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NOHA d’AMIANTO
Di Marcello D'Acquarica (del 21/07/2016 @ 22:12:18, in NohaBlog, linkato 2705 volte)

Quello che abbiamo visto camminando per il tratto di abitato e di campagna che è a nord ovest di Noha è davvero qualcosa di raccapricciante. Le bestie rispetto a noi sono molto meno pericolose. Praticamente siamo circondati da discariche abusive ad alta presenza di amianto.

L'esposizione alle fibre di amianto, e tutti quelli che fanno uso dei net work lo sanno di sicuro,  è associata a malattie dell'apparato respiratorio (asbestosi, mesoteliomi, carcinoma polmonare).

L'asbestosi è una grave malattia respiratoria che per prima è stata correlata all'inalazione di fibre d’amianto.

Il carcinoma polmonare, che è il tumore maligno più frequente, si verifica anche per esposizioni a basse dosi. Il mesotelioma della pleura è un tumore altamente maligno della membrana di rivestimento del polmone (pleura) che è fortemente associato alla esposizione a fibre di amianto anche per basse dosi. Insomma, è pericolosissimo.

Inoltre bruciare i rifiuti è un atto criminale.

Quasi ogni giorno si ergono a nord e a sud di Noha colonne altissime di fumo nero. Voglio sperare che siano solo incendi involontari e che le eventuali intenzioni siano solo quelle di bruciare le sterpaglie (per fare pulizia). Che è pure vietato dalla legge.

Davvero non posso credere che ci siano persone così stupidamente criminali (e pure  concentrate nel nostro bel paese).

Diciamo di amare la vita, con tanto di celebrazioni e feste comandate, ma poi non riusciamo a capire che se abbandoniamo materiali inquinanti fra le sterpaglie pensando di nasconderle alla vista, queste, bruciando, rilasceranno nell’aria veleni altamente tossici.  Veleni che respireremo in diretta perché sono esattamente sotto le finestre delle nostre case, e che poi ricadranno con la pioggia nei terreni dove piantiamo gli ortaggi e le verdure con cui ci nutriamo.

Ma ci si può nutrire con il veleno?

Oltre che essere dei criminali per omicidio colposo (se non doloso), siamo anche dei super coglioni autolesionisti.

Marcello D’Acquarica