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Le Confraternite di Noha (Quinta Parte)
Di P. Francesco D’Acquarica (del 19/11/2020 @ 19:08:08, in Le Confraternite di Noha, linkato 1259 volte)

Con questa quinta passeggiata nei boschi narrativi della storia di Noha, P. Francesco D’Acquarica inizia a entrare nel dettaglio degli statuti, degli accadimenti, delle curiosità, ma soprattutto delle persone (a noi più vicine, e tanto care) che fecero parte delle Confraternite di Noha.

Noha.it

La divisa

Anche se non abbiamo documenti o foto a proposito dell’abito delle Confraternite del Santissimo Sacramento e della Madonna del Rosario per analogia si può facilmente immaginare quale fosse la loro divisa.

Confraternita del Santissimo Sacramento

Gli iscritti alla Confraternita del Santissimo Sacramento indossavano l’abito di rito composto dalla mozzetta con medaglione raffigurante il Santissimo Sacramento, il camice bianco con cappuccio bianco, che veniva calato sul volto per i riti penitenziali della Settimana Santa, cingolo rosso legato in vita, scarpe nere e calze bianche.

Confraternita della Madonna del Rosario

Quelli della Confraternita della Madonna del Rosario indossavano la mozzetta nera a somiglianza della mantella dei frati domenicani con appuntato sulla sinistra un medaglione con l'effigie della Madonna del Rosario, camice bianco con cappuccio bianco, da calare anche questo sul volto durante i riti penitenziali della Settimana Santa, cingolo bianco e corona del Rosario alla cinta, scarpe nere e calze bianche.

Confraternita della Madonna delle Grazie

Anche la Confraternita della Madonna delle Grazie di Noha aveva la sua divisa.

Nello Statuto così viene descritta:

Art.39 - Nelle funzioni, processioni ed accompagnamenti funebri, i fratelli indosseranno un sacco bianco, legato ai fianchi con una fascia celeste, una mozzetta celeste; uno scudo metallico su cui è incisa l'immagine della Madonna, ed un cappuccio bianco in testa.

Art.40 - Ogni fratello custodirà in casa il proprio sacco; lo custodirà scrupolosamente, e per nessuna ragione lo farà mai indossare da altri che non sia un confratello.

A Noha abbiamo visto l’abito indossato dai soci della Confraternita fino alla morte dell’ultimo confratello, Pietro Costa (u Malampu), avvenuta alla fine del 2012. Ora non c’è più nessun iscritto e perciò possiamo considerare la Confraternita giuridicamente sciolta. Ricordiamo qualcuno degli ultimi confratelli, oltre a Pietro Costa, Andrea Miri, Michele Paglialunga (Pichinnanni), Nino Specchia e Gerardo Paglialonga (Pata).

La popolazione li chiamava “Confratelli”, perché così voleva lo Statuto e anche perché nei confronti di questi personaggi forse nutriva un certo rispetto, se non proprio una certa ammirazione.

Il direttivo era costituito da un Priore e da due Consiglieri maggiori o Assistenti, oltre ad altri otto detti minori che erano: il segretario, il cassiere, due maestri di cerimonie, il sagrestano, l’organista e due revisori dei conti. Queste persone erano elette ogni anno nella terza domenica di dicembre con votazione segreta.

Potevano essere confermati solo per un secondo “mandato”, ma il sagrestano e l’organista potevano essere riconfermati finché si riteneva opportuno. Prendevano ufficialmente possesso dell’incarico il giorno di Capodanno.

Da notare la finezza con cui sono descritti gli impegni dei due cerimonieri e del sagrestano.

Art.9 - I maestri di Cerimonia "la cui scelta sarà fatta dal Rettore d'accordo col Priore" ordineranno e guideranno i fratelli nelle Processioni e nei funerali facendoli procedere a due a due composti e devoti. Veglieranno perchè i Fratelli stiano modesti e raccolti in chiesa per non dar motivo di dissipazioni e di scandalo ai circostanti.

Art.10 - Il Sacrestano suonerà la campana al solito, terrà pulita la chiesa, conserverà con cura e diligenza i paramenti ed i vasi sacri, accomoderà le lampade, non farà entrare persone estranee durante le adunanze, farà insomma tutte quelle cose concernenti il suo ufficio.

L’articolo 13 ricorda che oltre a questi incarichi c’erano anche due commissioni formate da quattro membri ciascuna. Una aveva il compito di discutere l’ammissione o meno di nuovi iscritti e l’altra di discutere quali multe applicare allorché se ne presentava il caso. Pur essendo un’associazione laicale aveva un Rettore Spirituale che era un Sacerdote scelto e proposto dal Direttivo, nominato a maggioranza con voto segreto, e approvato con decreto vescovile. Del periodo che riguarda il secolo scorso troviamo anche i nomi dei Rettori Spirituali che si sono succeduti.

Nel 1924 don Paolo Tundo, con appena dieci anni di Sacerdozio, si diede da fare per riorganizzarla, come lui stesso scrisse nel registro dei verbali della Confraternita. “L’anno 1924 si è cercato di organizzare la Confraternita “Maria S.S. delle Grazie”. Confraternita che da oltre 20 anni si era disorganizzata”.

Perciò Rettori Spirituali dal 1924 fino alla scomparsa della Confraternita furono:

1°  Don Paolo Tundo (Noha 1888-1962)  dal 1924 al 1933

2°  Don Liberato Demitri (Nardò 1889-1964) dal 1934 al 1937

3°  Don Paolo Tundo dal 1937 al 1952

4°  Don Gerardo Rizzo (Noha 1924-2007) dal 1953 fino alla sua morte.

 

N.B. E’ opportuno tenere presente che nel 1850 il Padre Spirituale della Congrega era don Francesco Greco (di Noha 1811-1879), vice parroco di don Michele Alessandrelli.

Già la relazione dell’Alessandrelli del 1850 precisava gli obblighi del Padre Spirituale in questi termini:

Il Padre Spirituale celebra in Ogni sabbato, ed in tutti i giorni festivi: nel sabato dà il solo comodo senza applicazioni. Nelli giorni festivi poi deve applicare pro vivis atque defuntibus fratribus. 

In ogni domenica prima del mese si canta la messa coll'esposizione del SS.mo e dopo la processione intorno la Congrega. L'orazione delle quarant'ore nell'ultimi tre giorni del Carnevale. La Novena del S. Natale, e della Natività di Maria Santissima. Nella morte dei fratelli li funerali, e venti messe piane, in quella delle sorelle il funerale, e dieci messe piane.

Deve la Congregazione intervenire alle processioni del Protettore, dell'Ascensione, dell'Ottava del Corpus, e delle Crociate.

In quanto allo Spirituale s'inculca ai Fratelli la frequenza de' Sacramenti in ogni mese, osservando le regole in tutto quanto riflette la perfezione cristiana.

 

Ma lo Statuto, riconfermato da don Paolo Tundo, precisa ancora quali erano le funzioni che di solito il Padre Spirituale doveva compiere, e cioè:

- Celebrare la Messa in tutte le domeniche e festività dell’anno;

- Cantare la Messa nel funerale di un socio defunto;

- Celebrare due messe mensili per tutti gli iscritti vivi e defunti;

- Cantare la messa funebre il primo giorno dopo l'ottava dei morti, in suffragio dei fratelli e sorelle defunte;

- Fare la pia pratica della Via Crucis durante i venerdì di quaresima;

- Fare la processione del Cristo Morto la sera del Venerdì Santo e quella della protettrice a settembre;

- Fare la funzione per l’ammissione dei fratelli in 4 festività della S. S. Vergine, e cioè: il 2 Febbraio, il 25 Marzo, l'8 Settembre e l'8 Dicembre;

- Curare che si celebrino al più presto le messe per i confratelli defunti;

- Fare quelle altre funzioni che crederà più opportune (sempre lo Statuto) per l'incremento della pietà dei fratelli, purché però queste funzioni non siano di diritto parrocchiale, o non impediscano quelle parrocchiali. Nel dubbio se le funzioni nuocciano al ministero parrocchiale, spetta all'ordinario diocesano decidere e stabilire le norme pratiche da seguirsi.

 

Per essere ammessi alla Confraternita erano richieste alcune caratteristiche:

 - età minima di anni 15;

 - una condotta cristiana;

 - fare domanda al Priore;

 - avere il consenso dei genitori se si trattava di uno minore di anni 21.

Le norme di comportamento sono chiarite negli articoli 22/23. Li rileggiamo perché ci aiutano a capire l’impostazione educativa e cristiana che si intendeva dare ai consociati.

Art.22 - Tutti i fratelli assisteranno alle funzioni che si terranno in congregazione, entrando nella quale faranno un tantino di orazione all'altare, e quindi siederanno al proprio posto. Si ameranno e correggeranno scambievolmente, fuggiranno le cattive pratiche, le male abitudini, le mormorazioni, le liti, i dispetti, i rancori; eviteranno il più che si può la frequenza delle bettole, le ubriachezze, ecc.

Art.23 - Tutti i fratelli sono tenuti ad intervenire alla riunione mensile (ordinaria) nelle ore pomeridiane di ogni terza Domenica del mese (ad eccezione nei mesi luglio, agosto, settembre). Chi manca abitualmente a queste riunioni sopporterà quella pena che il Priore crederà infliggergli.

Si poteva anche essere puniti, di solito con ammende in denaro, o anche espulsi dalla Confraternita per il cattivo esempio.

A proposito degli espulsi è scritto:

Art.36 - Saranno espulsi: tutti coloro che, lungi dal serbare una condotta lodevole, s'immergono in ubriachezze ed immoralità; coloro che resistono alle correzioni, e si rendono insubordinati ai superiori; tutti coloro che non hanno pagato le multe in cui sono incorsi, nello spazio di due mesi; e coloro che hanno ritardato il pagamento della quota annuale per sei mesi. In questi casi però ci sarà sempre l'avviso per iscritto fatto almeno 10 giorni prima.

 

Nel verbale del novembre 1937 è registrata una espulsione così descritta:

Infine di seduta per futili motivi il Confratello G. muoveva lite con un altro Confratello, tanto da venire alle mani. Il Padre Spirituale li esortava alla calma più volte. Il G. continuando a provocare disubbidiva al P. Spirituale e disconosceva la sua autorità in Confraternita. Conscio del mal fatto il G. domandava la cancellazione dalla Confraternita. E’ stata accettata e si è mandato verbale alla Curia per la ratifica.

La Curia di Nardò, come visto nella precedente Parte Quarta, accettava il licenziamento di P. G. dalla Confraternita e data la sua grave insubordinazione decretava di non poter essere più ammesso ad altra istituzione Cattolica. Ma in realtà l’anno dopo fu riammesso in seguito alla sua stessa richiesta (Vedi Verbale del 18 dicembre 1938).

 

Anche le donne, che in Congrega erano chiamate “Consorelle”, potevano essere ammesse con gli stessi diritti e doveri e potevano essere espulse per gli stessi motivi previsti per le eventuali espulsioni degli uomini.

 

La Confraternita della Madonna delle Grazie non aveva rendite da beni immobili. Contava solo sulle entrate mensili di Confratelli e Consorelle e sulle offerte del popolo. E la sua attività si è protratta si può dire fino all’altro giorno.

Segno che la Carità è ben più forte ed efficace di ogni forma di proprietà o possesso.

Download Priori e Rettori della Confraternita della Madonna delle Grazie.

[continua]

P. Francesco D’Acquarica

 

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