\\ Home Page : Storico : NoiAmbiente (inverti l'ordine)
Di Marcello D'Acquarica (del 21/10/2025 @ 08:13:31, in NoiAmbiente, linkato 1478 volte)

Fino a qualche anno fa a Galatina e a Noha crescevano i comparti come funghi, e mattone su mattone il destino pareva segnato per sempre: un tutt’uno di case e asfalto attraversati da un unico viale alberato, tuttora vivo e vegeto, sopravvissuto alla fobia che degli alberi sembrano provare certi agronomi del “quando occorre”, del “quando diventano troppo alti”, o “del fuori baricentro”, corroborati dai politici del “ce lo chiede la provincia” (o il “sovranazionale”, lo scaricabarile del momento, il primo e ultimo ostacolo invalicabile  per procedere senza indugio alla mattanza in corso di tutto il territorio).

Ma ora, quanto meno per la zona cosiddetto “Spagheto”, (Tav. 2 del PUG) che si trova fra lo “Scorpo” e la masseria Colbaldi,  il giochetto è finito, e per il prossimo comparto si dovrà attendere il riempimento fino all’orlo della cava (attività che sembra stia procedendo di buona lena con i famosi inerti, ma certo qualche mistura chimica non mancherà alla bisogna, di inerte oramai c’è ben poco, se no che gusto c’è), oppure bisognerebbe spostarsi un po’ più in là, dov’è previsto il grande Parco Periurbano, vale a dire il polmone dipinto di verde, verso il tramonto (cioè a ovest) di Galatina. Da quest’altra parte invece una morsa di pannelli agro-fotovoltaici per un totale di 178.524 m2, (17,8 ettari) costituiranno il patto d’acciaio (e ferro e silicio e fili e gomme) tra Noha e Galatina. Un progetto che venne presentato nel lontano 20/12/2019, come da visura di esproprio, e che fu “congelato” da un ricorso al Tar da parte della precedente amministrazione.

Ecco l’ospite inatteso che sugellerà l’unione:

Dal verbale del consiglio comunale: In Consiglio Comunale il Regolamento per la tutela del benessere degli animali

12. Approvazione schema di convenzione regolante i rapporti tra il Comune di Galatina e la Società HEPV 03 s.r.l., per la compensazione e il riequilibrio ambientale a fronte della realizzazione di un impianto agri-fotovoltaico [notare il prefisso Agri che fa più green, ndr.] per la produzione di energia da fonti rinnovabili nel territorio del Comune di Galatina per una superficie pari a quasi 18 ha.

Il ricorso al Tar effettuato dalla precedente amministrazione, da quanto è emerso dall’ultimo consiglio comunale, pare sia stato così liquidato: “L’impianto s’ha da fare”.

Nulla si può quando la decisione è, appunto, sovranazionale. Così è deciso, l’udienza è tolta.

L’ultimo straccio di biodiversità, seppur flagellato dai rifiuti della cava, pur essendo un ultimo attimo di respiro senza cemento e catrame per i cittadini che risiedono fra Noha e Galatina, deve essere annientato.

Un’ultima cosa a proposito degli usi civici. Si tratta del diritto che è passato dal semplice godimento “delle utilitates offerte dai boschi, terre ed acque ed erbatico in genere - Art. 142 del Codice dei beni culturali e del paesaggio del 2004 - c.d. Legge Galasso-, a garantire invece oggi “[…] una funzione di conservazione, in termini di compatibilità ambientale, secondo il criterio dello sviluppo sostenibile, e cioè in vista di una qualità della vita idonea alla sopravvivenza delle generazioni future” (M.A. Lorizio, Demani civici e tutela dell’ambiente, in Dir. E Giur. Agr. IX, 1993,453 s.)

 
Di Marcello D'Acquarica (del 17/10/2025 @ 08:38:04, in NoiAmbiente, linkato 367 volte)

Venerdì 9 c.m., a Galatina, si sono svolte due importanti manifestazioni pubbliche.

Una riguardava l’inaugurazione al quartiere fieristico de "I Promessi Sposi", kermesse sul business dei matrimoni; l'altra invece, la presentazione del PAESC, Piano d'Azione per l'Energia Sostenibile e il Clima ( https://share.google/2joLvHTYB0plnW4lG), svoltasi in un’aula del Palazzo della Cultura. È stato presentato ai cittadini (pochissimi a dire il vero), un documento programmatico con cui gli enti locali pianificano le loro azioni per raggiungere gli obiettivi fissati dal cosiddetto Patto dei Sindaci per il Clima e l'Energia, l'Agenda di sostenibilità 2030 e il Green Deal europeo, a cui il Comune di Galatina nel 2022 ha aderito per la prima volta,  con una serie di politiche intersettoriali: dall’ondata di ristrutturazioni, alla mobilità sostenibile, alla sostenibilità del sistema alimentare,  alla transizione ecologica e all'economia circolare, al fine di raggiungere l’obiettivo della neutralità carbonica nel 2050. Argomenti tosti, certo. Auspicabile, “[…] ma non al 2050, un termine irragionevolmente lontano al quale saremo tutti tombati, per ragioni generazionali, certo, ma anche per ragioni di dissesto del suolo

(100 PAROLE per salvare il suolo, di Paolo Pileri; Altra Economia soc. coop. Milano 2018).

Il sacrificio richiesto a Galatina e dintorni in termini di consumo di suolo per la produzione di energia alternativa rispetto al fabbisogno territoriale (dati GSE e Ispra) evidenzia un’enorme contraddizione, comportando la penalizzazione della biodiversità, e l’abbattimento delle ragioni vere dell’ambiente. Ci chiediamo quali azioni siano previste nel piano per rimarginare questa evidente forma di ossimoro, o se, come spesso succede, il tutto verrà approvato a maggioranza senza che si sia letto (e magari compreso) il contenuto delle oltre 100 pagine che invero sanno tanto di copia-incollatura da altrettanti piani del genere.

Saremmo davvero felici se la nostra amministrazione, sempre così attenta ai “polmoni verdi”, prendesse coscienza dell’altro lato della medaglia di certi “patti” sovente apportatori di benefici a una (la solita) ristretta cerchia di stakeholders. Solo questa presa d’atto potrebbe portare al sovvertimento di una situazione drammatica che vede il nostro distretto in maglia nera, tra i più malati nella provincia di Lecce. Il più grave in assoluto dei non pochi primati raggiunti in questi ultimi decenni dalla nostra Galatina.

 
Di Marcello D'Acquarica (del 01/10/2025 @ 09:56:07, in NoiAmbiente, linkato 573 volte)

Per comprendere meglio lo sviluppo sia urbanistico che demografico del nostro Comune abbiamo sovrapposto a una pianta rilevata da Google Maps della Galatina odierna una pianta dell’IGM del 1953, rispettando i requisiti richiesti per la condivisione e cioè per scopi didattici e con una risoluzione minore di 100 dpi.  Da quanto si evince dal confronto si può facilmente capire che la parte urbanizzata è più che raddoppiata nel giro di pochi decenni, mentre il numero di abitanti del periodo considerato è all’incirca il medesimo. Vediamo meglio qualche dettaglio.

Ovviamente, il consumo di suolo, non si è limitato al territorio urbano, secondo l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ISPRA, Galatina è il Comune della provincia di Lecce con la più alta percentuale di suolo cementificato, o piastrellato o asfaltato o comunque reso sterile, e i risultati, purtroppo, si vedono.

Per esempio:

  • Lecce - Ettari 3539,75; (24.100 Ha 7%);
  • Nardò - Ettari 2056,11; (19.048 Ha 10.79 %);
  • Soleto - Ettari 507,29 (2995 Ha - 16.93 %);

mentre

  • Galatina - Ettari 1258,29; (8.200 Ha - 15.35%;

Ma c’è una novità. Nel 2024, con l’avvento di progetti per migliaia di ettari per impianti fotovoltaici, eolici, BESS (Battery Energy Storage System) nelle campagne, per servire Terna S.p.A. una delle principali aziende italiane nel settore dell’energia che guarda ai profitti e molto meno alla salute della popolazione residente, Galatina passa dal 15,35% al 21% di consumo di suolo del suo totale. Ma questa delle campagne fertili trasformate in impianti di rifiuti per la produzione di energia alternativa è un’altra storia.

(in questo sito del Ministero dell’Ambiente, basta scrivere il nome del Comune per accedere agli impianti in progetto Elenco VIA - Valutazioni e Autorizzazioni Ambientali - VAS - VIA - AIA)

(sito dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale con i dati che riguarda il consumo di suolo  https://www.isprambiente.gov.it/it/attivita/suolo-e-territorio/suolo/il-consumo-di-suolo/i-dati-sul-consumo-di-suolo)

Riguardo invece alla situazione demografica, consultando i dati riportati da Tuttitalia.it con grafici ISTAT, il numero degli abitanti di Galatina risulta pari a 25000 circa, oggi come 70 anni fa. Le motivazioni che portano a tale risultato si possono trovare seguendo quanto riportato nelle tabelle delle nascite e dei decessi, e in quella che riporta il dettaglio del comportamento migratorio, il tutto in una fascia temporale che va dal 2002 al 2023 abbiamo:

NELL’ANNO 2023

TOTALI NEL PERIODO CHE VA DAL 2002 AL 2023

 NATI                161

 4609

 MORTI            370

 6312

 EMIGRATI      444

 9313

Si deduce che i nati risultano in forte calo, mentre i decessi superano di brutto le nascite, e gli emigrati in aumento costante del 5% all’anno rispetto al totale.  Un futuro più per fantasmi, a quanto pare, che godranno quindi di cattedrali nel deserto.  https://share.google/vCdUYbo6Q7dfArhr0

Questo spiega il fenomeno della diminuzione della popolazione galatinese nel corso degli anni.

 

Così come i danni alla salute dell’uomo e dell’habitat si manifestano a distanza di numerosi anni o decenni rispetto all’evento che li ha cagionati, a volte persino molto dopo la dismissione dell’attività inquinante.

Non abbiamo ancora per le mani un documento che ne indichi con precisione la nascita, ma dalle testimonianze pubblicate finora possiamo dire che lo “Stabilimento Brandy Galluccio” è nel compimento del suo secolo di vita, anche se già da tempo lo si vede agonizzante, tecnicamente morto.  Sappiamo per certo che importanti eventi contribuirono al commercio locale tra cui la tratta ferroviaria Lecce-Gallipoli che venne inaugurata nel 1881, e la prima centrale elettrica galatinese che venne realizzata Il 21 aprile del 1921. Quelle che nel gergo moderno si chiamano “infrastrutture”. Da alcune informazioni e da qualche foto già pubblicata, si deduce che l’opificio è un vero scrigno di archeologia industriale e, seppur l’abbandono e l’ignavia ne abbiano fracassato l’integrità, con un po’ di curiosità e fantasia specifica si possono ancora ammirare i suoi circuiti idraulici collegati a una sequenza ordinata di vasche e motori elettrici, corredati a loro volta da distributori a manica arrotolata con metodo scientifico, in modo da ottimizzare i processi della lavorazione  e gli spazi, insomma un cuore ancora pulsante fatto di caldaia, serpentine, alambicchi e condensatori per trasformare i vapori in liquidi. Oppure seguendo le trasformazioni dell’opificio, tavoli e mani di operaie operose impegnate nella preziosa lavorazione e conservazione di salse e marmellate.

Molto interessanti risultano anche alcuni ricordi di una nostra concittadina Assuntina Coluccia, classe 1936, già pubblicati sul sito Noha.it  (https://www.noha.it/NOHA/articolo.asp?articolo=4937):

“Appena buio, nello stabilimento del Brandy Galluccio, aveva inizio il turno di notte. Di giorno lavoravano gli uomini addetti alla fornace e alle bolliture dei pomodori e delle mele cotogne, di notte entrava la squadra delle donne che a mani nude pelavano i pomodori ancora bollenti per sistemarli nei barattoli di vetro. Le donne di giorno dovevano badare ai bambini e governare casa. Per fortuna le cose sono cambiate, e per le donne oggi c’è più rispetto”.

Immagine che contiene testo, mappaIl contenuto generato dall'IA potrebbe non essere corretto.

E ancora: “Per superare l’inverno veniva recuperato il fasciame delle botti che si rompevano ancora impregnate di uva, si accendevano facilmente e servivano a scaldare la casa. Nel ’49, dopo la morte del barone, lo stabilimento, passato in mano ai nipoti, non rende più come prima, il lavoro per le operaie inizia a scarseggiare…”

Così scrive nel suo blog il professore Pietro Congedo (1930 - 2019), galatinese, insegnante e cultore di storia locale:

“…Intorno al 1950 numerosi viticoltori, riuniti in cooperativa, costituirono la Cantina Sociale di Galatina in viale Ionio, a ridosso della ferrovia, che nel 1969 “lavorò” oltre 50.000 quintali di uve.
Intanto dopo la prima guerra mondiale anche a Noha, frazione di Galatina, per iniziativa di una  delle famiglie Galluccio era sorta un’industria, detta S.A.L.P.A. (Società Anonima per la Lavorazione di Prodotti Agricoli), che lavorava sia le uve che  altri prodotti dell’agricoltura: per esempio, con la lavorazione dalle mele cotogne vi si produceva ottima cotognata. Proprio la S.A.L.P.A. in un certo periodo ha prodotto il “brandy Galluccio”.

Dopo la Prima guerra mondiale, quindi 1920 circa, a Noha si fa largo un grande e promettente opificio, e per farcelo stare, in previsione della nuova strada provinciale che da Galatina porta a Noha, la Via di Noha già via S. Lucia, all’incrocio con l’antica via Soleto, il barone, senza badare neanche ai nostri morti che ancora oggi riposano sotto le mura perimetrali prospicienti la strada, costruisce le grandi muraglie del suo opificio.

Ricordo a tal proposito, che la Sovrintendenza inviò al Comune di Galatina il vincolo di bene culturale delle cosiddette “tombe messapiche”, in parte già devastate per spianare la provinciale ma in parte ancora “vive e vegete” sotto le mura del Brandy Galluccio.

 

L’associazione ZERO WASTE ITALY (CHI SIAMO | ZERO WASTE ITALY) si è costituita nel maggio 2009. Essa ha il compito primario di raccordare le iniziative Zero Waste italiane con le reti europee e mondiali di questo movimento-progetto e si pone in modo complementare e non competitivo con la Rete Nazionale Rifiuti Zero, sviluppando principalmente il versante della applicazione dei 10 Passi Verso Rifiuti Zero così come definiti dalla Carta Internazionale di Napoli della Zero Waste International Alliance (ZWIA).

Secondo Rossano Ercolini, il presidente del movimento “Strategia Rifiuti zero” e autore del libro “NOI SIAMO OCEANO” (Gli Scarabei; Baldini+Gastoldi s.r.l. Milano 01 2024) i Comuni italiani che hanno raggiunto la quota “zero rifiuti” in Italia sono 30, lo 0,4%, ancora pochi su un totale di 7921; in Europa invece sono 500, lo 0,6% su un totale di 87.128.  Sulla strada dei 30 comuni di cui sopra, in Italia ce ne sono ben 337 che hanno adottato la strategia Rifiuti Zero, vuol dire che ben 7.284.392 cittadini italiani si sono impegnati a raggiungere la quota percentuale di differenziata 100 %, quindi rifiuti in discarica zero. È semplice rendersi conto che raggiungendo tutti i 257 comuni pugliesi questo risultato, una Delibera Regionale come l’ultima riguardante il Piano dei Rifiuti Urbani ed esattamente la n.130 del mese di aprile 2025, in cui la Regione Puglia, non avrebbe avuto senso, tantomeno avrebbe potuto imporre l’apertura della discarica di Ugento e quella di Corigliano mettendo in serio pericolo la falda di acqua potabile che disseta mezzo Salento. E tutto ciò per risolvere lo smaltimento di migliaia di tonnellate di rifiuti prodotti dalla maggior parte dei comuni di 4 province (di Bari, BAT, Taranto e Foggia) la cui percentuale di raccolta differenziata “…non appare ancora in linea con le previsioni del documento programmatico.”

La Giunta Regionale dà il via libera al sopralzo della discarica di Manduria. Triggiani: "E' uno sforzo...per evitare l'emergenza di trovare rifiuti per strada" | RTM web

Emiliano agli Stati Generali dei rifiuti in Puglia: «Molte innovazioni in arrivo» - La Gazzetta del Mezzogiorno

I Comuni della provincia di Lecce che hanno aderito alla campagna “Rifiuti Zero” risultano essere i seguenti: ALESSANO, CORSANO, GAGLIANO DEL CAPO, MORCIANO DI LEUCA, PATU', SALVE, TIGGIANO, LEVERANO, GALATINA. Anche il Comune di Galatina, quindi, ha adottato la strategia rifiuti zero, ma solo “adottato” e non “raggiunto” la quota rifiuti zero. Galatina risulta essere fra i pochi Comuni della Provincia di Lecce che supera il 75% di differenziata dei rifiuti urbani. Ma la cosa che più di ogni altra dovrebbe farci fare salti di gioia è che con l’azione e l’impegno per aver raggiunto tale percentuale di differenziata, avremmo escluso che nel cementificio di Galatina vengano bruciati i rifiuti, così come invece vuole la delibera Regionale, che si impegna a trasformare in CSS (Combustibile Solido Secondario) il 40% dei rifiuti non differenziati. È così che la Regione Puglia premia i comuni virtuosi e l’impegno dei cittadini che raggiungono gli obiettivi della Carta Internazionale di Napoli ? Portandoci i rifiuti da altre aree nelle discariche salentine e incenerendoli nel cementificio?

 

A Michele Emiliano

Abbiamo iniziato insieme il percorso il 1 giugno 2015.  In te ho riposto tutta la mia fiducia e quella dei miei elettori perché garanzia di competenza, legalità, concretezza, partecipazione.

Oggi però la storia di Puglia è diversa.

La storia di Corigliano e del Salento intero rischia di raccontare ancora di viaggi della speranza; di attese e sofferenze; di sorrisi spenti sui volti dei bambini; di paesaggi offuscati dai fumi dell’avidità.   

Negli anni passati l’Amministrazione di Corigliano ha sempre fatto tutto il possibile per scongiurare la realizzazione e l’entrata in esercizio della discarica posizionata sulla falda dell’acqua. Con tutte le nostre forze, in solitudine, con il supporto di associazioni e cittadini del territorio abbiamo intrapreso battaglie importanti che hanno consentito di rivederne la tipologia riducendone la dimensione e facendola dichiarare discarica di servizio e non anche di soccorso.

Negli spazi consentiti dalla normativa vigente il Comune ha tutelato con costanti azioni sia l’acqua che il proprio territorio. Tutto ciò emerge inequivocabilmente dagli atti e dai risultati prodotti dall’amministrazione comunale in questi anni di battaglia continua.

Corigliano è città dell’acqua come da Delibera n.17 del 3 febbraio 2022.

Perché a Corigliano l’acqua scorre con la sua storia.

Per questo motivo riteniamo inconcepibile realizzare e poi voler aprire una discarica sulla falda dell’acqua.

L’Acquedotto Pugliese estrae dalla falda di Corigliano d’Otranto (che non a caso ospita l’invaso di raccolta più grande d’Europa) un quantitativo enorme e ad oggi insostituibile (secondo i dati presentati dall’AQP) dell’acqua potabile salentina. L’individuazione di tale sito, indipendentemente dalle modalità e responsabilità del caso specifico, costituisce di per sé UN GRAVE ERRORE di cui bisogna prendere atto senza perseverare nello stesso.

L’esercizio della discarica e dell’attività di gestione di rifiuti è in totale contraddizione con la normativa europea, con la legislazione nazionale e con lo stesso Piano di tutela delle acque della Regione Puglia, che individua quale zona di protezione speciale idrogeologica l’intero territorio di Corigliano d’Otranto vietando le attività di gestione di rifiuti e l’apertura di discariche, per poi derogare a tale vincolo posto dallo stesso legislatore regionale a giusta tutela della risorsa idrica unica e insostituibile del Salento che si trova proprio a Corigliano d’Otranto.

L’unico studio idrogeologico eseguito per valutare i possibili rischi che deriverebbero dalla realizzazione di una discarica sulla falda acquifera di Corigliano è stato commissionato dalla stessa ditta appaltatrice e non da Università o da centri di ricerca come sarebbe stato auspicabile: è mancato quindi un momento di approfondimento scientifico qualificato durante la procedura autorizzativa.

Al contrario, già dal 2002 lo studio del CNR-IRPI di Bari (Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica) condotta dal Prof. Cotecchia, dall’Ing. Maurizio Polemio e colleghi, pubblicato su “Acque Sotterranee” (Fascicolo 77 del Giugno 2002 reperibile da tutti su Internet), concludeva che la vulnerabilità dell’aquifero di Corigliano è risultata notevole, da alta a molto elevata, mentre la qualità delle acque – per quanto tuttora buona – si è dimostrata sensibile alla posizione e all’azione di centri di pericolo e i rischi di degrado qualitativo sono risultati non trascurabili”.

Ma cosa accadrebbe alla falda del Salento se fosse compromessa? L’Acquedotto Pugliese (che negli anni’80 ottenne la chiusura di una precedente e più piccola discarica di rifiuti oggi messa in sicurezza ma che pone interrogativi per il futuro) in sede di pubblico convegno organizzato a Corigliano il 5 Marzo 2016, concludeva che AQP non è in grado attualmente di sostituire la fornitura idrica del Salento in caso di inquinamento della falda di Corigliano d’Otranto.

Quest’anno AQP ha dichiarato: “SIAMO IN RISERVA”, a causa della scarsità dell’acqua degli invasi e del processo di salinizzazione procedendo a diminuire la pressione, invitando noi tutti ad un uso limitato.

E la Regione cosa fa?

Dapprima con Deliberazione di Giunta regionale n.68 del 14.12.2021 approvava il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani della Puglia ponendo come vincoli all’entrata in esercizio dell’impianto sito nel comune di Corigliano, gestito dalla Società Progetto Ambiente Bacino Lecce Due Srl

a) alla chiusura definitiva del medesimo sito alla scadenza della concessione nel 2025;

b) la predisposizione di un piano specifico di monitoraggio ambientale;

c) l’esclusivo conferimento di rifiuti urbani che abbiano subito una biostabilizzazione spinta tale da garantire un IRD inferiore a 400 mg O2/kgSV/h e un processo di intertizzazione che consenta di immobilizzare e, quindi, di ridurre sensibilmente il rilascio di sostanza potenzialmente inquinanti. 

Quindi l’Amministrazione Comunale di Corigliano con la Delibera di Giunta Comunale n.51 del 27.4.2023 ribadiva ancora il proprio NO all’entrata in esercizio in funzione di discarica dell’impianto, dando atto di indirizzo agli uffici di incaricare un esperto per la consulenza tecnica amministrativa sul piano in generale e sul processo di intertizzazione previsto.

La sperimentazione di utilizzo della calce sui rifiuti per inertizzarli produceva però risultati peggiori così come dichiarato da ARPA Puglia.

Cosa fa ancora la regione?  A fine mandato dopo 10 anni di governo, con Deliberazione n.130 del 11.2.2025 (impugnata dall’Amministrazione Comunale con ricorso innanzi al TAR) SENZA ALCUNA CONDIVISIONE E PREVENTIVA INFORMAZIONE, modificava il Piano Regionale di gestione dei rifiuti urbani prevedendo per il caso discarica di Corigliano lo stralcio del pretrattamento di intertizzazione, ponendo altre nuove condizioni vincolanti per l’entrata in esercizio come il monitoraggio semestrale dello stato qualitativo della falda e la definizione di un piano operativo di verifica e controllo delle caratteristiche meccaniche e funzionali della discarica.

Mi chiedo: ma se si pongono ancora una volta condizioni vincolanti all’apertura significa che non si è certi su cosa potrà accadere?

Si faranno monitoraggi e controlli ma qualora si dovesse accertare l’inquinamento della falda il danno oramai è stato fatto. COSA SI DARA’ DA BERE A MEZZO SALENTO? circostanza che nessun uomo di scienza può escludere nel medio-lungo periodo.

Nel solco tracciato dalla normativa europea, il legislatore nazionale ha recepito, tra le altre, la direttiva 2000/60/CE e con il decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006, ha approvato le “norme in materia ambientale” ponendosi come obiettivo primario (art. 2) “…la promozione dei livelli di qualità della vita umana, da realizzare attraverso la salvaguardia ed il miglioramento delle condizioni dell'ambiente e l'utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali”. Da tutto quanto esposto deriva in riferimento alla prevista discarica di Corigliano d’Otranto una manifesta violazione del principio di precauzione così come recepito dal D.lgs n.152/06 . E’ chiara l’esistenza di una palese violazione del presupposto di “preliminare valutazione scientifica obiettiva” prevista dalla Comunicazione 2 febbraio 2000 della Commissione Europea come condizione essenziale del principio di precauzione.

Decretare poi che la discarica sia destinata ad accogliere il solo biostabilizzato maturo con indice respirometrico 400 presuppone il funzionamento sempre corretto e a pieno ciclo dell’impianto di biostabilizzazione di Poggiardo ed un conferimento di solo rifiuto indifferenziato.

Ma sono tante le comunità del territorio che ancora non raggiungono percentuali di raccolta differenziata previste dalla legge. Corigliano oggi supera il 73% con grande impegno di amministratori, uffici e cittadini tutti insieme proprio per dimostrare che così facendo la discarica non serve a nessuno.   

Cosa fa ancora la Regione? Lavorando sempre in emergenza così come riferisce l’assessora all’ambiente introduce una misura di sostegno a 24 comuni che non raggiungono target di raccolta differenziata essendo sotto al 40% , impegnano un finanziamento importante di 2 milioni e mezzo reperito nel piano di tutela ambientale “per spese relative ad operazioni volte a incrementare la percentuale di raccolta differenziata” (Delibera G.R.n.611 del 12.5.2025).

Ancora una volta in barba al lavoro di tanti altri amministratori e comunità che in questi anni si sono adoperati per rispettare le norme, promuovendo la cultura del riciclo, facendo pesare sulla TARI i costi di smaltimento dell’organico da portare fuori provincia SENZA RICEVERE AIUTI. SOLO PER SENSO DI RESPONSABILITA’ e RISPETTO DELLL’AMBIENTE.

UNA VERA VERGOGNA.

La Politica deve programmare, pianificare e condividere. Non si può continuare ad agire in emergenza.

Cosa è stato fatto in 10 anni di governo sul ciclo dei rifiuti?

Cosa si è deciso riguardo il riutilizzo dell’impianto sito a Corigliano, proposto anche dal Consiglio dell’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina?

Si chiuda il ciclo dei rifiuti con l’apertura di impianti PUBBLICI di compostaggio di taglia ragionevole come richiesto da molti Comuni, a misura di ARO; si elimini lo spreco di denaro pubblico per enti inutili come AGER e si affidino ai Comuni la loro gestione ed il controllo.

Sarebbe stato necessario l’investimento di risorse per il riutilizzo dell’impianto previsto in funzione di discarica di Corigliano anche intercettando i fondi del PNRR e non un premio a chi è rimasto fermo, solo per non gravare sulle tasche dei cittadini e perdere consenso!

Serve una Politica che ascolta le persone e che si prende cura dei territori, con una visione di programma.

Da un certo punto in poi è mancato tutto questo in Regione Puglia, perché come spesso accade si pensa solo a gestire il futuro consenso.

Noi continueremo ad ogni costo a lavorare per garantire il futuro, tutelando l’acqua e la salute.

La Sindaca

Dina Manti

 

Lo smaltimento dei rifiuti costituisce un gravissimo problema di portata non solo locale ma globale, tanto che la previsione è che nel 2050 il totale dei RSU arriverà a circa 3, 5 miliardi di tonnellate. Al di là delle difficoltà tecniche la situazione si accompagna alla comprovata incidenza di danni per la salute umana, anche se i dati epidemiologici sono sempre difficili da oggettivare sia per la intrinseca difficoltà di valutare condizioni patologiche indotte da contaminazioni croniche che si manifestano in tempi piuttosto lunghi, sia dagli interessi economici che spesso non tengono nel dovuto conto il diritto alla salute delle comunità. Una ulteriore aggravante è costituita dalla presenza di discariche illegali, specialmente in alcune regioni svantaggiate. E’ pertanto necessario disporre di controlli e valutazioni epidemiologiche nei confronti degli abitanti nei dintorni delle discariche, anche se legali.

I possibili fattori inquinanti delle discariche sono costituiti da:

  1. Esalazioni di biogas quali metano, Co2, NH3, H2S, Composti organici volatili (idrocarburi) o altre sostanze organiche ed inorganiche
  2. Liberazione di Micro e nano particelle da possibili combustioni e movimentazione dei materiali attraverso macchine con motori a combustione
  3. Formazione di Percolato, che può infiltrare la falda ove le discariche non siano perfettamente impermeabilizzate con materiali resistenti all’effetto del materiale di discarica e alla degradazione intrinseca.

 

Le popolazioni residenti nei pressi delle discariche possono quindi essere soggette ai diversi effetti nocivi delle sostanze elencate.

Per quanto riguarda le sostanze volatili possono essere sia inalate attraverso la respirazione che ingerite attraverso l’ingestione di cibi per contaminazione aerea.

Il percolato può arrivare all’essere umano attraverso la contaminazione di vegetali sia direttamente che attraverso l’irrigazione, attraverso l’ingestione di acque inquinate, attraverso il consumo di bestiame allevato con vegetali inquinati.

I danni possono altresì essere provocati dal contatto dermico, in particolare per gli addetti alla lavorazione delle discariche. Non ultima è la possibilità di subire contaminazioni da parte di vettori per i quali le discariche sono un ottimo pabulum.

 

Tabella 1: Principali Inquinanti delle Discariche e Effetti sulla Salute Associati

Categoria Inquinante

Inquinanti Specifici

Effetti sulla Salute Associati

Vie di Esposizione Principali

Gas da Discarica

Metano (CH₄)

Asfissia (per spostamento O₂), rischio di esplosione

Inalazione (spazi chiusi) 

 

Anidride Carbonica (CO₂)

Asfissia (per spostamento O₂)

Inalazione (spazi chiusi) 

 

Idrogeno Solforato (H₂S)

Odori sgradevoli, irritazione occhi/naso/gola, tosse, mal di testa, nausea, difficoltà respiratorie, aggravamento asma 

Inalazione 

 

Ammoniaca (NH₃)

Odori pungenti, irritazione occhi/naso/gola, tosse, mal di testa, nausea, difficoltà respiratorie 

Inalazione 

 

Composti Organici Volatili (VOCs) (es. benzene, toluene, xilene)

Problemi respiratori, disturbi neurologici, cancro (leucemie), problemi alla nascita 

Inalazione, contatto dermico, ingestione 

 

Particolato Sospeso (PM10, PM2.5, PM0.1)

Malattie respiratorie (asma, BPCO), malattie cardiovascolari 

Inalazione 

 

Diossine e Furani

Estremamente tossici, cancro 

Inalazione, ingestione (catena alimentare) 

Percolato

Metalli Pesanti (es. arsenico, piombo, cadmio, cromo, mercurio, zinco)

Disturbi neurologici, danni agli organi, cancro 

Ingestione (acqua, cibo), contatto dermico 

 

Sostanze Perfluoroalchiliche (PFAS)

Cancro, danni al fegato, problemi di sviluppo nei bambini 

Ingestione (acqua, cibo), bioaccumulo 

 

Patogeni (es. E. coli, Salmonella)

Malattie gastrointestinali (diarrea, colera) 

Ingestione (acqua, cibo) 

 

Ammoniaca (NH₃), COD, Sali

Danni agli ecosistemi acquatici, tossicità generale 

Ingestione (acqua) 

Vettori

Zanzare, Topi, altri animali

Diffusione di agenti patogeni (es. malaria, colera, dissenteria) 

Contatto indiretto 

Esistono numerosi studi che sostengono l’incremento di malattie come Leucemia, da esposizione a composti volatili come il benzene specialmente per bambini e donne (studio stato di New York)

Ca del polmone a causa degli inquinanti volatili (studio Lazio e Montreal). Lo studio di Montreal ha messo in evidenza anche un netto aumento di Ca di stomaco, fegato e vescica e prostata. Le controdeduzioni di che ha invece interessi diretti nelle discariche tendono a sottovalutare le conclusioni a cui sono giunti tali studi poiché, specialmente per quel che riguarda la diffusione dei tumori (che comunque è incontrovertibilmente in aumento) la eziologia multifattoriale inficia parzialmente la relazione diretta ed univoca con la presenza delle discariche. È comunque evidente che i danni maggiori si determinano nelle popolazioni più vulnerabili come bambini, donne in gravidanza, anziani, abitanti in zone disagiate.

Il Ministero della salute ha comunque emanato elenchi dei danni alla salute per le popolazioni che, nel raggio di 3 Km indicano un incremento alto per i tumori del fegato, dei tessuti molli e del tessuto linfatico e moderato l’insorgenza di tutti i tumori. Nel raggio di 2 Km sono invece evidenti i danni a carico dei feti.

Disponiamo poi di un attento studio condotto da Agostino Di Ciaula, attuale coordinatore del comitato scientifico ISDE, su oltre 700.000 persone abitanti nel raggio dei 3 Km intorno alle 16 discariche pugliesi che dimostrava una incidenza nettamente aumentata delle morti per tumori gastrici.

Bisogna tenere presente che tutt’oggi esistono numerose discariche abusive o discariche in cui vengono depositati anche rifiuti tossici e che per avere discariche tecnologicamente aggiornate e quindi meno inquinanti sono necessari ingenti investimenti, legislazioni severe ed adeguati controlli. 

E’ bene riflettere poi sul fatto che gli effetti negativi sulla salute derivati dagli inquinanti da discarica si sommano ai danni che insistono sulle stesse popolazioni che già soffrono per le conseguenze della assunzione involontaria di sostanze chimiche estranee attraverso cibi ultra processati, alimenti provenienti da agricoltura intensiva e da allevamenti intensivi, cattiva qualità dell’aria, inquinamenti di falde acquifere da altra causa.

Sarebbe quindi necessario, non solo in funzione dell’applicazione dei principi di precauzione, incrementare gli studi scientifici in materia ma soprattutto gestire con coraggio, consapevolezza e avvedutezza la politica ambientale per quanto riguarda la riduzione della produzione di rifiuti, il loro riuso, riciclo e smaltimento con tecnologie sicure e, soprattutto, il contrastare fermamente abusi e interessi illegali.

Dr. CARLO DE MICHELE
Medico internista
Vicepresidente ISDE Medici per l’Ambiente

 

 

ANCORA RIFIUTI NEL SALENTO STAVOLTA NELLE DISCARICHE DI CORIGLIANO E UGENTO

Alla cortese attenzione

       Al Presidente della Regione Puglia Dott. Michele Emiliano

       All’Assessora all’Ambiente, Ciclo dei Rifiuti e Bonifiche Avv. Serena Triggiani.

       Alla Presidente del Consiglio regionale pugliese Avv. Loredana Capone

       Al Presidente della V Commissione della Regione Puglia Dott. Michele Mazzarano

       Ai Consiglieri della Regione Puglia eletti nel Collegio della provincia di Lecce

p.c.

      Al Prefetto di Lecce Dott. Natalino Manno

      Al Presidente della Provincia di Lecce Dott. Stefano Minerva

      Alla Dirigenza Tutela e Valorizzazione Ambientale Prov. di Lecce

      Dott. Fernando   Moschettini

 

Siamo un gruppo di cittadini e associazioni profondamente preoccupati per la qualità dell’ambiente e per il destino dei beni comuni (aria, acqua e suolo) nel nostro territorio. Vivendo stabilmente in queste zone, riscontriamo un continuo e sempre più rapido aggravarsi della situazione ambientale e sanitaria.

Il nostro territorio, la provincia di Lecce, secondo le previsioni del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani (PRGRU) e i dati del Catasto Nazionale Rifiuti – ISPRA (Catasto Nazionale Rifiuti - ISPRA), ha un fabbisogno di trattamento del rifiuto biodegradabile (FORSU) pari a 100.000 tonnellate/anno. Tuttavia, sono in corso e quindi in carico presso la sezione Ambiente della Provincia, richieste per nuovi impianti che superano di tre volte tale fabbisogno (Humus S.r.l. 80.000 t/a; ForEnergy S.r.l. 40.000 t/a; Salento Green S.r.l. 56.000 t/a; Calimera Bio S.r.l 27.000 t/a; Baco Società Agricola S.r.l. 70.000 t/a; ecc. ecc.). Inoltre, gli impianti di trattamento e stoccaggio attualmente operativi accolgono e processano circa 3.000.000 di tonnellate annue (t/a) di rifiuti di ogni genere, dai residui di lavorazione industriali a quelli sanitari, fanghi, piombo da batterie, alluminio, conglomerati bituminosi, liquami, ecc. Il tutto in assenza di un piano strategico che tenga conto dell’analisi cumulativa delle migliaia di tonnellate, sottopone il territorio ad una esasperata pressione ambientale venendo meno ai principi stessi di precauzione, prossimità e utilità pubblica.

Tra le varie aree critiche del Salento, il cuore insalubre sembra essere proprio la Zona Industriale - ZES Galatina/Soleto: qui si concentra un numero impressionante di opifici industriali di prima classe (che dovrebbero per norma essere lontani dalle abitazioni), dannosi alla salute, attivi da anni: l’imponente cementificio Colacem, una fonderia, una zincheria, vari bitumifici, una decina di aziende di rifiuti pericolosi, ecc. Tutte concentrate a poche centinaia di metri dai centri abitati di Galatina e Soleto. Oltre alle emissioni in atmosfera che vengono scaricate da questi impianti si evidenzia che la quantità di rifiuti processati e prodotti risulta pari a 800.000 t/a, di cui solo la metà utilizzati dal cementificio nei suoi processi produttivi.

Non a caso, l’area di Galatina e i comuni dell’hinterland è indicata, come confermato dal registro dei Tumori di ASL pubblicato lo scorso anno (Home - pugliasalute), tra le città con i picchi di patologie tumorali più alti rispetto agli altri comuni del circondario; situazione gravissima emersa nello Studio Protos, Studio caso-controllo sui fattori di rischio per tumore polmonare in Provincia di Lecce (Report tecnico protos luglio 2019_f_CDS_COLACEM.pdf), in cui risulta la persistenza di un’area cluster per tumori polmonari maschili nel Salento centro-adriatico corrispondente ai 16 Comuni del circondario Colacem (Galatina, Galatone, Maglie, Soleto, Sternatia, Zollino, Corigliano d’Otranto, Cutrofiano, Soleto, Cursi, Neviano, Collepasso, Seclì, Melpignano, Castrignano dei Greci, Sogliano Cavour).

Ulteriore pericolo incombente per i 140.000 cittadini dei 16 comuni del Cluster, il rinnovo dell’A.I.A. del cementificio Colacem di Galatina che risale al 29 dicembre 2021 (Revisione A.I.A. – Impianto IPPC in Galatina (LE) – Colacem S.p.A. – Provincia di Lecce), in cui la determina specifica che nel periodo di validità indicato (di 12 anni) è inclusa la fase sperimentale di un anno, vincolata ad una serie di condizioni e prescrizioni, ivi compresa la realizzazione della VIS (Valutazione di Impatto Sanitario), una indagine molto importante ai fini della valutazione dei danni ambientali e sanitari avviata senza la partecipazione dei tecnici AReSS (Agenzia regionale strategica per la salute e il sociale) e che purtroppo, e ciò è molto grave, ancora oggi non risulta conclusa.

In questo scenario incontrollato di accumulo di emissioni altamente nocive e già certificate in varie indagini dal CNR, seppur parziali,  in un’area definita dagli stessi tecnici della Sezione Ambiente della Provincia “Città Salento”, tanto risulta estesa l’urbanizzazione nelle campagne, per cui non esiste alcuna distanza dettata dalla normativa che garantisca la tutela della salute dei residenti. E questo vale anche per i forni crematori la cui richiesta di installazione in provincia di Lecce, ammonta a ben tre impianti: Caprarica di Lecce, Lecce e Ugento, decisamente sproporzionata quanto inutile rispetto alle necessità del territorio. I forni crematori sono considerati alla pari degli inceneritori, industrie insalubri di prima classe.

A completare il quadro ambientale a dir poco inquietante, è il consumo di suolo, che ci vede primeggiare in campo nazionale e regionale. Infatti, in seguito al disseccamento degli ulivi secolari, identità connaturata dei salentini e riconosciuti dall’Unesco come “Patrimonio dell’Umanità”, sempre a causa della mancanza di un’idonea pianificazione regionale, provinciale e comunale, il territorio salentino, in nome della transizione energetica, è diventato terra di conquista per impianti fotovoltaici, eolici e agrivoltaici, compresi attraversamenti di migliaia di chilometri di cavidotti ed elettrodotti, decine e decine di ettari di container con batterie di accumulo (BESS) e uno spropositato numero di impianti per la produzione di biometano, che vedono soprattutto i territori dei comuni prossimi alla centrale Terna di Galatina, depauperati della basilare biodiversità, il bene più importante per la sostenibilità della vita stessa.

A proposito di produzione e fabbisogno di energia, secondo i dati pubblicati dal G.S.E. [Gestore dei Servizi Energetici (Puglia)]nel 2023, la Puglia ha prodotto 4.193 kWh di energia, superando la Lombardia, ma con un autoconsumo di soli 454 kWh, al contrario della Lombardia che consuma tutta la produzione, sollevando interrogativi sull’effettivo beneficio ambientale del nostro territorio.

 Nonostante tale contesto lo scorso mese di febbraio la Giunta Regionale Pugliese ha ap-provato la Delibera n. 130/2025 che prevede l’ampliamento della discarica di Corigliano d’Otranto, situata sulla falda freatica che fornisce acqua potabile a gran parte del Salento, e la sopraelevazione di quella di Ugento, già sopraelevata a suo tempo e con il rischio che i teloni di protezione non resistano al carico favorendo così l’infiltrazione del percolato in falda. 

La discarica di Corigliano se attivata, rischia di trasformarsi in una bomba ecologica irreversibile per centinaia di migliaia di persone e per la stessa economia del territorio. Infatti, in base agli studi effettuati da Arpa (All.to “C” – Prot. n. 0050273; 5.14.1 del 19/06/2024) e ai frequenti monitoraggi effettuati, si evince che non esiste alcuna certezza in grado di tutelare la falda dalle infiltrazioni dei percolati. Il conferimento di 190.000 mc di rifiuti nella discarica contravviene allo stesso piano regionale delle acque D.G.R. 25 maggio 2016, n. 768, non considerando quindi gli aumenti del traffico veicolare e conseguenti rischi geologici verso la falda freatica, l’ultima riserva di acqua ancora potabile che disseta buona parte del Salento.

Per quanto concerne la discarica di Ugento, oltre al rischio per la falda freatica, è necessario evidenziare che l'ASL/ Lecce, nei suoi dati pubblicati nel 2924, ha  evidenziato che i cittadini dei comuni del Distretto sanitario di riferimento (Alessano – Castrignano del Capo - Corsano – Gagliano del Capo - Miggiano - Montesano Salentino - Morciano di Leuca - Patù – Presicce-Acquarica - Salve - Specchia – Tiggiano – Tricase – Ugento) sono particolarmente esposti agli effetti - diretti e indiretti - determinati da criticità ambientali connessi allo smaltimento e trattamento di rifiuti (urbani, speciali e pericolosi) che avviene da diversi anni.

La Delibera n. 130/2025 prevede inoltre l’utilizzo del 40% dei rifiuti indifferenziati per la produzione di Combustibile Solido Secondario (CSS) da incenerimento, come dichiarato dal Presidente Emiliano durante gli Stati Generali dei Rifiuti in Puglia nel marzo 2024 (Emiliano agli Stati Generali dei rifiuti in Puglia: «Molte innovazioni in arrivo» - La Gazzetta del Mezzogiorno). Questa scelta contrasta con i principi dell’Economia Circolare sanciti dalle Direttive UE, che promuovono la riduzione, il riuso e il riciclo dei materiali, piuttosto che l’incenerimento dei rifiuti.

Alla luce di quanto esposto, le scriventi Associazioni chiedono alle SS.LL. in indirizzo, di voler prendere in esame con urgenza – ognuno per le proprie competenze - le seguenti richieste:

  1. Il blocco immediato di nuove autorizzazioni per impianti insalubri o che aumentino le capacità a quelli già attivi, al pari del carico ambientale, in conformità con il RD 1934/1934 n.165, art. 216 e al PRGRU, con il decentramento degli impianti esistenti in aree idonee e lontane dai centri abitati.
  2. La razionalizzazione nella gestione dei rifiuti, in ottemperanza dei principi comunitari e nazionali di “autosufficienza” (in ogni bacino si dovrebbe tendere ad un sostanziale equilibrio tra produzione e capacità di trattamento dei rifiuti, riducendo le importazioni e le esportazioni dei rifiuti stessi), e di “prossimità” (Con impianti di comunità dove ogni rifiuto venga trattato nell’impianto più vicino, evitando il più possibile i trasferimenti);
  3. L’annullamento della Delibera Regionale n.130/2025, e l’avvio di un confronto trasparente con le comunità locali e le rappresentanze territoriali per una gestione partecipata e sostenibile dei rifiuti.
  4. La realizzazione e pubblicazione della Valutazione di Impatto Sanitario (VIS) del cementificio Colacem di Galatina, realizzata direttamente dai tecnici sanitari regionali di AReSS, per garantire una valutazione completa e trasparente dei rischi sanitari.
  5. Il rispetto rigoroso del Piano delle Acque regionale per proteggere la falda freatica e le risorse idriche strategiche del Salento.
  6. La promozione di politiche di economia circolare che riducano l’uso delle discariche e dell’incenerimento, favorendo la prevenzione, il riuso e il riciclo dei materiali, in linea con le direttive UE.
  7. Che non siano consumate risorse economiche per il finanziare nuovi studi sulla discarica di Corigliano, la cui pericolosità è già accertata da Arpa, e che i fondi si utilizzino per uno Studio epidemiologico dell’intera area salentina.

 

Rimaniamo a disposizione per collaborare attivamente alla tutela della salute pubblica e dell’ambiente del nostro territorio.

Associazioni firmatarie:

  • Forum Amici del Territorio E.T.S
  • ISDE-Medici per l’Ambiente, sezione di Lecce
  • A.I.R.S.A. (Associazione Indipendente Ricerca Salute e Ambiente)
  • Coordinamento Civico Ambiente e Salute Provincia di Lecce
  • Noi-Ambiente e Beni Culturali di Noha e Galatina (Le)
  • Forum Ambiente e Salute – Lecce
  • Nuova Messapia Soleto (Le)
  • Natural-mente No Rifiuti di Collemeto (Le)
  • Galatone Bene Comune
  • Galatonesi a Raccolta
  • Associazione Amanti della Natura
  • Comitato Salute e Ambiente NO AL BIOMETANO (Soleto – Le)
  • Cleanup Surbo Giorgilorio ODV
  • Arci Levera Noha e Galatina
  • Coordinamento per gli alberi e il verde urbano di Lecce
  • Salento km0
  • WWF Salento
  • Zero Waste
  • Comitato no al forno Crematorio di Caprarica di Lecce

 

Fonte:
Il Galatino n.12 del 27-06-2025

 
Di Marcello D'Acquarica (del 22/04/2025 @ 08:41:16, in NoiAmbiente, linkato 713 volte)

Il 13 marzo scorso abbiamo partecipato a un incontro organizzato dalla Provincia a Lecce, presso il Palazzo dei Celestini, dal titolo: ASSEMBLEA PLENARIA DELLA CONSULTA AMBIENTALE. Si è cercato di decidere cosa fare contro l'insensata delibera del piano regionale dei rifiuti. Una delibera che sembra uscita dalla testa di una politica acefala.

(Deliberaz. G.R. Puglia 11/02/2025, n. 130 | Bollettino di Legislazione Tecnica)

Per fortuna è ancora forte la voce del NO ai rifiuti nei siti individuati, da parte di associazioni, pubblici amministratori dalla schiena ancora dritta, e medici che conoscono bene, per averle studiate approfonditamente, le conseguenze di certi provvedimenti, per esempio l’alta incidenza tumorale.

Fra gli appelli della Consulta, quello rivolto ai Sindaci affinché si impegnino nel miglioramento della raccolta differenziata sul proprio territorio.

Numerose sono le note contrarie al piano regionale (riportate nell’allegato): 

(1) pdf del verbale della Consulta

Le associazioni sottoscrivono unilateralmente un comunicato, che viene depositato agli atti:

(2) pdf del comunicato delle associazioni

Dopo oltre due decenni di raccolta differenziata porta a porta in Puglia, il cui obiettivo è sempre stato quello di trasformare i rifiuti in materia prima da riutilizzare, il cosiddetto principio dei "rifiuti zero", ci ritroviamo, a detta del Presidente della Regione Puglia, con quattro province che non fanno, o fanno molto poco, la differenziata, quindi con centinaia di comuni che sono molto al disotto della percentuale di differenziata prevista come obiettivo del Piano Regionale 2019 (Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani - Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani - Puglia.con - SIT Puglia) e cioè  del 60% rispetto al totale dei rifiuti urbani e assimilati agli urbani prodotti, dei rifiuti preparati per il riuso e il riciclaggio entro il 2025.
 
Della lieta novella, studio approfondito all’istante dall’Amministrazione Regionale, ce ne dà notizia l’assessore all’Ambiente, Ciclo rifiuti e bonifiche, Vigilanza Ambientale, Parchi, Rischio industriale, Crisi industriali e Politiche di genere della Regione Puglia, l’avv. Serena Triggiani, che così detta tramite il quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno del 9 febbraio scorso:
"Se non avessimo approvato la delibera a febbraio, ci saremmo trovati con i rifiuti in strada in tutti i territori, tra Pasqua e l’inizio dell’estate». (Rifiuti, in arrivo nuovo Piano: «Dalla Regione Puglia 75 milioni agli impianti» - La Gazzetta del Mezzogiorno)

Insomma, siccome non sappiamo più dove mettere i rifiuti, almeno il 40% dell'immondizia diventerà CSS (Combustibile Solido Secondario) da bruciare nei cementifici, negli inceneritori e nei forni crematori (*), di cui tre da costruire ex novo in provincia di Lecce. Che per forza di cose dovranno essere alimentati, oltre che dalle nuove salme, dalle carcasse di animali e, in mancanza, da una serie di altre eco-balle (necessarie per rendere profittevoli le nuove fornaci).

 

Si è svolto il 17 febbraio 2025, in un’aula alquanto ristretta per poter contenere tutti coloro che hanno sensibilità e voglia di fare, oltre agli illustri ospiti, il convegno con la descrizione da parte delle associazioni del motivo per cui è stato organizzato.

La situazione ambientale che grava su Galatina e dintorni, e la richiesta di un impianto per il trattamento anaerobico dei rifiuti da organico, ma anche speciali, si legge nel progetto di Forenergy, è solo la punta di un iceberg gigantesco.

La questione, infatti, parlando di soli rifiuti da Forsu, verte anche sulla enorme quantità di tonnellate che, insieme agli altri due progetti presentati a pochi chilometri da Galatina, e cioè Humus a Cutrofiano e Baco Agricola srl a Lequile, sommato a quello di Calimera, con le 223.000 t/a in totale raddoppiano abbondantemente le 100.000 t/a che tutti i 96 comuni della provincia leccese producono.

Viene spontaneo chiedersi da dove arrivino tutti gli altri rifiuti, quelli in esubero al fabbisogno e quanto inquinamento produrranno sia in termini di “prodotto” il cosiddetto digestato che, dichiarano il dott. Sergio Mangia e il dott. Massimo Blonda, potrebbe mettere a rischio la salute della popolazione e delle nostre campagne, sia in termini di inquinamento dovuto al trasporto su camion, e non da meno, di inquinamento prodotto con il metano ricavato, il vero business dell’impianto, che, sempre secondo il dottor Blonda, tutto è,  meno che energia pulita.

E mentre Asl con l’aggiornamento dell’Atlante dei Tumori 2024 che vanno dal 2015 al 2020, conta i morti prematuri per cancro, i nostri amministratori guardano con indifferenza lo sconvolgimento territoriale prodotto da imprenditori senza scrupoli  mediante  l’invasione di chilometrici cavidotti che Terna sta sotterrando dappertutto per collegare migliaia di ettari di  impianti fotovoltaici ed eolici, oltre ai milioni di tonnellate di rifiuti da “trattare”, anzi nelle rare volte che li troviamo affacciarsi pubblicamente su questo tema, appaiono sorpresi, o fingono di esserlo.

Erano presenti all’incontro le istituzioni: il Vicepresidente della Provincia Fabio Tarantino, la sindaca di Corigliano Dina Manti; il Sindaco di Galatina dott. Fabio Vergine con l’assessore Spoti e qualche consigliere di minoranza dell’A. C. di Galatina presenti tra il pubblico.

Una volta presentato il quadro allarmante del territorio e in particolare la zona di Galatina Soleto e Galatone, dove insistono molte aziende insalubri anche di prima classe, che trattano, solo su Galatina/Soleto un terzo dei tre milioni di tonnellate conteggiate dalle associazioni grazie ai dati disponibili in rete e resi quindi pubblici, si è passati così alla questione: Anaerobico o aerobico, quale soluzione presenta un impatto ambientale e sanitario di minore gravità.

A tal proposito, la ricercatrice del CNR Cristina Mangia, ha ricordato l’esistenza di tre macro aree rosse nel Salento, confermando la presenza su Galatina e dintorni di una delle tre, che nulla a che fare con le altre due di Taranto e Brindisi, ma che è dovuta esclusivamente alla presenza di molte aziende insalubri, compreso il cementificio, fonderie, zincherie ecc. le stesse che secondo il Protos 2020, contribuiscono al cluster di 16 comuni con la più alta concentrazione di malattie tumorali.

Prima di passare alle domande dal pubblico, ha preso la parola la sindaca di Corigliano, che ha dichiarato la sua ulteriore preoccupazione riguardo alla riapertura della discarica di Corigliano, con cui la Regione intende risolvere lo smaltimento dei rifiuti che molti comuni della Puglia non differenziano, notizia di questi giorni di alcune testate giornalistiche che riportano la delibera regionale sull’aggiornamento del piano dei rifiuti. Una ennesima bomba ecologica che andrà a colpire il Salento. Come ben sappiamo tutti, la discarica insiste sopra l’unica falda ancora salva da inquinanti e che acquedotto distribuisce ai nostri rubinetti.

Nel dibattito che è seguito fra gli specialisti e il pubblico sono molte le domande poste fra cui alcune molto importanti che costringono il Vicepresidente della provincia a prendere tempo, per esempio sulla situazione della CDS riguardante Forenergy, alla luce del periodo di affidamento delle zone da occupare da parte di ASI, scaduto e non ancora rinnovato. Come è possibile che proceda la CDS per un impianto che non ha ancora deliberato il terreno sui cui dovrà essere costruito?

 
Di Marcello D'Acquarica (del 17/02/2025 @ 09:34:05, in NoiAmbiente, linkato 638 volte)

L’Associazione NoiAmbiente e Beni Culturali e il Coordinamento Civico Ambiente e Salute della Provincia di Lecce, anche in rappresentanza degli altri comitati nazionali e locali, organizzatori e firmatari dell’evento, con il Patrocinio del Comune di Galatina, sono lieti di invitarvi all’incontro dal titolo “Rifiuti e Biogas” che avrà luogo

  

LUNEDI’ 17 FEBBRAIO 2025 ALLE ORE 18.00

PRESSO LA SALA “CELESTINO CONTALDO”

DEL PALAZZO DELLA CULTURA “ZEFFIRINO RIZZELLI”

 SITO IN VIA CAFARO, 1, GALATINA

 

“Rifiuti e Biogas” è un incontro aperto a tutta la cittadinanza con l’obiettivo di fare chiarezza sui vantaggi e gli svantaggi che grandi impianti per la produzione di biogas hanno sull’economia, il ciclo dei rifiuti, l’habitat naturale, il benessere collettivo.

Interverranno:

  • Dott. Massimo Blonda, Biologo, già Ricercatore CNR e Direttore Scientifico di Arpa Puglia; Esperto di Ecosistemi Anaerobici.
  • Cristina Mangia, Ricercatrice Consiglio Nazionale delle Ricerche- Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima- Lecce;
  • I rappresentanti del Comitato “Olivicoltori e Cittadini di Sannicandro di Bari”;

Un congruo spazio verrà dedicato al dibattito aperto, e dunque agli interventi da parte del pubblico intervenuto.

Per quanto ovvio, la partecipazione da parte dei cittadini (espressione di libertà e democrazia) è particolarmente gradita, oltre che salutare.

 

This is Noha, the place we li...

Categorie News


Catalogati per mese:


Gli interventi più cliccati

Sondaggi


Info


Quanti siamo

Ci sono  persone collegate

Seguici sui Canali di

facebook Twitter YouTube Google Buzz

Calendario

< novembre 2025 >
L
M
M
G
V
S
D
     
1
2
3
4
5
6
7
8
9
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
             

Meteo

Previsioni del Tempo

La Raccolta Differenziata