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Articoli del 26/08/2025

Di Marcello D'Acquarica (pubblicato @ 12:01:47 in NohaBlog, linkato 243 volte)

Il titolo di questo pezzo ripete quello del libro di p. Gian Luigi Blasi (tipografia Editrice Marra Eugenio, Galatina, 1934, XII). Libro che, se letto con attenzione, e alla luce della realtà che ci circonda, fa scivolare in un mondo, come dire, surreale.

Così scrive l'autore alla pagina 9: “Galatina [...] circondata da floridi orti, da pingui vigneti e da verdeggianti uliveti, siede tranquilla la bianca e nitida città, come incastonata nel verde smeraldo”.

Probabilmente il nostro p. Gian Luigi Blasi si riferiva soprattutto a quel polmone di verde che dalle terrazze del Convento di Santa Caterina, di cui fu Superiore dall’anno 1929, si poteva ammirare volgendo lo sguardo a est, in direzione Soleto, così come possiamo immaginare noi osservando la foto allegata. Qualche anziano galatinese potrebbe averne ancora memoria.

Prosegue ancora l'autore nella sua dolcissima iniezione di pace: "Le sue piazze con giovani palme, pini arditi, oleandri e fiori; le sue vie più larghe piantate ai lati di robinie, querce ed altri alberi, le molte e capaci chiese con i loro campanili, i suoi grandi istituti di educazione e di carità le danno un aspetto magnifico e la rendono bella, gentile e piacevole".

Sono molti gli autori d'altri tempi che ci consolano con parole e pensieri di bellezza sulla nostra Galatina: che a dire il vero si fa fatica a immaginarla diversa da come poi è diventata.

Percorrendo la via per Lecce, dall’altezza dell’Hotel Hermitage in poi, osservando l’orizzonte potremmo immaginare di vedere ancora quel "circondata da floridi orti e verdeggianti uliveti". E invece il panorama è ben altro. Sembra un affronto alla memoria, una sciabolata sanguinante sul petto, tanto il nerume sparso nei campi, fumati di nero con i prati deserti di vita e quali superstiti attori le infinite distese di pannelli fotovoltaici, un ennesimo sacrificio per il nostro inarrestabile “progresso”, quello del profitto "costi quel che costi".

Dicono che allunghi la vita media della gente, ma di fatto ultimamente uccide sempre più prematuramente: non si contano più padri e madri che sopravvivono ai figli.

Sempre sulla stessa strada, percorrendola al contrario e cioè verso l’ingresso della nostra "bella e gentile e piacevole città", "le capaci chiese" sono sovrastate da ben altri campanili, le cui banderuole segnano “profumi” a seconda dei venti, e quell’"incastonata nel verde smeraldo" resta come un tragico miraggio.

Ebbene sì, le immagini fotografiche, reali e non ancora manomesse dall'I.A. non mentono: a valle della nostra Galatina "bella e gentile e piacevole città", ci stava, a quanto pare, una selva verdeggiante, come dire, il Torcito galatinese, così provvidenziale da fare invidia a certi fantastici parchi periurbani montati ad arte, dalla solita propaganda trionfalistica. Salvo poi regalare a Terna (o a chi per lei) altro suolo agricolo a ovest della collina di San Sebastiano per l’ennesimo impianto necessario alla “rivoluzione green”.

Certo il nostro povero autore della “Gemma di Galatina” non poteva immaginare che un giro di soldi, un sistema informativo da far accapponare la pelle (“tutta colpa della sputacchina” dicevano) e una trascuratezza scientificamente manovrata avrebbero fatto radere al suolo milioni di alberi secolari, tanto meno che 25000 cittadini, costretti in un quarto di Galatina urbanizzata, si ritrovino oggi a essere circondati da interi rioni di caseggiati vuoti, vie larghe stracolme di automezzi invece che di querce e robinie, e da mega impianti di ogni genere invece che da orti.

I tempi cambiano e mica si può stare a guardarsi indietro, bisogna tirar dritto a qualsiasi costo. I responsabili di Arpa Puglia, durante il Focus sulle linee guida per la protezione ambientale organizzato il 22 novembre scorso presso il Monastero di Colonna a Trani, dicevano che di fatto non possiamo fare a meno dell'industria per cui la stella polare di quell'incontro verteva sul pensiero unico che ormai è un vero cavallo di Troia (dove i troiani sono i cittadini inermi): "L'ambiente non può prevaricare l'economia". O meglio: "l'ambiente non può essere un detrattore dell'industria".

Una prece.

Marcello D’Acquarica

 

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