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Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
 
 
Articoli del 24/04/2023

Di Antonio Mellone (pubblicato @ 10:06:55 in NohaBlog, linkato 748 volte)

A Noha, per istrada, non è inconsueto imbattersi nel passaggio di un calesse o di una carrozza trainata da uno o più cavalli, quando non di un cavaliere errante a bordo del suo destriero. Non so agli altri, ma a me certi quadretti trasmettono un senso di bucolica, georgica serenità, nonostante le nostre contrade non siano ubicate né letterariamente nell’idilliaco mondo dell’Arcadia (tipo quello cantato dal Metastasio), né letteralmente, vale a dire geograficamente, dato che il Peloponneso è in Grecia e non nella Grecìa Salentina.

Eppure questo piccolo mondo antico (concetto affatto diverso da quello di Jurassic Park) sembra voler sopravvivere nelle nohane lande, sfidando la post-modernità di una società liquida e tendenzialmente nichilista che ci vorrebbe tutti intruppati al servizio del capitale, indifferenti ai valori della tradizione e viepiù del sacro, e subalterni ai mercati: ergo consumatori eterodiretti in gregge alla volta del centro commerciale di rito o in alternativa della piattaforma Amazon (chissà quando riusciremo a dedurre una buona volta che, di questo passo, la vera merce siamo noi).

E questa voglia di comunità e di esistenza (o resistenza) in vita avviene perché in maniera più o meno consapevole sopravvive in loco un pizzico di senso del bene comune non disgiunto da una spolverata di passione: complemento essenziale, quest’ultima, dell’asse ereditario che si apprende soprattutto per imitazione, onde questo borgo viene appellato ormai da un bel po’ “Città dei cavalli” pur senza un visto ufficiale da parte delle cosiddette istituzioni, reputando dunque più che sufficiente alla bisogna la vox populi. Mo’ non per fare una scampanata campanilistica (chiedo venia per l’allitterazione), ma nell’appena passata Fieracavalli di Verona, novembre 2022,  la scuderia Sant’Eligio di Noha dei fratelli Bonuso, che annovera tra le sue fila addirittura un istruttore di nazionalità spagnola, s’è aggiudicata il primo premio assoluto per la categoria “Tiri a 4” nel XII concorso “Verona in carrozza”. Per dire che, almeno in questo campo, non siamo secondi a nessuno.

V’è da aggiungere che tempo fa a Noha, nell’arco dell’anno, si celebravano due fiere dei cavalli: quella del lunedì di Pasqua e quella della Madonna delle Grazie. Si trattava di due appuntamenti imperdibili per gli intenditori, gli appassionati e i curiosi di ogni dove, un momento di ritrovo, uno scambio di cortesie, come dire, cavalleresco tra gli addetti ai lavori, presenti a questa o a quella kermesse - benché vi sarebbe da riconoscere che sono sempre stati i cavalli e i cavalieri di Noha, intra moenia et extra, a fare, ehm, la parte del leone. Ora, un po’ per via del politically correct e un po’ anche a causa di un virus, scusa buona per resettare liturgie secolari e per realizzare il Divide et impera dell’autoritarismo 4.0 (quando invece preservarne atmosfera, dimensione, identità e cultura sarebbe già uno straordinario programma politico), molte fiere dei cavalli nelle quali si gareggiava in prove di forza, resistenza, bellezza, velocità, eleganza, e così via, o sono scomparse dalla circolazione o hanno lasciato il posto a ben più prosaiche sfilate equestri per le vie cittadine. Molto suggestive anche queste ultime, non c’è che dire, ma (mi auguro di sbagliare) i cavallo-raduni nohani del passato rischiano di essere ormai soltanto un ricordo impresso nelle fotografie o nei video pubblicati sul blog Noha.it, che arrivano a registrare decine di migliaia di visualizzazioni tuttora attive.

Sarà forse anche per questo che recentemente qualche personaggio local in cerca del suo ultimo quarto d’ora di popolarità (nel gergo politichese “visibilità”) s’è pure adontato per non essere stato, diciamo così, adeguatamente ritratto. Spiacenti, ma in manifestazioni come questa l’obiettivo delle nostre camere difficilmente indulge ai somari. Quantunque provino, maldestramente, a darsi all’ippica.

Antonio Mellone

[Articolo apparso su “il Galatino”, Anno LVI, n. 8 21 aprile 2023]

 
Di Michele Scalese (pubblicato @ 08:04:21 in Comunicato Stampa, linkato 308 volte)

Carissime democratiche e carissimi democratici,

domani ricorrerà il 78esimo Anniversario della Liberazione dal nazifascismo. In questa data la forza dei giusti ha prevalso sulla visione totalitaria del mondo. Certo, da quel giorno la società è cambiata, emancipandosi fino a proporre un nuovo modello di democrazia che ha bisogno quotidianamente di essere alimentato, e  se ci pensiamo, settantotto stagioni sono davvero tante: corrispondono a tre generazioni di donne e di uomini, a incredibili trasformazioni sociali, conquiste e traguardi della storia, rivoluzionari progressi della scienza e della tecnologia. Tuttavia continuiamo ad assistere da spettatori – purtroppo -  anche a nuove guerre che hanno ridisegnato i confini del mondo. E allora qual è il senso di ricordare con orgoglio la storia di donne  e uomini che hanno rivoluzionato il nostro agire quotidiano? Occorre non dare mai per scontati i diritti di cui godiamo oggi, così faticosamente conquistati e difesi anche con il sangue. Li dobbiamo vivere, difendere ed esercitare insieme ai doveri che non devono rimanere solo sulla carta ma devono essere interpretati da ogni singolo cittadino ogni giorno. Questo è il nostro omaggio più vero e concreto a questa giornata. Non possiamo dimenticare che tra i principi fondamentali della nostra Costituzione, all’articolo 2, vi sono proprio i diritti umani.

Questa giornata non deve essere ridotta solo alla celebrazione, vivendola solo come una semplice ricorrenza: il 25 aprile è il giorno in cui ricordiamo che le nostre radici sono radici partigiane, fondate da uomini e donne che combatterono per la loro e la nostra libertà. Se è vero che l’uomo è specchio della propria cultura e della propria storia, allora ribadisco con forza che noi siamo portatori di una cultura che rimane antifascista, perché, al contrario di ciò che pensano alcuni, si fonda sulla libertà, sull’uguaglianza e sulla democrazia. Tuttavia, è opportuno tenere in considerazione il fatto che tutto, anche i più grandi eventi, possono essere dimenticati: dobbiamo impedirlo riscoprendo il nostro principio di umanità che va ben oltre l’etica ma che fonda le proprie radici su una morale che protende all’Altro, indistintamente. È indispensabile umanizzare la nostra società e ciò significa strapparla al peggior nemico che una società civile può avere: l’indifferenza! Coloro i quali hanno combattuto per questo 25 Aprile ci hanno dimostrato e continuano a farlo, che è importante  vivere come soggetti attivi del proprio mondo, ci hanno spiegato la forza della partecipazione, ci hanno dimostrato la semplicità dell’altruismo. Chi cantava “Bella ciao” tra le lacrime e con le gambe vacillanti, proclamava il sentimento di una comunità trafitta che ha resistito per il Bene comune in nome di quel concetto di umanità che oggi deve ancora farci scandalizzare. E allora scandalizziamoci per i morti i mare sulle coste di Cutro, scandalizziamoci per chi non sa accogliere e irrigidisce il proprio cuore con sentimento egoistico, scandalizziamoci per quella società corrotta che non necessariamente deve essere per forza al di qua del nostro naso per poterlo fare. Scandalizziamoci in nome della giustizia sociale troppo spesso dimenticata per favorire il nostro misero microcosmo.

Siamo abili a trasformare in virtù l’interesse materiale, ma non riusciamo più a considerare virtù il Bene Comune. Se non vogliamo perdere per sempre il più grande insegnamento che ci arriva dal 25 Aprile, dobbiamo tornare a contribuire alla crescita morale della comunità di cui facciamo parte. Se non lo facciamo noi, non lo farà nessun altro. Chi tratta il proprio mondo come un oggetto da usare e da buttar via, tratta la propria umanità allo stesso modo e chi tratta lo spazio altrui come spazio proprio per il proprio interesse, rende vano ogni sforzo compiuto per arrivare a edificare il nostro 25 Aprile. E se occupi una carica o ricopri un ruolo politico, sii tu anzitutto un buon politico. Scandalizziamoci ancora, cari tutti, perché significa oltrepassare le barriere dell’indifferenza per ripercorrere un cammino di Comunità.

Michele Scalese

Segretario Circolo PD - Noha

 

Fotografie del 24/04/2023

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