La casa rossa di Noha è un’opera artistica di rara fattezza.
Meriterebbe una maggiore attenzione e soprattutto andrebbe resa fruibile da tutti.
Nel frattempo che l’attuale proprietà si adoperia tal fine (come promesso in svariate occasioni),abbiamo pensato di mostrarvi la proceduraper riprodurre dei piccoli altorilievi in terracotta.
Ecco di seguito il video realizzato da Marcello D’Acquarica.
Buona visione.
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Lo sapevate che anche Noha annovera tra i suoi figli un novello Leonardo da Vinci? Eccovi di seguito le prove della creatività del nostro Marcello da Noha, dimorante però nell'Italia del Nord. Molto altro troveremo e leggeremo sul prossimo numero del nostro rotocalco on-line "L'Osservatore Nohano", per il quale fervono già freneticamente i preparativi.
Il moto-parti
Sono i corsi ed i ricorsi della vita. Quando il filone d’inventiva della moda esaurisce la fantasia ecco che si riprendono le idee passate. E quello che si usava quaranta anni prima ritorna di moda, quasi uguale, con qualche modifica innovativa. Ed ecco riproporsi il monopattino, di tutte le dimensioni. Piccoli e meno piccoli. Di plastica per i più piccini ed in alluminio per i più grandi.
“Correvano” gli anni '60, ed a Noha circolavano solo due Fiat 500 belvedere, un Maggiolino e tanti traini e ciarabà a cavallo. In compenso correva indisturbata la “Formula 1”dei moto-parti . Ogni strada con una lieve discesa era adatta per la pista. Rombanti e veloci sfrecciavano sull'asfalto appena rifatto rotolando con i cuscinetti recuperati da pezzi di vecchi motori e che fungevano da ruote. Venivano costruiti con delle assi di legno e chiodi rubati ai muratori. La pista preferita aveva come partenza la Piazza, all’angolo de lu barra de lu Mante e de lu Pietro ed il traguardo alla fine della discesa presso la grotta di Lourds. Furono i precursori dei motorini con marmitte sfondate e carburatori maggiorati, un altra storia. .
N.B.: progetto collaudato ma non garantito. Non rispondiamo di eventuali danni a persone o cose dovuti da un uso inadeguato delle sofisticate apparecchiature descritte in questo documento .
Le carrozze
Tempi duri e scomodi. L'acquedotto non c'era ancora. Le donne usavano fare il bucato non con le lavatrici, che non sapevano ancora cosa fossero, ma con grandi “limbi” e la “lisciva” al posto della candeggina. Nelle vecchie case del centro i pozzi neri (soprattutto quelli senza “ventalora”) si riempivano in fretta. Allora per risparmiare la chiamata del carro pompa per lo svuotamento, ogni carico e scarico doveva essere fatto trasportando l'acqua a mano, con l'ausilio delle “carrozzine”, dalla fontana per il carico di acqua pulita (e giù code interminabili) e poi, in aperta campagna appena fuori dal paese, per lo scarico dell’acqua sporca.
Intanto per noi bambini era anche un divertimento. Cosi, mentre ci si rendeva utili in casa, per le vie del paese si faceva a gara per arrivare primi alla meta, senza caschi ne protezioni per gli arti, ogni tanto qualche carrozza perdeva le ruote ed i piloti la pelle (delle mani o delle ginocchia).
N.B.: progetto collaudato ma non garantito. Non rispondiamo di eventuali danni a persone o cose dovuti da un uso inadeguato delle sofisticate apparecchiature descritte in questo documento .
Marcello D'Acquarica