ott152012
C’è pure chi s’è scocciato di leggere questi fastidiosi articoli che hanno per tema un problema irrisolto (quello della vecchia scuola elementare di Noha, ristrutturata ma anche no), piuttosto che nausearsi del fatto che sono stati spesi (finora indarno) unmilionetrecentomilaeuro per risistemare un “contenitore” di aria fritta. Anzi di aria calda e fredda, rispettivamente d’estate e d’inverno, visto che non funzionando l’aria condizionata per mancanza di energia elettrica, la vecchia scuola elementare di Noha, riportata al suo antico splendore – si fa per dire – si trova nello stato adatto per godere di quello che si definisce clima continentale. Sì, siamo fatti così, noi altri. Ci dà fastidio il tono, o il semitono, utilizzato nel vergare un articolo, ma senza entrare nel merito; guardiamo alla pagliuzza ma ci scordiamo della trave, non cogliendo il senso del dramma, dell’isolamento, dello scoramento, della sciatteria di cui siamo vittime sacrificali.
ott122012
Mentre  qualche rappresentante politico nostrano, incontrandoci per caso alla festa  patronale di San Michele (di ritorno dalla titanica fatica di fungere – qui la u potrebbe essere sostituita dalla i - da orante e compunto codazzo della sacra  statua portata in processione), ci riferisce verbalmente (tanto verba volant) che “mai e poi mai”  lascerà qualcosa di scritto in merito allo scandalo del deserto che avanza inesorabile  intorno alla vecchia scuola elementare di Noha, qualcun un  altro dal “fronte opposto” – virgolette obbligatorie – sta dimostrando ancora  una volta una prontezza di riflessi degna di una mummia, tanto che, se proprio  volessimo rintracciarne il fantasma o ascoltarne finanche un pensierino da  seconda elementare, probabilmente potremmo esser costretti ad organizzare una  seduta spiritica.
set282012
A San Michele esce il nuovo libro di Marcello D'Acquarica "In men che non si dica", edito da  L'Osservatore Nohano. Bellissimo, imperdibile, una storia vera, un esorcismo generazionale. 
In in questo libro c'è un pezzo di noi, delle nostre famiglie, della nostra comunità e soprattutto della nostra umanità. 
Regalalo o fattelo regalare (o regàlatelo) per la festa patronale di Noha. 
Ecco di seguito la prefazione di Antonio Mellone.
In  men che non si dica Marcello D’Acquarica scrive libri. E te lo comunica così,  senza tanti preamboli, con la sua solita pacatezza. 
Come  capita ad alcuni fra noi, anche questo ragazzo è pieno di frasi che gli girano  in testa e che hanno bisogno di uscire allo scoperto per scongiurare il rischio  di incagliarsi. Anche stavolta il fiume in piena delle parole di Marcello ha  trovato sbocco nelle pagine di un libro, questo, grazie ad uno spettro che  ancora imperterrito s’aggira per Noha: L’Osservatore  Nohano.  
In  questo volume dove il vero ed il verosimile si fondono in una storia (e spesso  fanno la storia) Marcello sembra aver esorcizzato il dolore di quella croce che  ha nome di emigrazione. E mentre tu ringrazi il tuo Dio per avertela risparmiata,  pensi che molte famiglie di Noha dovettero sopportarne una (o più di una), e  per alcune di esse fu di cotale pesantezza che chi è credente potrebbe trovarne  una di maggior gravezza soltanto in quella che portò il Cristo.
La  redenzione però può avvenire in mille modi. 
Marcello  ha pensato bene di pagare il riscatto del rapimento sentimentale dalla sua  terra seminando parole come semi nei solchi, raccogliendone poi i frutti nelle  pagine e nelle icone di questo libro, dove si canta di stupori d’infanzia, di  saggezze di vecchi, di lavoro nei campi, di viaggi della speranza, di vita e di  morte.
set252012
Carissimo Lino,
non  buttarti giù in questo modo. Uno che scrive una lettera come la tua, tutt’altro  che “striminzita nel testo di esposizione”, e infarcita di lemmi ed espressioni  del tipo “malgrado non sia avvezzo”, “ [i testi] viscerali e sentiti”, “accezione  etimologica”, “il modus vivendi”, “il mio compiacimento”, e ancora “eufemismo”,  “PRAGMATISMO”, e mille altre amenità forbite e ricercate, è tutto men che  affetto da “scarsa cultura”. 
Che  gli strafalcioni, tuttavia, siano sempre in agguato è ben risaputo e possono  capitare a tutti: chi non scrive non incorre mai in errore, né di ortografia,  né di grammatica, né di sintassi, né di altro tipo. Al massimo si macchia del  peccato di omissione (che credo sia uno dei più gravi).
Se  ho segnato con il [sic] e successivamente  messo tra virgolette il tuo “soluzionare” è stato per evidenziare invece le tue  doti di neologista. Guarda che “soluzionare” non è poi così ripugnante, tanto  che l’ho utilizzato nel prosieguo del mio articoletto, pur sempre tra virgolette  (ma solo per questioni di copyright). 
“Soluzionare”  rende l’idea, e non è peggio di mille altri verbi che ormai s’utilizzano  correntemente, ma non sempre correttamente, come “implementare”,  “monitorizzare”, “taggare”, “scannerizzare”. Ma tant’è. 
Quanto  al mio “linoleum”, sì, è l’olio di lino, il quale con opportuni processi non  solo ossidativi, passando dallo stato liquido allo stato solido, diventa il  linoleum (di cui sono composti i pavimenti). Lino-oleum = linoleum, c’est plus facile, come per il Sanbittèr.
set222012
Inizia  il 28 settembre con una decina colpi secchi mattutini, seguiti dal battagliare  del campanone della chiesa madre, la solennità di San Michele Arcangelo,  protettore di Noha, quella che chiude la stagione delle mille feste patronali  che brillano d’estate in tutta la   Puglia, dal Gargano a Santa Maria de finibus terrae.
Per  tre giorni anche Noha si veste della fantasmagoria dei colori dei festoni per  non sfigurare al cospetto del suo bel santo che passa in processione, “ondoleggiando”  con il suo pennacchio sulle teste dei nohani e dei pellegrini oranti e compunti.  Subito dopo le preci, i panegirici, le coroncine e l’incenso, le strade risuoneranno  al rumorio della folla pronta a correre intorno ai deschi a corroborare il  corpo. 
set212012
Carissimo Antonio
Lo sconcerto provato leggendo il tuo articolo mi spinge  malgrado non sia avvezzo (i miei scritti rarissimi e alquanto striminziti nel  testo di esposizione, sono viscerali e sentiti) a risponderti.  Quello che scrivo può essere pure  sgrammaticato per via della mia scarsa cultura ma essere intriso di cazzate  proprio no, qualcuna concedimelo capita a tutti di dirla ogni tanto nel  contesto di un discorso (saremmo dei presuntuosi asserire che il nostro dire è  tutto oro colato) ma che io abbia il guinness dei primati delle cazzate sparate  in solo quattro righe mi sembra proprio eccessivo.
In quelle righe hai colto “ ironia, sagacia e mordacia ”  annaffiate da abbondante salivazione e con riferimento al mio nome da “ linoleum  “ (che poi visto che il linoleum è un pavimento non so in che cosa calza),  sicuramente volevi dire “ olio di lino “ che ne è uno dei componenti. In altri  termini nell’accezione etimologica mi hai definito “ untore e lecchino “  aggettivi che respingo con determinazione   in quanto sono da me più lontano possibile e dal modus vivendi mio e  della mia famiglia. Anche  se hai  giustificato e corretto in un certo qual modo nel proseguo del tuo articolo  queste tue gratuite affermazioni mi sento in obbligo (mi scoccia sinceramente  farlo) di puntualizzare quanto segue:
set202012
La  matassa della vecchia scuola elementare di Noha è ben lungi dall’essere  sgarbugliata: c’è un continuo scaricar di barili da una società ad un’altra, da  un “responsabile” ad un altro, e soprattutto c’è da costruire questa benedetta  cabina per l’energia elettrica. 
Ma  sapete voi cosa significhi costruire una cabina elettrica all’interno della  scuola? Potete provare ad immaginare che cosa serva per ottenere codesto  ulteriore “prodotto finito”? Proviamo a ragionarci insieme. Per la costruzione  della cabina de quo, servono una  serie di personaggi ed interpreti (del resto stiamo parlando di un film  dell’horror), unitamente ad un insieme di fatti e condizioni che, senza  necessariamente rispettare l’ordine di apparizione, potrebbero essere identificati  nei seguenti elementi come: l’individuazione della sua ubicazione, un progetto da  far predisporre (e speriamo che la soluzione dei problemi non venga affidata  ancora una volta ai progettisti ed ai “tecnici” che li hanno creati),  l’approvazione del progetto, il reperimento dei fondi per finanziare il  progetto, l’identificazione della ditta che dovrà occuparsene previa  aggiudicazione di  una gara, l’inizio e  poi la fine dei lavori, il collaudo, la loro consegna, ed infine - se Dio vuole,  purché nel frattempo non siano di nuovo cambiate le leggi che magari, per  l’allacciamento alla rete elettrica nazionale, richiedano in loco una piccola  centrale nucleare in miniatura – e solo infine, avverrà il tanto agognato  allacciamento. 
set182012

Se  qualcuno non se ne fosse accorto che da un anno in qua stiamo sprecando il  nostro fiato (virtuale) per parlare della vecchia scuola elementare di Noha  ancora chiusa per paradosso, non per ferie, o non siamo in grado di farci  intendere (e volere) oppure siamo circondati da concittadini (e da politici)  con una prontezza di riflessi che il   bradipo, al confronto, è una scheggia. 
C’è  da deprimersi davvero al pensiero che esistono dei nohani che si scandalizzano per  delle cose che non vanno, solo quando in televisione appare quel pagliaccio  felpato di rosso denominato Gabibbo (veramente sono andati in visibilio per anni per un altro pagliaccio che faceva  finta di governarli), mentre invece ad un fischio dalla loro abitazione, con lo  sperpero di centinaia di migliaia di euro di denaro pubblico, s’è finanziata la  ristrutturazione di una novella cappella nel deserto.
set162012
Ritornando  alla nostra bella (ma ancora addormentata) scuola, non si può non evidenziare  un altro paio di inezie: quisquilie, le abbiamo definite, rispetto alle  enormità di cui parleremo nella quarta (ma non ultima) parte di questi scritti.
Un’altra  di queste bazzecole è rappresentata dai bianchi infissi in alluminio (o PVC, o  qualcosa del genere). Pare siano all’avanguardia, con tanto di tenuta ermetica,  isolamento termico, vetrocamera doppia, guarnizioni a prova di piogge  monsoniche, alluvioni, tempeste tropicali, e funzionali addirittura al comfort  acustico. Sennonché una delle cose che salta subito anche all’occhio più  distratto (o lesso) è questa. Come mai questi serramenti, belli, nuovi,  stupendi, spettacolari, all’ultimo grido (appunto), non sono dotati di imposte  (cioè ante, o scuri, o persiane)? Se si volesse cioè proiettare in pubblico qualcosa  su di uno schermo – tipo un film o una lezione - come si fa a ricreare il buio  necessario? Forse sarà previsto (ma non lo si sa ancora: è un segreto) che il  centro sociale funzioni soltanto di sera, previo spegnimento di tutte le luci  pubbliche e private ubicate nel raggio di un paio di chilometri dalle vecchie  scuole elementari di Noha. Potrebbe essere, ma c’è il rischio di una luna  troppo luminosa. 
![]()  | 
                    ![]()  | 
                    ![]()  | 
                    ![]()  |