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PROGRESSO? Se basta un temporale per uccidere e devastare intere città, figuriamoci il TAV
Di Albino Campa (del 28/10/2011 @ 00:00:00, in NohaBlog, linkato 4834 volte)

Una semplice perturbazione, questa volta in provincia di La Spezia, ha nuovamente spezzato vite innocenti e creato miliardi di danni economici che ricadono sempre sui soliti ignoti: la maggior parte degli italiani che dovranno ancora arginare non solo il fango che devasta le città ma anche il conto salato che il governo di turno ci chiede.

Il nostro torto sta nel fatto che ci lasciamo violentare in silenzio e poi piangiamo esterrefatti i nostri morti e le nostre case distrutte, sempre più sovente, da semplici acquazzoni che, nemmeno fossero cicloni,  trascinano a valle il fango rimosso per infinite spianate di cemento e palazzi in posti sempre più insicuri. La natura scivola a valle perché la cupidigia e l’ignoranza, il connubio peggiore che l’uomo possa generare, rimuovono gli ostacoli e spiana i pendii. Cogliamo l’occasione per riflettere insieme su un progetto stravolgente di cui si parla molto in questo periodo: il TAV in val di Susa.

La val di Susa è in pratica un canalone che corre ai piedi di alti rilievi montuosi lungo un centinaio di chilometri e largo mediamente una decina di chilometri. In questa valle angusta, la via francigena che gli antichi romani percorsero per conquistare le Gallie, persistono già una ferrovia in cui corre il TGV (treno ad alta velocità), due antichissime statali che per più della metà del percorso corrono parallele, un’autostrada che con i suoi viadotti e tunnel ha già ampiamente stravolto tutto un equilibrio morfologico che rende precaria e pericolosa la vita dei paesi valsusini, ed infine, dulcis in fundo, unico legittimo utente di questo anfratto delle Alpi, il fiume Dora.

La tratta italiana della linea del Tav (vedi Fig. 2.1-1) si estende per 43 km, parte da San Didero e comprende la galleria Gravio-Musine (21.3 KM) e la parte chiamata Gronda Nord di Torino (o semplicemente Gronda) in rilevato (terrapieno) - trincea - viadotto fino a Settimo, con le sue due gallerie a Venaria (5 Km) e Settimo (2Km). La galleria Gravio Musine ha 4 accessi di servizio, chiamati finestre, una a Condove (località Grangetta) due a Caprie ed una ad Almese (località Rivera).

Il progetto “TAV” non è una “cagata" soltanto di questo governo, gli altri, tutti quelli che si oppongono girando il di dietro invece delle spalle: sinistre e terzi poli-pisti, stanno dalla parte del venditore di linee tav. I “No TAV” sono dei veri partigiani dell’ecologia. La giunta di Rivoli, che si becca un cantiere di 14 km quadrati ad un tiro di schioppo dall'ospedale, non ha mai avuto il coraggio di prendere una posizione determinata nel difendere il suo territorio. Se paragoniamo l'ecologia alla salute, dobbiamo convenire che quando hai il cancro non c'è economia che possa salvare. Quindi oltre a preoccuparci dei miliardi che faranno pagare sempre e solo ai soliti, preoccupiamoci prima di tutto di evitare la mala-ttia e la mala-fede. Inoltre è davvero da masochisti far correre le merci ad alta velocità mentre, nei nostri campi lasciamo marcire angurie, agrumi, pesche, olive, ecc. perché arrivano velocemente da chissà dove, coltivate chissà come e chissà da quale sfruttamento di schiavi che vengono pagati con un piatto di riso.

Ho già sentito dire da alcune persone che la Tav, è necessaria perché portatrice di progresso ed anche che chi si oppone è un troglodita, un grezzo. Un  tale nostro concittadino, che sbagliavo nel ritenere “saggio” (mai dare per scontato nulla!), mentre raccontava la sua opinione si autoproclamava persona colta per aver insegnato tutta la vita nelle scuole e che secondo lui i ragazzi di oggi (quelli che si manifestano contrari al Tav) sono da prendere tutti a calci nel di dietro perché super viziati e maleducati e che quelli che vanno a protestare contro i lavori del Tav (che come dice Don Paolo Farinella, è maschile essendo l’acronimo di Treno ad alta velocità, e non femminile “la Tav” come la definisce il super laureato presidente Cota),  sono da mettere tutti in galera perché si permettono di intralciare il progresso. Il tutto senza nemmeno soffermarsi un attimo sugli  irragionevoli motivi a sostegno di una così antidemocratica enunciazione. Ho assistito personalmente, per ben due volte,  alla presentazione pubblica del Progetto Preliminare del percorso in questione sia per parte del movimento “No Tav” condotta da alcuni docenti del Politecnico di Torino, specialisti della materia, sia per parte delle Istituzioni Pubbliche nelle persone del responsabile del progetto stesso incaricato come garante dal Governo. Si evince innanzitutto l’ardita spavalderia di come venga sminuito il sovvertimento del territorio in cui vivono migliaia di persone. Chi la presenta come un progetto indenne da sacrifici dichiara che buona parte del percorso è sottoterra, ma non considera che per ogni tratto sotterraneo si rendono necessari spazi di centinaia di ettari per i cantieri operativi, in cui si produrrà lo stoccaggio, lo smaltimento e le tonnellate dei cementizi per l’interramento dell’opera. Per giunta a pochi chilometri, nell’ordine di 3 e 5, da due grandi centri ospedalieri, quello di Rivoli e di Rivalta, dove le persone vanno per farsi curare e non per morire di inquinanti tossici. Le criticità che evidenziano quelli del “Movimento NO TAV” sono varie: lo spostamento di tonnellate di materiali da scavo comprese parti di amianto, le relative polveri, la mobilitazione di un aumento del traffico veicolare già altamente critico, la distruzione di un equilibrio  millenario delle falde acquifere, l’inquinamento acustico e aereo, il tutto per un periodo dichiarato ottimisticamente di otto anni (c’è chi sostiene che le lungaggini quasi sempre imprevedibili lo porterebbero a vent’anni). Quale sarebbe il controvalore di tanto scempio? Molto probabilmente solamente l’arricchimento economico delle grandi imprese, la convenienza politica di turno, i conti bancari di pochi strateghi del momento. Ai cittadini in vita solo disagi e malattie, ai posteri una terra sconquassata e miliardi di soldi da spendere per arginarne le molto probabili tragedie conseguenti. C’è sempre il dubbio che a qualcuno convengano “le grandi manovre” senza valutare la possibilità di evitare gli sprechi come nel caso dell’aumento della produzione di energia elettrica o di utilizzare meglio le opere già esistenti migliorandole per risparmiare altro territorio, un bene di tutti, unico e indispensabile alla vita.

Marcello D’Acquarica

 

Commenti

  1. # 1 Di  salvatorecito (inviato il 28/10/2011 @ 11:09:53)

    Non si investe,neanche un centesimo per la salvaguardia dell'habitat naturale.....e certe zone del nord Italia,son messe male,si costruisce in modo troppo......innaturale,tragiche ahime'conseguenze........
    Massima solidarieta'........

  1. # 2 Di  Marcello D'Acquarica (inviato il 28/10/2011 @ 15:21:46)

    Gentile Salvatorecito, lasciamo perdere nord e sud.
    L' Italia, in quanto a dissesto del territorio è una frana unica. Amministrano tutti in egual modo: nordisti e sudisti. Con la differenza che, nonostante a Galatina e dintorni non ci siano nè montagne nè fiumi, appena piove quindici minuti in più i due mari, lo Jonio e l'adriatico, diventano uno.
    Pensi che bellezza!

  1. # 3 Di  Michele Stursi (inviato il 28/10/2011 @ 16:47:45)

    Marcello, permettimi di correggerti. Non si è trattato di "semplici perturbazioni", come dici all'inizio della tua riflessione, ma si è trattato di fenomeni di perturbazione anomali e imprevedibili dagli attuali calcolatori matematici (quindi la colpa non è dei meteorologi, come voleva far credere Alemanno). Fenomeni che sono aumentati in questi ultimi anni e ascrivibili principalmente ai cambiamenti climatici di cui unica responsabile è la scelleratezza e dissennatezza (diciamo anche egoismo) dell'uomo. E si ritorna sempre lì, a parlare di scelte politiche, ovvero scelte lungimiranti per il bene del popolo.

  1. # 4 Di  Marcello D'Acquarica (inviato il 29/10/2011 @ 16:06:11)

    Caro Michele,
    condivido il fatto che il clima sia cambiato e che eventi così violenti siano oggi più frequenti del passato.
    Ma attenzione a non allontanare l’attenzione dalle precipue responsabilità che ricadono su eventi specifici come quello di questi giorni fra la Liguria e la Toscana, dai veri colpevoli. Personalmente non mi sognerei mai lontanamente, per esempio, di montare una struttura non idonea sulla terrazza di casa mia a Noha sapendo che a volte il vento potrebbe essere così impetuoso da far tremare perfino le mura.
    Quindi se il clima ci mette del suo e, come tu stesso dici, il merito è anche dell’inquinamento che scatena l’effetto serra, i singoli amministratori del territorio restano i principali fautori delle opere non idonee, quali palazzi sulle sponde o addirittura negli alvei dei fiumi, disboscamenti selvaggi, piattaforme di cemento, strade, città intere, senza essere in grado di gestire gli eventi della natura che è sempre nata prima di noi.
    La campagna fra Aradeo e Noha, bastano poche ore di pioggia a farla diventare un lago. Cosa fanno gli ingegneri e direttori del “palazzo” a parte incassare come minimo 90.000 euro all’anno di compensi?
    Ti consiglio di leggere l’articolo di Corrado Augias apparso sulla Repubblica del 29 c.m. a pag. 28, in cui un riporta la testimonianza di un tale che proprio delle Cinque Terre, tramite il confronto con delle foto fatte tempo addietro, riporta i cambiamenti a proposito di: …case arrampicate a mezza costa sopra ogni unghia di roccia per avere la terrazza fronte mare…
    Leggilo Michele, c’è poco da fare e da lamentarci, quello che non va bene è che la gente non trova nemmeno più il tempo per ribellarsi.

  1. # 5 Di  Veronica (inviato il 31/10/2011 @ 07:58:35)

    31 ottobre.....Halloween,non ricordo di quant'anni fa.......San Giuliano in provincia di Foggia......morirono 26 "angiolietti"con la loro maestra........un devastante terremoto.......quanti pianti......ed ancora oggi,pensandoci.........

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