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Un’inedita esperienza di Missione
Di Redazione (del 13/06/2019 @ 23:01:22, in Comunicato Stampa, linkato 1110 volte)

Alla fine di Novembre del 1990, avevamo chiuso la Casa di Caracaraì dove la sottoscritta aveva lavorato per nove anni in qualità di responsabile della Parrocchia di San Giuseppe Operaio. Nei mesi successivi mi trovavo nella Casa Regionale di Boa Vista - RR - per un po’ di riposo in attesa di nuova destinazione.

Il 31 Dicembre dello stesso anno, la mia Superiora mi ha premiato dandomi la possibilità di trascorrere una settimana nella Missione di Catrimani tra gli Indios Yanomami.

Questa Missione si trova nei confini di Roraima. Il posto è una immensa foresta abitata dagli Indios Yanomami. I Padri IMC è da un bel po’ di anni che hanno fondato questa Missione per aiutare questo popolo a conoscere Cristo, testimoniarlo con la propria vita, salvare la loro cultura, e la loro salute. Infatti, quando i Cercatori d’Oro hanno invaso la foresta, si sono diffuse tante malattie come la malaria, la TBC e altre patologie infettive che prima non esistevano. Noi missionarie della Consolata abbiamo sempre soccorso gli Indios Yanomami quando c’era bisogno. Da qualche anno abitiamo  con loro, usando gli  ambienti della Missione di Catrimani.

La Missione di Catrimani è circondata da varie Malocas, ognuna con la propria Casa Comune, avendo ciascuna un capo indigeno (la Maloca prende il nome del responsabile).  Quella più vicina alla Missione di Catrimani era la maloca Carrera, con una sessantina di persone.  Questo Indio da un po’ di anni è già in cielo e adesso dopo cinque anni che sono in Italia non saprei dire dove gli Indios hanno costruito la Nuova Maloca e chi è il nuovo responsabile.  – Maloca è il nome indigeno che vuol dire Villaggio. Anche dove abitano gli Indios Macuxì si chiamano “Malocas”, ma è sempre un villaggio, solo che  gli Indios Macuxis  hanno la casa Uni Famigliare, non è una casa comune, ma  ogni famiglia ha la sua abitazione, mentre gli Indios Yanomami  hanno una Casa Grande per vivere insieme ed è la loro Casa Comune.

La casa Comune è costruita con Pali di legno e paglia ben lavorata, può contenere diverse famiglie fino a 60 persone o più. Ogni famiglia ha il suo angolo con i pali  per appendere le amache e  per terra ha un quadrato dove accendere il fuoco per allontanare gli insetti  notturni, come pure per scaldarsi, perché di notte nella foresta è freddo e loro vanno nudi  e hanno bisogno del tepore del fuoco.

Siccome noi Suore MC. dovevamo costruire la nostra casetta, il 31 Dicembre del 1990  con una Land-Rover siamo partite il mattino presto da  Boa Vista – capitale di Roraima.  Eravamo un bel gruppo. Due Suore, la famiglia che si interessava per costruire la nostra casa, un Indio Yanomami e l’autista. Abbiamo fatto quasi 200 chilometri, metà di asfalto e metà di terra battuta. Arrivati alla riva del fiume che dovevamo attraversare, non ricordo il nome del fiume, abbiamo lasciato la Land- Rover vicino ad una casa di campagna, siamo saliti sulla zattera fatta di bidoni legati fra di loro e con molta delicatezza abbiamo caricato il materiale che portavamo alla Missione e in pochi minuti eravamo all’ altra riva.

Li, c’era già Padre Guglielmo Damioli che ci aspettava con un furgone dei tempi della guerra.

In questa zona abitava una famiglia Indigena, i cui componenti erano quasi tutti affetti dalla malaria. La Suora Infermiera che viaggiava con me: Sr. Rosaurea Longo, Brasiliana, li ha visitati e medicati come meglio poteva, e dopo abbiamo intrapreso il viaggio.

Mancavano ancora 100 chilometri di foresta da attraversare.

In quel periodo c’era nella Missione il Fratello Antonio IMC che  si impegnava a mantenere la strada  relativamente pulita, cioè senza grossi tronchi di intralcio

Quindi  ogni  gruppo deve munirsi di coltellacci per tagliare i rami e ogni tanto  fermarsi  per liberare lo spazio e  poter passare.  Questo è successo a noi e per me che era la prima volta che viaggiavo nella foresta era una novità. – Comunque verso le ore 16 del pomeriggio siamo arrivati alla Missione di Catrimani, sani e salvi, grazie a Dio.

Da parecchi anni, ormai, la strada non c’è più  per  evitare l’accesso dei Garimpeiros (i cercatori d’oro). Il Vescovo Don Aparecido Josè Dias, non ha più voluto mantenere questa strada (dunque chi vuole andare alla Missione Catrimani deve  prendere l’aereo che è molto caro), ma almeno così si risparmia altri tagli alla natura.

Alla sera abbiamo cenato tutti insieme con la lampada alimentata da un motore elettrico e poi siccome eravamo stanchi siamo andati a dormire. E’ inutile dire che mentre cenavamo alcuni Yanomami ci guardavano dalla parte di fuori attraverso le finestre del refettorio.

Dopo siamo andati a dormire.

Curioso che durante la notte non sono riuscita a chiudere occhio, perché sentivo  come se qualcuno mi pizzicasse, ma a buio che cosa potevo vedere?

Al mattino mi sono accorta del fatto che tutto il mio corpo, dalla testa ai piedi, era rosso.   Erano entrati i “MICUIM”, insetti microscopici che mi hanno, come dire, vaccinata. Sono guarita solo dopo una settimana, quando dovevo già andar via.

Il giorno dopo era Capodanno. Un capo indigeno chiamato MACHADAO aveva cacciato una bestia enorme chiamata ANTA, una specie di maiale.

Non so come facciano loro a comunicare le notizie così in fretta (pur non avendo i social network), sta di fatto che in un attimo la Missione era piena di Yanomami: piccoli e grandi. L’Indio Machadào che ormai è in cielo da un po’ di anni, pulì l’animale, lo tagliò e ne distribuì degli spiedini di carne a grandi e bambini.

Tutti sono andati alle loro rispettive Malocas per arrostire la carne, e tutti, quel giorno hanno mangiato a sazietà. Il di più fu lasciato alla Missione per i più bisognosi.

Io sono rimasta meravigliata nel vedere quella bellissima scena. Tutti hanno mangiato e ciò che era avanzato fu dato a chi ne aveva bisogno. Nessuno ha tenuto niente per sé, né ne ha fatto commercio. Ha condiviso tutto.

Il Vangelo, cioè la buona novella, è questo. La purezza del cuore. Il primo dell’anno 1991 i nostri fratelli Yanomani mi hanno insegnato questo. Dopo 29 anni, quella scena di distacco dal possesso delle cose e la condivisione con gli altri, la vivo nel mio cuore come se fosse oggi.

Sr. Orsolina D ‘Acquarica  MC

 

Commenti

  1. # 1 Di  . (inviato il 15/06/2019 @ 08:25:51)

    Popoli cosi, ci possono solo dare una grande e profonda energia interiore - Il Dio presente,in loro e' segno di purezzza e di grande fratellanza - Grazie mille volte grazie a chi,va in zone lontane da noi,ma sempre con il c u o r e a Noha!

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