. Semplicemente Paoli dice: "E’ quandu ‘na canzone la ponnu cantare cinquanta cristiani tutti assieme, trenta femmame ca sta tàjanu l'ua: una cu ttacca e ll'addhe cu tràsanu a cuncertu".
Abbiamo così la pizzica in più versioni col predominante ritmo del tamburello, e Santu Lazzaru, questo canto cristiano che i Grecanici ci portavano 'rretu le porte te casa nel cuore della notte durante la Settimana Santa.
Canzoni d'amore tante, un amore represso che acquista nel canto un moto liberatorio. Lu furese 'nnamuratu, forse la canzone più bella, dove accanto a una visione del lavoro come dura fatica, Paoli prorompe in:
Comu l’àggiu stringere e baciare
Te lu musicchiu sou sangu ha bessire.
(Come la devo stringere e baciare / dal suo muso sangue deve uscire).
La Carmina, dove il bi sogno d'amare è accorato, disperato quasi:
Mamma iu moru
e la Carmina nu’ lla provu
Beddha mia fatte sciardinu
fatte menta e petrusinu...
(Mamma io muoio / e Carmina non l’assaggio / Bella mia fatti giardino / fatti menta e prezzemolo).
E canti e strofe carnascialesche, condite di allusioni piccanti, volgari quasi, ma di una volgarità allegra, simpatica:
Nc'è lu zitu cu la zita
allu pizzu ti la banca
la manu camina te sotta
lu canale dell'acquedotta.
(C’è il fidanzato con la fidanzata / allo spigolo del tavolo / la mano scivola sotto / il tubo dell’acquedotto).
Allusioni che non risparmiano un certo tipo di prete alla Papa Cajazzu al quale non piace chiaramente confessare le vecchiette, bensì le zitelle. In verità molte canzoni, come proverbi e culacchi, rivelano un certo anticlericalismo, anche se molo bonario, diffuso nella nostra gente. E poi canti e stornelli che hanno il ritmo di un lavoro e ti pare di vendemmiare o d’infilzare tabacco in qualche capannone. Non mancano le canzoni tristi per gli emigranti, per quelli che stanno a soldato, per il carcerato che fatalmente al ritmo di una tarantella grida:
Menatine ‘sti corpi chianu chianu
ca suntu testinati pe' mmurire…
(Buttate i nostri corpi piano piano / ché sono destinati a morire).
Naturalmente non tutto è eccelso. Accanto a testi di un certo valore artistico, si alternano altri in cui Paoli piega a seduzioni commerciali. E' laddove, per conquistarsi evidentemente un pubblico più largo, tenta delle melodie in un italiano a lui non confacente. Diciamo subito che a Paoli è più congeniale il testo salentino dove è capace di sfumature e modulazioni possibili solo a una voce popolare tradizio¬nalmente educata come la sua. Ascoltatelo nella canzone Lu trainieri, per es., dove la voce, bellissima, affronta tra l'altro toni decisamente alti. Il tono alto è in verità una caratteristica del canto salentino, cosi come il controcanto, che Paoli sfrutta in tutte le sue canzoni ponendolo una terza sopra, mai sotto la melodia stabilita. Come nella tradizione. L'effetto è tale che è come ascoltare l'eco di una persona che canta a distanza portandosi ad arco la mano sulla bocca. Alle origini di questa forma c'è, evidentemente, la necessità del "lavorar cantando" tra contadini distanti fra loro.
Un discorso a parte merita la fisarmonica, la protagonista di tutti gli arrangiamenti di Paoli. Nelle sue mani diventa magica e ci sono tanti e tali di quegli abbellimenti, non trascrivibili in partitura, che userei chiamarla barocca, in sintonia con una Terra che barocca lo è perfino in cucina e non solo nell’architettura delle chiese e delle case.
C'è una cosa che colpisce nella musica di Paoli, ed è un certo influsso orientale avvertibile in canzoni come la sopracitata Lu trainieri e La vecchiaia è 'na carogna. Qui sia la voce che la fisarmonica assumono un andamento cromatico, orientaleggiante appunto, e la melodia, di particolare bellezza, scivola sul filo dei sogni arcani, un lamento, un pianto quasi dal profondo d'inesplorati abissi.
Ma ciò che più fa scattare l'interesse per le musiche di Paoli è qualcosa di più misterioso che non saprei definire. Propriamente ci si sente scazzicati, come morsi da una tarantola, e vien voglia di abbandonarsi a una danza frenetica, liberatoria.
Quale ragno nascosto nei meandri di grigie pietre assolate, Paoli ci attende al varco esercitando su di noi una qualche magia. Non sarà vero, rna ci piace pensarlo.
Alfredo Romano
Da Il Corriere Nuovo di Galatina, n. 7 del 30 settembre 1983
fonte www.pizzicata.it
ago022013
Il 19 luglio 2013 è stato firmato l’atto di impegno tra la regione Puglia e la società SASP INNOVATION s.r.l. per la realizzazione del progetto ECOMOBILI-TRE, risultato vincitore del concorso “Principi Attivi 2012-Giovani Idee per una Puglia migliore”,classificandosi al secondo posto della graduatoria finale.
Con il progetto ECOMOBILI-TRE verrà sviluppata e realizzata un’alternativa idea di ecomobilità urbana basata su una nuova tipologia di veicolo come mezzo di locomozione, consistente in una bicicletta a pedalata assistita elettricamente avente due ruote anteriori ed una posteriore. Caratteristica peculiare di tale bicicletta è quella di essere “basculante”, ossia quella di poter essere guidata in modo del tutto analogo ad una bicicletta tradizionale con singola ruota anteriore. Infatti, nonostante la doppia ruota anteriore, la bicicletta basculante si inclina lateralmente in curva garantendo la stessa manovrabilità di una bicicletta tradizionale e la stessa possibilità di districarsi agevolmente nel traffico cittadino.
Il vantaggio nell’utilizzo di due ruote anteriori consiste in una maggiore sicurezza e stabilità rispetto ad una bicicletta tradizionale, aspetti da tener fortemente in considerazione nella mobilità urbana dove il pericolo di caduta è elevato a causa della frequente presenza di fondo sconnesso e di pavimento stradale con scarsa aderenza.
L’utilizzo della doppia ruota anteriore è ancor più indicato per le biciclette a pedalata assistita, poiché in questo caso il rischio di caduta è addirittura più alto, visto che la velocità media di percorrenza di tali veicoli è superiore a quella di una bicicletta di tipo “muscolare”. Se a tutto ciò si aggiungono i vantaggi legati all’utilizzo della pedalata assistita elettricamente, che permette di percorrere in modo economico ed ecologico tragitti più lunghi di quelli percorsi con una normale bicicletta, si ottiene una miscela di elementi potenzialmente vincenti per la diffusione della mobilità ecosostenibile.
L’idea costituisce fondamentalmente un’innovazione di prodotto basata su principi di sicurezza e di ecomobilità sostenibile ed in forte coerenza con le attuali esigenze di risparmio economico, di aumento della sicurezza stradale e di riduzione dell’inquinamento ambientale.
Il progetto, che verrà sviluppato in partnership con il comune di Zollino (LE), l’Unione dei Comuni della Grecia salentina ed il comune di Galatina (LE), è nato dall’esperienza nel campo dei veicoli dei due giovani ingegneri Antonio Sponziello e Alessia Santandrea che hanno messo a punto l’idea della bicicletta basculante proteggendola con il brevetto internazionale “Tilting Three-Wheeled Vehicle with Innovative Mechanical Assembly”. La presentazione del veicolo avverrà nella primavera del 2014 mediante dei veri e propri test drive aperti al pubblico che ne giudicherà le prestazioni mediante la compilazione di un questionario di valutazione.
Per informazioni sul progetto scrivere a antonio.sponziello@libero.it
Vincitore del concorso Principi Attivi 2012 – Giovani Idee per una Puglia migliore
nov182013
L’Associazione Culturale Galatina Project di Galatina, promuove annualmente il Premio Zucca per dare un riconoscimento a personalità che si sono particolarmente distinte nella promozione e nella valorizzazione del territorio salentino. Tra i premiati delle scorse edizioni:
il senatore Ugo Lisi- la senatrice Maria Rosaria Manieri- Giampiero Sabella ,campione mondiale di sleddog- il dott. Marcello Costantini, cardiologo- la casa editrice Chiriatti- l’editrice salentina- Marcello Tarricone, direttore responsabile dell’Almanacco Salentino e direttore editoriale di “quiSALENTO-Angelo De Padova-Frate Minore Francescano
Quest’anno per celebrare il decimo anniversario del Premio Zucca, si è deciso di premiare la zucca con un contest culinario di piatti a base di zucca. I premi asaranno assegnati da una giuria appositamente costituita a:
L’ ORIGINALITA’ NELL’ ELABORAZIONE DEL PIATTO
L’ ARMONIA DEGLI INGREDIENTI
L’ ESTETICA DEL PIATTO
La manifestazione si concluderà con il Convegno a più voci – Un dibattito su:
La zucca nell’alimentazione- dott. Giuseppe Botrugno
La zucca nell’arte- prof.ssa Domenica Specchia
La zucca nella favola- prof.ssa Marinella Olivieri
La prof.ssa Giulia Palamà leggerà una sua poesia: La zucca
Moderatore: dott. Antonio Liguori- Gazzetta del Mezzogiorno
Seguirà buffet e premiazione dei vincitori del contest culinario- A tutti i partecipanti sarà rilasciato un attestato
L’evento avrà luogo presso Il Covo della Taranta- C.so Garibaldi 13 a Galatina
Il contest culinario inizia alle ore 17:00
Il convegno inizia alle ore 19: 00
Il buffet inizia alle ore 20:30
La scuola di Noha c'è, eccome!. Anche sotto il sole cocente di luglio.
Eccovi alcuni flash sulla bella iniziativa promossa dalla scuola di Noha e coordinata dalla prof.ssa Rita Colazzo
Si ascoltano i comandi | Tutti sulla scacchiera! Le prime prove all'aperto |
Il gruppo dei tamburellisti | Si insegnano i passi della pizzica |
I solisti | Si costruiscono i costumi di scena |
POLO II SEDE DI NOHA SCUOLA SECONDARIA DI SECONDO GRADO
Il 03/07/2012 hanno avuto inizio i , sotto la guida delle docenti Colazzo Rita Maria e Coluccia Barbara, i progetti extra curriculari su menzionati confluiti in seguito nel più realistico “ Scacco matto live”, che ha perseguito i medesimi obiettivi dei suoi fratelli e vale a dire:
I ragazzi , un gruppo di circa 30 , ha frequentato con regolarità il progetto che si è esteso per tutto il mese di luglio per due incontri settimanali ( martedì e venerdì) dalle 9.00 alle 12.00
Dal 23/07/2012 fino allo spettacolo finale del 27/07/2012 gli incontri hanno avuto cadenza giornaliera
Le attività messe in atto sono state molteplici:
I ragazzi, provenienti da varie classi e della primaria e della secondaria di primo grado, hanno imparato
Riguardo poi la conoscenza del gioco degli scacchi hanno imparato
E’ stata un’ attività entusiasmante e per noi docenti e per i ragazzi che non solo si sono divertiti tutti insieme, ma hanno imparato a convivere e giocare tutti insieme anche se diversi per età e sesso
Non si sono tirati mai indietro nonostante il caldo a volte si facesse sentire. Ad alleviare il disagio momentaneo abbiamo provveduto noi stesse fornendoli di acqua fresca e panini e lavorando soprattutto fuori , all’ombra, nella palestra scoperta
Valido è stato il contributo di Ettore Romano, maestro di canto che ha coadiuvato la prof.ssa Coluccia nella messa in opera di un gruppo di canzoni : Happy day. Se la gente usasse il cuore. Quando i bambini fanno oh. L’acqua de la funtana … e altre della tradizione salentina
Altresì importante è stato il supporto dei genitori che ci sono stati di valido aiuto, ma anche degli sponsor cittadini che hanno creduto nella nostra iniziativa e nella scuola, che in un contesto socio/culturale come quello in cui essa è ubicata, ha dimostrato, con apprezzamento della comunità nohana, che è presente con particolare cura e attenzione agli allievi ad essa affidati
Rita Colazzo
mar122008
Dall’alto di un traìno Non parte chi parte. Parte chi resta. Sembra recare con sé questo sussurro la tramontana che accarezza le case infarinate di Noha e solletica i pini e gli aranci. In realtà, è un nohano, puro fino al midollo, a ribadire questo singolare assioma. Antonio Mellone, che tornando in terra natia solo il sabato e la domenica, si riscopre sempre più legato alle strade ariose e alle piazzette assolate della sua Noha. E, per un giorno, con l’entusiasmo di chi è partito lasciando un pezzo di cuore nel suo paese, diventa guida insostituibile per le vie nohane. |
ago112010
Il 13 Agosto durante la rassegna "Neviano d'estate" l'artista Paola Rizzo si esibirà in una performance che la sta portando in giro fra i locali e gli eventi della Provincia di Lecce e non solo, dal titolo "Grafite è Musica" nella quale realizzerà "live" sul palco il ritratto a Gaetano Carrozzo che contemporaneamente si esibirà con il gruppo della Bandadriatica, capeggiato dall'organetto di Claudio Prima.
PAOLA RIZZO è pittrice laureata nel 1997 all’Accademia delle belle Arti di Lecce con una tesi in anatomia artistica dal titolo “Fisicità e psichicità di un linguaggio universale: il volto”. Bravissima con la matita, nei chiaroscuri, il suo talento sembra esprimersi al meglio nella tecnica della pittura ad olio. Nature morte, vedute marine, paesaggi bucolici, panorami, soggetti religiosi, scene di vita quotidiana, ritratti di volti umani o fantastici, sono stati i soggetti della sua prima produzione artistica. Poi improvvisamente incontra un soggetto che è diventato quasi la costante della sua opera: l’ulivo, la pianta che per eccellenza rappresenta l’ambiente, la natura della terra salentina, cui si aggiunge nel corso degli ultimi anni l’amore per la fotografia e per la musica. Musica e pittura, in connubio tra loro, divengono per lei inscindibili. Nascono così i suoi famosi ritratti a matita di alcuni musicisti di fama nazionale ed internazionale protagonisti della conosciutissima mostra itinerante “Grafite è musica”. Attualmente è impegnata in una personale di pittura al “Dona Flor”, lo storico american bar del Teatro Petruzzelli. Paola Rizzo dipinge e disegna con la musica. Non come colonna sonora, che pure non manca mai nel suo studio d'arte, ma come moto dell'anima-artista. Le sue tele e i suoi ritratti sono spartiti musicali su cui si adagiano note in bianco e nero e note di colore, spalmate con pennelli o incise nel tratto al cui ritmo risuona l'armonia del creato. Nei suoi dipinti, i colori a volte stridono e lottano in contrasto come rulli di tamburi e tamburieddhri, a volte sfumano malinconici sul diesis o sul bemolle di un ottone a fiato o di un'armonica a bocca, a volte esplodono nella maestà degli ulivi che si ergono nella gloria dei cieli come trombe o antiche canne di un organo solenne.I volti di Paola Rizzo e le loro espressioni li trovi ovunque nei suoi quadri. La natura delle sue tele non è mai morta, ma viva, pulsante, danzante, cantante. Il pennello o la matita di Paola finiscono per essere nelle sue mani come la bacchetta di un direttore d'orchestra, e i suoi volti e le sue immagini la composizione e l'esecuzione più bella della sua pittura lirica. Questi volti stanno cantando e suonando: tendete l'orecchio, liberatevi dal tappo che ostruisce ed ottura, e li sentirete anche voi.
lug192019
Attenzione: questa dei Salentini nel Mondo è una festa aperta a tutti.
Quando parliamo di emigranti intendiamo tutti coloro che si spostano da una terra all'altra per una serie di motivi: c'è chi vi è forzato per motivi bellici o ambientali, chi emigra per studio, chi per lavoro (spesso altamente qualificato), chi infine per amore (moglie, marito e buoi dei paesi altrui).
Quindi per questa festa è emigrante anche chi da Galatina si è trasferito a Collemeto, o da Collepasso a Bari, o da Patù a Cantù. Ma anche chi dal resto del mondo ha trovato dimora a Noha o nel resto della terra salentina.
Dunque, da qualsiasi parte del mondo proveniate, da New York a Noha York siete tutti benvenuti.
Gli organizzatori
giu242013
Per info e prenotazioni:
3206932342; 3297669635; 3881197170;
soulkitchen.galatina@gmail.com.
Facebook: soul.kitchen.galatina
Sitoweb: https://sites.google.com/site/soulkitchengalatina
ago142023
Se agosto è per antonomasia il mese che incarna l’estate, la festa che rappresenta, più di ogni altra, la movida salentina è, certamente, “I Love '80 & '90 Party”, la quale quest’anno si caratterizzerà per una “novità” sostanziale: il mattatore della serata sarà FARGETTA, un DJ che da oltre 30 anni riempie piazze e dancefloor, cavalcando mode, temperie e gusti come se il tempo fosse concetto relativo, stimolo e non limite, che è un animale da palco dietro la consolle, una voce amica e certa quanto i suoi mix sulle frequenze di radio M2o e Radio Deejay.
Apriranno il concerto le CRAZY DOLLS, un trio tutto al femminile che ci condurrà in un viaggio nel passato tra i brani che hanno segnato un'epoca, i fantastici anni 80 e 90.
Tra i fantastici ospiti avremo ALAN SORRENTI, al contempo uno dei cantanti italiani più famosi al mondo e un vero outsider. Uno sperimentatore progressivo e avanguardista, ma anche l'autore di alcuni dei più grandi successi tricolore di tutti i tempi come "Figli delle stelle" del 1977 e come ”Tu sei l’unica donna per me” con la quale vinse la sedicesima edizione del Festivalbar del 1979.
Avremo poi DOUBLE YOU con la sua canzone “Please Don’t Go”, un brano simbolo di una generazione e degli anni ’90, un evergreen della musica, una canzone che ha permesso al gruppo eurodance italiano di conquistare le classifiche vendendo la cifra record 3 milioni di copie.
Ci saranno i ragazzi di PARTY SALENTO, lo spettacolo che racconta e fa rivivere la storia della musica italiana e Internazionale dagli anni 70 ai giorni nostri, con i videoclip originali e spettacolari scenografie.
Sul Palco Dj, Vj, Animatori, Cantanti, Ballerini, Musicisti, Performer… Uno Show tutto da Ascoltare, da Vedere e da Ballare…
Closing Party Dj Set, per il secondo anno consecutivo, a cura di Jt Taranox, al secolo LUCA TARANTINO, un DJ producer classe 1996 che vanta al suo attivo già numerose collaborazioni con artisti di spicco del panorama pugliese come: Sud Sound System, Mama
Marjas, Apres La Classe passando per le radio locali ma anche nazionali come radio 105 , M2o, Radionorba. In poco più di un anno ha incrementato le sue collaborazioni con artisti del calibro come: Sergio Sylvestre, Ackejuice Roockers ed artisti internazionali come: Raf e Alborosie, pubblicando singoli per major come Universal e Sony.
Insomma un evento, unico nel suo genere, che sin dalla sua prima edizione, ha riscosso un notevole successo e si è ormai attestato come un appuntamento fisso che si aspetta con enfasi per le novità e le sorprese che ogni anno riesce a riservare. Per una notte sarà come ritornare nel ventennio che ha segnato l’infanzia e giovinezza di coloro che, nati tra la fine degli anni 60 e l’inizio degli anni 70 riuscivano a divertirsi con niente: un pallone, ma anche un pezzo di gesso per disegnare una campana, o una corda da saltare.
Una festa ricca di musica, moda e tendenze rigorosamente anni 80/90. Un viaggio indietro nel tempo, nella storia, nel ventennio che ha coinvolto e “sconvolto” intere generazioni. La macchina del tempo è pronta… mancate solo voi!!!
Quelli di Piazza San Pietro 2.0
apr122018
Non concede alcuna chance la corazzata Normanna Aversa al sestetto di mister Stomeo, rimandandolo nel Salento con una pesante sconfitta per 3-0 , dopo aver stentato a carburare nel primo set agguantandolo ai vantaggi(26-24).
Seppur preventivabile un nulla di fatto in terra campana , ciò che si chiedeva all’Olimpia SBV Galatina era una prova di carattere, in quello che doveva essere un test probante in prospettiva della gara interna e decisiva di domenica contro il Tricase.
La fiammata di orgoglio è durata invece un set :il primo, dove una progressione nel punteggio lasciava ben sperare (6-8, 9-16, 14-22) poi ,capitan Guarini e compagni hanno buttato al vento l’occasione ,facendosi erodere un break positivo di 8 punti.
Sono stati i servizi di Corti e Mandolini ad incidere di netto sul fondamentale della ricezione in casa salentina, che ha racimolato in termini percentuali un insufficiente 27% , nonché i primi tempi di un Vetrano super che realizza il 100% dei suoi attacchi , identificandosi come il migliore nella prima frazione di gara.
C’è un senso di sconforto nelle file galatinesi , quasi di rassegnazione dinanzi allo spessore tecnico del sestetto aversano. Molla incomprensibilmente la squadra salentina , assume comportamenti ed atteggiamenti da vittima sacrificale e le notizie che giungono da Andria con il vantaggio di due set a uno per i padroni di casa sull’ Ottaviano , mettono le ali ai ragazzi di Del Prete che lasciano appena ventiquattro punti all’Olimpia SBV, nei rimanenti due set, con Bonetti e Mandolini sugli scudi.
Non era questo che società e tifosi avevano chiesto ;la gara andava affrontata con la giusta dose di adrenalina, non inquinata da un’acquiescenza per manifesta superiorità dell’avversario . Si chiedeva la continuità nervosa , la tenuta caratteriale del gruppo , senza mollare …invece dopo il primo set si era già sotto la doccia.
Traggano , atleti e tecnici, le dovute considerazioni in prospettiva della gara di domenica 15 aprile contro la Fulgor Tricase che determinerà il futuro dei colori bianco-blu-celesti.
Si affronterà una squadra , quella di mister De Giorgi, reduce dalla vittoria per 3-1 sull’Erredi Taranto, con un Del Monte in evidenza che bisognerà bloccare ed un Muccio da contenere. Poi sarà il pubblico, il tifo caldissimo ,la giusta cattiveria degli atleti in campo a far pendere ,ci auguriamo, la bilancia dalla nostra parte.
Per l’occasione la società del presidente Santoro apre le porte del PalaPanico a tutti in modalità gratuita, invitando i tifosi ad organizzarsi coreograficamente, sostenendo i propri beniamini con il cuore e con le corde vocali in massima estensione.
Ci aspetta una grande giornata di sport.
ROMEO NORMANNA AVERSA – OLIMPIA S.B.V. GALATINA 3-0
(26-24, 25-12, 25-12).
GALATINA: Corsetti 5, Rossetti , Iaccarino 5, Lentini 8, Apollonio (L), Muccione 1 , Calò , Persichino(n.e.), Petrosino , Buracci 7,Guarini 3 Coach: Stomeo. Ass. Bray
AVERSA: D’Auge(L), Nero(L) ,Vetrano 14,Lentola 1, Gaetano, Corti 7, Bonetti 16, Illuzzi 1, Testagrossa 6,Mandolini 15 Coach: Del Prete.
Piero de lorentis
AREA COMUNICAZIONE
OLIMPIA SBV GALATINA
dic032018
Doppio passo falso per l’under 18 di mister Dicillo che, com’era prevedibile, cede nel derby con la Showy Boys opponendo una resistenza orgogliosa solo nel terzo set, ed imprevedibilmente crolla, il giorno successivo, in casa del Lecce Volley.
Due gare dallo svolgimento diametralmente opposto: di contenimento il primo, contro un organico di levatura che in toto milita in serie C, assolutamente involutivo e spuntato quello contro il sestetto del presidente Selvaggi per niente trascendentale, anzi ad ampia portata di aggancio in classifica.
Non trova scusanti il tecnico galatinese blu-celeste che ha provato ad inventarsi una formazione orfana di un palleggiatore e dei due centrali : “ Non è mia abitudine giustificare prestazioni insufficienti della squadra, afferma Dicillo, avallando assenze o indisponibilità di atleti per vari motivi. Sono dispiaciuto per la prova disputata che è stata priva di nerbo e di attenzione. Comportamenti che nel mio modo di allenare non trovano ricettività e non escludono decisioni nella gestione del gruppo che possono anche non essere condivise.”
Ora la risalita passa attraverso lo scontro diretto con i pari età del Calimera, in programma il 10 dicembre nel cuore, per antonomasia, della grecìa salentina, affrontando una compagine ben quadrata, con la quale si condivide la terza piazza.
La formazione under 16, sempre guidata da Giuseppe Dicillo, coabita il secondo posto con il Calimera a 11 punti ma con una gara in meno. Il quadro tra le pretendenti al titolo sarà più esplicito quando lo scontro diretto con il Leverano, in calendario il 13 dicembre, fornirà un responso sulle reali possibilità del gruppo capitanato da Andrea Carrozzini che con Calimera e Squinzano saranno le potenziali antagoniste della BCC Leverano.
Il gruppo dell’under 14, sotto la guida di mister Laura Pendenza e Antonio De Matteis, dopo aver conquistato tre vittorie nelle prime tre giornate, si trova per il momento in testa al girone in attesa della gara tra Squinzano e Calimera in programma domani 04 dicembre. Nelle settimane precedenti la pausa dei campionati per le festività natalizie, De Matteis e compagni saranno sottoposti ad un banco di prova concreto , l’undici dicembre ospitando lo Squinzano e il 18 in trasferta a Calimera, che verosimilmente stabilirà una gerarchia di valori.
Mister Pendenza getta acqua sul fuoco ma non si nasconde: “Ci stiamo esprimendo ad un buon livello: certo non ancora al meglio, a causa di malanni accusati da qualche atleta, ma ai miei ragazzi predico sempre di stare con i piedi per terra. Il campionato ha esaurito solo tre giornate sulle 14 in calendario, quindi niente pronostici affrettati, ma solo lavoro ed applicazione di quanto viene loro richiesto”.
Rincara la dose il secondo allenatore Antonio De Matteis :” Il 4 marzo 2019, data dell’ultima gara della sessione regolare, ci dirà quanto e quale sarà il valore del nostro gruppo ,ricordando che sacrifici e traguardi vanno di pari passo per inquadrare quell’obiettivo a cui tendono società , tecnici ed atleti stessi.”
La prima divisione, pur essendo ancorata sul fondo a zero punti in compagnia del Lequile ed aver messo in fila cinque sconfitte, sta crescendo lentamente ed attende l’inserimento di qualche altro elemento (Palumbo), nonché una costante presenza degli atleti alle sedute di allenamento per trovare coesione ed equilibrio.
Il primo set disputato alla grande, seppur perso per 21-25, contro la capolista Nardò ha detto che la squadra è in fase di crescita tecnica, un po' meno dal punto di vista caratteriale che paga la giovane età di alcuni elementi, ma che può contare sul rendimento in crescendo di alcuni di loro.
Siamo certi che il gruppo si amalgamerà e potrà dire la sua durante la fase dei playoff a cui parteciperanno tutte le squadre.
Piero de lorentis
Area comunicazione
SBV Olimpia Galatina
ago252021
L’attenzione, da parte di tanti cittadini, per il PD di Galatina ci fa piacere e ci inorgoglisce. Si guarda a noi con grande interesse, condividendo i nostri interventi e sollecitando una presenza maggiore. Vedono nel PD un’alternativa valida al malgoverno dell’attuale coalizione guidata dal Sindaco Marcello Amante. Pur non avendo una rappresentanza nell’Assise Comunale, svolgiamo dall’esterno una opposizione attenta, denunciando situazioni di criticità e di abbandono, che stanno portando indietro la nostra Città, e formulando, nel contempo, proposte di governo per una corretta e più efficace gestione della cosa pubblica.
Il peggioramento delle condizioni economiche e sociali, dopo oltre quattro anni di sindacatura Amante, è sotto gli occhi di tutti, e quotidiane e sempre più numerose sono le segnalazione sulla rete.
Occorre, pertanto, costruire un’alternativa democratica, capace di rimettere ordine ai tantissimi guasti provocati alla nostra comunità. Attualmente il Circolo di Galatina è a gestione commissariale, con la nomina provinciale, come previsto dallo Statuto, di un reggente sino al prossimo Congresso, ma, con continuità ha fatto sentire la sua voce, denunciando le inadempienze, i ritardi e le omissioni. Un’azione costante, grazie alla quale alcuni risultati si sono ottenuti. Batti e ribatti, suscitando reazioni positive in tanti cittadini, singoli o in gruppo, in questi ultimi giorni, la Città è stata resa più presentabile agli occhi di tanti turisti che visitano Galatina, il decoro urbano ha fatto un salto di qualità, strade e marciapiedi (con un impegno di spesa di circa 6.000 euro) sono state liberate dalle erbacce, ma rimangono in uno stato pietoso i giardini pubblici con gli alberi e i cespugli rinsecchiti (anche qui si sono investiti 75.000 euro), i monumenti che ornano le piazze. E potremmo continuare. Se, a volte, come ci fanno notare i lettori che seguono con attenzione le vicende cittadine, spronandoci a fare meglio, e con i quali vorremmo avere, assieme alle associazioni che guardano a noi, un confronto proficuo sul futuro di Galatina, ci assale il dubbio che inveire contro chi è seduto a Palazzo Orsini è come sparare sulla Croce Rossa, che nell’attuale fase pandemica è meglio utilizzarla per altre necessità.
Un punto è fermo: il nostro obiettivo è quello di dare vita ad una coalizione democratica, formata da partiti, associazioni e movimenti che si riconoscono nell’area del Centrosinistra, respingendo, come già abbiamo già fatto, perché le riteniamo sbagliate e fuorvianti, proposte di alleanze e sostegno ai candidati della Destra. Di quelle forze che ci hanno mal governato, con risultati nefasti: il pietoso stato di abbandono, l’inerzia e la mancata salvaguardia de nostri beni artistici e architettonici, la perdita di copiosi finanziamenti (clamoroso quello di oltre 5 milioni di euro per la rigenerazione urbana delle periferie) la svendita di tanti nostri gioielli, ad iniziare dalle strutture del Quartiere Fieristico, che, da polo di promozione dell’economia salentina, è ridotto ormai ad un inutile contenitore di dubbie e, a nostro giudizio, inefficaci iniziative,
Come PD, lo abbiamo detto a chiare lettere a Nardò, lo diciamo a Galatina.
PARTITO DEMOCRATICO
CIRCOLI DI GALATINA E NOHA
ago312011
Anche quest'anno a Noha per la quarta volta si è svolto il motoraduno "Moto Guzzi, miero e pizzica", insieme al ritmo della pizzica salentina.
Daniela Sindaco dopo i rigraziamenti di rito si scaglia contro il moto club Chirone e l'amministrazione comunale la quale si è disinteressata di questa bellissima manifestazione ed infine Marcello D'Acquarica spiega il significato della copia dello stemma di Noha donato ai guzzisti che hanno partecipato alla manifestazione.
feb112016
Il Centro d’ascolto DNAdonna e il Centro Antiviolenza Malala Yousafzai dell’Ambito Territoriale Sociale di Galatina organizzano: One Billion Rising 2016 Galatina, flash mob.
Le Nazioni Unite stimano che, nel mondo, 1 donna su 3 sarà picchiata o stuprata nel corso della vita. Questo significa oltre 1 miliardo di donne e bambine.
Per chiedere di porre fine a questa violenza, la scrittrice statunitense Eve Ensler, fondatrice del movimento V-Day (movimento mondiale per la raccolta di fondi a favore delle donne vittime di maltrattamenti e violenze), ha ideato la campagna One Billion Rising dando vita, il 14 febbraio 2013, alla più grande manifestazione di massa nella storia dell’umanità: oltre 10.000 eventi in tutto il mondo, seguiti dai maggiori canali di informazione.
Attraverso il ballo, si dà voce ad una protesta creativa e non violenta, per rompere il silenzio e le catene.
Il flash mob avrà luogo anche a Galatina, in piazza San Pietro, domenica 14 febbraio alle ore 11.00. Nella piazza confluiranno due gruppi: quello delle donne (che muoverà dal Centro Antiviolenza Malala Yousafzai dell’Ambito Territoriale Sociale di Galatina) e quello delle e degli studenti (che si ritroveranno nello spazio antistante la Biblioteca Pietro Siciliani). Alla guida dei cortei, alcuni musicisti.
Ad attenderli in piazza, le Istituzioni aderenti alla manifestazione: la Regione, con l’Assessore al Welfare Salvatore Negro, la Provincia di Lecce, con la Consigliera di Parità Filomena D’Antini Solero, il Comune di Galatina con l’Assessore alle Politiche Sociali Daniela Vantaggiato, i Sindaci dei Comuni dell’ATS di Galatina, i Servizi dell’ATS di Galatina, l’ASP Istituto Immacolata, il Progetto S.P.R.A.R./ARCI Lecce e tutte le Associazioni partner del territorio.
Accanto ad essi, ci sarà il gruppo delle persone disabili che parteciperanno al flash mob nell’ottica della maggiore inclusione.
La regia del flash mob sarà curata da Chiara Dollorenzo, ballerina e coreografa di danza classica, contemporanea e di Community dance.
I gruppi saranno disposti in pattern nell’aera della piazza e balleranno sulle note di Break The Chain assieme agli astanti e agli intervenuti che vorranno partecipare.
Il tema della Rivoluzione, nel 2016, si focalizza sulle donne emarginate, sul dramma delle migranti, delle profughe, in particolare sulle donne e sulle bambine costrette a subire violenze in quel viaggio disperato, intrapreso per salvare la propria vita.
Questa giornata è dedicata,dunque, alla memoria di Nasra, la donna somala ritrovata morta pochi giorni fa sulla costa salentina. Cercava una vita migliore.
Attraverso il linguaggio universale della danza e per mezzo della libera espressione di corpi che occupano uno spazio pubblico in maniera gioiosa, inclusiva e partecipata, vogliamo sollecitare le coscienze ad ampliare il concetto di amore, a declinarlo in tutte forme di relazione sociale, a creare un nuovo paradigma di comunità in cui violenza ed esclusione non siano più contemplate.
Il CAV Malala - ATS Galatina.
La Coordinatrice dott.ssa Paola Gabrieli.
giu182013
Tre giorni per festeggiare la Festa Europea della Musica. Tra i protagonisti i Toromeccanica, la Giovane Orchestra salentina di Claudio Prima e il rock, pop e hip-hop di tante giovani band emergenti. Un evento patrocinato da Regione Puglia e Puglia Sound. Protagonista anche la lettura con i fumetti di “Calleo e i Gatti di Venezia” a cura di Lupiae Comix e POST di Paolo Paticchio.
Musica, cultura e arte. Saranno queste le parole chiave della prima edizione a Galatina della Festa Europea della Musica. Dal 21 al 23 giugno tre giorni di musica tra rock, pop, hip-hop e musica popolare, inoltre la presentazione di libri e una mostra di fumetti a cura di Lupiae Comix, realizzati all'interno del Chiostro del Palazzo della Cultura di Galatina. Tra i vari gruppi presenti alla manifestazione, spiccano I TOROMECCANICA e la GIOVANE ORCHESTRA DEL SALENTO, diretta da Claudio Prima, notevole la presenza di giovani musicisti come i PLUG IN, CAMDEN TRIO, DYING PURPLE, T.GARAGE, SOOP & NINTAI e l’ORCHESTRA SPARAGNINA , gruppi emergenti nel panorama musicale salentino.
La Festa della Musica, nata in Francia nel 1982, ha mosso i primi passi verso uno sviluppo più organico nel 1985 in occasione dell’anno europeo della Musica. Dal 1995, è stato fissato una data ufficiale per l’evento, il 21 giugno. In ogni paese europeo vengono organizzate numerose attività che esaltano il ruolo della musica e cercano di favorire gli incontri tra musicisti provenienti da tutta l’Europa.
L’evento galatinese è organizzato dall’Assessorato alle Politiche Giovanili del Comune di Galatina in collaborazione con l’associazione Galatina2000, proponente dell’iniziativa, con l’apporto dei Laboratori Urbani P.Art e l'Associazione Futura Città. La voglia di realizzare la Festa della Musica anche a Galatina, nasce da un esperimento avviato dall’associazione Galatina2000 durante il periodo invernale: ossia MusicalBox Live Cover, un format web trasmesso quindicinalmente attraverso la piattaforma internet della webtv Inondazioni.it dove, dai locali dei Laboratori Urbani P.Art, giovani cover band si sono esibite in diretta streaming.
Sede principale della Festa della Musica sarà il chiostro del Palazzo della Cultura di Galatina dove si svolgeranno una serie di attività culturali che hanno lo scopo di coinvolgere in momenti di socializzazione soprattutto i più giovani. Durante le prime due giornate, attraverso la magia dei libri e dei fumetti, si attenderà il buio della notte per accendere la musica. Venerdì 21 giugno, protagonista sarà il rock e il pop dei PLUG IN, CAMDEN TRIO, DYING PURPLE e T.GARAGE. Mentre sabato 22 giugno sarà il turno del gruppo musicale del Liceo A.Vallone di Galatina, i Safe Crash, con la chicca finale dei TOROMECCANICA, vincitori di Puglia Sound e premio della critica al Concerto del Primo Maggio 2013 di Roma, per continuare fino a tarda notte con Sugar Dj, deejay ufficiale di Fashion Holidays by Ditutto.it.
Domenica 23 giugno invece la manifestazione avrà una doppia sede, il Palazzo della Cultura dove inizialmente sarà l’hip-hop a fare da padrone, con i RAIN WORDS, gruppo musicale dell’Istituto Tecnico “M.Laporta” di Galatina, concludendo con il concerto dei SOOP & NINTAI e il dj set finale di Dj Giorgio Rude, uno dei deejay più amati nel genere reggae-hip hop. Mentre seconda location sarà Piazza Galluccio, a illuminarla sarà per prima l’esibizione dell’ORCHESTRA SPARAGNINA ed infine della GIOVANE ORCHESTRA DEL SALENTO, diretta da Claudio Prima.
Associazione Galatina2000
lug082014
Passata la festa dei santi patroni di Galatina tiriamo un po’ le somme. Gli organizzatori hanno avuto la leggerezza a loro dire di accettare uno sponsor senza pesarne le conseguenze. E va bene abbiamo chiuso, anzi ne abbiamo approfittato e, qualche giorno prima della festa, siamo stati nella bellissima cittadina salentina a parlare dell’opera inutile e dannosa TAP. Come dicevamo, noi abbiamo voluto credere alla buonafede e alla leggerezza del comitato feste, abbiamo voluto non creare disagio alle persone e ai fedeli. Non abbiamo voluto essere noi a creare tensioni e non lo abbiamo fatto, neanche quando la pubblicità di TAP non si è limitata ai soli manifesti 6 per 3 ma anche su un intera pagina della brochure della festa, la pubblicità portava la dicitura “Energia a vocazione turistica” – che vocazione può avere il gas e il gasdotto che distruggeranno il Salento tutto? Ma soprattutto questi non vendono gas, ma lo portano in Austria, e costruiscono una centrale di depressurizzazione di 12 ettari. Energia a vocazione turistica sarà l’ossimoro dell’anno. Non ci siamo neanche inalberati quando, per magia, la sera del cantante, sempre lui, quello che del Salento non ne vuole sapere nulla, sono apparse le bandiere di TAP. Quindi ricapitolando: manifesti, brochure e bandiere, per soli 5000 euro? E quindi all’amministrazione che ne ha dati 16000 che fate le statue di fianco ai santi patroni? Davvero dobbiamo credere alla buona fede? E poi al signore alto con i capelli bianchi, quello che mentre discutevamo fuori il palazzo della cultura si fasciava la testa e ci chiedeva scusa, quello che ci aveva invitato a salire sul palco prima del cantante, per poi scoprire che non era vero che non si era mai discusso di questa eventualità, che non ricorda…. E si … noi continuiamo a credere nella loro buonafede, anche nella buona fede del prete. All’uscita dall’assemblea in cui si parlava di TAP, gli è stato chiesto se avrebbe detto qualcosa nell’omelia per spiegare cosa è TAP. Facile fare finta di non sentire e uscirsene con il sorrisetto, ripenso a tutti quei preti che hanno perso la vita per delle idee e per la difesa della dignità. Penso a quei preti che lottano contro il biocidio in Campania e a chi ha il coraggio di abbandonare tutto per servire il prossimo. Coraggio ecco la parola chiave. Ci vuole coraggio a rifiutare il vile denaro, cacciare i mercanti dal tempio. Ci vuole coraggio, in questo periodo di crisi, ad non accettare soldi dagli sconosciuti. Gente che si insinua nel tessuto sociale, gente che prenderà da questa terra e dalle nostre tasche per non restituire nulla. Ci vuole coraggio anche a salire su una pedana mentre si parla di TAP e dire che il proprio partito si è sempre espresso contrariamente al progetto, mistificando le posizioni. Spieghi bene in che modo è contrario e ci risparmi la sua ignoranza in materia. Nel suo partito ci sono guerre interne e TAP è un pretesto per creare correnti, ma se si guarda bene tutti lo vogliono. Chi a Brindisi (per dare l’ennesima opportunità ad Enel di essere salvata dalla politica? A Brindisi esiste già il gas per Cerano ed è Enel a dover fare investimenti per la conversione o chiusura. Enel è fuorilegge dal 1996, e lo stato Italiano preferisce pagare sanzioni che far chiudere una centrale che provoca morti). O Otranto, dove già esiste l’approvazione per un gasdotto (ITGPoseidon II) , peccato che sia di portata minuscola (8-12 mld di mc. contro 20 mld mc.) confrontata a TAP e quindi bisognerebbe di un nuovo progetto e le valutazioni dovrebbe ripartire da zero. E non credo che le autorizzazioni poi arriveranno come sono arrivate nel silenzio totale della prima volta. Ma come funziona la macchina di TAP per le sponsorizzazioni? Molto semplice. L’agenzia Proforma ti contatta ed offre dei pacchetti di sponsorizzazione, ma non ti dice l’oggetto della campagna pubblicitaria, punta sulla sua famosa esperienza e sulla fama che si è fatta negli anni. Per fortuna ci sono persone coscienti e preparate che prima di firmare il contratto chiedono di che sponsor si tratta, altrimenti, firmato il contratto, si troverebbero, loro malgrado, in dovere di stampare o mettere in onda spot riguardanti TAP. Per fortuna abbiamo notizia di organizzatori di eventi e di testate giornalistiche che hanno rifiutato ben volentieri i soldi di TAP,tanti soldi. Ma cosa serve la sponsorizzazione a TAP? In fondo TAP non vende gas casa per casa, porterà il gas in Austria. TAP non vende verdura o olio o prodotti da orto, gli orti li distrugge .TAP non vende posti in spiaggia,la spiaggia la trafora. Quindi a che serve? Serve a far passare per positivo ciò che di positivo non ha nulla. A comprare il consenso. Aggiungiamo che per la stessa procedura di VIA, TAP deve farsi conoscere e avere incontri pubblici, in tre anni uno o due se vogliamo includere l’O.S.T.organizzato dalla regione, mentre dice di averne fatti più di 200, al massimo in tutta la sua permanenza qui Russo avrà incrociato solo 200 persone e la maggior parte di Confindustria. Con la sponsorizzazione TAP dirà al ministero che ormai è nel tessuto sociale, mentre qui nel Salento cresce di giorno in giorno il dissenso. Sono troppo vicine Taranto e Brindisi per non avere in mente come operano, sul tessuto sociale, aziende che hanno il solo fine del profitto, sappiamo come sono in grado, con sponsorizzazioni,di comprare il consenso, è una tattica vecchia. A tutti gli operatori turistici, a tutti gli organizzatori di sagre e concerti, a quanti hanno un piccolo o grande giornale, a quanti fanno informazione su internet, se questa agenzia vi chiede preventivi, chiedete di che pubblicità si tratta, siate attenti a questi giochi senza morale di TAP. Noi vi saremo vicini. Pensiamo al futuro non vendiamoci. Sperando che i 5000 euro dati ai Santi non li dovremo pagare con gli interessi nel futuro.
Comitato NO TAP
fonte:Galatina blogolandia.it
ago092018
Lunedì 20 agosto ritorna a Cutrofiano, grazie al contributo e patrocinio dell’Amministrazione locale, una serata da Guinness con “La Pitta di patate più GRANDE del mondo”, evento di spettacolo e gastronomia alla sua seconda edizione organizzato dal Circolo Ayni. Poco più di 10 metri di lunghezza e 1 metro di larghezza per un totale suppergiù di 1000 porzioni: sono queste le dimensioni di una delle chicche della cucina salentina, già molto vicina dal detenere il Guinness World Record. Gli organizzatori ci tengono infatti a sottolineare che da Londra, sede ufficiale della redazione “Guinness World Records”, sono pronti ad iscrivere la gigante e succulenta pitta nel libro dei primati. Un onore per quest’anno ancora declinato, come sarà dimostrato durante la serata, a causa dei costi proibitivi. Un investimento cui tuttavia non si rinuncia ma a cui si mirerà ancora nelle prossime edizioni, soprattutto a partire da quest’anno: il 2018 ha infatti riservato al borgo salentino di Cutrofiano l’onorevole titolo di “Città della Ceramica”. Ecco che la tradizionale pitta acquisirà un sapore e valore più grande dello stesso record, poiché sarà servita esclusivamente su tegami in creta che ciascuno potrà portare con se a casa. Non a caso, poi, quest’anno la grande pitta sarà inserita all’interno dell’evento “Mostra Mercato della Ceramica Artigianale”, un’ulteriore occasione per unire i sapori ai “saperi” della tradizione cutrofianese. Durante la serata, che avrà inizio alle ore 21.00 con la misurazione ufficiale della pitta in Piazza Municipio, si esibirà il cantautore MINO DE SANTIS. Tra racconti della quotidianità, ritmi narranti e musiche più incalzanti, la calda voce del “De Andrè” salentino (come molti amano definirlo) renderà affascinante una serata carica di sfumature. In piazza Cavallotti si esibirà la “Takemaya’s Band”, che accompagnerà tutti in un viaggio sulle note di brani delle più famose cantanti italiane. Patate, formaggio e uova: sono questi gli ingredienti base per una ricetta semplice nell’impasto ma dalle numerose varianti per il ripieno: il gusto scelto per la grande pitta è quello della tipica pizzaiola a base di cipolla e pomodori “schiattariciati” in olio di oliva, olive nere, capperi e le cosiddette “caruselle” o “caruseddrhe”, ossia il finocchio selvatico. Le novità di quest’anno saranno l’estrazione a premio per chiunque consumerà almeno una porzione del tipico piatto, e “la gara dei mangiatori di pitta”: il record nel record sarà presto descritto sulla pagina evento facebook “La Pitta di Patate più GRANDE del mondo” e sulla pagina instagram, dove sarà riportato il regolamento per iscriversi e partecipare. Tra grandi emozioni, grandi porzioni, altre prelibatezze e varie premiazioni, tutti sazi e felici per una serata UNICA!
Raimondo Rodia
nov192015
Oggi, 19 novembre 2015, mentre spuntava l’aurora, è venuta a mancare all’età di 93 anni la prof.ssa Mimì Piscopo, la prima laureata in “Lettere classiche” della nostra cittadina.
Vorrei ricordarla con le stesse parole di un articolo che vergai in suo onore sei anni fa (cfr. “L’Osservatore Nohano” - n. 8, anno III, del 9 dicembre 2009).
*
<< Sono di fronte agli occhi color cielo quando è bello di una nohana purosangue: Mimì Piscopo, la mia professoressa di Italiano della mitica “I G” dell’Istituto Tecnico Commerciale “M. Laporta” di Galatina. Le chiedo alcune informazioni sul suo conto per una rubrica che tengo saltuariamente sul mio giornale, una rubrica dal titolo Curriculum Vitae.
Riesco a prendere appunti interessantissimi, ma il rischio è che anziché un articolo qui salti fuori un vero e proprio ponderoso volume. Perché le notizie e le curiosità (che sono come le ciliegie: una tira l’altra) sono interessanti e affascinanti, e riguardano non soltanto un’autentica gloria della scuola del XX secolo, ma anche la storia tutta e l’evoluzione (chiamiamola pure così) del contesto ambientale salentino, quello che ci fece da culla, e che ancora oggi funge da cornice alla nostra vita.
Ma ci provo ugualmente, tentando di lavorare con la lima più che con la penna, e cercando di non perdermi in mille fronzoli. Mi trovo di fronte – dicevo – ad una ragazza di 87 primavere, una Donna che senza indugio ti dice “sono nata il 16 luglio del 1922”, e subito mi viene da pensare che una vera Signora non si fa alcun problema nel rivelare la sua età.
Mimì frequenta a Noha la scuola elementare come molti suoi coetanei. Terminato il ciclo della scuola primaria, sfidando la tradizione che voleva che le donne rimanessero in casa a fare la calza, Mimì decide di sostenere l’esame di ammissione. “Solo coloro che superavano questo esame potevano frequentare la scuola media”.
L’ingresso nella scuola media quindi non era automatico, ma era una prima conquista per chi voleva proseguire negli studi. E’ inutile dire che andavano avanti solo coloro che si sentivano portati, che sovente coincidevano con i figli del censo e del privilegio, mentre gli altri venivano avviati verso un’attività agricola o artigianale, allu mesciu o alla mescia. La maggior parte dei ragazzi dunque si fermava di fatto all’esame di licenza elementare (ed una buona percentuale di essi non ci arrivava punto). “Quanti sacrifici per frequentare la scuola media e poi quarto e quinto ginnasio, e successivamente il liceo classico fuori paese. Erano tempi in cui la gente era costretta a stringere la cinghia. La fame faceva sentire i crampi allo stomaco. Si razionava il pane, addirittura! Il mio povero papà a volte rinunciava alla sua razione per non farla mancare a noi.. Il più delle volte andavamo a Galatina a piedi. Qualche volta alle sei in punto passava una corriera di studenti provenienti da diverse cittadine del Salento. Ci si conosceva un po’ tutti e, prima dell’inizio delle lezioni, si stava insieme a chiacchierare piacevolmente nell’atrio della scuola. A volte, quando pioveva, e quando era possibile, mi accompagnava il mio povero papà, con il suo biroccio trainato da un cavallo”. Qui si capisce benissimo quanto Mimì Piscopo sia dunque un’antesignana dell’emancipazione femminile nohana e salentina: “Non era facile soprattutto per una donna continuare negli studi. Andare a Galatina era come tradire una tradizione. Ma mio padre per fortuna era di più ampie vedute ”.
Ha un sogno, questa Donna, e a costo di sacrifici, di rinunce e di rottura di schemi arcaici, lo realizza. Questo è uno degli insegnamenti più importanti della professoressa di Noha: quando si crede nelle proprie possibilità e si lotta con determinazione ed impegno, non ci sono risorse finanziarie scarse o barriere culturali impossibili da abbattere.
Il “Pietro Colonna” di Galatina, e soprattutto la serietà ed il rigore degli studi che vi si conducevano, lasceranno nell’animo e nella formazione della studentessa Piscopo Cosima un’impronta incancellabile. E certamente – come evinco dalle sue parole – sentimenti profondi di nostalgia, di rimpianto ed anche di commozione. E’ come se, mentre ti parla, sentisse nell’angolo della sua memoria suonare ancora la campanella del “Colonna” incastrata a ridosso di un pilastro quadrato dell’antico chiostro domenicano, quell’aggeggio sonoro che scandiva l’inizio e la fine delle lezioni col tocco squillante dell’Idea che non muore.
La maturità arriva nel 1944. “E ormai volevo andare avanti. Mi consigliavano di prendere Farmacia. Ma io ero contraria all’idea, perché le farmaciste – così dicevo – mi sembravano delle bottegaie (soprattutto per gli orari di lavoro). Decisi di prendere Lettere con indirizzo classico, perché mi piacevano molto il greco ed il latino. E mi iscrissi all’università di Bari, dove avevo un punto d’appoggio presso il collegio Regina Elena”. Già dai tempi dell’università, Mimì evidenzia la sua passione. “Leggere, studiare, insegnare erano la mia passione”, tanto che corre spesso in soccorso alle esigenze di molti studenti amici e di molti colleghi in difficoltà, studiando e ripetendo insieme a loro, dando loro una mano nel superamento degli esami nelle materie più difficili.
In quel tempo i testi classici ed i distici erano per lei a portata di mano e di memoria; dalle sue scarpe, ad ogni passo, sembravano entrare ed uscire aoristi e ablativi assoluti. “Era difficile superare l’esame di latino. Sentivo che molti studenti l’avevano provato molte volte prima di superarlo… Io sostenni lo scritto un anno in anticipo, ancor prima che mi si consentisse di presentarlo. E ricordo il terribile prof. Vantaggiato che mi chiamò – io incredula – per sostenere l’esame orale, che superai subito e brillantemente. Ma non mi esaltavo mai. Questa è la mia indole: tra l’altro ero anche molto timida”.
Cosimina Piscopo si laurea nell’anno accademico 1948-49 discutendo una tesi (scritta a macchina) dal titolo: “La classe rurale in Terra d’Otranto nei primi sessant’anni del sec. XIX”, relatore il chiarissimo prof. G. Masi [tesi trascritta a cura di Marcello D’Acquarica e pubblicata su Noha.it nel luglio 2010].
Rientrata a Noha, inizia sin da subito a dare lezioni private di lettere, latino e greco, come del resto aveva sempre fatto quando era possibile durante la guerra. “Ma non mi pagavano mica!”. Nel 1954 diventa finalmente – come noi studenti l’abbiamo sempre chiamata – “La Piscopo”, sottintendendo “la professoressa” o, come i giovani d’oggi usano dire, la Prof.
Inizia dunque in quell’anno la sua carriera di insegnante di Lettere all’Istituto Tecnico Commerciale di Galatina “che non era ancora statale ma parificato. Tra l’altro io, insegnante, sembravo allora una ragazzina al confronto dei miei studenti”.
Dopo questa esperienza iniziale intraprende un lungo tour in diversi istituti che qui posso soltanto citare di sfuggita, avvistandoli dall’alto come in un ideale volo d’aquila.
Insegna così al Professionale Statale e poi al Professionale Femminile di Galatina. Successivamente a Maglie di nuovo presso un Istituto Tecnico Commerciale, con alcune ore presso il Magistrale di Galatina. Dopo “non ricordo precisamente l’anno” entra nei ruoli della scuola media ed insegna Italiano, Storia e Geografia ad Aradeo e poi finalmente a Noha alla “Giovanni XXIII” dove viene nominata anche vice-preside.
Ma dopo due anni decide di ritornare alle scuole superiori: sicché ritorna all’Istituto Tecnico Commerciale (nel 1981-82, quando chi scrive frequentava la famosa I G) e contemporaneamente al Professionale Femminile dove ricopre la cattedra di Storia. E poi ancora da Galatina a Gallipoli, alla volta dell’Istituto Nautico, con alcune ore settimanali a Carmiano presso un altro Istituto Professionale…“Amavo il mio lavoro. Ero molto scrupolosa. Andavo al lavoro anche con la febbre. E mi volevano bene. Ricordo che quando morì il mio povero papà (insegnavo al Professionale) il preside e tutti i ragazzi vennero al corteo funebre. Questo mi fu di grande conforto.”
Raccontare qui la vita a scuola della docente Piscopo sarebbe impossibile: dovremmo indugiare in numerosi, singolari, piacevoli, interessanti particolari, come la preparazione delle lezioni, le spiegazioni, le interrogazioni, i consigli di istituto, gli incontri scuola-famiglia, i compiti in classe corretti a casa (a volte anche con l’ausilio della sorella Laura, che leggeva tutti gli elaborati degli studenti per filo e per segno), i problemi dei ragazzi che trovavano in lei una istitutrice, sì, ma anche una sorella, una madre e a tratti un’amica alla quale confidare i propri dubbi esistenziali. “Ci fu un periodo drammatico, anni terribili, quando a scuola entrò la droga. In un anno in una classe fummo costretti a respingere addirittura 14 studenti. Quanti incontri tra professori e genitori. Alcuni venivano a trovarmi perfino a casa chiedendo consiglio, sostegno, incoraggiamento. Erano problemi delicati: non si poteva far finta di nulla. […] Quante storie e quanti viaggi di istruzione al seguito dei miei studenti. Ovunque in Italia, nelle città d’arte, in montagna… Ricordo anche un viaggio bellissimo a Parigi. E quante esperienze: pensa che una volta andammo a finire persino in discoteca! Tuttora incontro in giro dei miei studenti che mi chiedono: si ricorda di me? Io confesso di ricordarmi dei più bravi. E dei più diavoli.”
Chiudo questo curriculum vitae et studiorum su una persona di valore di Noha, non senza aver detto che Mimì Piscopo è stata nominata anche “Giudice Popolare”, incarico che ha esercitato per un certo periodo di tempo nel foro di Lecce. “Il Giudice Popolare è chi, con fascia tricolore, affianca i giudici nelle Corti d’Assise e nelle Corti d’Assise d’Appello, assistendoli nelle udienze e partecipando alle decisioni contenute nelle sentenze”. La scelta di un così delicato compito di magistratura penale (nelle Corti d’Assise si trattano infatti processi penali per i crimini più gravi previsti nel codice) ricadde su Mimì sicuramente per le sue doti di equilibrio, e soprattutto per la sua irreprensibile condotta morale. Anche quest’ultimo incarico è parte sostanziale di un brillante curriculum vitae.
Concludo questo scritto dicendo che a volte noi altri cerchiamo lontano (o peggio ancora in televisione) le persone di valore e degne di lode, ignorando i tesori a noi più vicini, benché umili ed al riparo dalle luci dei riflettori alimentati con l’energia dell’ottusità e dell’insipienza.
Sarebbe saggio se invece ci accorgessimo di chi, pur in atteggiamento di ritrosia, evitando la pompa magna, vive accanto a noi ed ha ancora molto da dare ed insegnare.
Con questi colpi di scalpello mi auguro di essere riuscito ad abbozzare un seppur grossolano profilo “della Piscopo”, alla quale vorrei indirizzare un grazie di cuore per tutto quello che ha fatto per i ragazzi suoi discenti (incluso il sottoscritto) e per il lustro che con il suo studio, il suo lavoro ed i suoi incarichi ha dato alla nostra cittadina.
Infine vorrei chiederle di essere indulgente con me ancora una volta, nel caso in cui nel corso di questo articolo (o di altri) dovessi aver seminato a destra o a manca qualche strafalcione, o, peggio ancora, qualche errore di sintassi o di grammatica che, come usava ripetere la Prof, “è sempre in agguato”>>.
*
Addio professoressa Piscopo, addio Mimì, e buon vento.
Con te se ne va una brava insegnante, una grande Donna, una pagina gloriosa della Storia di Noha.
Antonio Mellone
lug222014
Mercoledì 23 luglio, nella suggestiva cornice della Chiesa dei Battenti di Galatina, alle ore 20,30 Maurizio Nocera, Nico Mauro, Marco Graziuso e l’assessore al Cultura Daniela Vantaggiato ricorderanno Lucio Romano nella sua complessa figura di poeta e di intellettuale impegnato.
Lucio Romano nato a Galatina nel 1936 è scomparso nel 2007 si è occupato di studi storici, conducendo tra l’altro ricerche sul movimento operaio e sulle origini del fascismo in Terra d’Otranto. Con le sue opere letterarie ha ricevuto numerosi riconoscimenti in ambito locale e nazionale. Molti critici letterari hanno scritto di lui. Lui stesso ha scritto note critiche su Salvatore Quasimodo, Rocco Scotellaro, Alfonso Gatto. Accanto a questo bisogna ricordare il suo imprescindibile impegno civile è stato consigliere comunale per quindici anni e consigliere provinciale. Ha dettato l’epigrafe per Carlo Mauro, principale esponente del socialismo salentino, collocata tutt’ora in Piazza della Libertà .
Ricordiamo alcuni titoli delle sue raccolte di poesie “ Sul calar della sera” (1958-1964); “ Vagare stanco” (1965-1968); ” Romano” (1969-1974); “Alografie” (1983-1987); “Morire di verso” (1988-1990); “ Lettere di Gioacchino Toma a Eduardo Dalbono”(1992-1997); “Una vita in versi ”(2001).
L’amministrazione di Galatina gli ha assegnato alla memoria il Premio Beniamino De Maria per il biennio 2009-2010, ci piace riportarne per intero la motivazione : Un uomo che ha saputo coniugare poesia ed impegno civile. Un uomo che ha lasciato un chiaro messaggio secondo il quale potere e poesia significano altruismo, solidarietà umana, generosità, tentativo di edificazione di un altro mondo possibile nel quale tutti siano impegnati facendo tesoro anche della parola del poeta che lotta per il suo popolo, la sua gente, per gli umili e i diseredati.
In attesa di incontrarlo attraverso il ricordo degli amici e dei familiari lo ricordiamo così:
Salento da “Sul calar della sera”
bruciato dal sole
avaro dei piogge
ha sotto gli occhi
schiene curvate, some
dal cuore in pena:
antichi rumori di zappe.
L’evento, promosso ed organizzato dalla libreria Fiordilibro da sempre impegnata nella valorizzazione della cultura salentina , dei suoi esponenti e di quanti hanno contribuito e contribuiscono con il loro lavoro spesso solitario e misconosciuto, a dare lustro al Salento ed in questo caso anche alla città di Galatina. L’evento ha ricevuto il Patrocinio del Comune di Galatina ed è inserito nella Sezione “Vivi il Salento” della rassegna estiva“ l’Estate della Cuccuvascia”- ritrovarsi a Galatina.
set172021
Oramai è una triste consuetudine, controllare i bandi per i finanziamenti destinati ai comuni, scorrere le graduatorie, controllare una seconda volta (non sia mai che ci sia un refuso) e constatare che Galatina è puntualmente esclusa da qualsiasi possibilità di miglioraramento.
Questa volta a quale settore è toccato rimanere escluso? Lo Sport. Il Bando Sport e Periferie 2020 a valere sull'avviso in scadenza il 15 settembre 2020 ha visto ancora una volta Galatina fuori dai giochi.
Può succedere.
Qualche giorno fa ho anche letto una dichiarazione di un consigliere di questa maggioranza in consiglio in cui si lamentava della difficoltà di partecipare ai bandi per scarsità di personale.
Alla luce di questa ennesima esclusione la dichiarazione si può rileggere come una accampare scuse preventive, come se sapessero già dell'ennesima estromissione di Galatina da questi cospicui finanziamenti.
Ma andiamo con ordine.
Il Dipartimento per lo Sport della Presidenza del Consiglio mette a disposizione 700.000 di euro al fine del "miglioramento della qualità urbana e di riqualificazione del tessuto sociale, anche attraverso la promozione di attività sportiva."
Ad onor del vero ad un bando simile il comune di Galatina aveva già partecipato con esito favorevole e questo è un motivo in più per indignarsi.
In questa occasione il comune di Galatina ha partecipato ma ha visto esclusa la propria domanda di partecipazione di intervento sul palazzetto dello Sport Antonio Panico.
Nelle motivazioni dell'esclusione leggiamo che la richiesta del comune di Galatina è stata rigettata per aver DIMENTICATO d'includere "le verifiche e la validazione del livello di progettazione presentato" in violazione del paragrafo 6 lettera D del bando in oggetto.
Nello specifico si fa riferimento alla validazione delle federazioni sportive.
A questo punto non reggono più le scuse "preventive" del consigliere di maggioranza, non è per mancanza di personale che si perdono i bandi ma perché non c'è abbastanza ATTENZIONE nel predisporre le domande di partecipazione e non si deve neanche attribuire responsabilità agli organi tecnici ma alla TESTA politica che purtroppo ancora una volta NON era concentrata nell'amministrare il bene comune di questa città ma intenta a tutelare qualche forse qualche altro interesse particolare.
NON FA PIU' NOTIZIA perdere un finanziamento, è che finanziamento 700.000 di euro per le periferie e lo sport, ma dobbiamo tenerlo in mente, con tutti gli altri fallimenti di questa amministrazione, per poter valutare con oggettività l'operato di questa maggioranza.
Per onor della cronaca un elenco non esaustivo dei comuni che hanno vinto il finanziamento:
Nardò 700.000€ (vabbè è scontato)
Racale 700.000€
Scorrano 700.000€
Campi salentina 690.000€
Salve 685.000€
e molti altri. A questo punto è chiaro che c'erano soldi per tutti.
Alla prossima NON NOTIZIA
Per chi volesse approfondire
http://www.sport.governo.it/media/2197/bando-sport-e-periferie-2020-def-signed.pdf
http://www.sport.governo.it/media/2883/sport-e-periferie-2020-allegato-a_graduatoria-di-merito.pdf
mag122015
Un rotondo 5 a 1 contro il Palermo riapre i piani del Presidente Stasi.
Aveva chiesto un moto d'orgoglio, il presidente Stasi ai suoi giocatori ed è stato accontentato. Il cinque a uno in terra siciliana, risulta ora fondamentale per la corsa alle posizioni alte della classifica.
La cronaca della giornata racconta di un inizio incoraggiante per i galatinesi. Il siciliano Parrino (3.3) perde contro Luca Giordano (2.5) per 6/1 6/2. Partita molto facile e senza grandi problemi per Giordano. Purtroppo però il giovane Alberto Giannini (3.2) ha perso dalle mani una partita che aveva in pugno, contro l'esperto Fabio Di Mauro (3.3) per 2/6 7/6 6/2. Molto bello e molto positivo per i galatinesi è stato l'incontro tra Massimo Ienzi (2.5) ed il romano del C.T. Galatina Pierdanio Lo Priore (2.4), vinto da quest'ultimo per 6/4 4/6 6/2. Nessun problema invece per il brianzolo-salentino Davide Albertoni (2.4) che ha dominato un primo set e vinto sul filo di lana il secondo set contro Alessandro Ciappa (2.7)con il parziale di 6/0 7/5.
Sul parziale di 3 a 1, quindi, i due doppi diventano fondamentali. Ienzi e Ciappa se la devono vedere contro una inedita coppia di doppio formata dal capitano Filippo Stasi e Davide Albertoni. I galatinesi fanno faville e vincono per 6/3 7/6. Problemi anche per l'altro doppio palermitano che vede perdenti Parrino e Di Mauro contro Lo Priore e Giannini per 6/3 7/5.
Questo 5 a 1 in favore del Circolo Tennis Galatina, porta tre importantissimi punti in terra salentina e riapre un girone che era probabilmente già chiuso. La classifica, molto corta in tutti i suoi posti, vede il Pesaro ed il Padova in prima posizione parimerito con sei punti e tre partite giocate, il Ferratella ed il Reggio Emilia virtualmente in seconda posizione con sei punti, ma con solo due partite giocate, il C.T. Galatina in terza con tre punti e tre partite, e nelle ultime due posizioni l'Arezzo ed il Palermo con zero punti e rispettivamente tre e due partite giocate.
Va da sé che la prossima giornata di campionato, sarà fondamentale per gli equilibri sia nelle posizioni alte che in quelle più basse della classifica.
- C.T. Galatina e C.T. Arezzo
- Ferratella e C.T. Palermo 3
- Pesaro e Reggio Emilia.
- Turno di riposo per il Padova
Galatina, 12 Maggio 2015
apr212012
Il nome “inceneritore” ha una certa assonanza, anche un po’ lugubre, con quell’altro suo omonimo che incenerisce le nostre stesse spoglie quando è ora di togliere il disturbo.
Ma forse è meglio allontanare dalla mente certi brutti pensieri sognando magari di passare le prossime vacanze con delle salutari passeggiate nell’agro di Noha.
L’idea di godere del silenzioso panorama della campagna nohana sprona ad essere mattinieri e aiuta a rinunciare anche ad un paio d’ore di sonno sperando di uscire a prendere una boccata d’aria buona.
Ci sono dei giorni, però, che l’aria è irrespirabile. Mi ricorda tanto quell’odore soffocante che rilasciavano i fumi delle taiate delle Tre Masserie di qualche decennio orsono, quando per le vie di Noha non circolavano né camion, né compattatori ma due semplici operatori ecologici armati di carretto a pedali e scopa di saggina. Ma quelli erano tempi di miserie e non c’era il famigerato progresso moderno.
Certe mattine la zaffata asfissiante che si insinua prepotentemente nelle narici, reprime il desiderio di respirare a pieni polmoni. Poi però pian piano il corpo si abitua all’aria mattutina ed il calore del sole rimuove lentamente l’inspiegabile mistero stagnante nell’aria che ogni volta che torno a casa trovo sempre più pesante.
Mi viene in mente un pensiero riportato in una pagina del mio diario:
“La prima volta che arrivai a Torino, rimasi colpito dallo strano odore dell’aria, un misto di marciumi vari, di olio bruciato e pietre ammuffite. Un odore che ti accoglie ineluttabilmente in qualsiasi periodo dell’anno appena metti il piede in stazione. Lì per lì sei portato a pensare che sia colpa della stazione ma una volta fuori la musica non cambia. Capita quindi di stare in un posto dove l’aria è sgradevole, ma fino a quando ci stai dentro non te ne rendi conto…”
Scrive Vittorio Messori ne “Il Mistero di Torino” (*): Se avessero riempito di polveri, esalazioni di piombo, capannoni, colonne di camion carichi di cemento e mattoni, non avrei avuto così tanta tentazione nostalgica del ritorno alle radici.
Noha (come Galatina e tanti altri paesi del Salento) sono la testimonianza dell’ossimoro in assoluto. Vuol dire che hanno sacrificato generazioni intere con l’emigrazione pensando di risparmiare il territorio dall’industrializzazione, senza ottenere né il lavoro né la salvaguardia dell’ambiente.
Da qualche tempo anche l’acqua delle falde acquifere alla profondità di 90 metri sono fatiscenti. E pensare che fino a pochi anni addietro ci si dissetava, per esempio, con l’acqua dei pozzi dell’agro dei “paduli” dove l’acqua si trovava, e si trova ancora oggi, ad appena a quattro metri di profondità.
C’è da restare allibiti nel sentire alcuni candidati al posto di “primo cittadino” dichiararsi favorevoli alla conversione della Colacem da cementificio in “inceneritore”. Si perché il dubbio che si tratti di una “conversione” piuttosto che il “potenziamento” del cementificio, persiste ed è suffragato dal fatto che a poche ore di mare dal Salento, ed esattamente a Ballare (Lezha), c’è una fabbrica nata un paio d’anni addietro, uguale a quella di Galatina. Oramai la campagna salentina “ha dato”, ed il territorio intorno a noi somiglia ad una gruviera. Il cemento ha “munto” a dismisura il mercato locale mentre l’Europa dell’Est è ancora tutto da cementificare. Quella di de-localizzare dopo aver fatto scempio del nostro territorio è una porcata, soprattutto perché si vuole sempre esagerare, a qualsiasi costo. Non entro nel merito della validità della tecnologia degli inceneritori moderni, dello smaltimento delle ceneri catturate in corrispondenza del camino, né delle ceneri grossolane che si raccolgono sotto la griglia. Considerarle “inerti” e smaltirle in discarica o addirittura usarle per riempimenti di cave o per rilevati stradali mi sembra demenziale, un po’ come trovarsi nel mezzo di un ciclone e nascondere la testa sotto la sabbia. Tantomeno voglio entrare nel merito della riduzione dei rifiuti e dell’aumento del riciclaggio, benché questo debba essere considerato l’unico caposaldo della nostra tanto vantata civiltà, ma non possiamo fare a meno di aprire gli occhi e le orecchie, toglierci il velo di panna che ci intorbidisce quei quattro neuroni che speriamo siano ancora reattivi, per chiedere a Galatina, insieme ai comuni limitrofi, di farsi promotrice di una revisione della legge regionale sui rifiuti che prevede l’obiettivo “rifiuti zero”. Altro che incenerire!
Invece di mettere in discussione la scelta dell’incenerimento prevale la logica del minor rischio, come se ci fosse una soglia di rischio “accettabile”. Cercare cioè un “equilibrio fra ambiente ed occupazione” (notizia diffusa dal Vescovo di Taranto, a detta del candidato a sindaco dott. Gervasi nell’intervista di TRNEWS di Telerama). Come se un impianto del genere che può aumentare le morti dovute all’inquinamento lo si può regolare mantenendo il rischio entro una soglia accettabile, barattando cioè quattro posti di lavoro con le malattie dell’intera popolazione.
Non lo dico io, ma il dottor Giuseppe Serravezza, famoso Oncologo e Presidente dell’LILT (Lega italiana per la lotta ai tumori) – Sez. Provinciale di Lecce in un documento di cui allego la parte che ci riguarda.
Dice il dr. Serravezza:
Un tasso di mortalità per tumori maligni di trachea, bronchi e polmoni (tutte neoplasie non correlate all’alimentazione!) cresciuto vertiginosamente. Le aree interessate sono tutte nel Salento, da Lecce in giù. Maglie il paese più colpito (43 decessi nel 2004, 37 nel 2005), ma anche Gallipoli, Nardò, Tricase, Cutrofiano. E poi ancora:
Alcuni anni fa abbiamo rilevato come l’area settentrionale di Lecce e il triangolo Maglie-Otranto-Galatina sono le zone che pagano il peggior tributo per morti da cancro ai polmoni. Si tratta di aree situate nei pressi di impianti industriali produttori di fumi nocivi e non è difficile ipotizzare che grazie ad un “gioco dei venti” queste sostanze raggiungano un territorio più ampio, pur senza escludere delle implicazioni dovute a situazioni ambientali autoctone.
Qui non si tratta di fare del terrorismo o essere profeti di sventura, ma di rispettare la volontà di Dio che in quanto “Amore” ci comanda di rispettare tutta la natura e non solo il nostro tornaconto personale.
(*) Il mistero di Torino, Vittorio Messori e Aldo Cazzullo- Mondadori Printing S.P.A. TN anno 2010.
mag312015
L’ultima volta è stata a metà aprile di quest’anno, eravamo a casa di Marcello a festeggiare insieme ad altri amici il sessantesimo genetliaco del padrone di casa (compagno di classe di Roberto).
“Ehi, Roberto comu sciamu?”. “Tocca dicimu sempre boni, Antonio” - mentre mi stringeva forte, come al solito, la sua mano.
Ma sapevamo entrambi che era molto duro resistere contro quel male che sembra non voglia più risparmiare nessuna famiglia di Noha, anzi salentina. Eppure era incredibile l’energia che Roberto metteva in ogni cosa, nonostante tutto.
Io, a dire il vero, ho sperato fino in fondo e fino all’ultimo che ce la facesse: ero, come dire, fiducioso più che nelle cure degli oncologi nel coraggio, nella forza d’animo di quest’uomo e nei “metodi naturali” adottati con determinazione.
Sì, perché Roberto aveva una sua teoria sulla cura del male: “Devi essere più forte tu. Nun hai fare cu te cumanda iddhru. E poi devi mangiare molta verdura, i legumi e gli altri cibi naturali, devi stare sempre in movimento”. E questa, a ben vedere, non è mica una politica strampalata: è risaputo, infatti, che il sistema immunitario risente eccome dell’amore per la vita, e si comporta di conseguenza.
Io penso che se Roberto non avesse lottato così strenuamente, non avesse continuato a coltivare il suo orto, a dare una mano a Pietro in quella che è sempre stata la sua autocarrozzeria, e se non avesse avuto voglia di girare senza sosta alla scoperta delle piccole cose di cui meravigliarsi ancora, di godere delle amicizie, dell’amore di Lucia e dei suoi ragazzi, di partecipare alle manifestazioni organizzate da “I dialoghi di Noha” (l’ultima delle quali al centro Polifunzionale di piazza Menotti non più tardi di giovedì 8 gennaio 2015 avente per tema, guarda un po’, “Le radici del nostro benessere o malessere”, raccontandoci, con la sua presenza, la sua storia) probabilmente ci saremmo dovuti salutare qualche anno fa. Ma ci saremmo persi i suoi insegnamenti, anzi le ultime “lezioni” impartiteci da quest’uomo dalla cattedra più importante che esiste: l’esperienza.
I ricordi ora si accavallano, si rincorrono, s’intrecciano, e io in questo momento non ho la lucidità di descriverli con ordine in queste righe. Ma come si fa a non ricordare qui il suo entusiasmo da bambino mentre con l’aiuto del suo Gianpiero issa con orgoglio il pesante menhir di Noha scoperto da P. Francesco D’Acquarica nel terreno di Santu Totaru? E come non ringraziare Roberto per aver collaborato con Marcello “prestandogli” la sua officina, oltre che la sua consulenza e le sue mani esperte, per la pulizia e la messa a nuovo del marchingegno dell’orologio della torre pubblica di Noha (ora conservato presso le scuole di via degli Astronauti)? E come dimenticare la sua partecipazione attiva alla giornata ecologica di domenica 23 novembre 2014, lui in prima fila in contrada Scorpio insieme agli altri volontari armati di sacchi e di buona volontà pronti a ripulire i bordi delle strade dai rifiuti abbandonati dalla stupidità umana?
Questo era Roberto, una miscela di passione e generosità, attenzione e delicatezza per il suo paese: un vero monumento umano, un novello menhir di Noha.
Pensavo che bel paese è Noha che, nonostante tutto, non si sa bene da dove né come, riesce ancora a partorire degli angeli laici, anzi dei Serafini come il nostro beneamato Roberto.
Dai Roberto, appena arrivi in paradiso organizza un bel convegno, così gli altri ti guardano e imparano come si fa: lì sicuramente saranno più attenti di noi ai beni culturali e alla tutela di madre natura (ché quaggiù, su queste cose, spesso facciamo orecchio da mercante).
Però, per favore, insisti anche con noi. E continua ad insegnarci, anche da lassù, che non importa essere vincenti, ma invincibili. Come lo sei sempre stato tu.
Antonio Mellone
Condoglianze da parte della redazione di questo sito a Lucia, Gianpiero e Graziana, agli altri parenti, agli amici e alla comunità tutta di Noha.
ago222023
Dal 24 al 27 Agosto ci sarà la 15° edizione del motoraduno 𝙈𝙤𝙩𝙤 𝙂𝙪𝙯𝙯𝙞 "𝙈𝙞𝙚𝙧𝙪 𝙚 𝙥𝙞𝙯𝙯𝙞𝙘𝙖" organizzato dal MIG.
L'evento, curato e gestito dai fratelli Lorenzo Todisco e Fabrizio Todisco, rappresenta un punto di riferimento dell'estate nohana e salentina.
Tra le numerose tappe ed iniziative previste dal programma spiccano 𝗶 𝗱𝘂𝗲 𝗮𝗽𝗽𝘂𝗻𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝘃𝗲𝗱𝗿𝗮𝗻𝗻𝗼 𝗽𝗿𝗼𝘁𝗮𝗴𝗼𝗻𝗶𝘀𝘁𝗮 𝗡𝗼𝗵𝗮:
Una manifestazione di promozione, riscoperta e valorizzazione delle nostre tradizioni da non perdere assolutamente.
feb202020
Il Salento è una delle aree del territorio nazionale a più bassa pericolosità sismica; la provincia di Lecce non è, infatti, una zona sismogenetica. Eppure, frequentemente, la quotidianità dei salentini è stata "scossa" da terremoti con epicentro dall'altra parte dell'Adriatico. Sono passati appena pochi mesi dal terremoto in Albania, avvertito nettamente in tutto il Salento.
Il terremoto, ancor più perché evento eccezionale per questa terra, ci stupisce e ci spaventa, cogliendoci sempre impreparati. La sismologia storica raccoglie, tuttavia, testimonianze di terremoti avvenuti nell'Italia meridionale e nella penisola balcanica, avvertiti nettamente in Salento e, a volte, portatori di morte e distruzione nei piccoli borghi.
Il più noto alle cronache recenti è il terremoto che, nel pomeriggio del 20 febbraio 1743, con la sua potenza mieté circa 200 vittime e provocò crolli e danneggiamenti degli edifici in tutta la Penisola salentina. Tra i comuni pesantemente colpiti ci fu anche Galatina.
Quello, però, non fu l'unico evento sismico che interessò la città.
Eppure, oggi, Galatina sembra aver cancellato dalla propria memoria storica e popolare il ricordo di quegli accadimenti. Di tutto questo ci parlerà la geologa Francesca Lagna, il 22 febbraio presso la Chiesa del Collegio alle ore 19:00 nell’appuntamento della Rassegna Incontri al Collegio dal titolo Galatina ed il terremoto. Una storia dimenticata. Introduce Don Antonio Santoro Rettore della Chiesa di Santa Maria della Grazia. La rassegna ormai giunta al IV appuntamento del secondo anno, è organizzata dalla libreria Fiordilibro con la collaborazione della Rettoria di Santa Maria della Grazia.
Francesca Lagna
Laurea in Scienze Geologiche all’Università di Bari con il massimo dei voti ed una tesi in Geologia Ambientale dal titolo “Analisi geologico-ambientale e caratterizzazione idraulica del bacino idrografico del Torrente Asso (Salento centro-meridionale).Esercita la libera professione occupandosi di Geologia applicata. Ha maturato esperienza nell’ambito dei settori della geologia, dell'idrogeologia e della geofisica e, in particolare, le loro implicazioni in ambito paesaggistico ed edilizio. La passione per la speleologia la porta ad approfondire le tematiche inerenti la speleologia urbana e, in particolare, l'esplorazione e la messa in sicurezza delle cavità antropiche. In qualità di socia del Gruppo Speleologico Neretino ha partecipato all'esplorazione de al rilievo di cave ipogee nei Comuni di Gallipoli e Cutrofiano. Come libera professionista ha preso parte, in qualità di progettista, alla stesura del progetto preliminare per la messa in sicurezza di Piazza Pedone e dell'omonimo frantoio ipogeo nel Comune di Patù. Da qualche tempo ha avviato, assieme ad altri professionisti, un'attività di divulgazione e conoscenza del patrimonio geologico, naturalistico e archeologico del Comune di Galatina.
Emilia Frassanito
feb042013
Leggendo il titolo di questo pezzo, una persona normale si chiederebbe immediatamente: “Contro a favore di chi o che cosa?”
Ho come l’impressione che la sindrome del fare (di cui solitamente si ammalano i nostri pseudo-politici in tempi di elezioni) stia dividendo le candide anime dei nostri indefessi servitori.
Mi chiedo cosa ci voglia a capire che un progetto, per il solo fatto d’essere tale, porta sicuramente lavoro. E per favore, non stiamo tanto a guardare a chi lo porta, questo lavoro. Se a nostri paesani o forestieri, o addirittura di un’altra nazione. Lo porta, punto.
Perché rifiutarsi a prescindere, quasi per puntiglio, di avallare l’intenzione di essere a favore di questo benedetto mega-parco, anche se poi non sappiamo nemmeno cosa ci costruiranno dentro. Magari scopriremo che si tratta della Florida salentina, della terra promessa, o della fortuna dei galatinesi. In fondo che saranno mai venti o trenta ettari ricoperti di capannoni, di cemento e di catrame, al posto del terreno destinato all’agricoltura, e forse a degli ulivi rinsecchiti (che costa più tenerli che tagliarli). L’olio? Nei supermercati lo vendono già imbottigliato a meno della metà del costo che dovrebbero sostenere i nostri sfortunati contadini per produrlo. Se poi proprio tutto dovesse andare a monte (dei fiaschi di Siena) faremo come fecero millenni addietro i nostri avi che per ripulire la terra da cui cavare il necessario per vivere: raccolsero a mano, una per una i miliardi di pietroline che la riempivano. Certo loro non avevano le talpe o le ruspe, e c’hanno impiegato millenni, noi no. Con la moderna tecnologia, il nostro piccolissimo mega-parco Cascioni, lo trituriamo in un batter d’occhio. La fresa meccanica, comunemente detta “talpa” che stanno adoperando per il tunnel del traforo in Va di Susa, riesce a frantumare in media dai 10 ai 20 metri di roccia al giorno.
Dico io, se proprio il mega-parco dovesse rivelarsi un fallimento, che sarà mai il costo della frantumazione di qualche tonnellata di cemento (magari pure di scarsa qualità). Tanto andrebbe sempre bene per costruire altri mega-parchi. In fondo “ce lo chiede l’Europa”. E poi fare e disfare non è tutto un lavorare?
Certo che se però ci facessero vedere il fantomatico mega-parco in qualche modo sarebbe meglio. Così, giusto per vedere se ci piace. Che so io, per esempio un modellino simulante forme e materiali, un disegno tridimensionale, oppure delle immagini ricavate da quei fantastici programmi 3D di cui fanno uso gli studi di architettura.
Vuoi che una società forte ricca e potente come la nostra Pantacom non sia in grado di farci apprezzare questo fantomatico progetto? E poi, leggendo certe interviste senza filtri ti viene da chiederti: come? Anche il Comune di Nardò comprerebbe a scatola chiusa? O forse da qualche parte nella scatola c’era un foro da cui si poteva percepire che “meravigliosa opera è il mega-parco”?
Su dai Signor Sindaco, a volte bisogna turarsi il naso (e pure occhi e orecchie) e firmare, “per il bene di Galatina”, “per le ricadute sull’occupazione”, “per il turismo” (infatti i turisti verranno a frotte qui da noi: non vedono l’ora di farsi 2000 chilometri per vedere il nostro stupendo mega-parco nuovo di zecca), “per il futuro dei nostri figli” (che non vedono l’ora di fare i cassieri, o gli scaricatori di pezzi per i comodini Ikea), “per il progresso”, “per la crescita” (delle menzogne), per questo e per quell’altro. “Firma, caro Sindaco! Dopo parleremo dei contenuti”, ha esordito così un consigliere comunale davanti al gran rifiuto.
E poi vuoi mettere? Finalmente i galatinesi avranno un posto dove passare le serate d’inverno, quando in casa ci si annoia a guardare sempre le solite televendite Raiset, anche perché scaldare casa costa sempre di più. Meglio andare tutti insieme al calduccio nei nuovi capannoni del mega-parco, come fanno quelli delle città emancipate. Tanto qui di contenitori culturali, se ne parla da tempo ma di fatto non se ne vedono (oppure si restaurano, come quello della vecchia scuola elementare di Noha e poi si chiudono subito, non sia mai che qualche attività culturale risvegli le coscienze sopite dalle scemenze). Finalmente le nostre passeggiate avranno una meta a corto raggio. A chilometri tendenti a zero. Collemeto è ad un fischio, ad un tiro di schioppo, ad uno sputo.
Con le sempre più frequenti offerte sui prezzi della benzina ci potranno andare proprio tutti. Sarà un po’ come andare a fare una bella scampagnata, fuori dal caos del traffico cittadino.
Insomma basta con queste quattro vetrine stra-consumate della piazza, del centro, di via Roma, di corso Porta Luce, e dei comuni limitrofi. Tutti al mega-parco Cascioni, in fila indiana, oppure senza alcun ordine, a caso, come le pecore. Tutti a comprare chincaglierie low-cost, che al primo giro di danza finiranno dritte dritte nei rifiuti. Tanto poi ci sarà l’inceneritore Colacem a ridurre tutto in fumo.
Ma al nostro consigliere comunale, probabilmente i contenuti dei progetti non interessano, punto. Tra l’altro, ha una memoria talmente labile che non ricorda nemmeno più chi fossero i suoi compagni di scuola. Chissà cosa ricorderà delle materie studiate.
Caro Sindaco non fare il permaloso e non ti offendere se dicono che sei una brava persona, firma e poche ciance. Ma prima di firmare: Pensa …Pensa…Contro chi sotterra la coscienza nel cemento…[tratto dal testo della canzone “Pensa” di Maurizio Moro].
Marcello D’Acquarica
dic162015
Un giorno a Galatina per scoprire l’incanto degli affreschi della Basilica di Santa Caterina d’Alessandria, ma non solo. Fino a mercoledì 06 gennaio 2016, grazie al programma “Christmas 2015 | HOME OF GALATINA” promosso dall’ufficio IAT, con il Patrocinio del Comune di Galatina, il Natale si arricchisce di un nuovo affascinante racconto di una comunità che ha la cultura dell’accoglienza, così radicata da far provare agli “ospiti” emozioni uniche. Fino a domenica 20, alle 16.00, “Treasures of | Tesori di Galatina”, visita guidata alla scoperta della città; sabato 19 si entra nella Chiesa della Madonna del Carmine e si conclude con una degustazione di olio extravergine di oliva prodotto da Donna Oleria a Monteroni di Lecce, presso il ristorante Corte del Fuoco; domenica 20 si apre anche la Chiesa della SS. Trinità e si chiude con la degustazione del pasticciotto.
Da mercoledì 23 a martedì 06 gennaio 2016, si parte per scoprire i centri vicini a Galatina con il programma di visite “Riti e tradizioni della Grecìa salentina”. In questi comuni gli anziani ancora parlano il griko, dialetto dalla fortissima influenza greca: il viaggio prosegue così a Corigliano d’Otranto sabato 26, Sternatia domenica 27, Carpignano Salentino lunedì 28, Martano mercoledì 30, Soleto sabato 02 e Martignano martedì 06.
Sabato 26 e martedì 06 gennaio 2016 “Christmas Carol | Canto di Natale” alle 16.00, visita guidata a misura di bambino con sorpresa.
Info, costi e prenotazioni: IAT Galatina
GALATINA, c/o Torre dell’Orologio - via Vittorio Emanuele II, 35
T. 0836 569984 - 392 9331521 – E: iat.galatina@gmail.com
feb142017
Sul campo della Grecìa salentina Martignano arriva la undicesima vittoria della Showy Boys Galatina. Un rotondo 0-3 per la squadra guidata da Gianluca Nuzzo e la conferma del primo posto nella classifica del campionato regionale di serie D girone C. Tutto facile per i bianco-verdi che in questa gara esterna confermano il buon momento di forma del gruppo, nonostante gli acciacchi che negli ultimi giorni hanno obbligato alcuni atleti a fermare il lavoro in palestra.
La forza di un team viene fuori soprattutto nei momenti di difficoltà, quando con caparbietà e spirito di sacrificio, si scende in campo per raggiungere un obiettivo. Lo ha fatto la Showy Boys sul campo della Cittadella dello Sport di Martignano. Infatti, pur rimaneggiata nei suoi effettivi, la squadra galatinese ha condotto il match sin dalle prime battute e senza dare agli avversari la possibilità di entrare in partita.
Lucida e determinata, la squadra galatinese si è aggiudicata il primo set per 10-25 e il secondo per 12-25. Nel corso dell'incontro coach Nuzzo opta per l'ingresso sul terreno di gioco dei più giovani Carcagnì e Geusa, rispettivamente centrale e libero provenienti dal vivaio. E' un muro punto a chiudere il terzo e ultimo parziale sul punteggio di 18-25.
"Sono soddisfatto del positivo approccio alla gara da parte del mio gruppo - afferma al termine delle ostilità il tecnico Gianluca Nuzzo - ogni atleta ha offerto il suo contributo e in questa fase finale del campionato, e in modo particolare quando una squadra deve fare a meno di alcuni elementi, diventa fondamentale. E' un segnale di piena sintonia e massima condivisione".
Nel prossimo turno la Showy Boys riceve la visita della Esseti Pallavolo Nardò. Si gioca Sabato 18 febbraio, alle ore 18:30, al Palazzetto dello Sport "Fernando Panico" di Galatina.
www.showyboys.com
lug122019
La Città di Galatina e Arci Lecce presentano sabato 13 luglio, "Intrecci di notte – La cultura unisce", una serata ricca di iniziative, inserita nell’ambito della rassegna estiva “A cuore scalzo”, promossa dall'amministrazione comunale.
Tra le iniziative in programma il concerto gratuito della “BandAdriatica” in Piazza San Pietro, oltre a dibattiti, testimonianze, stand gastronomici, workshop e spettacoli per continuare a crescere come comunità responsabile e consapevole attorno alle tematiche della migrazione e dell’accoglienza.
Sarà il coro Made in World, composto da richiedenti asilo e rifugiati ospiti nei progetti di accoglienza integrata gestiti da Arci Lecce e diretti dal maestro Andrea Cataldo, ad aprire il concerto di Claudio Prima e compagni che condurranno il pubblico in un vero e proprio viaggio musicale tra le coste del Mediterraneo.
BandAdriatica, la band che voga sulle onde agitate della musica salentina con elementi di tutte le coste sonore del Mediterraneo, porterà in scena l'ultimo lavoro Odissea. Uno spettacolo coeso e potente, arricchito da nuove coreografie, dove i linguaggi si armonizzano con le melodie popolari nel fervore meticcio delle città portuali.
Dall'ex Monastero di Santa Chiara a Piazza San Pietro, i luoghi più significativi della città si intrecceranno con un programma ricco di iniziative, sostenibile e eco-friendly.
L’evento sarà rigorosamente plastic-free, grazie al Comune di Galatina risultato vincitore del bando “Ecofeste” promosso dalla Regione Puglia; saranno utilizzate posate e stoviglie completamente compostabili e verrà distribuito materiale informativo. Fondamentale sarà la presenza di Officine Cittadine, che porterà “in piazza” una serie di laboratori e attività, per favorire la partecipazione cittadina nella realizzazione di una società democratica, economicamente efficace, socialmente equa, ecologicamente sostenibile e culturalmente diversificata.
Numerosi anche gli espositori presenti lungo alcune strade del centro storico, tra cui l’associazione Nerò di Zollino con zafferano e legumi, l’apicoltore Saverio Alemanno, Canapa e Dintorni con prodotti tessili di canapa e Luna Laboratorio Rurale.
Ad aprire la serata, ore 19.30, in Piazza Galluccio, l'incontro di presentazione con gli interventi di Marcello Amante, sindaco di Galatina, Cristina Dettù, assessora alla Cultura e Anna Caputo, presidente di Arci Lecce. A seguire la performance teatrale di Gianluca Carrisi dal titolo “Le regole del viaggio”, attraverso il quale l’attore salentino interpreterà gli appunti che due etiopi rifugiati scrissero prima di partire da Addis Abeba per raggiungere le coste europee.
Dalle 20.00 Piazza Galluccio ospiterà il laboratorio gratuito a cura di Blablabla "Arte migrante. L'immigrazione spiegata ai bambini" e per l’intera durata della manifestazione l'esposizione dei lavori artigianali realizzati dai ragazzi richiedenti e gli stand gastronomici con cibo dal mondo curati dal progetto Sprar "Safia Ama Jan" di Galatina.
Uno spazio speciale sarà dedicato al progetto "Gombo - il frutto dell'integrazione" di Arci Lecce e grazie alla collaborazione del Panificio "Notaro" e della Pasticceria "Dolce Arte", sarà possibile degustare alcuni piatti della tradizione salentina cucinati con la tipica pianta originaria dell'Africa.
Nella stessa piazza, sarà possibile partecipare dalle 20 alla "biblioteca vivente", con la collaborazione del Servizio Civile "In reading 2017”.
Inoltre, rientra nell’ambito di Intrecci di Notte anche l’iniziativa dell’associazione Egerthe: la presentazione del libro LAMIERE, introdotto da Ettore Marangi, missionario a Nairobi, e con l’intervento di Phina Ajuoga. L’evento si terrà al Palazzo della cultura (P.zza Alighieri) a partire dalle ore 20.00.
A partire dalle 21.00, all'interno dell'ex Monastero di Santa Chiara, restituito recentemente alla città, si svolgerà lo spettacolo di Milonga a cura di Almavals di Stefania Filograna, accompagnati dal duo Lucia Conte e Monica Terlizzi. Spazio alla musica jazz, invece, in Piazza Orsini con Filippo Bubbico che sullo sfondo della storica Basilica di Santa Caterina, accompagnato da Dario Congedo e Gino Semeraro, porterà in scena una contaminazione artistica inedita.
“Intrecci di Notte è, prima di tutto, una sfida culturale – afferma l’assessore alla cultura Cristina Dettù - un progetto ambizioso che vuole regalare alla Città non solo un programma ricco di eventi, ma anche un messaggio importante: far scorrere lungo le strade e le piazze di Galatina l’essenza vera della cultura, quella di unire, creare, intrecciare le maglie della propria vita, del sapere, delle proprie emozioni per realizzare un qualcosa di unico, che sia in grado di aprire la mente e il cuore, resistendo alle storture della civiltà di oggi. Un festival che già nella sua organizzazione, rappresenta l’”intreccio” perfetto di tutto questo”.
Ufficio Stampa - Marcello Amante
mag222012
ago092017
Nella mattinata del 9 agosto, il sindaco Marcello Amante, accompagnato dal consigliere Vito Albano Tundo, ha incontrato il direttore del Dipartimento delle Politiche della Salute e benessere sociale della Regione Puglia, Dottor Giancarlo Ruscitti.
In un confronto schietto e cordiale si è fatto il punto della situazione riguardante l’attuazione del piano di riordino ospedaliero e, ovviamente, le ricadute più o meno immediate sull’Ospedale Santa Caterina Novella.
Grande disponibilità all'ascolto del Dottor Ruscitti sulle istanze portate dal Sindaco Amante che, supportato dai dati dei flussi di accesso al nosocomio galatinese, ha manifestato la preoccupazione per le conseguenze negative che ogni eventuale ridimensionamento del Santa Caterina Novella avrebbe oggi sulla condizione generale della sanità Galatinese e, ancor più, sulla già critica condizione dell'Ospedale Vito Fazzi di Lecce. È evidente infatti che quest’ultimo non riuscirebbe a supportare un aumento di flussi comportando un disservizio per una gran fetta di salentini che vedrebbero ridotta la loro possibilità di accesso alla sanità pubblica. Ben informato sulle dinamiche della sanità salentina, il Dott. Ruscitti ha rassicurato il Sindaco Amante sulla disponibilità ad un "congelamento" temporaneo delle azioni di riordino sul nostro nosocomio nell'attesa di valutare l'impatto che avranno sul sistema sanitario locale le disattivazioni in fase di attuazione. In un clima di disponibilità e dichiarata reciproca collaborazione, il Dottor Ruscitti ha accettato l'invito del Sindaco Amante a visitare, nel mese di settembre, l'Ospedale Santa Caterina Novella.
Ufficio Stampa Marcello Amante
feb132023
Le osservazioni tecniche sulle potenziali criticità sanitarie dell'impianto, come accennato stasera, verranno trasmesse in Provincia con richiesta di allegarle agli atti del procedimento AIA.
Mi sono soffermato stasera sul contesto epidemiologico del distretto di Galatina e sulla necessità di ridurre la pressione ambientale e il livello di rischio sanitario nell'area già gravata da un'elevata incidenza di patologie.
Galatina è identificata dall'Istituto Superiore di Sanità come "area cluster per tumori polmonari"; il Distretto di Galatina (comprendente anche i Comuni limitrofi) è l'area con la più alta incidenza complessiva di neoplasie e di malattie polmonari croniche nella Provincia di Lecce (dati del Registro Tumori della ASL Lecce, del Registro Tumori Puglia e dell'Osservatorio Epidemiologico Regionale). Persino la salute pediatrica in quest'area necessita di un'attenzione particolare dal momento che nel distretto di Galatina sono state riscontrate alterazioni reversibili di indicatori generali di esposizione ad inquinanti ambientali nei bambini in valore doppio rispetto a quello osservato per la Città di Lecce nell'ambito di una estensione dello Studio Europeo MAPEC LIFE Plus.
Parliamo di un contesto epidemiologico, quello del distretto di Galatina, in cui, secondo il registro tumori di Lecce c'è, rispetto a tutta l'intera provincia, la più elevata incidenza per tutti i tipi di tumori, oltre ad un tasso più elevato di mortalità per malattie polmonari.
Dal nuovo rapporto dell'Osservatorio epidemiologico regionale
sulla mortalità e i ricoveri ospedalieri, per quanto riguarda la specifica situazione del distretto socio sanitario di Galatina, la mortalità, nel sesso maschile, fa registrare eccessi per tutti i tumori, per il tumore dell'esofago, per il tumore del polmone, per le malattie dell'apparato respiratorio, in particolare per le malattie polmonari croniche, e per tutte le cause; anche l'ospedalizzazione fa evidenziare eccessi per tumore dell'esofago, tumore del polmone, tumore della vescica, malattie ereditarie e degenerative, malattie cerebrovascolari e dell'apparato respiratorio, tra cui la pneumoconiosi, e le malattie dell'apparato urinario nel sesso maschile; tra le donne, gli eccessi di ricoveri rispetto all'atteso riguardano le malattie ischemiche acute e le malattie cerebrovascolari. La criticità sanitaria dell'area di Galatina è ulteriormente attestata dal ri-scontro di danni nel Dna delle cellule della mucosa orale dei bambini di Galatina, come emerso dallo studio Impair condotto dall'università del Salento (prof. ssa A. De Donno) ed estensione dello studio europeo Mapec: nei bambini esaminati è stata riscontrata una frequenza di micronuclei (indice di esposizione a inquinanti ambientali esterni o indoor) doppia rispetto a quella riscontrata nella città di Lecce; dati confermati anche dallo studio Impair 2 in cui sono stati ripetuti i campionamenti sui bambini di Galatina, ma anche di Soleto, di Sogliano, di Sternatia e Cutrofiano. In questo contesto insiste anche lo stabilimento Colacem di Galatina, classificata come industria insalubre ai sensi del Testo Unico delle Leggi Sanitarie; viene collocata, dalla AGENZIA AMBIENTALE EUROPEA (EEA), al 586° posto nella graduatoria degli impianti fonte di maggior danno sanitario in Europa, essendo accredita per 584.000 tonnellate di CO2 annue e 2420 tonnellate di ossido di azoto (NOx) emesse (ma per quantità di NOx emessa la Colacem di Galatina è al 250° posto).Il cementificio Colacem di Galatina, con un'area ubicata in prossimità dei centri urbani di Galatina e dell'Unione dei Comuni della Grecia salentina, secondo l'Agenzia Ambientale dell'Unione Europea (European Environmental Agencv, EEA), ha causato tra il 2008 e il 2012 un inquinamento tale da generare costi per danni ambientali e sanitari compresi fra 37 e 67 milioni di euro (http: nivonv.eea.europteuipublicationsicost-of-air-pollution). Questi 37-67 milioni di euro significano malattie e morti, quantificate. Di questi 67 milioni di euro una piccola parte sono soldi statali, regionali ma la grossa parte sono soldi che i cittadini hanno tirato fuori di tasca propria. La valutazione dell'EEA, come riconosciuto dalla stessa agenzia ambientale, é perfino sottostimata per non aver incluso un'analisi economica degli impatti sull'ecosistema e sulla biodiversità. Tale valutazione, inoltre, non tiene conto di numerose condizioni morbose della gravidanza e del periodo pesatale e di patologie croniche non-trasmissibili metaboliche, endocrine e neuro-degenerative che numerose evidenze scientifiche mettono potenzialmente in relazione alla complessa miscela di inquinanti emessa dai cementifici.
giu162019
Cala il sipario sulla XX Stagione Concertistica Internazionale I Concerti del Chiostro, diretta egregiamente dal M° Luigi Fracasso e sostenuta da Regione Puglia, Comune di Soleto, Grecìa salentina, Conservatorio “T. Schipa” di Lecce, Gal Porte a Levante, Club Unesco Galatina, Ipab di Soleto e dagli sponsor presenti per questo appuntamento, che, anno dopo anno, si conferma essere uno degli eventi più qualificati del Salento.
Per questa edizione, la location è cambiata: città protagonista è stata Soleto. Dimostrando estrema sensibilità il sindaco Graziano Vantaggiato, a nome della comunità del grazioso borgo salentino, ha ospitato i sei appuntamenti de I Concerti del Chiostro, con artisti di livello nazionale ed internazionale. A ben vedere una rassegna di eccellenza che rende onore all’Associazione Musicale, presieduta dal M° Luigi Fracasso, Maria Grazia De Benedittis – vice presidente, Antonello Romano – segretario, Mario De Paolis – consigliere, Antonio Serra – direttore organizzativo, Gloria Romano – ufficio stampa.
“Che bella realtà I Concerti del Chiostro! Grazie a Luigi Fracasso, grazie a tutti gli organizzatori e agli artisti partecipanti – dichiara Graziano Vantaggiato - mi auguro che la bellezza del vostro amore per la musica e l’arte che riuscite a trasmettere a tutti noi possa continuare sempre ad emozionare. I Concerti del Chiostro devono essere un evento culturale presente ogni anno!”
A dare il via alla XX Stagione di concerti lo scorso 28 marzo è stato l’affiatato Duo Pollice al pianoforte, che ammirato sui palcoscenici delle maggiori Istituzioni Europee per le loro esecuzioni cariche di patos, ha eseguito musiche di Mozart, Rossini, Verdi e Puccini. A seguire la flautista Luisa Sello ha emozionato il pubblico, sempre numeroso, con il programma “Quadri di colore”, tre sentimenti legati alla musica e a temi della vita: Arte, Amore e Gioia, eseguendo musiche di Bach, Mozart, Vivaldi, Verdi e G. Rossini.
Dalla musica classica al jazz: il 13 aprile protagonista è stato The Italian Trio, uno splendido esempio di trio italiano, risultato della partnership di tre esponenti del jazz tricolore come Dado Moroni al piano, Rosario Bonaccorso al basso e Roberto Gatto alla batteria.
Il 9 maggio l’ospite più atteso della XX Stagione è stato Angelo Branduardi insieme al polistrumentista Fabio Valdemarin, che, con il concerto “Camminando, camminando in due”, ha richiamato nella gremitissima Piazza Osanna spettatori provenienti da Roma a tutto il Sud Italia.
Penultimo appuntamento con il talentuoso Duo Carrozzo-Fasiello, nato nel 2018 dal desiderio di esaltare e promuovere la musica da camera per pianoforte e sassofono.
L’appuntamento del 9 giugno ha chiuso mirabilmente la rassegna con l’esecuzione del “Carnevale degli animali” del compositore francese Camille Saint-Saëns. Ai due pianoforti lo stesso direttore artistico Luigi Fracasso insieme a Paolo Cuccaro, con I Concerti del Chiostro Ensemble composto da: Luigi Bisanti al flauto, Fernando de Cesario al clarinetto, Ivo Mattioli e Danilo Mattioli ai violini, Cristian Musio alla viola, Laura Ferulli al violoncello, Davide Codazzo al contrabbasso ed Enrico Donateo alle percussioni.
“Oggi più che mai, sostenere una rassegna di musica classica presuppone sensibilità smisurata e coraggiosa determinazione. Onore al sindaco Vantaggiato, che ha colto la sfida vincendola alla grande! - dichiara il M° Fracasso - Un doveroso ringraziamento lo rivolgo a lui e al numeroso pubblico sempre caloroso. Alla XXI edizione!”.
Gloria Romano
Ufficio Stampa
feb072013
Cemento e asfalto per fare del Salento un groviglio di strade, spesso inutili, quasi sempre a quattro corsie, frutto di progetti faraonici partoriti in altri tempi, quando lo sviluppo del Salento sembrava legato ad un modello industriale, rivelatosi illusorio. Oggi, invece, tutti gli strumenti di pianificazione urbanistica, dal piano territoriale di coordinamento della Provincia al Piano paesaggistico regionale di prossima presentazione, guardano al territorio in un’altra dimensione, facendone un elemento unico e insostituibile di uno sviluppo sostenibile basato su tre pilastri: Turismo, Ambiente e Cultura.
Ma pezzi del Governo e delle stesse amministrazioni pubbliche, dall’Anas alla stessa Regione Puglia fino alla Provincia di Lecce, marciano in tutt’altra direzione, dando il via libera a progetti devastanti che continuano a consumare il suolo, abbattendo uliveti, ingoiando campi coltivati e rovesciando tonnellate di cemento e asfalto che altereranno per sempre il paesaggio del Salento. E spesso, mentre la magistratura amministrativa si sostituisce alla politica con una lunga serie di verdetti, il ricatto occupazionale con la “necessità” di spendere i fondi europei stanziati fa il resto.
Eppure il Salento ha la sua rete di strade efficiente e diffusa sul territorio, strade che diventano “della morte” quando vengono percorse a velocità ben superiori dai limiti di velocità imposti dal Codice della strada, e solo raramente per carenze strutturali. D’altro canto, si continuano a progettare arterie in grado di indirizzare sempre maggiori volumi di auto verso la litoranea, ma già ora in alta stagione lunghi tratti della costa risultano intasati dalle auto per l’assenza di parcheggi e/o di mezzi alternativi. Una progettazione, dunque, che non guarda al futuro e che vede protagonista il partito dell’asfalto e del cemento con un fatturato previsto, solo per queste cinque strade, di una cifra che sfiora complessivamente i 500 milioni di euro.
Per rompere questo circolo vizioso, nasce la mobilitazione di un gruppo di cittadini che ha lanciato una petizione via Internet dal titolo “Basta strade inutili. Salviamo la terra del Salento” (> leggi la petizione).
Ecco quali sono attualmente i progetti che nella petizione si chiede di fermare e/o di rivedere legandoli alle esigenze reali del territorio.
> REGIONALE 8, AGRICOLTORI IN GINOCCHIO. Ufficialmente il cantiere non è ancora partito, ma le ruspe sono lì e il primo crinale verde alle porte di Vernole è stato già aggredito dalle macchine movimento terra che si sono dovute fermare, dopo la segnalazione dei lavori abusivi da parte di alcuni cittadini. Circostanza che ha portato all’apertura di un’inchiesta della Procura della Repubblica.
Il ventilato avvio del cantiere della Regionale 8, ha provocato la ferma reazione di numerosi agricoltori, supportati dalla Coldiretti (> vedi denuncia) che si vedono cancellare le loro aziende, paradossalmente finanziate dagli stessi enti pubblici. Il progetto è in piedi da più di un quarto di secolo e nel corso tempo, peraltro, ha subito variazioni che ne hanno snaturato gli stessi presupposti. La strada, infatti, nasce come “Circumusalentina”, un progetto faraonico che negli anni Ottanta prevedeva di costruire un anello parallelo alla costa, un nastro di asfalto a quattro corsie. Di tutto ciò rimane solo il primo tratto, completamente stravolto nel tracciato ma non nella invasività.
Si tratta di un’arteria a quattro corsie lunga poco più di 14 chilometri con ben dieci rotatorie e, come se non bastasse, 16 chilometri di strade complanari e raccordi. Il tracciato ora parte dalla Tangenziale est di Lecce, all’altezza della strada di Fondone, quattro corsie per un tratto correranno quasi parallele alle quattro corsi della tangenziale per andare a innestarsi sulla Provinciale 1, ovvero la Lecce- Vernole) all’altezza della rotatoria vicina al residence Giardini di Atena. Da questo punto (e quasi fino a Vernole) la Regionale 8 prevede l’allargamento della provinciale sul tracciato esistente per poi diventare nuova strada per aggirare con circonvallazioni sia Vernole sia Melendugno per andare a finire sulla Melendugno-San Foca. La colata di cemento è impressionante: migliaia e migliaia di ulivi sradicati (2.400 nel solo territorio di Melendugno): oltre ai 14,230 chilometri a quattro corsie con spartitraffico e complanari, un cavalcavia a Melendugno, svincoli con la costruzione di dieci grandi rotatorie.
L’opera è finanziata con ben 57 milioni di euro dal Cipe e ricade tra le strade di categoria C considerate non prioritarie (in teoria potrebbe essere anche a doppia corsia). I comuni attraversati dalla Regionale 8 sono Lecce, Lizzanello, Vernole e Melendugno. L’appalto è stato aggiudicato all’Associazione temporanea di imprese (Ati), composta dal Consorzio cooperative costruzioni, Leadri e Montinaro Gaetano e figli.
Fra gli altri problemi, non soltanto una Via (valutazione di impatto ambientale) scaduta nel 2011 ma anche vincoli idrogeologici in quello che la Gazzetta del Mezzogiorno ha definito “tormentato e lacunoso procedimento”, da cui emergono più ombre che luci. Anche per questo la Coldiretti di Lecce nei giorni scorsi ha annunciato che la sua organizzazione sarà al fianco degli agricoltori che si stanno costituendo in giudizio per fermare la realizzazione della strada (>vedi articolo). Anche le altre organizzazioni degli agricoltori, Cia e Confagricoltura stanno seguendo la vicenda al fianco degli agricoltori interessati.
> 275 STRADA PARCO? MACCHÈ. L’hanno chiamata strada-parco per tentare di mitigarne l’impatto. Ma la momento, soprattutto nel tratto che va da Montesano a Leuca, non è altro che una nuova superstrada a quattro corsie con un’enorme rotatoria tra San Dana e Leuca, sempre a quattro corsie. Il progetto della Maglie-Leuca prevede il raddoppio della statale 275 da Maglie fino a Montesano Salentino, ma da quel punto in poi è tutto un nuovo tracciato che sbancherebbe il cuore del Capo di Leuca. Il progetto della nuova 275 ha un importo complessivo di ben 288 milioni di euro e prevede la realizzazione di viadotti, ponti, rotatorie, svincoli e complanari. Si calcola che non meno di ventimila alberi che verranno abbattuti per la realizzazione della strada e tonnellate di cemento e di asfalto modificheranno irrimediabilmente l’attuale morfologia di una delle zone più incontaminate del Salento. Attualmente il progetto sembra fermo, incagliato nelle pieghe della burocrazia, ma l’appalto sembra già a buon punto nonostante le voci di protesta che si levano da una parte del territorio.
> MAGLIE-OTRANTO, RUSPE IN AZIONE. L’allargamento della statale 16 è iniziato. Non sono serviti gli appelli, neanche del Difensore Civico della Provincia di Lecce, il senatore Giorgio De Giuseppe, a bloccare un progetto definito “faraonico”. A settembre scorso, mentre le ruspe stavano per entrare in azione, De Giuseppe, raccogliendo le istanze degli ambientalisti e delle associazioni, aveva scritto alla Regione Puglia invitandola a “scongiurare il danno macroscopico che tali opere arrecano al territorio compromettendo, per altro, sviluppo e benessere futuri” e per dire no ai “progetti faraonici”. “Correre a gran velocità sulla strada, infatti”, spiegava, “è inconciliabile con la valorizzazione di un territorio che merita visite e scoperte appropriate”. Appello caduto nel vuoto e lo scempio ha avuto inizio con quasi ottomila alberi di ulivo che dovranno essere espiantati o abbattuti, per far posto all’allargamento della strada Maglie - Otranto, tra il km 985 e il km 999,1 trasformandosi in una superstrada a quattro corsie con tanto di svincoli con cavalcavia e lunghe complanari per il traffico locale. Si tratta di poco meno di venti chilometri con un progetto che prevede una spesa di quasi 55 milioni di euro. Attualmente è cantierizzato il primo lotto, da Maglie a Palmariggi. Il secondo, fino a Otranto, potrebbe essere meno invasivo?
> OTRANTO-GALLIPOLI, STRADA MOSTRO. L’hanno chiamata “strada mostro” gli ambientalisti salentini. Si tratta della provinciale che dovrebbe collegare Otranto a Gallipoli, un progetto approvato e finanziato con 20 milioni di euro con fondi Fas (che pur fanno gola). La strada è progettata dalla Provincia di Lecce e il tratto più criticato è quello dell’attuale provinciale 361 da Maglie ad Alezio, che, passando per Parabita e Collepasso, devasterebbe la serra con le due tangenziali di Alezio e di Collepasso. La strada ignorerebbe distese di ulivi secolari, con i relativi vincoli paesaggistici e attraverserebbe aree archeologiche ma anche straordinarie dal punto di vista paesaggistico, come la la collina di Sant’Euleterio che, con i suoi duecento metri di altitudine, è il punto più alto del Salento. Il tutto quando si potrebbe più agilmente mettere in sicurezza l’attuale rete stradale della zona.
> CASALABATE-PORTO CESAREO, L’ULTIMO SOGNO. In ordine di tempo è ultimo, ma il progetto della Casalabate-Porto Cesareo non ha niente da invidiare ad altri progetti quanto ad invasività. Per il solo secondo lotto è di pochi giorni fa l’approvazione del progetto preliminare, con un impegno di 8 milioni di euro per la sola tangenziale di Campi salentina. La strada dovrebbe collegare le due coste nel Nord Salento, congiungendo la direttrice per Salice e Veglie con la strada provinciale Campi-Squinzano. Anche qui si tratta di finanziamenti europei: fondi Fas relativi al “Piano per il Sud”.
> FIRMA LA PETIZIONE SUL SITO DI PETIZIONEPUBBLICA.IT
ROBERTO GUIDO
fonte: quiSalento
giu082018
Organizzato da Libreria Fiordilibro, in collaborazione con Note d’Arte passeggiate storico-artistiche, Salento Guide Turistiche e Rete Turistica Grecia salentina.
Sabato 9 giugno, nuovo appuntamento della rassegna Tour d’Autore dedicata alla cultura, all’arte, agli uomini illustri salentini. Questo terzo incontro è riservato alla cultura bizantina nel Salento, il suo tramonto ed il succedersi della cultura latina con il rito cattolico romano in tutta la sua magnificenza. Verranno prese in esame le due maggiori icone quella del rito greco-bizantino che fu la Chiesa dei Santi Sofia e Stefano a Soleto e quella della nascente cultura latina a rito cattolico-romano che è rappresentata dalla Basilica di Santa Caterina d’Alessandria a Galatina.Tra loro la potentissima famiglia dei Del Balzo Orsini committente di entrambe. Nella prima parte del Tour d’Autore torniamo nella Basilica di Santa Caterina d’Alessandria a Galatina, ma questa volta per cogliere tutti i segni del passaggio del vecchio mondo bizantino che si dissolveva e della nuova cultura latina che si faceva strada rappresentata dallo stile gotico. Nella seconda parte del Tour l’attenzione è tutta rivolta alla Chiesa di Soleto con la presentazione del Dvd: “La chiesa dei Santi Sofia e Stefano di Soleto curata da Franco Meraglia, Francesco Manni e Beatrice Arcano di Rete Turistica della Grecia salentina -Japigia. Il dvd contiene un album fotografico e dei video dedicati agli affreschi della chiesetta ed alla storia di Soleto. Introdurrà Andrea Panico prof. di Storia dell’Arte. Degli interventi musicali in lingua grica accompagneranno l’incontro.
Ingresso e visita guidata gratuiti.
Il programma prevede :
Emilia Frassanito
lug052019
Una serata ricca di iniziative, inserita nell’ambito della rassegna estiva “A cuore scalzo”, promossa dall'amministrazione comunale. Dall'ex Monastero di Santa Chiara a Piazza San Pietro, i luoghi più significativi della città si intrecceranno con le molteplici attività in programma sabato 13 luglio, per una prima edizione che culminerà con il concerto gratuito della BandAdriatica.
Ad aprire la serata, ore 19.30, in Piazza Galluccio, l'incontro di presentazione con gli interventi di Marcello Amante, sindaco di Galatina, Cristina Dettù, assessora alla Cultura e Anna Caputo, presidente di Arci Lecce. A seguire la performance teatrale di Gianluca Carrisi dal titolo “Le regole del viaggio”, attraverso il quale l’attore salentino interpreterà gli appunti che due etiopi rifugiati scrissero prima di partire da Addis Abeba per raggiungere le coste europee.
A partire dalle 21.00 la manifestazione "Intrecci di notte" si sposta in altri due luoghi simbolo della città: l'ex Monastero di Santa Chiara e Piazza Orsini. All'interno dell'ex Monastero, restituito recentemente alla città, si svolgerà lo spettacolo di Milonga a cura di Almavals di Stefania Filograna, accompagnati dal duo Lucia Conte e Monica Terlizzi, che attraverso i grandi classici di Carlos Gardel fino all’arte espressionista di Astor Piazzolla ripercorrerà la storia malinconica e passionale della tipica danza argentina.
Spazio alla musica jazz in Piazza Orsini con Filippo Bubbico che sullo sfondo della storica Chiesa di Santa Caterina, accompagnato da Dario Congedo e Gino Semeraro, porterà in scena una contaminazione artistica inedita. Il trio rappresenta una nuova veste per il musicista salentino, fresco d'esordio solista con l'album "Sun Village", che si immergerà nel clima del funk, jazz e r'n'b' nell'intento di rivisitare alcuni dei temi chiave della storia della musica afroamericana.
Gran finale alle 22.30 in Piazza San Pietro con il concerto della BandAdriatica, che sarà aperto dal coro Made in World, composto da richiedenti asilo e rifugiati ospiti nei progetti di accoglienza integrata gestiti da Arci Lecce e diretti dal maestro Andrea Cataldo.
Claudio Prima e compagni condurranno il pubblico in un vero e proprio viaggio musicale tra le coste del mediterraneo. La band, che voga sulle onde agitate della musica salentina con elementi di tutte le coste sonore del Mediterraneo, porterà in scena l'ultimo lavoro Odissea. Uno spettacolo coeso e potente, arricchito da nuove coreografie, dove i linguaggi si armonizzano con le melodie popolari nel fervore meticcio delle città portuali.
Per l’intera durata della manifestazione, Piazza Galluccio ospiterà il laboratorio gratuito a cura di Blablabla "Arte migrante. L'immigrazione spiegata ai bambini", l'esposizione dei lavori artigianali realizzati dai ragazzi richiedenti asilo nell’ambito dei laboratori artistici “Made in World” e gli stand gastronomici con cibo dal mondo curati dal progetto Sprar "Safia Ama Jan" di Galatina.
Uno spazio speciale sarà dedicato al progetto "Gombo - il frutto dell'integrazione" di Arci Lecce, sviluppato all'interno del percorso didattico di agricoltura sociale con ragazze e ragazzi richiedenti asilo. Grazie alla collaborazione del Panificio "Notaro" e della Pasticceria "Dolce Arte", sarà possibile degustare alcuni piatti della tradizione salentina cucinati con la tipica pianta originaria dell'Africa, in un incontro unico fra diverse culture culinarie.
Nella stessa piazza, sarà possibile partecipare dalle 20 alla "biblioteca vivente", con la collaborazione del Csvs e Servizio Civile "in reading 2017". La biblioteca vivente è uno strumento nato in Danimarca e ideato per rompere stereotipi e diffidenze, promuovendo la conoscenza e il dialogo. Attraverso i "libri parlanti" il pubblico potrà ascoltare le storie vissute e raccontate direttamente dai protagonisti.
Maria Pia De Medici
Uff. Stampa Arci Lecce
3202835043
lug062014
Se giungi a Galatina, nota città d’arte salentina, provenendo da Lecce attraverso la strada provinciale 362, sulla tua sinistra, ad un chilometro circa dal passaggio a livello, quasi a ridosso del distributore della Esso, trovi, pronta ad accoglierti a cancelli spalancati, una costruzione di pianta più o meno rettangolare, la cui struttura portante è costituita da un telaio mono-piano con pilastri prefabbricati in cemento armato, mentre il tetto, la cui architettura è costituita da travi metalliche e tralicci, è coperto da tegole di un bel colore rosso mattone (ovviamente in un materiale che non ha nulla a che vedere con la terracotta). Si tratta dell’inconfondibile sagoma dell’ex-supermercato della Lidl (un grande magazzino a chilometri zero, cioè tedesco) senza più nemmeno la sua bella tondeggiante insegna gialla dalle scritte rosse e blu.
Ogni volta che transito da quella strada (e questo succede almeno un paio di volte al dì) non mi vien mica da pensare alla cementificazione screanzata di un altro paio di ettari di campagna galatinese per la costruzione dell’ennesimo capannone con parcheggio in asfalto incorporato: no, assolutamente.
Invece il mio pensiero corre subito verso le due categorie concettuali di cui sono infarciti i presunti ragionamenti di molti nostri amministratori locali (alcuni reduci dal recente trionfo elettorale, altri un po’ meno) e cioè: a) il “volano per lo sviluppo” e b) le immarcescibili “ricadute occupazionali”.
Ora - a meno di una bella pausa di riflessione o di ferie sine die - sembra che quel supermercato sia prematuramente venuto a mancare all’affetto dei suoi cari. L’emporio Lidl, infatti, è geschlossen, closed, fermé, chiuso, tanto che non si vedono più le solite due o al massimo tre automobili parcheggiate nelle sue immediate adiacenze; l’interno dei locali sembra ormai desolatamente vuoto e spento; l’insegna divelta.
A dire il vero non ho atteso la chiusura di quel locale commerciale per pensare al poveretto che ha redatto il business-plan di questo “investimento”, e come e perché avesse mai potuto pensare, con questi chiari di luna, di riempire i carrelli e di far tintinnare le casse: l’avevo invece arguito sin dal primo momento, dacché, invero inorridito, avevo scorto delle ruspe pronte a sbancare quell’ultimo lembo di terreno galatinese per la preparazione del massetto in latero-cemento (mentre una prece, molto somigliante ad un requiem aeternam, affiorava sulle mie labbra nel contemplare la lungimiranza della nostra supposta classe politica – e sottolineo supposta - in merito alle sue allucinazioni di marketing che qualche illuminato osa pure definire “pianificazione territoriale”).
Vuoi vedere – ripetevo tra me e me - che i consumatori di Galatina e dintorni han deciso di attuare oggi una strategia di riduzione dei consumi, di restringimento di cinghie, di piani di accumulo denaro, di risparmio forzoso, perché non vedono l’ora poi di partecipare con il portafoglio pieno zeppo di euro a quell’apoteosi che sarà il taglio del nastro del novello mega-porco commerciale targato Pantacom in agro di Collemeto?
Probabilmente sarà così, visto che gli scienziati non smettono (ancor oggi) di sciorinare numeri e di infarcire i loro comunicati-stampa di “ricadute occupazionali” e di “volani per lo sviluppo”.
E per scienziati intendo la banda larga installata a palazzo Orsini.
Brano apparso su “Il Titano”, supplemento economico de “il Galatino”, n. 12 del 26 giugno 2014
ott132013
Nel 1973, esattamente 40 anni fa, veniva alla luce il volumetto “Storia di Noha” edito da “Grafiche C.Borgia” di Casarano. E’ opportuno ricordare quell’evento, anche per verificare il cammino che si è fatto e non spegnere l’entusiasmo che aveva creato.
Ero da poco rientrato in Italia, dopo 5 anni di Missione in Canada, e per motivi di salute mi fermai a Noha oltre il previsto. Fu così che, tanto per passarmi il tempo, cominciai a curiosare nell'archivio parrocchiale di Noha. Trovai un libretto di una cinquantina di paginette intitolato: “L'Università e il Feudo di Noha - Documenti e Note” scritto da un certo prof. Gianferrante Tanzi, ed edito nel 1906 da Tipografia Cooperativa a Lecce. Questo scritto prezioso, essendo ovviamente fuori catalogo, non è facilmente reperibile.
Le mie ricerche su Noha partirono proprio da lì. Mi resi conto, leggiucchiando il libriccino del Tanzi, che Noha aveva avuto una storia molto antica e molto ricca di notizie, anche se quello che leggevo in quel libercolo a volte era vago e impreciso. Mi venne voglia perciò di fare ricerche più accurate.
Mi misi a intervistare testimoni qualificati e informati su alcune notizie e tradizioni di Noha. Cominciai a consultare anche altri documenti di storia locale, arrivai all'archivio vescovile di Nardò, di cui ab immemorabili Noha aveva fatto parte, consultai l'archivio di Stato di Lecce e la biblioteca comunale di Galatina. Negli spostamenti sovente mi guidava don Donato Mellone, in quel tempo Arciprete di Noha, a cui devo tanta gratitudine sia per la sua grande disponibilità ad accompagnarmi e sia per avermi permesso di consultare l'archivio della Parrocchia.
Dopo circa un anno di ricerche (1972-1973), per la prima volta davo alle stampe la prima edizione. Di Noha e della sua storia nessuno conosceva le antichità, nessuno ne parlava, nessuno sapeva, neanche a livello di istituzioni o di cosiddetta gente di cultura.
Il libro di appena 90 pagine fu stampato a Casarano dall’editrice Borgia; mi sovvenzionò la stampa un'amica dei Missionari della Consolata che avevo conosciuto durante la mia permanenza a Salve, un comune vicino Santa Maria di Leuca. Furono stampate 300 copie, arricchite da una mappa del paese che avevo fatto io stesso in maniera molto artigianale, senza essere né un tecnico né un geometra, tracciandone il disegno delle strade che percorrevo con la mia Bianchina. Anche le foto le avevo fatte io stesso in bianco e nero. Il volumetto fu messo in vendita a 1.000 Lire la copia e andò letteralmente a ruba, soprattutto perché l'avevo arricchito con una raccolta di proverbi dialettali e di alcune mie poesie in dialetto che suscitarono (finalmente) la curiosità dei nohani. Quell’edizione si esaurì in men che non si dica.
Pubblicato e venduto quel libro, le mie ricerche non finirono più. Per me era naturale continuare ad approfondire le ricerche su Noha (che, voglio dirlo con determinazione anche ai giovani, danno sempre grandi soddisfazioni).
Dopo 15 anni, scoperti nuovi documenti, nel 1989 chiesi al Sindaco di Galatina, che in quel tempo era l’On. Beniamino De Maria, se valeva la spesa stampare i miei aggiornamenti. Fu così che l’Amministrazione Comunale si prese cura del mio scritto, approvò e sovvenzionò completamente la stampa della nuova opera con 4 milioni di Lire. L’Editrice salentina di Galatina stampò così la seconda edizione della mia “Storia” in mille copie, questa volta arricchita dalle foto in bianco nero dello studio fotografico Mirelfoto- Pignatelli di Noha, oltre che quelle del mio archivio.
Feci la “presentazione” della nuova edizione alla scuola media di Noha dove fu adottata come testo di cultura locale: l’edizione era più ampia della prima per i contenuti ma anche più elegante nella forma.
Intanto io continuavo le mie ricerche (le notizie sono come le ciliegie: una tira l’altra) e scoprivo altre notizie sempre molto interessanti. Trovai per esempio una relazione sullo stato della parrocchia da parte di Don Michele Alessandrelli, arciprete di Noha dal 1847 al 1882, che, in occasione della visita pastorale del Vescovo di Nardò, aveva compilato con molta precisione di particolari preziosissimi. Trovai anche una relazione ricchissima di informazioni del “primo” Vescovo di Nardò che ritenevo molto interessante.
Inoltre analizzando meglio tutti i documenti dell'archivio parrocchiale, che lessi e trascrissi in “file digitali” per scoprire i miei antenati (ho potuto costruire cos’ il mio albero genealogico fino al 1500), trovai notizie abbondanti sulla situazione sociale, religiosa, economica e politica della gente di Noha. Erano tutte notizie preziose che meritavano di essere pubblicate.
Erano passati trent’anni dalla prima edizione. La seconda edizione era ormai esaurita. Valeva la pena far conoscere al pubblico le notizie di cui ero venuto a conoscenza. Cercavo il modo di stampare una terza edizione, ma come tutti sanno, la difficoltà principale in questo settore dell’editoria locale era proprio quella di reperire i fondi, o comunque trovare un mecenate che si prendesse cura della cosa.
La mia destinazione a Galatina nel 2003 in qualità di parroco della Parrocchia Cuore Immacolato di Maria e l’incontro con il Dott. Antonio Mellone fu provvidenziale. Fu Antonio che venne a cercarmi in parrocchia per propormi di stampare i miei aggiornamenti con una nuova edizione elegante, bella, ricca, di lusso, direi anche spettacolare e impensabile e degna di stare nelle migliori biblioteche nazionali ed estere (come di fatto mi risulta essere) e nacque così il volume Noha, Storia, Arte, Leggenda. Grazie all’editore-mecenate, il compianto Michele Tarantino, l’edizione venne alla luce nel 2006. In quella occasione Michele ebbe a scrivere: “Questo libro è a tutti gli effetti un bene culturale, un dono, un regalo che ho voluto fare innanzitutto a me, ma anche a mia moglie, legata, come me, alla terra dei nostri genitori; e - consapevole del fatto che i buoni frutti nascono da alberi che hanno coscienza delle loro radici - ai miei figli, nati e cresciuti nell’Italia del Nord, affinchè conoscendo la Storia di quello sperduto paese di provincia che risponde al nome di Noha, imparino sempre più ad amare e a rispettare le loro stesse origini; ai miei conterranei salentini ed ai miei amici sparsi in ogni parte d’Italia, e a tutti quanti si degnino di leggere e consultare questo volume, perché, benché a volte mute, anche le piccole realtà locali possono essere importanti testimoni della Storia”.
Grazie Michele Tarantino per questo messaggio così caldo e sentito! Oggi anche tu sei una pagina bella della Storia di Noha.
Ma le mie ricerche sono sempre continuate (secondo quel saggio proverbio nohano secondo il quale: fino alla bara sempre s’impara). Oggi a 40 anni da quella prima edizione posseggo notizie e scoperte che quarant’anni fa erano impensabili e sconosciute a tutti. Tante sono state rese pubbliche sul nostro giornalino on-line l’“Osservatore Nohano” di felice memoria.
Ma a questo punto sarebbe opportuna una pubblicazione nuova “ordinata e completa” di come avevo immaginato che fosse la storia del mio paese, quando, esattamente quarant’anni fa, resi pubblica la mia prima edizione della “Storia di Noha”.
P. Francesco D’Acquarica
ott102016
Molte le novità in casa Showy Boys Galatina. In ordine di tempo, la notizia che interessa la prima squadra arriva da Bari e, più precisamente, dalla Commissione organizzativa della Fipav Puglia che ha comunicato la composizione dei gironi del campionato di Serie D e le norme di svolgimento con la formula dei play off e play out per la stagione sportiva 2016/2017. Il torneo regionale è suddiviso in tre gironi per un totale di trenta squadre. La Showy Boys Galatina è stata inserita nel girone C insieme a SS Annunziata Mesagne, Asd Volley Leverano, Polisportiva San Pio Soleto, Esseti Pallavolo Nardò, New Volley Torre, Bee Volley Lecce Asd, Asd Alliste Volley, Polisportiva Grecia salentina e Asd San Vito Progetto Volley. L’inizio del campionato è previsto per il 29 ottobre mentre il termine della fase regolare il 19 marzo 2017. A seguire, prenderà il via la fase play off e play out con il termine massimo fissato per il 14 maggio. I ragazzi allenati da Gianluca Nuzzo debutteranno in casa, al Palazzetto dello Sport “Fernando Panico”, Sabato 29 ottobre con inizio alle ore 18:30 e il primo avversario della stagione sarà il New Volley Torre. In questi giorni è stato presentato il campionato di categoria under 18 e under 16. I primi a scendere in campo saranno gli allievi di mister Nuzzo che debutteranno nel torneo under 18 organizzato in un girone unico e con altre otto squadre: Pallavolo Azzurra Alessano-Ugento, Fulgor Tricase Volley, Pallavolo Marittima, Salento Best Volley, M.B. Volley Ruffano, Scuola Volley Salento, Volley Calimera e Volley Specchia. "Partecipare al campionato under 18 è un'ottima opportunità per i nostri allievi - spiega il tecnico Gianluca Nuzzo - l'obiettivo è quello di fare crescere il gruppo da un punto di vista tattico e agonistico e dare la possibilità di confrontarsi e maturare partita dopo partita". Nel torneo under 16, invece, la Showy Boys Galatina è stata inserita nel girone B insieme a Falchi Ugento, Volley Tuglie, Flyblue Taviano, Lecce Volley, Salento Best Volley e Casarano Volley. La Showy Boys Galatina ha scelto in Joma lo sponsor tecnico che grifferà le maglie bianco-verdi per la stagione sportiva 2016/17. Primo brand sportivo in Spagna, Joma, fondata nel 1965, è nelle prime dieci aziende del ranking mondiale e può vantare i maggiori volumi di vendita. La sponsorizzazione prevede la fornitura di abbigliamento e materiale tecnico per la prima squadra, impegnata nel campionato regionale di serie D, e per il settore giovanile.
www.showyboys.com
set062017
Si terrà a Galatina, nel Chiostro dei Domenicani, presso il Palazzo della Cultura, il giorno venerdì 8 settembre, alle ore 20, la seconda tappa della Staffetta della Responsabilità. Incontro/dibattito di carattere storico e culturale per la comunità galatinese e salentina in generale, dal titolo: "Una donna, un uomo: un impegno comune".
L’iniziativa è incentrata sulla figura di Palmina De Maria ed il rapporto con il fratello Beniamino, entrambe figure fondamentali della politica galatinese e forse, primo storico e simbolico esempio di stretta collaborazione e vicendevole passaggio del testimone tra donna e uomo nei processi decisionali delle Istituzioni.
Tra gli esempi più importanti di tale collaborazione, la realizzazione e la direzione dell'Ospedale Santa Caterina Novella.
La serata sarà aperta dai saluti del Sindaco di Galatina, Marcello Amante, e da quelli del Vicesindaco e Assessore alle Pari Opportunità, Maria Rosaria Giaccari.
L’incontro proseguirà con l'intervento dell'Assessore all'industria turistica e culturale della Regione Puglia Loredana Capone e con i ricordi del Senatore Giorgio de Giuseppe, storico della prima repubblica ed amico fraterno della famiglia De Maria.
Leggerà alcune lettere di Beniamino De Maria alla sorella, la giovane attrice Sofia Palmieri.
Coordinerà l'incontro, il giornalista Rossano Marra.
Intermezzo musicale della violinista Katerina Maci.
Partner dell'iniziativa: Inondazioni.it, Rete dei centri antiviolenza SanFra, Associazione Donne a Sud, Associazione Metoxè, Associazione Core De Villani.
giu242018
Questo quarto appuntamento di Tour d’Autore è dedicato al Tabacco ed alla tabacchicoltura salentina. Punto di partenza sarà il libro di Salvatore Colazzo “I Tabacchi Orientali del Salento - Quattro storie e loro dintorni” Giorgiani Editore. Lavoro di studio e recupero , di un passato che pur recente e con tracce ancora visibili sul territorio, ha subito una “damnatio memoriae” collettiva. L’ autore, in questo suo primo volume, ricostruisce la storia del tabacco, dal ‘500 fino alla fine dell’800. Al novecento sarà dedicato un altro volume in fase di preparazione. Ripercorreremo la storia di questa pianta tanto odiata, quanto amata partendo dalla scoperta dell’America fino alle sperimentazioni avvenute nel Salento ed all’’introduzione delle varietà orientali che ne hanno caratterizzato tanto la produzione. Conosciamo alcune delle varietà levantine del tabacco anche da pagine straordinarie come quella dedicata allo Xanti Yaca di Vittorio Bodini :
l Al tempo dell'altra guerra contadini e contrabbandieri
si mettevano foglie di Xanti-Yaca
sotto le ascelle
per cadere ammalati.
Le febbri artificiali, la malaria presunta
Di cui tremavano e battevano i denti,
erano il loro giudizio
sui governi e la storia.
Appuntamento alle ore 19:00 presso Hostaria Amarcord in Piazza San Pietro con la presentazione del libro di Salvatore Colazzo “I Tabacchi Orientali del Salento- Quattro storie e loro dintorni” Giorgiani Editore. Con l’autore Salvatore Colazzo , dialogherà Antonio Mellone profondo conoscitore del Salento con le sue dinamiche, trasformazioni e tradizioni e Francesca Casaluci antropologa culturale. Introduce Andrea Panico di Note d’Arte.
Ci aiuteranno in questo viaggio anche foto, libri dell’epoca, documenti e video in una collettiva di autori, che sarà possibile visionare all’interno dell’Hostaria Amarcord e che rimarranno a disposizione dal 25 al 30 giugno. Si ringraziano per i contributi e per aver aperto i loro archivi : Ambrà Mongiò, Salvatore Colazzo, Franco Cudazzo, Pantaleo Musarò, Adalgisa Romano, Arts and Gallery, Alessandro Romano, Enzo Congedo, Rita Colazzo.
Ingresso gratuito
Salvatore Colazzo studia presso l’Università di Bologna , dove si laurea in Scienze Agrarie con tesi sui Tabacchi Orientali Italiani. Dopo un periodo di perizie in una struttura del comparto tabacchi colo seguono anni di insegnamento in Emilia Romagna. Vicende familiari lo portano a rientrare nella sua terra dove attualmente opera nel settore delle piante officinali. “I Tabacchi Orientali del Salento- Quattro storie e loro dintorni” Giorgiani Editore vuole essere un tributo a una pianta, la sua terra e la sua gente.
Emilia Frassanito
dic162013
La magia del Natale riporta alla luce la Noha di un tempo. La piccola frazione di Galatina, famosa per essere la città salentina dei cavalli ma anche per le sue chicche architettoniche come le "casiceddhre" o la Casa Rossa, a Natale svela un altro prezioso tesoro: la masseria Colabaldi, antico edificio costruito in almeno tre epoche diverse, e oggi lasciato quasi in balia dell'abbandono e della smemoratezza.
A restituirgli un po' di vita ci pensano i volontari che ogni anno organizzano il presepe vivente aprendo ai visitatori di ogni dove il grande portale di legno e ferro battuto alla cui sommità è incisa la data del 1595. Varcata la soglia i grandi "cozzi", tipici massi nohani, delimitano il percorso mentre i soldati romani dal mantello color porpora e la lorica in cuoio offrono un corroborante bicchiere di vin brulè.
L'architettura della masseria presenta un grande salone, un giardino monumentale, ed una grande torre alta più di undici metri, sui pareti della quale s'affacciano le celle ed i giacigli usati un tempo dai monaci basiliani.
Ed è proprio all'interno dell'"ara", del cortile, e degli altri locali che prendono vita gli antichi mestieri interpretati dai nohani, in tante diverse scene che, in realtà, rappresentano le loro vere professioni. Così il fornaio offre soffici e calde pagnotte come fa ogni giorno, la pastaia "scana" l'impasto per i maccheroncini e le orecchiette, il ciabattino ripara le scarpe rotte, "lu stumpacranu" pesta il grano nel mortaio per venderlo alle donne del paese e l'oste offre il vino e le "pittule" a tutti i visitatori.
Alla natività è invece riservata la parte più antica ed affascinante della masseria, la chiesa che i monaci basiliani avevano dedicato a "santu Totaru", ovvero san Teodoro.
Fonte quiSalento 15-31 dicembre 2013
lug132015
Il 29 giugno scorso, come qualcuno di voi saprà, l’Accademia dei Georgofili e addirittura il Comune di Galatina hanno organizzato a palazzo Orsini un convegno dal titolo: “Quale futuro per l’agricoltura salentina”.
Evitiamo le facili battute sul livello di competenza in materia da parte del sindaco ospite (che per fortuna si è limitato al classico sgangherato saluto istituzionale, per cadere, subito dopo, in catalessi) e di buona parte della sua curia, scomparsa dal Municipio (purtroppo momentaneamente) e ricomparsa come da mandato elettorale sotto i festoni delle luminarie sanpietrine; evitiamo altresì i commenti sull’organizzazione del convegno a senso unico (per rendervene conto e se avete fegato date un’occhiata al video, soprattutto alla prima parte) con chilometrici interventi da parte dei relatori, alcuni dei quali non pervenuti (uno su tutti il neo-governatore Emiliano) per via dei soliti “impegni istituzionali” [ma se avevi un precedente impegno, non ti facevi inserire in cartellone, no? ndr.], e spazio risicatissimo e fuori tempo massimo, invece, agli interventi o alle repliche da parte del fin troppo paziente pubblico. Insomma una tavola tutt’altro che rotonda.
Evitiamo queste ed altre considerazioni, dicevamo, per ritornare un attimo agli interventi istituzionali dei sedicenti esperti in materia.
Figurarsi se qualcuna delle “istituzioni” presenti, in nome del “futuro per l’agricoltura salentina”, si è permessa di denunciare l’utilizzo di fitofarmaci ed erbicidi che ci stanno portando dritti dritti nella fossa, o le nuove mega-discariche (per esempio di Cavallino, per non andare troppo lontano), o i bio-stabilizzatori o gli inceneritori colacementiferi; figurarsi se qualcuno degli accademici presenti ha osato criticare la follia criminale e mafiosa dell’eradicazione degli ulivi (addirittura anche i sani, posto che gli altri fossero incurabili) in assenza di adeguata certificazione fitopatologica (con l’aggravante della militarizzazione del territorio, il che è tutto dire); figurarsi se qualcuno dei politici presenti è riuscito a dare un seppur minimo valore aggiunto al dibattito (uno su tutti tal on. Salvatore Capone, il quale ha provato a dare aria alla bocca riuscendo nell’impresa di non dire praticamente nulla - cfr. video ai minuti 1.22.00 - 1.29.00 - se non la solita promessa di attenzione alle istanze provenienti dal territorio – scordando, tuttavia, che il suo capobastone, tal Renzi, aveva definito “quattro comitatini” proprio codeste istanze provenienti dal territorio); figurarsi se per la tutela dell’aria, dell’acqua e della terra, ergo delle persone, qualcuno ha osato muovere un pur minima critica all’Ilva di Taranto o alla centrale Enel di Brindisi (seee: questi sfornano decreti Salva-Ilva, mica Salva-polmoni o Salva-vita); figurarsi se qualcuno degli incravattati in quell’assise ha avuto modo di ricordare che il nostro capo del governo ha dichiarato che la/il TAP è una delle migliori iniziative portate avanti dal suo esecutivo [non osiamo immaginare quali siano le peggiori, ndr] - in buona compagnia del più noto sito internet locale, così umido di saliva, leggi vave, che per consultarlo si è costretti a premunirsi di tergicristalli; figurarsi se qualcuno degli organizzatori del “congresso” ha ricordato che il decretino “Sblocca-Italia” ha dato via libera, tra gli altri scempi, anche alle trivellazioni in Adriatico e nello Ionio [ma ve l’immaginate Mimino Montagna nostro in sciopero della fame - come invece han fatto molti altri sindaci salentini - contro le trivellazioni nel mare nostrum, proprio lui nei secoli fedele al vangelo secondo Matteo (Renzi)? ndr]; figurarsi se nelle prolusioni “a favore dell’ambiente” s’è fatta menzione della strada a quattro follie, la SS. 275, o la Regionale 8, o le altre, troppe, nuove strade salentine inutili, costose e dannose; figurarsi se qualcuno dei sottoscrittori della “magna carta galatinese” [magna, voce del verbo, ndr.] ha osato proferire un convinto “Stop al consumo del territorio” (quando mai: dopo il fallimentare mega-porco Pantacom, l’armata-desertificazione di Palazzo Orsini ci riprova, sperando di essere più fortunata, con la cementificazione di una nuova mega-area mercatale, e con l’asfalto di nuovi tratti della circonvallazione interna, possibilmente previo abbattimento della quercia vallonea, magari da parte della stessa ditta specializzata in seghe che ha già falciato definitivamente i tronchi di molti alberi nei dintorni di Porta Luce); figurarsi se qualcuno degli emeriti professori convenuti ha sostenuto il concetto di biodiversità, e dunque caldeggiato le buone pratiche agricole, anziché fare il panegirico dell’agricoltura intensiva.
Ecco spiegato il valore reale (e legale) della Carta di Sputacchina, siglata a Palazzo Orsini, non si sa bene da chi, in un’assolata mattina di fine giugno.
Un rotolo lungo, deficiente e morbido, elogiato addirittura dall’onorevole Fitto (e abbiamo detto tutto), arricchito dalla citazione dell’Expo (la scemenza universale o asinata exponenziale costataci più di 13 miliardi di euro - oltre alle spese di mantenimento nelle patrie galere di tutti gli ammanettati per corruzione), un rotolo a due veli pieno zeppo di asserzioni lapalissiane della serie: la neve è bianca, il cielo è azzurro, l’acqua è bagnata, due più due fa quattro, e i politici di Galatina sono dei chiacchieroni.
Quelle chiacchiere che hanno trasformato la nostra terra nel tropico del cancro.
Antonio Mellone
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mag272018
Gentile Presidente Michele Emiliano,
L’Ospedale di Galatina rappresenta per la maggior parte della popolazione salentina un punto di riferimento assoluto, una risorsa che risponde da molto tempo e in maniera efficace ai bisogni di salute delle persone.
Chiediamo con forza che il Santa Caterina Novella possa continuare ad avere il Punto Nascita associando anche il servizio essenziale della T.I.P.O. (Trattamento Intensivo Post Operatorio) che assicura sorveglianza minuziosa delle funzioni vitali, per prevenire delle complicazioni e in caso si verifichino potervi porre rimedio istantaneamente.
Il piano di riordino ospedaliero voluto dalla Regione Puglia non può prevedere la chiusura di un servizio di eccellenza che a Galatina da sempre viene utilizzato nel migliore dei modi.
Vorremmo farle presente inoltre che il punto nascita di Galatina dà più garanzie cliniche per la presenza al suo interno di branche specialistiche ad indirizzo sub-intensivo come la Nefrologia e Dialisi, la Pneumologia le Malattie infettive che sono importanti per eventuali complicanze che possano insorgere e che altri presidi ospedalieri non possiedono.
Approfittiamo della presente per chiederLe un incontro al fine di esplicitare meglio le istanze che il nostro territorio rivendica e per confrontarci circa il futuro del Santa Caterina Novella.
Salutandola cordialmente,
Le auguriamo buon lavoro.
Il Segretario del Circolo PD Galatina
Andrea Coccioli
Circolo Partito Democratico Galatina
Piazza Toma
Galatina
www.pdgalatina.it
dic062017
L’autunno si scopre sempre più ricco ed animato. Dopo il successo di novembre delle iniziative gratuite inPuglia365 - Sapori e colori d’autunno, rivolte ai viaggiatori ed i cittadini pugliesi, a dicembre ancora tante occasioni per sperimentare e vivere una stagione unica ed affascinante. Tra questi gli appuntamenti di Profumi e Sapori...dal centro alla campagna, progetto inserito nel programma dell’Agenzia Regionale del Turismo (ARET) Pugliapromozione, promosso dall’Associazione “Città Nostra”, tra turismo slow ed enogastronomia che si snoda nei prossimi week-end nei comuni di Castrignano de’ Greci, Sogliano Cavour e Soleto. Massima attenzione al tema dell’alimentazione sana come elemento fondamentale per il benessere, insieme allo sport, ed al tema delle intolleranze alimentari. Una serie di attività per famiglie e bambini.
Sabato 09 dicembre 2017, ore 16.00, itinerario alla scoperta di Soleto in compagnia della guida abilita Francesco Manni. Un viaggio fra le strette strade lastricate e le piccole piazzette del centro antico su cui domina la Guglia di Raimondello. La Chiesa di Santo Stefano, centro religioso e culturale italo-greco, dov’è dispiegato all’interno un prezioso ciclo pittorico del XIV secolo. E poi storie di “macare”, demoni e del filosofo alchimista Matteo Tafuri. E poi la chitarra e voce di P40 e Donna Lucia un incontro tra la figura del cantautore e quella dell’attore, che insieme convivono portando lungo il percorso una rappresentazione quasi teatrale, essenziale, a tratti geniale ma nello stesso tempo ricca di improvvisazioni, che giocano sugli equivoci e sulle sensazioni del pubblico. Gustando i sapori della tradizione non potremo fare a meno di provare le tipiche crocchette di patate della trattoria Zonzi con un buon bicchiere di vino locale.
Meeting point: Porta San Vito, Via Umberto I, Soleto (LE)
Domenica 10 dicembre 2017, ore 16.00, itinerario alla scoperta di Castrignano de’ Greci con incursioni teatrali in abiti d’epoca a cura di ImprovvisArt, accompagnati dalla guida abilitata Angela Beccarisi. Conosceremo la storia e la bellezza del paese, accompagnati da attori teatrali, lungo le strade del centro antico dove spiccano le corti, “àvili” in greco, che attorno al Palazzo Baronale De’ Gualtieris serbano ancora l’eredità di antiche civiltà. Curioseremo nel Museo del Ricamo a mano e dei Pizzi e dei Merletti, nato dalla volontà dell’amministrazione comunale e dalla passione delle maestre rimatrici dell’Associazione RicamArte, dove si possono vedere trine e ricami, trame preziose dal XIX secolo al secondo dopoguerra, anche ferri da stiro a carbone, attrezzi da ricamo, telai antichi e riviste specializzate. A concludere il gusto tipico della tradizione presso Kalò Faï con un assaggio di “pittule dell’Immacolata”, “pitta di patate salentina”, “polpette della domenica”.
Meeting point: Parco Pozzelle, Via Boccaccio, Castrignano de’ Greci (LE)
T. +39 0836 569984 - +39 392 9331521 – E: iat.galatina@gmail.com
Partecipazione gratuita con prenotazione
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mar182017
C’è una regola aurea che suona più o meno così: “La somma dell’intelligenza dei candidati a sindaco del comune di Galatina è una costante. Il loro numero è in deciso aumento”.
Mancava giusto la candidatura di Daniela Sindaco per inverare il suddetto assioma e soprattutto per farci sedurre definitivamente dalla pOLITICA, quella scritta in maiuscolo (tranne la prima lettera).
Dopo lunghi e ponderati studi su pensieri, parole, papere e omissioni della Candidata nostra, il tutto consultando video, interventi pubblici, manifesti, sceneggiate napoletane, commenti a caldo, battute a freddo, post su face-book, e infine scritti vari che manco Natalia Ginzburg (anzi Ginseng), arrivi a un punto in cui non riesci più a capire se la locuzione che si enuncia con una sola emissione di fiato, vale a dire DanielaSindaco, sia uno pleonasmo o un ossimoro. Ah, saperlo. Lo scopriremo solo morendo.
A Daniela la fascia tricolore da facente le veci (e talvolta le feci) del sindaco, indossata durante le processioni nohane, diciamocelo chiaramente, è sempre andata stretta. Ma non per la taglia (non ci permetteremmo mai nei confronti di una signora), ma perché lei merita decisamente di più: cosa sono queste supplenze, questi “delegati alla frazione”, queste seconde linee, questo “vivere all’ombra di qualcuno”, questa subordinazione al Pd di Gggalatina, quando invece si ha il piglio e la stoffa per essere il primo cittadino nonché contemporaneamente la primadonna?
E poi dopo dieci anni di onorata carriera sui banchi del consiglio comunale uno si conquista eccome il carisma del nuovo che avanza (oltre che del vecchio che è avanzato), e assurge al ruolo di sol dell’avvenire, nonché di faro, bussola, timone, cima, randa, parabordo, àncora, gommone e – tanto per rimanere nella metafora della barca a vela - pure di deriva. Da non tacere oltretutto il fatto che la Sindaco è uno dei pochi rappresentanti del popolo che nel corso della sua carriera pOLITICA, poveretta, ci ha pure rimesso economicamente, e di brutto (cfr. le sue ultime dichiarazioni dei redditi).
Noi siamo certi che grazie a Daniela Sindaco scomparirà definitivamente dal palazzo di città la pochezza cosmica che ha caratterizzato per molti anni un gran numero dei suoi inquilini. Magari per lasciare il posto a quella comica [ma per favore non attacchiamoci sempre al capello, ndr.].
Sì, qualche rosicone si permette di affermare che la nostra beniamina abbia molte doti nascoste, ma nascoste così bene che nessuno ne ha mai vista una; mentre il solito professorone insinua che essa scriva maluccio, parli peggio, con quell’eloquio involuto e supponente, a tratti da vaiassa partenopea, e possieda addirittura un raro fiuto nel non beccarne mezza.
Qualcun altro racconta quanto a suo tempo, insieme ad alcuni suoi compagni di merenda, fosse stata addirittura folgorata sulla strada di Collemeto dalla luce immarcescibile della mega-parcomania, tanto che si arrivò a vociferare sottovoce che Daniela non si limitasse a credere nei miracoli, ma ci contasse ciecamente. E qui si spiegherebbero la moltiplicazione dei cortigiani e dei pesci (lessi) e la fede orba nel novello centro commerciale di contrada Cascioni, diventata (con l’ultimo recentissimo colpo di grazia di Guido Aprea in Apnea) la nuova Medjugorje salentina.
I gufi locali asseriscono che tutto quello che la Sindaco tocca muore (politicamente s’intende). O quantomeno agonizza. Tutte chiacchiere senza distintivo. Infatti lei è sempre pronta alla posa della prima pietra. Che si tratti della tombale (o quella di un loculo nohano) è pura coincidenza. Dovrebbe saperne qualcosa, in merito, la fu giunta Montagna.
Un “compagno” ben informato sui fatti non la smette di raccontarci quanto l’anno scorso il PD di Galatina si mettesse a festeggiare tra sospiri di sollievo, giubilo e trenini dei cosiddetti militanti il definitivo allontanamento della Nostra dal partito. Pare addirittura che fosse passata, con tanto di delibera all’unanimità, una mozione sul cambio decisivo di significato del fuorviante acronimo del popolare consesso: da Partito Democratico a Pensioniamo Daniela (l’altra mozione era: Partita Definitivamente, con sottotitolo “ringraziamu Diu”).
Il saputello di turno ricorda infine che prima del referendum del 4 dicembre scorso - quello sull’attentato alla Costituzione definito con un certo sense of humor “riforma” - la Daniela dicesse a tutti che con la vittoria del “no” saremmo morti tutti, l’apocalisse sarebbe scesa sul pianeta terra e tutto sarebbe stato tragedia.
Per la verità la nobildonna nohana, dopo la batosta del referendum, scrisse sul suo profilo fb, tra le altre interessantissime elucubrazioni, quanto segue: “Praticamente siamo peggio che nella merda!”. Chissà perché voleva tirarvi dentro anche i tre quarti di Nohani che l’avevano sfanculata votando non esattamente come aveva chiesto l’avvocata de noantri (1816 no, contro 656 sì). Oggi per lei e per i suoi camerati è come se in fondo non fosse successo nulla. Ed è questo uno dei tanti problemi dei renziani: continuare a sentirsi indispensabili alla causa per la quale ci hanno messo la faccia (o quel che più le somiglia) e soprattutto non riuscire a capire che forse hanno sbagliato “lavoro”. Ma tant’è.
*
Noi ci dissociamo da tutte codeste cattiverie, bassezze e meschinità proferite sine ira et studio dai soliti invidiosi che meriterebbero di essere asfaltati così su due piedi. Anzi, convintamente ma soprattutto affettuosamente spezziamo una lancia in favore di una prossima ventura Daniela Sindaco al quadrato. Ce lo chiede l’Europa.
E poi, in fondo, è risaputo che Sindaco non si diventa: Sindaco si nasce. E lei modestamente lo nacque.
Antonio Mellone
ott272014
La nuova stagione letteraria della libreria Fiordilibro riprende il 29 ottobre con la presentazione di quello che si sta rivelando come l’evento letterario dell’anno: il nuovo libro di Luisa Ruggio “Teresa Manara” per le Edizioni Besa Controluce.
L’incontro si svolgerà nella splendida cornice dell’Amarcord Wine bar di Galatina alle ore 19.00.
“Ci sono solo due tipi di momenti, Teresa. Quelli da ricordare. E quelli da dimenticare. Così mi diceva sempre mia madre. E io non la capivo. Dov’era il trucco, l’insegnamento? L’istante dopo smettevo di pensarci, andavo a controllare il nido delle upupe, mi acquattavo tra i cespugli di erba strega che minacciavano di inondare il nostro giardino. (…) durante il mio primo addio ci ho fatto caso: entrambi quei momenti sono senza ritorno.”
Teresa Manara è una storia ambientata nel Sud Italia del 1950, dedicata al mondo dei sensali che all’epoca si spingevano nel Salento in cerca del miglior vino sfuso da imbottigliare al Nord e raccontato per la prima volta dal punto di vista di una giovane donna che decide di lasciare Imola per trasferirsi in una terra di frontiera ancora superstiziosa e magica.
Dialogherà con Luisa Ruggio, Mauro Marinodel Fondo Verri e direttore di Spagine, Alessandra De Paolis giovane attrice galatinese, leggerà alcuni brani del libro, Donatello Magnoloci farà rivivere le atmosfere degli anni cinquanta eseguendo degli intermezzi musicali con il sax.
Sarà presente anche Paolo Cantele, appena tornato dal Giappone dove ha fatto conoscere attraverso l’ eccellenza dei suoi vini, anche quella di una terra, quella salentina, costruita anche da uomini e nel nostro caso da donne visionarie come Teresa Manara, che hanno avuto la capacità di veder lontano ed hanno scommesso su una terra allora considerata “alli scuffundi “. Una terra che non era certo il Salento diventato il brand di moda degli ultimi anni, ma che quel brand l’hanno costruito per noi, con anni di duro lavoro, sacrifici e passione.
Grazie Luisa( Ruggio) per averci fatto conoscere Teresa Manara altrimenti rimasta confinata nei ricordi delle persone a lei più care, grazie per averci condotto in questo viaggio nell’Italia degli anni cinquanta ed averci restituito il significato originario di alcune parole di cui avevamo perso la memoria.
A chiusura dell’ incontro le Cantine Cantele offriranno una degustazione dei loro vini.
Luisa Ruggio (1978), giornalista e scrittrice di origini pugliesi, ha pubblicato saggi sul cinema e la psicoanalisi. Il suo romanzo d'esordio, "Afra" (Besa, 2006), ha vinto cinque premi letterari. Dopo il suo secondo romanzo, "La nuca" (Controluce, 2008), ha pubblicato la raccolta di racconti brevi "Senza storie", (Besa, 2009) Menzione Speciale del "Premio Bodini 2010". Suoi articoli sono apparsi su quotidiani e riviste letterarie, è autrice di numerosi reportage dedicati al Salento per i quali ha ricevuto il "Premio Skylab 2011" Sezione Giornalismo e Cultura (Università del Salento) e la menzione speciale del Premio “Terra D’Arneo 2013”. Dal 2006 aggiorna il blog dedicato alla scrittura "Dentro Luisa": www.luisaruggio.blogs.it
gen022020
Con il patrocinio ed il supporto del Comune di Galatina, in partenariato con l’Università Popolare “Aldo Vallone” della città, l’Associazione Percorsi Meridiani propone un evento dedicato al grande filosofo e medico Marco Antonio Zimara, vissuto tra la fine del 1400 ed i primi tre decenni del 1500.
La cittadinanza salentina è invitata per domenica 5 gennaio 2020, alle h. 18.00, a Galatina, presso l’ex Convento delle Clarisse, in Piazzetta Galluccio, a partecipare all’incontro dedicato alla fama raggiunta dal filosofo e dalla sua operetta più conosciuta in Europa.
L’iniziativa non è dedicata e rivolta ai soli specialisti o cultori della disciplina; dopo i saluti istituzionali da parte di Marcello Amante, Cristina Dettù e Nicola Fiore, introdurrà Beatrice Stasi, insigne italianista e Presidente dell’Università Popolare “Aldo Vallone” e relazionerà Alberto Basset, Delegato alla Sostenibilità dell’Università del Salento, già Presidente della Società Europea di Ecologia; concluderà la serata l’intervento audio-visuale di Luca Carbone, curatore della ricerca e del volume sui Problemata dello Zimara. La serata sarà animata dalla lettura di alcuni dei quesiti zimariani, in più lingue europee, a cura del Laboratorio Teatrale dell’Università Popolare; e saranno esposte alcune delle edizioni originali delle opere zimariane, provenienti da una collezione privata. Ai presenti verrà data omaggio copia del volume “Del Libro dei Problemi” di Marco Antonio Zimara Filosofo e Medico pubblicato per i tipi dell’Editrice salentina.
Zimara, allievo tra gli altri del celebre Pomponazzi, addottoratosi a Padova, prima in filosofia e poi in medicina, vi divenne professore, cominciando inoltre un’intensa attività ‘autoriale’ ed ‘editoriale’.
Lasciata Padova, per i gravi disordini politici, riparò nella città di nascita, allora S. Pietro in Galatina, dove si ammogliò, per spostarsi poi verso la capitale del Regno: fu professore a Salerno, a Napoli (fino al 1523), a Roma (1524), e finalmente, nonostante l’avversione nutrita per Lui dal futuro Cardinal Pietro Bembo, di nuovo a Padova dal 1525 al 1528. Per contro, le sue opere saranno studiate a fondo ed ampiamente utilizzate nei decenni immediatamente successivi da uno dei più grandi umanisti fiorentini del tempo: Benedetto Varchi. Conosciamo 13 edizioni dei ‘dottissimi’ Theoremata, e 14 invece ne contiamo della famosa “Tabula dilucidationum in dictis Aristotelis et Averrois”, un lessico proto-enciclopedico, composto di circa 20.000 lemmi, quasi tutti tratti dalle opere di Aristotele ed Averroè. Tuttavia la diffusione e la ‘gloria’ del nome dello Zimara – uno di quelli che insieme a Nettario di Casole, a Droso di Aradeo, a Sergio Stiso di Zollino, al Galateo di Galatone, ai De Balmes di Lecce, al Vanini di Taurisano, per citarne solo alcuni, concorre a comporre il grande mosaico culturale di Terra d’Otranto – è legata soprattutto al Libello dei Problemi. 107 quesiti, composti nella scia della tradizione dei libri di problemi (risalente alla prima scuola aristotelica) che vennero editi per la prima volta a Venezia, postumi, nel 1536, insieme ad una raccolta di “perché”, attribuita allo stesso Aristotele. Il trattatello ebbe fortuna editoriale immensa: se ne contano almeno 116 edizioni in Europa, tra il 1536 ed il 1690 circa, in tutte le principali lingue europee, latino, inglese, francese, tedesco. In inglese poi la sua diffusione continuò per l’intero 1700, sino a ‘sbarcare’ anche negli Stati Uniti, in edizioni rinvenute sino ai primi due decenni dell’Ottocento.
Ignoriamo ancora la data ed il luogo della morte di Marco Antonio Zimara, ma non possiamo ignorare che per decenni e secoli, parafrasando l’Arcudi: “Per tutte le strade d’Europa giornalmente risuonava il nome di Marc’Antonio Zimara ed adornava tutte le biblioteche”.
Ufficio stampa Marcello Amante
gen042017
Protocollata questa mattina la richiesta per fare il punto sulle iniziative da intraprendere a tutela del “Santa Caterina Novella” e sugli impegni assunti dall’amministrazione sul tema dei migranti
«Non c’è tempo da perdere». L’imperativo di Giampiero De Pascalis, candidato sindaco della coalizione che vede alleati Cor, Psi, Udc e le liste civiche Agorà e La Città, riguarda due tempi caldi per Galatina: il declassamento dell’ospedale “Santa Caterina Novella” con la messa a regime nel tempo massimo di dicembre 2017 e l’accoglienza dei migranti. De Pascalis ha protocollato questa mattina la richiesta di incontro a Guido Aprea, commissario straordinario di Galatina, proprio su ospedale e accoglienza migranti. Per il primo punto l’obiettivo è di capire se Aprea intende intraprendere azioni a tutela dell’ospedale e quindi a salvaguardia della salute pubblica, mentre sull’accoglienza si tratta di approfondire quali impegni sono stati assunti dall’amministrazione e come eventualmente sarà gestito l’arrivo di queste persone.
«Sull’ospedale mi impegno a fare quanto possibile nella mia veste di candidato sindaco di Galatina – afferma De Pascalis – e intendo andare a fondo delle responsabilità politiche che hanno portato nel baratro quello che un tempo è stato un fiore all’occhiello della sanità pubblica salentina. Ma non mi limiterò a questo. È arrivato il momento di accendere i riflettori su come si spendono i soldi pubblici e lo spreco che si potrebbe determinare per adeguare strutture che non sono idonee al livello di prestazioni a cui sono state destinate dalle scelte politiche». Sprechi e garanzie per la salute, dunque, e sull’altra faccia della medaglia il problema dell’accoglienza e De Pascalis non le manda a dire.
«Da cittadino con la pancia piena e al caldo ho provato disagio e indignazione nel sapere che c’erano esseri umani che dopo mille traversie erano stati “accolti” in una struttura non idonea per quell’uso e costretti a dormire per terra senza riscaldamento e acqua calda». Questa l’immagine che De Pascalis ha voluto “scattare” sull’accoglienza fatta da Galatina nei giorni scorsi a favore di 62 migranti. «Ogni comune deve fare la sua parte – conclude De Pascalis –, ma rispettando la dignità di chi arriva qui e i diritti di chi è cittadino di questi territori. Chiederò al commissario straordinario quali impegni ha assunto l’amministrazione e come intende gestire gli eventuali flussi, premesso che la Fiera di Galatina e la palestra di via Montinari non sono luoghi idonei all’accoglienza».
Maddalena Mongio'
ott032015
Caro sindaco Mimino Montagna,
anche se non sembra….. sono la sottoscritta tua delegata per la frazione di Noha. Premetto subito che… devo evitare di mettere tutti questi…..puntini di sospensione sennò quel saputello nonché…. rompicoglioni di Antonio Mellone mi prende per il….. LOCULO da qui all’eternità!!!!!!!
Non mi è facile, proverò in tutti i modi a ridurli ai minimi termini, questi puntini, anzi ai Mimini termini, hahahahahaha.
Tu sai che io quando mi ci metto faccio le cose con il cuore (anche se il Mellons’ di cui sopra, quando gli prudono le mani, scrive che utilizzo un altro organo posto un po’ più in basso, e che inizia sempre con CU. Ma, sai, lui è fatto così, non è cattivo: è solo che ha il brutto vizio di canzonare il POTERE: e io, modestamente, può). E poi, detto tra noi, quella che lui pensa sia satira (che a me non piace, anzi non mi fa per niente ridere) altro non è che…….tutta pubblicità per me. Tiè!!!!
*
Stavolta cercherò di essere, come dire, alquanto stitica, evitando di produrre le….. sette cartelle (cliniche) dell’altra volta. Come, non ti ricordi più? Dai, quelle di autodifesa dalle accuse (INFONDATE!!!!) da parte della direttrice della scuola di Noha per via della transumanza di due sedie volanti da un plesso ad un complesso scolastico. Non le avessi mai scritte quelle pagine: ancora mi stanno prendendo in giro per via del fatto che, stanca morta com’ero, non mi andò manco di rileggere e quindi correggere qualche piccolissimo, invisibile, IRRILEVANTE….. strafalcione scritto in fretta e furia. A dirla tutta….. pensavo che non leggesse nessuno quella roba lì, tranne te ovviamente (che, come noto, sei di bocca buona, tanto è vero che te ne uscisti con una baggianata delle tue, ché ancora la gente sta ridendo). Poi capitarono nelle mani del nostro amico che si crede uno scrittore (quando non è nemmeno uno scrivente), e…. apriti cielo!!!!
*
Ma bando alle chianche, e veniamo a noi, anzi a Noha. Caro Mimino, voglio dirti sempre in premessa che finché scrive Antonio Mellone non ce ne può fregar de meno: è da anni che scrive (non letto e non ascoltato da nessuno) e figurati poi se noi altri facciamo finta di dargli retta: ma manco per l’anticamera del cervelletto. Ma se si mettono a scriverti lettere aperte anche i ragazzi delle scuole medie siamo fritti, finiti, cassati.
*
Oh, Mimino, ma che figura mi fai fare?????
Mi dice l’uccellino che ci sono in palio da parte della regione Puglia ben 17.000.000 di euro (DICO: DI-CI-AS-SE-TT-EM-IL-IO-NI-DI-EU-RO) per raddrizzare i BENI CULTURALI e noi non presentiamo nemmeno un progetto uno per la mia Noha????
E’ vero che potrebbe esserti sfuggito, ma santo cielo, per Noha, nonostante i libri, i convegni, le istanze e gli articoli sui beni culturali, non possiamo non avere uno straccio di disegno da farci finanziare!!!! Dai, sindaco mio, com’è possibile? Non dirmi che per Noha non c’è uno sputo di progetto da presentare, sennò m’incavolo come una iena.
E’ vero anche che è da un bel po’ che non ti fai vivo a Noha.
L’altra sera, per dire, dopo tanti anni di assenza, sei apparso nel centro della frazione per la nostra festa patronale come il Risorto doveva essere apparso a San Tommaso: un sacco di nohani, infatti, non credevano ai propri occhi, e come l’Apostolo incredulo volevano metterti le dita da qualche parte (per esempio negli occhi) per potersene convincere. Però almeno l’altra sera, per una sera, mi hai evitato l’onere di girarmi la processione, come in genere sono costretta a fare, da sola e con tanto di fascia tricolore (UNA FATICACCIA CHE NON TI DICO!!!!).
Te lo chiedo per favore, ogni tanto, e non solo ogni dimissioni di papa, fatti un giro in questa novella Pompei salentina dove tutti i beni culturali comunali, come per esempio la torre dell’orologio ubicata in piazza (non sullu Piezzu!!!!!!!), stanno in piedi tienime ca mo’ casciu.
Caro Mimino, riusciamo magari PRIMA delle prossime elezioni non dico a fare o dire qualcosa di sinistra, seeee, ma almeno qualcosa di meno sinistrato rispetto a quello che abbiamo fatto finora, o meglio non fatto?? Sennò il piccolo scrivano nohano mi combina a dick-dick [che non è il famoso complesso degli anni ’70 – quelli, come ben sai, erano i Dik-Dik - ma il soprannome di una storica famiglia di macellai di Noha, che in italiano suonerebbe più o meno così: “pene-pene”, vabbè te lo dico in indialetto così ci intendiamo meglio: “pica-pica”].
Io vorrei una volta, una soltanto, rispondere NON ad Antonio Mellone [che detto tra noi non è NESSUNO: infatti mi sono ripromessa di non rispondere MAI PIU’ AI SUOI ARTICOLI: SE VUOLE MI FA UN’INTERVISTA con i controcazzi, sennò andasse al diavolo, lui e tutti quelli che gli mettono mi piace su feisbuk!!!!!], ma alla popolazione tutta E CON I FATTI. Perché DANIELA SINDACO RISPONDE CON I FATTI E NON CON LE CHIACCHIERE. E non voglio che nessuno un domani mi possa dire: DA QUALE PURPU VIENE LA PREDICA.
Io sto dando tutta me stessa per Noha, sto addirittura trascurando il mio lavoro (E LA MIA DICHIARAZIONE DEI REDDITI LO CERTIFICA DAL PRIMO FINO ALL’ULTIMO CENTESIMO), sto cercando di portare in alto il nome del mio paese, organizzo da non so più quanti anni i moto-raduni di agosto (vabbè fanno tutto loro, ma io ci metto la faccia), sono presente ad ogni funerale con tanto di manifesto che sembra più grande il mio nome che quello del morto, sto facendo un sacco di altre belle iniziative che per la verità non mi ricordo manco più quali siano, e qual’è il risultato? (cara prof. Daniela Vantaggiato, hai visto che ce l’ho messo l’apostrofo e come sono migliorata da quando vengo a ripetizione da te?) E – dicevo - qual’è il risultato? Quello di essere presa in giro perché a Noha non stiamo facendo nulla? No, Mimino Montagna, a queste condizioni io non ci sto.
Io sono pronta a votarti in Consiglio tutte le schifezze della tua giunta (tipo il Mega-porco commerciale o l’Area Mercatale, e altri scempi simili), però non voglio passare alla storia di Noha solo per un paio di sedie da asporto come le pizze.
A proposito di “Buona Scuola”, nel complesso scolastico di Noha abbiamo un’aula con tante postazioni-computer bellissima, ma (INCREDIBBILE MA VERO) senza linea Internet, e dunque di fatto inutilizzabile da circa un paio d’anni. Come mai? A Noha è vietato connettersi? Non è che quando si parla di BANDA LARGA qui bisogna sempre intendere le solite Bande note alla cronaca nera? Non dirmi, ti prego, che la legge di cui sopra, anche per Noha, si è trasformata nel decretino della “Buona Sòla”?
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Non voglio dire niente altro per l’amor di Dio sull’allaccio Enel del centro Polivalente. Dico solo che non c’è la faccio più!!!!! Ma lo sai che l’altro giorno – robba de pacci, Mimino – ‘stu benedetto centro si è trovato al buio mentre noi altri eravamo all’oscuro di tutto.
Tra l’altro la sfiga ha voluto che proprio all’indomani ci fosse la Festa dei Lettori (dove doveva partecipare anche ‘stu rompipalle di Antonio Mellone, che invece di chiamarmi al telefono per avvisarmi, si è messo a scrivere il solito articolo sarcastico e così tutti o quasi hanno saputo della cosa…..).
Insomma, Mimino mio, hanno portato via puru dhru stozzu de “contatore di cantiere” che permetteva almeno di accendere le lampadine dei cessi di ‘sto cavolo di centro-periferico (ma, tranquillo, non sufficiente per far funzionare ascensore, aria condizionata, riscaldamento e fotovoltaico). Del resto non saprei più da dove partire e soprattutto dove arrivare con questa via-crucis-tragicomica, con questa telenovela nohan-messicana. Vedi, per favore te lo chiedo, di dare una voce tu a Mr. Coccioli, il nostro assessore ai lavori pubici, affinché in qualche modo ci illumini di incenso.
Su dai, Mimino, (anzi sudai, e molto!) diamoci una mossa e facciamo meno mosse. Ad oggi, mentre ti scrivo, sempre se non sbaglio (ma è difficile che io sbaglio!!!!), l’unica luce che c’è è quella diurna del pozzo luce.
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Ancora una cosa. Si spendono dei SOLDI PUBBLICI, pare 26.000 euro per l’estate galatinese e altri 16.000 euro per la festa patronale di san Pietro. Va bene tutto, ma perché questo Bancomat (che sarebbe il Comune) funziona solo…… per certe aree geografiche, tipo la capitale galatinese, e non per altre (come Noha, i cui abitanti comunque – SALVO I SOLITI CASI DI EVASIONE FISCALE - pagano le tasse con le stesse percentuali)? Perché, per dire, per la festa di San Pietro, come mi dicono, sono stati stanziati 2.000 euro in più, espropriati paro paro dalla festa di San Michele Arcangelo, sicché il contributo per San Pietro è passato da 14.000 a 16.000 mentre quello per San Michele da 4.000 a 2.000? Al paese mio si dice: quandu lu poveru dè allu riccu lu diavulu sotto li piedi de san Micheli si la ride. E mo’ che cosa possiamo inventarci per buttare un altro po’ di fumo negli occhi dei nohani, soprattutto di quelli – e sono tanti grazie a Dio - che si bevono di tutto e di più, e quindi imperterriti continuano a votarci?
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Giorni fa, nella seconda fetta di Mellone 2015 (secondo il detto nohano: QUANDU RRIVA LA FICA LU MALONE VE E SE ‘MPICA - e speriamo cu rriva ‘mprima ‘sta benedetta fica), il suddetto Mellone mi ha inviato una lettera (veramente l’ha indirizzata anche agli altri tre moschettieri delegati di Noha, anzi tre mosche – ma figurati se quelli prendono carta e penna e si mettono a rispondere, ma io, Daniela Sindaco sottoscritta, ho una dignità da difendere, mentre loro, cioè gli amici LULO, ANPE, e GICO, non hanno le palle per ribattere - ma come quelle che dico io). Ebbene, dicevo, di loro non m’importa nulla, ma io la risposta vorrei darla, come detto sopra, NON con le lettere (che poi mi vengono come vengono) ma CON I FATTI CONCRETI.
Caro Mimino, penso di essere stata chiara e circoncisa come sempre. Ti dico solo, in conclusione, che se non vi darete una mossa lì a Palazzo Orsini, la sottoscritta Daniela Sindaco sarà costretta a trasformarsi in quattro e quattro otto in una ostinata e implacabile DANIELLA FASTIDIOSA.
E sappi che per estirparla non c’è sega che tenga.
Cordialmente tua e sottoscritta,
avv. Daniela Sindaco
nov052021
Si arricchisce il patrimonio artistico della Città di Galatina: l’artista e professoressa Maria Elisabetta De Giorgi ha scelto di donare al Museo Civico “P. Cavoti” nove opere d’arte da lei realizzate. Si tratta di nove capolavori grafico-pittorici, frutto di uno studio storico-artistico molto accurato, già pubblicati in due volumi di cui sei opere nel testo AA.VV. Iscrizioni latine del Salento, Trepuzzi, Squinzano, Cavallino, Galatina, 6° vol. (Congedo editore, 2004), le altre tre opere in AA.VV., Sapientia et Eloquentia, Omaggio ad A. Garzya, (Congedo editore, 2012).
“E’ sempre una grande soddisfazione arricchire il patrimonio artistico culturale della nostra Città – afferma il Sindaco Marcello Amante – una soddisfazione che si aggiunge all’orgoglio di ricevere in donazione opere di una galatinese come Elisabetta, artista che vive nel nostro amato Salento e lavora per questo territorio”. “Le opere della professoressa De Giorgi si uniscono alla bellezza del patrimonio del Museo Cavoti, già centro culturale di elevato spessore e luogo vitale di creatività, storia e innovazione, accoglienza e comunità che forma le nuove generazioni. Le opere di Elisabetta potranno certamente incrementare questi valori fondamentali”.
La mostra sarà inaugurata sabato 6 novembre 2021 alle ore 11:00 presso il Museo civico “P. Cavoti”. Interverranno il Sindaco di Galatina dott. Marcello Amante, l’Assessore dott.ssa Cristina Dettù, il critico e giornalista dott. Raffaele Polo e l’artista prof.ssa Maria Elisabetta De Giorgi.
Ufficio Stampa Marcello Amante
apr082019
Lunedì 8 aprile alle ore 21:15 sul canale Sky arte HD la trasmissione “ITALIE INVISIBILI” avrà come tema “La Contea di Soleto e la Grecia salentina”. Un viaggio affascinante che riporta alla luce e rievoca, come in tanti ritratti, territori, strade e confini che non ci sono più, ma che sono stati nel passato luoghi straordinari per arte, cultura, storie e bellezze naturalistiche. "Il racconto del territorio troverà in Galatina un momento fondamentale di snodo di un’epoca caratterizzata da un fervore artistico di cui ancora godiamo i benefici - spiega Nico Mauro, assessore al turismo per il Comune di Galatina - L’attenzione che continua ad avere la nostra Città sui media e in particolare sui canali televisivi conferma la necessità di lavorare in maniera sinergica verso la promozione delle nostre peculiarità, ormai solide basi per la costruzione di una destinazione turistica fondamentale per chi vuole visitare il Salento”. Nella nuova stagione di Italie Invisibili il paesaggio è il protagonista indiscusso. In una mescolanza di passato, presente e futuro, ogni episodio ci condurrà attraverso emozionanti panoramiche alla scoperta di tanti luoghi evocativi e spesso poco conosciuti, come il Ducato di Urbino, lo stato Borromeo e Isolabella, Amalfi e la Terra del Sole tra Romagna e Toscana.
Lunedì 8 aprile sarà la volta di Galatina e il suo legame con gli Orsini del Balzo e Maria D’Enghien, le ragioni della sua indiscussa centralità, fino alla narrazione dei fenomeni antropologicamente rilevanti come il tarantismo. Un appuntamento che può essere un’occasione di riflessione, ma anche un momento di emozione e di orgoglio.
Ufficio Stampa Amante
nov072016
Ho posto questa domanda a un po’ di persone di mia conoscenza. Ecco cosa mi hanno risposto.
Albino Campa (titolare di Nohaweb Sito): “No, nonostante i tuoi articoli a tema su Noha.it”. Antonio Congedo (ingegnere e fisico): “Io voto no per rallentare l’entropia, ovvero gli effetti del secondo principio della termodinamica”. Lory Calò (maestro di musica): “Do”. Padre Francesco D'Acquarica (missionario, esperto di storia del mio paese): “No, come Noha”. Marcello D'Acquarica (artista – autore della vignetta a corredo di questo post - e osservatore critico): “La massa degli idioti vota sì. Dunque no”. Don Donato Mellone (buonanima): “Avrei votato no”. Paola Rizzo (pittrice e truccatrice): “I veri artisti, non a libro paga, votano no. Quindi no.”. Elisabetta Congedo (specialista in anestesia e rianimazione): “Urgono tanti no, da alternare a compressioni di massaggio cardiaco per scongiurare il coma irreversibile della Repubblica”. Stefania Tundo (amica dall’animo poetico): “Ti mando un no con il vento, e so che tu lo sentirai”. Anita Rossetti (sognatrice resistente): “CondanNO ManniNO e NapolitaNO, e osanNO CiancimiNO e BorselliNO”. Don Emanuele Vincenti (nohano, parroco di Sanarica): “Voto no al reverendum”. Michele D'Acquarica (osservatore resistente): “Ovviamente no; ma vince il sì”. Giuseppe Marco D'Acquarica (dipendente Acquedotto Pugliese): “Io non me la bevo: no, e condivido”. Daniele Pignatelli (fotografo e film-maker): “Sorrentino è indeciso, io no”. Fra’ Ettore Marangi (francescano, missionario in Kenya): “Voto no per evitare che l’Italia diventi una repubblica delle banane”. Crocifisso Aloisi (portavoce del popolo degli ulivi): “No, alla riforma fastidiosa”. Pina Marzo (salentina a Roma per studi post lauream): “Questa è l’n-esima riforma Roma-centrica. Allora decisamente no”. Gianluca Maggiore (antagonista del gasdotto): “No: Tap (Troppo Autoritarismo Partitico)”. Tiziana Cicolella: “Io non sto con ni, ma con no”. Piero Colaci (linguista e cultore del vernacolo locale): “None = no”. M Rosaria Paglialonga (difensore civico): “La Costituzione è un monumento da adottare: difendiamola votando no”. Francesca Stefanelli (collega dalla schiena dritta): “Signornò”. Alessandro Romano (cameraman e scrittore): “Voto no, perché anche il difensore della costituzione possa vedere l’alba”. Ivano Gioffreda (Popolo degli Ulivi): “Voto no perché vorrei ampliare gli spazi popolari”. Pasquale Marannino (compagno d’università e di dialoghi sulla costituzione): “Voto no, nonostante Michele Serra e Massimo Gramellini”. Samantha Pozzi (ex-collega del profondo nord): “Oh signùr, varda: no”. Daniela Sindaco (politico locale PDiota): “Voterei no se saprei leggere e scrivere”. Eleonora Ciminiello (giornalista di leccecronaca.it): “Per la cronaca, voto no. E tu?”. Claudia Schinzari (addetta marketing nel settore ceramiche/pavimenti): “Questa riforma è un po’ come un mosaico da bagno venuto decisamente male”. Carlo Martignano (ecologista): “Col cavolo che voto sì”. Rita Luceri (prof. di francese): “Je vote non au référendum”. Chiara Petracca (prof. di lettere): “La nuova costituzione (in minuscolo) andrebbe bocciata senza appello non fosse altro che per i suoi innumerevoli solecismi e idiotismi. Ergo, no”. Angelo Nocco (informatore Bayer): "Aspiri no". Paola Ronchi (attivista del no): “Ti sembro una dal sì facile?”. Pasquino Galatino: “Trovi la risposta nel morfema grammaticale, altrimenti detto desinenza (coincidente con l’ultima sillaba), rispettivamente dei miei nome e cognome”. Anna Carluccio (insegnante elementare): “Ovvio che no. I miei alunni di seconda avrebbero saputo scriverla meglio”. Enrico Giuranno (attivista 5 stelle): “CasaraNO”. Anna Primiceri (abiti da sposa): "Il sì solo sull'altare". Petra Reski (giornalista e scrittrice): “Nein”. Tonino Baldari (il guerriero nascostosi sulle nuvole): “Noooooo”. Lorenza Gioviale (attivista e sognatrice): “No, a dispetto della stampa, anzi della stampella tutta a favore del sì”. Andrea Rizzo (collega alle prese con l’inglese da viaggio): “Dairector: Ai uont tu vot no bicos de riform is not gud”.
Excellent, Andrea.
p.s. Cosa voto io? Che domanda. Ma scusate, vi sembro forse uno yes-man?
Antonio Mellone
giu272012
Il 29 giugno, per i Venerdì del Sunrise, protagonisti della serata sono gli Ulivi di Paola Rizzo, preziosa artista salentina con il dono di leggere nelle radici secolari di quei tronchi che tanto rappresentano la nostra terra, traducendo fin nell’anima le nostre tradizioni. Ed è proprio Paola a raccontarci che “Alla base del mio dipingere ulivi è aver visto nell'ulivo l'archetipo per affacciarmi in un mondo inesplorato, risalire alle origini del mio stesso essere donna, per fortificarmi. Ho scelto l'ulivo come simbolo di vita ma anche di sofferenza. L'ulivo ha un'anima. E' proprio il quell'avvitarsi su se stesso, in quel dibattersi per vincere e far vincere il principio armonico della natura più autentica dell'essere, che trovo il massimo dell'esaltazione dello spirito”. Gli ulivi come metafora della sofferenza e delle conquiste della nostra umanità quindi, intrisi di un’aurea quasi magica di sensazioni primordiali.
La selezione musicale è a cura del dj set di Sandro Litti, personalizzata sull’ispirazione del momento pescando dalla tradizione funky. Ingresso gratuito.
Paola Rizzo espone fino all’8 luglio anche allo SkatafaShow di Aradeo, con “Grafite è Musica”, la serie di ritratti a matita di alcuni musicisti di fama nazionale ed internazionale, conosciuti personalmente nel corso di questi anni. Le sue opere sono visibili presso il laboratorio-galleria permanente in Piazza Castello, 14 a Noha – Galatina.
L'evento è organizzato da D'IO - Creative factory & Movements - in collaborazione con Gruppo Editoriale Enotria, Sunrise e ColorMe.
Info & prenotazioni: 3478060346 Frank / 3313345765 Marco / 3400728871 Donato
mar302012
Di seguito il primo video della trasmissione ” Finibus Terrae “, che si occupa della valorizzazione e promozione degli aspetti culturali di Terra d’Otranto. Come cultore del Salento non potevo mancare di dare una mano all’amico Giulio Cesare De Giorgi, cameraman, ideatore del format, nonchè, in questa prima puntata dedicata a Galatina, anche nelle vesti di conduttore ed intervistatore della collega Angela Beccarisi, come sempre spigliata e puntuale nel promuovere e la sua e nostra città. La prossima puntata del format andrà in onda sempre sul Web e si occuperà di Sternatia uno dei piccoli centri della Grecìa salentina, non mancate, noi saremo presenti, per riportarvi fedelmente attraverso Tele Galatina la visione di uno spaccato autentico e vivo del tacco d’Italia.
Raimondo Rodia
giu122019
E’ un matrimonio che si consolida quello tra l’Olimpia Sbv Galatina e mister Stomeo, chiamato per la quarta stagione consecutiva a guidare, in una serie nazionale, uno dei sestetti più rappresentativi della pallavolo salentina in campo nazionale.
La scelta societaria non poteva prescindere da una valutazione globale dell’importante lavoro svolto dal tecnico di Martano e dal suo vice Antonio Bray, non ultimo il sesto posto conquistato nella stagione appena conclusa.
Ed è stato proprio questo trend in crescendo della squadra, cominciato con la promozione in serie B cinque anni addietro, che ha spinto la presidenza a proporre una continuità nella guida tecnica, corredata da un progetto estremamente intrigante.
“In società abbiamo avuto modo di valutare con estrema attenzione, sottolinea il presidente Santoro, le metodologie di lavoro con cui lo staff tecnico ha saputo modellare i diversi organici messi a disposizione nelle varie stagioni, raggiungendo gli obiettivi preposti. Quest’impegno svolto dagli allenatori con un costante equilibrio tra spogliatoio e campo, molto fruttuoso in termini di responsabilità partecipative del gruppo, ci ha convinti a rinnovare la proposta collaborativa a mister Stomeo e al suo secondo Bray.
Dirò di più: le trattative in corso con un title sponsor sono alla stretta finale e, unitamente ad altri soggetti sovvenzionatori il nostro programma, danno corpo a concrete aspirazioni di caratterizzare la prossima stagione con un impegno di alta classifica. L’obbligo naturalmente è calibrare un organico di spessore la cui valenza sia alla portata dell’obiettivo .”
Idee chiare quindi in casa Olimpia Sbv che, senza voler voltare pagina a priori, ha considerato prezioso il lavoro svolto dallo staff tecnico ottenendo, al termine di una franca conversazione, una risposta positiva .
“Il tema del colloquio avuto con il presidente Santoro, ha dichiarato Stomeo, ha interessato da subito la finalità del progetto da mettere in campo nella prossima stagione. Senza fronzoli mi è stato chiesto di alzare l’asticella degli obiettivi, traguardando l’area di vertice alto, a fronte di un roster tecnicamente adeguato a cui la direzione sportiva sta già lavorando. Ho espresso alcune considerazioni tecniche, interfacciandomi con i responsabili di mercato, chiedendo loro di valutare la disponibilità alla conferma di qualche elemento del gruppo che potrebbe proseguire con noi la nuova avventura.
La dimensione di quest’impegno, per finalità e volontà societarie, mi carica di responsabilità e di orgoglio: fermo restando che la familiarità in un gruppo non sopperisce ai divari tecnici ma è un buon terreno di base su cui iniziare a lavorare, ho garantito come sempre professionalità e sacrificio, comportamenti che dovranno prevalere nell’organico tecnico per tendere al raggiungimento dell’obiettivo. E su questi propositi necessari, ma non sufficienti, condivisi dal mio collaboratore Bray ho dato l’assenso alla guida dell’Olimpia Sbv Galatina”.
Piero de lorentis
Area Comunicazione
Olimpia Sbv Galatina
dic112021
Il 10 dicembre ricorre la Giornata mondiale dei Diritti Umani. La storia di questa ricorrenza è strettamente legata con quella di un evento fondamentale della storia mondiale, ovvero la proclamazione della Dichiarazione universale dei diritti umani avvenuta il 10 dicembre del 1948.
“I diritti umani iniziano nei piccoli luoghi, vicino a casa, così vicini e così piccoli che non possono essere visti su nessuna mappa del mondo. A meno che questi diritti non abbiano significato lì, hanno poco significato ovunque”, disse Eleanor Roosevelt quando per prima provò a spiegare l’importanza di un’azione concreta che ponesse al centro la libertà e la dignità di ogni essere umano e dello sforzo che ognuno, anche nel suo piccolo, può fare per attuare un cambiamento davvero radicale.
Per questo ogni 10 dicembre torniamo a ricordare che ogni uomo, senza distinzione alcuna, dovrebbe nascere libero ed uguale ad ogni altro. E non soltanto sulla carta.
Il Club per l’UNESCO di Galatina e della Grecìa salentina, in collaborazione con il Circolo Culturale Athena di Galatina e l’Associazione Culturale Apsec di Lecce, celebrano la Giornata Mondiale dei Diritti Umani con un Concerto che si terrà Domenica 12 Dicembre alle ore 18.00 presso il Teatro Cavallino Bianco di Galatina, con la partecipazione del Musicista Compositore Santino Spinelli in arte Alexian, ed il suo gruppo.
Santino Spinelli è un Rom italiano, nato a Pietrasanta (LU) e residente a Lanciano in Abruzzo. Musicista, compositore, cantautore, è ambasciatore dell’arte e della cultura Romanì nel mondo; ha fondato” l’Orchestra europea per la Pace” elevando la musica folklorica romanì a livello sinfonico; con il suo Alexian group ha tenuto concerti per tre papi, Papa Giovanni Paolo II, Papa Benedetto XVI e Papa Francesco. La sua poesia “Auschwitz” orna a Berlino il monumento eretto nei pressi del Bundestag dedicato alla memoria del genocidio di Sinti e Rom durante il nazismo. Nel 2020 il Presidente Mattarella gli ha conferito l’Onorificenza di Commendatore dell’Ordine “Al merito della Repubblica Italiana”.
Salvatore Coluccia
Club per l’UNESCO di Galatina e della Grecìa salentina
set262017
E’ stata una manifestazione partecipata ed apprezzata dal pubblico il XII Memorial Fernando Panico ,che si è posto come solido banco di prova per le squadre partecipanti, a poco meno di un mese dall’inizio dei rispettivi campionati.
I numerosi spettatori hanno espresso ,nel minuto di silenzio in cui si sono raccolti, profondo rispetto ed immutata stima per la figura di Fernando, pioniere della pallavolo salentina ,valente tecnico e docente di vita per i tanti ragazzi che ha formato.
Il saluto del Presidente del Comitato FIPAV Territoriale di Lecce , avv. Pierandrea Piccinni, giunto via email , ha ricalcato questo solco ricordando che ” il Memorial ha sempre rappresentato una importante kermesse della pallavolo salentina, unita nel ricordo di un grande allenatore e amico del volley, nonché uomo dalle grandi quali sportive e morali”.
Il Comitato promotore presieduto da Corrado Panico e l’OLIMPIA S.B.V. GALATINA, organizzatori dell’evento, hanno coordinato al meglio la manifestazione avvalendosi della partecipazione delle due società di serie C, SANDEMETRIO VOLLEY SPECCHIA e M.B. VOLLEY RUFFANO e della società di serie B LIBELLULA FULGOR TRICASE unitamente a quella di casa.
Le gare del sabato hanno rispettato i pronostici , vedendo le due compagini di serie B , Tricase e Galatina , sfidare e prevalere rispettivamente sullo Specchia e sul Ruffano, determinando così il calendario della domenica.
Nella gara di apertura la SANDEMETRIO VOLLEY SPECCHIA , priva di capitan Carrozzo tenuto in panchina a scopo precauzionale ,ma con il palleggiatore Felicetti in cabina di regia, ha avuto la meglio in due set sulla M.B. VOLLEY RUFFANO ,dove il solo opposto De Carlo e il centrale Crisostomo hanno tentato di arginare Sbarro e compagni.
Nella gara più attesa tra TRICASE e GALATINA la spuntano al tie-break i ragazzi di mister De Giorgi che, dopo aver vinto il primo set , cedono il secondo all’OLIMPIA S.B.V. apparsa più determinata e con percentuali positive in ricezione.
Nell’ultimo parziale (la gara era programmata su tre set) la distribuzione di Davide Pellegrino chiama ripetutamente alla conclusione i suoi centrali ,Melfi e Tridici, con l’opposto Bartoli a dare il suo notevole apporto e chiudere la partita.
La manifestazione , sponsorizzata dai gestori del locale COVO DELLA TARANTA, ha avuto la sua conclusione con la premiazione di tutte le squadre ,alla presenza del primo cittadino dottor Marcello Amante , del suo vice ed assessore allo sport e politiche giovanili, signora Maria Rosaria Giaccari, e del presidente del Comitato Promotore Corrado Panico.
Piero de Lorentis
AREA COMUNICAZIONE
S.B.V. OLIMPIA
apr092015
La manifestazione si svolgera il 12 aprile 2015 alle ore 10:00/13:00 – 16:00/24:00 nel Centro storico di Galatina
Dopo il successo del 2013 si ripropone quest’anno la seconda edizione dell’evento “Dolce Città Nostra”, una manifestazione che riscopre ed evidenzia la grande tradizione dolciaria galatinese per le strade del centro storico.
Una grande tradizione che esplode già nel 1745 nella bottega pasticciera della famiglia Ascalone con il pasticciotto, un dolce tipico, composto da pasta frolla farcita di crema pasticcera e cotto in forno.
Il pasticciotto una grande tipicità che non rimane sola grazie a tanti altri prodotti dolciari che fanno grande la città come l'Africano, la Mafalda, il Mustacciolo, la Pasta di Mandorla, e tanto ancora.
Galatina una città che annovera tanto della tradizione dociaria ma anche enogastronomica (Città del Vino, prodotti tipici della terra come la cicoria, la patata, prodotti da forno come lu squaiatu, ecc.) non poteva non puntare su un evento che la rappresentasse e che possa creare interesse sul territorio.
L’obiettivo della manifestazione è di rivivere l’atmosfera di un tempo ormai passato, degustando e promuovendo i prodotti dolciari e i piatti tipici della tradizione enogastronomica salentina e galatinese, nello scenario del centro storico accompagnati da spettacoli musicali e teatrali.
La manifestazione si terrà domenica 12 aprile 2015 a partire dalla mattina in occasione della giornata "La Penisola del Tesoro" del Touring Club che ha scelto Galatina insieme ad una serie di comuni italiani per ospitare i propri associati.
Un appuntamento che prevede diversi itinerari guidati nel corso della giornata del 12 aprile che toccheranno anche interessanti palazzi nobiliari dalle belle architetture barocche e, soprattutto, la chiesa di S. Maria della Misericordia o dei Battenti, dal prezioso portale in pietra leccese e fresca di restauro.
In occasione della manifestazione, l'Associazione Culturale AMiCA in collaborazione con il Comune di Galatina presenta l'applicazione per smartphone Galatina Amica, prima tappa del progetto Città Amica, network di strumenti innovativi per la visita delle città.
Durante la manifestazione saranno distribuite le mappe realizzate per l'occasione dall'Associazione AMiCA.
L’evento è promosso dall’assessorato al turismo della città di Galatina.
feb012022
La Regione Puglia ha finanziato, per la seconda volta, con un contributo pari a 50.000,00 euro, il progetto dell’Ambito Territoriale Sociale di Galatina denominato “Spreco Meno 2”.
Tale finanziamento permetterà all’ATS di Galatina di rafforzare e sostenere - anche economicamente - una rete territoriale di organizzazioni del terzo settore, start-up, imprese sociali e imprese profit già attive in modo strutturato nella raccolta di eccedenze alimentari e nella redistribuzione delle stesse in favore di famiglie in condizione di fragilità.
Si tratta di valorizzare iniziative di eccellenza che già esistono sul territorio, rafforzando reti e comunità, per contrastare in modo efficace e sistematico la povertà alimentare, migliorando la sostenibilità sociale, economica e ambientale e stimolare un percorso di cambiamento che indirizzi le comunità verso politiche di produzione, raccolta, trasformazione, distribuzione, acquisto, consumo e smaltimento del cibo più sostenibili.
Le azioni ammesse a finanziamento avranno una durata di diciotto mesi e vedranno coinvolti i sei Comuni ricadenti nell’Ambito di Galatina (Cutrofiano, Sogliano Cavour, Neviano, Soleto e Aradeo) con l’obiettivo di tutelare le fasce più deboli della popolazione e ad incentivare la riduzione degli sprechi riconoscendo, valorizzando e promuovendo l’attività di solidarietà e beneficenza. In particolare in questo periodo di emergenza sanitaria e socio-economica, la raccolta di prodotti alimentari e la loro distribuzione alle famiglie assume una grande importanza, da realizzare grazie a una rete tra Servizi Sociali comunali, associazioni, gruppi informali di cittadini e imprese profit.
Partner del progetto “Spreco meno” sono Istituto Immacolata ASP, Mensa sociale del Buon Pastore della Caritas Idruntina, Cooperativa Sociale "Polvere di Stelle", Frontiere 21, Caritas Parrocchia “San Giuseppe” di Cutrofiano, Misericordia di Aradeo, Società Cooperativa Sociale Ambiente e Architettura VS Ecosystem, Club per l’Unesco di Galatina e la Grecia salentina.
Dott. Antonio Palumbo
Assessore alle Politiche Sociali
Presidente del Coordinamento dell’ATS di Galatina
giu112018
Un autentico successo, sancito dall’abbraccio di circa 350 persone, l’esordio degli amici de “La Civetta dal CUORE AMICO” il cui scopo è fondamentalmente quello di animare la solidarietà, la partecipazione e l'integrazione sociale, operando al servizio delle persone in difficoltà organizzando, in maniera itinerante, serate di informazione e sensibilizzazione.
L’occasione è stata una raccolta fondi per la ONLUS salentina “Cuore Amico – Progetto Salento Solidarietà”, un’associazione no-profit che opera da tanti anni nel Salento e che si rivolge a sostegno di bambini salentini affetti da gravi patologie o aventi particolari necessità.
Location dell’evento l’affascinante cornice dell’aranceto del Castello di NOHA, sede dello storico presepe; un doveroso ringraziamento va proprio all’Associazione "Masseria Colabaldi" che ci ha accompagnato amorevolmente in questa splendida avventura.
Ci siamo deliziati con le deliziose “puccette” con le olive e alla pizzaiola appena sfornate, con le “pittulicche” bollenti, con le bruschette abbrustolite sulla brace, con un buonissimo Primitivo di Galatina, abbiamo ascoltato le indimenticabili colonne sonore targate esclusivamente anni 80 e siamo riusciti a raccogliere 800€; tanta musica dunque, tante cose buone da mangiare, tanto divertimento, ma anche e soprattutto tanta solidarietà.
Ringraziamo inoltre i ragazzi della seconda A e seconda B della Scuola Secondaria I° Grado dell’Istituto Comprensivo "Polo 2" di Noha diretti magistralmente dall’insegnante Colazzo Rita Maria.
La serata è stata ulteriormente impreziosita dalla presenza dei due Parlamentari galatinesi (Onorevole Leonardo Donno e Senatore Cataldo Mininno) e dell’Assessore Loredana Tundo in rappresentanza dell’Amministrazione comunale di Galatina.
Ci sono serate belle da vivere e anche da raccontare: quella di sabato 09 giugno 2018 è senza alcun dubbio da annoverare in questa schiera. Noi ci saremo sempre dove poter portare un aiuto.
Gli Amici de “La Civetta dal CUORE AMICO”
giu042019
Nel mare della confusione e nel mondo della disinformazione, vogliamo provare a spiegare cosa sta succedendo nella nostra terra, lo faremo insieme a esperti che da anni si dedicano seriamente a questa crisi.
Parleremo anche di quali siano le opportunità per l' olivicoltura salentina e non solo.
Sabato 8 Giugno, ore 19
Piano Superiore del Centro Polivalente
Piazza Ciro Menotti
NOHA
Alice De Benedetto
circolo PD Noha
apr202024
Victor Hugo diceva che il cuore vive finché ha qualcosa da amare, così come il fuoco finché ha qualcosa da bruciare.
Ma quanto a lungo può bruciare un fuoco? Quello degli Scazzacatarante arde da ben 25 anni. Fonde e anima il noto gruppo di pizzica salentina e riversa il suo calore e la sua energia nel pubblico che li segue dal 1999.
Non poteva dunque esserci titolo più azzeccato per il nuovo brano della band in uscita ad aprile.
VAMPA, questo il nome del singolo e del tour che vedrà gli Scazzacatarante nelle piazze del Salento a partire dal 30 aprile, è il canto di un sentimento bruciante e vivo, espressione dell’amore di un uomo nei confronti di una donna, ma anche metafora della passione che tiene saldamente unito questo gruppo.
Sui ritmi della pizzica tradizionale, con un’ispirazione simil orchestrale grazie alla presenza dei fiati e degli archi in fase di registrazione, gli Scazzacatarante danno voce a quel tormento d’amore che non trova il coraggio di palesarsi e indugia sull’uscio della persona amata.
“De nanti casa tua iu passu e spassu, mo cu te visciu pe nu paru d’ore”: è proprio questa la dolce inquietudine di chi ama e tace, croce e delizia di ogni amore inespresso. Chiunque nella vita abbia sentito almeno una volta quella fiamma nel petto non può non riconoscersi nel sentimento che viaggia tra i versi di “Vampa”, non può non rivedersi in quei sospiri, nel calore di quelle lacrime d’amore, nella speranza di vedere un giorno corrisposto l’ardore profondo di un’anima che non si dà pace.
La prima imperdibile data per ascoltare live il nuovo singolo degli Scazzacatarante è il 30 aprile, "Al posticino", in Corso Garibaldi n.4, a Galatina. In quest'occasione sarà proiettato per la prima volta anche il nuovo suggestivo videoclip.
Dal 1 maggio Vampa sarà inoltre disponibile e scaricabile su tutte le piattaforme musicali e su youtube.
ott092019
Il viso è il riflesso dell’anima. Ogni viso ha una storia, parla, rappresenta il mondo dimenticato dell’anima e dello spirito che in esso si riflette. ll workshop ha come finalità quella di favorire e migliorare lo sviluppo di capacità artistiche e abilità tecniche per realizzare il ritratto di un volto umano.
Ognuno dei partecipanti sarà in grado di:
- Squadrare il foglio ed eseguire una corretta inquadratura del Ritratto da realizzare;
- Effettuare con maggiore sicurezza nel tratto il disegno, evidenziandone i contorni con una linea continua e semplice;
- Eseguire con manualità tecnica il chiaroscuro, conoscendone le differenti gradazioni di tono, in relazione a luce ed ombra.
- Utilizzare il “Metodo della Quadrettatura”
- Realizzare la copia di un ritratto con la tecnica del chiaroscuro a matita.
Alla fine del Workshop è prevista una mostra finale con gli elaborati dei partecipanti presso il Circolo Arci Levèra.
Il workshop sarà strutturato in 8 incontri da 2 ore ciascuno e avrà inizio il 14 OTTOBRE dalle ore 18.00 alle ore 19.00 con un numero minimo di 5 iscrizioni.
Il corso è aperto a tutte e a tutti e non sono richieste precedenti esperienze artistiche, né attitudini particolari. E' rivolto persone dai 15 anni in su. Non è richiesta alcuna competenza tecnica specifica.
MATERIALE utile a carico dei partecipanti:
- Album Fabriano 4 Ruvido 33x48 cm
- Matite morbide numero 0B , 2B, 4B, 6B (matita staedtler o matita lyra artdesign)
- Gomma pane
- Gomma matita
- 2 squadrette da disegno geometrico
- 1 riga lunga per disegno geometrico
- Tempera matita in acciaio
- FOTOGRAFIA IN BIANCO E NERO del ritratto che si intende realizzare
info e iscrizioni: levera.arci@gmail.com | 3894250571
Paola Rizzo - Pittrice affermata, con piu di 20 anni di esperienza.
Laureata nel 1997 presso l’Accademia delle belle Arti di Lecce con una tesi in anatomia artistica sul Volto, aspetto fisico e psicologico.
Nature morte, vedute marine, paesaggi bucolici, soggetti religiosi, scene di vita quotidiana, ritratti di volti umani o fantastici, sono stati i soggetti della sua prima produzione artistica.
Subito dopo gli studi accademici ha incontrato un soggetto che è diventato la costante della sua opera: l’ulivo. L’ulivo è l’albero che per eccellenza rappresenta l’ambiente, la natura della nostra terra, quella salentina. Sembra esserci ormai una dipendenza, quasi ancestrale, tra lei e quest’albero considerato “sacro” dai nostri avi, alla stessa stregua di un nume tutelare del luogo. La tecnica che predilige nella rappresentazione dell’ulivo è quella dell’olio su tela. Amante dei dettagli, ha sperimentato anche altre tecniche. Cosicchè la produzione artistica relativa agli ulivi si avvale oltre che di grandi tele, anche di una serie di grafiche eseguite con la tecnica della china su carta ed alcune con la tecnica del chiaroscuro a matita.
Parallelamente entrano a far parte del suo mondo l’amore per la fotografia e la musica, quest’ultima diviene fonte di ispirazione primaria. Ama dipingere e disegnare con la musica. Non come colonna sonora, che pure non manca mai nel suo studio d'arte, ma come moto dell'anima-artista. La musica, collante per artisti la porta a frequentare gli ambienti musicali conoscendo alcuni tra i suoi musicisti preferiti. Così, scatto dopo scatto ferma le loro espressioni e la loro anima attraverso la fotografia. Anima impressa nei tratti decisi del suo tratto a matita e polvere di grafite. Nasce “Grafite è Musica” una mostra itinerante di ritratti di musicisti di fama nazionale ed internazionale, eseguiti con la tecnica del chiaroscuro a matita. Tra i ritratti quello di Caparezza, Terron Fabio, Roy Paci, Raffaele Casarano, Claudio Prima, Gaetano Carrozzo, Roshaun Bay-c Clark (T.O.K), Cesare Dell’Anna, Giancarlo Dell’Anna, Eneri, Carmine Tundo (La municipal), Ludovico Einaudi, Marco Ancona, Giuliano Sangiorgi (Negramaro), Luca Aquino, Uccio Aloisi, Greta Panettieri, Nandu Popu, Mannarino.
mar212024
Oggi venerdì 22 marzo alle ore 18:00, nella Sala conferenze dell’ex Palazzo De Maria, in Corte Taddeo, è in programma il terzo e conclusivo incontro che l’Università Popolare dedica alla poesia: l’evento odierno, che sarà introdotto dalla Vice Presidente Maria Rita Bozzetti, prevede una relazione del prof. Simone Giorgino su “La linea poetica salentina: appunti ed ipotesi di lavoro”.
Simone Giorgino, è ricercatore universitario di Letteratura italiana contemporanea presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università del Salento. È presidente del Centro Studi Phoné e membro del Centro Studi “Vittorio Bodini”, del Gruppo di ricerca ALIEN–Archivio Letterario Italiano ed Europeo del Novecento e di MeMo-Memorandum Europeo della Modernità Otto/Novecentesca.
Oltre a vari saggi in riviste e miscellanee su scrittori italiani del Novecento, ha pubblicato: Antonio L. Verri. Il mondo dentro un libro (Lupo, 2013), L’ultimo trovatore. Le opere letterarie di Carmelo Bene (Milella, 2014) e Poeti in rivolta. Poesia e industria nella letteratura italiana contemporanea (Sinestesie, 2018). Ha curato i volumi Vittorio Bodini-Vittorio Sereni, «Carissimo omonimo». Carteggio (1946-1966) (Besa, 2016), Nicola G. De Donno, Tutte le poesie (Milella, 2017), Girolamo Comi, Poesie. Spirito d’armonia, Canto per Eva, Fra lacrime e preghiere (con Antonio Lucio Giannone, Musicaos, 2019), Vittorio Pagano, Poesie. Calligrafia astronautica, I privilegi del povero, Morte per mistero, Zoogrammi (Musicaos, 2019) e Vittorio Pagano, Antologia dei poeti maledetti, Besa Muci, 2020, Carta poetica del Sud. Poesia italiana contemporanea e spazio meridiano, Musicaos, 2022.
Ultima sua produzione è il volume curato insieme ad Alessio Paiano, Da questo altrove. Carmelo Bene e Il Sud del Sud dei santi. Una cartografia, Kurumuny edizioni, 2024.
Dai soli titoli delle opere del nostro illustre ospite si può ricavare come “la linea poetica salentina” emerga con grande attenzione attraverso la presenza di autori del nostro territorio che hanno ottenuto così un ruolo significativo nella storia letteraria del nostro paese, grazie proprio a eminenti studiosi, come Simone Giorgino, che sono riusciti a dare voce alle figure più rappresentative del Novecento letterario salentino.
Nella locandina di presentazione dell’evento sono state inserite alcune immagini raffiguranti, oltre a Simone Giorgino, alcuni dei poeti che saranno oggetto del suo intervento e precisamente: Salvatore Quasimodo (1901-1968), Leonardo Sinisgalli (1908-1981), Alfonso Gatto (1908-1976), Vittorio Bodini (1914-1970) e Rocco Scotellaro (1923-1953).
Mario Graziuso
mag012019
La seconda miglior squadra di tutta la regione Puglia nella categoria U.14, unica rappresentante di tutto il movimento pallavolistico salentino e non, a contendere il titolo di campione regionale agli schieramenti baresi (Castellana, Altamura e Alberobello) è la S.B.V. OLIMPIA GALATINA.
Il responso è l’esito di una finale dominata sì dai padroni di casa della Matervolley, ma fortemente cercata dai giovanissimi allenati da Pendenza e De Matteis che hanno costruito un percorso sportivo netto per regolarità prestazionali.
Fregiatisi nella fase provinciale del titolo di campioni territoriali, hanno regolato nel successivo passaggio eliminatorio a gironi, prima la New Volley Gioia e a seguire la Pallavolo Massafra, staccando così il pass per le Final Four assegnate alla Matervolley Castellana.
L’arrivo di buon’ora nella terra delle grotte non ha per niente destabilizzato la concentrazione di capitan De Matteis e compagni che, tenuti sotto osservazione dai tecnici, hanno immagazzinato le ultime raccomandazioni prima di affrontare la SCUOLA & VOLLEY ALTAMURA.
La gara è stata perfetta sotto l’aspetto dell’attenzione e della gestione del gioco, con scambi di buona fattura da ambo le parti che hanno tenuto in bilico il risultato: poi l’allungo finale in tutti e tre i set (20-25,20-25,21-25) con ricostruzioni-punto da parte dei salentini hanno sancito la vittoria della S.B.V. Olimpia Galatina.
La finale pomeridiana con la Matervolley è stata invece una brutta copia della prestazione offerta in mattinata; mai in gioco e poco concentrati, i galatinesi sono apparsi svuotati, stanchi fisicamente e svuotati di energie mentali. Insomma la fatica fisica per la trasferta ha inciso sicuramente, ma anche la caratura dell’avversario che con un servizio efficacissimo ha tolto sicurezza e disarmato il sestetto S.B.V. che è crollato.
Nulla però toglie all’impresa, perché tale è da considerare, dei ragazzi di mister Pendenza che impreziosiscono la loro stagione con il titolo di vicecampioni regionali e staccano il biglietto per le fasi nazionali che si svolgeranno a Bormio dal 14 al 19 maggio.
Un in bocca al lupo ad atleti ed allenatori è l’augurio più sincero di tutto il vertice societario che, per bocca del suo presidente Corrado Panico, esprime così il suo pensiero: ”Abbiamo tagliato un traguardo che sinceramente ad inizio stagione non era nelle previsioni: la crescita tecnica di questo gruppo durante l’intero campionato, unitamente ai consensi ricevuti da più parti, ci ha fatto capire la reale portata tecnica di questa squadra e che qualsiasi risultato poteva essere alla nostra portata. Certamente non la vittoria finale contro una corazzata come la Matervolley Castellana , che da sempre porta avanti ambiziosi progetti accademici, ma l’aver messo in bacheca un titolo territoriale, quello di vicecampioni regionali, la partecipazione alla fasi nazionali rappresentando Galatina e la Puglia salentina è un onore che ci gratifica oltre ogni aspettativa. Grazie ragazzi!”
Questi i medagliati guidati da Laura Pendenza , Antonio De Matteis e coordinati dal dirigente Zaira Gemma:
Gabrieli Andrea, Merola Gianmarco, Cucurachi Vincenzo, Perrone Diego, De Blasi Giacomo, Vallone Andrea,De Matteis Lorenzo(K), Panico Simone, Arcadi Marco, Lamacchia Angelo, Magurano Antonio, Nuzzo Andrea, Puzzello Daniele.
Piero De Lorentis
AREA COMUNICAZIONE
S.B.V. OLIMPIA GALATINA
mag182022
Cutrofiano partecipa all’iniziativa Buongiorno Ceramica, il weekend dedicato alla scoperta della Ceramica in contemporanea in tutte le Città Italiane della Ceramica. Il progetto del comune dell’entroterra salentino è promosso dall’assessorato alle attività produttive coadiuvato dal consigliere delegato alla ceramica del Comune di Cutrofiano con il coordinamento della locale Pro Loco e di Sud Ethnic aps con la collaborazione di 34° Fuso aps e il coinvolgimento di tutti gli artigiani della ceramica presenti sul territorio.
Due giornate alla scoperta della ceramica artistica e artigianale italiana, tra antiche tradizioni e nuove sensibilità che si svolgerà in contemporanea nelle 45 città Italiane della Ceramica.
Buongiorno Ceramica è un progetto promosso e organizzato da AiCC – Associazione Italiana Città della Ceramica e si tiene ogni anno, dal 2018 nel terzo fine settimana di maggio.
In quest’anno di rinascita, Buongiorno Ceramica 2022, forte anche del suo stesso nome, scommette ancora di più sul “nuovo giorno”, sulla ripresa e sulla rinascita stessa, e lo fa soprattutto forte della stessa operosa fiducia degli artigiani, di coloro i quali non hanno smesso un attimo di dare forma alle idee e alla propria creatività, sempre guardando in avanti. Un lungo weekend di maggio dedicato alla “straordinaria” festa delle arti che si snoderà attraverso l’Italia, da nord a sud, in un’esperienza partecipativa dal vivo.
IL PROGRAMMA:
Sabato 21 Maggio la giornata ha inizio in mattinata alle ore 10 in Piazza Municipio con il “Gioco dell’Oca-Rina” coinvolgendo le classi quinte delle scuole elementari che si cimenteranno nel grande gioco dell’oca con delle pedine in terracotta. Nel primo pomeriggio invece alle ore 17 si apriranno le porte delle Scuderie del Palazzo Filomarini ove all’interno sarà possibile ammirare nelle due giornate un’esposizione di Opere dei Ceramisti Cutrofianesi, una mostra d’arte e contaminazioni artigianali e un estratto della Mostra Fotografica “Grigio Argilla” di Paolo Laku. Alle ore 18 nella sala consiliare di Via Bovio invece saranno presentate le date della 50^ Edizione della Mostra della Ceramica Artigianale di Cutrofiano nonché la presentazione dell’Audioguida for Teens Museo della Ceramica. alle ore 20 in Piazza Municipio (grazie al progetto “Torri di Vedetta: luce sull’arte e le radici” della Regione Puglia) ci sarà l’accensione della luminaria salentina dal titolo “Piatto di Ceramica” a cura di Illuminal Art alle ore 20:30 presso e a cura dell’azienda F.lli Colì (Zona Industriale) ci sarà lo spettacolo teatrale “Mani d’Argilla” a cura della Coop.va 29nove e cooking show e degustazione gratuita con Andy Luotto e l’intrattenimento del duo Libera il Sorriso.
Domenica 22 Maggio alle ore 09:00 presso e a cura dell’azienda F.lli Colì (Zona Industriale) ci sarà il Trofeo Colì Junior in collaborazione con Lions Maglie. I Piatti in ceramica decorati dai ragazzi arrederanno il reparto oncologico pediatrico dell’ospedale Vito Fazzi di Lecce. Dalle ore 17 alle 18:00 sarà possibile visitare l’antica fornace ottocentesca sita presso l’ex bottega dei F.lli Colì in Via Roma. A seguire diverse iniziative in Piazza Municipio: alle ore 18:30 prenderà il via il progetto “Impronte Future” a cura di Agostino Cesari, che vedrà la partecipazione dei nati negli anni 2017 e 2021 di Cutrofiano. Saranno realizzate delle Piastrelle in Ceramica con le impronte dei piccoli concittadini cutrofianesi che saranno installate successivamente presso la Villa Comunale. Mentre i piccoli lasceranno la loro impronta in piazza verrà presentato il percorso partecipato Ecomuseo dell’Argilla. Alle ore 19:00 ci sarà la donazione alla comunità cutrofianese dell’opera ceramica del compianto Maestro Tonio Colì scomparso lo scorso anno, a seguire prenderà il via alle ore 19:30 LA GRANDE OPERA “a più mani”, si tratta di un’opera collettiva realizzata dai ceramisti cutrofianesi, pensata e diretta dall’artista Giovanni Russo; mentre i ceramisti girano il tornio e decorano alle ore 20:30 ci sarà la musica popolare salentina di Antonio Amato.
Il museo della Ceramica nelle due giornate seguirà i seguenti orari:
Sabato 21 Maggio dalle 08:30 alle 13:30 / dalle 17:00 alle 20:00
Domenica 22 Maggio dalle 10:00 alle 12:00 / dalle 18:00 alle 22:00
Per informazioni: E-mail: infocutrofiano@gmail.com
Telefono: 351 9893550
Marco Forte
ago082023
L’elegante centro storico di Galatina il 9 e il 10 Agosto si prepara ad accogliere “Calici di Stelle”.
L’atteso evento giunto quest’anno alla 26° edizione nazionale, è pronto ad accogliere tra le eleganti facciate barocche dei palazzi nobiliari, corti e viuzze i tanti winelover, viaggiatori curiosi e abitanti del luogo. Un format consolidato nato dal sodalizio nazionale tra Movimento Turismo del Vino, Associazione Città del Vino, e realizzato lungo lo stivale grazie alle singole associazioni locali, così come l’Associazione Dentro le Mura per Galatina.
Calici di Stelle è il risultato di un grande lavoro di squadra, finalizzato a portare nel suggestivo centro storico di Galatina ben 18 cantine che rappresentano l’identità del territorio pugliese, afferma il presidente di Dentro le Mura, Biagio Masciullo. Sono orgoglioso che imprenditori vitivinicoli, vignaioli e cantine del territorio come Apollonio, L’Astore, Cantine Sanpancrazio, Cantine Paololeo, Schola Sarmenti, Cantina Fiorentino, Cantina San Donaci, Frisino, Castel di Salve, Cantina San Marzano, Villani Miglietta, Palamà, Cantele, Produttori di Manduria, Le Vigne di Sammarco, Funiati, Tenuta Viglione, Mocavero, abbiano accettato di essere presenti e raccontarsi nella nostra città, conclude il presidente Masciullo.
Due serate importanti durante le quali sarà possibile, grazie alla presenza dei produttori, sorseggiare e degustare le diverse tipologie di vino scoprendo i segreti racchiusi nel calice, frutto del grande lavoro quotidiano nell’allevamento di vitigni internazionali o nel recupero e valorizzazione di quelli autoctoni. All’interno della manifestazione sarà possibile affiancare alle verticali personali di vino, anche piatti della tradizione locale proposti dalle attività ristorative del centro storico. L’idea proposta dall’associazione e supportata da Piero Lagna, oggi delegato al Centro Storico di Galatina, è stata quella di valorizzare e di coinvolgere le attività ristorative già esistenti, al fine di esser parte attiva e protagonista della manifestazione e non di riflesso come accade di consueto. In questo modo, afferma il delegato Lagna, chi verrà nella nostra città per vivere la manifestazione, avrà modo di scoprire le proposte gastronomiche e magari ritornare per un approfondimento culinario.
Durante le due serate non mancherà la musica dal vivo, pensata come una vera e propria staffetta musicale che vedrà l’esibizione di musicisti e band tra piazza San Pietro, piazza della Libertà, via Vittorio Emanuele II e piazzetta Orsini. Il 9 Agosto alle postazioni musicali si esibiranno Emanuele Calvosa e Gino Semeraro con tromba e chitarra; Riccardo Monti al pianoforte e Giorgio Giaracuni ed Emanuele Dell’Abate per voce, tromba e chitarra con l’omaggio a Pino Daniele
Il 10 agosto la scena musicale sarà per Riccardo Monti e Marco Tuma al pianoforte e sax; Luca Basile al violoncello; Michele Nicolaci al clarinetto e infine Giorgio Giaracuni ed Emanuele Dell’Abate per voce, tromba e chitarra con l’omaggio a Pino Daniele.
L’accesso alla manifestazione è libero. Per degustare i vini sarà possibile richiedere il carnet “Calici di Stelle” con un contributo di 15 euro – comprensivo di calice in policarbonato e taschina – 5 degustazioni di vino tra le cantine presenti ed 1 consumazione gastronomica tra le attività aderenti all’iniziativa. Sarà possibile inoltre integrare il voucher gastronomico con un contributo di 5 euro cadauno, al fine di potere scoprire le proposte ristorative.
Le 11 attività ristorative aderenti sono: la Braceria Piccola con panzerotti di patate, Ai Calici con pitta di patate, Il Covo della Taranta con degustazione polpo in pignata, Mordi e fuggi con panini con polpette, Trattoria Piazza San Pietro con pittole, Sottosopra con pezzetti di cavallo, Caffè della Basilica con parmigiana salentina, Staglio con focacce, Ristorante Il Fienile con stracciatella di burrata su ciardeddhra con capocollo di Martina Franca, La focacceria degli Orsini con Fave e cicorie, La salumeria di turno con degustazione formaggi e confetture.
I punti di informazioni e cassa saranno collocati in piazza Alighieri e in via Orsini e saranno attivi dalle ore 21
La novità. Attendendo l’inizio della manifestazione sarà possibile prender parte al tour Galatina con Vista, organizzato dall’associazione Puglia Megalitica, che darà ai partecipanti di scoprire e vivere la città da prospettiva insolita, ovvero dall’alto e quindi più vicina alle stelle. L'iniziativa Galatina con Vista nasce dalla collaborazione con la travel writer ed esperta di marketing territoriale Barbara Perrone, declinando il progetto social #galatinadallalto narrato su @tangibiliemozioni con l’intento di far conoscere luoghi poco noti o addirittura non accessibili al pubblico, tutti accomunati tra di loro da un affaccio che lascerà senza fiato. Info e prenotazione obbligatoria – Puglia Megalitica, pres. Francesca Marra 339 345 3623 pugliamegalitica.fm@gmail.com
Info e contatti – Calici di Stelle - Biagio Masciullo 333 686 8076 assdentrolemura@gmail.com
nov212016
Come si può facilmente notare dal sito dell’A.R.P.A. Puglia è stata disattivata, dal 2015 e senza alcuna comunicazione, la centralina “Galatina - S. Barbara" che, operativa dal maggio del 2004, rileva o meglio potrebbe rilevare i seguenti inquinanti: PM10, NO2, O3, SO2.
L’ex Vicesindaco di Galatina con delega all’Ambiente, Roberta Forte, chiamata in “causa” da un mio post su Facebook, che invito a leggere, asserisce che la decisione della disattivazione di detta centralina sia stata presa in assoluta autonomia dall’Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente pugliese.
Da Cittadino, sensibile quanto basta alle problematiche ambientali, ritengo onestamente che rendere “monca” la rete di monitoraggio in una zona sofferente di inquinanti è un atto grave che ci instilla il dubbio che gli interventi in materia di qualità dell’aria in Puglia e nel Salento in particolare siano esclusivamente mirati a nascondere all’opinione pubblica l’emergenza inquinamento. Il silenzio con cui è stata portata avanti l’operazione, inoltre, fa pensare ad un sostanziale imbarazzo ad operare la disattivazione della centralina che avrebbe potuto rilevare sforamenti dei parametri di legge. Ribadisco che stiamo ancora nella “sfera” dei dubbi.
Non so se in questa faccenda ci siano dei risvolti penali (questo lo sapremo presto in quanto nei prossimi giorni il sottoscritto presenterà un esposto per interruzione di servizi di pubblica utilità), ma di sicuro siamo in una situazione incresciosa che presenta delle responsabilità morali: non è, infatti, negando l'informazione che si supera l’emergenza inquinamento.
In una regione come la nostra, dove il ristagno e l’accumulo degli inquinanti è tra i più alti d’Italia, la rete di monitoraggio piuttosto che perdere pezzi andrebbe rafforzata attraverso l’aggiornamento della strumentazione, la predisposizione di nuove postazioni, fisse e/o mobili, in grado di misurare nuove e vecchie fonti emissive.
Forse è utile ricordare che sono 50 i comuni dell’area centrale salentina dove l’Istituto superiore di sanità (I.S.S.) ha individuato un eccesso di tumori del polmone e tra questi occupa un posto di “primo piano” anche il Distretto di Galatina; dati che fanno paura e che non fanno dormire sonni tranquilli, nella speranza che alle parole della politica seguano i fatti nel senso dell’eliminazione delle fonti inquinanti che minano la salute dei cittadini.
Rivolgo pertanto un appello al Commissario Aprea affinché, nell’esercizio delle sue funzioni, possa intervenire quanto prima per colmare una delle tante lacune lasciateci in eredità dall’ultima Amministrazione ripristinando il regolare funzionamento della centralina, e garantire, per quanto possibile, maggiore trasparenza sui dati raccolti.
RUSSO PIERO L.
mag242023
Continua il lavoro del Comune di Galatino per rendere pienamente operative le Zone Economiche Speciali, aree industriali che godono di agevolazioni fiscali e di semplificazioni amministrative. È la prima nel Salento.
La zona industriale di Galatina, infatti, fa parte della ZES Adriatica e questo favorisce la nascita e l’implementazione di nuove iniziative imprenditoriali di micro, piccole, medie e grandi imprese, nazionali ed estere, nonché il ritorno delle imprese che in passato hanno delocalizzato all’estero proprie attività produttive.
Il Comune di Galatina è in procinto di approvare il regolamento di riduzione per 7 anni dell’IMU con un’aliquota ridotta del 7,60 per mille, cancellata quindi la quota di competenza locale, per gli immobili strumentali agli investimenti accatastati in categoria D, realizzati, anche in ampliamento a quelli esistenti, o acquisiti a titolo oneroso da nuove imprese o imprese già esistenti, che avviano un programma di attività economiche imprenditoriali o di investimenti di natura incrementale per un periodo di almeno 7 anni dopo la fine del piano di investimento.
Si punta così ad una decisiva crescita dell’area produttiva attraverso autorizzazioni uniche rilasciate dell’autorità ZES (niente più documentazione da coordinare tra vari enti e istituzioni), uno Sportello Unico Amministrativo, tempi rapidi e perentori nel rilascio delle autorizzazioni e incentivi come crediti di imposta, riduzioni sulle imposte.
“Galatina non perderà questo importante occasione. Per questo si sta procedendo a tappe forzate nel mettere a disposizione dell’autorità della ZES tutti gli strumenti in grado di avviare da subito gli iter amministrativi. Galatina è in prima fila in questa nuova sfida.”
Il consigliere delegato Andrea Gatto
giu012024
Due serate di spettacolo e intrattenimento, patrocinate dalla Provincia di Lecce, dai Club per l’Unesco di Firenze e di Galatina, che hanno fatto da cornice a un importante dibattito sociale, supportando le famiglie e offrendo loro nuovi spazi e opportunità.
Artisti di diverse discipline, dalla musica al teatro, dalla moda al canto, si sono alternati sul palco, trasformando il teatro in un luogo di condivisione e inclusione. Durante l’evento, si è esibita anche la band Dakkamà, portando il suo energico repertorio musicale a sostegno della causa grazie alla forza coinvolgente della pizzica salentina e della sua danza.
Il connubio tra la musica e le luminarie, installate dalla ditta Lumino Creative Design, hanno trasformato il palcoscenico del Teatro Puccini in un piccolo borgo salentino, capace di accogliere tutti gli artisti che hanno aderito all’evento.
Alcuni bambini legati all’associazione hanno cantato e sfilato sul palco, mentre le luminarie salentine, simbolo di luce e speranza, hanno illuminato non solo il teatro ma anche le menti del pubblico, sensibilizzando sul tema dell’autismo. Lo spettacolo ha incluso interviste al team medico dell’Associazione, che hanno illustrato i benefici della diagnosi precoce.
Club per l’Unesco di Firenze
Club per l’Unesco di Galatina e della Grecìa salentina
ott052021
L’avvio della nuova stagione in serie A3 sarà ancora una volta targata Efficienza Energia. Un partenariato giunto al quarto anno di matrimonio con un percorso sportivo impeccabile, tra la maggiore espressione della pallavolo galatinese e la dinamica azienda leader nei servizi energetici.
Alcuni amori, a volte, possono essere caduchi ed effimeri, ma le passioni no! Quelle non tramontano mai. Sì, saranno incontrollate, ricche di adrenalina, possono fare a pugni con il dare e avere di una partita doppia che si esprime in rosso: ma rimangono.
Ne sa qualcosa Pierantonio Fiorentino, patron di Efficienza Energia, che per la quarta stagione di seguito cuce sulle maglie della più importante espressione della pallavolo galatinese non solo il logo aziendale, ma soprattutto un incondizionato trasporto affettivo.
E così l’azienda salentina, leader per i servizi energetici, conferma questo legame con i vertici di Olimpia Sbv abbinando la propria attività, dinamica ed innovativa, alla seconda avventura in serie A3 dell’Olimpia Sbv
“Noi da tempo, afferma il numero uno di Efficienza Energia, supportiamo il nostro territorio e lo sport, considerando quest’ultimo e il volley in particolare, un’attività educativa e formativa. I valori della pallavolo per assioma s’identificano con quelli della nostra azienda: gioco di squadra, impegno e sacrificio costante nel lavoro, passione estrema. Abbiamo trovato piena sintonia nelle ragioni e proposte societarie, nonostante le notevoli difficoltà di mercato vissute, ma intendiamo considerarle delle opportunità per migliorarci e scommettere sul vivaio della società. Nessuna azienda o organizzazione può prescindere dai giovani, che hanno energia e rappresentano il nostro futuro”.
La perfetta identità di vedute si evince dalle risposte societarie.
Il consolidamento di questo rapporto, afferma il presidente Francesco Liguori, di cui non posso che essere entusiasta, è una componente determinante per le finalità della nostra pianificazione sportiva. In aggiunta alla serie di consensi di altri partner, emerge come il coraggio imprenditoriale e le opportunità di visibilità che ne derivano, funzionali all’attività economica, siano paganti. Non di meno riveste un aspetto filantropico la condivisione bilaterale di quei valori ai quali noi non siamo mai venuti meno: senso di appartenenza e matrice identitaria del nostro club.
La ricaduta che lo sport ha sul sociale e sulla vita quotidiana è incommensurabile. Se oggi ci riprendiamo, seppur in percentuali ridotte, la vivibilità delle palestre e dei palazzetti sia da atleti che da spettatori, genereremo un movimento giovanile la cui formazione fisica e psicologica consentirà la pratica, ognuno secondo le proprie doti, di questo bellissimo sport che è la pallavolo”.
Piero de Lorentis
Area Comunicazione Efficienza Energia
Olimpia Sbv Galatina
apr072016
Maria Irene Rizzo è una studentessa salentina nata a Noha.
Frequenta l'ultimo anno di farmacia presso l'Università degli Studi La Sapienza di Roma. Diplomata al Conservatorio Tito Schipa di Lecce sotto la guida del maestro Luigi Fracasso, ha continuato gli studi presso il conservatorio Santa Cecilia Roma laureandosi con il massimo dei voti cum laude. Si è, poi, perfezionata presso l'Accademia Internazionale F. Chopin di Varsavia.
Ha vinto vari concorsi nazionali e internazionali.
Ora continua a studiare pianoforte e a tenere concerti. Il suo desiderio è continuare gli studi musicali usufruendo di una borsa di studio messa in palio da Eurocentres che le permetterebbe di perfezionarsi a San Diego in California.
Per aiutarla a vincere la borsa di studio bisogna votare, cliccando su mi piace, questo indirzzo youtube dal titolo "A new way of dream": http://youtu.be/kk_Qxk50xyY
Rita Colazzo
ott062023
L’evento “I Love 80 & 90 Party” del 16 agosto u.s. è stato considerato unanimemente, soprattutto dagli “addetti ai lavori”, il più importante dell’estate salentina 2023 sia in termini di presenze, che di qualità dello spettacolo e di ricaduta economica; abbiamo regalato una bellissima serata gratuita e una “boccata di ossigeno” per le tante attività commerciali galatinesi.
Ma c’è un altro motivo, non meno importante, che ci ha resi particolarmente orgogliosi: grazie al ricavato della vendita delle t-shirts, ricordo della serata, possiamo finanziare piccoli lavori di rimozione barriere architettoniche e/o di ostacoli che non permettono la completa mobilità di chiunque ed in particolare di coloro che, per qualsiasi causa, hanno una capacità motoria ridotta o impedita, tipo marciapiedi senza rampe.
Di comune intesa con l’Amministrazione comunale, l’Assessorato ai Lavori Pubblici, la Direzione Programmazione strategica e lavori pubblici e il Servizio Demanio e urbanizzazioni, mobilità urbana e trasporti, nella persona del Geometra Saverio Toma, oggi, 05 ottobre 2023, abbiamo realizzato un altro scivolo, l'ennesimo, dopo quelli realizzati nel 2022 in via Grotti e in via Venezia angolo via Soleto a Galatina.
Qui siamo in via Roma angolo via Viola, nei pressi del Caffe del Corso a Galatina.
In questo modo speriamo di sviluppare la cittadinanza attiva e le competenze civiche e svolgere quindi un ruolo di “catalizzatore” delle energie presenti nella comunità, incoraggiandone l’emersione per la cura dei beni comuni.
Se avete voglia di contribuire in questa splendida ed emozionante maratona di solidarietà non vi resta che contattarci.
Associazione “Quelli di piazza San Pietro 2.0”
ott132020
Massimo Vaglio, uno dei massimi estimatori della cultura enogastronomica nostrana, si riscopre cantastorie di un tempo apparentemente perduto ma che, nella realtà, vive tuttora nella nostra gestualità, nei pensieri e in tutto ciò che comunemente chiamiamo cultura salentina.
Sabato 17 Ottobre 2020 il blog salentoterradagustare.it e il circolo Arci Levèra presentano“Santu Sitru”, una raccolta di 12 racconti in cui Massimo, ragazzino curioso e famelico di conoscenza, fotografa indelebilmente nella sua memoria luoghi ( Sant’Isidoro, la piazza coperta, il centro storico etc..), rituali di comunità ( la salsa, la vendemmia, la vita di masseria) paesaggi e personaggi come il tirchio don Memè, l’iconico Lattarulo, e il poetico Cricoriu Pettirusso.
A partire dalle ore 18.00 presso la sede del circolo Arci Levèra di via Bellini n.24, l’autore dialogherà con Ilaria Panico (co-fondatrice del blog salentoterradagustare.it) per approfondire i temi e i ricordi contenuti nel libro, e rivivere insieme quei luoghi e tempi, soprattutto con chi, per motivi anagrafici, non ha avuto la possibilità di viverli davvero.
Nel rispetto delle norme anti – covid è vivamente consigliata la prenotazione del proprio posto a sedere al n. 389-4250571. Durante l’evento è necessario partecipare muniti di mascherina personale.
SALENTO TERRA DA GUSTARE
giu152023
Sabato 10 giugno 2023, presso la suggestiva location di Santa Cesarea Terme, le scuole della rete salentina Erasmus+ si sono date appuntamento per condividere i risultati raggiunti con il programma di mobilità europea.
Il nostro Istituto ha presentato, con l’intervento del Referente Prof. Pasquale De Paolis e di alcuni docenti, le attività realizzate nell’ambito del Progetto IMPROVING YOUR TEACHING SKILLS, concepito con l’obiettivo fondamentale dell’internazionalizzazione della scuola, attraverso tre specifiche aree di interesse ed altrettante esperienze di mobilità.
In primis, le strategie di inclusione affrontate durante il Corso Facing Diversity: Intercultural Classroom Management, tenuto presso la Hosting organisation Teacher Academy of Ireland a Dublino.
In secondo luogo, l'aggiornamento delle competenze relative alle TIC e ai nuovi codici comunicativi digitali, partecipando al Corso Web Solutions for the Classroom, tenuto presso l’Istituto European Academy of Creativity a Barcellona.
E infine, l'alfabetizzazione e l'approfondimento della Lingua Inglese, con il Corso General English for adults, della durata di due settimane, svoltosi presso l’Alpha School of English a Saint Paul’s Bay in MALTA.
Per realizzare questo progetto, sono stati coinvolti staff e personale scolastico: dirigente scolastico, docenti curricolari e di sostegno, un assistente amministrativo e un assistente tecnico.
Al loro ritorno in Italia, tutti i partecipanti si sono impegnati a condividere le proprie esperienze con il Collegio Docenti, a svolgere attività di disseminazione e formazione sia all'interno che all'esterno della nostra scuola, a condividere i materiali prodotti e a mantenere i contatti con le altre scuole europee conosciute durante il periodo di formazione all’estero.
Tutte le competenze acquisite durante questo Progetto Erasmus+ continueranno sicuramente a portare benefici duraturi all’intera comunità scolastica e, soprattutto, agli studenti su cui si concentreranno le future iniziative di mobilità europea.
Un ringraziamento particolare va al Dirigente Scolastico Andrea Valerini e al D.S.G.A. Cosima Tundo per il costante e significativo contributo dato a questo entusiasmante percorso di crescita culturale del nostro Istituto.
Tutte le attività progettuali sono documentate sul sito web istituzionale www.iisslfb.edu.it.
IISS Laporta/Falcone-Borsellino - Galatina
lug152022
Si svolgerà domenica 24 luglio la IV edizione della “Soleto in corsa … tra arte e natura - Trofeo Caffè degli Specchi”, nel suggestivo paese appartenente alla nota Grecìa salentina. La manifestazione è organizzata dalla Associazione Sportiva Dilettantistica Podistica Soletum, presieduta da Luigino Ugolini, in collaborazione con l’Amministrazione comunale.
L’Assessore allo Sport, Marco Durante e il primo cittadino di Soleto, dottor Graziano Vantaggiato hanno sposato con particolare entusiasmo l’iniziativa, considerata anche la sua dimensione solidale.
L’intero ricavato della iscrizione alla camminata, infatti, verrà devoluto a sostegno del progetto “Bimbulanza”, l’ambulanza pediatrica ideata e implementata, ben 10 anni fa, dall’Associazione leccese “Cuore e mani aperte” OdV, presieduta dal Cappellano del Presidio Ospedaliero “Vito Fazzi”, Don Gianni Mattia.
L’ambulanza, il cui responsabile è il soletano Franco Russo, effettua trasporti di minori dalle nostre zone verso i maggiori centri d’eccellenza d’Italia, dove possono trovare cure più adeguate alle loro patologie. I costi per l’acquisto, l’allestimento e la manutenzione del mezzo, come pure quelli per i viaggi (carburante, pedaggi autostradali, assistenza sanitaria a bordo, ecc.) sono a carico dell’Ente del Terzo Settore presieduto da Don Gianni, senza alcun aggravio per le famiglie che usufruiscono del servizio, già sin troppo provate dalla situazione di salute del minore e disorientate dalla necessità di doversi spostare fuori dalla propria zona di residenza alla ricerca di diagnosi e terapie più mirate.
La partenza della gara podistica è prevista alle ore 18:30 da Largo Osanna e vedrà impegnati gli iscritti lungo un percorso pari a 5 km e il campionato provinciale individuale sulla distanza di 10 km.
Per Luigino Ugolini, presidente della asd Podistica Soletum “Dopo 12 anni si torna a correre per le strade di Soleto con la “IV Soleto in corsa … tra arte e cultura”. Tanta è l’emozione di riproporre un evento animato dai valori dello sport e della solidarietà. Non vediamo l’ora di vivere insieme un momento di sana competizione e di farvi riscoprire gli scorci più autentici del nostro borgo. Su un tracciato alternativo e accessibile a tutti si svolgerà la I Camminata della solidarietà il cui ricavato sarà interamente devoluto al progetto Bimbulanza. Per iscriversi alla camminata sarà sufficiente compilare il modulo d’iscrizione scaricabile dalla nostra pagina Facebook Podistica Soletum.”
“Lo sport è vita e sa dar valore alla vita quando si riveste di solidarietà, quando diventa opportunità, inclusione, sfida con sé stessi e per gli altri. Lo sport fa crescere e rende famiglia – sono le parole con cui Don Gianni Mattia commenta l’iniziativa - La corsa nelle sue diverse sfumature è sempre corsa verso un traguardo. Quello che vogliamo tagliare in questa occasione è il traguardo della vita e della speranza. Quella speranza che con i viaggi della Bimbulanza si vuole restituire a tutti quei bambini e bambine che la corsa per la vita la conoscono bene e sono atleti di coraggio dal cuore puro. Tutto il ricavato sarà donato per fare sì che nessuno debba interrompere la propria corsa e con essa la vita disegni magnifici paesaggi sul futuro.”
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L’Asd Podistica Soletum, affiliata alla FIDAL e registrata al CONI, nasce nel 2006, per volontà di un gruppo di amici, uniti dalla passione per la corsa. La finalità dell’associazione è quella di promuovere la diffusione dello sport connesso all’atletica leggera nel territorio, attraverso qualsiasi forma di attività ricreativa, agonistica e non, creando le condizioni affinché i più giovani si avvicinino al mondo della corsa. Massima espressione delle finalità è l’organizzazione della “Soleto in Corsa” giunta alla IV^ edizione e la partecipazione alle competizioni podistiche sulle distanze dai 5 ai 100km, sia in Italia che all’estero dei propri tesserati, triplicati nel corso degli anni.
L’Associazione Cuore e mani aperte OdV è stata fondata nel 2001 e da allora opera con spirito di carità cristiana in tutte le situazioni di bisogno, con particolare riferimento alle esigenze di natura socio-sanitaria. Negli ultimi anni ha sviluppato una significativa attenzione verso l’umanizzazione delle cure e degli spazi ospedalieri; in tale ambito si inseriscono numerose iniziative e donazioni, tra le quali la Bimbulanza e le umanizzazioni pittoriche della Risonanza del Polo Oncologico di Lecce “Giovanni Paolo II” di Lecce, della Sala Prelievi del P.O. “V. Fazzi” e del Day Service Pediatrico di Diabetologia e Endocrinologia del P.O. “F. Ferrari” di Casarano.
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Per info consultare:
Riferimenti:
Luigino Ugolini, presidente Associazione Sportiva Dilettantistica Podistica Soletum: 349 344 3031.
mag252023
Quest’anno la QUARTA edizione di una serie di incontri che si terranno presso l’istituto comprensivo PRIMO POLO plesso Pascoli di via Toma denominati “La scienza e la tecnica come non l’avete mai viste”. I ragazzi quest’anno incontreranno due imprenditori che racconteranno il mondo lavorativo, il mondo della ricerca scientifica, il presente e il futuro che si sta costruendo. Questa serie di incontri serve ai ragazzi per comprendere meglio il mondo al di fuori della scuola, il loro mondo futuro, le possibili loro passioni.
I docenti facenti parte del gruppo STEM della Pascoli sono: Anna Lagna, Maria Rosaria Rizzo, Giovanna Zizzari, Maria Luce De Matteis, Federica Lezzi, Angelo Nassisi e Andrea Coccioli.
Quest’anno i ragazzi dell’Istituto Comprensivo PRIMO POLO GALATINA godranno della presenza di due importanti realtà salentina che si distinguono in ambito internazionale. Due racconti di due azienda che producono tecnologia.con lo sguardo sempre rivolto alla scienza dei materiali.
Venerdì 26 maggio ore 10.00
Primo Polo Galatina. Plesso PASCOLI, Via Toma, Aula Magna
I MATERIALI
Dalla osservazione della natura al prodotto finito
Daniela DISO Responsabile qualità SALENTEC srl
SALENTEC nasce nel 2005 dall’iniziativa di un gruppo di ricercatori dell’Università del Salento ed è stata riconosciuta nel 2007 tra le prime società spin-off dell’ateneo leccese.
Sin dalla sua costituzione, la società è attiva nello sviluppo e trasferimento di innovazioni e nella erogazione di servizi tecnici e industriali nel campo dell’Ingegneria dei materiali.
SALENTEC inoltre produce e commercializza componenti ceramici tecnici per l’industria aerospaziale (filiera dei motori aeronautici) e packaging primario in materiale polimerico per il settore biomedicale, in conformità agli elevati standard di settore e sotto i rigorosi sistemi di gestione della qualità certificati ISO.
Daniela Diso, laureata in Fisica e con Dottorato di ricerca in Sistemi Energetici e Ambiente presso l’Università del Salento, è stata tra i cofondatori di SALENTEC ed ora svolge al suo interno il ruolo di responsabile qualità.
Martedì 30 maggio ore 13:00
Primo Polo Galatina. Plesso PASCOLI, Via Toma, Aula Magna
UNA FRECCIA NEL CIELO
Il volo e la costruzione degli aereoplani
MAURO DONNO
Responsabile produzione PROMECC AEREOSPACE SRL
Pegaso, Freccia e Sparviero sono gli ultraleggeri di punta che l’azienda PROMECC costruisce negli stabilimenti di Corigliano in provincia di Lecce.
PROMECC Aerospace Srl è una giovane e vitale società nata nel 2003 dalle esperienze decennali dei sui fondatori, svolte nella progettazione e nella produzione al servizio di aziende meccaniche prestigiose, operanti nei settori dell’aerospaziale, industria varia e macchine movimento terra
Lo spirito e l’entusiamo del TEAM ha permesso in un brevissimo lasso di tempo di arrivare a raggiungere obiettivi e traguardi unici.
Mauro Donno è il fondatore e responsabile produzione dell’azienda.
Andrea COCCIOLI
nov212023
Quello che doveva essere la celebrazione della band salentina più famosa.
Quello che sarebbe stato lo spettacolo che avrebbe proiettato Galatina nel gothadel turismo nazionale ed internazionale.
Quello che sarebbe stato ricordato come la punta più alta dell' "epopeaverginiana", si sta rivelando un vero e proprio boomerang per la nostra Città.
Perché ora non si tratta più di censurare l'organizzazione di uno spettacolo, ditentare di tutelare l'immagine della Città, ipotizzando inesistenti reati di " lesamaestà", qui si tratta di aver compiuto una attività amministrativa in spregio alleistituzioni, manifestando una totale incapacità, inadeguatezza ed irresponsabilità.
L' avere chiesto di utilizzare un bene sequestrato alla mafia ed averlo ceduto aprivati, che hanno lucrato su quel bene, è una condotta a dir poco illegittima, cheviola il principio fondante del "Codice Antimafia" e cioè che la gestione dei beniconfiscati o delle somme ricavate dalla loro gestione devono essere versate nelFondo Unico Giustizia per il risarcimento delle vittime dei reati di tipo mafioso.
Questa è l ' unica e vincolata destinazione che può essere data a quelle somme,non quella di arricchire un privato.
Ora, attendiamo che il Sindaco, se è ancora in tempo e prima che l'operato dellaAmministrazione sia sottoposta al vaglio delle autorità di controllo, compia quantonecessario per recuperare e versare quanto lucrato da quel kartodromo, nell'unico ed esclusivo interesse della Città, che - questa volta si - subirebbe ungravissimo danno di immagine.
PARTITO DEMOCRATICO CIRCOLO DI GALATINA
PARTITO DEMOCRATICO CIRCOLO DI NOHA
mag072019
Vi ricordate quanto fece discutere qualche anno fa l'iniziativa del nostro amato concittadino vescovo di Oria Mons. Vincenzo Pisanello per aver donato un gran numero di tablet alle sue parrocchie ?
Credo invece che il vescovo Pisanello sia una persona illuminata e lungimirante, che intenda realmente operare per il bene della comunità e sopperire ad un enorme vuoto istituzionale.
Ha capito come pochi che il crimine, la violenza, i reati, corrono veloci; si consumano, si diffondono, si emulano con gli strumenti e le tecniche dell'era digitale.
Ha capito anche che le istituzioni invece sono inefficienti, inefficaci perché operano con modalità di risposta lente, antiquate, imbrigliate nella burocrazia.
Un esempio per tutti gli agghiaccianti video del caso Manduria.
Da una parte il branco tutti connessi in un rituale di esaltazione mostruoso dall'altra le grida disperate e inascoltate: Polizia, Carabinieri ! Polizia Carabinieri !
Questo episodio mi ha riportato alla mente una scena terrificante alla quale ho assistito qualche tempo fa.
Nella bucolica campagna salentina giocavano giulive un branco di oche.
Ad un certo punto hanno cominciato a litigare e quando una di loro a caso ha iniziato a sanguinare, come fosse giunto un segnale ancestrale, è stata immediatamente massacrata e uccisa da tutte le altre messe insieme,nessuna esclusa.
E’ l'istinto primordiale mi si dirà.
Sì è vero, ma l'uomo si è plasmato in millenni di civiltà in una cultura indirizzata all’amore e alla tolleranza ed ha raggiunto il suo punto più alto proprio nella difesa dei più deboli.
Certo che ci sono la polizia e i carabinieri, ma sono lenti non sono connessi.
Certo che ci sono i servizi sociali, magari anche aggiornati e sensibili ma sono lenti.
Certo che ci sono le istituzioni e le brave persone ma non sono connesse ed arrivano sempre a tempo scaduto.
Che mondo strano!
Sindaco Lei è il massimo rappresentante delle istituzioni locali e la ritengo persona intelligente e sensibile, circondata tra l’altro da ragazzi svegli, esperti in uso simultaneo di diversi dispositivi (multitasking) e sempre interconnessi.
Si faccia promotore di una rivoluzione culturale che adegui e aggiorni i tempi di risposta delle istituzioni alle minacce dei nostri giorni.
Non ci vuole uno stratega militare per comprendere che ad una veloce azione ostile si risponde efficacemente solo con una altrettanto rapida azione di contrasto.
Ammoderni in primis il corpo della polizia locale valorizzandolo e istruendolo all’uso appropriato delle nuove tecnologie.
Il problema di chi non sapeva o non voleva neanche accendere un computer è superato perché lo smartphone lo usano tutti.
Chieda collaborazione alle migliaia e migliaia di cittadini onesti portatori sani di orecchie ed occhi digitali.
Non occorrono risorse finanziarie ma solo tanta buona volontà.
Con una semplice applicazione potreste disporre di un potentissimo mezzo di vigilanza e controllo a beneficio della sicurezza dei cittadini e della salvaguardia e tutela dei beni pubblici.
Coinvolga le opposizioni e l’intera comunità.
Non voltiamoci dall'altra parte, non organizziamo manifestazione postume, ricordiamoci per tempo che ognuno di noi potrebbe trovarsi nella condizione dell'oca sanguinante.
Dante De Ronzi
dic112019
Grande successo partecipativo nella 15^edizione della Festa del Volley Salentino tenutasi, lunedì 09 dicembre, nella sala convegni dell’Hotel President in Lecce.
Prologo introduttivo di spettanza del presidente Fipav territoriale, Pierandrea Piccinni, che ha porto il saluto di benvenuto ai 270 addetti ai lavori, tra presidenti societari, dirigenti, atleti, rappresentanti del corpo arbitrale e vertici federali.
Platea impreziosita da una forte presenza istituzionale politica e sportiva : dal Sindaco Salvemini al suo Vice Delli Noci e all’Assessore allo sport Foresio per poi passare, in ambito sportivo, al vice presidente vicario FIPAV Manfredi, al Presidente FIPAV Puglia Indiveri, al responsabile delle squadre nazionali di beach volley Dell’Anna.
“Non vuole essere un atto autocelebrativo questo annuale raduno di tutte le società che fanno capo territorialmente al Comitato di Lecce, ha esordito Pierandrea Piccinni, ma in piccola parte è il giusto riconoscimento a tutti i soggetti che concorrono alla crescita del nostro movimento, condividendo con sacrificio programmi, obiettivi e traguardi. I particolari riconoscimenti assegnati premiano figure e settori del volley, complementari ed imprescindibili alla crescita di questo sport, la cui azione si traduce in un volano di sviluppo che movimenta centinaia e centinaia di atleti”.
Il programma coordinato dalla segretaria territoriale Ramona Ciarnò e dal responsabile commissione gare Mirko Smiles, sotto la supervisione del Presidente Pierandrea Piccinni, ha omaggiato le società che hanno acquisito titoli territoriali e regionali, riservando alcuni premi speciali individuali e per club.
Salento Best Volley è stata destinataria di un triplice premio che ha dato lustro alla società del Presidente Corrado Panico che annualmente ha l’onore, unitamente al Presidente Territoriale FIPAV, di assegnare il trofeo “Fernando Panico” al miglior tecnico salentino.
“Sono fiero che la figura di mio fratello continui ad essere accomunata ad un Trofeo, istituito dalla Federazione, che ne esalta capacità tecniche ed umane riflettendole poi sull’allenatore più meritevole del momento. Sono altresì orgoglioso di collocare nella bacheca societaria il premio speciale riservato a Massimo Quida, polivalente collaboratore, sin dalla prima ora, in seno al nostro gruppo. Di pari importanza è la targa che riconosce il titolo di campioni Under 14, conquistato dagli atleti allenati da Laura Pendenza e quello di Miglior Promessa del volley salentino assegnato a Stefano Pepe, campione nazionale U.18”.
La manifestazione si è conclusa con la consegna simbolica di alcuni “assegni bancari”, quale premialità incentivante alle società che si sono distinte per il maggior numero di tesserati e di attività partecipativa ai vari campionati.
Area Comunicazione
Salento Best Volley Olimpia Galatina
apr192019
Il workshop ha come finalità quella di favorire e migliorare lo sviluppo di capacità e abilità già presenti in coloro i quali vogliono approcciarsi all’arte. Le finalità prevedono che ognuno dei partecipanti sarà in grado di:
- Squadrare il foglio ed eseguire una corretta inquadratura del disegno da realizzare;
- Effettuare con maggiore sicurezza nel tratto il disegno, evidenziandone i contorni con una linea continua e semplice;
- Eseguire con manualità tecnica il chiaroscuro, conoscendone le differenti gradazioni di tono, in relazione a luce ed ombra, del nero, dei colori primari, dei colori secondari e dei colori terziari;
- Utilizzare il “Metodo della Quadrettatura” per copiare una qualsiasi immagine, o un’opera d’arte, applicandone ad essa gli effetti di chiaroscuro con i pastelli a matita acquarellabili o con la matita;
- Acquerellare e rappresentare vari soggetti (come paesaggi marini, fumetti) con gli acquerelli, conoscendone i vari metodi di applicazione sul foglio;
- Dipingere con la tempera avendo correttamente sperimentato e miscelato tra loro i colori primari, i secondari e le loro combinazioni, per ottenere le differenti gradazioni di tono.
Biografia:
Paola Rizzo si è laureata nel 1997 all’Accademia delle belle Arti di Lecce con una tesi in anatomia artistica sul volto”. Bravissima con la matita, nei chiaroscuri, il suo talento sembra esprimersi al meglio nella tecnica della pittura ad olio. Costante della sua opera: l’ulivo, la pianta che per eccellenza rappresenta l’ambiente, la natura della terra salentina. Sembra esserci ormai una dipendenza, quasi ancestrale, tra Paola e quest’albero considerato “sacro” dai nostri avi, alla stessa stregua di un nume tutelare del luogo.
Nel corso degli anni continua a dedicarsi anima e corpo all’arte, entrano a far parte del suo mondo l’amore per la fotografia e la Musica. Proprio attraverso la musica, collante per artisti, comincia a frequentare gli ambienti musicali conoscendo alcuni tra i suoi musicisti preferiti, così scatto dopo scatto ferma le loro espressioni e la loro anima che poi viene impressa nei tratti decisi del suo segno. Nasce così “Grafite è Musica” una mostra itinerante di ritratti a matita dei volti di musicisti di fama nazionale ed internazionale.
L’esperienza artistica come pittrice e ritrattista ha rappresentato il filo conduttore con il make up artistico, il trucco cinematografico , gli effetti speciali e il body painting.
QUANDO
Ogni Venerdì, a partire dal 3 maggio, per un totale di 8 incontri, ore 17:30 – 19:30 .
DOVE
Levèra, via Bellini 24 – Noha (di Galatina)
PRENOTAZIONE entro il 28 aprile.
INFO e ISCRIZIONI: 3894250571 | 3891081226
feb152022
Nella mattinata di martedì 15 febbraio, presso il Polo Oncologico “Giovanni Paolo II” di Lecce, il col. Filippo Nannelli, comandante del 61° Stormo, il ten. col. Luca Corsi, vicedirettore del 10° Reparto Manutenzione Velivoli in rappresentanza del direttore col. Fabio Cerase, e don Gianni Mattia, presidente dell’associazione “Cuore e Mani Aperte OdV”, hanno donato all’Unità Operativa di “oncoematologia pediatrica” del nosocomio leccese, una “ludobarella”, un dispositivo sanitario destinato al trasporto dei piccoli pazienti. La donazione si è svolta nel rigoroso rispetto delle misure precauzionali imposte dall’emergenza sanitaria e ha visto la partecipazione del dott. Rodolfo Rollo, direttore generale della A.S.L. di Lecce, della dott.ssa Assunta Tornesello, direttore responsabile dell’Unità Operativa, e della dott.ssa Carmen Attanasi della Direzione Medica di Presidio.
La lettiga donata riprende forma e colori del velivolo MB339 “Special Color” progettato per festeggiare, lo scorso settembre, il 75° anniversario della scuola di volo; la grafica è stata però reimpostata in chiave fumettistica per cercare di rendere meno angusto uno spazio destinato, per sua stessa natura, ad accogliere bambini che vivono situazioni di disagio.
"Ti rialzerò, ti solleverò - Su ali d'aquila ti reggerò - Sulla brezza dell'alba ti farò brillar - Come il sole, così nelle mie mani vivrai." Recita il testo di una canto ecclesiastico citato da Don Gianni, presidente dell’associazione: “L'Aeronautica Militare ancora una volta si è resa partecipe di una carezza sul cuore ed è nata una nuova ‘ludobarella’, che sa risvegliare quel messaggio di speranza.
Uomini che sanno attraversare le nuvole con le loro ali d'aquila. Uomini che sanno farsi portatori d'amore con la solidarietà e la preghiera. La cura passa dal cuore, dal suo saper amare, dal suo vivere nelle Sue mani”. L’evento rientra in un progetto, perseguito ormai da tempo dall’associazione, di umanizzazione delle cure e degli ambienti ospedalieri.
“Ancora una volta, e lo sottolineo con un pizzico di orgoglio, il nostro personale ha dimostrato grande generosità e altruismo - ha affermato nell’occasione il colonnello Nannelli – Oltre a svolgere i compiti che ci impone la nostra missione, ossia insegnare a giovani allievi a diventare bravi piloti e uomini responsabili, ci diamo da fare per organizzare varie iniziative finalizzate a raccogliere risorse da destinare ai settori del territorio istituzionalmente impegnati ad aiutare chi soffre. Nel perseguimento di questo scopo, oramai da qualche anno, si è sviluppata una forte sinergia con l’associazione ‘Cuore e Mani Aperte’, che ci incoraggia a fare sempre di più, soprattutto quando a beneficiarne sono i bambini”. Riferendosi poi alla grafica realizzata sulla ludobarella, il comandante Nannelli ha proseguito: “Un aereo colorato all’interno delle corsie ospedaliere, che richiama i velivoli che ogni giorno solcano i cieli del Salento, oltre a testimoniare il senso di vicinanza dell’Aeronautica Militare alla comunità locale, spero possa anche regalare un attimo di spensieratezza ai piccoli pazienti e ai loro familiari”.
Il tenente colonnello Corsi, vicedirettore del 10° R.M.V., ha commentato l’evento affermando “La base salentina è un esempio di come la sinergia, la collaborazione e l’unione d’intenti siano un moltiplicatore di forze che consente non solo di raggiungere risultati di eccellenza nelle attività d’istituto, che per il nostro reparto consistono nel mantenere pronti ed efficienti i velivoli necessari alla scuola di volo e non solo, ma anche di confermare, ancora una volta, che l’altruismo e la generosità delle nostre donne e dei nostri uomini è capace di portare contributi tangibili a supporto di chi è meno fortunato. Ringrazio sentitamente l’associazione ‘Cuore e Mani Aperte’ che, continuando nel solco di una tradizione ormai consolidata, ci dà questa occasione di poter alleviare le pene dei più piccoli.”
Sull’aeroporto militare di Galatina operano due importanti reparti dell’Aeronautica Militare italiana, il 61° Stormo e il 10° Reparto Manutenzione Velivoli.
Il 61° Stormo, dipendente dal Comando Scuole dell’Aeronautica Militare/3^ Regione Aerea di Bari, è una scuola di volo, di lunghe tradizioni, che provvede alla formazione e all’addestramento su aviogetti degli allievi piloti. Oggi è di fatto una realtà internazionale che ospita piloti e istruttori provenienti da ogni parte del globo: un’eccellenza dunque al servizio del Paese, che offre un sistema integrato di addestramento, di produzione italiana, tra i più avanzati nel panorama mondiale.
Il 10° Reparto Manutenzione Velivoli è un ente manutentivo posto alla diretta dipendenza della 2^ Divisione del Comando Logistico dell’Aeronautica Militare la cui missione consiste nella gestione tecnica e logistica dei velivoli T-339, T-346 e T-345 in dotazione all'Aeronautica Militare italiana. Il 10° R.M.V. provvede inoltre ad assicurare l’operatività delle barriere d’arresto velivoli, a cavo e a rete, installate in tutti gli aeroporti gestiti dall’Aeronautica Militare, sia in Patria sia all’estero.
L’associazione Cuore e Mani Aperte OdV è una organizzazione no-profit sorta nel 2001 a sostegno di tutti coloro che ne hanno bisogno, poveri e malati, interni ed esterni all’ospedale Vito Fazzi di Lecce. Pioniera, in territorio salentino, della forma di volontariato ospedaliero della animazione da corsia, meglio nota come clownterapia, negli anni ha manifestato una sempre maggiore attenzione verso l’umanizzazione delle cure e degli spazi ospedalieri. In tale ambito, dapprima ha acceso i motori della Bimbulanza, l’ambulanza pediatrica che gratuitamente trasporta minori dalle nostre zone verso i maggiori centri d’eccellenza d’Italia dove possono trovare cure più adeguate alle loro patologie; quindi si è occupata delle umanizzazioni pittoriche delle risonanza magnetica del Fazzi, di quella del polo oncologico leccese e della tac, allo scopo di favorire la distensione psicologica del minore durante l’esecuzione dell’esame. Parimenti ha colorato la sala prelievi del Fazzi, il Day Service pediatrico di Endocrinologia e Diabetologia di Casarano, e l’intero reparto di Pediatria del nosocomio di Gallipoli. Particolarmente note sono le sue ludobarelle, di cui orami sono provvisti tutti i reparti pediatrici del Salento e non solo. Infatti, la ludobarella ha raggiunto anche l’Unità Operativa di Neurochirurgia infantile del Policlinico universitario Agostino Gemelli di Roma.
Per info consultare:
Franco Russo
vicepresidente Ass.ne Cuore e mani aperte
mag102023
Il Club per l’UNESCO di Galatina e della Grecìa salentina organizza in collaborazione con l’Istituto Tecnico Commerciale "La Porta/Falcone-Borsellino" di Galatina e l’Associazione Arci Biblioteca di Sarajevo di Maglie, il convegno “Legno di Ulivo, da scarto ad oggetto d’arte; Paesaggio degli Ulivi, Resilienza e Rinascita” - Galatina, Teatro Tartaro, Sabato 13 Maggio 2023 alle ore 9.00, nell’ambito del Progetto “Legno di ulivo” approvato e finanziato dalla Regione Puglia, Bando Puglia Capitale Sociale 3.0. La manifestazione che vedrà la partecipazione delle Istituzioni Regionali, della Fondazione Mauri e dell’Associazione VAIA (Trentino Alto Adige).
Club per l'UNESCO di Galatina
Dr Salvatore Coluccia
set182023
Finalmente dopo la tempesta di annunci, video, post, dubbi esistenziali, qualche excusatio non petita e un’infinità di comunicati ufficiali, arrivò la quiete. È bastato un brain storming prefettizio per trovare il bandolo della matassa, svelare la soluzione al giallo, individuare il colpevole di quegl’impercettibili problemi di accesso al parterre del concertone dei Negramaro 20 Years Old: genetliaco celebrato all’aeroporto militare di Galatina a botte di 50/70 euro a cranio, bevande e parcheggio esclusi. A spiattellare l’arcano il nostro sindaco (membro del suddetto trust di cervelli), il quale, petto in fuori e pancia in dentro, con “orgoglio ed emozione” - come quando riceve tutto in ghingheri il ministro della guerra Crosetto (“Un uomo in grado di scaldare i cuori” [sic]) - con un epico ma viepiù lirico post sulla sua pagina ufficiale, rimanendo serio dichiara: “Il 31 agosto si è tenuta [sic] presso la Prefettura di Lecce un tavolo con l’obiettivo di fare finalmente chiarezza su cosa non abbia funzionato […]. Oggi abbiamo un’analisi di ciò che è accaduto e una ricostruzione degli accadimenti […]”. In parole povere e in estrema sintesi: “Un dato fra tutti: solo 300 macchine erano presenti alle 18.30 su oltre 9000 stalli disponibili. Questo ha portato un grande afflusso di auto verso i parcheggi in un lasso di tempo troppo breve. […]”. Per chi non conoscesse l’aramaico moderno codesti profondi pensierini tradotti in italiano suonano più o meno così: la colpa è tutta di quegli “ospiti” a pagamento che non si sono svegliati prima, e a migliaia hanno intasato le strade e le carrare di accesso all’aeroporto all’ultimo minuto, gridando poi allo scandalo. Fossero partiti il giorno avanti, oppure la mattina presto alla solita ora della raccolta del tabacco in quegli stessi campi, o al più subito dopo pranzo, sacrificando per una volta nella loro vita la siesta pomeridiana, tutto ‘sto casino non sarebbe successo, e noi altri probiviri ci saremmo risparmiati intasamenti, recriminazioni, commenti disperati sui social, la figura di deiezione planetaria associata a “Galatina mia”, nonché il ritardo di un’oretta all’inizio del concerto Meraviglioso. E mo’ con tanto di class action chiedono indietro i soldi dei biglietti e probabilmente pure il risarcimento dei danni, ‘sti marrani che non sono altro, digiuni dei più elementari principi del darwinismo sociale. Invece è dettaglio di secondaria importanza, senz’altro un’inezia, il fatto che se tutti i 25 mila “aspettatori” si fossero presentati ai cancelli alle 18.30 si sarebbe corso il rischio di dover rinviare lo spettacolo della band salentina dal ventennale al trentennale.
Qualche giorno dopo, passato lo santo (cioè Sangiorgi: ché i gabbati sono altri), il nostro primo cittadino, sciogliendo inni e canti al santissimo e divinissimo assembramento, pubblica sul suo profilo fb una foto di piazza San Pietro sovraffollata grazie alle ronde della Notte della Taranta, immagine irrobustita dall’immancabile slogan motivazionale: “La città è sempre più viva”. Non so voi, ma io mi sento già meglio - e meno male che il ridicolo non ha mai ammazzato nessuno, se no a Galatina saremmo un giorno sì e l’altro pure con la bandiera a mezz’asta per lutto cittadino.
Non paghi della precedente toppa a colori leggermente peggiore del buco e per dire quanto le profezie di Orwell sembrino scadenti imitazioni della realtà, il 24 agosto scorso giunge bel bella delibera unanime di giunta d’incarico a un avvocato per un’“espletanda attività sostanziantesi nella preliminare valutazione di sussistenza degli estremi per la presentazione di denuncia-querela e, accertati i presupposti, nella predisposizione e deposito presso la Procura della Repubblica di Lecce, del predetto atto” [mo’ ditemi voi se il titolare di codesta prosa da ipossia nel povero lettore non meriterebbe i domiciliari, o quanto meno l’immediata iscrizione nel registro degli indagati, ndr.]. In pratica l’occhiuta sorveglianza avvocatesca sarà tutta volta a esaminare articoli, messaggi, commenti, attributi, epiteti, locuzioni, lemmi, virgole e punti esclamativi “propalati a mezzo internet”, per spezzare le reni ai tiratori scelti di fango, vale a dire chiunque osi parlare in termini men che lusinghieri del concerto, della comunicazione del locale Istituto Luce (meglio noto come Istituto Corso Porta Luce), e di tutto l’ambaradan negramarognolo. Eh sì signora mia: dobbiamo tutelare l’immagine della città con un bel po’ di querele: ché noi siamo buoni e cari, ma quando ci toccano l’immagine di “Galatina mia” apriti cielo. E mi raccomando, nessuna scriminante per la satira, nonostante a suo tempo fossimo tutti Charlie Hebdo.
Tra l’altro 800 euro di stanziamento in bilancio per il nobile proposito della censura mi sembrano un affarone: e dove altro riusciresti a portare a casa, chessò io, 100 denunce a 8 euro cadauna? Ma fossero pure 10 a 80 euro, sarebbero già saldi di fine stagione, prezzi da stock, 3X2, e fuori tutto. A meno che non si decida di applicare il principio “Unum castigabis, centum emendabis” (colpirne uno per educarne cento), e chissà che quell’Unum non venga scelto magari con estrazione a sorte, ovvero tramite vaglio di titoli ed esami. E vuoi vedere che il fortunato vincitore (non chiamatela eterogenesi dei fini) sarà proprio chi si mette a vergare certi comunicati istituzionali, a volte indugiando sul proprio ombelico e di tanto in tanto minacciando processi per lesa maestà. O forse lessa maestà.
Antonio Mellone
dic182022
Non chiedere quello che il tuo Paese può fare per te, chiediti cosa tu puoi fare per il tuo Paese (J.F.K.).
Questa è la famosa quanto ambiziosa frase che ha ispirato da sempre il nostro operato… Ci induce infatti a riflettere sui rapporti che ci sono e a quelli che ci potrebbero essere tra cittadini e suoi amministratori, ma soprattutto tra cittadini e la città stessa, tra cittadini e Associazioni, tra Cittadini e attività produttive, ecc…
Questa frase non solo non perde un centesimo della sua bellezza e della sua verità, ma addirittura assume ancora più importanza in un momento storico particolare in cui le Amministrazioni comunali devono fare i conti con le casse sempre più esangui e con i vincoli contabili e amministrativi sempre più stringenti…
L’evento “I Love ’80 & ’90 party” del 17 agosto 2022 è stato considerato unanimemente, soprattutto dagli “addetti ai lavori”, il più importante dell’estate salentina 2022 sia in termini di presenze, che di qualità dello spettacolo e di ricaduta economica; abbiamo regalato una bellissima serata gratuita e una “boccata di ossigeno” per le tante attività commerciali galatinesi…
Ma c’è un altro motivo, non meno importante, che ci ha resi particolarmente orgogliosi: grazie al ricavato della vendita dei cappellini e delle t-shirts, ricordo della serata, possiamo finanziare piccoli lavori di rimozione barriere architettoniche e/o di ostacoli che non permettono la completa mobilità di chiunque ed in particolare di coloro che, per qualsiasi causa, hanno una capacità motoria ridotta o impedita, tipo marciapiedi senza rampe.
Di comune intesa con l’Amministrazione comunale, l’Assessorato ai Lavori Pubblici, la Direzione Programmazione strategica e lavori pubblici e il Servizio Demanio e urbanizzazioni, mobilità urbana e trasporti, nella persona del Geometra Saverio Toma, abbiamo individuato alcuni punti che necessitano di questo tipo di interventi.
Qui siamo in via Grotti per eseguire il primo degli interventi programmati.
Siamo coscienti che il nostro intervento non potrà mai essere risolutivo, ma, come diceva Madre Teresa di Calcutta, quello che noi facciamo è solo una goccia nell'oceano, ma se non lo facessimo l'oceano avrebbe una goccia in meno…
In questo modo speriamo di sviluppare la cittadinanza attiva e le competenze civiche e svolgere quindi un ruolo di “catalizzatore” delle energie presenti nella comunità, incoraggiandone l’emersione per la cura dei beni comuni.
Se avete voglia di contribuire in questa splendida ed emozionante maratona di solidarietà non vi resta che contattarci…
Grazie di
Ass.ne “Quelli di piazza San Pietro 2.0”
Natale 2022
lug022018
L’ospedale “Santa Caterina Novella” non avrà più Ortopedia, Cardiologia, Geriatria e Chirurgia che mantiene solo quattro posti letto eppure il sindaco di Galatina, Marcello Amante, sprizza gioia da tutti i pori e pensa che il Punto nascita, i quattro posti letto di Terapia intensiva (a supporto del punto nascita), il mantenimento del reparto di Malattie infettive siano una garanzia per il futuro dell’ospedale. È l’ennesima prova di una mancanza di visione e di lungimiranza che, ancora una volta, danneggiano la nostra città.
Da candidato sindaco avevo promesso che mi sarei battuto per l’ospedale di Galatina e avevo fatto elaborare da esperti della sanità un modello organizzativo che avrebbe garantito l’equilibrio economico del “Santa Caterina Novella” e quindi la possibilità di avere un futuro nella rete ospedaliera salentina. Oggi quel modello è stato applicato a Copertino che ha, perciò, frecce nel suo arco per avere ruolo nell’assistenza sanitaria ospedaliera. Se il Punto nascita non raggiungerà i mille parti l’anno sarà destinato alla chiusura e, se accadrà, all’ospedale di Galatina non rimarrà nulla. La riflessione nasce dalla constatazione che le nascite sono in calo netto, non solo a Galatina. Nel 2017 Galatina ha registrato meno di 700 nascite e non è scontato che le future mamme si indirizzeranno al “Santa Caterina Novella” perché le donne seguono il loro medico.
Caro presidente Emiliano, mi rivolgo direttamente a lei che è anche assessore alla Sanità e ha sempre dichiarato di non essere sordo alle esigenze dei territori. Galatina ha un ospedale su cui sono stati investiti tanti soldi pubblici e una struttura architettonica ancora moderna. È stato un ospedale molto importante impoverito da scelte politiche, e mi riferisco anche al passato, che lo hanno portato ad avere molti, troppi, spazi inutilizzati. Mi pare sia uno spreco di risorse pubbliche e un torto a un’ampia fascia del territorio che si ritroverà ad avere un’assistenza ospedaliera carente di reparti importanti.
Le chiedo, presidente Emiliano, di voler riconsiderare la situazione dell’ospedale di Galatina valutando l’opportunità di destinare l’ala De Maria, ad esempio, a PPA (Presidio Territoriale Post Acuzie) profilo assistenziale introdotto con il nuovo regolamento sui Presidi territoriali di assistenza.
Al momento sono stati previsti solo 3 PPA: uno in provincia di Taranto a Grottaglie e 2 in provincia di Bari a Triggiano e Canosa perché la loro attivazione comporta investimenti che non sono stati contemplati per tutti i territori e quindi il Salento è penalizzato nella possibilità di avere un livello intermedio di assistenza orientata verso la deospedalizzazione del trattamento post acuzie, ossia di tutti quei casi che non necessitano di ricovero, ma hanno bisogno di assistenza qualificata. A questo si dovrebbe aggiungere la Riabilitazione che presenta forti carenze in termini di posti che non possono essere colmate solo con i 24 posti letto assegnati a Copertino e, ritengo, sarebbe utile anche un reparto di lungodegenza. Sottolineo, poi, che il Dm 70 prevede per gli ospedali di base la presenza di Medicina interna, Chirurgia generale, Ortopedia, Anestesia e servizi di supporto in rete di guardia attiva e/o in regime di pronta disponibilità sulle 24 ore di Radiologia, Laboratorio, Emoteca. Devono essere dotati, inoltre, di letti di "Osservazione Breve Intensiva".
Mi auguro che il sindaco Amante colga l’importanza di una battaglia condotta in questa direzione e agisca di conseguenza ricordando qual è il valore della fascia di primo cittadino che non deve essere spesa solo per le inaugurazione e le parate.
Il consigliere di opposizione della Lista De Pascalis
Giampiero De Pascalis
mag152019
Archiviato il meraviglioso concerto di Angelo Branduardi e Fabio Valdemarin, giovedì 16 maggio “I Concerti del Chiostro” ospiteranno il duo salentino Valeria Fasiello al pianoforte e Andrea Carrozzo al sassofono. Questo concerto sostituisce la pianista Cinzia Bartoli, evento annullato lo scorso 28 aprile per problemi di salute dell’artista.
Il duo Carrozzo-Fasiello nasce nel 2018 con il desiderio di esaltare e promuovere la musica da camera per sassofono e pianoforte. Fin da subito ha attirato l’attenzione di pubblico e critica, esibendosi in vari festival, fra i quali l’anteprima del Festival PianoSoloLab a Ostuni, la Rasse gna Classica d’Estate della “Camerata Musicale salentina”, per “Brindisi Classica” e nel Complesso della Pilotta a Parma. Sono vincitori assoluti del Concorso Musicale Internazionale “Villa La Meridiana” di Leuca. Ad aprile 2019 si sono esibiti presso la Philarmonie de Paris nel Grand Gala di premiazione del Concorso Internazionale “Grand Prize Virtuoso”.
“Sono molto felice di ospitare questo duo di giovani e talentuosi salentini, dichiara il direttore
artistico della rassegna musicale il M° Luigi Fracasso, - Il programma è dedicato alla musica francese del primo '900 ed, in particolare, omaggia Claude Debussy in occasione del centenario della scomparsa. È caratterizzato da uno spiccato virtuosismo, che mette in risalto le capacità strumentali ed interpretative degli esecutori e avvolge il pubblico nell’inebriante atmosfera della Parigi di inizio secolo. Spazia fra le due principali correnti artistiche presenti in Francia nei primi decenni del ‘900, rappresentate da Debussy (Impressionismo) e Milhaud (per il “Gruppo dei Sei”),passando attraverso le note dell’eclettico Ibert. Del primo ascolteremo il Prélude a l'après- midi d'un faune, con le sue sonorità raffinatissime e la sua atmosfera sospesa ed instabile, che si contrappone dicotomicamente al clima festoso e danzante di Fêtes, secondo brano in programma, e al palazzo armonico della Rhapsodie. Questi brani si alterneranno alle evocative suggestioni delle Histoires di Ibert e la gioiosa freschezza della suite Scaramouche di Milhaud.
Ad interludio e a conclusione del concerto, due brevi salti fra le note seducenti e spagnoleggianti di De Falla, del quale ascolteremo l’irruente e passionale Danza rituale del fuoco, e di Piazzolla, con la struggente malinconia di Oblivion e i ritmi di Tango, Milonga e Jazz del Night Club 1960”. Appuntamento a giovedì 16 maggio alle ore 20.30 presso il Santuario Madonna delle Grazie di
Soleto.
Come ogni concerto, anche questo sarà preceduto da una visita guidata nel Comune di Soleto a
cura dell’Associazione “Amici del Presepe” previa prenotazione.
Infoline: 3292198852
I Concerti del Chiostro – Associazione Musicale – via del Ciclamino 32, Galatina
Pagina Fb: www.facebook.com/IConcertidelChiostro/ Email: iconcertidelchiostro2019@gmail.com
Gloria Romano
Ufficio stampa
mar252022
Galatina e la sua storia sarà il tema del nuovo appuntamento della Rassegna “Incontri al Collegio”sabato 26 marzo alle ore 18,30, con la presentazione del libro di Giovanni Vincenti “Per la storia e per l’arte di Galatina” . Il volume raccoglie tutto ciò che è stato pubblicato dall’autore nell’ultimo decennio su periodici, riviste, atti di convegni e che trattano di “fatti, uomini e cose “ poco o mal conosciuti della storia e della storia dell’arte di Galatina con particolare attenzione ai secoli XVI-VIII . Giovanni Vincenti ingegnere di professione è componente della Società di Storia Patria per la Puglia, si definisce uno “studioso non professionista” ma da oltre trenta anni conduce ricerche archiviste soprattutto su temi riguardanti l’architettura civile e religiosa di Galatina. Per la storia e per l’arte di Galatina è un contributo importante alla storia cittadina, ma al contempo come afferma l’autore, vuole essere uno stimolo a nuovi studi e ricerche. Converseranno con Giovanni Vincenti , l’architetto Mario Cazzato della Società Storica di Terra d’Otranto ed il professore Giancarlo Vallone dell’Università del Salento. Introduce Don Antonio Santoro Rettore della Chiesa di Santa Maria della Grazia, coorganizzatore con la libreria Fiordilibro della Rassegna “ Incontri al Collegio”
Giovanni Vincenti ha collaborato con G. Vallone, M. Cazzato, A.Costantini, L. Manni alla Guida di Galatina. (Galatina Congedo 2009);
Ha pubblicato Galatina tra storia dell’arte e storia delle cose. (Galatina Congedo 2009);
Ha curato La chiesa dell’Addolorata in Galatina tra storia arte e devozione (Galatina Edit. salentina 2014),
I Domenicani a Galatina e la chiesa di Santa Maria della Grazia (Galatina Congedo 2017)
Una confraternita, Una chiesa : l’Addolorata di Galatina. Il culto e la devozione, la storia e l’arte, I restauri (Galatina Panico 2021)
Numerose sono le sue partecipazioni a Convegni di Studi in qualità di relatore.
Emilia Frassanito
mag032018
E’ stato un pomeriggio domenicale, quest’ultimo del mese di aprile, festoso e ricco di calore sportivo in un PalaPanico gremito ,che ha ospitato la Final Four Under 13 nella versione 3x3.
La manifestazione organizzata dalla società Olimpia S.B.V. Galatina ,su mandato del Comitato FIPAV di Lecce, ha visto gareggiare Fulgor Tricase, Showy Boys Galatina, Conad Squinzano e Olimpia SBV.
Nella prima sfida in programma i ragazzi di mister Pendenza si sono imposti sulla Conad Squinzano per 2-0(15-12, 15-12), prenotando la finale, mentre a seguire la Fulgor Tricase si è arresa anch’essa per 2-0(15-9, 15-10) alla Showy Boys , determinando così la seconda finalista.
Lo scontro sportivo tra le due società galatinesi è stato preceduto dalla finalina tra Squinzano e Tricase che ha visto prevalere i rossoblù tricasini del professor De Blasi per 2-0 ,occupando così il terzo gradino del podio.
La finale tutta galatinese , abbastanza tirata e sempre in bilico ,ha visto alla fine primeggiare i ragazzi di Laura Pendenza ed Antonio De Matteis che si sono fregiati del titolo di campioni territoriali con il punteggio di 2-0(15-12,15-13).
Ora un impegno abbastanza difficile è rappresentato dalle fasi regionali a cui parteciperanno ambedue le squadre finaliste , per misurarsi nelle fasi eliminatorie con i pari età di Altamura, San Giuseppe di S. Marzano,Sava , Alberobello e Materdomini Castellana.
Alla premiazione delle quattro squadre finaliste sono intervenuti il vicepresidente territoriale FIPAV Piero De lorentis che ha portato il saluto del Presidente Pierandrea Piccinni , il vicesindaco ed assessore allo sport e alle politiche giovanili ,signora Maria Rosaria Giaccari, il campione della pallavolo salentina degli anni 80, Dario Preste , ed il vice presidente dell’Olimpia SBV signor Francesco Liguori.
A giudizio unanime dei quattro tecnici rappresentanti le rispettive società, è stato assegnato il premio di miglior giocatore a Lorenzo De Matteis dell’Olimpia SBV Galatina.
La manifestazione si è chiusa con una tavolata per un rinfresco ai piccoli atleti a base di rosticceria, dolciumi e bevande varie.
Questi i titolati con la medaglia d’oro, guidati dai tecnici Laura Pendenza e Antonio De Matteis, sotto la guida del dirigente accompagnatore Zaira Gemma.
Diego PERRONE, Lorenzo DE MATTEIS(K), Mario ARCADI, Mattia MURRONE, Antonio MAGURANO.
Piero de lorentis
AREA COMUNICAZIONE
OLMPIA S.B.V. GALATINA
dic152020
Le polemiche sollevate in questi giorni relative alla destinazione Covid dell’Ospedale di Galatina, da parte della Regione Puglia, ci portano a fare alcune riflessioni in merito.
Assistiamo ad un dibattito in cui le posizioni politiche cambiano di ora in ora, a volte contraddicendosi con quelle sostenute il giorno prima ( “ mai Covid a Galatina ! ”; poi ” cosa si aspetta a far partire l’ospedale Covid di Galatina ? “) , un dibattito spesso orientato da mere logiche di ricerca del consenso popolare, piuttosto che da concrete proposte di soluzione dei problemi, posti da una situazione di grave emergenza sanitaria, piegando il diritto alla salute, che deve essere di tutti, ad interessi di parte e di sterile contrapposizione politica.
E’ chiaro che, in una situazione normale, sarebbe stato preferibile che solo il padiglione De Maria venisse adibito a funzione Covid, facendo funzionare regolarmente il resto dell’Ospedale per le altre patologie che, nel frattempo, non sono scomparse. Ma il collegamento strutturale tra la zona Covid e quella No Covid avrebbe comportato seri rischi di carattere igienico - sanitario e, quindi, di infezione sia per il personale sanitario, che per i pazienti.
Nonostante questa drammatica situazione, che potrebbe diventare esplosiva se venissero messe sotto pressione le strutture Covid, la Regione e la Direzione Generale ASL , con una decisione coraggiosa, quanto equilibrata, hanno voluto individuare percorsi di sicurezza No Covid, che permettano al “Santa Caterina Novella” di continuare a svolgere l’attività ambulatoriale in essere, più il Punto Nascita ed i relativi servizi. Per fare questo tipo di intervento è necessario eseguire modifiche strutturali, peraltro già finanziate, sempre nella logica di evitare rischi per il personale sanitario ed i pazienti. E’ sulla realizzazione di questa soluzione organizzativa che la Direzione Generale è ancora indietro, mostrando incertezze e confusione, ma senza rinunciare alla strategia di rilancio dell’ospedale, con la riapertura, qualche giorno fa, della divisione di Psichiatria.
Dinanzi a questi sforzi finanziari ed organizzativi, dettati da una rigorosa, quanto impellente politica sanitaria regionale, i sit-in, i gazebo, gli slogan ed i cortei dovrebbero essere organizzati non per contestare, nel merito, queste decisioni, ma per controllare e, magari, sollecitare la realizzazione di questo piano.
Soprattutto quando non si hanno diverse e migliori proposte alternative e non si ancora capito che non ci possono essere più ospedali, con tutte le branche specialistiche, sotto casa. Ormai si ragiona in termini di “ RETE OSPEDALIERA “ , che coinvolge tutto il territorio provinciale, perché non è la quantità, ma è la qualità delle prestazioni sanitarie che deve essere salvaguardata.
Ed è in tale ottica, che non possiamo non esimerci dall’allargare lo sguardo verso la programmazione futura, quando questa situazione di emergenza – speriamo presto - finirà e la pandemia sarà debellata.
Ed è in questa prospettiva che pretenderemo che i finanziamenti ottenuti dalla Regione per realizzare i 12 posti letto di terapia intensiva ed i 22 di semintensiva continuino ad essere operativi, anche nella fase post emergenziale e diventare il pilastro per la rinascita del nostro ospedale. Perché, a quel punto, Governo e Regioni dovranno rivedere le basi che hanno determinato l’emanazione del D.M.70, con la relativa classificazione degli ospedali in “ di base “ e “di primo livello”, perché, di fatto, superata da questa emergenza sanitaria e perché un ospedale che ha in dotazione un buon numero di posti di terapia intensiva e di semiintensiva non potrà che non essere un punto di riferimento importante per la sanità salentina e non potrà non prevedere l’apertura delle branche chirurgiche in tutte le sue articolazioni, ivi compresa la Traumatologia, la cui necessità diventa, ogni giorno, più impellente.
A questo si aggiungerebbero le branche della semiintensiva e cioè la Cardiologia con Utic, la Pneumologia e la Dialisi.
Questo sarà l’impegno del Partito Democratico di Galatina, consapevole delle difficoltà che si incontreranno, ma convinto di andare in questa giusta direzione.
PARTITO DEMOCRATICO
Circoli di Galatina e Noha
mar112021
La metropolitana di superficie e l’elettrificazione delle Ferrovie Sud–Est, sono all’ordine del giorno del confronto tra le forze politiche della nostra provincia.
Il Coordinamento Cittadino dei Circoli del Partito Democratico, rilegge, nelle iniziative che si sviluppano e per le soluzioni che si propongono, un libro già scritto. Tornano alla mente, anche se lontani nel tempo, altri momenti storici, allorquando, Galatina dovette subire isolamento ed emarginazione, venne proditoriamente espropriata d’importanti servizi statali, quelli finanziari e giudiziari per citarne due.
Tutto questo ha isolato Galatina dal contesto provinciale, a vantaggio di altri comuni. Non si vuole fare dell’inutile campanilismo, ma, nel ricordare quanto accaduto, si presti attenzione affinché non si ripeta.
La destra salentina (MRS, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega), sulla metropolitana di superficie e sull’elettrificazione della rete ferroviaria, ha puntato tutte le attenzioni al versante Adriatico, dimenticando quello Jonico. La manifestazione promossa alcune domeniche fa, con il viaggio su carrozze Sud–Est, da Lecce a Gagliano del Capo, con l’attraversamento dei comuni di Maglie, Poggiardo, Miggiano, Alessano e Tricase, non ha interessato nessuno del versante Jonico: Galatina, Galatone, Nardò, Alezio, Gallipoli, Taviano, Casarano, Ugento, Taurisano e Acquarica-Presicce.
Bene hanno fatto alcuni sindaci, di recente anche quello di Copertino, a denunciare questa mancanza, ricordando che anche quello Jonico rappresenta un territorio fortemente frequentato da turisti di ogni parte d’Italia, dell’Europa e del Mondo. Anche quest’area del Salento è ricca di bellezze naturalistiche (Parco naturale “Isola Sant’Andrea” di Gallipoli, Palude del Capitano, Pineta di Portoselvaggio a Nardò, Area Marina Protetta di Porto Cesareo), itinerari balneari (Torre Vado, Pescoluse, le Maldive, Torre Pali, Lido Marini, Punta Pizzo, le Marine di Nardò, i lidi di Porto Cesareo), strutture architettoniche di grande valore, i Castelli, le Chiese (la nostra Santa Caterina d’Alessandria, Patrimonio dell’Umanità) e le particolarità urbanistiche e strutturali dei Centri Antichi.
Tra le voci che si sono levate contro questo tentativo di emarginazione di una parte importante del Salento, dobbiamo segnalare l’assenza preoccupante di quelle del Sindaco di Galatina, Marcello Amante, e dei suoi collaboratori, sempre pronti a fare solenni annunci, a convocare convegni per promuovere il turismo e il commercio, ma assenti quanto c’è da operare concretamente.
Il Partito Democratico, nel denunciare quanto sta avvenendo, vigilerà, affinché anche in questa occasione, la nostra Città non venga sacrificata e umiliata.
PARTITO DEMOCRATICO
COORDINAMENTO
CIRCOLI DI GALATINA
lug022018
Si chiude ufficialmente la stagione sportiva 2017-18 della Showy Boys Galatina. Il mese di giugno segna, come sempre, il punto di arrivo di un’annata agonistica che per la società bianco-verde è stata molto positiva sia per i risultati federali raggiunti che per l’ottimo lavoro tecnico e di formazione svolti come scuola di pallavolo.
“Quella che si è chiusa è stata una stagione ricca di attività e con risultati degni di nota – dichiara il direttore tecnico della Showy Boys, Francesco Papadia, figura storica del club galatinese e icona della pallavolo salentina – siamo soddisfatti dei risultati ottenuti dalle squadre nei diversi campionati di categoria a cominciare dall’under 18 sino ad arrivare al gruppo dell’under 12 che è stato l’ultimo a chiudere l’attività agonistica”.
Come consuetudine, la Showy Boys Galatina ha partecipato ai campionati giovanili indetti dal Comitato Fipav di Lecce e ha visto gareggiare nel corso della stagione tutte le squadre del settore giovanile. Ad iniziare dal team under 18 e under 16 di mister Gianluca Nuzzo che hanno disputato i rispettivi tornei e messe in evidenza le caratteristiche tecniche dei singoli atleti e il gioco di squadra. A seguire, i campionati riservati alle squadre under 14, under 13 e under 12 guidate dal tecnico Davide Quida che si sono riconfermate ai primi posti del ranking provinciale in virtù della partecipazione alle final four di categoria e, per la categoria under 13, anche alle fasi eliminatorie regionali.
“Non possiamo che essere felici dei risultati sportivi ottenuti dal nostro settore giovanile – continua il dt Francesco Papadia - risultati che ormai si raggiungono da più anni e che evidenziano la buona programmazione didattica per le diverse fasce di età e il lavoro di preparazione tecnica e fisica che viene svolto in palestra durante l’intera stagione. Certo, i risultati sportivi sono importanti ma credo che oggi sia fondamentale garantire agli allievi che frequentano i corsi una maggiore attenzione da un punto di vista didattico e una attenta preparazione tecnica e per i più grandi anche fisica”.
A completare l’attività giovanile il gruppo under 14 e under 13 del settore femminile, che al loro primo anno di attività hanno registrato grande interesse, e il gruppo minivolley che anche in questa annata ha visto partecipare numerosi allievi tra bambine e bambini coordinati dal tecnico federale Orazio Codazzo e dal suo staff di istruttori.
“Una menzione a parte merita il settore femminile – aggiunge il direttore Papadia – è stata la novità di questa stagione sportiva e ha catalizzato l’attenzione di tante famiglie che hanno scelto la nostra società per fare avvicinare le ragazze al mondo della pallavolo. Una riconferma, invece, è stato il settore minivolley, fiore all’occhiello della Showy Boys che avvia i più piccoli alla conoscenza della disciplina”.
Accanto alla promozione del settore giovanile con la partecipazione ai tornei federali di categoria, nella stagione che è terminata la Showy Boys Galatina ha disputato il campionato nazionale di I livello serie C. Con più giornate di anticipo, la prima squadra del club bianco-verde ha conquistato, al suo primo anno nella categoria, la permanenza nella serie garantendosi la partecipazione anche nella prossima stagione sportiva.
“Non bisogna dimenticare che l’annata agonistica ci ha visti protagonisti anche con la squadra maggiore nel massimo torneo regionale – conclude il dirigente Francesco Papadia – il team allenato da Gianluca Nuzzo è già un punto di riferimento per gli allievi del settore giovanile e soprattutto per i ragazzi che compongono il gruppo under 18 e che ambiscono alla convocazione in prima squadra. Tutto ciò però passa dalla formazione tecnica dei più giovani a cui come società puntiamo tantissimo. Lo testimonia, tra l’altro, l’aver ricevuto dalla Fipav il riconoscimento di scuola regionale di pallavolo e il Marchio d’Argento quale certificazione di qualità per l’attività giovanile, attestazione, quest’ultima, molto prestigiosa se si considera che sono solo sei le società sportive in Puglia ad averla conseguita”.
www.showyboys.com
mar232023
L’ultimo Consiglio Comunale galatinese ha visto l’approvazione del Regolamento Comunale adeguato al Regolamento Edilizio Tipo, che permette alla Città di Galatina di dotarsi di uno strumento moderno ed efficace utile ad operare nel settore dell’edilizia e, più in generale, in tutte le attività ad essa legate.
L’importanza di questo provvedimento sta tutta nel fatto che ad oggi Galatina è tra i pochissimi comuni (ventuno) su 257 in tutta la Regione ad averlo adeguato.
Per l’Assessore all’Urbanistica Guglielmo Stasi, si tratta di “Un risultato molto importante per la nostra Città, che riesce ad adeguare questo regolamento dopo ben 5 anni di immobilismo. Basti pensare che l’obbligo di adeguamento al RET sancito dalla Regione Puglia è scaduto al 31.12.2017. Inoltre - continua Stasi - quest’approvazione traccia la direzione di un riposizionamento di questo Ente comunale verso una centralità di influenza e di riferimento per l’area vasta salentina che progressivamente è andata perduta .
Una centralità ed una valenza di avanguardia nella pianificazione e gestione del territorio che questa Amministrazione intende assolutamente recuperare in tempi brevi, in totale coerenza con quanto indicato nel programma di governo”.
Stasi sin da subito ha evidenziato la necessità di “riformulare integralmente il Regolamento, per uscire dall'impasse di difficoltà operative ed interpretative che frenavano tutta l’attività del Settore edilizio".
Si volta pagina, continua l’Assessore, “ora l’impegno sarà rivolto alle piu’ urgenti varianti urbanistiche, e mi riferisco ai progetti di rigenerazione urbana, di riqualificazione dei comparti e di un nuovo sistema della viabilità in grado di far crescere questo bellissimo quanto trascurato territorio.”
Fabio Vergine Sindaco
Ufficio Stampa
feb132019
Si tratta di un libro straordinario da comprare, leggere e conservare dal titolo " Reputu ", vale a dire un pianto funebre delle piazze rurali del nostro Salento. Oltre alla classica presentazione del libro ad allietare la serata ci saranno gli interventi musicali di Enzo Marenaci leader e voce dei " Cantori della Giurdana ", Marina Leuzzi voce femminile del gruppo folk " I Cardisanti " e gli immancabili interventi del filosofo cantastorie Roberto Vantaggiato. A presentare la serata Raimondo Rodia che terrà a bada anche il vulcanico autore del libro Giovanni Leuzzi. L'appuntamento da non perdere è per venerdi 15 febbraio 2019 alle ore 18.30, presso la biblioteca comunale di Tuglie, in via Risorgimento. Dopo i saluti istituzionali del sindaco Massimo Stamerra e del vice sindaco ed assessore alla Cultura Silvia Romano, si aprirà questa kermesse di musica, poesia, lingua, tradizione, storie ed aneddoti locali. Di seguito la sinossi del libro e due righe sulla vita professionale del prof. Leuzzi.
Il poema in ottava rima e in rigoroso dialetto salentino, che utilizza a pretesto narrativo una divertente storia paesana, fotografa, con i toni e registri più diversi e seguendo il libero andare della memoria, il rapido e per molti versi catastrofico diluirsi, in un nulla ancora indistinto, della millenaria civiltà contadina; una civiltà che nei centri rurali del Salento aveva realizzato, pur in un quadro diffuso di povertà, sfruttamento ed ingiustizia, straordinari risultati di risposta ai bisogni collettivi, di socialità ed identità culturale. Le piazze di quei paesi, che negli ultimi anni sono state oggetto di importanti rifacimenti strutturali ed estetici dagli effetti spesso scenografici, perduta ogni funzione economica e sociale, oggi si presentano come spazi vuoti di presenza umana, freddi, senza storia, senza anima e memoria e ormai da decenni attendono nuova linfa e nuova vita, che sarà, se mai, del tutto diversa da quella di un passato leggendario ed irripetibile. L’ottava rima, con la musica e le cadenze sue proprie, poggia sulla strepitosa padronanza di una lingua che, già grande di suo, si è strutturata nei secoli con scambi, arricchimenti ed imprestiti i più diversi, consentendo al popolo del Salento straordinarie capacità espressive, comunicative e creative; lingua che nel poema è strumento formidabile per il disegno di quadri, situazioni e personaggi, lo sviluppo del pensiero e del racconto, il dipanarsi di nostalgiche ricostruzioni e di ironiche, ma spesso amare e desolate invettive, tutte giocate tra il semiserio rimpianto del passato e la icastica condanna del presente.
Giovanni Leuzzi, laureato in Lettere Classiche, già docente nelle Scuole Superiori, da sempre impegnato in politica e per lunghi anni consigliere e vicesindaco di Cutrofiano, ha operato tutta la vita tra politica e cultura, privilegiando, oltre che importanti percorsi storico-letterari, la conoscenza e l’indagine sulla storia del Meridione e del Salento, sulle varie espressioni della cultura locale (arte, musica, religione), sulle evidenze linguistiche, espressive e documentali della macroarea griko-salentina. Anche l’approdo recente a prove poetiche in dialetto salentino è nello stesso tempo conferma e sviluppo di tale impegno, vissuto e perseguito con costante passione.
Raimondo Rodia
ago022016
Continua la rassegna Note a Margine 2016 anche in questo soleggiato mese di agosto. Il terzo appuntamento della minirassegna galatinese vedrà protagonista il giornalista Ennio Ciotta, con la presentazione del suo ultimo romanzo “Di contrabbando” edito da Bepress, alle ore 21 presso il pub “Al posticino” situato a Galatina di fronte Chiesetta San Paolo.
Dopo l'introduzione di Andrea Coccioli, presidente dell' Associazione Culturale CityTelling l'incontro verrà moderato da Francesca Malerba l'autrice galatinese di “Salento Rock-andati via senza salutare”.
Una serata all'insegna dei racconti di una “periferia dell'umano” brindisina, non troppo distanti da quelli appartenuti anche alla nostra cittadina salentina diversi anni orsono.
“Di contrabbando” è il romanzo della vita vera. Una vita segnata dalle contraddizioni di chi non capisce o non vuol capire il valore del compromesso. L’epica della realtà che sfida la legge con ogni mezzo necessario in nome di una libertà dai confini incerti.
Di contrabbando come le casse di sigarette che corrono veloci stipate negli scafi che solcano il mare in tempesta, nei cofani delle auto blindate in colonna verso un traguardo invisibile agli occhi, per poi essere vendute agli angoli delle strade nella fitta rete del lavoro clandestino che sfama centinaia di famiglie. Casse, stecche, pacchetti, vecchie Alfa Romeo elaborate, onde del mare più alte della paura di morire e poi il coraggio di resistere nonostante il fiato sul collo diventi sempre più pesante. Di quale monopolio stiamo parlando? Di quale Stato? Di quale reato? Qui nessuno ha visto niente. All’ombra dei giganteschi palazzi della periferia le vite si intrecciano in mille trame differenti. L’amore è rumoroso e intrattabile come il motore elaborato di un auto pronta per una nuova notte di sbarchi, l’amicizia segue rotte polverose e d’improvviso si fa pericolosa in nome di un potere che acceca come un faro di vedetta puntato dritto negli occhi. C’è chi abbandona il campo convinto di meritare giorni migliori e chi rimane a combattere il dolore a denti stretti sperando che l’inverno passi una volta per tutte e che la primavera sia per sempre. L’anima è in bilico su un filo teso nel vuoto. Nessun confine fra legalità ed illegalità. Niente da rinnegare. Si va avanti a muso duro. La famiglia è il primo motore immobile. Tutto ruota intorno all’attenzione di ogni singola mamma per il destino di figli che la strada ruba troppo presto dalla protezione del loro grembo. Il tempo passa ma nulla cambia e la ragione, ammesso che ne esista una, diventa solo una questione di punti di vista.
A seguire live acustico.
Associazione Culturale CityTelling
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Twitter: NoteAmargineGalatina
giu152006
Nella mia vita di Missionario della Consolata mi è toccato di vivere lontano dalla mia terra e dalle mie radici, sia negli anni di Seminario in preparazione al sacerdozio missionario e sia per il servizio missionario che l’ubbidienza mi ha chiamato a svolgere in diverse parti del mondo.
Nel 1972 rientravo in Italia dopo un periodo di 5 anni in Canada e mi capitò, per motivi di salute, di fermarmi oltre il previsto a Noha in famiglia. Fu così che, tanto per passare il tempo, cominciai a curiosare nell’archivio parrocchiale di Noha.
Trovai un libricino di una cinquantina di paginette intitolato “L’Università e il Feudo di Noha - Documenti e Note” edito nel 1906 a Lecce di un certo Prof. Gianferrante Tanzi, ora non più reperibile. (Possiamo considerare questo libricino come l'antenato della "Storia di Noha"). Le mie ricerche su Noha sono partite da lì.
Mi rendevo conto, legicchiando quel libricino, che Noha aveva una storia molto antica e molto ricca di notizie, anche se quelle che leggevo in quel libercolo a volte erano vaghe e imprecise. Mi venne voglia perciò di fare ricerche più accurate.
Mi misi a intervistare testimoni qualificati e informati su alcune notizie e tradizioni… Cominciai a consultare anche altri documenti di storia locale, arrivando fino all’archivio vescovile di Nardò, di cui ab immemorabili aveva fatto parte Noha, e l’archivio di Stato di Lecce. Negli spostamenti sovente mi guidava don Donato Mellone, in quel tempo Arciprete di Noha, a cui devo tanta gratitudine sia per la sua grande disponibilità ad accompagnarmi e sia per avermi permesso di consultare l’archivio della Parrocchia.
Dopo circa un anno di ricerche, nel 1973 davo alle stampe la prima edizione della Storia di Noha.
(Se il libricino di cui sopra era l'antenato, questo era il nonno). Il libricino fu stampato a Casarano dall’editrice Borgia e mi sovvenzionò la stampa un’amica dei missionari della Consolata che avevo conosciuto a Salve.
Furono stampate 300 copie arricchite da una mappa del paese che avevo fatto io stesso (senza essere né tecnico nè geometra) tracciandone il disegno delle strade che percorrevo con una bianchina. Anche le foto le avevo fatte io stesso in bianco e nero. Il volumetto fu messo in vendita a L. 1.000 la copia e andò a ruba, soprattutto perché l’avevo arricchito con una raccolta di proverbi dialettali e di alcune mie poesie in dialetto.
Anche se il libro era ormai stampato, io continuai nelle mie ricerche, approfondendo quelle già stampate nella prima edizione.
Nel 1989 il Comune di Galatina mi sovvenzionò completamente e stampò con 4 milioni di lire, mille copie della seconda edizione, questa volta arricchita di foto in bianco nero di Mirelfoto, oltre che quelle del mio archivio. Questa seconda edizione stampata dalla Editrice salentina, che ha circolato nelle scuole di Noha, era più ampia della prima per i contenuti ma anche più elegante per la forma.
Intanto io continuavo le mie ricerche e scoprivo altre notizie sempre interessanti.
Trovai per esempio una relazione sulla parrocchia di Don Michele Alessandrelli, Arciprete di Noha dal 1847 al 1879, che in occasione della visita pastorale del vescovo di Nardò, lui compila con molta precisione di particolari, che oggi risultano preziosissimi.
Analizzando meglio tutti i documenti dell’archivio parrocchiale che ho letto per conoscere i miei antenati (e vi sono arrivato fino al 1500), trovai notizie abbondanti sulla situazione sociale, religiosa, economica e politica della gente di Noha. Erano tutte notizie preziosissime che meritavano di essere pubblicate.
La seconda edizione era ormai esaurita. Valeva la pena far conoscere al pubblico le notizie di cui ero venuto a conoscenza. Sentivo il bisogno di trovare il modo di stampare una terza edizione. La difficoltà principale era quella di reperire i fondi o comunque trovare un mecenate che si prendesse cura della cosa.
A questo punto comincia la storia della terza edizione che viene presentata questa sera: Noha, storia, arte, leggenda. Sicuramente l’ideatore, l’artefice principale di questa terza edizione è Antonio Mellone.
Questa edizione è come una suonata a quattro mani al pianoforte, abbiamo scritto nelle avvertenze a pag.15. A volte c'è l'assol0, a volte si concerta insieme: ma sempre i due suonatori sono impegnati nella musica dell'unico brano.
Per la verità il primo contatto con lui fu uno scontro. Quando tornai dal Canada, Antonio aveva solo cinque anni, e di lui non ricordo nulla.
Ho cominciato a conoscerlo qualche anno fa perché pubblicava articoli sul Galatino che anch’io, pur essendo lontano da Noha, ricevevo e leggevo. In un numero del Galatino in un suo articolo dava notizie di Noha antica, servendosi delle mie ricerche ma senza citarne la fonte. Da qui il piccolo scontro.
Nel settembre del 2003 l’ubbidienza mi ha condotto ad essere parroco a Galatina. Qui ho incontrato di nuovo Antonio Mellone, anzi lui stesso è venuto a trovarmi per espormi le sue idee e propormi il suo progetto: mettere insieme le notizie sue e mie e fare un’unica edizione più bella, arricchita di altri contenuti non strettamente storici ma comunque interessanti...
Così nasce questa terza edizione, bella, ricca, spettacolare, impensabile fino a qualche anno fa, degna di stare in qualsiasi biblioteca, nonostante qualche imprecisione, inesattezza e direi anche qualche gonfiatura soprattutto nelle didascalie sotto le foto.
Grazie ad Antonio Mellone, al suo intuito, al suo impegno, questa sera potete ammirare e acquistare questo volume: è lui che ha voluto fortemente e con mille sacrifici questa edizione così particolare soprattutto nella sua veste tipografica.
Devo dire che con questa edizione le ricerche sulla storia di Noha non sono finite. Mi auguro che altri più giovani di me possano continuare lo studio e la ricerca, convinti che Noha ha una storia molta antica, più di quella di Galatina, e interessante. Bisogna solo avere il tempo e la passione per visitare gli archivi, anche quello di Stato di Napoli in particolare, dove sicuramente si potranno trovare altre notizie.
Grazie per la vostra attenzione.
lug222019
L’allenatore federale Manuela Montinari entra a fare parte dello staff tecnico della Showy Boys Galatina. Il club bianco-verde sceglie di “investire” ancora di più sul suo gruppo di allenatori con l’obiettivo di offrire alla Scuola Volley e a tutti i suoi allievi uno staff sempre più qualificato. Da qui, la scelta dei dirigenti galatinesi di puntare su Manuela Montinari, una figura dalle grandi doti tecniche e umane, che saprà condividere appieno idee e obiettivi della Showy Boys.
“Ringrazio la società e lo staff per la grande opportunità e per la bellissima accoglienza – dichiara il neo allenatore bianco-verde - mi è sempre piaciuto rapportarmi con i bambini, i ragazzi e lavorare nel settore giovanile perché mi sono sempre piaciute le sfide e il mettermi in gioco. Per me si tratta di ritornare alle origini, soprattutto dopo gli ultimi anni di attività, e credo di poter dare ancora molto a questo sport e di riuscire a trasmettere quei valori con cui sono cresciuta e che ho fatti miei.
Nello sport, come nella vita, bisogna fissare degli obiettivi e solo con il duro lavoro, la dedizione in palestra e un’attenta programmazione si possono ottenere importanti risultati”.
Il tecnico sarà impegnato nella guida dei gruppi giovanili della Scuola Volley e lavorerà a stretto contatto con tutti gli altri componenti dello staff.
“La Showy Boys è una società molta attenta e presente nei settori giovanili - aggiunge Manuela Montinari - il direttore della Scuola Volley, Gianluca Nuzzo, tecnico di grande spessore, dalla grande disponibilità ed esperienza, e il resto dello staff, attento e competente, curano ogni singolo aspetto della programmazione sportiva, tecnica e organizzativa diretta a fare crescere tecnicamente gli allievi e anche i più piccoli del settore minivolley S3. I risultati ottenuti a livello giovanile e la meticolosità nello svolgere l’attività pallavolistica hanno reso la Showy Boys Galatina un punto di riferimento e di forza nel panorama della pallavolo salentina. In occasione degli ultimi eventi sportivi di campionato, ho avuto modo di toccare con mano e di conoscere meglio l'ambiente bianco-verde, trovando dirigenti disponibili, scrupolosi e mossi da una grande passione - continua il nuovo tecnico bianco-verde - con loro abbiamo avuto lunghi scambi di idee e di confronto sulle opportunità di sviluppo del movimento giovanile in generale. Ho apprezzato l’interessante progetto della Scuola Volley rivolto alla crescita del vivaio, ma esigenze lavorative e personali-affettive non mi hanno permesso di avviare già da prima una collaborazione. Ora, invece, le nostre strade si sono incontrate - conclude Manuela Montinari - il grandissimo entusiasmo della società, la voglia di crescere e di investire sui giovani, la presentazione di un progetto rivolto non soltanto al settore maschile ma anche a quello femminile e soprattutto la grande stima dimostrata mi hanno spinta ad accettare e a condividere il progetto bianco-verde”.
www.showyboys.com
feb132019
Tanti gli strumenti a cui ci si può approcciare e i corsi saranno tenuti da musicisti qualificati e attivi nella scena musicale salentina e non solo.
info e iscrizioni : 3891081226 | 3338030064
CHITARRA | BASSO ELETTRICO: Ettore Mastria
Maestro di chitarra e basso elettrico diplomato presso accademia di musica moderna svolge attivita' didattica da 30 anni presso varie scuole, enti e associazioni salentine. Inoltre ha collaborato, registrato, composto musica, arrangiato e svolto attivita' concertistica con vari gruppi musicali della provincia di Lecce dal 1988 ad oggi.
FISARMONICA: Nicola Mauro
laureato in fisarmonica e "musica e nuove tecnologie" attualmente è docente di fisarmonica presso il liceo IISS Giannelli di Parabita.
PIANO: Maria Chiara Indirli
nata il 17/01/1994, si approccia allo studio del pianoforte all'età di 4 anni, per poi proseguire all'età di 8 anni nel Conservatorio di Musica "Tito Schipa" di Lecce, diplomandosi in Pianoforte nel 2013. Nel 2016 consegue il Diploma di II livello in Pianoforte cameristico e, nello stesso anno accademico, si laurea in Lingue e Letterature Straniere presso l'Università del Salento. Fin dai primi anni partecipa a concorsi nazionali ed internazionali sia come solista sia in formazione cameristica. Insegna strumento dal 2011 ed attualmente è docente di Pianoforte presso la scuola media ad indirizzo musicale "Paradiso-Tuturano".
BATTERIA: Gianmarco Serra, in arte Giammy.
Energico batterista di alcune delle band più popolari del Salento quali gli Après la classe, Io te e Puccia etc.
FLAUTO: Davide Calò
nato il 07/06/1997, si approccia allo studio del flauto all'età di 11 anni, per poi proseguire all'età di 13 anni nel Conservatorio di Musica "Tito Schipa" di Lecce, conseguendo la laurea di I livello nell’ottobre del 2017. Attualmente frequenta il Biennio di II livello in Flauto solistico. Fin dai primi anni partecipa a concorsi nazionali ed internazionali sia come solista sia in formazione cameristica.
TROMBA | TROMBONE | OTTONI: Lorenzo Lorenzoni
Nato a Brescia, si è trasferito in Salento nel 2017, dove esercita l’attività di musicista e insegnante.
Laureato in Musicologia, diplomato in Trombone classico al Conservatorio di Brescia e laureato in Trombone Jazz al Conservatorio di Amsterdam.
Ha vissuto 5 anni in Olanda studiando e lavorando come musicista e partecipando a numerosi tour in Europa con varie formazioni. Insegna tromba e trombone da 15 anni.
SAX: Alessandra Bianco
nasce a Galatina nel 1988
Inizia a studiare sax all'età di 9 anni e nel 2004 entra a far parte, del Conservatorio Tito Schipa di Lecce sotto la guida del M. Luigi Fazi.
Nel 2010 inizia l'avventura con la Swing Big Band diretta dal M. Luigi Bubbico eseguendo brani di musica jazz, blues e swing.
Nel maggio 2012 perfeziona gli studi con maestri di fama internazionale quali il francese Eric Devallon e lo spagnolo Juan M. Jimenez Alba e nel luglio dello stesso anno consegue il Diploma di saxofono. Nel marzo 2015 consegue il Biennio in saxofono cameristico del Conservatorio di Lecce. Ha svolto attività di docente di Musica presso IISS Scarambone di Lecce, IISS Moccia di Nardò ed attualmente nell' IIS Bottazzi di Casarano.
CLARINETTO: Giada Chezzi
nata il 02/08/1993 si approccia allo studio del clarinetto all età di 6 anni per poi proseguire gli studi presso il conservatorio di musica Tito Schipa di Lecce, diplomandosi in clarinetto nel 2014. Nel 2016 consegue il diploma di ll livello in clarinetto cameristico laureandosi con 110 e lode. Fin dai primi anni partecipa a concorsi nazionali ed internazionali sia come solista sia in formazione cameristica. Svolge l’attività cameristica e orchestrale collaborando con diverse formazioni da camera e orchestrali. Dal 2014 è docente di clarinetto presso diverse scuole.
VIOLINO:
Roberta Viva
Appassionata da sempre di questo strumento, inizia a studiare violino nel 2005 presso l'importante accademia Harmonium di Lecce.Oltre a varie partecipazioni e progetti musicali, nel 2011 entra a far parte della Giovane orchestra del Salento di Claudio Prima.
Ylenia Giaffreda
Ha intrapreso il suo approccio con la musica all’età di sei anni, avvicinandosi allo studio del pianoforte. Solo più tardi ha scoperto la sua passione per il violino, che l’ha portata a iscriversi al Conservatorio di Musica Tito Schipa di Lecce, conseguendo il diploma nel 2018. Ha collaborato con diverse orchestre, tra cui l’Orchestra Sinfonica e l’Orchestra d’Archi del Conservatorio di Lecce, la Giovane Orchestra del Salento e l’Orchestra Popolare di Puglia. Dal 2011, violinista del gruppo “Mistura Louca”, con il quale ha partecipato a diversi festival sul territorio nazionale, ricordando, tra questi, l’apertura al concerto di Mannarino e dei Planet Funk. Ha inciso diversi album per band emergenti, con le quali collabora attualmente.
CANTO: Federica Palma
Interprete e cantautrice, dopo essersi formata nell'apprendimento della tecnica vocale (di canto lirico e moderno), ha partecipato a diversi stage formativi (improvvisazione vocale e teatrale, presenza scenica e dizione) volti alla preparazione come performer.
Si dedica all'insegnamento della tecnica vocale da diversi anni.
Circolo Arci Levèra Noha
mag172023
Non soffro affatto di quella tendenza o di quella fisima che il latino rende con la locuzione horror vacui da cui scaturirebbe la tendenza a riempire meticolosamente gli spazi vuoti. Al contrario, per indole e formazione io prediligerei il minimalismo, prima di tutto in casa mia e poi altrove (invero più nell’arredamento d’interni e nel resto delle arti figurative che nella letteratura, atteso il fatto che sovente vengo tacciato di eccessivi ghirigori quando non di divagazioni barocche – tipo queste - prima di centrare l’argomento dei miei, chiamiamoli così, articoli). Ma certi vuoti o certe assenze ti appaiono così irrefutabili che non puoi non interessartene direttamente: dandoti dunque da fare, cercando il meglio possibile su piazza e fuori, senza indugiare nell’illusione che siano i fantomatici “altri” a occuparsene.
Ora, come molte chiese parrocchiali, anche quella del mio paese è dotata di un battistero. Lo trovi appena entri sul lato sinistro della bussola, come vuole la tradizione che lo ha quasi sempre collocato in un luogo distinto dal presbiterio, segno del percorso della iniziazione cristiana che parte appunto dal fonte battesimale per culminare sull’altare dell’Eucarestia.
Il battistero di Noha, settecentesco, di forma esagonale, con vasca sorretta da un piedistallo decorato e chiusa da una cupola poligonale, è finemente scolpito in pietra leccese. Sulla facciata principale, al centro, appena sopra l’oblò circolare con portella in legno intarsiata con croce greca, si può ammirare in bassorilievo la colomba dello Spirito Santo radiante (con raggi a ventaglio indirizzati verso il basso);sul lato opposto è riportato in rilievo un catino dal quale emerge un’elegante brocca dal manico culminante con la testa di un drago; nei restanti quattro frontespizi sono effigiati, sempre a sbalzo, altrettanti volti di putti molto delicati, tutti rispondenti ai canoni della bellezza, vale a dire Claritas, Integritas et Proportio, dunque in netto contrasto con il detto salentino “Diavuli ‘n terra e angeli ‘n cielu”, secondo il quale le sculture in blocchi lapidei locali sarebbero decisamente più apprezzate se ammirate da lontano (“in cielo”) più che da vicino (“in terra”), dove magari gli eventuali difetti della loro manifattura potrebbero risultare più evidenti. Invece no: la raffinata sorgente della cristianità nohana fatta in pethra aurea salentina appare nella sua semplicità come un’opera d’arte di pregevole lavorazione, onde la creatività e l’ingegno non avrebbero potuto fissarsi meglio di così su quei blocchi di pietre antiche e belle.
Ebbene, l’apice di codesta architettura termina con una lanterna, sempre esagonale, sulla quale non si sa bene se ab origine fosse mai stata issata, seppur prevista, un’icona rappresentativa del primo fra i sette sacramenti. Voglio dire che non abbiamo trovato progetti o documenti d’archivio o testimonianze in grado di dirci se sulla sommità del nostro battistero fosse istallata una croce, un segno, una figura, o un gruppo scultoreo raffigurante il battesimo del Cristo nelle acque del Giordano per mano del suo secondo cugino Giovanni. Il fatto è che sarà stato per una qualsiasi forma di diciamo iconoclastia (trafugamento, distruzione od omissione) oggi quest’opus monumentale appare ai più, se non come incompiuto, passibile di completamento. Per esigenze di completezza bisogna aggiungere che una quarantina di anni fa Mario D’Acquarica, concittadino dimorante ora a Torino, colandolo nel suo calco, realizzò in gesso un grazioso battesimo del Cristo, collocandolo poi sul tiburio del fonte. Tuttavia da un trentennio a questa parte codesto manufatto risulta scomparso dalla circolazione, distrutto come fu per caso nel corso di maldestri lavori di ristrutturazione al solaio della chiesa madre.
Tutto questo per dire che da tempo pensavo a un nuovo Battesimo del Cristo da innalzare sul nostro battistero. Lo volevo in pietra leccese, possibilmente di quelle che non si sfarinano, dunque dura, vale a dire stagionata al punto giusto (stagionatura secolare, se non addirittura millenaria), e la sognavo perfetta.
Non mi rimaneva altro che rivolgermi a quel realizzatore di sogni che risponde al nome di Virgilio Pizzoleo, lo scultore di Poggiardo, noto dalla Lombardia alla Calabria, dall’Est all’Ovest dell’Italia e nel resto del mondo per l’originalità e la magnificenza dei suoi lavori, pregandolo dunque di ideare, riportare su carta l’idea e, in seguito all’imprimatur da parte del parroco di Noha, procedere con la scultura, indi con il suo collocamento nella sua, come dire, sede naturale.
Ci son voluti giusto nove mesi di gestazione per un gruppo scultoreo che verrà inaugurato domenica prossima [a breve i dettagli su questi stessi schermi, ndr.], ed ecco in anteprima il risultato: non so agli altri, ma a me dà l’impressione che l’opera arrivi nel profondo dei sentimenti con immediatezza assoluta, grazie alle sue figure che sembrano mettere in armonia tanto l’aspetto solenne e celebrativo quanto, soprattutto, l’umano.
Antonio Mellone
Arianna Gabrieli, galatinese di Noha, è una delle tre ricercatrici che hanno caratterizzato il coronavirus al 'Sacco' di Milano
È nata a Noha una delle tre ricercatrici che, nel laboratorio dell’Ospedale Sacco di Milano, hanno isolato il virus Covid-19 nei quattro pazienti italiani di Codogno. Arianna Gabrieli ha trentasette anni ed ha studiato al Liceo Classico “Pietro Colonna” di Galatina. “Da quando si è diffusa la notizia mi stanno chiamando tutti -risponde al telefono, con voce tranquilla e gentile. Il risultato che abbiamo (insieme alle colleghe Annalisa Bregna e Alessia Lai) raggiunto è sicuramente importante ma il lavoro deve continuare. Dobbiamo caratterizzare il virus e mettere le industrie farmaceutiche in condizione di scoprire e produrre il vaccino”.
Che cosa ha pensato quando vi siete rese conto di avere ‘scoperto’ com’era fatto questo 'coronavirus'?
“Da ricercatrice e da salentina ho provato una grande soddisfazione ma anche un certo rammarico per aver dovuto cercare lontano da casa il lavoro che mi piace”.
La dottoressa Gabrieli ha conseguito sia la laurea triennale sia quella specialistica in biotecnologie a Roma, presso l’Università di Tor Vergata. Dopo il dottorato di ricerca in Medicina molecolare ha cominciato a lavorare, attraverso borse di studio e di ricerca, in vari Centri specializzati.
Da settembre scorso, per raggiunti limiti di età, ha dovuto aprirsi una partita IVA e cominciare ad emettere fatture. In sostanza è tecnicamente una “precaria”.
Papà Oronzo, titolare di una nota autoscuola, e mamma Giuseppa Tundo abitano nella più grande frazione di Galatina mentre il fratello Giancarlo vive con lei a Milano. “Appena possiamo torniamo giù. Il richiamo dei genitori, dei parenti, dei nostri tanti amici è grande”.
Dottoressa, prova paura a vivere praticamente a stretto contatto con il virus che tutto il mondo teme? “No, no assolutamente -risponde sorridendo. In laboratorio siamo super-protette. Ho più timore ad andare in giro per Milano”.
Dino Valente
Fonte: Galatina.it
giu222019
La Rete Ambiente e Salute del Salento, su proposta di cittadini attivi di Galatina, organizza per domenica 23 giugno ore 9,00 una passeggiata di riflessione paesologica presso l'area d'interesse storico-paesaggistico denominata “li Grutti” a Galatina.
La passeggiata vedrà coinvolte alcune realtà associative del Salento e saranno presenti esperti di paesaggio, storia patria, territorio ed etnobotanica che brevemente illustreranno alcune peculiarità che caratterizzano i luoghi visitati.
L'obiettivo è quello di recuperare, aumentando ed approfondendo, la conoscenza dei luoghi per riscoprire un sito anticchissimo, pare, teatro del primo insediamento che diede origine alla fondazione della città di Galatina. Un luogo poco conosciuto, ma estremamente importante per la comunità di Galatina e per il Salento, ad oggi ancora inspiegabilmente lasciato nell'oblio e nell'abbandono.
L'evento si propone di richiamare l'attenzione di tutta la comunità salentina, di appassionati ed esperti, giornalisti e di amministratori pubblici nei confronti di un'area di alto pregio paesaggistico, culturale, etnobotanico ed archeologico dove sono tutt'ora presenti importanti e numerosi elementi architettonici, masserie e chiesette, ed ambienti ipogei scavati nei banchi di roccia affiorante. Tali luoghi abitati da comunità religiose, presumibilmente di epoca basiliana, e dedicati in epoche successive a luogo di culto mariano, erano meta, fino a qualche tempo addietro, di pellegrinaggio e vedevano svolgersi partecipate processioni di devoti con cerimonie religiose fortemente sentite dai fedeli.
La presenza di numerose e misteriose vestigia arcaiche dimostra come la storia dei luoghi affondi le sue radici, a detta di studiosi ed esperti, fino a giungere alla civiltà messapica. Ma i luoghi naturali e rurali, caratterizzati da banchi di roccia affiorante, rimasti immutati nei secoli purtroppo oggi sono messi in pericolo di mutamento radicale da un avanzamento d'espansione edilizia che mette a repentaglio il paesaggio, la sua storia e la sua conservazione.
Non ultimo proprio la naturalità e ruralità del sito rappresenta non solo un prezioso scrigno di biodiversita`floro-faunistica ma soprattutto un irrununciabile polmone verde per tutta la città di Galatina che, se non ben custodito, si rischia di andare per sempre perduto.
Pertanto si inviata chiunque voglia riscoprire questi luoghi, conoscere e dare il proprio contributo alla passeggiata e alla riflessione aperta a prendere parte a tale iniziativa.
Raduno e percorso
La passeggiata avrà inizio alle 9,00 dal piazzale d'ingresso della ex-Fiera del Salento via Ippolito De Maria per proseguire su via Europa fino all'incrocio di via Trapani.
Proseguendo da santa Maria de' li Grutti, fino a Masseria San Giuseppe.
Maggiori info sul sito:
Luoghi del Cuore FAI
https://www.fondoambiente.it/luoghi/santa-maria-dei-grotti?ld
https://massimonegro.wordpress.com/2012/12/13/galatina-un-appello-per-lantica-s-maria-dei-grotti/
https://massimonegro.wordpress.com/2013/04/25/galatina-la-dimenticata-cripta-basiliana-in-contrada-tabelle-tabelluccio/
Sul sito del Comune di Galatina Chiesa e cripta della madonna della grotta
https://www.comune.galatina.le.it/vivere-il-comune/territorio/da-visitare/item/chiesa-e-cripta-della-madonna-della-grotta-o-della-grottella
https://www.comune.galatina.le.it/vivere-il-comune/territorio/da-visitare/item/cripte-basiliane
Ministero dei Beni Culturali Primo censimento
http://iccdold.beniculturali.it/medioevopugliese/index.php?it/82/catalogo-iccd/48/galatina-cripta-di-s-maria-della-grotta
Vestigia messapiche a Galatina
apr032018
Spesso diamo per scontato, che le neoplasie tumorali si diffondano sempre più nel nostro paese, per una serie di concause estranee alle nostre attività quotidiane, pensando magari che sia colpa di altri, soprattutto “disonesti” e dediti al malaffare e magari pure con la complicità delle istituzioni, a loro volta corrotte. Parliamo delle cause che producono le neoplasie polmonari e i tumori vescicali (un tasso standardizzato, tra i più alti in Italia, di 63,7 casi ogni 100mila abitanti) e che colpiscono la popolazioni salentina.
Mentre, grazie all’impegno delle persone coinvolte nei progetti sotto indicati (Progetto GENEO e Progetto M.I.N.O.RE. ) , le nostre malefatte in quanto ad amore per l’Ambiente, vengono a galla, i piroglioni nostrani non mancano di preparare l’ennesimo falò a forte concentrato di diossina, sotto il nostro naso.
Fareambiente invita tutti a denunciare alle istituzioni chi produce l’illegalità, se non lo facciamo tutti è inutile dire che siamo contro la mafia. Dal silenzio nasce l’omertà e quest’ultima è linfa vitale per il malaffare.
C.D. Fareambiente - Laboratorio di Galatina-Noha
Nota informativa:
-Progetto GENEO (Sistemi di valutazione delle correlazioni tra GEnotossicità dei suoli e NEOplasie in aree a rischio per la salute umana), Promosso dall’ILT, in partenariato con Asl e Provincia.
I dati emersi dalle analisi di campioni di terra effettuati il mese scorso e prelevati da ben 32 comuni salentini, hanno rilevato una significativa presenza di alcuni contaminanti, quali l’Arsenico, il Berillio , in misura minore, il Vanadio. Dati di contaminazione non attesi per aree considerate “verdi”. Insomma il quadro generale dello stato di salute del nostro territorio, si presenta alquanto preoccupante, tanto da far “temere un ulteriore peggioramento della situazione epidemiologica nel nostro futuro”.
(https://www.corrieresalentino.it/2018/03/geneo-salento-preoccupanti-dati-conclusivi-della-ricerca/)
- Progetto M.I.N.O.RE. (Monitoraggi Idrici Non Obbligatori a livello Regionale),
“ Toccherà proprio al Progetto Minore, promosso dal Dipartimento di Prevenzione della ASL Lecce nell’ambito delle attività della RePOL, scandagliare, analizzare, monitorare e studiare un campione significativo degli oltre 13 mila pozzi autorizzati (e se ne stimano altrettanti abusivi) che pescano dalla falda idrica, per riuscire a classificare lo stato del rischio dei corpi idrici sotterranei entro il 2018. In questa ricerca, la Direzione Generale ASL, si impegna a ricercare la presenza di oltre 40 pesticidi di cui attualmente vengono monitorati appena 10. Tra i fitofarmaci non monitorati in Salento, rientrano anche il Glifosate ed i suoi metaboliti AMPA e Glufosinate d’Ammonio, erbicidi molto utilizzati dagli agricoltori salentini. Tutto questo serve anche per contrastare la specifica criticità territoriale rappresentata dall’emergenza Xylella.” (http://www.tricasenews.it/asl-lecce-progetto-m-n-re-scopriremo-cosa-scorre-nostri-piedi/)
mar032016
Lodevole iniziativa quella di Mimì Parrucchieri, una nota azienda locale che nella domenica di San Valentino apre eccezionalmente il salone per uno scopo ben preciso. Aiutare l’associazione in evidenti difficoltà economiche per via delle ingenti spese sostenute nel 2015 per ottenere l’accreditamento regionale quale sede idonea e autorizzata alla raccolta del sangue.
Così Domenica 14 Febbraio, nella giornata dedicata all’amore, tutto lo staff di Mimì Parrucchieri con a capo l’ideatore della iniziativa Gianni De Ronzi e la sorella Serena, si è gentilmente offerto per prestare il servizio di acconciatura gratuitamente alle sue clienti, fatte salve le loro offerte volontarie.
Non c’è storia quindi, quando c’è da darsi da fare per il sociale, il gruppo Mimì si distingue sempre e non è la prima volta che accade.
Si, perché già qualche anno fa fu ripetuta uguale iniziativa in occasione della "Festa della Donna" registrando un successo anche di donazioni di sangue, perché fu organizzata persino una raccolta in loco. Buone furono anche le donazioni in denaro, come lo sono state in questa occasione.
Alla fine di una intensa mezza giornata di lavoro, dove tante clienti hanno partecipato più che a "farsi belle" a sostegno dell’iniziativa lasciando offerte anche superiori al costo del servizio usufruito, si può dire che l’iniziativa è stata molto proficua per la nostra associazione e le offerte devolute serviranno a qualche rata di affitto della nostra sede di via Calvario.
Alla manifestazione di beneficenza ha partecipato anche l’Ass. Cult. "Gruppo Masseria Colabaldi", che si è offerta di preparare le "pucce con le olive", (nel linguaggio paesano: pagnotte di pane casareccio con olive nere), una vera prelibatezza salentina, che appena sfornate sono state regalate per l’occasione alle clienti partecipanti all’niziativa.
Le signore quindi hanno non solo ricevuto la piega gratis, ma hanno anche portato sulla loro tavola tre "pucce con le olive", devolute alla nostra Associazione.
A fine giornata sono state contate le offerte date per un totale di € 700,00. Per tutto questo corre l’obbligo ringraziare il "Gruppo Mimì" per l’impegno nel sociale nelle persone di Gianni e Serena De Ronzi e il Gruppo Masseria Colabaldi" tramite il suo Presidente Giuseppe Cisotta.
Non possiamo inoltre esimerci dal ringraziare tutte le clienti del salone e quanti si sono recati presso "l’improvvisata panetteria" attratti dall’inconfondibile profumo del pane caldo lasciando anche loro un offerta volontaria in cambio di qualche puccia.
Antonio Mariano - Presidente Fidas Noha
gen272020
Egregio Dott. Roberto Casaluci,
rivolgo a Lei, in qualità di Presidente dell’Unione dei comuni della Grecia salentina, i miei complimenti ed il mio sostegno per la candidatura a capitale Europea della cultura 2021 dei comuni che rappresenta.
Se la storia, la cultura e la tradizione dei comuni salentini di origine ellenofona rappresentano un importante patrimonio per il nostro territorio, è altrettanto necessario che questo patrimonio venga valorizzato e rilanciato in prospettiva europea.
Altrettanto apprezzabile è da parte Sua che il progetto di cui la Grecia salentina è promotrice venga allargato al comune di Taranto, viste e considerate le radici storiche e culturali che legano il capoluogo ionico ai comuni salentini di fondazioni ed origine greca.
Radici comuni a molte città del Grande Salento che condividono con l’ente che Lei rappresenta diverse iniziative culturali ed anche folkloristiche. La più conosciuta è sicuramente la “Notte della Taranta” che in un contesto di musica, suoni, balli e tradizioni punta a valorizzare il mito della “taranta”.
La condivisione di radici, culture e tradizioni ha portato questo evento, che inizialmente era circoscritto ai soli comuni della Grecia salentina, ad essere allargato a tutte quelle altre realtà che per ragioni storiche hanno contribuito e contribuiscono a diffondere questa tradizione in Italia e nel mondo.
Tra queste città figura sicuramente Galatina, membro del circuito della Notte della Taranta e culla del mito del tarantismo. E’ a Galatina infatti che i pizzicati si recavano per bere l’acqua del pozzo di San Paolo e guarire dando vita, con i loro spasmi, con i loro lamenti, canti e balli a quella sindrome culturale oggetto ancora oggi di numerosi studi.
Per questa ragione molti cittadini ritengono che l’apporto di Galatina all’interno della Grecia salentina ed in particolare nella candidatura di quest’ultima a capitale Europea della cultura 2021 possa essere fondamentale e possa dare una consistenza maggiore alla proposta culturale.
Non sappiamo se l’Amministrazione comunale galatinese(che legge per conoscenza) si sia attivata per offrire il proprio sostegno ed il proprio contributo alla causa. Tuttavia qualora ciò non fosse ancora avvenuto, invitiamo il Sindaco Marcello Amante a costruire, dove possibile, una qualche forma di dialogo e collaborazione con la Vostra organizzazione in modo da mettere a disposizione il nostro patrimonio artistico, storico e culturale, rafforzando ulteriormente un progetto valido e importante come quello di cui la Grecia salentina si è fatta promotrice.
In questi anni Galatina ha perso troppi treni per inerzia, incapacità e logiche politiche suicida. Adesso però è ora di cambiare rotta e non solo a parole.
Peppino Spoti
Consigliere comunale – Partito Socialista Italiano sez. Galatina
dic032015
Dal 8 dicembre 2015 al 6 gennaio 2016 vieni a scoprire l’incanto degli affreschi della Basilica di Santa Caterina d’Alessandria a Galatina ma non solo. Qui tra ricchi portali e chiese barocche si mescolano i ricami più dolci ed eleganti del rococò. Da piazza San Pietro con il monumentale fronte della Chiesa Matrice a vicoli improvvisi con chiese piccole e grandi, conventi, cappelle. E ancora, immergetevi nei suoni affascinanti della Grecìa salentina, l’unione dei comuni nei quali gli anziani ancora parlano il griko, dialetto dalla fortissima influenza greca: il viaggio prosegue così a Carpignano Salentino, Corigliano d’Otranto, Martano, Martignano, Soleto e Sternatia.
Ti aspettano tante attività in un itinerario tra beni culturali, piccoli borghi, artigianato e tradizioni. Con il programma Christmas 2015 | HOME OF... GALATINA promosso dall’ufficio IAT Galatina, con il Patrocinio del Comune di Galatina, il Natale si arricchisce di un nuovo affascinante racconto di una comunità che ha la cultura dell’accoglienza, così radicata da far provare agli “ospiti” emozioni uniche, il piacere della scoperta e del viaggio insieme con la sensazione di sentirsi a casa.
Galatina - h 16.00
“Welcome to | Benvenuti a Galatina”
Visita guidata alla scoperta della città di Galatina + degustazione Prodotti Tipici, presso Palazzo
Baffa | Dimora Storica
Galatina - h 16.00
“Treasures of | Tesori di Galatina”
Visita guidata alla scoperta della città di Galatina e...
12 e 20 - Chiesa della SS. Trinità + degustazione Pasticciotto
13 e 19 - Chiesa della Madonna del Carmine + degustazione DonnaOleria | olio extra vergine di oliva, presso Ristorante Corte del Fuoco
Salento - h 10.00 e/o h 16.00
“Riti e tradizioni della Grecìa salentina”
Visita guidata alla scoperta della Grecìa salentina
26 - Corigliano d’Otranto
27 - Sternatia
28 - Carpignano Salentino
30 - Martano
02 - Soleto
06 - Martignano
Galatina - h 16.00
“Christmas Carol | Canto di Natale”
Visita guidata a misura di bambino + sorpresa
Info, costi e prenotazioni: Ufficio IAT, c/o Torre dell’Orologio, Via V. Emanuele II n.35, Galatina
T. 0836 569984 - 392 9331521 – E: iat.galatina@gmail.com
For All: le visite guidate sono fruibili anche da persone con disabilità, grazie a un servizio dedicato alle esigenze specifiche, tra cui interpreti LIS, su richiesta.
Prenotazione obbligatoria: scegli la tua attività e prenota almeno 5 giorni prima della data prescelta.
ott212017
“A Sud della Musica – La voce libera di Giovanna Marini” è il primo documentario italiano sulla straordinaria figura di Giovanna Marini, cantautrice e grande studiosa della musica popolare e sociale in tutte le sue forme.
Il film accompagna Giovanna nel suo ennesimo viaggio alla ricerca di voci e volti: un viaggio che porta sempre verso Sud, dove l’oralità del patrimonio culturale è ancora presente sotto forme diverse. “A Sud della Musica” è un viaggio incontenibile e inesauribile di una viandante che non vuole smettere di inseguire gli odori, i sapori e i colori di una cultura sempre in pericolo.
Attraverso il lavoro di ricostruzione, l’artista diventa garanzia e strumento di trasmissione della storia popolare.
> Il ritorno nel Salento
Tra la fine di ottobre e gli inizi di novembre del 2017 Giovanna Marini tornerà nel Salento per ripercorrere i luoghi visitati negli anni Settanta in compagnia della sua assistente Sara Scalìa. In quel lontano autunno del 1971 la cantautrice fu protagonista di una serie incontri fondanti per la sua carriera musicale. Fra questi ricordiamo le sorelle Chiriacò, cantrici di Sternatìa, il giovane Luigi Chiriatti, oggi noto editore nel campo delle tradizioni popolari, la “Simpatichina”, cantrice dalla voce inconfondibile, oltre alle documentate frequentazioni con la scrittrice Rina Durante.
> Un viaggio a Sud della Musica
In quest’Italia, così diversa da Nord a Sud, le espressioni musicali cambiano secondo il clima, la cultura, la storia. La figura di Giovanna si muove, nel passato e nel presente, lungo questa linea musicale, che unisce gli artisti salentini ai Cantori di Conversano, fino alla Basilicata di Antonio Infantino, restituendo le miriadi di sfumature di questo meraviglioso mosaico che sono la cultura e la musica popolare.
Cosa c’è a sud della musica? Giovanna Marini, l’antropologa viandante, è forse l’unica che può ancora raccontarcelo con la sua musica esigente, che si ostina a non voler dimenticare quel mondo e quei luoghi.
> La stagione politica e i canti di libertà
Il personaggio di Giovanna Marini è molto legato a una stagione politica che l’ha vista interprete di molti canti di lotta divenuti celebri. La si ricorda negli anni Settanta sui palchi in compagnia di Paolo Pietrangeli a cantare “Contessa”, la si ricorda cantare per i morti della strage aerea di Ustica, per il feroce assassinio di Pier Paolo Pasolini e raccontare la storica manifestazione di Reggio Calabria a bordo del treno che dal Nord portò migliaia di manifestanti nel profondo Sud.
Le sue note, in questa fase storica del paese, si mescolano alla poesia, restituendo a tutte le generazioni intensi momenti di riflessione.
> Le donne
Giovanna Marini è tra quelle artiste che hanno cantato la sofferenza e la forza delle donne, in un Paese spesso ostile e difficile. Il ruolo della donna in Italia e nella sua società, sono temi spesso toccati nel ricchissimo repertorio di questa artista, così come fecero interpreti indimenticate come Caterina Bueno, Giovanna Daffini, Rosa Balistreri. La voce libera di Giovanna, diventa simbolo della forza e della libertà di tutte le donne.
> Il film
Il documentario, con la regia di Giandomenico Curi, è prodotto e realizzato da Meditfilm, società di produzioni salentina in collaborazione con Roberta Poiani, scritto da Giandomenico Curi, Tommaso Faggiano e Fabrizio Lecce. Tra gli interpreti: Giovanna Marini, Paolo Pietrangeli, Sara Scalia, Piero Brega, Gianni Nebbiosi, Enza Pagliara, Canzoniere Grecanico Salentino, Antonio Infantino, Luigi Chiriatti, Rocco De Santis, Susanna Cerboni e il Coro della Scuola di Musica Popolare di Testaccio.
Il gruppo Meditfilm, ospiterà nel Salento la cantautrice e ricercatrice per effettuare le riprese del documentario. Il film sarà girato tra Roma e la Puglia tra la fine del 2017 e i primi mesi del 2018.
> Una campagna di crowdfunding “Produzioni dal Basso”
L’idea di finanziare questo film dal basso é in linea con il principio di libertà editoriale che da sempre contraddistingue il collettivo di Meditfilm. È dunque attiva una campagna di raccolta fondi, essenziale per la realizzazione di questo prodotto ambizioso. Meditfilm s’impegna a realizzare il documentario in tutte le sue fasi, dallo sviluppo alla postproduzione, dalla gestione e dall’impiego delle risorse alla promozione. È possibile sostenere finanziariamente il progetto collegandosi alla piattaforma di crowdfunding produzionidalbasso.com o direttamente al link: https://www.produzionidalbasso.com/project/a-sud-della-musica-la-voce-libera-di-giovanna-marini/
> Meditfilm e il Laboratorio di Antropologia visuale Luoghi e Visioni
Il collettivo Meditfilm da anni opera sul territorio pugliese realizzando produzioni audiovisive incentrate sul patrimonio demo-etno-antropologico. Il paesaggio, le minoranze linguistiche, la civiltà contadina, l’archeologia industriale sono solo alcuni temi che Meditfilm ha raccontato attraverso il progetto “Luoghi e Visioni - Frammenti di Antropologia Visuale”, un’esperienza supportata da un comitato scientifico formato da intellettuali e ricercatori, che contribuisce alla creazione di un flusso continuo e vitale di contenuti.
> Contatti
Produzione: +39 327 7305829 | tommaso.faggiano@meditfilm.com
Ufficio stampa: +39 339 8265104 | fabriziofaggiano@yahoo.it
Info: info@meditfilm.com
Siti internet: www.meditfilm.com , www.luoghievisioni.it
Social: https://www.facebook.com/giovanna.marini.a.sud.della.musica.meditfilm/
nov282016
Quattro gare e altrettante vittorie per la Showy Boys Galatina nel campionato regionale di serie D. Il team allenato da Gianluca Nuzzo conquista il quarto risultato di 3-0, questa volta ai danni della Grecìa salentina Martignano, e tre nuovi punti per la classifica. Partita dai due volti quella giocata sul parquet del Palazzetto dello Sport "Fernando Panico" con la compagine galatinese che ha dovuto attendere gli ultimi punti del terzo set per chiudere definitivamente le ostilità.
Nel primo parziale i padroni di casa della Showy Boys amministrano senza eccessivi affanni il vantaggio di +3 e con il Martignano pronto ad approfittare di qualche disattenzione degli atleti bianco-verdi (25-20). In avvio di secondo set, gli ospiti cercano di impensierire i ragazzi di mister Nuzzo che appaiono piuttosto fallosi al servizio (sul tabellino finale saranno molti i punti concessi agli avversari su errori in battuta). Nonostante ciò, il parziale termina sul punteggio di 25-16. E' il terzo set, invece, a rimettere in corsa il Martignano. I giallo-rossi ospiti approfittano del calo di tensione e della bassa incisività in fase di attacco della compagine della Showy Boys per passare a condurre (14-16). La squadra di casa, però, pareggia i conti (21-21) per poi dare il colpo di coda proprio nel finale (25-22). Un "strappo" dei bianco-verdi nel terzo game che vale la vittoria e il 3-0 sul referto di gara.
www.showyboys.com
mag252020
• il Galatina Rosso DOC, prodotto con uve Negroamaro e Primitivo e 100% Biologico Certificato.
mar052019
Ghiotta occasione per Efficienza Energia, quella d’imporsi sul campo avellinese e mantenersi agganciata al gruppetto di un centro classifica importante : e i ragazzi del presidente Santoro non se la sono fatta sfuggire.
Con un organico ancora privo di Buracci e Lotito in via di recupero, ma sistemati in panchina, e con la defezione dell’ultima ora del centrale Rossetti(esami strumentali in atto per il ginocchio destro), mister Stomeo non ha avuto dubbi di formazione.
Ha mandato in campo la diagonale Zonno - Persichino ,i laterali Durante e Petrosino, Musardo e Iaccarino al centro e Pierri in regia difensiva. Data poi la precaria affidabilità di Lotito, non ancora del tutto ristabilito, e di De Lorentis reduce da un’ influenza, è toccato a Giuseppe Apollonio indossare la maglia di laterale per qualsiasi evenienza.
Mister Romano ha risposto sistemando in campo Nicola Salerno in diagonale con il palleggiatore De Prisco, Capitan Picariello e Cicatelli laterali, Mitidieri e Silvestri centrali, Conforti libero.
Partenza sprint dei salentini che affidano i primi attacchi al giovane Persichino e a Durante maturando un 5-10 di buona fattura.
Poi comincia a carburare Nicola Salerno che apre un break di +5 raggiungendo la parità, ma ci pensa ancora Persichino (ben 6 punti il suo score) e Musardo a tener dietro(17-18) i padroni di casa.
Cicatelli e Picariello mettono in grave difficoltà le competenze ricettive del sestetto ospite con servizi al salto portandosi su 21-18 ; Mitidieri chiude un primo tempo e con un successivo ace porta i suoi sull’uno a zero , nonostante un sussulto di un doppio Musardo e Iaccarino che fermano il punteggio sul 25-20.
E’ evidente un po' di confusione nelle file salentine, probabilmente per mancanza di un punto di riferimento che funga da motrice, dando sicurezza.
Nel secondo set il tecnico galatinese non rischia Lotito, ancora a corto di preparazione, e manda Buracci ad occupare la casella di opposto mantenendo inalterato il resto del gruppo.
Partenza decisa di capitan Buracci e Musardo, con Zonno autore di un muro per il 6-11. Il distacco si mantiene inalterato , contenendo gli attacchi del mancino Salerno che manda fuori due diagonali imitato da Mitidieri: ed è 14-19.
Il finale è tutto di Efficienza Energia: Durante ,Buracci e un doppio Iaccarino portano i set in parità con il punteggio di 20-25.
E’ una squadra rinfrancata quella salentina che ritrova la vena realizzatrice del suo opposto e soprattutto un punto di riferimento nell’organizzazione di gioco. Il via alla terza frazione lo danno Iaccarino e Petrosino, Buracci mette a segno un poker di punti consecutivi(7-12), Musardo svetta ed 12-19.
Zonno sente la mano calda dei suoi centrali invitandoli ripetutamente ad efficaci conclusioni che determinano il 14-25 per l’uno a due del Galatina.
Nel quarto set Silvestri e Mitidieri vengono chiamati più spesso ad attaccare e rispondono a Durante e Musardo punto a punto fino al 6-9: poi incappano in una serie di errori (Salerno,Picariello e Cicatelli)che esaltano gli avanti ospiti incontenibili in Buracci e Musardo che chiude con un muro monumentale set e gara (21-25).
Squadra ostica quella avellinese, ben registrata dal tecnico Romano che ha alternato i due palleggiatori (De Prisco e Colarusso) cercando di non dare riferimenti alla prima linea galatinese. Il set strappato domenica scorsa in casa di Massa dagli atripaldesi la dice lunga sulla tenuta di questa squadra che darà fastidio a quanti l’affronteranno sul loro terreno.
Efficienza Energia ha stentato a carburare cedendo il primo set, poi ha ritrovato certezze (Buracci) ed una grande difesa, con Zonno che si è esaltato sugli attacchi di Salerno e Pierri che ha sfoderato interventi importanti, staccando buone percentuali in ricezione.
Il ritorno dall’Irpinia è in linea con quanto alla vigilia era stato preventivato: ora si attende il pieno recupero di Lotito per affrontare la difficile trasferta di Marcianise del 16 marzo , preceduta dalla sfida ai potentini ,ospiti del PalaPanico, domenica 10 marzo alle ore 18.00.
TABELLINO
ATRIPALDA VOLLEY-EFFICIENZA ENERGIA GALATINA 1-3(25-20,20-25,14-25,21-25)
ATRIPALDA:Conforti(L),DePrisco,DeMattia,Mitidieri,Colarusso,Cicatelli,Salerno,Silvestri, Picariello,De Mattia G.
All.Romano
GALATINA: Calò, Zonno 1, Musardo 12, Iaccarino 10, Persichino 6, Durante 12, Petrosino 6, Buracci 20, Apollonio, De Lorentis(n.e.),Pierri(L),Lotito(n.e.)
All.Stomeo Ass. Bray
Piero de lorentis
AREA COMUNICAZIONE
EFFICIENZA ENERGIA
set132015
Oggi si fa la storia. Si perché di Galatina e dei suoi personaggi, delle idee che vi abbiamo trasmesso attraverso i fatti, "Il Galatino" ne ha fatto la propria storia. Tanti nomi illustri e non hanno firmato le pagine di un quindicinale che attraverso i suoi 1000 numeri hanno raccontato "i fatti", hanno esposto le loro idee, hanno amplificato il confronto. Il Galatino non ha temuto mai i confronti. Essere ancora qui è segno che la nostra idea è forte e radicata. Agli abbonati, ai lettori tutti ed agli inserzionisti va il nostro incondizionato grazie per questo traguardo che solo poco tempo fa era in forse. Ma il forse non è il dna di questo quindicinale. Oggi noi abbiam fatto 1000, ma chi da sempre ci ha seguito e ci segue ancora, oggi HA FATTO LA STORIA.
Il numero 1000 de "Il Galatino" sarà presentato martedì 15 settembre presso la Sala Conferenze dell'Istituto Immacolata alle ore 19.30, Via O. Scalfo, 5 - Galatina. La Cittadinanza è invitata a partecipare
ott262018
Dopo il grande successo dello scorso anno, torna a Soleto l’Orchestra d’Archi del Conservatorio “T. Schipa” di Lecce. Il concerto, inserito nell’ambito delle attività del “Dipartimento Strumenti ad arco e a corda”, e voluto da don Daniele Albanese, si terrà sabato 27 ottobre 2018 alle ore 20,00 presso la Chiesa “Maria Santissima Assunta”.
Solista nella prima parte della serata, Fernando Toma, docente di violino al Conservatorio, eseguirà il Concerto in sol maggiore per Viola, Archi e continuo, TWV 51:G9 di G. P. TELEMANN. Nella seconda parte, il noto pianista galatinese Luigi Fracasso, insieme allo stesso don Daniele Albanese, si produrrà nel Concerto in do minore per 2 Pianoforti e Archi, BWV 1062 di J. S. BACH. Il resto del programma, affidato alla sola orchestra, prevede dal Peer Gynt, op. 46: Åses død (La morte di Åse) per archi di E. GRIEG, il Concerto in re minore per Archi e continuo, RV 127 di A. L. VIVALDI, Three Pieces in Old Style di H. M. GÓRECKI e “Palladio” per Archi di K. W. P. JENKINS.
“Accetto volentieri l’invito a suonare per la seconda volta a Soleto – confessa il maestro Fracasso - visto l’affetto e la stima che mi lega a don Daniele, mio primo allievo”.
Il pianista galatinese sarà impegnato prossimamente in un recital a Venezia e in alcune tra le più importanti sale europee.
Luigi Fracasso
Ammirato da Aldo Ciccolini, che ha scritto di lui: “…è un musicista vero, agguerritissimo, con idee sane sulla nostra arte e con un vivo senso della logica strumentale. …”, Luigi Fracasso, pianista salentino, svolge una significativa attività concertistica in Italia, Belgio, Francia, Grecia, Polonia, Portogallo, Spagna, Messico, Australia, ecc., ospite di importanti istituzioni, suonando come solista e camerista (ha suonato in duo con illustri musicisti, quali Lya De Barberiis, Roberto Fabbriciani, Vincenzo Mariozzi). Da solista con orchestra, ha suonato con la Orquesta Sinfónica del Estado de México, con la Brussels Philarmonic Orchestra, con I Solisti Aquilani, con la Fondazione I.C.O. “T. Schipa”, con la Mozart Sinfonietta, ecc. E’ stato allievo di Marcella Crudeli, Lya De Barberiis e Riccardo Brengola ed ha studiato presso il Conservatorio di Musica di Stato “T. Schipa” di Lecce, l’École Normale de Musique “A. Cortot” di Parigi e l’Accademia Musicale Chigiana di Siena.
Luigi Fracasso è fondatore e direttore artistico della prestigiosa stagione concertistica salentina “I Concerti del Chiostro” giunta alla XX edizione, tiene masterclass ed è regolarmente invitato a far parte di giurie in Concorsi Pianistici Nazionali ed Internazionali. Il prossimo ottobre debutterà in Germania.
Gloria Romano
apr142020
All’inizio fu il prete Pantaleone (XII secolo) a comporre tessera dopo tessera il mosaico di Otranto. Nove secoli dopo è Paolo Ricciardi, monsignore, a continuare in un certo qual modo l’opus tessellatum che rese ancor più celebre la città martire. Con la differenza che il materiale del primo mosaicista era costituito da lacerti lapidei policromi, marmo, ceramica, e altri frammenti duri; quello del secondo da tarsie coriacee, non meno resistenti, ergo niente affatto arrendevoli: i libri. Non so più quanti ne abbia scritti, don Paolo. Ho perso il conto.
Quest’ultimo volume, ancora caldo di pressa dell’Editrice salentina (Galatina, gennaio 2020), ha per titolo “Dieci battaglie leali” e, stante il blocco delle visite di cortesia a causa dell’epidemia, mi è pervenuto per posta ordinaria. Ora, quando mi giunge un libro di don Paolo mi viene automatico sospendere la lettura di tutto il resto per immergermi immediatamente in quella degli scritti ricciardiani, tanto so che dura poco per via della scorrevolezza del testo, ecco appunto, lapidario e granitico. Il “rito”, quindi, si è ripetuto anche questa volta.
Insomma, fin dalla prima facciata l’autore parla di “battaglie”, vale a dire di lotte non più rinviabili per il futuro della sua bella Hydruntum, purtroppo spesso devastata, nella sua storia e nella sua geografia, da un capitalismo famelico e senza scrupoli al cui confronto l’invasione dei turchi del 1480 fu una passeggiata (monsignore mi assolva).
Non so perché, o forse sì, le parole di don Paolo a tratti mi ricordano il flagello fatto di funicelle sparse di nodi con le quali il Maestro sferzò i mercanti del tempio, rovesciando le loro bancarelle, e provando una buona volta a bandirli. Ed ecco dunque il battagliero arcidiacono del capitolo cattedrale che non le manda a dire: denuncia la gentrification del centro storico idruntino, trasformato ormai in “Centro Commerciale”, con la conseguente decimazione delle famiglie locali, le sole a tener veramente vive quelle antiche strade; querela il turismo, ormai iper-turismo o ouvertourism, che sembra aver disneyficato una città d’arte così singolare e delicata come la sua e nostra Otranto; accusa la quantità che ammazza la qualità, e dunque non potrà avere respiro lungo (gli economisti seri queste cose le sanno e le dicono); addita le antenne, gli alberi e le vele delle imbarcazioni dei diportisti, “gente facoltosa”, che disturbano invadenti la Torre Matta e il Bastione dei Pelasgi; dice senza mezzi termini, in controcorrente rispetto alla vulgata, che i pontili del porto non possono superare i limiti “consentiti dalle leggi naturali e positive”, anzi di più: dice che la collocazione dei relativi sostegni e impalcature, con l’aggravante dei macigni impiantati nei pressi di Pietra Grande, hanno rimpicciolito oltremodo quello specchio di mare che “incantava per la trasparenza delle acque”, rendendolo lacustre (sicché bene han fatto sovrintendenza e magistratura a ordinarne a suo tempo la rimozione); rimpiange i tempi in cui il porto era appannaggio dei piccoli pescatori, le cui rade barche erano manovrate dai remi, non da “motori a nafta, inquinanti”; mette nero su bianco quanto sia “amorale” il “sistema degli affari, del guadagno, del denaro, con le conseguenze di assalto al territorio sfruttato e deturpato”; si lamenta di talune autorità nazionali e locali, uomini di palazzo e singoli cittadini, credenti e non credenti, refrattari ai “dettami delle Leggi della Natura, che è nostra madre e alle prescrizioni delle Leggi divine”, e “che si ritengono padreterni e padroni assoluti del mondo”; si rammarica, infine, della carenza di “voci sane, libere, anticonformiste, forti, di profeti che dovrebbero aprire uno spiraglio di luce e di speranza”.
“Vox clamantis in deserto”, questa di don Paolo, che fa eco alla Laudato si’ del 2015 di papa Francesco: ma utile, utilissima all’amplificazione per contagio della “buona battaglia” (2 Tm 4,7), e tessera importante per la riscoperta della sacralità della creazione e dell’archetipo del Cristo Cosmico dei teologi.
In fin dei conti, per il bene di Otranto e del mondo intero, meglio riappropriarsi della tradizionale locuzione “Cristo regni” che rincitrullirsi nei lidi briatoregni.
Antonio Mellone
[Articolo apparso su: il Galatino, Anno LIII, n. 7, 10 aprile 2020 – numero in edicola]
gen102021
Nossignore, questo non è il panegirico del trancio di filoncino con una barretta di cioccolato, una delle merende certamente più salutari rispetto agli snack industriali pieni zeppi di grassi animali, zuccheri raffinati e sale quanto basta e avanza (roba da farti venire in un baleno carie, sovrappeso e problemi cardiovascolari): è invece la storia di un negozietto di abbigliamento per bambini dagli Zero ai Sedici anni, ubicato in piazzetta Trisciolo, uno dei campielli storici più graziosi di Noha, all’imbocco di via Benevento, là dove un tempo sorgeva il vecchio forno a legna della buonanima di Gino Misciali Maraiuli. E chissà che questa denominazione non intenda rievocare, più o meno involontariamente, la fragranza di pucce e panetti appena sfornati dal buon Gino ogni santa mattina prima dell’aurora.
L’ha voluto nel 2004 Anna Maria Baldari, la titolare, dopo aver maturato precedenti esperienze nel medesimo settore nelle città “più commerciali” (almeno sulla carta) di Maglie e Casarano. Dice: “Ma a spingermi fino a questo passo sono stati anche i miei: cioè mio marito Michele, mia figlia Maria Grazia, e soprattutto l’Umberto, il piccolo di casa, che soffriva – ma io più di lui – della mia assenza per molte ore al giorno. Mamma – mi ripeteva in continuazione – apri il negozio a Noha e io sarò contento, anzi contentissimo. […] E fu così che ristrutturammo i locali dell’ex-panificio di mio suocero, e iniziammo questa nuova avventura”.
Anna Maria mi racconta la sua passione per l’abbigliamento, l’atelier, i corredini di una volta: “Sin da piccola adoravo confezionare vestiti per le mie bambole, ed ero pure brava. Pensa, più grandicella ho frequentato un corso di taglio e cucito. Sì, in fondo io mi sentivo (mi sento) una sarta, ma davvero non ho il tempo nemmeno per fare gli orli ai pantaloni che vendiamo”. Insomma è una che capisce di stoffe, materiali, modelli, cuciture interne ed esterne e vestibilità: “Ho sempre scelto il meglio nei miei campionari: devi guardare tanti aspetti, e soprattutto la qualità rapportata al giusto prezzo. Oggi sembra che la cosa più importante sia la moda del momento a quattro soldi, ma a volte si tratta - scusami se parlo così - di vere e proprie porcherie. Invece guarda per esempio questo completo, la perfezione delle sue cuciture, la precisione del taglio, la morbidezza del tessuto, e soprattutto il pregio della lana e del cotone con cui è stato prodotto, oltretutto da una ditta salentina”. Mi fa i nomi di alcune aziende produttrici a livello nazionale, che per mia ignoranza della materia non conosco, ma mi rassicura su quanto diano sempre il massimo in termini di comodità, sicurezza e rispetto della salute della pelle, al contrario di certi indumenti “di battaglia”, spesso offerti da certe grandi catene di spaccio di guardaroba indistinguibili dalle cineserie usa e getta.
Ora c’è da puntualizzare il fatto che da un bel po’ da Pane e Cioccolato si trova anche (soprattutto) abbigliamento per gli adulti, principalmente da donna. L’idea è nata spontaneamente nel corso degli anni dal fatto che i sedicenni, o molti fra loro, dal punto di vista delle taglie sono ormai da svariati lustri uomini e donne belli che fatti: sicché capitava non di rado che genitori, zie, nonne e comari andassero a comprare qualcosa per il proprio pargolo, uscendone invece con un capo tutto per sé. E così Anna Maria decide di ampliare l’intervallo inizialmente chiuso e limitato, passando dal vestiario Zero-Sedici a quello Zero-Infinito. Quando si dice che un’attività cresce in tutti i sensi.
Io confesso che, l’altro giorno, in questo emporio di magliette e calzoncini, maglie, camicie, cardigan e felpe, abiti, gonne, pantaloni, giacche e cappotti, berretti e pigiami, tute e giubbini per un attimo mi son sentito come catapultato nell’era geologica in cui mandavo a memoria la partizione delle Alpi e ripetevo la tavola pitagorica stampata sulla copertina dei quaderni a quadretti: era l’epoca in cui Berta filava (anzi, visto il contesto, Berta sfilava), e la regina madre per trovare qualcosa da mettermi addosso mi conduceva a Galatina da Cappuccetto Rosso, il negozio di cose per mocciosi, gestito dalla signora Franca e dal marito di cui non ricordo il nome, un signore col parrucchino, a mio avviso uscito provvisoriamente da una fiaba di Andersen. Questo invero accadeva semel in anno, in quanto, con una certa frequenza indossavo i vestiti dismessi da Livio, il mio fratello maggiore, attuando in un sol colpo il riciclo dei beni, la strategia dei rifiuti zero e pure l’economia circolare ante-litteram (onde non mi si dica io sia un ambientalista dell’ultima ora). Il fatto che l’acqua passata sotto i ponti dei rispettivi fratelli corrispondesse a quella di un novennio era un dettaglio di secondaria importanza, sicché ostentavo quei panni senza fare un plissé, benché talvolta mi sentissi azzimato come manco il piccolo lord (dico quello del romanzo dell’800).
Ma ritorniamo a Pane e Cioccolata, la bottega nohana che resiste nonostante i centri commerciali, le grandi catene in franchising, le piattaforme web e ultimamente le chiusure a singhiozzo per via di un virus. Esistono, come in questo caso, dei modi per riuscire ad andare avanti malgrado tutto, senza fare tante chiacchiere, riempirsi la bocca di vision, mission e fashion, e sbandierare i grandi marchi.
Insomma, in molti casi come questo, per cavarsela e bene non ci vuole la mano di Dior.
Antonio Mellone
ago272023
Per quanto tu possa sforzarti di concepire una vignetta, architettare un meme, pensare dei calembour, vergare una fetta di Mellone (di quelle che gli intelligenti artificiali non capiscono manco quando gliela spiega un giudice), la realtà sarà sempre più tragicomica di ogni fiction.
Non più tardi di un paio di mesi fa, intervistato da TelepagliaroRama, l’Uomo della Provvidenza, vale a dire il Sindaco del mio comune, così si esprimeva testualmente: “Bisogna fare un’opera di persuasione alla pazienza. Abbiamo un grande appuntamento con la storia […], che chiede un contributo di pazienza [‘ntorna, ndr.] a tutti i cittadini di buona volontà. Ci saranno inevitabilmente dei disagi, ma è proprio in questi momenti che si vede lo spirito, la maturità di una comunità”. Vai a scoprire che quel grande appuntamento con la storia era il concerto per il Ventennio dei Negramaro, mentre gli inevitabili disagi e il contributo di pazienza l’inscindibile binomio a carico di migliaia di “invitati” (le virgolette stanno a indicare a pagamento) che han potuto partecipare alla festa di compleanno della storica band del buco salentina soltanto con il proprio portafoglio e con copiose castime da scomunica petrina.
Qualche mese prima, il suddetto Sindaco, “con il cuore pieno di gioia e con un entusiasmo forte” (e con un’enfasi degna di un cerimoniale di stato), in un altro video pandemico - lui assiso al desco sindacale, la sua giunta start-up e i consiglieri di maggioranza schierati in piedi alle sue spalle come un plotone di esecuzione (noialtri, al di qua dello schermo, nel ruolo di condannati) - aveva rivolto urbi et soprattutto orbi il suo “invito strepitoso” a non prendere appuntamenti per il 12 agosto 2023, in quanto: “[…] Vi aspetto per ballare e cantare a squarciagola sotto il palco dei Negramaro”. Il filmato terminava tra i sorrisi radiosi degli astanti e la loro manina mossa come un emoji in segno di saluto.
Insomma uno spottone da fare invidia contemporaneamente al “Pliis visit Italy” del miglior Rutelli, all’“Open to Meraviglia” della Santanchè in Visibilia e alla “Guerra al lardo” dell’allora incensurata Wanna Marchi. Io m’aspettavo che da un momento all’altro il leader Nato [“Leader si nasce, non si diventa”, asserì con grande slancio il nostro Figlio del Secolo durante un comizio elettorale, pardon “bagno di folla”, annientando in un nanosecondo non so quanti lustri di Business School, ndr.], si mettesse a urlare ossessivamente: “CHIAROOOO?”. Sta di fatto che un guru del marketing di tal calibro sarebbe in grado di venderti la Pupa con tutta la vasca, come manco Totò la fontana di Trevi all’americano.
Peccato che per la serata del 12 agosto scorso avevo, come si dice, precedenti impegni, se no quasi certamente avrei ceduto all’invito del nostro Product Manager di fiducia, acquistando anch’io il biglietto gratta-e-vinci per l’imperdibile “concerto epico” [sic].
Veramente l’attributo epico, nel senso di eroico, toccherebbe di diritto allo spettatore, anzi aspettatore. Pare, infatti, che i modi più sbrigativi per atterrare nel novello “Campovolo” [sic] ribattezzato per l’occasione Sfortunato Cesari fossero o il drone portapersone o il teletrasporto studiato in meccanica quantistica: ai classici automuniti, invece, è toccata l’inesorabile processione dei misteri del sabato santo (a Galatina slitta di un giorno), sicché i sette dolori questa volta sarebbero concentrati tra i piedi e quell’altra parte del corpo usata metaforicamente per indicare la fortuna.
E così quasi tutti i giornali anziché uscire con il preventivato “Meraviglioso” a caratteri cubitali, han dovuto ripiegare su titoli ben più prosaici, tipo “Il più grande disastro organizzativo della stagione” per raccontare della sventura concertistica a pagamento, degli incolonnamenti del traffico stile Bombay, del parcheggio P2 esaurito prima del tempo (Licio Gelli, a quanto pare, colpisce anche da morto), della mega-figura di stallatico di un’intera città, e del fatto che ormai senza il dono della bilocazione (tipica di alcuni santi: per esempio Sangiorgi) è pressoché impossibile assistere a certi appuntamenti con la storia.
Il resto è appunto storia contemporanea, tipo i post post-concerto del nostro Fabio verginello (geniale la foto del primo cittadino assiso in mezzo al pubblico, della serie: “Io sto qua e voi fuori, tie’”), le sue elucubrazioni da medaglia d’oro di alpinismo sugli specchi con quel “sospetto di overbooking” del parking [cfr. Comunicato Città di Galatina 14/8/2023, ndr.] (ma sbaglio o fu egli medesimo a scrivere nel necrologio in memoria della buonanima di Silvio - evidentemente suo maître à penser - che per gli imprenditori come loro 2+2 fa sempre 8?), e ancora “noi siamo per il fare e non per il non fare” (e meno cazzate no?), senza scordare il foscoliano “Galatina mia” (ho ancora la pelle d’oca), e “questa serata è solo l’inizio di un lungo percorso” e “lo rifaremmo mille volte” (in pratica una minaccia), e altre spiritosaggini della collana “l’analisi di quanto accaduto” (siamo ancora in attesa del relativo referto), per non parlare del ritorno di immagine per Galatina (un affarone; altro che una percentuale dell’oltre milione e duecentomila euro di incassi per il genetliaco di uno dei gruppi “più apprezzati a livello internazionale”). Tralascio infine i comunicati istituzionali da Istituto Luce, e gli alti lai dei followers in difesa del loro beniamino anzi, viste certe penne, dei pollowers – un esempio fra tutti quello del tizio che blatera di “4 detrattori sfigati” (senti chi parla).
In effetti è dura passare d’emblée dal concerto dei Negramaro a quello dei Cazziamari.
Antonio Mellone
dic022016
Impegno in trasferta per la Showy Boys Galatina nella sesta giornata del campionato regionale di serie D. Sabato prossimo, la compagine bianco-verde è attesa dalla sfida con la Esseti Pallavolo Nardò. I ragazzi di mister Nuzzo scenderanno sul campo del tensostatico della città neretina con l'obiettivo di proseguire in questo positivo cammino che vede la Showy Boys in vetta alla classifica del girone C con quattro vittorie con il risultato di 3-0.
"La gara contro il Nardò è un buon test per la mia squadra - dice il tecnico galatinese Gianluca Nuzzo - il gruppo sta crescendo sotto tutti i punti di vista e migliora l'intesa e l'equilibrio in campo. A parte le indicazioni tecniche e tattiche, mi aspetto un'ottima risposta sotto l'aspetto caratteriale, condizione anche questa necessaria per poter crescere e migliorare da qui e sino alla fine del campionato".
Nell'ultima giornata del torneo, la Showy Boys Galatina ha conquistato tre punti nel match casalingo con la Grecìa salentina Martignano mentre il Nardò ha alzato bandiera bianca sul campo dell'Alliste (3-0) e si è fermato a 7 punti in classifica. La partita si disputerà Sabato 3 dicembre presso la struttura tensostatica di via Giannone (ore 16).
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mag182011
Il 12 e il 13 giugno si voterà per i referendum, anche e soprattutto per quelli sull'acqua pubblica. E che ci sia il (fondato) timore che manchi il quorum, la dice lunghissima sull'aridità politica del nostro paese: ci hanno insegnato che l'acqua è il principio della vita, l'idea che la maggioranza degli italiani ne trovi poco importante il destino, fa di noi dei perfetti candidati all'eutanasia.
Io voterò, e voterò sì. Ma capisco le ragioni di chi voterà no, oppure non voterà affatto puntando sul fallimento del referendum anti-privatizzazione.
E lo capisco ancora meglio, se penso a quanti soldi abbiamo speso per un'opera come quella del Sistema Irrigazione Salento e per la diga del Pappadai, che ne è il cuore. Ne hanno parlato in tanti e lo ha fatto anche l'Indiano di TeleRama oltre un anno fa, il 5 marzo 2010, raccontando (anche grazie alle strepitose immagini di Matteo Brandi) il più grande spreco pugliese e la più grande incompiuta salentina: un'opera enorme iniziata 35 anni fa, costata allo stato 500 miliardi di vecchie lire, nata per liberare i campi dalla siccità e mai entrata in funzione. Di mezzo ci sono una miriade di enti inutili o dannosi, nati per gestire l'acqua pubblica e divenuti una greppia di elettorati privati (basta scorrere l'elenco dei presidenti o dei commissari dei Consorzi di bonifica o dell'Ente irrigazione). Uno spreco che è colpa anche di un'idea "privatistica" dell'acqua annidata in un ente pubblico, cioè della pretesa della Basilicata di aprire o chiudere il rubinetto in base alle convenienze, cioè al prezzo che la Puglia è disposta a pagare.
Ma, alla base del grande buco dell'acqua, c'è soprattutto un metodo che ha soffocato nella culla la buona politica e la buona amministrazione al Sud: spendete e spandete, qualcosa resterà. Colpisce, nelle parole fuori onda dei guardiani della diga nel deserto, il raffronto fra ieri e oggi. Ieri: il mare di denaro, disperso in mille rivoli perché i fondi non andavano persi, a costo di progettare e costruire opere inutili. Oggi: gli stipendi che arrivano col contagocce e il cantiere dell'avanguardia idraulica diventato un rifugio per cani randagi. Solo un paradosso della storia? No: la siccità di oggi è la conseguenza dell'inondazione di ieri.
Ciò nonostante, il 12 o il 13 giugno voterò ai referendum sull'acqua pubblica. E voterò sì perché, nel territorio del più grande acquedotto d'Europa, privatizzazione non fa rima con liberalizzazione: significa solo sostituire un monopolio privato ad un monopolio pubblico. Un esempio di liberalizzazione è quello degli aerei: oggi voliamo a prezzi imparagonabili a quelli di dieci anni fa, e la concorrenza ha reso democratico il mercato. Un esempio di privatizzazione, invece, è quello delle autostrade: ci costano di più per un servizio uguale o peggiore, il monopolio privato è diventato un affare per pochi senza un vantaggio per molti.
E però, se il quorum passa e se il sì vince, la Regione e la parte politica che fanno dell'acqua pubblica una bandiera, devono ripensare anche ai modi con cui l'hanno gestita e devono dare buone ragioni (buone, non ideologiche) per preferire lo status quo al cambiamento.
Perché se votassi no (o non votassi affatto) non mi sentirei con la coscienza a posto davanti a mio nonno, contadino di Ruffano per il quale "l'acquedottu" e "lu consorziu" sono stati la liberazione dalla schiavitù del pozzo e della siccità. E però vorrei sentirmi con la coscienza a posto anche con l'altro mio nonno, capomastro di Casarano, che ha sempre pagato le tasse bestemmiando anche contro "l'acquedottu" e "lu consorziu", enti che negli anni hanno dato poco da bere e molto da mangiare.
Danilo Lupo
nov242016
Gara interna per la Showy Boys Galatina nella quinta giornata del campionato regionale di serie D. Sabato 26 novembre, alle 18:30, sul parquet del Palazzetto dello Sport "Fernando Panico" si sfideranno i bianco-verdi di mister Nuzzo e la compagine della Grecìa salentina Martignano.
I galatinesi, reduci dalla preziosa affermazione sul campo del Mesagne, tornano a giocare al cospetto dei propri tifosi e in un match che può valere molto in termini di classifica. L'obiettivo dei ragazzi della Showy Boys è quello di dare continuità ai risultati fin qui ottenuti in questa prima parte del campionato e conservare il primo posto della graduatoria. Dai bianco-verdi ci si aspetta un ulteriore passo in avanti sotto l'aspetto del gioco che, grazie agli intensi e mirati allenamenti programmati dal tecnico Gianluca Nuzzo, migliora partita dopo partita.
L'avversario di turno, il Martignano, ha rimediato un pesante stop casalingo ai danni del Nardò nell'ultima gara disputata ed è fermo a tre punti in classifica. L'appuntamento per la gara tra Showy Boys Galatina e Grecìa salentina Martignano è per Sabato 26 novembre al Palasport "Panico" in via Chieti. Fischio d'inizio ore 18:30.
www.showyboys.com
mag102024
Venerdì 10 maggio alle ore 18:30, nella Sala conferenze dell’ex Palazzo De Maria, in Corte Taddeo, ospiteremo Rosanna Calcagnile, costume e fashion designer, che terrà una conferenza dal titolo “I pionieri della moda”, con introduzione della consigliera Rosa Anna Valletta.
Il processo di produzione della moda è tra i più articolati dell'economia italiana: un mondo affascinante che apre le porte dei mercati più remoti e offre numerose opportunità di lavoro. Nel fashion system, infatti, dove si incrociano gusto, creatività, comunicazione e spettacolo, lavorano migliaia di professionisti.
Uno stilista salentino di fama internazionale, Carlo Capasa, guida la Camera Nazionale della Moda Italiana che è l'associazione che disciplina, coordina e promuove lo sviluppo della Moda Italiana e si propone di tutelarne, coordinarne e potenziarne l'immagine, sia in Italia sia all'estero.
Nel territorio salentino una voce di rilievo in questo settore è quella della nostra ospite Rosanna Calcagnile, stilista di alta moda, costumista per il cinema e il teatro, creatrice di stili classici e innovativi. Ha approfondito la sua formazione attraverso il confronto diretto con le culture artistiche italiane e internazionali e, da una visione pionieristica dell'impresa di moda, nel 1984 ha fondato la prima Accademia di Costume e Moda salentina che porta il suo nome.
In questo laboratorio di ricerca, con il suo staff stilistico, elabora risorse stilistiche in sintonia con i segni e i simboli del tempo, in collaborazione con le principali case di moda e le produzioni teatrali e cinematografiche per l’inserimento lavorativo dei suoi studenti che arrivano ormai da tutte le parti del mondo.
Oggi la sua Accademia è partner strategico della facoltà di Filosofia dell’Università del Salento, dell’Università Montenegrina e vanta un patto di collaborazione con il museo Castromediano di Lecce.
Di grande spessore i lavori a sua firma, tra i quali ricordiamo il disegno e la realizzazione delle divise per l'identità degli operatori culturali del Museo Castromediano (2019); nel ruolo di costumista il disegno e la realizzazione dei costumi per il teatro “Ode ai 7 vizi capitali”, opera itinerante con la regia di Rosalba Fantastico di Kastron (2021); quelli per la Notte della Taranta (2022), in occasione del 25° anniversario dell'evento musicale più importante del Salento.
Nel 2023 la Velvet Produzioni Roma, la sceglie nel ruolo di costumista per il cortometraggio su Carmelo Bene "Sono apparso alla Madonna", diretto da Fabio Morgan ed attualmente è impegnata ne "La città dei santi di carta", un docufilm ambientato nel 1860, che racconta le botteghe artigiane salentine, con la regia di Pascal Pezzuto.
Numerosi, infine, sono i riconoscimenti nazionali ed internazionali per la sua attività professionale e sociale.
Mario Graziuso
set062010
Tira una brutta aria eolica, per le ninfe e i fanciulli che da millenni vivono tra gli ulivi secolari del meraviglioso colle San Giovanni a Giuggianello: non hanno i timbri in regola. C' è chi dirà: ma se ne hanno scritto Nicandro e Ovidio e probabilmente pure Aristotele! Fa niente: non hanno i timbri in regola. Lo dice una sentenza del Consiglio di Stato. Secondo il quale un posto può anche essere la culla della memoria magica di un popolo ma se non ha le carte in regola, cioè un timbro della sovrintendenza che dice che effettivamente è la culla della memoria magica di un popolo, non ha diritto a tutele. Testuale: «A prescindere dal fatto che tali miti e leggende non risultano essere stati individuati da un provvedimento legislativo, non si vede come l' impianto degli aerogeneratori possa interferire su tale patrimonio culturale». Appunto: «non si vede». Nel senso che i giudici non hanno «visto» l' area in cui dovrebbero sorgere le immense pale eoliche se non sulla carta. Perché certo non avrebbero mai potuto scrivere una cosa simile se fossero saliti su queste colline dolci che hanno incantato nei secoli i viaggiatori. Se avessero visto, scavata nella viva roccia, l' antica e commovente chiesetta rupestre di San Giovanni. Se si fossero fermati davanti a questi massi enormi dalle forme incredibili che scatenarono le fantasie e la devozione dei nostri avi. Se avessero camminato all' ombra di questi ulivi grandiosi. Come può un paradiso bucolico come questo non essere devastato da 12 pale eoliche alte 80 metri cioè quanto 12 palazzine di 25 piani? Eppure questo, salvo miracoli, è il destino della Collina dei Fanciulli e delle Ninfe a Giuggianello, pochi chilometri a sud della strada che da Maglie porta a Otranto, nel Salento. Non è un punto qualunque sulla carta geografica, questa collina. Come spiega l' ambientalista Oreste Caroppo in un delizioso saggio, è conosciuto «l' Acropoli della civiltà messapico-salentina antica». Qui sono ambientate da migliaia di anni leggende riprese da Nicandro di Colofone: «Si favoleggia dunque che nel paese dei Messapi presso le cosiddette "Rocce Sacre" fossero apparse un giorno delle ninfe che danzavano, e che i figli dei Messapi, abbandonate le loro greggi per andare a guardare, avessero detto che essi sapevano danzare meglio. Queste parole punsero sul vivo le ninfe e si fece una gara per stabilire chi sapesse meglio danzare. I fanciulli, non rendendosi conto di gareggiare con esseri divini, danzarono come se stessero misurandosi con delle coetanee di stirpe mortale; e il loro modo di danzare era quello, rozzo, proprio dei pastori; quello delle ninfe, invece, fu di una bellezza suprema. Esse trionfarono dunque sui fanciulli nella danza e rivolte ad essi dissero: "Giovani dissennati, avete voluto gareggiare con le ninfe e ora che siete stati vinti ne pagherete il fio". E i fanciulli si trasformarono in alberi, nel luogo stesso in cui stavano, presso il santuario delle ninfe. E ancora oggi, la notte, si sente uscire dai tronchi una voce, come di gente che geme; e il luogo viene chiamato "Delle Ninfe e dei Fanciulli"». Un mito rilanciato, come dicevamo, da Publio Ovidio Nasone. E trattato anche nel Corpus Aristotelico dove si accenna al salentino Sasso di Eracle: «Presso il Capo Iapigio vi è anche una pietra enorme, che dicono venne da Eracle sollevata e spostata, addirittura con un sol dito». E coltivato dai contadini della zona che raccomandavano ai figlioletti di non andare a giocare alle rocce del «Letto della vecchia», del «Sasso di Eracle» e del «Piede di Ercole», spiega Caroppo, perché potevano «apparire loro le fate» e chissà quale incantesimo erano capaci di fare. Leggende. Ma nessuno, un tempo, avrebbe osato profanare un sacrario della memoria antica come questo. Così come nessuno avrebbe osato abbattere migliaia di ulivi stuprando quella che da secoli è l' immagine stessa del Salento. Marcello Seclì, presidente della sezione salentina di Italia Nostra, non si dà pace mentre ci trascina tra i viottoli delle campagne tra Parabita e Gallipoli e poi a Scorrano e a sud di Maglie e mostra come intere colline siano state tappezzate da quell' altra forma di violenza alla natura che possono essere le distese sterminate di pannelli fotovoltaici. Pannelli bruttissimi. Giganteschi. Tirati su senza rispetto per la natura. Per la fatica dei nostri nonni che piantarono gli ulivi sradicati. Per la vocazione turistica dell' area. Fa impressione rileggere oggi quel che mezzo secolo fa scriveva sul «Corriere» Alberto Cavallari parlando del Salento come del «più bel paesaggio d' Italia»: «Sorgono nel leccese i paesi più affascinanti del Sud, come Nardò, o la città morta di Otranto. Restano infatti i borghi civili, asciugati dal mare e dal vento, nitidi come la loro povertà. Le coste, spesso frastagliate nello scoglio, non sono ancora deturpate: sono piene di grotte, leggendarie e favolose, mentre lontano si vedono le "pagliare" dei pastori, e i riverberi, i luccichii dei due mari (come una volta scrisse Piovene) "sembrano quasi incontrarsi a mezz' aria" nel punto in cui l' Italia finisce, o meglio sfinisce, dentro l' atmosfera di un miraggio». Non aveva dubbi, Cavallari: «Difendere questa provincia e conservarla è così certo l' unico modo di fare della buona economia». Questo doveva fare, il Salento: puntare su «un turismo di classe, come quello che si svolge in Grecia, redditizio e ricco, e certo meglio di un' industrializzazione assurda e asfittica». I dati di questi giorni dicono che il turismo è davvero la chiave della ricchezza salentina. L' Apt gongola sventolando un aumento del 5%, che in questi tempi di magra vale doppio. E contribuisce a «collocare il Salento ai vertici della classifica nazionale». Italiani, soprattutto. Ma anche tanti stranieri. In testa tedeschi, francesi e inglesi. Vengono per vedere la cattedrale di Otranto e inginocchiarsi davanti alle reliquie dei morti nella strage del 1480 ed emozionarsi nel leggere che il corpo senza testa di Antonio Pezzulla detto il Primaldo, il primo degli ottocento martiri di Otranto a venire decapitato per ordine del Gran Visir Achmet «lo Sdentato», «si alzò e restò in piedi fino al termine della strage e non ci fu forza che valesse ad atterrarlo». E poi vengono per le orecchiette e i turcinieddhri e le ' ncarteddhrate e tutte le altre leccornie della formidabile cucina salentina e il suo olio e il suo vino. E vengono per la notte della Taranta, quando a fine agosto accorrono in decine di migliaia a Melpignano per ballare e ballare fino a uscir di senno con la «pizzica pizzica». Ma verrebbero ancora, se il Salento fosse definitivamente stravolto da una edilizia aggressiva che ha già deturpato parte delle sue coste come a Porto Cesareo, San Cataldo o Ugento? Se le distese di ulivi che costituiscono la sua essenza fossero sistematicamente rase al suolo? Se questo panorama che trae la sua bellezza non dalla vertigine delle vette dolomitiche ma dalla dolcezza delle distese appena ondulate venisse trafitto da centinaia e centinaia di pale eoliche? «Lecce, città dell' arte, / se ne infischia / di chi arriva e di chi parte», dice un vecchio ritornello usato dagli antifascisti il giorno in cui Achille Starace, il braccio destro di Mussolini che era nato a Sannicola, tornò in pompa magna della terra natia. E per certi versi la città è rimasta così come la vide Cavallari. Una città «aristocratica, spagnolesca, narcisista». In qualche modo «tagliata fuori dalla Puglia dinamica». Dove, nonostante l' orrore di certi quartieri residenziali e la bruttura della ragnatela di cavi neri che dovrebbe servire la metropolitana di superficie incompiuta da un mucchio di anni, è ancora emozionante camminare tra pietre e chiese di rara eleganza. Il problema di chi arriverà ancora e di chi se ne andrà, però, esiste. E dipende dal rischio di un' accentuazione del degrado paesaggistico. Cinquantuno anni dopo, il reportage a puntate lungo le coste scritto da Pier Paolo Pasolini per la rivista «Successo» e riproposto nella versione integrale con il titolo «La lunga strada di sabbia» da Contrasto, va riletto: «In quello slanciato ammasso di case bianche, inanellato da lungomari e da moli, la gente vive una vita autonoma, quasi ricca, si direbbe, quasi non ci fosse soluzione di continuità con qualche periodo della storia antica, che io non so, né faccio in tempo a capire: il demone del viaggio mi sospinge giù, verso la punta estrema. Ci si arriva lentamente, mentre intorno la regione si trasforma, si muove in piccole ondulazioni, si ricopre d' ulivi. Santa Maria di Leuca si stende lungo il mare con una fila di villini liberty, lussuosi, rosei e bianchi, incrostati d' ornamenti, circondati da giardinetti...» Fece una gran fatica, PPP, «nel sole feroce» ad arrivare fino alla punta estrema del tacco d' Italia, fino a questo splendido promontorio dove, come ha scritto Giuseppe Salvaggiulo nel libro collettivo «La colata» scritto con Andrea Garibaldi, Antonio Massari, Marco Preve e Ferruccio Sansa, «sei ancora sulla terra, ma ti senti già in mare». E forse proprio per questo tanti viaggiatori ci vengono ancora: perché non è alla portata di tutti, appena fuori da uno svincolo autostradale come tanti vacanzifici traboccanti di discoteche, bazar e McDonald. Perché arrivarci costa fatica. E questa fatica appare loro in qualche modo obbligata per assaporare il gran premio finale: la vista su un mare di una bellezza che ti mozza il fiato. Diceva il poeta e saggista Franco Antonicelli, in occasione di un lontano viaggio con Italo Calvino: «Anche Reggio Calabria è alla fine della penisola, ma subito dopo c' è l' isola e subito dopo l' Africa; non c' e tempo di perdersi. Ma a Leuca sì...» Di là del promontorio c' è il mare. Solo il mare. «Uffa!», sbottano gli «sviluppisti». E dicono che no, anche il luogo più lontano d' Italia, quello che partecipò al processo unitario solo con Liborio Romano, di cui parla Nico Perrone, deve essere collegato al resto del mondo con una superstrada. Un' arteria che dovrebbe partire da Maglie e scendere giù per 40 chilometri, con le sue 4 corsie per 22 metri complessivi e un viadotto di 500 metri su 26 piloni di cemento fino a una mastodontica rotonda del diametro di 450 metri, lunga un chilometro e mezzo, che intrappola un' area estesa quanto 23 campi di calcio. Una mostruosità, dicono gli ambientalisti. Che stanno dando battaglia a colpi di ricorsi un po' a tutto. Alla superstrada voluta da Raffaele Fitto, il giovane ministro amatissimo da Berlusconi e figlio di quella Maglie che in passato aveva dato all' Italia uomini della statura di Aldo Moro. A ulteriori cementificazioni di coste già abbruttite da lottizzazioni selvagge. Al progetto spropositato di quadruplicare il santuario di Santa Maria de Finibus Terrae svettante su Santa Maria di Leuca e farne un edificio (citiamo ancora «La colata») di «ventiduemila metri cubi eretti su una superficie grande la metà di un campo di calcio per ospitare otto celebrazioni giornaliere, presbiterio con annesso palco per quaranta sacerdoti concelebranti, penitenzieria con almeno dieci postazioni confessionali, aule per catechesi e attività connesse».. Battaglie difficili. Segnate a volte da sconfitte sconcertanti. Come quella della sentenza sulla Collina delle ninfe che ribaltava il verdetto del Tar che aveva accolto in pieno la tesi dell' avvocato Valeria Pellegrino spiegando che l' impianto eolico andava bloccato perché quei miti e quelle leggende millenarie avevano determinato «un legame tra le popolazioni che ruotano attorno all' area de qua che va ben oltre la percezione visiva e dunque fisica dei luoghi». O come un altro verdetto del Consiglio di Stato che, anche qui ribaltando il precedente giudizio del Tar che dava ragione all' avvocato di Italia Nostra Donato Saracino, ha accolto le tesi della società tedesca Schuco International. La quale aveva comprato terreni a Scorrano per metterci un mare di pannelli fotovoltaici per un totale di una quindicina di megawatt. Un impianto enorme. Frazionato in quattro pezzi diversi, con una furbizia «all' italiana», per stare al di sotto di certi limiti ed evitare la grana della Via, la valutazione dell' impatto ambientale. Vi chiederete: come mai anche i tedeschi vengono a investire nel Salento? Perché nel nostro Paese del Sole, dove fino al 2006 si produceva con i pannelli 70 volte meno che nella «grigia» Germania, è stata fatta una scoperta: il «solare» può essere una manna. I dati dicono che nel 2009 l' elettricità da fonti rinnovabili è aumentata del 13%. Ma se l' eolico ha avuto una crescita del 35%, il fotovoltaico ha registrato in dodici mesi un boom: + 418%. Tredici volte di più. Sia chiaro: come per le pale eoliche, anche per il fotovoltaico vale lo stesso discorso. C' è modo e modo, c' è luogo e luogo. Gli incentivi, qui, sono faraonici. Come in nessun Paese al mondo. In base alle regole introdotte nel 2007, per esempio, si prendono i soldi per l' elettricità prodotta anche per impianti microscopici. E tutto si scarica sulle tariffe: più energia rinnovabile viene prodotta, più le bollette sono care. La progressione è geometrica. Nel 2008 gli incentivi fotovoltaici hanno pesato sugli utenti per 110 milioni di euro? L' anno seguente sono triplicati: 344. Ovvero un sesto di quanto abbiamo speso per incentivare le fonti rinnovabili: oltre 2 miliardi di euro. Conto salito nel 2010 a 3 miliardi. «Quasi il 10% - ha detto il presidente dell' Autorità per l' Energia Alessandro Ortis -, dell' intero costo del sistema elettrico» nazionale perché «l' incentivo medio risulta pari a circa il doppio del valore dell' energia prodotta. Così paghiamo l' energia incentivata 3 volte quella convenzionale». E questo in un Paese dove già prima dell' esplosione di questo business le bollette erano le più care d' Europa. Ma è niente, rispetto alle previsioni dell' authority. La quale ipotizza, nel caso di raggiungimento degli obiettivi assegnati per il 2020 da Bruxelles ai vari Stati europei, una spesa aggiuntiva astronomica a carico di chi paga la bolletta: cinque miliardi l' anno per il 2015, sette per il 2020. Dei quali metà per i soli pannelli fotovoltaici. E questo, dice l' Autorità per l' energia, anche nel caso in cui gli incentivi vengano ridotti via via al 50%. Il guaio supplementare è che in un territorio urbanizzato come quello italiano, i pannelli finiscono per rubare terreni all' agricoltura. Alla faccia dei dubbi che già negli anni Novanta aveva manifestato Carlo Rubbia secondo il quale «per soddisfare la metà del nostro futuro fabbisogno elettrico con l' energia solare servirebbero circa 22.000 chilometri quadrati di pannelli, un' area grande più o meno quanto tutta la Sardegna». Ma sapete com' è fatta l' Italia: o tutto o niente. Così, dal totale disinteresse per le fonti rinnovabili, si è passati a un eccesso di incentivi. Mettetevi nei panni di un agricoltore: perché dovrebbe arare, seminare e trebbiare quando è molto meno faticoso e più redditizio riempire un campo di pannelli? E rieccoci in Puglia e nel Salento. Dove a chi installa meno d' un megawatt è sufficiente presentare, come abbiamo visto, una semplice Dia. Se la regione con più impianti fotovoltaici è la Lombardia (13.617), seguita da Emilia Romagna, Veneto e Piemonte, la Puglia è quella che produce di più: 295 megawatt, dei quali 239 prodotti da 497 impianti collocati su terreni agricoli, per una superficie di 358 ettari. Viene dalla Puglia il 20% circa di tutta l' energia solare italiana, pari a 1.509 megawatt: potenza che richiede oltre 2.250 ettari di pannelli. Il Salento contribuisce alla produzione pugliese col 30%: vale a dire 87,6 megawatt, dei quali ben 76,6 su 115 ettari «rubati» all' agricoltura. Ma sono dati ufficiali che per Marcello Seclì sono già sfigurati dai nuovi impianti: «Il boom è nella seconda metà del 2009. In provincia di Lecce, secondo noi, sono già stati impegnati 2000 ettari, per la maggior parte non ancora collegati». E potete scommettere che la corsa non cesserà molto presto. I nuovi incentivi stabiliti dal ministero per lo Sviluppo economico da mesi occupato ad interim da Berlusconi, variano da un minimo di 28 a un massimo di 44 centesimi di euro al chilovattora. Da quattro a sei volte più del prezzo medio (7 centesimi) dell' energia elettrica prodotta con sistemi tradizionali. Avanti così, perché un contadino dovrebbe piegare la schiena sulla terra?
fonte: http://archiviostorico.corriere.it/2010/agosto/28/
Pannelli_solari_pale_tra_gli_co_9_100828006.shtml
RIZZO SERGIO, STELLA GIAN ANTONIO
ago292023
Ritorna per l’edizione 2023 il Premio Marcello Romano per il Cinema - Città di Galatina- venerdì 8 settembre alle ore 19,30 presso il Palazzo della Cultura.
Il riconoscimento, nato per rendere omaggio alla memoria del galatinese avv. Marcello Romano (1943 -2008), cultore di cinematografia, è stato istituito dal Comune di Galatina su proposta della famiglia nel 2009, in collaborazione con il Liceo Artistico dell’IISS “P. Colonna” di Galatina, con l’obiettivo di contribuire alla cultura cinematografica, promuovere la valorizzazione del territorio, dare visibilità a professionisti giovani e di talento.
In precedenza è stato attribuito, con il patrocinio di Regione Puglia, Università del Salento, Apulia Film Commission, nell’ambito del Festival “Corti di marzo” 2011, fuori concorso, al regista Andrea Costantino, per il cortometraggio “Sposerò Nichi Vendola” (2010); nel 2014 a Francesco Micciché per il documentario “Lino Miccichè, mio padre. Una visione del mondo” (2013) nell’ambito della Rassegna Identità in dialogo-Prospettive meridiane #tuttosuipadri; a Tommaso Faggiano per il film “Stare sul confine” (2018) della cooperativa culturale Meditfilm, durante la Rassegna estiva della Città di Galatina 2018.
Il prossimo 8 settembre il Premio verrà consegnato a Fausto Romano, giovane autore galatinese, artista eclettico poliedrico e originale, “cantastorie” come egli stesso ama definirsi.
Diplomatosi in recitazione presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” di Roma, ha realizzato numerosi cortometraggi, vincendo premi internazionali.
Nel 2022 scrive, dirige e interpreta “San Vitu Rock” prodotto da Apulia film Commission e vincitore del Festival del Cinema Europeo.
Con quest’ultimo lavoro il regista ha avuto il merito di esportare oltre i confini nazionali la sacra roccia dal potere magico-religioso custodita in una semplice chiesetta nel cuore della Grecìa salentina,” raccontando un rito attraverso un altro rito: il cinema”, come egli stesso ha dichiarato.
Una storia d’amore semplice, poetica ed esilarante, con due attori principali, un uomo e una donna, ambientata negli anni del boom economico italiano, che si fonda sulla conoscenza di fenomeni etnoantropologici e della loro evoluzione storica, una ricerca che Fausto Romano coniuga con la sua
grande capacità artistica di mischiare sacro e profano, alto e basso, umano e divino, già espressa in altre sue opere cinematografiche e letterarie.
Il film di fatto è centrato su la Pietra Forata di San Vito, un monolite calcareo che ha il diametro esterno di circa un metro, con al centro un foro di trenta centimetri, ritrovato in una zona boscosa dell’area salentina ricca di altri monumenti megalitici, menhir, dolmen, specchie. Il passaggio attraverso questa strettissima apertura, che rappresenta l’utero materno, trasferisce, secondo un rito che si è ripetuto fino agli anni ’60, fertilità a chi la attraversa. Una pratica che risale ad una remotissima religione fondata sulla figura della Dea Madre, connessa con la fecondità della terra, che ha mantenuto un grande valore religioso con il nascere dell’agricoltura.
La narrazione di Fausto Romano offre quindi l’opportunità di allargare la visuale sul nostro territorio rurale, dove le pietre parlano. Non si tratta certamente di resuscitare antiche tradizioni la cui conoscenza ha generato questa bella favola descritta in “San Vitu Rock” ma di restituire, attraverso un approccio emozionale, il giusto valore alla terra per la buona salute dell’uomo e per una nuova visione delle bellezze del nostro paesaggio, argomenti di viva attualità e dibattito culturale.
Dopo i saluti istituzionali del Sindaco di Galatina Fabio Vergine e della Dirigente dell’IISS “P. Colonna” di Galatina Maria Rita Meleleo, la serata sarà moderata da Rita Toscano, organizzatrice del Premio Marcello Romano per il Cinema.
Su simboli magie e misteri del paesaggio salentino, tra natura e cultura, interverranno due illustri specialisti: Angela Serafino, studiosa e critica d’arte, che nei suoi scritti – da “Dal colore al suono, dal suono al colore” sino a “Restituzione” monografia per l’opera di Renato Centonze – ha esplorato la relazione tra paesaggio ed opera d’arte ,nel Salento, ma come specimen di un universale umano; Francesco Danieli, storico e iconologo di fama internazionale, autore di numerose pubblicazioni di carattere scientifico, storico, artistico e antropologico culturale sull’identità salentina e non solo, direttore della collana editoriale Gli Argonauti.
E a seguire la premiazione e la proiezione del cortometraggio.
L’evento si pone come un’occasione di festa per spettatori e partecipanti, in un clima di convivialità, aperto a tutti, presso il Palazzo della Cultura (ingresso da via Cafaro n.2), nei locali messi a disposizione da Open Art Gioré aps, dalle ore 19,30 dell’8 settembre p.v.
ago312019
Conoscete la storia del dito e della luna, no?
Ebbene, sappiate che in genere è la massa che si fa incantare dalla luna (nel pozzo); è il saggio poi ad accorgersi che quello non è l’indice, ma il dito medio.
L’altra sera, per dire, mi faccio convincere dagli amici a fare un salto a Otranto. Ma Otranto era già assaltata da un pezzo.
Mancavano sedie e tavolini giusto sul mosaico pavimentale della cattedrale per completare il quadro espressionista: vale a dire l’Urlo di ‘sta Minch (quell’altro era di Munch).
Dai - mi son detto -, guardiamo il lato positivo della cosa: un giorno moriremo.
Siccome i guai non vengono mai da soli, la settimana scorsa un telegiornalista reggeva il moccolo, ossia il microfono, a un manager affranto dalla chiusura della sua bella discoteca salentina vista mare, prostrato dal fatto che il “Salento non è Ibiza”. Ora, va bene che tira più un pelo di Twiga che tutto il parco buoi, ma uno s’aspettava che il whatchdog anziché scodinzolare gli rispondesse per le rime (evidenziando l’orrore di certe affermazioni che vorrebbero essere sarcastiche), o almeno battesse ciglio. O tutt’al più cassa. Niente: si è limitato solo a battere.
La prossima volta – se posso permettermi – thegiornalisti si sbilancino un po’ di più e provino a chiedere all’interlocutore di turno almeno di togliersi gentilmente gli occhiali scuri alla Lapo Elkann (sempre che l’intervistato occhialidasolemunito non sia affetto da uveite), così, benché su carta o schermo, noi altri poveretti potremmo tentare di guardarlo nelle palle degli occhi.
Nel frattempo, ligi all’assunzione quotidiana di anestetico contro il dolore da vita vuota, facciamoci pure distrarre dallo stracciamento di vesti dei Caifa da spiaggia per via del prezzo di un paio di frise con tartare di gamberetti (?): che, a dirla tutta, secondo la corte dei conti domiciliata nella mia testa, dovrebbero costare almeno il triplo, se non il decuplo, attesa la straordinaria quantità di diseconomie esterne – leggi devastazione e mercimonio di questo mondo – prodotte all’unisono dalle masse cafone e fesse di domanda e offerta.
Non sia mai che qualcuno in questa terra vocata al luna park osi proferire la nuda verità, vale a dire che il turismo ci ucciderà.
Nossignore, si ha invece paura degli economisti da peer review, quelli della crescita e delle ricadute occupazionali sine fine dicentes, dunque del più Mercato e meno Stato, dimentichi del fatto che la libera concorrenza alla Adam Smith non ha mai traslocato dalla teoria del puro modello economico alla tridimensionalità, mentre la sua diciamo evoluzione neoliberista intensiva o addirittura superintensiva (fatta di monopoli, oligopoli, cartelli e mafie) sta portando profitti ai soliti pochi, e più danni dei roghi d’Amazzonia e Siberia messi assieme ai soliti molti. Infine, si ha addirittura soggezione dei pOLITICI, i Cetti e le Cette Laqualunque glocal, ergo gli sponsor della riduzione del numero dei parlamentari, gli indossatori di casacche intercambiabili manco fossero slip, i promoter di liti temerarie prêt-à-porter: quasi tutti esponenti del rutto libero assurto al rango di Logos.
Ci mancava giusto la raccolta delle olive nel cuore del mese d’agosto, a 35 gradi all’ombra. Chissà che dalla loro spremitura la Scienza non riesca a ottenere direttamente, dopo l’aria, anche l’olio fritto.
Ma che ne capite voi di primizie. Volete mettere la vendemmia a febbraio, le fiche a marzo, e le fette di Mellone a fine novembre?
Antonio Mellone
ott132019
Incredibile quanto i libri si parlino tra loro. Lo diceva perfino Umberto Eco.
Quest’estate oltre a tagliare copiose fette di Mellone, ho impilato una serie libri per salirci sopra. La lettura ti permette infatti di montare sulla pila dei libri che leggi, e dunque di riuscire a guardare un po’ più in là che dalla solita altezza marciapiede.
Stavolta ho per le mani due volumi: il primo, “Palermo Connection” di Petra Reski (Fazi Editore, Roma, 2018), letto a giugno scorso in concomitanza della prima fetta di Mellone, proprio quando (combinazione?) mi recavo a Palermo per diletto; il secondo è “Pizzica Amara” di Gabriella Genisi (Rizzoli, Milano, 2019), terminato qualche giorno fa in occasione di quest’ultima fetta 2019. In mezzo, come dicevo, molti altri volumi (ma sempre troppo pochi, eh) sicuramente legati in qualche modo da un fil rigorosamente rouge.
Ebbene, questi due libri sembrano in rapporto tra loro come lo sarebbero in matematica le funzioni iniettive, se non proprio biettive. E già con questo mi sono giocato un bel po’ “mi piace”, ma non tanto per il riferimento alla proprietà delle f(x), quanto per il fatto che sto discettando di libri. Vero è che d’altro canto il vero piacere (like) non è mai un fenomeno di massa.
Ma torniamo a questi due scritti da fiato sospeso se non mozzato e alla straordinarietà delle loro relazioni: sulle rispettive copertine prevale il nero (vogliamo definirli noir? Noir); uno è edito da Darkside (Fazi), l’altro, guarda un po’, da Nero (Rizzoli); sono scritti entrambi da due donne, e donne sono pure le protagoniste, due investigatori, Serena Vitale, procuratrice antimafia a Palermo, battagliera e dalla schiena dritta (è ovvio che è la Reski), e Chicca Lopez, salentina, maresciallo dei Carabinieri, tutt’altro che allineata e coperta (io ci vedo la Genisi, che ci posso fare).
In entrambi i volumi si parla di lavori sporchi (quelli che dunque solo i galantuomini possono fare), di depistaggi istituzionali, di infiltrazioni e perbenismo, di documenti falsi e liste di proscrizione, di strategie della tensione, di smemoratezza e commemorazioni di stragi piene zeppe di retorica, di mafie e logge massoniche in cui c’è dentro di tutto, dagli alti burocrati ai faccendieri, dagli onorevoli ai magistrati che chiudono sempre un occhio.
Ma cosa sono, se non trattativa stato-mafia, i bastoni tra le ruote, il “sopire, troncare, padre molto reverendo”, la distruzione di intercettazioni telefoniche presidenziali, il cemento chiamato Sviluppo, l’affaire Xylella e la sua gestione a suon di decretini e giro di soldi, la querela temeraria a mo’ di bavaglio, il giornalismo d’accatto e da riporto, il potere sulla vita degli altri, le riforme della Costituzione promosse dai governi, le anestesie dei diciamo intellettuali, e la rimozione dal dibattito pubblico dell’ultima pesantissima sentenza di condanna (ancorché di primo grado) scaturita dal pluriennale processo Trattativa, diventata vero e proprio tabù per i benpensanti.
“Io so che questa terra è avvelenata da rifiuti tossici, scarti di una ricchezza prodotta e consumata altrove, saccheggiata nei suoi alberi in nome di una guerra contro una misteriosa epidemia, perforata in uno dei tratti di costa più belli da un tubo lungo centinaia di metri che, come una flebo nel corpo di un malato, deve pompare nelle sue vene il gas trasportato dall’oriente, attaccate anche nel suo mare con le trivelle nei fondali vicino Leuca, sempre alla ricerca di gas. Anche questo è progresso? Siamo sotto attacco. Quelli come me che avvertono ancora nella carne una ferita inflitta alla propria terra si sentono così. E si ribellano. E sono in tanti e diventano sempre di più. E sa perché? Perché ci hanno colpito nei nostri simboli più cari”.
Quest’ultimo sembra un brano scritto da Petra Reski: invece è quanto Gabriella Genisi fa dire al suo maresciallo Chicca Lopez a pag. 302. A voi scoprirne molti altri riportati nelle trame di questi due thriller da assaporare con vera appetenza cartivora.
Un romanzo in genere è narrativa, fiction, invenzione. In questi due casi, permettetemelo, è qualcosa di più che semplice calligrafia.
Eh, sì, a volte, come asserisce Petra Reski, per ovviare alle querele dei soliti prepotenti, “per dire la verità sei costretto a mentire”.
Antonio Mellone
dic172023
La Porsche s’è messa in testa (e non c’è verso di farla desistere) di imprimere un’accelerazione all’economia del Salento, innestare il turbo all’inossidabile trinomio “Sviluppo, Crescita & OccupaZione” (Z dolce alla leccese) e - con la complicità delle cosiddette istituzioni nonché degli eroici salentini incantati dal sogno demiurgico - trasformare quel che resta di questo lembo di terra in un parco a tema, un villaggio di babbo natale, il paese del bengodi.
Poi ci sono quelli come me, misoneisti, tecnofobi e un tantino gufi che non colgono le potenzialità delle novelle Disneyland nostrane, e parlano (per fortuna inascoltati) di rapporti di forza sbilanciati, di non-luoghi, di prepotenza e disprezzo del bene comune, di monopoli e profitto di pochi, e di una landa come la nostra che conta quanto uno zero posto a sinistra di un numero significativo.
Pare che per colare tutto il Ben Di Dio previsto dai piani di investimento della multinazionale dei bolidi rombanti non bastavano i 700 ettari del famigerato anello neritino: ne serve qualche altro centinaio abbondante anche fuori le mura, che se no le piste, a naso, non vengono bene. Ora, grazie all’ok degli enti pubblici territoriali, si potrà finalmente procedere senza alcun indugio all’esproprio dei terreni adiacenti all’ecomostro sacro per via della famosa “Pubblica Utilità” (ormai è rimasto soltanto il Quotidiano a scriverla senza virgolette). Anzi per essere più precisi: “Motivi imperativi di rilevante interesse pubblico” [sic], li chiamano così: Imperativi. D’altronde siamo o no la periferia di un Impero, onde Sud è prefisso di Sudditanza?
Provvidenzialmente i lavori di sbancamento sono già iniziati di buona lena, alla faccia di noialtri cospirazionisti che sprechiamo il nostro tempo in studi, manifestazioni e dibattiti, mentre per sua indole e formazione il Capitale è pragmatico e non ha nemmeno un minuto da perdere.
Ora v’è da riconoscere che l’agguerrito studio associato di ingegneri, architetti, geometri, legulei, economisti, lobbisti e altri guastatori, senza escludere qualche ambientalista di bocca buona (voltagabbana direbbero i complottisti) al soldo della notoria teutonica efficienza ha riflettuto proprio su tutto. Pensate, la multinazionale ci offre sul vassoio d’argento, oltre a un bel po’ di piatti di lenticchie, ben altre “compensazioni” altrimenti dette “ristori” o alternativamente “misure di attenuazione”. Non ti dico, signora mia, l’attenzione all’ambiente e all’habitat naturale, alla fauna e alla flora, onde non sai più se il piano particolareggiato sia stato redatto dall’impresa proponente o direttamente dal WWF, mentre il sito neritino s’è colorato così tanto di green da fare invidia al parco nazionale d’Abruzzo e all’Amazzonia messi assieme. E pazienza se poi vorranno spostare il bosco d’Arneo col carroattrezzi. Ma a tutto questo ci vogliono aggiungere “un centro medico con eliporto e una nuova e più ampia stazione degli addetti alla lotta antincendio”. Wanna Marchi chioserebbe il tutto con bel: “D’accordooo?”
Soffermiamoci soltanto sul primo punto (ché l’antiemetico che ho preso sta per terminare i suoi effetti). In pratica l’azienda, visto che lo stato sociale italiano (o welfare come direbbero i puristi della lingua) sembra essersi messo in aspettativa, ha sentenziato: “Mo’ vi faccio vedere io come vi sistemo per le feste”; e ha escogitato persino la “realizzazione di un centro di elisoccorso attrezzato con eliporto e annesse strutture sanitarie da integrare nel sistema sanitario regionale per fronteggiare le emergenze e garantire la sicurezza sanitaria con particolare riferimento al Salento. […] L’eliporto, così come configurato, oltre alla pista di atterraggio e decollo degli elicotteri con gli hangar, le officine ed i servizi di supporto, prevede anche un centro sanitario attrezzato per il primo soccorso, con attrezzature adeguate e con la presenza di personale medico e paramedico, h 24 per 365 giorni l’anno, disponibile sia per i fruitori del Nardò Technical Center, sia per tutte le emergenze che necessiteranno di interventi immediati, come la cura delle malattie tempo dipendenti o derivanti da incidentalità”. In estrema sintesi, grazie a codesto Masterplan salveremo la sanità salentina, che dico, pugliese. E così grazie ai Porsche potremo procedere tranquillamente alla chiusura, pardon, al “piano di riordino” dei superstiti ospedali del Tacco, tanto nel novello paradiso terrestre vi sarà abbondanza di tutto quello che non si trova nei Pronto Soccorso nostrani (e del resto d’Italia). Per questa imperdibile opportunità la popolazione tutta dovrebbe essere grata anche alla Regione Puglia e al Comune di Nardò, salvo altri, che hanno firmato una convenzione o più precisamente una circonvenzione non dico senza fiatare, ma senza manco un colpo di tosse, un’alzata di ciglio, uno storcimento di muso.
Infine, se caso mai non dovessimo accettare (ipotetica del terzo tipo) il pacco all-inclusive così gentilmente confezionato dai nostri magnati, filantropi e mecenati d’oltralpe, apriti cielo: scenari apocalittici, turismo annichilito, invasione di locuste e altre piaghe di Salento, ovvero d’Egitto, Pil sottoterra, “declino tecnologico e commerciale delle attuali piste” e, badate bene, “aumento del rischio di compromissione degli habitat” non disgiunto da “l’esaurimento del positivo indotto socio-economico sul territorio, derivante dalla presenza di clienti e visitatori da tutto il mondo”, [tutto nero su bianco eh, ndr.]. D’altronde lo sanno in tanti ormai che il sole bagna, l’acqua asciuga, la neve scalda, il fuoco raffredda, e il famoso anello (al naso) NTC porterà oro incenso e mirra.
Mentre leggevo tutto quel popò di materiale inviatomi dalla mia amica avvocato pensavo tra me e me: però è proprio vero che il cretino è sempre più ingegnoso delle precauzioni che si prendono per impedirgli di fare le più grandi porschate.
Ecco perché di tutta questa sagra del porsche a noi non rimarrà che la solita porsche de fiche.
Antonio Mellone
lug272010
Hans Plomp in "La battaglia per l'immaginazione" su "Encyclopedia Psychedelica, Londra 1986" scriveva che «Ognuno interpreta un ruolo in un dramma, partecipa ad una storia differente con interpretazioni differenti, anche se molti drammi sono solo noiose imitazioni di altri drammi. Ognuno di noi alla nascita era un originale divino, molti di noi moriranno come una brutta copia.»
Il divino che è proprio dell'originarietà, dunque, va a ricongiungersi all'atto della creazione artistica nella filosofia di Walter Benjamin in quel nesso che serve a stabilire ed indicare come divino nient'altro che il senso unico e irripetibile del Gesto che si rende e trasforma in arte, azzerando i frutti dell'omologalienazione di ispirazione tecno/urbana di diretta appropriazione di un apparato socioculturale derivante dall'appiattimento dell'immaginario, in virtù di uno sragionamento della ragione stessa come esaltazione della nullificazione delle masse.
E se il poeta Edward E. Cummings ebbe a dire che «La conoscenza è una parola cordiale per morire, ma non per seppellire l’immaginazione» la capacità pittorico/emozionale del catturare l'unicità dell'immagine e la sua irripetibilità che si realizza nell'atto del ritrarre - dell'artista salentina Paola Rizzo - fa in modo che la massificazione del prodotto-oggetto di matrice fotografica assuma caratteristiche di una poetica dell'eccesso, in un gioco di anime che intrecciano i loro sguardi nell'atto unico dell'istante poetico-visivo.
Così, il 28 luglio a Caprarica di Lecce durante l'ottava edizione del festival "Caprarica in Jazz", l'artista Paola Rizzo si esibirà in una performance che la sta portando in giro fra i locali e gli eventi della Provincia di Lecce - ma anche al di fuori di essa - dal titolo "Grafite è musica" nella quale realizzerà "live" il ritratto al chitarrista Guido Di Leone che contemporaneamente si esibirà col quartetto del sassofonista statunitense Jim Snidero.
Francesco Aprile
2010/7/26
fonte: www.salentoinlinea.it
dic272014
Ecco il video realizzato ieri, 26 dicembre 2014, dalla TV salentina Canale 8.
Si chiama Frumento ed è la “nuova” focacceria-pizzeria-rosticceria da asporto di Noha con affaccio sui bei giardini Madonna delle Grazie, fresca, anzi ancora calda (il forno a legna arde da questa mattina) di inaugurazione.
Ho messo Nuova tra virgolette perché di fatto Frumento è frutto di una tradizione, vale a dire la naturale prosecuzione di Scacco Matto di via Pigno: quella era gestita storicamente da papà Luigi e mamma Ada; questa da Giuseppe Patera, che dunque s’è fatto le ossa (e i muscoli del pizzaiolo) nella bottega di famiglia, coadiuvato dalla zita, la dolce Melissa Lisi, ragazza ‘ngarbata come poche.
Nuovo di zecca è però tutto il resto, il bancone, i cassetti per la lievitazione, palo palino e spatola in acciaio inox, il marmo per le pizze, il banco refrigerato, i taglieri di legno, gli scaffali portavivande (e porta bevande) e non so più cos’altro. Antico è invece il frumento, farine nobili, base dell’alimentazione del Mediterraneo, nonché le tecniche di impasto, la lievitazione naturale (lievito madre eh: ché la lentezza è sinonimo di qualità), cottura, farcitura, e dunque qualche immancabile prezioso segreto.
Il resto verrà da sé, ché Giuseppe e Melissa hanno dentro il fermento della conoscenza, e tanta voglia di squisitezze, e perché no anche di novità: meglio se tra le migliori di terra salentina - senza tralasciare però alcune ghiottonerie fuoriporta, come per esempio le napoletane (tanto di cappello).
Come accennato sopra, Frumento, dirimpettaia - ma al di qua della villa - della chiesa della Madonna delle Grazie, si trova in una posizione felice, per non dire strategica: non solo perché ubicata in uno dei luoghi più verdi e ameni di Noha (anche se, a dire il vero, a Noha è difficile trovare strade piazze o quartieri poco accoglienti), ma anche perché ha quali vicine due altre eccellenze nohane: la pasticceria Zucchero & Cannella (di cui ho già avuto modo di discettare su questi stessi schermi) e La Frutteria della brillante, incredibile Sabina, senza r (di cui avrò modo di parlare da qui a breve), sicché in questa benedetta via Mameli il gusto dei palati raffinati è in buone mani.
*
Tempo fa, nel corso di un seminario di Economia, uno studente mi chiedeva quale fosse per me la differenza tra un negozietto di paese e il grande magazzino (o la filiale) di una multinazionale.
Gli risposi: nel negozietto di paese compri (quel che ti serve); altrove ti vendi.
Antonio Mellone
giu022024
Un tuffo nella storia con la consapevolezza che i tempi sono cambiati ma le tradizioni e la fede hanno ancora tanto da dire e comunicare. E quale miglior modo se non attraverso la musica, quella compagna di cammino che non abbandonava nei canti e nelle preghiere i pellegrini che da Canterbury sino a Roma percorrevano la via francigena sino a spingersi più a sud, fino alla Puglia, in tre diversi percorsi ponte per raggiungere la terra santa.
In questa ricerca della tradizione, con la voglia di percorrere un cammino comune, l’ufficio scolastico regionale della Puglia Ufficio VI di Lecce ha promosso la rassegna territoriale “Music_Andando per la Via Francigena. Itinerari di Musica, Arte e Folklore lungo la via francigena salentina, per cercare di riscoprire il senso di quel cammino ed esaltare la gioiosa festa di musica delle scuole ricadenti lungo quei cammini.
E Galatina ricade proprio nella via Leucadense, quel tratto che da Brindisi porta sino a Leuca, in cui, assieme ad alcuni comuni limitrofi, giovedì 30 maggio ha visto realizzarsi una “sosta di pace”. Un percorso immaginario tra passato e presente, attraversando quel tratto che dalla torre dell’orologio arriva in piazza Orsini, sei scuole hanno fatto rete e si sono incontrate sotto l’ombra protettrice della Basilica di Santa Caterina d’Alessandria, meta ogni anno di moderni “pellegrini” che restano incantati nel vedere gli affreschi di una basilica che ricorda la basilica di Assisi, nello spirito di Francesco.
Dai bambini della scuola dell’infanzia con la loro allegria e spensieratezza nei canti e nei balli, passando dalle esibizioni di scuola primaria e secondaria di primo grado per arrivare agli studenti di scuola secondaria di secondo grado.
Testimonianza che ogni sosta era sì momento di riposo dopo il faticoso cammino, ma anche momento di scambio e di festa assieme a compagni di viaggio vecchi e nuovi.
Gli istituti comprensivi Polo 1 e Polo 3 assieme al Liceo scientifico e linguistico “A. Vallone” di Galatina, con i comprensivi di Collepasso – Tuglie, Corigliano d’Otranto, Melpignano Castrignano de’ Greci assieme al Comprensivo Polo 1 di Galatone, hanno dato vita ad un momento di festa, ma anche di riflessione, dove i protagonisti assoluti sono stati gli studenti. Con la collaborazione di Regione e Provincia, il patrocinio del Comune di Galatina e la collaborazione del Club per l’Unesco di Galatina e della Grecìa salentina.
Dai cortigiani in costumi medievali, ai pellegrini e fraticelli in saio e sandali, ai musicisti, le danzatrici, Maria D’Enghien che racconta il suo sogno di bellezza, le preghiere e le ballate dei pellegrini, le note dell’amore in griko e le canzoni popolari anche reinterpretate, i brani interpretati dalle orchestre Giovanni Pascoli del Polo 1 di Galatina e dall’orchestra del Polo 1 di Galatone e per finire la musica dei nostri giorni con l’esibizione della band i Mal...funzionanti del Polo 3.
Uno spettacolo degno di un cartellone teatrale di tutto rispetto, ma che già rende l’idea della bellezza con oltre 300 giovani artisti a esprimere la propria gioia in musica.
E così è stato per le dirigenti Luisa Cascione, Rosanna Lagna, Angela Venneri, Francesca Conte, Enrica Saracino e Adele Polo, che hanno voluto realizzare la prima tappa di un cammino che potrebbe continuare negli anni e rendere concreta la rete, così come anche sottolineato dalla referente del progetto Carmen Leo, che ha gioito nella sosta portando anche i saluti del dirigente Mario Trifiletti.
Antonio Torretti
nov152006
Antonio Mellone
nov122017
Una tra le pagine più divertenti di face-book è quella di Tap: è così spassosa e autolesionista da rendere praticamente inutili tutti gli articoli (incluso questo) contrari al progetto.
I post ovvero spot (lemmi uno anagramma dell’altro, spesso intercambiabili), di volta in volta confezionati dall’ufficio marketing della multinazionale, dividono il vistoso apparato di commenti in due grandi macro-categorie: quella di chi finalmente si oppone al cosiddetto programma Tap, e quella di chi come al solito non ha capito una beneamata minchia.
Insomma, da un lato abbiamo chi (giustamente) si fa beffe di tutto il cucuzzaro del trans adriatic pipeline (il minuscolo non è casuale, ma causale), e dall’altra quella dei poveri tap-petini, sottocategoria zerbini, che (parlando sempre con pardon) si fanno prendere per il culo da tutti, specie da Tap. Tra questi ultimi s’annoverano alcuni che, fuori di testa più che fuori tema, vergano commenti pseudo-eruditi, sciorinano dati e convinzioni prese da chissà dove, pubblicano glosse provocatorie, e dunque si presentano con profili perlopiù fasulli, anonimi, corredati da immagini di copertina sovente più eloquenti delle loro postille: tipo il primo piano di un eroe dei fumetti (come i Simpson), ovvero quello di Renzi (sempre che le due cose non coincidano). Dunque siamo nel campo dei troll (o troie, è uguale), personaggi non si sa fino a che punto virtuali, o fino a che punto prezzolati, capaci di dirti in un solo commento che quella di Fukushima è energia pulita, che l’esplosione di Chernobyl è un’invenzione dei complottisti e che gli ulivi del Salento stanno seccando per via della Xylella fastidiosa.
Giorni fa l’ufficio comunicazioni di Tap ha sfornato un altro dei suoi topici video da mulino bianco per bambini diversamente svegli: quello in cui un “esperto ambientale Tap” (in pratica un ossimoro), con musichetta di sottofondo a mo’ di colonna sonora ed effetti speciali slow motion, rassicura il mondo, Urbi et soprattutto Orbi, su quanto gli ulivi espiantati e custoditi nella Masseria del Capitano godano di ottima salute. Insomma, tra Canopy, incappucciamenti preservativi, e “separazione dall’ambiente circostante” [sic], pare che grazie al Tap abbiamo trovato finalmente la soluzione all’annoso disseccamento dei nostri patriarchi secolari: sicché sarà sufficiente creare un’unica grande tensostruttura avvolta da fitta maglia tipo collant su tutto il Salento (giusto per rendere asettica come una sala operatoria un’area di 5.329 kmq: e che ci vuole), un po’ di anticamere con doppio accesso, trappole antinsetto che fungano da esca e - come si dice da queste parti - tutto filerà liscio come l’olio.
Per pietà umana, non è qui d’uopo far cenno pure agli spot con protagonista la “signora Maria”, il prototipo della donna salentina che, sempre secondo Tap, coinciderebbe con quello di una matrona corpulenta anzichenò, non tanto acuta, anzi – fuor da eufemismo - piuttosto rintronata o rimbambita, la quale per districarsi da ogni dubbio amletico non si mette mica a chiamare, che so io, l’Arpa Puglia o la Asl o qualche altro ente pubblico non venduto, nossignore: per sapere tutta la verità nient’altro che la verità sulle magnifiche sorti e progressive locali, la signora Maria non ha altra scelta se non quella di comporre il numero verde della Tap, quando si dice la combinazione, con la certezza assoluta di trovare dall’altra parte del telefono (ovvero all’altro cappio, come diceva quel tale) un oste di specchiata moralità pronto a confessarle che il suo vino fa cagare.
E’ ovvio che la pubblicità è martellante per definizione: quella di TAP, invero, un po’ più penetrante. Pensate per esempio alle famose “ricadute” sul territorio [e perché no, anche sull’aria e sull’acqua, ndr.], o ai corsi di inglese [per pronunciare meglio “Tap, fuck-you”?, ndr.], o al “Salento greenway with bike sharing” [a proposito di lingua, ndr.], o alla “pulizia dei fondali per 30 km” [per “pulizia” intenderanno quella dalla posidonia, mentre quel 30 si riferisce probabilmente ai denari, ndr.], o ai soldi alla Ricerca [del consenso, ndr.], o ai finanziamenti a pioggia per le associazioni [le cosiddette associazioni “embè?”, quelle di categoria, ndr.], gli stage scuola-lavoro per 250 studenti [compito da svolgere: “come gasare le nuove generazioni”, ndr.], i 1000 posti di lavoro [ma sì, facciamo pure 1500, mi voglio rovinare, ndr.], i 100 milioni di ricchezza aggiuntiva [non è specificato a chi andrebbe di preciso codesto scroscio di ricchezza aggiuntiva, ma meglio non sottilizzare, ndr.], e, siore e siori, la famosa de-car-bo-niz-za-zio-ne della Puglia [sì, come no. Infatti lo sanno tutti che il gas è energia pulita e la sua combustione produce ossigeno per bombole, ndr.]. Insomma, cose così.
Ora. Dopo aver pagato la web-tax (o web-tap, è uguale), e caso mai a qualche webete di Bari vecchia fosse sfuggito il senso di Tap per il sociale, ecco spuntare tutto pimpante il TG Orba di Enzo Macifà (o ci è), pronto a corroborare le testé citate barzellette (rubando così il lavoro al Mudù), con la pubblicazione integrale non solo di qualche video tutorial preso paro paro dal sito della multinazionale svizzera, ma cercando di convincere tutti quanti circa i “benefici” che la Puglia, che dico, l’universo mondo ricaverebbe dal tubo di ‘sto gas.
A chiudere il cerchio (ovvero l’accerchiamento), poteva mai mancare il pronto intervento del Quotidiano di Caltagirone, il giornale [sic] pronto a ribadire quanto asserito dal TG Orba (dove TG sta evidentemente per Tap Giornale)? Nossignore. Tap infatti non è mica una multinazionale del profitto, ma un’opera pia [o pija, a seconda dei punti di vista, ndr.], un ente morale, una onlus, un banco del mutuo soccorso, una chiesa avventista del settimo giorno. Poveri “giornalisti”: che si deve fare per campare.
Poi, viste le “fonti di informazione”, uno si spiega la reazione dei 37 sindaci salentini, tra cui anche il mio, pronti ad assidersi al desco-greppia della trattativa nella speranza di ricevere compensi, rimborsi, ristori, e pile intere di piatti di lenticchie. Che ci vuoi fare, signora mia: con queste fonti uno è portato naturalmente a pensare che l’impatto di Tap sarà zero. Quando invece, a tutti gli effetti, sarebbe azero.
Antonio Mellone
ago182024
Se agosto è per antonomasia il mese che incarna l’estate, la festa che rappresenta, più di ogni altra, la movida salentina è, certamente, “I Love '80 & '90 Party – A parità di genere… musicale”, inserita all’interno del prestigioso contenitore culturale “Cibo & Sound” e che quest’anno si caratterizzerà per una “novità” sostanziale: il mattatore della serata sarà MOLELLA, produttore e conduttore radiofonico, che da oltre trent’anni è ai vertici del panorama musicale come uno dei DJ più apprezzati e noti che con la sua musica fa ballare diverse generazioni.
Tra i fantastici ospiti avremo EDOARDO VIANELLO, il re mida della canzone italiana, un vero e proprio canzoniere con le hit che hanno segnato un'intera stagione del cantautorato italiano, ma soprattutto che hanno fatto ballare almeno tre generazioni di italiani, da “Abbronzatissima” a “I watussi”, da “Guarda come dondolo” a “Sul cucuzzolo”, fino a “Pinne, Fucile Ed Occhiali”, “Se stasera sono qui” e “Stessa spiaggia, stesso mare”, pezzi intramontabili contenuti in oltre 60 milioni di dischi venduti.
Avremo inoltre DJ Osso che nasce e cresce radiofonicamente con il Trio Medusa. Dopo tanti anni di radio locali romane approda a Radio m2o nel 2006, dove ha condotto ben tre programmi per 13 anni. Dal 2020 fonda la Web Radio Dj Osso Radio.
Il Vocalist sarà Luigi Abaterusso, non un vocalist convenzionale! La sua voce è un ruggito e il suo modo di intrattenere il pubblico è coinvolgente, intimo, personale. Tutto ciò che dice diventa citabile ed ogni performance è un racconto avvincente. Il suo esordio è nelle emittenti radiofoniche private Salentine. Dopo decenni di Beach Party al Samsara Beach di Gallipoli, sarà il faro, insieme a Dino Brown, che guiderà questo magico evento.
Ancora Dino Brown, Dj, intrattenitore, conduttore e autore radiofonico. Appassionato della musica da sempre, è attivo come dj da più di 20 anni e ha girato i locali di tutta Italia. Ha condotto con successo a Radio m2o per 10 anni, creando format popolari come "La Storia Della Dance". È stato direttore artistico di One Dance dal 2019 e ha lanciato il progetto social PILLOLE DI STORIA nel 2023, ampliando la sua fanbase a oltre 250 mila seguaci. Come dj e producer, ha suonato nei principali locali italiani e collaborato con artisti come ICE MC e Jeffrey Jey degli Eiffel 65, producendo vari brani di successo.
A seguire DJ Gianni Palmisano, Dj storico delle notti salentine da oltre vent'anni. Esperto conoscitore della musica disco dalle sue origini ai giorni nostri, coinvolge il pubblico con sonorità ricercate e coinvolgenti.
E poi DJ Pia, la più giovane e bella DJ italiana che ci farà danzare e saltare con il suo Dj set di altissima qualità.
Sarà un indimenticabile viaggio nella musica disco dance, pop, reggaeton e commerciale che ha fatto ballare intere generazioni di persone. Un incredibile tuffo nel passato, un dancers show per rivivere le mode, i costumi, la spensieratezza di 40 anni di canzoni che hanno fatto storia.
Non mancare a questo incredibile evento! Preparati a ballare e cantare tutta la notte con i ritmi travolgenti degli anni '80 e '90. Sarà una serata indimenticabile all'insegna del divertimento.
Ci vediamo il 18 agosto a Galatina. Start ore 21.00.
Presentatore della serata Mario MASCIULLO. Free entry.
Piero Russo
ott292022
Domenica 30 ottobre prende il via" Arte in vers i" rassegna di scritture e sperimentazioni visive, nata dalla collaborazione tra Fiordilibro e Art Lab Second Light dell’artista Corrima - Corrado Marra. Sarà Antonella Caputo ad inaugurarla alle ore 19:00 in via Umberto I, 17 a Galatina, presentando "Quando saremo grandi " il suo nuovo romanzo per Les Flauneurs edizioni. Romanzo generazionale vero come la vita e avvincente. Un inno all’amicizia che scava nelle faglie di una generazione che, dal “muretto” dell’adolescenza, si ritrova alla soglia dei trent’anni, alle prese con la ricerca di sé stessa e delle difficili scelte che ognuno dei protagonisti dovrà affrontare.
Antonella Caputo bresciana per nascita, salentina per natura, insegnante per missione, secondo le sue definizioni, scrive da sempre, molti suoi racconti sono inseriti in antologie ed alcuni hanno conseguito premi a concorsi letterari nazionali. Nel 2017 ha pubblicato il suo primo romanzo "Senza biglietto di ritorno" per Italic Pequod
Dialogano con l'autrice Nico Mauro e Mariateresa Funtò.
Introduce Davide Miceli Consigliere Comunale delegato alla Cultura
Art Lab Second Light è uno spazio socio-culturale dedicato all'espressione e alla sperimentazione. Il nome “Second Light” riflette l’obiettivo del laboratorio di offrire un fulcro luminoso, sia in senso letterale che figurato, per la comunità, portando nuova linfa al centro storico di Galatina, con il coinvolgimento delle future generazioni.
Emilia Frassanito
dic072022
lug012023
I nohani sapevano già da tempo (ché di certe cose tengono rigorosa contabilità) che domenica prossima 2 luglio don Francesco Coluccia festeggerà il venticinquesimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale, avvenuta appunto un quarto di secolo fa nella piazza principale di Sogliano Cavour, suo paese natale, all’ombra della bella chiesa seicentesca dedicata all’Annunziata, per l’imposizione delle mani e l’unzione sacra dell’allora arcivescovo di Otranto Francesco Cacucci, davanti a una moltitudine di suoi concittadini.
È inutile dire che la maggior parte del suo presbiterato (ventun anni su venticinque del suo ministero) è stato svolto a Noha nella parrocchia di San Michele Arcangelo, onde lo stemma cittadino scolpito sul fastigio della chiesa madre, le famose tre torri, potrebbe diventare per osmosi (se non proprio per usucapione) la simbologia preponderante della sua arma sacerdotale. Oltretutto la scienza araldica non impiegherebbe chissà quanto a interpretarne le immagini. Del resto tre è numero biblico fortemente simbolico: tre sono le persone della trinità, i vangeli sinottici, le virtù teologali, e le fasi di passione, morte e resurrezione del Cristo (che avvenne dopo i tre giorni di sepolcro), eccetera.
Ma provando a non andare oltre il seminato (stavamo per dire seminario), diciamo che un venticinquesimo di vita sacerdotale non è mai un evento privato o esclusivo, bensì, per sua natura, comunitario. E le comunità che festeggeranno insieme questo importante traguardo sono molteplici: prima di tutto (non potrebbe essere altrimenti) la comunità parrocchiale di Noha, in tutte le sue ramificazioni; a questa s’aggiunge ovviamente la comunità di Sogliano Cavour; certamente anche quella dei suoi confratelli nel sacerdozio (intra et extra diocesi); non mancherà la piccola comunità (il pusillus grex) de Il Galatino, il giornale che il nostro Don dirige dal 2020; sarà presente senz’altro la tanto amata Casa Betania, e sicuramente pure la comunità salentina dei medici cattolici italiani, oltre a quella dell’Oratorio Madonna delle Grazie, dell’orchestra di fiati San Gabriele dell’Addolorata, delle Suore di Noha, e numerose rappresentanze di altre comunità.
A tutte queste s’aggiunge la ancor più piccola (ma resistentissima) comunità del blog Noha.it e della pagina Nohaweb: la quale, certa di interpretare il pensiero di tutte le altre comunità amiche (incluse quelle che s’è scordato di citare, e sono tante), formula a don Francesco Coluccia il più semplice, francescano, scalzo, ma efficacissimo augurio di Pace e Bene.
La Redazione di Noha.it
p.s. La Messa di ringraziamento verrà celebrata dal neo-arcivescovo di Otranto, P. Francesco Neri, sempre a Noha nella chiesa Madonna delle Grazie, domenica 2 luglio 2023 alle ore 20.
ott082023
Nelle scorse ore ho appreso dal social Facebook della cerimonia organizzata per l'assegnazione del “Premio Città di Galatina - Beniamino De Maria” e della conseguente assegnazione già definita nei fatti e resa pubblica da un post pubblicato nel pomeriggio di ieri dal Club per l'Unesco di Galatina e della Grecia salentina, successivamente rimosso.
Preciso che la predetta commissione è stata convocata per il giorno 09/10/2023 p.v. e della stessa sono stato nominato componente quale rappresentante delle forze politiche di minoranza, proprio per la individuazione dell'illustre concittadino meritevole del premio.
Evidente che se tale notizia fosse confermata, svilirebbe sia il ruolo della Commissione e dei suoi emeriti componenti, chiamati a ratificare una decisione già presa, sia l'importanza del premio, proprio perché la valutazione della commissione per la sua qualificata composizione (Magnifico Rettore dell'Università del Salento, Presidente dell'Ordine dei Medici e Parroco della chiesa Matrice), conferisce dignità e valore alle proposte ed alle scelte conseguenti.
Le chiedo, pertanto, di chiarire immediatamente la natura del manifesto riportante tra gli altri il logo della nostra Città, al fine di poter trarre le opportune considerazioni riguardo alla mia permanenza nella commissione.
Con Osservanza.
ott012011
Angela Beccarisi
fonte:galatina2000.it
feb112023
Uscirà il 14 febbraio il secondo romanzo di Marco De Matteis, giornalista galatinese, dal titolo “Quattro anni in fumo”, edito da Capponi, casa editrice di Ascoli Piceno.
Dopo aver pubblicato “Il piano inclinato”, racconto scritto e ambientato nel primo lockdown (Editrice salentina, 2020), e aver partecipato a “Ti ho trovato fra le pagine”, antologia di racconti scritti da 15 librai di tutta Italia (Las Vegas, 2022), De Matteis torna in libreria con un romanzo ambientato a Lecce, a due passi da Santa Croce, tra i vicoli del centro storico infuocati dal caldo salentino.
I personaggi sono molteplici e tutti legano la loro vita alle vicende di Naxos, azienda accusata di inquinare il territorio salentino, fatto che farà scalpore in città. Massimo gestisce l’albergo di famiglia, Eva è un avvocato sempre presente in TV e assumerà la difesa dell’azienda nel primo processo in cui i dirigenti verranno accusati di danno ambientale, Paolo è uno dei fondatori di Aria Pulita, un movimento ambientalista che raccoglie tanti leccesi in un’unica battaglia contro l’inquinamento, Ginevra, la compagna di Paolo, è una giovane poliziotta impegnata in prima linea durante i momenti caldi del processo e le relative manifestazioni e infine Erina è una ragazza albanese che collabora da poco con Massimo nel suo albergo.
Le vicende, narrate con un doppio salto temporale, si snodano tra la vita privata dei protagonisti e quella pubblica delle dinamiche processuali e le relative ricadute sull’opinione pubblica e sui comportamenti dei cittadini. E se Massimo dovrà districarsi tra la gestione del suo albergo, sotto i riflettori per delle presenze sospette e il soggiorno dell’avvocatessa Eva Giordano, donna di classe e fascino, Erina si troverà, suo malgrado, ad assistere a qualcosa a cui non avrebbe voluto, Paolo e Ginevra dovranno coniugare il loro essere innamorati nella vita, ma avversari sul campo di battaglia delle manifestazioni. Il tutto condito con uno sguardo ampio sulle meraviglie del Salento, sulla sua gente, sui tanti turisti che l’estate invadono le strade e le marine.
La Capponi Editore, editrice del libro, è ormai una realtà consolidata a livello nazionale. Pubblica circa 50 novità ogni anno, selezionando autori esordienti e non esordienti, facendo con ciascuno un percorso di crescita nel mondo bello e complesso dell’editoria italiana. Domenico Capponi, titolare della casa editrice, a riguardo ha dichiarato: “Non è vero che le persone non vogliono leggere, è vero che vogliono legge storie belle. Albert Einstein diceva: Il mondo che abbiamo creato è un nostro pensiero. Non possiamo cambiare il mondo senza cambiare il nostro pensiero. Il nostro obiettivo è introdurre nell’editoria la cultura delle idee. Lo strumento con cui perseguiremo questo scopo è il libro. Tutto cambia molto velocemente, molti rincorrono questo cambiamento dando spesso vita a una rincorsa impossibile. Le idee sono semi sotto la terra, una farfalla dentro al suo bozzolo, sono abissi profondi e vette spaventose. Le idee sono la forza di una parola, la perseveranza nel cercarla, il coraggio di scriverla, tutti i giorni e le ore per sostenerla. Le idee sono il nostro futuro migliore, quello che vorremo, quello che saremo in grado di pensare. Noi siamo un moltiplicatore di idee, i primi a battere le mani, gli ultimi a lasciare la sala, siamo quelli che ci credono contro tutto e tutti se ne vale la pena. Siamo quelli che hanno fatto del sogno un credo, uno stile di vita, siamo quelli che ridono, che cadono, si rialzano e cadono ancora. Siamo il frutto di un’idea, la testimonianza di un modo di vivere, lavorare e condividere le sfide. Le idee sono per noi l’unica vera ricchezza del futuro.”
Il libro è già in pre-ordine presso i principali store on line (ibs, amazon, mondadoristore, feltrinelli, hoepli, e tanti altri) e in tutte le librerie d’Italia.
ott282017
Giovanna Marini, musicista, cantautrice ed etnomusicologa di fama internazionale, ritorna nel Salento per la presentazione del progetto “A Sud della Musica – La voce libera di Giovanna Marini”, un film documentario diretto da Giandomenico Curi, scritto da Giandomenico Curi, Tommaso Faggiano e Fabrizio Lecce e prodotto da Meditfilm, per cui è stata attivata una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Produzioni dal Basso. Durante la prima settimana di novembre Giovanna Marini ripercorrerà i luoghi visitati in un lontano autunno del 1971, in cui la cantautrice fu protagonista di una serie incontri fondanti per la sua carriera musicale. Fra questi ricordiamo le sorelle Chiriacò, cantrici di Sternatìa, il giovane Luigi Chiriatti, oggi noto editore nel campo delle tradizioni popolari, la “Simpatichina”, cantrice dalla voce inconfondibile, oltre alle documentate frequentazioni con la scrittrice Rina Durante. Le riprese avranno luogo in alcuni paesi della Grecia salentina tra cui Sternatia, Melpignano, Martano. Questo soggiorno sarà anche l’occasione per incontrare i più importanti esponenti della musica folk salentina, tra cui Enza Pagliara, il Canzoniere Grecanico Salentino, Rocco de Santis e gli Arditi del coro. Due gli incontri pubblici in programma: il 1 novembre, a Corigliano d’Otranto, nella cornice de Lu ‘Mbroia Art&Lab, Giovanna Marini si esibirà con le ragazze e i ragazzi degli Arditi del Coro. Sarà un incontro memorabile tra un’icona della musica sociale italiana e la giovane formazione impegnata nella diffusione del repertorio di canti politici e sociali. Il 3 novembre, alle ore 10:30. l’artista incontrerà gli studenti universitari e la stampa presso le aule dello studium 2000 dell’Università del Salento.
Meditfilm Videoproduzioni
ago262022
Nella splendida cornice del centro storico della città, tra piazze, vicoli e corti il più grande raduno di tamburellisti provenienti da tutta la Regione che si confronteranno in ronde spontanee per tutta la notte al ritmo incessante della pizzica.
A Galatina, il cuore del Salento dove il tarantismo ha avuto origine, il Club per L'UNESCO di Galatina e della Grecìa salentina, organizza "Le Ronde della Taranta", un evento spettacolo sul ballo della pizzica salentina, che si svolgerà domenica 28 agosto 2022 dalle ore 21:00 in Piazza San Pietro e nel Centro Storico della città.
L’evento, che come il cerchio delle ronde chiude la stagione sul tarantismo, avrà come protagonisti i suonatori di tamburello, che, al ritmo incessante della pizzica, formeranno spontaneamente ronde di ballerini e tamburellisti, secondo la tradizione secolare della notte di San Paolo a Galatina.
Il giorno dopo lo spettacolare Concertone del Festival La Notte della Taranta dedicato alla riscoperta e alla valorizzazione della musica tradizionale salentina, si ritorna dove tutto è iniziato riportando con suonatori di tamburelli che per le vie del centro suoneranno fino all'alba, accompagnati da ballerini esperti o improvvisati, dandosi il cambio tenendo il ritmo indiavolato di tarantella e tammurriata.
Obiettivo dell’evento valorizzare la cultura storica della città di Galatina custode del tarantismo e raccontare il territorio attraverso il suo patrimonio culturale materiale e immateriale.
Il Club per L'UNESCO di Galatina e della Grecìa salentina OdV, è impegnato nella diffusione e nella conoscenza del fenomeno culturale del Tarantismo attraverso l'organizzazione di Eventi a cadenza annuale quali "Il ritmo ed il battito della Pizzica Tarantata, rievocazione storica dell'antico rito del tarantismo", riproposto ogni anno a Galatina il 29 giugno in occasione della festività dei SS. Pietro e Paolo.
Per informazioni: Giuseppe 348 274 6393 - Salvatore 348 341 5616 clubunescogalatina@gmail.com
Club per l’UNESCO di Galatina e della Grecìa salentina O.d.V.
giu232018
Nel quadro delle attività di Qualificazione Nazionale, la Federazione Italiana Pallavolo ha organizzato una selezione di allievi, sotto la supervisione dei tecnici della Nazionale, dal 02 al 05 luglio presso il Centro Sportivo di Vigna di Valle a Bracciano.
Allo stage ,riservato a ventiquattro ragazzi under 16 di tutt’Italia , parteciperanno due soli atleti leccesi tra cui spicca la presenza del centrale Stefano Pepe in forza alla S.B.V. GALATINA.
La notizia ha raggiunto il presidente Corrado Panico ,presente alla convention della Festa della Pallavolo salentina in svolgimento nel resort di Villa Vergine a Cutrofiano, che ha dichiarato: ”Siamo contenti della convocazione a cui risponderà Stefano Pepe: la sua crescita tecnica , seppur riservi ancora ampi margini di miglioramento ,ha destato l’interesse degli addetti ai lavori e noi ne siamo orgogliosi. L’aver offerto all’atleta nei vari passaggi giovanili una formazione tecnica che noi ci auguriamo sia stata efficacemente positiva ,così come per tutti gli altri suoi coetanei, ha fatto sì che tenacia e volontà di migliorarsi non siano mai venute meno nel ragazzo, diventando una peculiarità del la sua espressione di atleta.
Che il mio in bocca al lupo lo accompagni in questa nuova esperienza senza apprensioni ,ma con la giusta emozione di chi traguarda un obiettivo sportivo in altri tempi non pronosticabile”.
Piero de lorentis
lug012015
Chi era Carmelo Convertino. Un pezzo di cielo azzurro piombato all’improvviso nel mio ferreo realismo di poca speranza.
Carmelo nasce in una famiglia di salentini come me. Loro però sono di Brindisi e, negli anni ’60, si trasferiscono a Torino per lavoro. A tre anni lo colpisce la malattia. Non entro nel merito di questo argomento, non è quello che voglio dire e mi mancano le informazioni. So solo che Carmelo lo vedo com’è e tanto mi basta. Ha la colonna vertebrale sostenuta da un busto, molto rigido, tipo quelli che si fanno indossare agli adolescenti per curarne la scoliosi. Se non fosse per il corsetto si ammucchierebbe a terra come un pacco di argilla molle. Parla molto bene e ha una voce da baritono, non canta ma adora la musica. Ha attrezzato la sua casa con un impianto hi-fi all’ultimogrido. Naturalmente non cammina, ma scorrazza ovunque con la sua super carrozzella elettrica. Quando ha le batterie scariche sgancia i motori e, sorridendo, ti chiede di dargli una spinta. Quando lo prendo in braccio per trasferirlo dalla carrozzina al sedile dell’auto, scherzando mi chiede scusa per la barba ispida. Muove a malapena il braccio destro, con il quale gestisce i comandi della sua poltrona spider. Quel poco che riesce a fare quindi, lo fa con la destra, la sinistra è quasi immobile. Me lo vedo piombare addosso felice come una pasqua in un giorno di primavera, ha saputo della mia provenienza salentina ed è felice di farmi ascoltare le sue musicassette con le canzoni nel nostro dialetto. Diventiamo presto amici, per affinità di onestà intellettuale. Ci rispettiamo a vicenda e per me è un fulmine a ciel sereno. Mi riferisco alla sua incredibile positività e al suo eccezionale entusiasmo. L’amicizia è un dono inestimabile, difficile da trovare e Carmelo è sempre sorridente e non perde mai l’ottimismo. Per me resta un mistero. Una di quelle cose che forse vengono classificate tra i miracoli, fra le cose incomprensibili. Come si spiega altrimenti il suo buonumore costante nonostante la sua evidente sfortuna. Ogni tanto, a causa della sua postura, gli si gonfiano i gomiti e deve farsi estrarre i liquidi. Si è fatto imbottire i braccioli ma evidentemente non basta. Non si lamenta mai di niente. Dice solo che se dovesse nascere un’altra volta vuole essere un cavallo, per correre in tutti i prati del mondo. Poi scherzando piroetta rapidamente sfiorando con la mano sinistra (sorprendentemente aperta alla presa) il fondo schiena di Beatrice, una delle nostre colleghe.
Anche loro, le ragazze, gli vogliono un bene dell’anima e lo lasciano fare ostentando un finto disappunto per le sue carezze involontarie. Non ho mai voluto indagare oltremodo sulle sue potenzialità sessuali, ci siamo sempre mantenuti liberi nel gioco degli eventi, con le dovute attenzioni e soddisfazioni reciproche, senza mai neppure un piccolo screzio. Mai. Abbiamo passato insieme delle bellissime giornate, uniti nella difesa dei nostri diritti da lavoratori, quale lui stesso era diventato. Un collega amico.
In azienda gli avevano costruito un tecnigrafo su misura con il quale Carmelo riusciva a tracciare schemi elettrici con la stessa precisione di un sistema Cad. E per lui era quella una grande soddisfazione. Vincere le barriere che la natura gli aveva procurato era una sfida quotidiana, e riusciva sempre in ogni suo obiettivo. Con la sua donna, una ragazza poco più vecchia di lui, ma con meno problemi di deambulazione, avevano messo su casa in un appartamento al primo piano in c.so Lombardia. Tutto era attrezzato per la sua libertà d’azione, ogni cassetto, maniglia, comandi per la doccia, ingressi e uscite erano alla sua portata. Aveva studiato soluzioni impensabili che mostrava con orgoglio. Era il mese di giugno del 1989 e facemmo appena in tempo a invitarlo nella nostra nuova casa di Rivoli, e con i primi caldi Carmelo ci lasciò. Ancora oggi, dopo 26 anni, mi chiedo come sia possibile stare una vita accanto a persone che appena svoltato l’angolo le scordi, e invece c’è chi, pur avendolo frequentato poco, ti resta impresso nella mente per sempre. Carmelo: un amico che rivedrò volentieri.
Marcello D’Acquarica
gen192013
Il 13 dicembre 2012 è stato pubblicato per i tipi dell’Editrice salentina il volume di AA.VV. “La nostra Chiesa – Sessantesimo di sacerdozio di Mons. Mario Rossetti 1952-2012” a cura di Domenica Specchia. Il bel libro a colori con molte foto d’epoca è in distribuzione gratuita a Galatina in via Roma presso la chiesa di Santa Lucia. In questo volume, tra gli altri, troviamo il “breve” saggio di Antonio Mellone, nostro collaboratore, di cui vi proponiamo di seguito la terza ed ultima parte.
Don Mario ricorda ancora la sua prima volta in clergymen.
Un bel giorno decide di utilizzare l’abito confezionato giorni prima dal sarto per antonomasia: Mesciu Toma, che aveva bottega nel centro storico di Galatina. Esce dalla sua dimora di via Marche, e s’incammina diretto alla volta della chiesa madre. Ma non percorre nemmeno metà del tragitto che ad un certo punto lo prende l’agitazione. Tutto rosso in volto (manco avesse compiuto chissà quale reato), turbato, spaventato quasi, sentendosi a disagio, e oltretutto osservato, decide di tornare indietro a re-indossare la sua solita sottana nera con tanti bottoni. Ritorna in casa per dar corso d’impulso al suo “intento di restaurazione”.
E così, con il solito abito lungo, esce nuovamente dalla sua residenza imboccando la strada per la sua solita destinazione. Ma anche stavolta dopo un breve tratto di strada viene colto da un certo scrupolo di coscienza (il primato della propria coscienza – diciamo qui per inciso - è sancito ufficialmente dal Concilio), si trova dibattuto, contrastato, anzi più imbarazzato di prima, ma stavolta con se stesso più che nei confronti del mondo. Che fare? Non è facile uscire dall’impasse.
Sarà finalmente la sua stessa dignità a fargli prendere, in breve, una decisione irrevocabile. Così don Mario decide di nuovo di ritornare sui suoi passi, rientra in casa e, quasi a voler affermare la sua ferrea forza di volontà, ancora una volta indossa il clergymen, come da iniziale proposito. Stavolta è fatta. E indietro non si torna.
E poi non era il Concilio stesso che gli richiedeva di andare “oltre” un semplice vestito da cambiare?
Così il nostro don Mario decide di affrontare il mondo, incluse le malelingue che nel centro di Galatina (ma anche in periferia) non sono mai mancate. Arrivato dunque in centro, “vicinu allu bicchieraru” s’accorge con la coda dell’occhio che un conciliabolo di persone, appena uscite dalla Messa indica quel prete in borghese, lo segnala, anzi lo addita quasi come un deviante, un rivoluzionario, un eretico; roba da segnarsi subito: Gesù, Giuseppe e Maria. Ma per don Mario la decisione è già presa e la storia, pur non facendo salti, deve andare avanti, infilando possibilmente un percorso di libertà.
Ecco, questo è un altro degli insegnamenti di don Mario impartitici dall’alto di una cattedra di fede, di grazia (di acciacchi e di sofferenza), eretta nel corso di 84 primavere, 60 delle quali di sacerdozio: invece della strada comoda, larga ed in discesa del fondamentalismo becero e del portamento ieratico (paludato di curiale perbenismo di facciata), val sempre la pena di imboccare la strada stretta, impervia ed in salita, ma genuinamente evangelica, dell’Umanità e della Semplicità.
Antonio Mellone
gen182013
Il 13 dicembre 2012 è stato pubblicato per i tipi dell’Editrice salentina il volume di AA.VV. “La nostra Chiesa – Sessantesimo di sacerdozio di Mons. Mario Rossetti 1952-2012” a cura di Domenica Specchia. Il bel libro a colori con molte foto d’epoca è in distribuzione gratuita a Galatina in via Roma presso la chiesa di Santa Lucia. In questo volume, tra gli altri, troviamo il “breve” saggio di Antonio Mellone, nostro collaboratore, di cui vi proponiamo di seguito la seconda di tre parti.
Sempre l’altro giorno, nella sacrestia della chiesa di Santa Lucia, mentre conversavo con il mio amico prete parlando del più e del meno, mi sovviene il fatto che il sessantesimo anniversario di sacerdozio di don Mario avviene in concomitanza del cinquantesimo compleanno del Concilio Ecumenico Vaticano secondo (ed anche – guarda un po’ – del sessantesimo di sacerdozio di papa Benedetto XVI). Non so se la mia sia una sorta di visione agostiniana della storia (quella che ti porta a dare rilievo a certe coincidenze o “ricorsi” storici, quale espressione della divina provvidenza nella vicenda umana ed ecclesiale), sta di fatto che a volte mi capita, come in questo caso, di fare dei collegamenti fra certe date memorabili.
Lo comunico a don Mario e noto nei suoi occhi come un lampo misto di commozione e letizia. E’ come se si rivedesse, lui, giovane prete con appena dieci anni di messa, in quel mattino dell’11 ottobre 1962, alba di un’era nuova, allorché le campane della chiesa universale iniziavano a battere rintocchi di tempi nuovi, mentre duemila vescovi giunti a Roma da tutto il mondo cantavano il più fremente Veni Creator Spiritus che la storia registri. Nasceva un’era nuova, e un modo inedito con il quale la chiesa si presentava al mondo. E don Mario, da un’altra piazza San Pietro, quella della sua Galatina, partecipava con trepidazione a quell’impulso di rinnovamento tanto atteso anche da lui.
Il Concilio era una “rivoluzione” (don Mario non ha mai utilizzato codesto lemma, ma allo scrivente il termine è molto caro), una sorta di vomere pronto a tracciare un solco di tale profondità da far sentire ancora oggi il sussulto delle sue fenditure. Una lama che sta ancora arando e dissodando. Ed è come se l’aratura fosse iniziata ieri.
Molti documenti del Concilio attendono ancora di essere scoperti, studiati ed applicati, onde consentire alla chiesa di percorrere la sua strada fino in fondo, talvolta alla ricerca dell’Umanità perduta. Se lo si guarda in questa prospettiva, il Concilio, tutt’altro che “chiuso”, può dirsi ancora oggi appena incamminato verso vie mai percorse, né ancora immaginate.
Don Mario mi ricorda, a proposito, che il 1965 fu l’anno dell’inizio delle celebrazioni nella lingua materna. L’italiano, dopo la millenaria tradizione del latino, viene finalmente utilizzato nella messa, nell’amministrazione dei sacramenti e nel canto. Ed aggiunge che i primi sacerdoti di Galatina ad indossare il clergymen (cioè l’abito scuro composto da giacca, pantaloni, pettorina e collare bianco) furono lui ed il carismatico don Salvatore Bello. Gli altri li seguirono, sì, ma a distanza di anni, se non di decenni.
Potrebbe sembrare una banalità, ma anche il cambio di un vestito poteva essere un trauma. Dopo anni ed anni di talare (cappello incluso), usata a partire dai tempi del seminario anche d’estate sotto il sole cocente, non era mica facile far capire innanzitutto a se stessi, e poi al popolo, che non è l’abito a fare il monaco.
Antonio Mellone
gen172013
Il 13 dicembre 2012 è stato pubblicato per i tipi dell’Editrice salentina il volume di AA.VV. “La nostra Chiesa – Sessantesimo di sacerdozio di Mons. Mario Rossetti 1952-2012” a cura di Domenica Specchia. Il bel libro a colori con molte foto d’epoca è in distribuzione gratuita a Galatina in via Roma presso la chiesa di Santa Lucia. In questo volume, tra gli altri, troviamo il “breve” saggio di Antonio Mellone, nostro collaboratore, che vi proponiamo di seguito in tre parti.
Ai mille e uno difetti che ho, s’aggiunge anche quello di non riuscire a ricordare genetliaci, onomastici, ricorrenze, inclusi quelli di chi mi sta attorno, come parenti, amici, colleghi e (mi piacerebbe dire anche) ragazze. Non ho un’agenda su cui registrare questa sorta di appuntamenti, né mi salta in mente di utilizzare quella elettronica del mio cellulare, né mi è mai capitato di bazzicare dentro quell’altra diavoleria virtuale che ha nome di facebook che pare funga, tra l’altro, anche da pro-memoria di compleanni e celebrazioni delle cosiddette “amicizie”. Credo che il valore (aggiunto) di un augurio indotto dal social-network abbia più o meno lo stesso peso specifico di un’amnesia (malattia di cui, a proposito di commemorazioni, come detto sopra, sono affetto).
Tutta questa excusatio non petita per dire che non è sfuggito alla morsa della mia solita smemorataggine anche un altro evento straordinario come quello del sessantesimo anniversario di sacerdozio del mio amico don Mario Rossetti. Eppure avrei dovuto saperlo. Anzi lo sapevo, eccome, avendone scritto pubblicamente in un paio di occasioni, allorché mi capitò di avere per le mani prima il menabò e poi la copia definitiva del ponderoso volume della prof.ssa Domenica Specchia, quello “verde” per intenderci, che completava il trittico policromo (ora in ristampa) della vita e soprattutto dei “miracoli” di don Mario.
L’avrei dovuto sapere, dunque. Ma venerdì 6 luglio 2012, ultimo giorno lavorativo della settimana, sarò sicuramente corso (s’intende dopo l’orario di lavoro pomeridiano) a spaparanzarmi sulla mia sdraio chissà più su quale lido del Salento, relegando nel dimenticatoio una circostanza storica di questa portata. Ma a dirla tutta, neanche don Mario si è più di tanto sforzato per farmi rammentare codesto suo compleanno sacerdotale: non lo ha sbandierato ai quattro venti, non lo ha pubblicizzato con megafoni, manifesti, scampanate, inviti, spot, partecipazioni e inserzioni su quotidiani o siti Internet, né lo ha festeggiato con riti solenni, veglie o fuochi d’artificio.
E’ fatto così, don Mario. La sua stessa voce flebile, la sua figura fisica gracile e mingherlina anzichenò, la sua ritrosia, ma soprattutto il taglio della sua personalità, stanno ad indicare che egli può esser tutto men che un tipo invadente. Don Mario è un prete discreto, umile, direi anche a basso impatto ambientale, e mai avrebbe strombazzato a destra e a manca, con cerimonie pompose o spettacolari, il traguardo dei suoi sessant’anni di “servizio” (che, per il suo animo sacerdotale, non è un concetto vuoto di contenuto, non è retorica, non un sostantivo ampolloso dietro il quale celare carrierismi o manie di grandezza, ma spendersi senza attesa di ricompense).
Per don Mario la più alta forma di festeggiamento è la celebrazione della messa, mentre il più bel regalo è farne e non riceverne. Sì, ti presenti da lui sempre con le mani in mano, ma non riesci ad andartene senza un presente. Che non necessariamente è un oggetto transeunte; molto spesso è un consiglio, finanche una sola frase che ti fa riflettere (tipo quella di qualche giorno fa, allorché interrompendo una mia risposta balbettante e impappinata alla sua domanda su quale fosse il giorno più bello della nostra vita, mi rivela in maniera sorridente ma perentoria che il giorno più bello della nostra vita è l’oggi).
Antonio Mellone
giu022019
Non avrei mai immaginato che le mie perversioni mi portassero a compulsare i dati delle Europee 2019, per la precisione quelle del campione bernoulliano costituito dalle quattro sezioni nohane di raccolta voti (la n. 17, la n. 18, la n. 26 e la n. 28): campione direi sufficientemente rappresentativo dell’universo Salento, se non proprio dell’Italia intera.
Il primo dato che salta subito all’occhio è quello che Noha - e quindi anche il resto della provincia salentina (a meno del capoluogo) - è leghista. L’altro è che almeno il 60% dei votanti è rimasto a casa: in parte per il disgusto nei confronti di certi diciamo dibattiti, in parte per la delusione insita nella rappresentanza quasi automaticamente tradita dai di volta in volta eletti, e infine anche per un pizzico di ignoranza, nel senso che davvero molti esponenti dell’elettorato diciamo attivo non sapevano manco che nel mese di maggio 2019 si sarebbe votato per i deputati al parlamento europeo (posto che quelli che invece hanno espresso il loro voto lo sapessero, conoscendone pure meccanismi e funzioni).
Io tuttavia non riesco a vedere chissà quale rivoluzione copernicana rispetto ai numeri di cinque anni fa.
Intanto la percentuale dei votanti è sostanzialmente sempre quella, come pure le motivazioni: nel 2014, infatti, votarono 1274 nohani su 3197 aventi diritto (vale a dire il 39,84%), mentre nel 2019 1205 su 3176 (cioè il 37,95%).
E poi non è che chi chissà quale virata a destra abbia compiuto l’elettorato, essendo sempre stato nei secoli fedele al duce di turno. Sì, è vero che la Lega è passata da 8 voti (pari allo 0,62%) del 2014, agli attuali 336 (pari al 27,88%), merito anche del rosario che, a proposito di suffragio, continua a fare miracoli, ma non scordiamo che nel 2014 Forza Italia più NCD (“Nuovo” Centro Destra) raccolsero a strascico 407 voti (vale a dire il 31,94%). Non so voi, ma io ho la sensazione che la materia grigia - vabbè un po’ più scura - di FI, NCD e Lega sempre quella è.
Se poi vogliamo fare i pignoli, possiamo dire che si tratta di un effetto vasi comunicanti, o meglio del solito salto dalla padella all’orbace [l’orbace è un tessuto nero, di felpa, insomma una mussolina, ndr.].
Va bene che Salvini Matteo, nelle quattro sezioni in analisi (sarebbe meglio psicanalisi), ha raccolto 85 preferenze (a Galatina in totale sono 777), ma non scordiamoci che ben 46 nostalgici nohani (sui 117 che hanno votato il suo partito) hanno contribuito all’ennesima risurrezione di Berlusconi.
Siete curiosi di avere notizie anche di Fratelli d’Italia e dei voti pro-Fitto? CIN-QUAN-TUNO, signori miei: 51 preferenze (su un totale di 84 voti) al candidato questa volta meloniano (non melloniano, attenzione), noto recordman politico che ha cambiato più Maglie del calciatore Jefferson Louis.
Quanto a Casa Pound, quelli della casa editrice, a Noha abbiamo 9 novelli elettori, pari allo 0,75%. Troppi ossimori nel precedente periodo, dite? Può darsi, ma non fatemi fare altre battute satiriche sul tema, visto la querela facile di certi loro esponenti locali.
E veniamo al Movimento 5 Stelle, che in loco annovera ben due parlamentari i quali, poverini, si sacrificano per noi. Orbene, nel 2014 raccolsero 217 voti (il 17,03%), mentre quest’anno 266 (il 22,08%): diciamo che hanno mantenuto e racimolato qualcosina in più: evidentemente a Noha l’elettorato non si è ancora reso conto della virata a destra di questo Movimento (dimmi con chi ti allei e ti dirò cosa farai), dei suoi tradimenti sui temi dell’ambiente (Onestap, Onestap), e del suo confuso balbettio politico che dice tutto e il suo contrario (la chiamano post-ideologia, ma potevano fermarsi al solo concetto di post).
Poi c’è l’ineffabile PD che, nonostante Calenda, rispetto al 2014 perde 225 voti, da 474 a 249, passando cioè dal 37,20% al 20,66%.
Ora. Hai voglia a dirti di sinistra se non dirai e non farai mai una cosa di sinistra, tipo combattere il dogma neoliberista, iniziare a pensare a una patrimoniale seria, stimolare anziché anestetizzare il conflitto sociale ricchi-poveri, lottare per l’ambiente e non solo a chiacchiere, ritornare a rendere effettivi il diritto alla salute, al lavoro, all’istruzione e alla bellezza. Fino a quando il PD si farà trascinare al livello della destra perderà sempre (se non altro perché verrà battuto dall’esperienza).
C’è infine il Partito Pirata, che a Noha non ha preso nemmeno un voto. I miei concittadini non avranno ben compreso il fatto che Pirata è voce del verbo e che in vernacolo locale la parola è sdrucciola: cioè si legge con l’accento sulla i.
Se no gli avrebbero dato la maggioranza assoluta.
Antonio Mellone
lug152010
Uno slogan pieno di grandi significati. E' il titolo del programma amministrativo presentato dal nostro neo-eletto Sindaco, dott. Giancarlo Coluccia. Lo si può leggere nel Galatino n. 10 del 28 Maggio scorso. Gli impegni dichiarati riguardano soprattutto l'ambiente. Il nostro Sindaco promette il mantenimento delle bellezze paesaggistiche, compreso il centro storico di Galatina (noi speriamo anche delle frazioni), del basolato, delle piste ciclabili dentro la città e nei percorsi di congiungimento con le frazioni, della viabilità. A proposito dell'ambiente, il nostro Sindaco, si sofferma molto sul tema dell'energia: …uno dei settori strategici per un futuro eco-efficiente e ambientalmente compatibile;… installare su tutti gli edifici pubblici impianti fotovoltaici;…ridurre i costi energetici della pubblica illuminazione con impianti ad energia solare; dotare i cimiteri di Galatina e delle frazioni di impianti fotovoltaici… L'articolo prosegue considerando nuove soluzioni al problema del randagismo, dell'approvvigionamento dell'acqua potabile, di una migliore ripartizione della tassa sui rifiuti premiando chi ne produce meno, ecc. Grandi idee e ottimi propositi! Ma, ahimè, appena eletto il nostro Sindaco si ritrova a dover rispondere di decisioni prese dai suoi predecessori, e confermate dal Commissario Prefettizio, sul fenomeno del fotovoltaico per piccole e grandi estensioni. La richiesta fattagli da un numeroso gruppo di cittadini è quella di fermare lo scempio di quasi 100 ettari di campagna ricoperta da pannelli fotovoltaici, in zona Roncella, Vernaglione e Gamascia. Un'area equivalente a circa una novantina di campi da calcio. Dalla mappa territoriale si evince chiaramente l'enorme estensione delle aree prestabilite dal P.E.C. (Piano Energetico Comunale) e l'eccezionale vicinanza all'abitato, anche se spezzettate in piccoli appezzamenti. Inoltre le case di molte vie a nord di Noha: v.Tito Lucrezio, v. Giovenale, v. Q. Ennio, v. Catullo, ecc., avranno le finestre con vista panoramica direttamente sul campo n. 037 di circa 25 ettari di fotovoltaico. Il panorama si avrà ancora più diretto sulle case del comparto 4 appena questo verrà realizzato. Sia il Consiglio Provinciale di Lecce che il nuovo Piano Paesaggistico Regionale (Deliberazione G.R. 20,10, 2009 n. 1947) denunciano il divieto di localizzazione su suolo di impianti fotovoltaici in aree tipicizzate come agricole, e cioè di campi agricoli, pascoli, aree rocciose e di naturalità, vigneti, uliveti, ecc. Le nostre aree sono tutto questo: campi agricoli, pascoli, aree rocciose e di naturalità! Le due linee guida dicono anche che l'area riservata all'impianto deve risultare un terzo della proprietà mentre i restanti due terzi devono continuare a rimanere di uso agricolo. L'art. 41 della Costituzione sancisce che l'iniziativa economica privata è libera, ma che tuttavia non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana (quanto a sicurezza, vista la presenza di molte abitazioni nel raggio di poche decine di metri, le aree in questione non sono, forse, conformi). La fine dei combustibili fossili, petrolio in testa, sarà una grande conquista. Ma questo non vuol dire tappezzare la terra di pannelli fotovoltaici, pale eoliche, trasmettitori di telefonia e televisione, pubblica o privata che sia, se non regolati e disciplinati con sobrietà e onestà. Il fotovoltaico è nato per salvare il territorio e non per distruggerlo. Gli impianti vanno fatti su aree già deturpate, tipo capannoni, zone industriali, cave, depositi di rifiuti su cui tanto non si potrebbe fare altro, sui tetti delle case, sulle aree cimiteriali, ecc. Mai sulla campagna ancora in uso! Sui due appezzamenti attigui tra loro, quelli più grandi, pari a circa 60 ettari in totale e indicati in mappa con le sigle 035 e 027, mentre ci raccontiamo di giustizia e ripartizione equa dei beni comuni (e il territorio è un bene comune), le ruspe e gli operai delle imprese costruttrici, con il benestare del Commissario Prefettizio, dott. Capuano (vedi Atto n. 78 del 16-02-2010 fruibile sul sito del Comune di Galatina), stanno dando inizio al sacrificio della nostra terra. Di questo sacrificio non sappiamo quanto sarà il bene restituito ai cittadini residenti, ad esclusione di particolari "convenzioni" con l'impresa costruttrice, come per esempio quella per la ristrutturazione del canile in forma appunto di donazione di una cifra pari a 192.000 euro e degli utili che serviranno a rimpinguare le casse del Comune. Da una ricerca di mercato il costo dell'impianto di un MW su grandi estensioni pare equivalga a 4 milioni di euro, se moltiplichiamo la cifra per i cento MW previsti capiamo di che cosa si sta parlando. Di certo sappiamo che, secondo il progetto, impregneranno l'area della nostre contrade di veleni affinché non crescano più alcun tipo di piante, con un forte rischio per le falde sotterrane. Di certo sappiamo che saremo privati di una natura meravigliosa e offesi dalla vista di 60 ettari di iniezioni di cemento e stagnola riflettente. E' certo che non siamo sicuri di essere esenti da nuove forme di tumori causate dai campi magnetici prodotti dai due mega impianti. La Sezione salentina di "Italia Nostra", che difende il territorio da questo scempio anti-amore per la natura, sostiene che ci sono forti rischi per l'equilibrio del micro clima e la fauna. Per certo nessun turista verrà nel nostro Salento a portare lavoro per i nostri figli e ancor meno per visitare distese interminabili di ferraglia e silicio. Dopo aver risparmiato, volenti o dolenti, la nostra terra dallo scempio dell'industrializzazione (tranne, per fortuna, poche realtà, come l'Ilva di Taranto, l'Enichem di Brindisi, Colacem di Galatina, ecc.), con gli stenti e le fatiche di generazioni intere di emigranti, roviniamo l'attimo di magia che il Salento sta vivendo come fonte di turismo e di lavoro, colmandolo di pannelli fotovoltaici, biomasse e pali di ogni tipo!? Ma la cosa che più crea allarme nella gente è la quasi totale assenza di informazione sulla straordinarietà di tale evento. Visto che il P.E.C. è già stato preparato, ed anche attuato, sarebbe corretto e doveroso da parte dell'A.C. renderlo pubblico. Condividerlo non solo tramite i meandri contorti del net work Galatinese, che forse pochi praticano, ma con un semplicissimo manifesto di carta, magari riciclata, esposto nella bacheca in piazza, la stessa dove vengono affisse lusinghe e promesse dei candidati al tempo delle elezioni, con spreco di costi altissimi. Se non conosciamo i propositi programmati dai nostri geniali delegati e tecnici per la cura del nostro territorio, è lecito l'allarmismo di chi come noi, semplici cittadini e popolo sovrano, è continuamente bombardato dalla comunicazione (e speriamo che duri e non venga imbavagliata) che denuncia raggiri, speculazioni, e sprechi provenienti dalle personalità più insospettabili e insite a tutti i livelli, sia locali che nazionali. Se la corsa all'abbruttimento del territorio e della salute pubblica non viene regolata con determinazione e coraggio continueremo a piangere ogni giorno i tanti morti di tumore del nostro territorio, in quello che invece dovrebbe essere il cuore palpitante e salubre dell'intero Salento. Non ci appelliamo solo alle regole, che ci sono e andrebbero rispettate e non raggirate, ma soprattutto al buon senso dei nostri amministratori e degli addetti ai lavori.
Marcello D'Acquarica
gen242011
Scrivo, sperando di riuscire a liberarmene una volta per tutte. Scrivo, appunto, scrivo qualcosa che si potrebbe definire, volendo, recensione di un libro, ma che credo non abbia nulla di simile, a parte il libro, a una recensione. Sia ben chiaro che con la presente non è mia intenzione offendere alcun recensore professionista, né tantomeno l’autore del libro in questione, Antonio Errico.
L’ultima caccia di Federico Re (Manni Editori, pag. 151, 2005) è infatti l’opera di cui voglio parlarvi e che ancora non ho finito di leggere. Avete capito bene, non l’ho ancora finito di leggere e ho già iniziato, senza esitare un attimo di più, a buttare giù qualche idea. Beh, cosa sono quelle facce sconvolte? Vi avevo avvisato. Ecco quello che succede a non prendere mai sul serio chi scrive! Comunque non ho intenzione di tornare indietro, sia ben chiaro, io continuo dritto per queste righe.
Bene, e ora vi devo fare un’altra confessione: prima di iniziare a leggere quest’opera ne ho dovuto subire la persecuzione. Sarà capitato anche a voi, ditemi di sì, di gironzolare tra gli scaffali di una libreria e scorrere con gli occhi centinaia di titoli, distrattamente, senza prestare attenzione a nessuno in particolare. Almeno così vi sarà sembrato, se non fosse che alcuni giorni dopo vi trovate davanti un articolo il cui autore non vi è del tutto sconosciuto, siete certi di averne già sentito parlare, ma non ricordate in quale circostanza.
Ora, per favore, ditemi che è proprio così che vanno in genere le cose!
Nel mio caso l’autore si chiamava Antonio Errico. Ne ero sicuro, questa la mia certezza, l’unica in fondo, per il resto ero costretto a vagare nel nulla; tutte le fatiche risultavano inutili, non c’era capriola, tuffo acrobatico, triplo salto nei miei ricordi che suscitasse una qualsiasi associazione: un libro, una poesia, bastava anche un volto, il colore di una copertina o un’immagine, una musica per carità, ma niente, nonostante continuassi imperterrito a lustrare il fondo della mia memoria, nessun luccichio mi veniva in aiuto.
Arriva sempre, inevitabilmente, un momento nella vita in cui è bene dimenticare, e in genere lo facciamo in automatico, senza alcuna prassi burocratica che ci porti via del tempo. Dimentichiamo per fare spazio a ricordi più ingombranti; mettiamo ordine perché ci rendiamo conto che presto ci riuscirà impossibile ripescare quel particolare ricordo.
Così mi accingevo a buttar via il ricordo di Antonio Errico, piccolo e deformato, probabilmente perché non mi riusciva di sistemarci nient’altro in quello stesso angolo di memoria e mi occorreva ancora dello spazio. Fu allora che mi sembrò di rivivere, nella penna del Collodi, lo spauracchio di Maestro Ciliegia, dal momento che proprio quand’ero sul punto di gettar nel fuoco il mio ricordo, ecco che questo vi si ribellò e mi ritrovai Errico dappertutto, a firma di articoli, mentre parlava della poesia di Vittorio Bodini al Liceo Classico “P. Colonna”, in una lezione all’Università Popolare di Galatina e nei suoi libri, che il caso però voleva non riuscissi mai a sfogliare, ma solo a intravedere nelle librerie, su scaffali di letteratura salentina.
De L’ultima caccia di Federico Re non ne avevo mai sentito parlare, mai prima della mostra Fabbricanti di Libri presso Palazzo Baldi a Galatina. In quell’occasione mi sono trovato dinanzi alla trasfigurazione artistica dell’opera, a una metamorfosi creativa che prendeva origine dalle pagine di quel testo, le modellava, ne plasmava l’idea dell’artista con quella dello scrittore per dare vita a un’opera d’arte unica e di rara bellezza. Questo era il libro che dovevo leggere, mi dissi, e non ci fu bisogno di mettermi a cercarlo, perché fu lui a venirmi incontro. Giorni dopo eccolo, infatti, sugli scaffali della Biblioteca Giona a Noha, ancora lui, Antonio Errico e il suo L’ultima caccia di Federico Re.
Scrivo, quindi, scrivo sperando di riuscire a liberarmene una volta per tutte.
Scrivo, cercando di dare un senso a questa smodata ricerca.
dic272019
Se l’Informazione padronale smettesse di corredarsi di aggettivi (tipo padronale) e si dotasse di attributi (lungi da me il maschilismo, è un modo di dire), e dunque guarisse dall’ecolalia compulsiva che la prende e non le dà un minuto di tregua, nel senso della ripetizione copia-incollata del diciamo pensiero delle bellenove di turno, come pure delle cosiddette associazioni di categoria, o degl’imprenditori briatoregni, o dei cazzari e per parità di genere cazzare centrali e locali altrimenti detti politici, che vorrebbero per esempio abolire la parola Sovrintendenza dal dizionario di Italiano, e se iniziasse a nutrire qualche dubbio sul verbo incarnato della Scienza (sostantivo quest’ultimo da proferire con ieratica solennità), e si ponesse qualche domanda sul mondo di sottosopra nel quale ci troviamo a vivere, forse non saremmo arrivati a questo punto. E cioè, per esempio, a ripetere quasi tutti a pappagallo le parole di un Cariddi qualsiasi (o era Scilla?) riportate su quei morbidi veli senza fare una piega, tipo: Porto Turistico Di Otranto Occasione Unica. E ancora quelle topiche dello sviluppismo in servizio permanente effettivo: Importante Intercettare Le Navi Da Crociera (ma certo, come fai a non Intercettare le grandi navi di ritorno dagli speronamenti in quel di Venezia); di più: Il Progetto È Considerato Importante E Strategico (e la famosa Destagionalizzazione dove la mettiamo?).
Per non parlare delle altre belle pagine di letteratura ggiornalistica che inneggiano al Rilancio Dell’economia E Dell’Edilizia con il Via Ai Cantieri Della 275 (avranno scordato di citare la Sicurezza, signora mia: sarà per la prossima volta) e la tanta voglia di Va-lo-riz-za-re Otranto e i suoi martiri lasciando i pontili a destagionalizzare (a proposito di destagionalizzazione), mica come pretende la Sovrintendenza, pardon: la Mala Burocrazia, che s’è intestardita a voler far rispettare la legge.
Forse per non urtare i promessi sponsor si è arrivati a non dire quasi nulla contro i mega-impianti di fotovoltaico nei novelli campi di sterminio, a considerare la Sputacchina e la Xylella (spesso intercambiabili) come l’unica causa del disseccamento degli ulivi, e dunque l’abbattimento loro e di ogni altro essere vivente con sega e veleni nel raggio di 100 metri (oggi ridottisi a 10 metri, mannaggia) come la panacea della desertificazione [sic] e, giacché si trovano, anche a sciogliere inni e canti alla trasformazione dei connotati dell’olivicoltura salentina in qualcosa d’altro grazie ai favolosi filari di Favolosa (scusate l’allitterazione intensiva). Salvo errori e omissioni, mancherebbero giusto gli alberi generosamente offerti e fatti piantare dal cementificio a chilometro zero a dispetto di quegli ingrati di Complottisti, Negazionisti, Professoroni, Disfattisti e pure Ambientalisti che altro non sono, che parlano e soprattutto Scrivono Puttanate [sic], mentre gli altri fanno i fatti rimboschendo il Salento, smacchiandolo nelle famose giornate dedicate alla pulizia del mondo, e progettando per il suo bene Grandi Opere per Sviluppo (dopo Tap - per la gioia di Greta - anche il Poesidon, per dire), Ricadute Occupazionali a iosa, Turismo sine fine dicentes, e non ultimo Attrattività per gli Investimenti, qualunque cosa voglia dire.
Solidarietà davvero a tutti quei Giornalisti che si fanno un mazzo così da mane a notte, magari pure per quattro soldi, agli eterni precari della categoria, a chi trema per il futuro della propria testata, a coloro i quali, per fare il loro dovere, vengono minacciati quando non molestati a suon di querele temerarie o di esposti ai consigli di disciplina dell’ordine, e anche a chi, per tirare a campare, deve sottostare alle famose linee editoriali. Sono questi la vera forza ancora in grado di salvare categoria, territorio e ideali di libertà.
Gli altri, purtroppo, il loro tallone da killer.
Antonio Mellone
ago042011
Torna anche quest'anno a Noha per la quarta volta il motoraduno “Moto Guzzi, miero e pizzica”, insieme al ritmo della pizzica salentina.
Di seguito il programma dell'evento
Venerdì 26 agosto
Ore 19.00
Sabato 27 agosto
Ore 9.30
Ore 10.30
Ore 16.00
Ore 18.00
Ore 19.00
Ore 20.30
Domenica 28 agosto
Ore 9.30
Ore 10.30
Ore 12.00
Ore 13.30
ago162019
A SESSANT’ANNI DALLA TERRA DEL RIMORSO UN FOCUS DEDICATO A ERNESTO DE MARTINO
ORE 19 IL BORGO RACCONTA - PIAZZA ORSINI
VISITA GUIDATA BASILICA DI SANTA CATERINA D’ALESSANDRIA
ORE 19 LABORATORIO DI PIZZICA E TAMBURELLO - PIAZZA DANTE ALIGHIERI
ORE 20 DE MARTINO 60 - RACCONTO DI UN LIBRO - CONVENTO DELLE CLARISSE
LA TERRA DEL RIMORSO DI E. DE MARTINO CON STEFANO DE MATTEIS E PAOLO APOLITO
MOSTRE: IL LUOGO DEL CULTO, GALATINA, SAN PAOLO, TARANTISMO E DINTORNI;
MENADI DANZANTI
ORE 21 ALTRA TELA - PIAZZA GALLUCCIO
ORE 22 PIZZICA IN SCENA - CASTELLO CASTRIOTA SCANDERBERG
A seguire CONCERTO RAGNATELA - PIAZZA DANTE ALIGHIERI
Solo una settimana al Concertone finale del festival itinerante “La Notte della Taranta” e Galatina il 17 agosto ospiterà la quindicesima tappa di questa 22/a edizione.
Per la rassegna il Borgo Racconta sarà possibile effettuare una visita guidata a cura dell’Archeoclub Terra D’Arneo partendo da Piazza Orsini dove è situata la Basilica di Santa Caterina d’Alessandria, uno dei monumenti nazionali in stile romanico-gotico edificato da Raimondello Orsini del Balzo tra il 1369 e il 1391. Si continuerà alla scoperta della pizzica, al cui rito è dedicata la Cappella di San Paolo in Piazza SS Pietro e Paolo. Ultima fermata di questa visita guidata sarà il Museo Civico “Pietro Cavoti”, in cui viene conservata una collezione di documenti, opere di artisti e studiosi galatinesi e locali. Il ritrovo è previsto alle ore 16.45 in Piazza Orsini; le visite inizieranno alle ore 17, poi ne seguiranno altre alle ore 18 (qui prevista anche in lingua inglese), ore 19 e l’ultima alle ore 20. E’ gradita la prenotazione chiamando il 324 059411.
Come per altre tappe itineranti, anche a Galatina in Piazza Dante Alighieri inizierà alle ore 19 il laboratorio di pizzica e tamburello, che permetterà a tutti i partecipanti di conoscere le basi della pizzica-pizzica e le tecniche per suonare il tamburello. Entrambi gratuiti, il laboratorio di pizzica è aperto a tutti, mentre per il laboratorio del tamburello, oltre ad essere muniti di strumento, è prevista una prenotazione per un numero max di 30 persone. Per prenotare chiamare il 324 059411.
Il laboratorio è curato dai danzatori del Corpo di Ballo de “La Notte della Taranta”: Cristina Frassanito, Serena Pellegrino, Fabrizio Nigro e Andrea Caracuta.
La Notte della Taranta non è solo musica, danza, ma anche tradizione e letteratura. Tra gli appuntamenti alle ore 20 la sezione De Martino 60 a cura di Kurumuny e Polo Bibliomuseale, con la direzione scientifica di Maurizio Agamennone e Luigi Chiriatti. A sessant’anni dal viaggio nel Salento dell’antropologo Ernesto De Martino, Stefano De Matteis e Paolo Apolito spiegheranno l’importanza che avuto lo studio La terra del rimorso per inaugurare una stagione di recupero della tradizione etnomusicale nel Salento.
Stefano De Matteis si è occupato di rappresentazioni simboliche, pratiche performative e processi rituali. Ha diretto la collana di antropologia Mnemosyne ed è stato tra i fondatori delle “Opere di Ernesto de Martino” dove ha curato la nuova edizione di Naturalismo e storicismo nell’etnologia.
Paolo Apolito, uno degli antropologi più stimati in Italia, è stato presidente del Comitato Nazionale per la valorizzazione delle tradizioni culturali italiane, del Ministero per i Beni e le Attività culturali e della Commissione di Abilitazione scientifica nazionale per professore universitario di discipline demoetnoantropologiche e studioso dei fenomeni religiosi e rituali.
Saranno loro a raccontare Ernesto De Martino, antropologo e filosofo italiano che con una serie di missioni etnografiche dai primi anni ’50, raccolse una quantità di documenti relativi a manifestazioni magico-religiose e ne studiò le origini storiche, i rapporti con le condizioni storico-sociali attraverso i secoli, i motivi impliciti che ne giustificavano il persistere. Oggetto della sua investigazione furono particolarmente: il complesso mitico-rituale della fascinazione in Lucania (Sud e magia, Milano 1959); le persistenze del pianto funebre in Lucania (Morte e pianto rituale nel mondo antico, Torino 1958); il tarantismo del Salento (La terra del rimorso, Milano 1961).
Fu proprio De Martino a imprimere una svolta decisiva nello studio del fenomeno del tarantismo. Nell’estate del 1959 inaugurando la tecnica dell’indagine interdisciplinare, con l’unione in un’unica équipe di uno psichiatra, una psicologa, un’antropologa culturale, un etnomusicologo e un documentarista cinematografico, indagò a fondo il rituale magico-religioso del tarantismo pugliese, raccogliendo i risultati dell’analisi, in quella mitica estate del ’59, in quello che sarà poi uno dei testi fondamentali: La terra del rimorso.
Nel 2019 corrono sessant’anni dall’indagine sul tarantismo salentino condotta da Ernesto De Martino e dalla sua équipe, tra Nardò, Galatina e Muro Leccese, nel giugno-luglio 1959.
Il progetto “demartino’60”, omaggiando e celebrando l’opera pionieristica di Ernesto De Martino e dei suoi collaboratori, intende divulgare parte dei documenti prodotti intorno al fenomeno.
Saranno allestite anche due mostre presso il Convento delle Clarisse: sul luogo del culto di Galatina, San Paolo, Tarantismo e dintorni, e sulle Menadi Danzanti.
Galatina, la cappella di San Paolo e lo spazio antistante, rappresentano uno dei luoghi simbolo in cui si svolgeva questo rituale legato al tarantismo. La mostra multimediale restituisce gli scatti di fotografi professionisti e non, che nel corso di un cinquantennio hanno varcato la soglia del luogo del culto. Le fotografie sono di: Chiara Samugheo, Paolo Longo, Paolo Albanese e Paola Chiari, Salvatore Congedo, Carmelo Caroppo, Fernando Ladiana, Luigi Chiriatti.
Passato e futuro del Salento si incontrano nella mostra Menadi Danzanti progetto realizzato grazie alla sinergia tra Assessorato alla Industria Turistica e Culturale della Regione Puglia, Polo Biblio Museale di Lecce e Fondazione La Notte della Taranta. La mostra presso il Convento delle Clarisse propone la visione della straordinaria collezione di ceramiche antiche, greche e magno greche, con immagini legate alla musica ed ai suoi diversi aspetti e funzioni, ai luoghi e alle occasioni in cui si suonava, agli dei che la proteggevano ed ai miti che la raccontavano. Curata dall’archeologa Anna Lucia Tempesta, punta a far conoscere, attraverso le immagini vascolari i reperti musicali e le fonti scritte, i laboratori di gestualità e la “messa in movimento” delle opere, l’importanza della musica nel mondo antico e gli incredibili legami con la contemporaneità. I reperti esposti nel Museo Castromediano di Lecce, insieme ad una selezione di vasi, eccezionalmente allestita nelle sale del palazzo marchesale De Luca di Melpignano, databili tra la fine del VI ed il I secolo a.C., documentano i diversi momenti di vita in cui la musica è presente e protagonista.
Passando alla musica, alle 21 al via i concerti previsti per la serata. Primo appuntamento con Altra Tela in Piazza Galluccio dell’ensemble Accipiter dalla Basilicata, uno dei gruppi provenienti da altre zone d’Italia e che il festival itinerante ospita per celebrare l’incontro della cultura salentina con quella delle altre regioni del nostro paese.
E’ un gruppo di giovani musicisti che si propone di portare in giro spettacoli in cui le musiche tradizionali del Sud vengono contaminate da influenze più moderne. Un folk-pop-funk con melodie accattivanti, ritmi aggressivi e testi ritmici che si fondono e si mescolano. La voce di Michela Labbate, le melodie della fisarmonica e dell’organetto di Domenico Piliero, i ritmi di Domenico Dimilta, interprete della tammorra, il basso di Franky Damato, il mandolino e i flauti di Domenico Imperatore, le percussioni di Giovanni Guarino, l’incedere delle cornici di Graziano Lamarra, chitarra e voce di Pietro Varvarito e la danza di Sara Colucci, creano uno spettacolo che punta ad una corrispondenza di sensi tra il pubblico e gli artisti sul palco.
Una delle principali novità di questa edizione del festival itinerante è Pizzica in scena con i danzatori del Corpo di Ballo de La Notte della Taranta che offriranno agli spettatori una performance innovativa tra luci e specchi che riflettono l’incanto dei monumenti.
Protagonisti di Pizzica in scena a Galatina nel Castello Castriota Scanderbeg saranno i danzatori: Cristina Frassanito, Serena Pellegrino, Stefano Campagna, Andrea Caracuta, Lucia Scarabino, Fabrizio Nigro.
Ultimo appuntamento della serata in Piazza Dante Alighieri con i concerti della sezione Ragnatela. Alle ore 22 a salire sul palco saranno l’Orchestra del Liceo Da Vinci di Maglie e a seguire Antonio Castrignanò, Taranta Sounds & Sona Jobarteh.
L’Orchestra del Liceo Scientifico “Leonardo da Vinci” di Maglie nasce dalla convinzione che la musica sviluppi nei ragazzi creatività e armonia, responsabilità e partecipazione. Nata nel 2011, da una idea della dirigente scolastica Annamaria Corrado e del professore Massimiliano Cananà, l’orchestra è composta da 48 elementi che suonano classici rivisitati, spaziando tra i generi più disparati. Il progetto mette in campo un confronto continuo tra modernità e radici, cultura dei libri e cultura dei sensi. In questa occasione l’Orchestra si cimenta con il repertorio musicale salentino, “contaminandolo” con i timbri del proprio organico. La musica cosiddetta colta e la tradizione popolare, trasfuse in note accanto alle sonorità rock e pop, diventano ritmo appassionato ma anche esercizio continuo disciplinato, quasi una colonna sonora per una delicata fase della vita, quella dell’adolescenza. I 48 giovani musicisti saranno diretti dal maestro Armando Ciardo, docente di violino che ha collaborato negli anni con Aldo Ciccolini, Uto Ughi, Luis Bacalov, Lucio Dalla e i Negramaro.
Chiuderà la serata Antonio Castrignanò, Taranta Sounds & Sona Jobarte.
Antonio Castrignanò, musicista salentino, ha cominciato la sua carriera, giovanissimo, con La Notte della Taranta, prima come tamburellista, poi come frontman. Compositore della colonna sonora del film “Nuovomondo” di Emanuele Crialese, ha condiviso palchi e festival con numerosi artisti. A Galatina lo stesso Castrignanò (voce, tamburo, mandola) sarà accompagnato da Rocco Nigro (fisarmonica), Gianluca Longo (mandola e mandolino), Luigi Marra (violino e voce), Giuseppe Spedicato (basso), Maurizio Pellizzari (chitarra elettrica), Gianni Gelao (fiati), Davide Chiarelli (batteria e percussioni). Insieme sul palco Sona Jobarteh, la prima donna proveniente da famiglia “Griot” a suonare la Kora, strumento tradizionale dell’Africa, in un percorso musicale con note intime che si alterneranno al ritmo travolgente della pizzica.
Tema centrale del Festival 2019 è la tutela dell’ambiente. In collaborazione con Intesa Sanpaolo e Legambiente, la Fondazione La Notte della Taranta promuoverà la raccolta fondi per la campagna #RigeneriAMOlaNatura che consentirà di rendere accessibili 4 oasi del Mezzogiorno d’Italia alle persone diversamente abili e fruibili dal pubblico attraverso sentieri guidati. Si tratta dell’oasi dei Variconi a Castel Volturno (Campania), Foce Cavone nella marina di Pisticci (Basilicata), Dune di Sovereto a Isola Caporizzuto (Calabria) e Torre Squillace nella marina di Nardò (Puglia).
Si può partecipare alla raccolta fondi attraverso la piattaforma www.forfunding.intesasanpaolo.com/ o acquistando la T-shirt creata da Yezael di Angelo Cruciani per la Notte della Taranta in vendita tra i prodotti ufficiali del Festival.
Gloria Romano
mar262016
Ci sono delle parole, la maggior parte tronche, cioè accentate sull’ultima sillaba, che si utilizzano sovente per sintetizzare l’identità civile di una popolazione. Si parla così di napoletanità per indicare il complesso dei valori spirituali, culturali e tradizionali caratteristici della città partenopea e della sua gente; così come si parla di romanità per esprimere la caratteristica di chi (o di cio che) è romano. Ancora, si usa meridionalità, milanesità, o leccesità, per indicare quelle rispettive (intuitive) peculiarità.
Abbiamo finanche trovato in qualche scritto galatinesità per indicare il modo specifico di essere cittadini di Galatina: si fa riferimento alla cadenza della lingua, alla flessione stessa della voce, a determinati comportamenti, addirittura al modo di pensare e di agire.
E’ ovvio qui ribadire che non sarebbe scientifico generalizzare e che è difficile pensare ad esempio che un ideal-tipo galatinese abbia caratteristiche specifiche che lo possano distinguere nettamente da un collepassese o da un abitante di Strudà. Ma, in molti casi, pur non disponendo di categorie sociologiche basate sull’osservazione empirica o matematico-rigorosa, quando siamo di fronte ad un galatinese, ma questo vale per chiunque anche per un trentino o un calabrese, riusciamo il più delle volte ad indovinarne la provenienza per quel non so che di noumeno che da qualche parte dovrà pur derivare.
Ma poniamo che in un ipotetico esercizio accademico sia possibile ricercare anche delle peculiarità specifiche di Noha, la nostra cittadina (ché di questo ci stiamo occupando); quale sostantivo, quale parola tronca potremmo utilizzare? Ebbene, in un processo di deduzione logica, se per Napoli questo sostantivo è napoletanità, se per Galatina è galatinesità, per Noha (che in dialetto è Nove) non potrà che essere NOVITA’.
Tutta questa premessa (chi vuol leggere i miei articoli deve portare un po’ di pazienza) per dire che la pasquetta nohana quest’anno non sarà la sublime e costante ricapitolazione di una lunga tradizione (come è anche giusto che sia), fatta di Fiera dei Cavalli (dal mattino e fino all’ora del pranzo), di processione post-prandiale della statua della Madonna delle Cuddhrure portata in spalla dalle donne nohane, di presa della Cuccagna, di scoppio di fuochi artificiali, di rogo delle Curemme nei diversi quartieri di Noha con distribuzione a tutti di fette di colomba pasquale e spumante…
Non è solo questo. La pasquetta nohana a partire da questo 2016 ha, appunto, una NOVITA’ straordinaria (incredibile fino a qualche mese fa): l’apertura al pubblico del “Parco del Castello”. Quest’anno nohani, ospiti e viaggiatori tutti (non ci piace d’appellarli come “turisti”) avranno la possibilità di compiere un viaggio nel tempo, accedendo ai Fori Imperiali di Noha per riappropriarsi di un luogo del cuore per troppi decenni relegato nell’oblio.
Qui si avrà modo di godere dei beni culturali più significativi della nostra cittadina, come l’originalissima vasca ellittica di fine ‘800 in perfetto stile Liberty (coeva e probabilmente disegnata e costruita dalle stesse maestranze che si occuparono della dirimpettaia Casa Rossa, la misteriosa casupola delle meraviglie che ricorda la Casa Pedrera di Barcellona, opera di Gaudì); la Castelluccia del parco, a forma di torre, eretta nei primi anni dell’900 del secolo scorso (con l’interessante impianto idraulico ed elettrico, con marmi, isolanti in ceramica, interruttori a leva ed altri sistemi di trasmissione dell’elettricità); le cantine con le botti di rovere o di altri legnami dove s’invecchiava il Brandy Galluccio; e infine il bene culturale più antico e interessante di Noha, bello da mozzare il fiato: la torre del XIV secolo (1300 d. C.) con il suo ponte levatoio, collegato a rampa con arco a sesto acuto. Ah, dimenticavo il dulcis in fundo e ultimo arrivato: un pezzo dell’“affresco di Albino” scoperto di recente dagli Indiana Jones nohani che rispondono ai nomi di Marcello D’Acquarica e, appunto, l’Albino Campa.
*
Nel parco del Castello di Noha il lunedì in albis si potrà in tutta libertà scorrazzare, giocare al pallone, poltrire, gareggiare a carte o con altri giochi di società, e soprattutto apprezzare le leccornie della pasquetta salentina, anche utilizzando liberamente i barbecue predisposti dal gruppo “Ragazzi della Masseria Colabaldi”.
Non mancheranno - ci dice l’uccellino - nemmeno le incursioni della Banda armata (di strumenti musicali) diretta dalla Lory Calò.
Chissà, infine, se riusciremo a degustare le cuddhrure appena sfornate dai due forni del Castello? Chi vivrà vedrà: non possiamo mica svelarvi tutto e subito. Sennò che sorpresa di Pasqua sarebbe?
Antonio Mellone
P.S. Il Parco del Castello è la parte più sana, intonsa e biologica di Noha, ricca di erbe spontanee (è pieno di sucamèli e di altre autoctone varietà di “verdure naturali”, per dire), scampata, com’è da decenni, dall’invadenza dell’uomo. Per fortuna qui non è stato spruzzato alcun erbicida, come invece purtroppo è avvenuto altrove con il silenzio-assenso degli Unni di Palazzo Orsini con l’ausilio delle loro trippe corazzate.
ago232012
"Gli ulivi" di Paola Rizzo in esposizione nella corte di palazzo "Cascione" a Galatina. Nella serata del 23 agosto...Le corti a mezzanotte vi aspettano!
TRA MUSICA, ARTE E SAPORI
“Le corti a Mezzanotte” riparte con la terza edizione, dopo il successo delle precedenti edizioni, che hanno visto la città di Galatina, Città d’Arte, trasformarsi in un vero e proprio circuito di accoglienza.
L’evento, espressione dell’arte e della cultura della terra salentina, anima la serata con canti, eventi culturali, estemporanee, enogastronomia tipica che consentono al visitatore di conoscere e rivivere le sensazioni di un tempo grazie all’inconfondibile scenario dei vicol
ott032010
Penso questo mentre attraverso la strada incredibilmente libera dal traffico ed mi infilo nel caffè. Appena entrato vengo colpito dai quadri sulle pareti. Frustate di colori, sensazioni, atmosfere. Giro la testa velocemente ce ne sono dappertutto. Mi avvicino al primo “Vento di passione”, poi “Il viaggio della vita”, “Precario equilibrio”, “Amore universale” e tanti altri. Sono entrato in un bosco di ulivi secolari: gli ulivi di Paola Rizzo, pittrice salentina. Il barista mi osserva. Impiego alcuni minuti a riprendermi. Quelle opere scendono troppo in profondità. Mi ricordano la mia infanzia trascorsa fortunatamente e in parte sotto ulivi come quelli dipinti. Paesaggi dell’anima sospesi tra sogno e realtà. Gli ulivi di Paola si muovono, danzano o fuggono in mezzo ai campi di papaveri e margherite nella luce meridiana. Se ti avvicini alle sue opere senti e scorgi il vento. Lo stesso vento che sento sotto gli ulivi della mia terra. Tra le fronde essi sussurrano parole antiche, parlano lingue sconosciute, echeggiano tra i rami fonemi messapici, greci, latini, longobardi, normanni, svevi, franco-provenzali, spagnoli, in dialetto salentino e in griko. Gli ulivi di Paola restituiscono dignità alla Puglia.
Ecco la sintesi che cercavo. Al barista non ho chiesto una consumazione, ma “Chi li ha fatti?”. Mi indica un biglietto da visita, sopraggiunge l’amico che attendevo, apparentemente finisce tutto lì. Passano i giorni, mi allontano dalla Puglia, penso spesso a quei colori, a quelle linee ora dolci dei prati, ora corrugate dei nodosi rami, alla musicalità di quelle pennellate tra cielo e terra. Chiunque, ammirandoli, può sentire la suggestione di quei monumenti vegetali che si abbracciano teneramente nella brezza del meriggio, che piangono all’aurora e che ridono beffardi al tramonto. Torno a vedere le opere di Paola, una, due, tre, quattro volte. Temo che la mostra sia finita, invece, con immensa gioia i suoi ulivi sono ancora lì. Forse i proprietari non se la sentano di affrontare una deforestazione del locale e temono di deludere i clienti più sensibili e raffinati. Anch’io non riesco a scrivere subito un pezzo. Ho bisogno di approfondire, osservare, capire. . . Così apprendo che Paola Rizzo è una pittrice laureata nel 1997 all’Accademia delle belle Arti di Lecce, che vive e lavora a Noha, vicino Galatina, con studio d’arte in piazza Castello, 14 bis. Bravissima con la matita, nei chiaroscuri, il suo talento sembra esprimersi al meglio nella tecnica della pittura ad olio.
Dopo le prime esperienze artistiche, la pittrice improvvisamente incontra un soggetto che è diventato quasi la costante della sua opera: l’ulivo, la pianta che per eccellenza rappresenta l’ambiente, la natura della terra salentina. Sembra esserci ormai una dipendenza, quasi ancestrale, tra Paola e quest’albero considerato sacro dai nostri avi, alla stessa stregua di un nume tutelare del luogo. L’artista in esclusiva per la Gazzetta Economica ha dichiarato: “Quando dipingo, non penso mai ad un albero, ma ad una vecchia cassapanca stracolma di ricordi, a un libro di storia dalle pagine ingiallite, alle mani di un vecchio che troppe volte hanno sfiorato la terra arida del Salento, ad un amico cui confidarmi. In questo modo – continua Paola - pongo me stessa, e gli altri insieme a me, di fronte ad un'identità di una cultura come quella salentina, che passa anche attraverso i suoi ulivi. Li offro come chiave di lettura di un mondo che mi appartiene per nascita e formazione, ma ne faccio anche un pretesto per riflettere sui processi morfologici che si pongono alla base della vita.
Con un esempio di colta similitudine, - conclude la pittrice - vorrei favorire il riscatto della mia terra d'origine e della mia gente, scegliendo di vincolare all'interno dell'ulivo-simbolo esseri umani. E' proprio in quell'avvitarsi su se stessi, in quel dibattersi per vincere e far vincere il principio armonico della natura più autentica dell'essere, che trovo il massimo dell'esaltazione dello spirito”. Nel corso degli anni Paola continua a dedicarsi amina e corpo all’arte: paesaggi, nature morte e soggetti religiosi. Entrano a far parte del suo mondo l’amore per la fotografia e la musica. Lei pensa che sia bellissimo fermare scatto dopo scatto, un istante in una foto. La musica rappresenta per Paola l’altra fonte di ispirazione primaria. Musica e pittura, in connubio tra loro, divengono così inscindibili l'una dall'altra. I sui dipinti prendono vita da note che guidano ed accompagnano i tocchi di pennello sulla tela. La musica, collante per artisti, la porta a frequentare gli ambienti musicali conoscendo alcuni tra i suoi musicisti preferiti. Nascono così i suoi ritratti a matita. L’american bar sotto il Petruzzelli di Bari è tappezzato anche di ritratti di alcuni musicisti di fama nazionale ed internazionale, conosciuti personalmente dalla pittrice nel corso di questi anni come Caparezza, Terron Fabio, Roy Paci, Raffaele Casarano, Claudio Prima, Emanuele Coluccia, Roshaun Bay-c Clark, Cesare Dell’Anna, Eneri, Romeus. La passione per il ritratto è antica, Paola si è laureata presso l’Accademia proprio con una tesi in anatomia artistica dal titolo “Fisicità e psichicità di un linguaggio universale: il volto”. La pittrice salentina ha trasformato il caffè del Petruzzelli in un luogo di moda e alla moda: non c’è locale vicino ad un grande teatro che non sia pieno di ritratti di artisti. Per quelli del passato ci hanno pensato talentuosi ritrattisti e pioneristici fotografi con dagherrotipi e pellicole in bianco e nero.
Ora è il momento di Paola Rizzo. Ritrarre artisti contemporanei sarà un grande investimento per il futuro. A parte i ritratti quello che colpisce di Paola sono gli ulivi. La critica a tale proposito ha detto: “Gli ulivi, impressi per sempre nella tela, illuminati da fiotti di luce, scaturiti da un pennello come una carezza, sono forza, longevità, lavoro di padri con calli alle mani” (Antonio Mellone). E ancora: “Gli oli di Paola infondono luminosità, i suoi orizzonti soffici pensieri che assorbono la mente e trasportano lontano nel tempo e nella stessa storia della nostra terra” (Marcello D’Acquarica). Paola Rizzo “Facendo leva sulla sua fervida creatività, mimetizza abilmente, all’interno della rugosa corteccia di quei vetusti giganti vegetali, figure umane che si avvitano e si divincolano (quasi fossero prigioni michelangiolesche) entro gli stretti legami della materialità esistenziale” (Marisa Grande). L’artista “Si sente impegnata in un cordiale contatto con la natura che traduce, grazie ad un solido e consapevole impianto compositivo, ad un particolare timbro stilistico e ad disinvolto gusto narrativo” (Michele Fuoco).
Per quanto mi riguarda, posso dire che in un assolato ad afoso pomeriggio di fine agosto, nel centro di Bari, ho trovato refrigerio sotto i frondosi ulivi di Paola Rizzo e lì, in mezzo alle case degli uomini, sono stato dissetato da una goccia di sapienza antica tramandata nei secoli dai giganti vegetali del Salento.
VINCENZO LEGROTTAGLIE
cultura@gazzettaeconomica.com
gen312023
Non sarà Dotta o Grassa, come mi pare si dica ancora di Bologna, ma almeno un po’ Rossa lo è. Mi riferisco a Noha e al fatto che alcuni fra i suoi monumenti più importanti - molti seppelliti dentro uno smisurato dimenticatoio quando non in bilico tra le due locuzioni “tienimi” e “mo’ casciu”, altri per fortuna redivivi - si presentano al pubblico con le loro facciate rubiconde, dico tinte di sanguigna, vermiglie puntualizzerebbe padre Dante, e dunque ocra scarlatto tonalità ruggine porporina, con prevalenza di rosso pompeiano, gradazione nohano.
La Casa Rossa, nomen omen, è l’aedificium paonazzo con più misteri in assoluto (avrebbe voluto progettarla Antoni Gaudì: ma l’architetto del modernismo catalano dovette accontentarsi della Sagrada Familia di Barcellona), segue la Torre Civica downtown con l’orologio più fermo al mondo e a rischio frana (qui siamo nel campo del bonus sfacciati per nuance rosso-vergogna), e quinci il Cinema dei Fiori, instradato sulla via del suo calvario, e quindi il Calvario stesso, rosso-sangue, versato per noi e per tutti.
Financo la vecchia scuola elementare di piazza Ciro Menotti era tinteggiata di rosso arroventato, emblema del fuoco di chi cercava il Sapere, concetto quest’ultimo agli antipodi di ogni forma di acculturazione (acculturare, spiace ribadirlo, è verbo da Minculpop: pur diluito nella ben più passabile Coca Cola sempre di olio di ricino si tratta). Pure la distilleria Galluccio ha frontespizio in pendant con il colore del suo brandy barricato; ora ne rimane solo lo scheletro, reliquia laica in concorrenza di degrado con le Casiceddhre collocate nei paraggi svoltato l’angolo. Dall’altra parte del paese, verso sud-ovest, c’è Levéra, baluardo di resistenza, circolo culturale con teatro, sala musica, biblioteca, palestra e scuola, vivi e vegeti nello stabile di via Bellini con il colonnato istoriato di cremisi/amaranto come l’emorragia del caposcorta Antonio Montinaro, vittima salentina nella strage di Capaci.
E infine il Castello preso per i capelli appena in tempo, anzi risuscitato dopo oltre mezzo secolo di rughe, rovine, tracolli e aristocratica sciatteria. Il suo prospetto monumentale ha ritrovato colore (e calore) per la forza dell'utopia, il volere dei nuovi proprietari, il travaglio di mani e testa degli artigiani del luogo, i saggi e i dosaggi (ben cinque) di graniglia e calce impastata di rosso antico puntualmente esaminati dalla Sovrintendenza (esami, mi pare, superati cum laude): ora è in buona compagnia con i monumenti eterni sparpagliati nel resto dell’orbe, da Roma a Mosca, da Pechino a Città del Messico.
Ma a pensarci bene Noha è anche “grassa”, non nel senso esiziale del termine, ma in quello buono: relativo cioè alle leccornie e all’arte culinaria che lascia parlare prima di tutto il vitto, e poi i personaggi e gli interpreti del progressivo passaparola. E così s’annovera un ristorante giovane tra mura secolari tra i più curati del circondario, pasticcerie delle quali non sapresti descrivere la raffinatezza delle delizie, gastronomie che sembrano produrre manicaretti fatti in casa da nonna, frutteria che è galleria d’arte vitamine e vita, pescheria che ha fatto di Noha una repubblica marinara, forno cui non occorrono insegne luminose (basta il profumo del pane), pizzerie ineguagliabili che mai renderanno pan per focaccia…
Quanto infine a quel “dotta”, parliamone. Intanto non è mai questione di titoli di studio (ché anzi diplomi, lauree, dottorati, master, specializzazioni e iscrizioni agli albi si sprecano in queste contrade, rischiando talvolta di rivelarsi aggravanti di certa autoctona ottusità), ma di cittadinanza sveglia e non manipolabile, di pensiero possibilmente divergente tutt’altro che sovrapponibile a quello egemone riportato dalle fotocopie del testo unico (gentilmente elargite da stampa padronale e televisione tutta slogan e propaganda live), di osservatori attenti della realtà complessa e collegata sopra e sottotraccia a mille reazioni (incluse le avverse), invisibili alla massa dei consumatori puerilizzati dalla fiction in programma da tempo. Ma basterebbe ogni tanto smettere di delegare le proprie scelte ai “migliori”, ai “competenti”, ai “salvatori della patria”, alla “scienza”, all’“autorità” di turno, i cui effetti sono sotto gli occhi di chi ha ancora i mano il cerino acceso della ragione: chissà che non riusciremmo a risparmiarci, dico a caso, sanzioni sadomaso, mortificazione del lavoro, scemi di guerra a gogò, genuflessioni allo zio Sam, invii di armi (soprattutto portentosi boomerang), voglia spasmodica ancorché inconsapevole del fungo nucleare, e ancora tagli ai servizi sanitari, riforme ammazza-giustizia, ospitate a festival canori di tragici guitti a capo di stati esteri, mortificazione dei parlamenti e cartigienizzazione della Costituzione.
Non mi sognerei mai di affermare che per esser dotti bisognerebbe diventare rossi dentro (come un bel Mellone). Ma continuando di questo passo, con la prostituzione del pensiero, le marchette degli storici e l’imbagascimento di questa geografia, di rosso non rimarranno che le luci.
Antonio Mellone
apr132019
Arci Levèra, in collaborazione con Arci Lecce, presentano domenica 14 aprile, ore 20.30, "Cenere. Corale per le Tabacchine", spettacolo teatrale a cura di Workin' Label.
In scena voci e ombre di uomini e donne, tessere di un puzzle che si aggregano, una dopo l’altra, per restituire le vicende di lavoro e di vita delle operaie tabacchine del Salento.
Il cast dello spettacolo è composto da Caterina Cosmai, Angela Elia, Beppe Fusillo, Maria Grazia Gioffrè, Leila Polimeno, Luigi Pontrelli, Antonella Sabetta, Irene Scardia, Guido Scopece, Carmen Ines Tarantino. Partendo dalla ricerca e dalla raccolta di testimonianze scritte e orali, portano in scena le dure condizioni lavorative, le lotte e in particolare lo sciopero generale tenuto per 28 giorni, tra gennaio e febbraio, nel 1961 a Tiggiano, un piccolo centro del Sud Salento, contro i licenziamenti e la chiusura del Magazzino, la locale fabbrica di tabacco.
La lotta delle tabacchine di Tiggiano, che vide la mobilitazione dell’intera popolazione a sostegno delle 250 operaie, rappresentò un importante avvenimento storico, senza precedenti nella storia del paese.
A seguire proiezione del video-documentario
“TRACCE. Dialoghi sulle strade del lavoro”
realizzato con i ragazzi e le ragazze richiedenti asilo ospiti nei progetti Sprar gestiti da Arci Lecce.
Videomaker Christian Manno
Ideazione Carmen Ines Tarantino
Organizzazione Irene Scardia
L'evento di domenica è inserito nell'ambito del percorso interculturale avviato da Arci Lecce in collaborazione con Workin' Label, che ha coinvolto ragazze e ragazzi richiedenti asilo ospiti nei progetti Sprar di Campi salentina, Caprarica, Cavallino, Castrignano dei Greci, Castrignano del Capo, Lequile, Novoli, Patù, Galatina, Sogliano, Squinzano, Surbo, Trepuzzi.
Seguiti dall'attore e pedagogo teatrale Fabrizio Saccomanno, le loro testimonianze si sono incrociate con quelle radicate nel territorio sulla lotta e l'emancipazione delle condizioni di vita e di lavoro.
Un esperimento di interazione e di dialogo interculturale e intergenerazionale, nella convinzione che l’esperienza e la storia delle persone residenti e quella dei migranti possano essere risorse importanti per la crescita della coscienza civica e solidale nelle persone di ogni età che vivono nel nostro Paese.
Appuntamento domenica 14 aprile alle 20.30 nel Circolo Arci Levèra a Noha-Galatina, via Bellini, 24.
apr182012
La Curemma è una delle figure caratteristiche della tradizione popolare salentina, dal Mercoledì delle Ceneri e per tutta la Quaresima, si usava esporre sui balconi o sui terrazzi delle proprie case, questo fantoccio di paglia che rappresentava la vedova del Carnevale ormai morto. Inoltre era vestita a lutto e intenta a filare la lana per ricordare, in modo simbolico, il periodo di penitenza e di astinenza che si doveva affrontare per ben prepararsi alla Santa Pasqua.
Questa figura brutta e vecchia, vestita di nero, ha in una mano un fuso e la conocchia legata alla vita, nell’altra mano ha un’arancia nella quale sono conficcate sette penne di gallina o, invece delle penne, le vengono appesi alla stessa mano sette taralli.
Le penne o i taralli sono semplicemente il naturale calendario della Quaresima, corrispondono infatti alle sette settimane che dividono il carnevale dalla Pasqua ed ogni settimana si toglie una penna o un tarallo fino a quando, nel giorno di Pasqua dopo la Resurrezione del Cristo, la Curemma viene infine bruciata.
dic112022
Martedì 13 dicembre, alle ore 10:30, si terrà presso il Cavallino Bianco, un incontro pubblico, con l’ingegnere Manlio Guadagnuolo, Commissario Straordinario della Zes (zona economica speciale) Adriatica Puglia-Molise. Interverranno anche il sindaco del Comune di Galatina Dott. Fabio Vergine, il sindaco del Comune di Soleto Dott. Graziano Vantaggiato e il presidente del Consorzio Asi (area di sviluppo industriale) Lecce Massimo Albanese. Si discuterà delle agevolazioni contemplate dalle zone economiche speciali per creare sviluppo e lavoro sulla zona industriale Galatina-Soleto. Fin dal mio insediamento come consigliere comunale delegato Asi, ho concentrato gli sforzi sulla Zes. Farne parte vuol dire, in estrema sintesi, attrarre imprese, investimenti e creare nuovi posti di lavoro. Assieme al commissario Guadagnuolo lavoreremo per ottenere questi risultati. L’impegno dell’amministrazione Vergine sarà quello di abbattere le tasse locali, come TARI, IMU, ecc., per le imprese che investiranno in area Zes. Sommando questi vantaggi alle diverse e numerose agevolazioni già offerte o in via di definizione Galatina potrà essere un faro per lo sviluppo industriale del territorio. Sviluppare l’area industriale vuol dire sviluppare far crescere la città.
Nel dettaglio, è previsto lo Sportello Unico Digitale Zes dove si potranno ottenere tutti i permessi necessari in tempi rapidi. Un pacchetto di agevolazioni fiscali che comprende il taglio del 50% dell’imposta sul reddito delle società (IRES), nonché un credito d’imposta per gli investimenti. L’agglomerato industriale Galatina-Soleto, posto al centro della penisola salentina, è tra le poche zone industriali servite da infrastrutture primarie e con 88 ettari di area Zes risulta essere la seconda per estensione della provincia di Lecce.
Gatto Andrea
Consigliare Comunale di Galatina
apr262010
nov112016
La Showy Boys Galatina torna in campo nel torneo regionale di serie D. Dopo la sosta "forzata" della seconda giornata in seguito alla rinuncia a disputare il campionato da parte della Polisportiva San Pio Soleto, la squadra bianco-verde sabato 12 novembre riceve la visita del San Vito Progetto Volley.
Conquistati i primi tre punti nella sfida di debutto contro il New Volley Torre, i ragazzi allenati da Gianluca Nuzzo sono chiamati a dare continuità di risultati e soprattutto a confermare la crescita del gruppo da un punto di vista tattico e di rendimento.
"La squadra ha ampi margini di miglioramento - dice mister Nuzzo - è necessario continuare a lavorare in palestra sia a livello individuale che di gruppo. Soltanto in questo modo si possono ottenere i giusti equilibri in campo e per un organico come il nostro, rinnovato per buona parte, ciò è fondamentale. La volontà e l'impegno da parte dei giocatori ci sono tutti - conclude - sono certo che con l'entusiasmo che si respira attorno a questa squadra e più in generale al nostro movimento si può fare davvero molto bene".
La gara in calendario nella terza giornata è un buon banco di prova con il tecnico galatinese che potrà contare sulla disponibilità di tutti i suoi atleti. Per ciò che concerne gli avversari del prossimo turno, il San Vito Progetto Volley di mister Lo Re in questo frangente di campionato ha rimediato una sconfitta a Martignano contro la Polisportiva Grecìa salentina (gara terminata con il punteggio di 3-1) mentre ha ottenuto un punto nella sfida interna con la Esseti Pallavolo Nardò.
L'appuntamento per i tifosi bianco-verdi e gli appassionati di volley è per Sabato 12 novembre al Palazzetto dello Sport "Fernando Panico" in via Chieti a Galatina con fischio d'inizio alle ore 18:30.
www.showyboys.com
ott162018
Il sabato pomeriggio, tradizionalmente, è dedicato al fare la pasta fatta in casa per la domenica: una vera e propria arte, fatta di sapienti gesti che affascinano e incuriosiscono chi l’ha sempre mangiata ma mai fatta in prima persona.
Dal pomeriggio di sabato 27 Ottobre al circolo Arci Levèra la tradizione riprende vita con i laboratori di cucina salentina, a cura delle sorelle Paola e Ilaria di www.salentoterradagustare.it, blog dedicato ai prodotti, le ricette e le nostre tradizioni in ambito gastronomico.
Durante il primo appuntamento tutti i partecipanti impareranno, mettendo le loro mani in pasta, ad impastare, tagliare e cavare orecchiette, maccheroni e sagne torte, le tre protagoniste incontrastate della tavola domenicale salentina.
Dopo la pasta fatta in casa impareremo l’arte degli gnocchi, delle pittole e di tante altre specialità salentine che saranno di volta in volta comunicate sulla pagina facebook dell’evento e attraverso i canali social di Levèra e salentoterradagustare.it.
Per informazioni e iscrizioni al laboratorio scrivere a salentoterradagustare@gmail.com o levera.arci@gmail.com, oppure chiamare al n. 347 6017952. Per rimanere sempre aggiornato sulle attività segui le pagine sociale di Levèra (instagram e facebook) e Salentoterradagustare.it ( instagram e facebook)
Circolo Levèra ARCI
ago192021
Giovedì 19 agosto 2021, alle ore 21:00, a Galatina, nella suggestiva cornice di Piazzetta Galluccio, il duo Musica Nuda aprirà la XXI edizione de I Concerti del Chiostro, una stagione concertistica nata a Galatina nel 1998, finanziata dalla Regione Puglia e divenuta, con lo scorrere degli anni, una delle più interessanti e qualificate del Salento, sotto la direzione artistica del maestro Luigi Fracasso.
Musica Nuda, una coppia composta da Petra Magoni e Ferruccio Spinetti, unitasi professionalmente nel 2003.
Petra Magoni è una pluripremiata cantante jazz, che ha partecipato per due volte al Festival di Sanremo: nel 1996, con la canzone E ci sei e nel 1997, con Voglio un Dio.
Nel corso della sua carriera artistica, Petra ha lavorato nel mondo della dance, sia come cantante, che come autrice, collaborando con diversi esponenti della musica italiana ed internazionale: Stefano Bollani, Ares Tavolazzi, i Tetes de Bois, Morgan e tanti altri ancora.
Ferruccio Spinetti è un contrabbassista, cresciuto con la Piccola Orchestra Avion Travel, un gruppo italiano di musica pop – jazz. Già docente ai corsi “Siena Jazz University” presso la scuola Siena Jazz, di contrabbasso e musica d’insieme, è stato insegnante di contrabbasso, basso e musica d’insieme al Conservatorio Rossini di Pesaro.
In diciotto anni di intensa attività concertistica, Petra e Ferruccio hanno realizzato più di 1500 concerti in tutto il mondo, prodotto otto dischi in studio, tre dischi live e un dvd, vantando nel proprio palmarès la “Targa Tenco 2006” nella categoria interpreti, il premio per “Miglior Tour” al Mei di Faenza 2006 e “Les quatre clés de Télérama” in Francia nel 2007.
Nel corso degli anni, Musica Nuda ha raggiunto anche spazi prestigiosi tra cui l’Olympia di Parigi, l’Hermitage di San Pietroburgo. Nel marzo 2014, Petra e Ferruccio sono stati gli unici ospiti musicali della “Giornata Mondiale del Teatro”, che si è celebrata all’interno del Senato della Repubblica, alla presenza del Presidente Pietro Grasso. Nel 2018, si sono esibiti alla Camera dei Deputati in occasione delle celebrazioni per il centenario dell’Aula di Montecitorio.
L’ultimo lavoro di Musica Nuda è “Turandò”, uno spettacolo dalla matrice popolare ed impertinente, che intende mettere al centro del racconto un unico soggetto: l’enigma.
Il direttore artistico della rassegna, Luigi Fracasso, commenta così la scelta di Magoni e Spinetti: “Diamo il via alla XXI edizione de I Concerti del Chiostro con Musica Nuda, un progetto di Petra Magoni e Ferruccio Spinetti, nato per caso nel 2003 e che nel corso degli anni ha girato il mondo riuscendo a conquistare alcuni tra i palcoscenici più importanti. Sono convinto che – conclude Fracasso - il nostro pubblico apprezzerà questo concerto, così come gli altri in cartellone, e mi auguro che, con la sua presenza numerosa, ci aiuti nel nostro complicato compito di sostenere e diffondere la Grande Musica”.
Il concerto verrà aperto dalla giovane cantautrice salentina Cristiana Verardo, che verrà accompagnata da Giovanni Chirico (Sax).
L’accesso al concerto è a titolo gratuito, fino ad esaurimento posti, e sarà consentito ai possessori di Green Pass o di tampone negativo effettuato entro un massimo di 48 ore prima dell’evento.
Alessio Prastano
Ufficio Stampa - I concerti del Chiostro
dic222009
Eccovi di seguito l'n-esimo articolo di Antonio Mellone apparso sulla rivista bimestrale "Il filo di Aracne" nel numero di dicembre 2009. Si tratta della recensione del recente libro "Infanzia salentina" del nostro amico prof. Gianluca Virgilio
Infanzia salentina, un esorcismo generazionale
Avevo poco più (o poco meno) di cinque anni.
Quella mattina verso le otto, mentre ero pronto per andare alla scuola materna che frequentavo, non ricordo come (forse mia madre mi ci aveva portato mezzo addormentato all’alba), mi trovavo nella casa della nonna, ad un fischio dalla mia, sempre a Noha.
Quella mattina mia madre prendendomi in disparte mi disse: “Oggi la nonna è andata in cielo”.
Io corsi subito sulla terrazza di quella casa - allora una delle poche abitazioni nohane al primo piano, essendo le altre quasi tutte al piano terra - alzai lo sguardo per scrutare il cielo, cercando di avvistare mia nonna.
Era primavera, il cielo era terso, azzurrissimo. Ma mia nonna non la vidi punto.
Rientrai in casa un po’ confuso. Ci pensò mia madre stessa - che dall’espressione sembrava volermi dire: stupidino! - ad indicarmi in anteprima, cioè prima che iniziassero le visite di parenti e amici per le condoglianze, la mamma di mio padre composta nella sua bara.
Sembrava dormisse, ed io non avevo realizzato ancora che mia nonna (quella brava donna che, prima di chiederti se ne volevi, aveva già preparato la fetta di panetto con pomodoro olio e sale) non c’era più. Non avevo cioè compreso che mia nonna era morta. Tanto che alla scuola materna (mi ci mandò comunque mia madre in quella mattinata di trambusto) le suore chiesero a me ed a mio cugino se la nonna fosse ritornata dall’ospedale.
Mio cugino era all’oscuro delle ultime novità. Infatti mia zia Giovanna, sua madre, non l’aveva reso edotto di “tutto”. E rispose alle suore che nonna Maria Scala (proprio questo era il suo nome, mentre il cognome era Tundo) era ancora in ospedale; io invece che ormai sapevo “tutto” dissi subito che era ritornata, e che l’avevo addirittura vista in carne ed ossa in mattinata. Ma non precisai che l’avevo vista in una bara, né che, come m’era stato riferito, se ne fosse volata in cielo. Non avevo ancora preso coscienza del concetto di bara e soprattutto di un accadimento che, come in seguito capii, era (ed è) cosa molto frequente: la dipartita di una persona.
Questa è una delle mille storie che mi sono frullate per la testa mentre leggevo il bellissimo affresco di una generazione: “Infanzia salentina” di Gianluca Virgilio (Edit Santoro, Galatina, 2009, 172 pagg.).
Sì, perché leggere questo volumetto significa pensare a tanti accadimenti, tante coincidenze, tante storie affini od opposte, tanti ricordi.
Come ancora ad esempio il tempo delle vacanze, che Gianluca, figlio di professore, trascorreva a Santa Maria di Leuca, mentre io, figlio di contadino, trascorrevo (lavorando!) in campagna, nel mare del tabacco le cui foglie ed i cui taraletti si aggrappavano alla mia infanzia per non staccarsene più. O come il fatto delle giostre che nel corso della festa di San Michele venivano montate fin nei pressi del portone di casa mia (l’ingresso più utilizzato coincideva e coincide anche oggi con il garage), tanto da consentire appena il nostro accesso pedonale, ma non quello della nostra 500 Bianchina, che rimaneva fuori allo scoperto per i tre giorni della festa. Ma nonostante i borbottii dei miei, io ne ero contento, perché mi trovavo nel centro del paese dei balocchi, ed anche perché i giostrai a volte mi facevano omaggio di qualche gettone per le auto-scontro, forse quale forma di risarcimento per il loro disturbo (che per me non lo era affatto).
O come l’amicizia con la famiglia Papadia: quei Papadia che vantano nel loro albero genealogico messer Baldassarre Papadia, autore delle Memorie storiche della città di Galatina nella Japigia, ma anche la (contemporanea) gentile signora Maria Cristina, custode gelosa della stupenda biblioteca paterna, che ho più volte visitato; questa amica che insieme al consorte Paolo, non più tardi di qualche settimana fa, m’ha invitato nella sua bella e storica dimora (adiacente alla Basilica di Santa Caterina) proprio per farmi esaminare le diverse raccolte di giornali d’epoca, di quaderni, di “Domenica del Corriere”, di libri non ancora catalogati nella suddetta biblioteca. Rovistando ben bene tra quelle carte sono certo che si troverebbe l’emeroteca delle riviste di parole crociate, quelle sulle quali il papà di Cristina, il signor Raffaele, capo dell’ufficio imposte di Gallipoli, si esercitava nel tempo libero delle famose vacanze leucane…
Il libro di Gianluca Virgilio, come gli altri suoi libri di cui ho avuto modo di parlare altrove, ricorda la svelta forma tipografica dei tascabili dell’editore Sellerio, l’editore dei famosi libri di Andrea Camilleri e Gianrico Carofiglio. Ma qui siamo di fronte ad una casa editrice galatinese e non di Palermo, la Edit Santoro; e poi siamo in presenza di un caro figlio di Galatina, dal quale ormai ci aspettiamo anzi pretendiamo un romanzo!
“Infanzia salentina” è un libro di storie e sentimenti, di tramonti giallo-oro e di schiamazzi di bambini dalle ginocchia sbucciate, di mamme e di zii, di scuola e di febbre per lo sviluppo, di primi turbamenti amorosi e di amicizie che durano una vita, di bagni domenicali nella vasca verde (la mia, pur sempre di plastica, era azzurra) e di giochi in mezzo alla strada: un libro non soltanto di memoria individuale, ma anche, se vogliamo, di esorcismo generazionale. Un libro che ti fa capire che il bisogno di scrivere ed anche di leggere è un tutt’uno con la vita. E chi legge “Infanzia salentina” non legge Gianluca Virgilio, legge se stesso.
Antonio Mellone
ott292007
Presentazione del libro “Scritti in Onore di Antonaci”
Galatina, 20 ottobre 2007
PALAZZO DELLA CULTURA “ZEFFIRINO RIZZELLI”
Sala “Celestino Contaldo”
* * *
“Scritti in Onore”. Da dove è partita tutta questa storia?
L’anno accademico 1990/1991, quello nel quale mi laureai a novembre in Economia Aziendale presso l’Università Bocconi, fu l’anno in cui insieme ad altri studenti, con il superamento di un concorso per titoli ed esami, fui nominato “Tutor”.
Il Tutor è uno studente “senior”, anziano, che indirizza, segue, consiglia le giovani matricole…
Il direttore dell’ISU Bocconi (si chiamava Salvatore Grillo, il dottor Grillo) subito dopo il concorso, chiamò tutti quanti noi tutor, eravamo in tutto una decina, per farci un dono. Regalò ad ognuno di noi un pacco di non meno di quattro chili di peso, contenente due tomi – “sono due libri di grande valore” ci disse.
Questi libri di circa 900 pagine l’uno erano intitolati, sentite un po’, “Scritti in Onore di Luigi Guatri”.
Luigi Guatri era il nostro Rettore, nonché professore di Marketing e di Valutazione delle aziende, e di non so quali altre materie.
Mi rimase impresso quel titolo. Mi sembrava strano.
Sfogliando le pagine di quei poderosi volumi vidi che solo le prime trenta/quaranta pagine (su 1800!) parlavano della persona e dell’opera del Prof. Luigi Guatri. Tutte le altre erano pagine nelle quali diversi professori dell’università o dottori di ricerca o assistenti universitari avevano scritto sugli argomenti più disparati, focalizzandosi soprattutto sul marketing, materia preferita dal Guatri, ma non solo.
Mi accorsi con il tempo che si trattava di saggi (interessantissimi per carità) che poi bene o male si ritrovavano riciclati in altri libri, o in dispense o in riviste dello stesso genere.
Girovagando in biblioteca mi trovai di fronte ad altre raccolte corpose, massicce, come per esempio: “Scritti in Onore di Ugo Caprara”; “Scritti in Onore di Carlo Masini”, “Scritti in Onore di Gualtiero Brugger”, “Scritti in Onore di Giordano dell’Amore”, “Scritti in Onore di Umberto Cerroni”, “Scritti in Onore di Isa Marchini”… E via di seguito.
Oppure “Studi in Onore”, che è la stessa cosa. Oppure “Liber amicorum”…
Provate a cercare nelle biblioteche, specialmente nelle biblioteche universitarie, troverete una certa quantità di questi volumi di “Scritti in Onore”, un vero e proprio genere letterario. Se cercate su internet con qualsiasi motore di ricerca troverete un’infinità di titoli di “Scritti in Onore”… Si tratta sempre, provate per credere, di libri poderosi, voluminosissimi. Dei veri e propri mattoni.
Cercai di chiedere, di approfondire di che genere di libri si trattasse. Capii che si era in presenza, nella maggior parte dei casi, di “scritti di circostanza”.
Scritti offerti al professore che aveva compiuto un tot. di anni, in genere una settantina; o in determinate occasioni, come per esempio la messa a riposo del professore, proprio quando il professore stava per diventare, come si dice nel linguaggio accademico, “emerito”.
Gli “scritti in onore” sono del genere AA.VV, cioè Autori Vari.
Capita sovente agli altri professori, o ai ricercatori, che venga richiesto il loro contributo per gli “scritti in onore”. Sappiate che questi professori o questi dottori in ricerca sovente hanno già pronto in un cassetto o nella memoria di un file di computer il loro contributo scritto. Pronto per l’uso.
Per dirla tutta vi dico qua per inciso che anche il prof. Antonaci ha partecipato ad una di queste opere collettive. Il titolo: “Studi in Onore di Antonio Corsano”. Un libro di 870 pagine, un libro alto così.
Ma, anche in questo caso, leggendo l’indice si capisce subito che del professore Antonio Corsano, l’onorato, s’è scritto solo di striscio. Di Antonio Corsano, oltre alla fotografia, poco o niente.
Arriviamo ai nostri giorni.
Alla luce di tutto questo che vi ho appena raccontato, volevo trovare un modo per stravolgere il concetto di “Scritti in Onore” come se fossero “scritti di circostanza”. Volevo innovare questo genere letterario. Anche il libro più ignobile – si sa - è pur sempre una novità.
E l’ho fatto con il libro del quale questa sera celebriamo il battesimo. Non m’interessava il numero delle pagine (l’importanza di un libro non si misura dal suo peso o dallo spazio che occupa). Ed ho cercato di fare uno “Scritti in onore”, diciamo, in senso stretto. Con questo libro ho voluto dunque stravolgere il concetto di “scritti in onore” e fare in modo che questi scritti non fossero scritti d’occasione, ma un saggio appassionato che avesse come oggetto le opere di un professore, come soggetto il professore Antonio Antonaci.ù
Ma chi è, in breve, il professore Antonio Antonaci?
Onde evitare di tediarvi troppo con la mia voce, per questi brani chiederò l’aiuto a Paola Congedo, che all’inizio di questa serata ha già letto il brano di Zeffirino Rizzelli ed i due inizi dei capolavori, il “Fra’ Cornelio Sebastiano Cuccarollo” e il “Cuccarollo”. Subito dopo, l’omaggio musicale della brava flautista gallipolina Gabriela Greco. Io per qualche minuto farò il mio turno di riposo.
Prego Paola.
CHI E’ IN BREVE IL PROF. MONS. ANTONIO ANTONACI
Antonio Antonaci, galatinese purosangue, è nato il 9 giugno del 1920 da una famiglia di agricoltori. E’ stato ordinato sacerdote dal santo vescovo idruntino Fra’ Cornelio Sebastiano Cuccarollo, il 29 giugno del 1943.
Laureato in Teologia, Filosofia, Lettere Classiche, specializzato in scienze storico-morali, ha operato nell’ambito del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), prima presso l’Istituto di Scienze Politiche dell’Università di Torino e poi presso l’Istituto di Storia della Filosofia dell’Università Statale di Milano.
E’ stato titolare della cattedra di Storia della Filosofia (nel corso di laurea in Pedagogia) nella Facoltà di Magistero dell’Università di Bari, dove ha pure tenuto per alcuni anni la cattedra di Storia della Filosofia Medievale. Ha diretto l’Istituto di Scienze Religiose “Giovanni Paolo II” di Otranto, dove ha anche insegnato Storia della Chiesa.
A partire dal 1953 e per molti anni è stato Prefetto degli Studi del Seminario Arcivescovile Idruntino; dal 1970 è Prelato d’Onore di Sua Santità e dal 1987 è Arcidiacono del Capitolo dell’antica e gloriosa Cattedrale della Chiesa metropolitana di Otranto, con il titolo dell’Annunziata.
Con decreto del Presidente della Repubblica del 2 giugno 1973 gli è stata conferita la Medaglia d’Oro di Benemerito della Scuola, della Cultura e dell’Arte.
Per molti anni è stato Ispettore Onorario ai Monumenti del Salento.
E’ Cittadino Onorario di Otranto e di Muro Leccese.
Nel 1968 vinse il Premio Nazionale “Salento” per la saggistica per il lavoro su Francesco Storella filosofo salentino del Cinquecento (Bari, 1966).
Nel 1998 gli è stato attribuito il premio “Città di Galatina – Beniamino De Maria” ricevuto dalle mani dell’allora Presidente della Repubblica, On. Oscar Luigi Scalfaro, giunto a Galatina per l’occasione.
Incommensurabile è la produzione letteraria di Antonio Antonaci, composta oltre che da numerosi volumi anche da una sterminata numerosità di lezioni, interventi, articoli ed editoriali su riviste e periodici locali e nazionali.
Citiamo a proposito, tra le riviste, “L’Eco Idruntina”, il bollettino diocesano che di fatto nel corso di oltre un quarto di secolo vide impegnato Mons. Antonaci nella redazione degli editoriali e di numerosi altri interventi di formazione pastorale, catechistica, liturgica, oltre che d’informazione della vita diocesana e della Chiesa Universale; e “il Galatino”, il quindicinale di informazione salentino del quale Antonaci fu socio fondatore nel 1968 (come pure del numero annuale “il Titano”, nato anni prima, edito per la Fiera Campionaria di Galatina in occasione della festa patronale galatinese).
De “il Galatino” Antonaci fu direttore editoriale per lunghi decenni. E ancor oggi, il Professore non manca d’inviare al “suo” giornale (dattiloscritti con la sua inseparabile “Olivetti”) interventi, recensioni di libri, articoli e lettere al direttore, che si contraddistinguono per l’ariosità dello stile, la lucidità e la sagacia di sempre.
* * *
Ma torniamo a noi. Continuiamo.
Che cosa ho voluto riportare? Di che cosa parla questo libro che questa sera è piovuto in questa bellissima sala? Del resto la rassegna di questo mese d’ottobre patrocinata dal Ministero per i beni e le attività culturali e nel cui cartellone rientra questa serata è proprio intitolata “Ottobre piovono libri: i luoghi della lettura”…
E’ un libello che non vi pioverà in testa come un mattone. State tranquilli. Potrei dirvi soltanto: compratevelo, non ve ne pentirete. Ma qualcosa ve la voglio anticipare.
In questo libro, intanto dico subito che non c’è tutto Mons. Antonio Antonaci. Ci mancherebbe altro! In questo libro c’è un aspetto di Mons. Antonaci. Anzi a guardar meglio, più d’uno. Ma sicuramente non tutti.
C’è un po’ il succo delle conversazioni tra il sottoscritto e Monsignore, ma soprattutto i libri di Monsignore. Quelli che avete visto scorrere nel video preparato da Daniele Pignatelli, che ringrazio ancora una volta per la disponibilità. Anzi, per essere ancor più precisi, alcuni libri di Monsignor Antonaci.
E questo libro parla di libri. Perché come ben sapete i libri si parlano tra di loro. Dall’interno di un libro è possibile entrare in un altro.
Dicevo che il mio libro parla di alcuni dei libri di Monsignore.
Infatti, proprio in questi giorni ne ho scoperto un altro (i libri di Antonaci sembrano spuntare come i funghi cardoncelli in questo periodo); un libro di cui non conoscevo l’esistenza. E non è che si trattasse di un libercolo di quattro pagine, o di secondaria importanza, ma un libro di ben 300 pagine, edito dalla Editrice salentina, ed intitolato semplicemente “Editoriali” (è una raccolta di 52 articoli pubblicati sull’Eco Idruntina - la rivista diocesana - dal 1961 al 1967). Questo per dirvi che davvero non si finisce mai di scoprire, davvero “fino alla bara sempre s’impara”. E si scopre.
* * *
Scritti in Onore.
Onore e memoria.
E’ fin troppo facile onorare la memoria: chi non lo fa?
E’ lungimiranza, è accortezza invece onorare chi è presente, chi ti sta di fronte ancora; è un valore provare gratitudine per la stanchezza di chi non si è risparmiato, curvo una vita intera sui libri e sulle sudate carte per insegnare e cambiare il mondo, (in meglio s’intende). E dare anche dignità alla nostra terra.
Guardare con riconoscenza a chi ha ancora tanto da insegnare, è gratitudine.
Onore e memoria.
L’onore è per chi è presente, per chi ti può ascoltare e leggere, è per chi ti sta di fronte. “Onore”, può essere anche un bell’appellativo: lo si può usare perfino tra fidanzati, se non si vuole utilizzare diminutivi banali o vezzeggiativi melensi comuni, inflazionati, e non troppo lirici.
Memoria è invece una anamnesi, un rincorrere chi non c’è più, un fargli sapere che forse valeva la pena di parlare con lui, leggere i suoi libri, i suoi articoli, condividere il pensiero, un obiettivo, o un tratto di strada.
Ma perché non dirlo prima?
Perché mangiarsi le mani perché si è arrivati in ritardo: cioè si è arrivati al tempo della “memoria” e non al tempo dell’“onore”?
La memoria è importante, ma vale molto di più l’onore. Una città può ricordare con un monumento, l’intestazione di una strada, dopo dieci anni dalla morte. Ma perché non ringraziare finché si è in tempo? Perché non premiare e dire grazie a chi è ancora nostro prossimo?
Prossimo non è chi è lontano, lontano nel tempo e nello spazio; il prossimo è chi ci sta accanto; chi ci tocca; chi ci parla e ci ascolta. Il prossimo sovente finisce per allontanarsi da noi, perché non sappiamo apprezzare la sua presenza; non sappiamo essere grati per nostra incapacità, quella che poi si manifesta quando una persona la perdiamo o si allontana da noi.
* * *
Mi riferisco in questo momento ora alla memoria del prof. Zeffirino Rizzelli, al quale va la nostra riconoscenza, non solo per il bel saggio che ha voluto scrivere per il mio libro (questa volta è stato lui ad onorarmi, impreziosendo la mia opera: e basterebbe il solo saggio di Rizzelli per giustificare l’acquisto del mio libro) ma, dicevo, perché proprio lui meritava, in vita, forse qualcosa in più. Ha fatto bene ancora una volta l’Amministrazione Comunale di Galatina ad intestare questo stupendo “Palazzo della Cultura” alla memoria di Zeffirino Rizzelli. In questo ambiente tutto sembra parlare di Lui: il distretto scolastico, l’università popolare, la biblioteca, il museo.
Questi muri che adesso ci stanno ascoltando, hanno per più anni ascoltato le lezioni (di vita) di Zeffirino Rizzelli, si sono impregnati della sua sapienza, del suo modo di essere giusto, democratico, saggio. Rizzelli non è mai andato alla ricerca di medaglie al valore, di lusinghe, di successi. Eppure al di là di questo Rizzelli meriterebbe di più. Per esempio - è una proposta che faccio questa sera alla presenza dei rappresentanti delle istituzioni - tra gli altri anche il “Premio - Città di Galatina – Beniamino De Maria”. Proprio il 2008 scadrà il biennio per l’assegnazione di questo premio. Per cosa? Per la sua attività di intellettuale, studioso, scrittore (di libri, articoli e studi su riviste specializzate di matematica, logica ed epistemologia) ed infine di politico e sindaco di Galatina. Il nome di Zeffirino Rizzelli entra di diritto nel novero dei “grandi” che hanno reso “grande” Galatina.
Ma al di là dei premi e delle intitolazioni deve essere chiaro a noi che per Rizzelli ogni attestato di benemerenza ed ogni medaglia al valore sarebbero una ricompensa da tre soldi. Sono certo che per Rizzelli la più bella ricompensa sarebbe la rilettura delle centinaia di suoi scritti. Belli, attuali sempre, formativi. Sono custoditi, raccolti nella biblioteca di Galatina, un paio di porte più in là di questa.
* * *
Ora la nostra lettrice leggerà l’ultima paginetta del mio libro, mentre io faccio un’altra pausa. In questo momento credo calzi molto bene il significato di quanto in essa contenuto. Alla parola Antonaci si potrebbe tranquillamente sostituire la parola Rizzelli.
“L’Antonaci con i suoi libri ha scritto in fondo di sé, anche se a prima vista questo potrebbe non apparire: egli sembra aver tramutato la sua vita in scrittura ed è così che ha raggiunto, conquistato, potremmo dire, un pezzo di eternità. Per uno scrittore, scrivere è l’aldilà a portata di mano, l’altra vita a cui sacrificare questa!
A questo aggiungiamo, tuttavia, che per Antonaci, la gloria di questo mondo altro non sarà che “silenzio e tenebre”: la transeunte vita terrestre altro non sarà che pulviscolo informe, naufrago nell’eterno.
“Quando saremo davanti a nostro Signore, altro non potremo che dirGli: fanne cce bboi: aggiu fattu tantu, ma nunn’aggiu fattu propriu nienti!” (cioè: “ho fatto tanto, ma di fatto sono stato “un servo inutile”: questo sono io con i miei difetti e, forse, con qualche raro pregio…”) ci diceva in uno dei nostri più recenti colloqui, allorché si toccava, nell’argomentare, il concetto della consolazione dalle umane fatiche, in vista della morte. Il richiamo al Vangelo in questi pensieri è evidente.
E, a proposito della “gloria” derivante dalla scrittura dei libri, Antonaci (che ha impostato la sua vita in cerca di ben altra gloria: quella celeste!) sembra far proprio il concetto molto ben espresso da Marcello Veneziani nel suo “La sposa invisibile” (Fazi Editore, Roma, 2006): che riportiamo a mo’ di explicit di questo nostro percorso: “Lo scrittore è un portatore di secchi dall’oceano al deserto. Crede di viaggiare dal nulla all’essere, creando; invece compie il tragitto inverso.
Proviene dall’essere e porta al nulla il suo catino d’acqua.
Quando lo versa è per metà evaporato nel percorso e per metà scompare nella sabbia dopo aver accennato ad un’ombra di umidità.
In quell’alone provvisorio sta tutta la gloria dello scrittore”.
E – con questo chiudiamo - se è vero il detto oraziano: “Non omnis moriar”, è però anche vero che, purtroppo (o per fortuna!), gloria caduca ed effimera, sarà, in ogni modo, quella dello scrittore. Di tutti gli scrittori.
Vanitas vanitatum et omnia vanitas. (Ecclesiaste, 1, 2).
* * *
Torniamo un attimo ad Antonaci ed ai suoi libri.
I libri di Antonaci si conficcano come ami nella carne. Del resto se i libri non hanno questa presa di trascinamento, se è il lettore a doverseli trascinare dietro, allora sono carta pesante.
Siamo noi a portare i libri o sono i libri a portare noi? E’ questo un dilemma che decide l’intesa o il rigetto tra un lettore ed un libro.
Se è lui che porta me, compresi il mio tempo, la mia voglia o anche la mia stanchezza, allora è libro. Se invece oltre al mio carico giornaliero, o alla mia stanchezza, devo aggiungere anche il peso del libro e devo portarlo io, allora non è libro, è peso, è zavorra. E ad Ottobre non pioverebbero libri ma, peggio, sassi o mattoni.
Se vinco io allora è libro, se vince lui è soma, pondo, peso. E’ carta e lettere d’inchiostro insieme. Alcuni libri, devo dire in verità, hanno vinto su di me; io, dal mio canto, ho vinto tanti libri e tuttavia non ne ho mai (o ancora) vinti abbastanza.
Sarebbe impossibile, anche a voler leggere soltanto i più importanti. Non basterebbe una vita di duecentocinquanta anni impiegata a tempo pieno a leggere soltanto i classici più importanti, cioè i libri imprescindibili, quelli di cui non si possa proprio fare a meno. Non è possibile fare un bilancio del letto e del non letto: la partita doppia non può essere applicata alla lettura.
I libri letti sono sempre numerabili; i libri non letti sempre incommensurabili.
Con i libri bisogna avere una certa confidenza fisica. I libri si toccano, si annusano, si scartabellano a piacere. In casa mia anche a Putignano, città dove abito e lavoro cinque giorni su sette, non trovereste troppi arredamenti, ma libri. Sono l’arredo, la tappezzeria di casa.
Sono belle le case stivate di volumi dal pavimento al soffitto. Nella casa di monsignor Antonaci per esempio i libri si trovano anche sulle scale; anche sulle scale che portano al terrazzo! Si assorbe quasi il loro isolamento sonoro; d’inverno si gode del loro tepore; d’estate si respira quel loro sudar polvere di carta. Queste sensazioni provavo e provo quando vado a trovare il professore monsignore. E vorrei provarle anche a casa mia. Mi sto attrezzando per questo.
Quando si sfoglia un libro è come sentire il rumore delle onde del mare. Sfogliare i libri di Antonaci è come sentire il rumore dello Ionio e dell’Adriatico, i nostri mari di smeraldi, quando sono un po’ mossi dallo scirocco o dalla tramontana. Ché questo è il Salento: un biscotto intinto nei due mari di colori. Così ce lo ha presentato Antonaci oltre cinquanta anni fa. Prima di tutti gli spot di oggi!
Allora è il libro che ti porta, non porti tu il libro di Antonaci: ti porta un “Galatina, storia ed arte”, un “Otranto”, un “Muro Leccese”, o un “Pollio”, un “Cuccarollo”, un “Accogli”, ecc. Libri, questi, voluminosissimi eppure leggeri come una piuma: non li potrai leggere magari a letto, o al mare, sono troppo grossi; ma sotto un pergolato, con la colonna sonora delle cicale. Sono grandi libri eppure non pesano, ti trasportano, e ti fanno volare.
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I libri di Antonaci sono soggetti che compiono l’azione e non complementi oggetto; sono causa efficiente, o meglio complemento d’agente. Sono libri che parlano, libri che si possono vedere mentre si leggono, libri che profumano di terra e di altri libri.
Ognuno reagisce ad un libro in maniera diversa. Un libro è semplicemente la metà dell’opera. Chi scrive un libro fa la metà del lavoro. L’altra metà la fa chi prende in mano quel libro e lo legge, lo consuma, lo sottolinea, gli fa le orecchie, ci litiga pure, ci si addormenta con il libro e qualche volta lo butta anche.
Il lettore dunque conclude l’opera iniziata dallo scrittore, finisce quel semilavorato acquistato in libreria. L’incontro o lo scontro con il lettore fa di un libro un’opera finalmente compiuta. Dunque il libro, comunque vada a finire, è un incontro. Se non è un incontro, è solo parallelepipedo di carta, una confezione, una tecnologia.
Mi piacerebbe che il mio libro non rimanesse un semilavorato.
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A me è capitato di entrare nei libri di Antonaci e di uscirne migliore, più ricco. Oserei anche dire che ho iniziato a scrivere quei due o tre libri di cui sono autore grazie proprio alla lettura dei libri di don Antonio.
I libri di Antonaci per me sono stati palestra: leggendoli e rileggendoli si impara ad utilizzare una certa espressione, si riesce a descrivere qualcuno o qualcosa, utilizzando magari quelle stesse parole. Viene quasi automatico. Non è plagio, non sono inconfessate citazioni quando utilizzo certe espressioni: ma assimilazione, apprendimento.
Come quando si va in palestra, ci si esercita con certi pesi e poi ci si accorge nel sollevare un peso che non si fa (più) lo sforzo che si faceva prima, o quello che si sarebbe fatto senza allenamento.
Dicevo: nei libri antonaciani trovi cose scritte così bene che ti par di divorare e non di leggere. Certo, l’anoressico della lettura non viene smosso da questo o quello scrittore; ma chi solo ha un po’ d’appetito, avrà veri e propri attacchi di bulimia.
Di fronte alla perspicuità di certi argomenti e alla bellezza della loro formulazione non puoi non sottolineare le frasi, non appuntartele sulla tua agenda e riscodellarle agli altri quando a tua volta scrivi. Sicchè son diventato una sorta di “manierista” della scrittura, di fronte a quel Michelangelo dello stile che è Antonaci (che in un libro si definisce “scalpellino”, mentre di fatto egli è architetto e scultore incomparabile).
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Ed ecco che con questo “Scritti in Onore” ho voluto pagare il mio debito: a rate. Essendo un bancario non potevo non fare questa metafora! E le rate sono le pagine di questo mio libello, pagine-rate come quelle di un prestito. Ma a tasso zero.
Non c’è interesse, non c’è guadagno in questo libro, ci mancherebbe altro: soltanto riconoscenza per quanto ho ricevuto. Ed è bello che la Galatina migliore, ma anche Noha, ma anche tanti altri salentini, siano qui presenti per onorare Antonaci. Non il mio libercolo: ma quello che il mio libro ha voluto cantare.
Mi avvio alla conclusione.
Zeffirino Rizzelli e Antonio Antonaci sono due astri che hanno irradiato, irradiano luce su Galatina. Ci hanno insegnato tanto. Si insegna a volte anche con il silenzio e l’umiltà, una volta che si è scritto migliaia di pagine e si è parlato altrettante volte. E sono tante le cattedre da cui si può impartire una lezione: e la scuola può essere anche quella della sofferenza; a volte anche quella dell’irriconoscenza; o quella dell’indifferenza; o quella della critica spicciola e negativa ricevuta senza approfondimento e senza motivo.
Se si legge con trasporto ci si arricchisce; con la lettura troviamo altri padri ed altre madri, oltre a quelli nostri naturali. Si creano dei legami, degli affetti, delle parentele:
si finisce per essere costola di libri e delle pagine scritte e non solo dei nostri padri naturali. Antonaci e di Rizzelli sono così diventati anche nostri padri.
Il nostro non è un paese che compra libri. Ma un paese migliore, una città migliore passano attraverso i libri: non da altro. Non c’è alternativa. E permettetemi questo piccolo atto d’orgoglio: forse passa anche attraverso il mio libro.
Il mio libello allora vuole essere una specie di risarcimento, o meglio di trattenimento di quello che si sta, per un motivo o per un altro, dimenticando, disperdendo nel passaggio delle generazioni. Ci sono generazioni che cominciano a dimenticare, allora ho sentito la necessità di trattenere, di ricordare, di mettere per iscritto.
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Prima di terminare questa conversazione, permettetemi di ringraziare quanti hanno lavorato per questo libro. Prima di tutto Michele Tarantino di Infolito Group che ancora una volta ha creduto nel mio lavoro di ricerca. Per la stampa in digitale, Fabio Tarantino e la nuovissima Infoprinting (che è sempre di Michele Tarantino), azienda che non ha compiuto ancora un anno, ubicata in un capannone sulla via di Lecce, subito dopo il SuperMac per intenderci. Tra l’altro Infoprinting è specializzata nella stampa e nella spedizione di lettere di ogni genere. E’ una specie di stampante virtuale da attivare tramite Internet tramite il sito www.postapronte.eu.
Ringrazio Lorenzo Tundo dello Studio Ermes di Galatina e Silvia Stanca, che non si è “stancata” della mia pignoleria nella redazione delle pagine di questo libro. Ringrazio il dott. Antonio Linciano, direttore della gloriosa biblioteca “P. Siciliani” di Galatina e Paola Congedo, direttrice della altrettanto gloriosa biblioteca “Giona” di Noha, per l’organizzazione di questa serata. Ringrazio la bravissima musicista Gabriela Greco che ci ha fatto capire quanto vadano a braccetto libri e musica.
Ringrazio il Professore Antonio Antonaci per la sorpresa che ci ha voluto fare questa sera. Il più bel regalo, professore, è la sua presenza! Ormai m’ero rassegnato all’idea che Ella non sarebbe stata presente. Ancora una volta (per fortuna!) mi son dovuto ricredere. Ringrazio la gentilezza di Dino Valente ed il suo sito www.galatina.it e quella di Albino Campa ed il suo sito www.noha.it. Ringrazio anche Radio Sole e… anche tutti quelli che ho dimenticato.
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Il mio libro vuole essere allora un manifesto, uno spot, un’insegna, un abbraccio di parole per Antonio Antonaci. Vuole essere un segnale stradale che indichi dove andare, un messaggio nella bottiglia, perché in qualche modo quello in cui io ho creduto, o che m’è parso bello, possa essere creduto ed appaia bello a coloro che leggeranno, o a coloro che verranno. Un libro, anche il più brutto, sopravvive sempre al suo scrittore. Anche se questo scrittore (o meglio scriba o scrivente) è minuscolo e si chiama Antonio Mellone. Il quale vi ringrazia per la benevolenza e soprattutto la pazienza con la quale avete voluto ascoltarlo.
Antonio Mellone
lug182024
Nell’ambito delle iniziative collegate all’evento Festival dell’aria consapevole, si svolgerà a Galatina il prossimo 29 luglio, un convegno che tratterà il tema del Tarantismo.
Nella città che è indissolubilmente legata al fenomeno, grazie al contributo di relatori esperti, si avrà l’opportunità di riflettere sul Tarantismo non solo come rito della tradizione, ma anche come opportunità di valorizzazione del territorio con la Pro Loco in quanto associazione riconosciuta da UNPLI e UNESCO custode e promotrice dei beni materiali e immateriali.
Per questa ragione, la Pro Loco di Galatina, ha voluto organizzare un convegno che potesse affrontare il tema da più punti di vista, dalla storia del culto popolare, alla pratica terapeutica, all’immagine che rappresenta a tutt’oggi per arrivare a parlare della follia e la guarigione nel rito stesso
Lunedì 29 luglio, nella cornice di Palazzo Gorgoni in corso Umberto I dove ha sede la Pro Loco, dopo i saluti istituzionali del sindaco di Galatina Fabio Vergine e della Presidente del Consiglio regionale della Puglia Loredana Capone, relazioneranno sul tema Vincenzo Santoro studioso di cultura popolare, Sara Colonna danza-ritmo-terapeuta e ricercatrice in sociologia clinica e antropologica, Fausto Romano attore e regista galatinese e Stefano Rizzelli giornalista e vicedirettore RAI, co-organizzatore dell’evento assieme alla Pro loco di Galatina.
Nel convegno, moderato da Antonio Torretti, grande attenzione anche all’aspetto musicale, interamente curato dai musicisti dell’associazione culturale Petrameridie, che annovera un vero e proprio staff di ricercatori, oltre che musicisti e danzatori. Nel corso del convegno sarà evidenziata la differenza di danza e di suonata di tamburello nelle diverse aree del Salento, che spesso viene completamente standardizzata, con Mavi Antonazzo, Daniele Vigna, Pierre Dei Lazzaretti e Giuseppe Delle Donne.
In vino Veritas, un aperitivo con i vini di Cantina Fiorentino, sarà l’occasione per vivere assieme questo particolare convegno, patrocinato dal comune di Galatina, dalla Presidenza del consiglio regionale della Puglia, da Unpli, dalla Fondazione la Notte della Taranta, dall’Associazione Unione dei Comuni della Grecìa salentina, dai comuni di Maglie, Cutrofiano, Sogliano Cavour, Corigliano d’Otranto, Martano, Soleto e Castrignano de’ Greci.
Lorenza Pascali
Presidente Pro Loco APS Galatina
apr262018
Sabato 28 sul palco di Levèra suoneranno per noi i MISTURA LOUCA.
Un viaggio musicale tra colori e sonorità della patchanka. La traduzione letterale della band, infatti, "miscuglio pazzo", esprime al meglio la grande varietà degli stili musicali proposti (reggae, ska, gypsy punk e sonorità popolari della Grecìa salentina).
Domenica 29 ci sarà il secondo appuntamento teatrale.
Sulla scena A.lib.i. - artisti liberi indipendenti che dopo il successo di pubblico di Muttura porta in scena da noi "VentOtene".
Il sogno europeo è un racconto all’incrocio tra la Storia con la esse maiuscola e le storie di amicizia, di lotta politica e d’amore di un gruppo di giovani antifascisti italiani che al confino, mentre la guerra brucia l’Europa, danno alla luce il Manifesto di Ventotene, il documento che a più di settant’anni dalla pubblicazione è guardato ancora come l’atto di nascita del processo di integrazione europea.
Altiero, Ursula, Eugenio, Ernesto e Tina sono i cinque personaggi in scena, colti in quel momento della loro vita in cui stanno per varcare la soglia che li avrebbe trasformati da persone in personalità storiche. Soglia che varcherà anche quello scoglio di due chilometri nel Tirreno che è l’isola di Ventotene, in cui il regime fascista relegava gli oppositori politici, che segna questa storia e ne è segnata. L’isola che per la distanza dalla terra e dagli eventi che alla fine degli anni Trenta portano al massacro della seconda guerra mondiale è stata la culla, periferica ma attenta, che ha reso possibile – dopo la guerra, dopo i totalitarismi e i razzismi – il progetto di un’Europa libera e unita.
Circolo Arci Levèra
(info e prenotazioni:3894250571)
lug272024
Si svolgerà lunedì 29 luglio, nella cornice di Palazzo Gorgoni, il convegno “San Paolo e il morso misterioso” organizzato dalla Pro Loco.
L’incontro, che rientra nelle iniziative collegate al Festival dell’aria consapevole previsto il 21 agosto, tratterà il tema del Tarantismo con relatori esperti sul tema.
«Grazie al contributo di relatori esperti – dichiara Lorenza Pascali, presidente della Pro Loco di Galatina - si parlerà di Tarantismo, non solo come rito della tradizione, ma anche come opportunità di valorizzazione del territorio con la Pro Loco in quanto associazione riconosciuta da UNPLI e UNESCO custode e promotrice dei beni materiali e immateriali».
Il programma dettagliato
Dopo i saluti istituzionali del sindaco di Galatina Fabio Vergine e della Presidente del Consiglio regionale della Puglia Loredana Capone, relazioneranno sul tema Vincenzo Santoro studioso di cultura popolare, Sara Colonna danza-ritmo-terapeuta e ricercatrice in sociologia clinica e antropologica, Fausto Romano attore, regista e scrittore galatinese e Stefano Rizzelli giornalista e vicedirettore RAI, co-organizzatore dell’evento.
Nel convegno, moderato da Antonio Torretti, grande attenzione anche all’aspetto musicale, interamente curato dai musicisti dell’associazione culturale Petrameridie, che annovera un vero e proprio staff di ricercatori, oltre che musicisti e danzatori. Nel corso del convegno sarà evidenziata la differenza di danza e di suonata di tamburello, che spesso viene completamente standardizzata, con Mavi Antonazzo, Daniele Vigna, Pierre Dei Lazzaretti, Giuseppe Delle Donne e Leonardo Ciccarese (danza).
L’evento è patrocinato dalla città di Galatina, Consiglio della Regione Puglia, Unpli, Fondazione la Notte della Taranta, Grecìa salentina ed i comuni di Maglie, Cutrofiano, Corigliano d’Otranto, Martano, Soleto e Castrignano de’ Greci.
In vino Veritas, un aperitivo con i vini di Cantina Fiorentino, darà il benvenuto a tutti i partecipanti.
Presidente Pro Loco APS Galatina
lug092018
Lega il suo nome a quello della prima squadra di pallavolo maschile , il prestigioso marchio “EFFICIENZA ENERGIA” , un’azienda nata come gruppo di consulenza energetica e poi evoluta in una società per la realizzazione edile ed impiantistica, finalizzata al risparmio energetico ed operante ,da leader, nel settore industriale , servizio e domestico.
Antesignana nel campo delle fonti energetiche rinnovabili, l’azienda galatinese abbina il suo autorevole marchio al progetto di una società ,OLIMPIA S.B.V. GALATINA, che per il terzo anno consecutivo è presente sul palcoscenico pallavolistico nazionale.
“La scelta di affiancare con il nostro marchio, si legge in una nota dell’azienda, la realtà pallavolistica galatinese presieduta da Luigi Santoro, è un partenariato che diventa non solo un fattore di produzione di reddito e di potenziali utili per il nostro gruppo , ma anche un sostegno sotto l’aspetto etico , teso a salvaguardare, possibilmente a migliorare, la condizione economico-sociale nell’area di influenza della nostra impresa.
Offrire vicinanza e supporto allo sport , nella fattispecie condividendo il progetto di OLIMPIA S.B.V. GALATINA, è contribuire alla sua crescita, alla formazione tecnica e di stile di vita dei suoi giovani atleti , con un’iniziativa a forte impatto che crea valore, consolidando la nostra “Responsabilità Sociale di Impresa”.
“Efficienza Energia”: un’azienda incardinata sui questi due termini correlati che propone una vasta gamma di servizi per il risparmio energetico e la salvaguardia dell’ambiente, con l’obiettivo primario di ridurre il consumo del combustibile fossile attraverso edifici energeticamente efficienti, grazie al crescente uso delle fonti energetiche rinnovabili.
E in questo ambito, l’azienda salentina è stata pioniere, dal momento che opera sin dal 2010, pressoché dagli albori della questione del risparmio energetico.
I progetti e gli interventi da finanziare, realizzare o cui prestare consulenza provengono dal settore dell’industria, dal terziario (Pubbliche Amministrazioni, commercio, imprese agricole, uffici) o da altri utenti finali, dislocati in tutta Italia. Pur mantenendo infatti la sua sede legale e operativa a Galatina, la ditta opera su suolo nazionale.
Hanno aderito alle sue campagne oltre 100 amministrazioni comunali delle regioni di Puglia, Basilicata, Campania, Calabria e Molise e moltissime aziende, soprattutto del Sud-Italia per le quali svolge attività di consulenza per l’efficientamento energetico di edifici pubblici e privati.
Mi preme ringraziare , dichiara il presidente Santoro, l’amministratore di “Efficienza Energia”, dottor Pierantonio Fiorentino ,che ha voluto schierarsi al nostro fianco condividendo obiettivi e finalità del progetto , legando il suo brand al nostro impegno e permettendoci di pianificare al meglio il futuro.
Porteremo orgogliosamente , in tutte le attività che si susseguiranno durante l’anno sportivo, la visibilità del marchio “Efficienza Energia” in tutti i palazzetti evidenziando, in particolare, come questo connubio produca messaggi positivi verso l’esterno, a testimonianza del forte e significativo impegno sociale dell’Azienda coinvolta”.
Piero de lorentis
RESPONSABILE COMUNICAZIONE
OLIMPIA S.B.V. GALATINA
ott072022
L'Associazione Turistica Pro Loco di Galatina organizza la tradizionale "Fiera del Fischietto e dell'Artigianato", giunta alla X edizione, inserita all'interno della IV Edizione della suggestiva manifestazione che ci riporta all'atmosfera anni `30/'40 e '50, "Galatina .. come eravamo" che gode del patrocinio della Regione Puglia, della Provincia di Lecce, Comune di Galatina e dell'Unione dei Comuni della Grecia salentina.
Quest'anno la manifestazione si terrà in due giornate, nel pomeriggio di sabato 08 e nell'intera giornata di domenica 09 ottobre, in quanto si svolge all'interno della manifestazione giunta alla IV Ediz., "Galatina .. come eravamo", che abbraccia un'area più ampia del centro antico, avvolgendolo dell’atmosfera che va dagli anni '30 agli anni '50, con un contesto scenografico fatto di comparse, di auto d'epoca, di vecchie insegne di attività commerciali riprodotte quanto più fedelmente possibile, di banchetti di artigianato, dove saranno presenti tra gli altri, i preziosi artigiani e creativi della terracotta e dei fischietti. L'itinerario dell'artigianato creativo di vario genere, della terracotta e dei fischietti è principalmente in Via Umberto I ed in Piazza Orsini ed in Via Orsini.
Prevista una esposizione di alcune opere di Luella Lulli presso la sede della Proloco al civico 28 di Via Umberto I, ed al civico 32, la mostra AMARCORD - UN TUFFO NEL PASSATO (Non C'è Futuro Senza Memoria), curata da Dario Quaranta, appassionato di filatelica e numismatica, che vedrà in esposizione oltre ad una selezione di francobolli particolari, di vecchie monete, di copia dei primi telegrammi, anche del primo francobollo d'Italia del 1861.
Domenica 09, alle ore 18, presso la sala parrocchiale De Maria in Corte Taddeo, alle spalle della Chiesa Madre, prenderà via il Ciclo di incontri «Racconti di una volta», organizzati dalla Proloco in collaborazione con la Chiesa Madre dei S.S. Pietro e Paolo Apostoli, con la presentazione del libro di Salvatore TOMMASI "SEMI D'ANGURIA. UNA STORIA VERA" con la partecipazione di Francesca Licci che, accompagnata alla tastiera dal musicista Emanuele Coluccia, canterà alcune canzoni degli anni '50; previsto il saluto del Sindaco Fabio Vergine e la presentazione del consigliere con delega alla cultura Davide Miceli. Quest'ultimo dialogherà con l'autore insieme ad Angelo Licci.
Nel centro storico, oltre alle esposizioni di artigiani, si potranno visitare le gallerie cittadine degli artisti, si potranno gustare degli ottimi dolci, granite e gelati, caffè, ed
altre specialità per allietare la passeggiata tra arte, musica ed artigianato.
Vi Aspettiamo con gioia!
Pro Loco Galatina
apr082014
Lu Santu Lazzaru è uno dei canti celebri della tradizione quaresimale salentina dove un gruppo di persone accompagnate dal suono della fisarmonica,chitarra e tamburelli, vano in giro, di sera, per le strade del paese intonando a mo’ di serenata lu Santu Lazzaru vicino ad abitazioni di amici e conoscenti.
dic142022
Si è svolto Martedì 13 dicembre, presso l’ex Complesso monastico delle Clarisse, l’incontro pubblico sulle opportunità che può offrire la Zes (Zona economica speciale).
All’evento, era presente l’ingegnere Manlio Guadagnuolo, Commissario Straordinario della Zes Adriatica Puglia-Molise, il Sindaco del Comune di Galatina Fabio Vergine, il Sindaco del Comune di Soleto Graziano Vantaggiato ed il Consigliere Comunale di Galatina, con delega ASI ( area di sviluppo industriale) Andrea Gatto.
Durante il confronto, si è parlato delle agevolazioni che la ZES può offrire per creare sviluppo e lavoro nella zona industriale Galatina-Soleto.
Il Consigliere Comunale delegato ASI, Andrea Gatto afferma che far parte della ZES “Vuol dire attrarre imprese, investimenti e creare nuovi posti di lavoro. Assieme al commissario Guadagnuolo lavoreremo per ottenere questi risultati.
L’impegno dell’amministrazione Vergine - prosegue Gatto - sarà quello di abbattere le imposte locali, come TARI, IMU, ecc, per le imprese che investiranno in area Zes. Sommando questi vantaggi alle diverse e numerose agevolazioni già offerte o in via di definizione, Galatina potrà porsi come un faro per lo sviluppo industriale. Sviluppare l’area industriale vuol dire sviluppare un intero territorio”.
Il Sindaco di Galatina Fabio Vergine definisce le ZES “importanti protagoniste per il rilancio del nostro sud. In particolare, la ZES ADRIATICA è una realtà che può crescere e cogliere numerose opportunità di sviluppo. Si tratta infatti di uno strumento per attrarre nuovi investimenti e nuovi insediamenti, un modello destinato a crescere”. Secondo Vergine, questa sarebbe un’opportunità da cogliere anche in vista della prossima legge di bilancio da parte del Governo centrale: “Nei giorni scorsi, il governo ha proposto un emendamento per estendere al 2023 i crediti di imposta per le aziende che assumono al Sud e per le Zone economiche speciali. Questo significa crescita per la nostra filiera produttiva, sviluppo della Città e, soprattutto, lavoro per i nostri giovani”.
Tra le opportunità previste dalla Zes, vi è anche lo Sportello Unico Digitale, che consentirà di ottenere permessi necessari in tempi rapidi. Un pacchetto di agevolazioni fiscali che mira anche a ridurre l’iter burocratico.
L’agglomerato industriale Galatina-Soleto, posto al centro della penisola salentina, è tra le poche zone industriali servite da infrastrutture primarie e con 88 ettari di area Zes: risulta essere la seconda area più estesa della Provincia di Lecce.
Fabio Vergine Sindaco
Ufficio Stampa
ago202013
"Pubblichiamo un interessantissimo stralcio di una ricerca sugli orologi pubblici diventata libro, scritto da Rosanna Verter. Tra gli altri, c'è anche l'orologio pubblico di Noha, che, fermo ormai da troppi anni, si limita a segnalare l'ora esatta soltanto due volte al giorno"
Gli orologi da torre di Galatina e Noha di Rosanna Veter
Ieri
La sera del 21 febbraio 1848 il decurionato galatinese, sotto la presidenza di Domenico Galluccio, deliberò le feste costituzionali nominando una commissione guidata da Orazio Congedo che, unitamente al comitato composto da Innocenzo Calofilippi, Giacomo e Francesco Galluccio, Arciprete Siciliani, Antonio Viva, Bernardino Papadia, Luigi Mezio, Pasquale Angelini, Onofrio Vonghia, Ferdinando Capani, Antonio Dolce, organizzò la festa per la Costituzione promulgata da Re Ferdinando II il 10 febbraio 1848.
I festeggiamenti iniziarono di buon mattino, il 9 marzo 1848, con i fuochi d’artificio che durarono per l’intera giornata; le due bande musicali di Galatone e Neviano allietavano i cittadini; Piazza S. Pietro venne addobbata con ramoscelli di mirto, coccarde e bandiere. Nei pressi dell’ingresso della chiesa Madre, fra due bandiere, fu messa una grande iscrizione inneggiante al re e al papa eseguita a penna dall’architetto Fedele Sambati e dettata da Pietro Cavoti. Oltre a tutto ciò allietarono la vista dello scenario festoso varie luminarie e la processione con il busto argenteo di San Pietro che ebbe inizio dalla casa delle signorine Andriani, dove era custodito il busto del Santo, e percorse con a capo il capitolo «la via che mena alle Monache crandi», altrimenti dette Clarisse (oggi è quel tratto di strada tra Via Zimara e Piazzetta Gal-luccio, tra la chiesa dei Battenti e quella di S. Chiara o di S. Luigi), «S. Caterina, Corpo di Guardia e Piazza S. Pietro».
Da ciò possiamo dedurre, quindi, che nel 1848 la Torre dell’Orologio esisteva già nella sua semplice mole e che i locali erano sede del Corpo di Guardia. Proprio in quelle salette si svolsero le elezioni del plebiscito del 21 ottobre 1860 per l’Unità d’Italia ed eleggere Vittorio Emanuele II, Re costituzionale.
Il primo anno di libertà nacque con la fame che imperava tra la povera gente in tutta la provincia e i tumulti erano all’ordine del giorno. Il sindaco Antonio Dolce convocava immediatamente il Consiglio Comunale per disporre il prelevamento dal bilancio di 1815 ducati e 53 grana per poter acquistare legumi, orzo e grano per i poveri. Nel frattempo, il Ministero dell’Interno aveva ordinato alle Prefetture di segnalare eventuali monumenti da dedicare a Sua Maestà Vittorio Emanuele II. L’amministrazione comunale scelse la torre civica che fu adornata di due stemmi sabaudi posti ai lati dell’iscrizione; sul lato ovest, invece, si nota un’aquila capovolta ad ali aperte con la testa tra il tamburo e il cannone, mentre tra mine e palle di cannone anche una scure. Forse questa decorazione è stata inserita dopo la caduta del fascismo o forse c’era già visto che l’aquila è anche nell’arme sabauda. Sull’arco a tutto sesto del portone d’ingresso, Francesco Sammartino incise su marmo la seguente lapidaria iscrizione:
ALL’ELETTO DEL POPOLO VITTORIO EMANUELE II RE D’ITALIA IN MEMORIA DELLA RICUPERATA UNITÀ CHE LA PATRIA OGGI SOLENNEMENTE CONSACRA GALATINA PONEVA ADI 2 GIUGNO 1861
Ruggero Rizzelli nelle sue Memorie, edite nel 1912, sostiene che l’iscrizione è «sgrammaticata e fa poco onore alla torre del Caccialupi; falsando la storia offende le tradizioni della colta cittadinanza»; fu dettata da un insegnante del locale liceo Colonna, padre Sebastiano Serrao, dell’ordine degli Scolopi, congregazione religiosa fondata da Giuseppe Colasanzio nel 1617.
Per tale lavoro il Sammartino venne compensato con ducati 13 e grana 53.
I locali dell’Orologio avevano ospitato per qualche anno la Guardia Nazionale; dal 1850 oltre 250 militi della Guardia Urbana. In quell’occasione, per renderli più ospitali, i nudi locali furono arredati con candelieri, bracieri, sedie e qualche panca. Il tutto per la cifra di 65 ducati e 80 grana.
I primi restauri al Corpo di Guardia furono deliberati il 27 novembre alle ore 21 dell’anno del Signore 1861 da un Consiglio Comunale presieduto dal sindaco Antonio Dolce e composto dai consiglieri comunali Giuseppe Maggio, Carlo Lezzi, Michele Astarita, Carmine Zappatore, Pietro Colella, Arcangelo Trivisanno, Francesco Greco, Vincenzo De Matteis, Giuseppe Siciliano, Giovanni Congedo, Diego Papadia, Pasquale Angelieri, Domenico Bardi, Gaetano Colaci, Giuseppe Vozza, Paolo Baldari, e dal segretario comunale Luigi Santoro. Per i lavori fu costituita una commissione con Giuseppe Galluccio, Pietro Congedo e Michele Astarita i quali raccolsero ducati
160.66 per sottoscrizione e la somma venne aggiunta ai ducati 437 già stanziati dal consiglio. Oltre al proseguimento delle opere murarie, furono sostituite le porte ai camerini, le invetriate e il portone. Alla deputazione furono restituiti 79.05 ducati che risultarono in più.
Il 21 giugno 1877 nella segreteria comunale fu convocato dal sindaco Giacomo Viva, in seduta straordinaria, il Consiglio Comunale per deliberare circa «l’acquisto di una nuova macchina di orologio pel servizio del pubblico essendo l’attuale ridotta in uno stato da non essere soddisfacente ai bisogni del pubblico». Per l’acquisto della nuova macchina il sindaco esibì la corrispondenza tenuta col capo fabbrica, signor Alfonso Curci da Napoli, e coi F.lli Peperis da Udine dalla quale risultava che per avere «una macchina costruita secondo gli ultimi sistemi» si doveva spendere circa £ 2000, somma da prelevare da un articolo del bilancio del 1877.
Si poteva certamente spendere di meno, ma come giustamente osservò il consigliere Giuseppe Capani «una volta che il Consiglio deve venire nella determinazione di acquistare una nuova macchina di orologio è necessario che fosse di quelle costruite colla massima precisione». Alla sua proposta si uniformò tutto il Consiglio.
Il 3 luglio la Prefettura rilevava in una sua nota che trattandosi di «una spesa non lieve, non prevista nel bilancio e che poteva dissestare l’andamento finanziario del comune», suggeriva «di sperimentare l’asta pubblica e visto l’ammontare della spesa» si doveva «richiedere a un competente artefice un atto che equivalesse alla perizia» e che poteva a un tempo «essere anche l’offerta del fornitore stesso. Tale atto dovrà assoggettarsi all’approvazione del Consiglio Comunale che sarà chiamato a precisare i mezzi per la spesa e domandare la dispensa dei pubblici incanti coll’autorizzazione di far luogo a norma del caso alla privata licitazione tra persone del mestiere oppure alla trattativa privata».
Fallite le trattative con il Curci e i Peperis, l’amministrazione diede incarico ad Epimaco Olivieri Caccialupi, successore di Augusto Bernard, di fornire la macchina dell’orologio.
La ditta Caccialupi, presente con i suoi orologi da torre in molti comuni della provincia, aveva la sua sede in Napoli alla strada Egiziaca n. 44 a Pizzofalcone, oggi sede del distretto militare.
L’8 aprile 1879 il sindaco facente funzioni, Pietro Santoro, comunicava al Consiglio Comunale che il signor Giuseppe Greco aveva presentato «una di-manda» con la quale proponeva di effettuare a proprie spese le opere in muratura «occorrenti per l’impianto del nuovo orologio, a seconda del disegno proposto dall’architetto Fedele Sambati l’8 maggio 1861 su una perizia di Giuseppe Mandorino». Come compenso il Greco chiedeva di ricevere a titolo di cessione l’aia su cui sorgeva la Torre dell’Orologio. Naturalmente il Consiglio respinse la proposta considerato che non vi era molto squilibrio per le finanze locali e pertanto i lavori potevano essere sostenuti a spese del Comune anche perché cedendo l’area al Greco si restringeva un camerino che poteva essere utile per edificare una sala. Qualche mese dopo la giunta deliberava di licenziare i regolatori dei pubblici orologi di Galatina, Salvatore Zuccalà, nonché quello della frazione di Noha, Fedele Bonuso. Ma il 30 maggio 1882 il Consiglio Comunale, presieduto dal sindaco Giacomo Viva e composto dai consiglieri Luigi Papadia, Alessandro Verdosci, Gaetano Cola-ci, Giustiniano Gorgoni, Luigi Vallone, Liberato Congedo, Vitantonio Colaci, Salvatore Tondi, Raffaele Baldari, Giuseppe Vonghia, determinò di abbattere la Torre del vecchio Orologio perché «inutile ed indecorosa» e diede mandato ai consiglieri Liberato Congedo e Vitantonio Colaci di «trattare con qualche muratore di fiducia».
I consiglieri scelsero Pasquale Alessandrelli per l’appianamento della Torre «contro il pagamento di £ 50 ed il materiale ricavabile pro-beneficio».
Fu costruita così una nuova torre con timpano e furono messe a vista le campane.
Qualche anno dopo, precisamente il 24 aprile 1885, Francesco Bardoscia, assessore delegato dal sindaco, convocò il Consiglio Comunale per deliberare con urgenza l’illuminazione dell’orologio per tutta la notte e per l’intero anno, a differenza di una precedente convenzione con Vincenzo Giurgola regolatore del pubblico orologio, e di tenerlo acceso per sei mesi fino alle 9.00 p.m. e per sei mesi per tutta la notte.
Per tale lavoro al Giurgola vennero corrisposte £ 360 annue, sia per la manutenzione che per l’illuminazione del pubblico orologio, invece di £ 300. L’anno dopo, tale incarico fu affidato a Pietro Ascalone, orologiaio, con la riduzione del salario a £ 300.
Nel 1913, a cura della “Società Galatinese per le imprese elettriche”, con una spesa di £ 140,03 venne effettuato «l’impianto elettrico negli uffici della Polizia Urbana e al pubblico orologio sovrastante detti uffici».
L’8 ottobre 1932 il segretario cittadino del Partito Nazionale Fascista scriveva al Podestà per sapere come mai l’orologio non suonava da 15 giorni e poiché il servizio era affidato a persone responsabili, egli non riusciva a spiegarsi come mai non fosse stato ancora riparato. Il Podestà, in una missiva di qualche giorno dopo, gli comunicava che si era provveduto all’acquisto di una corda metallica necessaria per il funzionamento della suoneria. Nella comunicazione di risposta, il Podestà si chiedeva anche se era il caso di spendere elevate somme per la riparazione oppure di esaminare l’ipotesi dell’acquisto di un nuovo macchinario la cui spesa sarebbe ammontata a £ 3.500.
Oggi
Al termine della centralissima Via Vittorio Emanuele II, strada ricca di palazzi settecenteschi e zona viaria più antica della città, la Torre del Caccialupi, più comunemente nota come l’Orologio o Corpo di Guardia, si innalza nella sua sobria e superba semplicità, espressione dell’entusiasmo post-unitario. La torre è fra le più belle del Salento, è una costruzione di chiaro stampo neoclassico che, all’indomani dell’Unità d’Italia, fu dedicata a Sua Maestà il Re Vittorio Emanuele II.
I locali della torre, che anticamente erano adibiti a cappella privata della famiglia Greco-Bardoscia, vennero donati successivamente all’amministrazione comunale che li destinò a sede delle guardie urbane. Per quanto riguarda l’anno di costruzione della torre, possiamo supporre che se l’attiguo palazzo Bardoscia è datato fine 1789 è molto probabile che anche la torre sia della stessa epoca.
La torre ha base quadrata, è posta ad angolo tra Via Vittorio Emanuele II e Via Umberto I. Il vasto salone e le due salette che si aprono a sinistra hanno le volte a botte e, per gli amanti dei dati statistici e architettonici, si presenta con questi dati: l’altezza è di metri 18,37 mentre la larghezza è di metri 8,16; il quadrante, vero e proprio indicatore del tempo, incastonato in una cornice in pietra leccese, ha un diametro di centimetri 120; la lancetta delle ore ha una lunghezza di centimetri 40, quella dei minuti è lunga invece centimetri 50.
I numeri indicanti le ore sono in caratteri romani e il numero che indica le ore “quattro” è graficamente rappresentato con il segno IIII e non IV come detta la grafia romana. Questo fatto è dovuto, forse, per simmetria grafica all’interno del quadrante. Molti, comunque, sostengono che invece è una caratteristica degli orologi da torre.
Osservando la torre si evidenziano due cornicioni marcapiano che la segmentano in quattro ordini: il primo è sostanzialmente molto semplice; il secondo ordine invece è stato abbellito con gli stemmi sabaudi e con l’iscrizione dedicatoria; il terzo è riservato esclusivamente al quadrante dell’orologio; il quarto ordine chiude con il timpano dove, all’interno di una monofora aperta (arco), sono ospitate due campane in bronzo, oggi in pessimo stato.
Per accedere alla stanza dell’orologio bisogna arrampicarsi su 21 scalini di una poco agevole scala a chiocciola, molto stretta, consunta dagli anni, che conduce sul terrazzo e da qui, attraverso un’altra ripida scala di 15 scalini, si entra nella magica stanzetta dove la meccanica della sveglia cittadina ci appare in tutta la sua bellezza.
La cittadina macchina del tempo è di grandi dimensioni ed è ancora oggi meccanica, azionata da ruote dentate in cui sono state praticate delle tacche regolari con larghezza proporzionale al numero dei rintocchi che devono suonare. La velocità è regolata da una ruota a paletta frenata dall’attrito dell’aria; invece la forza motrice è fornita da tre enormi massi in pietra leccese, legati con cavi di acciaio molto flessibili. Il peso delle pietre varia in base alla grandezza della campana su cui battono le ore. Questi cavi si avvolgono ad un cilindro quando vengono manovrati, ogni ventiquattro ore, dal-l’addetto alla carica con una manovella. La velocità di rotazione è controllata da un pendolo, che consente ai pesi di scendere lentamente sino a piano terra. Il pendolo serve a rallentare o ad accelerare la marcia alle ruote che compongono il meccanismo dell’orologio; l’ora invece è regolata da un disco girevole. Tutti questi ingranaggi sono legati da un sistema di scappamento ad ancora.
La macchina poggia su travi in legno sostenute nel muro per contrasto ai pesi. La molla, dopo essere stata avvolta, inizia a svolgersi facendo girare gli ingranaggi che muovono le lancette delle ore e dei minuti a velocità diversa attorno al quadrante. La carica al nostro segnatempo è a cura di Gianni Venturiero che continua imperterrito a salire e scendere le ripide scale. Egli è l’erede di quella passione e volontà di tutti quei cittadini che per anni sono saliti in cima alla torre, con la pioggia battente, con il caldo e con il freddo.
Grazie alla loro costanza le lancette non si sono fermate e hanno continuato a tenere attiva la sveglia cittadina. Nel lontano 1991 l’ingranaggio della storica torre civica si fermò alle 12,10 o alle 00,10?
Le campane
Le campane, messaggere civiche, sono un esempio di architettura laica legata all’Universitas e un bene artistico che come tale va protetto. Hanno molte funzioni: segnalano allarmi o adunanze o funzioni religiose o di orologio che scandisce il tempo.
La voce campana, che molti credono di origine gotica, fu introdotta intorno alla fine del VII secolo e venne usata per la prima volta da S. Beda (672735), monaco e storico vissuto in un monastero benedettino in Inghilterra, considerato il più grande erudito dell’Alto Medioevo.
L’Accademia della Crusca, nella lessicografia, cita campana con aes campanum, nome con cui era noto il bronzo, lega metallica composta dall’80% di rame e dal 20% di stagno, metalli teneri, la cui unione nella lega permette di ottenere un materiale di grande durezza, a grani fini, dotato di caratteristiche di grande sonorità. Oppure il nome potrebbe derivare dalla forma di un vaso arrovesciato e sboccato, e fu adoperato per la prima volta da S. Paoli-no, vescovo di Nola, dalla omonima città in provincia di Napoli, dove vi era una miniera di rame. Alcuni umanisti chiamano la campana, in latino nola, dal nome della città dove furono ritrovate molte campane; altri invece sostengono che le prime campane siano state fuse in Campania, e da qui campana che sembra la più accreditata. Ancora oggi si brancola nel buio, nell’incertezza.
Le campane della torre cittadina hanno misure ben calibrate e adatte per la nota “la” e per il “re”; sono sprovviste di ceppo, cioè sono fisse, non oscillano e suonavano tramite il martello esterno e non con il battaglio. Sono entrambe ornate di ricami, di iscrizioni e di altorilievi a prova dell’eccellenza a cui era giunta l’arte di fondere il bronzo già nel 1700.
La campana piccola, quella posta in alto, batteva i quarti d’ora, molti anni orsono. Ha un’altezza di centimetri 55 e un diametro di centimetri 63; dalla dimensione possiamo ipotizzare un peso di 150 chili. Tra due bellissime cornici di motivi floreali reca un’iscrizione:
ANGELI MONGIÒ SINDICATUM A. D. 1762
Presenta una varietà di decorazioni: sul lato nord, in posizione centrale, vi è lo stemma civico, mentre sul lato sud si evidenzia un’immagine in rilievo, sulla superficie esterna del bronzo e costituente corpo unico con la campana stessa, che potrebbe essere un santo, forse S. Pietro.
La campana maggiore, quella che batteva le ore e oggi un cupo don allo scoccare dell’ora, ha un’altezza pari a centimetri 70 e un diametro di centimetri 85, con un peso presumibile di circa 200 chili; anche qui al centro, lato nord, lo stemma della città. Tra le due cornici si legge:
NOLA, HÆC, HORIS DENVNTIANDIS REFICITVR A.D. 1762 HORARIO RESTITUTO ANNO VULGARÆ
Questa campana per annunciare le ore fu rifatta nell’anno del Signore 1762 dell’era volgare dopo che fu ricostruito l’orologio.
Alcuni studiosi hanno letto, erroneamente, in quel “Nola” la contrazione di Vignola, oggi Pignola, piccolo centro della provincia di Potenza, famosa patria dei fonditori Olita e Bruno. È giusto chiedersi: «Da chi sono state fuse le campane dell’Orologio?». Stupisce, infatti, che le campane non sono “firmate” dal mastro campanaro.
Occorre ricordare che il 20 febbraio del 1743 un terremoto del nono grado della scala Mercalli, magnitudo 6.9, colpì tutta la penisola salentina, le isole Ionie e la Grecia, con epicentro nel canale d’Otranto. Le scosse durarono circa un’ora e l’intensità maggiore fu registrata nella vicina Nardò. Forse il rifacimento della campana e la ricostruzione della torre si devono ai danni che quel terremoto provocò anche nella città di Galatina.
La lapide
Al carabiniere Domenico Secondo Della Giorgia è dedicata la lapide posta sul lato ovest della torre. Insignito della medaglia d’argento, era nato a San Cesario di Lecce il 1° luglio del 1888 da Antonio e Matilde Rollo. L’anno seguente la famiglia Della Giorgia si trasferì nella non lontana Galatina, dove il padre assunse l’incarico prima di Guardia Municipale e poi di Comandante e dove nacquero gli altri cinque fratelli.
Da giovane lavorava come maniscalco e il 15 ottobre 1908 fu chiamato alle armi, arruolandosi nel novembre nel 5° Genio Minatori.
Lo troviamo a Messina e Reggio Calabria a prestare soccorso durante il terremoto del dicembre 1908 e per tale opera meritoria ricevere la Medaglia Commemorativa. Per la sua corporatura e per la sua altezza, raggiungeva il metro e ottanta, chiese di essere arruolato nei Carabinieri e il 26 maggio 1909 fu assegnato come Allievo Carabiniere a Piedi.
Promosso effettivo, è trasferito nella Legione di Napoli. In Libia prese parte alla guerra italo-turca e ricevette la seconda Medaglia Commemorativa. Ritornato in Italia, fu assegnato alla Legione Territoriale di Bari. Quando nel maggio del 1915 l’Italia entra in guerra contro gli Austro-Ungarici il nostro eroe viene aggregato al Reggimento Carabinieri Reali, 8a Compagnia Mobilitata, e raggiunge il territorio di guerra con la bandiera e la banda d’ordinanza: siamo alla seconda battaglia dell’Isonzo. Il 6 luglio 1915, sull’altura del Podgora, dove vi erano le trincee nemiche, vengono stanziati 30 ufficiali e 1.399 Carabinieri. In una rassegna dell’Arma dei Carabinieri leggiamo la drammatica giornata di guerra vissuta dai Carabinieri e da Domenico:
... la mattina del 19 luglio, dopo la consueta preparazione con tiri di artiglieria, il terzo battaglione, verso le ore 11, scattò dalla trincea verso le linee nemiche. Balza fuori per prima, l’ottava compagnia [alla quale apparteneva Della Giorgia, N.d.A.] seguita dal comando del battaglione, tenuto dal tenente colonnello Teodoro Pranzetti, poi la settima e la nona. Tempesta di fuoco del-l’avversario sulla zona di attacco. L’ottava compagnia, pur falcidiata, avanza lentamente con le due ali, e si frammischia con gli elementi sopravvenienti della settima, le tre compagnie giungono fin sotto i reticolati; molti morti per via. Tutti i superstiti resistono, attaccati a quei reticolati, pur sentendo l’inutilità del loro sacrificio. Quindi sopraggiunge l’ordine di ripiegamento.
L’attacco durò molte ore con lo stile dei combattimenti rapidi e ad orario che, per circa un anno, fino alla conquista di Gorizia, fu praticato nelle battaglie dell’Isonzo. Al reparto costò 53 morti, 143 feriti e 10 dispersi.
Il tenente Moscatelli, comandante del plotone, raccontava che nell’assalto il nostro concittadino venne ferito una prima volta da una raffica di mitragliatrice che lo colpì al braccio sinistro. Il tenente gli ordinava di ritirarsi, ma Domenico gli rispondeva: «Non mi mandi indietro, signor tenente, ho il braccio destro che funziona ancora, posso impugnare la baionetta per quei briganti». Continuava a dare nell’azione l’esempio ai compagni: giunto nelle vicinanze del reticolato, venne colpito alla testa e morì con il viso al sole e al nemico. Erano le 12,30 circa del 19 luglio 1915 e aveva appena ventisette anni. Nel suo portafogli fu rinvenuta una lettera, forse del giorno prima, dove era scritto: «Cara madre, domani andremo all’attacco della fortezza di Gorizia. Se dovessi cadere non piangete. Mandate gli altri fratelli quassù che ne è bisogno per la grandezza della patria».
Per questo suo atto di grande eroismo e abnegazione gli fu decretata la Medaglia d’Argento al valor militare alla memoria con la motivazione che oggi è leggibile sulla lapide tra Via Vittorio Emanuele II e Via Umberto I.
Il 25 luglio 1943, con la caduta del fascismo, dalla lapide venne eliminato il fascio littorio, ma non l’anno fascista (XIII E.F.).
L’Arma dei Carabinieri in pensione di Galatina ha dedicato a Domenico l’elegante sede di Piazza Alighieri. A lui è intitolata la caserma della Compagnia dei Carabinieri di Maglie ed è ricordato, dal 2001, nella toponomastica di San Cesario di Lecce, sua città natale. La sua eroica morte è stata illustrata su cartolina da Vittorio Pisani.
L’orologio di Noha
«... una piazzetta commoda ed un orologio che misura il tempo...», così leggiamo in una pagina dedicata a Noha dal giudice Tommaso Vanna.
La torre, sulla quale è allocato l’orologio pubblico, è in stile classico e termina con un chiostro di archetti dai quali sono visibili le campane. È stata costruita, probabilmente, intorno al 1861, come indica la lapide posta a circa quattro metri dal piano di calpestio. Giacomo Arditi nella sua Corografia fisica e storica della provincia di Terra d’Otranto scrive: «...un orologio pubblico eretto in piazza con denaro dello stesso benemerito». La torre, in stile classico, fu donata alla cittadina dalla generosità dei fratelli Orazio e Gaetano Congedo. Sul muro della torre è scolpito in uno scudo il loro stemma gentilizio: un albero di pino al naturale accostato a sinistra da tre stelle disposte: 1, 2; il centro del tronco di pino è attraversato dalla figura di un toro furioso.
Al di sotto dello stemma l’epigrafe:
NOHA FRAZIONE DEL COMUNE DI GALATINA CIRCONDARIO DI GALATINA COLLEGIO ELETTORALE DI MAGLIE DISTRETTO DI LECCE PROVINCIA DI TERRA D’OTRANTO 1861
Il quadrante dell’orologio è inserito nel corpo di un’aquila, simbolo di forza e coraggio: fu insegna delle legioni romane e negli stemmi esprime fedeltà all’Impero. Secondo alcune testimonianze, sia la testa che il fascio su cui si aggrappavano gli artigli furono rimossi subito dopo la caduta del fascismo nel 1943. Le lancette sono ferme, ormai da data immemorabile, alle ore 09,40 o alle 21,40. Marcello D’Acquarica nel suo catalogo I beni culturali di Noha scrive:
La prima versione della meccanica dell’orologio risalente al 1861 non è più esistente. Apparteneva ad una tecnologia più semplice e meno raffinata, costruita totalmente in modo artigianale, dai denti degli ingranaggi ai chiodi che ne bloccano la struttura. La seconda versione risale al 1911, anno della sua costruzione e installazione sulla torre dell’orologio in Piazza S. Michele. Costruita dalla Premiata Fabbrica Orologiai di Fontana Cesare di Milano, è la seconda generazione di orologi meccanici dell’inizio del ’900.
La macchina, completamente restaurata e inaugurata il 23 dicembre 2008, oggi fa bella mostra di sé nell’atrio della Scuola Media “G. Pascoli”, sezione distaccata di Noha, con funzione di studio e didattica.
Tra le carte d’archivio vi solo alcune delibere in cui la Giunta Comunale approvava, viste le spese sostenute, il pagamento a Giovanni Nocco e a Pasquale Monastero per la riparazione dell’orologio negli anni 1908-1909.
Nel 1913 abbiamo un nuovo impianto di orologio. La carica viene data da Pantaleo Rocca e la spesa per il petrolio viene desunta dall’art. 25 del bilancio prelevando £ 74,00 dal fondo riserva. Nel 1912 viene retribuito Giuseppe Potenza con £ 20,00 per la sistemazione dell’orologio.
BIBLIOGRAFIA
ARCHIVIO STORICO COMUNE DI GALATINA: Delibera del 27.11.1861 Delibera del 5.06.1862 Delibera n. 22 del 21.6.1877 Delibera n. 10 dell’8.5.1882 Delibera n. 38 del 30.5.1882 Delibera n. 77 del 24.4.1885 Delibera CC dell’8.04.1889 AA.VV., Guida di Galatina, Congedo Editore, Galatina 1994. ANTONACI ANTONIO, Storia di Galatina, Panico editore, Galatina 1999. ARDITI GIACOMO, Corografia fisica e storica della provincia di Terra d’Otranto, Stab. tip. “Scipione
Ammirato”, Lecce 1879, Ristampa anastatica, 1994.
D’ACQUARICA FRANCESCO,MELLONE ANTONIO, Noha, storia, arte, leggenda, Infolito Group Edito
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D’ACQUARICA MARCELLO, I beni culturali di Noha, Edizioni Panico, Galatina 2009.
GUADAGNI CARLO, Nola sagra: 1688, Il Sorriso di Erasmo, Massa Lubrense 1991.
MINIERI ANTONIO, Compendio della terra di Nola, Palo, Nola 1973.
RIZZELLI RUGGERO, Pagine di storia galatinese: memorie, Tip. economica, Galatina 1912.
SIMONI ANTONIO, Orologi italiani dal Cinquecento all’Ottocento, A. Vallardi Editore, 1967.
VANNA TOMMASO, Urbs Galatina, Editrice salentina, Galatina 1992.
dic302020
Mi compiaccio della sua leggerezza, nasce così un primo nesso di simpatia con “Luoghi da Favola”, volume edito da Espera nel corso di quest’anno di Grazia 2020.
E’ il primo fattore di valutazione che adopero per un libro nuovo, la leggerezza. Poi ci sono le parole.
Subito cerco di carpirne i segreti, il più in fretta possibile, quindi lo sfoglio velocemente. Lo so che in questo modo è impossibile leggerlo, ma è una impulsività che fatico a dominare. Quindi passo ad esaminare l’indice. Resto colpito dalla parola “Noha”. Chissà cosa avranno da dire in un libro di favole sulla mia Noha? Cerco le immagini. Sono disegni mai visti finora, sembrano appunto, per favole.
Non faccio in tempo a leggere la prima storia, una presa a caso, che resto come inghiottito da un vortice.
E’ una lettura così coinvolgente che appena dopo poche pagine mi rendo conto della geniale organizzazione con cui il libro è strutturato, diviso in capitoli che separano racconti di battaglie, di principesse e amori infelici, di tesori e infine vicende di diavoli e santi. Le favole si snodano piacevolmente una dietro l’altra, e per ognuna di esse la storia, con luoghi e personaggi reali.
Immergendomi così nelle pagine mi sento come coccolato da una vera guida per viaggiatori, ed essendo luoghi a me più o meno noti, mi lascio trasportare dall’immaginazione che trova una facile sceneggiatura per ogni avventura narrata. Ad ogni paese una preziosità. E così si svelano segreti inimmaginabili, come per esempio Torre Suda, che deve il suo nome per essere stata utilizzata come cisterna, quindi trasudando acqua dalle pareti, come la torre del castello di Noha, che conserva in pancia antiche tracce del livello lasciato dall’acqua; Racale che forse deve il suo nome al mitico Ercole; la torre del Serpe, che lo deve ad una fantomatica serpe che succhiava l’olio dalla lanterna del faro; il laghetto Cocito di Castro e Felline con il suo castello normanno; dell’antica specchia di Martano, la torre di Babele salentina; la fantastica Serra di Sant’Elia fra Trepuzzi e Campi salentina; delle antiche pietre messapiche di Muro leccese, dove trovo in molti massi messapici la somiglianza con il Menhir di Noha scoperto anni addietro nel fondo “Santu Totaru” e poi ancora a cercare sulla costa adriatica i resti dell’antica abbazia di Casole.
E ancora la sirena Leucrazia con la leggenda delle punte Ristola e Meliso; il fiume Idume di Lecce e Torre Chianca; e la grotta dei pittori neolitici di Porto Badisco; e quell’altra storia sul morso della tarantola che fa ammalare le persone di “melanconia” e si curava con l’acqua della fonte di Manduria: pare che ne abbia scritto perfino Plinio il vecchio; e le vore di Barbarano che sono comunicanti fra loro; e di colline alte ben 196 metri, come la Serra di Martignano e di scogli che diventano diavoli, e diavoli che interrompono le finiture della Chiesa di San Matteo di via dei Perroni a Lecce, per cui delle due colonne della facciata solo una è finita con intagli a spirale e l’altra invece è ancora liscia; così come alcune date memorabili, tipo quella del terremoto che colpì il Salento nel 1743; e ancora di masciare e di Santa Inquisizione, di costruttori di organi come il nostro Kircher che sovrastava il coro della nostra Chiesa Matrice fino agli anni ’70 del secolo scorso, e di poeti e saraceni.
E per finire - o per cominciare ad apprezzarne veramente l’importanza - le nostre Casiceddhre, che oramai sono in giro per il mondo grazie anche alle parole degli scrittori, come quelli di “quiSalento”.
Ma il mondo forse non sa ancora che presto le Casiceddhre di Noha diventeranno un ammasso di pietre antiche e belle, disfatte, come saranno, dalle intemperie ma viepiù dalla noncuranza degli uomini di questo “secol superbo e sciocco”.
Marcello D’Acquarica
mag132024
L’evento promosso dall’Associazione Galatina al Centro è andato in scena mercoledì 08 maggio nella sala dell’ex convento delle Clarisse a Galatina, riproponendo il contenuto emblematico del dualismo mafia- giustizia.
La trama del romanzo della Gip-scrittrice Maria Francesca Mariano, La Scialletta Rossa- Una donna di mafia, ordita su una miscela di materiale giudiziario proveniente da esperienze personali e di una forte inventiva narratrice, ha intrigato il numeroso uditorio presente.
E’ stato il Procuratore della Repubblica Antonio De Donno a calarsi con competenza nell’intreccio dello scritto, dialogando con la Gip Maria Francesca Romano e con la sostituta procuratrice della DDA di Lecce Carmen Ruggiero.
Ha preso corpo così tra la declamazione di alcuni passi del testo da parte del bravo attore Marco Antonio Romano, l’intreccio dei due mondi descritti nel romanzo.
Quello mafioso della SCU, fatto di soprusi, che prolifera sul silenzio e sulla paura e quello romanzato capace però di configurare situazioni e soluzioni, dal rimorso al pentimento, fino alla redenzione della protagonista.
“Il fenomeno del pentitismo, ha osservato la giudice Mariano, con tutti i suoi rischi e le sue incognite, resta il solo che scardina l’omertà del sistema mafioso e permette di svelare delitti che sarebbero destinati all’impunità. Non ci sono altre strade per i delitti mafiosi altrettanto efficaci.”
Serata un po’ movimentata nell’antefatto dell’evento, accesa da un consistente spiegamento di agenti di scorta a tutela dei magistrati interessati da diversi episodi intimidatori e dalla recente escalation di minacce.
La corposa e vigile presenza delle forze di sicurezza non ha però distolto l’attenzione dell’assemblea dalla lezione morale che il racconto ci ha offerto per bocca della P.M. Carmen Ruggiero:
“Il contrasto alle organizzazioni mafiose non si limita alle azioni repressive delle forze di polizia e dei magistrati, ha affermato la sostituta procuratrice. Bisogna smantellare quella zona grigia spesso rappresentata da personaggi insospettabili in affari con la criminalità, alimentando nella società il senso dello Stato che noi serviamo con spirito di servizio”.
Ha sorpreso nel mezzo dei dialoghi espositivi dei relatori, il taglio teatrale che l’autrice ha voluto dare prelevando dal suo lavoro letterario gli elementi connettori alla terra salentina: paesaggi, tradizioni, canti e danze di cui ha impregnato la figura di Ramona, la donna del clan.
E proprio nel ballo musicato si è esibita la giudice Mariano offrendo una performance di rilievo, guidata da un esperto maestro, in un tango ricco di pathos e dalle figure eleganti, riscuotendo un vivo consenso da parte del pubblico.
La diffusione dell’etica del coraggio che con il suo lavoro letterario la giudice Mariano intende diffondere, rivendicandola come colonna portante di una società sana, è stata apprezzata dal Sindaco dottor Fabio Vergine e dal Presidente di Galatina al Centro, professor Michele De Benedetto, che hanno ossequiato le due giudici con un omaggio floreale.
Il plauso ai tre magistrati per l’instancabile lavoro di contrasto alla mafia è stato reso da tutto il pubblico e dalle autorità civili, militari e religiose presenti.
Segnalate in sala le presenze del Questore di Lecce dott. Modeo, del Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Lecce Colonnello Ciotti, del Comandante della Guardia di Finanza di Gallipoli Capitano Gugliandolo, del Comandante il Commissariato di PS di Galatina vice Questore Toraldo e del Comandante Provinciale dell’Arma dei Carabinieri, Colonnello D’Amato.
Tra le autorità civili in rappresentanza dell’Amministrazione Comunale, erano presenti il sindaco dottor Vergine, gli assessori ingegnere Stasi e avvocato Perrone, la consigliera avvocato Anna Maria Congedo, il capo di gabinetto del sindaco avvocato Specchia e per le autorità religiose l’arcivescovo di Otranto, padre Francesco Neri.
Il video della manifestazione trasmesso indiretta Facebook sul sito di Galatina al Centro con la regia di Davide Tommasi, è già in rete su YouTube con la denominazione “Incontro con l’autrice Maria Francesca Mariano”.
Direttivo Galatina al Centro
set212022
Nei giorni 8 e 9 Ottobre 2022 nell'area del CENTRO STORICO di GALATINA che comprende Piazzetta ORSINI - Via Umberto I° - Via Vittorio Emanuele II - Via Garibaldi - Via Cavoti - Castello Scanderbeg - Piazza San Pietro e Piazza Alighieri.
Si tratta anche quest’anno di giornate dedicate alla Storia della Città. Una manifestazione a fortissimo carattere turistico-culturale e di grandissimo interesse della Città di Galatina che nonostante abbia attraversato un difficile periodo di pandemia, lo ha fatto vincendone la sfida e registrando grandi apprezzamenti e tantissimi visitatori in tutte le edizioni. Essa gode dei patrocini di REGIONE PUGLIA, PROVINCIA DI LECCE, CITTA' DI GALATINA e Unione dei Comuni della Grecia salentina.
Si svilupperà in un percorso che va da Piazzetta ORSINI a Via Umberto I, Via Vittorio Emanuele II, Via Garibaldi, Via Cavoti, il Castello SCANDERBEG, Piazza San Pietro e la parte di Piazza Alighieri adiacente a Palazzo Scanderbeg prospiciente alla LAMPADA SENZA LUCE, sul quale troveranno sistemazione bancarelle di prodotti tipici di artigianato locale affiancati da autoveicoli e motoveicoli storici intorno ai quali, si cercherà di ricreare, attraverso il posizionamento di riproduzioni fedeli delle vecchie insegne commerciali che allora riempivano di vita la Città e di tante comparse in abiti dell’epoca, la stessa atmosfera e le stesse scene della nostra Galatina e quanto possa contribuire a riportare indietro le lancette della Storia Cittadina. Inoltre ci sarà la possibilità di gustare presso le attività commerciali del Centro Storico e in alcune bancarelle diffuse nel percorso, cibi caratteristici della tradizione culinaria Cittadina.
Nelle intenzioni degli organizzatori, la volontà di ridare, per qualche ora vita, alla Storia di Galatina affinché tutti possano ammirare da una prospettiva moderna, il fascino della Città e del suo bellissimo Centro Storico anche attraverso rievocazioni recitate da attori e comparse, di giornate storiche pregne di tradizioni, usi ed abitudini della Città.
Lo scorso anno, con la consueta voglia di raccontare la nostra Città attraverso nuove visioni e prospettive, abbiamo provato ad illustrare un pezzo della sua Storia attraverso un mediometraggio denominato “AMORE ETERNO” e diretto dal regista GINO BROTTO, in cui si racconta uno spaccato di vita dei primissimi anni 50, nel quale sono stati inseriti tutti i gioielli più belli e i personaggi più comuni della Città, il quale ha riscosso davvero un buon successo in Italia e nel mondo, diffuso dalla emittente televisiva MEDITERRANEA TV sia in dt che in streaming.
Quest'anno “Galatina...come eravamo” vedrà la partecipazione dei Club federati ASI, la SCUDERIA IL TACCO di Leverano, la PRIMA SCUDERIA FEMMINILE di Leverano, il MESSAPIA CLUB di Ugento e il NUOVO CLUB FIAT 1100 di Collepasso e della PRO LOCO di Galatina, la quale organizzerà la FIERA DEL FISCHIETTO, una bella esposizione di fischietti artigianali giunta con successo alla sua X° Edizione, anch'essa in una dimensione storica che si terrà quindi in costumi d'epoca.
Nella serata di Domenica 9 saranno proiettati in Piazza San Pietro i filmati storici dei bellissimi “VEGLIONI DELLA STAMPA” al Cavallino Bianco e a seguire la proiezione del film “AMORE ETERNO”. Nella mattinata di Domenica, davanti la Cappella di San Paolo, ci sarà la rappresentazione dell'antico rito del Tarantismo, che la Città ha osservato fino a pochi anni fa. Inoltre, le serate saranno accompagnate dalla musica di MINO DE SANTIS, dalle DOMISOUL , dagli SCAZZACATARANTE e da ballerini in costume.
Un'occasione da non perdere quindi, per vivere una bellissima giornata di Storia, cultura, prodotti artigianali e musica.
Massimo BELLO
nov122018
Giovedi 15 Novembre, alle ore 18.30, Giovanni Leuzzi presenterà il suo capolavoro. Si tratta di Repútu pe lle chiazze salentine, lamento funebre per le piazze rurali del Salento, edito da Mario Congedo editore. Lo farà insieme a Gianluca Palma, un giovane sognatore errante sensibile alla bellezza.
Seguiranno degli omaggi musicali a cura di Roberto Vantaggiato e Enzo Marenaci (cantastorie del Salento), Marina Leuzzi (Cardisanti).
Il poema in ottava rima e in rigoroso dialetto salentino, che utilizza a pretesto narrativo una divertente storia paesana, fotografa, con i toni e registri più diversi e seguendo il libero andare della memoria, il rapido e per molti versi catastrofico diluirsi, in un nulla ancora indistinto, della millenaria civiltà contadina; una civiltà che nei centri rurali del Salento aveva realizzato, pur in un quadro diffuso di povertà, sfruttamento ed ingiustizia, straordinari risultati di risposta ai bisogni collettivi, di socialità ed identità culturale.
Le piazze di quei paesi, che negli ultimi anni sono state oggetto di importanti rifacimenti strutturali ed estetici dagli effetti spesso scenografici, perduta ogni funzione economica e sociale, oggi si presentano come spazi vuoti di presenza umana, freddi, senza storia, senza anima e memoria e ormai da decenni attendono nuova linfa e nuova vita, che sarà, se mai, del tutto diversa da quella di un passato leggendario ed irripetibile.
L’ottava rima, con la musica e le cadenze sue proprie, poggia sulla strepitosa padronanza di una lingua che, già grande di suo, si è strutturata nei secoli con scambi, arricchimenti ed imprestiti i più diversi, consentendo al popolo del Salento straordinarie capacità espressive, comunicative e creative; lingua che nel poema è strumento formidabile per il disegno di quadri, situazioni e personaggi, lo sviluppo del pensiero e del racconto, il dipanarsi di nostalgiche ricostruzioni e di ironiche, ma spesso amare e desolate invettive, tutte giocate tra il semiserio rimpianto del passato e la icastica condanna del presente.
Giovanni Leuzzi, laureato in Lettere Classiche, già docente nelle Scuole Superiori, da sempre impegnato in politica e per lunghi anni consigliere e vicesindaco di Cutrofiano, ha operato tutta la vita tra politica e cultura, privilegiando, oltre che importanti percorsi storico-letterari, la conoscenza e l’indagine sulla storia del Meridione e del Salento, sulle varie espressioni della cultura locale (arte, musica, religione), sulle evidenze linguistiche, espressive e documentali della macroarea griko-salentina.
Anche l’approdo recente a prove poetiche in dialetto salentino è nello stesso tempo conferma e sviluppo di tale impegno, vissuto e perseguito con costante passione.
Levèra
via Bellini 24 - Noha (Galatina)
set032021
A fronte di performance economiche solide come "il cemento", sarebbero però stati ridotti i monitoraggi ambientali. Da una lettura alle oltre 130 pagine del report divulgato da Colacem emergerebbe infatti un sostanziale incremento dell’utile dell’esercizio rispetto al 2019 da parte del gruppo industriale (il dato si riferisce alla totalità degli impianti, diffusi in Italia e all’estero), davanti però a una altrettanta, evidente riduzione delle spese di investimento per la protezione ambientale di diversi punti percentuali (due le voci riscontrabili a pagina 7 del dossier).
Alcuni dei dirigenti della Colacem, questa mattina, erano a Galatina proprio per presentare il 14esimo report sulla sostenibilità ambientale (che alleghiamo integralmente all’articolo), illustrando i propri progetti aziendali in un futuro di riconversione “green”. Ad essere assenti, semmai, erano i primi cittadini dei comuni limitrofi. Oltre a una manciata di amministratori comunali infatti, soltanto tre gli esponenti della politica locale: il consigliere regionale Donato Metallo, la presidente del consiglio pugliese Loredana Capone e l’assessore alla Formazione e lavoro Sebastiano Leo.
Eppure mancano ormai pochi giorni alla Conferenza dei servizi prevista per lunedì prossimo, presso la Provincia di Lecce, nella quale la società a capo di uno dei più produttivi cementifici italiani sarà chiamata a presentare la Vis, la Valutazione di impatto sanitario, sollecitata nei mesi scorsi dall’Osservatorio ambiente e salute presso il Dipartimento di prevenzione della Asl salentina e su pressione di diverse organizzazioni ambientaliste e ben undici sigle mediche. Queste ultime, oltre a premere su una riduzione della pressione ambientale, hanno altresì richiesto di subordinare le autorizzazioni dell’impianto alla Vis.
Quella di lunedì 6 settembre anticiperà peraltro di un mese esatto un’altra data molto attesa: il 6 ottobre. Giorno in cui è prevista la sentenza del Tar del capoluogo salentino: il Tribunale amministrativo si esprimerà in merito al ricorso presentato da cinque associazioni (Coordinamento civico Ambiente e salute, Italia Nostra sezione Sud Salento, CittadinanzAttiva Puglia, Forum amici del territorio e Noi ambiente e beni culturali) intervenute ad adiuvandum accanto ai sindaci del circondario per chiedere che l’autorizzazione provinciale all’impianto galatinese venga rilasciata soltanto sulla scorta dei garanzie sanitarie a tutela dei cittadini.
“Interrogata” dalla nostra testata circa la preoccupazione per un’area (quella galatinese) ad