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Di Andrea Coccioli (del 19/01/2015 @ 23:16:45, in Comunicato Stampa, linkato 2147 volte)

La Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della gioventù approva un progetto galatinese. Un spazio innovativo per i giovani e per l'intera comunità galatinese.Dopo una lunga istruttoria, che ha coinvolto più di 700 progetti provenienti da diverse regioni del sud Italia, è giunta da pochi giorni la notizia dell'approvazione del progetto "4 Future - Incubatore d'idee" , proposto da un gruppo di associazioni in collaborazione con l'Assessorato alle Politiche Giovanili. Il progetto finanziato, per un importo di 180.000 € dal Ministero, prevede il recupero dell'ex mercato coperto, in via Principessa Jolanda, con l'obiettivo di renderlo un accogliente spazio di coworking per lavoratori free lance, giovani professionisti, pmi, associazioni e startup.
“E' uno dei pochissimi luoghi di condivisione di spazi lavorativi nella provincia di Lecce e in tutto il sud Italia", dichiara Andrea Coccioli e continua "I contenitori urbani, svuotati delle precedenti funzioni, sono rimasti per lungo tempo inutilizzati stretti tra la complessità dei processi di decisione e di progettazione interni all’amministrazione e le possibili azioni speculative dettate dalle attese del mercato. Finiscono per essere al contempo risorse sottratte alla città e luoghi di insicurezza. Proprio dentro a questo tipo di contenitori devono trovare spazio progetti sociali che suggeriscono metodologie e contenuti innovativi. L’ex mercato coperto riaprirà  attraverso un’azione di integrazione tra occasioni di uso pubblico dello spazio rivolte alla città e attività di reinserimento di attività di coworking. Il progetto prevede il riutilizzo autogestito, si attrezzeranno laboratori di progettualità attorno ai quali si aggregheranno capacità, risorse ed energie. All'interno, un laboratorio più ampio che offrirà anche eventi tematici, workshop  e servizi innovativi per giovani interessati ad avviare una propria startup. Ho sempre creduto, e contribuito con entusiasmo al progetto che mi è stato prospettato". Andrea Coccioli, Assessore alle Politiche Giovanili, non nasconde la soddisfazione per il risultato conseguito dal suo Assessorato, dall'amministrazione Montagna e, conseguentemente, dall'intera città.

Entusiasta anche il sindaco Cosimo Montagna: “Uno spazio di socialità per i giovani, un innovativo luogo di aggregazione, una scommessa sulla creatività delle giovani generazioni. Serve tanta progettualità per attrarre finanziamenti per lo sviluppo di nuove idee ed è questo che si sta facendo”.

Soddisfatto anche l'autore del progetto, il  28enne galatinese Alessandro Martines, che ricorda come sia stata una "progettazione partita completamente dal basso, dal confronto tra giovani del territorio e dall'osservazione delle migliori pratiche da tempo presenti nelle grandi realtà italiane ed europee. Tanti giovani professionisti e manager galatinesi, professionalmente impegnati nelle principali città italiane, hanno già dato la loro disponibilità a sostenere il progetto. Questo consentirà di dare, sin da subito, a questo piccolo hub periferico un respiro e un network nazionale ed internazionale".

L'inizio dei lavori di recupero dell'immobile avverrà non appena arriverà il via libera dal Ministero.
Cordiali saluti

Andrea Coccioli
Assessore LLPP, politiche giovanili e sport.
Comune si Galatina

 

La decisione di lasciare l’incarico tecnico fiduciario di Assessore ai Lavori Pubblici, Sport e Politiche giovanili, assegnatomi tre anni e mezzo fa, trae origine da motivazioni di natura professionale e personale.

Un nuovo impegno professionale sopraggiunto e a cui non posso sottrarmi, mi terrà fortemente impegnato nei prossimi mesi. Per questo motivo è diventato sempre più complicato riuscire a conciliare, impegni professionali e privati con l’azione amministrativa efficace e continuativa che i settori di mia competenza meritano.

Fin dall’inizio del mio mandato è stata una mia prerogativa quella di seguire giornalmente gli uffici di cui mi sono occupato perché ritengo che il lavoro di squadra sia fondamentale per raggiungere i risultati sperati. Ho cercato sempre di esprimere grandi energie ed entusiasmo nel ruolo assegnatomi anche in virtù delle mie competenze professionali e in quest’ottica ho lavorato affiancando e sostenendo gli addetti ai tre settori. E’ stato per me un onore servire la comunità nella quale vivo.

Dei tanti impegni presi per Galatina alcuni sono stati portati a termine, altri sono stati ben avviati o sono state poste le basi per il loro avvio, pertanto, non essendo più le mie competenze tecniche strettamente necessarie, ritengo corretto lasciare l’incarico affidatomi. Sono certo che il nuovo assessore saprà e potrà lavorare in continuità con quanto fatto finora. Rimango comunque a disposizione fornendo la mia esperienza per portare a termine gli obiettivi che questa amministrazione può raggiungere. Ciò che fino adesso abbiamo fatto o quello che avremmo potuto fare lo rimetto al giudizio altrui.

Colgo l’occasione per rinnovare la stima nei confronti del Sindaco Cosimo Montagna, ringraziarlo per avermi dato l’opportunità di vivere un’esperienza molto impegnativa ma edificante e costruttiva e che mi ha permesso di venire a contatto con tantissime realtà e persone interessanti, con i loro problemi, aspirazioni e aspettative. Ho incontrato, ascoltato e collaborato con molte delle associazioni del territorio, grandi risorse per la nostra città.

Nel corso di questo periodo ho apprezzato le qualità del sindaco Montagna: l’impegno, la dedizione, la pazienza, la forza  per rappresentare un’intera comunità, e, in particolar modo, la professionalità e la dedizione che l’hanno portato più volte a sacrificare tempo e attenzione alla sua carriera, ma soprattutto alla sua famiglia, per il bene comune.

Un ringraziamento anche a tutti i consiglieri di minoranza e di maggioranza e gli assessori che mi hanno sostenuto nell’espletamento del ruolo politico – amministrativo. Mi lega a loro un sentimento di stima e amicizia.

L’attività di Giunta è stata sempre un lavoro di squadra portato avanti in un clima di grande disponibilità, collaborazione e trasparenza nel rigoroso rispetto della legalità e dell’interesse della comunità.

Ringrazio anche i dipendenti comunali e l’ufficio della Polizia Municipale, tutti secondo le loro competenze e disponibilità, mi hanno sempre coaudivato e consigliato al meglio. Un grazie particolare a tutta la struttura dei Lavori Pubblici, con loro ho condiviso strategie e visioni operative per fare il meglio. Il loro lavoro è una vera risorsa per Galatina. Il lavoro amministrativo per essere efficace deve sempre essere svolto in sinergia tra tutte le componenti amministrative e politiche della comunità.

In ultimo, ma non per ultimo, ringrazio tutto il Partito Democratico che mi ha sempre incoraggiato e stimolato alla risoluzione condivisa dei problemi.

Fare politica è un’esperienza faticosa ma entusiasmante, occorre lavorare per favorire la partecipazione di tutti i cittadini alla vita e alle scelte della comunità.

 

Di seguito riporto i più significativi interventi effettuati e lo stato di definizione degli stessi da giugno 2012 a gennaio 2016:

 

Ristrutturazione Cine Teatro Cavallino Bianco. I lotto funzionale

Importo progetto I lotto funzionale: 1.300.000,00 euro

Regione Puglia: 800.000,00 euro

Comune Galatina: 500.000,00 euro

LAVORI COMPLETATI al 100%

Inaugurazione Teatro effettuata il 28 novembre 2015.

Ristrutturazione Cine Teatro Cavallino Bianco. II lotto funzionale

Adeguamento funzionale torre scenica e utilizzo completo dei palchi.

Importo progetto II lotto funzionale: 800.000,00 euro

Regione Puglia: 800.000,00 euro

Lavori da appaltare e realizzare entro 2016.

Adeguamento e miglioramento rete fognatura bianca Rione Italia

Importo progetto: 700,000,00 euro

Finanziamento: Regione Puglia

LAVORI COMPLETATI al 100%

Scuole. Tutti gli istituti comprensivi. Poli 1, Polo 2, Polo 3

Interventi di manutenzione straordinaria scuole Galatina e frazioni

Importo totale progetti: 500.000,00 euro

Finanziamento: Comune di Galatina e Ministero

LAVORI COMPLETATI al 100%

Riqualificazione ed efficientamento Scuola Noha e aree adiacenti.

Importo progetto: 400.000,00 euro

Finanziamento: Regione Puglia. Importo da restituire in 10 anni senza interessi.

LAVORI COMPLETATI al 100%

Progetto di messa in sicurezza e rifacimento via Bianchini.

Primo di tre interventi previsti ognuno di 250.000,00 euro.

Importo progetto: 250.000 euro

Finanziamento: Regione Puglia (49%) e Comune di Galatina (51%)

LAVORI COMPLETATI al 100%

Progetto di pavimentazione stradale e pubblica illuminazione.

Importo progetto: 300.000,00 euro

Finanziamento: Comune di Galatina

LAVORI COMPLETATI al 95%

Progetto di riqualificazione Corso Porta Luce.

Rifacimento e riqualificazione di Corso Porta Luce, Sostituzione Illuminazione pubblica con Pali Artistici, Realizzazione Pista ciclabile, Rifacimento tappetino stradale, Nuovo rondò incontro via d’Enghien.

Importo progetto: 250.000,00 euro

Finanziamento: PIRU

PROGETTO COMPLETATO AL 70%. I lavori riprenderanno nelle prossime settimane.

Progetto di riqualificazione via principessa Iolanda, via Caforo angolo piazza Alighieri, via Giuseppina del Ponte.

Importo progetto: 250.000,00 euro

Finanziamento: PIRU

PROGETTO COMPLETATO AL 90%.

I lavori riprenderanno  nelle prossime settimane.

Progetto riqualificazione Ex convento Santa Chiara.

Importo progetto: 1.000.000,00 euro

Finanziamento: PIRU

Procedura d’appalto dei lavori in corso.

Progetto di Riqualificazione basolato centro storico.

Importo progetto:  500.000,00 euro

Finanziamento: PIRU

Gara effettuata e aggiudicata

Inizio lavori: I lavori inizieranno nelle prossime settimane.

Centro Polivalente viale don Bosco

Finanziamento: PIRU

Struttura inaugurata e utilizzata.

Palestra via Montinari

Finanziamento: PIRU

In attesa di essere concessa in uso.

Asilo Nido viale don Bosco

Finanziamento: PIRU

Lavori completati

Tra qualche settimana l’asilo di via Pavia si trasferirà al nuovo asilo di viale don Bosco.

Trasferimento Uffici Comunali presso l’ex Tribunale.

E’ stato svolto un grande lavoro di squadra per individuate le somme necessarie attraverso la devoluzione dei mutui e rendere possibile l’adeguamento degli ambienti dell’ex tribunale al fine di ospitare molti uffici comunali in un’unica struttura.

E’ previsto che entro il 2016 verranno trasferiti gli uffici LLPP, Urbanistica, Vigili Urbani, Suap e Ufficio anagrafe all’ex tribunale con un risparmio sulla spesa pubblica e un miglioramento del servizio per tutti i cittadini.

 

Di seguito alcune delle iniziative che hanno coinvolto il settore SPORT:

Utilizzo delle palestre scolastiche comunali

E’ stato difficile coordinare e definire il calendario dell’utilizzo delle palestre scolastiche comunali, ma ogni anno con l’impegno e la volontà di tutte le società sportive si è definito il calendario di utilizzo  degli spazi sociali per lo sport.

Festa dello Sport 2014

La festa dello Sport “Sport Day 2014” ha visto la partecipazione di tante società sportive e di tanti ragazzi delle scuole degli istituti comprensivi. E’ stata una tre giorni di sport e partecipazione nello scenario della villetta San Francesco.

Festa dello Sport 2015

Festa dello Sport organizzata in collaborazione con SALENTIADI, le olimpiadi del Salento. Bellissimo evento sportivo interamente organizzato presso il complesso sportivo del Palazzetto dello Sport.

Green Olympic Games

Progetto che oltre a sensibilizzare sulla corretta separazione dei rifiuti per un ambiente migliore ha promosso i valori dello sport tra i più giovani.

Struttura Sportiva di Noha

La struttura sportiva di Noha ha ricominciato a vivere grazie all’impegno di alcune società sportive che l’hanno riaperta e ora quotidianamente è al servizio dei cittadini.

Patrocinio e contributi economici a varie iniziative sportive

E’ stato un piacere e un onore patrocinare numerosissime iniziative sportive tenutesi in questi anni. Un grazie va a tutte le numerosissime società sportive che iniettano energia positiva nel tessuto sociale alimentando lo spirito sportivo dei galatinesi.

 

Di seguito alcune delle iniziative che hanno coinvolto il settore POLITICHE GIOVANILI:

Chiostro d’Estate. Estate 2012

Concerti, presentazioni di libri, convegni, spettacoli teatrali e musicali nella cornice del Chiostro dei Domenicani, scenario  suggestivo ed entusiasmante. Una serie di artisti e iniziative differenti, da Cesko degli Après la Classe al cantante folk milanese Andrea Labanca, passando per serate jazz, convegni, proiezioni di film d'epoca, dj set di artisti locali e il suggestivo concerto di Mino De Santis.

Festa della musica. Giugno 2013

Musica, cultura e arte. Queste le parole chiave della prima edizione a Galatina della Festa Europea della Musica. Dal 21 al 23 giugno 2012 sono stati tre giorni di musica tra rock, pop, hip-hop e musica popolare, presentazione di libri e una mostra di fumetti a cura di Lupiae Comix. Il tutto è stato realizzato all'interno del Chiostro del Palazzo della Cultura di Galatina e in piazza Galluccio. Tra i vari gruppi presenti alla manifestazione, I TOROMECCANICA e la GIOVANE ORCHESTRA DEL SALENTO, diretta da Claudio Prima. E’ stata notevole la presenza di giovani musicisti come i PLUG IN, CAMDEN TRIO, DYING PURPLE, T.GARAGE, SOOP & NINTAI e l’ORCHESTRA SPARAGNINA.

Ciclofficina sociale presso Mercato Coperto

Grazie alla collaborazione di alcune associazioni è nata all’interno del mercato coperto la CiclOfficina Sociale, spazio di socialità, incontro e condivisione. Un luogo dove promuovere la mobilità lenta e sostenibile, il riuso, il riciclo e la partecipazione attiva.

Mercato S…coperto,

Manifestazione realizzata all’interno dell’ex sede del Mercato Coperto in via Principessa Iolanda. Proposta rivolta al mondo giovanile della città che ha bisogno di spazi destinati alla socializzazione. L’iniziativa ha coinvolto le associazioni culturali della Città. L’iniziativa ha avuto lo scopo di rivitalizzare uno spazio di proprietà comunale in disuso, situato al centro della città e che già in passato è stato luogo deputato ad iniziative di partecipazione giovanile .All’interno dell’ex mercato coperto si sono svolti incontri d’autore, musica ed happening di discussione scientifica divulgativa.

Servizio civile nazionale

In tre anni più di venti ragazzi hanno lavorato presso il Comune di Galatina sviluppando progetti nei settori delle Politiche giovanili, Biblioteca Comunale, Museo e Ambiente. Il servizio civile è una iniziativa fondata sui principi della solidarietà sociale e vede i giovani i primi promotori del processo di partecipazione, in grado di trasformare una società in cui il cittadino è solo colui che riceve un freddo ed astratto servizio ad una società in cui tutti hanno la possibilità di essere attivi e socialmente utili.

Rassegna Giovanile NOTE A MARGINE

Note a Margine è stata una Rassegna “periferica” che ha avuto l’obiettivo di coinvolgere ed includere le Periferie della città come luoghi di riferimento alternativi e vitali, da un punto di vista non solo urbanistico ma soprattutto umano e sociale. Luoghi che spesso ispirano forme d'arte e   movimenti  sociali  rappresentanti  di un vero e proprio sottobosco multiculturale e multietnico,  un workinprogress costante e perpetuo, un laboratorio continuo. Spazi inespressi e inascoltati  da recuperare e trasformare, da aiutare ad emergere.
Con l'aiuto dell'associazionismo giovanile è stato scelto di selezionare alcuni “interlocutori d'eccezione” che grazie ai loro contributi hanno potuto affrontare il tema della periferia in luoghi prettamente periferici  attraverso dei  personali  approcci che spaziano dal  mondo della musica a  quello del cinema, dal  teatro alla letteratura, al cibo ai graffiti, dall’hip hop alla street art. La ciliegina sulla torta è stata l’opera regalata alla Città di diversi artisti di graffiti che hanno abbellito, con la loro arte, il muro della scuola di via Ugo Lisi.

Galatina, 22 gennaio 2016

Andrea Coccioli

 
Di Marcello D'Acquarica (del 10/10/2014 @ 23:07:18, in NohaBlog, linkato 3112 volte)

Mi rendo conto, da tutte le battute che si dicono in giro e che anche Antonio ha raccolto nel suo ultimo articolo dal titolo “Ennesima sparatoria a Noha”, che è ben radicato nel cervello di molte persone un modo di pensare come il seguente: “se non ti fai i fatti tuoi, sei uno sprovveduto oppure un opportunista”.

Ci siamo talmente abituati a pensare che senza un tornaconto non dobbiamo muovere nemmeno un dito che alla fine i risultati deleteri si vedono, eccome. Vi risparmio l’elenco, sarebbe troppo facile compilarne uno infinito.

Le abitudini a volte sono dei blocchi mentali che ci impediscono di cambiare e quindi anche di migliorare. Ci manca fondamentalmente il senso del gratuito e ci soffoca la paura di perdere. E per non perdere ci escludiamo dall’essere protagonisti. Di conseguenza vince il malcostume. E’ matematico, come il calcolo delle probabilità.

Così capita che percorriamo strade invase da rifiuti di ogni tipo, rotonde che sono delle vere schifezze, mura di cinta sventrate, allagamenti per una banale pioggerella, asfalti sconquassati a macchia di leopardo, edifici in disuso che diventano rifugi per pantegane (vedi per es. il sito dell’ex palazzo baronale e relativo giardino a Noha. E obbligare i proprietari alla bonifica, alla manutenzione e al decoro per il pubblico interesse, no eh?), piste ciclopedonali inesistenti, puzza di fogna un po’ ovunque, e via di seguito. Insomma possiamo dire che, dove ti giri e ti volti, il degrado la fa da padrone. A partire dalla piazza san Michele, dove troneggia maestoso, non sappiamo fino a quando, un ricordo del passato come l’orologio e la relativa torre, donata nel 1861 dai fratelli Gaetano e Orazio Congedo, il cui stemma è scolpito sul frontespizio del minareto (cfr. anche L’Osservatore Nohano, n°1, Anno III, 9 febbraio 2009).

Ci siamo talmente abituati al brutto che manco più ci facciamo caso, nemmeno quando ci capita di frequentare la piazza nel corso della festa di San Michele Arcangelo, nostro Santo patrono. Ma forse in quest’occasione saremmo pure giustificati in quanto forse accecati dalle luminarie.

Respiriamo aria intrisa di fumi di dubbia provenienza che manco più ci dà fastidio. Dice il mio amico Giuseppe: “Durante il giorno, quando la pressione atmosferica è lontana da terra, non si sente niente, ma verso l’imbrunire, con l’aumento della pressione, insieme alla nebbiolina si diffonde nell’aria ed entra prepotentemente anche in casa, un odore nauseabondo di cose bruciate. E che possiamo fare?”. 

Siamo così presi dai nostri affanni quotidiani che non ci accorgiamo della meraviglia del silenzio senza i rumori del progresso, dei colori del cielo e della campagna, del cambio delle stagioni, della musica del vento, del frinire delle cicale, del volo delle rondini...

Siamo così convinti che quello che conta è l’auto XXL (extra large), il televisore da 300 pollici o l’ultima versione di iPod e relativo cover, che concentriamo tutte le nostre energie nel voluttuario di questo becero consumismo, dimenticandoci dell’Essenziale, volutamente con la maiuscola.

Io credo intanto che serva eccome studiare le regole della grammatica (almeno per sapere finalmente su quale  “e” vada o meno l’accento), e nondimeno  bisognerebbe metter in pratica il loro rispetto, che dovrebbe diventare per tutti uno stile di vita. Questo proprio perché la grammatica senza pratica non serve a nulla, così come altrettanto inutile sarebbe la pratica senza la grammatica.

Indro Montanelli diceva che noi italiani siamo come il cane che si morde la coda, siamo cioè come quell’infermiere che rubando una siringa dal pubblico ospedale non porta a casa un bene, ma lo toglie alla comunità, di cui egli stesso fa parte.

Starete pensando che sono andato fuori tema e che le casiceddhre centrano poco con tutto questo e che non risolvono i problemi. No di certo. Infatti se dovessero scomparire all’improvviso non cambierebbe la vita a nessun nohano, e se dopo le casiceddhre scomparissero anche la trozza, la casa baronale, la torre e relativo arco a sesto acuto, la casa rossa, la Masseria Colabaldi, la torre con l’orologio, il frantoio ipogeo, e se scomparisse persino Noha, magari fagocitata per sempre da Galatina, a nessun nohano cambierebbe la vita. E’ solo questione di salvaguardia dell’identità e di sapersi ricollocare da qualche parte, sempre che anche il “qualche parte” esista ancora.

Marcello D’Acquarica
 

Così si apre il sipario sul palcoscenico di un presepe vivente fatto da uomini per i quali la stanchezza del corpo a sera è segno di una buona prova del giorno.

In questo giardino dell’Eden, i ragazzi a perdere hanno preparato un giaciglio per l’avvento del raggio rifulgente.

Toccherà questa terra l’astro del cielo che luce dona alle menti. Penetrerà attraverso la siepe degli alberi che sanno dare a ciascuno dei loro rami cammino verso l’infinito.

Egli ti dirà di non aver paura delle ombre perché nei loro dintorni, se la cerchi, troverai la fonte che illumina, ché non esiste ombra senza luce: spesso è dalle crepe delle cose che appaiono sprazzi di luce e colore.

Affacciati in questo luogo segreto di energie alternative e pulite, fonte rinnovabile, sorgente di bagliori intermittenti sulla terra, indizio di quelli ininterrotti del firmamento.

E non t’importa più quanto vivrai, ma con quanto chiarore dentro.

All’imbrunire pigia pure tu il pulsante di questo presepe-interruttore. Diventerai messaggero di un paese vivente.

 

Antonio Mellone

 
Di Albino Campa (del 27/10/2011 @ 22:51:39, in Un'altra chiesa, linkato 3459 volte)

Eccovi di seguito un'intervista a don Andrea Gallo, il prete genovese che porta in giro uno spettacolo in cui recita le parole del frate Girolamo
Savonarola. Tratta dal sito www.overgrow.it

Per la sua gente della Comunità di San Benedetto al Porto è semplicemente “Il Gallo”. A lui piace di più definirsi un prete “angelicamente anarchico”.

Ottantatre anni appena compiuti, una verve da fare invidia a un giovanotto, intelligenza lucida e fede profonda, strenuo e ostinato difensore degli “ultimi”, don Andrea Gallo è abituato a parlare chiaro. Un prete scomodo per la Chiesa “ufficiale” e le sue gerarchie che più volte gli hanno fatto intendere di non condividere le sue idee e certe sue prese di posizione. “La mia non è contestazione, né provocazione – sbotta – perché la Chiesa è la mia casa. Una casa in cui sto bene ma rivendico l’importanza di dare ascolto alla mia coscienza”. Un prete da marciapiede, amico di Vasco Rossi e Beppe Grillo, di Maurizio Landini (segretario Fiom) e Luca Casarini, che da anni passa le sue notti girovagando per le strade di Genova a soccorrere i disperati, barboni, drogati, alcolizzati e prostitute. Autore di diversi libri, ospite televisivo di molte trasmissioni cult (Che tempo che fa, Le Iene, Le invasioni barbariche…), da qualche tempo è impegnato nella messa in scena di “Io non taccio” lo spettacolo teatrale scritto da Stefano Massini (produzione PromoMusic) dedicato alla figura del predicatore Girolamo Savonarola in programma a Udine il prossimo 1° agosto (Piazzale del Castello ore 21.30).

A chi dobbiamo questo suo debutto nel ruolo di attore?

“Non è mica stato facile accettare una simile proposta. Mi sentivo inadeguato e comincio a sentire il peso dell’età. Ho detto alla produzione di rivolgersi a “colleghi” come padre Alex Zanotelli, don Ciotti, il “vostro” don Di Piazza. Io sono un prete da marciapiede, non ho titoli, non ho cattedra, non ho cultura!”.

Com’è che poi ha accettato?

“Quando ho letto i testi del grande frate domenicano ho compreso l’incredibile attualità del suo messaggio. Fra’ Savonarola non era un mito, ma un uomo che dava voce agli indigenti, al popolo, schierandosi contro il potere, contro la corruzione e il degrado morale della Chiesa e della società di fine del ‘400. E’ impressionante quante siano le similitudini con il nostro tempo”.

Ha un esempio da anticipare?

“Il tiranno di allora giudicava i magistrati esattamente allo stregua di certi politici di oggi. Il pubblico quando me lo sente dire ride pensando a una trovata dello spettacolo. Invece è la stessa storia che, a distanza di secoli, si ripe te Bisognerebbe riflettere…

“Basta pensare all’articolo 3 della nostra Costituzione. Esprime un concetto giuridico alto. Non si limita a dire che la legge è uguale per tutti ma che tutti i cittadini sono uguali davanti alla Legge.”

Una guida da accostare al Vangelo?

 

“La Costituzione italiana e il Vangelo sono bussole che guidano la vita”.

Con quale stato d’animo affronta il palcoscenico e che cosa apprezza di questa esperienza?

“Le due ore di spettacolo mi costringono a un esame di coscienza, a una meditazione, a un ritiro spirituale. Mi chiamano a rispondere personalmente di ciò che leggo facendomi sentire ogni volta più uomo, più cristiano, più prete, più non-violento, più antifascista, più anticapitalista…”.

Soddisfazioni?

“Le tante persone che, a fine serata, vengono a dirmi di avere apprezzato. A Firenze si è presentato un signore distinto, in abiti borghesi, che mi ha rivelato essere il priore di San Marco, quindi il successore di Girolamo Savonarola! E un’autentica sorpresa è stato il biglietto delle suore domenicane di clausura. ‘Bravo don Gallo, amico del nostro Priore. Guarda che non è da tutti. Grazie e in bocca al lupo’ diceva”.

Qualche anno fa c’era chi definiva Grillo un moderno Savonarola. Visto che vi conoscete lei come lo giudica?

“Siamo molto amici e così quando lo sento gli dico che la deve smetterla di credersi un padreterno. Lui ribatte dicendomi che deve esagerare perché deve far ridere la gente”.

Una conferma alle sue doti di grande comunicatore: che ne pensa dei social-network?

“Non sono molto esperto anche se mi dicono che il popolo della rete mi conosce e mi segue. Su Facebook si sono costituiti due gruppi “Don Gallo Papa subito” e “Vogliamo il Gallo al posto di Ratzinger”. Un mio intervento a “Le Iene” in cui ho affrontato tematiche d’interesse giovanile quali la sessualità, l’uso delle

droghe e del preservativo è finito su YouTube dove è stato visto da 45 mila persone! Questo mi rende felice e mi stimola a continuare il mio cammino”.

 

Esiste la censura da parte della stampa in Italia?

“Mi riguarda personalmente. In un giornale cattolico come l’Avvenire vige il divieto di pubblicare il mio nome. E’ accaduto in occasione della consegna di un premio e poi di una manifestazione cui ero stato invitato. Gli articoli sono usciti ma evitando di citarmi!”.

Sarà perché don Gallo è spesso in dissenso con i suoi superiori…

“Ogni tanto provano a mandarmi messaggi, preannunciando “severi provvedimenti”. Fui richiamato dal Cardinal Bertone per avere detto che avrei votato per il referendum sulla Legge 40/2004 (fecondazione assistita). Ma poi non ci sono stati provvedimenti anzi, a essere precisi, non sono mai stato neppure ammonito”.

Il senatore Giovanardi ha firmato a Washington un patto che afferma la completa identità di vedute fra Italia e Stati Uniti per quanto riguarda il no alla liberalizzazione delle droghe. Che ne pensa?

“La tossicodipendenza nel nostro Paese è una strage mafiosa di cui tutti devono sentirsi responsabili. Negli ultimi quarant’anni non è cambiato nulla e la Legge Fini-Giovanardi è una tragedia ed è scientificamente basata sul nulla”.

Quando parla di sessualità come un dono di Dio le danno del provocatore.

“Eppure è proprio così. L’importante è educare alla sessualità e al rispetto. Anche gay e lesbiche sono parte della natura umana”.

Si parla meno di Aids ma dati recenti dicono che il pericolo è assolutamente presente. Consiglia sempre il preservativo?

Ai ragazzi predico la castità ma, come l’Abbè Pierre, dico anche che in caso di rapporti non protetti non solo fanno peccato ma compiono un atto criminale. Io lo distribuisco a quelle povere ragazze costrette a prostituirsi.

Che cosa l’aiuta ad andare avanti?

“La mia Università è la strada e gli incontri a partire dagli “ultimi”. Quando vedo il sorriso di una giovane nigeriana che lavora a “La Lanterna”, la trattoria che gestiamo vicino al porto, mi si apre il cuore. Ha lottato per liberarsi dal racket e oggi è felice perché riesce a mandare 30 euro al mese ai suoi fratelli rimasti al villaggio. Mi aiuta la preghiera, la lettura e l’idea di ricominciare ogni nuovo giorno con un patrimonio di idee, energie e sofferenze”.

Ruba ancora i libri per permettere agli ospiti della Comunità di studiare?

“Ho smesso perché adesso me li regalano”.

Che cosa ha chiesto come regalo per il suo compleanno (il 18 luglio)?

“Vorrei che la gente uscisse dall’indifferenza che giudico l’ottavo vizio capitale. C’è bisogno di riscoprire valori come la lealtà, la solidarietà, l’accoglienza. Solo così potremmo affrontare il mare grosso e in tempesta di questi nostri tempi moderni”.

 

Non chiedere quello che il tuo Paese può fare per te, chiediti cosa tu puoi fare per il tuo Paese (J.F.K.).

Questa è la famosa quanto ambiziosa frase che ha ispirato da sempre il nostro operato; ci induce infatti a riflettere sui rapporti che ci sono e a quelli che ci potrebbero essere tra cittadini e suoi amministratori, ma soprattutto tra cittadini e la città stessa, tra cittadini e Associazioni, tra Cittadini e attività produttive, ecc…

Questa frase non solo non perde un centesimo della sua bellezza e della sua verità, ma addirittura assume ancora più importanza in un momento storico particolare in cui le Amministrazioni comunali devono fare i conti con le casse sempre più esangui e con i vincoli contabili e amministrativi sempre più stringenti.

Riappropriarsi dell’interesse dei luoghi dove viviamo quotidianamente è certamente un grande passo in avanti per il nostro senso civico e di appartenenza responsabile che troppo spesso in passato lo abbiamo legato unicamente al concetto di delega; siamo riusciti pertanto a dare vita a un vero e proprio circolo virtuoso e ne siamo orgogliosi perché non c’è niente di più bello che ricevere un sorriso dai bambini.

Una interazione tra pubblico, privato e associazionismo che rappresenta concretamente un modo diverso di concepire e realizzare progetti per tutta la comunità.

Ecco perché l’inaugurazione di una nuova piccola area giochi assume una valenza ancor più incisiva…

In questo modo speriamo di sviluppare la cittadinanza attiva e le competenze civiche e svolgere quindi un ruolo di “catalizzatore” delle energie presenti nella comunità, incoraggiandone l’emersione per la cura dei beni comuni.

Noi siamo assolutamente convinti che un bene è veramente “comune” se tutti possono disporne senza che esso venga meno per gli altri ed a condizione che tutti ne abbiano riguardo. I beni comuni sono invisi alle mafie, poiché ne rappresentano concretamente e simbolicamente una riduzione del potere sociale: in luoghi nei quali tutti controllano tutti non c’è spazio per le mafie.

Se tutto ciò è stato possibile lo dobbiamo in modo particolare a “ECOM SERVIZI AMBIENTALI”, prestigioso partner che ci ha da sempre accompagnato in questa entusiasmante avventura.

Doveroso poi ringraziare Don Pietro Mele, l'Amministrazione Comunale di Galatina (Marcello Amante, Loredana Tundo, Vito Albano Tundo), l'area tecnica (Lorena Mengoli e Saverio Toma), Centro Colore in via Marche 76 a Galatina, il vivaio di Antonio Vincenti per le bellissime piantine che hanno abbellito la nuova area, Daniela De Santis, Roberto Cioffi e Piero Ciccardi, due maestranze che non hanno fatto mai mancare la disponibilità e la professionalità, “Legambiente Galatina” per la realizzazione del murale, Maurizio Albanese, Alessandro Patera, “Allianz - Stefanizzi Assicurazioni Maglie” e quanti, a vario titolo, hanno contribuito alla realizzazione della nuova area.

In ultimo, ma non certo per importanza, dobbiamo ringraziare tutte le attività commerciali e tutti gli amici che in questi mesi ci hanno "inondato" di tappi...

Tra qualche settimana, appena definite le collaborazioni, presenteremo il nostro nuovo progetto…

 
Di Albino Campa (del 03/11/2011 @ 22:29:47, in Fotovoltaico, linkato 4056 volte)

Per far posto a una centrale fotovoltaica hanno commesso un delitto

 «Un bel paesaggio una volta distrutto non torna più e se durante la guerra c' erano i campi di sterminio, adesso siamo arrivati allo sterminio dei campi», scrisse Andrea Zanzotto, scomparso una ventina di giorni fa. Pensava alla sua campagna veneta, ma non solo. Ed è il dolore del grande poeta trevigiano che ti viene in mente guardando l' angosciante servizio che una giornalista di Telerama, un' emittente pugliese, ha dedicato allo stupro del paesaggio nel Comune di Carpignano Salentino, poco a nord di Maglie, nel Salento. Dove le ruspe hanno estirpato centinaia di bellissimi ulivi per fare posto a una centrale fotovoltaica.

L' abbiamo scritto e riscritto: nessuno, a meno che non accetti la rischiosa scommessa nucleare, può essere ostile alle energie alternative e in particolare a quella solare. Ma c' è modo e modo, luogo e luogo. Un conto è sdraiare i pannelli in una valletta di un' area non particolarmente di pregio e da risanare comunque perché c' erano i ruderi di una dozzina di capannoni d' amianto, come è stato fatto in Val Sabbia col consenso di tutti i cittadini, di destra e sinistra, un altro è strappare quelle piante nobilissime che la stessa Minerva avrebbe donato agli uomini e che fanno parte della nostra storia dalla Bibbia all' orto di Getsemani fino alle poesie meravigliose di Garcia Lorca: «Il campo di ulivi / s' apre e si chiude / come un ventaglio...». C' è una legge in vigore, laggiù nel Salento. La numero 14 del 2007. Il primo articolo dice che «la Regione Puglia tutela e valorizza gli alberi di ulivo monumentali, anche isolati, in virtù della loro funzione produttiva, di difesa ecologica e idrogeologica nonché quali elementi peculiari e caratterizzanti della storia, della cultura e del paesaggio regionale». Né potrebbe essere diversamente: l' ulivo è nello stesso stemma della regione. È l' anima della regione. Eppure, denuncia Telerama, il progetto di quell' impianto «Saittole» da un megawatt della Solar Energy, è stato regolarmente presentato al Comune di Carpignano e da questi approvato nonostante l' area fosse agricola e fertile. Di più, l' autorizzazione finale è stata data dallo stesso assessore regionale all' agricoltura Dario Stefano che oggi dice: «Verificherò». Certo è, accusano il Coordinamento Civico apartitico per la Tutela del Territorio e il Forum Ambiente e Salute del Grande Salento, che quegli alberi che crescevano solenni su quattro ettari di uliveto secolare, come dimostrano le immagini registrate, «sono stati espiantati e ripiantati accatastati gli uni agli altri come pali di una fitta palizzata, lungo il margine del fondo, senza neppure le dovute prescritte cure d' espianto riportate nella stessa autorizzazione, ad esempio la prescrizione della presenza di una zolla del raggio di almeno un metro». Un delitto. Che fa venire in mente quanto scriveva Indro Montanelli: «Ogni filare di viti o di ulivi è la biografia di un nonno o un bisnonno». Buttare giù quelle piante non è solo una porcheria: è un insulto ai nostri nonni. RIPRODUZIONE RISERVATA

Stella Gian Antonio
(2 novembre 2011) - Corriere della Sera

 

La Polizia Locale respira! Una boccata d’ossigeno, piccola ma non per questo inutile, per il corpo di P.L. che ha visto oggi l’ingresso formale nel proprio organico di due nuove unità. Nella mattinata odierna infatti sono stati formalmente assunti, con la sottoscrizione del contratto di lavoro, Manuela Calò e Andrea Luceri. Per la prima si è trattato in effetti di una conferma, in quanto già da 7 mesi è con la P.L. di Galatina con l’istituto contrattuale del Comando; entrambi tuttavia non sono nuovi alla divisa, avendo già prestato la loro opera presso altri comuni Copertino, Gallipoli, Miggiano. Graditissimi e più che apprezzati i rinforzi appena giunti da parte del Comandante Domenico Angelelli, così come dai suoi collaboratori: energie nuove e giovani che vanno a incrementare non solo il numero dei “vigili” della città, ma conseguentemente anche la quantità e qualità dei servizi che gli stessi possono offrire alla cittadinanza. Per tale nuovo arricchimento, lo stesso Comandante non ha mancato di ringraziare l’Amministrazione, nella persona del Sindaco Fabio Vergine per l’occasione convenuto nella sede del Comando, sottolineando altresì la rapidità con cui ha dato riscontro al problema della carenza di organico prospettatogli solo poco più di un mese addietro, subito dopo il suo insediamento.

Per tutta risposta, il primo cittadino ha voluto evidenziare ed elogiare lo spirito di affiatamento e compattezza che ha colto nel Corpo, sottolineando come ciò non sia prerogativa scontata di tutti gli uffici in cui si è in tanti; ha poi continuato esortando i neo-assunti a dare il meglio di sé, nella convinzione che un’immagine positiva degli operatori di P.L. restituisce un’immagine altrettanto positiva dell’Amministrazione cui essi appartengono. Ha infine comunicato che questo è solo il primo tassello di un mosaico che vede un ampliamento dell’organico nel breve termine in prospettiva anche di soddisfare le esigenze su tutto il territorio soprattutto con  esplicito riferimento alle frazioni di Noha e Collemeto e Santa Barbara dove da anni è avvertita l’assenza costante dell’Operatore di Polizia Locale.

In bocca al lupo a Manuela e Andrea per un percorso professionale ricco di tutte le soddisfazioni che il nostro lavoro sa dare, anche e soprattutto sul piano umano, nel rapporto con la città e con i singoli. E benvenuti tra noi.

Polizia Municipale Galatina

 

Il Quartiere Fieristico di Galatina è da sempre al centro dell’attenzione dell’amministrazione del Sindaco Amante, e mia per specifica delega assessorile.

Si è partiti dalle macerie, una tra le tante ereditate.

Non possiamo non ricordare che la lunga storia della “Fiera Campionaria”, nel cuore di tutti i galatinesi, fu interrotta per vicende di mala gestione dell’Ente Fiera culminata con la dichiarazione di fallimento nel 2016. I fatti ormai appartengono alla storia di questa città e sono anche stati sottoposti al giudizio di tutti, ma qualcuno, tra chi oggi ne invoca un generico rilancio, essendo all’epoca politicamente attivo, dovrebbe provare a spiegare ai galatinesi come sia stato possibile giungere a una fine ingloriosa con una situazione debitoria imbarazzante.

Le nostre energie non sono mai state orientate alle facili recriminazioni e come consuetudine abbiamo valutato ogni possibile opportunità, seppur in un contesto finanziario difficile. Tante le interlocuzioni con organismi ed enti regionali e nazionali, qualcuna assunta anche alle cronache cittadine in occasione di un incontro a Roma, nel febbraio 2020, con l’allora viceministro all’economia.

Il rinnovato interesse che solo oggi alcune parti politiche riversano sul Quartiere Fieristico di Galatina, che affianca quello dell'Amministrazione, non può che farci piacere, per una battaglia che è della città e per la città, alla luce anche delle tante risorse che stanno per giungere sui territori dal PNRR nelle cui maglie siamo certi potrebbero essere individuate le risorse necessarie per l’adeguamento strutturale.

L’idea funzionale che deve affiancare la ristrutturazione del complesso è articolata ed è quella di realizzare un centro polifunzionale integrato che permetta una fruibilità ed una operatività sostenibile nel tempo, facendo, dei 32.000mq su cui insistono gli immobili, un’area viva per tutto l’anno.

Se la storia, non cancellabile, ha collocato il quartiere fieristico come casa primaria per eventi fieristici è altrettanto vero che vicende più recenti ci hanno insegnato che la sostenibilità della struttura per essere al passo con i tempi, funzionale e fruibile per 365 giorni all’anno, deve avere un utilizzo polifunzionale.

È un passo verso questa direzione l’accordo sottoscritto con ARPAL Puglia per il nuovo Centro per l’Impiego che si allocherà in una parte di quelli che già oggi sono uffici, al piano superiore della palazzina. Una prima azione di rivitalizzazione del complesso fieristico con un recupero strutturale della zona interessata di circa € 835.000,00, interamente a carico della Regione Puglia e senza gravare sulle tasche dei cittadini galatinesi.

Quindi non solo fiere, laddove queste comunque necessitano di padiglioni in parte recuperati ed ampliati, adeguati e funzionali alle reali esigenze degli espositori, ma anche un centro congressi che permetta di offrire al Salento una struttura degna di grandi manifestazioni in una Città gradita anche per la centralità territoriale o spazi adeguati alla realizzare di grandi eventi al coperto, contribuendo alla destagionalizzazione dell'attrattività turistica.

La candidatura di una parte dell’area invece presso ANPAL (Agenzia Nazionale per le Politiche Attive sul Lavoro) per realizzare un Centro per la formazione e riqualificazione professionale è quindi da considerarsi un’opportunità che nella nostra idea globale non pregiudica in alcun modo la possibilità di raggiungere l'obiettivo in maniera completa.

L’attenzione con cui il Governo Nazionale guarda al lavoro, sia per i risvolti di tipo sociale che economico, non può non trovare sensibilità ed attenzione da parte di che ha nel proprio dna politico simili problematiche.

Creare in un polo integrato di sviluppo per il territorio, un centro di formazione per il settore manifatturiero e dei servizi (compresi quelli Sanitari), delle produzioni agro-alimentari, del turismo è dal nostro punto di vista avere una visione di prospettiva ampia e non limitante.

L'approssimarsi della campagna elettorale predispone a radicalizzare le opinioni ma nell’interesse superiore di Galatina sarebbe dannoso e irresponsabile cadere nella strumentalizzazione senza un confronto costruttivo finalizzato al raggiungimento dell’obiettivo. Quello che oggi serve alla Città non sono le polemiche ma una idea di comunità capace di lavorare verso direzioni condivise di interesse pubblico.

Nico Mauro

Assessore alla attività produttive e turismo

 

Secondo il rapporto sul “Consumo di suolo in Italia”, presentato dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, nel 2020 le colate di cemento nel nostro Paese non si sono mai fermate nonostante il periodo di blocco del lockdown. Per ogni italiano ci sono 360 mq di cemento e la crescita negli anni è stata costante e irrefrenabile. Si pensi solo che negli anni ’50 i mq di cemento a disposizione di ogni italiano erano 160. L’incremento maggiore, secondo il rapporto, si è avuto in Lombardia, con 765 ettari in più in 12 mesi. La Puglia si attesta al terzo posto, dopo il Veneto, con un incremento di 493 ettari a testa.

Per quanto riguarda i Comuni, è Roma il Comune italiano che più ha trasformato il suo territorio in quest’ultimo anno con un incremento di superficie artificiale di 123 ettari. Al secondo posto, c’è Troia, nel Foggiano, con 66 ettari di incremento. Nell’elenco, ma più in fondo, anche Brindisi, Foggia e Bari.

Di Consumo del suolo parleremo venerdì 3 settembre 2021, a partire dalle 19.30, nell’ex Monastero delle Clarisse di Santa Chiara, in Piazzetta Galluccio a Galatina (LE) in una nuova tappa del progetto “Di Terra di Mare di Cielo”, nato da un’idea della storica dell’arte Lia De Venere, realizzato dall’Associazione Culturale ETRA E.T.S. e promosso dalla “Teca del Mediterraneo”, la Biblioteca multimediale del Consiglio Regionale della Puglia.

Il progetto torna ad illuminare le più belle e attive biblioteche della regione con temi che raccontano di presente e di futuro.

<la storica dell’arte e direttrice artistica del progetto, Lia De Venere - ci ha convinti della necessità di completare il percorso delineato nel 2019 per riflettere attraverso parole e immagini, libri e opere d'arte, sul futuro del nostro pianeta. Di grande rilievo e pressante attualità i temi proposti nelle diverse tappe, dai rischi naturali all’agricoltura sostenibile, dal problema dei rifiuti alle energie rinnovabili sino ai cambiamenti climatici. La tappa di Galatina sarà dedicata a un problema cruciale, quello dell'indiscriminato consumo di suolo, che nasce spesso da interessi speculativi e non da reali necessità e che contribuisce al verificarsi di gravi dissesti idrogeologici >>.

Alla serata, organizzata in collaborazione con l’amministrazione comunale, interverranno il sindaco Marcello Amante, l’assessore al Polo Bibliomuseale e all’Ambiente Cristina Dettù e la Presidente del consiglio regionale pugliese Loredana Capone. Sarà quest’ultima a consegnare alla Biblioteca oltre 30 volumi scelti per approfondire i problemi ambientali.

<Loredana Capone - Riprendiamo da uno dei centri più belli della nostra regione, Galatina, e al centro della discussione un tema cruciale per il nostro presente e il nostro futuro: il consumo del suolo. L’attenzione all’ambiente, la sua salvaguardia e promozione, sono la sfida principale che le classi dirigenti del pianeta devono saper cogliere e vincere. Il tempo stringe e non possiamo trovarci impreparati. Lasciatemi esprimere un’ulteriore soddisfazione per l’aver scelto le biblioteche comunali come luogo naturale nel quale accogliere serate come questa. Ho sempre pensato che questi contenitori siano la spina dorsale dello studio, del fermento e della crescita di una comunità>>.

<il sindaco di Galatina, Marcello Amante – è tra le 6 scelte, in tutta la Puglia, per la realizzazione di questo progetto. Si parla tanto di cambiamenti climatici, dello sfruttamento della natura da parte dell’uomo, con evidenti conseguenze negative sul pianeta intero. Tuttavia, non possiamo dimenticare che l'uomo stesso ha bisogno di tutti quegli elementi, la terra, il mare, il cielo, che oggi più che mai avanzano richieste di aiuto. Sono onorato come Sindaco della Città di Galatina di ospitare l'iniziativa promossa dalla Biblioteca del Consiglio regionale della Puglia "Teca del Mediterraneo", a voler suggellare un rapporto profondo che ci lega alla nostra Regione anche in un'ottica di sviluppo culturale e sociale>>.

<Cristina Dettù, assessore al Polo Bibliomuseale e all'ambiente di Galatina - Tutto il settore ambientale, oggi, chiede di intervenire in via d'urgenza, senza aspettare altro tempo. E per fare ciò è necessario partire, sin da subito, alimentando la cultura del bene comune, del rispetto verso la natura che è casa di tutti. L’uomo ha il dovere di consegnare alle generazioni future un mondo migliore. Il progetto della Teca del Mediterraneo ci aiuta in questo obiettivo e lo fa attraverso la voce di esperti e le opere di artisti perché parlare di ambiente è prima di tutto una questione culturale>>.

Ai saluti istituzionali, seguirà la presentazione, da parte della storica dell’arte Lia De Venere, di Jasmine Pignatelli.

L’artista, che vive e lavora tra Bari e Roma, è impegnata in un personale percorso nella scultura e le sue opere ben rappresentano ciò che pensa sulle tensioni dinamiche dello spazio e su tematiche di rilevanza sociale. Nel 2019 presenta a Bari (e nel 2021 sul lungomare Taulantia a Durazzo) l’opera pubblica Sono persone, in ricordo dell’arrivo della nave Vlora (8 agosto 1991) e tiene al MUSMA di Matera la mostra Heimat. Vince il Premio Memorie del Trust Floridi Doria Pamphilj (2018), mentre è del 2017 l’opera pubblica permanente Locating Laterza, Segnali d’Arte, realizzata nell’ambito di un progetto del Segretariato Regionale MiBACT.

A Galatina presenterà l’installazione intitolata Landless: tre figure geometriche – quadrato, triangolo, cerchio – sulla cui superficie si intravedono sezioni di antiche mappe geografiche. La loro presenza si fa metafora di una visione del mondo che privilegia il presidio dei confini fisici e l’isolamento dei popoli. Per Jasmine Pignatelli perdere la terra non è solo una questione di ordine materiale, ma anche una grave sconfitta dal punto di vista culturale.

Ad approfondire il problema del consumo del suolo, sarà Paolo Pileri autore di “100 parole per salvare il suolo. Piccolo dizionario urbanistico-italiano” (Altrɘconomia, Milano 2018).

Pileri è docente ordinario di Pianificazione e progettazione urbanistica al Politecnico di Milano. È membro di gruppi di ricerca nazionali e internazionali e consulente scientifico di ministeri, enti pubblici e amministrazioni locali. Si occupa di suolo, consumo di suolo ed effetti ambientali, e di progettazione di infrastrutture cicloturistiche in chiave antifragile. Ideatore e responsabile scientifico del progetto VENTO, il percorso cicloturistico che sarà realizzato lungo il fiume Po. Tiene la rubrica «Piano Terra» sulla rivista Altreconomia. È stato finalista al Premio Alessandro Leogrande 2021 con il libro “Progettare la lentezza” (ed. People). Nel suo libro svela il significato di oltre 100 parole dell'urbanistica, per insegnare ai lettori a "tradurre" in italiano e interpretare la legge della propria Regione, il piano del Comune o una sentenza del Tar, e denunciarne le incongruenze.

Dialogherà con l’autore, Maria Antonietta Aiello, docente di Tecnica delle Costruzioni, delegata all’edilizia e alla sicurezza dell’Università del Salento.

L’ingresso è libero, sino ad esaurimento posti, previa presentazione del Green pass.

Ufficio Stampa “Di Terra di Mare di Cielo”

 
Di Antonio Mellone (del 16/11/2013 @ 21:44:15, in Fotovoltaico, linkato 3598 volte)

Ci sarebbe molto da elencare a proposito dei danni derivanti dall’obbrobrio rappresentato dal mega-porco fotovoltaico di contrada Roncella (ma il discorso rimane valido anche per tutti gli altri campi trafitti da queste corone di spine, ferro, silicio, e giacché ci siamo anche cemento, che intasano a chiazze vaste aree del Salento).

Questi mali incommensurabili – elenchiamo a caso - vanno dalle variazioni del microclima all’inquinamento elettromagnetico; dall’energia prodotta in eccesso che si disperde in rete al tema dello smaltimento dei pannelli una volta terminato il loro ciclo “vitale”; dalle famose “ricadute occupazionali” pari a zero ai danni all’immagine di un habitat intonso fino a qualche lustro fa; dagli effetti nefasti provocati sulla salute dei salentini a causa del fatto che queste “energie alternative” non hanno fatto altro che aumentare la produzione di energia da combustibili fossili (vedi Cerano) - grazie alla truffa dei cosiddetti “certificati verdi”, come già spiegato altrove - alla sottrazione di terreni all’agricoltura, finiti per definizione; dal depauperamento economico-finanziario della nostra terra considerata dai conquistadores di tutto il mondo come un bancomat da assaltare al lavoro nero, alle mafie, al riciclaggio di rifiuti nascosti in questi “parchi”, al giro di soldi e mazzette e truffe di vario tipo ai danni dello Stato (che ogni giorno stanno intasando la cronaca nera locale, come se già il resto non bastasse)…

Ci sarebbe in effetti molto altro da dire, argomentare, chiosare sul tema. Ma temiamo che i nostri interlocutori vengano colpiti da ictus cerebrale per troppo stress da concentrazione. E quando diciamo “interlocutori” vogliamo includere oltre all’ex-sindaco di Galatina, anche il suo successore e attuale primo cittadino, con tanto di curie e codazzo al seguito (in effetti non c’è soluzione di continuità tra la padella e la brace), ed una marea di concittadini in pantofole, sedotti e abbandonati su comodi divani & divani.  

*

Tutto questo cercavamo di comunicare ai tempi in cui scendevamo in piazza per spiegare ai cittadini a cosa si andava incontro, per raccoglierne le firme di protesta e proposta, per distribuire sacchettini di terra benedetta (benedetta direttamente da Dio, s’intende)…

Ma in quel tempo tanto le “autorità” civili che quelle religiose, non solo mostravano orecchio da mercante non solidarizzando con te e la tua lotta contro gli inganni travestiti da “energie alternative”, ma facevano a gara per far fare il turno di riposo alle rispettive intelligenze. Sicché l’una ti dava della “vittima della calura estiva”; l’altra del “profeta di sventura”. E tu a continuare a combattere contro il vero micidiale spread che purtroppo continuerà ad assillarci per un bel po’: quello culturale.

Risultato?

Panorami di ferro e silicio. Distese enormi di pannelli fotovoltaici entrati per sempre nei paesaggi delle nostre campagne, come novelle cartoline da inviare ai tour-operator del resto del mondo. Specchi riflettenti che affiancano ulivi e fichi d’india, e spesso si sostituiscono ad essi, mangiandosi la terra rossa e l’orizzonte. E noi altri, nel mentre ammiriamo queste prospettive, dobbiamo pure ricordarci ogni bimestre di pagare la bolletta, il dazio ai signori dell’“energia alternativa” che vengono da lontano.   

*

Salento, mare, sole e vento sono ormai una leggenda, una fola, un luogo comune, una corbelleria. E solo chi credeva nelle favole poteva pensare che questa fosse la realtà.

La verità, invece, brilla della sua stessa perspicuità. Sicché il resto della storia è oggi espresso da un altro slogan un po’ meno ipocrita e più empirico: Salento, male, fole e cemento. Il tutto avvolto dalla tormenta infinita (come quella del V canto dell’Inferno dantesco) prodotta stavolta dal vento sinistro degli insipienti e degli ottusi.

 Antonio Mellone
 
Di Antonio Mellone (del 25/09/2017 @ 21:40:14, in NohaBlog, linkato 2376 volte)

Non so voi, ma a me ‘sta storia del mega-porco commerciale Pantacom rievoca tanto quella della monaca di Monza, narrata da Alessandro Manzoni nei suoi Promessi Sposi.

In questa sorta di romanzo nel romanzo, ci vien presentata la figura della povera Gertrude destinata al convento sin dalla nascita, così, tanto per rispettare la tradizione del Maggiorasco che prevedeva la concentrazione del patrimonio ereditario nelle mani del primogenito (ovviamente maschio).

Sicché la sventurata si trova istradata al monastero già all’età di sei anni, quale normale prosecuzione dei suoi giochi d’infanzia (fatti perlopiù di santini e di bambole vestite da suore), e naturale destino di un nome che fa tanto chiostro, Gertrude, imposto dal padre-padrone, “principe e gran gentiluomo milanese” che per la figlia non vedeva altro futuro se non il velo e la clausura.

Orbene, nonostante Gertrude non avesse alcuna intenzione di farsi monaca, più il tempo passava più s’accorgeva di essersi incamminata in un vicolo cieco. In molte occasioni avrebbe potuto rifiutare la “vocazione” impostale, ma venne sopraffatta dagli eventi, dalla insicurezza, e nondimeno dalla sfiducia nella propria libertà.

La meschina, troppo debole per affrontare le conseguenze di una disubbidienza al volere paterno, mente prima di tutto a se stessa, e poi agli altri, alle consorelle, alla badessa, e infine a quell’uomo “dabbene” che era il vicario, cioè il prete convenuto al monastero, come previsto dalla procedura, per confessarla e interrogarla sulle sue reali intenzioni di accettare i voti, la vestizione e la vita “lontana dalle insidie del mondo”.

Ecco cosa scrive il Manzoni nella sua bella prosa-poetica, dopo l’ennesimo assenso all’“iter autorizzativo” da parte dell’infelice ragazza: “Fu dunque fatta la sua volontà; e, condotta pomposamente al monastero, vestì l’abito. Dopo dodici mesi di noviziato, pieni di pentimenti e ripentimenti, si trovò al momento della professione, al momento in cui conveniva, o dire un no più strano, più inaspettato, più scandaloso che mai, o ripetere un sì tante volte detto; lo ripeté, e fu monaca per sempre” (cap. X, I Promessi Sposi).

  Ecco, io non vorrei che con il Mega-porco commerciale avvenisse il medesimo dramma vissuto dalla sciagurata Gertrude: cioè che si dia corso a questa minchiata  economico-ecologica [scusatemi, ma in questo momento non mi viene un lemma più triviale di questo, ndr.], nonostante siano in pochi ormai (almeno spero) a credere agli asini che – ragliando a cento decibel di “ricadute” e “occupazione” - continuano imperterriti a volare sulle nostre teste.

Come ben saprete, tra i punti all’ordine del giorno del Consiglio Comunale di martedì 26 settembre 2017, al numero 5 leggiamo: “Piano Attuativo per la realizzazione di Area Commerciale Integrata no-food in contrada Cascioni. Proponente: PANTACOM s.r.l. – Approvazione nuova convenzione in sostituzione di quelle sottoscritte in data 24/04/2013 e 31/05/2017”.

Bene. Ora mi (e vi) pongo alcune domande.

Perché un’altra convenzione? Com’è che se ne cambiano ogni tre per due? Forse che le precedenti non andavano bene? È proprio necessario procedere all’approvazione di una novella convenzione in sostituzione delle passate, posto che in genere le successive son quasi sempre peggiorative per noi e migliorative per i richiedenti, cioè con meno oneri per loro e più diseconomie per il Comune di Galatina?

E se invece di approvarle si negassero, cosa succederebbe? Il finimondo? O, come diceva qualcuno, addirittura l’apocalisse (tipo quella paventata lo scorso dicembre in caso di vittoria del No al referendum di Renzi)?

A Galatina sono maestri nel ripetere un mantra che suona più o meno così: “Non c’è più nulla che si possa fare per bloccare il progetto del Megaparco perché tutti gli atti autorizzativi necessari sono stati rilasciati dalle precedenti amministrazioni”.

Se davvero così fosse, come si spiegherebbe la convocazione addirittura di un Consiglio Comunale per discuterne ancora? E non sarebbe a questo punto il caso di render noto all’intera cittadinanza l’elenco degli atti di qualunque natura relativi a codesta “definitiva” autorizzazione: sia quelli già rilasciati, che, eventualmente, quelli ancora mancanti?

E, giacché ci siamo, non sarebbe opportuno che questa nuova Amministrazione Comunale mostrasse chiari segni di discontinuità con le precedenti, anche sul tema del Mega-porco (visto che i propositi, le premesse, la buona volontà, la voglia di far bene sembrano esserci tutti)?

Ho sentito dire in giro, tra le altre cose, che il Consiglio Comunale “è tenuto ad approvare”, eccetera, eccetera. Coooosa? È questo il moderno concetto di Democrazia? Ma scusate: non è forse un Consiglio Comunale la massima assise cittadina, espressione della sovranità di un popolo stanziato su di un determinato territorio, l’organo di volontà e indirizzo politico di un Comune, per cui è libero di decidere in assoluta libertà quel che vuole (e dunque non è “tenuto” ad approvare proprio un bel nulla), nel rispetto delle leggi e della Costituzione?

E se davvero non ci fossero alternative, mi spiegate a cosa cavolo servirebbe un Consiglio Comunale? A ratificare forse quel che avrebbero deciso gli altri, o peggio ancora un funzionario a briglie sciolte il quale, magari in qualche conferenza dei servizi, ha stabilito che andava bene un centro commerciale senza alberi di alto fusto (sennò magari le radici sollevano l’asfalto e rompono le palle alle auto e ai Tir)? [questa mi pare di averla già sentita da qualche parte, ndr.].

E che razza di decisione è mai quella per la quale o mangi questa minestra o ti butti dalla finestra? Ci sarebbero delle penali da sopportare, dite? E a carico di chi sarebbero queste penali? Del Comune, o di chi eventualmente avrebbe preso l’iniziativa “in nome del”, senza magari averne il mandato o, come si dice, in carenza o difetto di rappresentanza? E in questa seconda eventualità, non sarebbe appena il caso di accollarle al responsabile e non invece a tutta la collettività (responsabilità e penali, dico)?

E a chi dovrebbero essere pagate queste penali, alla Pantacom? Cioè alla società che, salvo errori od omissioni, è ancora “inattiva”? E cosa farebbero i signori di codesta società a responsabilità ridotta, l’attiverebbero giusto il tempo di incassare le penali? E, di grazia, di che importo sarebbero codesti indennizzi, posto che si tratti di esborsi monetari e non di fustigazioni sulla pubblica piazza? E se anche si dovessero sopportare spese per risarcimenti, non trovate che qualunque rifusione sarebbe comunque di gran lunga meno gravosa della pena di un Mega-porco a km zero? E perché mai non si prevede un indennizzo finalmente a favore del Comune se non altro per il danno derivante dall’enorme perdita di tempo e di energie dei suoi uffici, che, piuttosto che dar retta alle coglionate, avrebbero potuto pensare ai problemi reali di Galatina?    

Inoltre, invece di andare avanti con questa pantomima [vocabolo derivante giusto da Pantacom, ndr.], avete letto per caso in questi giorni (perfino sul Corriere della Sera, giornale tutt’altro che anticapitalista) della decisione della Provincia di Trento di bandire definitivamente i centri commerciali dal proprio territorio, al fine di “salvaguardare l’ambiente, ridurre il traffico veicolare, e rinnovare il metodo degli insediamenti commerciali sul territorio all’insegna della qualità e della valorizzazione dei piccoli esercizi”? No? Allora, per favore, informatevi bene prima di prendere decisioni irreversibili come quelle della monaca di Monza. 

E infine, lo sapete che negli Stati Uniti il mito del centro commerciale è crollato da tempo? E che gli Stati Uniti anticipano generalmente la nostra sociologia di circa un decennio? E che secondo molti analisti nei prossimi anni chiuderanno addirittura 400 dei 1100 centri commerciali statunitensi? Avete avuto per caso notizia dell’inchiesta del New York Times (non dell’Osservatore Nohano) che attesta che svariati Malls (centri commerciali) sono ormai alla stessa stregua di vere e proprie città-fantasma, deserte, vuote, fallite? Lo sapete che ci sono dei siti internet - come ad esempio il seguente http://deadmalls.com/ - con storie di centinaia di Malls chiusi, sedotti, abbandonati, morti e sepolti? A quando la costruzione e la redazione anche in Italia di un sito o un blog dello stesso tenore dal titolo “limortiloro.it”?

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Di questo passo Galatina farà la fine della monaca di Monza. E i danni non si ripareranno con una “cavita di conza”.

Antonio Mellone

 
Di Antonio Mellone (del 14/11/2013 @ 21:39:23, in Fotovoltaico, linkato 3779 volte)

A proposito di campi di concentramento di impianti fotovoltaici nohani volevo cogliere l’occasione per ricordare, nel loro terzo anniversario, le storiche parole dell’ex-sindaco di Galatina Giancarlo Coluccia pronunciate nel corso di un intervista apparsa on-line anche su questo sito il 2 settembre 2010, conversazione davanti a telecamera e microfono, condotta dal bravo Tommaso Moscara. Che davvero non so come faccia a non scoppiare in fragorose risate in faccia all’interlocutore di turno, rimanendo invece imperturbabile di fronte alle scemenze propinategli dai politici di ieri e di oggi, inclusi gli americani e i Russi. Ma questa è un’altra storia.  

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Il per fortuna ex-sindaco di Galatina, a proposito del fotovoltaico, riuscì in quell’intervista da manuale a concentrare in poche ma sintatticamente malferme parole un incredibile numero di baggianate.

Dopo aver premesso che probabilmente la calura estiva poteva aver annebbiato la mente a qualcuno (inclusa certamente anche quella del sottoscritto) che s’era permesso addirittura di lottare insieme ad altri contro l’invasione dei pannelli in mezzo alla campagna, dopo essersi retoricamente chiesto se noi fossimo o meno per le energie alternative, e dopo aver aggiunto che comunque la sua amministrazione non aveva alcuna responsabilità in merito al fotovoltaico, il Giancarlo nostrano si è esibito in sperticati numeri da trapezista che neanche al circo Orfei. Se si fosse fermato alle prime elucubrazioni forse avrebbe fatto miglior figura. Ma i salti mortali evidentemente provocano in certi folkloristici personaggi una qualche forma, come dire, di ebbrezza.

Così continuava a blaterare il nostro pervicace e per grazia di Dio ex-sindaco: “…Se andiamo a vedere quei terreni, sono terreni impervi, dove prima andavano a pascolare i greggi. Non sono terreni effettivamente dalla grande produzione agricola. Fermo restando che dovranno essere come da statuto piantumati nel loro perimetro in maniera da risultare quanto meno impattanti”. E così via di questo passo.

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Chiaro? Il sindaco e la sua giunta non ne erano i responsabili. Ma se dobbiamo dirla tutta, di fatto, almeno politicamente un pizzico lo erano, eccome. Questo si evince dagli atteggiamenti e dalle parole. Il sindaco sembrava quasi rammaricarsi per non essere stato lui, ma altri, a dare l’imprimatur a codesto impianto di “energia alternativa”. Del resto nessun esponente dell’allora maggioranza (e a dire il vero anche della sedicente opposizione) sembrava non dico avversare ma almeno batter ciglio contro lo scempio dei nostri campi occupati dall’invasore. Anzi! Visto che i “terreni sono impervi” e non “dalla grande produzione agricola” tutto sommato – così si arguisce – si poteva pure fare il megaparco di pannelli in contrada Roncella. E così sia.

*

Chi va a dire al poveretto che anche “i terreni impervi, dove prima andavano a pascolare i greggi” sono fondamentali per la biodiversità vegetale ed animale? Che la fotosintesi clorofilliana non è solo quella delle “grandi produzioni agricole” ma anche quella delle erbe spontanee, molte delle quali edule, e dei “pascoli per i greggi”? Che per quanto si possa “piantumare” con siepi perimetrali un parco fotovoltaico di quella estensione, il disastro rimane nei secoli dei secoli? E che eventuali siepi anche fitte sarebbero niente altro che il classico tappeto sotto il quale nascondere la polvere? E che la siepe del parco nohano, fatta tra l’altro con alcuni ulivi già secchi, è semplicemente ridicola?

Chi va a spiegare a questi mostri di intelligenza che per un piatto di lenticchie anzi di briciole, oltretutto una tantum, gentilmente concesse dai nostri conquistadores, non si può svendere la nostra primogenitura e che, dunque, non sono sufficienti “la ristrutturazione del canile di Galatina” ed “il rifacimento della villetta Fedele in via Soleto” per indennizzarci della perdita del panorama, del futuro, della faccia, della dignità, della bellezza e, non ultimo, dei soldi (che tra l’altro, a quanto pare, imboccano la strada per la Germania direttamente da contrada Roncella senza manco transitare da Galatina)?

Chi va a spiegare a chi si rifiuta di capire persino l’ovvio che questa non è assolutamente “energia alternativa”?

E’ “alternativa” (oltre che rinnovabile) quell’energia che compensa la minor produzione di corrente elettrica prodotta ad esempio da fonti fossili come petrolio, gas e carbone. Il che non è. Abbiamo cercato di dire, ridire e ricordare minuziosamente almeno un milione di volte che questi impianti fotovoltaici danno ai titolari il diritto di ottenere i cosiddetti “certificati verdi”. Cosa sono? Ma sicuramente l’ennesima truffa, in quanto si tratta di veri e propri permessi di inquinare, liberamente negoziabili a prezzi di mercato. I suddetti attestati, dunque, vengono venduti, tra gli altri, anche e soprattutto alle centrali di produzione di energia tradizionale, che a loro volta, grazie a questi permessi di inquinare, possono addirittura aumentare e non ridurre la produzione di corrente da fonti non rinnovabili. Altro che “energia alternativa”.

La centrale di Cerano, per dire, nonostante la Puglia sia ormai completamente ricoperta da pannelli fotovoltaici (e tra poco anche da pale eoliche: non ci facciamo mancare niente) non ha ridotto di un solo kw la sua produzione, anzi l’ha addirittura aumentata. Con quali conseguenze? Ma ovviamente con maggiori emissioni di fumi, anidride carbonica, gas di scarico ed altre schifezze che arrivano anche da noi grazie a quel “gasdotto” naturale che è la tramontana. A questo si aggiungano le autoproduzioni salentine di diossina e miasmi ed esalazioni varie provenienti dai camini di certi altiforni svettanti intorno a noi come la torre Eiffel ed il quadro è completo.

Poi uno si chiede come mai nel leccese, e a Galatina e dintorni in particolare, si muore molto di più che in altri luoghi per neoplasie, mesoteliomi, e cancro all’apparato respiratorio.

*

Infine, come far comprendere a questi signori, per i quali sembra che la logica sia un’allergia, il concetto basilare per cui non serve una centrale da un milione di kw ma un milione di utenti che mettono in rete un kw ciascuno? Dunque l’energia solare va benissimo, ci mancherebbe altro; ma in impianti di micro-generazione energetica e non in mega-impianti in mezzo alla campagna, anche se piena di cozzi, impervia, o morfologicamente assimilabile ad una pseudo-steppa. E’ così difficile da comprendere questa roba? Questi signori hanno mai preso in mano un libro, che so io, di un Jeremy Rifkin, ammesso che conoscano il professore e le sue ricerche scientifiche?

Anzi, formuliamo meglio: hanno mai preso in mano un libro (che non sia, per favore, il tomo-panettone di Bruno Vespa)?

Antonio Mellone
 
Di Antonio Mellone (del 27/05/2018 @ 21:36:44, in Comunicato Stampa, linkato 1598 volte)

Da tempo m’arrovellavo nel tentativo di capire cosa avessero in comune la Tap, le eradicazioni di alberi e la diffusione di pesticidi in nome della “emergenza” Xylella, i novelli Centri Commerciali, i Villaggi Turistici da colare nelle superstiti foreste vergini, le Trivelle, e molti altri simili gigli di campo (santo).

Eureka, ho trovato: il minimo comun denominatore di tutto questo è il Diciamo Popolo che più o meno consapevolmente lo sostiene.

Si tratta di una genia multiforme che va dai diretti interessati (i soliti quattro gatti fra imprenditori con le pezze ai glutei, finanzieri con i soldi degli altri, editori e politici in conflitto di interessi, e ovviamente “giornalisti” a libro paga) e la gran massa di chi è acriticamente prono alle decisioni altrui per conformismo e spirito gregario.

Stiamo parlando di una maggioranza perlopiù silenziosa, e forse proprio per questo ancor più pericolosa, composta da fatalisti stravaccati su morbidi divani, formulatori di frasi killer tipo “tanto hanno già deciso tutto”, telespettatori di grandi fratelli, degustatori di piatti di lenticchie elargiti da munifiche Marie Antoniette, elettori di partiti del cemento, servitori di più padroni, monarchici incapaci di concepire l’esistenza degli anarchici, mistificatori allo stato brado, cronisti copia-incollatori di comunicati-stampa, sostenitori del politically correct, promotori dell’incoscienza di classe, consumatori suggestionati dal 3x2, fondamentalisti del mercato, frequentatori (perfino domenicali) dei centri commerciali, schiavi legati a catene in franchising, intenditori di niente, profani su tutto il resto, fiancheggiatori del trasversalismo partitocratico, querelatori della Parola Contraria, proletari del consenso, “scienziati” che hanno famiglia, nemici compulsivi dei libri, coccodrilli lacrimanti, chiacchieroni inconcludenti, adepti dell’ennesima “riforma” della Costituzione, subalterni al Pensiero Unico, massacratori di storia e geografia, Briatori in pectore, fautori del Sì a tutto, fossili come le energie che difendono, giustificatori di ogni devastazione in nome dello “sviluppo”, funzionari dell’usa e getta, adoratori della ricchezza altrui.

Seduti in riva al fiume in attesa del cadavere (molto probabilmente il loro), sempre allineati e coperti, i diretti disinteressati stanno alla finestra, non si espongono mai alzandosi in piedi, aspettano i cambiamenti dall’alto, e capiscono le cose dieci anni dopo che sono accadute.

Troppo tardi forse per liberarsi di ciò che da tempo hanno appiccicato addosso: il cartellino con un codice a barre.

Antonio Mellone

 
Di Redazione (del 04/02/2014 @ 21:33:09, in Un'altra chiesa, linkato 2744 volte)
Pensavo che certi fenomeni da baraccone fossero scomparsi, e che subentrasse al loro posto una fede più autentica, radicalmente evangelica. Ma mi sbagliavo.
Quando sono venuto a conoscenza che anche nella nostra Diocesi di Milano ci sarà la Peregrinazione dell’urna di San Giovanni Bosco, mi sono cadute le braccia, e ancora una volta mi sono chiesto come sia possibile aggrapparci a queste idolatrie (o mummia latria). Sì, perché effettivamente di questo si tratta: di adorazione (o latria) di resti cadaverici a cui affidare le nostre attese e speranze. Di che?
Che ci siano i santi o i beati o i venerabili o i servi di Dio (non ho ancora capito la differenza: è tutta questione di quantità taumaturgica?), che la Chiesa gerarchica ufficialmente proclama e propone come modelli da imitare davanti al mondo cattolico, lo posso anche capire, soprattutto in epoche in cui la Chiesa ha bisogno di auto-celebrarsi. In realtà è così: la Chiesa canonizza usando come criterio le virtù più consone al sistema. Che poi il popolo di Dio veda nei santi canonizzati più di quanto la Chiesa vorrebbe, questo è un altro discorso. E la Chiesa è così scaltra che sa mettere il cappello sopra quei profeti che, in vita, hanno contestato la religione. E ci riesce: basta poco, ovvero si presenta il profeta scomodo togliendogli le sue reali provocazioni, addolcendo il tutto.
Non vorrei insistere su questo, perché il discorso ci porterebbe lontano dal nostro caso, ovvero da questa insana voglia di far risuscitare i santi, venerandone le spoglie o i resti di ciò che il tempo ha consumato. E smettiamola di pensare che il Padre Eterno riservi particolari favori al corpo di alcuni suoi devotissimi. Ciò che Dio non vuole fare, lo fa la pratica dell’imbalsamazione, usanza pagana tipica dei tempi dei faraoni.
- Ma, si dice, è lo spirito del Santo che viene evocato!
A che punto siamo arrivati? Evocare lo spirito del Santo? E quale spirito?
Basta con queste forme di superstizione miracolistica per cui si crede che toccare l’urna o la sola presenza dell’urna possa compiere il miracolo. E quale miracolo? Risvegliare la fede? Ridare ai giovani l’entusiasmo di vivere?
Siamo o non siamo in cattiva fede? Oppure devo credere nella buona fede di tanti allocchi?
Ho l’impressione che, provate tutte le esperienze, anche le più strampalate, non sia rimasta altra soluzione che aggrapparci a qualche santo. Non è che questa sia la prova del nostro fallimento educativo?
- Chissà, dopo averle tentate tutte, adesso affidiamo la patata bollente a qualche spiritello vagante che, disoccupato, vorrebbe trovare un po’ di lavoro!
È forse così?
Fosse anche così, sarebbe il minor male. Ma proporre oggi un’urna di ossa ricoperte da una maschera di cera o d’altro per risvegliare lo spirito nei giovani, questo è il colmo che rasenta il grottesco più irrazionale. Per fortuna, tempi fa era proibita la cremazione. Altrimenti, saremmo qui a venerare un pugno di ceneri. Santi moderni, se volete domani avere l’onore di peregrinare tra gli applausi della gente, non fatevi cremare! La Chiesa sarebbe fregata. Non avrebbe più nemmeno un osso da dare in pasto al popolo credulone.
Lo so che qualcuno mi accuserà di essere dissacrante, di essere blasfemo.
Io blasfemo? Ma chi bestemmia realmente il vero Dio? Certo, bestemmio il dio della religione, ma questo non è che un idolo. L’idolatria, nell’Antico Testamento, era un peccato punibile con la morte. Ed è successo paradossalmente che la Chiesa abbia mandato sul rogo come bestemmiatori i cultori del vero Dio.
Tornando al tema, se crediamo di risvegliare nei giovani l’entusiasmo della fede o, meglio, il risveglio delle loro energie vitali, proponendo forme superstiziose che rasentano l’idolatria, ci sbagliamo di grosso. I giovani d’oggi hanno bisogno d’altro: casomai di essere aiutati a cercare il divino che è in loro, che non ha nulla a che fare con una religione che vive di apparenze, di aggregazioni strutturali, di apparizioni di santi o di madonne, di questo o di quello. I nostri ragazzi hanno perso la “sacralità” della vita e del contesto in cui vivono. Sacralità non sta per religiosità. Sono due cose diverse. La religione toglie la sacralità innata per imporre la sua visuale di dio, che è una sua creazione, mentre la sacralità fa parte del nostro essere, ed è il divino in noi.
Mentre la religione vive di superstizione o di magia (nel senso peggiore del termine), la sacralità è ciò che noi siamo. Qui sta il punto. Qui sta il segreto. Più esteriorizzi la fede di un giovane, o i suoi ideali, o le sue energie vitali, più tradisci la sua sacralità, che è il divino del suo essere.
E noi che facciamo? Mettiamo questi giovani, già alieni per tutta una serie di cause, al contatto con un’urna di ossa, e speriamo nel miracolo. Ma il miracolo è già dentro nei giovani. Basta farli rientrare nel loro essere.
Quando una Chiesa è ancora ferma a queste forme blasfeme, non ci sarà via d’uscita. È inutile, perfettamente inutile che Papa Francesco faccia di tutto per rinnovare la Chiesa, quando poi non affonda il suo fendente nel cuore di una religione che vive ancora di un culto cadaverico.

30/1/2014

Don Giorgio de Capitani
 
Di Redazione (del 05/04/2016 @ 21:24:17, in Referendum, linkato 2558 volte)

Referendum trivelle in mareIl referendum trivelle. Di che si tratta? Quali sono i vantaggi e gli svantaggi della ricerca di idrocarburi in Italia?

Il “referendum trivelle” va oltre il referendum in se. Si pone all’attenzione un sistema lobbistico-finanziario e di sfruttamento del suolo e delle popolazioni che non produce alcuna ricchezza per le popolazioni stesse

 

1. Il quadro della situazione: l’economia fossile italiana

Cominciamo con alcuni dati sulle quantità e qualità degli idrocarburi in Italia: scarsi, di scarsa qualità, in giacimenti estremamente frammentati e a grandi profondità.

Tuttavia, i sommovimenti tettonici hanno distrutto la maggior parte delle accumulazioni petrolifere di quell’epoca in Italia, mentre, invece, sono rimasti nelle zone geologicamente più tranquille di, per esempio, il nord America e il Medio Oriente. Come ci possiamo aspettare, dunque, il petrolio Italiano è frammentato in piccoli pozzi di origine molto varia. (fonte)

La prima domanda che dobbiamo porci, quindi, è “Se l’estrazione è difficile e il è petrolio scarso sia quantitativamente sia qualitativamente, perché le compagnie petrolifere investono in ricerca ed estrazione in Italia?

La risposta è semplice: È praticamente gratis:

In Italia, i giacimenti di idrocarburi sono patrimonio indisponibile dello Stato (articolo 826 c.c.). Tuttavia lo Stato non si impegna direttamente nella ricerca e nel loro sfruttamento, che lascia in concessione ad imprese private.
Il concessionario è soggetto al rispetto dei programmi di lavoro, al pagamento di canoni proporzionati alla superficie coperta dai titoli minerari e al pagamento di royalties, proporzionate alle quantità di idrocarburi prodotte. (Ministero dello Sviluppo Economico)

Nell’anno 2014 il gettito da royalties è stato pari a € 401.915.004.65, nel 2015 è sceso a € 340.143.425,64 (Ministero dello Sviluppo Economico).

Le royalties italiane sono le più basse al mondo, mantenendosi al 10%, mentre per il resto del mondo si va dal 25% della Guinea all’80% della Russia e della Norvegia.

In realtà il sistema delle “franchigie” rende il tutto ancora più conveniente (per i petrolieri). Le società non pagano nulla se producono meno di 20mila tonnellate di petrolio su terra e meno di 50mila in mare. Se si superano le soglie, c’è un’ulteriore detrazione di circa 40 euro a tonnellata (sconto del 3%).

Quindi viene pagato solo il 7% delle royalties dopo le prime 50mila tonnellate di greggio estratto. In buona sostanza, i giacimenti sono patrimonio dello Stato, ma il loro sfruttamento viene lasciato (gratis) in mano ai privati, inoltre per le compagnie petrolifere è più conveniente continuare ad estrarre piccole quantità piuttosto che smantellare (e smaltire) le piattaforme.

Questo è proprio l’oggetto dell’unico referendum trivelle rimasto

2. L’oggetto del “referendum trivelle”

Ho scritto “Questo è proprio l’oggetto dell’unico referendum trivelle rimasto” perché i quesiti referendari originariamente ammessi dalla Corte di Cassazione erano sei.

A metà dicembre, però, con alcune modifiche operate nella legge di stabilità che fingono di recepire i quesiti referendari il Governo ha “sterilizzato” gli altri cinque quesiti che sono diventati inammissibili.

Il “referendum trivelle”, quindi ci consente di esprimerci per evitare che le “coltivazioni” già autorizzate entro le 12 miglia dalla costa possano continuare ad essere sfruttate fino all’esaurimento che, come abbiamo visto, non apporta tra l’altro alcun ritorno economico allo Stato.

Si vota il 17 Aprile. È un referendum abrogativo, quindi con il “SI” si abroga la norma che consente lo sfruttamento fino all’esaurimento, il “NO” mantiene la norma e si continuerà a vedere le piattaforme entro le 12 miglia dalla costa.

Il quesito in se può apparire un problema secondario, ininfluente e privo di interesse vero, ma così non è. Adesso vedremo il perché.

3. Questione di semantica: La “coltivazione” degli idrocarburi

Se si coltivano melanzane, la produzione consente di soddisfare il fabbisogno dell’anno e di produrre i semi per l’anno successivo. Mangiamo le melanzane mature, ma basteranno poche melanzane per seminare un nuovo campo.

Anche per l’estrazione di idrocarburi viene utilizzato il termine “coltivazione”, come si trattasse di agricoltura e un giacimento esaurito viene definito “maturo”.

Come abbiamo avuto modo di vedere al punto 1. (qui la fonte) gli idrocarburi sono il prodotto lungo e complesso di una serie di eventi e condizioni che devono verificarsi contemporaneamente. I giacimenti di idrocarburi si sono formati fra il Giurassico e il Quaternario (fra i 195 milioni e i 2 milioni di anni fa).

Se vogliamo chiamare “coltivazione” il prosciugamento di questi preistorici serbatoi naturali facciamolo pure, ma occorre sapere che prosciugato un giacimento non è possibile seminarne un altro. Ne discende, quindi, che raddoppiare o decuplicare l’estrazione dell’idrocarburo serve solo ad accelerarne l’esaurimento (chiamiamolo pure “maturazione”, se vogliamo).

4. Il “referendum trivelle” e la dipendenza energetica: Il ruolo delle energie alternative

Come ci spiega nientedimeno che la TOTAL, nel 2011 l’estrazione di idrocarburi copriva all’incirca il 7% del fabbisogno nazionale. Seguendo il principio della “coltivazione”, basterebbe decuplicare le estrazioni per raggiungere l’indipendenza energetica.

Peccato che così non è. L’estrazione degli idrocarburi in Italia è un affare solo per le multinazionali estrattive.

In una intervista a “Tempi” del 19 Giugno 2014 il Presidente di Federpetroli, Michele Marsiglia, diceva:

D.: Ma è vero che il nostro Paese potrebbe raddoppiare la sua produzione di idrocarburi se solo decidesse di trivellare l’Adriatico?
R.: Non solo, nell’arco temporale di 10/15 anni l’Italia potrebbe diventare una potenza energetica sfruttando i propri giacimenti a terra e in mare con una soddisfazione del fabbisogno nazionale del 47 per cento. Consideri che dopo l’estrazione vi è indotto di raffinazione, logistica, oleodotti, rete carburanti. Ad ogni modo, è vero che il Mar Adriatico è sempre stato ricco di idrocarburo, in particolare olio.

Spertugiando in terra e mare, devastando i fondamenti della nostra economia: siti archeologici, agricoltura, pesca e turismo (oltre che vite umane) non supereremmo il 47% del fabbisogno. E per quanto tempo? Se con l’attuale andamento si prevede di mantenere il 7% fino al 2050, incrementando lo sfruttamento fino al 47% entro 5 anni non ci sarebbe comunque una sola goccia di petrolio.

Secondo i dati ENEA, al 2011 la composizione per fonte del fabbisogno energetico era la seguentereferendum trivelle: grafico conti energetiche 2011Mentre, nel 2013

In due anni l’apporto del petrolio e del gas è sceso dal 72,1% al 64%, mentre quello delle rinnovabili sale dal 13,3% al 20%. Ricordiamo che di petrolio e gas ne produciamo il 7%, il resto lo importiamo.

referendum trivelle: grafico fonti energetiche 2013Riassumendo, trasformando terra e mare in un groviera così distruggendo per sempre i fondamenti della nostra economia (agricoltura, turismo, pesca e siti archeologici) potremmo arrivare a coprire per qualche anno il 47% del nostro fabbisogno (continuando a importare il resto), se si investisse nelle rinnovabili si arriverebbe probabilmente in breve tempo all’indipendenza energetica con surplus da esportare. Per sempre.

Mantenendo l’economia caratterizzante che ci ha consentito (fin’ora) di superare le crisi economiche. Per sempre!

E invece il Governo Renzi se per “sbloccare” l’Italia ritiene necessario intervenire a favore delle multinazionali dell’estrazione degli idrocarburi, per le energie rinnovabili ha ritenuto di abbattere gli incentivi per ottenere un risparmio in bolletta (risparmio mai visto) addirittura in modo retroattivo

Da

Da “La Repubblica.it” del 23/06/2014

si assiste quindi a una inversione di tendenza e le energie rinnovabili sono in frenata netta anche per la

totale incertezza in cui il settore si trova a seguito di interventi normativi che in questi anni hanno introdotto tagli agli incentivi, barriere e tasse senza al contempo dare alcuna prospettiva chiara per il futuro. La scure di Palazzo Chigi si è dunque abbattuta su un mercato che vale più di 100 mila posti di lavoro. (La Repubblica)

5. I 25.000 nuovi posti di lavoro fantasma: Il tragico esempio siciliano

Per “Assomineraria” consociata di Confindustria se si raddoppiassero le estrazioni si creerebbero 25.000 nuovi posti di lavoro.

Sussistono autorevoli e circostanziati pareri contrari. Leonardo Maugeri (ex manager ENI – vedi curriculum – e docente ad Harvard) su Sole24Ore:

Anzitutto, l’industria del petrolio non è ad alta intensità di lavoro. Si pensi, per esempio, che la Saudi Aramco, il gigante di stato saudita che controlla le intere riserve e produzioni di petrolio e gas dell’Arabia Saudita, impiega circa 50.000 persone
[…]
gran parte dei siti produttivi si controllano con poche persone, in molti casi da postazioni remote. Anche nel caso di un via libera generalizzato alle trivelle, quindi, è alquanto dubbio che si possano creare i posti di lavoro di cui si è parlato (25.000): forse il numero sarebbe di poche migliaia.

Inoltre, a fronte di poche unità lavorative in più, quanta economia verrebbe meno con effetti negativi permanenti?

I più evidenti sarebbero sul turismo e sulla pesca. Se sul turismo l’impatto è intuitivo, sulla pesca e sull’ecosistema del Mediterraneo voglio soffermarmi.

Occorre ricordare che il Mediterraneo è un mare chiuso e il suo ecosistema è particolarmente delicato.

Sono già noti i danni provocati a causa del petrolchimico installato sulla costa orientale siciliana, nella rada di Augusta. I pesci che arrivano in tavola, sani all’apparenza, presentano profonde mutazioni e malformazioni.

All’inizio ho evidenziato che i giacimenti italiani si trovano a grande profondità. Per rilevarli, quindi, occorrono tecniche particolari di “prospezione” che, specie in mare, sono particolarmente devastanti: l’air-gun.

Si tratta di onde sismiche provocate da esplosioni di aria fortemente compressa. I punti di monitoraggio del ritorno delle onde sismiche consentono di verificare la densità in profondità sotto il fondale marino alla ricerca di eventuali “sacche”.

referendum trivelle airgun

Ogni 5-12 secondi, 24 ore su 24 per mesi.

Per tutto il tempo previsto dall’autorizzazione alla “prospezione” il rumore provocato da ogni singola esplosione è di circa 240-260 decibel. Come termine di paragone pensiamo che un jet al decollo ne produce “solo” 140.

Fra i danni:

cambiamenti nel comportamento, elevato livello di stress, indebolimento del sistema immunitario, allontanamento dall’habitat, temporanea o permanente perdita dell’udito, morte o danneggiamento delle larve in pesci ed invertebrati marini. (fonte)

L’air gun era previsto fra gli Ecoreati fino a che un emendamento soppressivo su cui c’era il parere favorevole del governo non è stato approvato il 5 Maggio 2015 (Ansa).

L’ecosistema marino e del Mediterraneo in particolare non può reggere una violenza di questo genere. In un mare chiuso il danno sarebbe permanente

In Sicilia ci dissero che con il petrolchimico saremmo usciti dal sottosviluppo. Ci dissero che ci sarebbe stata occupazione. Prospettarono l’eldorado.

Nessuno ci disse che avremmo dovuto serrare i finestrini delle auto e tappare le bocchette di aerazione attraversando la SS 114. Un inferno col sole estivo, ma preferibile al respirare i miasmi che chi abitava nella zona respirava 24 ore su 24.

Nessuno ci disse che l’occupazione si sarebbe verificata a scapito di altra occupazione e che lo “sviluppo” passava per morti per tumori e feti malformati.

Nessuno ci disse che avremmo respirato e mangiato veleni.

Quella macchietta del Presidente della Regione Sicilia (ma pure dipendente ENI), Rosario Crocetta addirittura profetizza 10.000 nuovi posti di lavoro solo in Sicilia.

Se al referendum trivelle vincesse il no o non si raggiungesse il quorum si avrebbero nientedimeno che 10.000 nuovi posti di lavoro solo in Sicilia. Saremmo prossimi alla piena occupazione? Ma si sente, quando parla?

È forse il miglior spot per il SI al “referendum trivelle”.

http://www.dailymotion.com/video/k1ppWg6R1mOLCVg09My

Per Crocetta “noi non abbiamo mai avuto un disastro ambientale petrolifero“. E gli incidenti H24 ai petrolchimici? E l’enorme incidenza tumorale? E l’elevatissima incidenza di malformazioni nei feti? (fonte: Il petrolchimico uccide e licenzia)

Suggerisco anche un servizio de La 7: “Morire di Sviluppo

Il “SI” al referendum trivelle, quindi, è un SI al divieto di uccidere in nome di uno sviluppo che è lo sviluppo economico di pochi sulla pelle di tanti. È un SI al futuro.

Anche a voler prescindere dal quesito il SI al referendum trivelle è l’unica arma che abbiamo per la salvaguardia della salute e del futuro nostri e dei nostri figli. Non sprechiamola.

fonte: ilcappellopensatore.it

 
Di Albino Campa (del 30/11/2006 @ 21:20:33, in Eventi, linkato 5099 volte)
"Grande successo di pubblico per il convegno del 27 ottobre 2006 organizzato dalla CGIL di Galatina per commemorare dei veri e propri eroi della lotta per i diritti dei lavoratori "Carlo Mauro, Biagio Chirenti e Luisa Palumbo".
Dal palco dei relatori, moderati da Ninì De Prezzo, si sono alternati il Sindaco di Galatina, Sandra Antonica, che ha introdotto il simposio; Carlo Macrì che ha svolto il tema sulla nascita della CGIL nel Salento; Antonio Mellone che ha discettato della pasionaria di Noha: Luisa Palumbo, meglio nota come La Isa; Angela Chirenti che ha raccontato la storia di suo padre Biagio Chirenti, contadino, sindacalista e sindaco; ed infine Giuseppe Taurino, in sostituzione di Lucio Romano, che ha trattato della romantica attualità di Carlo Mauro.
Di seguito riportiamo il discorso commemorativo di Antonio Mellone sulla passione e la lotta della nostra concittadina Luisa Palumbo...".


Luisa Palumbo (La Isa): passione e lotta

Questa sera ho l’onore di parlare di un nome, celebrandolo (alla fine di ognuno di noi non resterà che il nome): quello caro di Luisa Palumbo (1920 - 2003), meglio nota come la Isa, e ancor più nota quale pasionaria di Noha.
Come vedremo la Isa, comunista convinta, è stata una sindacalista battagliera, protagonista delle lotte per la rivendicazione dei diritti degli ultimi. Ma prima di tutto questo, la Isa era una Donna!
Ne parlerò sul filo della memoria, delle testimonianze e soprattutto del cuore.
Scopriremo come sia vero il fatto che certe figure inquadrate in ambienti “provinciali”, come Noha, meritano di essere fermate finalmente sotto il flash della Storia, la quale, benché “locale” o “micro” (come dice Antonio Antonaci), dovrebbe essere comunque scritta con la maiuscola. Per capirci meglio, diciamo che la Storia locale è Storia tout court: non c’è più Storia di prima scelta e Storia di seconda scelta. Di fatto la storia generale non può fare a meno della micro-storia, quella delle piccole località e della gente non blasonata spesso testimone o protagonista “muta” della Storia: così come è vero che ogni mosaico è, del resto, fatto da mille piccole tessere, tutte importanti.
Questa sera, dunque, parlerò di una di queste tessere musive.
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Conobbi la Isa in circostanze particolari.
Eravamo nel 1983. La mia famiglia come numerose altre famiglie di Noha (e di Galatina) trovava sostentamento nell’agricoltura.
Nell’ambito di questo settore la coltivazione che assorbiva i pensieri e le energie e le ore del giorno e della notte di tutti i membri della mia famiglia, incluso il sottoscritto, era il tabacco…
Ora vi devo confessare che non solo non ho mai amato, ma neanche provato la pur minima simpatia questa coltura (e, a dirla tutta, nemmeno per le altre: verdura, vigneto ed uliveto, le principali, non collimavamo punto né con le mie aspirazioni, né con i miei hobby: l’idea dell’agricoltura quale sbocco occupazionale non mi sfiorava il pensiero: nemmeno come ripiego). Diciamo che la campagna mi sarebbe piaciuto intenderla al più come villeggiatura. Le mie braccia preferivano il carico di dieci libri pesanti, ma non uno di una “filza” di tabacco.
I miei genitori ovviamente non mi avrebbero permesso di trascorrere l’estate nel “dolce far nulla”: era un lusso che solo alcuni dei miei amici, più fortunati di me, potevano permettersi. L’ozio non era contemplato né negli schemi mentali né nel vocabolario dei miei familiari, e, a dire il vero, neanche nei miei.
Bisognava dunque trovare un’alternativa all’aborrito tabacco.
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Il bisogno aguzza l’ingegno anche dei ragazzini. Il mio mi portò in quell’amena località di mare al nord di Gallipoli che risponde al nome di “Lido Conchiglie”, dove venni assunto per tutta l’estate (e così per le successive quattro bellissime “stagioni”), in qualità di cameriere, alle dipendenze del grazioso hotel-pensione denominato appunto “Le Conchiglie”, un complesso turistico allora di proprietà proprio della signora Luisa Palumbo, nonna di Tony Serafini, un mio compagno di classe delle medie, qui presente, che di fatto era stato il mio “gancio”. Anche egli, colà, non era, oltre tutto, in vacanza, ma cameriere, al pari di me (non c’erano forme di nepotismo per la Isa!)…
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La proprietaria era, dunque, una anziana signora corpulenta, anziché no; ma attivissima, soprattutto in cucina, e combattiva, come vidi, financo al mercato del pesce di Gallipoli, dove conosciuta da tutti, veniva rispettata anche dal più incallito e smaliziato pescivendolo all’ingrosso.
La cosa che colpiva subito della Isa, a Lido Conchiglie dove visse gli ultimi vent’anni e più della sua vita, era un nugolo di cani e gatti che per la strada la seguivano o la precedevano: insomma l’accompagnavano ovunque movesse il suo passo lento e grave. Erano povere bestie randagie, abbandonate da gente violenta e senza scrupoli, delle quali la Isa si prendeva amorevole cura.
Questa donna dalla folta canizie, all’inizio mi sembrò burbera: compresi invece, in seguito alle nostre conversazioni (e ce ne furono molte) che la Isa aveva temprato il suo carattere coraggioso e agguerrito, ma in fondo altruista, alla scuola dura delle battaglie e delle mobilitazioni, degli scioperi e delle persecuzioni degli anni cinquanta che avevano finalmente interessato la provincia di Lecce; lotte senza le quali inesorabilmente si sarebbe rimasti ai tempi del feudalesimo dei servi della gleba.
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Mi rammarico di non aver approfondito e di non aver raccolto altre informazioni di prima mano da quella protagonista della Storia, animosa ed intrepida: quella donna che ha sfidato la storia del “ciclo dei vinti” (di verghiana memoria), contribuendo a cambiarla, questa storia!
Ma credo di esserne scusato: non ero che un imberbe sedicenne.
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La Isa fu un’attivista politica soprattutto negli anni cruciali delle lotte per i diritti delle tabacchine e successivamente negli anni delle contestazioni sessantottine, dove a Lecce, a Roma e altrove, era sempre in prima fila (lei allora casalinga) a fianco degli operai e degli studenti universitari, negli scioperi, nelle manifestazioni e nelle lotte che cambiarono il mondo, sulle note di “Avanti popolo”, “Bella ciao”, “L’Internazionale”…
Canti di Resistenza!
E sventolio di bandiere rosse con falce e martello, simboli del lavoro dei campi e delle fabbriche: vessilli che garrivano con fierezza ad ogni vento, specie se contrario.
Una volta le chiesi spiegazioni circa una sua cicatrice sulla fronte. Mi disse che si trattava del ricordo di un tumulto avvenuto nella capitale, allorché racimolò una manganellata sulla fronte, il cui segno (una ventina di punti di sutura!) rimase quale marchio indelebile della sua indole, che pare volesse dire agli interlocutori: “mi spezzo, ma non mi piego”.
La sua passione era quella di “contagiare” con le sue idee rivoluzionarie, lavoratrici e lavoratori, di quella voglia di libertà e di diritti necessari alla costruzione di una moderna democrazia. Soleva ripetere in codesta funzione, quasi didattica, nei confronti dei suoi concittadini: “…Accorgiamoci dell’ingiustizia! Se ci mettiamo insieme, se ci difendiamo, allora i padroni borghesi non possono far nulla. I diritti si ottengono con la lotta. Se non difendi il tuo pane, nessuno ti tutela…”.
Ed ancora: “Cercavamo di parlare alle tabacchine, in riunioni di caseggiato, nelle fabbriche, nelle borgate, nei locali più svariati per renderle edotte della loro condizione e dei loro tabù. Non era facile. C’era tanto da lavorare. Ce ne voleva per far comprendere questi principi.” (Queste appena proferite sono parole estrapolate dallo stupendo documentario di Luigi del Prete (anch’egli qui presente) intitolato “Le tabacchine. Salento 1944 – 1954”, edizioni Easy Manana; parole non molto dissimili da quelle che mi comunicava di persona).
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La Isa ha vissuto nell’ambiente rurale, come era quello di Noha, che non dava spazio a nessuno: figuriamoci ad una donna.
Mentre le altre compagne della stessa classe d’età della Isa negli anni ‘50 conducevano la loro vita di “schiavette” in seno alla famiglia o in mezzo ai campi (o le più “fortunate” in fabbrica) senza il diritto di parola o addirittura di pensiero, la Isa studiava, leggeva libri e riviste, e giornalmente “l’Unità”, quotidiano comunista (che cercava anche di distribuire e vendere specialmente nelle manifestazioni, anche come forma di autofinanziamento).
Le generazioni di oggi non possono avere nemmeno una pallida idea di cosa questo potesse allora significare: era questa una vera e propria rivoluzione, uno stravolgimento inaudito di uno status quo. Una donna poi!
Il lungo commercio con le lettere, la sua dote naturale di comunicativa, ma soprattutto le convinzione che era necessario agire, spingeranno la Isa a diventare un’agguerrita sindacalista, ovviamente della CGIL, o meglio una “capopopolo”, sempre presente nelle piazze e sui palchi dei comizi (anche improvvisati), nei quali sempre prendeva la parola: che scandiva con risolutezza e con un italiano impeccabile.
Si elevava in alto questa voce di Donna; e incantava, caricava gli animi scoraggiati dei “vinti”, quelli che ai propri figli potevano donare soltanto fame e freddo.
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La Isa diviene quasi un mito per i contadini di Noha e le altre operaie e tabacchine: la persona alla quale rivolgersi per ogni istanza, per la tutela e la rivendicazione dei diritti dei propri diritti di lavoratori: l’altra faccia dei diritti umani.
La Isa non spingeva alla ribellione soltanto per la povertà, la paga misera, il riconoscimento degli assegni di maternità, la fame, lo sfruttamento, la corruzione, ma soprattutto per il peso insopportabile della dignità calpestata e l’oltraggio del ricco: concessionario del tabacco o proprietario terriero che fosse.
La Isa non era affetta mai da timori reverenziali, nemmeno nei confronti del prefetto di Lecce, il tremendo Grimaldi, che voleva sminuire il valore della sua rappresentanza. La Isa fu una delle organizzatrici, insieme a tanti altri compagni, di uno sciopero straordinario (era il 24 settembre 1944). All’indomani di quella memorabile notte preparatoria la ribelle si presentò dal Prefetto, perché era di commissione, dicendogli: “Venga Eccellenza! Le faccio vedere le tabacchine che rappresento!”
Affacciatosi alla finestra il Prefetto non credeva ai propri occhi: circa 40.000 tra contadini e tabacchine gremivano le piazze e le strade dell’aureo barocco di Lecce.
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I contadini e le tabacchine si spaccavano le braccia, le ossa, la schiena: la terra arida dava magre ricompense. La campagna povera del sud dell’Italia doveva diventare una civiltà alla scuola della fame e della dignità.
Bisognava far capire che il lavoro era una condizione collettiva, tanto più dignitosa quanto più il capitale ed il lavoro (i due fattori classici della produzione) erano remunerati con equilibrio e bilanciamento.
Ma non era facile: chi per paura di perdere anche quel poco che aveva, chi per pigrizia, chi per ignoranza, chi per quieto vivere, pur accettando in linea di principio quelle istanze, difficilmente si esponeva in prima persona rivendicando ciò che gli spettava.
Proprio per questo, per il contesto da vera e propria cappa feudale, il merito della Isa va raddoppiato. Anzi decuplicato.
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La lotta e la passione della Isa dovrebbero camminare oggi sulle nostre gambe. Altrimenti sarebbe inutile questa sera starne qui a parlare. Ecco: la democrazia è una conquista giornaliera. Mai definitiva!
La fissità arcaica di rapporti sociali fondati sull’abuso della vita non è poi così lontana dai nostri tempi. Chi ha sfogliato L’Espresso di qualche settimana fa, allorché si parlava dei nuovi schiavi, avrà avuto modo di capire che proprio nella nostra Puglia, nei nostri campi c’è una realtà feroce, che non ama i riflettori, ma che non deve faticare tanto per nascondersi...
Il caporalato non è un cimelio antico, rispolverato in occasione di una coraggiosa inchiesta giornalistica: è invece una miscela nauseabonda di lavoro nero e criminalità, anche mafiosa. E non c’è differenza se il lavoratore è pugliese o extracomunitario o se è un contadino di colore schiavizzato nella raccolta dei pomodori del foggiano, o una badante dell’est europeo sottopagata e senza orari di lavoro.
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Oggi si assiste tra l’altro a fenomeni strani che colpiscono molti lavoratori dipendenti, “invitati” a lavorare così tanto da stravolgere il senso stesso della natura del lavoro, che è mezzo e non fine della vita.
Approfondendo la ricerca si scopre che la giornata lavorativa di 10 o 12 ore sta diventando (oggi, 2006!) per molti un’eccezione sempre più rara: “capireparto” di ipermercati impegnati per circa 72 ore settimanali, senza contare le eventuali domeniche; brillanti laureati cooptati da multinazionali di consulenza aziendale, che dopo i massacranti turni settimanali, sono costretti a portarsi il lavoro a casa (per “terminare la relazione nel week-end”). E, sia chiaro, spesso non si hanno alternative.
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Per carità: io sono il primo a rimproverare il giovane, magari trentenne, mammone e pigro, che oggi si aspetta la manna dal cielo, il posto di lavoro scodellato bello e pronto e a tempo indeterminato, solo perché “ha studiato”.
Penso che gli anni di gavetta siano necessari, per tutti. Aggiungo perfino (e lo dico con coraggio in questa assise di sindacalisti!) che una quota di “sfruttamento”, allo scopo di imparare un mestiere, debba essere messa in conto… Ma una cosa è dire questo, un’altra è pensare di mantenere la “competitività aziendale” attraverso codeste inqualificabili politiche gestionali. Politiche che ovviamente non vengono mai chiaramente esplicitate: nessuno ti chiede palesemente di passare la vita dentro l’azienda; nessuno ti obbliga a rimanere fino a sera; devi solo saperti organizzare e raggiungere gli obiettivi prefissati…
Ma in questo modo tu sei solo contro il mondo intero!
La corsa frenetica verso il profitto spinge l’uomo a calpestare la dignità di un suo simile, che poi è un suo “collega”. Il lavoro è un diritto di cittadinanza, non una merce grezza di scambio!
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Chiudendo la parentesi e ritornando al nostro tema diciamo che la Palumbo (per dirla con il nostro presidente Nichi Vendola) era “rea di porto abusivo di sogno”.
Anzi aggiungiamo dicendo che tendenzialmente era colpevole e recidiva. Viveva in una realtà da incubo ma nutriva il sogno in cui le persone sono finalmente più importanti delle merci e dei soldi.
Se non ci fossero stati i capipopolo come la Isa oggi saremmo ancora alla condizione dei dipendenti dell’800, quelli della prima rivoluzione industriale. La lotta non serve ad un solo bracciante o ad un operaio; quell’unione serviva (e serve) al benessere di tutti.
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La Isa ora riposa in pace nella cappella di famiglia nel cimitero di Noha. Intorno alla sua tomba in primavera ho visto crescere spontanei gruppi di papaveri rossi. E ci stanno bene.
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Non so che rapporto con Dio o con la trascendenza possa la Isa aver avuto.
Mi pare che fosse atea, o scettica, o agnostica, o comunque una cristiana non praticante; ma di lei ammiravo la fede profonda nella continuità della vita, il senso assoluto del dovere, quello che ha spinto molti non credenti, anche altrove nel mondo, alla tortura pur di non tradire gli amici, o altri ancora a farsi appestare per guarire gli appestati: è questo il “lasciare il messaggio nella bottiglia”, perché in qualche modo quello in cui si credeva, o che sembrava bello, possa essere creduto o appaia bello a coloro che verranno.
La Isa, forse, potrà pur non aver avuto esperienza di trascendenza, ovvero l’abbia perduta, ma credo che si sarà sentita confortata dall’amore per gli altri e dal tentativo di garantire a qualcun altro una vita vivibile anche dopo la sua scomparsa. Sono questi gli spiriti grandi quelli che aiutano l’umanità a crescere e diventare più giusta e civile.
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Così concludeva la Isa (e concludo anch’io) la sua intervista a Luigi del Prete, ripresa per il citato documentario sulle tabacchine: “Finchè ci sarà il ricco che può comprare ed il povero che si fa comprare non ci sarà giustizia. E quei pochi che vogliono uscire da questa oppressione ci rimettono la pellaccia!...”.
E ancora: “Oggi la donna del Salento e degli altri paesi, l’emancipazione l’intende nelle calze di nailon, nel cappotto di pelliccia, nella macchina… Ma la vera emancipazione non è questa. In questi termini l’emancipazione… non c’è! Ma la vera emancipazione è chiedersi: chi sono io, che cosa posso dare alla vita, che cosa posso ricevere dalla vita…”.
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Ecco: la Isa potrebbe pur aver avuto tutti i difetti di questo mondo, ma basterebbero queste ultime sue parole per erigerLe un monumento alto fino al cielo!


ANTONIO MELLONE

 

 
Di Redazione (del 17/03/2014 @ 21:15:00, in Comunicato Stampa, linkato 3149 volte)
E’ aperto il sipario sulla Stagione di Prosa che l’Amministrazione Comunale di Galatina, dopo un lunghissima interruzione, ha voluto fortemente far rivivere con un ciclo di cinque  spettacoli di qualità che porterà al Teatro Tartaro, sin dal 20 marzo e fino al 3 maggio 2014,  interpreti di prestigio tra cui Giobbe Covatta e Michele Placido.

In collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese, sotto l’egida del Ministero per i Beni, le Attività Culturali e Turismo, e della Regione Puglia, Assessorato al Mediterraneo, Cultura e Turismo, la Rassegna è rivolta non solo al pubblico affezionato, che ha accolto la notizia con grande entusiasmo, bensì a tutti i cittadini e in particolare agli educatori e ai giovani. L’Amministrazione Comunale tutta, consapevole dell’impegno di energie e delle risorse investite in un momento di generale difficoltà, ha inteso assumere un atteggiamento di non rinuncia, riproponendo la “Stagione Teatrale” che a partire dal 1988 e fino alle soglie del 2000 aveva portato in scena al CavallinoBianco indimenticabili opere.

Giovedì 20 marzo,Una serata veramente orribile” per inaugurare con Carmela Vincenti,attrice brillante e versatile, incontri con il pubblico che si presentano, tra comicità, ironia e satira,occasione di divertimento e  improvvisazione, affidata alla bravura di attrici e attori che si sono già cimentati  in avventure sceniche difficili su ben altri gloriosi palcoscenici, con grande apprezzamento di critica e di pubblico.

Capa tosta, passionale e generosa, con questi aggettivi si definisce la Vincenti, cresciuta da Mirabella e stimata da Banfi,già conosciuta dal pubblico di Galatina in una esilarante serata della scorsa estate. Intriganti la raffinata esistenza di “nostra signora del crudo”,le feste anni ’60, la vita e le confessioni di una donna che ci racconta il vero nudo e crudo, in Una serata veramente orribile, nel senso buono, cioè assai forte.

Gli altri protagonisti, tutti meridionali, sono Ippolito Chiarello e Egidia Bruno che, appena dopo il recital “6°(sei gradi)” di Giobbe Covatta, con “Oggi Sposi” lui, e con “La mascula” lei,ci regaleranno straordinari momenti, narrando di temi e di stereotipi con stile, passione e riguardo alla saggezza popolare ma fuori da schemi ordinari. Il 3 maggio,Serata d’onore” (poesia e musica),appuntamento esclusivo  con Michele Placido per chiudere un cartellone che ha puntato sulla qualità dell’offerta culturale.

Giobbe Covatta, comico, attore e scrittore di grande successo, deve la sua fama nazionale a Maurizio Costanzo Show, doveinizia la sua carriera fortunata anche nel campo dell’editoria, a partire dal primo libro Parola di Giobbe. Nel 2010 porta in teatro Trenta, uno spettacolo dedicato ai 30 articoli della Dichiarazione universale dei diritti umani. A marzo 2011, in coppia con Enzo Iacchetti a teatro con “Niente progetti per il futuro" una commedia con ben 87 repliche nei teatri di tutta Italia. A gennaio 2012, debutta in 6° (sei gradi). Anche in questo caso il numero ha un forte significato simbolico: rappresenta l’aumento in gradi centigradi della temperatura del nostro pianeta. Covatta, in  “6°(sei gradi)” ,attore-autore del testo insieme a Paola Catella, si è divertito a immaginare le stravaganti invenzioni scientifiche, ma anche sociali e politiche, che l’umanità metterà a punto in futuro per far fronte all’emergenza ambientale.Per tutti giovedì 27 marzo un’occasione per sorridere degli “scherzi”  del grande comicosul tema della sostenibilità del Pianeta e delle sue popolazioni.

Ippolito Chiarello è unartista eclettico che, spaziando dal teatro al cinema e alla musica,si è cimentato principalmente come attore ma ha praticato anche la strada della regia e della formazione anche in ambito di disagio sociale. Ha lavorato per circa dieci anni con la Compagnia Koreja di Lecce e con altre compagnie pugliesi. Al cinema come attore ha partecipato, tra gli altri, ai film "Italian Sud-Est”, “Galantuomini" e "Fine pena mai”.
Con la sua Compagnia, Nasca Teatri di Terra, ha prodotto, scritto e interpreta da dieci anni con successo lo spettacolo "Oggi Sposi”.

 “Oggi Sposi” inreplica a Galatina venerdì 11 aprile è uno spettacolo “leggero”, tra il serio e il comico, un alternarsi ubriacante di sollecitazioni al riso e all’emozione, secondo i canoni del teatro comico musicale. Attraverso la musica, la letteratura, l’improvvisazione e le massime della saggezza popolare l’attore scava “pericolosamente” nei meandri del “rapporto di coppia” raccontando anche  della sua stessa vita, con gli amori finiti e quelli mai iniziati.

Egidia Bruno è un altro volto noto a Galatina. Attrice dal dicembre 1990, la sua attività artistica è caratterizzata dalla trasversalità,dal teatro di prosa tradizionale, a quello di narrazione, a quello per ragazzi, dalla televisione al cinema, dalla radio al cabaret. Tutto questo la porta a essere coautrice dei suoi testi: “Io volevo andare in America e invece so' finita in India”, “Non sopporto le rose blu”, sviluppando la corda a lei più congeniale, quella dell'ironia. Dopo il successo di “La mascula” nel 2007 scrive e interpreta lo spettacolo “ANTIGONE 2000 d.C. ‘Na tragggedia!!”. La svolta, quindi, con “ W l'Italia.it... Noi non sapevamo", monologo "serio" sulla “questione meridionale”, rappresentato il 23 novembre 2012 a Galatina nell’ambito della Rassegna Culturale Identità in Dialogo _ guardare la Storia dal Sud, e con il quale vince il premio internazionale "Teatro dell'Inclusione - Teresa Pomodoro" 2012 .

Torna martedì 29 aprile con  “La Mascula scritto e diretto con Enzo Jannacci, per raccontare di un pallone calciato da gambe femminili nel Meridione d'Italia. Si racconta la storia di Rosalbadetta la mascula a cui piace giocare a pallone. La storia di un modo di essere, inconsapevole della sua purezza, e forse per questo ancora più libero. La storia di una libertà che non ha bisogno di provocare.

Michele Placido, attore tra i più carismatici e apprezzati degli ultimi vent'anni, vanta una lunga carriera cinematografica e teatrale, oltre ad una positiva esperienza come autore e regista. In tutti i ruoli interpretati emerge sempre uno spiccato interesse per le problematiche sociali, affrontate con grande sensibilità e coraggio.

L’appuntamento esclusivo a Galatina sabato 3 maggio conSerata d’onore” è un omaggio al teatro. Passeggiando nella sua vita tra teatro e cinema, Placido farà rivivere magicamente le più classiche poesie d’amore. Alla poesia si alternerà la canzone, lasciando il posto per l'umorismo e le risate.

All’insegna di Il teatro è azione! lacampagna abbonamentiè stataaperta con la presentazione della Rassegna nella conferenza stampa a Palazzo Orsini mercoledì 12 marzo scorso.

È già quindi possibile acquistare la tessera e i biglietti presso il botteghino del Teatro Tartaro ( Corso Principe di Piemonte,n.19 - tel.0836 568653) che sarà aperto dal martedì alla domenica dalle h.19:00 alle h. 22:00.

(comunicato del Servizio Cultura e Comunicazione Città di Galatina)

 
Di Antonio Mellone (del 08/02/2016 @ 20:51:04, in Fotovoltaico, linkato 2925 volte)

Ogni tanto vengo colto da attacchi di masochismo. Stavolta per soddisfare questo compulsivo ma per fortuna sporadico bisogno di farmi del male sono andato a spulciare l’ultimo bilancio approvato dalla “Fotowatio Italia Galatina srl”, che, per chi non lo sapesse, è la proprietaria del mega-impianto di pannelli fotovoltaici che ha fatto sparire, con il silenzio-assenso dei politici che ci ritroviamo tra i piedi, una quarantina di ettari di contrada Roncella, feudo di Noha, sufficienti per una potenza di 9,7 MW.

Perché 9,7 e non 10 MW o qualcosina in più? Semplice: per evitare la V.I.A. (Valutazione di Impatto Ambientale). Troppo rischiosa. Meglio costruire tanti impianti di potenza inferiore al limite dei 10 MW, anche confinanti, ma apparentemente di proprietà di diversi soggetti economici, per aggirare l’ostacolo imposto da quelle rompiscatole delle norme di legge (mica al tempo c’era lo “Sblocca Italia” di Renzi come ora). Solo con questo imbroglio l’apocalisse dei campi di sterminio (ovvero lo sterminio dei campi) si trasforma in una bella prateria sconfinata che manco un video del National Geographic.

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L’impianto di Noha, allacciato alla rete nazionale nel dicembre del 2010, mentre i lavori di completamento si sono conclusi nel 2011 [sic!], ha accesso alle tariffe incentivanti previste dal D.M. del 19 febbraio 2007 (2° Conto Energia), che ha stabilito una tariffa costante per la produzione energetica dalla data di entrata in funzione dell’impianto per una durata di 20 anni. Sì, il progetto si fonda su un business plan che copre il periodo 2011-2030. Cosa succederà alla fine del piano? Chi vivrà vedrà: voglio dire che vedrà le sequenze di The day after 2.

Orbene, ritornando al conto economico della società a responsabilità limitata (in tutti i sensi), osserviamo che i ricavi registrati nel corso del 2014 (ultimi dati di bilancio disponibili) sono pari a 5.829.522,00 euro (quelli dell’anno precedente erano 6.121.552 euro - vuoi vedere che l’impianto inizia a dare i primi segnali di invecchiamento?), mentre l’utile “pulito”, cioè al netto di costi, spese, tasse, eccetera, è pari a 1.346.141,00 euro. L’assemblea dei soci ha deciso di distribuire al socio unico un dividendo dell’importo di 1.100.000,00 euro e di accantonare a riserva di capitale la differenza pari a 246.141,00 euro.

Chi è il socio unico che si pappa ogni anno tutti questi soldi nostri? Tal MR Rent Investment Gmbh con sede a Monaco di Baviera (Koeniginstrasse 107), mentre gli amministratori sono i signori Robert Pottman e Stefan Schweikart, mica Rocco, Gino o Oronza. A sua volta (anzi a sua Volt) la MR Rent Investment Gmbh è posseduta al 100% da un altro giglio di campo (di concentramento): la Munchener Ruckversicherungs-Gesellschaft AG (Munich Re). Punto.

Volete sapere le novità dell’ultim’ora? Da una recente visura della Camera di Commercio risulta che la Fotowatio Italia Galatina srl, non è più di Galatina (veramente manco d’Italia), in quanto la ditta è “cessata” in data 5 agosto 2015 per trasferimento in un’altra provincia. Tiè.

Sicché, noi continueremo ad avere tra le scatole tutti quei pannelli in mezzo alla campagna e a fare da bancomat a questa azienda che non figurerà più nemmeno tra quelle “locali” iscritte alla Camera di Commercio di Lecce (del resto, di fatto, non lo è mai stata, essendo passata, come scritto altrove, dalla dominazione degli spagnoli a quella dei tedeschi), con tutto quello che ne consegue anche a livello di tributi locali.

E a noi cosa entra più che in tasca in qualche altro, come dire, vaso indebito? Presto detto: oltre all’aumento delle bollette Enel (sennò ogni anno come facciamo a pagare circa sei milioni di euro ai nostri conquistadores tedeschi?), un bel po’ di altre cosette carinissime, della serie: inquinamento elettromagnetico generato dalle cabine di trasformazione, dai cavidotti e dagli elettrodotti; dispersione di sostanze nocive (per esempio cadmio) contenute nei pannelli; inquinamento causato dai diserbanti irrorati a terra; variazioni microclimatiche; danno all’ecosistema; gravi impatti visivi al panorama; abbagliamenti (di giorno, ma anche di sera per via di un paio di fari chissà perché puntati sulla circonvallazione di Noha, la Sp. 352, in direzione Collepasso); e, tanto per non farci mancare nulla, una manciata di neoplasie, e danni a questo o quell’apparato del corpo umano.

Più che energie, allergie alternative.

Volendo farmi del male fino in fondo, oltre alla visura camerale e al Bilancio della Fotowatio Galatina srl, sempre sul tema del fotovoltaico, sono andato a rivedere i video con gli interventi di due cosiddetti amministratori locali, due cime, due mostri di intelligenza noti ormai a tutti per la loro perspicacia, che rispondono ai nomi di Giancarlo Coluccia, ex-sindaco di Galatina, e di Daniela Sindaco-in-carica (santa subito, anzi Santanché, c’est plus facile), esponenti rispettivamente del centrodestra e del centrosinistra, vale a dire del Partito Unico della Frazione. Nell’ascoltare i loro storici interventi sembra che l’unico elemento superstite in grado di differenziarli era il baffetto.

Infatti, mentre l’uno – scordando il concetto di biodiversità oltre all’elementare principio di precauzione  -   continuava a blaterare di “terreni impervi, dove prima andavano a pascolare i greggi”, e che “non sono terreni effettivamente dalla grande produzione agricola” e “fermo restando che dovranno essere come da statuto piantumati nel loro perimetro in maniera da risultare quanto meno impattanti” (s’è visto poi come sono stati piantumati, anti piantonati); l’altra, sulla stessa falsariga, parlando tanto per dar fiato alla bocca, imbrogliando le carte come sovente usano fare i politici locali, e ribadendo tutto e il contrario di tutto in un intervento sul fotovoltaico pertinente come il pecorino sulle ostriche, confermava che “ambiente è un conto, urbanizzare un altro [e meno male, ndr.]”, e che “quei terreni sono morti, non cresce nulla, non c’è pascolo” [e daie, ndr.], che “Noha si èespasa” [sic]”, che quei “terreni non si prestano per l’agricoltura” [a ridaie, ndr.] e che “dove ci sono cozzi non cresce nulla”, e mille altre elucubrazioni dello stesso tenore (anzi dello stesso orrore: è uguale).

Ma l’acme (e pure l’acne) della serata s’è toccato quando Michele Stursi chiede d’emblée alla nostra beniamina e coram populo: “Ma voi che idea di ambiente avete?”.

E qui casca l’asino, con la Daniela nostra che, con sguardo smarrito, sudorazione a mille e salivazione azzerata,  ripete più volte: “Non riesco a comprendere”, e ancora: “Non ho capito davvero cosa vuoi dire” [e soprattutto: dove vuoi andare a parare, ndr.].

*

Dai, Michele, pure tu che ti metti a parlare in ostrogoto proferendo una sequela di non uno ma addirittura due fonemi che più ostici non si può, irreperibili sul vocabolario dei sinonimi (ma solo su quello dei contrari) dei nostri rappresentanti al comune di Galatina. Mi riferisco ai due lemmi impronunciabili: “ambiente” e soprattutto “idea”.  

Antonio Mellone

 
Di Redazione (del 16/02/2016 @ 20:42:25, in Comunicato Stampa, linkato 2169 volte)

Sognare di arrivare in alto, partendo dal basso senza la più piccola ombra di un centesimo. È la storia di Nextword the web series, una scommessa ampiamente vinta da Inondazioni.it e Nextword Produzioni Cinematografiche, selezionata alla fase finale del "Los Angeles Web Festival", una delle più importanti manifestazioni mondiali dedicata alle web series. 

Non appena la notizia è arrivata in produzione, tutto il gruppo della web tv e di Nextword Produzioni Cinematografiche ha gioito per l'inatteso risultato, premiante ancora una volta il lavoro e la passione, impiegati in un'avventura per nulla facile da affrontare.

Merito della produzione, guidata da Piero De Matteis e Tommaso Moscara, con l’aiuto impareggiabile di Salvatore Sbrò e Fabio dell’Erba, i quali, stupefatti dalla notizia hanno dichiarato: "Siamo orgogliosi per questo grande traguardo raggiunto. Certo, i soldi sono importanti, ma non fondamentali se prima non si impiegano forze ed energie positive per portare avanti un progetto nuovo e costruttivo, come la è stato Nextword – the web series". 

Un merito condiviso in prima persona con l'artefice di questo miracolo, ossia Vincenzo Stigliano regista, sceneggiatore e creatore della web series che ci ha creduto fin da quando ha presentato il progetto alla produzione di Inondazioni.it.

Non ha mollato un solo istante, riuscendo a creare un cast perfetto sotto l'aspetto dell'empatia, imbattibile per quel che concerne la determinazione. 

Non è stata questa però, la sola vittoria per il giovane regista salentino, il quale grazie alla sceneggiatura del suo cortometraggio "Solitudine" (Loneliness) è stato selezionato anche alla fase finale del prestigiosissimo “New York Indipendent Film Festival”.

Inoltre è da sottolineare che Nextword è in nomination per la vittoria finale in due categorie, MIGLIOR REGIA con VINCENZO STIGLIANO e MIGLIORI MUSICHE ORIGINALI con REPUBLIKA MOD, ALESSIA DONNO ed EMA FEAT RAINWORDS.

"Notizie del genere non possono che far piacere" - commenta Stigliano - "sono uno stimolo in più per andare sempre oltre i propri confini, continuando a lavorare sodo. Spero che adesso il Comune di Galatina, la Provincia di Lecce e la Regione Puglia, possano darci maggiore aiuto e collaborazione per i lavori futuri che abbiamo in cantiere. Io voglio ringraziare tutto il cast e vorrei citarlo in Mino Donadei, Elisa Cairo, Marta Sfragara, Christian Romano, Luigi Sarcinella, Antonio Geusa, Francesco Tundo, Ivano Mastria, Giuseppe Rizzo, Christian Rizzo, Chiara Sbrò, Tina Ciccardi, Azzurra Leone e Dario Palumbo, perché senza di loro tutto questo non sarebbe potuto accadere, grazie di cuore a tutti loro". 

Inondazioni e Nextword Produzioni Cinematografiche hanno costruito un sodalizio non indifferente, riuscendo a mettere in piedi la prima web series nel Salento, avente un grosso seguito in Italia con oltre seimila visualizzazioni in un solo mese, e da oggi diventando realtà importante in tutto il mondo cinematografico. 

Guarda tutte le puntate delle web series on line su http://ww.nextwordproduzioni.com e scopri tutte le novità sulla pagina Facebook Ufficiale

Alessio Prastano

 
Di Redazione (del 03/02/2015 @ 20:18:28, in Cronaca, linkato 3115 volte)
Pur ravvisando gli estremi per procedere legalmente contro:

infondate insinuazioni indirizzate ai dipendenti scolastici del Polo 2, toni e metodi utilizzati nei riguardi della mia persona, contenuti pesano e pretestuosi finalizzati esclusivamente a screditare l’Istituto Comprensivo Polo 2 e la sua Dirigente agli occhi dell'opinione pubblica (vedi nota dell'Avv. Sindaco Daniela pervenuta tramite PEC il 26/D1/2015), comunico che non intendo impegnare altro tempo e altre energie per confrontarmi su livelli di interlocuzione che non mi appartengono per imbarcarmi in sterili polemiche che lasciano il tempo che trovano.

Ci sono problemi di ben altro tenore e spessore che l’Amministrazione Comunale di Galatina deve affrontare nelle scuole!

Siccome le funzioni istituzionali non prevedono di agire a livello personale ma in nome e per conto dell'Amministrazione che si rappresenta, ricordo che con nota de 19/01/2015 sono stati riportati i fatti cosi come riferiti dai dipendenti in servizio nella sede di Noha il giorno 15/01/2015 e secondo quanto risulta dai verbali acquisiti agli atti dell'Ufficio di segreteria di Via Arno.

Detto questo, auspico che l'Amministrazione Comunale si dissoci da quanto asserito nel citato documento delle controdeduzioni della sua Consigliera e si adoperi per rivalutare l'immagine e la dignità di una scuola: l’Istituto Comprensivo Polo 2 Galatina-Noha fatta di persone che onestamente, pur tra mille difficoltà, si impegnano al meglio delle loro capacità e cercano di offrire all'utenza un servizio d'istruzione e formazione di qualità.

Tanto dovevo alla dignità del mio ruolo e all'onorabilità della scuola che mi onoro di dirigere.

Con rispetto, cordialità.
IL DIRIGENTE SCOLASTICO

Dott.ssa Eleonora LONGO

 

 



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Di Redazione (del 01/05/2019 @ 20:00:25, in Comunicato Stampa, linkato 1158 volte)

La seconda miglior squadra di tutta la regione Puglia nella categoria U.14, unica rappresentante di tutto il movimento pallavolistico salentino e non, a contendere il titolo di campione regionale agli schieramenti baresi (Castellana, Altamura e Alberobello) è la S.B.V. OLIMPIA GALATINA.

Il responso è l’esito di una finale dominata sì dai padroni di casa della Matervolley, ma fortemente cercata dai giovanissimi allenati da Pendenza e De Matteis che hanno costruito un percorso sportivo netto per regolarità prestazionali.

Fregiatisi nella fase provinciale del titolo di campioni territoriali, hanno regolato nel successivo passaggio eliminatorio a gironi, prima la New Volley Gioia e a seguire la Pallavolo Massafra, staccando così il pass per le Final Four assegnate alla Matervolley Castellana.

L’arrivo di buon’ora nella terra delle grotte non ha per niente destabilizzato la concentrazione di capitan De Matteis e compagni che, tenuti sotto osservazione dai tecnici, hanno immagazzinato le ultime raccomandazioni prima di affrontare la SCUOLA & VOLLEY ALTAMURA.

La gara è stata perfetta sotto l’aspetto dell’attenzione e della gestione del gioco, con scambi di buona fattura da ambo le parti che hanno tenuto in bilico il risultato: poi l’allungo finale in tutti e tre i set (20-25,20-25,21-25) con ricostruzioni-punto da parte dei salentini hanno sancito la vittoria della S.B.V. Olimpia Galatina.

La finale pomeridiana con la Matervolley è stata invece una brutta copia della prestazione offerta in mattinata; mai in gioco e poco concentrati, i galatinesi sono apparsi svuotati, stanchi fisicamente e svuotati di energie mentali.  Insomma la fatica fisica per la trasferta ha inciso sicuramente, ma anche la caratura dell’avversario che con un servizio efficacissimo ha tolto sicurezza e disarmato il sestetto S.B.V. che è crollato.

Nulla però toglie all’impresa, perché tale è da considerare, dei ragazzi di mister Pendenza che impreziosiscono la loro stagione con il titolo di vicecampioni regionali e staccano il biglietto per le fasi nazionali che si svolgeranno a Bormio dal 14 al 19 maggio.

Un in bocca al lupo ad atleti ed allenatori  è l’augurio più sincero di tutto il vertice societario che, per bocca del suo presidente Corrado Panico, esprime  così il suo pensiero: ”Abbiamo tagliato un traguardo che sinceramente ad inizio stagione non era nelle previsioni: la crescita tecnica di questo gruppo durante l’intero campionato, unitamente ai consensi ricevuti da più parti, ci ha fatto capire la reale portata tecnica di questa  squadra e che qualsiasi risultato poteva essere alla nostra portata. Certamente non la vittoria finale contro una corazzata come la Matervolley Castellana , che da sempre porta avanti ambiziosi progetti accademici, ma l’aver messo in bacheca un titolo territoriale, quello di vicecampioni regionali, la partecipazione alla fasi nazionali rappresentando Galatina e la Puglia salentina è un onore che ci gratifica oltre ogni aspettativa. Grazie ragazzi!”

Questi i medagliati guidati da Laura Pendenza , Antonio De Matteis e coordinati dal dirigente Zaira Gemma:

Gabrieli Andrea, Merola Gianmarco, Cucurachi Vincenzo, Perrone Diego, De Blasi Giacomo, Vallone Andrea,De Matteis Lorenzo(K), Panico Simone, Arcadi Marco, Lamacchia Angelo, Magurano Antonio, Nuzzo Andrea, Puzzello Daniele.

 

Piero De Lorentis

AREA COMUNICAZIONE

S.B.V. OLIMPIA GALATINA

 
Di Andrea Coccioli (del 01/03/2021 @ 19:42:07, in Comunicato Stampa, linkato 978 volte)

Viviamo un tempo in cui siamo costantemente concentrati sul numero dei contagi e timorosi che il virus possa colpirci. Avvertiamo forte la mancanza di visione e di prospettiva perché impegnati sul quotidiano e sulle sue emergenze. Abbiamo il fiato corto, impegnati come siamo ad andare avanti nella consapevolezza che è nostro dovere lottare quotidianamente per preservare quanto di buono si è costruito negli anni, ognuno impegnato nel suo quotidiano con la paura che possano venire meno le energie. Questa emergenza sanitaria e socio economica è una emergenza che sappiamo quando è iniziata ma non ne intravediamo con precisione la  fine. Ma non dobbiamo arrenderci alle abitudini della quotidianità e dobbiamo impegnarci ancora di più per vincere l’inerzia di chi stenta o fatica a portare avanti gli obiettivi. Non possiamo essere noi i nemici del nostro futuro. 

A partire dalla nostra Pubblica Amministrazione. I suoi modelli organizzativi, la fruibilità dei servizi, il miglioramento dell’offerta di questa Città, i lavori da completare e le strutture pubbliche da utilizzare: tutto questo non è facile da gestire. L’emergenza dovuta al covid non può continuare ad essere l’alibi per alimentare consuetudini ed inerzia. E’ urgente rigenerare la Città per renderla attrattiva e mettere in circolo le energie migliori per vivere più consapevolmente il presente e immaginare un futuro più luminoso. Sviluppare progetti chiamando i migliori professionisti. Tanti soldi arriveranno ai comuni nei prossime mesi e anni ma serve una rinnovata  voglia di fare e lo stimolo giusto per immaginare una Città più a misura delle persone che la vivono. L’emergenza e la paura dei mesi passati sembrano alle spalle e si avverte la necessità di un cambio di passo. Perchè scommettere su come rigenerare il nostro territorio è una sfida che dobbiamo raccogliere a piene mani, tutti insieme. La pubblica amministrazione, le associazioni, le singole persone, le parrocchie, i commercianti, gli artigiani, la scuola, i liberi professionisti, le imprese, le diverse forze politiche. Ognuno dovrà rendersi disponibile per dare il proprio contributo per rinascere. 

Gli spazi ci sono, le infrastrutture anche e la volontà non deve mancare.

Vorrei sollecitare l’Amministrazione che è da tempo impegnata a risolvere i problemi del nostro territorio e della nostra comunità a spingere di più sull’acceleratore per raggiungere gli obiettivi che già quattro anni fa erano alla portata.

Occorre portare a compimento i lavori già finanziati e da troppo tempo iniziati ma che faticano a trovare una conclusione. Occorre assegnare gli spazi pubblici alle migliori proposte progettuali al fine di renderli produttivi sia socialmente che economicamente.

Partiamo dai progetti avviati per disegnare il nostro futuro:

1. Edificio scolastico polo I.  Piazza Cesari
I lavori non sono ancora terminati e non si comprende il reale motivo. I ragazzi hanno bisogno di spazi subito

2. Casa del Pellegrino. Via Cavour

I lavori sembrano essere finiti ma la struttura rimane chiusa e non utilizzata. Un progetto di utilizzo dello spazio esiste già ed è quello per cui i lavori di ristrutturazione sono stati finanziati nel 2015.

3. Centro Polifunzionale Colazzo, viale Don Bosco
La struttura è in evidente stato di abbandono. Eppure l'Amministrazione Montagna l'aveva già utilizzata nel 2014 per ospitare i concerti del Chiostro. 

4. Cine Teatro Cavallino Bianco, secondo lotto. Torre scenica e foyer
A che punto sono i lavori? Come si intende assegnare l'utilizzo dello spazio, con quel procedura di evidenza pubblica. Auspicabile assegnare lo spazio a soggetti competenti e già con esperienza nella gestione dei teatri.

5. Circonvallazione, secondo lotto
Ad oggi la strada non è ancora utilizzabile eppure il primo tratto già utilizzato è diventato un’arteria frequentatissima anche per chi pratica attività all’aperto e la viabilità nell’area è notevolmente migliorata. 

6. Ristrutturazione Museo cavoti, biblioteca e giardino retrostante di pertinenza della Scuola Pascoli di via Toma. 

I lavori non sono terminati e anche per questo la struttura non ancora utilizzabile.

7. Ex Tribunale, Via Monte Bianco angolo Via Ugo lisi
A che punto è il progetto del trasferimento degli uffici con tutti i benefici che ne conseguono?

La nostra resistenza per questo presente deve trasformarsi in un preciso disegno del nostro futuro. 

Andrea Coccioli

Italia Viva Galatina

 

Care democratiche e cari democratici,

ancora oggi ci interroghiamo sul senso di iscriversi al Partito Democratico. La risposta più ovvia sembrerebbe quella di voler esercitare fino in fondo il diritto costituzionale di concorrere con metodo democratico a determinare la vita politica del paese, ma vi è un valore aggiunto che per molti di noi ha un significato maggiore. Aderire mediante la Tessera 2021 significa aderire ad una idea di società progressista, aperta al cambiamento, che pone le basi di una società solidale fondata su valori comuni, a partire dall’antifascismo, capace di tradurre i propri ideali in azioni concrete. Aderire al PD significa ribadire con fermezza che l’Italia ha bisogno di unità, che non è la divisione la risposta a fronteggiare le forze populiste che dilagano ininterrottamente. Aderire significa costruire una identità chiara, con proposte innovative che rispondano ai bisogni degli ultimi, di coloro che non hanno voce per far emergere i propri diritti. E per fare politica dell’ascolto e della prassi occorre fare necessariamente partecipazione, ognuno con le proprie idee, ognuno con le proprie risorse da mettere a disposizione dell’altro gratuitamente e per il “solo” gusto di fare il Bene della società in cui vive. Solo aprendoci, e accogliendo le energie di quanti condividono i nostri valori e vogliono impegnarsi con noi, costruiremo un gruppo di appassionati che lotta ogni giorno per edificare insieme il contesto che abitiamo. Mi appello alla vostra responsabilità care amiche e cari amici, occorre esserci insieme. Il Circolo di Noha ha bisogno di ognuno di voi, delle idee di tutti, con la consapevolezza che ognuno deve sentirsi parte integrande di un tutto indivisibile chiamato “politica del servizio”. Il nostro è un Circolo giovane, costituito e diretto da giovani coraggiosi e colmi di speranza riposta nella consapevolezza che il proprio territorio può e deve cambiare. Un Circolo dove c’è posto per tutti, una casa di tutti, perchè chiunque ci entri si senta il benvenuto. Vogliamo che sia un punto di incontro, un luogo ricreativo, di dialogo e di confronto, un luogo di litigio se serve a creare il compromesso. Il PD di Noha ha a cuore gli adulti, ma riserva grande attenzione verso i suoi giovani e vorrebbe coinvolgerli tutti perché tutti possono dare un loro contributo guardando al territorio, facendo festa, dando fastidio se necessario. È importante, dunque, la presenza, perchè mediante la tessera si aderisce ad una comunità che guarda e si impegna per essere una comunità viva, utile, verso cui riporre fiducia, passione, tempo, energie, in un Circolo di un Partito che ascolta il suo popolo.

Noi ci siamo e aspettiamo te per aderire o rinnovare l’adesione presso il Circolo PD – Noha “G. De Benedetto” in p.zza San Michele, nei seguenti giorni:

Giovedì 16 Dicembre 2021, dalle ore 18 alle ore 21.
Domenica 26 Dicembre 2021, dalle ore 9 alle ore 12.

Quota di iscrizione: €10.00

Il Segretario PD – Noha
Dott. Michele SCALESE

 
Di Redazione (del 03/12/2019 @ 19:35:13, in Comunicato Stampa, linkato 1135 volte)

Una Showy Boys cinica quella che, nella quinta giornata del campionato regionale di serie D, ha conquistato i tre punti contro il Volley Calimera Bcc Leverano. E’ bastata appena un’ora di gioco ai ragazzi di mister Nuzzo per festeggiare la vittoria al cospetto di una bellissima cornice di pubblico.

Dopo l’ultima partita casalinga contro il Frascolla Taranto, anche nel match con il Calimera, i tifosi e gli appassionati bianco-verdi hanno risposto all’invito della società e della squadra riempiendo le gradinate del Palazzetto dello Sport “Fernando Panico”.

Partita tutta in discesa per i galatinesi che, senza intoppi, chiudono i set con il punteggio di 25-15, 25-14 e 25-18.

Il calore del pubblico ha trascinato i giovani della Showy Boys verso un successo che vale ancora il primo posto in classifica (15 punti), in attesa di affrontare le squadre favorite del torneo, già ad iniziare da Domenica 8 dicembre quando i bianco-verdi saranno ospiti del Volley Alezio.

“In questa prima parte del torneo è importante mettere da parte quanti più punti possibile e fare tesoro di queste vittorie che fanno morale e sono di incoraggiamento per i nostri giovani – dichiara il tecnico Gianluca Nuzzo – da questo momento saremo chiamati a delle sfide molto impegnative in cui la squadra dovrà rispondere al massimo delle potenzialità e lottare con tutte le sue energie”.

Nel campionato under 18, la Showy Boys Galatina si è imposta per 3-0 in casa della Leo Shoes Casarano. Gara ben giocata dai ragazzi di mister Nuzzo che si aggiudicano i parziali per 19-25, 18-25 e 14-25. Prossimo impegno, lunedì 2 dicembre, in casa del Progetto Azzurra Alessano.

Il team under 16, invece, perde sul campo della Sbv Olimpia con il punteggio di 3-0 (25-22, 25-16, 26-24) e nella gara in calendario venerdì 6 dicembre affronterà l’Uggiano (ore 19 presso la palestra dell’Istituto Comprensivo Polo 2 di Noha).

www.showyboys.com

 
Di Redazione (del 06/10/2023 @ 19:24:28, in Comunicato Stampa, linkato 314 volte)

L’evento “I Love 80 & 90 Party” del 16 agosto u.s. è stato considerato unanimemente, soprattutto dagli “addetti ai lavori”, il più importante dell’estate salentina 2023 sia in termini di presenze, che di qualità dello spettacolo e di ricaduta economica; abbiamo regalato una bellissima serata gratuita e una “boccata di ossigeno” per le tante attività commerciali galatinesi.

Ma c’è un altro motivo, non meno importante, che ci ha resi particolarmente orgogliosi: grazie al ricavato della vendita delle t-shirts, ricordo della serata, possiamo finanziare piccoli lavori di rimozione barriere architettoniche e/o di ostacoli che non permettono la completa mobilità di chiunque ed in particolare di coloro che, per qualsiasi causa, hanno una capacità motoria ridotta o impedita, tipo marciapiedi senza rampe.

Di comune intesa con l’Amministrazione comunale, l’Assessorato ai Lavori Pubblici, la Direzione Programmazione strategica e lavori pubblici e il Servizio Demanio e urbanizzazioni, mobilità urbana e trasporti, nella persona del Geometra Saverio Toma, oggi, 05 ottobre 2023, abbiamo realizzato un altro scivolo, l'ennesimo, dopo quelli realizzati nel 2022 in via Grotti e in via Venezia angolo via Soleto a Galatina.

Qui siamo in via Roma angolo via Viola, nei pressi del Caffe del Corso a Galatina.

In questo modo speriamo di sviluppare la cittadinanza attiva e le competenze civiche e svolgere quindi un ruolo di “catalizzatore” delle energie presenti nella comunità, incoraggiandone l’emersione per la cura dei beni comuni.

Se avete voglia di contribuire in questa splendida ed emozionante maratona di solidarietà non vi resta che contattarci.

Associazione “Quelli di piazza San Pietro 2.0”

 

In occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, data che deve essere non solo un momento per ricordare le vittime, ma soprattutto uno stimolo in più a fare in modo che nella nostra vita quotidiana e nell’agire delle istituzioni si realizzi concretamente quel necessario percorso di sensibilizzazione continua affinché si rompa il silenzio contro ogni forma di violenza, l’Istituto Comprensivo Polo 1 di Galatina/Collemeto, in collaborazione con l’Associazione Astrea, l’Associazione Casa di Noemi, ATS Galatina, Centro Antiviolenza Malala, la Polizia di Stato, l’Associazione Galatina Letterata, CISL Lecce, CISL Scuola e FNP, Lecce – Coordinamento Politiche di Genere col patrocinio del Comune di Galatina, organizza “(Non) è Amore”, un incontro per riflettere sulle molte forme che la violenza contro le donne può assumere e sulle misure di prevenzione e intervento adottate.

Mercoledì 22 novembre, a partire dalle ore 9:00, l’incontro si svolgerà presso il Teatro Cavallino Bianco di Galatina e sarà aperto agli studenti delle classi prime, seconde e terze della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto.

Le istituzioni saranno proprio le protagoniste della conferenza che parleranno ai ragazzi.

Dopo il tradizionale momento dei saluti istituzionali, del dott. Fabio Vergine (sindaco di Galatina), della dott.ssa Camilla Palombini (Assessora ai Servizi Sociali e Pubblica Istruzione e Presidentessa del Coordinamento ATS), della dott.ssa Ada Chirizzi (segretaria provinciale Cisl Lecce), seguiranno gli interventi degli ospiti, sulla base delle domande poste dai ragazzi.

L’intero panel dei relatori è composto dalla sig.ra Imma Rizzo (mamma di Noemi Durini), dall’avv. Valentina Presicce (Commissione Pari Opportunità della Provincia di Lecce, Preisidentessa dell’associazione Astrea), dal dott. Andrea Toraldo (Vice Questore aggiunto Polizia di Stato, Dirigente del Commissariato di Galatina), dalla dott.ssa Paola Gabrieli (coordinatrice Centro Antiviolenza Malala) e dall’avv. Annamaria Congedo (Consigliera comunale di Galatina). Durante l’incontro sarà proiettato il video “Non è amore”, a cura dell’associazione Astrea e Casa di Noemi, mentre, fuori dal teatro, sosterà il Camper della Polizia di Stato (Progetto Camper – Il camper della Polizia di Stato contro la violenza di genere).

A fare gli onori di casa, la dirigente scolastica del Polo 1 di Galatina/Collemeto, dott.ssa Luisa Cascione, la quale dedica alla sua scuola lavoro ed energie “per contrastare la violenza contro le donne perché è la più penetrante, inascoltata e sottovalutata violazione dei diritti umani. Solo quando si riuscirà a far pensare, a tutti, che la sopraffazione sulle donne lede la dignità umana e non è un modo ordinario di rapporto tra i sessi, forse potremmo dire di vivere in una democrazia compiuta. Trasmettere e costruire con i più giovani un nuovo modello relazionale che rifiuti odio e violenze è, infatti, un obbligo a cui le istituzioni non possono sottrarsi".

L’introduzione dei lavori è affidata al dott. Antonio Torretti (corrispondente de l’Edicola del Sud). Interventi musicali a cura dell’Orchestra Giovanile “Giovanni Pascoli”.

 Fiorella Mastria

 
Di Redazione (del 08/04/2019 @ 19:18:23, in Comunicato Stampa, linkato 862 volte)

Gli ingredienti in questa stracittadina, chiamiamola pure così data la sana rivalità tra due cittadine distanti un tiro di schioppo, c’erano tutti: motivazioni personali, voglia di primeggiare, desiderio d’invertire l’andamento negativo da una parte, spasmodica voglia dall’altra di confermare il momento positivo.

Generalmente quest’insieme di componenti non produce un apprezzabile spettacolo tecnico, anzi, ne mortifica l’esibizione sacrificandola ad un utilitarismo poco estetico ma produttivo,…..e così è stato.

I soggetti incriminati indicano nell’indisponibilità di Zanette (infortunio non recuperato) e nella forzata assenza di Anastasia per squalifica, gli elementi penalizzanti per la Leo Shoes, con un contro altare in casa Efficienza Energia di un Lotito non del tutto recuperato dal malanno fisico.

Effcienza Energia presenta la formazione tipo con Zonno-Buracci, Durante e Lotito laterali, Iaccarino e Musardo centrali, Pierri libero. Il neo tecnico Licchelli manda in campo Morciano al posto di Zanette, Muscarà e Trullo al centro , Gribov e Romano laterali, Barone libero.

La partenza è decisa per i padroni di casa con un Durante più che positivo che fa 8-2, poi Gribov piazza un penta attacco condito da ben quattro ace  che mettono a nudo una ricezione preoccupante per Pierri e compagni.

La reazione di Iaccarino con due muri su Muscarà , leggendone alla perfezione i movimenti di preparazione(14-8), è seguita dagli attacchi di Musardo e Lotito che chiudono (25-18) in vantaggio il primo set.

La seconda frazione è in altalena nel punteggio con scostamenti  tra le parti non particolari(10-9,15-13) e con Gribov e Trullo che tengono botta a Buracci e Lotito. Quest’ultimo, pur in non perfette condizioni fisiche, allunga sugli avversari con un tris di attacchi(20-15) che Buracci ,un errore di Gribov ed un colpo di Durante sanciscono la vittoria del secondo set.

Terzo set spumeggiante per Gribov che trascina la sua squadra ,mettendo in crisi una ricezione galatinese balbettante (43% di positività e 24% di perfezione), con tre ace consecutivi (3-6):tengono poi agevolmente il vantaggio(7-10) nonostante alcuni errori al servizio e degli attacchi fuori di Romano e Morciano.

La parità(16-16) arriva con un muro di Iaccarino su un Gribov incontenibile, che alla fine viene accreditato di un 49% in attacco per il 16-19.

Mister Stomeo fa tirare il fiato ad uno Zonno affaticato facendolo rilevare da Calò: un sussulto per i colori blu-celesti(18-19),poi Gribov  con una tripletta e Muscarà con un ace su Pierri, costruiscono il muro punto del 19-25.

E’ un Efficienza Energia che sbanda svuotata di energie nervose: la seconda linea balbetta con percentuali di ricezione insufficienti  e la cui  zona di conflitto non trova  la gestione dei soggetti competenti.

E dire che  la Leo Shoes Casarano  commette ben nove errori a beneficio dei padroni di casa, contro i sei di questi ultimi. Preoccupa mister Stomeo e i tanti tifosi presenti in tribuna questo scollamento nel gruppo: inoltre Lotito non ha la sua esplosività negli stacchi risentendo dei postumi di un infortunio non ancora smaltito. Centellina i colpi, li distribuisce con manualità, mentre Durante tira il fiato.

L’inizio del quarto set corre sui binari della parità (7-7, 13-13), Apollonio e Pierri si alternano nelle linee difensive , due errori di Gribov e Romano ed un muro di Musardo danno un break di +3(16-13) ai locali.

Il rush finale  vede Lotito, Buracci ed un ace di Iaccarino su Gribov incrementare il punteggio sul 21-17 , stabilizzato poi sul 25-20 da Gribov da una parte e Lotito dall’altra.

Lo abbiamo ribadito anche in cronaca diretta, la gara è stata ricca di ardimento da parte di un Casarano, dimesso nell’organico, che non può prescindere dalla presenza di Zanette. I suoi interpreti più validi li abbiamo individuati nell’italo russo Gribov, 35 primavere tra sei giorni, che con 27 punti è stato il MVP della serata  e nella prestazione eccellente di un Valerio Barone capace di segnare percentuali di tutto riguardo( 85% di positività e 67% di perfezione).

In casa Efficienza Energia, Lotito e Buracci con 17 punti a testa  si dividono la palma dei più prolifici  con un Musardo che fa segnare un 83% di attacchi e un bottino di 6 muri.

Ancora una volta il fondamentale del muro è stata l’arma in più per la squadra di mister Stomeo, con ben 11 muri contro i 6 degli avversari.

Ora bisogna recuperare le energie mentali e preparsi per la trasferta temibilissima di Sorrento,sabato 13 aprile , con una Massa Lubrense che non intenderà correre rischi per la seconda posizione in classifica.

Efficienza Energia ci proverà, come sempre, col cuore.

TABELLINO

EFFICIENZA ENERGIA GALATINA-LEO SHOES CASARANO 3-1(25-18,25-17,19-25,25-20)

CASARANO:Guarini(ne),Cino,Laterza3,Barone(L),Nutricati,Morciano7,Giaffreda2,Trullo,

Zanette ne,Gribov 27,Muscarà 11,Romano 6

All. Fabrizio Licchelli

 

GALATINA:Apollonio(L2),Musardo11,Iaccarino7,Durante7,Rossetti(ne),Calò,Pierri(L1),

Persichino(ne),De lorentis(ne),Lotito 17,Zonno 2,Petrosino,Buracci 17.

All.Giovanni Stomeo ass. Antonio Bray

 

Piero de lorentis

AREA COMUNICAZIONE

EFFICIENZA ENERGIA

 

Non chiedere quello che il tuo Paese può fare per te, chiediti cosa tu puoi fare per il tuo Paese (J.F.K.).
Questa è la famosa quanto ambiziosa frase che ha ispirato da sempre il nostro operato… Ci induce infatti a riflettere sui rapporti che ci sono e a quelli che ci potrebbero essere tra cittadini e suoi amministratori, ma soprattutto tra cittadini e la città stessa, tra cittadini e Associazioni, tra Cittadini e attività produttive, ecc…
Questa frase non solo non perde un centesimo della sua bellezza e della sua verità, ma addirittura assume ancora più importanza in un momento storico particolare in cui le Amministrazioni comunali devono fare i conti con le casse sempre più esangui e con i vincoli contabili e amministrativi sempre più stringenti…
L’evento “I Love ’80 & ’90 party” del 17 agosto 2022 è stato considerato unanimemente, soprattutto dagli “addetti ai lavori”, il più importante dell’estate salentina 2022 sia in termini di presenze, che di qualità dello spettacolo e di ricaduta economica; abbiamo regalato una bellissima serata gratuita e una “boccata di ossigeno” per le tante attività commerciali galatinesi…
Ma c’è un altro motivo, non meno importante, che ci ha resi particolarmente orgogliosi: grazie al ricavato della vendita dei cappellini e delle t-shirts, ricordo della serata, possiamo finanziare piccoli lavori di rimozione barriere architettoniche e/o di ostacoli che non permettono la completa mobilità di chiunque ed in particolare di coloro che, per qualsiasi causa, hanno una capacità motoria ridotta o impedita, tipo marciapiedi senza rampe.
Di comune intesa con l’Amministrazione comunale, l’Assessorato ai Lavori Pubblici, la Direzione Programmazione strategica e lavori pubblici e il Servizio Demanio e urbanizzazioni, mobilità urbana e trasporti, nella persona del Geometra Saverio Toma, abbiamo individuato alcuni punti che necessitano di questo tipo di interventi.
Qui siamo in via Grotti per eseguire il primo degli interventi programmati.
Siamo coscienti che il nostro intervento non potrà mai essere risolutivo, ma, come diceva Madre Teresa di Calcutta, quello che noi facciamo è solo una goccia nell'oceano, ma se non lo facessimo l'oceano avrebbe una goccia in meno…
In questo modo speriamo di sviluppare la cittadinanza attiva e le competenze civiche e svolgere quindi un ruolo di “catalizzatore” delle energie presenti nella comunità, incoraggiandone l’emersione per la cura dei beni comuni.
Se avete voglia di contribuire in questa splendida ed emozionante maratona di solidarietà non vi resta che contattarci…
Grazie di heart

Ass.ne “Quelli di piazza San Pietro 2.0”
Natale 2022

 

Sono passati esattamente due anni dall’ultimo appuntamento pubblico organizzato da noi del Circolo PD “G. De Benedetto” - NOHA. Quel giorno parlammo di Odio e Violenza, di quanto sia importante adottare strategie di accoglienza più che di ripudio. 

Ma noi del PD non possiamo mica star fermi, no! Abbiamo costante necessità di movimento che trova senso nell’incontro e nel rapporto costante con le persone. 

Ebbene, quando proposi ai miei compagni e amici del Partito Democratico di Noha che mai come adesso è importante, anzi fondamentale, investire tempo, risorse, energie sulla  𝗳𝗼𝗿𝗺𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲, hanno appoggiato subito il mio progetto e ci siamo messi a lavoro per costituire il 𝗜𝗜 𝗦𝗘𝗠𝗜𝗡𝗔𝗥𝗜𝗢 𝗗𝗜 𝗙𝗢𝗥𝗠𝗔𝗭𝗜𝗢𝗡𝗘 𝗘𝗧𝗜𝗖𝗢 - 𝗦𝗢𝗖𝗜𝗔𝗟𝗘 per il nostro territorio e per la nostra gente. 

È il tempo questo di gettare il seme, qualunque esso sia, per formare e formarci, per essere parte attiva di un tessuto sociale chiamato “𝘾𝙤𝙢𝙪𝙣𝙞𝙩à”.

Ed è proprio della Comunità che parleremo, di quanto importante e bella essa sia se solo riuscissimo a renderla nostra, a farla giorno dopo giorno quanto più a misura di uomo. È una grande responsabilità questa, su cui personalmente ho investito ma per fortuna ho trovato grandi compagni di strada dai quali ho ricevuto tanto più di quanto io possa aver dato. 

Il 18 Giugno ore 18.30 in p.zza San Michele a Noha parleremo di “𝑪𝒐𝒎𝒖𝒏𝒊𝒕à 𝒆𝒅𝒖𝒄𝒂𝒏𝒕𝒆: 𝒖𝒏𝒂 𝒄𝒐𝒓𝒓𝒆𝒔𝒑𝒐𝒏𝒔𝒂𝒃𝒊𝒍𝒊𝒕à 𝒔𝒐𝒄𝒊𝒂𝒍𝒆!” e lo faremo insieme ai miei amici Ezio Del Gottardo - Associato di Pedagogia Sociale, Tommaso Moscara - Segretario Confederale CGIL, Marcello D'Acquarica - Presidente NoiAmbiente e Anna Antonica - Dirigente Scolastica del Liceo Capece di Maglie. 

Saranno con noi, nonostante i vari impegni istituzionali l’On. Claudio Stefanazzi, la Presidente del Consiglio della Regione Puglia Loredana Capone, il neo Segretario Provinciale PD Luciano Marrocco e il Presidente della Provincia di Lecce Stefano Minerva, e lo faranno per incontrarci e incontrarvi, per far sentire a tutti che la politica deve essere a stretto contatto con la gente. 

Tocca a noi, 𝗡𝗢𝗡 𝗠𝗔𝗡𝗖𝗔𝗧𝗘! 

Michele Scalese
Segretario PD Noha

 

Noi ci siamo, siamo pronti a ricominciare. E lo facciamo dalla nostra storica sede. Vogliamo rilanciarla, vogliamo che sia vista come casa di tutti, perchè chiunque ci entri si senta il benvenuto. Vogliamo che sia un punto di incontro, un luogo ricreativo, di dialogo e di confronto, un luogo di litigio se serve a creare il compromesso. Vogliamo che diventi la sede dei giovani; ed è proprio da loro che vogliamo ripartire. Il PD di Noha ha a cuore i suoi giovani, e vorrebbe coinvolgerli tutti perché tutti possono dare un apporto per la cura e la custodia del contesto sociale in cui abitiamo: la nostra Noha. Non importa la continua e costante informazione politica, conta invece che i giovani abbiano l’entusiasmo politico, che concretizzino le idee fresche proprie della loro età. Vi accogliamo perché ne vale la pena. Siamo stanchi dei soliti pregiudizi, degli sterili stereotipi che guardano al giovane come incosciente. Noi abbiamo puntato lo sguardo su di voi perché il vostro aiuto è importante per crescere insieme. Lo sanno bene Matteo, Sara, Luigi e Christian. Lo sanno bene coloro che si affacceranno alla porta della nostra Sezione in questi giorni, perché infondo non si è mai così lontani se si ha a cuore la vita del paese. Vogliamo guardare al territorio, fare festa, dare fastidio se necessario, essere scomodi per alcuni e punto di riferimento per altri; ma vogliamo farlo con voi. Insieme poi, saremo supportati da chi si è battuto per tenere vivo il nostro Circolo, ed anche se la fiamma cominciava a venir meno, per fortuna non si è mai spenta. Serve il supporto di tutti, serve l’apporto di tutti, perchè la tessera consente di aderire ad una comunità che guarda e si impegna per il territorio ad essere una comunità viva, utile, verso cui riporre fiducia, passione, tempo, energie, in un partito che ascolta il suo popolo. Quindi se da soli siamo più veloci, insieme si va più lontano ed è di un progetto coraggioso che guardi al futuro, ciò di cui abbiamo bisogno. Vogliamo continuare a costruire con chi vive già la straordinaria comunità del Pd e con chi da domani vorrà entrare a far parte di un partito delle persone per una democrazia più forte. Noi ci siamo e aspettiamo te per aderire o rinnovare l’adesione presso il Circolo PD – Noha “G. De Benedetto” sito in p.zza San Michele, nei seguenti giorni: Martedì 3 Novembre ore 19.00/20.00 Giovedì 5 Novembre ore 19.00/20.00 Domenica 8 Novembre ore 11.00/13.00

Si ricorda che, ai sensi dello specifico Regolamento, di cui alla Direzione Nazionale del 18 gennaio 2020: «L’iscrizione è individuale. Al momento dell’iscrizione si autorizza il trattamento dei dati personali secondo quanto previsto dall’art. 9 comma 2 del Regolamento UE 2016/679 in materia di protezione dei dati personali».

Si ricorda inoltre l’uso tassativo dei dispositivi di protezione CoVid19. Quota di iscrizione: €10.00

Michele Scalese e il Direttivo PD Noha

#Noi #Staytuned

 

Scrivo questo per enfatizzare il grande spirito di squadra, l’impegno nella creazione, strutturazione, e realizzazione della trasmissione televisiva.

L’iniziativa, supportata dall’Amministrazione Comunale, ha visto Galatina competere per quattro settimane con squadre di altre Città, con l’intento di valorizzare il territorio e promuoverne le bellezze storico architettoniche e le tipicità gastronomiche.

La diretta televisiva ha imposto un lavoro di preparazione e di confronto quotidiano con gli uffici di produzione RAI, per cui ogni proposta, così come ogni persona, è stata vagliata direttamente da funzionari delegati per garantire il livello del programma.

Le proposte per l’allestimento dei diversi set di ripresa dovevano giungere in numero sufficiente per essere selezionate secondo criteri di proponibilità televisiva, standard qualitativi dei prodotti, ripetitività rispetto a proposte simili già andate in onda.

Si è creata in maniera naturale e partecipata, intorno all’associazione CITTA’ NOSTRA deputata a coordinare le attività, una squadra di collaboratori che hanno messo a disposizione il loro tempo, un impegno encomiabile, competenze e professionalità, senza mai peccare di protagonismo, ascoltando, consigliando e lasciandosi consigliare.

Tutto questo si è percepito durante i momenti operativi, mai concitati, della preparazione dei set televisivi durante le mattine del sabato e domenica.

Una bella prova di partecipazione corale, un esempio di come Galatina quando unisce le proprie energie, riesca a dare il meglio di sé.

Un plauso particolare ai ragazzi che hanno partecipato ai giochi, in piazza ed in studio e per i quali abbiamo tifato come fossero protagonisti in un agone sportivo.

Altro ringraziamento al corpo di Polizia Municipale ed al nucleo di Protezione Civile per aver garantito al meglio le condizioni di sicurezza ed organizzazione logistica dei luoghi.

I nomi che scorrerete sono quelli che ci siamo appuntati in queste settimane e che vogliamo evidenziare senza distinzione di ruolo ed età, proprio per dare il senso di una partecipazione collettiva in cui la differenza è nella forza del gruppo e non nel valore di ognuno, comunque fondamentale per la qualità della proposta.

Quindi un ringraziamento a:

Alberto Carratta, Alberto Elia, Alessandra Treso, Alessandro Micheli, Alessandro Palumbo, Alessia Donno, Alessio Contaldo, Andrea Cesari, Andrea Esposito, Angela Beccarisi, Antonietta Brigante Fablè, Antonio Congedo, Antonio Perrone, Antonio Serra, Aurora Musarò, Beatrice Stasi, Betty Contaldo, Candida Calò, Carmela Buonomo, Cesaria Mellone, Cosimo Colazzo, Daniele Lagna, Dario Schinzari, Davide Ascalone, Dino Bandello, Elena Garzia, Elena Sponziello, Elisa Manni, Emanuele Lisi, Erriko Tota, Ettore Cardinale, Fausto Romano, Francesco De Pascalis, Frate Rocco Cagnazzo, Gerardo Chirivì, Gianfranco Conese, Gino Aprile, Giorgia Indraccolo, Giuseppe Geusa, Giuseppe Manisco, Il Covo della Taranta, Il Posticino, Ilaria Panico, Isabella Gatto, Keys, La Banca, L'Artigiana, Luca Bandello, Lucia Martiriggiano, Luigi Derniolo, Luigi Moscara, Luigi Rossetti, Luis Barone, Marco Colaci, Marco Levanto, Margherita Ignone, Maria Grazia Barba, Maria Luce Carichino, Maria Luce Papadia, Marialucia Santoro, Mario Didonfrancesco, Marta Sfragara, Martina Fracasso, Masseria La Fica, Masseria Latronica, Meghy Costumes d'Epoque, Michelangelo Manca, Moana Casciaro e ballerini pizzica, Monica Albano, Monica Garofano, Nello Baldari, Panificio Notaro, Paola Panico, Paolo Musarò, Polizia Municipale, Protezione Civile, Raffaele Sabella, Roberto Zizzari, Rosa Stivala, Salvino De Donatis, Sara Romano, Silvia Coppola, Simona Candido, Simona Schinzari, Simone Zaffiro, Stefania Martino, Stefano Carlino, Stefano Garrisi, Tavola calda Supermac, Teresa Bentivenga, Teresa Pidri, Tommaso Faggiano, Valentina Cudazzo Valente, Virtus Basket, Vito D'Elia.

Se qualche nome è sfuggito mi scuso, ma nessuno si senta escluso.

E’ doveroso soffermarsi su alcuni aspetti della costruzione del racconto di Galatina che abbiamo ritenuto fare.

Innanzitutto nella tradizionale “cartolina introduttiva” nella quale sullo scorrere di immagini del centro antico è stata raccontata, in più puntate, la Città. Dall’etimo alla tradizione che la vuole legata al nome di San Pietro, alla figura di San Paolo, alla Città culla di arte e cultura, parlando della ricchezza della sua biblioteca e del suo museo, per passare ai personaggi illustri che qui hanno visto i loro natali. Coerentemente a questo racconto abbiamo rafforzato la conoscenza della storia della Città attraverso gli affreschi di Santa Caterina d’Alessandria, rievocazioni storiche in costume che hanno fatto conoscere i riti musico-terapeutici, il fascino della danza nonché scorci di storia del Quattrocento e del Seicento, epoche che hanno segnato lo sviluppo culturale ed urbanistico di Galatina. Da Raimondello Orsini del Balzo e Maria D’Enghien, fino ai duchi Spinola, in un percorso tracciato che, se il gioco fosse proseguito, ci avrebbe permesso in modo coerente di rappresentare anche altri secoli di storia.

La proposizione dei set dedicati all’artigianato ed alle tipicità locali ha scontato una doppia valutazione. Da un lato la carenza di una tradizione artigianale locale che vedesse perpetuarsi le manualità tipiche, dall’altra la considerazione che la vetrina ed il rilievo televisivo ci hanno posto come rappresentanti unici di un territorio più ampio nel quale siamo naturalmente centrali. Questo aspetto geografico ci pone in una posizione di privilegio, per cui in un’ottica di destagionalizzazione dell’offerta turistica abbiamo ritenuto di “fare nostre” alcune lavorazioni di assoluta qualità, sicuri che possano essere inserite in un progetto di itinerario turistico-culturale, con il fine di poter aumentare la permanenza media del turista che decida di soggiornare a Galatina. Si giustifica quindi la collaborazione con il GAL “Valle della cupa” piuttosto che la vetrina offerta ad eccellenze artigianali provenienti da altri comuni, comunque contigui.

In ultimo vorrei sottolineare il valore assoluto della promozione del territorio in una vetrina televisiva che conta milioni di telespettatori.

Nessuno trascura oramai il potere del mezzo televisivo la cui legge sembra essere: “appaio quindi sono”.

Vale la pena ricordare che dal mese di giugno, Galatina è stata presente sulle reti RAI in trasmissioni come “LA VITA IN DIRETTA – LINEA VERDE – UNO MATTINA – MEZZOGIORNO IN FAMIGLIA (per un mese di seguito – sette puntate) e che ancora lo sarà (presumibilmente) nel mese di dicembre nella trasmissione PAESE CHE VAI!

Questo è avvenuto per l’impegno di molti e tutti animati dallo stesso amore per la Città. Il capitale accumulato in termini di visibilità, di attrattività, non dovrà andare perduto.

Sappiamo di dover percorrere una strada tortuosa, ma nulla ci scoraggerà dal raggiungere la meta.

Grazie ancora alla Città.

Nico Mauro

Assessore al turismo

 

Quella che ci attende sarà una campagna elettorale impegnativa. La città sta vivendo uno dei momenti più bui della sua storia anche e sopratutto a causa di una gestione politica apatica ed inconsistente.

Il malcontento è quasi unanime e per questa ragione, dal centro alle periferie, passando per Collemeto, Noha e Santa Barbara, numerose sono le voci di cittadini stanchi di vedere mortificato il proprio territorio e che auspicherebbero ad un riscatto della propria città.

E’ in questo contesto che decine di liberi cittadini hanno deciso di stare insieme, di andare “Avanti insieme” per contribuire a costruire un futuro diverso per la nostra amata Galatina.

“Avanti insieme per Galatina” non è solo una lista civica, è un contenitore politico fondato sui valori dell’equità sociale, dell’uguaglianza, della solidarietà e dell’attenzione per le fasce più deboli. Una forza civica riformista in cui si rispecchiano donne e uomini, ragazze e ragazzi, cittadini alla prima esperienza politica ed altri che hanno avuto già modo di mettersi a disposizione della città con impegno e dedizione.

In sintonia con il nostro entusiasmo e con la nostra voglia di restituire dignità e spessore alla vita politica della nostra città, ci schieriamo accanto a Fabio Vergine, persona dalle qualità morali e professionali indiscutibili che sintetizza perfettamente i valori e le aspettative del nostro gruppo. Una scelta convinta, come quella di condividere questo percorso con tanti altri gruppi politici che come noi hanno deciso di mettere da parte le ideologie, a volte deleterie e divisive in realtà che invece necessiterebbero di pacificazione politica, a favore delle idee. Una coalizione totalmente civica fondata sulle esperienze, sull'entusiasmo e sulle idee di ciascun membro.

Dopo anni di oscurità, di mediocrità e di pressapochismo politico, siamo fortemente convinti che Fabio Vergine sia la persona che meglio di tutte possa riuscire, grazie alle proprie capacità ed alla propria storia, a mettere insieme tutte le energie e le esperienze del nostro territorio per cercare di far sbocciare una nuova primavera politica per il nostro territorio. Da mesi abbiamo fatto questa scelta convinti della bontà della stessa ed accanto a lui ed a tutti i cittadini continueremo ad andare Avanti, insieme.

 Avanti Insieme

 
Di Admin (del 14/05/2009 @ 18:52:12, in Libro di Noha, linkato 5611 volte)


Abbiamo il piacere e l’onore d’informare tutti i nostri lettori che grazie all’instancabile lavoro del nostro amico e collaboratore Marcello D’Acquarica, il patrimonio librario di Noha si è arricchito di un nuovo bellissimo volume. Si tratta de I beni culturali di Noha, (Panìco Editore, Galatina, 2009), in una stupenda ed elegante edizione tutta a colori che riporta in maniera analitica e dettagliata le schede di quei monumenti nohani dei quali tutti noi dovremmo diventare studiosi diligenti e custodi gelosi.
Questo libro - che all’inizio sembrava una pazzia - è un progetto, un’idea partita subito dopo la nascita del nostro periodico on-line, e portata avanti da Marcello come un viaggio, un’avventura incredibile nella quale spendere tempo, energie, scienza e passione. I beni culturali di Noha sono finalmente fissati per sempre in questo libro, che, ormai, come l’Arte ed i Monumenti, sopravviverà a noi altri.
In questo tomo la nostra cittadina è vista dall’autore come un giardino d’infanzia (quello che più perdi dallo sguardo e più  ti cresce dentro), come un luogo del cuore i cui beni culturali sono da trattare come si fa con i bambini quanto a premura e tenerezza......
(tratto dell'OSSERVATORE NOHANO n°4 Anno III)

Si puo richiedere una copia direttamente da Noha.it inserendo un commento al seguente articolo, oppure presso lo studio d'Arte di Paola Rizzo

 
Di Redazione (del 23/05/2019 @ 18:51:19, in Comunicato Stampa, linkato 1005 volte)

Il neonato campionato di 3^ divisione “ TROFEO YOUNG” riservato agli under 14 con l’implemento di due fuori quota, sfugge ai ragazzi di mister Pendenza che nella finalissima non riescono ad arginare i pari età della Showy Boys.

In un PalaPanico quasi vuoto, complice un orario decisamente lavorativo (16.30), va in scena la finalina per il 3°-4° posto tra Lecce Volley ed Esseti Nardò, con i neretini a chiudere al tie-break  la gara a loro favore.

Poi il massiccio arrivo dei tifosi per quello che è l’ultimo derby della stagione del volley galatinese; la platea comincia ad occupare i settori di parte, anima l’ambiente plaudendo ai propri beniamini con cori ed applausi ed alla fine la vittoria arride ai ragazzi di mister Nuzzo.

Il buon livello tecnico espresso in campo dalle due compagini ha esaltato il tifo, sempre molto colorito ma corretto, aiutato da una direzione arbitrale perfetta.

Gara in bilico sin dalle prime battute nonostante un break importante(+6) dei ragazzi SBV OLIMPIA : difficile mantenere però il cospicuo vantaggio, per la pronta reazione degli atleti della Showy che fanno sentire il loro fiato sul collo dei padroni di casa.

Il set va in parità sul 23-23 , poi l’allungo finale premia capitan De Matteis e compagni per l’uno a zero.

Nella seconda frazione emergono difficoltà in ricezione in casa SBV OLIMPIA: si fatica molto nel registrare i reparti , una distribuzione forzata trova muri avversari ben disposti e il fuori quota avversario De Pascalis  diventa imprendibile.

La parità dei set  arriva con un tranquillo 16-25 e rafforza entusiasmo ed energie nel sestetto Showy che parte di slancio ed apre dei break determinanti.

La reazione dei ragazzi di mister Pendenza non trova efficaci contro misure: i numerosi errori in attacco lasciano più di un dubbio sulla condizione fisica di qualche elemento e in difesa si fatica a tenere le posizioni più idonee. Facilmente il terzo set è appannaggio per 17-25 della squadra di mister Nuzzo.

La frazione di gioco successiva è ancora favorevole ai giocatori Showy che ora sono gasatissimi intravedendo una vittoria alla loro portata; una fiammata d’orgoglio dei ragazzi SBV alimenta qualche speranza di arrivare al quinto set, ma l’accelerata finale è della società ospite che chiude vittoriosa sul 20-25 set e gara.

Grande gioia nelle file Showy e tra i numerosi tifosi presenti, di converso amarezza e tanta stanchezza nel gruppo allenato dal binomio Pendenza-De Matteis.

La lunga stagione agonistica, culminata con la partecipazione alle Finali Nazionali di Bormio, ha pesato molto sul gruppo del Presidente Panico che, senza nulla togliere al merito degli avversari, è arrivato a questa finale un po' svuotato da energie psico-fisiche, quasi sazio e convinto di aver dato già tutto.

Ci si è un po' cullati, a dire il vero, dopo la magnifica prestazione tecnica offerta nelle eliminatorie nazionali contro Montichiari, di avere le migliori frecce in faretra e che tutto sarebbe venuto fuori nel verso migliore.

Non è stato così. E’ mancato un buon approccio alla gara, si è faticato dannatamente sul piano fisico che poi ha penalizzato quello tecnico, e poi ci sono gli avversari determinati a tagliare un traguardo. 

La manifestazione si è conclusa con la rituale premiazione di tutte e quattro le società finaliste verso le quali il Presidente del Comitato Territoriale FIPAV, Pierandrea Piccinni, ha rivolto un plauso per il buon livello tecnico espresso dai partecipanti, prima di consegnare la coppa ai vincitori del “TROFEO 3D YOUNG “.

A rappresentare istituzionalmente l’amministrazione comunale erano presenti il vice sindaco, nonchè assessore allo sport e alle politiche giovanili, signora Maria Rosaria Giaccari, il Presidente del Consiglio, Raimondo Valente e il consigliere Alessio Prastano, ai quali è stata consegnata la maglietta di gara della SBV OLIMPIA GALATINA  che ha rappresentato nelle Finali Nazionali Under 14 in Lombardia, la nostra città.

Analogo omaggio è andato alla dirigente scolastica del 3° Polo, Rosanna Lagna, che condivide da anni il Progetto Giovani “FernandoPanico” consentendo un connubio cultural-sportivo con la Scuola Media Giovanni XXIII e al Presidente dell’Associazione Arma Aeronautica“ F. Cesari”, Saverio Mengoli per la mai sopita passione verso il nostro gruppo        societario.

 

Piero de lorentis

Area Comunicazione

S.B.V. OLIMPIA GALATINA

 
Di Marcello D'Acquarica (del 17/03/2015 @ 18:44:07, in NohaBlog, linkato 2047 volte)

Mi hanno seminato il primo settembre ed era il primo quarto di  luna. Sentivo ribollire in me la vita e avendo bisogno di energie arraffavo con disperazione tutto intorno.

Ahimè, quel che c'era fra le zolle di terra spremuta erano solo sali chimici. Dovetti ripiegare sui liquidi. L'acqua non mancava, ma aveva un sapore strano, niente a che fare con i ricordi genetici dei miei avi.

 Mi sentivo strano ogni giorno di più e tutto quello che mangiavo e bevevo senza tregua mi faceva rigonfiare a vista d'occhio. In un batter d'occhio venni fuori dalla terra e ad appena 30 gg di vita, mi tagliarono le radici.

Eravamo tutti uguali: obesi e lacerati. Tutti in linea impacchettati come sardine. All'alba fummo caricati su un camion, e tutti dissero che noi “spediti fuori zona” avremmo avuto più fortuna. Tra viaggi, trasbordi e stazionamenti, vidi ancora tre albe.

Il posto sembrava l'ingresso dell'inferno: un caos indescrivibile di urla e motori rombanti, l'aria era un concentrato di CO2 e non si vedeva altro che asfalto e cubi di cemento.

Fummo sbattuti e impigliati uno sull'altro come legna da bruciare, una spinta un marchio con scadenza e provenienza e via. Dopo il buio.

E un freddo, un freddo che mi congelava quasi tutto. Ogni tanto, non so se un'ora, un giorno o un mese, qualcuno di noi spariva. Mi tagliarono i ciuffi rimasti e dopo tanto tempo, forse un mese, mi tolsero le prime guance ingiallite. Dopo una settimana mi tagliarono ancora l'ultimo pezzo di radice. Ero smunto, quasi secco, come dire? Incartapecorito.

 Mi hai comprato in un supermercato qualunque di una città qualunque.

Ho all’incirca tre mesi di vita, paragonabili ai tuoi 90 anni.

Mi hai pagato otto volte di più di quanto hanno dato al mio seminatore e mi stai consumando ingerendo gli ultimi granelli di diossina secca che mi é rimasta tra le fibre.

Marcello D’Acquarica

 
Di Redazione (del 25/11/2020 @ 18:41:34, in Comunicato Stampa, linkato 1350 volte)

Il conseguimento della “grid parity” nella produzione di energia elettrica con la tecnologia fotovoltaica, che rende gli investimenti convenienti anche in assenza di incentivi specifici, insieme alla sostanziale rinuncia degli organi centrali e periferici dello Stato a svolgere il loro compito istituzionale di salvaguardia del bene comune, sta scatenando nel Salento una seconda ondata di progetti di impianti fotovoltaici di grande taglia in aree agricole.

Si tratta di operazioni puramente speculative, non rispondenti ad esigenze di coperture dei consumi, avendo la Puglia un esubero rispetto ai suoi fabbisogni di circa l’80%, rispondenti esclusivamente agli interessi degli investitori, che talvolta nascondono – come hanno rivelato inchieste giornalistiche e procedimenti giudiziari - operazioni di riciclaggio di denaro di dubbia provenienza.

Nel Salento questo deleterio fenomeno sta assumendo le proporzioni di un vero e proprio assalto distruttivo al territorio rurale, con proposte di generatori per   centinaia di ettari.    

  Le peculiarità salentine agevolano questo approccio neo-colonialistico di sfruttamento del territorio: l’andamento generalmente pianeggiante del terreno, le  favorevoli condizioni meteo-climatiche, la drammatica criticità causata dai fenomeni di disseccamenti dell’olivo (Co.Di.R.O.), il conseguente   crollo   del   prezzo   di  mercato   dei terreni agricoli e del reddito da agricoltura. In questo contesto già preoccupante, è poi clamorosamente e colpevolmente mancata una strategia di rigenerazione agri-ecologica del territorio, che consentisse un’uscita dalla crisi.

Il rischio di uno stravolgimento pesante ed irreversibile nel breve-medio periodo delle peculiarità culturali, paesaggistiche, ambientali  e socio-economiche del nostro  territorio è quanto mai attuale e drammatico, con una situazione già oggi fuori controllo e  che potrebbe diventare presto dilagante.

Molte delle valutazioni qui esposte possono essere trasferite con i dovuti distinguo ai mega-impianti eolici.

Un intervento di governo del fenomeno è quanto mai necessario ed urgente per varie ragioni:

  • la sottrazione di suolo agricolo, in un’area che su questo tema conta già dei tristi primati, rischia di stravolgere la stessa fisionomia di un territorio vocato, pur con criticità ed incertezze, all’agricoltura e alla ricettività turistica;
  • occorre prevenire il degrado del terreno agricolo derivante dall’ombreggiamento delle superfici, dal presumibile ricorso ad erbicidi per il controllo della vegetazione, dall’alterazione delle caratteristiche microclimatiche e pedologiche del suolo, con effetti di lunga durata, pesanti pur se in larga parte ancora inesplorati, sulla fertilità del suolo;
  • le misure di tutela del territorio oggi operanti - se si fa eccezione per il Piano Paesaggistico Regionale (PPTR), che vieta esplicitamente impianti energetici in zone agricole tranne che in ex cave o zone degradate - appaiono generalmente inadeguate; i regolamenti approvati da vari comuni e dalla Provincia appaiono similmente inefficaci, a fronte di specifiche disposizioni nazionali di legge (art. 12, comma 7, D.Lgs. 387/2003) che consentono esplicitamente l’insediamento di tali impianti in zone agricole.

Occorre sfruttare tuttavia al meglio le disposizioni (art. 7 D.Lgs. 387/2003 citato) che tutelano le “tradizioni agroalimentari di qualità”, così come il “patrimonio culturale e del paesaggio rurale. In ciò soccorrono le prescrizioni piuttosto stringenti del Piano Paesaggistico Regionale, che tra l’altro introducono l’obbligo di concentrare le attività produttive in APPEA (Aree Produttive Paesaggisticamente ed Ecologicamente Attrezzate). Ma possono anche risultare utili quei fattori legati ad una effettiva qualità agroalimentare o paesaggistica del contesto: produzioni biologiche o biodinamiche, consorzi di tutela, marchi di qualità DOC; DOP;  IGT e altri. Sotto tale profilo si noti come il Piano Paesaggistico pugliese (PPTR), pur non essendo propriamente un Piano Energetico, fornisce tuttora, in assenza di altri strumenti più efficaci, i vincoli più stringenti in merito agli insediamenti energetici. Vedasi in proposito le Linee Guida 4.4, parte prima, “Linee guida sulla progettazione e localizzazione di impianti di energia rinnovabile” e parte seconda “Componenti di paesaggio e impianti di energie rinnovabili” con Tavole allegate, come quella relativa alle “Aree sensibili per impianti di media e grande taglia” per gli impianti eolici e quella delle “Discariche e cave abbandonate e con decreto scaduto” per il fotovoltaico, che forniscono indicazioni preziose per la localizzazione degli impianti in aree meno delicate e con minimi impatti ambientali.

È   comunque   indispensabile   ed   urgente   una   forte   azione   di pressione politica da parte delle istituzioni locali (Regioni, Provincie, Comuni) sul Parlamento   e   sul   Governo   nazionali   per   l’abrogazione   delle penalizzanti  sciagurate disposizioni   di   legge.   Le   istituzioni   locali   sono   quelle   più   immediatamente   a contatto con i cittadini, con i loro reali bisogni ed interessi, e possono e devono intervenire prima di altri per difendere tali interessi. 

La difesa più efficace tuttavia, per quanto generalmente sottovalutata più o meno consapevolmente dai decisori politici, resta il completamento del quadro di pianificazione energetica locale. Tale tutela risulta tanto più valida in quanto manca un Piano Energetico Nazionale, mentre il Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR), ormai inefficace ed a maglie troppo larghe, è soggetto da tempo ad una estenuante  revisione.

In tal senso si riporta l’art. 31 del D.Lgs n. 112/98, che recita:

31. Conferimento di funzioni agli enti locali

1. Sono attribuite agli enti locali, in conformità a quanto disposto dalle norme sul principio di adeguatezza, le funzioni amministrative in materia di controllo sul risparmio energetico e l'uso razionale dell'energia e le altre funzioni che siano previste dalla legislazione regionale.

2. Sono attribuite in particolare alle province, nell'ambito delle linee di indirizzo e di coordinamento previste dai piani energetici regionali, le seguenti funzioni:

a) la redazione e l'adozione dei programmi di intervento per la promozione delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico;

b) l'autorizzazione alla installazione ed all'esercizio degli impianti di produzione di energia”.

Scaturisce da qui la proposta, da perseguire con fermezza, di riprendere ed aggiornare con urgenza, alla luce del PEAR approvato e del suo aggiornamento, il “Programma di intervento per la promozione delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico”, approvato con Deliberazione di Consiglio Provinciale di Lecce n. 36 del 23.04.2004. Detto Programma potrà raccogliere e aggiornare le stime sulla potenza fotovoltaica potenzialmente installabile sulle coperture esistenti (residenziali, industriali, commerciali, del terziario ecc.), in grado secondo qualificati dati preliminari di coprire ampiamente il fabbisogno elettrico dell’intera Provincia senza intaccare nuovo suolo agricolo.

Anche i Comuni con una popolazione superiore a 50.000 abitanti (come Lecce) sono obbligati a approvare un Piano Energetico Comunale, da integrare nel Piano Regolatore Generale (art. 5 Legge n. 10/91).

Gli strumenti indicati sono fondamentali per dare indicazioni di dettaglio degli interventi insediativi, tuttora vaghe e limitate per esclusione dalle “aree non idonee” nel quadro normativo attuale, ma che lasciano piena discrezione al proponente di individuare il sito di installazione.

Una corretta pianificazione saprà inoltre indicare le potenzialità degli impianti da collocare sulle coperture di edifici esistenti, potenzialità questa sistematicamente trascurata e sottovalutata.

Il completamento di un corretto quadro di pianificazione energetica  locale (regionale, provinciale e comunale) rappresenta un significativo indice della volontà politica di contrastare il fenomeno in atto, piuttosto che limitarsi a generici proclami di facciata, o affidarsi alle pastoie del procedimento amministrativo, o nella migliore delle ipotesi a “regolamenti” locali, armi spuntate rispetto alle sovraordinate norme nazionali.

Un nuovo quadro di programmazione non può tuttavia prescindere dalla considerazione della taglia, della finalità, delle modalità installative, dell’impianto proposto. In tal senso occorre distinguere, ad esempio, i grandi impianti in pura cessione alla rete, con fini marcatamente speculativi, dalle piccole installazioni al servizio di utenze locali, su coperture esistenti, il cui iter procedurale dovrebbe essere al contrario agevolato e snellito.

È necessario   uscire   dalla   logica   della   produzione   di   energia   elettrica   come   merce soggetta alle sole leggi del libero mercato: l’energia elettrica è da considerare un “bene comune” alla stessa stregua dell’acqua e  dell’aria, da produrre non per intenti speculativi, ma per soddisfare ben precise esigenze di copertura dei consumi.

 

Sono necessari atti d’indirizzo, norme e incentivi a livello nazionale e locale per passare con decisione ad un nuovo modello energetico decentrato, con impianti di piccole-medie dimensioni ubicati su coperture esistenti o in zone residuali, collegati   in   rete,   con   l’obiettivo dell’autonomia energetica delle comunità locali, svincolate così da monopòli e caste energetiche.

​Occorre poi ricordare che le fonti energetiche più pulite e convenienti restano il risparmio, l’efficienza e l’uso appropriato dell’energia. 

 

Lecce, 24 novembre 2020

RETE AMBIENTE E SALUTE SALENTO

 
Di Redazione (del 26/03/2019 @ 18:36:01, in Comunicato Stampa, linkato 1014 volte)

Non si lascia scappare l’occasione Efficienza Energia e, in un inusuale orario di gioco(ore 16.00), conquista la quarta vittoria consecutiva. Spalti quasi vuoti al fischio d’inizio con i due mister che schierano così i due sestetti: in P2 mister Cirillo con Coppola e Riccio quest’ultimo sostituto dell’infortunato Calabrese, Arzeo e Giordano di banda, Cesario e Ferrara centrali e Vacchiano libero.

Mister Stomeo schiera in P6 la diagonale Zonno-Buracci, Durante e, a sorpresa, Lotito laterali, Iaccarino e Musardo centrali con Pierri a registrare la linea difensiva.

Partenza a basso ritmo per i locali che accusano subito un 1-4, frutto di posizioni difensive scoordinate che  spinge mister Stomeo a  bruciare il primo time out chiedendo ai suoi più applicazione negli schemi.

Reazione e crescita immediata: Musardo e un Lotito in palla fanno subito 14-9, concedendo solo due punti al mancino Riccio e ad Arzeo che sembrano i più reattivi in casa napoletana.

Ma non c’è storia con tutta la prima linea di Efficienza Energia che si scrive a tabellino per un 25-16 in tutta tranquillità.

Secondo set in perfetto equilibrio con Ferrara e Palumbo a tenere a galla i propri colori (12-12), ma uno Iaccarino strepitoso a muro azzera l’opposto Riccio e crea un break di +6 per il 21-15. Tocca poi a capitan Buracci chiudere il set vincente con due diagonali ed un ace (25-19).

Nella terza frazione mister Cirillo rivolta la squadra come un calzino: mantiene in campo il solo Vacchiano e il palleggiatore Coppola, poi affida il ruolo di opposto a Palumbo, lascia in panchina Arzeo ed affida a Scotto di Marrazzo e Giordano i ruoli di laterali.

L’epurazione colpisce anche il centrale Cesario surrogato da De Simone, ma dopo l’iniziale resistenza che fissa il punteggio sull’undici pari, è Buracci a suonare la carica trainando un Durante più esplosivo(21-17).

Stomeo cerca di dar spazio a Petrosino, Rossetti e Persichino che non hanno modo di mettere a referto nessun punto per le perentorie conclusioni di Iaccarino(25-17) che mettono al sicuro i tre punti.

Gara abbastanza abbordabile per Efficienza Energia che non spreca energie oltremisura, continua a fornire prestazioni eccellenti a muro e recupera un Lotito efficace, pur non ancora a pieno regime.

La scalata in classifica porta la squadra del presidente Santoro a quota 38 punti in sesta posizione , alle spalle di un Marigliano (40 punti) che domenica sarà ospite in quel di Casarano con il risultato già noto , ma non scontato, di Efficienza Energia avversaria di un Cimitile abbordabilissimo.

TABELLINO

EFFICIENZA ENERGIA-RIONE TERRA POZZUOLI 3-0(25-16,25-19-25-17)

GALATINA: Musardo 10,Lotito 10,Durante 7,Zonno 2,Buracci 12,Iaccarino 10,Pierri(L),Apollonio ne,De Lorentis ne,Calò ne,Persichino,Petrosino,Rossetti.

All.Giovanni Stomeo

POZZUOLI:Arzeo 5,ferrara 6,Riccio 2,Palumbo 8,Cesario 2,Coppola 1, Giordano 1,Scotto 3,Muek,De Simone,Graziosi,Conte,Vacchiano(L),De Gregorio ne.

All.Costantino Cirillo

 

Piero de lorentis

Area Comunicazione

Efficienza Energia Galatina

 
Di Redazione (del 30/09/2020 @ 18:23:20, in Istituto Comprensivo Polo 2, linkato 1066 volte)

I banchi

Le sedie

Le mascherine

Il gel

Il distanziamento

La scuola è cominciata da una manciata di giorni

Non si può perdere tempo, visto che c’è tanto da recuperare! No, quest’anno non possiamo far festa con e per i nostri amati libri!

Questi i pensieri che hanno accompagnato l’inizio di quest’anno scolastico davvero anomalo. Avevamo tutte le giustificazioni possibili per rimanere all’interno delle nostre aule sanificate, e così infatti hanno deciso di fare molte scuole di Galatina e dintorni.

Noi però abbiamo deciso diversamente, poiché riteniamo che nessun virus, con corona o senza, possa farci dimenticare né il piacere della lettura e del gioco che ci consente di insegnare e imparare, né il bisogno di riappropriarci delle nostre case: da quelle degli amici, alla scuola, alla strada, al paese. I muri ci stanno stretti, ma, come le pareti di una scatola, possono aprirsi al mondo e la casa di tutti, che è la scuola, deve essere in prima linea, per catalizzare le energie di grandi e bambini e incrementare la speranza di quell’ “andrà tutto bene” che tante volte abbiamo ripetuto, come un mantra, ai nostri bambini.

Dovevamo tenere il punto dunque, e presidiare i nostri spazi contro le tante paure e diffidenze.

Ed è esattamente ciò che abbiamo fatto in questo lunedì 28 settembre, a Noha e a Galatina in tutti i plessi del Polo 2: con gel e mascherine, colori e colle, tappi e cannucce, pennelli e scatoloni, abbiamoreinventato il nostro tempo eribadito il nostro modo di fare scuola, in diretta, senza rete, per strada. Sono nati così, dalle mani di grandi e bambini, barattoli della felicità riempiti da invisibili pensieri felici, scuole in scatola, case dalle grandi finestre da cui vedere lontano, case capaci di abbracciare e tenere insieme, mai troppo piccole, case che vorremmo e che ci fanno da specchio. E ancora giochi di parole, di rime e di suoni, e battaglie a colpi di matita.

Presidiando il qui e ora, ripartiamo dunque, puntando i piedi tutti insieme, con caparbietà e allegria.

Sì, ne siamo certi, andrà tutto bene!

Eleonora Longo

Responsabile  Presidio del Libro Noha e Galatina

 
Di Antonio Mellone (del 18/06/2017 @ 18:12:12, in Comunicato Stampa, linkato 3272 volte)

Ormai è risaputo quanto la mia incompatibilità con Daniela Sindaco sia genetica, ancor prima che culturale e quindi politica. Ciò non toglie che non si possa o non si debba riconoscere all’ex-delegata della frazione di Noha un coraggio e una forza fuori dal comune [ormai in tutti i sensi, ndr.].

L’avvocata de nohantri (bisogna darle atto) è riuscita con un lavoro indefesso a convincere un bel gruppo di persone, un centinaio abbondante, non tanto a darle retta [qui da noi è facile credere a tutto, anche agli asini che volano, ndr.], quando addirittura a metterci la faccia, diciamo così, candidandosi in non so più quante liste a sostegno di una Sindaco alla seconda - cui a questo punto, visti i risultati, sarebbe d’uopo estrarre finalmente la radice quadrata, con il risultato di una Sindaco solo di cognome e non più di potenziale carica [lo so: questa è difficile per chi in terza media non ha studiato come si deve le potenze e le radici. Ma cosa volete da me: chi sa si diverte di più di chi non sa, ndr.].

La nostra beniamina, già espulsa dal gruppo PD (Politicanti Dozzinali), s’è impegnata Anima & Cuore, anzi s’è dannata pur di far perdere voti al suo ex-partito (riuscendovi in parte), ma ritrovandosi di fatto come quel marito che, per far dispetto alla consorte, decide d’emblée di evirarsi.

Evidentemente alla tapina sfuggiva il fatto che i Perdenti Democratici, già a un passo dal baratro, non avevano mica bisogno della sua spinta per fare il famoso passo avanti e cadere così nel burrone elettorale: infatti avevano ormai da tempo programmato da se medesimi la loro Caporetto, non tanto con la designazione di Paola Carrozzini [che, detto tra noi, è mille volte meglio di Renzi, ndr.], bensì suicidandosi politicamente grazie alla candidatura di vecchie cariatidi, portatrici sane di pensieri e progetti che sanno di stantio nonostante il disperato tentativo di utilizzare profusamente il noto idrocarburo aromatico polinucleato detto naftalina.

Fra le idee da esporre nel museo dell’archeologia politica ce n’è una tutta da incorniciare: è il famoso “progetto” del  mega-porco, ossia il centro commerciale in contrada Cascioni, da realizzare nel bel mezzo dell’era dell’e-commerce che sta portando da tempo e un po’ ovunque alla chiusura di molti megastore [avrebbero forse avuto più successo di pubblico se avessero proposto la costruzione a Collemeto di un centro di recupero per politici rincoglioniti, i cosiddetti Partiti Definitivamente: ma non se ne ha ancora notizia, ndr.].

Sapete com’è: certi amministratori nostrani con le idee si regolano come dicono che si deve fare con gli amici: ne hanno poche; ma a quelle poche son molto affezionati: tra le poche, ce n’è per disgrazia molte delle storte; e non son quelle che son loro le men care [così, tanto per parafrasare il vecchio caro don Lisander, ndr.]  

Dunque l’immolazione della Sindaco Daniela Sindaco sull’altare del dispetto è stata del tutto inutile [per lei. Per noi, a dirla tutta, un sospiro di sollievo, ndr.], se è vero come è vero che la sommatoria dei voti delle due coalizioni a vocazione minoritaria (cioè Carrozzini + Sindaco) avrebbe comunque prodotto un miserrimo terzo posto, sempre comunque dopo ‘u Giampieru e l’Amante.

Guardate, non mi è facile, ma io vorrei a tutti i costi spezzare una lancia in favore della trombata e purtuttavia impettita Daniela nostra. Vorrei dirle che questa campagna elettorale le è servita se non altro a migliorare nella forma i contenuti del suo “pensiero” [nella sostanza un po’ meno, ndr.], per esempio addolcendo i toni, rinunciando finalmente alle sue filippiche [roba da video virali sui social, ndr.], perfino la sua pronuncia, nel mettere in croce due o tre frasi, si è liberata da qualche topica meschina inflessione dialettale [qualche, dico, non tutte, ndr.].

Ora, la Sindaco-solo-di-cognome, come riportato qualche giorno fa dal noto diversamente giornalista del Quotidiano, viene corteggiata (politicamente, s’intende) da certa accozzaglia di destra, con la quale, già prima delle elezioni, s’erano registrati baci, abbracci e moine varie. A parte poi il fatto che un candidato sindaco trombato alle elezioni non “possiede” [“possesso” è copyright del Quotidiano, ndr.] i voti dei suoi elettori che non sono suoi ma, appunto, degli elettori, volevo dire a Daniela (per quel che serve: cioè a niente) di stare attenta, di non fidarsi di certi mammasantissima della politica locale, capacissimi di farle un altro sgambetto molto più devastante di quello riservatole dai suoi ex-compagni del Partito Distrutto.   

Adesso sarebbe il caso che Daniela si prendesse un periodo sabbatico per riflettere (lontano dai riflettori) su tutti gli errori commessi. E sarebbe d’uopo che lei e i suoi accoliti, soprattutto quelli che per decenza non si son nemmeno votati da soli [sissignore, non si contano i candidati nelle sue sette o otto liste con zero preferenze, ndr.] si mettessero con il culo sulla sedia e iniziassero seriamente a studiare e a lasciar perdere le sconcezze, i commenti da zotici e le chiacchiere da webeti sparpagliate sui social. Sarebbe davvero un bel peccato disperdere così tante energie per sbraitare contro questo o quel tizio che ti muove una critica, un appunto, una nota di biasimo, fosse anche satirica o addirittura sarcastica [anziché farne tesoro, ndr.], piuttosto che guardare per una volta in faccia alla realtà senza manipolarla o accomodarsela a proprio uso e consumo.

Ecco. Questa sarebbe già una buona battaglia da combattere, il vero cambiamento culturale da compiere: una specie di rivoluzione russa.

Purtroppo oggi russa è ancora voce del verbo.

Antonio Mellone

 
Di Albino Campa (del 10/11/2010 @ 17:44:25, in Fotovoltaico, linkato 3268 volte)

I video integrali degli interventi del convegno organizzato dalla Associazione radicale Save Salento con il patrocinio del Comune di Melpignano sulle energie rinnovabili e la compatibilità con l'ambiente, il paesaggio e il patrimonio storico-culturale.

Guarda i video

 
Di Redazione (del 13/06/2021 @ 17:40:42, in Comunicato Stampa, linkato 734 volte)

C'è stato un tempo in cui la nostra città ricopriva un ruolo centrale nel Salento, protagonista nel campo dell’industria, dell’artigianato, della cultura, degli eventi e tanto altro.
Le nostre attività, nonostante ci siano tanti validi imprenditori e concittadini capaci e coraggiosi, non sono valorizzate. Le nostre eccellenze e i nostri tesori ancor meno.

Oggi Galatina è una città tristemente assopita, passiva, privata di tutto il suo originario entusiasmo, senza alcuna prospettiva che possa risvegliarla da un sonno fin troppo lungo.
La perdita della sua centralità è sì colpa di una politica poco lungimirante. Ma, cari concittadini, diciamocelo: un po’ di smalto lo abbiamo perso anche noi.

Chi sta umiliando la nostra città è chi la critica, chi la amministra con superficialità e immobilismo, chi sta alla finestra a guardare senza darsi da fare per cambiare le cose.
Noi potremmo, anzi dovremmo, essere la politica vera. Quella bella, partecipata, pulita, fatta nelle piazze, nelle periferie, per strada, ovunque. Per passione. Eravamo in vetta e adesso ci tocca ripartire quasi da zero, se non dal potenziale enorme finito da tempo in cantina.

È vero: per volare alto ci vuole costanza, capacità, impegno, passione. E invece noi, cari concittadini, ci siamo accontentati, svalutati, svenduti. Meritavamo e meritiamo altro.
E allora è questo il momento di mettere da parte l'abitudine, l'inerzia, la timidezza, l’invidia, la comoda poltrona da spettatori di una città. LA NOSTRA CITTÀ!

Non siete stanchi dei decisori di lungo corso e falsi volti nuovi travestiti da "professionisti competenti"?
Le ambizioni della nostra terra, ricca di bellezze e di eccellenze ancora tutte da valorizzare, aspettano solo noi e il nostro impegno.
Rievocando un noto proverbio, oggi vi dico che la realtà è semplice: chi si ferma, è perduto. E noi siamo stati "fermati" nel fior fiore del nostro sviluppo e ci siamo persi. Ma la bussola, e questo deve essere chiaro, dobbiamo trovarla dentro di noi. Ed è negli occhi dei nostri figli e dei nostri nipoti che troveremo la direzione giusta, la strada migliore, per raggiungere la meta più bella.

Cari concittadini, le cose cambiano se siamo pronti a cambiare prima di tutto noi, il nostro modo di fare e di pensare. Se siamo pronti alla Rivoluzione Culturale, ad una battaglia etica, a scrollarci di dosso la polvere e alzare un muro compatto contro le ingiustizie che quotidianamente sono sotto i nostri occhi. Se siamo pronti a fare squadra, se all'IO anteponiamo il NOI, se lavoriamo per essere l'alternativa a tutto ciò che non ci piace, che ci fa male, che ci prosciuga energia vitale senza darci in cambio nulla.

Ma come immagina la Galatina del futuro il MoVimento 5 Stelle?
Serve certamente riprogettare la città coinvolgendo la comunità in questo percorso di trasformazione. Fondamentale, ad esempio, sarà lavorare ad un nuovo PUG (Piano Urbanistico Generale), per contenere il consumo di suolo, per favorire la rigenerazione urbana, per tutelare e valorizzare l’ambiente ed il paesaggio del nostro territorio.

Quando parliamo di migliorare la qualità della vita dei cittadini, parliamo anche di questo: vivere in una città smart, sostenibile, ordinata, pulita, coltivando benessere e diventando attrattivi.

I numeri di questi ultimi anni restituiscono una fotografia chiara del graduale “svuotamento” della città. Lo dicono le attività commerciali, i giovanissimi che hanno deciso di andare a vivere in comuni limitrofi, abbandonando la propria culla per ovvi motivi di opportunità.

Per mettere in piedi il cambiamento serve una visione chiara, una prospettiva a lungo termine. Serve un sogno e la volontà di realizzarlo con ogni forza. Ed è questo che noi sentiamo di poter offrire come Movimento 5 Stelle.
In questi anni abbiamo promosso tante iniziative, come la piantumazione degli alberi e il decoro partecipato delle nostre periferie. Su quello puntavamo nel programma elettorale del 2017, con il quale ci presentammo alla città, e su quello puntiamo ancora oggi.
Personalmente immagino un coinvolgimento diretto di aziende, imprenditori, associazioni e cittadini. Una rete fitta e variegata.
Sogno un polmone verde al centro della città, che potrebbe nascere tra Via Liguria e la tangenziale verso Noha; immaginiamo una pista ciclabile e una riqualificazione totale della strada che collega Galatina con Noha (viale Dalla Chiesa); credo fortemente nelle potenzialità di Collemeto e Santa Barbara e nella loro posizione strategica a due passi dalla strada statale 101;credo negli investimenti giusti e nella necessità di tendere una mano alle comunità che si sentono abbandonate, escluse.
Immagino una riqualificazione totale di piazze e zone periferiche, del nostro centro storico, sul quale poco o nulla si è fatto negli ultimi anni. Immagino, per esempio, una tassazione comunale pari a zero per alcuni anni per chi decide di trasferire o aprire un’attività nel cuore di Galatina. E da questo immagino di far ripartire una zona che fa gola a molti, ma che merita di essere rivalutata.

Abbiamo un quartiere fieristico abbandonato a se stesso. Ho provato a dare un input per realizzare un progetto, per tentare di farlo finanziare a livello centrale, ma nulla. Ho impegnato da tempo il Governo ad investire sulla nostra fiera, per riqualificarla, trasformarla, farne anche un centro congressi, un luogo destinato ai grandi eventi, che potesse lavorare 365 giorni all’anno. Sforzi vani, nonostante la volontà di tanti imprenditori volenterosi, ci siamo scontrati contro la mancanza di lungimiranza e di operare scelte coraggiose da parte di qualcuno dell'attuale amministrazione. Peccato, ma nulla è perduto, non molliamo!

Abbiamo delle strutture sportive invidiabili. Mi piange il cuore, però, guardando il prato del Pippi Specchia nelle attuali condizioni e mi tornano in mente le parole di Marcelo Lippi, quando ospitammo la nazionale italiana. “Questo stadio è una bomboniera” disse. E io aggiungo che è vittima del matrimonio politico sbagliato. Ritengo sia inaccettabile!

Penso che risorse messe a disposizione dall’Europa, dal Governo e dalla Regione, sarebbero più facilmente intercettabili creando un ufficio apposito con personale ad hoc che lavori alla progettazione allo studio e al monitoraggio dei vari bandi. Si eviterebbe lo spreco di risorse pubbliche e di opportunità (come recentemente accaduto con la perdita di 5 Milioni) e si creerebbero nuovi posti di lavoro.

Più attenzione alla disabilità, una lotta vera alle ingiustizie sociali perchè NESSUNO DEVE RESTARE INDIETRO. Molto si è fatto, devo ammetterlo, grazie al lavoro di persone competenti, ma si può fare sempre meglio.
Tanti sono i temi sui quali occorre intevenire, difficile elencarli tutti e andare nel dettaglio.

E quindi cosa fare? Rimbocchiamoci le maniche! In questo il MoVimento 5 Stelle c’è stato, c’è e ci sarà. Non abbiamo mai avuto paura di assumerci delle responsabilità e di sporcarci le mani (nel senso più nobile del termine).
E ancora una volta siamo pronti ad assumerci le nostre responsabilità: Galatina andrà al voto nel 2022 e questo appuntamento sarà fondamentale per scrivere la storia anche della nostra comunità. È questo, dunque, il momento dell’impegno, della responsabilità e del coraggio. Quelle appena elencate sono solo alcune delle tantissime idee (e dei progetti già pronti) che abbiamo da tempo per la nostra città. Ma vogliamo condividerle, vogliamo conoscere le idee degli altri. Vogliamo lavorare seriamente, concretamente, per la Galatina del 2050!
Ed è per questo che faccio un appello rivolto a tutte le forze politiche, a quelle che (con convinzione e fino all'ultimo) hanno sostenuto l’esperienza del Governo Conte II, alle realtà civiche, alle splendide realtà dell'associazionismo, alle forze moderate e a tutte le migliori energie della società civile, ai nostri giovanissimi e ai “giovani di mezza età” come me. Insomma, a tutti i cittadini che hanno voglia e passione.
A queste realtà oggi il MoVimento 5 Stelle propone di dar vita ad un "PATTO PER GALATINA" ed è pronto ad aprire, da subito, un tavolo di confronto con tutti.
Il Movimento 5 Stelle sarà in prima fila per portare avanti questo patto, la direzione di marcia è chiara e la nostra identità sarà così forte che ci consentirà di dialogare con tutti, anche con l’elettorato moderato e coloro che fino ad oggi non si sono sentiti coinvolti dalla politica cittadina.
Obiettivo? Costruire un progetto credibile, forte, concreto, che dia voce a tutti i galatinesi, che dia una prospettiva che guardi ai prossimi 30 anni, per mettere insieme una squadra che non si limiti all’ amministrazione ordinaria, ma che abbia il coraggio di occuparsi dello straordinario, in tutti i sensi.

Non sarà certamente un percorso facile, ma sono certo che riusciremo a costruire un fronte ampio, che possa consentire alla nostra Galatina di risollevarsi. Iniziamo a fare Politica vera, nel senso più alto della parola.

Concludo con le parole di Giuseppe Conte, che condivido a pieno e che dovrebbero risvegliare in tutti noi uno scatto d’orgoglio. "E' tempo di guardare avanti, adesso. E' tempo di essere realisti, ma anche di lavorare per “realizzare l’impossibile”: abbiamo un paese e un futuro a cui dedicare le nostre più preziose energie”.

E allora coraggio! Per Galatina, Noha, Collemeto e Santa Barbara io ci sono, il Movimento c’è! Ed è disponibile a patti su obiettivi chiari, ma mai a beceri compromessi.
Ed è questo che fa la differenza.
Camminiamo insieme verso una GALATINA, di nuovo, PROTAGONISTA!

Leonardo Donno
Deputato M5S

 

Tarantismo, snobismo e ragnatela 

Alla festa patronale di Galatina, quella di fine giugno dedicata ai Santi Pietro e Paolo, i giovanotti di Noha partecipavano raramente. Infatti molti di loro, poco più che imberbi ragazzini - incluso il sottoscritto - erano fin dai primi del mese “ritirati in campagna” dove nel corso dell’estate avrebbero dedicato tutto il loro tempo e le loro energie al giogo opprimente del tabacco, cui la famiglia tutta era dedita con il suo diuturno lavoro per guadagnarsi da vivere. Dunque la fine della scuola rappresentava per noi altri tutto men che l’inizio di una bucolica villeggiatura! Solo uno sparuto numero di compagni di classe che si poteva contare sulle dita di una sola mano aveva la possibilità di partecipare alla festa patronale di Galatina, che sempre ci veniva descritta come imponente, maestosa e particolare. La particolarità stava nel fatto che, come ci raccontavano, l’ultimo giorno della festa, solennità di San Paolo, in una cappellina prospiciente piazza San Pietro avveniva con una precisione cronometrica “dalle ore 12 alle ore 13” il miracolo della guarigione delle tarantate. Erano queste delle persone strane, soprattutto donne, che incappate nel morso della tarantola, si dimenavano distese per terra, saltellavano e ballavano anche sull’altare della chiesetta, e spesso rincorrevano uno o più astanti curiosi (soprattutto chi indossava abiti di color rosso), creando un fuggi-fuggi generale nel pubblico che sempre numeroso si accalcava a ronda in quell’intorno.

Le tarantate non erano mai di Galatina (molte venivano dal Capo di Leuca). E nemmeno a Noha vi erano tarantate, né ve ne erano mai state in passato. Pare che per grazia di San Paolo, Galatina ed il suo “feudo” godessero del privilegio dell’”immunità” dal tarantismo.

Del resto Galatina ha sempre visto il tarantismo come un corpo estraneo, un fenomeno da osservare dall’esterno, forse dall’alto. E’ come se non ne fosse condizionata culturalmente. Erano gli altri, i “forestieri”, a dover rispettare una tradizione, a dover ripetere un rito stagionale, a doversi recare in pellegrinaggio a bordo dei loro sciarabbà in quel territorio “sacro” per celebrare una cerimonia salutare. I galatinesi erano solo degli spettatori, perlopiù distratti. L’immunità era anche un non volersi sporcare le mani, un fastidio, e se vogliamo una cosa da raccontare agli altri con vergogna, più che con pudore dettato da compassione.

Galatina si è sempre sentita città borghese, sede di banche e di palazzi gentilizi con tanto di stemma nobiliare, di proprietà dei ben pasciuti agrari. Quegli agrari che magari avevano usato ed abusato del lavoro e della dignità di quei contadini, tra le cui fila appunto nascevano le tarantate ed i connessi traumi, frustrazioni e conflitti irrisolti.

Quell’immunità nel corso degli anni si è trasformata nella peggiore delle forme di comunicazione e di contatto: lo snobismo. Una brutta parola che in dialetto si tradurrebbe anche con “garze larghe” o qualcosa di simile.

Per anni molti galatinesi hanno aborrito le serate di pizzica-pizzica che iniziavano a macchia di leopardo a celebrarsi un po’ in tutto il Salento. Questo fino a quando non arrivò, ormai oltre un decennio fa, quel laboratorio culturale di musica e di pensiero, quell’esperienza straordinaria che risponde al nome di “La Notte della Taranta”, raduno tra l’altro di altissima qualità, che ha fatto di Melpignano il centro delle manifestazioni della nostra “musica etnica” ormai noto in tutto il mondo. Da Melpignano in poi più di un galatinese si è sentito finalmente “contagiato” dal morso della taranta. 

Ma il fatto che Galatina ne fosse (stata) esclusa per tanti anni, crediamo a questo punto che fosse in un certo qual modo naturale, legato alla sua storia.

Ciò che si può fare oggi, allora, non è tanto recriminare, rimpiangere, nutrire rimorsi per ciò che non è stato: la storia si studia, non si giudica. E tanto meno affannarsi per dar corso agli “eventi” scimmiottandone gli altri. L’evento in sé non serve a nulla. Dura lo spazio di una serata o di una giornata. Poi passa e forse non lascia nulla.

Utile sarebbe invece far tesoro di un concetto, anzi di un insegnamento portentosissimo che ci dona proprio il fenomeno del tarantismo: la ragnatela.

La ragnatela è sistema, è equilibrio, è compartecipazione, è un modo per poter “catturare”, diremmo anche affascinare noi stessi e gli altri che ci vengono a trovare.

Galatina è una delle città più belle del mondo. Ma questa è condizione necessaria ma non sufficiente per una buona o ottima qualità della vita. Dovremmo sforzarci un po’ tutti quanti per essere più accoglienti nei confronti dei visitatori, che sempre più numerosi verranno a trovarci. E si è accoglienti se saremo rispettosi intanto verso noi stessi e poi verso gli altri. Si è rispettosi se sapremo aver cura dell’ambiente in cui viviamo, per esempio lasciando un po’ la nostra auto nel garage ed utilizzando di più il nostro cervello per spostarci (dunque a piedi o in bicicletta); se conosceremo la nostra storia riuscendo a farne parte anche agli altri (quanti galatinesi hanno in casa propria il libro “Galatina, storia ed arte” di mons. Antonaci, solo per citare uno dei tanti a caso, pronto per la consultazione?); se riusciremo a dare informazioni anche in inglese o in francese, ma anche in italiano, al viaggiatore straniero che per caso si avvicinasse a noi chiedendocene; se riusciremo ad offrire i nostri prodotti della campagna o dell’artigianato in maniera decorosa e senza rapinarci a vicenda (la pasticceria di Galatina per fare un esempio è la migliore del mondo. Ma non si vende solo il pasticciotto, si vende anche il sorriso ed il buongiorno detto con gentilezza e senza smanceria o sussiego, e questo valga per ogni negozio cittadino. Chiediamocelo tutti: c’è sempre la gentilezza come companatico di ogni transazione galatinese?); se faremo fruire i nostri monumenti tenendoli aperti e con l’assistenza di guide non improvvisate…

Le occasioni per renderci più accoglienti e disponibili sono mille e ancora mille. E si potrebbero riassumere nello sforzo per renderci migliori, meno spocchiosi, meno mafiosetti, più responsabili.

Ma per tutto questo c’è bisogno di molto studio, molta formazione, molto tempo.

La ragnatela è il vero ed il miglior prodotto del tarantismo. Dovremmo tutti impegnarci a tesserla.       

Antonio Mellone

 
Di Albino Campa (del 28/05/2010 @ 17:34:51, in Fotovoltaico, linkato 4040 volte)

La frase del titolo è un’esclamazione di Lorenzo Tomatis, uno dei maggiori oncologi del dopoguerra morto nel 2007.

crf “Così ci uccidono”, Emiliano Fittipaldi, Rizzoli, Milano, 2010.

Vogliamo un paese produttore di energie e quindi quasi certamente di rifiuti tossici o un bel paese?

La salvaguardia della natura va fatta a prescindere dal colore politico. Le amministrazioni pubbliche hanno il dovere di fare il bene per il popolo in maniera democratica. I cambiamenti di simpatia da un partito all’altro non devono influire sulle scelte guidate dalla ragione. La mia osservazione in merito a contrada Roncella, è volta alla difesa di quel territorio, che altrimenti verrebbe devastato dall’ennesimo impianto fotovoltaico. Oggi è una superstite area naturale, ancora incontaminata da prodotti di scarto dell’uomo. E non può essere paragonata a nessuna distesa di pannelli, nemmeno se sopra vi si dipingessero diecimila ulivi secolari o prati di papaveri rossi. Se ognuno di noi avesse più cura del proprio spazio, saremmo un paese civile. Purtroppo non è così.

Non è necessario essere professori o geni dell’economia per chiedersi da che parte sta la verità. Sarebbe sufficiente confrontarsi democraticamente (e lottare per mantenere questo diritto), informarsi ed avere un briciolo di attenzione per il mondo che ci circonda, comprese le attività di alcuni furbi rivolte esclusivamente al proprio lucro. Il territorio in quanto ambiente di vita per tutta la natura, fatta di flora e fauna e non di cemento e immondezzai, non ci appartiene. Lo abbiamo ereditato dai nostri predecessori, e siamo altresì obbligati a lasciarlo ai nostri successori indenne il più possibile da inquinamenti di ogni sorta.

Oppure  pensiamo davvero di essere eterni o di poter arraffare tutto per portarcelo all’altro mondo?

I pannelli fotovoltaici di per sé inquinano, e non solo per le parti in plastica o derivati usate nella struttura o per i cablaggi vari, ma per il fatto stesso che per costruirle si inquina ma soprattutto un terreno ancora allo stato naturale si riempie di carcasse di alluminio, ferro e silicio. Ma visto che è proprio necessario procedere al fotovoltaico sarebbe bene utilizzare gli spazi già occupati da case, palazzi e capannoni (ce ne stanno a bizzeffe) prima di ricoprire i residui centimetri quadrati di terra a nostra disposizione.

Il problema allora non sta nella scelta del fotovoltaico, ma nel fatto che si finisce sempre per esagerare. Gli utili diretti spesso vanno a quei pochi che sfruttano il meccanismo degli incentivi, ribaltando sui poveri cittadini il costo sociale. A questi ultimi restano le briciole, le macerie da smaltire a fine ciclo degli impianti, i problemi ecologici derivanti dallo scempio ambientale, oltre che il costo degli incentivi (che di fatto sono pagati da tutti i contribuenti).

Oramai dovremmo sapere tutti che una richiesta maggiore di energia da parte del mercato serve solo a produrre ulteriori forme di inquinamento, sia nella fase di produzione dell’energia stessa (vedi scorie e rifiuti tossici vari) che nelle migliaia di oggetti usa e getta di cui stiamo riempiendo la terra. Senza accorgercene stiamo chiedendo di avere ulteriori “beni” spargi veleni: altre televisioni, altre luci da accendere, altre auto da rottamare, altri viaggi low-cost, altre inutili autostrade, altre TAV, altre piattaforme petrolifere, altre antenne per la telefonia, altri ponti sugli stretti…

Più questo trend cresce e più aumentano le aree pericolose per la salute pubblica, compresi i depositi tossici per decenni, secoli e millenni.

I turisti non verranno nel Salento, a Galatina, a Noha o in qualche altro paese intorno a noi per vedere distese di fotovoltaici o foreste di pale eoliche o, peggio ancora, coste ricoperte di colate di cemento sottoforma di ville, alberghi, capannoni o villaggi turistici. Gli spot pubblicitari sul nostro Salento ci parlano di mare, di coste naturali e di un territorio ancora indenne da segnali di inquinamento e di stupidità umana. Facciamo in modo che questa volta non si tratti della solita propaganda ingannevole.

La difesa di questo patrimonio di benessere dal vandalismo consumistico o dalle paventate sedi di nuove Cernobil, con connessi depositi di scorie radioattive, dovrebbe essere per ognuno di noi il primo obiettivo da raggiungere.

L’energia è necessaria, ma la terra è indispensabile. Non ne abbiamo altre sulle quali poter vivere.

Marcello D’Acquarica

 

Egr. Direttore,

siamo in un periodo prefestivo e l’attenzione è, naturalmente, rivolta alle festività natalizie.

Sarò forse considerata troppo pragmatica, ma oggi il mio ruolo di Consigliere Comunale di minoranza, supportato dall’esperienza nei cinque anni precedenti in prima linea da assessore ai lavori pubblici, mi impone alcune riflessioni sull’attività amministrativa della nostra città.

Il fattore “tempo” non può e non deve essere l’elemento guida centrale per chi è chiamato a programmare governando la città, certo sarebbe bello e auspicabile il tutto e subito, ma inevitabilmente ci si ritrova a dover scontrarsi, quasi quotidianamente, con problematiche impreviste e imprevedibili che assorbono le limitate energie umane della macchina amministrativa, obbligando talvolta a scegliere, anche tra le emergenze, quale rimandare. Amministrando la cosa pubblica il “tempo” è quindi una variabile spesso prigioniera della burocrazia che imballata da norme e disposizioni fa da freno all’attività politica ma, sia chiaro, le leggi e le norme, anche se considerate sbagliate o fuori tempo, vanno cambiate e non disattese o raggirate. E’ questo un principio di legalità su cui l’amministrazione di cui ho fatto parte non ha mai ovviato; senza alcun rammarico, anche a costo di dover pagare consapevolmente un prezzo politico.

Tutta questa premessa per invitare ad abbandonare ogni polemica su chi ha fatto cosa e quando, tanto banale quanto sterile, il “tempo” se non è un alleato di chi amministra protempore è però certamente “galantuomo” e al momento giusto sa riconoscere meriti e demeriti a tutti.

La Città pian piano sta cambiando volto e nessuno può disconoscere che quanto oggi si realizza ha quasi sempre origine nell’attività dei cinque anni precedenti nei quali l’amministrazione del Sindaco Amante ha saputo cogliere le possibili opportunità di programmare mentre affrontava con determinazione il predissesto finanziario e il periodo della pandemia. In una continuità amministrativa è ovvio e scontato che si dia seguito ai progetti ereditati, così come l’amministrazione Amante ha portato a termine i progetti sul Cavallino Bianco e sulla palestra di via Montinari l’amministrazione Vergine ha il compito di portare a termine i tanti progetti avviati e/o messi in cantiere dalla precedente, magari provando ad impiegare più energie sul fare che nell’apparire.

Ed proprio su questo che allora concentro la mia riflessione di fine anno.

Se il rinnovo della pubblica illuminazione è in corso e qualche altro progetto è in fase di avvio come la rigenerazione della villa comunale a Galatina e il rifacimento del manto stradale del comparto Guidano, su molti altri progetti, tutti già finanziati , non si ha notizia di attività negli atti amministrativi:   la palestra di via Arno da completare, la palestra di Collemeto i cui lavori sono conclusi, la messa in sicurezza della Torre dell’Orologio di Noha, l’ampliamento del CCR di Galatina per il quale la regione ha già erogato un primo acconto, la Biblioteca  Comunale, gli impianti laterali del Campo Sportivo di Noha pensati inclusivi e fruibili dai diversamente abili, il Giardino di Comunità a Collemeto (ereditato), il PCMC (piano comunale della mobilità ciclabile), il PEBA (piano abbattimento barriere architettoniche), il precampo di via Chieti i cui lavori dovrebbero essere stati già affidati, la progettazione finanziata per lavori di mitigazione idrogeologica.

Ed ancora, tutti i progetti candidati al PNRR per i quali si inizia a parlare di revoca per ritardi nel mette a cantiere le opere:  l’efficientamento dei 32 appartamenti delle case popolari di Noha, l’efficientamento energetico del Cavallino Bianco per il quale il TAR ha dato ragione all’ente sull’opposizione della Sovrintendenza, la nuova mensa scolastica per il plesso scolastico di via Spoleto, l’edilizia scolastica con l’efficientamento e l’adeguamento strutturale di tutto il plesso di via Spoleto.

Una nota a parte merita il progetto PNRR per la rigenerazione urbana che darebbe nuova veste a una larga zona della città, con il quale si è previsto di riqualificare, con un finanziamento già disponibile di 5ml di euro, piazzale stazione, piazza Falcone e Borsellino (via Arno) e piazza Vittima delle Foibe (Bersaglieri) e per il quale l’immobilismo dell’amministrazione ci è già costato 500.000 euro ulteriori messi a disposizione dal Ministero per l’adeguamento dei prezzi.

Inerzia amministrativa che potrebbe far perdere alla città anche il primo finanziamento CIPE di 3 milioni di euro (più 1ml integrativo delle Regione) per interventi volti alla soppressione di 2 passaggi periferici all’allargamento del sottopasso di Via Teramo (Ponte Picaleo), perché una delle condizioni contenute nel disciplinare, pena la revoca del finanziamento, prevedeva quale termine ultimo per l’assegnazione dei lavori il 31 dicembre 2022 e l’avvio dei lavori entro il 31.06.2023. E’ uno dei problemi atavici galatinesi irrisolti quello dei passaggi a livello che l’amministrazione Amante aveva inteso affrontare puntando, proponendo e interloquendo con Ministero e FFSS per l’unica soluzione definitiva possibile: l’interramento della linea ferroviaria nel tratto che interessa il tessuto urbano. 

Qualche mese fa il Sindaco Vergine ha dovuto affrontare anch’egli le problematiche legate alla presenza di due passaggi a livello che di fatto chiudono i galatinesi nel perimetro urbano per lungo tempo, ha dato notizia che a breve avrebbe interloquito a Bari con l’assessore Anita Maurodinoia, non è dato sapere se l’incontro c’è stato e se si è ottenuto il risultato sperato.

Tanta carne al fuoco ha ereditato l’amministrazione Vergine, tanti i progetti che potrebbero cambiare il volto della Città proiettandola verso un certo rilancio. Progetti di tutta Galatina, da fare propri, da portare avanti con caparbietà e determinazione, riconoscendo i meriti a chi ne ha e provando magari anche a programmare per il futuro. Quando si vuol veramente lavorare per il bene di Galatina la prospettiva e il limite non può essere quello della durata della propria amministrazione.

Su tutto questo chiedo al Sindaco Vergine e alla sua squadra assessorile di informare i galatinesi che hanno il diritto di sapere. Nel mio ruolo di consigliera di minoranza vigilerò e se necessario contesterò le scelte (sempre che ci siano) perché a questo è il ruolo assegnatomi dai tanti elettori che hanno avuto fiducia in me, lo farò con la caparbietà e la tenacia che mi riconosco a costo di risultare, alla maggioranza di governo,  fastidiosamente una che “disturba il manovratore”.

La ringrazio per l’attenzione e lo spazio che vorrà dedicarmi attendendo fiduciosa, assieme a tutti i galatinesi, risposta nel merito alle mie osservazioni.

Loredana Tundo

Consigliera Comunale lista CON

 
Di Albino Campa (del 06/09/2010 @ 17:16:59, in Fotovoltaico, linkato 3805 volte)
"Rispondiamo al sindaco con questo bellissimo saggio di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, giornalisti del Corriere della Sera. Se avrà l'intelligenza di leggerlo e capirlo forse inizierà ad appoggiare le nostre battaglie".
Firmato:
I dialoghi di Noha
(Quei quattro assolazzati agostani dei suoi concittadini, che invece di andare al mare, si battevano per capire come mai le mafie degli incentivi statali stanno devastando irreversibilmente la campagna NOHANA, ultima barattata per la ristrutturazione di un canile e di un giardino del Rione Italia).

Pannelli solari e pale tra gli ulivi E la storia muore

Pier Paolo Pasolini: «In quello slanciato ammasso di case bianche, inanellato da lungomari e moli, la gente vive una vita autonoma, quasi ricca, si direbbe, quasi non ci fosse soluzione di continuità con qualche periodo della storia antica»Sulla «Collina dei Fanciulli e delle Ninfe», legata a miti antichissimi, si vogliono costruire immense pale eoliche alte 80 metriA pochi chilometri da dove nacque l' ultimo ministro borbonico, il miraggio (e i quattrini) delle energie alternative distruggono il paesaggio

 

 

Tira una brutta aria eolica, per le ninfe e i fanciulli che da millenni vivono tra gli ulivi secolari del meraviglioso colle San Giovanni a Giuggianello: non hanno i timbri in regola. C' è chi dirà: ma se ne hanno scritto Nicandro e Ovidio e probabilmente pure Aristotele! Fa niente: non hanno i timbri in regola. Lo dice una sentenza del Consiglio di Stato. Secondo il quale un posto può anche essere la culla della memoria magica di un popolo ma se non ha le carte in regola, cioè un timbro della sovrintendenza che dice che effettivamente è la culla della memoria magica di un popolo, non ha diritto a tutele. Testuale: «A prescindere dal fatto che tali miti e leggende non risultano essere stati individuati da un provvedimento legislativo, non si vede come l' impianto degli aerogeneratori possa interferire su tale patrimonio culturale». Appunto: «non si vede». Nel senso che i giudici non hanno «visto» l' area in cui dovrebbero sorgere le immense pale eoliche se non sulla carta. Perché certo non avrebbero mai potuto scrivere una cosa simile se fossero saliti su queste colline dolci che hanno incantato nei secoli i viaggiatori. Se avessero visto, scavata nella viva roccia, l' antica e commovente chiesetta rupestre di San Giovanni. Se si fossero fermati davanti a questi massi enormi dalle forme incredibili che scatenarono le fantasie e la devozione dei nostri avi. Se avessero camminato all' ombra di questi ulivi grandiosi. Come può un paradiso bucolico come questo non essere devastato da 12 pale eoliche alte 80 metri cioè quanto 12 palazzine di 25 piani? Eppure questo, salvo miracoli, è il destino della Collina dei Fanciulli e delle Ninfe a Giuggianello, pochi chilometri a sud della strada che da Maglie porta a Otranto, nel Salento. Non è un punto qualunque sulla carta geografica, questa collina. Come spiega l' ambientalista Oreste Caroppo in un delizioso saggio, è conosciuto «l' Acropoli della civiltà messapico-salentina antica». Qui sono ambientate da migliaia di anni leggende riprese da Nicandro di Colofone: «Si favoleggia dunque che nel paese dei Messapi presso le cosiddette "Rocce Sacre" fossero apparse un giorno delle ninfe che danzavano, e che i figli dei Messapi, abbandonate le loro greggi per andare a guardare, avessero detto che essi sapevano danzare meglio. Queste parole punsero sul vivo le ninfe e si fece una gara per stabilire chi sapesse meglio danzare. I fanciulli, non rendendosi conto di gareggiare con esseri divini, danzarono come se stessero misurandosi con delle coetanee di stirpe mortale; e il loro modo di danzare era quello, rozzo, proprio dei pastori; quello delle ninfe, invece, fu di una bellezza suprema. Esse trionfarono dunque sui fanciulli nella danza e rivolte ad essi dissero: "Giovani dissennati, avete voluto gareggiare con le ninfe e ora che siete stati vinti ne pagherete il fio". E i fanciulli si trasformarono in alberi, nel luogo stesso in cui stavano, presso il santuario delle ninfe. E ancora oggi, la notte, si sente uscire dai tronchi una voce, come di gente che geme; e il luogo viene chiamato "Delle Ninfe e dei Fanciulli"». Un mito rilanciato, come dicevamo, da Publio Ovidio Nasone. E trattato anche nel Corpus Aristotelico dove si accenna al salentino Sasso di Eracle: «Presso il Capo Iapigio vi è anche una pietra enorme, che dicono venne da Eracle sollevata e spostata, addirittura con un sol dito». E coltivato dai contadini della zona che raccomandavano ai figlioletti di non andare a giocare alle rocce del «Letto della vecchia», del «Sasso di Eracle» e del «Piede di Ercole», spiega Caroppo, perché potevano «apparire loro le fate» e chissà quale incantesimo erano capaci di fare. Leggende. Ma nessuno, un tempo, avrebbe osato profanare un sacrario della memoria antica come questo. Così come nessuno avrebbe osato abbattere migliaia di ulivi stuprando quella che da secoli è l' immagine stessa del Salento. Marcello Seclì, presidente della sezione salentina di Italia Nostra, non si dà pace mentre ci trascina tra i viottoli delle campagne tra Parabita e Gallipoli e poi a Scorrano e a sud di Maglie e mostra come intere colline siano state tappezzate da quell' altra forma di violenza alla natura che possono essere le distese sterminate di pannelli fotovoltaici. Pannelli bruttissimi. Giganteschi. Tirati su senza rispetto per la natura. Per la fatica dei nostri nonni che piantarono gli ulivi sradicati. Per la vocazione turistica dell' area. Fa impressione rileggere oggi quel che mezzo secolo fa scriveva sul «Corriere» Alberto Cavallari parlando del Salento come del «più bel paesaggio d' Italia»: «Sorgono nel leccese i paesi più affascinanti del Sud, come Nardò, o la città morta di Otranto. Restano infatti i borghi civili, asciugati dal mare e dal vento, nitidi come la loro povertà. Le coste, spesso frastagliate nello scoglio, non sono ancora deturpate: sono piene di grotte, leggendarie e favolose, mentre lontano si vedono le "pagliare" dei pastori, e i riverberi, i luccichii dei due mari (come una volta scrisse Piovene) "sembrano quasi incontrarsi a mezz' aria" nel punto in cui l' Italia finisce, o meglio sfinisce, dentro l' atmosfera di un miraggio». Non aveva dubbi, Cavallari: «Difendere questa provincia e conservarla è così certo l' unico modo di fare della buona economia». Questo doveva fare, il Salento: puntare su «un turismo di classe, come quello che si svolge in Grecia, redditizio e ricco, e certo meglio di un' industrializzazione assurda e asfittica». I dati di questi giorni dicono che il turismo è davvero la chiave della ricchezza salentina. L' Apt gongola sventolando un aumento del 5%, che in questi tempi di magra vale doppio. E contribuisce a «collocare il Salento ai vertici della classifica nazionale». Italiani, soprattutto. Ma anche tanti stranieri. In testa tedeschi, francesi e inglesi. Vengono per vedere la cattedrale di Otranto e inginocchiarsi davanti alle reliquie dei morti nella strage del 1480 ed emozionarsi nel leggere che il corpo senza testa di Antonio Pezzulla detto il Primaldo, il primo degli ottocento martiri di Otranto a venire decapitato per ordine del Gran Visir Achmet «lo Sdentato», «si alzò e restò in piedi fino al termine della strage e non ci fu forza che valesse ad atterrarlo». E poi vengono per le orecchiette e i turcinieddhri e le ' ncarteddhrate e tutte le altre leccornie della formidabile cucina salentina e il suo olio e il suo vino. E vengono per la notte della Taranta, quando a fine agosto accorrono in decine di migliaia a Melpignano per ballare e ballare fino a uscir di senno con la «pizzica pizzica». Ma verrebbero ancora, se il Salento fosse definitivamente stravolto da una edilizia aggressiva che ha già deturpato parte delle sue coste come a Porto Cesareo, San Cataldo o Ugento? Se le distese di ulivi che costituiscono la sua essenza fossero sistematicamente rase al suolo? Se questo panorama che trae la sua bellezza non dalla vertigine delle vette dolomitiche ma dalla dolcezza delle distese appena ondulate venisse trafitto da centinaia e centinaia di pale eoliche? «Lecce, città dell' arte, / se ne infischia / di chi arriva e di chi parte», dice un vecchio ritornello usato dagli antifascisti il giorno in cui Achille Starace, il braccio destro di Mussolini che era nato a Sannicola, tornò in pompa magna della terra natia. E per certi versi la città è rimasta così come la vide Cavallari. Una città «aristocratica, spagnolesca, narcisista». In qualche modo «tagliata fuori dalla Puglia dinamica». Dove, nonostante l' orrore di certi quartieri residenziali e la bruttura della ragnatela di cavi neri che dovrebbe servire la metropolitana di superficie incompiuta da un mucchio di anni, è ancora emozionante camminare tra pietre e chiese di rara eleganza. Il problema di chi arriverà ancora e di chi se ne andrà, però, esiste. E dipende dal rischio di un' accentuazione del degrado paesaggistico. Cinquantuno anni dopo, il reportage a puntate lungo le coste scritto da Pier Paolo Pasolini per la rivista «Successo» e riproposto nella versione integrale con il titolo «La lunga strada di sabbia» da Contrasto, va riletto: «In quello slanciato ammasso di case bianche, inanellato da lungomari e da moli, la gente vive una vita autonoma, quasi ricca, si direbbe, quasi non ci fosse soluzione di continuità con qualche periodo della storia antica, che io non so, né faccio in tempo a capire: il demone del viaggio mi sospinge giù, verso la punta estrema. Ci si arriva lentamente, mentre intorno la regione si trasforma, si muove in piccole ondulazioni, si ricopre d' ulivi. Santa Maria di Leuca si stende lungo il mare con una fila di villini liberty, lussuosi, rosei e bianchi, incrostati d' ornamenti, circondati da giardinetti...» Fece una gran fatica, PPP, «nel sole feroce» ad arrivare fino alla punta estrema del tacco d' Italia, fino a questo splendido promontorio dove, come ha scritto Giuseppe Salvaggiulo nel libro collettivo «La colata» scritto con Andrea Garibaldi, Antonio Massari, Marco Preve e Ferruccio Sansa, «sei ancora sulla terra, ma ti senti già in mare». E forse proprio per questo tanti viaggiatori ci vengono ancora: perché non è alla portata di tutti, appena fuori da uno svincolo autostradale come tanti vacanzifici traboccanti di discoteche, bazar e McDonald. Perché arrivarci costa fatica. E questa fatica appare loro in qualche modo obbligata per assaporare il gran premio finale: la vista su un mare di una bellezza che ti mozza il fiato. Diceva il poeta e saggista Franco Antonicelli, in occasione di un lontano viaggio con Italo Calvino: «Anche Reggio Calabria è alla fine della penisola, ma subito dopo c' è l' isola e subito dopo l' Africa; non c' e tempo di perdersi. Ma a Leuca sì...» Di là del promontorio c' è il mare. Solo il mare. «Uffa!», sbottano gli «sviluppisti». E dicono che no, anche il luogo più lontano d' Italia, quello che partecipò al processo unitario solo con Liborio Romano, di cui parla Nico Perrone, deve essere collegato al resto del mondo con una superstrada. Un' arteria che dovrebbe partire da Maglie e scendere giù per 40 chilometri, con le sue 4 corsie per 22 metri complessivi e un viadotto di 500 metri su 26 piloni di cemento fino a una mastodontica rotonda del diametro di 450 metri, lunga un chilometro e mezzo, che intrappola un' area estesa quanto 23 campi di calcio. Una mostruosità, dicono gli ambientalisti. Che stanno dando battaglia a colpi di ricorsi un po' a tutto. Alla superstrada voluta da Raffaele Fitto, il giovane ministro amatissimo da Berlusconi e figlio di quella Maglie che in passato aveva dato all' Italia uomini della statura di Aldo Moro. A ulteriori cementificazioni di coste già abbruttite da lottizzazioni selvagge. Al progetto spropositato di quadruplicare il santuario di Santa Maria de Finibus Terrae svettante su Santa Maria di Leuca e farne un edificio (citiamo ancora «La colata») di «ventiduemila metri cubi eretti su una superficie grande la metà di un campo di calcio per ospitare otto celebrazioni giornaliere, presbiterio con annesso palco per quaranta sacerdoti concelebranti, penitenzieria con almeno dieci postazioni confessionali, aule per catechesi e attività connesse».. Battaglie difficili. Segnate a volte da sconfitte sconcertanti. Come quella della sentenza sulla Collina delle ninfe che ribaltava il verdetto del Tar che aveva accolto in pieno la tesi dell' avvocato Valeria Pellegrino spiegando che l' impianto eolico andava bloccato perché quei miti e quelle leggende millenarie avevano determinato «un legame tra le popolazioni che ruotano attorno all' area de qua che va ben oltre la percezione visiva e dunque fisica dei luoghi». O come un altro verdetto del Consiglio di Stato che, anche qui ribaltando il precedente giudizio del Tar che dava ragione all' avvocato di Italia Nostra Donato Saracino, ha accolto le tesi della società tedesca Schuco International. La quale aveva comprato terreni a Scorrano per metterci un mare di pannelli fotovoltaici per un totale di una quindicina di megawatt. Un impianto enorme. Frazionato in quattro pezzi diversi, con una furbizia «all' italiana», per stare al di sotto di certi limiti ed evitare la grana della Via, la valutazione dell' impatto ambientale. Vi chiederete: come mai anche i tedeschi vengono a investire nel Salento? Perché nel nostro Paese del Sole, dove fino al 2006 si produceva con i pannelli 70 volte meno che nella «grigia» Germania, è stata fatta una scoperta: il «solare» può essere una manna. I dati dicono che nel 2009 l' elettricità da fonti rinnovabili è aumentata del 13%. Ma se l' eolico ha avuto una crescita del 35%, il fotovoltaico ha registrato in dodici mesi un boom: + 418%. Tredici volte di più. Sia chiaro: come per le pale eoliche, anche per il fotovoltaico vale lo stesso discorso. C' è modo e modo, c' è luogo e luogo. Gli incentivi, qui, sono faraonici. Come in nessun Paese al mondo. In base alle regole introdotte nel 2007, per esempio, si prendono i soldi per l' elettricità prodotta anche per impianti microscopici. E tutto si scarica sulle tariffe: più energia rinnovabile viene prodotta, più le bollette sono care. La progressione è geometrica. Nel 2008 gli incentivi fotovoltaici hanno pesato sugli utenti per 110 milioni di euro? L' anno seguente sono triplicati: 344. Ovvero un sesto di quanto abbiamo speso per incentivare le fonti rinnovabili: oltre 2 miliardi di euro. Conto salito nel 2010 a 3 miliardi. «Quasi il 10% - ha detto il presidente dell' Autorità per l' Energia Alessandro Ortis -, dell' intero costo del sistema elettrico» nazionale perché «l' incentivo medio risulta pari a circa il doppio del valore dell' energia prodotta. Così paghiamo l' energia incentivata 3 volte quella convenzionale». E questo in un Paese dove già prima dell' esplosione di questo business le bollette erano le più care d' Europa. Ma è niente, rispetto alle previsioni dell' authority. La quale ipotizza, nel caso di raggiungimento degli obiettivi assegnati per il 2020 da Bruxelles ai vari Stati europei, una spesa aggiuntiva astronomica a carico di chi paga la bolletta: cinque miliardi l' anno per il 2015, sette per il 2020. Dei quali metà per i soli pannelli fotovoltaici. E questo, dice l' Autorità per l' energia, anche nel caso in cui gli incentivi vengano ridotti via via al 50%. Il guaio supplementare è che in un territorio urbanizzato come quello italiano, i pannelli finiscono per rubare terreni all' agricoltura. Alla faccia dei dubbi che già negli anni Novanta aveva manifestato Carlo Rubbia secondo il quale «per soddisfare la metà del nostro futuro fabbisogno elettrico con l' energia solare servirebbero circa 22.000 chilometri quadrati di pannelli, un' area grande più o meno quanto tutta la Sardegna». Ma sapete com' è fatta l' Italia: o tutto o niente. Così, dal totale disinteresse per le fonti rinnovabili, si è passati a un eccesso di incentivi. Mettetevi nei panni di un agricoltore: perché dovrebbe arare, seminare e trebbiare quando è molto meno faticoso e più redditizio riempire un campo di pannelli? E rieccoci in Puglia e nel Salento. Dove a chi installa meno d' un megawatt è sufficiente presentare, come abbiamo visto, una semplice Dia. Se la regione con più impianti fotovoltaici è la Lombardia (13.617), seguita da Emilia Romagna, Veneto e Piemonte, la Puglia è quella che produce di più: 295 megawatt, dei quali 239 prodotti da 497 impianti collocati su terreni agricoli, per una superficie di 358 ettari. Viene dalla Puglia il 20% circa di tutta l' energia solare italiana, pari a 1.509 megawatt: potenza che richiede oltre 2.250 ettari di pannelli. Il Salento contribuisce alla produzione pugliese col 30%: vale a dire 87,6 megawatt, dei quali ben 76,6 su 115 ettari «rubati» all' agricoltura. Ma sono dati ufficiali che per Marcello Seclì sono già sfigurati dai nuovi impianti: «Il boom è nella seconda metà del 2009. In provincia di Lecce, secondo noi, sono già stati impegnati 2000 ettari, per la maggior parte non ancora collegati». E potete scommettere che la corsa non cesserà molto presto. I nuovi incentivi stabiliti dal ministero per lo Sviluppo economico da mesi occupato ad interim da Berlusconi, variano da un minimo di 28 a un massimo di 44 centesimi di euro al chilovattora. Da quattro a sei volte più del prezzo medio (7 centesimi) dell' energia elettrica prodotta con sistemi tradizionali. Avanti così, perché un contadino dovrebbe piegare la schiena sulla terra?

fonte: http://archiviostorico.corriere.it/2010/agosto/28/
Pannelli_solari_pale_tra_gli_co_9_100828006.shtml

 

RIZZO SERGIO, STELLA GIAN ANTONIO

 
Di Albino Campa (del 04/11/2010 @ 16:58:43, in Fotovoltaico, linkato 3529 volte)

fonti rinnovabiliSi terrà domani 5 Novembre a Galatina a partire dalle 17.30 nella sala 'Celestino Contaldo' del Palazzo della Cultura il convegno organizzato dalla Cgil dal titolo ' Quale energia per un futuro sostenibile? ' La Cgil a sostegno di una legge di iniziativa popolare per una politica energetica senza il nucleare'.
Il sindacato si propone di aprire un dibattito con i cittadini della provincia di Lecce per interrogarsi sulla situazione attuale nel territorio in fatto di politiche energetiche e su quanto queste favoriscano la diffusione delle energie da fonti rinnovabili garantendo un futuro sostenibile.
Interverranno al convengo Mario Barberio, Responsabile Dipartimento economico della Cgil Puglia, Luca Carbone, Sociologo dell’ambiente dell’Università del Salento, Giuseppe Serravezza, Presidente Lega Tumori, Antonella Cazzato, Segretaria confederale Cgil Lecce. Coordinerà il dibattito Daniela Campobasso, Responsabile Macroarea CGIL Sud Salento.
All’incontro sarà presentata la proposta di legge di iniziativa popolare sulle energie rinnovabili che la Cgil ha depositato in Cassazione il 7 giugno scorso. Anche in provincia di Lecce è stata avviata la raccolta di firme sulla proposta “SÌ alle energie rinnovabili NO al nucleare” da portare al Parlamento.

 
È nato il “Comitato Nazionale Contro Fotovoltaico Ed Eolico Nelle Aree Verdi”. Come prima iniziativa pubblica del Comitato Nazionale: si è levato un appello forte ed apartitico al Governo e a tutto il Parlamento, perché facciano rispettare la nostra Costituzione ed i diritti dei cittadini frodati, ingannati e danneggiati da questa maxi-speculazione della Green Economy Industriale in atto , perché si abroghino d’urgenza gli immorali ed esosissimi incentivi pagati da tutti i cittadini a queste implementazioni industriali per la vendita delle energie rinnovabili, che come tali, per il loro elevatissimo impatto ambientale, non sono più energie “pulite” !!!

Perché sia imposta una moratoria urgente per tutte le miriadi di impianti eolici e fotovoltaici industriali in progetto nel paesaggio del Bel Paese, l’ Italia, e che comporterebbero se realizzati la cancellazione totale di tutto ciò che significa “Italia” nel mondo, nonché gravi problemi di disagio e mobilitazione sociale a difesa del vitale spazio vitale e del territorio! Fatta l’Italia, fatti gli italiani, dopo 150° anni di speculazioni crescenti, ed impennatesi esponenzialmente oggi nella grave aberrante iper-speculazione della mala della Green Economy Industriale, ora abbiamo bisogno di rifare il paesaggio identitario, rurale, storico e naturale, d’Italia, e di farlo risorgere e restaurarlo a 360°!

Il gruppo, dall’eloquentissimo nome “Comitato Nazionale contro fotovoltaico ed eolico nelle aree verdi”, nato su facebook (http://www.facebook.com/groups/192311587488270), ma già attivo anche nella realtà delle relazioni umane e sul territorio, ha ormai raggiunto e ampiamente superato la simbolica soglia “dei 1000” iscritti, nonostante si sia costituito solo da pochissimi giorni! Vi è un malumore dilagante, enorme, in tutta la Nazione, da un capo all’altro della penisola e sulle sue isole, che sta trovando così sfogo e forme di coordinamento ed organizzazione, attraverso il canale iniziale del social network di internet facebook, per reagire contro la mala della Green Economy Industriale, che tiene quasi del tutto in mano l’informazione di molte tv nazionali, e ha creato una macchina di controllo mediatico fittissima, atta a non dare voce, e a gettare fango su chi sta cercando di fare emergere tutta la Verità relativa al sistema di fondamentalismo fanatico interessato falso-verde, neo-industrialista, mistificatorio, e iper-speculativo, cresciuto sul tema, strumentalizzato oltre ogni immaginazione, dei cambiamenti climatici causati dall’uomo.

Una macchina impressionante della menzogna che ha trasformato immoralmente le energie rinnovabili, che con forme virtuose di utilizzo dovevano negli intenti iniziali, salvare il nostro Pianeta, nel più grande e devastante per lo stesso Pianeta, business fraudolento di inizio millennio! La gravità di quanto avvenuto, se da un lato distrugge l’ambiente ed il paesaggio in ogni dove ed in ogni direzione con impianti di dimensioni mastodontiche a fini puramente economici, dall’altro sta erodendo democrazia e libertà, oltre che calpestando diritti fondamentali dei cittadini. Il gruppo pertanto indirettamente persegue anche l’obiettivo, altra faccia della stessa medaglia della protezione del paesaggio, di salvare anche la stessa “filosofia buona di fondo” delle energie rinnovabili, da queste aberrazioni mostruose industriali ed oligopolistiche che le stanno snaturando profondamente, e rubando di fatto ai cittadini medesimi!

La forza del vasto crescente gruppo sta anche nella sua costitutiva apartiticità ed al contempo apertura a tutti senza distinzioni alcune a tutti coloro che stanno percependo in tempo tutta la gravità della catastrofe falso-verde in corso! Anche da diverse associazioni nazionali, ormai nella sostanza del tutto pseudo-ambientaliste, scivolate nella macchina speculativa della Green Economy, numerosi sono coloro che stanno prendendo le distante dai loro direttivi degenerati, e stanno sostenendo queste nuove realtà organizzative espressione della necessità di reagire e di salvare la vera “ecologia”, dall’ ecologia malata e strumentalizzata che oggi l’ Italia subisce come un flagello! Il Gruppo è totalmente aperto a chiunque sia contrario e sensibile alla devastazione del paesaggio da impianti industriali fotovoltaici ed eolico sulle aree verdi.

In quasi tutto il territorio nazionale è in scandaloso corso una installazione selvaggia di impianti industriali fotovoltaici a terra in zone agricole e naturali e sui laghi, e di eolico, con torri di media e mega altezza (fin anche oltre 100 m ,e anche 150 m), tanto in mare quanto sulla terraferma, spesso anche senza alcuna informazione del cittadino. Viene calpestata il più delle volte ogni buona norma per la distanza degli impianti da abitazioni e presenze umane. Chi ne viene danneggiato, case sparse ed agriturismi, non è giusto che debba subire i danni materiali da deprezzamento dell’immobile oltre le spese per difendere i propri beni da tali scempi, e danni morali e psico-somatici da impatto ambientale (acustici, visivi, elettromagnetici) per 20 anni fino a dismissione dell’impianto. Inoltre essendo autorizzazioni “rinnovabili” è probabile che avendo già una predisposizione possano rimanere per sempre operanti in loco. Quindi dobbiamo batterci sia per noi stessi che per le bellezze naturali d’Italia, prima vanto e attrazione turistica, ora deturpate da questi mostri che dovrebbero produrre energie “pulite” alternative e non distruttive del territorio, che pertanto pulite non sono. Siamo favorevoli alle energie alternative, ma sui tetti e tettoie di tutti gli edifici recenti, per l’autoconsumo, sopra i capannoni industriali, nei parcheggi, autostrade ecc., purché si eviti di sottrarre i terreni all’agricoltura e ai paesaggi ricchi di verde della nostra nazione.

Siamo stati tutti in prima linea nella lotta contro la “Pazzia del Nucleare”, e lo abbiamo fatto perché credevamo e crediamo davvero nella possibilità di produrre energia pulita per rispettare ambiente e paesaggio insieme, attraverso il fotovoltaico ubicato sui tantissimi tetti inutilizzati degli edifici recenti, ed è per questo che affermiamo che sarebbe un crimine continuare ad appioppare il falso nome di “energie pulite” al mega e medio eolico e al fotovoltaico nei campi e sui laghi con cui si vuole oggi distruggere la nostra nazione, l’Italia, il giardino bello del Mediterraneo con la cornice del suo incantevole mare, la più bella nazione del mondo culla di cultura e vita, da millenni! I principi fondanti delle richieste di questo gruppo: sono sintetizzati nel nome del gruppo stesso "Comitato Nazionale contro fotovoltaico ed eolico nelle aree verdi", e, alla luce dell'attuale tecnologia eolica falcidia uccelli e paesaggio, si aggiunga "e nel mare"; Pertanto:

-) Sì solo al fotovoltaico sui tetti di tutti gli edifici recenti – e sottolineiamo “recenti” per evitare di dare lo spiraglio ad altri disastri della Nazione da iper-sfavorire, dei suoi centri, palazzi e luoghi storici;

-) No al mega e medio eolico ovunque per il suo danno paesaggistico di portata chilometrica.

Il principio forte e nuovo, e più onnicomprensivo, che viene lanciato da questo comitato,  è la “DECEMENTIFICAZIONE”, che noi chiediamo per la nostra Nazione, la sua bonifica dal cemento, di cui questa mala della Green Economy Industriale è figlia (vedi basamenti di cemento di torri eoliche e pannelli nei campi), e quindi la sua rinaturalizzazione, in cui crediamo, e che vogliamo e che sappiamo, in coscienza e scienza, essere davvero fattore strategico per la nostra vita e crescita culturale umana ed economica! Di fronte alla noncuranza con cui taluni difendono il fotovoltaico industriale a terra, sebbene quasi tutti, sono persone più o meno direttamente collegate al nero business sottostante, ci chiediamo retoricamente “quanti hanno un’idea di come viene prodotto il cibo che tutti noi consumiamo”!? Solarizziamo pertanto tutti tetti gli sconfinati tetti degli edifici recenti, e solo dopo averlo fatto valutiamo cosa serve ancora all' Italia davvero, e vediamo un po' intorno a noi, solo allora, cosa offrono i vari “pifferai magici” per poi decidere con saggezza; la stessa saggezza di chi dirà si oggi solo al fotovoltaico sui tetti per salvare campi, mare e cielo, vita, nerezza paesaggio! Sui tetti delle brutture della modernità del cemento i pannelli fotovoltaici non possano peggiorare in alcun modo tali orrori, al più su questi edifici recenti i pannelli possono dare un tocco di estetica! Tutt'altro il discorso per edifici storici e centri storici dove ai normali pannelli occorre sostituire e pensare, se proprio anche lì dei privati vogliano ubicarvi impiantini solari, a soluzioni iper-integrate, innovative e di zero impatto estetico!

Alcune associazioni  falso-ambientaliste stanno tentando di favorire soluzioni miste tra fotovoltaico ed agricoltura, con serre fotovoltaiche, panelli sospesi ecc. che comunque sottraggono la risorsa “Sole”, al mondo vegetale e pertanto di dubbia efficacia e di conclamata dannosità paesaggistica, pur di favorire ancora la fotovoltaicizzazione ed iperelettrificazione speculativa dei campi, sulla cui nocività per innumerevoli fattori (dall’ uso dei diserbanti, ai campi elettromagnetiche, ai componenti nocivi dei pannelli, come per il Tellururo di Cadmio, l’Arseniuro di Gallio, ecc.) oggi colpevolmente da parte delle autorità pubbliche preposte (Asl, ARPA, ecc.) ancora non si indaga adeguatamente, con il grave rischio di avere tra qualche anno un’emergenza del tipo di quella “amianto” causata da una eccessiva superficialità iniziale!

Le stesse associazioni, mere scatole svuotate degli originari valori statutari ecologisti, si dicono, strumentalmente, “favorevoli all’ubicazione dei pannelli fotovoltaici in zone agricole”, che essi definiscono “degradate”! “Degradate” !? Ma non si deve assolutamente introdurre in queste logiche il concetto stesso di zone degradate!!! Sarebbe iper-sbagliato! Nelle cave, ad esempio, si facciano laghi, si piantino piante, si coltivi! Nelle aree degradate agricole, inquinate, cementificate, le si de-cementifichi, le si bonifichi dagli inquinanti e le si ri-naturalizzi! Le si rimboschisca, se si ha davvero a cuore i clima del globo, e soprattutto il microclima e la biodiversità! Le si facciano tornare campi e pascoli fertili e produttivi!

Le aree degradare dall'uomo ad hoc esistono già e si chiamano "zone industriali" preesistenti, e tante con tanti lotti inutilizzati ancora, o dismessi, e son pure già urbanisticamente infrastrutturate ad hoc per la sicurezza, e programmate non certo per viverci! I pannelli fotovoltaici vadano su tetti di tutti gli edifici recenti, migliaia di ettari inutilizzati e biologicamente morti, di nullo valore estetico! Solo dopo averli occupati ci metteremo a tavolino e decideremo cosa altro ci serve in termini energetici! E faremo eventualmente altre concessioni, come sistema Italia, ma intanto anche la tecnologia delle rinnovabili sarà avanzata, più efficiente e di minore impatto, rispetto a quella attuale di eolico e fotovoltaico, tecnologicamente disponibile sul mercato, e che siamo costretti ad affrontare! Il concetto di area degradata pro-fotovoltaico è pericoloso, pericolosissimo, si presta a mille invenzioni diaboliche da parte delle male lobbies di speculatori politico-imprenditoriali, scoraggia ogni futuro intervento di restauro paesaggistico, di cura del paesaggio che deve partire proprio dalle aree degradate e che deve essere il contributo che da noi tutti più deve giungere alla cultura amministrativa italiana, dove deve divenire pratica prioritaria!

Ed inoltre in un circolo vizioso, tale concetto porta a degradare strumentalmente aree oggi non tali, al fine di favorirvi la speculazione, quasi fisiologicamente “mafiosa”,  della Green Economy Industriale, fisiologicamente tale poiché fondata non sui doni della terra o del sole e del vento, ma sui nostri incentivi pubblici, e poiché depreda noi tutti non solo dei nostri denari, ma anche del nostro vitale habitat e del nostro paesaggio, il libro aperto al cielo della nostra storia ed identità, la scenografia della piacevolezza della nostra esistenza! Paesaggio che questa estesa mala distrugge incostituzionalmente ed immoralmente come nulla mai sin ad oggi nella storia umana, con rapidità ed estensità inaudite! Si deduce oggi dalle ultime normative  che: sono utilizzabili terreni da almeno 5 anni non coltivati per l’ubicazione dei pannelli nei campi per impianti industriali, cioè volti alla vendita dell’ energia”! Ma che significa?! Sono follie! Si vuole far passare per degradati terreni non coltivati da 5 anni almeno? Ma son proprio quelli i terreni più naturalmente fertili!! Ma si è smarrito ogni rapporto con la natura, con la scienza millenaria dell’agricoltura: sono i terreni a riposo, quelli più arricchiti di humus, quelli a più alto potenziale di fertilità! Si è dimenticato, nella pazzia speculativa dell’industrializzazione chimica dell’agricoltura che fa oggi massiccio uso di abbondanti, e anche nocivi, fertilizzanti chimici, concetti come il “riposo dei terreni”, le “rotazioni delle colture”, il “maggese”! I terreni "degradati" non esistono! E se esistono non devono esistere più!

Tutta la degenerazione del tessuto socio-politico ambientalista italiano si evince nella delittuosa scomparsa di qualsiasi politica di rimboschimento, e di riforestazione vera, estesa, partecipata e razionale dell’Italia, che dovrebbe essere la priorità di ogni impegno in favore del clima e del microclima e non solo, del suolo, della salubrità dell’ambiente, della biodiversità, del paesaggio e dell’economia silvo-agro-pastorale. Invece si concedono finanziamenti pubblici fortissimi per una speculazione, quella industrializzante del fotovoltaico a terra che desertifica artificialmente vetrificando migliaia di ettari ed ettari di territorio, depauperandone l’ humus vitale, cancellandone la biodiversità, ed estirpandone ogni cultura, anche persino della vite e dell’ olivo, delle blasfemie,  in nome di politiche di facciata contro i cosiddetti “surriscaldamenti climatici” ed il conseguente rischio di naturale desertificazione cui ampie zone dell’ Italia e del Mediterraneo sono sottoposte, come dichiarato dall’ Organizzazione delle Nazioni Unite-ONU (si pensi solo ad esempio alla Puglia). Siamo al paradosso più totale ed umanamente intollerabile!   Ed è questa una denuncia forte che il comitato lancia affinché il mondo politico-amministrativo italiano ripercorra con decisone la strada dei rimboschimenti, come stanno facendo numerosi paesi europei e del mondo, dall’ Inghilterra alla Cina, abbandonando la mala strada innaturale e esecrabile della industrializzazione all’energia delle campagne!

Urge una rievangelizzazione alla cultura dell’ elementarità della natura della nostra società e di tutta la nostra presente e futura classe dirigente! Quella odierna, di destra sinistra e centro, ha fallito non solo davanti al popolo italiano, davanti alla costituzione che calpesta! Ha fallito il suo ruolo storico davanti alla Natura, e questo è gravissimo! Anche questa è una missione culturale, tra le missioni politiche-ambientaliste fondanti! Un impegno per la vita e per la bellezza della nostra sacra nazione Italia! le procedure adottate da comuni e provincie che in molti casi risulterebbero difformi ed irregolari.le procedure adottate da comuni e provincie che in molti casi risulterebbero difformi ed irregolariDa tutta Italia, come prima iniziativa del comitato, di fatto spontaneamente costituitosi intorno a questo gravissima deriva della nostra democrazia che la Green Economy Industriale odierna fortemente rappresenta, con il grave logorarsi conseguente ed il venir meno anche delle più elementari garanzie e del rispetto dei diritti dei cittadini e dei principi sanciti dalla Costituzione italiana, Si leva un appello forte al Governo e al Parlamento tutto perché intervengano facendo rispettare la nostra Costituzione ed i diritti dei cittadini frodati, ingannati e danneggiati da questa maxi-speculazione della Green Economy Industriale in atto, ed un appello ogni uomo politico italiano, di qualsiasi schieramento, perché si abroghino d’urgenza gli immorali ed esosissimi incentivi pagati da tutti i cittadini a queste implementazioni industriali per la vendita delle energie rinnovabili, che come tali, per il loro elevatissimo impatto ambientale, non sono più energie “pulite” !!!

Chiediamo il taglio  in maniera retroattiva di tutti gli incentivi pubblici per tutti gli impianti eolici e fotovoltaici già realizzati, di qualsiasi potenza, industriali, cioè destinati alla produzione di energia prioritariamente per la vendita e non per l’autoconsumo, e l’azzeramento del meccanismo mistificatorio e falso-ecologista dei “certificati verdi”, ma una tassazione permanente per tutti questi impianti per il danno immane che arrecano al Paese e alla qualità della vita dei cittadini, ovunque in rivolta contro questi orrori industriali ubicati sulle campagne, in mare e persino sui laghi! Una “tassa sul brutto” che scoraggi definitivamente e che renda economicamente del tutto sconvenienti ulteriori simili sfregi e tentativi speculativi ai danni del paesaggio italiano! In tutto il percorso autorizzativo degli impianti industriali da rinnovabili i cittadini, scientemente, nella maggior parte dei casi, non sono stati messi adeguatamente a conoscenza degli iter autorizzativi, né tantomeno dei progetti, della loro entità e dell’impatto sui luoghi e sulle economie locali. La mancanza di rispetto del diritto dei cittadini locali da parte delle amministrazioni, nel coinvolgimento  e nell’informazione, previsti a norma di legge per queste tipologie d’industrie, è vergognosa, soprattutto alla luce dei fatti ormai noti di errori grossolani di progettazione, falsità e di anomale omissioni e dimenticanze. Si tagli il finanziamento statale a questa frode assurda della Green Economy Industriale, che, strumentalizzando e calpestando al contempo l’ “ecologia”, grava pesantemente sui cittadini e sulle casse dello Stato, con bilanci da intere finanziarie, senza alcun beneficio per l’ambiente, ma anzi con innumerevoli danni ad esso ed al paesaggio italiano tutelato dalla Costituzione italiana, art. 9, tra i principi fondamentali. Un danno incalcolabile all’economia del Bel Paese fondata sul paesaggio attraverso il turismo! Una speculazione che inoltre disperde le ricchezze finanziarie statali, le volatilizza, poiché gran parte dei guadagni finiscono all’estero attraverso il coinvolgimento nelle proprietà di questi impianti di istituti bancari stranieri e ditte estere, con sistemi di scatole cinesi, che portano talvolta, o meglio spesso, a società off-shore con sede nei paradisi fiscali! Anche ed ancor più all’indomani del referendum contro il nucleare, con il quale gli italiani hanno espresso la volontà di favorire forme di produzione dell’energia davvero ecocompatibili e pulite, il fotovoltaico industriale che vetrifica e desertifica i campi, sottraendo spazio alle colture, ai pascoli e alla vita selvatica, ed il mega e medio eolico che falcidia i volatili e sfigura catastroficamente il paesaggio quotidiano di ognuno di noi, devono essere fermati, e sostituiti da una politica volta a favorire le produzioni di energia rinnovabile in forme davvero pulite, eticamente parlando ed ecologisticamente, che sostituiscano le forme industriali sopra accennate fisiologicamente di grave impatto ambientale: occorre favorire pertanto l’autoproduzione di energia del sole con pannelli fotovoltaici ubicati sui tetti degli edifici recenti, superfici queste biologicamente morte, inutilizzate, estesissime per centinai e centinaia di ettari; le ubicazioni su di esse dei pannelli capta sole hanno pertanto un impatto nullo ambientale ed estetico, con azzeramento del consumo di vivo suolo, e massimo rispetto del paesaggio e degli edifici, luoghi e centri storici. Si pensi alle enormi superfici dei capannoni industriali, di scuole, altri istituti, ospedali, caserme, uffici pubblici, condomini, civili abitazioni di epoca recente, parcheggi coperti, stazioni ecc. ecc. Non solo, in tal modo si aiutano direttamente i privati che installando i pannelli sui tetti di loro proprietà ne conseguono immediati sgravi in bolletta, senza più alcuna speculazione ai loro danni e ai danni delle casse dello Stato intero! Prima si inizi, con la politica dei piccoli passi, a solarizzare i tetti degli edifici recenti, all’indomani del recente referendum, rimandando alla fine di tale operazione, la valutazione di ulteriori strategie energetiche, dopo aver ponderato i virtuosi risultati così ottenuti dal paese in termini energetici!

Inoltre un appello a tutti gli enti preposti ai controlli sulle autorizzazioni rilasciate, a tappeto, si laddove per situazioni omertose o altro non vi siano esposti, sia laddove ci siano già esposti alla Magistratura per irregolarità, falsità ed omissioni! Autorizzazioni che devono essere revocate in autotutela a difesa dei cittadini vittime di tali soprusi e vengano riconosciuti i danni morali e materiali subiti. Si chiede al Governo una moratoria urgente per gli impianti industriali fotovoltaici a terra ed eolici, considerata la necessità di verificare le procedure adottate da Comuni e Province che in molti casi risulterebbero difformi e irregolari, e soprattutto al fine di impedire la catastrofica e generalizzata devastazione che la loro realizzazione comporterebbe per grandissime aree dell’intero paese, che verrebbero stuprate profondamente e snaturate senza neppure poter trovare precedenti storici oggi, per descriverne sensitivamente l’ immane portata! L’appello ad un impegno politico-trasversale forte per salvare, con l’economia di questo nostro Paese, forse per la prima volta nella sua storia, anche il paesaggio e la natura, che questi impianti falso-ecologisti, e dalle falsissime e artatamente gonfiate ricadute occupazionali, di eolico e fotovoltaico industriali, distruggono ignominiosamente! La crescente rete di persone incontratasi su facebook  costituirà un Comitato Nazionale legalmente riconosciuto che sia anche portavoce e cassa di risonanza forte di tutti e possa presentare delle mozioni ai responsabili dell’ambiente! Un comitato che nasce già dalla confluenza di tantissime realtà associative, e comitati locali e nazionali e di tantissimi cittadini italiani e non amanti del paese più bello del mondo! Vogliamo essere quanto più apartitici possibile, o pan-partitici, la lotta per la difesa del territorio è appena iniziata e chi condivide questo nostro approccio alla soluzione dei problemi di tipo ambientale è invitato ad iscriversi su facebook al link: “Comitato nazionale contro fotovoltaico ed eolico nelle aree verdi” link: http://www.facebook.com/groups/192311587488270


Coordinamento Civico apartitico per la Tutela del Territorio, della Salute e dei Diritti del Cittadino

Forum Ambiente e Salute del Grande Salento – Rete Apartitica

 

E’ argomento di questi giorni in città l’intervento programmato dall’Amministrazione per il restauro e la messa in funzione dello storico orologio in un contesto generale di restauro e riqualificazione della Torre Civica in via Vittorio Emanuele II i cui lavori, finanziati interamente dal GAL senza nessun aggravio sulle casse comunali, sono giunti a conclusione e i locali si apprestato ad ospitare l’Ufficio di Informazione Turistica.

L’attenzione e la volontà di fare le cose nel migliore di modi è evidente; l’amministrazione del Sindaco Marcello Amante ha incaricato il Dirigente ai LLPP, Arch. Nicola Miglietta, di curare il progetto e la direzione dei lavori in perfetto accordo e sintonia con la Sovrintendenza per i beni culturali di Lecce.

Se i lavori di ristrutturazione dell’immobile sono stati affidati alla ditta Nicolì SpA, specializzata nel settore con un’esperienza a valenza internazionale (peraltro in città ha curato il restauro della Basilica di Santa Caterina d’Alessandria), l’intervento sull’orologio posizionato nella parte alta della torre è stato affidato ad un’azienda altrettanto specializzata, Bellucchi Echi e Luci Srl, che da sempre interviene e recupera in tutta Italia orologi dalla particolare valenza storica.

Comprendiamo alcune preoccupazioni di chi ben comprende l’unicità del nostro orologio e ne teme una potenziale snaturalizzazione che potrebbe svilire il suo valore “storico” ma possiamo senza alcun dubbio rassicurare costoro: non è prevista nessuna manomissione del meccanismo, non lo volevamo e non lo avremmo permesso. All’ingranaggio, che ripetiamo non sarà modificato, sarà integrato un sistema di carica automatica che permetterà all’orologio di segnare ininterrottamente le sue ore senza la necessità di un intervento umano quotidiano. Abbiamo chiesto peraltro alla ditta del Cav. Bellucchi la possibilità di poter disinserire tale sistema automatico per poter riassaporare il sapore dell’antica carica manuale in qualsiasi momento lo si voglia.

La struttura meccanica con i suoi pregiati “ingranaggi e meccanismi” è a tutt’oggi nella sua naturale allocazione e non è previsto nessun spostamento in altro luogo. Ogni intervento sarà effettuato in loco e pertanto l’orologio non abbandonerà mai la sede della Torre Civica.

Discorso a parte va fatto per il quadrante in cristallo, anch’esso di valenza storica ma che risulta essere rotto in tre parti (e le foto allegate lo evidenziano) e, pur intervenendo con un’azione conservativa di restauro, i tecnici e la Sovrintendenza considerano potenzialmente pericoloso il suo posizionamento nella sede originaria. La scelta dell’Amministrazione, che non può disattendere tali indicazioni, è quella di sostituire il quadrante con altro nuovo, sempre in cristallo, dando indicazioni affinché il quadrante storico sia, una volta messo in sicurezza, posizionato ed esposto nel locali della medesima Torre Civica.

Nessun allarmismo quindi, l’Amministrazione è ben consapevole dell’importanza, della necessarietà e della delicatezza di questo intervento di restauro e meccanizzazione, da aver impiegato le sue migliori energie e competenze per intervenire laddove ci avevano provato in molti negli ultimi decenni. Infatti, una delibera di giunta del lontano 1981 che dava indicazioni in tal senso è agli atti del Comune con la firma del Sindaco Beniamino De Maria, ma riteniamo di poter affermare che questa volta l’orologio della Torre Civica di Galatina tornerà a scandire il tempo per i galatinesi, grazie al pragmatismo e alla concretezza dei fatti del Sindaco Marcello Amante e di questa amministrazione.

Vito Albano Tundo

Pierantonio De Matteis

 
Di Antonio Mellone (del 11/02/2017 @ 16:14:51, in NohaBlog, linkato 2390 volte)

Il fatto che il tronchetto della felicità, anzi della feudalità - cioè quell’enorme ramo di Pino domestico staccatosi dal fusto e precipitato all’ingresso della Masseria Colabaldi, occludendone da tempo la vista dell’antico portale – sia ancora là, nonostante il mio pezzo di denuncia pubblicato su Noha.it il 22 gennaio scorso, la dice lunga su quanto vengano prese in considerazione le segnalazioni dei cittadini (e soprattutto quanto le mie parole siano scritte sull’acqua o vaganti nell’aere, disperse dal vento sinistro degli insipienti e degli ottusi. Tiè).

Io ormai non me la prendo più con i proprietari della Masseria che si fanno i cazzi propri (con la speranza però che non vengano a rompere oltremodo i nostri), quanto con i nohani che passano mille volte al giorno davanti a quel bene culturale - che si staglia ancora oggi sull’acropoli di Noha dopo cinque secoli di storia quasi per quotidiano miracolo - senza muovere un muscolo della faccia, alzare ciglio, battere i pugni sul tavolo, balbettare una frase una di senso compiuto per chiedere il loro rispetto.

Niente di niente. Tabula rasa al suolo.

Del commissario prefettizio e dei suoi dirigenti/digerenti nemmeno a parlarne: sua eccellenza e codazzo di accoliti, dopo la posa della prima pietra (o, il che è uguale, di quella tombale) saranno evidentemente tutti impegnati nella ricerca dei nastri tricolori da tagliare in occasione dell’inaugurazione del mega-porco commerciale Pantacom, in contrada Cascioni, nei dintorni di Collemeto, vista la solerzia con la quale han fatto fare a Galatina un altro passo in avanti verso il calvario della sua crocifissione.

E i nostri rappresentanti politici locali, mi chiedete? Macché. Non pervenuti. Presi come sono con coalizioni, apparentamenti, affiliazioni, architetture di alleanze,  “discussioni programmatiche”, glandi progetti politici, tu-dai-una-poltrona-a-me-io-do-un-voto-a-te, ricerca di un posto al sole, speranze di candidature buone per le prossime amministrative, e così via con questo schifo che sa tanto di vecchio che avanza, non hanno mica tempo da dedicare ai problemi del paese, e men che meno a queste inezie (si sa, “con la cultura non si mangia”, asserì un loro compagno di merende che gli empi onorarono con il titolo di ministro).

Quindi per favore non disturbiamo i manovratori, che tra l’altro stanno risparmiando tutte le loro energie per gli imminenti, sfiancanti porta-a-porta alla ricerca del voto perduto.    

A proposito. Chissà perché da me non si presenta mai nessuno a chiedere voti: vuoi vedere che temono di trovare pane per le loro dentiere?

So per certo, invece, che continueranno nei secoli dei secoli a recarsi in processione nelle vostre case, accolti a braccia aperte, come il prete per la benedizione pasquale.

Continuate pure così, nohan-galatinesi, a credere a tutto quello che vi raccontano e promettono con la mano sul cuore. Siete liberi di continuare come sempre a farvi del male, di recitare la parte dei camerieri, di interpretare il ruolo dei valvassini, anzi dei servi della gleba di questo novello infinito medioevo, di vestire i panni dei lacchè anziché quelli dei cittadini liberi e pensanti. E dunque di dare loro il vostro suffragio universale diretto, basandovi sostanzialmente sul più facile credere che sul più ostico sapere. 

Però, per l’anima dei morti vostri, dopo non venite a rompermi le scatole dicendomi che questo non va, che ci hanno dimenticati, che noi siamo cittadini di serie B, che io dovrei scrivere un articolo (che tra l’altro non leggerete mai) su questo e su quell’altro argomento (vi ho appena dimostrato a cosa servono i miei articoli: a nulla. E poi non scrivo sotto dettatura: che fa rima con tortura).  

Non mi rimane che la curiosità di sapere se ci sono ancora speranze per Noha e dintorni, oppure no. Mi chiedo cioè se in giro ci sia ancora qualche nohano con un pizzico di dignità residua, uno che alla pressante richiesta di una preferenza da parte del notabile candidato di turno, in uno scatto di orgoglio sia in grado di rispondergli scandendo bene le parole: “Scusami, ce l’hai con me? Sì? Ma vaffanculo, va”.

Antonio Mellone   

 
Di Albino Campa (del 14/01/2011 @ 15:41:20, in Fotovoltaico, linkato 4472 volte)

Una petizione contro i megaimpianti fotovoltaici industriali e sperimentali sul territorio agricolo del comune di Cutrofiano, dove si sta realizzando, con il parere favorevole di Legambiente nazionale, l’impianto di Exalto s.r.l. su 26 ettari. Partiti, movimenti, liste e gruppi politici locali, associazioni, comitati e tutti gli altri organismi sociali presenti e operanti sul territorio comunale, rivolgono al sindaco ed al consiglio comunale di Cutrofiano una petizione promossa dal comitato “Forum Amici del Territorio”, in cui si dichiara la netta contrarietà agli impianti che s’intendono porre in essere.

Considerando che con le diffuse attività estrattive attraverso la coltivazione di cave a cielo aperto ed ipogee, il comune di Cutrofiano è già stato irrimediabilmente deturpato, i sottoscrittori della petizione denunciano l’abnorme proliferazione su tutto il territorio comunale di progetti riguardanti insediamenti produttivi di energia elettrica aventi carattere industriale altamente invasivi, quali impianti di centrali elettriche fotovoltaiche di media e grande estensione.

La realizzazione indiscriminata di tali impianti porterebbe, secondo il fronte del no, allo stravolgimento del territorio agricolo, alla devastazione del paesaggio tipico salentino, alla svalutazione economica di immobili limitrofi agli impianti, allo scoraggiamento di investimenti per attività agro-turistiche nuove ed esistenti, “vero motore economico nel futuro della comunità cutrofianese”: “La smisurata incentivazione del Conto Energia italiano, la più alta al mondo – si legge nel testo -, su sistemi industriali di energie rinnovabili tecnologicamente poco efficienti, con produzioni discontinue e costosi per l’utenza finale, sommata a scelte energetiche errate, coronate dal Piano energetico ambientale regionale pugliese (Pear), hanno prima favorito e successivamente avallato, con un tardivo ed ambiguo intervento di parziale limitazione, una logica basata sull’insediamento selvaggio di impianti energetici da fonti rinnovabili di media e grande potenza, autorizzati spesso solo con la denuncia di inizio attività o con un’autorizzazione regionale che comunque offende la partecipazione e la decisionalità democratiche e la corretta pianificazione territoriale”.

Le recenti linee guida della Regione Puglia del 30 dicembre 2010, in vigore dall’inizio dell’anno 2011, “non apportano efficaci strumenti di tutela del territorio agricolo, ma sottolineano la sempre più discussa discrezionalità degli organismi preposti all’autorizzazioni degli impianti”. Per questo, i sottoscritti evidenziano che la “solidarietà energetica” con altre regioni non possa diventare “il pretesto per avallare una incontrollata proliferazione di progetti energetici sul territorio comunale e pugliese, per produrre energia notevolmente sovradimensionata rispetto ai consumi che, peraltro, determina gravi sprechi nelle linee di trasmissione”.

“Si rileva altresì – si legge ancora - come grandi holding straniere, del nord e centro Italia, hanno intrapreso un’azione di ‘colonizzazione energetica’ ai nostri danni, utilizzando mediatori locali, associazioni ambientaliste compiacenti e appoggi politici trasversali”. Per quanto esposto, i sottoscriventi chiedono che il consiglio comunale di Cutrofiano, in linea con gli orientamenti già espressi, “deliberi una posizione di contrarietà a qualsiasi impianto fotovoltaico di tipo industriale e/o sperimentale, sia tradizionale e/o a concentrazione sui terreni agricoli nel Comune di Cutrofiano, favorendo gli impianti di autoconsumo privati e pubblici e indicando una limitata e selettiva scelta di pochi siti in aree industriali ed artigianali per i primi”.

Inoltre che il Consiglio comunale di Cutrofiano, la Commissione urbanistica e l’Ufficio tecnico predispongano ed approvino “un regolamento sulle energie a fonti rinnovabili per la salvaguardia e tutela del territorio comunale, integrando quanto previsto dal precedente punto al fine d’impedire la sfrenata ed incentivata corsa alla speculazione nella produzione elettrica, a discapito della salute e dell’ambiente”; che l’assise “faccia proprie tutte le direttive e le indicazioni previste” dagli appositi documenti regionali e provinciali, “individuando esattamente le zone di interesse ambientale come il ‘Parco dei Paduli’”.

“E’ opportuno ricordare inoltre – spiegano - quanto sancito dalla Costituzione Italiana, ossia che ‘La Repubblica … tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione’ (art. 9), e quanto contenuto nell’articolo 2 dello Statuto della Regione Puglia, dove si chiarisce che ‘il territorio della Regione Puglia è un bene da proteggere e valorizzare in ciascuna delle sue componenti ambientale, paesaggistica, architettonica, storico-culturale e naturale’”. In virtù di questi principi i sottoscriventi ribadiscono come il “territorio non possa diventare la ‘colonia energetica’ figlia di una bolla speculativa dell’economia italiana ed europea”. La petizione ha già avuto due sottoscrizioni politiche dai circoli locali di Italia dei Valori e del Movimento “Io Sud”.

“La petizione – spiega il Geom. Gianfranco Pellegrino - mira a dare chiarezza sulle posizioni fino adesso ambigue dei vari gruppi politici locali; inoltre con la stessa il Forum preme sul Consiglio comunale al che lo stesso faccia quanto necessario a contrastare tali progetti. Il Consiglio Comunale di Cutrofiano può ancora fare molto, se attuasse le richieste indicate nella petizione renderebbe l'autorizzazione degli impianti molto complicata”.

fonte:www.comunedicutrofiano.com

 

Così si apre il sipario sul palcoscenico di un presepe fatto da uomini per i quali la stanchezza del corpo a sera è indizio di una buona prova del giorno.

In questo giardino dell’Eden, tra pietre antiche e belle, i ragazzi a perdere hanno preparato un giaciglio per l’avvento di un raggio folgorante.

L’astro del ciel toccherà finalmente questa terra per donare luce alle menti; penetrerà attraverso la siepe degli alberi che sanno dare a ciascuno dei loro rami sentiero verso l’infinito.

Egli ti dirà di non aver paura delle ombre, perché nei loro dintorni, se la cerchi, troverai una fonte che illumina, ed è dalle crepe che spesso appaiono sprazzi di luce e colore.

Affàcciati, dunque, in questo paese vivente, luogo segreto di energie alternative, fonti di bagliori intermittenti sulla terra, indizio di quelli ininterrotti del firmamento.

E non t’importa più quanto vivrai, ma con quanto chiarore dentro.

Antonio Mellone

 
Di Antonio Mellone (del 03/09/2016 @ 15:31:07, in NohaBlog, linkato 4789 volte)

Mio papà Giovanni la pensa diversamente.

A 93 anni suonati continua a coltivare la sua terra. Non ha mai saputo che la sua è agricoltura biologica, o che l’agricoltura richiedesse aggettivi. I piccoli appezzamenti di terreno di sua proprietà non hanno recinti, e non capisce perché gli altri erigano degli alti muri di cinta per chiudervisi dentro.

I suoi ulivi sono sani perché non li ha mai abbandonati. Quando gli chiedo come mai certi ulivi del Salento stanno seccando, mi risponde che gli ulivi sono come le persone: soffrono la solitudine, e a volte se lasciati soli si deprimono così tanto che alcuni arrivano fino al suicidio.

Quando gli capita di vedere in giro grandi rotatorie e strade a quattro corsie esclama: “Dove andremo a finire quando l’ultimo ettaro di terra verrà asfaltato”. Meno male che non ha visto la nuova Maglie-Otranto, la Regionale 8, o il “progetto” della SS. 275, e gli altri “piani stradali in nome della sicurezza”, sennò penserebbe che ci siamo tutti bevuti il cervello.

Ogni volta che vede i terreni trafitti dagli enormi impianti di fotovoltaico mio padre dice sottovoce: “Hanno piantato tutta questa roba, ma poi che cosa mangeranno?”. Secondo me, mio padre a 93 anni riesce a guardare più avanti di chi ne ha ancora la sua permutazione: 39.

Fosse per lui e per il suo stile di vita non esisterebbero i rifiuti. Mio padre mangia poco, non spreca nulla, non beve l’acqua imbottigliata nella plastica ma quella del pozzo che lui stesso ha scavato con zappa e pala settanta anni fa, risuola più volte le scarpe, riutilizza le camicie che dismetto, perché afferma: “Sono ancora buone, basta che siano pulite e stirate”.

Dice che prima non avevamo tutta questa immondizia, e che uno spazzino che oggi si chiama operatore ecologico bastava per tutto il paese: “perché un tempo non compravamo tutta la spazzatura che invece compriamo oggi”. E quando gli racconto, a proposito, che nei centri commerciali c’è tutto quello di cui si possa aver bisogno, mio padre risponde: “Sarà pure che in un centro commerciale c’è tutto, ma io non ho bisogno di nulla”.

Mio padre non possiede un telefonino, e fino a poco tempo fa non sapeva nemmeno che con l’aggeggio con cui sto scrivendo io gli faccio le foto, come quelle a corredo di questo pezzo. Ovviamente non utilizza nemmeno Internet, “ché non ho tutto questo tempo da perdere, io”. Quando gli ho riferito che oggi con il telefonino molte persone vanno in cerca di Pokemon, mi ha replicato che sarebbe meglio che andassero a cercare lumache o ‘zanguni’ (che almeno sono commestibili).

Non va al mare, mio padre, perché preferisce la terraferma, e soprattutto – celia - “per non sporcarlo”. Non frequenta le discoteche, in quanto: “la notte penso a dormire”. Ai cocktail di tendenza nei baretti sulla spiaggia privilegia un bicchiere del suo vino durante i pasti. Non parlategli degli apericena al risto-pub con cibi-cineserie, cioè d’importazione, perché per mio padre non c’è niente di meglio dei prodotti del suo orto, e il vero ‘happy hour’ è il pane e pomodoro che mangia a casa sua.

Mio padre davanti alla televisione si addormenta subito. Dice che con tutto quello che trasmette è la cosa più intelligente da fare. E comunque la mattina si alza presto, molto presto, perché è tempo sprecato rimanere a letto dopo il sorgere del sole, “ché si rischia di diventare come tanti ‘baccalà’”. 

Mio padre pensa che si è giovani ad ogni età quando la somma delle energie consumate è maggiore o tutt’al più uguale a quella delle energie assimilate con l’alimentazione (sicché l’invecchiamento inizia quando l’accumulo di calorie supera il loro utilizzo). E soprattutto che non si muore mai fino a quando si ama di più di quanto non si sia a propria volta riamati.

Il segreto di una vita lunga, per mio padre, non è la serenità o la pace dei sensi, ma la lotta continua; e quello della felicità, trovare davanti a sé un ostacolo e mettercela tutta per superarlo a prescindere dal risultato finale. Mio padre è un sognatore resistente.

Quando raccoglie i prodotti dei suoi terreni, mio padre non li tiene quasi mai tutti per sé: il più delle volte se ne priva sparpagliandoli ad amici e conoscenti. Dice che se mangi da solo rischi di affogarti. A proposito di pasti, mio padre è convinto che ci si stanchi di più a pasteggiare che a lavorare, infatti: “puoi lavorare anche fino a dieci ore di seguito, ma puoi stare seduto a tavola a mangiare al massimo per un’ora e mezza, per esagerare due; dopo non ce la fai più”.

Mio padre parla poco, pochissimo, quasi mai, ma certi silenzi sono più eloquenti e istruttivi di una lezione impartita da una cattedra universitaria.

Mio papà Giovanni in questi giorni sta leggendo un libro sulla nostra Carta Costituzionale nata dalla Resistenza (e lui, rinchiuso per due anni nel lager nazista di Berlino-Spandau, ne sa qualcosa). Siccome detesta gli stermini chiamati “riforme” si sta preparando così al referendum costituzionale, se e quando ci sarà.

Mio padre m’ha già detto che voterà NO allo scempio della sua Costituzione.

Antonio Mellone

 
Di Albino Campa (del 14/02/2007 @ 15:13:03, in La Storia, linkato 6449 volte)

Eccovi le lezioni  tenute da
P. Francesco D'Acquarica - il 29 gennaio 2007
e da
Antonio Mellone - il 1 febbraio 2007
davanti a vasta e competente platea, nel ciclo di lezioni dell'Anno Accademico 2006-2007  dell'Università Popolare "Aldo Vallone" di Galatina, nei locali del Palazzo della Cultura, in piazza Alighieri, cuore di Galatina.
E' ora che la nostra storia varchi i confini e gli ambiti più strettamente "provinciali".

 

1)Lezione di P. Francesco D'Acquarica



2)Lezione di Antonio Mellone

Lunedi scorso da questa stessa “cattedra” ha parlato P. Francesco D’Acquarica. Il quale m’ha riferito di aver preparato la sua lezione con slides e foto che poi per questioni tecniche non ha potuto utilizzare.
Oggi chi vi parla, non disponendo,… anzi - diciamo tutta la verità - non avendo tanta dimestichezza nemmeno con quella diavoleria elettronica altrimenti chiamata Power Point, non ha preparato slides, né foto, non vi farà provare l’ebbrezza di effetti speciali (a prescindere dal loro funzionamento) e non vi proietterà nulla. E dunque, pur avendo oltre trenta anni di meno di P. Francesco, essendo molto meno tecnologico di P. Francesco, dimostrerà, con questo, come la storia a volte… possa fare salti indietro.

*

Quindi da un lato non vi proietterò nulla; dall’altro vi chiederò uno sforzo di immaginazione (ma alla fine vi suggerirò un supporto, uno strumento portentosissimo per fissare, per memorizzare quanto sto per dirvi. Poiché come diceva il padre Dante “… Non fa scienza, sanza lo ritener l’aver inteso”. La scienza è cioè contemporaneamente “comprensione” e “memoria”. Sapere le cose a memoria senza averle capite non serve a nulla; ma non serve a nulla nemmeno comprendere e non ricordarle! Cioè se uno intende, comprende, ma non ritiene, cioè non memorizza, è come se non avesse fatto nulla: o meglio non ha – diciamo – aumentato la sua scienza).

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Questa sera cercheremo però in un modo o nell’altro di fare un viaggio nel tempo e nello spazio. E’ come se questa stanza si trasformasse in una macchina del tempo (ma anche dello spazio: ma non un’astronave!) che ci porti indietro nel tempo, nella storia, ma anche nella leggenda, nella favola, poiché, sovente, là dove scarseggia la documentazione, là dove il piccone dell’archeologo tarda a farsi vivo, è necessario supplire con altri dati, in molti casi con delle “inferenze” (che non sono proprio delle invenzioni) ma, diciamo, delle ipotesi ragionevoli.
Così dice il Manzoni nel capitolo XIII, allorché parla dello sventurato vicario – poi, bene o male, salvato, dalla inferocita folla, da Antonio Ferrer – “ Poi, come fuori di se, stringendo i denti, raggrinzando il viso, stendeva le braccia, e puntava i pugni, come se volesse tener ferma la porta… Del resto, quel che facesse precisamente non si può sapere, giacché era solo; e la storia è costretta ad indovinare. Fortuna che c’è avvezza.”
La storia è costretta ad indovinare; la storia s’inventa sovente le cose: fortuna che c’è avvezza.
La storia è avvezza ad inventar le cose!
E se lo dice il Manzoni stiamo tranquilli.
Dunque a volte nella storia può funzionare (e funziona: tranne che per qualche sofisticato prevenuto o per chi voglia leggere la storia con pretese inutilmente tormentatrici) la “ricerca interpretativa”; quella, per esempio, che porta un autore a dire esplicitamente quello che non ha detto, ma che non potrebbe non dire se gli si fosse posta la domanda.
Così in mancanza di documentazione la storia può servire non a darci delle risposte, ma a farci porre delle domande.
Le risposte ragionevoli a queste domande altro non sono che la costruzione della storia, nella quale – come dice Antonio Antonaci - il territorio, il folclore, la trasmissione orale, il dialetto, il pettegolezzo finanche, la leggenda il dato antropico, quello religioso, quello politico, ecc., si intersecano, uno complemento dell’altro…
E’ ormai pacifica un’altra cosa: lo storico, nelle sue ricostruzioni, inserisce il suo punto di vista, la sua cultura, finalità estranee ai testi ed ai fenomeni osservati. Per quanto cerchi di adattare il suo bagaglio concettuale all’oggetto della ricerca, lo storico riesce di rado a sbarazzarsi del filtro personale con cui studia le cose.

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Ma prima, di procedere in questo viaggio fantastico, visto che vedo qualche volto perplesso (della serie: a che titolo questo sta parlando?) volevo dirvi chi è l’autista di questo autobus, chiamiamolo pure pulman turistico diretto verso Noha: la guida, se volete, di questa sera.
Dunque mi presento intanto dicendovi che sono Antonio Mellone. E su questo non ci piove.
E poi come constato con piacere, in mezzo a voi questa sera ci sono tanti miei cari ed indimenticati maestri che mi hanno avuto alunno alle scuole superiori: oltre al prof. Rizzelli, vedo la prof.ssa Benegiamo, la prof.ssa Baffa, la prof.ssa Giurgola, il prof. Carcagnì, la prof.ssa Tondi, la prof.ssa Masciullo, il prof. Beccarrisi, il prof. Bovino conterraneo, il preside Congedo, vedo l’ing. Romano, e tanti altri illustri professori delle medie, dei licei, della ragioneria ed anche dell’Università di Lecce, come il prof. Giannini, che ringrazio per le parole a me indirizzate. Sicché stasera più che in cattedra, mi sento interrogato, diciamo.
Grazie per l’onore che mi concedete nel parlare a voi, siate indulgenti con me, come tante volte lo siete stati allorché sedevo … dall’altra parte della cattedra!

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Dunque per chi non mi conoscesse…
Sono di Noha, 39 anni, laurea cum laude in Economia Aziendale presso la Bocconi di Milano, dottore commercialista e revisore ufficiale dei conti, attualmente impiegato alle dipendenze di un importante istituto di credito (importante è l’istituto di credito: non io!) con la carica di Direttore della filiale di questa banca in quel di Putignano, in provincia di Bari.
Ecco: finora questi dati sono soltanto serviti a confondervi ulteriormente le idee, perché da subito spontanea sorge in voi la domanda: e questo Mellone cosa c’azzecca con la storia di Noha?
Allora aggiungo qualche altro dato: e vi dico che sono di Noha e che quell’Antonio Mellone che scrive su “il Galatino” (e gli argomenti nella maggior parte dei casi vertono su temi nohani) da ormai oltre 10 anni, è il sottoscritto.
Non solo, aggiungo e quadro il cerchio, dicendovi che ho curato e scritto insieme a P. Francesco D’Acquarica per l’editore Infolito Group di Milano nel mese di maggio 2006, il libro “Noha. Storia, arte, leggenda”, sul quale ritornerò qualche istante alla fine della nostra conversazione.
Fatta tutta questa premessa di carattere metodologico (che se volete potete considerare pure come “excusatio non petita”) entriamo nel vivo della discettazione, o lectio, o “lettura” che dir si voglia (così come un tempo veniva chiamata una lezione universitaria).

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Per la Storia di Noha, questa sera, non faremo un exursus: salteremo da palo in frasca, parleremo di tutto di più, ma vedrete che, senza dirvelo, un filo conduttore, un disegno, fra tutte queste disiecta membra ci sarà.

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La prima domanda che sento rivolgermi da tutti quelli con cui discetto di Noha è la seguente: da dove deriva questo nome?
Risposta a voi qui presenti: ve ne ha già parlato P. Francesco D’Acquarica lunedì scorso.

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Una curiosità intanto: sapete cosa significa Noha nell’arcaico linguaggio degli indiani d’America? Il lemma “Noha” significa: auguri di prosperità e gioia. L’ho scoperto sentendo un CD dal titolo The sacred spirit - Indians of America. Collezione Platinum Collection 2005. Quindi a qualcuno se volete augurare salute, prosperità e gioia, d’ora in avanti, al compleanno, a Natale o al compleanno, potete dirgli “Noha”. Noha: e non sbagliate!

* * *

P. Francesco la volta scorsa vi ha parlato di una serie di ipotesi a proposito del nome Noha. Io questa sera vi racconto un mito: quello della principessa Noha, che poi avrebbe dato il nome al nostro paese, che prima si chiamava NOIA..
… Noha era una bellissima principessa messapica, che per amore di un giovane principe-pastore, Mikhel, principe di Noia, si stabilì in quel paese cui poi diede il nome.

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Nei campi dell’antica Messapia, per una traccia di sentiero, segnata da innumerevoli piedi nudi tra le erbe, (solo le più abbienti portavano i calzari) le donne messapiche, sguardo fiero di occhi neri e pelle bruna, capelli lucidi aggrovigliati e andatura energica, portavano con sé panieri pieni di cicorie e formaggio.
Andava, sì, scalza, anche la principessa Noha, mentre le piante dei piedi si espandevano illese sul sentiero, ma il suo portamento, il piglio, il tintinnio dei suoi monili e la cura con cui annodava i capelli e li fermava con cordelle di seta colorata, manifestavano la sua origine regale, nonché la sua voglia di essere bella.
Quando fu il tempo deciso dal re suo padre, Noha si trovò a dover scegliere quale compagno di vita uno fra i molti pretendenti invitati a palazzo…
Ogni pretendente portò con se un dono, secondo le proprie possibilità. Ora, uno portò collane di diamanti costosissime, un altro un anello d’oro molto prezioso, un altro ancora in dote avrebbe portato terreni e palazzi…
Ma la saggia principessa Noha, fra i tanti corteggiatori, per condividere la sua vita, scelse Mikhel, principe di Noia, che le aveva portato in dono solo ciò di cui egli era dotato: e cioè il sorriso, la gentilezza, la semplicità, il rispetto dell’ambiente, l’altruismo, la gratitudine, il senso del dovere e tutto quanto fa vivere in armonia con se stessi, con gli altri e con il creato. Noha reputò che questo era un vero e proprio scrigno di tesori.
Noha rinuncia così per amore allo sfarzo ed agli agi del castello della “Polis” di suo padre (che viveva nella importante città di Lupiae), vivendo felice e contenta nella cittadina del suo Mikhel.

Mikhel e Noha celebrarono le loro nozze a palazzo reale, ma poi vissero la loro vita coniugale nella piccola Noia, nella semplicità, nella concordia e nell’armonia e la governarono così bene da rendere tutti felici e contenti.
Fu così che il popolo, grato, scelse democraticamente di cambiare il nome della cittadina da Noia in Noha.

* * *

Ora allacciate ben bene le cinture di sicurezza: andiamo finalmente a Noha!
La volta scorsa avete avuto modo di conoscere la chiesa piccinna, il Pantheon della Nohe de’ Greci, una chiesa che si trovava proprio in centro, accanto alla chiesa madre, dedicata a san Michele, patrono di Noha.
Questa chiesa piccinna era dedicata alla Madonna delle Grazie, compatrona di Noha, e presentava all’interno degli affreschi. Non esistono delle foto che la ritraggono nella sua interezza: ma soltanto dei disegni di chi la ricorda bene, e qualche foto di piccoli brani dell’interno e dell’esterno di questo monumento.
Era di forma ottagonale. Io non l’ho mai vista (se non in disegno e nelle foto di cui dicevo).
Ma se vi volessi dare una mano o qualche idea ad immaginarla, vi direi che era molto somigliante alla vostra chiesa delle anime (aveva una cupola, però, con dei grandi finestroni).

Ma questo monumento non c’è più: abbattuto, come molti altri…
Ma è inutile ormai piangere sul monumento abbattuto, così come è inutile piangere sul latte versato. Ma questo non è l’unica chiesa abbattuta. Le chiese di Noha abbattute furono molte… Ve ne ha già parlato P. Francesco…
Ma non vi preoccupate. Non sono state abbattute proprio tutte. Qualcuna rimane ancora e qualcun’altra è stato costruita ex novo.
Oggi ne rimangono in piedi, (molte rifatte ab imis) - oltre alla chiesa Madre, dedicata a San Michele Arcangelo, la chiesa della Madonna delle Grazie inaugurata nel 2001, la chiesa di Sant’Antonio di Padova, (che per la forma ricorda in miniatura la basilica del Santo a Padova), la chiesa della Madonna di Costantinopoli, e la chiesa della Madonna del Buon Consiglio e la grande chiesa del cimitero, il quadro del cui altare maggiore, ricordo da ragazzino allorchè ero chierichietto, rappresentava la Madonna del Carmine.
Ma questa sera non voglio portarvi in giro per chiese… che magari vedremo una prossima volta.

*

Ma si diceva: un tempo le persone non capivano erano iconoclaste incoscientemente; non si dava importanza ai beni culturali, si abbatteva tutto con facilità.
Può darsi.
Ma questo poteva essere vero quaranta o cinquanta anni fa.
Ma oggi?
Un delitto contro la cultura e la storia, lo stiamo compiendo noi (non il tempo!) oggi: nel 2007! Noi di Noha; voi di Galatina: anche voi che mi state ascoltando, nemmeno voi ne siete esentati.
Perché? Perché tutti siamo responsabili di qualcosa.
Per esempio siamo responsabili se non conosciamo questi luoghi e questi fatti che si trovano ad un fischio da noi. Dovremmo cioè smetterla di pensare al mondo, solo quando al mondo capita di transitare dal tinello di casa nostra!
Il piccone della nostra ignavia si sta abbattendo giorno dopo giorno su quale monumento? Sulla torre medievale di Noha.
Si, perché, signori, se non lo sapete a Noha c’è una torre medioevale le cui pietre gridano ancora vendetta. E questa torre si trova proprio in centro. Dentro i giardini del castello.

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Al di là di un muro di cinta, in un giardino privato (ma trascurato: quindi non sempre il privato è meglio del pubblico), dunque in un giardino tra alberi di aranci mai potati. Questa torre si regge ancora, da settecento e passa anni, come per quotidiano miracolo: la torre medioevale di Noha, XIV secolo, 1300.
Da quella torre, addossata al castello, riecheggiano ancora le voci lontane di famiglie illustri nella vita politica del mezzogiorno d’Italia. A Noha abitarono i De Noha, famiglia nobile e illustre che certamente ha avuto commercio con i Castriota Scanderbeg e gli Orsini del Balzo, signori di San Pietro in Galatina (città fortificata chiusa dentro le sue possenti mura), ma anche con Roberto il Guiscardo e chissà forse con il grande Federico II, l’imperatore Puer Apuliae, che nel Salento era di casa.
Da Noha passava una strada importante, un’arteria che da Lecce portava ad Ugento, un’autostrada, diremmo oggi, che s’incrociava con le altre che conducevano ad Otranto sull’Adriatico o a Gallipoli, sullo Ionio.
Da Noha passarono pellegrini diretti a Santa Maria di Leuca e truppe di crociati pronti ad imbarcarsi per la terra santa, alla conquista del Santo Sepolcro…

La sopravvivenza stessa e lo sviluppo dell’antico casale di Noha debbano molto a questa torre di avvistamento e di difesa, situata su questo asse viario di cui abbiamo già parlato (così come riconoscenti ai loro edifici fortificati devono essere Collemeto e Collepasso; mentre a causa della mancanza di tali strutture difensive vita breve ebbero i casali di Pisanello, Sirgole, Piscopio e Petrore).

La “strada reale di Puglia” ed in particolare la sua arteria che congiungeva Lecce ad Ugento, nata su un tracciato di strada preromana, aveva proprio nelle alture di Noha e Collepasso, e nelle rispettive torri, due punti strategici di controllo e difesa del percorso.

Come si presenta dal punto di vista architettonico?
La torre di Noha, che raggiunge i dieci metri d’altezza permettendo così il collegamento a vista con le altre torri circostanti, si presenta composta da due piani di forma quadrangolare. Una bella scala in unica rampa a “L” verso est, poggiata su un arco a sesto acuto, permetteva l’accesso alla torre tramite un ponte levatoio (una volta in legno oggi in ferro).
La torre è stata realizzata con conci di tufo regolari, un materiale che ha permesso anche un minimo di soluzioni decorative: la costruzione infatti è coronata da un raffinata serie di archetti e beccatelli.
Dei doccioni in pietra leccese permettevano lo scolo dell’acqua della terrazza (con volta a botte).

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Chiuso anche questo argomento della torre.

* * *

Nel complesso del castello si trovano (oltre al castello stesso: ma di questo non ve ne parlo) altri monumenti: il primo è curiosissimo. Si tratta delle “casette dei nani o degli gnomi”, anche queste un mistero. (Il secondo è un ipogeo; il terzo la “casa rossa”)
Le casette dei nani.
Le avete mai viste? Qualcuno di voi le ha mai viste? Sapete cosa sono? E dove si trovano?
E’ una specie di villaggio in pietra leccese, un capolavoro di architettura, fatto di tante casette piccole, che sembrano tante case dei nanetti. Si trovano sulla terrazza di una casa che fa parte del complesso del castello di Noha. Una delle case dove abitavano i famigli, i servi dei signori del palazzo.

Il villaggio di Novella frazione di Nove è fatto di casette piccine e leggiadre: un piccolo municipio, la piazzetta, la chiesetta con un bel campanile, la scuola, la biblioteca, le casette degli altri gnomi, il parco dei giochi, ecc.
Nel paese di Novella non vi erano mega-centri commerciali, aperti sette giorni su sette e fino a tarda ora; ma negozietti e botteghe a misura d’uomo… anzi di gnomo… di gnomo.

Così, da basso (lasciando alle spalle la farmacia di Nove) basta alzare lo sguardo e tra la folta chioma di un pino marittimo, si riesce ad intravedere il campanile ed il frontespizio di una “casetta” dalla quale sporge un balconcino arzigogolato, finemente lavorato.
Ma per poter vedere tutto quanto il paese di Novella bisogna salire sulla terrazza di quella casa - chiedendo il permesso alle gentilissime signore che attualmente abitano il primo piano del castello.
Quando passate da Noha, fermatevi un attimo ad ammirare i resti di queste casette. Sono ricami di pietra, lavoro di scalpellini e scultori che hanno creato opere d’arte. Anche queste casette-amiche ci chiedono di essere restaurate.

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Ora facciamo quattro passi a piedi (abbiamo lasciato il nostro pulman virtuale) e attraverso via Castello dirigiamoci verso il centro della cittadina.
Stiamo calpestando un luogo antico ed un manto stradale che cela un sotterraneo: è un ipogeo misterioso.

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Nella primavera del 1994 a Noha, fu una ruspa, impegnata in lavori alla rete del gas metano, durante lo scavo di una buca, sfondandone improvvisamente la volta, a portare alla luce un mondo sotterraneo, un ipogeo misterioso di notevoli dimensioni.
Il gruppo speleologico leccese "'Ndronico" invitato dall’allora sindaco prof. Zeffirino Rizzelli, provvide alla perlustrazione, ai rilievi ed alle analisi di quegli antri. E conclusero che si era in presenza di un reperto di archeologia industriale di Terra d'Otranto: un frantoio ipogeo.
Concordo con questa conclusione e con la relazione degli speleologi. Però aggiungo che è proprio della scienza la ricerca continua di elementi che possano confutare o confermare una tesi.
La tesi in questo caso è quella della vox populi che narra di un passaggio segreto in grado di collegare il palazzo baronale di Noha con la masseria del Duca nell'agro di Galatina.
E come in molti altri Castelli italiani o stranieri avviene, è ragionevole ipotizzare che anche in quello di Noha possano esserci anfratti, nascondigli, passaggi, dei trabucchi, carceri e bunker sotterranei, al riparo da occhi indiscreti, o di difesa dalle armi nemiche, o assicurati contro facili evasioni, o in grado di imporre dura vita ai prigionieri.
Vi sono in effetti alcuni elementi contenuti nella relazione e confermati da una nostra visita che abbiamo avuto la fortuna di compiere proprio in questo ipogeo, durante l'estate del 1995, insieme ad un gruppo di amici (tra i quali P. Francesco D'Acquarica: non pensavamo dieci anni fa di scrivere un libro a quattro mani) elementi, dicevo, che fanno pensare che ci sia un collegamento tra il Palazzo Baronale, l'adiacente Torre medioevale, l'Ipogeo stesso e chissà quali altri collegamenti.

Dalla relazione degli speleologi si legge: "sul lato Nord si diparte un corridoio che, dopo alcuni metri, si stringe e permette di accedere ad un pozzo d'acqua stagnante sotto una pittoresca piccola arcata bassa, di elegante fattura e dolcemente modellata e levigata, dinanzi alla quale siamo costretti a fermarci…". Poi ancora un altro brano dice: "…la pozza sull'altra sponda presenta una frana in decisa pendenza accumulata fino alla sommità superiore di un arco ogivale che a sua volta sembrerebbe nascondere un passaggio risalente in direzione del Palazzo Baronale..". In un altro stralcio leggiamo: " …esiste un cunicolo a Sud. Tale galleria risulta riempita, al pavimento e sino ad una certa altezza, di terriccio, per cui abbiamo proceduto carponi. Il corridoio di mt. 11,00 circa, largo mt. 1,10 ed alto nel punto massimo mt. 1,30, mette in comunicazione i due ipogei, come se il primo volesse celare il secondo in caso di assedio…". Infine in un altro pezzo è scritto: "Ripartendo dalla scalinata Sud ed inoltrandoci nella parte destra, a circa 6,00 mt., vi è un tratto di parete murata come se si trattasse di una porta larga circa mt. 1,30…"
Dalle mappe abbozzate risultano a conferma "porte murate", "probabili prosecuzioni", "cunicoli da utilizzare in caso di assedio".
Se questi elementi da un lato, non dandoci certezze, ci permettono di fantasticare e nutrire mitiche leggende di "donne, cavallier, arme e amori” o il mito dell’Atlantide sommersa proprio a Noha; dall'altro potrebbero servire agli addetti ai lavori, agli studiosi, per proseguire, nella ricerca di altre tessere importanti del mosaico di questa storia locale. Per ora questo ipogeo è chiuso e dimenticato da tutti.

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Un altro mistero. Vedete quanti misteri. Questa sera più che Antonio Mellone sembro Carlo Lucarelli, con la sua trasmissione Bluenotte, quella che va in onda su Rai tre.

Ora un cenno ad un altro mistero, un monumento: la Casa Rossa.

La Casa Rossa è una costruzione su due piani, che un tempo era parte del complesso del palazzo baronale di Noha (o Castello). E’ così chiamata a causa del color rosso mattone delle pareti del piano superiore. La Casa Rossa ha qualcosa che sa di magico: è un’opera originale e stravagante.
Da fuori e da lontano, dunque, si osserva questa specie di chalet, rosso, dal soffitto in canne e gesso, con tetto spiovente (cosa rara nel Salento), con due fumaioli, una tozza torre circolare, a mo’ di garitta a forma di fungo, con piccole finestre o vedute.
L’ingresso alla Casa Rossa si trova sulla pubblica strada, continuazione di Via Michelangelo, nel vico alle spalle della bella villa Greco (oggi Gabrieli).

Il piano terra invece pare ricavato nella roccia: all’interno si ha l’impressione di vivere in una grotta ipogea, scavata da una popolazione africana. Le pareti in pietra, prive di qualsiasi linearità, hanno la parvenza di tanti nidi di vespe, con superfici porose, spugnose, completamente ondulate, multicolori (celestino, rosa e verde), ma dall’aspetto pesante: somigliano quasi a degli organismi naturali che sorgono dal suolo.
In codesta miscela d’arte moderna e design fiabesco, ogni particolare sembra dare l’idea del movimento e della vita.
I vari ambienti sono illuminati dalla luce e dai colori che penetrano dalle finestre e dalle ampie aperture da cui si accede nel giardino d’aranci.
In una sala della Casa Rossa c’è un gran camino, e delle mensole in pietra.
In un’altra v’è pure una fonte ed una grande vasca da bagno sempre in pietra, servite da un sistema di pompaggio meccanico (incredibile) dell’acqua dalla cisterna (cosa impensabile in illo tempore in cui a Noha si attingeva con i secchi l’acqua del pozzo della Trozza o dalla Cisterneddhra, che sorgeva poco lontano dalla Casa Rossa, mentre le abluzioni o i bagni nella vasca da bagno, da parte della gente del popolo, erano ancora in mente Dei).
Le porte interne in legno, anch’esse, come le pareti, sembrano morbide, come pelle di vitello. Il cancello a scomparsa nella parete e le finestre che danno nel giardino sono grate in ferro battuto e vetro colorato. I vetri (quei pochi, purtroppo, superstiti) rossi, blu e gialli ricordano per le loro fantasie iridescenti le opere di Tiffany.
Al piano superiore si apre un ampio terrazzo, abbellito con sedili in pietra, che permetteva di godere del panorama del parco del Castello o del fresco nelle calde serate estive.
Ma cosa possa, di fatto, essere la Casa Rossa (o a cosa potesse servire) rimane un mistero.
Alcuni la ritengono come il luogo dove venivano accolti gli ospiti nel periodo estivo, del solleone; altri come la casa dei giochi e degli svaghi della principessina (proprio come era la Castelluccia che si trova nel parco della Reggia di Caserta); altri ancora ipotizzano che si tratti di un “casino” di caccia.
Qualcuno maliziosamente afferma che fosse adibita a casa di tolleranza.
Le leggende sul conto della Casa Rossa s’intrecciano numerose: storie di spiriti maligni e dispettosi, di persone che sparivano inspiegabilmente, di briganti che là avevano il loro quartier generale, di prigionieri detenuti che nella Casa scontavano, castighi, torture, o pene detentive.
Qualcuno azzarda anche l’idea che fosse abitata dalle streghe, o infestata dai fantasmi; qualcun altro dice addirittura che fosse occupata dal diavolo in persona (per cui un tempo la Casa Rossa di Noha era uno spauracchio per i bambini irrequieti)…

* * *

La Casa Rossa di Noha a me sembra un vero e proprio monumento in stile Liberty.
Il Liberty è il complesso e innovativo movimento stilistico europeo che si diffuse tra il 1880 e il 1910.
Elemento dominante di questa “moda” sono le linee curve ed ondulate, spesso definite con l’espressione coup de fouet (colpo di frusta), ispirate alle forme sinuose del mondo vegetale e combinate ad elementi di fantasia. Non fu un unico stile: ogni nazione lo diversificò, lo adattò, lo arricchì secondo la propria cultura.
Il modernismo o arte nuova (art nouveau) toccò anche Noha e Galatina. E la Casa Rossa, quindi, costruita con molta probabilità tra l’ultimo ventennio del 1800 ed il primo del 1900, è la massima espressione di quest’epoca, che diventerà in francese belle epoque, in nohano epoca beddhra.

*

Allora vi ho parlato fino a questo momento di monumenti. Vi avrei potuto parlare dei personaggi di Noha. Ce ne stanno. Ce ne stanno. E molti pure!
Se vi va lo faremo una prossima volta.
Ora permettetemi solo di fare un cenno ad un solo personaggio di Noha, scomparso recentissimamente. Lo merita. E’ venuto a mancare a Firenze all’età di 53 anni. Era un artista. Un grande.
Era il grande Gino Tarantino, architetto, scultore, pittore, fotografo: un maestro, un esteta.
Ha vissuto gli anni della giovinezza a Noha e dopo ha studiato architettura a Firenze, dove è rimasto e dove ha creato la maggior parte delle sue opere d’arte. Originali e geniali. Gino Tarantino era un artista, ma, prima di tutto, un uomo intelligente e sensibile. Un uomo che ha dato lustro a Noha ed al suo Salento (la sua opera fu perfino pubblicata da “Flash-art”, rivista d’arte e cultura, conosciuta in tutto il mondo, se non altro dagli addetti al settore)…

Qualcuno lo definiva un tipo “eccentrico”.
Io l’ho conosciuto nel corso della scorsa estate. Gino Tarantino aveva piacere di trascorrere le vacanze a Noha, nella sua terra natale, ne amava il sole, il mare, la luce ed in fondo anche la gente. Colse molti volti salentini, specialmente di adolescenti e giovani. Creava e lavorava anche in vacanza: disegnava, fotografava, impastava, scolpiva, plasmava.
Creava. Elaborava interiormente immagini su immagini.
Era il Gaetano Martinez di Noha.

Diciamo che era un tipo originale, anticonformista, estroso, creativo, uno spirito libero, uno che volava alto con il pensiero, non influenzato dalla banalità delle immagini televisive (“non ho la televisione. Non ho neanche un’antenna” – diceva. E veramente, nemmeno la macchina e nemmeno la patente: per scelta di vita).
Era cordiale, sorridente e (anche a detta di molte donne) un tipo affascinante.
Le sue opere stupiscono e incantano, seducono ancora e riescono, con combinazioni inedite di elementi noti, a dare idea di quanto la mente umana sia in grado di inventare.
Con la sua arte e le sue capacità intellettive ha lottato per integrarsi in quel mondo (chi è del giro sa) così duro e ristretto degli artisti, e delle gallerie; un campo difficile, e ancor peggio, in una città come Firenze: culla dell’Arte Italiana.
Uno spirito così libero ed estroverso come Gino non avrebbe mai accettato di fare altro. A volte partecipava a progetti di architettura (ha arredato case di illustri personaggi a Roma, a Parigi, in Spagna ecc.) ma esclusivamente per ragioni economiche: preferiva dedicare il suo tempo e le sue energie alle sue sculture, alle sue opere la cui rendita economica, come sempre accade per l’arte in genere, si proietta quasi sempre in un futuro estremo.
Ci auguriamo che quanto prima molte sue opere rimesse sul vagone (anzi su più di un vagone) di un treno tornino a Noha. E che presto trovi giusta collocazione nella storia, nell’arte e nella leggenda anche Gino Tarantino e la sua opera, finalmente catalogata e rivalutata.
Purtroppo, dobbiamo constatare ancora una volta che anche per Gino Tarantino vale la legge della morte quale condizione necessaria per l’immortalità della fama!

* * *

A mo’ di notizia in anteprima (questa non è storia, non è attualità è futuro… prossimo) vi comunico che con un gruppo d’amici abbiamo dato vita ad una redazione che sta per dare alla luce un nuovo periodico (di cui non conosciamo, pensate un po’, neanche la periodicità!) on line dalla testata che suona così: L’OSSERVATORE NOHANO. Somiglia per assonanza, ma solo per assonanza all’altra testata ben più famosa: l’organo della Santa Sede. Ma rispetto a quello il nostro è di matrice puramente laica. Rispetteremo la chiesa cattolica così come rispetteremo, né più né meno, le altre Istituzioni.
Abbiamo dedicato il primo numero a Gino Tarantino, del quale vorremmo poter emulare la libertà del pensiero e dell’azione (sempre nel rispetto degli altri, s’intende). Potete accedere al nostro Osservatore attraverso il sito www.Noha.it e buona navigazione. Come dicevo non sappiamo dove tutto questo potrà portarci: a noi interessa partire con entusiasmo e dirigerci ed andare là dove ci porterà il cuore.

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Lo strumento portentosissimo di cui vi parlavo all’inizio di questa mia relazione che volge al termine (vi ricordate quando dicevo: non fa scienza sanza lo ritener l’aver inteso?), dunque questo strumento è (non poteva essere altrimenti) un libro. Il libro scritto a quattro mani dal sottoscritto e da Padre Francesco: il titolo: “Noha. Storia, arte e leggenda”. Un libro prezioso, per il contenuto, e pregiato per il contenitore. Che questa sera chi lo volesse potrebbe farlo ad un prezzo speciale. Prezzo speciale Università Popolare 30 euro, anziché 35.
Ma non voglio fare la Vanna Marchi della situazione. E non vorrei approfittarne. Se lo volete me lo chiedete. Altrimenti non fa nulla.

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Cari amici concludo.
Questa sera vi ho parlato di Noha.
Ve ne ho parlato per contribuire solo un poco alla sua conoscenza. Perché si sa che la conoscenza è condizione necessaria (e sufficiente, dico io) per il rispetto e per l’amore dei luoghi, delle persone e della loro storia.
La conoscenza ci rende un po’ più umili. E l’umiltà ci permette non di giudicare, non di guardare dall’alto verso il basso, ma di guardare dentro, di sintonizzarci, di imparare, di capire, di rispettare.
Solo con questi atteggiamenti miglioreremo: e staremo bene con noi stessi e con gli altri.
Mi auguro che non pensiate soltanto che Noha sia come la cronaca nera ci fa leggere sui giornali soltanto la cittadina della mafia o della sacra corona unita. Non è questo. Non è solo questo. Come ho cercato di raccontarvi fino a questo momento.
Mi auguro dunque alla fine che amiate un po’ di più Noha, i suoi monumenti, la sua storia, i suoi abitanti, e - se questa serata non v’è dispiaciuta affatto – anche chi vi ha parlato finora, tenendovi incollati o inchiodati alla sedia.
Se invece fossi riuscito soltanto ad annoiarvi: guardate non l’ho fatto apposta!

Grazie.

 
Di Redazione (del 28/01/2023 @ 14:34:27, in Comunicato Stampa, linkato 346 volte)

Il nuovo anno ha portato in dono al mondo dello sport il rinvio della riforma sportiva, con il cosiddetto provvedimento mille proroghe inserito nella gazzetta ufficiale, posticipando però al primo luglio 2023 il riordino e la riforma di alcune disposizioni riguardanti gli enti sportivi dilettantistici, tra cui l’abolizione del vincolo sportivo.

Detto istituto interessa 13mln di dilettanti che giocano in una delle 115mila associazioni o società sportive dilettantistiche, disciplinato da norme non uniformi delle 45 federazioni (una per ogni sport) affiliate al Coni. 

Ebbene questa regola giuridica che lega l’atleta alla prima società che lo tessera, sia pure con una durata di vincolo diversa in termini di stagioni sportive e a seconda della disciplina praticata, è definitivamente soppressa.

Sia pure con una sequenza temporale differenziata di scadenze, il tanto infamato vincolo (da parte degli atleti) che le società tenevano in cassaforte, come contropartita a tutela delle risorse ed energie spese per la formazione tecnica dei ragazzi, avrà una vita limitata.

<, esulta l’AIP - Associazione Italiana Pallavolisti - che finalmente vede un riequilibrio di diritti e doveri citati dalla nostra Costituzione a tutela di atleti ed atlete di qualsiasi età, dalla base al vertice, che vorranno cambiare squadra senza dover chiedere alcuna autorizzazione alla società di appartenenza”.

E vediamola nella sua calendarizzazione e specificità abrogativa questa sequenza temporale che non potrà prescindere dalle conclusioni delle stagioni sportive delle varie discipline.

 

Due sono le date differenti che fungeranno da snodo alla cessazione del regime di vincolo:

1)      A partire dall’ 1 luglio è abrogato il vincolo per i “nuovi tesseramenti”, ovvero coloro che vengono tesserati per la prima volta potranno muoversi liberamente da una società all’altra, in quanto non è più ammesso il così detto rinnovo d’autorità. Il vincolo rimane in vigore fino al 31 dicembre 2023 per tutti i tesseramenti.

2)     Per i tesseramenti che, invece, “costituiscono rinnovi in via continuativa, di precedenti tesseramenti”, detto termine viene prorogato al 31 dicembre 2023.”. Le società quindi a partire dall’ 1 gennaio 2024 non potranno rinnovare i tesseramenti senza il consenso degli sportivi.

Per le discipline sportive (quasi tutti gli sport di squadra) che prevedono la decorrenza del tesseramento a partire dall’1 luglio l’abrogazione del vincolo è quindi posticipata al 1 luglio del 2024.

Poiché si tratta di un decreto legge che dovrà essere convertito in legge entro 60 gg, non si può escludere che nel corso dell’iter di approvazione siano inserite ulteriori modificazioni al testo del d.lgs. 36/2021, che, anzi, appaiono molto probabili e, in alcuni casi, anche auspicabili.

Per quanto attiene l’allineamento alle succitate modifiche la FIPAV, nell’ assemblea straordinaria del 22 febbraio in Roma,  ha apportare le modifiche allo Statuto Federale ratificando il dettato legislativo.

Il contro altare sarà una premialità di formazione tecnica alle società per il riconoscimento del lavoro svolto nello sport giovanile, che in tal modo non saranno disincentivate ad investire nei ragazzi.

Il quadro di riconoscimenti alle società sportive dilettantistiche è chiaramente espresso dalla modifica apportata all’art.31(commi 2b e 3) del D. Lgs. n. 36/2021.

(Art 31 comma 2b)” Le Federazioni Sportive Nazionali prevedono con proprio regolamento che, alle società sportive venga riconosciuto un premio di formazione tecnica proporzionalmente suddiviso, secondo modalità e parametri che tengono adeguatamente conto della durata e del contenuto formativo del rapporto, presso le quali l'atleta ha svolto la propria attività [amatoriale o giovanile] ed in cui ha svolto il proprio percorso di formazione”.

(Art.31 comma 3) “…la misura del premio di cui al presente articolo è individuata dalle singole federazioni secondo modalità e parametri che tengano adeguatamente conto dell'età degli atleti, nonché della durata e del contenuto patrimoniale del rapporto tra questi ultimi e la società o associazione sportiva con la quale concludono il primo contratto di lavoro sportivo”.

Piero de Lorentis

Area Comunicazione Olimpia Sbv Galatina

 
Di Antonio Mellone (del 10/09/2016 @ 14:30:23, in NohaBlog, linkato 3564 volte)

Conobbi Isa Palumbo in circostanze particolari.

Eravamo nel 1983. La mia come numerose altre famiglie salentine trovava sostentamento nell’agricoltura.

Nell’ambito di questo settore la coltivazione che assorbiva pensieri, energie e ore del giorno e della notte di tutti i membri della mia stirpe, incluso il sottoscritto, era il tabacco.

Ora devo confessare che non solo non ho mai amato, ma neanche provato la pur minima simpatia per questa coltura. Ne soffrivo, anzi. Eccome.

Le mie aspirazioni non collimavano punto con l’idea dell’agricoltura quale sbocco occupazionale, non dico come impiego, ma nemmeno come ripiego. Son dovuti trascorrere diversi decenni di sudate carte perché arrivassi a comprendere finalmente l’importanza fondamentale del settore primario, e non solo dal punto di vista dell’economia.

Ma ritorniamo un attimo a quei tempi.

I miei genitori ovviamente non mi avrebbero permesso di trascorrere l’estate nel dolce far nulla: era un lusso che solo alcuni dei miei amici più fortunati di me potevano permettersi. L’ozio non era contemplato né negli schemi mentali né nel vocabolario dei miei familiari e, a dire il vero, neanche nei miei.

Bisognava dunque trovare un’alternativa all’aborrito tabacco.

Il bisogno aguzza l’ingegno anche degli sbarbatelli. Il mio mi portò in quell’amena località di mare al nord di Gallipoli che risponde al nome di Lido Conchiglie, dove venni assunto per tutta l’estate in qualità di cameriere alle dipendenze della graziosa pensione denominata appunto “Le Conchiglie”, un alberghetto di proprietà proprio della signora Luisa Palumbo, nonna di Toni Serafini, mio compagno di classe alle medie.

*

La proprietaria dell’hotel era dunque un’anziana signora, corpulenta anziché no; ma attivissima, soprattutto in cucina, e combattiva, come vidi, financo al mercato del pesce di Gallipoli dove, conosciuta da tutti, veniva rispettata anche dal più incallito e smaliziato pescivendolo all’ingrosso.

Questa donna dalla folta canizie all’inizio mi sembrò alquanto burbera. Compresi invece, in seguito alle nostre conversazioni (e ce ne furono molte), che la Isa aveva temprato il suo carattere coraggioso e agguerrito alla scuola dura delle battaglie e delle mobilitazioni, degli scioperi e delle persecuzioni degli anni cinquanta che avevano finalmente interessato anche la periferica provincia di Lecce: lotte senza le quali inesorabilmente si sarebbe rimasti ai tempi del feudalesimo dei servi della gleba.

La nostra concittadina, comunista fin nel midollo, non sopportava le prevaricazioni dei ben pasciuti borghesi a discapito dei poveri lavoratori, proprietari soltanto della forza delle loro braccia. Fu un’attivista politica soprattutto negli anni cruciali delle lotte per i diritti delle tabacchine e successivamente negli anni delle contestazioni sessantottine, a Lecce come a Roma. Sempre in prima fila (lei, casalinga) a fianco degli operai e degli studenti universitari, negli scioperi, nelle manifestazioni e nelle lotte che cambiarono il mondo sulle note di “Avanti popolo” e di “Bella ciao”, in mezzo allo  sventolio delle bandiere rosse con falce e martello, simboli del lavoro nei campi e nelle fabbriche: vessilli che garrivano con fierezza ad ogni vento, soprattutto se contrario.

Una volta le chiesi spiegazioni circa una sua cicatrice sulla fronte. Mi disse che si trattava del ricordo di un tumulto avvenuto nella capitale allorché nel ’68 ne racimolò una manganellata da parte di un poliziotto, il cui segno (una decina di punti di sutura) rimase quale marchio indelebile della sua indole che pare volesse dire agli interlocutori: “mi spezzo ma non mi piego”.

“Accorgiamoci dell’ingiustizia. – soleva dire - Se ci mettiamo insieme, se ci difendiamo, allora i padroni non possono far nulla. I diritti si ottengono con la lotta. Se non difendi tu il tuo pane, nessuno ti tutela”.

Ed ancora: “Noi cercavamo di parlare alle tabacchine, in riunioni di caseggiato, nelle fabbriche, nelle borgate, nei locali più svariati per renderle edotte della loro condizione e dei loro tabù. Ma non era facile. Chi per paura, chi per quieto vivere, chi per ignoranza, pur condividendo apparentemente quello che dicevamo, difficilmente si esponeva per rivendicare quello che gli spettava” [Queste parole sono estrapolate dall’intervista alla Isa tratta dal documentario di Luigi del Prete intitolato “Le tabacchine. Salento 1944 – 1954”, edizioni Easy Mañana, 2003].

La pasionaria di Noha non spingeva alla ribellione soltanto per la povertà, la paga misera, la fame, lo sfruttamento, la corruzione, il riconoscimento degli assegni di maternità, ma soprattutto per il peso insopportabile della dignità oltraggiata dal capitalismo, che allora aveva le fattezze del ricco proprietario terriero o dell’opulento concessionario del tabacco.

Divenne così un’agguerrita sindacalista, una capopopolo, sempre presente nelle piazze e sui palchi dei comizi, pronta a prendere la parola, che scandiva con risolutezza e con un italiano impeccabile.

La Isa non era affetta da timori reverenziali, nemmeno nei confronti del prefetto di Lecce, il terribile Grimaldi, che aveva tentato di sminuire il valore della sua rappresentanza.

Sentite direttamente dalle sue parole il racconto di quanto avvenne il 24 settembre 1944, giorno di grande sciopero a Lecce: “Quando incominciò la lotta per ottenere il sussidio straordinario di disoccupazione iniziammo a mobilitarle tutte. Mentre discutevamo con il Prefetto, questi se ne uscì dicendo con supponenza: ‘Ma sì, in fin dei conti rappresentate sì e no cinquanta tabacchine in tutta la provincia’. Io gli risposi: ‘Senta eccellenza, domani mattina le farò vedere quante tabacchine rappresento’.

La notte, a piedi, in bicicletta, con la macchina e con ogni mezzo, avvisammo tutta la provincia: ‘DOMANI MATTINA TABACCHINE E CONTADINI TUTTI A LECCE!!!’

All’indomani mi presentai dal Grimaldi perché ero di commissione e gli dissi: ‘Venga: le faccio vedere le tabacchine che rappresento!’

Affacciatosi alla finestra il prefetto non credeva ai propri occhi: circa 40.000 tra contadini, e soprattutto operaie e lavoratrici del tabacco, gremivano le strade e le piazze del centro di Lecce”.

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La fissità arcaica dei rapporti sociali fondati sull’abuso della vita non è poi così lontana dai nostri tempi. I ragazzi di colore che raccolgono angurie e angherie sono qui, a due passi da noi, nel neritino, non nel Polo Nord. Ma ad esser vessati non sono soltanto gli extracomunitari (che ci ostiniamo a chiamare “clandestini” e non invece profughi in fuga dalle nostre bombe), ma anche i nostri congiunti: gli schiavi moderni ce li abbiamo in casa, magari con tanto di laurea in tasca. Sono le giovani vittime del Jobs Act, i lavoratori flessibili, quelli con i voucher, i full-time con contratti part-time, gli esuberi, i licenziati, i disoccupati in aumento, e quelli che hanno smesso di cercare un lavoro. Sono gli sfruttati in nome della “competitività”.

E senza una presa di coscienza, cioè una nuova ‘coscienza di classe’, prima o poi saremo tutti vittime di questo capitalismo di rapina che ammazza diritti, ragione e ambiente.

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Così la Isa concludeva la sua intervista a Luigi del Prete: “Finché ci sarà il ricco che può comprare ed il povero che si fa comprare non ci sarà giustizia. E quei pochi che vogliono uscire da questa oppressione ci rimettono la pelle! […] L’emancipazione della donna non sta nelle calze di nailon, nel cappotto di pelliccia, o nella macchina. L’emancipazione non è questa. La vera emancipazione è chiedersi: chi sono io, che cosa posso dare alla vita, che cosa posso ricevere dalla vita”.

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La Isa ora riposa in pace nella cappella di famiglia nel cimitero di Noha.

Intorno alla sua tomba in primavera ho visto crescere spontanei gruppi di papaveri rossi.

Antonio Mellone

 
Di Antonio Mellone (del 29/10/2018 @ 13:57:32, in NohaBlog, linkato 1052 volte)

Ieri mattina ovviamente ero presente alla manifestazione No-Tap convocata a San Foca all’ombra della torre di guardia del XVI secolo - emblema, anche questo, della resistenza dei salentini contro ogni invasore.

Non è stata una manifestazione contro i Cinque Tap, i parvenus della diciamo politica che in nome di un’immaginaria analisi costi-benefici si son rimangiati i grandi ideali sbandierati fino al giorno prima delle elezioni; e nemmeno contro il resto dei pOLITICI peggiori di loro che a decine, in tempi non sospetti (anzi sì), hanno sfilato a Melendugno, mano al petto per il giuramento, microfono in bocca per professare il Verbo, e penne in pugno per la firma sulla carta lunga morbida e ahimè non resistente contro il gasdotto, e tuttavia privi dei rispettivi album per la collezione delle loro successive e in molti casi concomitanti figure di merda.

Sì è trattato invece di una specie di Speaker’s Corner - chi è stato a Londra o chi ha studiato inglese almeno alle medie sa di cosa si tratta – dove alcune persone, tra i quali alcuni professionisti, professori universitari, attivisti, il sindaco di Melendugno e molti altri amministratori pubblici, alcuni provenienti addirittura da fuori provincia [peccato che, salvo errori o smentite, non abbia notato su quella riva battuta dallo scirocco anche qualche esponente politico del mio Comune, ndr.], i quali han preso la parola per esprimere il proprio punto di vista, il disappunto, la delusione certamente, ma soprattutto la voglia di continuare a lottare contro un’opera che il popolo stanziato su questo territorio (si chiamerebbe sovranità) considera inutile, dannosa, costosa.      

Io non ho preso la parola perché m’illudo di andare meglio agli scritti che all’orale, ma insomma se fossi intervenuto avrei parlato dell’analisi costi-benefici.

Ebbene sì, non tutti hanno chiaro cosa sia un’analisti costi-benefici, spesso confusa con l’analisi finanziaria, la quale considera solo i costi e i ritorni monetari per l’investitore.  

L’analisi costi-benefici, nella quale il giudizio politico è di fondamentale importanza, misura invece l’aumento (o la riduzione) di benessere per la collettività. Nel caso specifico, non so voi ma io davvero non riesco a vedere chissà quali benefici.

Forse lo sconto del 10% sulla bolletta del gas? Uhahaha. La creazione di posti di lavoro? Dio non voglia siano quelli dei reparti dei nosocomi o degli addetti alle pompe funebri. Il gas che sarebbe una fonte rinnovabile? Di rinnovabile il gas ha solo le concessioni statali a favore delle solite multinazionali del profitto privato. La riduzione dell’effetto serra? Eh sì, tempo fa se ne diede la colpa alle flatulenze dei dinosauri (sicché scomparvero, pare, più che per un meteorite per il meteorismo). La diversificazione delle fonti di approvvigionamento di energie? Ma se in Azerbaijan già usano il gas russo. Allora per evitare le penali (onde TAP = Ti Abbuono Penali)? Peccato non si sappia ancora oggi dove sarebbero contemplate codeste penali.

Chissà, magari nell’analisi costi-benefici evidentemente avranno considerato Tap come un promoter del turismo, un toccasana per le praterie di Posidonia e Cymodocea Nodosa, un “tubicino” per la “cura della Xylella” [sì, abbiamo sentito anche questa, ndr.], e magari quella portata infinita di piatti di lenticchie che non smette ancora di farci leccare i baffi.  

Non so voi, ma io credo che quando le analisi costi-benefici vengono redatte (seppur venissero redatte) con i glutei, chi ci rimette è sempre il culo di Pantalone.

Antonio Mellone

 

Se pensassimo per un attimo ad una infografica riassuntiva delle elezioni politiche post 4 marzo, riguardante il Pd, i concetti più rilevanti sarebbero i seguenti: Scenario Tripolare, Perdita di Voti, Mobilità elettorale, Crisi, Paura, Vulnerabilità, Insicurezza, Incertezza, Questione meridionale, Nuovi bisogni, Protezione.

Spunterebbe anche un doveroso e necessario sostantivo: Analisi.

Se nel mondo occidentale il campo progressista non convince più, se in tante democrazie il popolo è in rivolta verso l'establishment, se negli Stati Uniti si è preferito Trump ad  Hillary Clinton, se nel Regno Unito vince la Brexit, se dall’Austria alla Polonia, dall’Ungheria alla Grecia, fino al Belgio e Danimarca i movimenti populisti, nazionalisti, ed euroscettici si prendono i Parlamenti e i governi europei, qualcosa evidentemente sta cambiando nella percezione che il popolo ha dei cosiddetti partiti storici. Tre grandi mutamenti legati alla globalizzazione come deindustrializzazione, apertura delle frontiere e stagnazione economica hanno messo a dura prova le risposte dati sinora dai partiti tradizionali.

In Italia il vento di rabbia e di frustrazione si è gonfiato con l’impatto di una crisi che ha prodotto danni economico-sociali in termini di reddito, di occupazione, di disoccupazione, di povertà e di  diseguaglianza sommata ad una crescente preoccupazione per i problemi legati all’immigrazione.

Così il sentimento, anzi il risentimento potente e nuovissimo dell'esclusione e della paura, ha preso il sopravvento.

La scommessa dei partiti socialdemocratici sarà quindi quella di lavorare per creare un’alternativa possibile riconoscendo i propri limiti, ridefinendo le priorità, rilanciando i propri obiettivi politici, e soprattutto smettendola con lo scontro tra tifoserie.

Perciò oggi più che mai è necessario un dibattito all'interno della comunità democratica. Ecco che un incontro diventa un'opportunità  per guardare agli errori commessi, per cercare alternative e soprattutto per  tracciare una linea futura.

Venerdì 25 maggio h.20 (Chalet delle Rose, Piazza Alighieri, Galatina)

ci confronteremo, oltre che con iscritti e simpatizzanti,  con tutti coloro che avranno voglia di partecipare ad uno spazio di discussione libero e inclusivo, aperto a nuove energie e nuove narrazioni.


Con Dino Amenduni, docente di comunicazione politica ed elettorale dell'Università di Bari, socio Proforma ( agenzia di comunicazione politica) scrive su repubblica.it; e Ubaldo Villani Lubelli, ricercatore di Storia del Pensiero politico dell’Università del Salento. Scrive su Huffingtonpost.

Introduce Andrea Coccioli, Segretario Circolo PD Galatina.

 

PARTITO DEMOCRATICO

Circolo di Galatina

Piazza Toma, 54

www.pdgalatina.it

 
Di Redazione (del 20/12/2016 @ 13:50:33, in Necrologi, linkato 6282 volte)

Lucia Masciullo Notaro ha sempre fatto tanto (e gratuitamente) per Noha.

Ricordiamo che nel corso degli anni ’80 del secolo scorso, sempre a Noha, ebbe luogo una (ma forse più d’una) meravigliosa sfilata di costumi carnascialeschi che avrebbe fatto invidia alle più belle e costosissime maschere veneziane, visitate nella città lagunare durante il carnevale e ritratte dai flash dei visitatori di tutto il mondo.

In quella parata, dame e cavalieri nohani, imparruccati, elegantissimi, facevano sfoggio di sontuosi abiti, manufatti da questa sarta straordinaria. Pizzi, merletti ricercati e ricami di finissima fattura si alternavano a morbide sete, velluti multicolori e stoffe damascate di magnifica lucentezza. Una sfilata di solo un paio d’ore aveva richiesto il lavoro indefesso di mesi interi. Ma la Lucia non se ne curava: quando si fa una cosa con il cuore, non si bada all’impegno, alla fatica, e tanto meno agli attestati di benemerenza o alle medaglie al valore (che seppur fossero arrivati – il che non è - sarebbero stati comunque una ricompensa da tre soldi).

La Lucia poi ha sempre allestito l’altarino per il Corpus, che a Noha (ma anche altrove) era, fino a poco tempo fa, una forma molto seguita di devozione popolare. Infatti, un tempo nella processione del Corpus Domini a Noha per tradizione venivano addobbate, con fiori, striscioni, stoffe e tappeti, sette o otto “soste” che quasi gareggiavano fra loro per bellezza e cura. Queste soste servivano, tra l’altro, anche a far riposare le braccia del parroco, impegnate a reggere per tutta la durata del lungo corteo l’ostensorio con l’Ostia consacrata. E’ inutile dire che l’altarino di via Cadorna preparato dalla Lucia era uno tra i più belli ed accurati… Nell’intorno di quegli anni, sempre a Noha (la nostra città a pensarci bene è ricca di energie che, quando espresse, danno spettacolo), la Lucia si occupò dei costumi degli attori che realizzarono la rappresentazione della Via Crucis, che si snodò, con tanti figuranti - alcuni a cavallo - per le vie del paese. Vestì dal Centurione alla Veronica, dalle pie donne al Cireneo, dai soldati allo stesso Gesù (che in una di quelle edizioni fu suo figlio Fernando). Quella costumista in quell’occasione fece di Noha una novella Palestina. Dietro le quinte di questa ennesima manifestazione, c’era ancora una volta l’estro, la creatività ed il lavoro della Lucia e quello della sua macchina da cucire.

In occasione del Natale, poi, la Lucia (già qualche giorno prima del suo onomastico, così come si suole) con l’aiuto dei suoi allestisce da anni un grande presepe nell’ampia (e affrescata) veranda della sua casa di via Cadorna angolo via Giotto, protetta da pannelli di vetro. Un presepe non chiuso tra le mura di una dimora privata, ma visibile al passante che non può non ammirare il frutto di tanto lavoro. Un presepe unico nella scenografia, ricercato nei particolari, un’opera d’arte che incanta ancor oggi. Un presepe da far invidia ai più bei presepi napoletani.

Vi è una ricerca continua, una ricostruzione di luoghi e di protagonisti, una riproduzione dell’atmosfera dell’evento che cambiò il corso della storia: Betlemme sembra traslocata nella veranda della Lucia.

Non solo sono fatti a mano i costumi, ma anche gli stessi protagonisti, anche gli accessori, anche i doni che i pastori recano al Bambinello. Le statuine della Lucia sono sculture belle, colorate, e di stupefacente espressività. Sono opere di cartapesta con l’anima di terracotta, umili nella materia, raffinate nella realizzazione.

La Lucia, dal suo letto, ci sorprende ancora e ci dà forza. Le sue non sono statuette senz’anima, ma miracoli veri e propri.

In questo Natale, allora, tutta Noha, grata anche per questo, si fermerà un attimo davanti al presepe, implorerà Gesù Bambino, e Gli chiederà di alleviare le sofferenze della Lucia. Poi, insieme alla Lucia tutti noi diremo: “sia fatta la Sua volontà”; o come meglio si direbbe nel nostro (stupendo) dialetto nohano: “cu fazza Diu”.

Antonio Mellone
(Fonte: Osservetore Nohano n.9 Anno I, 07 dicembre 2007)

 
Di Redazione (del 15/10/2018 @ 13:39:23, in Comunicato Stampa, linkato 973 volte)

La battaglia per difendere il diritto alla salute dei cittadini di Galatina e dei comuni limitrofi si è spostata nelle aule della giustizia amministrativa. I legali a cui ho dato mandato di difendere le nostre ragioni, Valentina Mele e Marco Calzolaro, hanno presentato il ricorso al Tar di Lecce. In calce la mia firma e quella di centinaia e centinaia di cittadini residenti a Galatina e nei  comuni confinanti. Davvero tanti.

Ho deciso di assumere in prima persona questa battaglia dopo aver constatato la colpevole inerzia e indifferenza del sindaco di Galatina, Marcello Amante, e della sua maggioranza, che non hanno mosso un dito per far valere il diritto alla salute. Sono rimasti sordi alle preoccupazioni dei cittadini che hanno fatto la fila per firmare il ricorso e anche nel giorno di San Lorenzo hanno acceso una stella per l’Ospedale partecipando al primo incontro organizzato proprio per decidere come tutelare la nostra salute.

Con questo ricorso non abbiamo messo in discussione le scelte della Regione, ma contestato – sul piano giuridico – il mancato rispetto del decreto ministeriale 70 con cui sono stati fissati gli standards per gli ospedali. L’aver deciso di non rispettare la legge ha privato il “Santa Caterina Novella” di reparti essenziali per le patologie tempo dipendenti privandolo della Chirurgia che oggi sta mettendo in seria difficoltà il pronto soccorso dell’Ospedale sostanzialmente ridotto a un centro di smistamento dei pazienti verso altri ospedali con dispendio di energie, risorse umane, costi e aumentati rischi per la sicurezza di chi ha bisogno di cure.

Non è una battaglia di campanile, dunque, ma la difesa di diritti garantiti dalla Costituzione. Ci ricorderemo bene dei danni procurati alla città da chi oggi è al governo a Palazzo Orsini, senza dimenticare le responsabilità della Regione lasciando che i giudici decidano su quanto è accaduto nell’Ospedale e i rischi a cui siamo esposti. Non è nella mia natura rimanere passivo spettatore, ma sono tanto più motivato dalla militanza attiva dei cittadini e dal senso di responsabilità verso la Città a cui avevo promesso in campagna elettorale di difendere l’Ospedale. Ora la parola ultima spetta al Tar.

Il consigliere di opposizione della Lista De Pascalis

Giampiero De Pascalis

 
Di Antonio Mellone (del 03/05/2017 @ 13:38:14, in NohaBlog, linkato 1943 volte)

Caro dottor Serravezza,

scusaci se ti stiamo lasciando da solo in questo sciopero della fame e della sete contro il TAP, se nel nostro perbenismo di facciata rimaniamo stravaccati sui nostri comodi divani & divani, se ce ne fottiamo del mondo ubicato al di fuori dell’uscio di casa nostra, salvo poi stracciarci le vesti quanto capita al mondo di attraversare il tinello del nostro appartamento.

Scusaci, dottore, se parli ai sordi, ai muti, ai ciechi e ai cerebrolesi che siamo diventati, e se con il nostro silenzio-assenso stiamo permettendo alle multinazionali del capitalismo di rapina di fare nella nostra terra quel cazzo che vogliono, come l’import-export dei loro modelli fatti di finanza fasulla, di spazzatura, di mafia, di sterilità e morte.

Scusaci se non abbiamo fatto raggiungere il quorum richiesto al referendum sulle trivelle in mare, però poi andiamo in massa a votare alle primarie per scegliere il leader di un partito che ha trasformato la sinistra nell’opposto di se stessa (con il Jobs Act, per dire, è iniziato l’esodo del partito dal suo insediamento sociale) e ha sferrato un attacco micidiale alla nostra Costituzione.   

Scusaci, dunque, se non siamo riusciti ancora a liberarci di quarant’anni di monossido di democrazia cristiana, di venti altri di berlusconismo e dei prossimi venti di renzismo, e se stiamo riempiendo i nostri consigli comunali di gente impresentabile.

Scusaci ancora se abbiamo infarcito le nostre campagne di impianti fotovoltaici e pale eoliche con la scusa delle energie rinnovabili e alternative, e poi continuiamo a trivellare la Basilicata per il petrolio, a seguitare con il carbone a Cerano, a permettere i rigassificatori, e a farci penetrare da un tubo del gas senza manco proferire una parola.

Scusaci se resistiamo poco, non lottiamo abbastanza, non sogniamo più, e se alla verità intransigente che taglia, disaggrega e divide preferiamo gli inciuci, il partito unico della nazione, le grandi intese, le pacche sulla spalla, l’eterna trattativa stato-mafia.

Scusaci se applaudiamo ancora ai Twiga del Briatore di turno, se permettiamo un novello porto turistico a Otranto per grandi navi (e giacché anche un altro gasdotto, il Poseidon), se non mandiamo al diavolo la lady inglese e i suoi legulei che vorrebbero impiantare un villaggio extralusso a Sarparea, se stiamo uccidendo le nostre coste con non so più quanti stabilimenti balneari, e se vogliamo un’autostrada a quattro corsie fino a Santa Maria ‘de finibus terrae’.

Scusaci se abbiamo permesso l’eradicazione del Salento con il piano Silletti, non abbiamo reagito al decimo (de-ci-mo) decreto salva-Ilva (mica salva-polmoni), ce ne siamo bellamente sbattuti dello scempio Tempa Rossa, se sappiamo poco dei veleni della discarica Burgesi, e se crediamo che “sviluppo” e “ricadute occupazionali” si trovino nel funerale di trenta ettari di terreno dove impiantare l’ennesimo mega-centro commerciale.

Scusaci se abbiamo battuto tutti i record quanto a numerosità di tumori e neoplasie, e, nonostante tutto, stiamo ancora a chiedere le correlazioni tra i veleni che fuoriescono dalle ciminiere di un cementificio e le malattie: sì, vogliamo “i riscontri, le analisi, i numeri, le prove” - anche se le prove sono sotto gli occhi di tutti, ma nessuno le vede.

Scusaci, infine, se non sappiamo nulla di nulla, e se ci “informiamo” ancora guardando il Tg Rai (che non ti hanno cagato nemmeno di striscio), o Tele Orba o leggendo quotidiani caltagironei e altre mezze calzette più o meno prezzolate del Mezzogiorno.      

Scusaci tanto, dottor Serravezza, se siamo dei grandissimi stronzi.

Antonio Mellone

 

I coordinamenti di Galatina, di Gubbio, di Venafro, della conca Eugubina e ISDE Lecce, hanno inviato una lettera al Santo Padre e ai vescovi di Assisi, di Gubbio, di Otranto, Lecce e Isernia Venafro, per chiedere di fare chiarezza sull’evento cosiddetto “Patto di amicizia” fra Galatina e Assisi, sottoscritto dai relativi sindaci il 14 ottobre nella basilica di Santa Caterina a Galatina, alla presenza dell’a.d. di Colacem.

Testo integrale della lettera.

A Sua Santità Francesco
E.P.C. A Sua Ecc. Prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano e integrale
Ai S.E.R. Vescovi di Assisi, Lecce, Otranto, Gubbio, Isernia-Venafro
Al Preside dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “don Tonino Bello” – Lecce

Sua Santità,
confidando nella Sua comprensione riteniamo importante segnalarle un evento che ha suscitato molto interesse e scalpore sulla stampa. Il 14 ottobre scorso nella Basilica di Santa Caterina di Alessandria a Galatina è stato siglato un «Patto d’amicizia nel nome di San Francesco e Santa Caterina d’Alessandria» tra il comune di Assisi e quello di Galatina per la promozione turistica nel segno della spiritualità, in nome di una «unione culturale ed economica».

Entrambe le città, infatti, ospitano le due Basiliche, San Francesco d’Assisi e Santa Caterina di Alessandria, prime in Italia per la vastità dei cicli pittorici degli affreschi e luoghi spirituali di pellegrinaggio. In quell’occasione, le due comunità religiose di Frati Francescani conventuali, accolti nei rispettivi monasteri annessi, l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Don Tonino Bello”, sono stati partner in un evento che ha coinvolto anche il colosso del cemento COLACEM, industria insalubre di prima classe, già al
centro di plurimi esposti nelle Procure di Lecce e di Perugia, ritenuta una dei probabili responsabili dell’elevato tasso di inquinamento e dei danni sulla salute nell’area galatinese, definita dall’ISS, cluster per il tumore polmonare con un trend in peggioramento, nell’area eugubina e in quella venafrana.

I sindaci dei due Comuni hanno anche firmato un protocollo d’intesa, costato al piccolo Comune di Galatina circa 12mila euro, metà dei quali per riprese televisive effettuate da Mixer ADV, concessionaria di Telerama, di proprietà del consigliere della Regione Puglia Paolo Pagliaro.

Il costoso patto è stato tenuto a battesimo dal Cavalier Carlo Colaiacovo, a.d. COLACEM, che si è detto disponibile a sostenere con la sua “Fondazione Perugia”, così come ha fatto con il restauro della basilica di Assisi, altri eventi come il patto di amicizia Assisi-Galatina. In epoca di contingenza economica e di crescita della cultura di “cura del Creato”, ha colpito molto il viaggio in elicottero aziendale COLACEM dei Frati assisani, atterrati col Sindaco di Assisi all’interno dell’imponente opificio Colacem in Galatina, e l’ingente finanziamento dell’Ente locale, che, non rientrando nell’ordinaria gestione né riguardando servizi prioritari alla collettività, potrebbe diventare di interesse della Sezione regionale di controllo della Corte dei conti territorialmente competente.

Può leggere un estratto dell’intervento del sindaco di Galatina dove si evince il tono di centralità della figura dell’a.d. COLACEM data durante l’iniziativa:
«A questo punto con onore, con piacere immenso, chiedo a voi tutti di aiutarmi ad accogliere il Sindaco di Assisi, ringraziandola per aver accolto con entusiasmo questo invito della nostra Comunità. Ciò che ci unisce, cara Sindaco, non è soltanto tutto ciò che saggiamente ci hanno raccontato gli amici che ci hanno preceduto. Non è soltanto cultura, siamo uniti anche nella tradizione economica con l’intervento dell’Ad di COLACEM Carlo Colaiacovo a Galatina. Pertanto, sono particolarmente felice di chiamare insieme al Sindaco anche un importantissimo operatore economico (COLACEM) che unisce i nostri territori, che fa ponte tra i nostri territori e che da sempre dimostra una grandissima sensibilità per le nostre Comunità. E poi anche un desiderio particolare, il suo, il loro, la filosofia aziendale di contribuire alle nostre tradizioni e alle necessità del nostro territorio con una disponibilità ed una generosità che negli anni vi ha sempre contraddistinto. Quindi vi chiedo gentilmente, caro Sindaco, caro cavalier Colaiacovo (Amministratore delegato della COLACEM) di salire sul palco».

Benché condivisibile la firma del Patto ed ineccepibile che Assisi trasferisca know-how in tema di turismo religioso a Galatina – l’Assisi del Sud -, la riflessione che teniamo a condividere riguarda la natura delle relazioni tra interessi economici privatistici e comunità religiose locali in nome della tutela/conservazione del patrimonio ecclesiastico, alla luce dell’ingente stanziamento di finanziamenti in favore dell’ottavo centenario della morte di San Francesco d’Assisi e della nomina della vicepresidente della holding di famiglia, Maria Carmela Colaiacovo, alla presidenza di Confindustria Alberghi per il biennio 2023 20248.

Con la presente teniamo a sottolinearle che, da diversi anni oramai, i comitati di Galatina, Gubbio, Sesto Campano (Venafro) affrontano complesse vertenze istituzionali che riguardano i cementifici COLACEM e che stanno interessando aziende sanitarie locali, tribunali amministrativi, procure, sezioni ambiente di enti locali e parlamentari. In queste settimane, COLACEM è al centro di un conflitto con il Consiglio di Stato e gruppi di cittadini, poiché impiega rifiuti come combustibile (CSS) in tutte le sue cementerie. Secondo medici, scienziati e la stessa Commissione Europea bruciare rifiuti in un cementificio è insalubre e nocivo per l’ambiente.
La gravità dell’episodio, che ha trasformato la Basilica di Santa Caterina di Alessandria in un palcoscenico, è stata raccontata da ISDE, l’Associazione dei medici per l’ambiente. ISDE fa notare che il patto Galatina-Assisi sia stato siglato mentre è in atto una valutazione dell’impatto sanitario (VIS) del cementificio COLACEM sulla salute degli abitanti, ulteriore studio richiesto da Asl Lecce e Provincia di Lecce (a seguito delle osservazioni prodotte in conferenza di servizi per il riesame dell’autorizzazione integrata ambientale- AIA, da ISDE e dei comitati territoriali) e prevista nell’ultimo atto autorizzativo rilasciato all’azienda; similmente, a Luglio 2022 sono stati presentati i drammatici risultati della VIS a Venafro, mentre a Gubbio essendo presenti due cementifici, Colacem e Barbetti da più di 60 anni, si rivendica il diritto di avviare una analoga Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), ed un’indagine epidemiologica approfondita che non è mai stata effettuata in un’area dove le patologie oncologiche, cardiovascolari e di altra natura sono in preoccupante aumento.

L’impasto di religione, turismo e cemento non preoccupa solo le “sentinelle dell’ambiente e della salute” ISDE. Nell’Esortazione Apostolica del 4 ottobre, giorno di San Francesco, Sua Santità stessa si sofferma sull’influenza esercitata da “chi ha maggiori risorse” nel riuscire ad avviare progetti di forte impatto ambientale millantando il progresso locale.
“La decadenza etica del potere reale è mascherata dal marketing e dalla falsa informazione, meccanismi utili nelle mani di chi ha maggiori risorse per influenzare l’opinione pubblica attraverso di essi. Con l’aiuto di questi meccanismi, quando si pensa di avviare un progetto con forte impatto ambientale ed elevati effetti inquinanti, gli abitanti della zona vengono illusi parlando del progresso locale che si potrà generare o delle opportunità economiche, occupazionali e di promozione umana che questo comporterà per i loro figli. Ma in realtà manca un vero interesse per il futuro di queste persone” (Paragrafo 29 dell’esortazione apostolica Laudate Deum del Santo Padre Francesco, 4 ottobre 2023).

Accogliamo la Sua esortazione, che non rappresenta soltanto un appello ideale e spirituale al mondo ma ripone una grande speranza nella prossima COP 28 di Dubai, nell’adozione di una soluzione politica partecipata, a livello nazionale e internazionale, coinvolgendo tutti i cittadini. Il Suo incoraggiamento a difesa di chi si impegna nella causa ambientale dà voce alle nostre motivazioni: “Poniamo finalmente termine all’irresponsabile presa in giro che presenta la questione come solo ambientale, “verde”, romantica, spesso ridicolizzata per interessi economici” (Paragrafo 58 della già citata Laudate Deum).

Nelle campagne di reputation marketing, curate da COLACEM e riportate nei report annuali aziendali di sostenibilità, emerge come il finanziamento delle attività di realizzazione/restauro sia una prassi. Alcuni esempi pertinenti riguardano i finanziamenti per il restauro della Chiesa di SS. Martino e Nicola a Venafro e della Chiesa di Sant’Eustachio Martire a Sesto Campano10, quest’ultime nell’area venafrana in cui insiste uno dei cementifici e dove la situazione è talmente grave con ospedalizzazioni, tassi tumorali (in particolare alla mammella) e decessi sopra la norma, da aver rivelato la presenza di diossina persino nel latte materno. L’appello che Le rivolgiamo, Sua Santità, che rivolgiamo a Sua Ecc. Prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano e integrale, ai S.E.R Vescovi di Assisi, Lecce, Otranto, Gubbio e Isernia-Venafro è di approfondire e fare chiarezza interna su eventuali “doni interessati” proposti o ricevuti dalle varie Chiese locali e di promuovere, presso i vertici ecclesiali e la società civile dei nostri territori, il condivisibile messaggio etico di una “transizione verso energie pulite, abbandonando i combustibili fossili, e la logica di rattoppare (…) un processo di deterioramento che continuiamo ad alimentare (..) Possano così mostrare la nobiltà della politica e non la sua vergogna. Ai potenti oso ripetere questa domanda: «Perché si vuole mantenere oggi un potere che sarà ricordato per la sua incapacità di intervenire quando era urgente e necessario farlo? ».

L’appello che le volgiamo, Santo Padre, è di aiutare le comunità religiose locali a continuare ad essere le nostre guide morali in questa difficile fase di transizione culturale. Per citare alcuni esempi positivi: l’impegno dell’Ufficio Ecumenico dell’Arcidiocesi di Otranto e del Centro Ecumenico Oikos “P.A.Lundin” di Galatina nella celebrazione annuale della Giornata del Creato; della parrocchia di Beata Vergine Maria di Costantinopoli a Collemeto (frazione di Galatina) accanto alla cittadinanza per impedire l’apertura in pieno centro cittadino di un impianto “Entosal” di recupero e smaltimento di rifiuti speciali. Il sentito saluto che Le rivolgiamo, Santo Padre, è di aiutarci a preservare i nostri amati spazi naturali, cultuali, spirituali, affinché restino per noi cittadini luoghi sacri al riparo da qualsiasi ombra di collusione, culla di un passato dal significato simbolico, di un presente ancora dimora per i Credenti della Presenza soprannaturale e di un futuro di speranza per il destino dell’umanità.

Per questa Sua missione e per la Sua benevolenza le esprimiamo la nostra vicinanza con l’augurio di poter essere ricevuti in una udienza privata. Le auguriamo ogni bene.

Coordinamento Civico Ambiente e Salute Galatina
Comitato No CSS nelle cementerie di Gubbio
Comitato per la tutela ambientale della conca eugubina
Mamme per la Salute e l’Ambiente Venafro
Isde Lecce”

(fonte: ilsedile.it)

 
Di Redazione (del 16/05/2023 @ 13:34:13, in Comunicato Stampa, linkato 230 volte)

La Città di Galatina ha il piacere di invitarvi al quarto Job Day realizzato all'interno di Punti Cardinali:

"SALENTO CIRCOLARE. Il Tracciato per una Nuova Economia."

Gli anni della Transizione Circolare vanno verso un nuovo paradigma economico capace di ridisegnare attraverso la ricerca e lo sviluppo un diverso sistema della produzione che ridefinisce il rapporto tra     produzione e consumo di materia rispettando l’ambiente e i territori dove opera.

Scopo di questo JOB DAY, è FARE RETE per essere sempre più competitivi nei confronti dei processi di innovazione dettati dallo Sviluppo Sostenibile. Il Green Deal Europeo, gli obiettivi di riduzione degli impatti definiti dagli SDGs e l’Agenda di Parigi, il PNRR, le nuove disposizioni in materie di Economia Circolare, l’importanza crescente dei criteri ESG , delle misurazioni e delle certificazioni di sostenibilità, insieme alla crisi climatica, la crisi energetica e la crisi sanitaria, definiscono l’urgenza di dotarsi di luoghi capaci di “raccontare” lo specifico economico e l’impegno delle Comunità e dei Territori nei confronti del processo di Transizione e Trasformazione.

OBIETTIVI dell’ECONOMIA CIRCOLARE:

1.            l'estensione della vita dei prodotti attraverso la produzione di beni di lunga durata

2.            la produzione di energie rinnovabili

3.            le attività di ricondizionamento, la riduzione della produzione di rifiuti, la generazione di materie prime seconde dagli scarti di produzione

4.            una migliore qualità della vita all’insegna del benessere oggettivo e soggettivo e della Comunità.

L'evento si terrà Mercoledì 17 Maggio p.v. presso la Sede Confartigianato in via Matteotti snc, a Galatina (LE), a partire dalle ore 9:30.

Programma della giornata.

Dopo i saluti istituzionali del Comune di Galatina e di Luigi Derniolo, Presidente Confartigianato Imprese Lecce, interverranno e si alterneranno:

- dr. Paolo Marcesini, direttore del network di informazione Italia Circolare

- dr. Gabriele Cena, responsabile relazioni esterne della Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo (Cuneo)

- prof. Mario Fontanella Pisa, ricercatore della LIUC “Università Cattaneo” di Castellanza, consulente aziendale sulla sostenibilità e circolarità

- prof. Angelo Salento, docente di Sociologia dei processi economici e del lavoro presso l’Università del Salento.

 

Modera Ettore Bambi, responsabile progetti Confartigianato Imprese Lecce.

Ore 14.30 Confronto e dibattito

 Desk Comune Galatina
Rete Punti Cardinali

 
Di P. Francesco D’Acquarica (del 23/05/2018 @ 13:30:39, in La chiesa di Noha e i Vescovi di Nardò, linkato 1897 volte)

Con questa puntata varchiamo la soglia del Novecento, il secolo breve che ci condurrà ai giorni nostri. Buona lettura.

La redazione

 

MICHELE MAUTONE (1816 - 1888)

Vescovo dal 18 dicembre 1876 al 17 febbraio 1888

Motto: Venit portans ramum olivae

Dal 1876 al 1888 Pontefice:

            Leone XIII (1810-1903)               Papa dal 1878 al 1903

 

            Arciprete di Noha:

            Don Nicola Caputo (? - ?),          parroco dal 1883 al 1894

 

            Michele Mautone nacque a Marigliano, diocesi di Nola, provincia di Napoli, da Pietrantonio e da Maria Giuseppa Sasso nel 1816. Era primicerio curato della collegiata di Marigliano quando il 18 dicembre 1876 fu eletto Vescovo di Nardò da Pio IX. Il giorno 11 febbraio 1877 fece il solenne ingresso in Diocesi.

            Compì più volte la visita pastorale della diocesi, della quale sono pervenute sino a noi poche e frammentarie notizie. Negli anni 1878 e 1879 compì la prima ed il 14 agosto 1879 inviò la relazione alla S. Sede.

            Una copia degli atti della santa visita si conserva nell’archivio di Nardò e da essa risulta che il Mautone completò la costruzione della chiesa parrocchiale di Neviano e solennemente la consacrò, dedicandola a S. Michele Arcangelo. Fece ampliare e restaurare l’ospedale di Nardò, rendendolo più grande e più comodo e vi fece anche costruire un capace oratorio, perchè gli infermi ricoverati potessero partecipare al sacrificio della Messa e accostarsi ai sacramenti.

            Si preoccupò del centro abitato di Porto Cesareo dove vivevano permanentemente alcune famiglie, quasi tutte di agricoltori e di pescatori, del tutto prive dell’assistenza religiosa e della presenza di un sacerdote che celebrasse la messa almeno nei giorni festivi e desse loro la possibilità di accostarsi ai sacramenti. Senza perder tempo provvide subito ad inviare un sacerdote, compensandolo a sue spese. Nel periodo pasquale inviò un Padre Redentorista per preparare i fedeli alla Pasqua ed egli stesso si recò per amministrare la Cresima. Avendo infine constatato che la chiesetta era troppo angusta e mal ridotta, diede disposizioni per la costruzione di una nuova chiesa.

            Nel 1882 compì la seconda visita pastorale ed inviò una seconda relazione alla S. Sede. Da essa risulta che nella frazione Porto Cesareo aveva già fatto completare la chiesa a sue spese, mentre in Nardò aveva fatto edificare, sempre a sue spese, un tempietto, dedicandolo a S. Pietro, ed infine aveva eseguito lavori di riparazioni e di restauro alla cattedrale.

            Il 18 aprile 1885, compiuta la terza visita pastorale, inviò alla S. Sede la terza relazione. Da essa sappiamo che si era  prodigato per ampliare la chiesa parrocchiale di Tuglie.

            Intanto il 7 febbraio 1888, alle ore 17,45, dopo circa 11 anni di episcopato, dopo molti anni di malattia, di sofferenze e di dolori, con edificazione universale pazientemente e cristianamente sopportati, Michele Mautone, cessò dì vivere in Nardò in odore di santità.

            Il capitolo della cattedrale rielesse a vicario capitolare il preposito Alessio Bona.

 

 

Relazione con la chiesa di Noha

 

         In questo periodo l’Arcirprete di Noha è Don Nicola Caputo, parroco per 11 anni. Non abbiamo particolari notizie del parroco (nemmeno le date di nascita e morte) e della storia della chiesa nohana di questo periodo. Sappiamo che vice parroco era tal don Pantaleo Paglialonga di Noha.

            Il Vescovo Mautone compì tre volte la visita pastorale alla Diocesi, ma di Noha non ci sono particolari notizie. Sicuramente Don Nicola partecipò alla terza visita, quella del 1885, ma dagli atti non si ricavano particolari notizie sulla nostra cittadina.

 

 

Giuseppe Ricciardi (1839 - 1908)

Vescovo dal 1º giugno 1888 al 18 giugno 1908

Motto: Quasi ignis ardens

Dal 1888 al 1908 il Pontefice era:

            Leone XIII (1810-1903)                             Papa dal 1878 al 1903

 

            Arciprete di Noha

            Don  Nicola Caputo (?  -  ?),                      parroco dal 1883 al 1894

            Don Vitantonio Greco (1867-1932),        parroco dal 1895 al 1932

 

            Giuseppe Ricciardi nacque a Taranto il 9 luglio 1839 da Tommaso e da Francesca Sarapo, famiglia distinta e ricca. Il 2 marzo 1864 fu ordinato sacerdote. Fu poi nominato canonico teologo del duomo di Taranto. Il 1° giugno 1888 da Leone XIII fu eletto Vescovo di Nardò. Fece l’ingresso in diocesi il 10 gennaio 1890.

            Il palazzo vescovile, ricostruito in gran parte da Luigi Lettieri, non era ancora terminato. Volle completarlo e provvisoriamente alloggiò presso una nobile famiglia di Nardò. L’altra opera a cui dedicò molte delle sue energie fu il restauro definitivo della cattedrale. Vi si dedicò subito con passione e tenacia, e la condusse a termine nel migliore dei modi. Sicuramente fu l’opera principale del Ricciardi e ad essa è indelebilmente e gloriosamente legato il suo nome. Ma dovette faticare, lottare, gemere e soffrire.

            La lunga ed impegnativa attività svolta per la cattedrale non distolsero il Ricciardi dal prestare alla diocesi le cure e le sollecitudini del ministero pastorale. Seppe trovare anzi coraggio e forza per tutto e per tutti, fu ovunque presente e portò ovunque luce, amore, incoraggiamento.

            Compì ben cinque volte la visita pastorale della Diocesi e da tutti fu ammirato per la sua fede intrepida ed indiscussa, per il  suo tratto signorile, per le sue innumerevoli amicizie, per la stima che riscuoteva, soprattutto per la sua dedizione alla causa delle anime e della chiesa di Dio, instancabile apostolo della parola, dispensatore dei divini misteri. Gli atti delle visite pastorali sono pervenuti sino a noi in più volumi.

            Il 28 Marzo 1908, pochi mesi prima della morte, Pio X gli affidò l’amministrazione apostolica di Castellaneta, città che aveva dati i natali a sua madre e diocesi nel cui seminario aveva compiuto gli studi. Ricciardi obbedì, lasciando in Nardò il suo vicario generale Cleto Cassani. Durante la visita a Mottola, il 6 giugno 1908, dopo una faticosa predicazione, tornò a Nardò colpito da polmonite e il 15 giugno alle ore 20 si spense all’età di 69 anni.

 

Relazione con la chiesa di Noha

 

            In questo periodo l’arciprete di Noha era don Vitantonio Greco, che fu parroco dal 1895 al 1932. Figlio di Vito e di Vita Maria Luceri era nato a Noha il 3 luglio del 1867 e fu battezzato il 6 luglio dello stesso anno da don Michele Alessandrelli, essendo padrini Vito Bianco e Grazia Benedetto.

            Dopo aver frequentato il seminario di Nardò divenne arciprete di Noha a 28 anni e vi resterà per 37.  Morì quando aveva 65 anni. Per la gente sarà “l’arciprete Greco”. Sovente ho sentito mio papà che parlando del passato diceva in dialetto “a manu de l’arciprete Grecu” e tutti capivano.

            Fu durante la sua arcipretura (nel 1901) che venne quasi completamente rifatta nella forma attuale la chiesa madre. Infatti ancora oggi su una lapide posta sulla parete in fondo a destra uscendo di chiesa leggiamo (traduco dal latino):

 

Il Rev.mo Mons.Giuseppe Ricciardi

Vescovo di Nardò

solennemente consacrò

questo tempio rifatto quasi dalle fondamenta

e l’ Altare dedicato a S. Michele Arcangelo

il 7 Maggio 1904

al tempo dell’arciprete Vito Antonio Greco

 

         Nel 1904, in occasione della visita pastorale, l’arciprete Greco prese l’iniziativa di ricopiare i registri dei battesimi dal 1800 in poi con il permesso del Vescovo Ricciardi. Questa la sua richiesta al Vescovo, richiesta che fu accolta:

            A Sua Eccellenza Ill.ma e Rev.ma Monsignor D. Giuseppe Ricciardi, Vescovo di Nardò. Eccellenza, Trovando i libri de’ nati redatti con inchiostro labile per cui col tempo verrebbero a cancellarsi gli atti riguardanti il S. Battesimo così dimando a V. Eccellenza Ill. ma e Rev. ma che trovasi in Noha in S. Visita di poter riprodurre nel presente volume gli atti registrati nei libri dal milleottocento e sanzionare con la sua autorità come autentici quelli da me trascritti con firma del Parroco rispettivo del tempo di carattere mio.

Noha 9 Maggio 1904.                                              Vito Antonio Arcipr. Greco.

            La risposta del Vescovo Ricciardi fu positiva.

            Avendo noi qui sottoscritti Visitatore e Convisitatori esaminato gl’inconvenienti che il Molto Rev. do Parroco deplora nella compilazione degli Atti riguardanti il S. Battesimo, non solo approviamo ma riconosciamo necessario e lodiamo lo zelo di esso Parroco nel voler assicurare gli Atti in parola, tanto più che parecchi di essi sono compilati in carte volanti.

Noha  9 Maggio 1904                              Giuseppe Ricciardi Vescovo di Nardò

Visitatori:  seguono firme.

 

            Certo, cosa lodevole salvare i registri scritti con “inchiostro labile”. Ma dal mio punto di vista ha procurato dei danni incalcolabili. Il registro originale degli atti di battesimo dell’arciprete Alessandrelli (1847-1882) e dell’arciprete don Nicola Caputo (1883-1893) non esistono più, perché Don Vitantonio Greco ricopiò su un unico registro i dati in questione con le motivazioni esposte nella nota di cui sopra. Lodevole il fatto che abbia ricopiato i dati perché li ha salvati e resi leggibili, ma cosa deplorevole che abbia distrutto gli originali, perché, non essendoci uno schema prestampato, come accadrà da don Vitantonio Greco in poi, questi contenevano sicuramente più notiziole curiose e per noi importanti che purtroppo non abbiamo più.

            Vice parroci in questo periodo:

* Don Pippi Piscopo di Noha morto molto giovane all’età di 32 anni, a causa delle sofferenze  e i disagi  della prima guerra mondiale alla quale aveva partecipato come cappellano militare. Questo Sacerdote fu coetaneo e molto amico di Cosimo Mariano (Noha 1882-Galatina 1924), l'autore delle "casiceddhre".

* Don Ippazio Apollonio

* Don Isaia Blago

* Don Paolo Tundo che dal 1932 sarà l’economo curato e nel 1933 gli succederà come Arciprete.

 

[continua]

P. Francesco D’Acquarica

 

Con questa puntata si chiude il laborioso lavoro di ricerca storica portato avanti dall’indefesso nostro concittadino e amico, P. Francesco D’Acquarica, un monumento vivente, un uomo del quale in Onore non si dirà né si scriverà mai abbastanza.

Nonostante le sue ottantatré primavere, sappiamo che P. Francesco è già al lavoro sulle sudate carte, pronto a farci intraprendere nuovi e appassionanti viaggi nel mondo della nostra affascinante (e talvolta misteriosa) Storia di Noha.

Con spirito di gratitudine, formuliamo a P. Francesco (e a tutti i lettori di Noha.it) il nostro fervido voto augurale.

La redazione

 

Questa è l'ultima parte della mia mia ricerca condotta fra archivi di curia e parrocchia. Attraverso un lungo percorso di circa 1200 anni di storia di Vescovi di Nardò e Parroci di Noha (anche se descritti sinteticamente) vi ho portato a conoscere persone ed eventi che in qualche modo hanno modificato il corso della vicende storiche della nostra cittadina. Don Donato Mellone, come potrete leggere, fu l'ultimo dei parroci di Noha legato alla diocesi di Nardò. Sotto il suo archipresbiterato la parrocchia cambiò giurisdizione, passando definitivamente sotto quella dell’arcidiocesi di Otranto e dei suoi Vescovi.

Il percorso dunque termina qui. Ma la storia, come la vita, continua inesorabile.

P. Francesco D’Acquarica

 

Antonio Rosario Mennonna (1906 - 2009)

Vescovo di Nardò dal 22 feb. 1962 al 30 set. 1983 

Motto: Ut ascendam in montem Domini

(Per salire sul monte del Signore)

Dal 1962 al 1983 i Pontefici furono:

            Paolo VI (1897-1978)                                           Papa dal 1962 al 1978

            Giovanni Paolo I (1912-1978)                             Papa dal 1978 al 1978

            S. Giovanni Paolo II (1920-2005),                   Papa dal 1978 al 2005

 

            Arciprete di Noha

            Don Donato Mellone (1925-2015),                   parroco dal 1963 al 2002

 

            Antonio Rosario Mennonna nacque a Muro Lucano il 27 maggio 1906. Frequentò i corsi ginnasiali presso il seminario arcivescovile di Benevento, insieme a Pasquale Quaremba (futuro Vescovo di Gallipoli),  grazie ad una borsa di studio. 

            Nel 1928 si laureò cum laude in sacra teologia. Presso l'università degli studi di Napoli ottenne invece la laurea in Lettere Classiche.

            Fu ordinato sacerdote, il 12 agosto 1928. Insegnò lettere nel seminario di Potenza e presso l'istituto vescovile parificato di Muro Lucano ove ricoprì anche l'ufficio di preside.

            Il 5 gennaio 1955 Pio XII lo elesse Vescovo di Muro Lucano. Qui rimase per 10 anni.

            Papa Giovanni XXIII (1881-1963), il 22 febbraio 1962, alla vigilia dell'apertura del Concilio Vaticano II, al quale partecipò assiduamente, lo trasferì la sede vescovile di Nardò quale successore di Mons. Corrado Ursi. Salvatore Rizzello, che confermerà suo vicario generale, lo accolse, a nome dell'intera diocesi neretina, i cui fedeli erano accorsi numerosissimi nel corso di una giornata torrida, il 23 giugno 1962, giorno della sua presa di possesso canonico.

            Tra le sue prime decisioni troviamo la prosecuzione della costruzione della nuova sede del seminario diocesano, opera voluta dal suo predecessore, le cui fondamenta erano state benedette il 31 maggio 1960. Il medesimo istituto venne poi inaugurato il 7 maggio 1964 dal Mennonna stesso e dal predecessore Corrado Ursi.

            Svolse 3 visite pastorali, negli anni 1964, 1970 e 1975, ed infine, una visita ad limina, verso gli inizi degli anni ottanta.

            Valorizzò la casa per Esercizi spirituali, Villa Tabor, in contrada Cenate. Visitò, più volte, all'estero, gli emigranti diocesani. Eresse 13 parrocchie e fece costruire 22 chiese.

            Indisse un pellegrinaggio mariano diocesano a Lourdes. Fece ristrutturare il palazzo vescovile grazie ad una legge ad hoc, per danni di guerra e, successivamente, la cattedrale. Grazie all’interessamento di Mons. Mennonna, la cattedrale di Nardò nel 1980 fu elevata al rango di basilica minore pontificia dal papa Giovanni Paolo II.

            Nel 1979 indisse, nel ricordo del 25º di ordinazione episcopale, un anno mariano che si svolse per tutto il 1980. Le celebrazioni, alle quali partecipò il domenicano P. Mario Luigi Ciappi (1909-1995), celebre teologo fiorentino suo amico, ebbero inizio il 31 ottobre 1979 in piazza San Pietro, a Roma. In quella occasione Papa Giovanni Paolo II, al termine della rituale preghiera dell'Angelus, alla presenza di Jacques-Paul Martin e di Stanisław Dziwisz, benedisse la nuova statua della "Madonna della Pace" e rivolse un caloroso saluto al vescovo Mennonna, al Clero, ai sindaci ed ai fedeli accorsi per l'occasione. La statua della Vergine fu poi portata, solennemente, in pellegrinaggio in tutti i Comuni della diocesi, Noha inclusa. A detta dello stesso Mennonna, Noha fu “una delle parrocchie più attive e meglio organizzate a ricevere il simulacro della Santa Vergine della Pace, ma soprattutto le Sue Grazie”.

            Nel 1980 proclamò la Madonna della Coltura quale “Patrona dei  Coltivatori Diretti” della diocesi. Per suo interessamento, Michele Mincuzzi, Vescovo di Lecce, nel 1981, estese il patronato della Vergine a tutti gli altri coltivatori dell'intera provincia  ecclesiastica dell’arcidiocesi di Lecce.

            Il 20 ottobre 1980, su delega di Mons. Nicola Riezzo, presso l’aeroporto militare di Galatina, Antonio Rosario Mennonna, con una corona di numerosi seminaristi, accolse e congedò papa Giovanni Paolo II in visita pastorale ad Otranto.

            Nell'estate del 1981, ai sensi delle norme canoniche, presentò a papa Giovanni Paolo II la rinuncia al governo pastorale della diocesi per raggiunti limiti d'età. Ottenne, a causa delle conseguenze del terremoto dell'Irpinia del 1980, una proroga del mandato, sino al 30 settembre 1983.

            Lasciò definitivamente la diocesi neretina, dopo aver salutato personalmente tutte le parrocchie, il 7 dicembre 1983, per far ritorno a Muro Lucano.

            Al momento della sua morte, avvenuta il 6 novembre 2009, all’età di 103 anni, era il decano dell'episcopato italiano ed il secondo Vescovo più anziano al mondo, dopo il vietnamita Antoine Nguyên Van Thien.

           

Relazione con la chiesa di Noha

            In questo periodo il parroco di Noha era don Donato Mellone.

            Il Vescovo Mennonna, come abbiamo già detto,  era arrivato in diocesi il 23 giugno 1962 e quasi subito dovette risolvere il problema della nomina del nuovo parroco di Noha. Il vecchio parroco don Paolo Tundo era morto quasi improvvisamente all’età di 74 anni il 30 giugno del 1962. Il suo viceparroco era un suo nipote don Gerardo Rizzo (1924-2007) che sperava di essere il successore. Le cose invece andarono in maniera diversa.

            Tra le vecchie carte di don Donato Mellone abbiamo rinvenuto una pergamena in ottimo stato con la quale il Papa Paolo VI (1897-1978) di sua propria autorità, affidava al quarantaduenne don Donato Mellone la parrocchia di San Michele Arcangelo in Noha, senza concorsi e senza esami, quando invece, a norma del Diritto Canonico, concorso ed esami erano a quel tempo richiesti. Addirittura il Papa si era personalmente disturbato per la parrocchia di Noha.

Perché il Pontefice intervenne personalmente per stabilire la successione di don Paolo Tundo? Il documento papale in questione dice: “[...] Su segnalazione del nostro fratello, il Vescovo di Nardò, con l’autorità apostolica, senza concorso e senza esame, la conferiamo e la assegniamo a te”.

            Possiamo accennare qui ad una situazione piuttosto delicata che si era venuta a creare al momento della morte dell’arciprete Mons. Paolo Tundo. Il successore naturale sembrava che dovesse essere don Gerardo Rizzo, suo nipote, che già era anche il suo viceparroco.

            Intanto bisogna tenere presente che prima della riforma del 1983 voluta dal Concilio Vaticano II, il Sacerdote candidato alla parrocchia doveva “vincere” un concorso sostenendo e superando un esame davanti ad una commissione e, una volta eletto (dal Vescovo), era inamovibile. Solo in seguito a morte o a personale rinuncia, o anche per promozione ad un incarico superiore, il Vescovo poteva rimuovere il parroco dal proprio servizio pastorale.  Attualmente, invece, l’incarico di parroco viene conferito direttamente dal Vescovo diocesano senza concorsi e senza esami per una durata di nove anni, e perciò a tempo determinato. Allo scadere dei nove anni il Parroco deve essere disponibile all’avvicendamento, e il Vescovo potrebbe destinarlo a nuovo incarico.

 

            Pare però che don Gerardo incontrasse qualche difficoltà nel superamento di questo concorso, o forse ne era nata una contestazione. Così, onde evitare ogni tipo di complicazioni, il Papa in persona, dopo un anno e tre mesi di “sede vacante”, richiesto dal Vescovo di Nardò pro-tempore, Mons. Antonio Rosario Mennonna, che proponeva don Donato Mellone, diede direttamente il mandato di Parroco a quest’ultimo, senza concorsi e senza esami, data anche l’esperienza decennale maturata nella parrocchia di Santa Maria al Bagno e Santa Caterina di Nardò, “contro ogni appello di coloro che avrebbero potuto vantare pretese diverse”: Decernentes irritum et inane quidquid in contrarium attentatum fuerit vel contigerit attentari. Linguaggio latino ecclesiastico molto semplice e molto chiaro. Così nel 1963  don Donato Mellone divenne arciprete di Noha.

Nipote dell’arciprete don Paolo Tundo da parte materna, don Donato era nato a Noha nel 1925. Nel 1948 fu ordinato sacerdote.

            Un problema urgente che si presentò a questo arciprete fu l’instabilità statica dell’antichissima Chiesa Madonna delle Grazie. Anzi la trovò già inagibile perché pericolante. Il Comune di Galatina offriva 1750 mq di terreno che poi divennero 3000 per costruirne una nuova, in cambio del suolo su cui c’era l’antica chiesa che, purtroppo, fu demolita. Sicuramente Noha ci ha guadagnato con la costruzione della nuova chiesa terminata agli inizi del nuovo millennio, con tutte quelle strutture oggi necessarie per la pastorale come le varie salette per aule di catechismo, salone parrocchiale, sala giochi, uffici per il parroco e spazi anche all’esterno. Ma la demolizione dell’antica chiesa ottagonale fu una grave perdita: un tempo a Noha ma anche altrove i beni culturali non erano una priorità. E a proposito di questa demolizione è opportuno precisare che non fu solo responsabilità del parroco ma soprattutto delle autorità competenti del Comune di Galatina, che preferirono la demolizione al restauro di quella chiesa.

            Fu di questo tempo la costruzione della casa canonica quasi di fronte alla chiesa parrocchiale, molto utile per le opere parrocchiali. E' anche di questo tempo il rifacimento dell’altare maggiore della chiesa madre secondo le nuove norme liturgiche. A  mio parere la demolizione di quello vecchio è discutibile: si poteva conservarlo pur creando quello moderno. Fu anche tolto il vecchio organo a canne e a mantice, sostituito con uno nuovo della Ditta Continiello di Monteverde Avellino inaugurato nel 1971.

            Il Vescovo Mennonna spesse volte si recò a visitare la parrocchia di Noha e incontrò Don Donato. Oltre alle diverse visite pastorali compiute in quegli anni venne per esempio nel 1964 a benedire la campane del cimitero; nel 1973 partecipò, insieme ad altro clero, ai festeggiamenti per il XXV di sacerdozio del parroco; benedisse e inaugurò il nuovo altare maggiore e il nuovo organo a canne; benedisse la casa canonica e anni dopo la nuova sacrestia. Infine, qualche mese prima di lasciare la diocesi benedisse e inaugurò con il calcio a un pallone il nuovo stadio comunale di Noha, assistendo alla partita amichevole Associazione Calcio Noha – Unione Sportiva Pro-Italia di Galatina…

            La nuova chiesa della Madonna delle Grazie fu inaugurata l'otto dicembre 2001 quando ormai Noha non era più nel territorio della diocesi di Nardò ma in quello dell’archidiocesi di Otranto: fu certamente una data storica per tutta la comunità di Noha, una data che rimase scolpita nella memoria di molti suoi cittadini che, stretti attorno al loro parroco, inaugurarono, con la cerimonia di consacrazione e dedicazione alla Madonna delle Grazie, la nuova chiesa, gli annessi locali per le attività pastorali, la casa canonica e gli ampi saloni parrocchiali.

            Il nuovo complesso edilizio ubicato in una vasta area nella nuova zona presidenziale è opera grandiosa, monumentale, fortemente voluta e sognata da don Donato Mellone per molti anni.

            Per quest'opera, l'instancabile parroco, ormai di venerata memoria, profuse per tanti anni, impegno, energie, notti  insonni e i suoi risparmi.

            Alla cerimonia fu presente l'Arcivescovo di Otranto, mons. Donato Negro, vi erano numerosi sacerdoti, chierici e diaconi, il Sindaco ed altre autorità civili e militari. La comunità, riunitasi prima nella Chiesa Madre "San Michele", si mosse poi in processione solenne verso la nuova Chiesa dove una folla enorme attendeva già da tempo l'arrivo del corteo.

            Sull'ampio sagrato, l'ingegnere Vincenzo Paglialunga, prendendo la parola, descrisse le caratteristiche strutturali, tecnologiche, planimetriche dell'opera, consegnando, alla fine del discorso, le chiavi all'Arcivescovo, il quale, a sua volta, le consegnò all'emozionatissimo don Donato che aprì per la prima volta il portale ligneo della nuova Chiesa.

            Il rito si  concluse con il discorso del Parroco, che con voce rotta dall'emozione e da numerosi applausi, volle ringraziare tutti coloro che lo avevano aiutato a realizzare la nuova chiesa.

            Anche l'Arcivescovo, contravvenendo al cerimoniale, volle andare incontro al parroco e portandolo al centro, di fronte all'altare, disse: Ha ringraziato tutti, ma ora noi tutti ringraziamo don Donato. Un lungo applauso tributato a don Donato dai presenti, tutti in piedi, nella nuova Chiesa gremita fino all’inverosimile, fu l'espressione della gioia e della partecipazione più bella e più toccante.

           

Sacerdoti di questo periodo

            In questo periodo il Vice parroco fu sempre don Gerardo Rizzo, nipote di don Paolo Tundo da parte materna.

            Anche il sottoscritto è nato a Noha: vissuto quasi sempre lontano perché Missionario della Consolata, ma che ha conservato tutto l’amore e l’affetto per il paese d’origine. Anche don Francesco Turrino (classe 1954) è nativo di Noha, ma incardinato nella diocesi di Avezzano.

 

Suore di questo periodo

* Suor Anna Maria Misciali, nata nel 1944 e morta nel 2000, delle Suore “Discepole di Gesù Eucaristico”. E’ sepolta nel cimitero di Noha.

* Suor Anna Flaminia Scrimieri, nata nel 1914 e morta nel 1985. Anch’essa sepolta nel cimitero di Noha.

* Suor Agata Paglialunga (1913-2002) della Congregazione Discepole di Gesù Eucaristico.

Sono ancora viventi:

* Suor Carmelita De Lorenzis

* Suor M.Maddalena Piscopo

Anche queste Suore Discepole di Gesù Eucaristico. E infine:

* Suor Orsolina D’Acquarica, Missionaria della Consolata che ha vissuto per 30 anni in Amazzonia brasiliana.

            Don Donato Mellone, compiuti i 75 anni diede le dimissioni, ma il Vescovo di Otranto, Mons. Donato Negro, gli concesse (non richiesta) una proroga biennale, affinché fosse portato a termine e coronato il sogno della sua vita: vale a dire l’inaugurazione del complesso monumentale della Madonna delle Grazie.

 

Aldo Garzia (1927-1994)

Vescovo di Nardò dal 30 settembre 1983 al 17 sett. 1994

Motto: Evangelii factus minister

(Divenuto ministro del Vangelo)

Dal 1983 al 1994  il  Pontefice era:

            S. Giovanni Paolo II (1920-2005)                    Papa dal 1978 al 2005

 

            Arciprete di Noha

            Don Donato Mellone (1925-2015),                   parroco dal 1963 al 2002

 

            Aldo Garzia, figlio di agricoltori, era nato a Parabita, in provincia di Lecce,  il 3 maggio 1927.

            Giovanissimo entrò nel seminario diocesano di Nardò e, successivamente, per gli studi liceali nel seminario regionale Pio XI, di Molfetta, allora guidato dal rettore Corrado Ursi.

            A Napoli completò gli studi teologici, presso il seminario pontificio di Posillipo. Si laureò in teologia e in filosofia. Nella sua diocesi natale ebbe molti incarichi. Fu anche segretario particolare di Corrado Ursi e di Antonio Rosario Mennonna.

            Paolo VI, il 7 ottobre 1975, lo elesse amministratore apostolico alla chiesa titolare di Assidona e lo assegnò quale amministratore apostolico, sede plena, e vescovo coadiutore di Molfetta, Giovinazzo e Terlizzi, in sostituzione di Settimio Todisco che era stato promosso arcivescovo di Brindisi. Alla morte del vescovo di Molfetta Achille Salvucci, avvenuta il 18 marzo 1978, Aldo Garzia divenne Vescovo della diocesi di Molfetta.

            Ricoprì anche l'incarico di amministratore apostolico, sede vacante, di  Bitonto e Ruvo di Puglia.

            Giovanni Paolo II, il 15 giugno 1982, lo trasferì alla diocesi di Gallipoli e nello stesso tempo lo nominò coadiutore del Vescovo Antonio Rosario Mennonna. Il 30 settembre 1983 divenne Vescovo di Nardò. Il 30 settembre 1986, in base alle disposizioni della Santa Sede riguardo al riordino delle diocesi italiane, fu nominato primo vescovo della nuova diocesi di Nardò-Gallipoli. Morì, a causa di una grave malattia, il 17 dicembre 1994, a Nardò. Fu sepolto nella cattedrale di Nardò.

 

Relazione con la chiesa di Noha

            A questo punto devo mettere un punto alla mia ricerca su “La Chiesa di Noha e i Vescovi di Nardò”, perché fu proprio durante l’episcopato di Mons. Aldo Garzia che avvenne il passaggio della chiesa di Noha dalla diocesi di Nardò a quella di Otranto.

            In virtù del Decreto del 16 Luglio 1988 della Congregazione dei Vescovi per la revisione dei confini territoriali delle circoscrizioni diocesane della Provincia ecclesiastica di Lecce che vuole che i confini della Diocesi coincidano esattamente con i confini dei Comuni dello Stato Italiano, Noha, in quanto oggi frazione di Galatina, la quale a sua volta dipende dalla Diocesi di Otranto, il 26 novembre 1988 passò definitivamente alla Diocesi di Otranto. Il rito solenne del passaggio fu celebrato nella chiesa madre di San Michele Arcangelo in Noha alla presenza del Vescovo di Nardò Mons. Garzia e di Mons. Vincenzo Franco (2917-2016) che fu Arcivescovo di Otranto dal 1981 al 1993.

Così la nostra cittadina, dopo aver perso la sua autonomia politica nel corso della seconda metà del ‘800, perse anche il legame canonico, ma mai quello del suo, diciamo così, Dna strettamente legato alle origini e alla storia della sua diocesi primitiva.

            Terminano così la serie dei Vescovi di Nardò che hanno avuto relazioni giuridiche, pastorali, ecclesiali e, perché no, anche d’affetto con la chiesa di Noha.

            Peccato. Sì, perché l’appartenenza secolare alla Diocesi di Nardò in un certo senso identifica la storia della Comunità con quella della Diocesi.

            Ma quel che conta veramente è l’unità, dono dello Spirito, che ci fa volgere lo sguardo verso un solo Dio, un solo Signore, un solo Battesimo e una sola Speranza.

P. Francesco D’Acquarica

 
Di Redazione (del 29/11/2022 @ 13:11:16, in Comunicato Stampa, linkato 342 volte)

 

Bella prova di carattere quella offerta dai salentini in terra campana contro un Piedimonte, sì fanalino di coda, tutt’altro che dimesso però avendo fatto valere come spinta suppletiva il calore dei propri tifosi.

I tre punti che spingono al nono posto in classifica i blucelesti galatinesi guidati da mister Monaco, valgono la riemersione dai fondali limacciosi della zona rischio, tenendo nel mirino in appena due punti Pomigliano e Pozzuoli e scavalcando Casoria.

Sostanzialmente una gara ben approcciata dall’Olimpia Sbv che ha espresso continuità di gioco e fasi di rigiocate efficacissime, frutto del fondamentale di muro molto ben organizzato che ha consentito a D’Alba di gestire al meglio i suoi avanti.

Primo set avviato e concluso con autorità, senza subire ritorni da parte degli avversari i cui attacchi venivano contenuti da una difesa bluceleste ben registrata da Apolllonio. Il vantaggio a metà frazione di +7 consentiva a capitan Zanette di dare tranquillità al suo gruppo che con una gestione di gioco ordinata chiudeva a proprio vantaggio il set sul 17-25.

L’avvio nella seconda frazione si attestava su un vantaggio più contenuto per gli ospiti(11-15) che subivano un riavvicinamento(15-16), prontamente ribadito da una gran conclusione di Zanette dalla seconda linea  e da un muro di Rossetti . Poi un doppio Pacelli che si esibiva in un pallonetto con cambio di mano, portando fuori tempo il muro avversario, metteva a referto il 16-21 lasciando al suo capitano di chiudere il punto numero 24 con un gran muro e di andare al riposo con due set di vantaggio.

La terza parte di gara è stata molto equilibrata. Reazione attesa ed orgogliosa dei piedimontesi: palese appagamento degli ospiti che comunque con Scita, Rossetti e Zanette mantengono la parità, (7-7) schiodata da un super muro di D’Alba che legge perfettamente l’attacco avversario ( 7-9).

Poi ben quattro errori degli attaccanti galatinesi ed un ritorno di prepotenza di Mugnolo ribaltano il punteggio (14-12) a favore della squadra casertana.

Time out di mister Monaco che predica un po' di calma. Rifiata la squadra leccese che sembra aver speso più energie degli avversari e al rientro l’opposto galatinese ristabilisce la parità.

Pacelli opera il sorpasso con un gran diagonale stretto (18-20) che colpisce al corpo il difensore, poi una serie di difese e rigiocate d’ambo le parti, si chiudono a favore di Piedimonte con l’opposto Mugnolo che raggiunge la parità 22-22 scardinata da Scita (22-23) e riconquistata dal centrale Citro(23-23).

L’attaccante apulo-romagnolo sente il momento cruciale. Da una perfetta ricezione di Apollonio riceve la distribuzione di D’Alba, chiude di forza il suo attacco e poi va a servire chiudendo set e gara con un ace per il 23-25.

Il tempo di godere questa vittoria e da martedì spirito e cuore per preparare un’altra sfida diretta, anch’essa dal valore doppio, il confronto con Casoria spinoso e determinante per un prosieguo da confermare in positività.     

 

TABELLINO

PIEDIMONTE MATESE-OLIMPIA SBV GALATINA 0-3(17-25, 20-25 ,23-25)

PIEDIMONTE: Conte , Citro ,Piumi ,De Santis, Mugnolo, Minichiello, Guardabascio , Dello Buono, Orsini ,Miselli, Occhibove, Massaro, Caso, Boiano ,De Martino Miselli  All. Antonio Scappaticcio

GALATINA: Apollonio(L), Rossetti, De Micheli G., Pacelli, Scita, De Matteis, De Lorentis, Zanette, Dantoni, D’Alba.   All.  Mimmo Monaco Vice Manuela Montinari

 

Piero de Lorentis

Area Comunicazione Olimpia Sbv Galatina

 

 

Si avvisa la cittadinanza che, domani 3 Marzo 2019, dalle 8,00 alle 20,00, si svolgerà il congresso Nazionale del Partito Democratico. Si vota presso la sezione del Circolo del PD di Noha, in P.zza San Michele.

Per poter votare bisogna presentare un documento di identità e la tessera elettorale.

Posso votare i residenti nel Comune di Galatina e frazioni che hanno  compiuto 18 anni.

Inoltre, ricordo, da statuto, che:

Possono partecipare al voto per l’elezione del Segretario e dell’Assemblea nazionale tutte le elettrici e gli elettori che, al momento del voto, rientrano nei requisiti di cui all’art. 2, comma 3 dello Statuto del PD, ovvero le elettrici e gli elettori che “dichiarino di riconoscersi nella proposta politica del Partito Democratico, di sostenerlo alle elezioni, e accettino di essere registrate nell’Albo pubblico delle elettrici e degli elettori”.

Queste, in breve , le 3 mozioni in campo (fonte: Avvenire):

  • Zingaretti: «Prima le persone». «Un congresso per riaccendere la speranza» è quello che chiedono il governatore del Lazio e i suoi sostenitori: «Possiamo continuare a lamentarci, dividerci, isolarci fino all’irrilevanza, oppure decidere di combattere perché l’avvenire torni ad essere un luogo della speranza, della solidarietà, della giustizia, della libertà, delle opportunità per tutti». Come? «Cambiando molto, se non tutto. Riconoscere senza reticenze gli errori, affrontare le ragioni delle sconfitte e offrire soluzioni concrete e una nostra visione». Perché, sostengono, «abbiamo perso troppo tempo ». 
  • Martina: «Fianco a fianco». «Subito dopo le elezioni europee, con la nuova assemblea nazionale del Pd, sarà decisivo promuovere una costituente di tutti i democratici e i riformisti italiani unendo le loro energie», si legge nella mozione dell’ultimo segretario del partito, che si presenta in ticket Matteo Richetti. L’obiettivo è «partire dal Partito democratico per arrivare ai democratici», anche in Europa partendo dalla famiglia socialista». Martina e i suoi puntano a un Pd «che non viva di nostalgie e rancori. Un partito per la sinistra del XXI secolo. Un partito aperto e radicato». 
  • Giachetti: «Sempre avanti». Il renziano di estrazione radicale, che corre in ticket con Anna Ascani, propone un Pd che non sia più «sospeso nella sintesi mai davvero risolta tra le storie che lo hanno originato, troppo a lungo malinteso come semplice cambio di nome dell’antica storia Pci-Pds-Ds o come nuova insegna della 'ditta', mai davvero affidato nelle mani dei nativi democratici, di chi ha più storia davanti che alle spalle». Il partito serve ancora, secondo Giachetti, ma solo «come strumento per cambiare il Paese, non come fine o terra di conquista».

Circolo PD Noha

 
Di Redazione (del 08/12/2023 @ 12:21:41, in Comunicato Stampa, linkato 195 volte)

Martedì 28 novembre 2023, presso l'auditorium dell'Istituto "Laporta/Falcone-Borsellino" di Galatina, ha avuto luogo un interessante Convegno dedicato alle future prospettive energetiche del Salento, con l'obiettivo di individuare il giusto equilibrio tra la tutela ambientale e lo sviluppo economico del territorio.

Il seminario ha coinvolto le classi 4^ e 5^ degli indirizzi MANUTENZIONE E ASSISTENZA TECNICA e TECNOLOGICO-INFORMATICO, che hanno avuto l'opportunità di ascoltare gli interventi di prestigiosi relatori.

Dopo i saluti istituzionali affidati al Dirigente Scolastico Prof. Andrea Valerini, sono intervenuti il Dott. Antonio Donateo ricercatore del CNR-ISAC Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima, il Dott. Marcello Seclì referente di Italia Nostra ed, infine, il Dott. Silvio Maselli dell'azienda Hope SRL operante nel settore delle energie rinnovabili.

Per tutti gli studenti presenti, in perfetta aderenza al proprio piano di studi, l'attività formativa sarà certificata come alternanza scuola-lavoro e sarà annotata nel curriculum dello studente, anche ai fini dell'orientamento post-diploma come previsto dalle recenti Linee Guida Ministeriali.

Il Polo Tecnico-Professionale di Galatina, anche grazie ad appuntamenti come questo, punta ad ampliare sempre più la propria offerta formativa, nell'ottica di un costante dialogo con le realtà culturali ed imprenditoriali che operano sul territorio.

I.I.S.S. "Laporta/Falcone-Borsellino" - Galatina 

 
Di Antonio Mellone (del 07/03/2021 @ 10:25:28, in NohaBlog, linkato 1143 volte)

Insomma qui non vogliamo essere secondi a nessuno. A Palermo nasce Addio Pizzo (movimento contro le estorsioni), e diciassette anni dopo a Galatina e dintorni diamo vita ad Addio Pino (contro le torsioni. Dei tronchi).

Sì, perché come abbiamo già avuto modo di discettare, nella nostra città sembra siano stati banditi gli alberi di pino, tipo quelli mietuti in viale don Bosco, il quale - povero martire - per l’occasione ha dovuto cambiar nome, se non proprio sbattezzarsi.

Ma mica ci limitiamo ai soli pini: a noi fanno specie molte altre specie.

E qui scatta il governo di unità comunale, che dico, di solidarietà nazionale, che vede conflati insieme il PD (Partito Decespugliatore), il Movimento 5 Seghe (soprattutto mentali), l’Udc (Unione dei Calcestrunzi), Italia chi t’ha Viva, e il resto dei partiti usi intonare all’unisono Accetta Nera, senza scordare il rosario di Liste Ciniche (o forse erano cliniche), con l’appoggio esterno del comitato Amici del Massetto, cui aderisce la maggioranza qualificata della popolazione (ma con esclusione perentoria del reprobo di turno che ha il brutto vizio di canzonarne i soci onorari).

Voglio dire che codeste larghe intese sono ormai così conquistate dalla svolta green, dalla transizione ecologica, per non parlare di sostenibilità e resilienza, che ormai se non risolvono il problema alla radice si mettono a reciderne le chiome.

E dovreste sentirli nei loro dibattiti tra il serio e il lecceto: ma come si permettono questi fusti, anzi bellimbusti di creare dossi naturali (il dramma risiede in quel Naturali), di sporcare quel capolavoro di asfalto con tutti quegli aghi (non sia mai che superino, in numerosità, quelli delle siringhe), di insidiare la “bratella” che collegherà il centro al secondo tronco (tronco di circonvallazione, s’intende). E se poi questi alberi infiniti decidessero di cadere come tanti pali della luce, come la mettiamo?

In estrema sintesi, questi vegetali sono PE-RI-CO-LO-SI a prescindere. Quasi tutti eh, ché qui non siamo mica razzisti per fare dei distinguo. Sicché meglio prevenire.  

E così, basta un’ordinanza sindacale per affidare l’appalto alla Attila & Figli srl e il problema è bello che risolto, con quelle potature che hanno l’ambizione di somigliare a delle sevizie, capitozzature da far invidia ai barbieri di una volta (quelli “spicozzavano” zazzere per paura dei pidocchi, questi le fronde per paura della processionaria), e amputazioni in grado di trasformare un albero in un attaccapanni.

Ma che ne capite voi altri? Siete degli agronomi? (Qui si potrebbe aggiungere tranquillamente “da tastiera”, togliendo il punto interrogativo).

Nel frattempo, per la serie Economia Circolare (o meglio circondariale), l’11 febbraio 2021, sul sito della Provincia è stato pubblicato il “Provvedimento autorizzatorio” [sic] per un’altra ventina di ettari di terreno, anche questi in agro Masseria del Duca di Galatina, da ricoprire con l’n-esimo mega-impianto fotovoltaico: le famose energie alternative (altrimenti dette allergie), a proposito di “sostenibilità”.

E non dite che i proponenti non abbiano uno spiccato senso dell’umorismo nel parlare della pecora moscia leccese, pubblicando sul loro personalissimo studio di impatto ambientale immagini più eloquenti di una vignetta (come quella a corredo di questo intervento) e denominando tutto il complesso - sentite un po’ - “Galatina fedele”.

Ebbene sì: nei secoli Fedelcementi.   

   

Antonio Mellone

 
Di Redazione (del 04/05/2019 @ 09:38:06, in Comunicato Stampa, linkato 854 volte)

“Un’esperienza unica”. Definisce così il suo percorso sportivo con la divisa della Showy Boys l’opposto Gabriele Donno, classe 2001, punto di forza del gruppo allenato da Gianluca Nuzzo. Allievo della Scuola Volley galatinese, il giovane “fuori mano” in questa stagione sportiva è nel roster del gruppo under 18 che ha anche disputato il campionato maggiore di serie C.

“Mi fa molto piacere essere in prima squadra insieme ai compagni con i quali ho la fortuna di poter condividere anche la partecipazione al torneo giovanile – dichiara Gabriele Donno – è un’esperienza unica perché permette a un giovane atleta come me di confrontarsi in due campionati differenti per difficoltà e impegni”.

Per raccogliere i massimi risultati “sono necessari tanti sacrifici - spiega Donno - nonché un’ottima organizzazione del proprio tempo da dividere tra studio, sport e famiglia”.

“Ringrazio mister Nuzzo e la società per aver creduto in me – conclude l’opposto della Showy Boys – mi è stata data un’opportunità per sviluppare le mie attitudini e crescere a livello tecnico all’interno di una squadra affiatata, quindi nelle migliori condizioni di lavoro. Da parte mia, l’impegno a mettere in campo sempre il massimo delle energie e contribuire alla crescita di un gruppo sul quale società e allenatore stanno puntando moltissimo soprattutto in prospettiva futura”.

www.showyboys.com

 
Di Albino Campa (del 26/06/2011 @ 09:25:35, in Eventi, linkato 3421 volte)

Segui su Galatina2000 la diretta web dello speciale Fiera Campionaria. Ogni giorno un collegamento no-stop dallo stand di galatina2000.it all'interno del Quartiere Fieristico. Intervisteremo i nostri ospiti, chiederemo ai passanti le loro impressioni, e tante tante sorprese che stiamo preparando per voi.

Domenica 26 giugno 2011 alle ore 19:00 taglio del nastro per la 62^ edizione della Fiera Regionale Campionaria di Galatina. Alla presenza del Presidente della Provincia, dell’Amminsitrazione di Galatina, del Presidente di Fierasalento Spa e delle autorità civili e militari aprirà i battenti l’attesa manifestazione fieristica, giunta alla 62^ edizione, che si svolgerà presso il quartiere fieristico di Galatina dal 26 al 30 giugno 2011. Alla mostra mercato che osserverà l’apertura tutti i giorni dalle 18:00 alle 23:00 saranno presenti circa 70 espositori dei settori Agricoltura, Artigianato, Commercio ed Industria provenienti dalle provincie Pugliesi ma anche da alcune regioni italiane: la Campania, la Sicilia, la Basilicata, la Lombardia, il Veneto e il Lazio. Accanto ai tradizionali prodotti vi saranno alcune novità che, ci auguriamo, interesseranno i partecipanti.
La Fiat Auto Spa presenterà in anteprima il nuovo SUV “Freemont” nato dalla collaborazione con la casa automobilistica americana Craysler.
Sarà presente una sezione dedicata alla nautica con le imbarcazioni del noto cantiere nautico salentino Blu&Blu che sta riscuotendo tanti successi in Italia ed all’estero.
Nello stand della Maico (azienda internazionale del settore) è a disposizione uno spazio che consentirà, a quanti vorranno, di usufruire gratuitamente di un controllo dell’udito.
Sarà, inoltre, presenti alcuni marchi di rilievo nazionale come Sky ed Infostrada. Una sezione, infine, è dedicata al settore delle energie alternative con la presenza di diversi operatori del settore.
Quest’anno il CdA di Fierasalento ha voluto arrichire l’iniziativa allestendo un’Area Eventi dove saranno ospitati degli spettacoli rivolti alle diverse fasce di età:

  • il giorno 26 alle ore 21:30 Uccio De Santis con il noto gruppo teatrale dei MUDU’,
  • il giorno 27 dalle ore 18:00 alle 23:00 saranno ospitate le selezioni ufficiali per il salento della Edemol del Reality show “GRANDE FRATELLO”
  • il 29 giugno alle ore 19:30 sarà dedicato ai più giovani il cabaret con “Cipolla & Petrosino”.

Per gli appassionati del settore, durante i cinque giorni di svolgimento della fiera Campionaria, si terranno alcuni tornei ed esibizioni di calciobalilla, con la presenza dei neo campioni d’Italia e dei campioni salentini della categoria, organizzato dalla Lecce Calciobalilla e dalla Federazione Italiana Calciobalilla.
Quanti presenteranno all’ingresso del quartiere fieristico l’apposita cartolina in distribuzione in questi giorni potranno, versando solo un euro, ottenere un ingresso omaggio alla Campionaria.
Il ricavato da questa iniziativa sarà interamente devoluto a Cuore Amico, la proposta benefica a sostegno di bambini salentini affetti da gravi patologie o aventi particolari necessità, non risolvibili con interventi del Servizio Sanitario Nazionale e del sistema di assistenza sociale, le cui famiglie non sono nelle condizioni economiche per affrontare autonomamente i costi per le cure necessarie.
 

Con delibera di giunta 353 del 9 dicembre l’amministrazione del Sindaco Marcello Amante candida i 33 alloggi popolari di proprietà dell’Ente di via Lucrezio a Noha per un importante intervento di recupero e riqualificazione dal costo di circa € 2.300.000,00, interamente a carico delle finanze regionali e/o nazionali.

Interventi previsti per l’efficientamento energetico:

- coibentazione tramite “cappotto” delle pareti esterne, per una razionalizzazione dei consumi garantendo un miglior comfort;

- sostituzione di tutti gli attuali infissi esterni con nuovi realizzati in alluminio a taglio termico;

- sostituzione delle attuali caldaie a gas, tradizionali e di vecchia generazione, con generatori ibridi di ultima generazione (pompa di calore + caldaia a condensazione ad alta efficienza);

- realizzazione di impianti fotovoltaici della potenza di 2 kW per ogni unità immobiliare che verranno posizionati sul lastrico solare e serviranno a produrre energia destinata totalmente all’autoconsumo delle singole unità abitative

Interventi previsti per il miglioramento sismico:

- inserimento nella struttura di elementi resistenti dissipativi esterni che possano assorbire le azioni sismiche. Preliminarmente a tale intervento si procederà al ripristino delle armature corrose ed alla ricostruzione del copriferro degli elementi strutturali in facciata che risultano essere stati soggetti a forti fenomeni di corrosione ed espulsione del calcestruzzo

“L’edilizia popolare paga spesso il prezzo delle pessime condizioni finanziarie in cui versano gli Enti proprietari che non dispongono di risorse adeguate per i necessari interventi straordinari che il passare del tempo richiede” - afferma il Sindaco Marcello Amante – “l’aver oggi potuto candidare i 33 appartamenti dell’immobile di Noha sfruttando l’opportunità del PNRR, tramite l’avviso regionale, è per me e la mia squadra motivo di soddisfazione perché ci permette di dare una risposta concreta e reale alle sollecitazioni giunte dagli assegnatari”

“Salvaguardare, con la prevenzione, l’incolumità delle 33 famiglie assegnatarie prevedendo interventi di adeguamento sismico e di ripristino strutturale dell’immobile, finito di realizzare nel 1996 con tecniche costruttive del periodo,  era ed è per tutta l’amministrazione una priorità” – dichiara l’assessore ai LLPP Loredana Tundo – “oggi diamo una risposta sia in termini di sicurezza che di adeguamento alle recenti norme di efficientamento energetico con il rinnovo di infissi e caldaie in tutti gli appartamenti che farà fare un salto di ben 4 classi, con ovvii benefici ambientali ed economici. Voglio ringraziare gli uffici del mio assessorato per aver messo in campo tutte le aggiuntive energie necessarie e il consigliere Vito Albano Tundo per avermi affiancato nell’iter burocratico”.

Ufficio Stampa Marcello Amante

 
Di Albino Campa (del 14/06/2022 @ 08:13:53, in NohaBlog, linkato 1202 volte)
Sezioni sindaco: 29 / 29 - Sezioni consiglio: 29 / 29

Ecco i link per consultare lista per lista il numero delle preferenze per ogni singolo candidato.

 
Di Redazione (del 20/12/2023 @ 08:06:20, in Comunicato Stampa, linkato 353 volte)

L'Associazione "Furia Nohana" in collaborazione con il Comune di Galatina e con il Polo 2 organizza la prima edizione de "Il Natale Nohano".

Venerdì 22 Dicembre a partire dalle 17:30 inizierà presso il Polo 2 di Via Petronio la festa di Natale che proseguirà presso i giardini Madonna delle Grazie con tantissimi incredibili intrattenimenti:

  • Babbo Natale con i suoi doni;
  • Mercatino e prodotti tipici;
  • Intrattenimento musicale a cura di Robydj e Dariodj;
  • Artista di strada Maori;
  • Truccabimbi per i più piccoli;
  • Giostre gratuite per tutti i bambini;
  • Esibizione della Falconeria Dell'Anna;
  • Canti ed esibizioni dei bambini del Polo 2;

Non mancheranno ulteriori sorprese di una serata in cui Noha metterà in campo tutte le sue eccellenze, le sue energie e le sue tradizioni.

Associazione
Furia Nohana

 

Tra le vecchie carte di don Donato Mellone, di venerata memoria, arciprete emerito di Noha, abbiamo rinvenuto una pergamena in ottimo stato con la quale il Papa Paolo VI (al secolo Giovanni Battista Montini, 1897 – 1978) di sua propria autorità, affida al quarantaduenne don Donato la parrocchia di San Michele Arcangelo in Noha, senza concorsi e senza esami, quando invece, a norma del Diritto Canonico, concorso ed esami erano a suo tempo richiesti.

Credo che sia bene rendere pubblico questo documento papale dando la spiegazione plausibile della decisione di Paolo VI che si è personalmente disturbato per la parrocchia del nostro paese.

*

Nei suoi venti e passa secoli di storia la chiesa cattolica si è sempre data delle norme per disciplinare i rapporti al suo interno e con i terzi. Nel complesso di queste norme troviamo anche dei canoni che regolano la nomina dei Parroci. L’ultima riforma in tempi recenti fu pubblicata il 25 gennaio 1983 dal Papa San Giovanni Paolo II.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 2179, riprendendo il can. 515 del Codice del Diritto Canonico, afferma che la parrocchia è una determinata comunità di fedeli che viene costituita stabilmente nell'ambito di una Chiesa particolare e la cui cura pastorale è affidata, sotto l'autorità del Vescovo diocesano, ad un parroco quale suo proprio pastore.

Prima della riforma del 1983, il Sacerdote candidato alla parrocchia doveva “vincere” un concorso sostenendo (e superando) un esame davanti ad una commissione e, una volta eletto (dal Vescovo), era inamovibile. Solo in seguito a morte o a personale rinuncia, o anche per promozione ad un incarico superiore, il Vescovo poteva rimuovere il parroco dal proprio servizio pastorale.

Attualmente, invece, l’incarico di parroco viene conferito direttamente dal Vescovo diocesano senza concorsi e senza esami per una durata di nove anni, e perciò a tempo determinato. Allo scadere dei nove anni il Parroco deve essere disponibile all’avvicendamento, e il Vescovo potrebbe destinarlo a nuovo incarico.

Al momento dell’entrata in vigore del nuovo Codice di Diritto Canonico la Chiesa Italiana aveva adottato questa norma: i Parroci, nominati secondo le nuove norme (9 anni), devono essere disponibili all’avvicendamento che il Vescovo può chiedere. Invece, i Parroci nominati prima del 1983 potevano restare in carica vita natural durante, a meno che loro stessi non avessero chiesto le dimissioni.

 

Leggendo i registri parrocchiali della chiesa di Noha e scorrendo l’elenco degli arcipreti lungo i secoli, si vede che la parrocchia di S. Michele Arcangelo era molto ambita perché ricca di “benefici” o rendite. Dopo la riforma del Concordato tra il Governo Italiano e la Santa Sede del 1984 tutti i beni ecclesiastici (rendite e benefici) furono centralizzati a Roma dove fu creato l’“Istituto per il Sostentamento del Clero” affinché tutti i parroci, anche i più poveri, potessero avere un contributo per vivere. Così la chiesa di Noha è ritornata a livello comune.

Il nostro don Donato divenne parroco di Noha prima della riforma del 1983.

Fu dunque invitato a lasciare la parrocchia di S. Maria al Bagno (dove era parroco da una decina d’anni) per prendere possesso della parrocchia di Noha il primo ottobre del 1963, senza concorsi e senza esami, “direttamente o per il tramite di un procuratore, secondo la norma del Diritto Canonico”, in quanto “già esperto nella cura delle anime”.

A rigor di legge, una volta accettato l’incarico, don Donato poteva restare parroco a vita, ma al compiere dei suoi 75 anni preferì dare le dimissioni, secondo le nuove norme. Il Vescovo di Otranto, come noto, gli concesse una proroga biennale, giusto il tempo di inaugurare la nuova chiesa sussidiaria di Noha dedicata alla Madonna delle Grazie, per la quale don Donato aveva profuso tutte le sue energie.

*

Perché il Papa si è disturbato personalmente per la parrocchia di Noha? Il documento papale in questione dice: “[...] Su segnalazione del nostro fratello, il Vescovo di Nardò con l’autorità apostolica, senza concorso e senza esame, la conferiamo e la assegniamo a te”.

Possiamo accennare qui ad una situazione piuttosto delicata che si era venuta a creare al momento della morte dell’arciprete Mons. Paolo Tundo di venerata memoria. Il successore naturale sembrava a tutti che dovesse essere don Gerardo Rizzo, anch’egli di venerata memoria, suo nipote, che era anche il viceparroco dello zio.

Pare però che don Gerardo incontrasse qualche difficoltà nel superamento di questo concorso. Così, onde evitare ogni tipo di complicazioni, il Papa in persona, dopo un anno e tre mesi di “sede vacante”, richiesto dal Vescovo di Nardò pro-tempore,  Mons. Antonio Rosario Mennonna (1906 – 2008), che proponeva don Donato, diede direttamente il mandato di Parroco a quest’ultimo, senza concorsi e senza esami, data anche l’esperienza decennale maturata nella parrocchia di S. Maria al Bagno e S. Caterina di Nardò, contro ogni appello di coloro che avrebbero potuto vantare pretese diverse: Decernentes irritum et inane quidquid in contrarium attentatum fuerit vel contigerit attentari. Linguaggio latino ecclesiastico molto semplice e molto chiaro.

 
 P. Francesco D’Acquarica
 

Eccovi di seguito, anche a beneficio dei ricercatori e degli storiografi di domani, il testo del suddetto decreto su pergamena e la mia traduzione. Anche questo documento è da annoverare tra le pagine più importanti della Storia di Noha.

F. D’A.

 
 (testo originale in latino)
Paulus episcopus servus servorum Dei

dilecto Donato Mellone, Salvatoris filio, Rectori Parochialis Ecclesiae Sancti Michaelis Archangeli loci vulgo "Nohen" in diocesi Neritonensi, salutem et Apostolicam benedictionem. Cum Parochialis Ecclesia, "Archipresbiteratus" nuncupata, sub titulo Sancti Michaelis Archangeli loci vulgo "Nohen" in dioecesi Neritonensi, per obitum Pauli Tundo, bo. me. Joannis Papae Vigesimi Tertii, Decessoris Nostri, Cubicularii honoris extra Urbem, illius ultimi possessoris, mense iulio praeteriti anni Domini secutum, vacaverit et adhuc vacet ad praesens; Nos ad eiusdem Parochialis Ecclesiae provisionem procedere cupientes, illam, una cum suis iuribus et fructibus, tibi, presbytero e dicto loco oriundo bonis moribus praedito, duodequadragesimus aetatis annum agenti, in curae animarum exercitio versato atque a Venerabili fratre Nostro Episcopo neritonensi commendato, Apostolica auctoritate, absque concursu et absque examine, conferimus et assignamus. Aliam, vero, parochialem ecclesiam loci vulgo "s. Maria al Bagno" in suburbis civitatis neritonensis, quam tu modo obtines, ob solam praesentis gratiae concessionem vacare eo ipso volumus ita ut de illa per Nos et Sedem Apostolicam tantum disponi possit. Dilecto autem Ordinario neritonensi mandamus ut Ipse, per Se vel per Suum ad normam iuris delegatum, te vel procuratorem tuum in realem possessionem priusdictae Parochialis Ecclesiae atque adnexorum iurium et pertinentiarum inducat auctoritate Nostra, contradictores, quacumque appellatione postposita, compescendo. Decernentes irritum et inane quidquid in contrarium attentatum fuerit vel contigerit attentari. Contrariis quibuscumque minime obstantibus.

Datum Romae apud Sactum Petrum. Anno Domini millesimo nongentesimo sexagesimo tertio - Kalendis octobribus - Pontificatus Nostri anno primo.

Paulus card. Giobbe S.M.E. Datarius

Joseph Massimi adiutor a studiis

 

 
(traduzione in italiano)
Paolo, Vescovo servo dei servi di Dio
 

Al carissimo Donato Mellone, figlio di Salvatore, Rettore della chiesa Parrocchiale di San Michele Arcangelo in località volgarmente detta “Noha”, in diocesi di Nardò, salute e apostolica benedizione.

Siccome la chiesa parrocchiale, detta Arcipretura, sotto il titolo di San Michele Arcangelo, in località volgarmente detta Noha, in diocesi di Nardò, per la morte di don Paolo Tundo, di venerata memoria, da Giovanni XXIII nostro predecessore nominato Cameriere d’Onore di Sua Santità fuori Roma, ultimo parroco, nel mese di luglio dell’anno scorso si era resa vacante e ancora è vacante, volendo noi provvedere alla medesima chiesa parrocchiale, con tutti i suoi diritti e benefici, a te sacerdote di buoni costumi, oriundo della stessa località, nell’anno 42° della tua età, già esperto nella cura delle anime ed indicato dal nostro fratello il Vescovo di Nardò, con l’Autorità Apostolica, senza concorso e senza esame, la conferiamo e la assegniamo. L’altra chiesa parrocchiale volgarmente detta di “S. Maria al Bagno” situata ai margini della città di Nardò, che solo tu servi, con la presente concessione tu la possa allo stesso modo lasciare, di modo che la Sede Apostolica possa disporre.

Al carissimo Ordinario di Nardò diamo mandato perché lui stesso o per suo delegato secondo la norma del diritto, tu o un tuo procuratore venga immesso nel reale possesso della predetta chiesa parrocchiale e dei diritti annessi e pertinenti, e per la nostra autorità convinca coloro che sono contrari, o che pretendono di fare ricorso. Dichiarando irrito e vano qualsiasi pretesa contraria o che tenterà di vantare. Nonostante qualsiasi cosa minimamente contraria.

Dato a Roma presso S. Pietro, nell’anno del Signore 1963, il primo di ottobre, anno primo del nostro Pontificato - 

Paolo Giobbe, Cardinale Datario.

Giuseppe Massimo suo aiutante nell’ufficio.

 

P.S.

Si ringrazia lo Studio Fotografico Pignatelli di Noha per la riproduzione delle foto d'archivio.

 
Di Antonio Mellone (del 26/01/2014 @ 07:12:34, in NohaBlog, linkato 2912 volte)

Che dire poi dei mestieri rappresentati nel presepe? Per il mio sindaco “alcuni mestieri sono del passato e quindi chiaramente non ritorneranno più”.

Ora, io mi chiedo se il mestiere del contadino, quello dell’allevatore, e poi ancora l’attività del pastore, ma anche quelle del ciabattino, del falegname, del maniscalco, dell’oste, del lavoratore della terracotta e/o della pietra leccese, del fruttivendolo, del fornaio, del pescivendolo, dell’impagliatore di sedie, e degli altri artigiani (tra l’altro quasi tutti raffigurati nel nohano presepe da chi nella sua vita quotidiana svolge tuttora, guarda un po’, proprio quel mestiere) siano arti e professioni morte e sepolte, o non invece il vero sistema nervoso della comunità di oggi e di domani.

Chissà se il mio sindaco ha mai sentito parlare di “Economia della prossimità”. Quella roba che, anche grazie alla crisi, è (ri)comparsa nel mondo del commercio e del retail con forme organizzate di nicchia come i Gas (Gruppi di acquisto solidale), gruppi di persone consapevoli, spesso coinquilini o vicini di casa, che si organizzano per ridurre la filiera distributiva, rivolgendosi direttamente agli agricoltori per l’acquisto di frutta, olio, vino, ortaggi e prodotti vari della terra e dell’allevamento (ma anche dell’artigianato).

Chissà se il mio sindaco pensa che la produzione e il consumo a chilometri zero, come le cicorie locali o come le patate novelle di Galatina (queste ultime pare abbiano ottenuto pure il marchio DOP), od anche di alcuni formaggi, come il pecorino del Salento, siano cose che “fanno parte del passato e quindi chiaramente non ritorneranno più” oppure se questo sia il famoso “futuro” su cui investire energie tentando un novello rinascimento economico.

E chissà come potrebbe essere la pastorizia dei giorni nostri o di domani, quella “garantita e studiata e collegata con i tempi, e con [l’utilizzo] della tecnologia moderna, come [del resto] l’agricoltura” (visto che come si evince anche dal montuoso pensiero “non è più come quella di cinquanta o cento anni fa”).

Chissà cosa avrà in mente il sindaco di Galatina. Forse una pastorizia, come dire, in grande, ma soprattutto senza pascoli, con delle pecore bioniche con antifurto satellitare incorporato, con ovini nati in laboratorio e da crescere in batteria, pompandoli magari a estrogeni e nutrendoli a erba sintetica; oppure un gregge seguito non più da un pastore ma da un robot, o magari, visto che oggi vanno tanto di moda, dai droni. Ma sì, rimoderniamoci.

E poi, visto che i pascoli sono ormai così anacronistici (ormai esistono solo nei musei o sulle terrazze di alcuni beni culturali di Noha, come la casa dell’orologio di piazza San Michele) l’unico modo di pensare alla pastorizia in chiave moderna potrebbe essere questo.

Ideona: potremmo pure brevettarlo e presentarlo all’Expo 2015 di Milano (che, tra l’altro, ha per tema “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”: un titolo presa-per-il-culo), magari con il seguente slogan coniato dal nostro primo cittadino in persona (ipse dixit): “l’agricoltura non va più fatta su piccoli appezzamenti ma attraverso un sistema di cooperative”. Si potrebbe poi comporre un bel sottofondo musicale, romantico anzichenò, anzi una canzone il cui ritornello potrebbe suonare così: “Mi ricordo campagne verdi”.

*

Ma le elucubrazioni sindacali non si fermano mica a questo. Imperterrito il sindaco ha continuato con una montagna di altre interessanti arguzie, tipo che “i servizi vanno spostati nei centri storici”, i quali “vanno salvaguardati, altrimenti rimangono una cattedrale nel deserto”.

I centri storici, cattedrale nel deserto? Non i centri commerciali?

Ma forse avrò capito male io. Anzi sicuramente.

O forse voleva dire che al centro storico bisogna fare un servizio così.

*

Ma sì, che stupido che sono, un bel centro commerciale nuovo di zecca, magari eretto dagli amichetti della Pantacom su ventisei ettari quadrati di campagna (o di pascolo) è matematico che possa incentivare l’agricoltura e la pastorizia e soprattutto il centro storico di Galatina.

Una logica di ferro, un ragionamento granitico, un pensiero solido. Come il cemento.

*

Bene. Ed ora osserviamo un minuto di coerenza.

[continua]
Antonio Mellone
 
Di Albino Campa (del 23/10/2010 @ 00:46:54, in Fotovoltaico, linkato 3700 volte)

Convegno Energia a perdere.
Basta con la ¡°corsa all¡¯oro¡± delle energie rinnovabili incompatibili con l¡¯ambiente, il paesaggio e il patrimonio storico-culturale del Salento


Melpignano, 23 ottobre 2010
ore 9.00 ¨C 19.00


Mediateca Comunale 'Peppino Impastato'

Con il patrocinio del comune di Melpignano
Con il patrocinio del Consiglio degli Studenti dell'Universit¨¤ del Salento


Mattina: ore 9.00 ¨C 12.30

Saluti

  • Sergio Blasi, Consigliere regionale della Puglia
  • Ivan Stomeo, Sindaco di Melpignano
  • Pier Paolo Miglietta, Presidente Consiglio degli Studenti Universit¨¤ del Salento
  • Angela Barbanente, Assessore all'Assetto del Territorio della Regione Puglia

Interventi di:

  • Oreste Rutigliano (Segretario del Comitato Nazionale del Paesaggio, Consigliere di Italia Nostra), ¡°Eolico: devastazione e colonizzazione¡±
  • Gianni Lannes (giornalista free-lance, direttore di Italia Terra Nostra), ¡°Puglia: energie insensibili per un futuro insostenibile¡±
  • Carlo Vulpio (giornalista del Corriere della Sera), ¡°Con questo sole e questo vento, cosa succede nell¡¯italico convento?¡±
  • Enzo Cripezzi, (Responsabile LIPU Puglia), ¡°Dalla disinformazione allo scempio ambientale¡±
  • Antonio Barile (Presidente CIA Puglia), ¡°energie rinnovabili e agricoltura¡±
  • Salvatore Colazzo (docente Universit¨¤ del Salento), ¡°Memoria, comunit¨¤ e difesa del territorio¡±
  • Antonio Castagnaro (Specialista in Malattie dell¡¯Apparato Respiratorio, ASL Brindisi), ¡°Effetti socio-sanitari dell¡¯inquinamento ambientale¡±
  • Mauro Giliberti (Direttore di Telerama), ¡°Le battaglie di Telerama sull¡¯ambiente¡±
  • Giampaolo Valentini (Direzione U.T. Efficienza Energetica dell¡¯ENEA), ¡°L¡¯efficienza come fonte primaria di energia¡±
  • Elisabetta Zamparutti (deputata radicale della Commissione Ambiente), "Le iniziative parlamentari per un'energia sostenibile"

moderano: Elisabetta Zamparutti ¨C Sergio D'Elia

Rinfresco ¨C ore 12.30
Pomeriggio ¨C ore 14.00 ¨C 19.00

Interventi di:

  • Ivan Stomeo, Sindaco di Melpignano
  • Oreste Caroppo, Forum Ambiente e Salute, Coordinamento Civico
  • Antonio Bonatesta, Save Salento ¨C Salviamo il Salento
  • Nicola Russo, Taranto Futura
  • Gianfranco Pellegrino, Forum Amici del Territorio
  • Vito Lisi, Comitato 275
  • Fabio Tarantino, Corte Grande
  • Narduccio Mangia, Associazione Butterfly, Save Salento ¨C Salviamo il Salento
  • Donato Saracino, Italia Nostra, Save Salento ¨C Salviamo il Salento
  • Tiziana Colluto, Telerama
    Antonella Soldo, Save Salento ¨C Salviamo il Salento
  • Pietro Borgi, Cittadinanzattiva
  • Alfredo Melissano, Non Inceneriamo il Nostro Futuro
  • Alberto Santoro, Associazione Tramontana
  • Antonio Mellone, I Dialoghi di Noha

moderano: Antonio Bonatesta, Giuseppe Napoli, Angela Curcio

In occasione del Convegno, il Coordinamento Civico per la Tutela del Territorio e della Salute dei Cittadini consegner¨¤ a Vittorio Sgarbi il ¡°PREMIO PER L¡¯IMPEGNO CIVICO 2010¡å per l¡¯azione profusa contro la devastazione del territorio della Sicilia occidentale da parte dell¡¯installazione selvaggia di pale eoliche, rischio che attualmente corre il Salento con la desertificazione eolico-fotovoltaica.


 
Di Albino Campa (del 13/07/2010 @ 00:21:55, in NohaBlog, linkato 5366 volte)

È stata la passerella dell' Italian-Style Marriage in Apulia il primo evento organizzato dalla Puglia all'Expo di Shanghai 2010, di cui la Regione sarà ospite del Padiglione italiano fino al 7 luglio.
Più di 40 abiti da sposa -realizzati in seta, pizzi, shantung e organza di eccellente qualità- hanno mostrato l'originalità e la creatività degli atelier italiani. La sfilata, che si è tenuta nella piazza ''Joy of Living'' del Padiglione italiano, ha presentato al pubblico gli abiti da sposa più eleganti e alla moda di questa stagione. Gli atelier protagonisti della sfilata, ripresa dalle principali tv cinesi, erano Azzurra Collezione, Bellantuono, Giovanna Sbiroli, Rossorame, Ninfe Collezioni Sposa, Anna Primiceri Spose e Gianni Calignano.
''Ci auguriamo che i visitatori dell'Expo colgano l'opportunità di conoscere in modo più approfondito la Puglia attraverso questa mostra regionale, che permetterà loro di scoprire maggiormente la cultura italiana'', ha dichiarato Beniamino Quintieri, Commissario Generale del Governo per l'Expo di Shanghai 2010.
Per Quinteri "la Puglia incarna perfettamente il tema dell'Expo 'Better City Better Life'. È una terra dai paesaggi meravigliosi, dove le tradizioni antiche, la storia e la cultura convivono con le tecnologie più moderne e innovative in termini di attenzione all'ambiente, di sostenibilità ed energie rinnovabili. E' certamente una realtà che ha molto da offrire e siamo lieti che sia nostra ospite in questa sfida internazionale che è Expo 2010''.
La regione si è si presentata a Shanghai con un bagaglio ricco di creatività e innovazione, in settori che vanno dalla moda, al cinema e alle energie rinnovabili.
Oltre alla sfilata di abiti nuziali, nelle due settimane di permanenza a Shanghai la Regione ha in serbo un fitto programma di appuntamenti. Visitando il padiglione del nostro paese all'Expo, che ha già attratto oltre 2 milioni di persone, il presidente Nichi Vendola ha ufficialmente inaugurato lo spazio dedicato alla Regione, sottolineando come il padiglione "rispecchia al meglio l'Italia che lavora innova e crea, in una parola il Made in Italy che vince nel mondo, e si presenta in Cina nella sua veste migliore".

fonte http://whymoda.blogosfere.it

 
Di Albino Campa (del 03/05/2011 @ 00:00:00, in NohaBlog, linkato 3537 volte)
Fare quadrato significa concentrare le proprie energie in modo unitario e solidale per non essere sopraffatti dal nemico. I Romani furono i primi ad adottarlo in campo militare nello schieramento delle legioni. Il sistema “fare quadrato” venne applicato anche nell'architettura militare di castelli e contrafforti.
L'esigenza nasce nel momento in cui ci si rende conto di trovarsi in una condizione di debolezza, di sicurezza precaria. Purtroppo a Noha, come a Galatina ed in molta parte del Meridione d'Italia, la precarietà è una vecchia patologia sociale. Difatti molte famiglie vivono ancora il dramma della disoccupazione, nonostante il territorio offra grandi opportunità di lavoro nel turismo. Ma questa, dicevo, è una vecchia storia e poi del turismo ai nostri amministratori, impegnati in una tarda industrializzazione (ed a volte criminale, vedi inceneritori vari), importa poco e niente.
In Italia, i lavoratori dipendenti ed i pensionati, ammontano ad una popolazione di circa 39 milioni. Più della metà del totale degli italiani che sono, o rischiano di esserlo, fuori dal quadrato. Difatti a partire dall’avvento dell’automazione delle fabbriche degli anni ’90 del secolo scorso, e andare alla globalizzazione del 2000, per finire alla gestione fraudolenta (solo per l’Italia) del passaggio dalla lira all’euro, e dulcis in fundo, la crisi economica mondiale di questi ultimi anni, la maggioranza delle famiglie italiane si sono ritrovate, quasi improvvisamente, costrette a vivere ai margini della povertà. Ieri era il 1° Maggio, la Festa dei lavoratori. Una festività dedicata alle lotte ed ai sacrifici anche di vite umane, consumate nelle lotte operaie. Lotte che nell’Italia appena nata del 1863, videro quattro operai trucidati in una manifestazione contro lo sfruttamento dei nuovi padroni di un opificio di Pietrarsa. La festività fu soppressa solo durante il ventennio fascista. Seguirono altre lotte e stragi, come nel 1947 in Sicilia, a Portella delle Ginestre (PA). Quindi dal 1891, anno in cui venne istituita la festività nel nostro paese, il primo Maggio è un giorno in cui l'attenzione di tutti, compresi i gestori del famigerato quadrato, si dovrebbe concentrare sulla questione del lavoro, della disoccupazione giovanile e non. L’attenzione dovrebbe ricadere sulle famiglie che sbarcano il lunario con 12000 euro all'anno (pari al MENSILE di un qualsiasi consigliere regionale, trota o merluzzo che sia), poichè uno stipendio medio di un giovane che si affaccia al mondo del lavoro (e poi affacciato ci è rimasto  per il resto di questi vent'anni che sono già passati e pure nel precariato) è di circa ottocento euro al mese, cento più, cento meno. L'attenzione sulla questione del lavoro, il diritto sancito dall'articolo n.1 della Costituzione, dovrebbe essere presente ogni giorno sul tavolo di qualsiasi governo di qualsivoglia colore politico, il 1° Maggio serve a richiamare all'ordine le coscienze. Senza nulla voler togliere al grande uomo puro di spirito, che è stato il Pontefice Giovanni Paolo II, di cui a Roma ha avuto inizio la Beatificazione, Egli stesso lavoratore e difensore dei deboli, ieri, la maggior parte delle famiglie italiane, ha fatto un altro passo fuori dal castello, dal famigerato quadrato. La questione è che le istituzioni sono molto impegnate ad occuparsi dei problemi personali dell'inquisito di turno (primo in lista il Capo del Consiglio), sono impegnati a trovare accordi su interessi di parte, che siano dello Stato laico o quello religioso (che in quanto tale, cioè religioso, stato non dovrebbe essere). Oggi la faccenda della formazione giovanile e relativa occupazione resta fuori dal quadrato, in quanto gli "eletti" ad amministrarci sono troppo occupati a comprare (o farsi regalare) ville e palazzi a spese del bilancio popolare. Cos’ come della salute pubblica, o meglio di quella parte di ceto sociale debole (oltre il 50%), non se ne occupano perché sono troppo presi a progettare depositi di miliardi sui conti personali bruciando CDR (combustibile derivato dai rifiuti)  o uranio nelle centrali ad alta tecnologia, che ovviamente non portano lavoro ai giovani ma solo  nuove malattie. La crisi, ovviamente, ha portato disservizi al ceto sociale più debole, per cui ci si chiede in base a quale equità sociale un pensionato debba aspettare un anno per una tac mentre un qualsiasi parlamentare e relativa progenie non si pone nemmeno il problema di mettersi in lista? Quando finirà la crisi se più della metà della popolazione non ha il necessario per vivere dignitosamente? Perché la giustizia sociale deve sfociare necessariamente nella diseguaglianza delle dignità. Perché si è tolto l'apprendistato dal mondo del lavoro che permetteva il ricambio generazionale e dava ai giovani l'opportunità di acquisire un mestiere, mentre oggi i nostri figli escono dalla scuola che sono già vecchi (per le aziende) e non sanno fare niente? Perché nelle aziende si continua a dare lavoro a vecchi disarticolati, fisicamente e mentalmente, che rubano il lavoro ai giovani? Ai loro stessi figli! A chi fa comodo che le regole dello Stato permettano queste ingiustizie? Fino a quando la maggioranza della gente sopporterà queste angherie?
Chi è fuori dal quadrato muore e chi sta dentro gozzoviglia e per giunta censura l’informazione sui referendum e quindi la libertà del popolo. Ma adesso la situazione è drammatica, almeno per chi se rende conto, abbiamo il quadrato che lancia i missili e il popolo che rischia di essere bombardato.

Questo passa il convento.

Marcello D’Acquarica

 

Canto notturno di un pastore ...

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