Di Albino Campa (del 31/12/2008 @ 15:11:01, in NohaBlog, linkato 1875 volte)
Buon Anno da Noha.it

 
Di Albino Campa (del 23/12/2008 @ 15:00:00, in NohaBlog, linkato 2347 volte)
 
Di Albino Campa (del 18/10/2008 @ 15:19:45, in NohaBlog, linkato 3868 volte)

Continuiamo nell'esercizio di quello che a giugno scorso su questo blog chiamammo "Decalogo del salentino". Per quanto ovvio alla parola salentino potrebbe benissimo essere sostituita la "nohano".
Cerchiamo cari amici internauti di arricchire quello che all'inizio era un semplice decalogo. Di seguito vi suggeriamo i nostri: a voi il seguito.



SEI SALENTINO O NOHANO SE...

  • sei salentino se quando vivi fuori, almeno una volta al mese la mamma ti manda il pacco con le friselle e non solo quelle;
  • sei salentino se ami la tua terra e ti fai le vacanze nei tuoi posti di mare.
  • sei salentino se, pur vivendo al Nord da dieci anni, non hai perso una virgola del tuo meraviglioso accento!!( puru ca tutti te pijianu pe' culu!);
  • sei salentino se trovi un portafoglio per terra e ti futti tutti li sordi... (e puru lu borsellinu se è bonu);
  • sei salentino se per fare 100 metri prendi la macchina;
  • sei salentino se quando devi andare da una parte inizi a ripetere all´amico/amica/moglie/marito/figlio/genitore/cugino: MENA, MOVITE, MANISCIATE;
  • sei salentino se le parole "pizzicarella mia pizzicarella, lu caminatu tou pare ca balla" le senti cantare in 20 paesi diversi in una sera d´estate;
  • sei salentino se vai allo stadio con la macchina piena di gente vestita giallo rossa, con la sciarpa dietro Forza Lecce, e canti CI NU ZUMPA NU BARESE E´ E';
  • sei salentino sei hai i cd dei Sud Sound System e quando sei al Nord li fai sentire a tutta la comitiva;
  • sei salentino se quando stai in mezzo al traffico litighi con tutte le macchine vicine e bestemmi i morti a tutti;
  • sei salentino se ad ogni rumore che senti ti affacci a vedere che è successo;
  • sei salentino se quando vai al mare ti ritrovi come vicini di ombrellone i tuoi vicini di casa;
  • sei salentino se vai al militare perché non sai che fare del tuo futuro;
  • sei salentino se parcheggi la macchina nei parcheggi abusivi e per te è tutto normale;
  • sei salentino se al parcheggiatore abusivo dai 50 cent... puru cu ti lu cacci de nanzi;
  • sei salentino se trovi normale vedere 3 ragazzi che vanno in giro tutti su uno scooter(ovviamente senza casco);
  • sei salentino se vai ogni anno alla Notte Della Taranta puru ca stai alla Svizzera;
  • sei salentino se alla Notte Della Taranta arrivi cu' le damigiane te vinu/mieru pe' tutti;
  • sei salentino se commenti quello di prima con la frase: 'STU 'NZALLU!;
  • sei salentino se alle Elezioni Provinciali hai dato il voto a Vendola solo perché Fitto aveva fatto schifoL;
  • sei salentino se quando incontri fuori dalla Puglia un tuo concittadino che non avevi mai cagato, in città ci parli come se usciste insieme da una vita;
  • sei salentino se ascolti i Negramaro anche se non ti piacciono, perché sono di Lecce;
  • sei salentino quando dici di non essere permaloso e ti incazzi ad ogni appunto che ti fanno;
  • sei salentino se almeno una volta nella tua vita usi i proverbi: "Lu cane sècuta lu strazzàtu"; "Ogni petra azza parete"; "Quandu addhu nu tieni, cu mammata te corchi", "puru i pulici tenanu la tosse";
  • sei salentino se ridi anche nelle situazioni drammatiche e fai divertire la gente;
  • sei salentino se vai al Nord per lavorare per la tua famiglia;
  • sei salentino se te faci a quatthru cu faci nu favore all´amicu;
  • sei salentino se lavori in nero pure tutta la vita;
  • sei salentino se passi l´estate tra dance hall e sagre di paese;
  • sei salentino quando la gente ti definisce simpatico "cu dd´accentu!"
  • sei salentino se ti mangi lu purpu, la pitta, e i pisieddhri cu li pummidori schiattarisciati; e ti ssuppi la puccia.
  • sei salentino se il sabato sera vai a ballare solo se hai gli omaggi;
  • sei salentino se hai sempre un sorriso e un consiglio per gli amici;
  • sei salentino se hai un soprannome che ti danno gli amici del paese;
  • sei salentino se in estate la prima volta che ti abbronzi, ti ustioni e spelli;
  • sei salentino se anche se non hai un lavoro, scorrazzi in giro con il macchinone;
  • sei salentino se per richiamare gli amici gridi "VAGNUNIII!!!";
  • sei salentino se vivi a Milano.
Antonio Mellone
 
Di Albino Campa (del 23/07/2008 @ 13:57:18, in NohaBlog, linkato 3170 volte)

Sul Galatino del 16 Maggio c.a., è stato pubblicato un articolo di Marcello D’Acquarica che riguarda Noha.

L’Amministrazione del Comune, che tanto vanta l’appellativo di Città d’Arte, mal sopporta il confronto con i fasti d’Arte dei tempi che furono, ma tra le tante altre, una cosa la sa fare molto bene: asfaltare nuove strade.

Speriamo che tra una colata e l’altra di bitume apporti dell’utile alle persone che vivono a Noha.

 

PIOGGIA DI EURO. VIA ARADEO A SECCO.



In quella via, al numero 11, è nato mio nonno (1851) e suo padre era lì nel 1821. In quella via ho visto la luce per la prima volta (1955). Ho camminato scalzo sul battuto della strada, ho giocato e rincorso barchette di carta lungo il marciapiede e nelle pozzanghere dopoi temporali.
Nelle crepe del muro della mia casa ci sono ancora, nascosti dal nuovo intonaco, i nostri denti da latte, messi lì per non farglieli prendere al topo.
In via Aradeo ho vissuto gli inverni piùcorti della mia vita, alla fievole luce di una lampadina ed a volte di una lucerna a petrolio, quando saltava la corrente, studiando seduto vicino ad un braciere di carboni ardenti.
Sono uscito e ritornato centinaia di volte, per andare all'asilo, da mescia Lisa, alle Cose di Dio, a scuola. In via Aradeo ho visto passare thraini stracolmi ditarantate e diretti a SS. Pietro e Paolo urlando e sbraitando, alla ricerca di un miracolo.Quando non avevamo nemmeno l’acquedotto (ed era solo il 1966), ho trasportato acqua pulita dalla fontana in casa e poi, quella sporca,da casa nei campi fuori dal paese (erano subito dopo la grotta della Madonna di Lourdes).Da dietro il vetro della porta ho visto decine e decine di cortei per i funerali, peri Santi, pergli sposi, per le Feste e per gli innamorati. Nelle sere d’estate diventava la via del passeggio per tutti,giovani, meno giovani eperfino le ragazze. Di sera lo spazio adiacentead ogni uscio si popolava di gente che si raccontava e viveva la vita. Da quella via sono partito tante volte con la rabbia dentro per dovermene andare e altrettante volte sono tornato per la gioia di un saluto, per il conforto di un abbraccio, dopo mesi e mesi di fredda e amara solitudine in questo benedetto nord.
Oggi nessuno più passeggia, nessuno più si incontra. Via Aradeo è la tangenziale di chi, arrivando da Aradeo o da Galatina, prosegue per ogni luogo: auto sfreccianti, moto e veicoli di ogni portata. Negli ultimi tempi i camion facevano vibrare non solo vetri ma anche le mura.
ForseNoha non meritauna circonvallazione? ForseNoha, dove vivono più di 3.800 persone, non merita una piazza dispensata dal correre veloce del traffico di ogni tipo di mezzi senza limiti di dimensione e portata? Forse Noha non merita un centro dove la gente, uscendo di casa, possa portare i propri bambini a giocare,mentrele mamme, con la scusa diuna passeggiata tranquilla possano rimirarvetrine e negozi per la propria cura e bellezza?
A questo punto mi viene da pensare che magari in questo momento di grandi lavori per la circonvallazione di Galatina, per i marciapiedi di alcune vie e peri parcheggi dei cimiteri, con un pochino di impegno, non ci salti fuori una pista pedonale che unisca finalmente marciapiedi, piazza e camposanto! Magari con lo spazio sufficiente anche per chi al cimitero vorrebberecarsi in bici,senza essere travolto dalle auto in corsa (e al cimitero restarci per sempre). Magari anche con l'aggiunta di qualche albero che faccia ombra nelle giornate assolate.
E poi, chissà, sempre con un minimo di buona volontà, si potrebbe finalmente rivedere la sistemazione del tragitto veicolare (via Aradeo) che spacca in due Noha e che per intanto fa esso stesso da tangenziale.
Pensandoci bene, lo spazio per deviare il traffico e salvaguardare così la piazza(che dovrebbe essere il salotto di Noha) forse c’è già.Se il centro del paese non diventa un' isola pedonale, magari anche solo parziale, a che serve aver asfaltato chilometri e chilometri di strade deserte che non percorre quasi nessuno? Non copriamo i prati di ulteriore catrame senza ricavarci uno spazio utile alla comunità, senza uno spazio che serva da punto di incontro per tutti,dove le ruote di un'auto non ci passino sui piedi o travolgano i nostri bambini.
Per essere certi che quelloche diciamo sia vero, proviamo a percorrere a piedi, magari spingendo un passeggino e, con un'altra mano, accompagnando un bimbo, e magari facciamo lo stessopercorso in bici, chissà che i dubbi non ci passino, e magari riusciamo a far fare un piccolo sforzo alla pioggia di milioni di euro che si riversano su Galatina, in modo tale che bagnino in parte anche via Aradeo e relativa piazza.
E pensare che se ci fosse una pista ciclo-pedonale tra Noha ed il cimitero, qui basterebbe un soloparcheggio per le auto.

Marcello D’Acquarica
 

 
Di Albino Campa (del 14/06/2008 @ 11:45:39, in NohaBlog, linkato 6618 volte)

"Caro nohano-salentino, ovunque tu sia, se ti riconosci in almeno tre punti di questo decalogo, lascia un messaggio al sito della bellissima Noha


Sei Salentino se ti riconosci in almeno tre dei seguenti 10 punti:

  • Sei salentino se abiti in un paesino di 1000 abitanti, conosci tutto di tutti, e gli amici del paese ti chiamano col soprannome;
  • sei salentino quando ti lamenti sempre della tua città e quando sei fuori la vanti come se fosse il paese delle meraviglie;
  • sei salentino se pur non avendo un lavoro e un euro in tasca offri il caffè al bar ai tuoi amici;
  • sei salentino se parli con tutti e gridi anche se la persona a cui parli ti sta a 10 cm di distanza;
  • sei salentino se dopo 1 ora che hai conosciuto una persona la inviti nel Salento per le vacanze estive;
  • sei salentino quando dici di non essere permaloso e ti incazzi ad ogni appunto che ti fanno;
  • sei salentino se almeno una volta al mese usi il proverbio: "Comu la fazzu la sbaiu"!
  • sei salentino quando vai al nord e almeno una volta al giorno ti viene nostalgia della tua terra e della tua gente;
  • sei salentino se ti chiamano Terrone al Nord e non ti offendi. ANZI!
  • Sei salentino quando non ti vergogni della tua terra e ricordi sempre il luogo dove sei nato. Quando la esalti per il mare, la campagna e la buona cucina, i colori, i profumi, e il sole caldo anche d'inverno.

     

 
Di Albino Campa (del 05/06/2008 @ 14:11:26, in NohaBlog, linkato 3843 volte)

Di libri non si parlerà mai abbastanza. Ne siamo certi.
Eccovi allora di seguito la recensione di un libro apparsa su "il Galatino" del 28 febbraio scorso, a firma di Antonio Mellone.
Ci verrebbe ora da chiederci: a quando una nuova pubblicazione di un autore nohano, oppure un libro che parli di Noha o che abbia come protagonista qualche personaggio di Noha?
La domanda la lanciamo così... Anche se sappiamo che qualcosa si sta muovendo. Ma si tratta ancora di un segreto.


“La Chiesa di S. Lucia V.M.” di Mario Rossetti

Non c’è regalo più gradito per un bibliofilo (come tale si ritiene chi redige queste note) che quello di ricevere un libro. Ed il libro che abbiamo accolto in dono dalle stesse mani dell’autore è un’opera monumentale che ha per nome: “La Chiesa di S. Lucia V.M.”.
L’autore-curatore è don Mario Rossetti, che già nel 1996 aveva pubblicato un trattato gemello quanto a ponderosità ed argomenti - ma di diverso colore - intitolato “La parrocchia di San Sebastiano Martire in Galatina”.
Entrambi i volumi fanno bella mostra di sé nella nostra biblioteca, uno accanto all’altro, alla lettera “R” di Rossetti, tra un Romano (Livio Romano, scrittore salentino) ed un Rousseau (Jean Jacques Rousseau, filosofo francese del settecento)…  
Il libro di don Mario profuma, come profumano tutti i libri nuovi di zecca e come di buon odore sono pure impregnati i libri di qualche anno d’età e, ancor di più, i libri antichi.
Quello del libro di don Mario è profumo caratteristico di libri nuovi, quelli appena usciti dal torchio dello stampatore-editore, che in questo caso, come per l’altro succitato testo, è il bravo editore Panico, galatinese pure lui.
“La Chiesa di Santa Lucia V.M.” è un vero e proprio catalogo d’arte, copertina e custodia rigida, rilegatura in pregiata tela rosso-cardinale (come quella che si usa per certe tesi di laurea), sovra-copertina anch’essa rossa e lucida, con le scritte d’oro e con le immagini a colori che ritraggono la nobile facciata della chiesa e l’effigie di Santa Lucia. Abbiamo per le mani insomma un testo elegante: anche gli occhi, di cui la Santa siracusana è la protettice, vogliono ed hanno – non poteva essere altrimenti in questo caso - la loro parte.
Profuma il libro di don Mario. Profuma anche di sudore: quello di un prete che costruisce chiese, che restaura, che dà corso alla pulitura, alla stuccatura, alla tinteggiatura delle pareti del tempio, la casa più importante, forse la più grande del popoloso quartiere dei galatinesi di via Roma e dintorni.
Si sente nelle pagine profumo di terracotta e ceramica, quella con la quale sono state impastate le statue che si affacciano benedicenti dalle nicchie del frontespizio della chiesa, il Cristo Risorto e le due sue ancelle, santa Lucia e santa Rita.
Quello che si sprigiona da quelle pagine è profumo di chi fatica senza mai dare segni di stanchezza, e semina ancora per poi lasciare agli altri il raccolto. E l’autore sembra molto più abituato alla semina che al raccolto: seminò per la chiesa di san Sebastiano, e la consegnò ad altri, subito dopo averla inaugurata (e ne scrisse pure un tomo, anche esso impregnato di profumo).
A volte non si immagina quanta fatica costino le pietre (e non parliamo qui di pietre vive - non ci compete - quelle, si sa, ti assorbono tutta la vita); parliamo invece più semplicemente dei mattoni, della calce, del cemento, dei lavori di edilizia per innalzare aule e campanili… Le pietre descritte da don Mario sembrano catalogate una per una, con documenti alla mano. Ogni documento, ogni contratto, ogni fattura è un impegno, un pensiero, una goccia di sudore in più che imperla la fronte, a volte una o più notti insonni, e critiche certe da parte del censore di turno, benché non manchino, per grazia di Dio, il conforto ed il supporto dei benefattori.
Profuma il libro di don Mario. Profuma di candele e d’incenso di solenni riti. Quell’incenso che si brucia il giovedì santo quando si deposita il corpo di Cristo nell’altare della reposizione; quel sepolcro, che poi tutti visitano, pellegrini in diverse chiese, fino al pomeriggio di venerdì santo, poco prima della “messa scerrata”. E ti sovvengono i tuoi tempi, allorché imberbe chierichetto, con cotta bianca su veste rossa, servivi la messa in “Coena Domini” e sentivi cantare il “Tantum ergo” e, sbagliando, credevi dicessero “Santu Mergo”…
Il libro di don Mario profuma di fioretti e di rose, come quelle di santa Rita, i cui boccioli o petali si distribuiscono ai fedeli nel mese di maggio nel corso della solennità a Lei dedicata.
E’ un libro ricco di immagini sacre, il libro profumato di don Mario. Quando lo sfogli, lo leggi e lo rileggi, ti viene di baciarne le icone, di recitare una giaculatoria, come un bambino di prima comunione. E come un cresimando leggi e ripassi “le cose di Dio”, la dottrina, il catechismo che da piccoli si studiava: domande e risposte a memoria, condizione necessaria e sufficiente per accedere ai sacri misteri. E ancora coroncine, invocazioni, litanie, novene, suppliche, ed inni e canti che ab immemorabili sciolgono i fedeli, implorando per i miseri il perdono, e per i deboli la pietà. 
Sfogli velocemente le pagine ricche di colorate immagini; ma rallenti, come se sfogliassi un breviario, quando incontri le preghiere che intere navate di persone all’unisono guidate dal loro pastore scandivano con salmodiante umiltà, ripetendo, come fanno ancor oggi, incontrovertibili verità.
Chiudi il libro e lo riponi nella tua libreria.
Sentirai nelle tue narici ancora il profumo di un gradito regalo: il più recente libro di don Mario.

Antonio Mellone

 
Di Albino Campa (del 26/05/2008 @ 14:13:58, in NohaBlog, linkato 3115 volte)

Cari amici di Noha.it, parliamo ancora di LIBRI.  
Del resto il motto della nostra cittadina, Presidio del Libro, potrebbe suonare così: PIU' LIBRI, PIU' LIBERI!
Questa volta abbiamo il piacere e l'onore di presentare a tutti i nostri internauti l'ultimo lavoro in ordine di tempo di una nostra amica, nonchè collaboratrice del nostro foglio on-line "L'Osservatore Nohano", la prof. MARISA GRANDE (che certamente sarà con noi il prossimo ottobre nella "Festa dei lettori").  
Edito per BESA EDITORE, il titolo del volume del quale vi facciamo qui intravedere la copertina è "L'ORIZZONTE CULTURALE DEL MEGALITISMO". E' un libro da acquistare e leggere sotto l'ombrellone, oppure al fresco, sotto un pergolato, magari con la colonna sonora delle cicale. Buona lettura." 




(Se non vedi il file clicca qui per aggiornare il plugin di flash del tuo PC)
 
Di Albino Campa (del 26/03/2008 @ 16:07:09, in NohaBlog, linkato 5622 volte)

In questa foto è ritratto il prof. Zeffirino Rizzelli, tra la moglie prof.ssa Anna Maria Giurgola ed il dott. Antonio Mellone. La foto è stata scattata pochi mesi prima della dipartita del Grande Professore

 

Sull' Almanacco Salentino 2008, pubblicazione annuale (attualmente in edicola) in cui si narrano gli eventi più importanti del 2007 avvenuti a Lecce ed in provincia, tra gli altri interventi troviamo a pag. 119 un articolo di Antonio Mellone sull'addio ad un salentino illustre: il prof. Zeffirino Rizzelli. Ve lo riproponiamo di seguito.

Zeffirino Rizzelli, colto, severo e generoso
Il professore del dialogo

Il 28 agosto del 2007 a Galatina è scomparso un Uomo di nome Zeffirino Rizzelli.
Sì, perché prima di essere un intellettuale, un giornalista, un insegnante, un politico, il prof. Zeffirino Rizzelli era un Uomo. Un Uomo che - come ha affermato il sindaco Sandra Antonica nel salutarlo per l’ultima volta – “sia che si impegnasse nella politica, sia che esprimesse la sua forza d’animo nell’insegnamento, ha alimentato Galatina di linfa nuova, incoraggiando sempre il dialogo, comunicando anche solo con un filo di voce il desiderio di vedere prima o poi un Paese più giusto, spingendo soprattutto i giovani a condividere con lui questa utopia. - Ma è con le utopie che si cambiano le cose! -, ripeteva con decisione il Professore”.
Zeffirino Rizzelli era nato a Galatina il 1° giugno 1926 e subì con la sua famiglia le peripezie del periodo fascista, il domicilio coatto, finendo in esilio in collegi di “rieducazione”, molto lontani dalla sua città. Tornato a Galatina sostenne vari esami per recuperare gli anni scolastici perduti.
Nel 1941 prestò servizio di interprete nella delegazione militare tedesca stanziata a Galatina e nel giugno del ’43 fu fatto prigioniero dagli stessi tedeschi che lo internarono in un campo di concentramento a San Saba (Trieste).
Rientrato nuovamente a Galatina con mezzi di fortuna (ma perlopiù con quelli usati dai francescani, ovvero i piedi), conseguì la maturità classica nel 1947 e si laureò in Scienze Matematiche all’Università di Messina nel 1953.
Insegnò con vari incarichi fino al 1992, e dal 1984 al 2004 fu Presidente del Distretto Scolastico n.42.
Fu più volte consigliere comunale, assessore e vice sindaco, e sindaco di Galatina dal 1993 al 1996, il primo ad essere eletto direttamente dal popolo.
Fu insignito della Medaglia d’Oro del Ministero della Pubblica Istruzione per i meritori servizi prestati alla scuola. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti di Puglia, è stato direttore de “il Galatino” dal 1991 al 2006. Incommensurabile è la sua produzione letteraria.
Rizzelli era una stecca nel coro dei molti che accettano i compromessi. La coerenza fu per il professore il metro di valutazione di ogni comportamento: il rigore lo applicava prima a se stesso e poi agli amici, ai conoscenti, e agli avversari. Come ha scritto Giorgio de Giuseppe su il Galatino del 14 settembre 2007: “Nella società di oggi, che evita vincoli e che alle strade difficili ed aspre preferisce quelle rapide ed agevoli, senza porsi troppe domande, Zeffirino impose a sé, e pretese dagli altri, la ricerca del giusto, del bene, starei per dire del vero. Non fu uomo di compromessi. Era ruvido, di poche parole. Guardò in alto e mai fu tentato di escogitare giustificazioni ingannevoli pur di raggiungere il risultato. Con un carattere siffatto, fu inevitabile che avesse più estimatori […] che amici pronti a condividere una vita coerente ed impegnata sui valori irraggiungibili”.
Rizzelli s’è dimesso dalla vita, è uscito di scena, come tante volte aveva fatto congedandosi dai suoi prestigiosi incarichi. Era questo il suo stile: senza tanti clamori e sempre in punta di piedi. E’ l’umiltà dei grandi spiriti, quelli che con la loro opera diuturna, aiutano l’umanità a crescere e a diventare più giusta e civile.
Si è già scritto altrove che sarebbe doveroso indagare a fondo, studiare e possibilmente raccogliere e ripubblicare almeno gli scritti (e forse sarebbe l’opera meno difficoltosa, in quanto è agevole rintracciarne i testi presso la Biblioteca “P. Siciliani”) di Zeffirino Rizzelli che si contano ormai a migliaia; ne risulterebbe un’opera a più tomi, di grande valore editoriale. I cittadini e le istituzioni avrebbero bisogno, oggi più che mai, del frutto del lavoro di quest’uomo-amico consegnato alla storia come dispensatore gratuito e disinteressato di idee, di saggezza e di ammonimenti.
Conobbi di persona il professore nel corso dei primi ani ’90 (di fama però lo conoscevo da sempre). E negli ultimi, diciamo, quindici anni, mi incontravo volentieri con lui con una certa continuità, soprattutto per consegnargli i miei articoli che il direttore pubblicava sempre integralmente sul suo il Galatino.  
Incontrai il professore Rizzelli per l’ultima volta la mattina di sabato del 14 luglio 2007, circa un mese prima della sua dipartita. Era a casa, seduto sulla sua poltrona; in ordine, sul tavolino del soggiorno, i suoi giornali, freschi di stampa, pronti per essere letti per filo e per segno. Era consapevole della sua malattia e dell’ora alla quale andava incontro. Cercai di dirgli: “Ma professore, non dica così: noi tutti abbiamo ancora e sempre bisogno di Lei”. Mi rispose con uno sguardo sereno che non dimenticherò mai più. Fu un’altra lezione di dignità impartitami da quest’Uomo.

Antonio Mellone

 
Di Albino Campa (del 20/02/2008 @ 23:15:58, in NohaBlog, linkato 2304 volte)


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