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A Michele Emiliano

Abbiamo iniziato insieme il percorso il 1 giugno 2015.  In te ho riposto tutta la mia fiducia e quella dei miei elettori perché garanzia di competenza, legalità, concretezza, partecipazione.

Oggi però la storia di Puglia è diversa.

La storia di Corigliano e del Salento intero rischia di raccontare ancora di viaggi della speranza; di attese e sofferenze; di sorrisi spenti sui volti dei bambini; di paesaggi offuscati dai fumi dell’avidità.   

Negli anni passati l’Amministrazione di Corigliano ha sempre fatto tutto il possibile per scongiurare la realizzazione e l’entrata in esercizio della discarica posizionata sulla falda dell’acqua. Con tutte le nostre forze, in solitudine, con il supporto di associazioni e cittadini del territorio abbiamo intrapreso battaglie importanti che hanno consentito di rivederne la tipologia riducendone la dimensione e facendola dichiarare discarica di servizio e non anche di soccorso.

Negli spazi consentiti dalla normativa vigente il Comune ha tutelato con costanti azioni sia l’acqua che il proprio territorio. Tutto ciò emerge inequivocabilmente dagli atti e dai risultati prodotti dall’amministrazione comunale in questi anni di battaglia continua.

Corigliano è città dell’acqua come da Delibera n.17 del 3 febbraio 2022.

Perché a Corigliano l’acqua scorre con la sua storia.

Per questo motivo riteniamo inconcepibile realizzare e poi voler aprire una discarica sulla falda dell’acqua.

L’Acquedotto Pugliese estrae dalla falda di Corigliano d’Otranto (che non a caso ospita l’invaso di raccolta più grande d’Europa) un quantitativo enorme e ad oggi insostituibile (secondo i dati presentati dall’AQP) dell’acqua potabile salentina. L’individuazione di tale sito, indipendentemente dalle modalità e responsabilità del caso specifico, costituisce di per sé UN GRAVE ERRORE di cui bisogna prendere atto senza perseverare nello stesso.

L’esercizio della discarica e dell’attività di gestione di rifiuti è in totale contraddizione con la normativa europea, con la legislazione nazionale e con lo stesso Piano di tutela delle acque della Regione Puglia, che individua quale zona di protezione speciale idrogeologica l’intero territorio di Corigliano d’Otranto vietando le attività di gestione di rifiuti e l’apertura di discariche, per poi derogare a tale vincolo posto dallo stesso legislatore regionale a giusta tutela della risorsa idrica unica e insostituibile del Salento che si trova proprio a Corigliano d’Otranto.

L’unico studio idrogeologico eseguito per valutare i possibili rischi che deriverebbero dalla realizzazione di una discarica sulla falda acquifera di Corigliano è stato commissionato dalla stessa ditta appaltatrice e non da Università o da centri di ricerca come sarebbe stato auspicabile: è mancato quindi un momento di approfondimento scientifico qualificato durante la procedura autorizzativa.

Al contrario, già dal 2002 lo studio del CNR-IRPI di Bari (Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica) condotta dal Prof. Cotecchia, dall’Ing. Maurizio Polemio e colleghi, pubblicato su “Acque Sotterranee” (Fascicolo 77 del Giugno 2002 reperibile da tutti su Internet), concludeva che la vulnerabilità dell’aquifero di Corigliano è risultata notevole, da alta a molto elevata, mentre la qualità delle acque – per quanto tuttora buona – si è dimostrata sensibile alla posizione e all’azione di centri di pericolo e i rischi di degrado qualitativo sono risultati non trascurabili”.

Ma cosa accadrebbe alla falda del Salento se fosse compromessa? L’Acquedotto Pugliese (che negli anni’80 ottenne la chiusura di una precedente e più piccola discarica di rifiuti oggi messa in sicurezza ma che pone interrogativi per il futuro) in sede di pubblico convegno organizzato a Corigliano il 5 Marzo 2016, concludeva che AQP non è in grado attualmente di sostituire la fornitura idrica del Salento in caso di inquinamento della falda di Corigliano d’Otranto.

Quest’anno AQP ha dichiarato: “SIAMO IN RISERVA”, a causa della scarsità dell’acqua degli invasi e del processo di salinizzazione procedendo a diminuire la pressione, invitando noi tutti ad un uso limitato.

E la Regione cosa fa?

Dapprima con Deliberazione di Giunta regionale n.68 del 14.12.2021 approvava il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani della Puglia ponendo come vincoli all’entrata in esercizio dell’impianto sito nel comune di Corigliano, gestito dalla Società Progetto Ambiente Bacino Lecce Due Srl

a) alla chiusura definitiva del medesimo sito alla scadenza della concessione nel 2025;

b) la predisposizione di un piano specifico di monitoraggio ambientale;

c) l’esclusivo conferimento di rifiuti urbani che abbiano subito una biostabilizzazione spinta tale da garantire un IRD inferiore a 400 mg O2/kgSV/h e un processo di intertizzazione che consenta di immobilizzare e, quindi, di ridurre sensibilmente il rilascio di sostanza potenzialmente inquinanti. 

Quindi l’Amministrazione Comunale di Corigliano con la Delibera di Giunta Comunale n.51 del 27.4.2023 ribadiva ancora il proprio NO all’entrata in esercizio in funzione di discarica dell’impianto, dando atto di indirizzo agli uffici di incaricare un esperto per la consulenza tecnica amministrativa sul piano in generale e sul processo di intertizzazione previsto.

La sperimentazione di utilizzo della calce sui rifiuti per inertizzarli produceva però risultati peggiori così come dichiarato da ARPA Puglia.

Cosa fa ancora la regione?  A fine mandato dopo 10 anni di governo, con Deliberazione n.130 del 11.2.2025 (impugnata dall’Amministrazione Comunale con ricorso innanzi al TAR) SENZA ALCUNA CONDIVISIONE E PREVENTIVA INFORMAZIONE, modificava il Piano Regionale di gestione dei rifiuti urbani prevedendo per il caso discarica di Corigliano lo stralcio del pretrattamento di intertizzazione, ponendo altre nuove condizioni vincolanti per l’entrata in esercizio come il monitoraggio semestrale dello stato qualitativo della falda e la definizione di un piano operativo di verifica e controllo delle caratteristiche meccaniche e funzionali della discarica.

Mi chiedo: ma se si pongono ancora una volta condizioni vincolanti all’apertura significa che non si è certi su cosa potrà accadere?

Si faranno monitoraggi e controlli ma qualora si dovesse accertare l’inquinamento della falda il danno oramai è stato fatto. COSA SI DARA’ DA BERE A MEZZO SALENTO? circostanza che nessun uomo di scienza può escludere nel medio-lungo periodo.

Nel solco tracciato dalla normativa europea, il legislatore nazionale ha recepito, tra le altre, la direttiva 2000/60/CE e con il decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006, ha approvato le “norme in materia ambientale” ponendosi come obiettivo primario (art. 2) “…la promozione dei livelli di qualità della vita umana, da realizzare attraverso la salvaguardia ed il miglioramento delle condizioni dell'ambiente e l'utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali”. Da tutto quanto esposto deriva in riferimento alla prevista discarica di Corigliano d’Otranto una manifesta violazione del principio di precauzione così come recepito dal D.lgs n.152/06 . E’ chiara l’esistenza di una palese violazione del presupposto di “preliminare valutazione scientifica obiettiva” prevista dalla Comunicazione 2 febbraio 2000 della Commissione Europea come condizione essenziale del principio di precauzione.

Decretare poi che la discarica sia destinata ad accogliere il solo biostabilizzato maturo con indice respirometrico 400 presuppone il funzionamento sempre corretto e a pieno ciclo dell’impianto di biostabilizzazione di Poggiardo ed un conferimento di solo rifiuto indifferenziato.

Ma sono tante le comunità del territorio che ancora non raggiungono percentuali di raccolta differenziata previste dalla legge. Corigliano oggi supera il 73% con grande impegno di amministratori, uffici e cittadini tutti insieme proprio per dimostrare che così facendo la discarica non serve a nessuno.   

Cosa fa ancora la Regione? Lavorando sempre in emergenza così come riferisce l’assessora all’ambiente introduce una misura di sostegno a 24 comuni che non raggiungono target di raccolta differenziata essendo sotto al 40% , impegnano un finanziamento importante di 2 milioni e mezzo reperito nel piano di tutela ambientale “per spese relative ad operazioni volte a incrementare la percentuale di raccolta differenziata” (Delibera G.R.n.611 del 12.5.2025).

Ancora una volta in barba al lavoro di tanti altri amministratori e comunità che in questi anni si sono adoperati per rispettare le norme, promuovendo la cultura del riciclo, facendo pesare sulla TARI i costi di smaltimento dell’organico da portare fuori provincia SENZA RICEVERE AIUTI. SOLO PER SENSO DI RESPONSABILITA’ e RISPETTO DELLL’AMBIENTE.

UNA VERA VERGOGNA.

La Politica deve programmare, pianificare e condividere. Non si può continuare ad agire in emergenza.

Cosa è stato fatto in 10 anni di governo sul ciclo dei rifiuti?

Cosa si è deciso riguardo il riutilizzo dell’impianto sito a Corigliano, proposto anche dal Consiglio dell’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina?

Si chiuda il ciclo dei rifiuti con l’apertura di impianti PUBBLICI di compostaggio di taglia ragionevole come richiesto da molti Comuni, a misura di ARO; si elimini lo spreco di denaro pubblico per enti inutili come AGER e si affidino ai Comuni la loro gestione ed il controllo.

Sarebbe stato necessario l’investimento di risorse per il riutilizzo dell’impianto previsto in funzione di discarica di Corigliano anche intercettando i fondi del PNRR e non un premio a chi è rimasto fermo, solo per non gravare sulle tasche dei cittadini e perdere consenso!

Serve una Politica che ascolta le persone e che si prende cura dei territori, con una visione di programma.

Da un certo punto in poi è mancato tutto questo in Regione Puglia, perché come spesso accade si pensa solo a gestire il futuro consenso.

Noi continueremo ad ogni costo a lavorare per garantire il futuro, tutelando l’acqua e la salute.

La Sindaca

Dina Manti

 

Lo smaltimento dei rifiuti costituisce un gravissimo problema di portata non solo locale ma globale, tanto che la previsione è che nel 2050 il totale dei RSU arriverà a circa 3, 5 miliardi di tonnellate. Al di là delle difficoltà tecniche la situazione si accompagna alla comprovata incidenza di danni per la salute umana, anche se i dati epidemiologici sono sempre difficili da oggettivare sia per la intrinseca difficoltà di valutare condizioni patologiche indotte da contaminazioni croniche che si manifestano in tempi piuttosto lunghi, sia dagli interessi economici che spesso non tengono nel dovuto conto il diritto alla salute delle comunità. Una ulteriore aggravante è costituita dalla presenza di discariche illegali, specialmente in alcune regioni svantaggiate. E’ pertanto necessario disporre di controlli e valutazioni epidemiologiche nei confronti degli abitanti nei dintorni delle discariche, anche se legali.

I possibili fattori inquinanti delle discariche sono costituiti da:

  1. Esalazioni di biogas quali metano, Co2, NH3, H2S, Composti organici volatili (idrocarburi) o altre sostanze organiche ed inorganiche
  2. Liberazione di Micro e nano particelle da possibili combustioni e movimentazione dei materiali attraverso macchine con motori a combustione
  3. Formazione di Percolato, che può infiltrare la falda ove le discariche non siano perfettamente impermeabilizzate con materiali resistenti all’effetto del materiale di discarica e alla degradazione intrinseca.

 

Le popolazioni residenti nei pressi delle discariche possono quindi essere soggette ai diversi effetti nocivi delle sostanze elencate.

Per quanto riguarda le sostanze volatili possono essere sia inalate attraverso la respirazione che ingerite attraverso l’ingestione di cibi per contaminazione aerea.

Il percolato può arrivare all’essere umano attraverso la contaminazione di vegetali sia direttamente che attraverso l’irrigazione, attraverso l’ingestione di acque inquinate, attraverso il consumo di bestiame allevato con vegetali inquinati.

I danni possono altresì essere provocati dal contatto dermico, in particolare per gli addetti alla lavorazione delle discariche. Non ultima è la possibilità di subire contaminazioni da parte di vettori per i quali le discariche sono un ottimo pabulum.

 

Tabella 1: Principali Inquinanti delle Discariche e Effetti sulla Salute Associati

Categoria Inquinante

Inquinanti Specifici

Effetti sulla Salute Associati

Vie di Esposizione Principali

Gas da Discarica

Metano (CH₄)

Asfissia (per spostamento O₂), rischio di esplosione

Inalazione (spazi chiusi) 

 

Anidride Carbonica (CO₂)

Asfissia (per spostamento O₂)

Inalazione (spazi chiusi) 

 

Idrogeno Solforato (H₂S)

Odori sgradevoli, irritazione occhi/naso/gola, tosse, mal di testa, nausea, difficoltà respiratorie, aggravamento asma 

Inalazione 

 

Ammoniaca (NH₃)

Odori pungenti, irritazione occhi/naso/gola, tosse, mal di testa, nausea, difficoltà respiratorie 

Inalazione 

 

Composti Organici Volatili (VOCs) (es. benzene, toluene, xilene)

Problemi respiratori, disturbi neurologici, cancro (leucemie), problemi alla nascita 

Inalazione, contatto dermico, ingestione 

 

Particolato Sospeso (PM10, PM2.5, PM0.1)

Malattie respiratorie (asma, BPCO), malattie cardiovascolari 

Inalazione 

 

Diossine e Furani

Estremamente tossici, cancro 

Inalazione, ingestione (catena alimentare) 

Percolato

Metalli Pesanti (es. arsenico, piombo, cadmio, cromo, mercurio, zinco)

Disturbi neurologici, danni agli organi, cancro 

Ingestione (acqua, cibo), contatto dermico 

 

Sostanze Perfluoroalchiliche (PFAS)

Cancro, danni al fegato, problemi di sviluppo nei bambini 

Ingestione (acqua, cibo), bioaccumulo 

 

Patogeni (es. E. coli, Salmonella)

Malattie gastrointestinali (diarrea, colera) 

Ingestione (acqua, cibo) 

 

Ammoniaca (NH₃), COD, Sali

Danni agli ecosistemi acquatici, tossicità generale 

Ingestione (acqua) 

Vettori

Zanzare, Topi, altri animali

Diffusione di agenti patogeni (es. malaria, colera, dissenteria) 

Contatto indiretto 

Esistono numerosi studi che sostengono l’incremento di malattie come Leucemia, da esposizione a composti volatili come il benzene specialmente per bambini e donne (studio stato di New York)

Ca del polmone a causa degli inquinanti volatili (studio Lazio e Montreal). Lo studio di Montreal ha messo in evidenza anche un netto aumento di Ca di stomaco, fegato e vescica e prostata. Le controdeduzioni di che ha invece interessi diretti nelle discariche tendono a sottovalutare le conclusioni a cui sono giunti tali studi poiché, specialmente per quel che riguarda la diffusione dei tumori (che comunque è incontrovertibilmente in aumento) la eziologia multifattoriale inficia parzialmente la relazione diretta ed univoca con la presenza delle discariche. È comunque evidente che i danni maggiori si determinano nelle popolazioni più vulnerabili come bambini, donne in gravidanza, anziani, abitanti in zone disagiate.

Il Ministero della salute ha comunque emanato elenchi dei danni alla salute per le popolazioni che, nel raggio di 3 Km indicano un incremento alto per i tumori del fegato, dei tessuti molli e del tessuto linfatico e moderato l’insorgenza di tutti i tumori. Nel raggio di 2 Km sono invece evidenti i danni a carico dei feti.

Disponiamo poi di un attento studio condotto da Agostino Di Ciaula, attuale coordinatore del comitato scientifico ISDE, su oltre 700.000 persone abitanti nel raggio dei 3 Km intorno alle 16 discariche pugliesi che dimostrava una incidenza nettamente aumentata delle morti per tumori gastrici.

Bisogna tenere presente che tutt’oggi esistono numerose discariche abusive o discariche in cui vengono depositati anche rifiuti tossici e che per avere discariche tecnologicamente aggiornate e quindi meno inquinanti sono necessari ingenti investimenti, legislazioni severe ed adeguati controlli. 

E’ bene riflettere poi sul fatto che gli effetti negativi sulla salute derivati dagli inquinanti da discarica si sommano ai danni che insistono sulle stesse popolazioni che già soffrono per le conseguenze della assunzione involontaria di sostanze chimiche estranee attraverso cibi ultra processati, alimenti provenienti da agricoltura intensiva e da allevamenti intensivi, cattiva qualità dell’aria, inquinamenti di falde acquifere da altra causa.

Sarebbe quindi necessario, non solo in funzione dell’applicazione dei principi di precauzione, incrementare gli studi scientifici in materia ma soprattutto gestire con coraggio, consapevolezza e avvedutezza la politica ambientale per quanto riguarda la riduzione della produzione di rifiuti, il loro riuso, riciclo e smaltimento con tecnologie sicure e, soprattutto, il contrastare fermamente abusi e interessi illegali.

Dr. CARLO DE MICHELE
Medico internista
Vicepresidente ISDE Medici per l’Ambiente

 

 

ANCORA RIFIUTI NEL SALENTO STAVOLTA NELLE DISCARICHE DI CORIGLIANO E UGENTO

Alla cortese attenzione

       Al Presidente della Regione Puglia Dott. Michele Emiliano

       All’Assessora all’Ambiente, Ciclo dei Rifiuti e Bonifiche Avv. Serena Triggiani.

       Alla Presidente del Consiglio regionale pugliese Avv. Loredana Capone

       Al Presidente della V Commissione della Regione Puglia Dott. Michele Mazzarano

       Ai Consiglieri della Regione Puglia eletti nel Collegio della provincia di Lecce

p.c.

      Al Prefetto di Lecce Dott. Natalino Manno

      Al Presidente della Provincia di Lecce Dott. Stefano Minerva

      Alla Dirigenza Tutela e Valorizzazione Ambientale Prov. di Lecce

      Dott. Fernando   Moschettini

 

Siamo un gruppo di cittadini e associazioni profondamente preoccupati per la qualità dell’ambiente e per il destino dei beni comuni (aria, acqua e suolo) nel nostro territorio. Vivendo stabilmente in queste zone, riscontriamo un continuo e sempre più rapido aggravarsi della situazione ambientale e sanitaria.

Il nostro territorio, la provincia di Lecce, secondo le previsioni del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani (PRGRU) e i dati del Catasto Nazionale Rifiuti – ISPRA (Catasto Nazionale Rifiuti - ISPRA), ha un fabbisogno di trattamento del rifiuto biodegradabile (FORSU) pari a 100.000 tonnellate/anno. Tuttavia, sono in corso e quindi in carico presso la sezione Ambiente della Provincia, richieste per nuovi impianti che superano di tre volte tale fabbisogno (Humus S.r.l. 80.000 t/a; ForEnergy S.r.l. 40.000 t/a; Salento Green S.r.l. 56.000 t/a; Calimera Bio S.r.l 27.000 t/a; Baco Società Agricola S.r.l. 70.000 t/a; ecc. ecc.). Inoltre, gli impianti di trattamento e stoccaggio attualmente operativi accolgono e processano circa 3.000.000 di tonnellate annue (t/a) di rifiuti di ogni genere, dai residui di lavorazione industriali a quelli sanitari, fanghi, piombo da batterie, alluminio, conglomerati bituminosi, liquami, ecc. Il tutto in assenza di un piano strategico che tenga conto dell’analisi cumulativa delle migliaia di tonnellate, sottopone il territorio ad una esasperata pressione ambientale venendo meno ai principi stessi di precauzione, prossimità e utilità pubblica.

Tra le varie aree critiche del Salento, il cuore insalubre sembra essere proprio la Zona Industriale - ZES Galatina/Soleto: qui si concentra un numero impressionante di opifici industriali di prima classe (che dovrebbero per norma essere lontani dalle abitazioni), dannosi alla salute, attivi da anni: l’imponente cementificio Colacem, una fonderia, una zincheria, vari bitumifici, una decina di aziende di rifiuti pericolosi, ecc. Tutte concentrate a poche centinaia di metri dai centri abitati di Galatina e Soleto. Oltre alle emissioni in atmosfera che vengono scaricate da questi impianti si evidenzia che la quantità di rifiuti processati e prodotti risulta pari a 800.000 t/a, di cui solo la metà utilizzati dal cementificio nei suoi processi produttivi.

Non a caso, l’area di Galatina e i comuni dell’hinterland è indicata, come confermato dal registro dei Tumori di ASL pubblicato lo scorso anno (Home - pugliasalute), tra le città con i picchi di patologie tumorali più alti rispetto agli altri comuni del circondario; situazione gravissima emersa nello Studio Protos, Studio caso-controllo sui fattori di rischio per tumore polmonare in Provincia di Lecce (Report tecnico protos luglio 2019_f_CDS_COLACEM.pdf), in cui risulta la persistenza di un’area cluster per tumori polmonari maschili nel Salento centro-adriatico corrispondente ai 16 Comuni del circondario Colacem (Galatina, Galatone, Maglie, Soleto, Sternatia, Zollino, Corigliano d’Otranto, Cutrofiano, Soleto, Cursi, Neviano, Collepasso, Seclì, Melpignano, Castrignano dei Greci, Sogliano Cavour).

Ulteriore pericolo incombente per i 140.000 cittadini dei 16 comuni del Cluster, il rinnovo dell’A.I.A. del cementificio Colacem di Galatina che risale al 29 dicembre 2021 (Revisione A.I.A. – Impianto IPPC in Galatina (LE) – Colacem S.p.A. – Provincia di Lecce), in cui la determina specifica che nel periodo di validità indicato (di 12 anni) è inclusa la fase sperimentale di un anno, vincolata ad una serie di condizioni e prescrizioni, ivi compresa la realizzazione della VIS (Valutazione di Impatto Sanitario), una indagine molto importante ai fini della valutazione dei danni ambientali e sanitari avviata senza la partecipazione dei tecnici AReSS (Agenzia regionale strategica per la salute e il sociale) e che purtroppo, e ciò è molto grave, ancora oggi non risulta conclusa.

In questo scenario incontrollato di accumulo di emissioni altamente nocive e già certificate in varie indagini dal CNR, seppur parziali,  in un’area definita dagli stessi tecnici della Sezione Ambiente della Provincia “Città Salento”, tanto risulta estesa l’urbanizzazione nelle campagne, per cui non esiste alcuna distanza dettata dalla normativa che garantisca la tutela della salute dei residenti. E questo vale anche per i forni crematori la cui richiesta di installazione in provincia di Lecce, ammonta a ben tre impianti: Caprarica di Lecce, Lecce e Ugento, decisamente sproporzionata quanto inutile rispetto alle necessità del territorio. I forni crematori sono considerati alla pari degli inceneritori, industrie insalubri di prima classe.

A completare il quadro ambientale a dir poco inquietante, è il consumo di suolo, che ci vede primeggiare in campo nazionale e regionale. Infatti, in seguito al disseccamento degli ulivi secolari, identità connaturata dei salentini e riconosciuti dall’Unesco come “Patrimonio dell’Umanità”, sempre a causa della mancanza di un’idonea pianificazione regionale, provinciale e comunale, il territorio salentino, in nome della transizione energetica, è diventato terra di conquista per impianti fotovoltaici, eolici e agrivoltaici, compresi attraversamenti di migliaia di chilometri di cavidotti ed elettrodotti, decine e decine di ettari di container con batterie di accumulo (BESS) e uno spropositato numero di impianti per la produzione di biometano, che vedono soprattutto i territori dei comuni prossimi alla centrale Terna di Galatina, depauperati della basilare biodiversità, il bene più importante per la sostenibilità della vita stessa.

A proposito di produzione e fabbisogno di energia, secondo i dati pubblicati dal G.S.E. [Gestore dei Servizi Energetici (Puglia)]nel 2023, la Puglia ha prodotto 4.193 kWh di energia, superando la Lombardia, ma con un autoconsumo di soli 454 kWh, al contrario della Lombardia che consuma tutta la produzione, sollevando interrogativi sull’effettivo beneficio ambientale del nostro territorio.

 Nonostante tale contesto lo scorso mese di febbraio la Giunta Regionale Pugliese ha ap-provato la Delibera n. 130/2025 che prevede l’ampliamento della discarica di Corigliano d’Otranto, situata sulla falda freatica che fornisce acqua potabile a gran parte del Salento, e la sopraelevazione di quella di Ugento, già sopraelevata a suo tempo e con il rischio che i teloni di protezione non resistano al carico favorendo così l’infiltrazione del percolato in falda. 

La discarica di Corigliano se attivata, rischia di trasformarsi in una bomba ecologica irreversibile per centinaia di migliaia di persone e per la stessa economia del territorio. Infatti, in base agli studi effettuati da Arpa (All.to “C” – Prot. n. 0050273; 5.14.1 del 19/06/2024) e ai frequenti monitoraggi effettuati, si evince che non esiste alcuna certezza in grado di tutelare la falda dalle infiltrazioni dei percolati. Il conferimento di 190.000 mc di rifiuti nella discarica contravviene allo stesso piano regionale delle acque D.G.R. 25 maggio 2016, n. 768, non considerando quindi gli aumenti del traffico veicolare e conseguenti rischi geologici verso la falda freatica, l’ultima riserva di acqua ancora potabile che disseta buona parte del Salento.

Per quanto concerne la discarica di Ugento, oltre al rischio per la falda freatica, è necessario evidenziare che l'ASL/ Lecce, nei suoi dati pubblicati nel 2924, ha  evidenziato che i cittadini dei comuni del Distretto sanitario di riferimento (Alessano – Castrignano del Capo - Corsano – Gagliano del Capo - Miggiano - Montesano Salentino - Morciano di Leuca - Patù – Presicce-Acquarica - Salve - Specchia – Tiggiano – Tricase – Ugento) sono particolarmente esposti agli effetti - diretti e indiretti - determinati da criticità ambientali connessi allo smaltimento e trattamento di rifiuti (urbani, speciali e pericolosi) che avviene da diversi anni.

La Delibera n. 130/2025 prevede inoltre l’utilizzo del 40% dei rifiuti indifferenziati per la produzione di Combustibile Solido Secondario (CSS) da incenerimento, come dichiarato dal Presidente Emiliano durante gli Stati Generali dei Rifiuti in Puglia nel marzo 2024 (Emiliano agli Stati Generali dei rifiuti in Puglia: «Molte innovazioni in arrivo» - La Gazzetta del Mezzogiorno). Questa scelta contrasta con i principi dell’Economia Circolare sanciti dalle Direttive UE, che promuovono la riduzione, il riuso e il riciclo dei materiali, piuttosto che l’incenerimento dei rifiuti.

Alla luce di quanto esposto, le scriventi Associazioni chiedono alle SS.LL. in indirizzo, di voler prendere in esame con urgenza – ognuno per le proprie competenze - le seguenti richieste:

  1. Il blocco immediato di nuove autorizzazioni per impianti insalubri o che aumentino le capacità a quelli già attivi, al pari del carico ambientale, in conformità con il RD 1934/1934 n.165, art. 216 e al PRGRU, con il decentramento degli impianti esistenti in aree idonee e lontane dai centri abitati.
  2. La razionalizzazione nella gestione dei rifiuti, in ottemperanza dei principi comunitari e nazionali di “autosufficienza” (in ogni bacino si dovrebbe tendere ad un sostanziale equilibrio tra produzione e capacità di trattamento dei rifiuti, riducendo le importazioni e le esportazioni dei rifiuti stessi), e di “prossimità” (Con impianti di comunità dove ogni rifiuto venga trattato nell’impianto più vicino, evitando il più possibile i trasferimenti);
  3. L’annullamento della Delibera Regionale n.130/2025, e l’avvio di un confronto trasparente con le comunità locali e le rappresentanze territoriali per una gestione partecipata e sostenibile dei rifiuti.
  4. La realizzazione e pubblicazione della Valutazione di Impatto Sanitario (VIS) del cementificio Colacem di Galatina, realizzata direttamente dai tecnici sanitari regionali di AReSS, per garantire una valutazione completa e trasparente dei rischi sanitari.
  5. Il rispetto rigoroso del Piano delle Acque regionale per proteggere la falda freatica e le risorse idriche strategiche del Salento.
  6. La promozione di politiche di economia circolare che riducano l’uso delle discariche e dell’incenerimento, favorendo la prevenzione, il riuso e il riciclo dei materiali, in linea con le direttive UE.
  7. Che non siano consumate risorse economiche per il finanziare nuovi studi sulla discarica di Corigliano, la cui pericolosità è già accertata da Arpa, e che i fondi si utilizzino per uno Studio epidemiologico dell’intera area salentina.

 

Rimaniamo a disposizione per collaborare attivamente alla tutela della salute pubblica e dell’ambiente del nostro territorio.

Associazioni firmatarie:

  • Forum Amici del Territorio E.T.S
  • ISDE-Medici per l’Ambiente, sezione di Lecce
  • A.I.R.S.A. (Associazione Indipendente Ricerca Salute e Ambiente)
  • Coordinamento Civico Ambiente e Salute Provincia di Lecce
  • Noi-Ambiente e Beni Culturali di Noha e Galatina (Le)
  • Forum Ambiente e Salute – Lecce
  • Nuova Messapia Soleto (Le)
  • Natural-mente No Rifiuti di Collemeto (Le)
  • Galatone Bene Comune
  • Galatonesi a Raccolta
  • Associazione Amanti della Natura
  • Comitato Salute e Ambiente NO AL BIOMETANO (Soleto – Le)
  • Cleanup Surbo Giorgilorio ODV
  • Arci Levera Noha e Galatina
  • Coordinamento per gli alberi e il verde urbano di Lecce
  • Salento km0
  • WWF Salento
  • Zero Waste
  • Comitato no al forno Crematorio di Caprarica di Lecce

 

Fonte:
Il Galatino n.12 del 27-06-2025

 
Di Marcello D'Acquarica (del 22/04/2025 @ 08:41:16, in NoiAmbiente, linkato 389 volte)

Il 13 marzo scorso abbiamo partecipato a un incontro organizzato dalla Provincia a Lecce, presso il Palazzo dei Celestini, dal titolo: ASSEMBLEA PLENARIA DELLA CONSULTA AMBIENTALE. Si è cercato di decidere cosa fare contro l'insensata delibera del piano regionale dei rifiuti. Una delibera che sembra uscita dalla testa di una politica acefala.

(Deliberaz. G.R. Puglia 11/02/2025, n. 130 | Bollettino di Legislazione Tecnica)

Per fortuna è ancora forte la voce del NO ai rifiuti nei siti individuati, da parte di associazioni, pubblici amministratori dalla schiena ancora dritta, e medici che conoscono bene, per averle studiate approfonditamente, le conseguenze di certi provvedimenti, per esempio l’alta incidenza tumorale.

Fra gli appelli della Consulta, quello rivolto ai Sindaci affinché si impegnino nel miglioramento della raccolta differenziata sul proprio territorio.

Numerose sono le note contrarie al piano regionale (riportate nell’allegato): 

(1) pdf del verbale della Consulta

Le associazioni sottoscrivono unilateralmente un comunicato, che viene depositato agli atti:

(2) pdf del comunicato delle associazioni

Dopo oltre due decenni di raccolta differenziata porta a porta in Puglia, il cui obiettivo è sempre stato quello di trasformare i rifiuti in materia prima da riutilizzare, il cosiddetto principio dei "rifiuti zero", ci ritroviamo, a detta del Presidente della Regione Puglia, con quattro province che non fanno, o fanno molto poco, la differenziata, quindi con centinaia di comuni che sono molto al disotto della percentuale di differenziata prevista come obiettivo del Piano Regionale 2019 (Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani - Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani - Puglia.con - SIT Puglia) e cioè  del 60% rispetto al totale dei rifiuti urbani e assimilati agli urbani prodotti, dei rifiuti preparati per il riuso e il riciclaggio entro il 2025.
 
Della lieta novella, studio approfondito all’istante dall’Amministrazione Regionale, ce ne dà notizia l’assessore all’Ambiente, Ciclo rifiuti e bonifiche, Vigilanza Ambientale, Parchi, Rischio industriale, Crisi industriali e Politiche di genere della Regione Puglia, l’avv. Serena Triggiani, che così detta tramite il quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno del 9 febbraio scorso:
"Se non avessimo approvato la delibera a febbraio, ci saremmo trovati con i rifiuti in strada in tutti i territori, tra Pasqua e l’inizio dell’estate». (Rifiuti, in arrivo nuovo Piano: «Dalla Regione Puglia 75 milioni agli impianti» - La Gazzetta del Mezzogiorno)

Insomma, siccome non sappiamo più dove mettere i rifiuti, almeno il 40% dell'immondizia diventerà CSS (Combustibile Solido Secondario) da bruciare nei cementifici, negli inceneritori e nei forni crematori (*), di cui tre da costruire ex novo in provincia di Lecce. Che per forza di cose dovranno essere alimentati, oltre che dalle nuove salme, dalle carcasse di animali e, in mancanza, da una serie di altre eco-balle (necessarie per rendere profittevoli le nuove fornaci).

 

Si è svolto il 17 febbraio 2025, in un’aula alquanto ristretta per poter contenere tutti coloro che hanno sensibilità e voglia di fare, oltre agli illustri ospiti, il convegno con la descrizione da parte delle associazioni del motivo per cui è stato organizzato.

La situazione ambientale che grava su Galatina e dintorni, e la richiesta di un impianto per il trattamento anaerobico dei rifiuti da organico, ma anche speciali, si legge nel progetto di Forenergy, è solo la punta di un iceberg gigantesco.

La questione, infatti, parlando di soli rifiuti da Forsu, verte anche sulla enorme quantità di tonnellate che, insieme agli altri due progetti presentati a pochi chilometri da Galatina, e cioè Humus a Cutrofiano e Baco Agricola srl a Lequile, sommato a quello di Calimera, con le 223.000 t/a in totale raddoppiano abbondantemente le 100.000 t/a che tutti i 96 comuni della provincia leccese producono.

Viene spontaneo chiedersi da dove arrivino tutti gli altri rifiuti, quelli in esubero al fabbisogno e quanto inquinamento produrranno sia in termini di “prodotto” il cosiddetto digestato che, dichiarano il dott. Sergio Mangia e il dott. Massimo Blonda, potrebbe mettere a rischio la salute della popolazione e delle nostre campagne, sia in termini di inquinamento dovuto al trasporto su camion, e non da meno, di inquinamento prodotto con il metano ricavato, il vero business dell’impianto, che, sempre secondo il dottor Blonda, tutto è,  meno che energia pulita.

E mentre Asl con l’aggiornamento dell’Atlante dei Tumori 2024 che vanno dal 2015 al 2020, conta i morti prematuri per cancro, i nostri amministratori guardano con indifferenza lo sconvolgimento territoriale prodotto da imprenditori senza scrupoli  mediante  l’invasione di chilometrici cavidotti che Terna sta sotterrando dappertutto per collegare migliaia di ettari di  impianti fotovoltaici ed eolici, oltre ai milioni di tonnellate di rifiuti da “trattare”, anzi nelle rare volte che li troviamo affacciarsi pubblicamente su questo tema, appaiono sorpresi, o fingono di esserlo.

Erano presenti all’incontro le istituzioni: il Vicepresidente della Provincia Fabio Tarantino, la sindaca di Corigliano Dina Manti; il Sindaco di Galatina dott. Fabio Vergine con l’assessore Spoti e qualche consigliere di minoranza dell’A. C. di Galatina presenti tra il pubblico.

Una volta presentato il quadro allarmante del territorio e in particolare la zona di Galatina Soleto e Galatone, dove insistono molte aziende insalubri anche di prima classe, che trattano, solo su Galatina/Soleto un terzo dei tre milioni di tonnellate conteggiate dalle associazioni grazie ai dati disponibili in rete e resi quindi pubblici, si è passati così alla questione: Anaerobico o aerobico, quale soluzione presenta un impatto ambientale e sanitario di minore gravità.

A tal proposito, la ricercatrice del CNR Cristina Mangia, ha ricordato l’esistenza di tre macro aree rosse nel Salento, confermando la presenza su Galatina e dintorni di una delle tre, che nulla a che fare con le altre due di Taranto e Brindisi, ma che è dovuta esclusivamente alla presenza di molte aziende insalubri, compreso il cementificio, fonderie, zincherie ecc. le stesse che secondo il Protos 2020, contribuiscono al cluster di 16 comuni con la più alta concentrazione di malattie tumorali.

Prima di passare alle domande dal pubblico, ha preso la parola la sindaca di Corigliano, che ha dichiarato la sua ulteriore preoccupazione riguardo alla riapertura della discarica di Corigliano, con cui la Regione intende risolvere lo smaltimento dei rifiuti che molti comuni della Puglia non differenziano, notizia di questi giorni di alcune testate giornalistiche che riportano la delibera regionale sull’aggiornamento del piano dei rifiuti. Una ennesima bomba ecologica che andrà a colpire il Salento. Come ben sappiamo tutti, la discarica insiste sopra l’unica falda ancora salva da inquinanti e che acquedotto distribuisce ai nostri rubinetti.

Nel dibattito che è seguito fra gli specialisti e il pubblico sono molte le domande poste fra cui alcune molto importanti che costringono il Vicepresidente della provincia a prendere tempo, per esempio sulla situazione della CDS riguardante Forenergy, alla luce del periodo di affidamento delle zone da occupare da parte di ASI, scaduto e non ancora rinnovato. Come è possibile che proceda la CDS per un impianto che non ha ancora deliberato il terreno sui cui dovrà essere costruito?

 
Di Marcello D'Acquarica (del 17/02/2025 @ 09:34:05, in NoiAmbiente, linkato 440 volte)

L’Associazione NoiAmbiente e Beni Culturali e il Coordinamento Civico Ambiente e Salute della Provincia di Lecce, anche in rappresentanza degli altri comitati nazionali e locali, organizzatori e firmatari dell’evento, con il Patrocinio del Comune di Galatina, sono lieti di invitarvi all’incontro dal titolo “Rifiuti e Biogas” che avrà luogo

  

LUNEDI’ 17 FEBBRAIO 2025 ALLE ORE 18.00

PRESSO LA SALA “CELESTINO CONTALDO”

DEL PALAZZO DELLA CULTURA “ZEFFIRINO RIZZELLI”

 SITO IN VIA CAFARO, 1, GALATINA

 

“Rifiuti e Biogas” è un incontro aperto a tutta la cittadinanza con l’obiettivo di fare chiarezza sui vantaggi e gli svantaggi che grandi impianti per la produzione di biogas hanno sull’economia, il ciclo dei rifiuti, l’habitat naturale, il benessere collettivo.

Interverranno:

  • Dott. Massimo Blonda, Biologo, già Ricercatore CNR e Direttore Scientifico di Arpa Puglia; Esperto di Ecosistemi Anaerobici.
  • Cristina Mangia, Ricercatrice Consiglio Nazionale delle Ricerche- Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima- Lecce;
  • I rappresentanti del Comitato “Olivicoltori e Cittadini di Sannicandro di Bari”;

Un congruo spazio verrà dedicato al dibattito aperto, e dunque agli interventi da parte del pubblico intervenuto.

Per quanto ovvio, la partecipazione da parte dei cittadini (espressione di libertà e democrazia) è particolarmente gradita, oltre che salutare.

 

L’aggiornamento del Piano regionale dei rifiuti in Puglia è legittimo?

Il 35% dei rifiuti indifferenziati in Puglia (227 ton. su 654 - anno 2023) vengono prodotti dalle città di Bari, Taranto e Foggia, che non rispettano gli obblighi di legge sulla raccolta differenziata, mandano in crisi il sistema pugliese delle discariche e provocano aumenti dei costi di conferimento.

Allo scopo di “scongiurare una possibile emergenza ambientale” (assessora regionale all’Ambiente Triggiani), e “l'emergenza concreta di ritrovarsi i rifiuti per le strade a breve” (Ager), invece di commissariare la gestione dei rifiuti in quelle città, la Regione Puglia pensa bene di aggiornare il Piano regionale dei rifiuti per autorizzare la sopraelevazione delle discariche nei comuni di Deliceto (FG), Ugento (LE) e Manduria (Ta). In più, va avanti con la realizzazione della nuova discarica a Corigliano d’Otranto (Le) nonostante i pareri contrari di tecnici AQP, geologi di UniSalento e LILT Lecce per i rischi di inquinamento da percolato, visto che quel sito è attraversato da una falda acquifera dalla quale AQP emunge acqua per dissetare i due terzi dei comuni salentini.

Per i comuni siti di discariche l’assessora Triggiani prevede ristori al fine di abbassare la Tari, i cui costi saranno a carico dei restanti cittadini pugliesi che subiranno quindi aumenti, compresi quelli virtuosi con alte percentuali di raccolta differenziata, alcuni con il 90%. In questo modo Bari, Taranto e Foggia potranno continuare indisturbati a violare la legge, sprecare soldi dei cittadini utilizzando isole ecologiche interrate o fuori terra, addirittura sistemi di trasporto pneumatico canalizzato dei rifiuti, che non aumenteranno di un punto percentuale la raccolta differenziata, senza alcuna conseguenza. Ma il principio cardine delle politiche comunitarie “chi inquina paga” viene rispettato?

 

Oggetto:

Progetto per un impianto di digestione anaerobica per il trattamento di rifiuti speciali non

pericolosi con produzione di biometano, sito in agro di Soleto, zona industriale Galatina-Soleto.

Ente proponente FORENERGY SRL.

"Gentile signor sindaco, assessori e consiglieri del comune di Galatina, signore e signori".

A proposito di area industriale di Galatina/Soleto, ci risulta che esistono già altri impianti o aziende che trattano FORSU (Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano), o quanto meno da indagare con attenzione, visto che le relazioni tecniche sono spesso molto vaghe in quanto a tipologia e quantità di rifiuti. È per esempio è una delle tante richieste fatte da Arpa, ed esattamente nel caso della CDS (Conferenza dei Servizi) per Forenergy, ma anche nelle varie di altri opifici.

Quindi oltre alla proponente Forenergy con 40.000 t/a, risultano esserci a Galatina:

 Salento Riciclo 27.000 t/a; Salento Green s.r.l. con una nuova richiesta del 08-2024 - 56.000 t/a; Ambiente e Riciclo, 35.000 t/a; Cave Marra Ecologia, 28.000 t/a; Progest, 39.000 t/a; Bianco Igiene Ambientale 68.000 t/a. E, ultima in arrivo, di cui non abbiamo ancora i dati. La EMES srl, di cui al momento sull’albo pretorio provinciale c’è solo la presentazione di un disegno propositivo, da definirsi.  

E con questi siamo a quasi 300.000 t/a, tutti fra Galatina e Soleto, il triplo di quanto i 96 comuni della provincia di Lecce, tutti insieme, riescono a produrre, e cioè 100.000 t/a. (dati Ispra 2022).

Viene spontaneo chiedersi che bisogno c’è di importare circa 300.000 t/a da altre zone se i soli Comuni di Galatina e Soleto insieme arrivano a malapena a 5000 t/a. Ma La storia delle importazioni di rifiuti da altre zone d’Italia non finisce qui.

Vi ricordo che a pochissimi chilometri da Galatina, chiedono di trattare rifiuti con il sistema anaerobico anche Humus S.r.l.  a Cutrofiano con 80.000 t/a; e Baco Società Agricola s.r.l., di Lequile con 76.000 t/a.

Solo i più vicini, ma sappiamo benissimo che in provincia di Lecce sono molti di più.

Come per esempio Calimera Bio, che proprio in questi mesi ha ricevuto dalla Provincia, delle richieste di revisione dell’impianto e dei relativi processi in seguito a non pochi danni ambientali denunciati dall’amministrazione comunale di Calimera. Dati reperibili su Albo Pretorio.

A queste realtà di aziende che trattano rifiuti (sempre su Galatina e Soleto), vanno considerati  altri opifici insalubri che trattano altre tipologie di rifiuti non FORSU,  ma i più disparati, da speciali a pericolosi, con la presenza di altoforni: Colacem SPA con 408.000 t/a, Macero Sud con 127.000 t/a, Eco Imar Ambiente, FONDERIA DE RICCARDIS, CSA, Tecnoecologia, Ecom S.A. ZincoGam, svariati bitumifici,  e così via.

 

Oggetto:

Progetto per un impianto di digestione anaerobica per il trattamento di rifiuti speciali non pericolosi con produzione di biometano, sito in agro di Soleto, zona industriale Galatina-Soleto.

Ente proponente FORENERGY SRL.

"Gentile signor sindaco, assessori e consiglieri del comune di Galatina, signore e signori".

Tornando ai rifiuti, mi sono fatto due conti, giusto per avere un'idea pratica del volume che occuperebbero le 40.000 t/a del prodotto solido chiamato “digestato" che fuoriuscirebbe da questo fantomatico impianto, ovviamente dopo averne emunto il biogas, che poi il vero affare è nel biogas, che oltretutto se si brucia genera CO2.

A dire il vero, qualche settimana fa leggevo il piano di sostenibilità di Colacem appena pubblicato, e quindi il calcolo l'ho fatto considerando le 50.000 tonnellate di carbone che Colacem brucia da 73 anni, ogni anno sotto il nostro naso, tanto che c’è vicina, e non ci sono filtri che tengano, tranne i nostri polmoni, che secondo quanto continuano a dire i medici, sono gli unici filtri che trattengono le nanoparticelle di veleni. Scusatemi ancora per la digressione di argomento, ma va ricordato che la VIS (Valutazione di Impatto Sanitario – che è una procedura che consente d’individuare e analizzare gli impatti sulla salute umana), così come previsto in fase di delibera dell’AIA di fine 2021, sta durando da tre anni, e non è ancora finita. Cosa ci dice Sindaco di questo ritardo su un tema così importante per la salute dei cittadini?

Quindi, che siano 40.000 o 50.000, questo ammasso di materiale che si vuole far passare come fertilizzante per ortaggi e piante per cibo umano, secondo i miei calcoli occuperebbe uno spazio grande all’incirca come un campo di calcio, come la Villa Comunale di Galatina per intenderci, con uno spessore in altezza di circa 4 m. Vi invito a fare uno sforzo e a immaginare come saranno le nostre campagne nel giro di qualche anno, che si pregiano di coltivazioni ben specifiche, addirittura doc. ve le immaginate ricoperte da tonnellate e tonnellate di quel minestrone contenente-  forse- sconosciute q.tà di metalli  inquinanti e sostane tossiche?  Ve lo immaginate che danni economici e sanitari ne ricaverebbero i galatinesi?  Soprattutto in salute? 

Oltre ai danni sanitari non sono da sottovalutare anche quelli economici. Tanto si sa che i debiti pubblici alla fine li paghiamo sempre noi.  Secondo il DL semplificazioni 2020, con la deroga Spalmaincentivi 145/2013 e poi ancora potenziata ulteriormente dal DL PNRR  7/11/2021, sarebbero quindici gli anni di incentivi che spettano agli impianti che producono biogas, con un rimborso di 28 centesimi a kilowatt da biogas, mentre sul mercato l’energia non vale più di 7, e già questo dovrebbe far venire dei dubbi sul vero obiettivo di certi progetti. Ma noi ci preoccupiamo di più della nostra salute e di quella delle future generazioni, poiché come dice sempre il dottor Giuseppe Serravezza della Lilt di Lecce, noi siamo già morti.

Fra le altre cose note del progetto in questione, ce n’è una in cui si dichiara che fra le potenzialità dell’impianto vi è anche quella di produrre combustibile per il coincenerimento. Guarda caso calza giusto a pennello con le dichiarazioni del Presidente Emiliano fatte nel mese di marzo, durante il convegno dei quadri generali dei rifiuti, in cui annunciava che tutti i rifiuti dei comuni in provincia di Bari, di Foggia e di Taranto, che non riescono a fare la differenziata, potranno essere inceneriti dai cementifici. Che poi in Puglia non è che ce ne siano tanti, ma il più grosso lo abbiamo a Galatina. E così il rispetto della circolarità richiesta dalla Direttiva Quadro Rifiuti UE 2018/851, recepita in Italia dal d.lgs. 116/2020 e il recupero delle materie prime, finiranno in fumi, tossici ovviamente.

 

Oggetto:

Progetto per un impianto di digestione anaerobica per il trattamento di rifiuti speciali non pericolosi con produzione di biometano, sito in agro di Soleto, zona industriale Galatina-Soleto.

Ente proponente FORENERGY SRL.

"Gentile signor sindaco, assessori e consiglieri del comune di Galatina, signore e signori".

Quando si tratta di prendere in considerazione argomenti come l’impianto di trattamento rifiuti in questione, e quindi impianti produttori di rischio, dovremmo preoccuparci prima di tutto della questione sanitaria ambientale del nostro Distretto. E cioè dei danni che si possono sommare alla situazione attuale, che non è delle migliori.

Detto questo, dovremmo anche cercare di dare il giusto peso alla parola “opifici insalubri “, dicasi anche “produttori di rischio”. Con “Rischio” si intende di “veleni”, con cui a sua volta, nel gergo circostanziale, si vuol dire “causa principale di malattie tumorali”, ed è provato dalla scienza.

Sindaco, assessori e consiglieri tutti, rivolgo a Voi un appello: “Non cadiamo nell’errore dell’abitudine. L’abitudine ci allontana delle reali responsabilità, non abituiamoci a NON cercare le cause, prevenire è meglio che curare. Sappiamo anche che all’abitudine spesso segue l’indifferenza, o ancora peggio l’ignavia.

Dobbiamo quindi tenere presente che Asl, attraverso il Registro dei Tumori ad inizio 2023, seppure con dati del 2017, ha dichiarato ufficialmente che Galatina è il Distretto sanitario con la percentuale maggiore di malattie tumorali, maggiore rispetto alla media regionale, che a sua volta risulta pari a quella del Piemonte e della Liguria, seconde solo alla Lombardia, regioni molto industrializzate, senza avere le industrie, la Puglia intendo.  Giusto per chiarire il concetto del rapporto fra veleni e occupazione. Oltre al danno pure la beffa.

https://www.sanita.puglia.it/web/rt/rapporti

Gli stessi dati sono elaborati e pubblicati qualche mese prima dalla Lilt della provincia di Lecce. (www.legatumorilecce.org info@legatumorilecce.org).

Dal 2020 lo sostiene anche REPOL (Rete per la Prevenzione Oncologica Leccese, coordinata dal Dipartimento di Prevenzione dell’ASL Lecce, insieme ad ARPA Puglia e alla Provincia di Lecce, con la partecipazione di Università del Salento, ARESS, CNR (Istituti di Fisiologia Clinica e di Scienze Ambientali e Climatiche), Osservatorio Epidemiologico Regionale (OER), INAIL e Registro Nazionale Mesoteliomi (ReNAM). Lo studio ha confermato la persistenza di un’area cluster per tumori polmonari maschili nel Salento centro-adriatico corrispondente ai Comuni di: Galatina, Galatone, Maglie, Sternatia, Zollino, Corigliano d’Otranto, Cutrofiano, Soleto, Cursi, Neviano, Collepasso, Seclì, Melpignano, Castrignano dei Greci, Sogliano Cavour, la cosiddetta “area cluster” centro-salentina.

REPOL ci mette in allarme anche per il consumo di territorio, risultiamo infatti come il Comune con il maggior consumo di territorio in tutta la provincia. La situazione si va aggravando per via delle centinaia - e anche migliaia - di ettari (Galatina 82km2 – 8.200 Ha) dedicati ad impianti fotovoltaici su terreni agricoli, apparentemente facili da ritenere idonei per via del deserto provocato dal disseccamento degli ulivi, che in pratica supplivano alla mancanza di parchi alberati che nelle nostre città mancano da sempre.

 
Di Marcello D'Acquarica (del 05/04/2024 @ 13:25:18, in NoiAmbiente, linkato 993 volte)

Ve la ricordate la vora di Noha? Veramente a Noha ce n’é più di una, ma la vora di Noha per eccellenza è sempre stata quella lungo la via per Sirgole, subito dopo la chiesetta di Costantinopoli.  Negli anni ’60 del secolo scorso, la ricordo sempre inaccessibile, difesa da una fitta boscaglia di fichi selvatici, una vera foresta concentrata sulla sua grande bocca, senza puteale ovviamente.

Già a quei tempi si mormorava di strani automezzi che si soffermavano nottetempo nei suoi pressi per scaricarvi dentro abusivamente liquami vari, ma anche di muggiti strazianti e di cattivi odori, anche di vernici o simili. Già allora si stava assistendo alla sua crisi: quella cioè di non riuscire ad assorbire le piene di acqua piovana che allagavano i campi, così come racconta anche in un suo articolo il prof. Gianluca  Virgilio, reperibile in rete [Lu ruttu de la vora | Zibaldoni e altre meraviglie].

Poi per la solita questione della mancanza di lavoro, lasciai Noha e quando ebbi modo di rendermene conto, la ritrovai recintata e soffocata da una massicciata di cemento che, forse secondo i nostri pubblici amministratori, dovrebbe avere la funzione di sistema drenante e filtrante delle acque fluviali. Ammesso che il progetto fosse davvero funzionante, è stato realizzato troppo tardi: si chiusero i cancelli della stalla ma dopo che i buoi erano fuggiti. Difatti nel 2017 con le debite autorizzazioni da parte delle autorità competenti, insieme ad un gruppo di speleologi, il GST di Tricase, provammo a scendere nella voragine per capire in che stato si trovasse.

Ci dovemmo arrendere subito: la vora era ed è colma da una impenetrabile massicciata di rifiuti, i più disparati. Ma un sottilissimo anfratto al fondo, verso sud ovest lascia ancora scivolare l’acqua, che ovviamente viene dapprima filtrata dall’ammasso indefinito di pattume. Anzi no, il nome giusto, quello per cui occorrerebbero tanti soldi per la bonifica, è “rifiuti speciali”. Che non vuol dire che sono preziosi, bensì altamente pericolosi.

Strano come si trovino tante risorse per creare parchi in cemento vibrati, nuovi comparti edilizio-commerciali, lottizzazioni per ville copia-incolla, e altre trovate del genere, ma s’intende sempre per lo sviluppo. Ciliegina sulla torta, sostanze oleose e rifiuti galleggianti sull’acqua di falda, l’unica acqua di cui disponiamo.

Ora quello che ci preoccupa è che la stessa cosa avvenuta alla vora della via per Sirgole, stia accadendo alle altre due vore distanti poche centinaia di metri, visto che non sono “protette” da alcun sistema idoneo di gestione delle acque meteoriche che dilavano in continuo tutte le strade e i campi del promontorio nohano.

Noi di NoiAmbiente e Beni Culturali, insieme ad altre sei associazioni del nostro territorio, abbiamo sottoscritto un comunicato che pubblicheremo quanto prima, in cui chiediamo alla Amministrazione Comunale di Galatina che siano messe in sicurezza le nostre vore, in quanto potenziali porte d’accesso di inquinanti nell’acqua di falda, deleteri per la salute umana.

Vi aspettiamo all’incontro pubblico organizzato per il 23 aprile, dalle ore 17,30 presso Levera di Noha dove, grazie all’aiuto di professionisti del settore, cercheremo di capire quali sono i pericoli causati dalla assoluta mancanza di precauzione verso la gestione delle nostre vore.

Marcello D’Acquarica

 

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