feb092025
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L'avevamo annunciato poco tempo fa su queste stesse colonne, asserendo che di questo passo avrebbe avuto bisogno di un restauro conservativo anche il ponteggio installato (a perenne monito) in piazza San Michele per i lavori alla torre civica. I tempi si sono diluiti, liquefatti, allungati come il brodo, passando dai 150 giorni trionfalmente annunciati (eia eia alalà) ai 365 tra qualche settimana.
Nell'attesa dello spumante per i festeggiamenti di questo nuovo record, l'impalcatura ha iniziato a dare segni di insofferenza, lanciando 'ndo cojo cojo chiodi, mensole, listelli o tavole. Nell'immagine un enorme pesante massello da carpenteria precipitato non si sa da dove, per stavolta sulla cabina del bagno chimico installato in via Trisciolo; il prossimo avverrà senza meno su qualche altro cesso.
Nel frattempo consoliamoci ascoltando l'inno del Baccassino scritto a mo' di colonna sonora per questa specialissima riqualificazione urbana: "Tu mi rubi l'andita".
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Noha.it
feb082025
È la sfilata di Noha ad aprire il Carnevale salentino e anche quello del Comune di Galatina, che coinvolge pure la frazione di Collemeto.
Inaugurato per la prima volta l’anno scorso, per la seconda edizione l’evento organizzato dalle associazioni Nove e ¾, Levèra, Gruppo carnevalesco nohano e sezione di Galatina di Legambiente, in collaborazione con l’amministrazione comunale, mantiene viva l’attenzione sull’impegno sociale e l’inclusione.
I tre carri che sfilano sono stati realizzati dai nohani, ispirati a tre grandi temi: “Sport, disabilità e inclusione”, personaggi dei cartoni animati e musica. Accompagnati da maschere singole e gruppi mascherati, quello dell’Istituto comprensivo Polo 3 e altre scuole del territorio, si avviano alle 15 da via Castello, attraversano il paese e arrivano nei pressi di via Petronio dove tutti i partecipanti ricevono un riconoscimento e vengono premiati il carro, il gruppo e la maschera singola più belli.
A far divertire tutti ci pensa il cabaret di Zigo, poi si balla con Tekemaya e i dj set di Radio Orizzonti Activity.
(Fonte: quiSalento, Febbraio 2025)
feb032025
Qualcuno lo sa già, qualcun altro lo scoprirà a breve sulla sua pelle, o in qualche altra parte anatomica. Insomma da una manciata di settimane il dottor Maghenzani, uno dei tre medici di base di Noha, è andato in pensione e non è stato sostituito da un nuovo specialista in medicina generale, sicché i superstiti (bravi) dottori Rizzo e Cazzato, e qualcun altro fuoriporta, han dovuto farsi carico, chi più chi meno, della quasi totalità dei pazienti del loro ormai ex-collega, con tutto quello che la novella mole di lavoro comporta. Non ci vuol mica una laurea magistrale in fisica quantistica per capire che il tempo da dedicare a un mutuato sarà viepiù ridotto, mentre quello d’attesa amplificato oltremodo, con probabilità purtroppo crescente di errori, trascuratezze, magari rinvii se non proprio rinunce alle cure. E quel che accade nel mio paese, mutatis mutandis, si spalma come nutella nel resto di borghi e metropoli d’Italia. A Collemeto, per dire, salvo novità dell’ultima ora, del medico della mutua si parla solo a “Chi l’ha visto?”, oppure se ne trasmette l’epopea su Canale 34, quello dei film amarcord.
“Mancanza di medici” ti dicono allargando le braccia, o stringendosi nelle spalle, quelli che tutto accettano dell’esistente senza batter ciglio, tutto scusano, e a tutto s’adattano non provando minimamente a cambiare il mondo, ma solo se stessi: mi riferisco ai Resilienti, i profeti dell’Andrà Tutto Bene, razza prolifica e in costante crescita vista l’inoculazione diuturna da parte di quasi tutti i canali ortodossi di massicce dosi di anestetica distopia promossa al rango di utopia balsamica dagli imbonitori professionisti - onde “1984” di Orwell non è più un romanzo di fantapolitica, ma un case-study empirico con tanto di dignità di stampa su riviste scientifiche tipo Nature, Lancet o National Geographic.
Sembra un secolo fa l’epoca in cui era sufficiente la richiesta del tuo medico per un ricovero presso il locale ospedale (pubblico) al fine di “farti tutti gli accertamenti”: oggi per una cosa del genere persino l’archiatra verrebbe immolato sulla pubblica piazza dal direttore generale dell’Asl coadiuvato dall’assessore regionale al ramo, dacché le più recenti regole prevedono che l’ospedalizzazione venga gentilmente concessa dall’infarto del miocardio in su, ma per non più di due/tre giorni lavorativi. Per il resto sarai tu stesso a dover individuare uno specialista, meglio se a pagamento, altrimenti, causa liste d’attesa, faresti prima a contattare l’agenzia delle pompe funebri. Il suddetto specialista ti indicherà poi ulteriori analisi da laboratorio, e giacché qualche lastra. Il radiologo, a sua volta, ti spedirà dal neurologo, il neurologo dal cardiologo, il cardiologo dall’internista, l’internista dall’endocrinologo, l’endocrinologo dal reumatologo, il reumatologo dallo psichiatra ma saltando lo psicologo: il geriatra, se campi, verrà da sé alla fine dell’odissea. Un tempo i medici erano intorno a te, ora sei tu a dover girovagare attorno a loro.
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gen132025
L’inquinamento atmosferico danneggia la salute: è indispensabile agire per migliorare la qualità dell’aria. Come arginare l’impatto dell’inquinamento sulla salute secondo “ISDE”. Ecco un esempio:
“L’incremento degli spazi verdi nelle zone di residenza aiuta a favorire il miglioramento. Può essere di aiuto rispettare la regola del 3-30-300: ogni abitante di una città dovrebbe poter vedere tre alberi dalla sua finestra, vivere in un quartiere di cui il 30% è alberato e avere accesso a un parco o una foresta a meno di 300 metri da casa o dal luogo di lavoro”.
Chissà se i nostri sindaci e i loro assessori all’urbanistica, dico anche di Galatina e frazioni, ovviamente inclusi i precedenti, comprendono quali conseguenze socio-economiche comporta lo stato in cui si trova la nostra bellissima città, gloriosa per gli antichi fasti culturali e artistici. Contando le villette, o gli pseudo-parchi pubblici (pseudo è prefisso obbligatorio), presenti in città, e cioè: Falcone e Borsellino, Bersaglieri, San Francesco, piazza Alighieri, Parco di via Calatafimi, Stazione e Giovanni Fedele, secondo un calcolo approssimativo risultano esserci meno di 2 mq di verde pubblico pro capite (*), mentre il Decreto ministeriale 2 aprile 1968 n. 1444 imporrebbe ai comuni un minimo di 9 mq pro-capite. Tenendo conto che villette o pseudo-parchi in buona parte sono ricoperti da estese superfici di mattoni e cemento, si abbatte notevolmente la quantità di verde a testa, condizione necessaria (ma non sufficiente) per la famosa salute dei cittadini. La stessa cosa varrebbe per le frazioni di Noha, Collemeto e Santa Barbara. Di fatto il PUG galatinese vigente sembra dire qualcosa d’altro(**). Per cui dopo aver ascoltato insistenti dichiarazioni pubbliche di alcuni amministratori in carica, i tanto decantati "parchi" converrebbe definirli sin da subito con il giusto nome, vale a dire “comparti edilizi".
Note
gen132025
Prima donazione (di tante) del 2025.
dic252024
Che uomo di poca fede che sono. Io pensavo che il cantiere per il restauro alla torre dell’orologio di Noha fosse stato sospeso immediatamente dopo l’annuncio trionfale d’inizio lavori da parte del sindaco, il montaggio dell’andita e la sgrattata introduttiva alla pietra leccese di cupoletta e balcone da parte della ditta incaricata, nell’attesa della pronuncia della suprema corte di cassazione, cioè della soprintendenza alle belle arti, in merito alle “valutazioni e prescrizioni a cui il comune deve sottostare” [questo il testo ufficiale proferito dalle alte cariche cittadine, ndr.]. Vuoi vedere, pensava l’ingenuo che è in me, che in soprintendenza si staranno scannando fino all’ultimo sangue tra la fazione che predilige il rosso pompeiano e la frazione che propenderebbe per lo scarlatto nohano da applicare con una mano di vernice ad alcuni segmenti della facciata monumentale del locale minareto, mentre da quest’altre vande primo cittadino, assessori, delegati, e il resto del cucuzzaro non vedono l’ora [e chi è che la vede? ndr.] non solo di tagliare il nastro inaugurale dell’opera pia, ma anche (soprattutto) di fare linguaccia e gesto dell’ombrello a noialtri pessimisti storici leopardiani, pronti a stigmatizzare la vocazione all’inconcludenza di una classe politica dall’indubbia expertise in personal branding, un po’ meno invero in customer care, corroborata dalla suadente (o micidiale: a seconda dei punti di vista) favella del guru che la rappresenta sullo scranno più alto della comune.
Insomma dopo il mio iniziale abbaglio, e la conseguente congettura secondo la quale gli operai addetti alla nostra guglia civica sarebbero in smart working come moda comanda, compulsando le pagine social diciamo istituzionali, tipo quella del sindaco condivisa una quindicina volte dai suoi pollowers in estasi, ho risolto l’enigma del giallo alla Montalbano de nohantri: come da video rivelatore con colonna sonora da fare invidia a quella di Rocky4 e parole d’ordine motivazionali (tipo Impegno, Determinazione, e principalmente Nuovo Asfalto) i lavori vanno avanti a tutta lena ma, signore e signori, in NOT-TUR-NA, per non disturbare il manovratore o, chessò io, le attività commerciali, i pensionati sostanti in piazza, ma prima di tutto il traffico (“traffico” da proferire in siciliano stretto come in Jonny Stecchino).
Certo, siamo ben lungi dai famosi 150 giorni di duration stampigliati sul cartello dei “lavori” più divertente del mondo, visto che nelle sue immediate adiacenze non si scorge né una data d’inizio né una di fine prestazione (evidentemente la giunta virginale avrà chiesto una deroga al testo unico dei Lavori Pubici), e oggi abbiamo tagliato il record dei 300 dì di acqua passata sotto i ponteggi - e di questo passo 6, 7, 800, ma anche 1000 di questi giorni non ce li leverà nessuno. Ma vuoi mettere: di notte ti muovi con più circospezione, ma stai più attento ai dettagli. Nel frattempo complottisti e vittimisti dalle più tetre previsioni blaterano della necessità di un’ulteriore novella ristrutturazione: attenzione, non del campanile nohano (che ha ormai i suoi anticorpi sin dal 1861), ma della stessa incastellatura (fatta di telai, giunti, diagonali, basette, perni, parapetti, scale, eccetera), che rischia di trasformarsi in una congerie di ferrivecchi, mentre il bagno chimico di complemento in un cesso.
Ma tranquilli, da qui alla fine dei tempi qualcosa succederà. Per il momento i difensori d’ufficio continueranno a giustificare i loro beniamini, le masse a essere imbonite dagli affabulatori, gli analfabeti funzionali a non capire quello che scrivi (urge un disegnino), e vivaddio i bidonati a likkare i bidonisti.
Antonio Mellone
dic062024
C’è il carrozziere, il fruttivendolo, il titolare di una pescheria di lusso, il distributore di prodotti caseari rigorosamente campani, e pure il muratore, il contadino, l’idraulico, il pittore (di case, non ancora di quadri), l’addetto ai generi alimentari… Ma non stiamo parlando dei personaggi in cartapesta di un tipico presepe popolare, bensì dei maestri concertatori vivi e vegeti che hanno apparecchiato la greppia della Natività betlemita in miniatura, con tanto di dintorni sabbio-rocciosi, nel vestibolo della scuola materna di Noha, meglio nota come Asilo.
Si dà il caso che codesti artigiani-quasi-artisti abbiano acquartierato la grotta per il Bambino nel luogo dove i loro figlioli hanno iniziato a sperimentare i test tecnico-educativi di entrata in ruolo nella società. Per inciso qualcuno ha confessato, non senza un pizzico di commozione, che la cosa che più l’ha colpito nel rimetter piede in quella scuola materna a distanza di decenni, stavolta nelle vesti di padre non più di alunno, sono stati gli armadietti storici, e ancor di più l’atmosfera incantata e il profumo del tempo che fu [chissà perché a me invece colpisce ancora il palcoscenico, quello dal quale, durante un provino, sospinto spero involontariamente da una compagna di corso, capitombolai nella buca del suggeritore superando il record mondiale di bernoccoli, ndr.]. Ma ritorniamo a noi, ché le divagazioni potrebbero portarci in esilio, più che all’asilo. Insomma sono una quarantina, questi pargoletti, seguiti dagli insegnanti, e dalle quattro Suore Discepole di Gesù Eucaristico (congregazione presente a Noha dal 1957), che da qualche anno a questa parte si sono impreziosite dei colori dell'ecumene che ha valore di civiltà: voglio dire di consorelle provenienti da almeno tre continenti sui cinque esistenti (mancherebbero giusto l’Oceania e l’Antartide) con tutta la ricchezza culturale che questo comporta. Orbene, questi genitori (le rispettive consorti sono impegnate in contemporanea in sala teatro nelle prove dei canti natalizi sotto lo sguardo compiaciuto di don Paolo arciprete, immortalato in controfacciata nel grande quadro del 1939), al termine della loro giornata lavorativa che di sicuro non sarà una passeggiata rilassante, anziché spaparanzarsi sul divano davanti alla tv elettroencefalopiallatrice, han deciso di fare lo straordinario lavorando a tutta birra (Birra Moretti per la precisione: a casse) all’allestimento del “presepe più bello del mondo”.
E l’han fatto cercando di rispettare gli orari di un Avvento non avventato (tutto pronto per l’Immacolata), il luogo sacro (sono pur sempre nell’anticamera della cappella del monastero), l’economia circolare (riciclando tutto il possibile), l’arte della prospettiva in scultura (i pupi più piccoli sono piazzati sui monti, i più grandi in primo piano), le antiche usanze e le nuove (dirimpetto al tradizionale presepe anche un grande albero di Natale, il cielo stellato con i nomi di tutti gli alunni, uno per stella, e la relativa fototessera su un pacchetto regalo). Ma la chicca del manufatto, bisogna riconoscerlo, è il ruscello, così alto e spettacolare che le cascate del Niagara vorrebbero assomigliargli. Certo, per un momento, a causa di una perdita d’acqua, c’è stato anche il rischio che l’asilo di Noha si trasformasse nel lago di Como incluso il ramo che volge a mezzogiorno: ma grazie al pronto intervento dell’astante idraulico Noè può continuare a dormire sonni tranquilli.
Secondo suor Gemma, la decana delle monache nohane, “Quest’opera, che rappresenta la mangiatoia del Dio che volle farsi uomo, vincerà il concorso”. Orbene, non si sa precisamente quando e da chi sarebbe stato bandito ‘sto benedetto concorso. Ma nell’eventualità, il primo premio spetterebbe a quel che ormai è diventato per molti “il presepe più bello del mondo”. Vabbè, se non proprio dell’intero globo terracqueo, senza dubbio alcuno di quel piccolo mondo antico che è Noha.
ott032024
Non è che vi scordate dell'appuntamento di domani sera, quello del concerto delle 20.30 a cura della Giovane Orchestra del Salento, che, per via delle condizioni meteo, avrà luogo al chiuso e al coperto (ma sarà di fatto un'escursione all'aria aperta) nel teatro Domenico Modugno di Aradeo.
L'ingresso è gratuito (e anche l'uscita).
Come certamente avrete avuto modo di leggere, si tratta dell'inaugurazione del nuovo anno "accademico" del Circolo Levèra di Noha, un gruppo di persone indipendente dagli schieramenti e con tanta voglia di cittadinanza, dialogo, pace, arte e giustizia.
Forse non serve altro per ottenere un certificato di resistenza in vita.
Noha.it
ott022024
Per questioni legate alla pioggia (pur sempre "multo utile et humile et pretiosa et casta"), il concerto di venerdì prossimo 4 ottobre, previsto originariamente in piazza Castello a Noha, trasloca al coperto ad Aradeo, al teatro Domenico Modugno. Stessa ora.
Questo nell'attesa di un nuovo teatro tutto nohano, che potrebbe trovare ospitalità o nella sala del Cinema dei Fiori del tempo che fu, o nell'antico stabilimento della distilleria Galluccio.
Sogno? Forse. Ma il pensiero è già azione.
Noha.it
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