gen102009
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giu072013
Non manca il silenzio sacro dell’alba che pur è necessario. Né un grido d’ovazione per il minimo decoro. Per chi di loro t’ama.
Né sono svaniti i testimoni e le profonde ferite mai guarite, dell’infausta illusione di un ventennio inebriato, ferito, velato. A monito di un disastro annunciato, è lì, per gli spiriti imbelli che ancora, purtroppo, s’aggirano per l’aria, per mare e per terra.
Fu poi tempo di leghe contadine e di capi di leghe, dove lo sdegno e la protesta contenevano la tracotanza del servo inoperoso, che mai cambia.
Grida, quelle delle leghe, che non stanno più di qua dalla balaustra, ma fuori, perché scacciati e respinti per sempre da un’ingannevole scelta del comodo e del lusso, dove ogni cosa si muove e muore pian piano, nella replica pedissequa di riti secolari che tutto vorrebbero cambiare per nulla mutare. Mistici paramenti, relegati per sempre nell’io di un corpo che tracima di fuochi fatui, che si perdono nella monotonia del sé e dell’oblio di mezze messe, seppure cantate.
Giunse poi l’alba dell’ennesimo inganno, e l’ora morta e il tempo stramazzarono inermi in un rovinoso stallo.
Su quella torre impavida, circondata solo più dai voli pindarici di allegre rondinelle, le pietre languono scure mostrando le macchie del tempo: del dono, della perduta gloria, del “boia chi molla”, del turpe travaglio, delle ore suonate, del mezzogiorno, della rabbia, del malanno e del meschino inganno.
Intanto la grassa mano del vil servitore, argina con supponente ingratitudine ciò che è già di per sé, un nulla. Sembriamo a volte un popolo che tace e mal sopporta l’altro. Quello di servi, che ride e galleggia.
Due popoli gemelli, che quasi si sfiorano, si danno la mano e nascondono il cuore, perché incertezza e solitudine saltellano di qua e di là, senza alcuna pietà, e a volte perfino rancore.
Ora nulla più spera la piazza, la torre e l’ora. L’ultima, da lungi scoccata, non vede più l’ombra tronfia e straniera che divora e domina sull’ultimo luogo che mai fu suo, ma che è ancora pregno di odori e d’antichi amori.
Amori di bimbi, di piedi nudi, di giovani vesti, di pizzi e merletti, di pie donne e di canti, di sudori e di pianti, di uomini e di cavalli, di prati e di fiori, di notti stellate, di lune crociate, di baci segreti, di tocchi e rintocchi di un tempo voluto e da Dio assegnato e ora, ahimè, da molti deriso e derubato.
mar122008
Dall’alto di un traìno Non parte chi parte. Parte chi resta. Sembra recare con sé questo sussurro la tramontana che accarezza le case infarinate di Noha e solletica i pini e gli aranci. In realtà, è un nohano, puro fino al midollo, a ribadire questo singolare assioma. Antonio Mellone, che tornando in terra natia solo il sabato e la domenica, si riscopre sempre più legato alle strade ariose e alle piazzette assolate della sua Noha. E, per un giorno, con l’entusiasmo di chi è partito lasciando un pezzo di cuore nel suo paese, diventa guida insostituibile per le vie nohane. |
gen222016
Mi sembrava di trovarmi nel bel mezzo di un “The Truman Show” oppure in uno spettacolo del teatro dell’assurdo (non uso volutamente la metafora del Campidoglio per non urtare la suscettibilità di qualcuno), martedì 20 gennaio 2016, nel corso del meeting serale tra alcune associazioni nohane che ha luogo con una certa periodicità (black-out trimestrali permettendo) nei locali del centro cosiddetto Polivalente di Noha (“polivalente” nel senso che non si sapeva bene, l’altra sera, se si fosse al Polo Sud o a Polo Nord).
Il livello del dibattito era quello che era, vale a dire prossimo allo zero (con le dovute eccezioni, e qualche timido tentativo da parte di qualcuno di addivenire a più miti consigli), probabilmente per non stridere troppo con la temperatura che si registra in questa stagione dell’anno all’interno dell’aula magna di quel complesso (o meglio complessato) di edilizia pubblica.
Le frasi idiomatiche volanti e alcune irripetibili carinerie, proferite a chissà quanti decibel - con evidente rischio alle coronarie e possibile nocumento alle corde vocali degli urlatori, non disgiunto dai reali pericoli di lesioni alle membrane timpaniche dell’orecchio medio degli ascoltatori – si riverberavano senza ritegno e in ogni direzione sulle pareti di quell’auditorium-chiamatemi, sicché l’effetto trambusto, la resa cicaleccio caotico, e il risultante frastuono babelico han potuto rivelare un’altra singolare caratteristica di quei locali: un’acustica da fare invidia a quella del cavallino Bianco.
L’ingresso trionfale dell’assessore Coccioli, e soprattutto le sue parole agghiaccianti (appunto) sono riuscite a portare temperatura e livello del dibattito fino allo zero assoluto (che come noto è la temperatura più bassa che teoricamente si può ottenere in qualsiasi sistema macroscopico, corrispondente a –273,15 °C).
L’ingegnere Coccioli, dopo essersi compiaciuto della “passione [sanguigna] con la quale si discute a Noha” (che simpatico), ha iniziato a blaterare (se sostituiamo balbettare non sbagliamo) del fatto che “purtroppo gli uffici non avevano fatto quello che avrebbero dovuto fare” [ah, ora la dimenticanza della famosa cabina elettrica è colpa della burocrazia. Ndr.] e che “speriamo che la situazione si sblocchi” [come speriamo? Come puoi sperare che avvenga qualcosa in un ente pubblico comunale senza una delibera, un provvedimento, una determina, un’azione amministrativa, o politica? Boh? Mistero della fede, anzi della speranza. Ndr.] e poi ancora che “l’immobile è agibile, però chi vuole può usufruirne in inverno, altrimenti rimane a casa” [certo: chi ha freddo d’inverno rimanga a casa; mentre d’estate chi ha caldo vada a servirsi dell’aria condizionata del supermercato, anzi del centro commerciale Pantacom, ora che lo costruiranno a Collemeto. Così come chi non può salire le scale, se l’ascensore non funziona, rimanga al piano terra; mentre chi non ci vede al buio si porti appresso un gruppo elettrogeno. E, infine, se proprio i bambini vorranno festeggiare il Carnevale Nohano al centro Polivalente non vi accedano travestiti da Zorro, maschera ormai anacronistica e fuori moda, ma da abominevole uomo delle nevi, o Yeti, ricoperti di folta pelliccia dalla testa ai piedi, così non rompono le scatole per il gelo. Ndr.] e, infine, che “mi assumo tutta la responsabilità per aver fissato le date e poi non aver potuto dare seguito…”, ed altre cazzate del genere. Si riferiva, il Coccioli, alle promesse non mantenute.
Era del tutto inutile ricordargli, su quest’ultimo punto, che responsabilità è una parola importante, e che non si può proferire senza scrupoli e senza alcun riguardo per gli altri. E soprattutto che in Politica c’è un solo modo per manifestare la propria responsabilità nei confronti dei cittadini gabbati: dimettersi.
Antonio Mellone
P.S.1 Però così non vale. Sono stato battuto sul tempo, anzi sul filo di lana, da questa notizia dell’ultim’ora: l’assessore Coccioli si è dimesso. Non mi par vero. E un po’ mi dispiace pure. Ora, auguriamoci di non doverlo rimpiangere.
Pare che prenderà il suo posto un politico il cui cognome è tutto un programma: Tempesta. Poi uno si chiede chi è che ha seminato vento.
P.S.2 Come mai in questo pezzo ho lasciato in pace la nostra Daniela Sindaco? Semplice. Intanto per darle un po’ di tregua; e poi perché essendo stata così gentile con me nel porgermi una fetta di torta tagliata con le sue stesse mani (torta pasticciotto offerta dalla Fidas di Noha, per la precisione) non potevo mica scrivere qui della sua promessa di acquisto della cabina elettrica a sue spese, o di altre sviolinate simili. Suvvia, signori, un po’ di pragmatismo.
P.S.3 Ad un certo punto della serata, sempre nel match di cui sopra, un paio o forse tre gentili signore si sono scagliate con urla, pianti e invettive contro il sottoscritto, reo, a loro dire, di aver osato definirle, in qualche articolo, come delle oche.
Probabilmente le signore si riferiscono alla mia lettera aperta indirizzata alla delegata della frazione di Noha, Daniela Sindaco (e non a loro), pubblicata su Noha.it il 15 marzo 2015. Orbene, premesso il fatto che non potevo usare nei loro confronti l’epiteto che ricorda il noto bipede palmato e starnazzante, se non altro per il fatto che al tempo non avevo il piacere di conoscerle, anzi non avevo la più pallida idea della loro esistenza (e, invero, anche oggi ho non poche difficoltà ad associare la loro fisionomia ai rispettivi nomi), volevo spiegar loro che la metafora del pollaio è strettamente connessa alle zuffe (da stia, appunto) che sul tema del centro polivalente, “restaurato” come tutti sappiamo, sono portate avanti dalle oche (politiche) a destra e a manca (cioè dai partiti di destra e di sinistra). Punto. Tutto il resto, le congetture, le rivendicazioni, le interpretazioni capziose, le lacrime, eccetera, denotano quanto a volte non si sappia leggere (oltre a non saper scrivere).
Mi dispiace che le signore si siano sentite coinvolte (come spiegato sopra, non era mia intenzione).
Aggiungerei, però, che io non posso farci proprio nulla se uno ha la coda di paglia. O piumata.
A.M.
mag302014
Promette bene anche la seconda edizione del Gran Galà “Equestrian Show – Favola di Primavera” che avrà luogo a Noha nel corso di tre giorni consecutivi di spettacoli, concerti, mostre, artisti di strada, e notti bianche con musica e stand gastronomici. Il tutto si svolgerà in un’area attrezzata forse più ampia della stessa cittadina che, come vuole la tradizione, ospita una kermesse che non ha eguali in tutto il Sud-Italia.
La “città dei cavalli” si agghinda a festa per questo evento che vedrà quali protagonisti dei bellissimi purosangue, e come fulcro il locale campo sportivo e le sue immediate adiacenze, trasformate per l’occasione in ippodromo-palcoscenico degli spettacoli.
I cavalli provenienti da tutta Italia s’incontreranno in questo originale “moto-raduno” con un programma intenso e ricco di attività variegate che vanno dall’american show al corteo di carri caratteristici, dalle gare di abilità al tiro pesante, dal salto degli ostacoli al Roping, dal Rening al Barrel, dal Team Penning alle Gimkane western, dalla Pizzica dei cavalli all’asta spagnola.
Gli spettacoli hanno inizio alle ore 9 del mattino per concludersi a notte inoltrata.
Ma la principale attrazione è rappresentata ogni sera alle ore 20.30 dal Gran Galà, l’esibizione artistica di dressage da parte di cavalli e cavalieri italiani e stranieri, tutti campioni di rango. Lo spettatore s’incanterà nel corso di questo triduo da favola con i movimenti geometrici, le volute, le coreografie, le danze e i volteggi acrobatici dei destrieri, diretti e interpretati da registi, cavalieri e maestri di alte scuole equestri provenienti da ogni dove.
Antonio Mellone
set082013
mag132012
Eccovi di seguito il primo dei tre contributi alla Storia di Noha scaturiti dalle ricerche continue del nostro P. Francesco D'Acquarica
Leggendo gli antichi registri dell’archivio parrocchiale di Nona, la prima cosa curiosa che appare evidente che nel 1600-1700 gli abitanti si sono mescolati con molta gente proveniente da altri paesi. Quasi sempre tutta gente del Salento, ma a volte anche da paesi più lontani, si è inserita nella comunità di Noha o per motivi di matrimonio, ma anche per motivi di lavoro, a volte semplicemente sono di passaggio perché invitati a essere padrini di battesimo o testimoni di uno sposalizio.
Così ho scoperto che anche i miei avi sono di origine della “Terra di Galatone”, perché il 28 gennaio del 1770 un “Angelo della Terra di Galatone”, come recita il seguente documento in latino ecclesiastico in hac mea ecclesia Angelum D'Acquarica Terre Galatone et Teresiam Paglialonga de Nohe ambos sponsos novellos et eorum mutuo consensu habito per verba de presenti in matrimonio coniunxi, che tradotto vuol dire: “in questa mia chiesa Angelo D’Acquarica della Terra di Galatone e Teresa Paglialonga di Noha, tutti e due sposi novelli, avuto il loro mutuo consenso, ho unito in matrimonio”.
Nei registri in questione di una persona si può trovare l’annotazione per esempio “del casal di Nohe” oppure “di Nohe” se uno abitava nell’abitato“, oppure “commorante in Nohe” se uno abitava nell’abitato di Noha ma proveniva da altri paesi, oppure “della Terra di Noha” quando uno era residente nel territorio di Noha. Perciò “della Terra di Galatone” significa che era del territorio di Galatone, e quindi confinante con le campagne di Noha: basti pensare alla masseria Roncella con la sua campagna molto vicina a Galatone.
Riporto qui alla rinfusa i nomi dei paesi dai quali proviene gente che si è stabilita a Noha in quegli anni.
Troviamo dunque persone di Zollino, di Corigliano, di Melpignano, di Aradeo, di Galatina, di Galatone, di Sogliano, della Città di Lecce, di Cutrofiano, di Gallipoli, di Seclì, di Soleto, di Otranto.
Ci sono anche cittadini di Andrano, Arnesano, Botrugno, Calimera, Casarano, Castrignano dei Greci, cavallino, Collemeto, Copertino, Cursi, Lequile, Maglie, Muro, Matino, Martignano, Minervino, Monteroni, Montesardo, Nardò, Neviano, Parabita, S. Donato di Lecce, Putignano, S.Pietro in Lama, Salve, S. Cesario, Specchia, Spongano, Sternatia, Supersano, Torre Paduli, Ruggiano, Traviano, Tuglie, Tricase, Uggiano, Ugento, Veglie, Vitigliano.
Chiaramente i più provengono da Galatina, Aradeo, Cutrofiano, Galatone, Soleto e Sogliano.
Ma c’è anche chi viene da Altamura, da Erchie, da Molfetta, da Bisceglie, da Putignano, Saragnano di Salerno e perfino da Ferrara, da Napoli, e anche da paesi scomparsi. Nel 1704 è annotato un certo “Mastro Muzio de Laurenzo di Dipignano Provincia della Calabria citra”.
Come mai questo afflusso a Noha di tanta gente da “fuori” ?
Dopo l’invasione dei Turchi del 1480 e la strage di Otranto, anche Noha era stata toccata da questo flagello e la gente non sentendosi al sicuro aveva abbandonato l’abitato. Nel 1700 perciò troviamo persone (quasi sempre di Corigliano ) dette affittatori o affittatrici, che si danno da fare per ricostruire le case diroccate e facilitare l’inserimento nella Baronia di Noha di nuove popolazioni.
Una importante declaratio conservata nell’Archivio di Stato di Lecce ci attesta che nel 1700 l'affitatore di Noha, un certo Evaristo Peschiulli di Corigliano ma residente a Noha, riuscì a richiamare nell'abitato oltre 50 cittadini che prima erano dispersi nella campagna, permettendo loro di fabbricare case, sicchè nel detto casale si vedono moltissime case noviter rifatte e molte risarcite, dove prima altro non si vedeva che case sgarrate et inhabitatae.
Il modo di contare le ore
Faccio notare anche il modo di indicare sia l'età e sia l'ora. Quasi sempre si dice "circa". E' chiaro che non c'era l'anagrafe e neanche gli orologi a portata di tutti. Di una persona si poteva dire che aveva "circa" 32 anni perchè non aveva il certificato di nascita. E se erano le ore 18, si diceva "circa", perchè era sufficiente guardare il sole e non l'orologio, dando così l'ora approssimativa.
Potrebbe accadere di rimanere perplessi nel leggere le indicazioni di orari che troviamo riportati nei documenti dell’antico archivio parrocchiale di Noha.
Citiamo l’episodio più significativo come esempio. Si tratta di quello che accadde il 20 Marzo del 1740 e che il Vice parroco di turno don Felice De Magistris ci ha tramandato raccontandolo come fosse un miracolo, come fosse stata una grazia attribuita all’intercessione di S. Michele. La descrizione del fatto comincia così:
Ad hore mezza della notte giorno di Domenica nella Congregazione di S.Maria delle Grazie haveva io colli fratelli incominciato l'esercizio della Congregazione…
E poi conclude: e licenziai il popolo verso le quattro hore della notte non volendo in nissuna maniera uscirne il popolo lacrimante.
Non può essere che la riunione di catechesi ai confratelli della Confraternita della Madonna delle Grazie si tenesse a mezzanotte e che poi, dopo l’evento strepitoso, abbia licenziato tutti verso le 4 della notte.
Leggiamo il racconto completo che oggi con il nostro razionalismo esagerato, andremmo più cauti nel dire che quanto ora riporto sia un vero miracolo.
Nohe li 20 Marzo del 1740 - Ad hore mezza della notte giorno di Domenica nella Congregazione di S. Maria delle Grazie haveva io colli fratelli incominciato l'esercizio della Congregazione: voltatosi un temporale tempestoso che non mai sene haveva così veduto, e tanto impetuoso e spaventevole che ne menava li tecoli per l'aria, S.Michele havendosi da se stesso tirato il velo che lo copriva havendolono visto coll'occhi molte donne che dentro la Chiesa si ritrovavano facendo orazione e di subbito diedero notizia a me sottoscritto che mi ritrovava dentro la detta Congregazione, ed io andato con tutto il popolo cantai le Litanie Maggiori havendo primieramente esposto sopra l'Altare del Glorioso S. Michele le reliquie di questa parrocchiale, e fu tanto lo terrore e lo spavento del miracolo perchè vedeva ogn'uno la faccia del Santo tutta smunta di colore ed imbianchita come la stessa lastra che tenivo ed havendosi da me fatto un sermone al popolo finì la funzione con una disciplina pubblica, e licenziai il popolo verso le quattro hore della notte non volendo in nissuna maniera uscirne il popolo lacrimante ed incenerito per lo spettacolo e spavento del tempo che fuori cessò per l'intercessione del Protettore. Ita est Don Felice de Magistris, sustituto.
A parte il racconto che dà l'impressione di gente terrorizzata sia per il temporale e sia per il prodigio, siamo informati dell'orario della catechesi ai confratelli della Congregazione (ad hore mezza della notte giorno di Domenica), anche le donne sono in chiesa per pregare a quell'ora (molte donne che dentro la Chiesa si ritrovavano facendo oratione), ci viene anche fatto capire che la chiesa aveva il tetto coperto di tegole (tanto impetuoso e spaventevole che ne menava li tecoli dei tetti per l'aria).
Per orizzontarsi e comprendere il senso, è bene tener presente che i fusi orari non c’entrano nulla e che in tutto il Medioevo fino a metà del 1800 c’era un modo diverso di contare le ore.
Punto di riferimento era la luce del sole.
Nel passato si misuravano le ore mediante le ombre proiettate dal sole nel suo moto apparente (meridiane) o tramite il lento scorrimento dell’acqua o della sabbia in appositi recipienti (clessidre) o anche dal tempo necessario per bruciare un pezzo di corda, per consumare una candela o l’olio di una lucerna.
I Romani adottarono la stessa divisione del giorno e della notte usata dai Greci: mane l’inizio del giorno, meridies il mezzogiorno, solis occasu il tramonto e media nox la mezzanotte.
Naturalmente al calar del sole si attennero in seguito anche gli Italiani e questa divisione tra giorno e notte fu osservata lungamente nei monasteri e nell’ambito della Chiesa cattolica e per tutto il Medioevo. Tanto che ancora oggi il sabato sera si celebra la così detta “prefestiva” , perché il sabato sera è già l’inizio del nuovo giorno che è la domenica.
Quest’ uso fu l’unico in vigore in Italia dal Medioevo al Settecento, e scomparve definitivamente solo nella prima metà dell’Ottocento. Ad esso dunque si riferiscono le indicazioni che si leggono nei testi italiani di questi secoli e anche le annotazioni dei nostri registri parrocchiali.
E siccome d’estate il giorno con la luce solare è più lungo di quello invernale bisogna tener conto del periodo aprile-settembre che è circa di un’ora di luce in più dal periodo ottobre-marzo. Diremo allora aprile-settembre ora estiva e ottobre-marzo ora invernale.
In conclusione si può dire che le nostre ore 12 (o mezzogiorno) corrispondevano alle ore 18 del Medioevo nel periodo invernale e per il periodo estivo anticipando di un’ora circa, e le nostre ore 18 diventavano mezzanotte per il Medioevo.
Perciò per capire il significato degli orari scritti nei nostri registri parrocchiali si potrebbe tenere presente questo schema:
Orario attuale che corrisponde all’ Orario medioevale
Ore 24 della notte = alle ore 6 del Mattino
1 = 7
2 = 8
3 = 9
4 = 10
5 = 11
6 del mattino = 12
7 = 13
8 = 14
9 = 15
10 = 16
11 = 17
12 mezzogiorno = 18
13 = 19
14 = 20
15 = 21
16 = 22
17 = 23
18 = 24
19 = 1
20 = 2
21 = 3
22 = 4
23 = 5
24 = 6
Quindi l’hora mezza della notte del documento in questione, tenuto conto che nel mese di marzo siamo ancora nel periodo invernale, erano circa le nostre ore 18 e la gente fu licenziata verso le quattro hore della notte e cioè verso le nostre ore 22.
Verso il terzo decennio del 1800 nei nostri registri cominciamo a trovare anche la dicitura “le ore d’Italia” per dire la stessa cosa che abbiamo appena spiegato.
Qualche conferma dagli stessi documenti:
* Le 23 Aprile del 1776 - Ursola Carletta vedova d'anni 80 circa, passò da questa a meglio vita ad ore 24 del giorno, al tramontare del sole.
Qui è detto chiaramente che le ore 24 corrispondono al tramontare del sole.
* Le 13 Febraro dell'anno 1781 - Giovanna Donno vedova del quondam Giacinto Lazoi coniugi un tempo di questa Terra di Nohe, in età di anni 50 circa fece passaggio da questa a meglior vita à dì sudetto;, alle ore 23 circa del giorno al decader del sole, diede la sua anima al suo Creatore.
Anche qui è chiaro che le ore 23 circa è verso il tramontare del sole.
La mammana
Se poi si trattava di un bambino nato in pericolo di morte, bisognava preoccuparsi di dargli subito il battesimo. In questo caso di solito era la mammana o ostetrica, pratica nel suo ministero, che dava il sacramento. Il parroco poi in chiesa, se il bambino non moriva subito, faceva gli altri riti e preghiere come dal Rituale. E molto spesso capita che il parroco annota che la mammana aveva dato l'aqua in casa per il pericolo imminente che vi era quando naque.
Quella che il popolo chiamava mammana, è indicata con il termine dotto di ostatrice (da ob - stare per la funzione e la posizione che assumeva rispetto alla partoriente) e poi di levatrice. I nomi di queste persone compaiono spesso anche come testimoni del battesimo al neonato.
Qualche esempio.
* 25 Aprile 1810 - Pietro Paschale Aloisio … nella mia Parrochiale Chiesa battezato … li Patrini nel sacro fonte furono il Parroco assistente e l'ostatrice che lo portava al Battesimo.
* 3 Gennaro 1811 - Salvadore Silvestro Leonardo … li Patrini nel sacro fonte furono Vito Pirro di Cotrofiano qui degente e l'ostatrice seu Mammana.
* 6 Febraro 1820 - Leonarda Maria … uscì in luce alle ore dodici del giorno e perchè era in pericolo, dalla ostatrice fu battezata dandoli la forma dell'acque, dopo due ore se ne morì.
* 16 Aprile 1820 - Piero Paulo … li Padrini nel sagro fonte furono Vita Orlando ostatrice ed il Parroco assistente.
* 4 Ottobre 1820 - Angelo Leonardo … li Padrini nel sagro fonte furono il parroco assistente e Felice Vittoria ostatrice di S. Pietro Galatina.
* 11 Settembre 1821 - Mi è stato portato in Chiesa un esposito ritrovato nel suburbio di Nohe da Padri incerti procreato per nome Liberato ed è stato da me sottoscritto Arciprete nella mia Parrochiale Chiesa battezato, li padrini nel sagro fonte furono Domenico Paglialonga di Nohe e l'ostatrice Maria Aloisi.
* Adì 4 Maggio 1693 - Domenico Antonio figlio di Donato Scrimieri e di Antonia Gioyusa coniugi di questo casale di Nohe, naquè ad hore 15 in circa, il quale per l'imminente pericolo di morte fu battezzato in casa da Giovanna Vonghia Mammana e poi à dì 7 detto il sudetto infante che fu battezzato in casa, si portò in chiesa … ecc. ecc.
Ma chi erano queste levatrici ?
I registri molto spesso dicono che al momento del battesimo c’è anche l’ostetrica senza specificarne il nome; ma alcune volte è annotato. Così sappiamo che:
Nel 1693 la mammana di Noha era Giovanna Vonghia.
Nel 1701 l’ostetrica si chiamava Marca Grassa.
Nel 1736 l’ostetrica era Maddalena Birtolo.
Nel 1774 Rosa Palombo detta ammammana.
Nel 1777 troviamo registrata Antonia Boccassi.
Nel 1790 era Antonia Napoletano.
Nel 1820 era Vita Orlando
Nel 1821 la mammana era Maria Aloisi.
Ma troviamo anche:
Francesca Quaglia ostetrice della Terra di Seclì,
Felice Vittoria ostatrice di Sanpietroingalatina,
Francesc'Ant.a Coluccia di Aradeo pubblica ostetrice,
Lucia Mosco ostetrice della Terra di S.P. in Galatina per il suo officio chiamata...
Oggi questa situazione di emergenza non accade più perchè i bambini nascono in ospedale.
E' da notare che quasi sempre i padrini di battesimo sono un uomo e una donna qualunque, i più disponibili per essere presenti al momento del sacramento. Nei matrimoni invece i testimoni sono sempre due uomini. Ovviamente non c'erano le grandi feste di oggi, nè grandi regali, fotografi o rinfreschi e pranzi al ristorante.
giu252014
Il coordinamento delle associazioni animaliste si appella al sindaco di Galatina perché sostituisca l'assessore Roberta Forte e apra subito il nuovo canile. “Mai ascoltati e nessuna riconoscenza per il lavoro svolto”.
Un canile lager in via di dismissione, con una storia di maltrattamenti e sevizie alle spalle, un nuovo rifugio pronto ma ancora chiuso, cento cani già affidati a famiglie, 80 ancora in canile. Questa, in sintesi, la situazione aggiornata della vicenda che ha investito il territorio di Galatina e che ha portato al centro della cronaca la gestione del problema randagismo.
Il canile privato di Noha, tristemente noto per le condizioni in cui versavano i cani ospitati a spese del Comune di Galatina, continua ancora a suscitare polemiche. Nonostante il lavoro delle associazioni animaliste, intervenute per salvare i tanti cani in condizioni disperate, l'annosa e scandalosa questione del canile lager non è ancora del tutto risolta.
Con una nuova struttura già pronta ma non ancora aperta – depredata nel frattempo dai ladri - sulla vicenda non si riesce a scrivere la parola fine. A distanza di mesi, adesso difatti tornano sulla questione le associazioni animaliste riunite in coordinamento. In una lettera protocollata in data 16 giugno, si rivolgono al sindaco Cosimo Montagna chiedendo di intervenire immediatamente perché venga aperto il nuovo canile e si dimetta l'attuale assessore con delega al randagismo, Roberta Forte. Alla base dei rapporti incrinati tra le associazioni e l'assessore - denuncia il coordinamento - un'assenza di dialogo con le stesse associazioni e l'atteggiamento dell'assessore, che, come scrivono “non risulta essersi mai recata nelle strutture appartenenti al Comune, ovvero il canile comunale e il Rifugio sito in Località Latronica e men che mai nel canile privato di Noha appartenente al Ferramosca”.
La lettera, a firma dei rappresentanti dell’Associazione P.A.C.A.V. Associazione Progetto Aiuta un Cane a vivere onlus Milano (gruppo progetto Noha), Noha le urla del silenzio; Gruppo Liberate Ronaldo dall’Inferno; Associazione O.R.A.A. San Cesario di Lecce; Associazione O.R.A.A. sez. Sternatia; Associazione Adottami Lecce, Associazione Nuova Lara Lecce; Associazione Nuova Lara cavallino, denuncia nel contempo anche un atteggiamento di “scarsa riconoscenza” dell'amministrazione nei confronti dei volontari, che pure con il loro lavoro avrebbero fatto risparmiare all'amministrazione circa 70mila euro. La richiesta, formale, adesso è dunque di “la sostituzione dell’attuale Assessore al Randagismo con un amministratore competente nella materia e che rappresenti un valido interlocutore con i rappresentanti delle Associazioni; l’immediata apertura del nuovo canile comunale e il conseguente trasferimento dei cani rimasti a Noha”.
apr122018
In merito al finanziamento della costruzione della palestra a servizio della Scuola Polo 2, invitiamo l’assessore ai Lavori Pubblici Loredana Tundo a leggere la documentazione a sua disposizione presso il suo ufficio. Si renderà conto che il grande lavoro che deve compiere è solo quello di appaltare i lavori già finanziati e fare in modo di completare i lavori vigilando sia sulla regolarità degli appalti che sull’esecuzione dei lavori, perché chi si è preoccupato di chiedere il finanziamento presentando il progetto della Palestra della scuola è stata l’Amministrazione Montagna. Lo sappiamo che un’azione amministrativa si esplica in tempi lunghi ma almeno bisogna dare atto a chi le cose le ha fatte. Lasciano alquanto perplessi le dichiarazioni dell’assessore Tundo che rivendica a se il finanziamento. Sarebbe meglio forse che si concentrasse a contribuire al completamento dei tanti lavori fermi ma già finanziati dalla scorsa amministrazione di centro sinistra, quali:
Sempre con spirito costruttivo, La salutiamo cordialmente.
Andrea Coccioli
Segretario Circolo PD Galatina
ott242013
Venerdì, 27 Settembre, è un giorno lavorativo, ma a Noha è l’antivigilia della festa di San Michele Arcangelo. L’aria è calma e c’è pure un bel cielo azzurro. Sono passate appena tre settimane da che sono andato via da Noha, ma vi ritorno con l’angoscia dell’eau de fogne che ci ha avvelenato l’estate. Affligge dover sopportare quest’ennesimo torto della mala gestione del territorio. Ma questa è un’altra storia. Pedalo sovrappensiero fra le case del mio paese. Sono ancora frastornato dal rapidissimo “trapasso” da Rivoli, una terra dove i pioppi soppiantano gli ulivi, le case paiono degli alveari e le persone sono infiniti sconosciuti, a questo paese che è l’esatto contrario. Ho come la sensazione che il mio cervello sia stato sbatacchiato per terra come detta l’usanza barbara con cui trattano i polipi ancora vivi. O forse è un po’ anche colpa dell’età, chissà. Attraverso guardingo via Collepasso, sempre meno via e sempre più pista per pseudo-piloti-rincoglioniti, e mi lascio trasportare dall’incantevole silenzio che regna nell’aria. E’ sempre accogliente il mio paese con le sue vecchie vie, dove il silenzio risuona di echi e voci nostalgiche. Solo un guizzo d’uccelli, e il lento ondeggiare di un vecchio uomo con il bastone. Nulla ancora anima i suoi brevi orizzonti delimitati dalle case multicolore. Tutto sfocia in un infinito senza ostacoli. Senza fumi o porcate apparenti.
Procedo senza fretta, a tal punto da reggere appena l’equilibrio. Pare un miracolo. Vorrei fermare tempo e spazio. Ma tutto ha un limite e dopo poche pedalate mi ritrovo in pieno centro.
Qui, in piazza, le pagine di questo giorno straordinario si sfogliano da sé. Sembrano scompigliate da un vento vorticoso: scale con le ruote e rotoli di fili, lampadine colorate e pali tinti di bianco, la cassa armonica e i soliti noti quattro opinionisti. Sono mattinieri, già attivi dalle loro postazioni a ridosso della chiesa. Non manca l’ape del consueto ambulante e gli occhi dolcissimi di un bambino. Ma la mia attenzione è attratta da un enorme cartellone che descrive il programma per i tre giorni di festa a venire.
Mi avvicino e leggo il tutto con l’intento di non perdermi nulla. Mi colpiscono in modo particolare due cose: il bacio della reliquia e la foto di una gigantesca porchetta. Sacro e profano, starete pensando voi. No, è la verità.
Non che il resto del programma sia da meno, ma queste cose, come dire, le colgo come novità. Della prima soddisferò la mia curiosità accodandomi al “pellegrinaggio” della sera dopo, in Chiesa, al rientro della spettacolare processione con la statua del nostro San Michele Arcangelo.
Trascendenza di una fede che resiste alle dure bordate di questo bizzarro progresso dal ventre molle. Resiste e unisce tutti, o quasi tutti. Così sembra a guardare la fila interminabile di gente che s’accoda con dignità compunta e speranzosa al bacio della reliquia: una pietruzza strappata alla grotta del Sacro monte del Gargano, per esorcizzare il male e per poi, magari, restituirle il merito di grazia ricevuta. Mistero della Fede.
Della seconda novità, la porchetta, invece dovrò chiedere lumi a qualcuno. Ma non ce n’é bisogno, il tempo di voltare la testa e dietro di me (quasi a voler dire: “cosa vuoi sapere?”), uno, due e poi non so più quanti, sono pronti a darmi le dovute spiegazioni. Tutto pare abbia avuto inizio pochi giorni prima, in occasione del “Gran Galà dei cavalli”, svoltosi il 22 Settembre, uno spettacolo fuori dal comune. Nel senso che dalle nostre parti non si è mai visto nulla di simile. Mi raccontano i “25 amici” che, quando ci si rese conto del poco tempo a disposizione e del gran lavoro che c’era per preparare il campo, stava per saltare tutto. Si è corso il rischio di non fare niente. Il campo per un gran galà di cavalli deve avere il terreno soffice come un velluto. Mentre sul nostro sembrava fossero sbarcate tutte le macchine schiaccia terra del mondo. Quindi? Quindi - mi dicono gli amici - si è scatenato il finimondo. Un nugolo di braccia e di macchine che pur di regalare a Noha l’evento più strabiliante del pianeta, hanno rinunciato alle proprie entrate economiche, per giorni e giorni. Entrate sempre più magre, e quindi a maggior ragione, sempre più preziose. Se dovessi farne i nomi non basterebbero 20 pagine, intere famiglie, caseggiati, gruppi di amici. Hanno chiuso negozi e officine, bar e chioschi, lavaggi e carrozzerie, agenzie e uffici tecnici, case e salotti: UNO PER TUTTI, TUTTI PER NOHA.
Non uno slogan banale, ma il segno di una comunità che si risveglia da un imperturbabile trascinarsi nel tempo. Un tempo dove tutto è programmato, e che vorrebbe tutto cambiare, ma di fatto nulla cambia. Così conviene ai pochi e sconviene ai molti. Come fare la doccia con l’impermeabile, appunto. Dove l’idea dell’individualità e del carrierismo, che hanno sempre ridicolizzato ogni credo, ha oltraggiato la tradizione stessa, spogliandola del mistero e della poesia che rinfranca gli spiriti buoni.
Una comunità che cresce ha bisogno di esempi e fatti, non solo di parole, promesse e speranze millenarie. Una comunità cresce quando alle persone viene offerta la possibilità di ragionare, quando non ci si oppone ostentando regole e pratiche che, come la fede, dovrebbero restare attente, anzi aperte, al dubbio. L’esempio è il più alto grado di solidarietà.
Per cambiare il mondo basterebbe che qualcuno, anche piccolo, avesse il coraggio di incominciare. Forse ci siamo.
Bella giornata non c’è che dire, tenendo conto che eravamo a due passi da casa, anzi si può dire che stavamo proprio dentro la nostra bellissima Noha, in mezzo a ville e giardini.
A parte la bruttissima sorpresa iniziale, e cioè un sacchetto di rifiuti sparpagliati quasi davanti ai nostri cartelli (uno schiaffo alla civiltà) e i cestini traboccanti degli avanzi delle abbuffate fatte in villa probabilmente la sera prima, il resto è filato tutto liscio, senza olio ma con tanta spazzatura già avvinghiata nell’erba.
Sono stati allietanti perfino gli sguardi curiosi e quasi meravigliati dei tanti nostri concittadini che hanno fatto passerella in auto e in carrozze trainate dai cavalli, insomma quasi una festa.
Abbiamo lottato non poco con colate di plastiche stracotte che hanno fatto radice nel terreno, e quindi recuperato una trentina di sacchi stracolmi di bottiglie di vetro, di plastica, di metalli e di indifferenziata varia.
Non è mancata la pausa di metà mattinata servita di caffè caldo bollente e una tornata di pasticciotti alla crema offerti dalla nostra socia di NoiAmbiente e amica Loredana Tundo, che ha anche partecipato alla manifestazione.
E infine ci ha allietato la mattinata il piccolo Luca, che non ha fato altro che leggerci un sacco di barzellette divertenti, giusto per sdrammatizzare lo schifo che stavamo cercando di contrastare.
Ma la brutta sorpresa l’abbiamo trovata alla fine del percorso. Praticamente una montagna di rifiuti di tipo domestico: scarpe, valigie, giochi, materassi, e tanta altra roba sgomberata da qualche sprovveduto, tutte cose che avevamo denunciato alla P. A. e protocollato il 18 di agosto del 2020, e sollecitato durante il corso dell’anno 2021. Niente da fare, tutto andato in fumo, aggiunto quindi altro veleno nell’aria, nell’acqua e nella terra. Qualcuno, è evidente, ha voluto incendiare solo quel tratto di bordo strada dov’erano i rifiuti segnalati. Questa volta abbiamo perso la corsa. La giornata iniziata, diciamo bene, è finita così: allibiti davanti a tanta ignoranza e cattiveria. Siamo arrivati davvero troppo tardi, e la colpa è nostra.
Questa la denuncia fatta il 18 agosto del 2020:
Questo ciò che rimasto nell’erba bruciata:
Il Direttivo di NoiAmbiente e Beni Culturali Odv
gen222016
La decisione di lasciare l’incarico tecnico fiduciario di Assessore ai Lavori Pubblici, Sport e Politiche giovanili, assegnatomi tre anni e mezzo fa, trae origine da motivazioni di natura professionale e personale.
Un nuovo impegno professionale sopraggiunto e a cui non posso sottrarmi, mi terrà fortemente impegnato nei prossimi mesi. Per questo motivo è diventato sempre più complicato riuscire a conciliare, impegni professionali e privati con l’azione amministrativa efficace e continuativa che i settori di mia competenza meritano.
Fin dall’inizio del mio mandato è stata una mia prerogativa quella di seguire giornalmente gli uffici di cui mi sono occupato perché ritengo che il lavoro di squadra sia fondamentale per raggiungere i risultati sperati. Ho cercato sempre di esprimere grandi energie ed entusiasmo nel ruolo assegnatomi anche in virtù delle mie competenze professionali e in quest’ottica ho lavorato affiancando e sostenendo gli addetti ai tre settori. E’ stato per me un onore servire la comunità nella quale vivo.
Dei tanti impegni presi per Galatina alcuni sono stati portati a termine, altri sono stati ben avviati o sono state poste le basi per il loro avvio, pertanto, non essendo più le mie competenze tecniche strettamente necessarie, ritengo corretto lasciare l’incarico affidatomi. Sono certo che il nuovo assessore saprà e potrà lavorare in continuità con quanto fatto finora. Rimango comunque a disposizione fornendo la mia esperienza per portare a termine gli obiettivi che questa amministrazione può raggiungere. Ciò che fino adesso abbiamo fatto o quello che avremmo potuto fare lo rimetto al giudizio altrui.
Colgo l’occasione per rinnovare la stima nei confronti del Sindaco Cosimo Montagna, ringraziarlo per avermi dato l’opportunità di vivere un’esperienza molto impegnativa ma edificante e costruttiva e che mi ha permesso di venire a contatto con tantissime realtà e persone interessanti, con i loro problemi, aspirazioni e aspettative. Ho incontrato, ascoltato e collaborato con molte delle associazioni del territorio, grandi risorse per la nostra città.
Nel corso di questo periodo ho apprezzato le qualità del sindaco Montagna: l’impegno, la dedizione, la pazienza, la forza per rappresentare un’intera comunità, e, in particolar modo, la professionalità e la dedizione che l’hanno portato più volte a sacrificare tempo e attenzione alla sua carriera, ma soprattutto alla sua famiglia, per il bene comune.
Un ringraziamento anche a tutti i consiglieri di minoranza e di maggioranza e gli assessori che mi hanno sostenuto nell’espletamento del ruolo politico – amministrativo. Mi lega a loro un sentimento di stima e amicizia.
L’attività di Giunta è stata sempre un lavoro di squadra portato avanti in un clima di grande disponibilità, collaborazione e trasparenza nel rigoroso rispetto della legalità e dell’interesse della comunità.
Ringrazio anche i dipendenti comunali e l’ufficio della Polizia Municipale, tutti secondo le loro competenze e disponibilità, mi hanno sempre coaudivato e consigliato al meglio. Un grazie particolare a tutta la struttura dei Lavori Pubblici, con loro ho condiviso strategie e visioni operative per fare il meglio. Il loro lavoro è una vera risorsa per Galatina. Il lavoro amministrativo per essere efficace deve sempre essere svolto in sinergia tra tutte le componenti amministrative e politiche della comunità.
In ultimo, ma non per ultimo, ringrazio tutto il Partito Democratico che mi ha sempre incoraggiato e stimolato alla risoluzione condivisa dei problemi.
Fare politica è un’esperienza faticosa ma entusiasmante, occorre lavorare per favorire la partecipazione di tutti i cittadini alla vita e alle scelte della comunità.
Di seguito riporto i più significativi interventi effettuati e lo stato di definizione degli stessi da giugno 2012 a gennaio 2016:
Ristrutturazione Cine Teatro cavallino Bianco. I lotto funzionale
Importo progetto I lotto funzionale: 1.300.000,00 euro
Regione Puglia: 800.000,00 euro
Comune Galatina: 500.000,00 euro
LAVORI COMPLETATI al 100%
Inaugurazione Teatro effettuata il 28 novembre 2015.
Ristrutturazione Cine Teatro cavallino Bianco. II lotto funzionale
Adeguamento funzionale torre scenica e utilizzo completo dei palchi.
Importo progetto II lotto funzionale: 800.000,00 euro
Regione Puglia: 800.000,00 euro
Lavori da appaltare e realizzare entro 2016.
Adeguamento e miglioramento rete fognatura bianca Rione Italia
Importo progetto: 700,000,00 euro
Finanziamento: Regione Puglia
LAVORI COMPLETATI al 100%
Scuole. Tutti gli istituti comprensivi. Poli 1, Polo 2, Polo 3
Interventi di manutenzione straordinaria scuole Galatina e frazioni
Importo totale progetti: 500.000,00 euro
Finanziamento: Comune di Galatina e Ministero
LAVORI COMPLETATI al 100%
Riqualificazione ed efficientamento Scuola Noha e aree adiacenti.
Importo progetto: 400.000,00 euro
Finanziamento: Regione Puglia. Importo da restituire in 10 anni senza interessi.
LAVORI COMPLETATI al 100%
Progetto di messa in sicurezza e rifacimento via Bianchini.
Primo di tre interventi previsti ognuno di 250.000,00 euro.
Importo progetto: 250.000 euro
Finanziamento: Regione Puglia (49%) e Comune di Galatina (51%)
LAVORI COMPLETATI al 100%
Progetto di pavimentazione stradale e pubblica illuminazione.
Importo progetto: 300.000,00 euro
Finanziamento: Comune di Galatina
LAVORI COMPLETATI al 95%
Progetto di riqualificazione Corso Porta Luce.
Rifacimento e riqualificazione di Corso Porta Luce, Sostituzione Illuminazione pubblica con Pali Artistici, Realizzazione Pista ciclabile, Rifacimento tappetino stradale, Nuovo rondò incontro via d’Enghien.
Importo progetto: 250.000,00 euro
Finanziamento: PIRU
PROGETTO COMPLETATO AL 70%. I lavori riprenderanno nelle prossime settimane.
Progetto di riqualificazione via principessa Iolanda, via Caforo angolo piazza Alighieri, via Giuseppina del Ponte.
Importo progetto: 250.000,00 euro
Finanziamento: PIRU
PROGETTO COMPLETATO AL 90%.
I lavori riprenderanno nelle prossime settimane.
Progetto riqualificazione Ex convento Santa Chiara.
Importo progetto: 1.000.000,00 euro
Finanziamento: PIRU
Procedura d’appalto dei lavori in corso.
Progetto di Riqualificazione basolato centro storico.
Importo progetto: 500.000,00 euro
Finanziamento: PIRU
Gara effettuata e aggiudicata
Inizio lavori: I lavori inizieranno nelle prossime settimane.
Centro Polivalente viale don Bosco
Finanziamento: PIRU
Struttura inaugurata e utilizzata.
Palestra via Montinari
Finanziamento: PIRU
In attesa di essere concessa in uso.
Asilo Nido viale don Bosco
Finanziamento: PIRU
Lavori completati
Tra qualche settimana l’asilo di via Pavia si trasferirà al nuovo asilo di viale don Bosco.
Trasferimento Uffici Comunali presso l’ex Tribunale.
E’ stato svolto un grande lavoro di squadra per individuate le somme necessarie attraverso la devoluzione dei mutui e rendere possibile l’adeguamento degli ambienti dell’ex tribunale al fine di ospitare molti uffici comunali in un’unica struttura.
E’ previsto che entro il 2016 verranno trasferiti gli uffici LLPP, Urbanistica, Vigili Urbani, Suap e Ufficio anagrafe all’ex tribunale con un risparmio sulla spesa pubblica e un miglioramento del servizio per tutti i cittadini.
Di seguito alcune delle iniziative che hanno coinvolto il settore SPORT:
Utilizzo delle palestre scolastiche comunali
E’ stato difficile coordinare e definire il calendario dell’utilizzo delle palestre scolastiche comunali, ma ogni anno con l’impegno e la volontà di tutte le società sportive si è definito il calendario di utilizzo degli spazi sociali per lo sport.
Festa dello Sport 2014
La festa dello Sport “Sport Day 2014” ha visto la partecipazione di tante società sportive e di tanti ragazzi delle scuole degli istituti comprensivi. E’ stata una tre giorni di sport e partecipazione nello scenario della villetta San Francesco.
Festa dello Sport 2015
Festa dello Sport organizzata in collaborazione con SALENTIADI, le olimpiadi del Salento. Bellissimo evento sportivo interamente organizzato presso il complesso sportivo del Palazzetto dello Sport.
Green Olympic Games
Progetto che oltre a sensibilizzare sulla corretta separazione dei rifiuti per un ambiente migliore ha promosso i valori dello sport tra i più giovani.
Struttura Sportiva di Noha
La struttura sportiva di Noha ha ricominciato a vivere grazie all’impegno di alcune società sportive che l’hanno riaperta e ora quotidianamente è al servizio dei cittadini.
Patrocinio e contributi economici a varie iniziative sportive
E’ stato un piacere e un onore patrocinare numerosissime iniziative sportive tenutesi in questi anni. Un grazie va a tutte le numerosissime società sportive che iniettano energia positiva nel tessuto sociale alimentando lo spirito sportivo dei galatinesi.
Di seguito alcune delle iniziative che hanno coinvolto il settore POLITICHE GIOVANILI:
Chiostro d’Estate. Estate 2012
Concerti, presentazioni di libri, convegni, spettacoli teatrali e musicali nella cornice del Chiostro dei Domenicani, scenario suggestivo ed entusiasmante. Una serie di artisti e iniziative differenti, da Cesko degli Après la Classe al cantante folk milanese Andrea Labanca, passando per serate jazz, convegni, proiezioni di film d'epoca, dj set di artisti locali e il suggestivo concerto di Mino De Santis.
Festa della musica. Giugno 2013
Musica, cultura e arte. Queste le parole chiave della prima edizione a Galatina della Festa Europea della Musica. Dal 21 al 23 giugno 2012 sono stati tre giorni di musica tra rock, pop, hip-hop e musica popolare, presentazione di libri e una mostra di fumetti a cura di Lupiae Comix. Il tutto è stato realizzato all'interno del Chiostro del Palazzo della Cultura di Galatina e in piazza Galluccio. Tra i vari gruppi presenti alla manifestazione, I TOROMECCANICA e la GIOVANE ORCHESTRA DEL SALENTO, diretta da Claudio Prima. E’ stata notevole la presenza di giovani musicisti come i PLUG IN, CAMDEN TRIO, DYING PURPLE, T.GARAGE, SOOP & NINTAI e l’ORCHESTRA SPARAGNINA.
Ciclofficina sociale presso Mercato Coperto
Grazie alla collaborazione di alcune associazioni è nata all’interno del mercato coperto la CiclOfficina Sociale, spazio di socialità, incontro e condivisione. Un luogo dove promuovere la mobilità lenta e sostenibile, il riuso, il riciclo e la partecipazione attiva.
Mercato S…coperto,
Manifestazione realizzata all’interno dell’ex sede del Mercato Coperto in via Principessa Iolanda. Proposta rivolta al mondo giovanile della città che ha bisogno di spazi destinati alla socializzazione. L’iniziativa ha coinvolto le associazioni culturali della Città. L’iniziativa ha avuto lo scopo di rivitalizzare uno spazio di proprietà comunale in disuso, situato al centro della città e che già in passato è stato luogo deputato ad iniziative di partecipazione giovanile .All’interno dell’ex mercato coperto si sono svolti incontri d’autore, musica ed happening di discussione scientifica divulgativa.
Servizio civile nazionale
In tre anni più di venti ragazzi hanno lavorato presso il Comune di Galatina sviluppando progetti nei settori delle Politiche giovanili, Biblioteca Comunale, Museo e Ambiente. Il servizio civile è una iniziativa fondata sui principi della solidarietà sociale e vede i giovani i primi promotori del processo di partecipazione, in grado di trasformare una società in cui il cittadino è solo colui che riceve un freddo ed astratto servizio ad una società in cui tutti hanno la possibilità di essere attivi e socialmente utili.
Rassegna Giovanile NOTE A MARGINE
Note a Margine è stata una Rassegna “periferica” che ha avuto l’obiettivo di coinvolgere ed includere le Periferie della città come luoghi di riferimento alternativi e vitali, da un punto di vista non solo urbanistico ma soprattutto umano e sociale. Luoghi che spesso ispirano forme d'arte e movimenti sociali rappresentanti di un vero e proprio sottobosco multiculturale e multietnico, un workinprogress costante e perpetuo, un laboratorio continuo. Spazi inespressi e inascoltati da recuperare e trasformare, da aiutare ad emergere.
Con l'aiuto dell'associazionismo giovanile è stato scelto di selezionare alcuni “interlocutori d'eccezione” che grazie ai loro contributi hanno potuto affrontare il tema della periferia in luoghi prettamente periferici attraverso dei personali approcci che spaziano dal mondo della musica a quello del cinema, dal teatro alla letteratura, al cibo ai graffiti, dall’hip hop alla street art. La ciliegina sulla torta è stata l’opera regalata alla Città di diversi artisti di graffiti che hanno abbellito, con la loro arte, il muro della scuola di via Ugo Lisi.
Galatina, 22 gennaio 2016
Andrea Coccioli
gen212016
La sicurezza di 300 dei nostri figli è “FUORI SERVIZIO DAL 27 FEBBRAIO 2013”
Una richiesta di aiuto e un’assunzione di responsabilità in quel pezzo di nastro adesivo appiccicato sotto l’idrante anti-incendio all’ingresso della Scuola Media di Noha.
Sindaco ed Assessori tutti “in altre faccende affaccendati” non vedono, non leggono e non sentono.
Sicurezza, prevenzione, legalità, responsabilità per tutti costoro, probabilmente, sono solo “paroloni ad effetto”, da utilizzare a convenienza in proclami propagandistici sui social network di moda.
Da circa tre anni nessuno ha sentito la necessità di intervenire per riparare (con poche centinaia di euro) un idrante fuori uso in una scuola comunale pubblica? La politica che per funzione deve programmare, vigilare e vivere il territorio che si amministra dov’è?
Galatina ridotta, oramai, ad una città transennata nella totale incuria della cosa pubblica; strade che sprofondano in un lento ma continuo degrado, cantieri abbandonati da mesi senza che se ne conosca il motivo, nuove strutture pubbliche inaugurate in pompa magna per poi essere chiuse ed abbandonate.
Questo è diventata Galatina!
Un’esagerazione? Per chi non vuol vedere forse si, ma chi la guarda con gli occhi del cittadino abituato a vivere la propria città nella quotidianità non può non denunciare.
La lista delle opere inaugurate ma inagibili e “fuori servizio” è lunga, val la pena far qualche esempio :
Che dire poi dei tanti lavori iniziati ed abbandonati che danno il senso del degrado in cui versa la nostra cittadina, oltre all'evidente disinteresse degli attuali amministratori :
Ribadiamo allora la richiesta : FERMATELI !
Il nostro rinnovato appello è per i Consiglieri Comunali di maggioranza, che sostenendo quest’Amministrazione, inevitabilmente si stanno assumendo nei confronti dei galatinesi ogni responsabilità per quanto è sotto gli occhi di tutti.
Galatina in movimento
novaPolis Galatina
Galatina Altra
Movimento per il Rione Italia
ago122014
Il Rione Roncella, vincitore del Torneo del 2013, il 16 agosto alle ore 20.30 in Via Cornelio Silla ospita i Rioni Castello, Colabaldi, Piezzu e Trozza con la “Festa dei Rioni” con grandi tavolate, musica, balli, vino e "Lu Fruttu Novu" in concerto.
Lunedi 18 agosto alle ore 19:30 apertura della quinta edizione del "Torneo dei Rioni" con la Manifestazione dei Rioni presso la piazza San Michele Arcangelo di Noha a seguire sfilata trionfale con i Banditori e i cavalli verso la chiesa “Madonne delle Grazie” per raggiungere il campo da gioco.
Alle Ore 20:30 inizio della prima partita "Roncella - Piezzu" e alle ore 21:30 inizio della seconda partita "Trozza - Colabaldi".
Di seguito il programma completo delle altre partite:
Ore 20.30 "Piezzu - Castello"
Ore 21.30 "Roncella - Trozza"
Ore 20.30 "Roncella - Castello"
Ore 21.30 "Piezzu - Colabaldi"
Ore 20.30 "Roncella - Colabaldi"
Ore 21.30 "Trozza - Castello"
Ore 20.30 "Piezzu - Trozza"
Ore 21.30 "Colabaldi - Castello"
Il 04 settembre alle ore 21.00 verrà giocata la finale dei Rioni a seguire premiazione della squadra vincitrice del Torneo 2014.
mag062013
Per questo benedetto Mega-parco di contrada Cascioni da colare in breve tempo nella bellissima campagna intorno a Collemeto, sono stati usati svariati Mega-pixel di amenità su alcuni siti internet locali, tanto che non si sa più cosa pensare.
Tranne Noha.it, che “per fortuna non consulta nessuno”, e qualche altro blog semiclandestino, nessun altro sito comunale sembra stia rompendo l’anima ai tranquillissimi galatinesi ed al loro silenzio-assenso con la storia di questa Mega-cazzata. Anzi.
Non avendo il nostro sito la velleità di fungere da clone dell’Incensiere della Sera on-line, o di altri tromboni, e non curandoci noi altri delle pseudo-invettive di qualche sparuto consigliere comunale dal coraggio alla don Abbondio e dalla sintassi malferma, possiamo permetterci il lusso di parlarne senza il bisogno di scappellarci di fronte ai signori del potere del Mega-inciucio, ormai vivo e vegeto e con tanto di supporters anche a livello comunale grazie proprio alla magica Pantacom.
Ma questa non è che la prima delle magie del taumaturgico Mago-parco (che farebbe impallidire, come vedremo, addirittura il campo o il parco dei miracoli del gatto e la volpe del Collodi).
Politici (ormai senza più codazzo), economisti, blogger, giornalisti-iscritti-all’albo, artigiani, commercianti pentiti, folle di martiri dalla firma pronta, disperati alla canna del gas, narratori e poeti (per i quali il naufragar è dolce in questo mare di cemento) si son messi a magnificare le potenzialità prodigiose quasi soprannaturali della polverina bianca o grigia (ci riferiamo al cemento e non ad altri tipi di polverine) da utilizzare per quest’opera faraonica in grado di risolvere in poco tempo i problemi di tutti.
Sicché grazie a questo Mago non parco di “ricadute” e “volani per lo sviluppo” ci sembrerà di vivere nel paese del bengodi, senza alcun problema di sorta pronto ad assillarci.
A pensarci bene qui è tutto un magia, un miracolo, un prodigio portentoso (e non stiamo certo parlando dell’unione destra e sinistra: questa è roba arcinota e vecchia da decenni). Qui il vero fenomeno soprannaturale è il fatto che, a quanto pare, sia sufficiente una Pantacomica qualsiasi, senza soldi, e pure inattiva (ma a condizione che sia dei Perrone, da non confondere con i Mellone), una società in cui i soci abbiano investito ben 35.000 euro di soldi propri in capitale sociale, ridotto per perdite a poco più di 3.000 euro (ma cosa vuoi che siano queste inezie da legulei o da ragionieri pidocchiosi di fronte alla meraviglia della “nuova occupazione”), una “limitata” senza alcun dipendente, senza alcuno straccio di garanzia o credenziale, senza alcun fido bancario in essere, possa effettuare un investimento di decine di milioni di euro e darci un bel po’ di capitali finanziari e posti di lavoro.
Sì, questi spenderanno milioni di euro attinti ovviamente dal pozzo di San Patrizio, e dunque “verranno a portarci ricchezza”. Tanta. Certo, come no. Non vedono l’ora.
Non ci dormono la notte, questi signori, per portarci la ricchezza un giorno sì e l’altro pure e soprattutto la fine della disoccupazione frizionale (anzi frazionale). Non sanno come fare per arricchirci nel migliore dei modi. Magari alle casse, anziché farcela pagare, ci doneranno pure un bel po’ di merce (rigorosamente 3X2), oltre ad un sacchetto con un po’ di moneta contante: insomma soldi a palate, anzi soldi e patate (patate di Galatina prodotte ormai in Tunisia per via della penuria di terreno galatinese).
E dopo i soldi, i posti di lavoro. Ce n’è per tutti. Ma prima per quelli di Collemeto. Ciò che è giusto è giusto. I sacrifici e l’eroismo di 800 santi martiri, vanno premiati con diritto di prelazione. Ben 200 posti di lavoro a tempo indeterminato pioveranno dal cielo come la manna. Nel primo “progetto” si parlava di 300 incarichi. Ma non ci attacchiamo a queste cose: evidentemente 100 collemetesi, li avranno licenziati ancor prima di assumerli.
Ed infine ci sarà da mangiare e festa tutto l’anno (e ogni Cristo scenderà dalla croce).
Dunque, ricapitolando, i benefici saranno per tutti: per i disoccupati (che così scomparirebbero dalla porta del bar, o addirittura dalla faccia della terra), per gli artigiani (che avrebbero finalmente lavoro a iosa, e soprattutto pagato puntualmente, e non come avviene ora al tempo del “poi”, cioè “mai”), per l’economista per caso (che ti giustifica lo scempio ad un fischio da casa sua con la storia delle file sulla Lecce-Brindisi), per il comune di Galatina (che con gli introiti stratosferici per tasse, imposte, contributi e Imu-senza-restituzione avrebbe soltanto benefici, entrate, e dunque alcuna uscita e soprattutto fondi a palate e nessun grattacapo per i suoi investimenti: ecco perché il mago-porco è “di interesse pubblico”), per il consumatore (che troverà il suo punto G alla fine della parola shopping, e che finalmente non dovrà più fare un viaggio assurdo a Surbo o poverino a cavallino – che fa anche rima - incolonnandosi in estenuanti file per acquistare la mozzarella in offerta speciale - ma soprattutto per andarsi a sgranchire le gambe, di domenica e nelle altre feste comandate, quando non si sa proprio cosa fare - leggere un libro, no eh?), del politico (che non sarà più assillato dai postulanti in cerca di uno straccio di occupazione e che verrà riconfermato al rispettivo seggio senza dover più promettere l’impossibile), per il resto del mondo (che non vede l’ora che a Collemeto si realizzi questo “bene comune”)…
Il vero miracolo, la vera magia avverrà forse quando ci sveglieremo - noi ed i nostri pollitici - dal torpore che ci ha colpiti nel corso di questo secol superbo e sciocco; quando capiremo di aver visto per troppo tempo un film di Pantascienza; quando palazzo Orsini sarà diventato davvero un palazzo di vetro (e non nel senso della sua fragilità); quando grazie alle larghe intese se non l’unanimità almeno la stragrande maggioranza dei cittadini degni di questo nome grideranno all’unisono: “GIU’ LE ZAMPE DALLA NOSTRA TERRA, GIU’ LE MANI DA CONTRADA CASCIONI”; quando ci sarà chiaro una volta per tutte che non potremo mai essere assolti per non aver compreso il fatto.
Antonio Mellone
set212013
E’ alla sua prima edizione il Gran Galà Equestre di Noha, “Città dei cavalli”, con inizio alle ore 15.30 presso il locale campo sportivo comunale trasformato per l’occasione in ippodromo-palcoscenico dell’evento.
Antonio Mellone
(trafiletto apparso con variazioni sul numero di settembre di quiSalento)
mar142013
La mattinata del lunedì di pasquetta dalle prime ore dell’alba e fino a mezzogiorno, nelle vicinanze della cappellina della Madonna delle Cuddhrure di Noha, si daranno appuntamento tutti i cavalli della Puglia per galoppare, sfilare e trottare su un’area ampia di terreno, bella e ricca di erbe selvatiche.
dic152015
Piccola ma preziosa, Noha sembra svelare ogni anno un gioiello nascosto e la rappresentazione del presepe vivente è l’occasione per valorizzare e far conoscere le peculiarità della graziosa frazione di Galatina. E’ così che l’ambientazione della nascita di Gesù, e di tutto quello che nel frattempo si svolgeva intorno, lo scorso anno fece scoprire ai visitatori la misteriosa “Casa Rossa” e le caratteristiche “Casiceddhre” e, ancora prima, la bella architettura rurale della masseria Colabaldi.
Per questa edizione i solerti nohani si sono impegnati nel recupero del parco del Castello, da anni inaccessibile e tristemente lasciato all’abbandono.
E’ qui che spicca la Torre Medievale del XIV secolo e ciò che rimane del ponte levatoio, due pezzi di storia locale che, grazie all’impegno di tutti, dopo un lungo periodo di pulizia e messa in sicurezza, faranno da nobile scenografia alla sacra rappresentazione.
E tra ambientazioni bibliche e popolari si scorgono i frammenti di un passato salentino quasi dimenticato, come le cantine con le enormi botti di rovere dove s’invecchiava il Brandy Galluccio, prodotto a Noha e imbottigliato a Martina Franca, una piscina in perfetto stile Liberty, il particolare impianto elettrico e idraulico del castello e l’acquedotto.
In questi suggestivi scorci si muovono i personaggi che animano il presepe e che, oltre agli artigiani – reali - come lo scalpellino, il falegname, la ricamatrice al tombolo, il maniscalco, il calzolaio e molti altri, comprendono anche pecore, agnellini, capre, mucche, il bue e l’asinello, conigli, maialini, cinghiali, vitelli, galline, pavoni, anatre, e, dato che Noha è conosciuta come “la Città dei cavalli”, anche i bei destrieri di casa.
Non mancano anche gli angoli per rifocillarsi lungo il cammino nella storia, con piccoli stand dove è possibile gustare pasta fatta in casa, “pittule”, panini imbottiti, dolci natalizi, formaggi, “schiattuni di cicora” e vin brulé.
IL PRESEPE VIVENTE DI NOHA E’ APERTO DAL 25 AL 27 DICEMBRE E NEI GIORNI 1, 3 E 6 GENNAIO, DALLE 17 ALLE 21.30.
Mel
[Fonte: quiSalento, 15-31 dicembre 2015]
set082015
14^ Fiera dei cavalli - Madonna delle Grazie - 06 settembre 2015
gen292013
Eccovi di seguito il dettaglio del discorso di Giuseppe Cisotta, del quale, sabato scorso - in occasione della stupenda (e molto partecipata) festa di ringraziamento presso la Masseria Colabaldi indetta per l'ottima riuscita del presepe vivente di Noha - è stato pronunciato a braccio un condensato molto sintetico per via dell'emozione dell'interessato
Buonasera a tutti, e grazie per aver accettato l’invito per questa serata, spero piacevole per tutti.
Il presepe vivente di quest’anno, a detta di molti, è stato un presepe da dieci e lode. Quello che fino ai primi di novembre sembrava impossibile, nell’arco di un mese e mezzo è diventato realtà. Come per miracolo.
Ho visto volti sereni e volti preoccupati, voci fiduciose e voci sfiduciate. Non so se, all’inizio, io facessi parte dei primi o dei secondi.
Ma poi, superata ogni barriera, grazie a voi, ho visto finalmente donne e uomini lavorare con armonia. Non più facce contrite o arrabbiate, e non più voci di capi o duci, ma persone unite da un solo obiettivo: l’amore per noi, per Noha, per la nostra comunità, nel vero clima natalizio.
E’ stata, anche quella di quest’anno, un’esperienza bella, esaltante, una sfida contro noi stessi, superata grazie a tutti.
Se dovessi qui ringraziare uno per uno i protagonisti di questo presepe, dovrei parlare da mo’ fino a domani mattina.
E sicuramente mi dimenticherei di qualcuno.
Sì, perché qui dovrei partire ringraziando i proprietari della masseria per averci permesso anche quest’anno di allestire una vera e propria opera d’arte, per finire citando uno per uno i tecnici, i sostenitori, i responsabili della parrocchia, i vigilanti, il servizio d’ordine, gli addetti al pronto soccorso, i vigili urbani. Ed ovviamente tutti i personaggi del presepe, l’angelo-cantante, e poi i famigliari dei personaggi ed i famigliari degli organizzatori, mogli, padri, figli, fratelli, nonni, sorelle (non fosse altro che per la pazienza dimostrata nel sopportarci).
Dovrei ringraziare chi ha lavorato di giorno e di notte affinché questa antica masseria diventasse un set perfetto per il teatro del presepe più bello del Salento. Ognuno ha lavorato secondo le proprie possibilità, ma certamente senza risparmiarsi.
Dovrei ringraziare anche chi si è occupato della comunicazione, chi della fotografia, chi dei video, chi dei contatti con il pubblico, chi ha disegnato i manifesti e volantini, chi ha dato un parere, chi ha votato sul sito di Noha per le ormai famose “presepiarie”, chi ha stampato i manifesti, chi li ha distribuiti, chi si è occupato dei vestiti dei personaggi, chi ha dato una mano al bancone dell’offerta dei prodotti e chi da dietro le quinte ha prodotto il cibo per i visitatori, chi ha fatto da sponsor ed anche chi mi ha detto di non poter mettere mano al portafogli. Ringrazio davvero anche questi ultimi, perché so che se avessero potuto, avrebbero sostenuto con tutto il cuore il nostro che è anche il loro presepe vivente di Noha.
Ringrazio anche chi ci ha dato delle idee per l’allestimento, ed anche chi ci ha fatto delle critiche (che guai se non ci fossero).
Ringrazio chi ci ha concesso il patrocinio: la regione Puglia, la provincia di Lecce ed il comune di Galatina.
Ma dovrei ringraziare anche chi ha trascorso le notti qui in masseria per fare la guardia, chi ci ha preparato qualcosa da mangiare durante i lavori, chi ha prestato i suoi automezzi per il trasporto delle cose, delle strutture, dei bagni chimici, delle luci, degli altoparlanti, del fieno, del legno, dei tavoli; dovrei ringraziare chi ci ha prestato le attrezzature, chi la filodiffusione, e chi ha messo a disposizione quello che aveva di più caro: gli utensili antichi che hanno trasformato questa masseria in un vero e proprio museo degli antichi mestieri e dell’arte contadina.
Dovrei ringraziare anche coloro che hanno messo a disposizione i loro animali da cortile che contraddistinguono il nostro presepe rendendolo particolare, e forse più originale rispetto a tutti gli altri.
E per essere giusto dovrei ringraziare uno per uno anche i cavalli, gli asinelli, i maialini, le oche, le pecore e gli agnellini, i vitelli, i conigli, e via di seguito, che hanno recitato la loro parte nel migliore dei modi. E ovviamente uno per uno le migliaia di visitatori provenienti da ogni parte della provincia di Lecce, d’Italia ed anche dall’estero.
Ma devo ringraziare anche questa stupenda Masseria Colabaldi, le sue mura rugose, il suo cortile, il suo portale, l’atrio, le stalle, il forno, le cucine, le stanze nobili, le terrazze. Abbiamo fatto rivivere questo bene culturale molto caro ai nohani, un monumento che sta in piedi da secoli, sfidando i colpi secchi del tempo.
Grazie a tutti. E grazie anche a tutti quelli che ho dimenticato di citare.
Concludo dicendo che questa esperienza mi ha fatto capire tante cose.
Intanto che la felicità si trova nelle piccole cose, nell’armonia con le persone, con la natura, con noi stessi, nell’ascolto dei nostri figli. Dovrebbero essere i desideri dei nostri figli a dare ordini al futuro.
Io penso che le persone felici non siano quelle che vivono la propria vita nel lusso più sfrenato, ma quelle che vivono pienamente in un piccolo mondo (come per esempio quello di Noha) fatto di strette relazioni basate sulla famiglia e sull’amicizia. Questo presepe mi ha insegnato che siamo sulla buona strada per eliminare le barriere tra di noi, per eliminare dal vocabolario le parole “estraneo”, “egoismo”, “interesse di parte”, “avidità”.
Con questa esperienza abbiamo creato relazione, dialogo, solidarietà, condivisione, comunicazione, rapporto con gli altri, stima reciproca. Mettendo in comune la passione per le cose belle, genuine, senza secondi fini, facendo sparire l’io per concentrarci sul noi, abbiamo ottenuto quella che si chiama “qualità della vita”.
Abbiamo cercato e raggiunto un terreno comune, un cemento sociale, una sfida comunitaria, una forza comune.
Se ci rendiamo conto di questa forza, noi possiamo fare miracoli, e non soltanto a Natale, e possiamo davvero raggiungere qualsiasi obiettivo.
Noi nohani possiamo, anzi dobbiamo dire che non siamo secondi a nessuno.
Con le piccole cose, con la solidarietà senza steccati, con lo scambio gratuito del tempo e dei beni, con la pura gioia di contribuire al bene comune, con l’idea che il beneficio per uno non sia un danno per l’altro, noi riusciremo a far fronte tranquillamente alla crisi che sembra non lasciarci speranza.
Solo in questo modo, restando uniti, aiutandoci e incontrandoci come abbiamo fatto qui alla Masseria Colabaldi per il nostro presepe, costruiremo una corazza forte contro tutte le crisi, e soprattutto daremo un futuro migliore e più umano ai nostri figli. Saremo una comunità migliore.
Qui ho capito, grazie a voi, che il benessere degli altri è il mio benessere.
Grazie a tutti, e buona serata.
Giuseppe Cisotta
lug262021
Martedì 27 luglio alle 19 dal Museo Pietro Cavoti di Galatina parte l’inaugurazione della sezione outdoor di InTrance, festival di fotografia e arte contemporanea, curato da Alessia Rollo. La prima edizione della manifestazione, inserita all’interno della rassegna estiva e culturale “A Cuore Scalzo”, proporrà in spazi urbani, palazzi storici e corti del comune salentino, fino al 31 agosto, una mostra diffusa di opere di artisti italiani e internazionali - Ornella Mazzola, Federico Estol, Alejandra Carles-Tolra, Giulia Frigieri, Myrto Papadopoulos, Roberto Tondopó, Gloria Oyarzabal - che si aggiungono a quelle di Rossella Piccinni, Yolanda Domínguez e Rubén H. Bermúdez già in esposizione nella Gigi Rigliaco Gallery. Durante l’inaugurazione, coordinata dall’amministrazione comunale, il pubblico potrà seguire il percorso espositivo per scoprire insieme alla curatrice le opere in mostra e per apprezzare, con alcune guide turistiche, i luoghi d’interesse del festival tra cui Palazzo Orsini, Palazzo Gorgoni, Piazza Dante Alighieri e l’Ex Complesso Monastico delle Clarisse. Qui la serata si concluderà intorno alle 21 con le selezioni musicali del duo Underspreche, in collaborazione con “FeelM”, residenza artistica promossa dal Sei Festival di Coolclub, in sinergia con la sede leccese del Centro Sperimentale di Cinematografia e il DAMS dell’Università del Salento, che fino al 31 luglio sarà ospitata dal Castello Volante di Corigliano D’Otranto. Fino al 15 settembre, inoltre, “In Trance Lab - Il Mio corpo…!”, proporrà una serie di attività culturali e incontri partecipati promossa dall’Associazione 34° Fuso che prenderà il via venerdì 30 luglio alle 21 in Piazza San Pietro con “Il corpo tra immagini antiche e tabù contemporanei”. Dopo un tour guidato nella mostra che partirà sempre dalla Piazza alle 19:30 e si diramerà attraverso vari punti d’interesse della città, i partecipanti potranno degustare diverse tipologie di birre artigianali - grazie al format “Dopolavoro con l’archeologo”, finanziato dalla Regione Puglia nel Programma straordinario in materia di cultura e spettacolo per l’anno 2020 - partecipando alla conversazione tra Flavia Frisone, docente di Storia Greca e Presidente del Corso di Laurea Triennale in Beni Culturali dell’Università del Salento e l’influencer Denise D’Angelilli - Due dita nel cuore, moderata dalla giornalista e scrittrice Loredana De Vitis.
Partendo dalla storia della città di Galatina legata al fenomeno del tarantismo, di corpi posseduti non solo dal morso della taranta, ma anche dallo sguardo degli antropologi ed etnografi negli anni ’50, InTrance vede proprio nel corpo il leit motiv di questa prima edizione del festival per sviluppare un percorso che lo libera da pregiudizi e stereotipi geografici, sociali, sessuali. Il corpo è un luogo, oggetto nella storia dell’arte e simbolo di un’evoluzione di pensiero, spazio politico, sociale, economico e di genere. Non è un contenitore passivo e le sue azioni non sono solo segni che richiamano l’attenzione su forme astratte, anzi, è soggetto alla nascita e alla decadenza e acquisisce specifiche abilità e capacità oltre a manchevolezze e debolezze. Il corpo non è un’entità statica, immobile, al contrario cresce e si sviluppa relazionandosi con l’ambiente in molteplici forme.
«Galatina ha potenzialità enormi e sta finalmente vivendo un tempo di maturità culturale e di coraggio tali da generare InTrance, un festival di fotografia e arte contemporanea per scoprire il cuore di Galatina e le sue radici», spiega Cristina Dettù, assessora alla cultura di Galatina. «Artisti internazionali e ospiti da ogni parte d'Italia e del mondo saranno presenti nella nostra città. Si tratta di un progetto che fa tremare le gambe, un progetto ambizioso per cui tutta Galatina investe non solo in termini culturali e turistici, ma anche sociali, economici e di sviluppo del territorio».
InTrance propone un festival di fotografia di artisti contemporanei che lavorano sul tema del corpo come luogo di espressione di forme di pensiero, questioni di genere, identità personale e collettive della società contemporanea attraverso differenti approcci fotografici che spaziano dalla fotografia documentaria, al reportage, alla messa in scena e con diverse cifre stilistiche che passano dalle immagini di archivio, al fanzine, alla fotografia di presa diretta fino alla performance. Fino all’8 agosto la Gigi Rigliaco Gallery ospita Rossella Piccinno | Bride’s journey and funeral; Yolanda Domínguez| Little black dress, Poses; Rubén H. Bermúdez | Y tu porquè eres negro?. Fino al 31 agosto, invece, saranno allestite le opere di Ornella Mazzola (Corte di Palazzo Orsini), Federico Estol (Corte Palazzo Gorgoni), Alejandra Carles-Tolra e Giulia Frigieri (Piazza Dante Alighieri), Myrto Papadopoulos, Roberto Tondopó, Gloria Oyarzabal (Ex Complesso Monastico delle Clarisse). Il Museo Civico “Pietro Cavoti”, inoltre, sarà anche residenza d’artista con Claudia Mollese.
Dal 30 luglio, come detto, prenderà il vai anche “In Trance Lab - Il Mio corpo…!”, attività culturali e laboratoriali a cura dell’Associazione 34° Fuso con l’obiettivo di avviare un processo di partecipazione attraverso il coinvolgimento diretto dei cittadini e delle associazioni locali nelle diverse azioni del festival. Oggi gli operatori culturali hanno una responsabilità sociale ben precisa che consiste nel sostenere l’educazione alla bellezza e il protagonismo civico per contribuire allo sviluppo di una società più equa. Attuare politiche partecipative, inclusive e sostenibili, significa riconoscere un “valore” culturale, sociale, economico che va oltre quello già inestimabile che il patrimonio possiede. Per questo motivo la rassegna prevede il coinvolgimento attivo delle realtà locali, ognuna delle quali è stata chiamata a co-progettare un percorso educativo finalizzato alla costruzione di un racconto corale e multidisciplinare sul tema del corpo.L’incontro di apertura si pone al contempo quale momento di divulgazione del patrimonio archeologico identitario e di riflessione sui temi del contemporaneo connessi al ruolo della donna a partire dai reperti più emblematici delle collezioni archeologiche salentine, in un ambiente del tutto informale e degustando una birra artigianale a km0. L’appuntamento rientra nel progetto “Dopolavoro con l’archeologo” finanziato dalla Regione Puglia nel Programma straordinario in materia di cultura e spettacolo per l’anno 2020 e vede la collaborazione tra 34° Fuso e i musei archeologici coinvolti nelle attività (Museo Diffuso di cavallino dell’Università del Salento, Museo Archeologico Sigismondo Castromediano, USA - Museo Archeologico dell’Università Salento, Area Archeologica di Roca Vecchia/Melendugno, Parco dei Guerrieri e Museo di Vaste, Museo Civico Pietro Cavoti di Galatina, Museo del Mare Antico e il Museo della Preistoria di Nardò). Altri partner coinvolti nell’iniziativa sono The Monuments People APS, M(u)ovimenti, La Capagrossa Coworking, Cooperativa Sociale Orient-Occident; Aps Terre Archeorete del Mediterraneo, Associazione Culturale Articolo 9.
InTrance Lab proseguirà con “Il mio corpo suona!”, laboratorio per bambini sulla musica del corpo a cura di Giovani Realtà Aps e condotto da Ettore Romano ed Elisa Romano (6-20-23-27-30 Agosto e 5 Settembre); “Il mio corpo parla!”, laboratorio di storytelling a cura di Maira Marzioni (5/7 agosto); “Il mio corpo canta!”, laboratorio di canto polifonico ideato e diretto da Rachele Andrioli per donne che amano cantare (16-17-22 agosto), “Il mio corpo accoglie” a cura di 34° Fuso Aps e Arci (6-7-10 settembre) e “Il mio corpo si racconta” a cura di Agribimbi - Adalgisa Romano (10 settembre). Tutte le attività sono gratuite. Info e prenotazioni info@34fuso.it - 3271631656
feb102013
ago222010
Eccovi di seguito un articolo di Raimondo Rodia che ci riguarda da vicino, tratto da galatina.blogolandia
Continua ancora la distruzione dell’ambiente e delle campagne galatinesi, dispiace che quello che Antonio Mellone chiama il ” sacco di Noha ” stia avvenendo proprio con un sindaco originario di Noha, eletto dalla frazione con grande giubilo. Tra nuovo comparti artigianali, commerciali e di edilizia civile, riempiremo di cemento le campagne, il resto saranno campi di silicio con il mega fotovoltaico e le pale dell’eolico, come torri di Babele che si stagliano nel cielo del Salento. A questo aggiungiamo nuove fonti di stravolgimento del nostro ambiente, preservato dai nostri antenati e che noi in capo ad un paio di generazioni rischiamo di cancellare definitivamente. Ma torniamo ai nuovi accadimenti e sentiamo le parole di Antonio Mellone. ” Non finiremo mai. Siamo assediati. Ci stanno mettendo nel sacco ancora una volta. Stanno preparando ” il sacco di Noha “. Ebbene non ci crederete ma a Noha abbiamo un’altra emergenza (oltre al fotovoltaico selvaggio in svariati ettari di campagna nohana, oltre all’imminente Comparto 4 e le oltre 50 villette schierate come un plotone d’esecuzione, oltre a tutto il resto). Avete visto il video di Dino Valente su galatina.it a proposito della cava De Pascalis ? Sembra uno spot pubblicitario. L’intervistatore si rammarica pure della burocrazia e dei suoi lacci e lacciuoli, anzichè chiedere regole lacci e lacciuoli anche per il suo bene e la sua salute. Lo sapete che cosa verrà conferito in quella cava, a due passi dall’antica masseria Colabaldi, sito archeologico importantissimo? Di tutto, di più. Leggete l’elenco. Ma andate oltre: dietro quell’elenco c’è un altro elenco invisibile e innominabile, tra l’altro, facilmente immaginabile. Anche se non ce lo dicono ci saranno materiali pericolosi insieme a tutto il resto.Scommettiamo? Pensate che qualche eternit, o qualche altro materiale viscoso “ben chiuso” in qualche bidone, o qualche altra roba da sversare non ci sarà in mezzo alle altre schifezze che verranno portate qui da noi da tutto il Salento ? Suvvia, non cadiamo dalle nuvole da qui a qualche anno con le solite lacrime da coccodrillo. Cerchiamo di anticipare i tempi. E per favore andatevi a vedere il film “Gomorra” (proprio nelle scene delle cave dismesse), se proprio non riuscite a leggere l’omonimo libro di Roberto Saviano. Sappiamo come vanno le cose in Italia e soprattutto qui, nel nostro Sud. Conosciamo bene il senso di responsabilità e la correttezza di molti imprenditori.
E poi perchè tra la roba conferita deve esserci il vetro e la plastica? Non sono, questi ultimi, materiali da riciclare? Andatevi a vedere l’elenco delle cose conferibili (conferibili, ovviamente, a pagamento).
Credono lor signori che noi siamo così fessi da non capire che dietro questa n-esima “scelta ecologica” non ci sia un piano diabolico? Che potrebbe essere questo: guadagnarci ovviamente nell’immediato (i conferimenti da parte delle ditte di tutto il Salento è a pagamento, un tot. di euro a tonnellata). Ma guadagnarci anche e soprattutto nel futuro. Come ? Semplice. Una volta riempita la cava (non ci vorrà mica un secolo, basterebbe un decennio ma anche meno di conferimenti, con la fame di discariche che c’è ) si farà diventare edificabile quella “nuova area”, tra Noha e Galatina. Altro comparto, altra villettopoli. Altro giro altro vincitore, e molti perdenti: noi. Mentre altrove le cave dismesse diventano centri culturali (tipo Le Cave del Duca a cavallino, sede di concerti e di convegni, o l’area Verdalia a Villa Convento, area di freelosophy, eccetera eccetera), qui da noi diventano l’immondezzaio del Salento. A due passi dalla povera Masseria Colabaldi. Non c’è rispetto nè della storia nè del futuro. Siamo schiavi del presente purtroppo. Manco i barbari permetterebbero certi scempi. Ma noi sì. Bisogna allora avvisare tutti i nohani, ma anche i galatinesi della 167, quelli che abitano nell’intorno della parrocchia di San Rocco, del fatto che anche loro ne sono coinvolti: ne va anche della loro salute. Bisogna far presto. Bisogna far girare queste mail, magari arricchendole con nuove notizie e nuove informazioni. Bisogna far svegliare i nostri rappresentanti (ma dove sono con i loro cervelli in fuga) cercando di far capire loro che con certe scelte e certe decisioni (prese all’oscuro e senza informare preventivamente i cittadini) stiamo andando con gioia verso il disastro. Stavolta annunciato.” Tutto giusto quello che scrive Antonio Mellone nel virgolettato, l’unica cosa da rimproverargli e che questa non è solo la battaglia della gente di Noha e della 167 di Galatina. Questa deve essere la battaglia di ogni cittadino del Salento, che vuole la sua terra ricca e salubre.
Raimondo Rodia
apr262022
Giovedì 28 aprile alle ore 21 (con ingresso alle ore 20:45) il palcoscenico del Teatro cavallino Bianco di Galatina ospiterà Sergio Cammariere affiancato dalla sua storica band, composta da Daniele Tittarelli sax soprano, Luca Bulgarelli al contrabbasso e Amedeo Ariano alla batteria.
“Sono molto felice di ospitare a Galatina Sergio Cammariere, pianista ed interprete tra i più sofisticati e coinvolgenti del panorama musicale nazionale - afferma raggiante Luigi Fracasso, direttore artistico di Musica & Musica – e questo è stato possibile, anche, grazie alla volontà del sindaco Marcello Amante che ha creduto sin da subito nella possibilità di realizzare l’evento.”
Lo spettacolo, che chiuderà la mini rassegna galatinese organizzata da “I Concerti del Chiostro” e con il patrocinio e il contributo del Comune di Galatina – Assessorato alla Cultura, rispecchia l'animo e l'approccio musicale unico dell'artista, perfetta combinazione tra intensi momenti di poesia, intrisi di suadenti atmosfere jazz, e coinvolgenti ritmi latini che accendono il live con calde atmosfere bossanova.
Cammariere recupera dal baule dei ricordi i suoi successi più acclamati, dipingendoli di nuove sfumature: “Tempo perduto” “Via da questo mare”, “Tutto quello che un uomo”, il brano della prima partecipazione a Sanremo (nel 2003, ottiene il terzo posto in gara, il Premio della Critica e quello come “Migliore Composizione Musicale”), in un perfetto equilibrio armonico che ne sottolinea l’intensità emotiva. Le suggestioni del pianoforte svelano la melodia de “Dalla pace del mare lontano” aprendo la strada ad un ritmo incalzante contaminato di venature latine. E ancora “L’amore non si spiega”, con il suo testo impegnato e sentimentale in cui la musica sconfina nella poesia, mentre chiude il capitolo dei ricordi la vivace e autoironica “Cantautore piccolino”. Immancabili poi i tributi e gli omaggi ai memorabili cantautori che lo hanno ispirato durate la sua carriera.
La prevendita è su www.diyticket.it.
La biglietteria del teatro sarà aperta il giorno dell’evento dalle ore 18 alle ore 21.
Costo singolo biglietto euro 15.00.
Per info: www.iconcertidelchiostro.it – 331 4591008
Facebook-Instagram: I Concerti del Chiostro
Per gli eventi sarà necessario essere in possesso del Super Green Pass a partire dai 12 anni di età (avvenuta vaccinazione contro il Covid-19 oppure certificazione di avvenuta guarigione dal Covid-19).
Ufficio stampa
I Concerti del Chiostro
feb242016
Il Teatro è amicizia, amore, buonumore, diversi sostantivi per comunicare e promuovere la stagione di prosa 2016 che andrà in scena nel rinnovato Teatro Storico cavallino Bianco, organizzata dalla Città di Galatina in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese (TPP) e con il Patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (MiBACT) e della Regione Puglia - Assessorato all’Industria turistica e culturale.
“Accade solo a teatro che le emozioni prendano forma” - afferma Daniela Vantaggiato, Assessore alla cultura della Città di Galatina - “a teatro, perimetro magico delle azioni e dei sentimenti che, come qualcuno ha scritto in questi giorni, appartiene a noi e a chi ci ha preceduti #ilcavallinoèanchemio vorrei dicessero tutti i Galatinesi nel momento in cui andranno a fare l’abbonamento per la Stagione, sì il cavallino è un luogo, è luogo dell’umanità e dell’anima dei Galatinesi come di tutti coloro che da sempre fanno teatro calcando il palcoscenico o sedendo in platea! Poco importa!”. Accadrà anche al Teatro cavallino Bianco ed amicizia, amore e buonumore prenderanno vita, diventeranno protagonisti di questa stagione 2016, dove per cinque serate, si aprirà il sipario alle ore 21:00. Dal 26 febbraio al 21 aprile 2016, il palco ospiterà spettacoli di prosa e non solo.
26 febbraio 2016 CANTO… ANCHE SE SONO STONATO con la partecipazione di STONATO BAND & SWING OUT DANCERS. Coreografie Elena Capriati. Stonato Band: Davide Saccomanno - pianoforte, Antonio Di Lorenzo - batteria, Davide Penta - basso, Mino Lacirignola - tromba, Fabrizio Scarafile - sax. Swing Out Dancers: Tiziana Loconsole, Luisa Losito. Regia SAVINO ZABA.
#aggiungiunabbonamentoateatro
Il servizio di vendita degli abbonamenti e dei biglietti è disponibile presso l’Ufficio IAT (via Vittorio Emanuele II, 35 – Torre dell’Orologio) tutti i giorni dalle 09:30 alle 12:30 e dalle 15:30 alle 19:00
Il botteghino del Teatro cavallino Bianco sarà aperto solo il giorno degli spettacoli dalle ore 19:00
mag252016
Tutta la mia solidarietà a Mimino Montagna che proprio di questi tempi è alle prese con alcuni reprobi dipartiti dal partito (scusate il gioco di parole) per formare un gruppo minestrone, o come cavolo si chiama. Gruppo misto (tutto chiacchiere e nessun distintivo), che però a quanto pare continuerà ad appoggiare il sindaco in ogni suo ordine, provvedimento, decretino.
Roba da psichiatria più che da politologia. Sembra che i quattro dell’ave mania l’abbiano fatto in nome di principi alti e nobili, come per esempio: il mega-porco Pantacom, l’area mercatale e varie ed eventuali ulteriori incomprensibili motivazioni, probabilmente sempre a base di cemento-mania. Tutti cavalli di battaglia (o di troia, a seconda dei punti di lista) della finta opposizione, degna compagna di merende di probi e reprobi, costretta per ruolo teatrale a piangere lacrime di coccodrillo in melensi comunicati stampa.
Gli unici rimasti nei secoli fedeli sembrano essere i “Roberta & Co.”, che non è un gruppo musicale come i Matia Bazar (anche se del bazar pare conservino la filosofia), ma i compagni della fu Rifondazione Comunista (in sigla Rico, anzi Rinco), assisi allo stesso desco di chi, avendone orgogliosamente la tessera in tasca, è organico (come certi materiali da compostaggio, ça va sans dire) al PD, Partito Ducesco, il cui segretario nazionale nonché presidente del consiglio sta allegramente provando a distruggere lo Stato (c’è da riconoscere, con grande successo), facendoci rimpiangere in ordine sparso Berlusconi, Maroni, Formigoni, Meloni, e gli altri bidoni.
Con la scusa che “non c’è alternativa” (copyright Peppe D’Elia – v. su Galatinablogolandia) siamo costretti a mandar giù pillole (o a mandar su supposte) come: il patto del Nazareno, l’alleanza con Verdini, l’abolizione dell’articolo 18, l’occupazione della Rai, Alfano al governo, le trivelle senza data di scadenza, il partito della Nazione, l’aumento delle soglie di non punibilità per gli evasori, la Tap come “opera strategica”, l’ennesimo condono fiscale (voluntary disclosure), lo sblocca-mafia, la buona sòla, il ministro Martina (xylellista convinto), la Maria Elena in Etruria, gli amici degli amici, il TTIP (trattato di libero scambio di schifezze), il ponte sullo stretto 2, il jobs act (cioè una decina di miliardi pubblici trasferiti nelle tasche degli amici di Confindustria), il tour promozionale per rincoglionire (anche) gli studenti universitari in vista del referendum…
Arriveranno – tranquilli, arriveranno - pure la legge bavaglio per i giornalisti (molti ce l’hanno di serie, il bavaglio, o perché tengono famiglia o per scelta), l’n-esima riforma contro i magistrati, e soprattutto quella che trasformerà la nostra carta costituzionale in un morbido rotolo a due veli, lungo, morbido, e purtroppo non più Resistente.
Dunque solidarietà a tutti: al sindaco, a Roberta & Co., alla finta opposizione galatinese, ai quattro biscazzieri, ai belli addormentati nei Boschi, e a tutti i loro reggicoda pronti a moltiplicarsi all’infinito, come visto, per scissione. Il che dimostra come l’intelligenza non sia un fattore strettamente necessario alla prosecuzione della specie.
Antonio Mellone
dic042015
I trafiletti da inviare a “quiSalento” devono essere concettosi, stringati, lapidari; contenere alcune informazioni essenziali, incuriosire il lettore, indurlo a visitare i luoghi e partecipare alle manifestazioni. Ormai lo so bene per averne scritti e spediti a decine, se non a centinaia, nel corso dei quasi quindici anni di vita di questa bella rivista: brani, articoli, reportage, servizi sul conto di Noha e dintorni, a proposito di eventi, beni culturali, libri, feste patronali, concerti, sfilate, presepi viventi e fiere dei cavalli.
Quest’anno, nel vergare il passo sul prossimo venturo presepe vivente nohano, non son mica riuscito a fermarmi alle solite dieci quindici righe d’ordinanza, tanto che ho dovuto inviare a Marcello Tarricone e alla Cinzia (che è dolcissima e non so come faccia a sopportarmi) una mail che non finiva più. Sì, mi son fatto prendere la mano, sicché temo che i miei amici della redazione dovranno lavorare non poco di lima e forbici per far quadrare i conti dell’impaginazione.
Ma credo di esserne scusato.
Infatti, come fai a non dire che il presepe vivente di questa edizione avverrà in un luogo incredibile nel cuore della cittadina di Noha, un palcoscenico unico al mondo, un piccolo mondo antico che nessuno pensava di poter rivedere, anzi rivivere, chiuso com’è stato fino a ieri da un alto muro di cinta per abbondanti quattro o più decenni?
Come fai a non raccontare dei ragazzi-eroi di questo presepe che sono riusciti finalmente ad espugnare la fortezza, il castello, la torre medievale e il suo ponte levatoio, risvegliando i fantasmi del passato aggrappati alle volte dei secoli?
Non è la prima volta che questi prodi guerrieri rianimano i beni culturali del mio paese, là dove il vento sinistro degli insipienti e degli ottusi ha sempre lavorato per occultarli, denigrarli, seppellirli, anestetizzando le coscienze e la loro voglia di esistenza in vita. E così fu per la Masseria Colabaldi, per le Casiceddhre, per la Casa Rossa finalmente tornate al centro dell’attenzione. E’ inutile dire che la prossima e più ardimentosa sfida sarà il frantoio ipogeo: e nessuno pensi di metterci una pietra sopra.
Ma ritornando al punto. Come si fa a non scrivere che quest'anno il presepe vivo e itinerante di Noha ha fatto cadere i muri di Berlino del mio paese, spalancato porte sante, realizzato un miracolo di Natale, dando ossigeno al parco del Castello, soffocato da rovi e da amnesie umane, considerato come un vuoto a perdere, un cimitero di rovine e ruderi, un reticolo di crepe e rughe fino a ieri?
Finalmente dopo troppo oblio, ripulita da sterpaglie e dai mille segni del suo metodico abbandono, ritorna a svettare orgogliosa più che mai la Torre medievale di Noha (XIV secolo), accompagnata dal suo inseparabile Ponte Levatoio. Torre e Ponte diventano i nostri Romeo e Giulietta, Tristano e Isotta, Paolo e Francesca, con l’augurio che stavolta non si tratti di una tragedia, ma di una Storia di Noha a lieto fine. Basterebbe questo archeo-gruppo scultoreo di beni culturali antichi di rara bellezza per giustificare la visita al presepe vivente 2015.
Il resto dei “fori imperiali” salentini ubicati nel parco del maniero nohano è tutto un susseguirsi di scorci spettacolari (e autentici), come per esempio le cantine con le enormi botti di rovere dove s'invecchiava il Brandy Galluccio, prodotto a Noha e imbottigliato a Martina Franca, fusti manutenuti da esperti maestri bottai gallipolini; la monumentale piscina ovale in stile Liberty, perfetta e aggraziata, ubicata al centro di quest’oasi di verde; la “castelluccia”, vale a dire la torre dell'acquedotto con un bellissimo impianto elettrico dei primi del ‘900, con marmi e pezzi in ceramica utilizzati a mo’ di isolante, e un sistema idraulico di pompe e canali irrigui collegati al pozzo ricco di acqua dolce. Tutto diventa materia da ammirare e studiare, oggetto di osservazione e dibattito, come avviene in un’escursione o in un viaggio didattico.
Al presepe di Noha non mancheranno poi i destrieri (come potrebbero nella “Città dei cavalli”?), ma anche un'infinità di altri animali da masseria, onde il presepe di Noha è rinomato nel Salento per il suo peculiare, nostrano ma anche esotico zoo.
In questa novella agorà, poi, si potranno degustare le pucce con le olive (che verranno prodotte in diretta nei forni allestiti all'interno del presepe) ed altre specialità culinarie nohane: dalla pasta fatta in casa alle pittule calde calde, dai panini farciti ai dolci natalizi prodotti dalle nohane, e ci si potrà scaldare con un bicchiere di vin brulé, rifocillarsi con i formaggi, i latticini, le olive sotto-sale, i pomodori secchi, i peperoncini piccanti, gli schiattuni de cicora, le noci locali e le altre leccornie da campo e da fattoria rigorosamente Noha-Dop, offerte nelle osterie del presepe.
Ultima chiosa. A Noha non esistono i mestieri “di una volta”, ma “di questa volta”: occupazioni, attività, professioni che fortunatamente continuano ad essere esercitati da un gran numero di artigiani-artisti locali, che vanno dallo scalpellino della pietra leccese al falegname, dal produttore di piatti e pignatte di terracotta alla ricamatrice al tombolo, dal maniscalco al calzolaio, dal contadino al pastore, dal casaro al sellaio, dalla ricamatrice al seggiolaio...
Nel presepe vivente di Noha non esistono comparse, ma solo protagonisti: i quali, per indole e formazione, non recitano mai una parte imparata a memoria, ma semplicemente vissuta tutti i giorni dell'anno. Inclusi, a questo punto, anche quelli delle feste comandate.
Antonio Mellone
mag122013
Non so voi, ma io non riesco proprio a mandar giù il fatto che s’è inaugurata se non in pompa magna, in pompetta (giusto per farci stare zitti per un po’) la ristrutturazione della vecchia scuola elementare di Noha da parte dei nostri “preparatissimi e disponibilissimi” rappresentanti locali (sovente guardati con gli occhi che dovevano avere i pastorelli di Fatima davanti alla Madonna) esattamente da:
Ebbene - per chi non se ne fosse ancora accorto a causa di un bel paio di paraocchi che farebbero impallidire quelli dei nostri cavalli - quella bella struttura restaurata è ancora chiusa al pubblico. E sapete perché? Semplice. Perché NON può proprio essere riaperta in mancanza di un collegamento con l’energia elettrica. Oddio, un cavo ce l’hanno pur messo, ma è di soli 10 kwh, e soprattutto è provvisorio, posticcio, un favore, roba, appunto, da cero alla Madonna per grazia ricevuta.
Sì, qualcuno - ormai nel rimpallo delle responsabilità non si sa più chi - avrebbe dovuto prevedere un collegamento Enel di 50 kwh, ma purtroppo, questo non è stato, ed, ora, in mancanza di una cabina in muratura necessaria alla bisogna (da costruire chissà quando: se ce lo facessero sapere gli assessori addetti li ringrazieremmo di cuore) questo non è ancora possibile.
Ed in mancanza di questo, cioè del piccolo dettaglio dell’energia elettrica, tu hai voglia a indire “concorsi di idee per l’affidamento della struttura”: nessuno potrebbe entrarvi ufficialmente proprio per via di questo piccolo particolare, cioè l’assenza della corrente elettrica come previsto dai regolamenti (e senza la quale di fatti nulla si potrebbe architettare in termini di attività di qualsivoglia genere nonostante tutte le idee del mondo).
Di questo passo non ci resta che attendere il disfacimento di questa struttura costata a Pantalone appena 1.300.000 euro (diconsi unmilionetrecentomilaeuro).
Nel frattempo il cuore dei nostri rappresentanti politici di tutte le sfumature inciuciste sembra votato a quel dogma di fede che è il Mega-parco (che vuoi farci: al cuore non si comanda), panacea di tutti i problemi dei collemetesi, dei galatinesi e a quanto pare anche del resto del mondo.
Che almeno ricordino ai loro amici della Pantacom, tra gli svariati fantastiliardi da investire, di accantonare qualche decina di migliaia di euro per l’installazione di una “cabina prefabbricata di trasformazione” per l’allaccio dell’Enel. E ove possibile per la connessione dei loro cervelli.
mar012013
La telenovela dei famigerati Beni Culturali di Noha continua. Mi sembra una di quegli sceneggiati a puntate degni della nostra televisione, così ancor oggi incredibilmente seguita (v. don Matteo). Per giunta gratis, senza cioè l’incombenza canonica di alcuna tassa da pagare per i servizi.
Ci mancherebbe che ci chiedessero di pagare pure il canone, visto che i servizi li vediamo solo nel senso deleterio dell’espressione (“ci hanno fatto proprio un bel servizio”). Di fatto ogni volta che noi abbiamo indirizzato delle domande in merito ci è stato risposto: “Adesso tocca a voi!”
Così, come un fulmine a ciel sereno, è giunta al Circolo Culturale Tre Torri di Noha, da parte della Soprintendenza della Regione e della Provincia (non sia mai che qualcosa ci pervenga dal Comune di Galatina) la risposta alle tante domande che ci siamo fatti e che abbiamo rivolto a lor signori\e nei tempi dei tempi.
Di recente, nel mese di dicembre 2012, su questo stesso sito, abbiamo condiviso una lettera aperta indirizzata al Sindaco e all’Assessore alla cultura in cui si elencavano, punto per punto, le innumerevoli richieste inerenti i nostri beni culturali e rivolte all’attenzione della Soprintendenza.
Chissà a quale delle domande della lettera aperta hanno pensato di rispondere i mandatari della missiva recapitataci (e che di seguito alleghiamo)? Ma non è questo il punto, l’importante è che lo abbiano fatto. La cosa più sconvolgente è che la risposta sembra priva di senso logico per almeno due ragioni.
Nella lettera identificata con il n. di protocollo 000417, e che alleghiamo di seguito, leggiamo infatti:
Si riscontra la nota in oggetto e si rappresenta che la Regione, nei passati cicli di programmazione è stata fortemente impegnata in una azione di supporto e sostegno delle amministrazioni locali per il recupero, la conservazione, la riqualificazione e la fruizione del ricco e qualificato patrimonio culturale diffuso nel territorio. Sia attraverso lo strumento degli Accordi di programma quadro (delibere Cipe 142/99; 17/03; 20/04; 35/05; 3/06), per quanto riguarda la programmazione di Fondi FAS, che per il tramite delle varie azioni del PPA dell’Asse IV, linea 4.2.1. del PO FESR 2007-2013, sono state erogate risorse a beneficio di complessi monumentali di pregio, teatri storici, aree archeologiche, musei e biblioteche.
La parte evidenziata (a noi così giunta), sembra quasi voler sottolineare il fatto che, essendo già state erogate le risorse, qualcuno se ne guardi bene di richiederne delle altre. Come d’altronde viene specificato chiaramente tre righe dopo nella lettera stessa.
Ora ci viene spontanea la domanda: “Come e da chi sono state erogate e consumate le risorse di cui si parla in questa lettera?”.
Secondo punto o dubbio. Nella letterina di Natale pervenutaci si parla di “stato di avanzamento della progettazione che consenta di valutare il programma di fruibilità pubblica del bene”.
Di cosa parlano? Esiste, dunque (a nostra insaputa) una progettazione di fruibilità dei nostri beni in cui qualcuno s’è impegnato? E per quale ragione, se così fosse, i cittadini di Noha ne sono tenuti all’oscuro?
Non ci sembra di aver mai chiesto soldi o progetti ai Dirigenti firmatari del protocollo Regionale, dott. Mauro Paolo Bruno e Avv. Silvia Pellegrini, ma semplicemente un vincolo giuridico affinché quei beni siano salvaguardati da qualsiasi atto vandalico o eventuali progetti pseudo-legali. Inoltre, visto che la suddetta comunicazione protocollata (per la quale si sono scomodati i Dirigenti sunnominati e il Presidente della Provincia di Lecce), è stata inviata all’attenzione del Signor Sindaco del Comune di Galatina, di cui siamo riconosciuta periferia, saremo degni questa volta di un Suo interessamento? Oppure la puntata si chiuderà con l’ennesima calata del sipario sul mistero dei Beni Culturali di Noha?
Marcello D’Acquarica
lug152019
Il GAL Valle della Cupa srl, nell’ambito del PSR 2014-2020 Misura 19 "Sostegno allo sviluppo locale LEADER" Sottomisura 19.2 " Sostegno all'esecuzione nell'ambito degli interventi della strategia" ha pubblicato il BANDO Azione 2 - Creazione e sviluppo di impresa per rafforzare l’offerta di servizi di turismo esperienziale, accoglienza ed ospitalità Intervento 2.2 - Pacchetto multimisura per l’avvio di nuove pmi extra agricole
(BURP n. 78 del 11 Luglio 2019)
SOGGETTI BENEFICIARI
Microimprese e piccole imprese, persone fisiche che avviano nuove attività extra-agricole, nelle aree rurali, presentando un progetto di diversificazione, nell’ambito dei servizi turistici, attività artigianali e attività agroalimentari.
ATTIVITÀ FINANZIABILI
Investimenti a sostegno di processi di qualificazione delle aziende non agricole per favorire la creazione di nuovi servizi turistici a supporto dello sviluppo del turismo esperienziale.
Le imprese dovranno far riferimento ai seguenti comparti:
1. Servizi turistici: guide turistiche, noleggio di attrezzature sportive e ricreative, noleggio biciclette, noleggio di altre attrezzature sportive e ricreative, altri servizi di prenotazione e altre attività di assistenza turistica non svolte dalle agenzie di viaggio, attività delle guide e degli accompagnatori turistici, attività creative, artistiche e di intrattenimento, attività di biblioteche, archivi, musei ed altre attività culturali, altre attività di intrattenimento e divertimento non altrove classificate, attività di organizzazioni che perseguono fini culturali, ricreativi e la coltivazione di hobby, ecc;
2. Attività artigianali: terracotta, legno, ferro battuto, pietra leccese, ricami, cuoio ed eventuali altre attività artigianali della Vdc che realizzino un prodotto finito;
3. Attività agroalimentari: trasformazione e commercializzazione prodotti tipici.
TIPOLOGIA DEGLI INVESTIMENTI E COSTI AMMISSIBILI
Per l’avviamento: Non sono previsti costi ammissibili.
Per lo sviluppo aziendale:
• Ristrutturazione ed ammodernamento di beni immobili necessari per lo svolgimento delle attività anche in termini di accessibilità ai diversamente abili;
• Modesti ampliamenti, nell’ambito di opere di ammodernamento o ristrutturazione dei fabbricati, necessari esclusivamente per gli adeguamenti tecnologici e igienico-sanitari, di volumi tecnici e per l’eliminazione delle barriere architettoniche;
• Sistemazione delle aree esterne che interessano l’attività;
• Acquisto di arredi e di attrezzature per lo svolgimento di attività;
• Acquisto o sviluppo di programmi informatici e acquisizione di brevetti, licenze, diritti d’autore, marchi commerciali;
• Spese generali ammissibili fino ad un massimo del 12% dell’investimento.
TIPOLOGIA ED ENTITÀ DEL SOSTEGNO PUBBLICO
Il pacchetto, oltre a finanziare aiuti all’avviamento di nuove attività, comprende l’aiuto in conto capitale nei limiti di seguito stabiliti:
a. Per l’avviamento: l’aiuto sarà corrisposto nella forma di un premio di € 10.666,67 per le PMI extra agricole. L’aliquota di sostegno è pari al 100%;
b. Per lo sviluppo aziendale:
Il sostegno sarà concesso nella forma di contributo in conto capitale pari al 50% della spesa ammessa al beneficio. E’ previsto l’investimento minimo di Euro 30.000,00. La spesa massima ammissibile per ciascun intervento è pari a Euro 42.000,00.
CONDIZIONI DI AMMISSIBILITÀ
Tra le altre, la presentazione di un piano aziendale contenente elementi minimi, come specificato nel bando ed il raggiungimento del punteggio minimo di 30 punti, così come previsto dai criteri di selezione.
LOCALIZZAZIONE INTERVENTI
Esclusivamente nell’area territoriale di competenza del GAL VALLE DELLA CUPA S.R.L. (Comuni di Arnesano, cavallino, Lequile, Lizzanello, Monteroni di Lecce, Novoli, San Cesario di Lecce, San Donato di Lecce, Galatina, San Pietro in Lama, Squinzano, Surbo, Trepuzzi).
RISORSE FINANZIARIE MESSE A DISPOSIZIONE
Spesa Pubblica totale: Euro 760.000,00
Scadenza per il rilascio della domanda di sostegno sul portale SIAN: ore 23.59 del 23 Settembre 2019. Scadenza per l’invio della documentazione: ore 23.59 del 24 Settembre 2019 (fa fede il timbro apposto sul plico dall’Ufficio Postale o dal Corriere accettante)
“Attraverso il sostegno offerto dall’ Intervento 2.2 del Bando AZIONE 2 del GAL VALLE DELLA CUPA viene offerta una reale possibilità di sviluppo di piccole attività commerciali nell’abito dell’artigianato e dei servizi turistici - afferma l’Assessore alle attività produttive Nico Mauro - Si attivano così concrete possibilità di sviluppo economico del territorio e per questo è necessario darne il giusto rilievo e mettere a conoscenza, soprattutto i giovani, di questa opportunità di finanziamento”.
In allegato si pubblica il bando integrale.
E' possibile scaricare l'Elenco Regionale dei prezzi delle opere pubbliche - Anno 2019 al seguente link:
http://www.regione.puglia.it/elenco-prezzi-2019
https://www.valledellacupa.it
mar092016
Conserva ancora i tratti della tradizione la festa in onore della Madonna di Costantinopoli con la Fiera dei cavalli di Noha.
Nella caratteristica frazione di Galatina, infatti, la Pasquetta rievoca vecchie usanze “profane” e si fonde alla devozione mariana. Si comincia alle 8.30 con la fiera del bestiame che prende vita intorno alla cappella della Madonna con i mercanti che mettono in mostra animali da cortile, attrezzature agricole di ogni tipo e, dato che Noha è ormai considerata la “Città dei cavalli”, finimenti e bardature.
La Fiera si svolge fino alle ore 13 mentre nel pomeriggio, intorno alle 16, la bella statua della Madonna delle “Cuddhrure”, come viene affettuosamente appellata dai nohani, è condotta in processione a spalla dalle donne dalla chiesa di San Michele Arcangelo fino alla chiesetta sulle note festose della banda cittadina diretta dal maestro prof. Lory Calò.
Dopo le laudi in onore della Vergine, ha inizio la festa che vede svettare nel grande prato adiacente il caratteristico palo della cuccagna.
Tutti con gli occhi all’insù, dunque, per incitare i temerari scalatori lanciati alla conquista delle ghiottonerie ciondolanti dalla ruota in cima. Una volta conquistata la vetta e i premi, il vincitore come da tradizione lancia dall’alto le caramelle, sventola il tricolore al suono dell’inno nazionale e ha inizio lo spettacolo dei fuochi d’artificio.
La festa pomeridiana si chiude con il rogo delle “Curemme”, i fantocci vestiti di nero che fanno capolino agli angoli delle diverse zone del paese, segnando così la fine della Quaresima e celebrando la Resurrezione con la distribuzione ai presenti di colomba pasquale e spumante.
[fonte quiSalento – marzo 2015]
Mel
giu242021
Venerdì 25 giugno alle 19 (ingresso gratuito con prenotazione su Eventbrite) l'Ex Complesso Monastico delle Clarisse di Santa Chiara in Piazzetta Galluccio a Galatina ospiterà l’evento di condivisione dei contenuti emersi e dei tratti più significativi della maratona partecipativa "cavallino Bianco: il futuro è adesso". Dal 24 maggio al 4 giugno si sono tenuti, infatti, nove laboratori online, coordinati dall'esperto di metodi e processi partecipativi Fedele Congedo, architetto senior dell'associazione Mecenate 90, per costruire insieme traiettorie condivise per il futuro del "cavallino Bianco" di Galatina. Con la conclusione dei lavori che hanno interessato lo storico Teatro, il Comune di Galatina intende restituirlo alla pubblica fruizione, identificando le prospettive del piano di valorizzazione con i portatori di interessi, pubblici e privati. Per questo, è stato realizzato uno specifico percorso partecipativo, con il supporto di Mecenate 90, un’associazione che in Italia svolge attività di consulenza e di assistenza tecnica agli Enti pubblici nei settori della valorizzazione e gestione dei beni culturali, dello sviluppo locale e della pianificazione strategica.
Il sindaco Marcello Amante, l'assessora alla Cultura e alla Pubblica istruzione Cristina Dettù, il segretario generale di Mecenate 90 Ledo Prato (in collegamento) e il coordinatore delle attività partecipative Fedele Congedo presenteranno al pubblico i risultati del percorso che ha coinvolto la comunità educante dei sei Istituti scolastici e la comunità creativa di Galatina con oltre 900 contribuiti apportati attraverso la piattaforma. I laboratori online hanno registrato quasi 200 accessi da profili unifici e hanno ospitato 18 testimoni dal mondo del teatro e della cultura, locale e nazionale ( Cesare Liaci, Gabriele Polimeno, Carlo Infante, Alessandro Santoro, Linda Eroli, Alessandro Rossi, Antonio Rollo, Susan George, Fabio Tolledi, Alessio Di Clemente, Ylenia Politano, Marco Martinelli, Pietro Valenti, Gabriele Rampino, Maurizio Braucci, Luca Scalzullo, Valentino Ligorio, Carmen Ines Tarantino), tutti disponibili sul canale youtube del percorso partecipativo. La lavagna digitale di facilitazione visuale, cresciuta in tempo reale e accessibile a tutti sin dal primo incontro, è il report completo del percorso. Nel cruscotto di navigazione, tutti i contenuti emersi, i dati e i link attivati. È consigliata la consultazione mediante pc desktop, al link https://bit.ly/ilfuturoadesso. L'ingresso all'incontro è gratuito con prenotazione tramite piattaforma Eventbrite. Ulteriori info sul sito www.comune.galatina.le.it.
Gruppo Telegram Comunità cavallino Bianco
https://bit.ly/comunitacavallino
Ufficio Stampa
Società Cooperativa Coolclub
Piazza Giorgio Baglivi 10, Lecce
mag252015
Sotto le mendaci e mistificate spoglie del “riammodernamento”, sembra ci sia un vero e proprio progetto di impianto nuovo di zecca in agro di cavallino. Progetto votato a maggioranza il 6 Marzo scorso dall’Assemblea dei Sindaci ATO provincia di Lecce. I cittadini esasperati da più di 15 anni di malesseri e nauseabondi odori, spia olfattiva inequivocabile di qualcosa che non va, si organizzano in un “Comitato Intercomunale” e avviano una raccolta firme per chiedere l'immediata revoca e bocciatura ponendo un'irremovibile pietra tombale contro qualsiasi decisione di aprire, né tanto meno ampliare, nuove discariche o continuare a sperperare ingentissimi soldi pubblici, (circa 52 milioni di euro), in discutibili e non ben chiari “ammodernamenti” di mega-impianti industriali insalubri e antiscientifici quali gli inutili e dannosissimi “biostabilizzatori”, vera piaga e offesa all'intelligenza umana prima ancora che alla scienza tutta, assieme alle discariche e agli inceneritori che alimentano la malagestione dei rifiuti nel Salento, impianti spreca-denaro pubblico e ammazza salute, ed essere finalmente ascoltati, i cittadini, nel verso della difesa delle sacrosante ragioni di tutti e del Salento e soprattutto nel verso della difesa di inalienabili e intangibili Diritti, Diritto alla Salute e alla Vita in primis, strettamente legati al Diritto alla Salubrità, Benessere e Bellezza del proprio territorio, Diritti sanciti e difesi sommamente dalla nostra Costituzione Italiana e dall'Europa.
Si chiede fermamente al Presidente dell’ATO Paolo Perrone, nonché sindaco di Lecce e massima autorità sanitaria del suo comune, un improcrastinabile e drastico cambio di rotta allontanadosi dalla malo non-ciclo dei rifiuti nel Salento, a più riprese denunciato e smascherato da inchieste giornalistiche e posto sotto l'attenta lente della Magistratura. E’ impensabile a causa di questa dannosissima malagestione che prevede ancora nel 2015 discariche, mega impianti di fasulla e antiscientifica “biostabilizzazione” e incenerimento dei rifiuti, costringere i cittadini di San Donato, San Cesario, Lizzanello, cavallino, Caprarica di Lecce e di Lecce stessa e di tutto l'hinterland a soccombere per altri 20 anni a delle condizioni capestro mettendo a repentaglio drammaticamente condizioni di vita e di salute rendendole ancora più pericolose e disumane. Alle soglie del 2016 sono molte e arcinote le esperienze virtuose consolidate sia in Italia che nel mondo, che dimostrano che un’altra gestione dei rifiuti, gestione buona e nel pieno interesse pubblico della risorsa “rifiuti”, è possibile e tale via maestra è rappresentata dall'ottima e concreta “Strategia Rifiuti Zero” che non prevede di trasformare ancora una volta i cittadini in cavie e i territori in pattumiere, così come oggi politiche e decisioni irresponsabili hanno ancora in animo di fare, aprendo addirittura una nuova discarica con ingentissimo spreco di pubblici denari e spingere le comunità del Salento a sprofondare in un ulteriore e drammatico abisso. Le discariche e l'attuale impiantistica minano inesorabilmente per loro nociva natura la salute dei cittadini, e compromettono la salubrità dei territori. Perdita di salute comprovata dal catastrofico quadro epidemiologico per troppo tempo sottaciuto e ignorato, in primis proprio dai pubblici decisori, relativo a insorgenze di patologie altamente degenerative e letali con incidenze in costante aumento e che oggi grazie ad accurati studi così bene si conosce.
Gli esempi di come invertire la rotta ce lo indicano proprio le esperienze virtuose dei Comuni di Galatina e Corigliano d’Otranto, tra i primissimi comuni che hanno avviato una gestione razionale e tracciabile, oltreché premiale, promuovendo e potenziando l'ottima pratica del compostaggio domestico, dimostrando come semplicemente applicando la legge vigente da oltre 15 anni e recuperando le buone pratiche tradizionali di gestione dell'importante e ingente frazione organica/umida del rifiuto, in armonia con il territorio, il cambiamento può essere semplice, immediato e a costo zero! In entrambi i comuni le amministrazioni hanno regolamentato la virtuosa e semplice pratica istituendo un Albo ufficiale e pubblico dei Compostatori per promuovere e far ben gestire, comprovandola, la buona e virtuosa pratica del compostaggio domestico, riscontrando in un tempo brevissimo una risposta oltreché positiva da parte di tutti i cittadini, ottenendo risultati insperati ed eccezionali.
Tenendo conto che la produzione pro-capite di rifiuti in Italia si attesta a circa 1 kg di rifiuti solidi urbani al giorno. Una famiglia di 4 persone quindi ne produrrà circa 1 tonnellata e mezza all'anno. Il 40 % di rifiuti solidi urbani sono di origine ORGANICA. Per rispettare i cicli naturali della materia la destinazione di questi rifiuti non deve essere l'accumulo nelle discariche ma la loro decomposizione e trasformazione in humus, prezioso per il terreno facendo tornare in pochissimi mesi le sostanze nutritive utili al suolo rigenerandolo.
Il comitato chiede a tutti i comuni dell’ATO di adoperarsi affinché si disinneschi la bomba ambientale rappresentata da discariche, biostabilizzatori e inceneritori dicendo il loro fermo e doveroso “NO!” adoperandosi da subito per adottare, invece, e applicare la virtuosa Strategia Rifiuti Zero, partendo proprio dall’incentivare massimamente il compostaggio domestico e agricolo, ripristinare la salubrità dei territori e mirare ad un abbattimento sostanziale della tassa sui rifiuti, attraverso una premialità a quei cittadini che effettivamente puntano a non conferire in discarica e a ben gestire la frazione umida/organica.
Si fa un appello a tutte le associazioni e a tutti i cittadini della provincia di Lecce, invitandoli a partecipare attivamente alla raccolta firme che si terrà domenica 24 maggio a San Donato di Lecce , in Piazza Garibaldi dalle ore 9.30 alle ore 12.00.
Helen Centobelli 329.8120306 (per l'Associazione La Scìsciula, San Donato di Lecce)
Emanuele Lezzi 328.7045055 (per l'Associazione Sveglia Cittadina, San Cesario di Lecce)
Alfredo Melissano 327.1655422 (per il Forum Ambiente e Salute del Grande Salento)
ott312019
Non so voi, ma io spero ardentemente che la pietra posta su quella Pantacomica del novello Centro Commerciale galatinese sia di natura tombale.
Come noto, il cosiddetto Mega-Porco (Mega-Parco per gli amici degli amici, vale a dire quelli che, visto il loro lessico, confondono la crusca accademica con quell’altra per l’intestino pigro) è venuto a mancare prematuramente all’affetto dei suoi cari sin da quando era in provetta, anzi ancor prima del suo prelievo dalla banca del seme: banca, si sa, sempre ben rifornita da numerosi donatori come pOLITICI, gggiornalisti, digerenti cumonali, 800 [sic] beoti martiri firmatari di appelli, e una banda di conferenzieri da bar dello sport promittenti portentose panacee, tipo il posto fesso.
Ma non è che premorto un Mega-Porco non se ne possa pascere un altro, ché anzi qui siamo circondati dagli Ipermercati schierati intorno a noi come un plotone di esecuzione. Ne abbiamo a bizzeffe: da Surbo a cavallino, da Lecce a Tricase, e non so più dove altro. A questi s’aggiungano i novelli megastore Made in China dai posteggi sempre affollati, e la frittata anzi il wanton è servito.
È che ai Servi della Spesa non solo sfugge il fatto che un mastodontico centro fuoriporta è un ossimoro che uccide il paese, aumenta i costi sociali, incentiva la sottrazione di posti di lavoro, dà il suo contributo in termini di caldane al famoso cambiamento climatico, e spegne il (vero) centro città; ma anche il fatto che lo spettro che s’aggira negli Outlet non è quello del comunismo, bensì quello dell’incoscienza di classe, e purtroppo della lotta orizzontale (anziché verticale contro i propri aguzzini) nei confronti di chi è nella propria medesima condizione, se non peggio, credendo pure di essere un borghese.
Il Servo della Spesa non sa che fuori dalla GDO (Grande Distribuzione Organizzata), c’è un mondo bellissimo fatto di piccoli negozi, commercio ambulante, botteghe e mercatini, contadini e masserie; rincorre il Capitalismo in offerta speciale, passando da consumatore a consumato; porta soldi a palate nelle tasche del ben pasciuto oligarca economico, dimorante chissà dove (di certo non in queste lande); s’imbottiglia in mezzo al traffico come un citrullo, e se la prende con gli avi defunti di un altro poveretto come lui che gli ruba il parcheggio.
Il popolo dello shopping, ragionando vieppiù con il deretano, di fatto vuole male al suo borgo, si fa fregare dalla fidelity card, è abbacinato dal 3x2 sui suoi croccantini preferiti, vota il Partito Consumista, quello Del Fare, quello cioè delle mani libere su territorio e patrimonio, e dunque del SI alla Qualunque.
Ragazzi, per affrancarsi dallo stigma di follower dei Grandi Magazzini non è mica necessario saper discettare di Esistenzialismo alla Kierkegaard, andare al museo, mettere Mi Piace a post come questo o seguire i concerti d’organo (anche se aiuta molto); ma sarebbe un buon inizio non farsi prendere in giro dal pane caldo a tutte le ore (che non esiste, a meno di roba surgelata o peggio ancora precotta), o farsi abbindolare dalla frenesia dell’usa e getta (le cose si riparano eh, ma quasi mai contattando i centri autorizzati tramite call center), o finalmente portare un po’ di rispetto a capireparto e cassiere dei Malls possibilmente lasciandoli in pace almeno la domenica e nelle feste comandate.
Ma dico io: volete andare di domenica al centro commerciale, trasformando ogni solennità in un lunedì qualsiasi? Fate pure, siete liberi, anzi liberisti di farlo.
Però poi non prendetevela se un commesso - pagato quattro soldi quando non licenziato dal caporale di turno con un messaggio su Whatsapp - a un vostro cordiale saluto di Buona Domenica dovesse rispondervi: “Buona Domenica, ma vaffanculo”.
Antonio Mellone
set162013
Eccovi i titoli di coda del video di Daniele Pignatelli dello studio fotografico Pignatelli - Noha sulla fiera dei cavalli di Noha che ha avuto luogo l'8 settembre scorso. La colonna sonora di questo abstract dal titolo "Lu cavaddhru malecarne" è di Mino De Santis.
giu012016
Torna a casa l'"Equestrian show", la "Favola di Primavera" che, dopo la parentesi aradeina dello scorso anno, per la quarta edizione ritrova Noha, piccola frazione di Galatina, nota anche per la tradizionale passione equestre di molti abitanti.
Si radunano presso il campo sportivo centinaia di destrieri provenienti da ogni parte d'Italia e, quest'anno, molti anche dalla Spagna, per un raduno ricco di iniziative e di tante attività legate all'equitazione: l'american show e il corteo di carri caratteristici, le gare di abilità e il tiro pesante, il salto degli ostacoli e tante altre esibizioni. Tutto dalle prime ore del mattino, con il clou, ogni sera, riservato al gran galà "Favola di Primavera", un'esibizione artistica di dressage da parte di cavalli e cavalieri italiani e stranieri.
A fare da cornice, ogni giorno, esibizioni e gare di motocross freestyle, una fiera-mercato, stand gastronomici e tanta musica.
Ingresso libero.
Paola Pepe
[fonte quiSalento - 1 -15 giugno 2016]
apr022015
Cos’è successo a Noha? Ti svegli una mattina e ti accorgi che tutto è cambiato. Lo vedi dalle foto. Ed è normale che col passare del tempo tutto cambi. Alcuni muoiono, altri nascono, il paese cambia forma, si aggiorna, si evolve, implode, esplode; insomma non è più lo stesso nonostante conservi il suo nome. Cambiano gli usi, mutano i costumi, si confondono i dialetti, entra in campo la tecnologia, vanno e vengono i critici, rimangono criticati gli stessi, ma non è questo che si vede dalle foto. O meglio, ciò che è cambiato lo vedi da una foto se la guardi con nostalgia. E non è vero il fatto che si stava meglio una volta. Vi immaginate oggi senza un computer o il telefono? Lo guidereste un cavallo invece di un’automobile? Scrivereste oggi, senza l’aiuto di un programma, la vostra tesi di laurea su carta, misurando lo spazio in base alle note a piè di pagina? Non ditemi che si stava meglio una volta perché non ci credo. Ma se guardo una foto, una qualunque foto, mi accorgo che qualcosa è cambiato. Tutto è cambiato. E in base ad alcuni punti di vista tutto è cambiato in meglio, o quasi. Io sono affezionato alle foto, soprattutto se in quelle foto ci sono io che non mi ricordo più com’ero prima. E non mi ricordo più com’era Noha, e non mi ricordo più come eravate voi. Non c’è nulla di più triste di una foto, specie se in quella foto c’è molto paesaggio e tanti personaggi. Se poi in quella foto c’è una sola persona e pochissimo sfondo, allora quella che avete tra le mani è una foto tristissima. E visto che oggi siamo nell’era digitale, le foto ci sommergono e perdiamo la concezione del tempo che passa, perché le foto scandiscono i momenti più di un secondo trascorso. E rivedi Noha in tempi moderni e non sai più chi è e chi l’ha cambiata in quel modo. Vedi le chiesa semivuota la notte di Natale, nessuno che va più a scuola a piedi tanto da impiegare un vigile che diriga il traffico mattutino dell’esercito di genitori che accompagnano i loro figli in quelli indefiniti istituti d’istruzione. Un oratorio che non c’è mai stato quando non c’era e che non c’è ora anche se c’è. Vedo le foto e non vedo ragazzi che giocano, non vedo biciclette, non vedo i presepi che c’erano, non vedo la Pasqua. Cioè, non vedo la Pasqua di Noha, non vedo i nohani nel giorno di Pasqua. Ma guardo le foto e vedo le fiere, non vedo sorrisi, vedo cuccagne ma non vedo Noha. E non vedo me stesso, né il mio passato. Io non vedo oggi nulla di ciò che mi manca veramente; proprio io che non sono un nostalgico. Vedo il Calvario solitario nella domenica delle Palme, e processioni in fila indiana per simulare grande affluenza di fedeli. Vedo tanta solitudine di gente tristemente allegra. E un nohano triste è una contraddizione in termini. Vedo cavalli, quelli si, cani randagi, quelli si, erba ai cigli delle strade e strade impolverate; quella Noha la riconosco. Non vedo marciapiedi ma case diroccate, stradine abusive costruite da geometri o architetti si, ma non vedo il carnevale, non vedo la recita, non sento le campane forse perché sono troppo lontano. Eppure le campane suonano, la Pasqua arriva, il Natale non manca anche se quelle foto non sono le stesse, io non sono lo stesso e non riconosco voi. Eppure sono di Noha, lo giuro. Cos’è cambiato? Chi l’ha cambiato? Non rispondetemi’ ‘il tempo’ perché non è vero. In quelle foto non ci sono io, non ci siete voi, e non c’è neanche Noha, e lo sapete meglio di me. E qualcuno sicuramente mi starà chiedendo “e con questo cosa vuoi dire?”. Nulla, proprio nulla. Vorrei soltanto che qualcuno mi ridesse quello che c’era in quelle foto, anche se quello che c’era non era perfetto. Stiamo meglio ora, ma a me non importa di stare meglio se la domenica delle Palme, davanti al mio calvario, non ci sono abbastanza ulivi alzati in aria in onore di Gesù Cristo e di quello che siamo stati o di quello che almeno sembravamo di essere in quelle foto.
nov272013
Domenica mattina, 24 novembre 2013, solo 100 passi dividevano due piazze, anzi due ville galatinesi: villa San Francesco e la villa per antonomasia, quella grande del girodellavilla (da pronunciare tutto d’un fiato) da compiersi rigorosamente in auto.
Una villa, quella del giro, stracolma di gente; quell’altra frequentata, diciamo, quanto basta. Una a passeggio, svagata, distratta, divertita dagli sbandieratori, dai cavalli, dall’acqua benedetta e dai circenses; l’altra concentrata, attenta, impegnata a sostenere un giudice pazzo, Nino Di Matteo, che s’è messo in testa di voler scoprire la verità sulla purtroppo reale e non presunta (come invece insinuano gli amici degli amici) Trattativa Stato–Mafia.
E a causa di questo, il bravo magistrato Di Matteo si trova a passare le pene dell’inferno: da un lato minacciato di morte dalla mafia, e dall’altro processato da alcuni “compari magistrati” (questi sì politicizzati) davanti al Consiglio Superiore della Magistratura per via di un’intervista rilasciata ad un giornale; e, non ultimo, beffeggiato da Napolitano, il presidente della cosiddetta Repubblica, citato come testimone nel processo sulla Trattativa. Il quale prima si dice “ben lieto” di partecipare e poi (proprio in questi giorni) invia ai giudici la letterina di Babbo Natale in cui afferma di non sapere nulla sul tema. Ma non s’è mai vista una cosa del genere: un testimone che spedisce una lettera per chiedere l’esonero dalla sua testimonianza. Un testimone ad un processo si presenta e risponde alle domande, punto. Anche se questo testimone si chiama Giorgio II Napolitano. E questo, fino a quando la legge, almeno sulla carta, continuerà ad essere uguale per tutti.
Nella villa San Francesco c’era l’Anita Rossetti delle Agende Rosse di Galatina con il microfono in mano - e con la rabbia che tutti dovremmo avere – pronta a spiegare ai presenti queste ed altre cose, quelle che non troveremo mai, ad esempio, sul giornale più venduto a Galatina (incredibile ma vero) cioè il quotidiano di Lecce, anzi della famiglia Caltagirone, e men che meno nei programmi televisivi. Per dirne una: il programma più visto in tv venerdì 22 novembre u.s. è stato “Tale e quale show” con 6,6 mln – dico seivirgolaseimilioni - di spettatori ed uno share del 27,4%!, ed ho detto tutto.
I 100 passi di Galatina, dunque, sono i 100 passi d’Italia.
Mi piace pensare che anche nel resto delle città italiane ci siano altre villette San Francesco che cercano di imporsi sul frastuono del nulla o il luccichio del vuoto delle più ampie e frequentate piazze Alighieri, ovvero, ribadiamolo, di altrettanti mega-porci commerciali (è d’uopo citare un mega-porco commerciale anche qui, così il mio amico Raimondo Rodia è contento). Mi piace pensarle, queste villette San Francesco, come quella di domenica scorsa, con tanti ragazzi della Scuola Media di Noha (Istituto Comprensivo Polo 2), guidati dalla prof. Rita Colazzo - tanto di cappello per l’impegno extra-orario scolastico, e addirittura festivo - e dalla turbo-dirigente scolastica, la Eleonora Longo, sempre presente, anzi promotrice di certi tipi di manifestazioni di vera, non fasulla formazione culturale. Mi piace partecipare a convegni come questo in cui non manca mai l’artista Tonino Baldari (che non ho ben capito a quale pianta di zangone si sarebbe dovuto incatenare all’indomani per protesta), e poi ancora la Francesca, la Stefania, e Carlo, e l’Emanuele, e Luigi Longo ed i suoi “compagni” (purtroppo solo alcuni: ma dove cavolo sono andati a finire i latitanti?), e addirittura un senatore ed un onorevole, e, perché no, anche la Daniela Vantaggiato (che dopo il dovere è corsa al piacere dell’altra piazza: ma ci accontentiamo lo stesso), e decine e decine di altri compagni di lotta per il buon senso, la legalità, l’ambiente, in una parola la Costituzione della Repubblica Italiana.
Sarebbe bello sentir risuonare in tutte le villette San Francesco d’Italia, come in quella di Galatina (ma sarebbe più bello sentirle ovunque) alte e forti le parole di Peppino Impastato, figlio di mafiosi, ma giornalista antimafia, ucciso dalla mafia: “Mio padre, la mia famiglia, il mio paese! Io voglio fottermene! Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! Io voglio urlare che mio padre è un leccaculo! Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!” [brano tratto dal film “I cento passi” di Marco Tullio Giordana].
Sì, “prima di non accorgerci più di niente” il magistrato Nino di Matteo ha bisogno della nostra voce, del nostro sostegno, della nostra solidarietà, visto che non li ha ricevuti (salvo errori od omissioni) ad esempio dal presidente Letta o dalla Cancellieri (figuriamoci!) o dalla Boldrini o da Renzi o dalle altre autorità-compari di merende.
Oddio, sarebbe stato bello se anche in quell’altra piazza il mio sindaco, issato su quel palco, nel suo discorsetto di circostanza, avesse fatto appena un cenno al convegno antimafia che si svolgeva a 100 passi da lui: sarebbe bastata una frase, una sola parola di sostegno al magistrato Di Matteo. Purtroppo nulla. Certo, in molti non avrebbero capito nemmeno di chi si trattasse, né che cosa fosse la Trattativa. Ma cultura significa proprio questo: rompere gli argini, rompere i muri del silenzio, dell’indifferenza, dell’ignoranza, ed il più delle volte rompere le scatole. Percorrere 100 passi. Invece no, tutti zitti e mosca, fermi al punto di partenza, pronti a fare i gargarismi con il perbenismo di facciata tutto galatinese.
Sarebbe bello sentire parole antimafia da parte delle cosiddette autorità, dalle alte e anche dalle basse cariche istituzionali. Purtroppo (o per fortuna) queste parole sono proferite soltanto da semplici cittadini, le vere cariche dello Stato. Le altre, evidentemente, sono (sovente state) solo delle scariche.
set062019
È tradizione, ormai, nella piccola Noha, Città dei cavalli, festeggiare la Madonna delle Grazie in sella a un cavallo.
In differita di una settimana dalla ricorrenza religiosa, si danno appuntamento tutti nel prato nei pressi dello stadio, i destrieri, i cavalieri ma anche i mastri sellai e palafrenieri del circondario per la consueta Fiera dei cavalli, una giornata di festa dove, dalle 8 alle 13, il prato adiacente il campo sportivo è teatro di gare, competizioni tra i meravigliosi cavalli da sella, ma anche scenografia di colorate sfilate, con carretti dipinti a mano, i traìni, le parature, e tutto un contorno di stand e bancarelle dove acquistare attrezzatura, finimenti pregiati e campanelle portafortuna.
[fonte: quiSalento - settembre 2019]
set152016
A causa delle condizioni del tempo, la fiera dei cavalli di Noha è stata rinviata a domenica 18 settembre 2016.
Eccovi il trafiletto apparso sul numero settembrino di “quiSalento”.
Noha è, a tutti gli effetti, il paese dei cavalli e nella piccola frazione di Galatina, la fiera è la buona occasione per far festa e mettere in mostra gli equini più belli e forti, con le gare di tiro e le sfilate di cavalli di ogni razza.
A partire dalle ore 9, e fino alle 13, orario di premiazioni, nel piazzale adiacente il campo sportivo, va in scena un festoso e colorato “far west”, tra nitriti e criniere al vento, carri bardati e paramenti colorati, carretti e animali al trotto, con il mercatino dove poter acquistare finimenti pregiati, ma anche oggetti o piccoli portafortuna come i festosi campanelli per le cavezze.
Mel
[fonte: quiSalento – settembre 2016]
giu022016
L’“Equestrian Show – Favola di Primavera”, ideato e realizzato da quel pazzo scatenato di Dino Coluccia e dai suoi amici ancora più pazzi di lui, è una specie di Feria di Siviglia, concentrata in tre giorni di manifestazioni, le più variegate, legate al mondo dei cavalli e dei cavalieri provenienti da ogni parte d’Italia (ma anche dall’estero, soprattutto dalla Spagna).
Dopo la pausa di riflessione aradeina, l’Equestrian Show ritorna finalmente a Noha, “città dei cavalli” per antonomasia, dove lo spettacolo ha mosso i suoi primi passi quattro anni orsono.
In effetti ad Aradeo i cavalli si sentivano, come dire, un po’ come dei pesci fuor d’acqua, sicché quest’anno han deciso di ritornare – al trotto o al galoppo - nella loro patria naturale (stavo per dire all’ovile): è a Noha, infatti, che i cavalli fanno la parte del leone. Vabbè.
I destrieri più belli del mondo s’incontreranno in questo originale “moto-raduno” nei pressi dello stadio comunale con un programma ricco di attività che vanno dall’american show al corteo di carri caratteristici, dalle gare di abilità al tiro pesante, dal salto degli ostacoli al Roping, al Barrel, alle Gimkane western, alla Pizzica dei cavalli.
Nelle immediate adiacenze dell’arena principale sono allestiti, oltre ai box per i corsieri (che si conteranno a centinaia), anche i parchi per le gare di motocross freestyle, l’area per la fiera mercato, gli spazi per per il luna park, il settore per gli stand gastronomici (con espresso divieto, almeno nel corso di questo triduo, dell’utilizzo in cucina dei pezzetti di carne di cavallo. Vabbè 2).
Ma la principale attrazione della “feria nohana” è rappresentata ogni sera alle ore 20.30 circa dal Gran Galà "Favola di Primavera", l’esibizione artistica di Dressage da parte di cavalli e cavalieri di alta classe, tutti campioni di rango. Lo spettatore s’incanterà nel corso di questa tre-giorni da favola con i movimenti geometrici, le volute, le coreografie, le danze e i volteggi acrobatici dei purosangue, diretti e interpretati da registi, cavalieri e maestri delle migliori scuole equestri europee.
Dimenticavo di dirvi che ingresso all’Expo e parcheggio sono gratuiti.
Insomma, dopo tutto questo, se non venite a Noha a godere di almeno uno dei tre giorni di Equestrian Show è meglio che vi diate all’ippica.
Antonio Mellone
dic122012
L’antica Masseria Colabaldi, che si staglia dall’acropoli di Noha da oltre cinque secoli, anche quest’anno accoglierà nelle sue braccia materne il più bel presepe vivente del Salento. Qui l’habitat è natura e storia, e il teatro apparecchiato è tra i più attigui all’Umanità; qui gli attori son più persone che personaggi.
Nel presepe di Noha non c’è sforzo di arte drammatica, non affaticamento da troppa recitazione: il pastore ha davvero il suo gregge di pecore e di capre portate al pascolo ogni giorno; il contadino vanga e rivanga le zolle ed attende il frutto dalla terra anche al di là del presepe vivente; il fornaio è fornaio vero che produce il nostro pane quotidiano; il ciabattino è chi da una vita risuola le scarpe nohane; il maniscalco è l’uomo che sussurra ai cavalli, anche altrove e non solo a Natale; e così la sarta, la ricamatrice, lo scultore, il cavallaro, l’allevatore, il fabbro…
Anche gli angeli, forse, lo sono oltre la masseria ed oltre le feste.
Nella grotta, poi, troveremo, pronti ad accoglierci, un padre ed una madre, e infine il Bambino. Il quale dovrebbe essere in mezzo a noi, in ogni nostro prossimo, anzi in ognuno di noi, pronto a dare ancora la precedenza ai calpestati, alzandoli al rango di prescelti; a proclamare i vinti, retrocedendo gli altri; a rifuggire il potere, lasciando ai sommi sacerdoti ed ai Cesari la loro misera autorità numismatica; a dare il regno ai vinti e ai senza niente, rimandando i ricchi a mani vuote; a lavare ed abbracciare i piedi degli uomini, piedi che portano peso e fatica, e non corone o mitrie.
Il presepe di Noha è aperto a tutti senza distinzione, senza confini, senza muri. Qui non ci vien chiesto di essere credenti, ma credibili.
Al presepe laico della masseria Colabaldi di Noha anche chi non è uomo di fede potrà ricevere coraggio da quella altrui.
Anche quest’anno, come da sempre avviene, il lunedì in albis si trascorre a Noha, città dei cavalli. Dalle prime ore dell’alba e fino a mezzogiorno, nelle vicinanze della cappellina della Madonna delle Cuddhrure sul grande prato ancora libero da centri commerciali, si daranno appuntamento tutti i cavalli del Salento per galoppare, sfilare, trottare e pavoneggiarsi.
Alla fiera di Noha c’è anche il mercatino dei prodotti dell’agricoltura, dei piccoli animali da cortile, delle utensilerie per l’allevamento e per i lavori in campagna.
Alle ore 18.00 si ritorna tutti nello stesso luogo per la presa della Cuccagna e a seguire i fuochi di artificio.
Subito dopo la presa della cuccagna nelle vicinanze ci sarà il rito di bruciare la Curemma da parte di alcune famiglie che hanno esposto il fantoccio nel periodo della quaresima.
Mentre alle ore 19.30 vicino al Calvario di Noha in via Collepasso si esibiranno gli Scazzacatarante di Galatina.
Allora, venite a Noha il giorno di pasquetta.
Redazione
nov222017
Stefania Sandrelli, la popolare attrice di Viareggio che fa fatto la storia del cinema italiano (numerosi i riconoscimenti assegnati, per ultimo il Leone d’oro alla carriera alla 62° Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia), sarà a Galatina nella giornata di domenica 26 novembre p.v.
La Sandrelli parteciperà al talk show condotto dal giornalista Fabrizio Corallo in programma presso il Cine-Teatro cavallino Bianco di Galatina a partire dalle ore 19.00.
L’evento è organizzato da Apulia Film Commission in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Galatina.
L’ingresso è libero fino a d esaurimento posti. Per riservare il proprio posto si consiglia di chiamare il numero 371/137.5465.
Ufficio Stampa Comune di Galatina
set112017
apr032013
Ah la cuccagna! Da quanto tempo!
Ho qualche vago ricordo da bambino. Qualche breve frammento di immagini. Ma era da tantissimo tempo che non mi capitava di assistere a questo strano e divertente gioco di abilità e destrezza.
Quest’anno quest’antica usanza l’ho ritrovata a Noha, nel giorno di Pasquetta in occasione della festa della Madonna di Costantinopoli. La mattina la grande fiera dei cavalli e nel tardo pomeriggio la divertente arrampicata su per il palo pesantemente unto di grasso. In cima una varietà di formaggi e salumi ad attendere il vincitore.
I primi gesti della squadra impegnata nell’arrampicata fanno quasi sorridere. La persona messa alla base, solitamente il più robusto, apre un immacolato fazzoletto bianco che poggia sul palo per non “sporcarsi”. Più che altro serve per mantenere un minimo di aderenza perchè le spinte che riceverà sino alla fine sono veramente tante.
A quel punto l’arrampicata può iniziare.
E con l’arrampicata iniziano anche i primi voli.
Si tenta di salire in tutti i modi.
E quando si cade giù si trascinano tutti quanti. I primi tentativi servono solitamente a togliere un pò di grasso in modo che ci si possa più agevolmente lanciare verso l’alto. Ma anche a fare un pò di scena per far divertire la gente che è accorsa numerosa per assistere allo spettacolo.
Le cose incominciano a farsi serie quando la persona alla base indossa un copricapo giallo. L’arrampicata diventa “no limits” con piedi sulla testa, gambe che si intrecciano a braccia.
E il piede in testa immancabilmente arriva …
A questo punto è la volta di Michelino che si lancia verso la cima del palo con uno scatto degno di un gatto selvatico.
Giunto in cima tra le incitazioni e gli applausi della gente, si sistema comodo sulla sommità del palo ed inizia i lanci. Tagliando le varie cordicelle fa piover giù salami e formaggi.
E per il divertimento dei tanti bambini con lo sguardo all’insù, con la bocca aperta per la meraviglia, arriva il lancio delle caramelle.
Terminati i sacchetti si compie l’ultimo rituale. Si prende la bandiera posta in cima e tra gli applausi si torna a poggiar i piedi per terra.
Un gran bel pomeriggio di Pasquetta!
di Massimo Negro
ott222017
Siccome parlare di certi argomenti con i diciamo rappresentanti del municipio di Galatina è fiato sprecato, mi rivolgo a voi, egregi esponenti degli altri Comuni invitati alla Conferenza dei Servizi convocata a Bari presso la Regione Puglia, una prima volta il 20 ottobre 2017, poi rimandata al 23, e definitivamente, pare, al 3 novembre prossimo venturo [diciamo in piena atmosfera da festa dei morti, anzi, meglio, di Halloween, cioè delle zucche vuote, ndr.] avente ad oggetto “richiesta di proroga [l’ennesima, ndr.] all’autorizzazione per la realizzazione di un’area commerciale integrata in località Cascioni”, per alcune raccomandazioni.
Si tratta, in parole povere, del famigerato Mega-porco commerciale Pantacom, rara opera di archeologia economica ancor prima del suo impianto [scusate se utilizzo il lemma “porco”: ma “parco” mi pare un po’ esagerato, essendo, quest’ultimo, un concetto legato più ad un’area alberata che ad una cementificata, ndr.].
Gentili Rappresentanti dei Comuni intorno a Galatina, convocati alla suddetta conferenza dei servizi, vi prego, nell’esclusivo interesse dei vostri rispettivi territori, di prendere buona nota degli appunti che seguono in merito allo scempio economico-ambiental-razionale che si vuol perpetrare intorno a voi.
1°) Chiedetevi innanzitutto chi è l’interlocutore, nella fattispecie la Pantacom srl, che ha in progetto un centro commerciale (l’ennesimo nel Salento) di 25 ettari da impiantare in contrada Cascioni, nei dintorni di Collemeto. Dando un’occhiata ad un prospetto Cerved (documento pubblico della Camera di Commercio, che per sommi capi evidenzia le caratteristiche delle imprese) si evince che Pantacom è una SRL, società a responsabilità limitata, costituita nel 2001, con un capitale sociale pari ad euro 35.000, avente quale oggetto sociale: “la progettazione, la costruzione, l’acquisto, la vendita, la gestione e la locazione attiva e passiva di centri commerciali […]”). Codesta Pantacom srl risulterebbe “Inattiva”. Come mai? Dimenticanza? Si è forse in attesa di particolari autorizzazioni per la “dichiarazione di inizio di attività”? Non si direbbe mica che sia in (dolce) attesa: tutt'altro. Osservando la frenesia con la quale si muove l’amministratore unico, evidentemente in contatto continuo con gli enti pubblici e i suoi emissari, l’azienda appare invece attiva, attivissima. Perché non lo è anche di diritto, oltre che di fatto?
2°) Il capitale sociale, come detto, risulta essere pari a 35.000 euro (dico trentacinquemila, non trentacinquemilionidieuro). Bene. Mi dite, per favore, come fa una società con questo patrimonio a portare avanti un progetto con investimenti di svariati milioni di euro? Dove prenderebbe i fondi per iniziare a sbancare i venticinque ettari di campagna da trasformare poi in decine di capannoni da adibire a centro commerciale? Dai soci, forse? Vale a dire dai componenti della famiglia Perrone (quella dell’ex-sindaco di Lecce)? O magari da finanziamenti di terzi? E se anche fosse, “basta la parola” di codesti fantomatici capitali provenienti da chissà dove per garantire i portatori di interessi diffusi (e non particolari), come quelli degli enti pubblici territoriali, espressione della sovranità popolare che voi rappresentate? Non servirebbero forse dei documenti più concreti dei semplici proclami, dei sentito dire, delle promesse con la mano sul cuore?
3°) Oltre al risibile importo del capitale sociale (inadeguato a tutto, finanche al saldo della parcella di un progettista), osserviamo che la società “inattiva” presenta per più anni, proprio perché inattiva, un fatturato pari a zero. E questo ci può stare. Un’azienda può anche esistere sulla carta, può pure essere inattiva, e può anche per più anni consecutivi non aver venduto nulla. Ma in questo caso nell’attivo dello stato patrimoniale, sempre per più anni consecutivi, lo zero assoluto la fa da padrone anche tra le rimanenze, tra le immobilizzazioni materiali e, giacché ci siamo, anche tra le attività finanziarie. Di terreni, nello stato patrimoniale della Pantacom, nemmeno l’ombra. Né risulterebbe, al di là della linea di bilancio, diciamo tra i conti d’ordine, nessuna opzione all’acquisto dei terreni interessati. Che questi diritti/impegni siano registrati fuori bilancio? Cominciamo bene. Alla luce dei pochi dati a nostra (a vostra) disposizione, non riuscite anche voi a inferire agevolmente quanto si sia di fronte a un’entità astratta, uno spirito, un fantasma (Fantacom, appunto)? Vi stanno cioè facendo conferire, cari rappresentanti delle istituzioni comunali invitate, non con dati reali, incontrovertibili, garantiti, ma con delle congetture, con delle ipotesi, con delle promesse, con delle supposizioni (anzi, supposte).
In base ai basilari principi di buona amministrazione, di precauzione, di diligenza, di interesse collettivo, vi chiedo: è sufficiente che una società qualsiasi, oltretutto “inattiva”, presenti “istanze urgenti” perché si convochi in tutta fretta un consiglio comunale, magari ad hoc, o sia invitata a una conferenza dei servizi, o altro consesso pubblico, per cose tipo: delibere, proroghe, istanze, compensazioni, eccetera? E fino a quando continueremo a perder soldi, tempo e denaro pubblico dietro queste pantomime (etimologia non casuale)? Magari fino a quando non si troverà qualche cinese disposto a comprare il pacchetto (anzi il pacco) preconfezionato? E se non ci fosse nessuno disposto ad acquistare il diciamo progetto, cosa facciamo? Continuiamo a concedere proroghe su proroghe sine fine dicentes?
4°) Che garanzie occupazionali una società così eterea, labile ed evanescente da più punti di vista (commerciale, patrimoniale e finanziario) può dare alla collettività? Come mai un’azienda come questa, pronta “a combattere la disoccupazione dando lavoro a 200 persone” [sic] (all’inizio la promessa era di 300 posti di lavoro [ri-sic]), non ha nemmeno un dipendente, nemmeno un ragioniere, un portantino, un commesso? Possiamo noi consolarci con la promessa di 200 nuovi posti di lavoro prossimi venturi, scritti sulla carta con inchiostro simpatico?
5°) Andando ancor più nel dettaglio, ci si chiede: ha senso dal punto di vista della politica economica di un comune un altro centro commerciale di grandi dimensioni come questo, quando a meno di dieci minuti di auto si trovano agevolmente il complesso Bricoman (Lecce), e a meno di un quarto d’ora i centri commerciali di cavallino (a Est) e di Surbo (a Nord), e chissà quante altre formule facilmente raggiungibili nei dintorni, tra supermercati, discount, megastore, ipermercati e cash & carry?
6°) Quali utilità potrebbero vantare i vostri Comuni, il loro Pil, la vitalità dei vostri centri abitati, il piccolo e medio commercio intramoenia, il vostro bilancio pubblico, il benessere economico delle vostre popolazioni, eccetera, da questo ennesimo centro commerciale fuori-porta? E quali benefici potrebbe portare un eco-mostro di 25 ettari (oltretutto su di un terreno a medio rischio idro-geologico, con annesse rotatorie, viadotti, traffico, inquinamento e stravolgimento del paesaggio) nei paraggi del vostro territorio?
7°) Se non ci fossero danni all’ambiente e all’economia locali con l’installazione di questo centro commerciale [ma il discorso è valido per ogni “grande opera” sul territorio, ndr. ] come mai si parla sempre di “ristori” e di “compensi” ai comuni che ospitano queste strutture [posto che nelle casse dei vostri enti non entrerà il becco di un quattrino a titolo, appunto di “ristori” e “compensi”, nonostante la svendita (anche) del vostro territorio, ndr.]? E, in base a banali considerazioni di Economia Aziendale, può mai un “ristoro” o un “compenso” bilanciare la “diseconomia esterna” (o “esternalità”) provocata da un siffatto investimento aziendale? Non credete che se così fosse, saremmo di fronte a un principio (antieconomico, dunque assurdo) per il quale un’azienda rinuncerebbe all’idea di profitto (trasformandosi di fatto in una Onlus)? Vi pare plausibile una sciocchezza del genere? Il discorso varrebbe anche per TAP (altra storia).
8°) Come già detto altrove, svariati comuni italiani hanno bandito i centri commerciali dal loro ambito. Ultimamente perfino un’intera provincia, quella di Trento, al fine di “salvaguardare l’ambiente, ridurre il traffico veicolare, e rinnovare il metodo degli insediamenti commerciali sul territorio all’insegna della qualità e della valorizzazione dei piccoli esercizi”. Orbene. Cosa vi sembra più anacronistico: una scelta come quella della provincia di Trento, o non piuttosto quella di continuare ad aver fede nella Beata Cementificazione?
9°) Negli Stati Uniti il mito del centro commerciale è crollato da un pezzo (gli Stati Uniti anticipano generalmente la nostra socio-economia di circa un decennio). Secondo molti analisti nei prossimi anni chiuderanno addirittura 400 dei 1.100 centri commerciali statunitensi. Esiste un’inchiesta del New York Times che attesta che svariati Malls (centri commerciali) sono ormai alla stessa stregua di vere e proprie città-fantasma, deserte, vuote, fallite.
Bene. Con questi chiari di luna (e con queste luci in fondo al tunnel), vorreste voi continuare a credere alle allucinazioni di marketing di una società a responsabilità modesta, che vale quel che vale, per giunta “inattiva”, e giacché dar retta anche ai suoi supporter politici più o meno local, vale a dire agli asini volteggianti nell’aere?
Antonio Mellone
gen252016
Bello! Vedo che in occasione del presepe vivente, con l’obiettivo di far conoscere meglio i beni culturali di Noha, ogni volta si scopre qualcosa di nuovo e di importante.
L’anno scorso, (Natale 2014), mi accorsi che faceva bella mostra di sé, appoggiata per terra all’ingresso della “Casa Rossa” messa lì apposta, ma forse non notata, un’antica pietra circolare che sicuramente fu un coperchio delle fosse granarie che a Noha erano scavate nella roccia in località cisterneddhra, risalenti probabilmente al tempo dei monaci basiliani, il che vuole dire prima dell’anno mille.
Quest’anno (Natale 2015) abbiamo avuto la gioiosa sorpresa di vedere un affresco sull’antico muro del Castello. Veramente anche nella Masseria Colabaldi mi aspettavo di vedere qualche icona bizantina nel conventino dei basiliani o nella chiesetta di Santu Totaru. Forse il degrado ha avuto la meglio e tutto è scomparso.
L’affresco di quest’anno è una testimonianza in più che conferma l’antichità della nostra cittadina. Senza voler entrare nel merito del valore artistico, dell’autore e di quando è stato fatto (per il momento si può fare solo ipotesi), volevo presentarvi le mie considerazioni.
E’ risaputo che i baroni dal secolo XI e seguenti ci tenevano a costruire il loro Castello. Sappiamo anche per certo che il nostro primo Barone fu Pietro De Noha che nel 1270 mise il centro della baronia (molto estesa) del suo casato a Noha. Pietro De Noha morì nel 1308 e gli successe il figlio primogenito Guglielmo. Ma Pietro De Noha non è sorto come un fungo, la sua casata già esisteva. Per cui troviamo nel secolo XII Nicolò De Noha, uno dei 12 capitani che condussero in Lecce i principi normanni, al quale, siccome agli altri, donarono nobili feudi (cf. Archivio mutatoriano: studi e ricerche in servigio della nuova edizione de “Rerum italicarum scriptores” di L. Muratori, Edizioni 11-15 pg.695). E sappiamo anche che Nicolò De Noha era figlio del celebre Cavaliere di Malta Goffredo De Noha.
Non so se sia in piedi alcun legittimo Rampollo della nobilissima Famiglia di Noha, denominati di tal forma per la Signoria di quel Castello sito nel fertilissimo Territorio Leccese, ove son stati anche Signori di Padulano, di Francavilla, e di cavallino, e altre Terre nella medesima Provincia, reputati nobilissimi nella Città di Lecce, havendosi memoria posseder tal Dominio sin dall’anno 1253, e nel Registro del Re Carlo Primo dell’anno 1268 ritrovai Guglielmo de Noha con il titolo di Miles comparire avanti il detto Re, come altri Baroni della Provincia, e ben se ritrovano altri honori in detta Famiglia, come si scorge da’ Reali Registri. (Testimonianza di don Giuseppe Reccho “Notizie di famiglie nobili ed illustri della città e Regno di Napoli” stampata a Napoli nel 1717).
Nel 1268 dunque Guglielmo De Noha con il titolo di “Miles” compare avanti il detto Rè, come altri baroni della provincia e havendosi memoria posseder tal Dominio sin dall’anno 1253.
Il termine miles, nel linguaggio delle fonti medievali, si riferisce al combattente a cavallo o cavaliere. Il miles fa parte di un ceto sociale, con l’investitura cavalleresca da parte del Re. Allo status di miles erano connessi privilegi fiscali, ereditari, giudiziari. E ad un certo punto chi apparteneva alla stato di miles era considerato parte della nobiltà.
Ebbene tutto questo per dimostrare che la nobile famiglia De Noha apparteneva a questo ceto dei Miles (combattenti a cavallo). Ecco allora perché l’affresco che abbiamo visto ci riporta una scena di cavalleria. I De Noha amavano l’arte cavalleresca e niente di strano che nel loro Castello abbiano fatto affrescare le pareti del giardino con scene di cavalieri a cavallo.
Già sappiamo che quando nel 1700 il Castello fu ristrutturato e divenne una masseria, quel muro fu ricoperto di intonaco: così l’affresco è arrivato fino a noi per quel tanto che si può ancora vedere, ma è un tesoro prezioso da salvare e custodire.
P. Francesco D’Acquarica
ott022019
“Siamo al fianco del Deputato Leonardo Donno nella battaglia di legalità intrapresa in materia di occupazioni abusive delle case popolari in Provincia di Lecce, sollecitando la Ministro degli Interni, la Prefettura ed i sindaci all’urgente attivazione.
Un’operazione di stimolo che abbiamo richiesto dal basso, essendo noi consiglieri comunali quotidianamente a contatto con la sottrazione di diritti e di dignità che sono costretti a subire i cittadini onesti, sia che siano inseriti in comunità ove spesso vige la legge del più forte o che, pur avendone diritto, non hanno la possibilità di ottenere la legittima assegnazione e occupazione.
Sempre più diffusamente le “case popolari” sono luoghi in cui il disagio sociale si concentra e si scarica proprio sul più debole e si perde la cognizione del bisogno reale, perché questo si mischia fatalmente con la delinquenza e l’arroganza a causa della lentezza con cui le Istituzioni intervengono.
Ci ha lasciati sbigottiti scoprire che il fenomeno, nella nostra provincia, assume dimensioni anomale e registra inerzie intollerabili, anche solo nei confronti delle province vicine. Una situazione di cui una certa politica è la principale responsabile, se non proprio complice.
Abbiamo bisogno di un intervento forte, deciso e coordinato dei sindaci, delle Autorità di pubblica sicurezza, dei Servizi Sociali e degli Enti gestori degli immobili e dei servizi pubblici, ma soprattutto della Politica, per ripristinare la legalità e smettere di soffocare l’onestà. Non solo sgomberi ma anche e soprattutto: monitoraggio delle procedure di assegnazione, per evitare abusi e favoritismi; modifiche normative mirate a superare le gestioni condominiali intermediate dalla figura dell’amministratore, per salvaguardare i diritti individuali degli occupanti; un adeguato coordinamento operativo con il Reddito di Cittadinanza, per evitare che finisca nelle tasche di chi non rispetta la legge e allo stesso tempo funga da reale garanzia di un alloggio attraverso l’implementazione di un efficiente sistema di “alloggi popolari”; interventi tecnologici, ove possibile, per trasformare gli impianti da comuni ad individuali; un più razionale quadro normativo per l’impiego del bonus idrico e controlli serrati sugli allacci abusivi e sulle morosità colpevoli, introducendo nuove cause di decadenza dal diritto di occupazione.
Questi alcuni degli obiettivi che chiediamo di perseguire a tutti i livelli, a partire da quello regionale, già impegnato nella stesura del programma politico per l’imminente competizione elettorale 2020.
Da parte nostra continueremo l’azione di monitoraggio a partire dalla richiesta di attivazione espressamente rivolta ai Sindaci, di cui chiederemo riscontro nei Consigli Comunali.
I Consiglieri Comunali del M5S:
Arturo Baglivo (Lecce)
Paolo Pulli (Galatina)
Francesca Sodero (Tricase)
Antonio Izzo (Maglie)
Massimo Scarpa (Trepuzzi)
Giampaolo Falco (cavallino)
Antonio Parlageli (Lizzanello)
Stefano Colizzi (Aradeo)
Antonio Orlando (Corsano)
Francesco Ciardo (Gagliano del Capo).
apr082019
Si festeggia la Pasquetta in sella a un carretto, nella piccola grande Noha, che per un giorno diventa Città dei cavalli, con lo storico corteo di cavalcature, destrieri e cavalieri che invadono il grande prato verde accanto alla cappella della Madonna di Costantinopoli o, come si dice dalle parti della frazione di Galatina, Madonna delle “Cuddhrure”, le tradizionali forme di pane biscottato, preparato a Pasqua.
Ci si sveglia presto, al ritmo del trotto, con i cavalli che già al mattino giungono nel cuore della festa, agghindati di tutto punto, con cavaliere in sella o trainando i caratteristici carretti decorati a mano.
I cavalli sfilano, si mettono in mostra, per farsi notare dai giudici e guadagnarsi la gloria e una meritata balla di biada, mentre tutto intorno si fa festa, con i giochi di un tempo, il palo della cuccagna, il mercatino, la fiera e le giostre, e l’immancabile banda musicale di Noha, che suona la sigla di apertura e chiusura della fiera del lunedì di Pasqua.
[fonte quiSalento, aprile 2019]
set262013
Eccovi il terzo video della prima edizione del Gran Galà Equestre di Noha svoltosi nel pomeriggio di domenica 22 Settembre 2013.
dic152016
La magia del Natale riporta alla luce la Noha di un tempo. La piccola frazione di Galatina, famosa per essere la città salentina dei cavalli ma anche per le sue chicche architettoniche come le "casiceddhe" o la casa rossa, a Natale svela il parco che le abbraccia, il castello del feudatario di un tempo. E' uno scorcio di storia quello che si può ammirare in questi giorni, di un'epoca produttiva e fastosa le cui tracce sono state valorizzate dai solerti volontari nohani con la riproposizione di scene suggestive curate nei dettagli come le antiche botti dove si invecchiava il brandy o le parti di affreschi che emergono ancora labilmente dalle pareti.
La presenza degli animali con il recinto dei cavalli, delle mucche e delle pecore e le capre, evoca poi la vita e il lavoro dei contadini salentini. Il percorso si snoda cosi tra veri e propri affreschi viventi mentre i visitatori possono rifocillarsi con vin brulé, "pittule", formaggi, crudité di verdure, dolci con la marmellata, calde pucce con le olive cotte nei forni di pietra di Noha a rappresentare la Bel Lèhem (casa del pane).
Il presepe vivente è aperto nei giorni 25 e 26 dicembre, 1 e 6 gennaio (in caso di maltempo l'8), dalle 16 alle 21.
[Fonte: quiSalento, 15-31 dicembre 2016]
dic162013
La magia del Natale riporta alla luce la Noha di un tempo. La piccola frazione di Galatina, famosa per essere la città salentina dei cavalli ma anche per le sue chicche architettoniche come le "casiceddhre" o la Casa Rossa, a Natale svela un altro prezioso tesoro: la masseria Colabaldi, antico edificio costruito in almeno tre epoche diverse, e oggi lasciato quasi in balia dell'abbandono e della smemoratezza.
A restituirgli un po' di vita ci pensano i volontari che ogni anno organizzano il presepe vivente aprendo ai visitatori di ogni dove il grande portale di legno e ferro battuto alla cui sommità è incisa la data del 1595. Varcata la soglia i grandi "cozzi", tipici massi nohani, delimitano il percorso mentre i soldati romani dal mantello color porpora e la lorica in cuoio offrono un corroborante bicchiere di vin brulè.
L'architettura della masseria presenta un grande salone, un giardino monumentale, ed una grande torre alta più di undici metri, sui pareti della quale s'affacciano le celle ed i giacigli usati un tempo dai monaci basiliani.
Ed è proprio all'interno dell'"ara", del cortile, e degli altri locali che prendono vita gli antichi mestieri interpretati dai nohani, in tante diverse scene che, in realtà, rappresentano le loro vere professioni. Così il fornaio offre soffici e calde pagnotte come fa ogni giorno, la pastaia "scana" l'impasto per i maccheroncini e le orecchiette, il ciabattino ripara le scarpe rotte, "lu stumpacranu" pesta il grano nel mortaio per venderlo alle donne del paese e l'oste offre il vino e le "pittule" a tutti i visitatori.
Alla natività è invece riservata la parte più antica ed affascinante della masseria, la chiesa che i monaci basiliani avevano dedicato a "santu Totaru", ovvero san Teodoro.
Fonte quiSalento 15-31 dicembre 2013
lug132015
Il 29 giugno scorso, come qualcuno di voi saprà, l’Accademia dei Georgofili e addirittura il Comune di Galatina hanno organizzato a palazzo Orsini un convegno dal titolo: “Quale futuro per l’agricoltura salentina”.
Evitiamo le facili battute sul livello di competenza in materia da parte del sindaco ospite (che per fortuna si è limitato al classico sgangherato saluto istituzionale, per cadere, subito dopo, in catalessi) e di buona parte della sua curia, scomparsa dal Municipio (purtroppo momentaneamente) e ricomparsa come da mandato elettorale sotto i festoni delle luminarie sanpietrine; evitiamo altresì i commenti sull’organizzazione del convegno a senso unico (per rendervene conto e se avete fegato date un’occhiata al video, soprattutto alla prima parte) con chilometrici interventi da parte dei relatori, alcuni dei quali non pervenuti (uno su tutti il neo-governatore Emiliano) per via dei soliti “impegni istituzionali” [ma se avevi un precedente impegno, non ti facevi inserire in cartellone, no? ndr.], e spazio risicatissimo e fuori tempo massimo, invece, agli interventi o alle repliche da parte del fin troppo paziente pubblico. Insomma una tavola tutt’altro che rotonda.
Evitiamo queste ed altre considerazioni, dicevamo, per ritornare un attimo agli interventi istituzionali dei sedicenti esperti in materia.
Figurarsi se qualcuna delle “istituzioni” presenti, in nome del “futuro per l’agricoltura salentina”, si è permessa di denunciare l’utilizzo di fitofarmaci ed erbicidi che ci stanno portando dritti dritti nella fossa, o le nuove mega-discariche (per esempio di cavallino, per non andare troppo lontano), o i bio-stabilizzatori o gli inceneritori colacementiferi; figurarsi se qualcuno degli accademici presenti ha osato criticare la follia criminale e mafiosa dell’eradicazione degli ulivi (addirittura anche i sani, posto che gli altri fossero incurabili) in assenza di adeguata certificazione fitopatologica (con l’aggravante della militarizzazione del territorio, il che è tutto dire); figurarsi se qualcuno dei politici presenti è riuscito a dare un seppur minimo valore aggiunto al dibattito (uno su tutti tal on. Salvatore Capone, il quale ha provato a dare aria alla bocca riuscendo nell’impresa di non dire praticamente nulla - cfr. video ai minuti 1.22.00 - 1.29.00 - se non la solita promessa di attenzione alle istanze provenienti dal territorio – scordando, tuttavia, che il suo capobastone, tal Renzi, aveva definito “quattro comitatini” proprio codeste istanze provenienti dal territorio); figurarsi se per la tutela dell’aria, dell’acqua e della terra, ergo delle persone, qualcuno ha osato muovere un pur minima critica all’Ilva di Taranto o alla centrale Enel di Brindisi (seee: questi sfornano decreti Salva-Ilva, mica Salva-polmoni o Salva-vita); figurarsi se qualcuno degli incravattati in quell’assise ha avuto modo di ricordare che il nostro capo del governo ha dichiarato che la/il TAP è una delle migliori iniziative portate avanti dal suo esecutivo [non osiamo immaginare quali siano le peggiori, ndr] - in buona compagnia del più noto sito internet locale, così umido di saliva, leggi vave, che per consultarlo si è costretti a premunirsi di tergicristalli; figurarsi se qualcuno degli organizzatori del “congresso” ha ricordato che il decretino “Sblocca-Italia” ha dato via libera, tra gli altri scempi, anche alle trivellazioni in Adriatico e nello Ionio [ma ve l’immaginate Mimino Montagna nostro in sciopero della fame - come invece han fatto molti altri sindaci salentini - contro le trivellazioni nel mare nostrum, proprio lui nei secoli fedele al vangelo secondo Matteo (Renzi)? ndr]; figurarsi se nelle prolusioni “a favore dell’ambiente” s’è fatta menzione della strada a quattro follie, la SS. 275, o la Regionale 8, o le altre, troppe, nuove strade salentine inutili, costose e dannose; figurarsi se qualcuno dei sottoscrittori della “magna carta galatinese” [magna, voce del verbo, ndr.] ha osato proferire un convinto “Stop al consumo del territorio” (quando mai: dopo il fallimentare mega-porco Pantacom, l’armata-desertificazione di Palazzo Orsini ci riprova, sperando di essere più fortunata, con la cementificazione di una nuova mega-area mercatale, e con l’asfalto di nuovi tratti della circonvallazione interna, possibilmente previo abbattimento della quercia vallonea, magari da parte della stessa ditta specializzata in seghe che ha già falciato definitivamente i tronchi di molti alberi nei dintorni di Porta Luce); figurarsi se qualcuno degli emeriti professori convenuti ha sostenuto il concetto di biodiversità, e dunque caldeggiato le buone pratiche agricole, anziché fare il panegirico dell’agricoltura intensiva.
Ecco spiegato il valore reale (e legale) della Carta di Sputacchina, siglata a Palazzo Orsini, non si sa bene da chi, in un’assolata mattina di fine giugno.
Un rotolo lungo, deficiente e morbido, elogiato addirittura dall’onorevole Fitto (e abbiamo detto tutto), arricchito dalla citazione dell’Expo (la scemenza universale o asinata exponenziale costataci più di 13 miliardi di euro - oltre alle spese di mantenimento nelle patrie galere di tutti gli ammanettati per corruzione), un rotolo a due veli pieno zeppo di asserzioni lapalissiane della serie: la neve è bianca, il cielo è azzurro, l’acqua è bagnata, due più due fa quattro, e i politici di Galatina sono dei chiacchieroni.
Quelle chiacchiere che hanno trasformato la nostra terra nel tropico del cancro.
Antonio Mellone
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giu032020
Bravissima la nostra Arianna Gabrieli insignita dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella del titolo di Cavaliere del Lavoro per la sua attività di ricerca.
Congratulazioni, dottoressa, e "ad maiora" da parte di tutti i nohani.
Come annunciato ieri a Codogno, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto insignire dell’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica un primo gruppo di cittadini, di diversi ruoli, professioni e provenienza geografica, che si sono particolarmente distinti nel servizio alla comunità durante l’emergenza del coronavirus. I riconoscimenti, attribuiti ai singoli, vogliono simbolicamente rappresentare l’impegno corale di tanti nostri concittadini nel nome della solidarietà e dei valori costituzionali.
Annalisa Malara e Laura Ricevuti, rispettivamente, anestesista di Lodi e medico del reparto medicina di Codogno, sono le prime ad aver curato il paziente 1 italiano.
Maurizio Cecconi, professore di anestesia e cure intensive all’Università Humanitas di Milano, è stato definito da Jama (il giornale dei medici americani) uno dei tre eroi mondiali della pandemia.
Mariateresa Gallea, Paolo Simonato, Luca Sostini sono i tre medici di famiglia di Padova che volontariamente si sono recati in piena zona rossa per sostituire i colleghi di Vo’ Euganeo messi in quarantena.
Don Fabio Stevenazzi del direttivo della Comunità pastorale San Cristoforo di Gallarate (VA) è tornato a fare il medico presso l’Ospedale di Busto Arsizio.
Fabiano Di Marco, primario di pneumologia all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo ha raccontato la tragica situazione della città e dell’ospedale.
Monica Bettoni, ex senatrice e Sottosegretaria alla Sanità, medico in pensione, ha deciso di tornare in corsia a Parma.
Elena Pagliarini è l’infermiera di Cremona ritratta nella foto diventata simbolo dell’emergenza coronavirus. Positiva, è guarita.
Marina Vanzetta, operatrice del 118 di Verona, ha soccorso una anziana donna e le è stata accanto fino alla morte.
Giovanni Moresi, autista soccorritore di Piacenza Soccorso 118, ha offerto una testimonianza del ruolo degli autisti soccorritori del 118.
Beniamino Laterza, impiegato presso l’Istituto di vigilanza “Vis Spa” e presta servizio nell’ospedale Moscati di Taranto, presidio Covid.
Del team presso l'Istituto Nazionale Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma – struttura di eccellenza della sanità pubblica fanno parte:
Maria Rosaria Capobianchi, a capo del team che ha contribuito a isolare il virus
Concetta Castilletti, responsabile della Unità dei virus emergenti.
Francesca Colavita, Fabrizio Carletti, Antonino Di Caro, Licia Bordi, Eleonora Lalle, Daniele Lapa, Giulia Matusali, biologi
Nel team di ricerca dell’ospedale Sacco e dell'Università degli Studi di Milano, poli di eccellenza nell’ambito del sistema sanitario e di ricerca nazionale:
Claudia Balotta a capo del team, ora in pensione. Nel 2003 aveva isolato il virus della Sars.
Gianguglielmo Zehender, professore associato.
Arianna Gabrieli, Annalisa Bergna, Alessia Lai, Maciej Stanislaw Tarkowski ricercatori
Ettore Cannabona, Comandante della Stazione dei Carabinieri di Altavilla Milicia (Palermo), ha devoluto in beneficenza l’intero stipendio mensile.
Bruno Crosato in rappresentanza degli Alpini della Protezione civile del Veneto che hanno ripristinato in tempi record 5 ospedali dismessi della regione.
Mata Maxime Esuite Mbandà, giocatore per il Zebra Rugby Club e per la nazionale italiana, volontario sulle ambulanze per l’Associazione Seirs Croce Gialla di Parma.
Marco Buono e Yvette Batantu Yanzege della Croce Rossa Riccione hanno risposto all’appello della Lombardia che chiedeva aiuto a medici e personale con ambulanze.
Renato Favero e Cristian Fracassi, il medico che ha avuto l’idea di adattare una maschera da snorkeling a scopi sanitari e l’ingegnere che l’ha realizzata.
Concetta D’Isanto, addetta alle pulizie in un ospedale milanese. Fa parte di quella schiera di lavoratori che ha permesso alle strutture sanitarie di andare avanti nel corso dell’emergenza.
Giuseppe Maestri, farmacista a Codogno, ogni giorno ha percorso cento km per recarsi in piena zona rossa.
Rosa Maria Lucchetti, cassiera all’Ipercoop Mirafiore di Pesaro, ha lasciato una lettera agli operatori 118 donando loro anche tre tessere prepagate di 250 euro.
Ambrogio Iacono, docente presso l’istituto professionale alberghiero Talete di Ischia. Positivo, ricoverato al Rizzoli di Lacco Ameno, ha continuato a insegnare a distanza nei giorni di degenza.
Daniela Lo Verde, preside dell’istituto “Giovanni Falcone” del quartiere Zen di Palermo, ha lanciato una campagna di raccolta fondi per regalare la spesa alimentare ad alcune famiglie in difficoltà. Suo l’appello per recuperare pc e tablet per consentire ai suoi allievi di seguire le lezioni a distanza.
Cristina Avancini, l’insegnante di Vicenza che nonostante il contratto scaduto non ha interrotto le video-lezioni con i suoi studenti.
Alessandro Santoianni e Francesca Leschiutta, direttore della casa di riposo della Parrocchia di San Vito al Tagliamento (PN) e coordinatrice infermieristica che, insieme agli altri dipendenti, sono rimasti a vivere nella struttura per proteggere gli anziani ospiti.
Pietro Terragni, imprenditore di Bellusco (Monza e Brianza), in seguito alla morte di un dipendente, Erminio Misani, che lasciava la moglie e tre figli, ha assunto la moglie Michela Arlati.
Riccardo Emanuele Tiritiello, studente dell’istituto Paolo Frisi di Milano. Con il padre e il nonno hanno cucinato gratuitamente per i medici e gli infermieri dell’ospedale Sacco.
Francesco Pepe, quando ha dovuto chiudere il suo ristorante a Caiazzo di Caserta ha preparato pizze e biscotti per i poveri e gli anziani in difficoltà, organizzando una raccolta fondi per l’ospedale di Caserta.
Irene Coppola ha realizzato, a sue spese, migliaia di mascherine. Ha aiutato una associazione per sordi inventando una mascherina trasparente per leggere il labiale.
Alessandro Bellantoni con il proprio taxi ha fatto una corsa gratis di 1.300 km per portare da Vibo Valentia all’ospedale Bambin Gesù di Roma una bambina di tre anni per un controllo oncologico.
Mahmoud Lufti Ghuniem, in Italia dal 2012, fa il rider. Si è presentato alla Croce Rossa di Torino con uno stock di mille mascherine acquistate di tasca sua.
Daniele La Spina in rappresentanza dei giovani di Grugliasco al servizio della città di Torino che hanno portato prodotti di prima necessità a chi ne ha bisogno, in particolare agli anziani soli.
Giacomo Pigni, volontario dell’Auser Ticino-Olona ha coinvolto una ventina di studenti che hanno iniziato a fare chiamate di ascolto per dare compagnia alle persone sole.
Pietro Floreno, malato da oltre dieci anni di Sla ha comunicato di voler mettere a disposizione della ASL, per i malati di coronavirus, il suo ventilatore polmonare di riserva.
Maurizio Magli, in rappresentanza dei 30 operai della Tenaris di Dalmine che, quando è arrivata la commessa per la produzione di 5mila bombole nel minor tempo possibile, hanno volontariamente continuato a lavorare.
Greta Stella, fotografa professionista, volontaria presso la Croce Rossa di Loano (Savona), ha realizzato un racconto fotografico dell’attività quotidiana dei volontari.
Giorgia Depaoli, cooperante internazionale e si dedica in particolare alla difesa dei diritti delle donne. Ha subito dato la sua disponibilità alla piattaforma “Trento si aiuta” .
Carlo Olmo,ha contribuito nel rifornire gratuitamente Comuni e strutture sanitarie del Piemonte di mascherine, guanti, camici.
Maria Sara Feliciangeli, fondatrice dell’Associazione Angeli in Moto, insieme ai suoi amici motociclisti si è impegnata per consegnare i farmaci a domicilio alle persone con sclerosi multipla.
fonte:Presidenza della Repubblica
mar092016
“E chi scende da qui? Ci misi giorni di fatica e bestemmie a salire, tra cadaveri maleodoranti e rocce e grida di morte, ci misi l’orrore stampato negli occhi e il coraggio, tutto questo ci misi, tanto che adesso non scendo! Resto quassù. Che poi, se anche scendo, nessuno mi può riconoscere, che la faccia me la fece saltare un mortaio e la voce fu graffiata da schegge. E il mio nome sparì dalla testa quando fu il grande scoppio. Lo scoppio che tutti ammazzò qui all’intorno. Tranne me che, però, non so più chi sono. A volte mi paio uno, a volte un altro... Io sono uno, nessuno e tutti quelli saltati per aria, morti a fuoco, alla baionetta, asfissiati di gas e ghiacciati di freddo. Che tutti me li sento addosso e mi credo nei loro pensieri. Certo, delle volte penserò di sicuro coi miei veri sentimenti, ma non so quando. Perché io mi ignoro. Sono ignoto persino a me stesso, figurati al mondo! Ma io, il mondo, lo aspetto qui sopra, in trincea – tutto lo aspetto – che il mondo tutto è coinvolto. E questa è l’unica cosa che ricordo: che sono in guerra, una guerra enorme, mondiale addirittura e io – io che non so più chi sono, da dove vengo e chi mi ha messo al mondo; io sconosciuto anche alla sola madre che mi resta, la Madre Patria – io, per essa, la patria, giurai di morirmene, proprio come le altre 90.000 tonnellate di muscoli e ossa, morte prima di me. Io non scendo!”
Mario Perrotta, racconta la Grande Guerra e lo fa come lui sa fare: dopo un’attenta ricerca e concentrandosi sulle piccole storie, per gettare altra luce sulla grande Storia. Su una pagina scelta perché è il racconto del primo, vero momento di unità nazionale. MILITE IGNOTO - quindici diciotto, è un’altra grande prova per l’attore salentino, Premio Ubu 2015: lui in scena è il soldato ignoto di una guerra in cui, gradatamente anche il nemico diventa ignoto. Nelle trincee di sangue e fango veneti e sardi, piemontesi e siciliani, pugliesi e lombardi si sono conosciuti e ritrovati vicini per la prima volta, accumunati dalla paura e dallo spaesamento per quell’evento più grande di loro. Racconta tutto il soldato Perrotta, con la consueta e straordinaria intensità, e lo fa in una lingua d’invenzione nata dal mescolamento di tutti i dialetti italiani.
Lo spettacolo è il 12 marzo 2016 nel rinnovato Teatro cavallino Bianco per la stagione di prosa 2016 organizzata dalla Città di Galatina in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese (TPP) e con il Patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (MiBACT) e della Regione Puglia - Assessorato all’Industria turistica e culturale.
Orario della rappresentazione:
porta ore 20:30 / sipario ore 21:00
Prezzo del biglietto:
1 settore – intero 20,00€ / ridotto 18,00€
2 settore – intero 18,00€ / ridotto 15,00€
mag232014
La seconda edizione del Gran Galà “Equestrian Show – Favola di Primavera” avrà luogo a Noha insieme a tre giorni consecutivi di spettacoli, concerti, mostre, artisti di strada, e notti bianche con musica e stand gastronomici.
La “città dei cavalli” si agghinderà a festa per questo evento ormai tradizionale che avrà come protagonisti bellissimi purosangue, e come fulcro il locale campo sportivo trasformato per l’occasione in ippodromo-palcoscenico dello spettacolo.
La principale attrazione è l’esibizione artistica di dressage da parte di cavalli e cavalieri italiani e stranieri, tutti campioni di rango, i quali - con i loro movimenti geometrici, le volute, le coreografie, le danze (non ultima la pizzica), i volteggi acrobatici diretti e interpretati da registi, allevatori, maestri di alte scuole equestri - daranno vita ad un triduo da favola.
Antonio Mellone
(trafiletto apparso con variazioni su quiSalento, maggio 2014)
gen092015
Ecco a voi il tema sul presepe vivente di Noha svolto dal piccolo Alessio Toraldo della terza classe della scuola elementare di Lequile.
giu102019
Con Determina Dirigenziale Sezione Sicurezza del Cittadino, Politiche per le Migrazioni, Antimafia Sociale n. 19 del 04 giugno 2019, la Regione Puglia ha ammesso a finanziamento due progetti del Comune di Galatina nell'ambito dell'avviso pubblico "Discrimination Free Puglia" per la realizzazione di progetti di contrasto alle discriminazioni.
Nello specifico si tratta del progetto “L.I.F.E.” (Lavoro, Informazione, Formazione e Empowerment) avente ad oggetto interventi in favore di donne vittime di violenza, così come specificato nella Linea A dell’avviso n. 1/2018 PO FESR-FSE PUGLIA 2014-2020, finanziato per un totale di € 150.000, e del progetto “ IN.S.I.EME Saperi Integrati” che andrà a supportare interventi a favore di minori stranieri non accompagnati prossimi alla maggiore età, così come specificato nella Linea B dello stesso avviso, sempre per un importo finanziato di € 150.000.
- Il progetto “L.I.F.E.” (Lavoro, Informazione, Formazione e Empowerment), che vede la partecipazione dell'Associazione Programma Sviluppo, del Centro Antiviolenza Malala dell'Ambito Territoriale Sociale di Galatina e del Comune di Galatina in qualità di Comune capofila dello stesso Ambito, è risultato primo in graduatoria tra quelli ammessi al finanziamento.
Il progetto prevede percorsi formativi rivolti a vittime di violenza di genere per promuovere l'inclusione sociale, la lotta alla povertà e ogni forma di discriminazione. Obiettivo specifico del progetto è favorire l'incremento dell'occupabilità e la partecipazione al mondo del lavoro con interventi di contrasto alle discriminazioni. I percorsi sono finalizzati a formare 18 Tecnici di Cucina attraverso 600 ore complessive di cui 240 di Work - Experience , Stage presso le Aziende Solidali dell'Ambito Territoriale Sociale di Galatina e dei Comuni di Lecce, Galatone, Casarano e cavallino.
- Il progetto “ IN.S.I.EME Saperi Integrati” è stato presentato dall’ Ente di Formazione KHE e vede il Comune di Galatina come capofila dell'Ambito Territoriale Sociale impegnato in ATS con la Cooperativa sociale Polvere di Stelle, la Società Cooperativa “ATUTTOTENDA” onlus ed il Patronato ACLI quale parte attiva nell’intera realizzazione del progetto.
La finalità generale dell'intervento è quella di migliorare il livello di occupabilità e di qualificare i percorsi di inserimento socio–lavorativo di 18 MSNA presenti nelle strutture dell’Ambito del Comune di Galatina. L’obiettivo specifico è l’inserimento socio –lavorativo dei MSNA, con l'erogazione di una gamma di servizi di politica attiva individualizzata e condivisa, supporto alla valorizzazione e sviluppo delle competenze, attraverso la costruzione di piani di intervento personalizzati.
Le azioni che si andranno a realizzare, anche con il supporto del Servizio Immigrazione dell’Ambito Territoriale Sociale di Galatina, saranno mirate alla formazione linguistica, all’alfabetizzazione digitale, all’orientamento finalizzato al supporto e rinforzo delle competenze per la ricerca attiva del lavoro, a work-experience/stage in favore dei MSNA inseriti nel progetto.
Esprime soddisfazione per l'ottimo risultato raggiunto l'Assessore alle Politiche Sociali Dott. Antonio Palumbo, che sottolinea come grazie all’elevata capacità progettuale del personale dell' Ambito Territoriale Sociale di Galatina unitamente agli enti privati che hanno collaborato, si è riusciti ad ottenere un cospicuo finanziamento su due linee di azione differenti che comunque riguardano interventi di contrasto alle discriminazioni.
Servizio Immigrazione - A.T.S. di Galatina
set112018
mar172014
In collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese, sotto l’egida del Ministero per i Beni, le Attività Culturali e Turismo, e della Regione Puglia, Assessorato al Mediterraneo, Cultura e Turismo, la Rassegna è rivolta non solo al pubblico affezionato, che ha accolto la notizia con grande entusiasmo, bensì a tutti i cittadini e in particolare agli educatori e ai giovani. L’Amministrazione Comunale tutta, consapevole dell’impegno di energie e delle risorse investite in un momento di generale difficoltà, ha inteso assumere un atteggiamento di non rinuncia, riproponendo la “Stagione Teatrale” che a partire dal 1988 e fino alle soglie del 2000 aveva portato in scena al cavallinoBianco indimenticabili opere.
Giovedì 20 marzo,“Una serata veramente orribile” per inaugurare con Carmela Vincenti,attrice brillante e versatile, incontri con il pubblico che si presentano, tra comicità, ironia e satira,occasione di divertimento e improvvisazione, affidata alla bravura di attrici e attori che si sono già cimentati in avventure sceniche difficili su ben altri gloriosi palcoscenici, con grande apprezzamento di critica e di pubblico.
Capa tosta, passionale e generosa, con questi aggettivi si definisce la Vincenti, cresciuta da Mirabella e stimata da Banfi,già conosciuta dal pubblico di Galatina in una esilarante serata della scorsa estate. Intriganti la raffinata esistenza di “nostra signora del crudo”,le feste anni ’60, la vita e le confessioni di una donna che ci racconta il vero nudo e crudo, in Una serata veramente orribile, nel senso buono, cioè assai forte.
Gli altri protagonisti, tutti meridionali, sono Ippolito Chiarello e Egidia Bruno che, appena dopo il recital “6°(sei gradi)” di Giobbe Covatta, con “Oggi Sposi” lui, e con “La mascula” lei,ci regaleranno straordinari momenti, narrando di temi e di stereotipi con stile, passione e riguardo alla saggezza popolare ma fuori da schemi ordinari. Il 3 maggio, “Serata d’onore” (poesia e musica),appuntamento esclusivo con Michele Placido per chiudere un cartellone che ha puntato sulla qualità dell’offerta culturale.
Giobbe Covatta, comico, attore e scrittore di grande successo, deve la sua fama nazionale a Maurizio Costanzo Show, doveinizia la sua carriera fortunata anche nel campo dell’editoria, a partire dal primo libro Parola di Giobbe. Nel 2010 porta in teatro Trenta, uno spettacolo dedicato ai 30 articoli della Dichiarazione universale dei diritti umani. A marzo 2011, in coppia con Enzo Iacchetti a teatro con “Niente progetti per il futuro" una commedia con ben 87 repliche nei teatri di tutta Italia. A gennaio 2012, debutta in 6° (sei gradi). Anche in questo caso il numero ha un forte significato simbolico: rappresenta l’aumento in gradi centigradi della temperatura del nostro pianeta. Covatta, in “6°(sei gradi)” ,attore-autore del testo insieme a Paola Catella, si è divertito a immaginare le stravaganti invenzioni scientifiche, ma anche sociali e politiche, che l’umanità metterà a punto in futuro per far fronte all’emergenza ambientale.Per tutti giovedì 27 marzo un’occasione per sorridere degli “scherzi” del grande comicosul tema della sostenibilità del Pianeta e delle sue popolazioni.
Ippolito Chiarello è unartista eclettico che, spaziando dal teatro al cinema e alla musica,si è cimentato principalmente come attore ma ha praticato anche la strada della regia e della formazione anche in ambito di disagio sociale. Ha lavorato per circa dieci anni con la Compagnia Koreja di Lecce e con altre compagnie pugliesi. Al cinema come attore ha partecipato, tra gli altri, ai film "Italian Sud-Est”, “Galantuomini" e "Fine pena mai”.
Con la sua Compagnia, Nasca Teatri di Terra, ha prodotto, scritto e interpreta da dieci anni con successo lo spettacolo "Oggi Sposi”.
“Oggi Sposi” inreplica a Galatina venerdì 11 aprile è uno spettacolo “leggero”, tra il serio e il comico, un alternarsi ubriacante di sollecitazioni al riso e all’emozione, secondo i canoni del teatro comico musicale. Attraverso la musica, la letteratura, l’improvvisazione e le massime della saggezza popolare l’attore scava “pericolosamente” nei meandri del “rapporto di coppia” raccontando anche della sua stessa vita, con gli amori finiti e quelli mai iniziati.
Egidia Bruno è un altro volto noto a Galatina. Attrice dal dicembre 1990, la sua attività artistica è caratterizzata dalla trasversalità,dal teatro di prosa tradizionale, a quello di narrazione, a quello per ragazzi, dalla televisione al cinema, dalla radio al cabaret. Tutto questo la porta a essere coautrice dei suoi testi: “Io volevo andare in America e invece so' finita in India”, “Non sopporto le rose blu”, sviluppando la corda a lei più congeniale, quella dell'ironia. Dopo il successo di “La mascula” nel 2007 scrive e interpreta lo spettacolo “ANTIGONE 2000 d.C. ‘Na tragggedia!!”. La svolta, quindi, con “ W l'Italia.it... Noi non sapevamo", monologo "serio" sulla “questione meridionale”, rappresentato il 23 novembre 2012 a Galatina nell’ambito della Rassegna Culturale Identità in Dialogo _ guardare la Storia dal Sud, e con il quale vince il premio internazionale "Teatro dell'Inclusione - Teresa Pomodoro" 2012 .
Torna martedì 29 aprile con “La Mascula” scritto e diretto con Enzo Jannacci, per raccontare di un pallone calciato da gambe femminili nel Meridione d'Italia. Si racconta la storia di Rosalbadetta la mascula a cui piace giocare a pallone. La storia di un modo di essere, inconsapevole della sua purezza, e forse per questo ancora più libero. La storia di una libertà che non ha bisogno di provocare.
Michele Placido, attore tra i più carismatici e apprezzati degli ultimi vent'anni, vanta una lunga carriera cinematografica e teatrale, oltre ad una positiva esperienza come autore e regista. In tutti i ruoli interpretati emerge sempre uno spiccato interesse per le problematiche sociali, affrontate con grande sensibilità e coraggio.
L’appuntamento esclusivo a Galatina sabato 3 maggio con “Serata d’onore” è un omaggio al teatro. Passeggiando nella sua vita tra teatro e cinema, Placido farà rivivere magicamente le più classiche poesie d’amore. Alla poesia si alternerà la canzone, lasciando il posto per l'umorismo e le risate.
All’insegna di Il teatro è azione! lacampagna abbonamentiè stataaperta con la presentazione della Rassegna nella conferenza stampa a Palazzo Orsini mercoledì 12 marzo scorso.
È già quindi possibile acquistare la tessera e i biglietti presso il botteghino del Teatro Tartaro ( Corso Principe di Piemonte,n.19 - tel.0836 568653) che sarà aperto dal martedì alla domenica dalle h.19:00 alle h. 22:00.
(comunicato del Servizio Cultura e Comunicazione Città di Galatina)
set192016
ott292014
A fine giugno scorso abbiamo lanciato una petizione per chiedere che il Mar. Masi venisse restituito al Nucleo investigativo dei Carabinieri di Palermo. (http://www.change.org/it/petizioni/presidente-della-repubblica-italiana-restituite-il-mar-masi-al-reparto-investigativo-dei-cc-per-la-cattura-dei-latitanti)
Sapevamo bene che le petizioni in genere non sono prese in considerazione dai destinatari, ma a noi premeva che tanta gente conoscesse la storia del coraggioso carabiniere che ha scelto di seguire la sua coscienza ed onorare il giuramento fatto sulla Costituzione, attirando su di sé ogni sorta di allucinante situazione, piuttosto che voltarsi dall’altra parte e fare carriera assicurandosi una vita tranquilla.
Per questo, non solo on line, ma anche in tante città d’Italia, oltre a manifestare il nostro sostegno al Mar. Masi, abbiamo raccolto le firme sui banchetti in modo da poter condividere il nostro sdegno ed ogni cittadino firmatario potesse diventare un nuovo megafono di consapevolezza rispetto a questa incredibile vicenda, volutamente e servilmente ignorata dall’informazione ufficiale, a parte pochissimi rari esempi di Giornalismo che hanno deciso di raccontarla malgrado le intimidazioni a forma di querela.
I plichi contenenti ben 6.580 firme, di cui circa 2.000 raccolte nelle piazze, sono stati spediti lo scorso 17 ottobre ai tre destinatari della petizione, a mezzo Racc.ta a R. 1:
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Ministro della Difesa
Al Comandante generale dell’Arma dei carabinieri
L’appello è stato sottoscritto da diversi esponenti del Giornalismo, dello Spettacolo, della Cultura, della Politica, dei familiari di Vittime di mafia e dai tantissimi cittadini che vogliono ancora sperare di poter vivere in un paese che non debba condannare alla morte civile un Servitore dello Stato che, per il suo spirito di servizio, è già stato terribilmente penalizzato. E non solo lui, ma anche noi, visto che privare il Nucleo Investigativo di un Investigatore del suo livello, certamente non fa bene al Paese oltre che all’Arma stessa.
Tra i primi firmatari ricordiamo: Salvatore Borsellino, Angela, Gino e Gianluca Manca, Petra Reski, Sabina Guzzanti, Giorgio Carta, Redazione di AntimafiaDuemila, Fiorella Mannoia, Giulio cavalli, Loris Mazzetti, Pippo Giordano, Angela Napoli, Cosa Pubblica, Enzo Guidotto, Giusy Traina, Associazione Antimafia Territorio e Legalità, Loredana Cannata, Isa Ferraguti, Caterina Liotti, Laura Caputo, Cinzia Franchini, Michela Rinaudo (Lina La Mattina), Vincenzo Agostino.
L’esito di questo caso sarà la certificazione di un paese che, se questo appello rimanesse inascoltato, prendendo in prestito le parole quanto mai appropriate di Loris Mazzetti, ricorderebbe più il Cile di Pinochet che l’Italia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Coord. Gr. “Sognatori Resistenti R.Fonte e A. Montinaro” – Salento
Email: anitarossetti@alice.it
nov052021
Si arricchisce il patrimonio artistico della Città di Galatina: l’artista e professoressa Maria Elisabetta De Giorgi ha scelto di donare al Museo Civico “P. Cavoti” nove opere d’arte da lei realizzate. Si tratta di nove capolavori grafico-pittorici, frutto di uno studio storico-artistico molto accurato, già pubblicati in due volumi di cui sei opere nel testo AA.VV. Iscrizioni latine del Salento, Trepuzzi, Squinzano, cavallino, Galatina, 6° vol. (Congedo editore, 2004), le altre tre opere in AA.VV., Sapientia et Eloquentia, Omaggio ad A. Garzya, (Congedo editore, 2012).
“E’ sempre una grande soddisfazione arricchire il patrimonio artistico culturale della nostra Città – afferma il Sindaco Marcello Amante – una soddisfazione che si aggiunge all’orgoglio di ricevere in donazione opere di una galatinese come Elisabetta, artista che vive nel nostro amato Salento e lavora per questo territorio”. “Le opere della professoressa De Giorgi si uniscono alla bellezza del patrimonio del Museo Cavoti, già centro culturale di elevato spessore e luogo vitale di creatività, storia e innovazione, accoglienza e comunità che forma le nuove generazioni. Le opere di Elisabetta potranno certamente incrementare questi valori fondamentali”.
La mostra sarà inaugurata sabato 6 novembre 2021 alle ore 11:00 presso il Museo civico “P. Cavoti”. Interverranno il Sindaco di Galatina dott. Marcello Amante, l’Assessore dott.ssa Cristina Dettù, il critico e giornalista dott. Raffaele Polo e l’artista prof.ssa Maria Elisabetta De Giorgi.
Ufficio Stampa Marcello Amante
dic272011
C’era una volta tanto tempo fa, in un piccolo casale dell’antica Terra D’Otranto, un Signorotto il cui unico impiego e passatempo pareva esser lo sfruttare e tormentare la gente che viveva sulle sue terre. Il suo cervello non aveva altro impiego, dalla mattina quando si alzava sino al momento in cui prendeva sonno.
Quando passava per i campi a controllare le colture anche gli animali cercavano di scappare al suo sguardo. I cavalli si facevano piccoli piccoli nascondendosi nei ripari per cani, questi ultimi correvano nelle tane dei conigli, questi si infilavano giù per i cunicoli delle formiche, le quali non avendo altro posto dove nascondersi si facevano prendere dalla frenesia andando a suicidarsi sotto gli zoccoli dei cavalli dei soldati che accompagnavano il Signorotto.
Accomodante con i sui sgherri ai quali permetteva di tutto, faceva fustigare senza pietà in pubblica piazza chiunque del volgo osasse incrociare il suo sguardo. Il luccichio delle alabarde e il filo delle spade dei suoi soldati bastavano a scoraggiare chiunque avesse in animo la ben che minima protesta.
Ma il peggio di se lo dava con le donne. Credendosi di rara ed inestimabile bellezza, nonostante la sua bassa statura, la pancia sporgente, l’ampia calvizie, un lungo naso adunco e due occhi strabici sporgenti al limitare di una fronte eccessivamente ampia, correva dietro ad ogni sottana che incrociava per strada, convinto che nessuna potesse resistere al suo fascino.
Le fanciulle più belle del casale erano così costrette a stare rinchiuse in casa per non essere viste, o ad uscire solo quando erano sicure che il Signorotto fosse ben lontano in giro per i suoi poderi. Per sfuggire al suo occhio interessato nessuna si curava del proprio aspetto, anzi facevano a gara, con l’aiuto delle loro madri, a sembrare quanto più brutte fosse possibile. Solo quelle a cui madre natura non era stata generosa, non avevano alcuna remora a camminar per le stradine del casale, forse anche con la segreta speranza di essere rapite da qualche soldato sufficiente inebriato dal vino per non accorgersi del cattivo affare.
Questa era la regola non scritta di cui tutte le fanciulle erano osservanti. Tutte tranne una. Una fanciulla di incredibile bellezza che non aveva alcun timore ad incrociare il Signorotto per strada, anzi pareva quasi che con il suo sguardo lo sfidasse apertamente ogni qual volta lo incontrasse. Pur essendo figlia di contadini servi del Signorotto, i suoi abiti anche se modesti erano sempre in ordine, i suoi lunghi capelli neri erano sovente intrecciati con fiori di campo che sulla sua testa parevano una corona di ricche pietre preziose degna di una regina.
Il Signorotto, invaghitosi di lei, aveva giurato a se stesso che l’avrebbe avuta a qualunque costo, consenziente o con la forza.
Gli eventi precipitarono una sera dopo che a palazzo si era consumata una lunga e abbondante cena e il vino era scorso a fiumi. Dinanzi al camino acceso, uno dei soliti sgherri che lo attorniavano, ormai da tempo tra le braccia di Bacco, disse – “Brindo ora alla salute di quel giovane che domenica avrà la fortuna di sposare la più bella del paese!”.
Neanche il tempo di portare il bicchiere alle labbra che un fulmineo e pesante manrovescio lo fece piroettare nel vuoto mandandolo privo di sensi con il sedere per terra.
Il Signorotto furibondo, con gli occhi ardenti come due tizzoni dell’inferno, urlando come un forsennato si mise a spaccare tutto ciò che gli capitava a portata di mano. Mettendo mano alla spada, si mise a menar fendenti a dritta e manca alla cieca. I suoi sgherri, uomini temprati dalle guerre, intimoriti dalla sua furia animalesca cercarono di trovar riparo in ogni dove. Ci fu chi si arrampicò su per la canna fumaria del camino, preferendo aver le chiappe rosolate pur non di capitargli a tiro. In due si infilarono in un’armatura e ci volle una settimana per farli uscire. Coloro che non riuscivano a trovar rifugio si lanciavano dalla finestra, preferendo aver una gamba rotta anziché la testa aperta in due come un’anguria.
Quando si ebbe a calmare e attorno a lui non vi era più nulla da rompere disse –“Non accadrà giammai!”. Pronunciata la frase,crollò su una sedia e stette lì con lo sguardo perso nel vuoto per il resto della notte, senza che nessuno osasse avvicinarsi a lui.
Quella notte un’ombra furtiva uscì da una porticina laterale del palazzo e si perdette tra le stradine del casale.
Arrivò così il giorno delle nozze. All’interno della piccola chiesa il promesso sposo, un bel giovane alto e abbronzato dal sole dei campi, attendeva nervoso la sua promessa. Tutto il paese era accorso, desideroso di vedere questa rara bellezza e poterla ammirare nel suo abito bianco.
Un’esclamazione meravigliata accolse la giovane quando giunse sul piccolo sagrato. Lo splendido vestito, che chissà quanti sacrifici era costato ai poveri genitori, e il suo portamento la facevan sembrare una principessa pronta ad essere incoronata.
Pronta a compiere il primo passo per entrare in chiesa accompagnata al braccio da suo padre, venne bloccata da alte grida e rumori di zoccoli provenienti alle sue spalle. In men che non si dica, una decina di uomini a cavallo arrivarono sulla piazza bloccando il suo ingresso in chiesa. Due di loro scesero da cavallo con spade in pugno e, minacciando di morte tutti coloro che si stavano per avvicinare, afferrarono la giovane issandola su un cavallo e così come erano venuti andarono via.
Tutti avevano riconosciuto negli sgherri del Signorotto gli autori di quella bravata. Potete immaginare i pianti e le grida di rabbia e dolore che si levarono all’interno della chiesa. Il giovane promesso sposo rimasto sorpreso dalla velocità con cui l’azione si era compiuta, aveva ripreso coscienza e si stava per lanciare fuori dalla chiesa con un candelabro in mano, quando un’anziana signora gli si parò davanti e, trattenendolo per un braccio, gli disse – “Aspetta! Ricorda quello che ci siamo detti! Vieni con me!”.
Nel frattempo la povera fanciulla era stata portata nel giardino del palazzo e fatta salire a forza su per le scale che conducevano nell’antica torre. Ad attenderla all’interno c’era in trepidante attesa il famelico Signorotto che non vedeva l’ora di averla tra le sue braccia e che, per il nervosismo e per ingannare l’attesa, si era già dato a spaccar mobili.
Quando oramai si apprestava a rosicchiare la spalliera del letto non essendoci altro da rompere, due soldati fecero entrare a forza la fanciulla, spingendola dentro e chiudendo alle sue spalle la pesante porta.
L’incredibile bellezza della fanciulla, ancora vestita con il suo abito da sposa, ebbe il poter di calmarlo come neanche un colpo di maglio ben assestato in testa sarebbe riuscito a fare.
“Mia bellissima fanciulla” – disse il Signorotto facendo un maldestro inchino – “ti chiedo scusa per i modi scortesi e villani dei miei soldati. Purtroppo non sono avvezzi a riconoscer la beltà quando gli si para dinanzi”. Nel mentre andando vicino alla porta si mise a sollevar il ponte levatoio di accesso alla torre. “Così nessuno di quei cafoni ci potrà disturbare” – e terminò la frase con un rumoroso rutto.
La fanciulla nel frattempo si era posta quasi al centro della stanza stando ben attenta a stargli lontano. “Mi perdoni il mio Signore se ho l’ardire di parlare” – disse con voce soave la giovane – “ma una richiesta ho da fare”.
Il Signorotto che era completamente in estasi rispose – “Per te mia madonna qualunque desiderio verrà esaudito! Ordina e il mio esercito conquisterà il mondo per te”.
“Mio Signore sono pronta ad esser vostra, ma vorrei che veniste da me saltellando su due piedi e quando mi giungerete dinanzi, tre gran balzi dovrete fare” – disse la fanciulla guardandolo con occhi languidi.
Il Signorotto, dopo essersi dato una grattatina al di dietro, rispose – “Saltando,in ginocchio o con le capriole, come la mia signora vuole” – e così dicendo si mise a saltellare.
Giunto dinanzi alla giovane stava per allungare le sue rozze e sudice mani, ma la fanciulla lo fermò dicendogli – “Ricorda mio Signore la promessa. Ora ti mancan tre vigorosi salti per conquistar la mia virtù”.
Il Signorotto completamente inebetito iniziò così a saltare – “Guarda mio amore che vigore ho nelle gambe”.
E così dicendo fece il primo salto, poi il secondo e quasi parve spiccare il volo con il terzo. Ma quando i suoi piedi toccarono pesantemente terrà, un sinistro rumore gli fece sgranare gli occhi per la paura, facendogli svanire dal volto quell’aria da ebete. Mentre vedeva il soffitto allontanarsi sempre più e il pavimento avvicinarsi velocemente alla sua faccia, ebbe appena il tempo di dire – “Che tu sia maledetta! La botola!” – e scomparve.
Dovete sapere che la stanza sotto il piano nobile della torre era solitamente utilizzata come deposito per le balle di fieno del cavallo preferito dal Signorotto. Purtroppo per lui quel giorno ad attendere il suo nobile didietro non vi era della soffice paglia ma un gran ammasso di rovi.
Completamente ricoperto di spine in ogni dove, già si apprestava a lanciare urla e a recitare la solita giaculatoria di bestemmie, che un ombra alle sue spalle inizio a tempestarlo di colpi lasciandolo più morto che vivo in mezzo ai rovi.
I soldati che erano a guardia della torre udirono qualche grido lontano e soffocato ma pensarono a tutt’altro dicendosi l’un l’altro – “Senti come si diverte il nostro Signore! Beato lui, quanto vorrei essere al suo posto!”.
E’ tempo che il mistero venga svelato!
Il Signorotto, ahimè per lui, non sapeva quanto fosse meglio avere dinanzi un temibile nemico conosciuto piuttosto che un servitore nell’ombra infedele. Quella sera in cui era andato su tutte le furie alla notizia del matrimonio della giovane, non sapeva che tra i servi che servivano il cibo alla sua tavola vi fosse una zia della fanciulla. La donna vista la reazione del Signorotto e temendo una sua bravata, quella stessa notte era uscita furtivamente dal palazzo andando ad avvertire i due giovani promessi.
Sapendo che dianzi ad una sottana il suo signore diventava docile ed obbediente come un cagnolino, aveva istruito la nipote escogitando l’espediente per farlo cadere nella botola.
Con l’aiuto di un incolpevole soldato aveva riempito il giorno prima la stanza sotto il piano nobile con dei rovi, dicendogli – “Il nostro signore non vuole più vedere nel suo giardino quel cespuglio pieno di spine. Ha dato disposizione di tagliarlo”.
Infine, dopo il rapimento della fanciulla, con uno stratagemma era riuscita a far entrare dalle cucine il giovane promesso e per un cunicolo noto a pochi lo aveva fatto entrare nella stanza sotterranea, dandogli un mattarello in mano.
Come andò a finire?
Per qualche settimana il Signorotto se ne stette buono buono nel suo palazzo a guarire le sue ferite sotto le amorevoli cure di un’anziana serva che, ogni qual volta entrava in stanza per accudire il suo signore, doveva fare un grande sforzo per trattenersi dal ridere.
E dei due promessi sposi?
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La torre di origine medievale è situata nel giardino retrostante il castello baronale. Molto probabilmente si presume avesse funzione di avvistamento e di difesa. La torre è a pianta quadrangolare e s’innalza su due piani raggiungendo i 10 metri di altezza. Il primo piano, che nella storia viene raccontato come il piano nobile, e una stanza sottostante dalla volta molta alta e a botte. Un’apertura ora chiusa da conci di tufo mi ha dato l’idea della botola che si rompe sotto il peso del Signorotto saltellante. Quel giorno all’interno ho trovato un ammasso di rovi, che mi sono stati utili anch’essi nel raccontare quegli eventi immaginari. Sempre in questa stanza vi è un cunicolo che conduce in un’ampia sala in cui sono custodite immense botti di legno; a cosa servisse questo piccolo budello lo ignoro e molto probabilmente venne chiuso in epoche successive.
La sommità della torre è finemente decorata con un elegante motivo ad archetti.
Un’elegante scalinata conduce verso la torre a cui si accede grazie un piccolo ponte levatoio azionabile dall’interno.
La torre, così come il resto del complesso, è in stato di completo abbandono.
di Massimo Negro
apr052016
Il 07 aprile 2016 il palcoscenico del rinnovato Teatro cavallino Bianco di Galatina, si fa ‘cattedra’ ed accoglie i giornalisti Ernesto Assante e Gino Castaldo per una delle loro fortunatissime LEZIONI DI ROCK, un format che i due portano avanti già da tempo per raccontare importanti pagine di storia della musica.
Nel 1969 i Beatles tornavano in studio per l’ultima volta, per registrare quello che in molti considerano il loro capolavoro assoluto, “Abbey Road”. La band era già virtualmente finita, le liti tra i quattro erano arrivate al punto di rottura, eppure la bellezza, la ricchezza, la complessità, l’emozione di Abbey Road mostrano una band al suo assoluto apice creativo. I due giornalisti di Repubblica e Radio Capital, vi accompagneranno nel cuore di Londra, per attraversare insieme quelle strisce pedonali che sono diventate un monumento per ogni appassionato del rock.
LEZIONI DI ROCK - The Beatles: Abbey Road, è inserito nel programma della stagione di prosa 2016 organizzata dalla Città di Galatina in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese (TPP) e con il Patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MiBACT) e della Regione Puglia - Assessorato all’Industria Turistica e Culturale.
Prezzo del biglietto per lo spettacolo: 10,00€
Orario della rappresentazione: porta ore 20:30 / sipario ore 21:00
Vendita dei biglietti: Il servizio di vendita degli abbonamenti e dei biglietti è disponibile presso l’Ufficio IAT (via Vittorio Emanuele II, 35 – Torre dell’Orologio) tutti i giorni dalle 09:30 alle 12:30 e dalle 15:30 alle 19:00. Il botteghino del Teatro cavallino Bianco sarà aperto solo il giorno degli spettacoli dalle ore 19:00. Per informazioni: tel. 0836.569984 – cell. 392.9331521 – iat.galatina@gmail.com
ott062016
Sabato 8 ottobre, prenderà il via “Italiani altrove” la rassegna cinematografica a cura di Apulia Film Commission e Comune di Galatina.
La rassegna propone cinque film di cinema contemporaneo, girati in Puglia, in proiezione presso il Cine Teatro “cavallino Bianco”, secondo il seguente calendario:
SABATO 8 OTTOBRE 2016
MARINA (2013) di Stijn Coninx
con Matteo Simoni, Luigi Lo Cascio e Donatella Finocchiaro
Rocco e’ un ragazzo italiano immigrato in Belgio con la famiglia. Il suo sogno e’ farcela nel mondo della musica ma il padre l’ostacola, nel contesto complesso degli anni ’50.
SABATO 15 OTTOBRE 2016
BANAT (2015) di Edoardo Valerio
con Edoardo Gabbriellini, Elena Radonicich e Piera Degli Esposti
Ivo e’ agronomo e la mancanza di opportunita’ lavorative in Italia lo spinge ad accettare un lavoro nel Banat, una fertile regione della Romania. Una riflessione sulla migrazione al contrario che è anche un film sull’importanza del riscatto sociale e sulla bellezza di una storia d’amore nata tra due anime diverse.
MERCOLEDI’ 19 OTTOBRE 2016
LA PRIMA LUCE (2015) di Vincenzo Marra -
Con Riccardo Scamarcio, Daniela Ramirez e Gianni Pezzolla
Marco e’ un avvocato barese compagno della sudamericana Martina e padre di un bambino di sette anni, Mateo. Un giorno la donna riparte per il suo paese natale portandosi con sé il figlio e facendo perdere le proprie tracce. Una riflessione su quanto può essere straziante una separazione e su come l’amore di un padre per suo figlio possa superare ogni confine.
SABATO 22 OTTOBRE 2016
LA VITA FACILE (2011) di Lucio Pellegrini
con Pierfrancesco Favino, Stefano Accorsi e Vittoria Puccini
Luca è un medico italiano che lavora in Kenya in un piccolo ospedale umanitario. Mario è uno stimato chirurgo di una clinica privata romana, che lo raggiunge con la scusa di volerlo rivedere dopo anni di distanza. Una commedia amara che parla del nostro paese e del suo presente.
SABATO 29 OTTOBRE 2016
IL SOLE DENTRO (2012) di Paolo Bianchini
con Angela Finocchiaro, Giobbe Covatta e Francesco Salvi
Tratto dalla vera storia di Yaguie Koita e Fodé Tourkera, due adolescenti guineiani, il film racconta la storia di due lunghi viaggi che si intrecciano a distanza di tempo, lungo un percorso che unisce l'Europa all'Africa e viceversa.
Tutte le proiezioni si terranno alle ore 21:00.
Ingresso gratuito
set232013
dic112021
Il 10 dicembre ricorre la Giornata mondiale dei Diritti Umani. La storia di questa ricorrenza è strettamente legata con quella di un evento fondamentale della storia mondiale, ovvero la proclamazione della Dichiarazione universale dei diritti umani avvenuta il 10 dicembre del 1948.
“I diritti umani iniziano nei piccoli luoghi, vicino a casa, così vicini e così piccoli che non possono essere visti su nessuna mappa del mondo. A meno che questi diritti non abbiano significato lì, hanno poco significato ovunque”, disse Eleanor Roosevelt quando per prima provò a spiegare l’importanza di un’azione concreta che ponesse al centro la libertà e la dignità di ogni essere umano e dello sforzo che ognuno, anche nel suo piccolo, può fare per attuare un cambiamento davvero radicale.
Per questo ogni 10 dicembre torniamo a ricordare che ogni uomo, senza distinzione alcuna, dovrebbe nascere libero ed uguale ad ogni altro. E non soltanto sulla carta.
Il Club per l’UNESCO di Galatina e della Grecìa Salentina, in collaborazione con il Circolo Culturale Athena di Galatina e l’Associazione Culturale Apsec di Lecce, celebrano la Giornata Mondiale dei Diritti Umani con un Concerto che si terrà Domenica 12 Dicembre alle ore 18.00 presso il Teatro cavallino Bianco di Galatina, con la partecipazione del Musicista Compositore Santino Spinelli in arte Alexian, ed il suo gruppo.
Santino Spinelli è un Rom italiano, nato a Pietrasanta (LU) e residente a Lanciano in Abruzzo. Musicista, compositore, cantautore, è ambasciatore dell’arte e della cultura Romanì nel mondo; ha fondato” l’Orchestra europea per la Pace” elevando la musica folklorica romanì a livello sinfonico; con il suo Alexian group ha tenuto concerti per tre papi, Papa Giovanni Paolo II, Papa Benedetto XVI e Papa Francesco. La sua poesia “Auschwitz” orna a Berlino il monumento eretto nei pressi del Bundestag dedicato alla memoria del genocidio di Sinti e Rom durante il nazismo. Nel 2020 il Presidente Mattarella gli ha conferito l’Onorificenza di Commendatore dell’Ordine “Al merito della Repubblica Italiana”.
Salvatore Coluccia
Club per l’UNESCO di Galatina e della Grecìa Salentina
dic232021
Un anno fa, il 23 dicembre, l’antivigilia di Natale 2020, ci lasciava Giorgio Lo Bue. Una brutta notizia che, pur essendo nell’aria, speravamo arrivasse il più tardi possibile. Invece era arrivata!
Un incidente stradale, che da subito non sembrava grave (Accaduto tre anni prima, nei pressi del Cinema Teatro cavallino bianco - quando si dice il destino! - , che lui tanto amava e per il quale aveva lottato con grande pervicacia per la sua riapertura), ha segnato gli ultimi anni della sua vita: nello scontro sbatteva la testa sul tettuccio della macchina, riportando quella che sembrava una lieve ecchimosi, che, con il tempo, ha intaccato lentamente parti importanti dei tessuti del cuoio capelluto. Da allora Giorgio non è stato più lo stesso, assistito con grande amore dalla moglie Francesca e da quanti gli sono stati vicini, si è consumato lentamente sino alla sua morte a soli 73 anni.
Come ho scritto un anno fa, Giorgio a Galatina era un immigrato. Nato in Sicilia, a San Giovanni Gemini, provincia di Agrigento (il padre carabiniere, la madre casalinga), aveva trascorso i primissimi anni della vita a Stornarella, in provincia di Foggia, nella Piana del Tavoliere delle Puglie, a 10 anni, nell’estate del 1957, a seguito del padre, con tutta la famiglia – tre sorelle e un fratello -, trasferito presso la locale Caserma dei Carabinieri, giungeva a Galatina, divenuto il suo comune di adozione.
Ho descritto gli anni della sua vita sino agli anni ‘70, quelli segnati dalla frequenza delle scuole elementari e dell’Avviamento Professionale, di chierichetto presso l’Oratorio, poi Parrocchia “Cuore Immacolato di Maria”, nel Rione Italia, dove ha sempre abitato – Via Soleto e Via Vercelli -, “le tirate sino a sera, prima della messa vespertina, su lli cozzi del campo di calcio”, dei giochi antichi, dello scambio di calciatori, della lettura e collezione di giornaletti, delle manie per le novità e il rito natalizio di allestimento del Presepe, gli amori di gioventù, il nostro girovagare per l’Italia in autostop nel 1968. Per finire, la partenza, quasi contemporanea, al servizio di leva, lui a Udine, io a Bologna.
Voglio ora ricordarlo per il suo grande amore per Galatina. Amore che lui ha sempre testimoniato attraverso il suo modo di essere, di esprimersi, di operare, di raccontare; nel suo impegno politico e sociale a favore dei concittadini adottivi; il suo incessante scavare, alla ricerca degli usi e dei costumi, delle tradizioni, sempre più spesso, estese all’intero Salento. E nei suoi numerosi scritti sulla stampa locale, nei suoi interventi da uomo politico, nelle sue opere, questa passione è sempre presente. Ha collaborato con “Il Galatino”, il pluridecennale periodico quindicinale, e al “Filo di Aracne”, il trimestrale del Circolo Athena. Promotore di giornalini studenteschi, di pagine autogestite dai suoi alunni sui quotidiani regionali, puntuali i suoi servizi sulle varie attività artistiche, culturali, religiose, di costume, a cui ha legato buona parte degli ultimi anni.
Questi aspetti della vita cittadina erano gli argomenti preferiti nelle lezioni che teneva ai suoi studenti. Per oltre quarantadue ha svolto la professione di insegnante. Grazie alle sue abilitazioni in Materie Tecniche, in Storia dell’Arte, ha svolto la sua attività prima nella Scuola Media, poi presso il Professionale per l’Industria e l’Artigianato di Viale Don Bosco, per approdare, dopo aver conseguito la Laurea In Materie Letterarie, all’Istituto Tecnico Commerciale “Michele Laporta” nel Campus Studentesco, in Viale Don Tonno Bello, dal 1999 al 1 settembre 2010, data del suo pensionamento. “Come faceva lui lezione, come sollecitava la classe a seguire con attenzione gli argomenti illustrati, non lo faceva nessun professore. Anche quelli che potevano sembrare ostici, come la persecuzione degli ebrei e i campi di stermino nazisti – aveva accompagnato i suoi studenti a visitare Auschwitz e Birkenau – venivano presentati con grande semplicità e competenza.”, lo ricordano così ancora oggi lei sue studentesse e i suoi studenti. Tantissimi i loro commossi commenti nell’apprendere la sua scomparsa e sotto il necrologio pubblicato su Facebook. La classe non era un guscio vuoto da riempire con nozioni e numeri, ma attraverso il racconto ragionato dei fatti del passato mirava a prepararli alla via futura. Più che un professore era il fratello maggiore, un amico, e tante immagini confidenziali lo stanno ad attestare.
Anche nell’attività letteraria questo spirito umanistico non è mai venuto meno, avendo per finalità, come annota il vocabolario della Lingua Italiana Treccani, “la conoscenza dell’uomo, del suo pensiero, della sua attività spirituale e del suo comportamento attraverso i tempi”. Teso a individuare una strada da percorrere per creare un futuro migliore.
La sua esperienze politica, di Consigliere comunale (dall’11.06.2001 al 05.01.2006 e dal 28.07.2007 al 12.08.2009) e di Presidente del Consiglio Comunale (dal 06.05.2006 al 27.07.2007, Sindaco Sandra Antonica), è stata segnata dal suo impegno quotidiano a servizio della città, di operare per un reale cambiamento, al fine di renderla migliore e più vivibile. Sempre pronto ad ascoltare la gente, sempre disponibile a raccogliere le sue esigenze, nella soluzione dei problemi della comunità.
Tra le tante iniziative, scorrendo le pagine dei quotidiani cartacei e del web o la rassegna stampa pubblicata in occasione delle campagne elettorali, voglio ricordare la battaglia per rendere sicure le strade del Rione Italia, spesso allagate anche dopo una pioggerella, e, soprattutto, quella più impegnativa di pubblico acquisto della struttura del cavallino Bianco, la sua ristrutturazione e la sua riapertura. Grazie lui se il cavallino Bianco, nello scorso mese di novembre, è stato riconsegnato alla Città: una nuova vita, che ci auguriamo, e lui se lo sarebbe augurato, possa continuare senza ulteriori soste.
Anche nella sua esperienza sindacale, prima nella Cisl Scuola quando era in servizio, poi, da pensionato, nella Camera del Lavoro CGIL di Via Caracciolo a Galatina, dal 2011 al 2017, la sua disponibilità non è venuta mai meno: sempre pronto ad ascoltare la gente, a dare risposte ai tanti problemi posti da pensionati, giovani, donne, lavoratori, personale della scuola, in cui era esperto. Ancora oggi, in tanti lo ricordano con nostalgia, simpatia e riconoscenza.
La sua attività letteraria spaziava in più campi, in particolare nelle nostre tradizioni, alla scoperta di come eravamo, per tramandare il nostro modo di essere e di operare. Tra le tante voglio ricordare.
Questo l’uomo e lo studioso Giorgio Lo Bue.
Ninì De Prezzo
(Gli ultimi due volumi si possono acquistare consultando la pagina www.galatinastoria, dove altresì si possono ricavare ulteriori notizie. Consultazione presso la nostra Biblioteca “Pietro Siciliani”.)
dic012015
Prima dell'inaugurazione del cavallino Bianco, avvenuta domenica 29 novembre, su un noto network ho così commentato: ACUSTICA ZERO. CONTENITORE DEL NULLA. MONUMENTO ALLA RETORICA DEL PASSATO ED ALLO SPRECO DEL PRESENTE.
Oggi, a fari spenti, sento il dovere di spiegare ed informare i cittadini di Galatina e non solo.
Cominciamo col dire che obiettivamente l'immobile in oggetto non ha mai avuto alcunché di artistico e architettonico che lontanamente ci facesse avvicinare ai teatri storici d'Italia. Non parlo della Scala di Milano o della Fenice di Venezia o del San Carlo di Napoli, ma neanche del Petruzzelli di Bari o del Paisiello di Lecce.
La fama del cavallino, per dirla tutta, si è creata nel dopoguerra per un fenomeno di costume dai profili Boccacceschi: I VEGLIONI. Ne vogliamo parlare? Bene facciamolo senza ipocrisia.
Quegli eventi rappresentarono per quegli anni il trionfo del peccaminoso e della trasgressione che una volta l'anno si celebravano in occasione del carnevale.
Un vero raduno pagano, osteggiato con forza dal mondo ecclesiastico. Una ribellione laica al perbenismo imperante, al bigottismo pervasivo la vita delle nostre comunità.
Chi scrive, all' epoca era troppo giovane per potervi partecipare, ma particolarmente attento e curioso da non perdersi una parola dei racconti delle avvenenti vicine che tutti gli anni erano di casa. Non ho parole per descrivervi l'alone intrigante di emozioni erotiche che da quei racconti sussurrati ne scaturiva e la morbosa curiosità di un giovinetto con gli ormoni in subbuglio.
Provate solo ad immaginare cosa poteva essere l'esibizione delle più belle donne della provincia e della regione, vestite con abiti ammiccanti ed in maschera. Una provocazione ed una tentazione irresistibile per l'esuberante virilità repressa dei giovani, e non solo, di allora. Ovvio che in quel clima l'ascolto dell'artista di turno era secondario, ininfluente, perché solo alibi del raduno.
Ciò nonostante allora la situazione acustica era 100 volte migliore di adesso e vi spiego perché.
Primo, si stipavano a sardina (il che era molto gradito per rubare fugaci contatti) oltre 2000 persone, in ogni dove dalla platea ai palchi, al loggione. Questo garantiva una fono-assorbenza passiva eccezionale che oggi con le norme di sicurezza non è più pensabile.
A proposito, vi informo che attualmente i palchi sono inagibili mancando le vie di fuga e le uscite di emergenza. Secondo, la volta era realizzata in controsoffitto appeso di impagliato pressato perfettamente funzionale allo scopo. Oggi rimossa la copertura in eternit è stata realizzata una volta in legno lamellare che acusticamente è uno specchio. Terzo, antichi tendaggi e parziali rivestimenti deteriorati sono stati eliminati.
Il risultato di tutto questo è: ACUSTICA ZERO.
In passato si prestava molta attenzione al tempo di riverberazione. Ma oggi con l'evoluzione tecnologica l'acustica ha fatto passi da gigante ed in Italia abbiamo esperienze eccezionali che ci giungono dall'AIA (Associazione Italiana Acustica) apprezzata in tutto il mondo.
I parametri che si tengono in conto sono molteplici: il tempo di primo decadimento EDT, gli indici di chiarezza, l'indice di definizione, l'indice di robustezza del suono, il coefficiente della correlazione mutua inter-aurale, e via dicendo con tantissime altre accortezze previste dalle norme ISO in grado di garantire "l'avvolgimento acustico dell'ascoltatore".
E da noi cosa si è previsto? NULLA.
Né si può accettare la risposta fornita da un amministratore che ha scritto: a ciò si penserà dopo.
No cari politici, le costruzioni si realizzano partendo dalle fondamenta e le fondamenta per un Teatro sono l'ACUSTICA.
Per farmi capire meglio a quell'amministratore pongo una domanda.
E se realizzare a posteriori l'ACUSTICA fosse "mission impossible"?
Che e cosa dovremmo fare? Affidarci a Tom Cruise? O a padre Pio?
O semplicemente dovremmo dire che abbiamo scherzato? E nel frattempo che ne facciamo (oltre a pagare il mutuo)?
Ma la mia rabbia, che cerco di contenere, è estesa anche ai miei colleghi tecnici che ben conoscono la tematica e, benché vicini ai partiti di governo ed agli amministratori, non hanno fatto nulla.
E fu così che il GRANDE BLUFF andò in scena con mirabile campagna promozionale e pompa magna riservata agli amici ed agli amici degli amici.
Non voglio immaginare l'imbarazzo del maestro pianista che ha dovuto esibirsi in quel “contenitore”. A proposito, nonostante pubblicizzati in cartellone, i concerti si terranno altrove. La notizia faceva parte anch'essa del grande bluff?
Per mio conto, tra l'altro non invitato, non ho partecipato all'inaugurazione. Non lo avrei comunque fatto. E con infinita tristezza nel cuore il giorno dopo, lasciando il cavallo in stalla, mi sono allontanato dalla mia città cercando pace nell'escursione domenicale degli amici di "Dienneavventura", non prima di avere offerto doverosa ospitalità all' incolpevole Gad Lerner.
Galatina merita decisamente di più.
Dante De Ronzi
mag022023
La giornata, patrocinata dalla Presidenza del Consiglio della Regione Puglia, dall'Università di Lecce e dall'Istituto Sturzo, è organizzata dal Comune di Galatina e ospiterà come relatori l'On. Bruno Tabacci, l'On. Pierluigi Castagnetti, l'On. Gero Grassi ed il Sen. Giorgio De Giuseppe.
Porteranno i saluti Istituzionali la Presidente del Consiglio della Regione Puglia Loredana Capone, il docente di Storia delle Istituzioni Politiche dell’Unisalento Giancarlo Vallone, il Presidente della VII Commissione del Senato della Repubblica Sen. Roberto Marti, l’assessore alla Formazione ed al Lavoro della Regione Puglia Sebastiano Leo.
Coordinerà i lavori il giornalista Tonio Tondo.
Saranno inoltre presenti gli studenti del Liceo Classico “Pietro Colonna”, del Liceo Scientifico “Antonio Vallone”, dell’I.I.S.S. “Laporta/Falcone-Borsellino” e l’Orchestra Giovanile “Giovanni Pascoli”.
Nella speranza di poterLa avere tra i nostri graditi ospiti Le chiediamo una mail di conferma entro l'11 maggio per poterLe riservare un posto in platea.
La Segreteria del Sindaco
Comune di Galatina
apr162014
La più bella pasquetta del Salento si trascorre a Noha. Si parte con la fiera dei cavalli dal mattino e fino all'ora del pranzo; si prosegue nel pomeriggio con la processione della Madonna dei Fiori dalla chiesa madre fino alla cappella di via Collepasso, la presa della cuccagna, i fuochi artificiali, le marce del concerto bandistico di Noha (diretto dal M° Lory Calò), lo scoppio delle curemme (con relativo rinfresco), la musica leggera in serata.
Eccovi di seguito il trafiletto sulla fiera dei cavalli, a firma di Antonio Mellone, apparso con variazioni su "quiSalento" del corrente mese di aprile.
Buona Pasqua da Noha.it ai nohani ed agli amici dei nohani di ogni dove.
Noha - Fiera dei cavalli
Pasquetta del 21 aprile 2014
Per trascorrere una pasquetta ‘in grazia di Dio’ è d’uopo fare un salto a Noha, dove, quest’anno, dal mattino e fino all’ora del desco, avrà luogo la 61a fiera dei cavalli “Madonna di Costantinopoli”. La passerella di destrieri e palafreni del Lunedì dell’Angelo è la più antica delle tre che ormai da decenni trovano casa nel paese salentino meglio noto come la ‘città dei cavalli’. Sul grande prato verde di erbe spontanee, adiacente alla cappella dedicata alla “Madonna delle Cuddrhrure” in via Collepasso si daranno appuntamento i cavalli di ogni taglia, razza, colore e carattere, e, con loro, cavalieri, allevatori, intenditori, maestri di scuole ippiche e appassionati del mondo dell’equitazione. Non mancherà il mercatino di ornamenti, accessori e altro “abbigliamento” per il cavallo, né deluderanno i buongustai le bancarelle di cose buone da mangiare. Gli spettatori e gli osservatori saranno ancora una volta partecipi di una civiltà autentica non più relegata ad un passato incartapecorito, ma in marcia, e in carrozza, verso un futuro più slow, dove vivere tranquillamente senza l’impellente bisogno di allacciare le cinture.
Antonio Mellone
set102023
Sarà stata l'atmosfera, o la luce inconfondibile del settembre nohano, specie quando s'appressa l'ora meridiana, oppure il piacevolissimo caldo con tramontana di fine estate che qui dura più del solito; o sarà stata la passione dei partecipanti con cavalli maestosi (dai più grandi Frisoni o Murgesi, ai più piccoli Pony) e quindi i carri, le carrozze, i traìni e i calessi provenienti da ogni dove (Avetrana, Brindisi, Matino, Galatone, Nardò, Cutrofiano...) con attracchi a uno a due e a tre; o sarà stato il pubblico discreto che ha goduto dell'ospitalità di un paese che quando si mette d'impegno non ha pari quanto ad accoglienza e buona creanza; ovvero sarà stata l'organizzazione e l'attenzione ai dettagli delle scuderie di Noha, prima fra tutte il Centro Ippico Sant'Eligio dei fratelli Bonuso (che con i suoi istruttori spagnoli ha già raccolto apprezzamenti e importanti premi in manifestazioni equestri conosciute in mezzo mondo); oppure sarà stato l'impegno delle istituzioni territoriali, che in presenza di storici vincoli di bilancio (del resto siamo al Sud), cercano di fare il possibile e più spesso l'impossibile.
O forse sarà stato tutto questo insieme, e molto altro ancora (non ultimo i flash di Noha.it che riportiamo qui di seguito), a rendere indimenticabile quest'altro appuntamento con la storia di Noha chiamato "Fiera Madonna delle Grazie".
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Noha.it
gen242016
A qualcuno importa se la piazza più importante di Noha sembra appartenere ad un paese da terzo mondo?
A qualcuno importa se abbiamo una storia millenaria come comunità, se il vasellame recuperato dalle tombe messapiche di via Galatina-Noha (detta anche curve-curve) è scomparso dal museo di Galatina?
A qualcuno importa se un nostro antenato oltre duemila anni orsono ha inciso il suo nome su di una stele (o menhir che dir si voglia) e quella pietra marcisce nell'incuria e nell'abbandono?
A qualcuno importa se le casette di Cosimo Mariano sono diventate un ammasso di pietre? A qualcuno importa se i resti del castello medioevale del XIV secolo, hanno nelle mura più crepe che decenni?
A qualcuno importa se il frantoio ipogeo di Noha, uno dei più grandi del Salento, sottostante la via Castello è terra di conquista per tavernette, cantine e cessi in cui scaricare le proprie fogne?
A qualcuno importa se l'unico e ultimo polmone di verde del centro abitato diventerà scavo per fondamenta di novelli centri residenziali? A qualcuno importa ancora se Noha, nata sull'incrocio millenario di due grandi arterie pre-romane, finirà per essere non più la nostra cittadina animata da antiche tradizioni, come per esempio quella della Fiera dei cavalli, ma un grande casermone dormitorio?
A qualcuno importa se gli pseudo-amministratori del vicino Comune di Galatina e relativi delegati vogliono cancellarne anche il nome? Questo è il paese reale. Tutto il resto sono solite promesse, parole vuote di significato, inutili chiacchiere.
Marcello D’Acquarica
apr192022
Con uno straordinario concerto di musica classica, il 21 aprile alle ore 21 nel Teatro cavallino Bianco di Galatina la violinista spagnola Anna Maria Badia Nikiforova, accompagnata al pianoforte da Louise Sibourd, apre la rassegna “Musica & Musica”, organizzata da “I Concerti del Chiostro” e con il patrocinio e il contributo del Comune di Galatina – Assessorato alla Cultura.
“In questo particolare momento storico, con una pandemia da debellare ed una folle guerra ai confini dell’Europa, - dichiara il pianista Luigi Fracasso, direttore artistico dell’evento - la musica può alleviare il tormento a cui stiamo sottoponendo la nostra anima, ed evitare il rischio di assuefarci alle bruttezze di cui è capace una parte dell’umanità.”
Anna Maria Badia Nikiforova inizia la sua carriera musicale all’età di sei anni, si trasferisce a Londra per studiare con Richard Ireland e debutta da solista con l’orchestra al Musikverein di Vienna, alla “Goldener Saal” in un ciclo di concerti per l’anniversario di Mozart. Nel 2021, si laurea a Vienna come Magister Artium (Master of Arts). Si esibisce regolarmente in recital e da solista con orchestra in Italia, Belgio, Francia, Portogallo, Regno Unito, Israele, Polonia, Bielorussia, Austria.
Louise Sibourd ha studiato a Parigi presso il Conservatoire National Supérieur“, a Praga e a Vienna. Docente presso le Conservatoire National Supérieur de Musique de Paris, Louise Sibourd è la dedicataria di composizioni musicali di G. Ligeti e G. Coral, delle quali ha realizzato esecuzioni in prima assoluta e numerose registrazioni.
Il secondo dei due appuntamenti in cartellone è previsto per il 28 aprile, sempre al Teatro cavallino Bianco e vedrà sul palcoscenico Sergio Cammariere, noto al grande pubblico come uno dei più originali e raffinati cantautori italiani.
La prevendita è su www.diyticket.it.
Il costo dell’abbonamento è di euro 20.00
Costo singolo biglietto: euro 10.00 21 aprile; euro 15.00 28 aprile.
Per info: www.iconcertidelchiostro.it – 331 4591008
Facebook-Instagram: I Concerti del Chiostro
Per gli eventi sarà necessario essere in possesso del Super Green Pass a partire dai 12 anni di età (avvenuta vaccinazione contro il Covid-19 oppure certificazione di avvenuta guarigione dal Covid-19).
Ufficio stampa I Concerti del Chiostro
set092012
mag242023
Pensiamo, senza troppi giri di parole, che sia arrivata l’ora di lavorare sul serio senza troppe ridondanze che non fanno altro che gonfiare una pratica amministrativa già di per sé piena d’aria. E tutto ciò oramai è lampante, si vede chiaramente nelle azioni che questa Amministrazione sta compiendo – o meglio – non sta compiendo. E ci riferiamo soprattutto al nostro territorio, a Noha, e alla Città, trasformata in un teatrino di burattini e burattinai su di un palcoscenico di musica, giochi, eventi e festicciole da una politica qualunquista e soprattutto di facciata (sorridente, ovviamente!) che nasconde incompetenza.
Possiamo dirlo, siamo veramente stanchi e ci batteremo per esprimere democraticamente la nostra opinione a chi nutre rispetto e stima per l’operato del nostro Partito e a chi non si accontenta di piccoli contentini ma vuole, anzi pretende, una azione politica che sia attenta, vigile, che possa soddisfare le richieste e i bisogni dei concittadini.
Tra poco più di un mese sarà un anno di insediamento della nuova Amministrazione, un anno di rendicontazioni, di conti e di dar conto alla Città di quanto realizzato; ci siamo sentiti spesso ripetere che “la campagna elettorale è finita” e noi questo dato lo avevamo compreso già dal giorno dopo il ballottaggio, ma a quanto pare non tutti. Da un anno vediamo Galatina e frazioni incolte, statiche, senza un iter studiato e stabilito che possa portare ad un progresso; non un progetto per Noha, non un risultato, non un finanziamento ottenuto e quei pochi ottenuti, ovviamente, sono andati perduti.
C’è chi di accontentare gli abitanti di Noha ponendo quattro lucine sotto il Monumento dei Caduti in p.zza Menotti, con una tinteggiata al cancello del cimitero, ma è passato un anno! Non basta.
Non pretendiamo che tutto il da farsi sia realizzato in pochi mesi, ci basterebbe sapere che esistono documenti che attestino progetti per il risanamento della Torre dell’Orologio in p.zza San Michele , ad esempio, pericolante da tempo, che si stia lavorando ad un idoneo passaggio pedonale che colleghi il centro abitato della frazione con il Cimitero, che si provveda al rifacimento del manto stradale su Via Conella, ci basterebbe questo.
Ciò che l’attuale Amministrazione ha previsto è, invece, l’aumento della TARI 2023, senza una minima previsione che agevoli le famiglie in particolare condizione economica e bocciando un emendamento proposto dalla minoranza che avrebbe portato a concentrare maggiori risorse per l’abbattimento della Tari 2023 su quei particolari nuclei familiari, visto il progressivo miglioramento della situazione finanziaria dell’Ente.
Tutto viene trasformato in una passerella, così come può dimostrarsi l’uso improprio del Teatro “cavallino Bianco”, senza nessun criterio di fruibilità, uno spazio aperto per alcuni, chiuso con catenacci per altri.
Ci rincuora soltanto il lavoro encomiabile che sta svolgendo la minoranza in Assise comunale: vigile, attenta, oculata e propositiva, regola che, anche qui, non vale per tutti. La minoranza ha l’importante ruolo propositivo in seno al Consiglio, di controllo, di attenzione, di supervisione e, quando necessario, di denuncia.
Non ci risulta che lo stesso ruolo preveda anche l’assoggettamento politico come una sorta di pegno da pagare per aver ottenuto una presidenza di una commissione di studio priva di qualsiasi potere decisionale, se non altro per il rispetto dovuto agli elettori. Ci rendiamo conto anche qui che – come disse Bruce Lee “mettiti in mostra e non avrai attenzione; il tuo vantarti sarà prova del tuo fallimento”; e a tal proposito, in merito al comunicato apparso da qualche ora sulle testate online a firma del consigliere Antonaci, il quale esulta per la Legge regionale che prevede la figura dello Psicologo di base, prendendo il merito di essere stato il promotore di questa legge, vogliamo ricordare che il progetto sperimentale risale al 2012, progetto ereditato dall’allora amministrazione Montagna (PD), che rientrava nell’Ambito di Zona, realizzato poi con l’amministrazione Amante.
Puntualizziamo che lo stesso consigliere è stato audito in Senato poiché lo stesso diede disponibilità ad accogliere nel suo studio di medicina generale la figura dello psicologo che, ricordiamo, rientrava in quel progetto (N.B. la Legge è Regionale!).
Non c’è paternità, dunque, ma solo l’augurio che il bene collettivo venga prima della vanità personale.
Michele Scalese
Segretario Circolo PD - Noha
giu062023
"La musica permette di esplorare ciò che non è visibile, permette di andare oltre l’orizzonte, oltre i confini, oltre le terre e il mare. Oltre.", dirigente Luisa Cascione.
“Un alunno Una Canzone Un’emozione”, il nome del concerto di fine anno dell’Istituto Comprensivo Polo 1 di Galatina/Collemeto, eseguito dall’Orchestra Giovanile Giovanni Pascoli è stato, di fatto, un inno alla bellezza.
La bellezza della musica, che da sempre accompagna i momenti più importanti della vita delle persone, ma anche e soprattutto, la bellezza degli studenti musicisti, che hanno avuto modo di esibirsi alla fine di un anno intenso nella cornice meravigliosa del teatro cavallino Bianco col pubblico delle migliori occasioni, e alla bellezza della scuola, intesa non come luogo fisico bensì comunità educante che contribuisce alla formazione dei propri alunni, anche attraverso momenti come quello vissuto ieri sera.
L’orchestra, secondo la definizione del dizionario è "l’insieme degli strumentisti che collaborano a un’esecuzione musicale, riuniti in un preciso ordine per gruppi di strumenti e disposti a semicerchio sia per motivi di acustica, sia per osservare i gesti e per seguire le indicazioni del direttore d’orchestra".
L’orchestra giovanile Giovanni Pascoli è un’orchestra che segue la definizione ma che racchiude degli elementi di forza unici.
Il primo, il valore dei musicisti, gli studenti di prima, seconda e terza classe della scuola secondaria di primo grado, l’intero ciclo di studi della ex scuola media, che viene da loro vissuto abbinando allo studio tradizionale, anche lo studio dello strumento prescelto.
Il secondo, il ruolo del direttore d’orchestra, o per meglio dire nel nostro caso, i direttori d’orchestra, donne e uomini Musicisti ed Insegnanti, in grado di saper cogliere nel proprio allievo strumentista, non solo le capacità tecniche, ma che riescono a tirar fuori la parte più nascosta, facendola crescere giorno dopo giorno. Per questo va un grande plauso ai docenti Maria Rita Apollonio (pianoforte), Luisa Augusti (flauto), Graziano Caiuli (chitarra), Marinella Prontera (flauto) e Gianfranco Schirinzi (violino), coordinatore dell'indirizzo musicale.
Il terzo, non meno importante, è l’orchestra che rappresenta la scuola nella sua interezza, e la rappresenta attraverso la musica durante eventi scolastici e non.
Dall’unione di questi elementi è venuto fuori un allestimento sublime, dove a brani classici si sono succeduti brani moderni, alcuni legati alla cinematografia e al musical, passando per la tradizione popolare. I direttori d’orchestra si sono "passati la bacchetta" in un continuum musicale con un crescendo di emozioni che ha pervaso gli ascoltatori, preparati all’ascolto da tantissimi studenti presentatori che, con compostezza ed eleganza, annunciavano i brani.
Due momenti cantati, da Imagine di John Lennon, quell’inno pacifista che ha ancora una volta dato l’opportunità di ribadire la necessità di pace nel mondo al Lu rusciu de lu mare, tra l’altro già eseguita durante lo spettacolo teatrale della scorsa settimana, che ha fatto esplodere un teatro, sino a quel momento in composto silenzio , interrotto solo dopo ogni brano dagli applausi fragorosi.
Quel momento, di tradizione popolare, una canzone che rappresenta la salentinità, dove l’orchestra ha regalato un momento di spettacolo puro, tra musica, danza e ballo che hanno attraversato ogni spettatore.
Al termine dell’esibizione, la dirigente Luisa Cascione era davvero senza parole dopo aver assistito a “questa grande bellezza” come da lei stessa definita. La meraviglia, lo stupore e la certezza dei ragazzi che, attraverso la musica, chi in un modo chi in un altro, porteranno avanti il loro percorso di vita. Dimostrazione che la musica unisce ed include tutti, compresi vecchi allievi e musicisti esterni che si sono aggiunti per l’occasione all’allestimento del concerto, la cui forza è arrivata ad ogni spettatore presente.
Alla fine delle esibizioni un momento per dare un riconoscimento ai tre studenti classificatisi nelle prime posizioni nei giochi nazionali di matematica del Mediterraneo (Palermo) e della Bocconi (Milano), per dimostrare ancora una volta quanto la scuola tiene in considerazione ogni traguardo di ogni alunno.
Al termine dei saluti, compresi quelli del primo cittadino Fabio Vergine, che si è goduto lo spettacolo prima di pronunciare parole di elogio per la scuola, per i docenti e per l’orchestra, la sorpresa degli studenti di terza che hanno voluto salutare la scuola e i loro docenti, con una lettera ed un omaggio simbolico di un fiore, in un momento di emozione che è ancor più grande perché fatto sena dire nulla a nessuno, una sorpresa ben riuscita che ha aggiunto un po' più di bellezza a questo straordinario momento.
Si ringraziano gli sponsor che hanno contribuito alla realizzazione dello spettacolo:Terotecna light design, GDA Group, Ecom servizi ambientali, Pellegrino Vending, Guerrazzi infissi, Serafini automotive.
Fiorella Mastria
apr042024
Non è mai facile superare le più rosee aspettative, ma superare se stessi è il "non plus ultra".
Ed è avvenuto proprio questo a Noha il lunedì di pasquetta 2024, inaugurato la mattina con la 68a Sfilata Equestre "Madonna di Costantinopoli", che ha registrato il record di carri, carrozze, cavalli e cavalieri "a passeggio" per le principali strade della cittadina e proseguito con il successivo spettacolo di Dressage in zona fiera accolto dagli applausi del pubblico estasiato da tanta bellezza.
Dopo la pausa pranzo (qualcuno s'è fermato per il pic-nic), si è attesa la breve ma antichissima processione con la Vergine dal manto azzurro e il bouquet di fiori in mano partita dalla chiesa madre di San Michele Arcangelo e giunta, sulle note dell'orchestra di fiati di Noha diretta dal M° Lory Calò, alla volta della cappella a Lei dedicata.
A seguire, nell'area appositamente attrezzata e posta in sicurezza, la marcia trionfale, l'inno nazionale e la presa della cuccagna a cura del gruppo dei Warriors', con un contorno di compaesani e visitatori "forestieri" entusiasti e mai visti prima d'ora così numerosi.
I fuochi pirotecnici finali sono stati il coronamento di una giornata all'insegna della fantasmagoria di luci, suoni, colori, sapori, ricordi, tradizione, e finalmente senso di comunità.
Il tutto è avvenuto grazie alla collaborazione di tutti: dalla parrocchia al concerto bandistico nohano, dagli artigiani ai piccoli commercianti di Noha, dall'amministrazione comunale ai tanti cittadini volontari che in un modo o nell'altro hanno collaborato per il successo delle numerose attività poste in essere, ma soprattutto grazie all'Associazione "Furia Nohana" (non si può qui non menzionare l'energia dell'onnipresente presidente Natascia Rossetti) e alla professionalità del Centro Ippico Sant'Eligio, orgoglio cittadino ed emblema di classe ed eleganza.
Le due ultime associazioni ci hanno comunicato di essere già al lavoro - insieme a tutti gli altri, s'intende - per l'edizione della Pasquetta Nohana 2025, con nuove idee, iniziative, ospiti e sorprese.
Nel nostro piccolo, ci saremo anche noi di Noha.it e Nohaweb.
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Albino Campa
Noha.it
ago272015
Sabato 5 settembre 2015 alle ore 20.30 "Scazzaca Tarante" in concerto.
Domenica 6 settembre 2015, nei pressi dello stadio comunale di Noha, dalle ore 8.00 alle ore 13.00 si svolgerà la 14° edizione della fiera “Madonna delle Grazie” con cavalli di ogni taglia, colore e razza.
Domenica 6 settembre 2015 alle ore 20.30 "Il Vento del Nord" in concerto.
set302021
Piazza San Pietro sarà la degna cornice per una nuovissima attrazione monumentale che avrà la sua prima installazione a Galatina.
Si tratta di una fedelissima riproduzione degli antichi e suggestivi Caroselli creata, per la ditta Marsico, dall'azienda Lamborghini Park Riders di Bergantino. Installazioni rievocative di questo genere vengono collocate ormai nelle più belle piazze di tutto il mondo riscuotendo sempre enorme successo.
La piattaforma rotante a due piani potrà ospitare sino a 60 persone che verranno invitate a prendere posto tra cavalli e carrozze lasciandosi trasportare da una magia unica nel suo genere. Con oltre 2600 luci calde la piazza verrà avvolta da un'atmosfera d'altri tempi diventando ancor di più luogo di aggregazione dove vivere momenti gioiosi con tutta la famiglia. Non da meno, sarà l'occasione per attrarre curiosi da altre città che non perderanno l'occasione di vedere la giostra e godere l'esperienza di un giro nel tempo.
Ci auguriamo che, in un periodo di naturale calo delle presenze turistiche, la giostra MERAVIGLIOSA sia anche un sostegno alle attività commerciali, in attesa del più fervido periodo natalizio.
Onorati ed entusiasti di inaugurare la prima tappa del viaggio di questa meraviglia, vi invitiamo a partecipare all'accensione, sicuri di ritrovare nei vostri volti il nostro stesso entusiasmo.
Il Sindaco Marcello Amante
L' Assessore alle attività produttive e turismo
Nico Mauro
lug282016
Leggo con sorpresa e rammarico le lettere sui giornali del vice-sindaco e assessore della giunta Montagna che criticano il grande lavoro svolto da questa amministrazione. Certo, tanto altro si poteva fare e si può ancora fare, ma suonano come una campana stonata le dichiarazioni pubbliche di persone che hanno condiviso tutto il lavoro che si è svolto o si è cercato di svolgere in questi anni. Durante la mia permanenza in Giunta (da giugno 2012 a gennaio 2016), si è lavorato condividendo i problemi e discutendone costruttivamente al fine di risolvere le tante criticità che mensilmente emergevano. Tanti i problemi ereditati dal passato fatto di politica e di politici diversi, di dirigenti e personale amministrativo che tanto hanno dato alla Città ma che si lasciano dietro cose non fatte o tralasciate e che bisogna necessariamente, a un certo punto, decidere di risolvere. Bene, questa amministrazione ha deciso di risolvere tante pendenze e lasciti poco virtuosi. Si è avuto il coraggio di affrontare tante sofferenze amministrative che gravavano e purtroppo ancora gravano sulla comunità. Certamente il cammino è lungo e per portarlo a compimento serve ancora tempo. Quattro anni di amministrazione sono serviti a tracciare il giusto solco per risollevare il comune. Tante opere pubbliche sono state terminate, opere pubbliche quali la riqualificazione di Corso Porta Luce, la riqualificazione di via Giuseppina del ponte e lo splendido angolo di via Cafaro accanto alla chiesa dell’Immacolata da sempre in abbandono, abbiamo compartecipato alla realizzazione della tangenziale sud ovest, ormai zona di svago e di esercizio fisico per tanti galatinesi, la riqualificazione dell’ingresso ovest alla Città (via per Galatone), la nuova Palestra sportiva, la realizzazione del Centro polivalente, il completamento dell’asilo di Viale Don Bosco. Abbiamo reso utilizzabile il giardino adiacente la scuola di Noha utilizzato dai ragazzi come orto didattico, abbiamo riqualificato la zona adiacente alle case popolari di Noha ridando dignità agli spazi comuni esterni. Si è data finalmente nuova vita al cuore culturale della Città, ristrutturando il Cine-Teatro Storico cavallino Bianco, edificio lasciato per anni in completo abbandono, siamo intervenuti sul bellissimo museo Cavoti ristrutturando gli ambienti e ridefinendo gli spazi espositivi, abbiamo ristrutturato il piano terra di Palazzo Orsini che ospiterà la casa del turista, si è risolto l’annoso problema degli allagamenti nel Rione Italia intervenendo sul potenziamento della fognatura bianca, si è riqualificato il parco giochi di Piazza Fedele con la costruzione di un piccolo anfiteatro, siamo intervenuti su tantissime strade dissestate rifacendo completamente il tappetino stradale, siamo intervenuti in modo massiccio su tutte le scuole riportandole ad un buon grado di decoro e di vivibilità. E’ in corso di ristrutturazione l’ex Convento Santa Chiara e la riqualificazione di parte del Basolato del centro antico.
E’ stato possibile completare tutte le opere pubbliche perché è stata sviluppata una importante sinergia tra la direzione Lavori Pubblici e l’Ufficio Ragioneria del comune di Galatina facendo intervenire più volte l’Assessore De Donatis nelle scelte e nelle decisioni strategiche.
Tuttavia, insieme alle numerose e indispensabili opere infrastrutturali, eravamo coscienti della necessità di intervenire per risolvere le molteplici criticità del bilancio del Comune di Galatina, criticità rinvenenti dal passato, ma che oggi, alla luce anche delle nuove disposizioni in materia di armonizzazione contabile non è più possibile ignorare. Già dal 2013, l’assessore al bilancio, dott.Mario De Donatis, ha cominciato il lavoro di risanamento del bilancio chiedendo a tutti gli assessori di ridefinire la spesa e di arrivare ad una spending review capace di condurci all’equilibrio di bilancio. Le criticità riguardanti la TARI (crediti inesigibili), la difficoltà alla riscossione dei ruoli coattivi affidati ad Equitalia e i diversi debiti fuori bilancio emersi sono stati sul tavolo della giunta e tutti eravamo pronti a contribuire e fare squadra per risolvere tutti i problemi. Operazione complessa e impegnativa a cui nessuno si è tirato dietro. Quando la nave attraversa una tempesta non si abbandona il timone, ma “il più delle volte bisogna scegliere tra una cattiva soluzione e una pessima, cercando di scampare alla tragica”.(cit.)
Andrea Coccioli
Galatina, 2016.07.27
nov212023
In questi giorni ho avuto l’opportunità di visitare la nostra chiesetta dedicata alla Madonna di Costantinopoli. Era da un bel po’ di lustri che non vi entravo.
Vi dirò: sono rimasto favorevolmente colpitodalla trasformazione, l’ampliamento e l’interesse manifestato dai numerosi benefattori succedutisi nel tempo. Ho notato con soddisfazione la lapide posta a destra dell’entrata a perenne memoria della benedizione della campana, avvenuta il 16 marzo 1975 dal vescovo Antonio Rosario Mennonna (Muro Lucano 1906 – Muro Lucano 2009) nel piazzale antistante la chiesa tra due ali di popolo, e della benefattrice Angiolina Capani di Galatina.
Bella l’unica navata rettangolare, cui si è aggiunto a lato il vano pure esso rettangolare dove sono collocati degli stipi contenenti alcune statue in dotazione della parrocchia, dal Cristo morto che fin dal 1880 era nella chiesa ottagonale greco bizantina dedicata alla Madonna delle Grazie, al busto di San Pio da Pietrelcina al Cristo risorto. Le statue di Sant'Antonio da Padova e dell'Immacolata Concezione invece sono poste all’entrata del tempietto, mentre il grande Crocifisso dell’altare è attualmente in restauro. Ho notato ancora le stazioni della Via Crucis offerte dalla Fam. Antonio Vincenti e Anna Miglietta il 19 aprile 1981, il Tabernacolo offerto da Domenico Masciullo nel 1980, e i banchi in legno della navata offerti da diversi benefattori con la relativa targhetta.
Quanto alle antiche tradizioni, bisogna ricordare che nel pomeriggio del Giovedì Santo, dopo la tradizionale Messa in Coena Domini, viene allestito l’altare della reposizione con la Pietà: il Cristo Morto e l'Addolorata. Il Venerdì Santo le due statue vengono portate in Chiesa Madre per la processione solenne della sera. Il Sabato Santo viene addobbato l'altare per la celebrazione della Resurrezione e per il Lunedì in Albis, festa della Madonna di questa chiesa, ora volgarmente detta delle Cuddhrure. Il rito locale prevede che proprio il Lunedì di Pasqua la statua della Vergine venga portata in processione dalla chiesa parrocchiale a questa cappella, mentre la popolazione vive uno spazio di festa “sagra popolare” sin dalle prime ore del mattino, con la fiera dei cavalli. Nella serata dello stesso giorno si riporta in chiesa Madre la statua della Madonna ancora una volta in processione. Fino a non molti anni fa la suddetta statua rimaneva in cappella per tutta l'ottava di Pasqua,
La chiesetta della Madonna di Costantinopoli è un capitolo importante della Storia di Noha, e sarebbe davvero un bel peccato trascurarne la struttura o abbandonarne le antiche usanze. Sarebbe bello invece che qualche anima pia anche oggi, come nel passato non tanto remoto, avesse a cuore le sorti di questo tempio sacro, e s’impegnasse nel suo recupero e nella sua tutela. A partire dall’antico quadro ligneo sopra descritto.
La cultura e la civiltà di un popolo si misurano anche dall’attenzione al proprio patrimonio d’arte e spiritualità, fatto molto spesso di piccoli (ma di fatto enormi) beni comuni.
Nota.
Ringrazio l’ing. Giovanni Vincenti per la sue preziose ricerche presso l’Archivio di Stato di Lecce sui fatti storici della nostra terra. Lo incoraggio a perseverare nelle sue indagini, qui e altrove, pregandolo di rendercene in qualche modo partecipi. Gliene sarà grato chiunque abbia e avrà a cuore le proprie radici.
P. Francesco D’Acquarica i.m.c.
mar012021
Viviamo un tempo in cui siamo costantemente concentrati sul numero dei contagi e timorosi che il virus possa colpirci. Avvertiamo forte la mancanza di visione e di prospettiva perché impegnati sul quotidiano e sulle sue emergenze. Abbiamo il fiato corto, impegnati come siamo ad andare avanti nella consapevolezza che è nostro dovere lottare quotidianamente per preservare quanto di buono si è costruito negli anni, ognuno impegnato nel suo quotidiano con la paura che possano venire meno le energie. Questa emergenza sanitaria e socio economica è una emergenza che sappiamo quando è iniziata ma non ne intravediamo con precisione la fine. Ma non dobbiamo arrenderci alle abitudini della quotidianità e dobbiamo impegnarci ancora di più per vincere l’inerzia di chi stenta o fatica a portare avanti gli obiettivi. Non possiamo essere noi i nemici del nostro futuro.
A partire dalla nostra Pubblica Amministrazione. I suoi modelli organizzativi, la fruibilità dei servizi, il miglioramento dell’offerta di questa Città, i lavori da completare e le strutture pubbliche da utilizzare: tutto questo non è facile da gestire. L’emergenza dovuta al covid non può continuare ad essere l’alibi per alimentare consuetudini ed inerzia. E’ urgente rigenerare la Città per renderla attrattiva e mettere in circolo le energie migliori per vivere più consapevolmente il presente e immaginare un futuro più luminoso. Sviluppare progetti chiamando i migliori professionisti. Tanti soldi arriveranno ai comuni nei prossime mesi e anni ma serve una rinnovata voglia di fare e lo stimolo giusto per immaginare una Città più a misura delle persone che la vivono. L’emergenza e la paura dei mesi passati sembrano alle spalle e si avverte la necessità di un cambio di passo. Perchè scommettere su come rigenerare il nostro territorio è una sfida che dobbiamo raccogliere a piene mani, tutti insieme. La pubblica amministrazione, le associazioni, le singole persone, le parrocchie, i commercianti, gli artigiani, la scuola, i liberi professionisti, le imprese, le diverse forze politiche. Ognuno dovrà rendersi disponibile per dare il proprio contributo per rinascere.
Gli spazi ci sono, le infrastrutture anche e la volontà non deve mancare.
Vorrei sollecitare l’Amministrazione che è da tempo impegnata a risolvere i problemi del nostro territorio e della nostra comunità a spingere di più sull’acceleratore per raggiungere gli obiettivi che già quattro anni fa erano alla portata.
Occorre portare a compimento i lavori già finanziati e da troppo tempo iniziati ma che faticano a trovare una conclusione. Occorre assegnare gli spazi pubblici alle migliori proposte progettuali al fine di renderli produttivi sia socialmente che economicamente.
Partiamo dai progetti avviati per disegnare il nostro futuro:
1. Edificio scolastico polo I. Piazza Cesari
I lavori non sono ancora terminati e non si comprende il reale motivo. I ragazzi hanno bisogno di spazi subito
2. Casa del Pellegrino. Via Cavour
I lavori sembrano essere finiti ma la struttura rimane chiusa e non utilizzata. Un progetto di utilizzo dello spazio esiste già ed è quello per cui i lavori di ristrutturazione sono stati finanziati nel 2015.
3. Centro Polifunzionale Colazzo, viale Don Bosco
La struttura è in evidente stato di abbandono. Eppure l'Amministrazione Montagna l'aveva già utilizzata nel 2014 per ospitare i concerti del Chiostro.
4. Cine Teatro cavallino Bianco, secondo lotto. Torre scenica e foyer
A che punto sono i lavori? Come si intende assegnare l'utilizzo dello spazio, con quel procedura di evidenza pubblica. Auspicabile assegnare lo spazio a soggetti competenti e già con esperienza nella gestione dei teatri.
5. Circonvallazione, secondo lotto
Ad oggi la strada non è ancora utilizzabile eppure il primo tratto già utilizzato è diventato un’arteria frequentatissima anche per chi pratica attività all’aperto e la viabilità nell’area è notevolmente migliorata.
6. Ristrutturazione Museo cavoti, biblioteca e giardino retrostante di pertinenza della Scuola Pascoli di via Toma.
I lavori non sono terminati e anche per questo la struttura non ancora utilizzabile.
7. Ex Tribunale, Via Monte Bianco angolo Via Ugo lisi
A che punto è il progetto del trasferimento degli uffici con tutti i benefici che ne conseguono?
La nostra resistenza per questo presente deve trasformarsi in un preciso disegno del nostro futuro.
Andrea Coccioli
Italia Viva Galatina
giu032023
L’emozione era palpabile nel teatro man mano che si riempiva di genitori, parenti, docenti, compagni di classe, quelli che sono stati i protagonisti veri di un racconto che ognuno di noi ha letto e studiato a scuola, ma che lunedì 29 ha assunto una connotazione particolare visto il momento storico contrassegnato dalla guerra tra Russia e Ucraina. Dall’Iliade di Omero all’Iliade di Baricco per assistere ad una storia di guerra che, in realtà, non è altro che la ricerca della pace. E così il “Viaggio di uomini e donne nella storia della guerra” messo in scena dagli studenti dell’Istituto Comprensivo Polo 1 di Galatina / Collemeto è diventato più attuale che mai.
Tre narratori hanno preparato il pubblico a quanto è stato poi visto sul palco, spiegando il perché di una scelta come l’Iliade e sottolineando la forza di un poema che pur narrando l’orrore di una guerra, è alla ricerca costante di quella “bellezza” che solo la pace può dare.
Uno splendido teatro cavallino Bianco è stato per un’ora e mezza pervaso dal “talento” delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria di I grado, delle classi quinte della scuola primaria e dai musicisti dell’indirizzo musicale dell’istituto; 80 giovani artisti capaci di regalare delle emozioni vere, grazie ad un grande lavoro di passione, studio e approfondimento sotto la regia dell’esperta di teatro, prof.ssa Costanza Luceri, che ha anche curato la stesura del testo teatrale.
Il lavoro per la realizzazione dello spettacolo ha visto il coinvolgimento dei docenti dell’Istituto comprensivo, sia della scuola secondaria (P. Benegiamo, C. Luceri, A. Mastrolia, G.Passione, A. Apollonio, L. Augusti, G. Caiuli, G. Schirinzi, F. De Vittorio) sia della scuola primaria (C. Mangia, C. Franco, M. Tresca).
Teatro, musica, arte fusi assieme in un'opera imponente, momento conclusivo del progetto Teatro, realizzato con i docenti della scuola che hanno messo la loro competenza e la loro passione a servizio di un’opera che non è semplicemente una rappresentazione, ma un percorso di crescita culturale e sociale anche fuori dall’aula scolastica, al fine di realizzare una scuola quale laboratorio di ricerca, creatività ed integrazione.
Moltissimi sarebbero i momenti da descrivere, per intensità interpretativa, per imponenza delle scene, per coinvolgimento della musica, ma degno di particolare nota l’interpretazione corale tra corpo di ballo, musicisti e attori ne “Lu rusciu de lu mare”, un diamante incastonato nella realizzazione scenica che ha rappresentato la metafora del morso della taranta vista come morso della guerra. Noi salentini sappiamo che da quel morso si può guarire attraverso il ballo della pizzica e la speranza che anche dalla guerra si possa guarire è l’obiettivo che si desidera fortemente raggiungere. Una scena intensa dove si è potuto quasi toccare l’emozione di una scena unica, scandita dai battiti dei tamburelli che hanno accompagnato la musica, la voce e la danza.
“Nella narrazione scenica dell’Iliade - annunciavano all’inizio dello spettacolo - abbiamo dato voce alle donne ed agli uomini per raccontare la storia dei vinti, la ragioni dei vincitori, la voce delle donne e il loro desiderio di pace. Abbiamo cercato di comunicare, in questi anni di guerra, per dirla con Baricco, la “memoria di un amore ostinato per la pace”.
Il coinvolgimento per quanto gli studenti hanno saputo trasmettere è ricordato nel ringraziamento finale della dirigente scolastica Luisa Cascione, che ha ringraziato tutti coloro che hanno dato una mano alla realizzazione dello spettacolo, ma soprattutto i giovani artisti, complimentandosi di cuore per le emozioni che hanno fatto vivere al pubblico e ricordando quanto sia importante nella vita appassionarsi di qualcosa, magari provando a lasciare da parte qualche volta lo smartphone e condividendo dei momenti importanti della propria formazione come il lavoro di mettere in scena un’opera d’arte corale!
Si ringraziano gli sponsor che hanno contribuito alla realizzazione dello spettacolo:
Terotecna light design, GDA Group, Ecom servizi ambientali, Pellegrino Vending, Guerrazzi infissi, Serafini automotive.
Fiorella Mastria
feb092022
Sarà un aprile all’insegna della grande musica con due appuntamenti proposti da “I Concerti del Chiostro” che tornano in una nuova location, quella del Teatro cavallino Bianco di Galatina, con la rassegna “Musica & Musica”, diretta dal M° Luigi Fracasso, con il patrocinio e il contributo del Comune di Galatina – Assessorato alla Cultura.
In programma due imperdibili serate: la prima, il 21 aprile alle ore 21, dedicata al violino di Anna Maria Badia Nikiforova accompagnata al pianoforte da Louise Sibourd e la seconda il 28 aprile, sempre alle ore 21, dedicata alle sofisticate atmosfere jazz di Sergio Cammariere e la sua band.
Anna Maria Badia Nikiforova inizia la sua carriera musicale all’età di sei anni, debuttando alla Gasteig Hall di Monaco nel Concerto per Enfant Prodige in rappresentanza della Spagna e tenendo la sua prima tournée nazionale in Spagna.
Nel 2014 si trasferisce a Londra per studiare con Richard Ireland (Royal Academy of Music). A
marzo 2016 debutta da solista con l’orchestra al Musikverein di Vienna, alla “Goldener Saal” in un ciclo di concerti per l’anniversario di Mozart, riscuotendo uno strepitoso successo. Nel 2021, si laurea a Vienna come Magister Artium (Master of Arts). Si esibisce regolarmente in recital e da solista con orchestra in Italia, Belgio, Francia, Portogallo, Regno Unito, Israele, Polonia, Bielorussia, Austria.
Louise Sibourd ha studiato a Parigi presso il Conservatoire National Supérieur“, a Praga e a Vienna. Ha inoltre ottenuto il premio d'interpretazione della città di Morges della Radio della Svizzera Romanda. Svolge una significativa attività concertistica in Europa, America latina, Asia e Africa, esibendosi presso le più rinomate sale da concerto come il Konzerthaus, il Musikverein, il Schönberg Center e il Radiokulturhaus di Vienna.
Docente presso le Conservatoire National Supérieur de Musique de Paris, Louise Sibourd è la dedicataria di composizioni musicali di G. Ligeti e G. Coral, delle quali ha realizzato esecuzioni in prima assoluta e numerose registrazioni.
Sergio Cammariere chiuderà la mini rassegna, affiancato dalla sua storica band composta da: Daniele Tittarelli – sax soprano, Luca Bulgarelli – contrabbasso, Amedeo Ariano – batteria e Bruno Marcozzi – percussioni.
Lo spettacolo rispecchia l'animo e l'approccio musicale unico dell'artista, perfetta combinazione tra intensi momenti di poesia, intrisi di suadenti atmosfere jazz, e coinvolgenti ritmi latini che accendono il live con calde atmosfere bossanova. Cammariere recupera dal baule dei ricordi i suoi successi più̀ acclamati, dipingendoli di nuove sfumature: “Tempo perduto” “Via da questo mare”,
“Tutto quello che un uomo”, il brano della prima partecipazione a Sanremo (nel 2003, ottiene il terzo posto in gara, il Premio della Critica e quello come “Migliore Composizione Musicale”), in un perfetto equilibrio armonico che ne sottolinea l’intensità emotiva. Le suggestioni del pianoforte svelano la melodia de “Dalla pace del mare lontano” aprendo la strada ad un ritmo incalzante contaminato di venature latine. E ancora “L’amore non si spiega”, con il suo testo impegnato e sentimentale in cui la musica sconfina nella poesia, mentre chiude il capitolo dei ricordi la vivace e autoironica “Cantautore piccolino”. Immancabili poi i tributi e gli omaggi ai memorabili cantautori che lo hanno ispirato durate la sua carriera.
La prevendita è su www.diyticket.it.
Il costo dell’abbonamento è di euro 20.00
Costo singolo biglietto: euro 10.00 21 aprile; euro 15.00 28 aprile.
Per info: www.iconcertidelchiostro.it – 331 4591008
Facebook-Instagram: I Concerti del Chiostro
Per gli eventi sarà necessario essere in possesso del Super Green Pass a partire dai 12 anni di età (avvenuta vaccinazione contro il Covid -19 oppure certificazione di avvenuta guarigione dal Covid -19).
Gloria Romano
Ufficio stampa I Concerti del Chiostro
gen112023
L’altra sera pensavo a quanto fosse bello, di più, sublime assistere a uno spettacolo dell’orchestra di fiati e percussioni di Noha (non so perché il termine banda m’appare decisamente riduttivo) diretta dalla mia amica M° Lory Calò. Ero al teatro cavallino Bianco di Galatina tra le centinaia di convenuti al concerto di fine anno di giovedì 29 dicembre scorso, e godevo della musica degli autori imperituri come Mascagni, Šostakóvič, Verdi e Strauss, ma anche dei diciamo contemporanei (ormai anch’essi a tutti gli effetti nel novero dei classici), come Bobby Helms, Michel Jackson, André Rieu, o Louis Armstrong, senza tralasciare i motivi della tradizione natalizia non meno, come dire, eclatanti. Il tutto presentato in modo impeccabile dalla nostra Denise D’Amato, con un linguaggio studiato e connaturale insieme, nell’eleganza della dizione libera finalmente dalla marcata inflessione locale, quella che a tratti aberra dalla caratteristica modulazione della lingua nazionale.
Per la verità pensavo a questo e a molto altro, tipo alle differenze con il pressoché simultaneo (a meno di una manciata d’ore) concerto di capodanno trasmesso urbi et orbi dalla Fenice di Venezia, per non parlare dell’ancor più lussuosa esibizione delle opere liriche in mondovisione dal Musikverein di Vienna (la cui tradizione nacque nel 1939), e ne inferivo che quella galatinese non aveva nulla da invidiare alle altre rappresentazioni musicali tanto blasonate quanto foraggiate da denaro pubblico e donazioni private (meglio note come sponsorizzazioni con sgravi fiscali - a carico ancora una volta di Pantalone), onde le manifestazioni proletarie nostrane, perennemente senza fondi, hanno del miracoloso se messe a confronto con le programmazioni concertistiche da una certa latitudine in su. La stessa Fenice di Venezia, per continuare con l’esempio e per darne un’idea, registra introiti annui pari suppergiù a 28 milioni di euro, dei quali solo circa 3 milioni (poco più del 10%) da biglietteria e prestazioni; il resto mancia, nel senso di “contributi in conto esercizio”, metà dei quali a spese di stato, regione e comune, cioè nostre. Ancor più corposi i numeri della Scala di Milano che, sostanzialmente nelle stesse proporzioni, sono pari a tre volte tanto. Altro che la mangiatoia del nostro cavallino Bianco (ogni cavallino che si rispetti ne ha una, sia chiaro), ma se avessimo soltanto un quinto delle risorse di uno solo dei teatri mainstream non saremmo costretti a fare le nozze (di Figaro) coi fichi. Nel frattempo, in ossequio alla Finestra di Overton, a livello governativo si continua a blaterare sempre più insistentemente di “autonomia differenziata”: eufemismo che sta per separatismo regionale basato ancor di più sui privilegi per i territori ricchi a scapito dei più disgraziati. Indovinate quali.
Ma ritorniamo al nostro teatro comunale e alla serata organizzata per il crepuscolo dell’anno vecchio e l’inaugurazione del nuovo per ricordare l’ulteriore tocco di poesia da parte delle due graziose (emozionatissime) bambine che han recitato i rispettivi brani in versi, l’intervento di don Francesco Coluccia che ha raccontato la storia del Concerto Bandistico “San Gabriele dell’Addolorata” da lui medesimo presieduto da più o meno un decennio, e i ringraziamenti di Matteo Costantini, giovane presidente di una neonata associazione di imprese locali, che forse più che farli, i ringraziamenti, dovrebbe riceverli.
E non poteva di certo mancare l’epilogo coi fuochi d’artificio (non quelli che piovono dalla facciata della chiesa madre, ma quelli metaforici) da parte del padrone di casa, vale a dire il sindaco. Uno si aspettava la consueta retorica politica con spruzzatina di propaganda su Rinascimento o Rinascita in corso grazie all’“azione della nuova amministrazione”; e invece il leader nato (e forse anche Nato), andando ben oltre, ci ha regalato una delle sue memorabili perle. Sicché, rivolgendosi alla Lory Calò - che dal podio lo guardava attonita (così ci è parso) -, l’eletto se n’è uscito confessando di essere “invidiosissimo” del suo ruolo di direttore d’orchestra, per via del fatto che con una bacchetta il maestro riesce a far parlare [sic], voleva dire suonare, e quindi far tacere chi vuole lei, mentre a lui è toccato il ruolo di povero sindaco e – sottinteso - certi lussi non può mica permetterseli. Povera stella.
E mentre probabilmente il nostro primo cittadino – che non è uno sprovveduto - si mordeva la lingua per la battutona “dal sen fuggita” (copyright del Metastasio), i suoi followers sempre più calati nel ruolo di tifosi turibolanti, dimentichi oltretutto del fatto che certe cose dentro le istituzioni cosiddette democratiche non si dicono nemmeno per ischerzo (una bacchetta in mano al potere si chiama manganello), si spellavano le mani estasiati.
Contenti loro: c’è chi vive di solo panen, e chi si nutre di circenses, cioè di ogni cazzata che esce dalla bocca del proprio beniamino.
Antonio Mellone
ago022016
Sig. Russo Piero Luigi,
dalla sua invettiva emerge che io sia al centro di quasi tutta l’attività amministrativa svolta, secondo Lei, con poca attenzione in questi quattro anni. Al di là delle sue opinioni personali nelle quali evidentemente non mi riconosco, ritengo di poterle rispondere per le questioni di mia competenza.
Credo che i cittadini abbiano elementi per valutare serenamente l’operato dell’Amministrazione Montagna e dei miei tre anni e mezzo di impegno amministrativo. Da parte mia, Le posso dire che ho vissuto e vivo felicemente la vita sociale di Galatina uscendo per le strade, frequentando le piazze, le attività commerciali, incontrando persone, salutando e parlando con tutti i quali mi hanno onorato della loro stima, amicizia, conoscenza. E sono tantissimi, fortunatamente. Sig. Russo Piero Luigi, la mia serenità d’animo, la mia voglia di continuare a fare, a tessere relazioni, a dialogare con tutti e impegnarmi per migliorare la nostra comunità non si fermerà certo davanti alla sua rabbia e invettiva contro la mia persona. Può star certo.
Vivo a Galatina, e io e mia moglie abbiamo scelto di far crescere i nostri figli a Galatina e le posso assicurare che farò di tutto perchè loro possano amare e rispettare questa Città. Lo farò, come ho sempre fatto in vita mia, impegnandomi nel sociale, in politica e cercando di dare esempi positivi.
Ma andiamo in ordine.
Risponderò punto punto alle sue critiche quando di mia stretta competenza. Ad alcune delle sue considerazioni tra l’altro , in questi anni di amministrazione Montagna, è stata data già risposta attraverso risposte alle interrogazioni consiliari oppure attraverso note scritte pubblicate sulle varie testate giornalistiche, ma certamente, repetita iuvant.
La ‘Lampada senza luce” di Gaetano Martinez. Si è provveduto a ristrutturare l’intero vano pompe, sono stati sistemati tutti gli impianti idrici e l’impianto elettrico mettendo nelle condizioni l’impresa di effettuare anche manutenzione continuativa per un anno. L’importo era comprensivo di IVA e manutenzione per un anno. Si è fatta regolare gara d’appalto, come sempre con trasparenza e rispettando la legge. Ora la fontana funziona. Piuttosto dovremmo prenderci un po’ tutti cura di quel bene prezioso che ci ha lasciato Gaetano Martinez, rispettando e facendo rispettare semplici norme di convivenza civile come evitare di buttare nella vasca cicche, cartacce o altro ancora. Sarebbe altrettanto importante punire chi non rispetta i beni pubblici.
Rup per questioni di carattere economico-finanziario. La professionista in questione è stata incaricata con regolare procedura messa in atto dalla dirigente dott.ssa Rita Taraschi, persona sempre scrupolosa e attenta alla corretta applicazione delle norme. Il lavoro della professionista in questione è finalizzato a reperire risorse finanziarie a disposizione dell’ente. Si è reso necessario procedere con una ricognizione delle disponibilità residue a valere sui mutui già concessi dalla Cassa Depositi e Prestiti le cui opere sono state concluse. Lavoro mai svolto in precedenza, molto meticoloso ed espletato con grande impegno.
In particolare tale procedura consiste nel richiedere alla Cassa Depositi e Prestiti le erogazioni a saldo per quei mutui che presentano una disponibilità residua pari o inferiore a 5.000,00 € o nel caso di importi residui pari al 5% del mutuo a suo tempo concesso.
Il lavoro di ricognizione, che è stato espletato per il 50%, ha portato i seguenti esiti:
somme per le quali è possibile richiedere l’erogazione a saldo: € 76.957,35;
somme che possono essere destinate alla riduzione del prestito originario ovvero ad un diverso utilizzo, nuovi investimenti senza incrementare il debito: € 247.684,69
Questa ultima somma è stata destinata alla riorganizzazione degli ambienti del tribunale per ospitare uffici amministrativi del Comune tra i quali Ufficio LLPP, Urbanistica, Vigili Urbani, Anagrafe e Ufficio Commercio. La nuova organizzazione degli uffici all’ex tribunale porterà indiscutibili vantaggi all’utenza in quanto un unico luogo ospiterà più uffici e servizi a disposizione anche di utenza con difficoltà motorie. Purtroppo, attualmente, pochissimi uffici sono accessibili ai diversamente abili.
Palestra di via Montinari. Abbiamo inaugurato la palestra perchè i lavori conclusi dovevano subito portare al suo immediato utilizzo. Non si è ancora utilizzata per due motivi. Primo le società sportive di pallavolo e basket ritengono vada prima migliorato il terreno di gioco con altra superficie idonea. Due, serve maggiore collaborazione di tutti per dare seguito alle volontà politiche di un completo utilizzo delle strutture pubbliche. Non va bene che una struttura pubblica rimanga chiusa per molto tempo. L’autocritica è necessaria.
Centro Polivalente di Viale Don Bosco. La struttura è agibile, sono stati terminati i lavori appaltati e viene regolarmente utilizzata da chi ne fa richiesta. Sono stati già organizzati corsi di teatro, spettacoli di vario genere, feste, concerti e conferenze.
La struttura è stata intitolata a Pierantonio Colazzo per volere dell’Amministrazione Coluccia.
Asilo di viale Don Bosco. Abbiamo ereditato duemila problemi, quindi testa bassa e pedalare. E’ stato compiuto un grande sforzo organizzativo per risollevare il cantiere e aprire l’asilo. Ora l’asilo funziona.
Corso Porta Luce e pista ciclabile. Corso Porta Luce è parte del finanziamento PIRU-Piano Integrato Riqualificazione Urbana. E’ stato migliorato il progetto anche con la realizzazione di una pista ciclabile. Prima dell’amministrazione Montagna, Galatina aveva zero Km di piste ciclabili. Ora, grazie alla realizzazione della tangenziale sud-ovest e al miglioramento di Corso Porta Luce, possiede circa 2,5 km. E’ chiaro che ci deve essere la volontà dei cittadini e della politica per continuare a tracciare piste ciclabili se vogliamo rendere Galatina più ecosostenibile e favorire una mobilità dolce e più rispettosa dell’ambiente. La realizzazione di un ulteriore piccolo tratto di pista ciclabile tra angolo Corso d’Enghen- Corso Porta Luce passando da via Ugo Lisi - Ex Tribunale (in prossimità degli Uffici Pubblici), permetterebbe di collegare la tangenziale a tutto il Centro Storico, già zona a traffico limitato. Personalmente mi rallegro quando vedo le persone pedalare in sicurezza nella Città.
Utenze e canoni per telefonia e reti di trasmissione. C’era da fare una piccola rivoluzione. Ci stavamo provando ma non abbiamo finito il lavoro iniziato. Non conosco i dati dei primi sei mesi del 2016. Non ci sono stato. Mi sono dimesso a gennaio. Posso solo dirle che non ho mai utilizzato una scheda telefonica del comune, anche se assegnatami. Ho sempre e solo utilizzato una scheda telefonica con traffico dati pagata personalmente. Il mio numero privato era ed è anche pubblico e segnalato, sin dal 2012, sul mio profilo del sito istituzionale del Comune di Galatina.
Concerto del 27 agosto 2015 in piazza Falcone e Borsellino. Grazie alla sinergia tra diverse associazioni ad agosto del 2015 è stata organizzata una bella rassegna di arte, e cultura giovanile. Tra le diverse associazioni che hanno contribuito alla organizzazione degli eventi, c’è stata la partecipazione dell’Associazione Guerriglia Culturale che ha anche curato l’organizzazione del concerto in piazza Falcone e Borsellino. A un certo punto della serata per pochissimi minuti e prima di essere allontanato dal palco, uno dei componenti di uno dei gruppi rap che si sono esibiti ha urlato al microfono frasi irrispettose e volgari. Sia io, sia i componenti dell’associazione giovanile Guerriglia Culturale, abbiamo preso nettamente le distanze dal ragazzo maleducato che ha offeso i presenti al concerto.
Sig. Russo Piero Luigi, nelle amministrazioni pubbliche succedono tante cose. C’è chi è bravo ad intercettare fondi pubblici, chi a programmare interventi di pubblica utilità, chi a progettare. Poi bisogna realizzare gli interventi. Spesso in un unico mandato amministrativo non si riescono ad evadere tutte le fasi di un’idea. Noi abbiamo finito lavori iniziati da altri, certamente, ma abbiamo anche adeguato progetti poco completi, poi li abbiamo appaltati e li abbiamo terminati. Abbiamo utilizzato le risorse del PIRU e del PIRP (Amministrazione Antonica), abbiamo appaltato e realizzato lavori, abbiamo recuperato fondi pubblici per evitare gli allagamenti nel rione Italia, abbiamo recuperato fondi pubblici per dare nuova vita allo storico Teatro cavallino Bianco e altro ancora. Non è semplice, l’Italia è un paese che sta cercando la strada della semplificazione. Le complicazioni amministrative impongono l’acquisizione di pareri di molti enti pubblici ognuno con le sue peculiarità, le sue esigenze. Tanta burocrazia inutile frena il fare e la strada per arrivare a risultato è sempre più in salita. In tutto questo è stato fatto tanto. Perciò, giusto perché ripetere aiuta, Le allego le cose fatte perché è sempre meglio essere ricordati per le cose fatte anziché per le cose dette. Inoltre mi piace ricordare, anche a me stesso, che “Tra il dire e il fare, c’è di mezzo il ….FARE”.
Di seguito riporto i più significativi interventi effettuati e lo stato di definizione degli stessi da giugno 2012 a luglio 2016:
Lavori Pubblici
Ristrutturazione Cine Teatro cavallino Bianco. I lotto funzionale
Importo progetto I lotto funzionale: 1.300.000,00 euro
Regione Puglia: 800.000,00 euro
Comune Galatina: 500.000,00 euro
Lavori completati
Inaugurazione Teatro effettuata il 28 novembre 2015.
Adeguamento e miglioramento rete fognatura bianca Rione Italia
Importo progetto: 700,000,00 euro
Finanziamento: Regione Puglia
Lavori completati
Scuole. Tutti gli istituti comprensivi. Poli 1, Polo 2, Polo 3
Interventi di manutenzione straordinaria scuole Galatina e frazioni
Importo totale progetti: 500.000,00 euro
Finanziamento: Comune di Galatina e Ministero
Lavori completati
Riqualificazione ed efficientamento Scuola Noha e aree adiacenti.
Importo progetto: 400.000,00 euro
Finanziamento: Regione Puglia. Importo da restituire in 10 anni senza interessi.
Lavori completati
Progetto di messa in sicurezza e rifacimento via Bianchini.
Primo di tre interventi previsti ognuno di 250.000,00 euro.
Importo progetto: 250.000 euro
Finanziamento: Regione Puglia (49%) e Comune di Galatina (51%)
Lavori completati
Progetto di pavimentazione stradale e pubblica illuminazione.
Importo progetto: 300.000,00 euro
Finanziamento: Comune di Galatina
Lavori completati
Progetto di riqualificazione Corso Porta Luce.
Rifacimento e riqualificazione di Corso Porta Luce, Sostituzione Illuminazione pubblica con Pali Artistici, Realizzazione Pista ciclabile, Rifacimento tappetino stradale, Nuovo rondò incontro via d’Enghien.
Importo progetto: 250.000,00 euro
Finanziamento: PIRU
Lavori completati
Progetto di riqualificazione via principessa Iolanda, via Caforo angolo piazza Alighieri, via Giuseppina del Ponte.
Importo progetto: 250.000,00 euro
Finanziamento: PIRU
Lavori completati
Centro Polivalente viale don Bosco
Finanziamento: PIRU
Struttura inaugurata e utilizzata.
Asilo Nido viale don Bosco
Finanziamento: PIRU
Lavori completati
L’asilo è utilizzato e perfettamente funzionante.
Palestra via Montinari
Finanziamento: PIRU
In attesa di essere concessa in uso.
Ristrutturazione Cine Teatro cavallino Bianco. II lotto funzionale
Adeguamento funzionale torre scenica e utilizzo completo dei palchi.
Importo progetto II lotto funzionale: 800.000,00 euro
Regione Puglia: 800.000,00 euro
Lavori da appaltare. Procedure di Gara d’appalto avviate.
Progetto riqualificazione Ex convento Santa Chiara.
Importo progetto: 1.000.000,00 euro
Finanziamento: PIRU
Lavori in corso.
Progetto di Riqualificazione basolato centro storico.
Importo progetto: 500.000,00 euro
Finanziamento: PIRU
Gara effettuata e aggiudicata
Lavori in corso.
Di seguito alcune delle iniziative che hanno coinvolto il settore SPORT:
Utilizzo delle palestre scolastiche comunali
E’ stato difficile coordinare e definire il calendario dell’utilizzo delle palestre scolastiche comunali, ma ogni anno con l’impegno e la volontà di tutte le società sportive si è definito il calendario di utilizzo degli spazi sociali per lo sport.
Festa dello Sport 2014
La festa dello Sport “Sport Day 2014” ha visto la partecipazione di tante società sportive e di tanti ragazzi delle scuole degli istituti comprensivi. E’ stata una tre giorni di sport e partecipazione nello scenario della villetta San Francesco.
Festa dello Sport 2015
Festa dello Sport organizzata in collaborazione con SALENTIADI, le olimpiadi del Salento. Bellissimo evento sportivo interamente organizzato presso il complesso sportivo del Palazzetto dello Sport.
Green Olympic Games
Progetto che oltre a sensibilizzare sulla corretta separazione dei rifiuti per un ambiente migliore ha promosso i valori dello sport tra i più giovani.
Struttura Sportiva di Noha
La struttura sportiva di Noha ha ricominciato a vivere grazie all’impegno di alcune società sportive che l’hanno riaperta e ora quotidianamente è al servizio dei cittadini.
Patrocinio e contributi economici a varie iniziative sportive
E’ stato un piacere e un onore patrocinare numerosissime iniziative sportive tenutesi in questi anni. Un grazie va a tutte le numerosissime società sportive che iniettano energia positiva nel tessuto sociale alimentando lo spirito sportivo dei galatinesi.
Di seguito alcune delle iniziative che hanno coinvolto il settore POLITICHE GIOVANILI:
Chiostro d’Estate. Estate 2012
Concerti, presentazioni di libri, convegni, spettacoli teatrali e musicali nella cornice del Chiostro dei Domenicani, scenario suggestivo ed entusiasmante. Una serie di artisti e iniziative differenti, da Cesko degli Après la Classe al cantante folk milanese Andrea Labanca, passando per serate jazz, convegni, proiezioni di film d'epoca, dj set di artisti locali e il suggestivo concerto di Mino De Santis.
Festa della musica. Giugno 2013
Musica, cultura e arte. Queste le parole chiave della prima edizione a Galatina della Festa Europea della Musica. Dal 21 al 23 giugno 2012 sono stati tre giorni di musica tra rock, pop, hip-hop e musica popolare, presentazione di libri e una mostra di fumetti a cura di Lupiae Comix. Il tutto è stato realizzato all'interno del Chiostro del Palazzo della Cultura di Galatina e in piazza Galluccio. Tra i vari gruppi presenti alla manifestazione, I TOROMECCANICA e la GIOVANE ORCHESTRA DEL SALENTO, diretta da Claudio Prima. E’ stata notevole la presenza di giovani musicisti come i PLUG IN, CAMDEN TRIO, DYING PURPLE, T.GARAGE, SOOP & NINTAI e l’ORCHESTRA SPARAGNINA.
Ciclofficina sociale presso Mercato Coperto
Grazie alla collaborazione di alcune associazioni è nata all’interno del mercato coperto la CiclOfficina Sociale, spazio di socialità, incontro e condivisione. Un luogo dove promuovere la mobilità lenta e sostenibile, il riuso, il riciclo e la partecipazione attiva.
Mercato S…coperto,
Manifestazione realizzata all’interno dell’ex sede del Mercato Coperto in via Principessa Iolanda. Proposta rivolta al mondo giovanile della città che ha bisogno di spazi destinati alla socializzazione. L’iniziativa ha coinvolto le associazioni culturali della Città. L’iniziativa ha avuto lo scopo di rivitalizzare uno spazio di proprietà comunale in disuso, situato al centro della città e che già in passato è stato luogo deputato ad iniziative di partecipazione giovanile .All’interno dell’ex mercato coperto si sono svolti incontri d’autore, musica ed happening di discussione scientifica divulgativa.
Servizio civile nazionale
In tre anni più di venti ragazzi hanno lavorato presso il Comune di Galatina sviluppando progetti nei settori delle Politiche giovanili, Biblioteca Comunale, Museo e Ambiente. Il servizio civile è una iniziativa fondata sui principi della solidarietà sociale e vede i giovani i primi promotori del processo di partecipazione, in grado di trasformare una società in cui il cittadino è solo colui che riceve un freddo ed astratto servizio ad una società in cui tutti hanno la possibilità di essere attivi e socialmente utili.
Rassegna Giovanile NOTE A MARGINE
Note a Margine è stata una Rassegna “periferica” che ha avuto l’obiettivo di coinvolgere ed includere le Periferie della città come luoghi di riferimento alternativi e vitali, da un punto di vista non solo urbanistico ma soprattutto umano e sociale. Luoghi che spesso ispirano forme d'arte e movimenti sociali rappresentanti di un vero e proprio sottobosco multiculturale e multietnico, un workinprogress costante e perpetuo, un laboratorio continuo. Spazi inespressi e inascoltati da recuperare e trasformare, da aiutare ad emergere.
Con l'aiuto dell'associazionismo giovanile è stato scelto di selezionare alcuni “interlocutori d'eccezione” che grazie ai loro contributi hanno potuto affrontare il tema della periferia in luoghi prettamente periferici attraverso dei personali approcci che spaziano dal mondo della musica a quello del cinema, dal teatro alla letteratura, al cibo ai graffiti, dall’hip hop alla street art. La ciliegina sulla torta è stata l’opera regalata alla Città di diversi artisti di graffiti che hanno abbellito, con la loro arte, il muro della scuola di via Ugo Lisi.
Cordiali saluti
Andrea Coccioli
gen232024
Un’iniziativa che ha come obiettivo quello di sensibilizzare sul tema della “legalità responsabile” e di sviluppare una cittadinanza consapevole, con l’intenzione di promuovere l’avvicinamento alle Istituzioni nel rispetto delle regole e dei valori della solidarietà e del coraggio e che si rivolge prevalentemente ai giovani, favorendo esperienze formative che valorizzino l’educazione alla convivenza civile.
Tanti i soggetti coinvolti che si sono avvicendati stamattina sul palco del Teatro cavallino Bianco di Galatina: la musica, la danza e il teatro si sono messi a disposizione dei giovani per trasmettere i valori della solidarietà, della giustizia e del coraggio, così da far crescere una nuova generazione di cittadini consapevoli delle sfide del domani.
La conferenza teatralizzata “Coltiv@rete” sul cyberbullismo scritta, rappresentata e interpretata dal poliziotto-scrittore Domenico GERACITANO, Vice Sovrintendente della Polizia di Stato, in servizio alla Questura di Brescia, insieme ad alcuni giovani artisti, attori, ballerini e cantanti che hanno raccontato, attraverso la loro arte, attraverso la musica e le parole, come l’uso consapevole della rete passi dal coltivare buone pratiche e valori condivisi, ha riscosso molto successo fra i nostri ragazzi e docenti del Polo 1 di Galatina e Collemeto per l’alto valore pedagogico. Ha trattato della crescita dei ragazzi nell’era digitale e in particolare di come si possono contrastare il bullismo e il cyberbullismo, fenomeni sempre più frequenti che mettono a rischio la vita e la salute dei più giovani.
Libertà e buon esempio, da parte dei genitori, due parole chiave imprescindibili.
Piena di contenuto la metafora dei social come un “continente”, “un continente virtuale dove ci sono i ragazzi, le persone che guardano, Instagram, TikTok e poi… l’oceano, la piattaforma su cui si naviga. Sembra un quadro ma serve un passaporto che si ottiene al tredicesimo anno d’età”, spiega Geracitano che “se si fa anzitempo, si rischia di diventare dei personaggi prima ancora di essere diventati delle persone”.
E apre gli occhi “Fuori c’è un mondo fatto di passioni ed emozioni autentiche ed amore. Proviamo a uscire perché, prima di essere un personaggio, IO, sono una persona”.
Siamo vittime della virtualità nell’era della realtà?
Eppure, Internet non dovrebbe essere uno strumento da utilizzare in modo improprio. Internet è una finestra per creare la propria identità digitale ma, con pazienza, bisogna costruire la nostra Web Education con la nostra immagine che ci identifica. Lo smartphone è uno strumento intelligente ma che dobbiamo fermare avendo ben chiara la legge sul diritto all’oblio, installando un alert per la condivisione dei nostri dati che non vogliamo siano condivisi da altri, rivolgendoci alla Polizia Postale, al Garante della Privacy o facendo attenzione ai contatti.
Quindi, continua il poliziotto – scrittore, “Ascoltate, studiate, leggete, viaggiate perché, in questo modo, imparate ad andare oltre evitando quell’arroganza che ci intrappola nella rete!” e ancora “Coltivate la correttezza, il silenzio, i difetti, l’autostima, la noia, la sconfitta, la conoscenza…Coltiv@rete! Perché, a volte, è meglio camminare da soli che camminare con qualcuno che non comprende la direzione dei tuoi piedi”.
Il Polo 1 di Galatina e Collemeto ringrazia la Questura di Lecce, l’Ufficio Territoriale Scolastico e il Comune di Galatina per l’importante occasione concessa alla nostra scuola.
Fiorella Mastria
gen242024
L’esperienza vissuta ieri da tutti gli alunni delle classi prime e seconde del Liceo scientifico e Linguistico “A. Vallone” al cavallino Bianco ha lasciato un segno indelebile.
Parliamo della conferenza teatralizzata Coltiv@rete, evento inserito nell’ambito del progetto “DIRE FARE CAMBIARE - I RAGAZZI, LA MEMORIA E L’IMPEGNO”, organizzata dalla Polizia di Stato, patrocinata dal Comune di Galatina, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Territoriale, l’Associazione Libera, l’Associazione Nomeni per Antonio Montinaro, la Fondazione Don Tonino Bello e la Fondazione Stefano Fumarulo.
Il progetto punta a coinvolgere giovani studenti delle scuole di primo e di secondo grado nonché universitari in tutta Italia, dando vita a un percorso ricco di contenuti. Il focus è la consapevolezza delle sfide e delle opportunità nel mondo online, comprendendo i rischi che spesso sono nascostinella rete.
Uno spettacolo davvero toccante, non solo per le tematiche affrontate, ma soprattutto per le modalità in cui le stesse sono state narrate. Una interpretazione sentita e magistralmente eseguita dagli attori in scena, tra cui il POLIZIOTTO – AUTORE- ATTORE Domenico GERACITANO, Vice Sovrintendente della Polizia di Stato, in servizio alla Questura di Brescia, e tanti giovani artisti che hanno rappresentato la quotidianità del problema attraverso un linguaggio semplice e diretto.
La musica e le parole sono riuscite a toccare gli animi delle nostre studentesse e dei nostri studenti, quasi in 400 presenti a teatro e protagonisti di una mattinata che resterà impresso per molto tempo, così come testimoniato a caldo da alcune nostre studentesse intervistate ai microfoni del TG3.
“Mettere al centro il rispetto di sé stessi – sostiene Vittoria M. della 1AQT - delle altre persone, di tutti coloro che ci circondano nella vita di tutti i giorni”.
“Dobbiamo sempre schierarci dalla parte del più debole – dichiara Sofia D.L. della 2AS - e non rispondendo con la stessa violenza, perché altrimenti ci troveremo sempre punto e a capo e questo fenomeno non smetterà mai di esistere”.
Ecco cosa hanno risposto due altre nostre studentesse alle domande Che cos’è per te la legalità? e Cosa fai, nel tuo piccolo, per mettere in atto la legalità?.
“Per me la legalità è un concetto molto importante – afferma Maria Pia C. 1BSA - perché ci permette di essere cittadini più responsabili, di rispettarci l’un l’altro e vivere in una società serena. Diciamo che, ad esempio, quando frequentavo la scuola media, ho assistito a molti casi di mancata legalità (ad esempio bullismo o cyberbullismo) e ho sempre cercato di aiutare chi si trovasse in difficoltà tramite gli insegnanti oppure scrivendo un biglietto anonimo e inserendolo in un’apposita cassetta posta all’ingresso della scuola. Adesso che mi trovo in primo superiore, invece, credo ci sia un clima più sereno, fatto di rispetto per il prossimo e di reciproco aiuto nelle difficoltà”.
“Per me la legalità è ciò che ci permette di vivere – sottolinea Chiara N. della 1BSA – in una società più sviluppata, con delle regole precise che vanno rispettate. Questo ci permette il normale svolgimento della vita civile, facendo sì che tutti i cittadini si rendano conto dei loro diritti e doveri. Per mettere in atto la legalità, anche se in piccolo, cerco di rispettare sempre gli altri e l’ambiente che ci circonda, comportarmi correttamente, essere sempre gentile e responsabile, non deridere gli altri se fanno un errore ma anzi dare una mano a non ripetere più quell’errore. Cerco sempre di non avere pregiudizi e di non giudicare mai gli altri.
Teatro, musica, danza per affrontare il tema del cyberbullismo in modo diverso, diretto, efficace.
“Abbiamo immediatamente sposato il progetto – afferma la prof.ssa Angela Venneri, dirigente scolastica del Liceo Vallone di Galatina - perché riteniamo che parlare del problema del cyberbullismo e dei rischi legati alla rete non sia mai abbastanza. Ho avuto modo di apprezzare assieme ai nostri ragazzi la bravura della compagnia che ha messo in scena lo spettacolo e l’importanza dei messaggi trasmessi. Molte le metafore utilizzate che resteranno certamente impresse nei nostri studenti. Sarebbe stato bello far assistere anche i genitori, spesso chiamati in causa nella rappresentazione teatrale, ma fortunatamente lo spettacolo è online e potrebbe essere una ulteriore occasione di confronto in famiglia, perché i rischi che si nascondono nella rete sono molteplici e spesso non si riesce a contrastarli in modo efficace”.
La Puglia è la terza regione toccata dalla conferenza teatralizzata Coltiv@rete che continuerà a calcare i palchi di tutta Italia per gridare con forza il suo no al cyberbullismo.
“Un plauso alla Polizia di Stato per questa lodevole iniziativa – conclude la Venneri – che ci ha fatto comprendere ancor di più l’importanza del lavoro svolto dalle forze dell’ordine. Il nostro Liceo sosterrà sempre ogni progetto volto alla diffusione della legalità ed al contrasto ai pericoli della rete”.
Maria Rosaria Campa
lug022018
“Siamo con i Comuni di Nardò e Soleto che hanno espresso la loro contrarietà ad ospitare l’impianto di compostaggio che la Regione vuole realizzare in Salento. Ribadiamo ancora una volta la nostra contrarietà ad impianti di grandi dimensioni”. Lo dichiarano consigliere regionale del M5S Antonio Trevisi, il senatore Cataldo Mininno e il deputato Leonardo Donno. L’unico Comune che si è detto pronto ad accogliere un impianto sarebbe quello di Melpignano a condizione che si tratti di un impianto aerobico, mentre quelli previsti attualmente dalla Regione sono impianti integrati anaerobici/aerobici con produzione di biogas.
“A fronte di una provincia con 800mila abitanti - spiegano i pentastellati - produciamo circa 110mila tonnellate di umido e quindi non possiamo accettare impianti al di sopra delle 20mila tonnellate e ulteriori impianti nei Comuni che già ne ospitano altri impattanti come cavallino o Ugento. Siamo favorevoli agli impianti aerobici pubblici di taglia inferiore a 20mila tonnellate in quanto non concentrano potere economico, amministrativo e elettorale e non rendono il bilancio di un comune dipendente da royalties, generando meno problemi di trasporto dovuti alla raccolta di umido e vendita compost nei paesi limitrofi. Nonostante sia una scelta che - continuano - siamo consapevoli, comporterebbe un numero maggiore di impianti, creando preoccupazione nei cittadini dei Comuni destinati ad ospitarli, si tratta di una problematica che si può superare proprio coinvolgendo le comunità e garantendo il rispetto di un buon capitolato d’appalto da parte dei soggetti gestori dell'impianto e della raccolta”.
“I piccoli impianti di compostaggio aerobici di 20mila tonnellate massimo - proseguono i cinquestelle - devono lavorare in sinergia con quelli di comunità e di prossimità (compostiere domestiche, di condominio, di quartiere, di frazione e di Comune) che vanno sostenuti e promossi. Si tratta di impianti - concludono - che vanno in direzione della strategia rifiuti zero, pertanto non solo li condividiamo ma li adottiamo dove amministriamo e li proponiamo nel programma regionale come soluzione nel piano rifiuti”.
M5S
apr032023
Carissimi,
noi cristiani non annunciamo la teoria della risurrezione, ma proclamiamo che il Nazareno, messo a morte dagli uomini, da Dio è stato risuscitato. É in gioco una storia, un modo di vivere, non un idea! Per Israele il memoriale della Pasqua era il ricordo attualizzato, celebrato con il rituale dell'agnello pasquale, della liberazione attuata da Dio a vantaggio del suo popolo. Per noi Cristiani la Pasqua ci rimanda a Cristo, nuovo agnello, che con il dono della sua vita ci libera dalla radicale schiavitù: il peccato. Ciò che ci rende veramente chiusi è il peccato. Dunque una liberazione ci precede, una memoria ci interpella e ci coinvolge. Celebrare la Pasqua, facendone un atteggiamento esistenziale, è fare memoria di quanto ci ha preceduto, è proclamare con la vita che Gesù è risorto. Comunichiamoci l'augurio pasquale con gesti di amore, tenerezza e misericordia.
Sac. Francesco Coluccia
Parroco
2 aprile 2023 - Domenica delle Palme
ore 8.00 e 19.00 SS. Messe
ore 10.00 Commemorazione dell'Ingresso di Gesù a Gerusalemme partendo dalla Chiesa Madre per via Calvario. Benedizione delle Palme e corteo: via Calvario, via Aradeo, via Catania, via A. Magno, via della Pace, Chiesa Madonna delle Grazie. Solenne Celebrazione Eucaristica. ore 17.00 Via Crucis Cittadina: via Pigno, via Carso, via C. Augusto, via Cadorna, via della Pace, via Petronio, via C. Silla, via Marotta, via B. Croce, via Puccini, via I. Nievo, Piazza XXIV Maggio, via Calvario, via Collepasso, via Castello, P.zza S. Michele.
3 aprile 2023 -Lunedì Santo
ore 17.00 Confessioni
ore 19.00 Santa Messa
4 aprile 2023 - Martedì Santo
ore 17.00 Confessioni
ore 19.00 Santa Messa
5 aprile 2023 - Mercoledì Santo
ore 17.00 Confessioni
ore 19.00 Santa Messa
6 aprile 2023 - Giovedì Santo
ore 17 30 Confessioni
ore 19.00 Santa Messa in Coena Domini - Chiesa Madonna delle Grazie
ore 22.30 Adorazione presso il Repositorio - - Chiesa Madonna delle Grazie
7 aprile 2023 - Venerdì Santo
ore 7.30 - 15.30 Adorazione della Croce
ore 16.00 Via Crucis. Chiesa Madre
ore 17.00 Confessioni
ore 19.00 Solenne Azione Liturgica - Chiesa Madonna delle Grazie
ore 22.00 Processione con Gesù morto e la Madonna Addolorata partendo dalla Chiesa madre: via Pigno, via Corso, via C. Augusto, via Cadorna, via della Pace, via B. Croce, via Puccini, via Marconi, via Agrigento, vial. Nievo, via Calvario, via Collepasso, via Castello, P.zza S. Michele.
Parteciperanno le Autorità civili, le Associazioni ecclesiali e cittadine con i propri distintivi.
Presterà servizio l'Orchestra di Fiati "San Gabriele dell'Addolorate di Noha (Le).
8 aprile 2023 - Sabato Santo
ore 16.30 - 19.30 Confessioni - Chiesa Madre
ore 22.30 Solenne Veglia di Pasqua - Chiesa Madonna delle Grazie
9 aprile 2023 - Domenica di Pasqua
ore 8.00 e 19.00 SS. Messe - Chiesa Madre
ore 10.30 Solenne Celebrazione Eucaristica - Chiesa Madonna delle Grazie
ore 12.00 Suono delle Campane a Festa e Spettacolo di Fuochi pirotecnici a cura della Ditta Piero Coluccia da Galatina (Le) in contrada Naie e Monaca
10 aprile 2023 - Lunedì dell'Angelo
Festa della Madonna di Costantinopoli
ore 8.30 e 19.00 S. Messa' Chiesa Madonna di Costantinopoli
ore 9.30 Benedizione dei cavalli - Piazza San Michele
ore 18.15 Processione con la Madonna dalla Chiesa madre alla Chiesa Madonna di Costantinopoli accompagnata dall'Orchestra di Fiati "San Gabriele dell'Addolorata" - Noha (Le)
ore 19.30 Spettacolo musicale a cura della "Street Band Stamu Street" in Piazza San Michele.
Parrocchia "San Michele Arcangelo" Noha
apr032023
La primavera 2023 riporterà a Noha (città dei cavalli) la 67° Fiera dei cavalli trasformatasi, per una serie di motivi, in Sfilata Equestre. Il che avverrà come vuole la tradizione il lunedì di Pasquetta, giorno nel quale in loco si festeggia la Madonna di Costantinopoli. L’appuntamento è per il 10 aprile dalle ore 9.00.
Oltre alla sfilata dei cavalli avrà luogo anche il mercatino (delle pulci).
Non mancherà la tradizionale giostra calcinculo, anzi “La regina delle Giostre” inserita nel luna park con tante attrazioni per grandi e bambini.
La novità di questa edizione, nella stessa mattinata, è lo spettacolo della Falconeria dell’Anna con la presenza dell’Aquila Dorata.
Un’occasione da non perdere per vivere un’esperienza indimenticabile e per scoprire (o riscoprire) il mondo affascinante dei cavalli. E quest’anno anche quello civettuolo dei rapaci in volo.
mar282023
Il 2 aprile si celebra la Giornata Mondiale dell’Autismo, istituita nel 2007 dall’Onu.
Molti gli appuntamenti e le iniziative messe in campo in tutta Italia da enti ed associazioni per sensibilizzare e informare rispetto ai disturbi dello spettro autistico.
Anche quest’anno noi abbiamo voluto dare il nostro contributo, provando a fornire a genitori, insegnanti ma soprattutto ai nostri alunni, spunti di riflessione e consigli per affrontare l’argomento a casa e a scuola con i bambini per una maggiore inclusività e per normalizzare una condizione che colpisce una persona ogni 77.
E lo abbiamo fatto partecipando alla Tavola Rotonda, svoltasi lo scorso 23 marzo presso il Teatro cavallino Bianco di Galatina alle ore 10, organizzata dall’Ambito Territoriale di Galatina in collaborazione con l’Associazione “Amici di Nico onlus” allo scopo di contribuire alla sensibilizzazione della comunità sulla tematica, promuovere esperienze di inclusione e sensibilizzare alla partecipazione all’evento del 30 marzo 2023 “Una marcia blu ai quattro eventi” a Gallipoli alla quale prenderà parte anche una rappresentanza degli alunni del Polo 1 di Galatina e Collemeto.
“L’autismo è una parte di questo mondo, non un mondo a parte. Gli autistici hanno un modo di pensare e di vedere le cose in maniera diversa da noi, ma hanno bisogno di essere aiutati da noi. Dobbiamo trattarli alla pari”.
È con queste parole che ha esordito la dottoressa Maria Antonietta Bove, presidente dell’associazione onlus “Amici di Nico” e mamma di Nico al quale è stato diagnosticato l’autismo all’età di tre anni e mezzo e dalla cui esperienza di vita ha preso forza per portare avanti la sua campagna di sensibilizzazione, alla presenza, e gli interventi, dei Dirigenti Scolastici del Polo 1, Polo 2 e Polo 3 di Galatina, Collemeto e Noha, Luisa Cascione e Rosanna Lagna, degli esperti Equipe “Amici di Nico Onlus”, dott.sse Chiara Pedaci, Simona Vergine e Agnese Pisanello, dei sindaci Fabio Vergine (Comune di Galatina), Graziano Avantaggiato (Comune di Soleto), Giovanni Mauro (Comune di Aradeo), Giovanni Casarano (Comune di Sogliano) dell’Ambito Territoriale Sociale di Galatina e della Presidente e assessore alla pubblica istruzione Camilla Palombini.
È quindi importante spiegare l'autismo ai bambini, sia per far comprendere eventuali comportamenti che per normalizzare una condizione che caratterizza molte persone. È fondamentale insistere sul fatto che l'autismo non è una malattia e che molte persone sono nello spettro senza che nessuno se ne accorga.
Questo perché, nonostante le difficoltà nel rapportarsi a schemi sociali e comunicativi tipici, riescono a mascherare molto bene. Il masking richiede però uno sforzo enorme, quindi i bambini possono accettare i comportamenti dell'altro, dimostrandosi più inclusivi.
Se si ha un compagno o un amico autistico va trattato proprio come tutti gli altri ma con qualche accorgimento in più come, ad esempio, tenere presente che possono essere infastiditi dai suoni, che molti non amano il contatto fisico, che alcuni hanno bisogno di momenti di tranquillità, non prendere in giro i loro gusti e che fanno cose “strane”.
Ma, soprattutto, tenere presente che la comunicazione e lo scambio sono strumenti potentissimi per migliore la qualità di vita non solo del bambino autistico, ma di tutte le figure che gli ruotano intorno, adulti e gruppo dei pari.
Fiorella Mastria
nov212023
In occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, data che deve essere non solo un momento per ricordare le vittime, ma soprattutto uno stimolo in più a fare in modo che nella nostra vita quotidiana e nell’agire delle istituzioni si realizzi concretamente quel necessario percorso di sensibilizzazione continua affinché si rompa il silenzio contro ogni forma di violenza, l’Istituto Comprensivo Polo 1 di Galatina/Collemeto, in collaborazione con l’Associazione Astrea, l’Associazione Casa di Noemi, ATS Galatina, Centro Antiviolenza Malala, la Polizia di Stato, l’Associazione Galatina Letterata, CISL Lecce, CISL Scuola e FNP, Lecce – Coordinamento Politiche di Genere col patrocinio del Comune di Galatina, organizza “(Non) è Amore”, un incontro per riflettere sulle molte forme che la violenza contro le donne può assumere e sulle misure di prevenzione e intervento adottate.
Mercoledì 22 novembre, a partire dalle ore 9:00, l’incontro si svolgerà presso il Teatro cavallino Bianco di Galatina e sarà aperto agli studenti delle classi prime, seconde e terze della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto.
Le istituzioni saranno proprio le protagoniste della conferenza che parleranno ai ragazzi.
Dopo il tradizionale momento dei saluti istituzionali, del dott. Fabio Vergine (sindaco di Galatina), della dott.ssa Camilla Palombini (Assessora ai Servizi Sociali e Pubblica Istruzione e Presidentessa del Coordinamento ATS), della dott.ssa Ada Chirizzi (segretaria provinciale Cisl Lecce), seguiranno gli interventi degli ospiti, sulla base delle domande poste dai ragazzi.
L’intero panel dei relatori è composto dalla sig.ra Imma Rizzo (mamma di Noemi Durini), dall’avv. Valentina Presicce (Commissione Pari Opportunità della Provincia di Lecce, Preisidentessa dell’associazione Astrea), dal dott. Andrea Toraldo (Vice Questore aggiunto Polizia di Stato, Dirigente del Commissariato di Galatina), dalla dott.ssa Paola Gabrieli (coordinatrice Centro Antiviolenza Malala) e dall’avv. Annamaria Congedo (Consigliera comunale di Galatina). Durante l’incontro sarà proiettato il video “Non è amore”, a cura dell’associazione Astrea e Casa di Noemi, mentre, fuori dal teatro, sosterà il Camper della Polizia di Stato (Progetto Camper – Il camper della Polizia di Stato contro la violenza di genere).
A fare gli onori di casa, la dirigente scolastica del Polo 1 di Galatina/Collemeto, dott.ssa Luisa Cascione, la quale dedica alla sua scuola lavoro ed energie “per contrastare la violenza contro le donne perché è la più penetrante, inascoltata e sottovalutata violazione dei diritti umani. Solo quando si riuscirà a far pensare, a tutti, che la sopraffazione sulle donne lede la dignità umana e non è un modo ordinario di rapporto tra i sessi, forse potremmo dire di vivere in una democrazia compiuta. Trasmettere e costruire con i più giovani un nuovo modello relazionale che rifiuti odio e violenze è, infatti, un obbligo a cui le istituzioni non possono sottrarsi".
L’introduzione dei lavori è affidata al dott. Antonio Torretti (corrispondente de l’Edicola del Sud). Interventi musicali a cura dell’Orchestra Giovanile “Giovanni Pascoli”.
Fiorella Mastria
mar132016
Quanto lavoro per realizzare le attrezzature, gli elmi con le criniere, gli scudi e le loriche per i legionari romani, i calzari (rigorosamente in cuoio e spago) per tutti gli attori, dal primo fino all’ultimo comparse comprese. E poi ancora i mantelli per i soldati, la tunica color porpora di Gesù Cristo “priva di cuciture”, quella che i soldati si disputarono tirandola a sorte, e poi il vestito di Ponzio Pilato, la cappa magna del sommo sacerdote Caifa, il vestiario del Cireneo, della Madonna e dell’apostolo Giovanni, della Veronica e delle altre pie donne, il tutto foggiato dalle sarte locali; e addirittura una biga ex-novo “a due attacchi” per altrettanti cavalli costruita ad hoc per la via Crucis vivente di Noha; per non parlare della croce in legno altissima (e pesantissima) caricata in spalla al Protagonista Principale della sacra rappresentazione.
Attrezzature, costumi di scena, impianti scenografici erano tutti rigorosamente manufatti (un tempo non c’erano negozi fisici e tantomeno cataloghi on-line di costumi teatrali adatti alla bisogna: e se anche fosse, a Noha da sempre si preferisce l’arte all’industria).
Così, dopo mesi di lavoro, allestimenti, studi della sceneggiatura, prove tecniche e di recitazione, le piazze e le strade di Noha si trasformavano in un palcoscenico per il più grande spettacolo corale interpretato da attori dilettanti, giovani e meno giovani, in una serie di scene dialogate tratte fedelmente dai brani del Vangelo, quelli che narrano le ultime ore del Cristo. Per inciso diciamo che gli attori di questo teatro popolare a cielo aperto erano così “dilettanti” che nelle varie tappe della via dolorosa non era infrequente che qualcuno di questi - immedesimato talmente nella sua parte - scoppiasse in lacrime per davvero (così come, del resto, il copione prevedeva).
La rappresentazione si svolgeva in maniera itinerante per tutta la cittadina, mentre il pubblico presente fungeva da sfondo, da cornice alle scene che si susseguivano: dall’ingresso di Gesù in Gerusalemme all’ultima cena, dall’orto degli ulivi all’arresto, dal processo alla condanna a morte, dalla flagellazione al percorso fino al Golgota, con le famose tre cadute e gli incontri con i vari personaggi.
L’acme del dramma si raggiungeva con la crocifissione e la successiva deposizione. Che strazio sentire quei colpi di martello amplificati dall’altoparlante, e che commozione vedere le tre croci, ciascuna con il suo fardello umano, innalzarsi lentamente da terra grazie ad un sistema di funi e carrucole per essere finalmente infisse al suolo. Lì, di fronte al Calvario di Noha, il silenzio era interrotto soltanto dal dolore straziante di Maria, e dalle ultime emozionanti frasi del Nazareno: “Donna, ecco tuo figlio… Figlio, ecco tua madre”, e poi dall’urlo angoscioso dell’Unigenito: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato”, e ancora il tragico: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”, e infine il mesto: “Tutto è compiuto”.
Non era infrequente vedere molti spettatori del pubblico asciugarsi le lacrime per la commozione. Chi scrive, da piccolo imberbe osservatore nohano - ora nelle vesti di chierichetto, ora in quelle di narratore (nell’ultima edizione) – registrava tutto nella sua mente per poterlo raccontare un giorno. Un giorno come questo.
*****
Finalmente (se ne parlava da tempo), dopo oltre un quarto di secolo di assenza, la Passione vivente ritorna a Noha grazie all’associazione dei ragazzi del Presepe “Masseria Colabaldi” in collaborazione con la Parrocchia di “San Michele Arcangelo”. La straordinarietà di questa edizione, oltre a tutto il resto, è legata anche al fatto che si ha la fortuna di usufruire dell’incredibile naturale scenografia degli spazi del “Parco del Castello” (i “fori imperiali nohani”) che ospiteranno le prime scene della Via Crucis vivente 2016: dalla Gerusalemme dell’ultima cena al Getsemani, dal palazzo di Pilato alla colonna dell’“Ecce Homo”, e via di seguito. Il resto si snoderà tra le strade e le piazze di Noha, fino alla Resurrezione. Sarà un percorso di arte, riflessione e di grande spiritualità.
Peccato, non parteciparvi.
Il leitmotiv scelto dal parroco don Francesco Coluccia per questa rievocazione sono i piedi del viandante. Tema molto bello e stimolante, che avremo modo di meditare Domenica delle Palme, 20 marzo 2016, in notturna, a partire da piazza San Michele, con inizio alle ore 19.00.
In caso di pioggia la manifestazione verrà rinviata al martedì successivo, 22 marzo 2016, stesso orario.
Riproponiamo qui di seguito, a mo’ di conclusione di queste note e di anteprima laica alla manifestazione religiosa di domenica prossima (no, non è un ossimoro), l’elogio dei piedi di Erri De Luca, lo scrittore non credente affascinato dalla Bibbia.
Elogio dei piedi (di Erri De Luca)
Perché reggono l’intero peso.
Perché sanno tenersi su appoggi e appigli minimi.
Perché sanno correre sugli scogli e neanche i cavalli lo sanno fare.
Perché portano via.
Perché sono la parte più prigioniera di un corpo incarcerato. E chi esce dopo molti anni deve imparare di nuovo a camminare in linea retta.
Perché sanno saltare, e non è colpa loro se più in alto nello scheletro non ci sono ali.
Perché sanno piantarsi nel mezzo delle strade come muli e fare una siepe davanti al cancello di una fabbrica.
Perché sanno giocare con la palla e sanno nuotare.
Perché per qualche popolo pratico erano unità di misura.
Perché quelli di donna facevano friggere i versi di Pushkin.
Perché gli antichi li amavano e per prima cura di ospitalità li lavavano al viandante.
Perché sanno pregare dondolandosi davanti a un muro o ripiegati indietro da un inginocchiatoio.
Perché mai capirò come fanno a correre contando su un appoggio solo.
Perché sono allegri e sanno ballare il meraviglioso tango, il croccante tip-tap, la ruffiana tarantella.
Perché non sanno accusare e non impugnano armi.
Perché sono stati crocefissi.
Perché anche quando si vorrebbe assestarli nel sedere di qualcuno, viene scrupolo che il bersaglio non meriti l’appoggio.
Perché, come le capre, amano il sale.
Perché non hanno fretta di nascere, però poi quando arriva il punto di morire scalciano in nome del corpo contro la morte.
Antonio Mellone
p.s. 1
Ringrazio lo studio fotografico Pignatelli, per la riproduzione di alcune fotografie a corredo di questo pezzo. Grazie anche a Michele Vito Martella, per le altre foto che m’ha fatto pervenire tramite Whatsapp e per avermi raccontato alcuni particolari di un paio di Passioni viventi (in una delle quali egli vestì i panni del Protagonista Principale).
p.s. 2
Chiedo ai partecipanti alle Passioni viventi di allora (qualcuna superò i 110 figuranti) di raccontarci la loro esperienza, i nomi dei personaggi e dei loro interpreti, gli organizzatori, e, se possibile, d’inviarci le eventuali foto a loro disposizione sulla storia e le immagini di quegli eventi memorabili. E’ un modo come un altro per conoscere meglio le radici culturali della nostra terra, e per arricchire l’archivio di questo sito, sempre aperto e a disposizione dello studioso e del ricercatore di oggi e di domani. Un tempo non c’erano macchinette fotografiche digitali e soprattutto gli smartphone odierni con cui immortalare le immagini di ogni secondo della nostra e dell’altrui vita: bisognava essere dotati piuttosto di buone sinapsi più che di megabyte sulle periferiche.
p.s.3
Eccovi (salvo errori ed omissioni, ovviamente) i nomi degli attori che, in ordine cronologico, hanno interpretato, a partire dal 1977 il Cristo nelle Passioni viventi nohane: Gianni Guido (1977 e 1978), Michele Vito Martella (1979), Bruno Scrimieri (1980), Marcello jr. Maccagnano (primi anni ’80), Fernando Notaro (metà degli anni ’80).
*
Chiedo venia per gli eventuali refusi. Del resto non si può descrivere appieno una passione: la si può solo vivere.
Mel
mar042022
L'Ambito Territoriale Sociale di Galatina, comprendente i Comuni di Galatina, Aradeo, Cutrofiano, Neviano, Soleto e Sogliano Cavour, ha istituito "La Giornata dell'ATS di Galatina”.
La Manifestazione, prevista per il 06/03/2022, è la prima edizione.
“L'obiettivo è quello di far conoscere meglio e nel dettaglio i molteplici Servizi sociali e sociosanitari erogati dall'Ente, attuatore di un welfare sociale moderno ed efficace, a dimensione partecipata e comunitaria, che assume, quale asse strategico di sviluppo, l’apporto di tutti gli “attori sociali” del territorio”. – Spiega il Presidente del Coordinamento Istituzionale dell’ATS di Galatina dr. Antonio PALUMBO.
L’Ambito Territoriale Sociale di Galatina, nel solco delle Legge 328/00, della Legge Regionale 19/06 e relativo reg. 4/2007, in collaborazione con l’Azienda per i Servizi alla Persona “Istituto Immacolata” di Galatina, la ASL – Distretto Socio Sanitario di Galatina, le OO.SS, il Terzo settore e cittadini tutti, ha strutturato un Sistema di governance unitaria del welfare locale.
La Manifestazione evidenzierà l’articolazione di una rete di Servizi Essenziali (LIVEAS) che l’ATS di Galatina offre al cittadino/utente sin dalla sua costituzione, così come richiesto dalla Legge 8 novembre 2000, n. 328 “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali" – Coordinamento istituzionale, Ufficio di Piano, Segretariato Sociale Professionale P.U.A., Servizio Immigrazione P.U.A., Servizio Sociale Professionale e tutti i Servizi Integrati di Ambito.
Sarà anche occasione per sottolineare i traguardi raggiunti in questi anni parlando anche dell'impegno degli operatori del Terzo settore che da anni collaborano con l’ATS e dell'impegno dell'Ambito in favore di Giovani e Donne, attraverso l'istituzione di nuovi Servizi, quali gli Sportelli SPIOL (Sportelli Polifunzionali di Informazione Orientamento e Accompagnamento al Lavoro), e la costituzione del Centro Antiviolenza “Malala” di natura Pubblica a gestione Pubblica, unico esempio a livello regionale. Tra le innovazioni attuate a livello territoriale dall’ATS ricordiamo il Programma P.I.P.P.I. (Programma di Intervento per la Prevenzione dell’Istituzionalizzazione), il Centro Risorse per la Famiglia e il Pronto Intervento Sociale.
La Giornata si articolerà in due momenti, con un convegno mattutino dal titolo “Disabilità e giovani con minori opportunità: la chance del Servizio Civile Universale” c/o ex Convento S. Chiara a Galatina e con un una Serata Evento dal titolo “Black and White” c/o il Teatro cavallino Bianco di Galatina.
Prenotazioni su: https://www.boxofficediy.com/tc-events/esibizione-coro-integrato-mani-bianche-teatro-cavallino-bianco/
Ufficio Stampa
Sindaco Marcello Amante
ott232021
Dopo numerosi e opportuni lavori di ristrutturazione e un processo partecipato di sensibilizzazione della cittadinanza che ha coinvolto associazioni, istituzioni, scuole e operatori del settore, torna agibile il prestigioso Teatro cavallino Bianco di Galatina (Le) con la cerimonia inaugurale che si terrà sabato 13 novembre alle ore 10.30 (prenotazione obbligatoria) e un ricco e qualificato programma di spettacoli sostenuto da Ministero della Cultura, Regione Puglia e Città di Galatina col sindaco Marcello Amante.
Si riparte con la consapevolezza del teatro come bene pubblico, come bene comune, risorsa importante per il riscatto culturale, sociale ed economico di una città depositaria di un patrimonio culturale invidiabile (Galatina è culla del tarantismo, città ricca di beni culturali come la Basilica di Santa Caterina, di eccellenze enogastronomiche).
Anche il programma degli spettacoli impaginato dall’associazione OTSE (Associazione Theatrikès Salento Ellada) diretta da Pietro Valenti, già direttore di Emilia Romagna Teatro, nell’ambito di un progetto speciale finanziato dal Ministero della Cultura, in partnership col Comune di Galatina, Regione Puglia e AMA-Accademia Mediterranea dell’Attore di Lecce, diretta da Franco Ungaro, è coerente con una visione di teatro pubblico di prossimità, vicino ai bisogni della comunità e dei più giovani e al profilo che il cavallino Bianco ha sempre avuto come ‘Teatro di tutti’.
Un progetto che coinvolgerà gli studenti degli Istituti scolastici Superiori in attività di alternanza scuola-lavoro, attività laboratoriali e incontri con gli artisti ospiti.
L’intenso e articolato programma propone in esclusiva regionale e nazionale spettacoli di alto profilo artistico con la presenza di riconosciuti protagonisti della scena culturale e teatrale, come Marco Baliani, attore, drammaturgo, regista teatrale e scrittore tra gli inventori del teatro di narrazione, che propone una sua versione del Rigoletto di Verdi, lo stesso titolo con cui nel 1949 venne aperto il cavallino Bianco. Baliani sarà in scena sabato 13 novembre alle ore 21.
Seguiranno gli appuntamenti con: Virgilio Sieni, danzatore e coreografo, inventore di una gestualità rituale, poetica ed evocativa col suo omaggio a Dante Alighieri (16 novembre); la compagnia di operette di Corrado Abbati con Sul bel Danubio blu (17 novembre); Daniel Pennac, noto al grande pubblico per i suoi romanzi di straordinario successo che hanno per protagonisti Benjamin Malaussène, la sua squinternata famiglia e il quartiere parigino di Belleville (19 novembre); Gabriele Lavia, una delle colonne portanti del teatro italiano, che al cavallino Bianco porterà il suo recital su Leopardi (20 novembre); Nicoletta Manni, originaria di Santa Barbara di Galatina, dal 2014 prima ballerina del Teatro alla Scala di Milano che si esibirà insieme a Timofej Andrijasenko e al Maestro Luigi Fracasso (21 novembre); Mariangela Gualtieri, tra le più apprezzate poetesse italiane (25 novembre); Gino Castaldo, con le sue Lezioni di rock e gli omaggi a David Bowie e Franco Battiato (26 novembre )
Di rilevante impatto e riconoscibilità artistica saranno la nuova creazione di Fredy Franzutti, Haribaírg, con le allieve e gli allevi delle scuole di danza di Galatina, Ballet studio e Oistros balletto (23 novembre); lo spettacolo di Roberto Piumini, Mattia e il nonno, con Ippolito Chiarello e la regia di Tonio De Nitto (28 novembre); gli spettacoli rivolti alle famiglie e ai ragazzi Biancaneve, la vera storia con la regia di Michelangelo Campanale e la produzione del Crest di Taranto (14 novembre); l’attore e scrittore Fausto Romano, originario di Galatina e proiettato sulla scena internazionale col suo lavoro L’eterno riso (30 novembre)
IL FUTURO È ADESSO
13 novembre ore 10.30
Cerimonia inaugurale del cavallino Bianco di Galatina
Nel corso della cerimonia si esibirà il corpo bandistico “San Gabriele dell’Addolorata” di Noha- Galatina diretta dal m° Loredana Calò
13 novembre ore 21
RIGOLETTO: LA NOTTE DELLA MALEDIZIONE
Marco Baliani con
Giampaolo Bandini chitarra
Cesare Chiacchiaretta fisarmonica
Musiche di Giuseppe Verdi, Nino Rota, Cesare Chiacchiaretta
Produzione Società dei Concerti di Parma
In collaborazione con Teatro Regio di Parma
Rigoletto è un monologo, quindi per farlo c’è bisogno di un personaggio in carne e ossa, spirito e materia. Poter rivestire per una volta la pelle di un altro e starci dentro dall’inizio alla fine: è una gioia particolare per me che in scena da narratore non ho mai la possibilità di calarmi interamente nelle braghe di chicchessia, sempre devo stare vigile a controllare e dirigere l’intero svolgersi della vicenda. La proposta fattami dal Teatro Regio di Parma di occuparmi, a mio modo, di una “rilettura” di un’opera di Verdi, la potevo facilmente risolvere con un bel reading, lettura più musica e via così. Mi son detto però che era l’occasione buona per osare un personaggio e incarnarlo, dopo tanto tempo, tornare a mettere mano a tutte le cose che ho imparato strada facendo sul mestiere antico dell’attore e provare a costruirci sopra un testo scritto, un bel canovaccio su cui giorno dopo giorno, provando, creare un dire per niente letterario, ma concreto, materico. Compreso il trucco in faccia e il costume preso in prestito nei depositi del teatro Regio, appartenuti ai tanti Rigoletti passati da quelle parti. Poi c’è stata la mia passione per gli esseri del circo, ma quei circhi piccoli, non eclatanti, non amo i “soleil” circensi fatti di effetti speciali e artisti al limite della robotica per la bellezza scultorea e bravura millimetrica del corpo. No, preferisco la rozzezza faticosa ma meravigliosa di quei circhi dove chi strappa i biglietti te lo ritrovi dopo vestito da pagliaccio e il trapezista sa anche fare giocolerie, esseri nomadi, zingarescamente affamati di vita, mi prende uno struggimento totale quando varco quei tendoni, a percepire la fatica quotidiana di un vivere precario ma impeccabile. Volevo fare un omaggio alle cadute, alle sospensioni, alle mancanze di appoggi.
Marco Baliani
14 novembre ore 17.30
Testo, regia, scene e luci Michelangelo Campanale
con Catia Caramia, Maria Pascale, Luigi Tagliente
costumi Maria Pascale
assistente alla regia Serena Tondo
tecnici di scena Walter Mirabile e Roberto Cupertino
produzione Crest, vincitore Eolo Award 2018 e premio Padova 2017 – Amici di Emanuele Luzzati.
L’ultimo dei sette nani diventa testimone dell’arrivo di una bambina coraggiosa, che preferisce la protezione del bosco sconosciuto allo sguardo, conosciuto ma cupo, di sua madre. Una madre che diventa matrigna, perché bruciata dall’invidia per la bellezza di una figlia che la vita chiama naturalmente a fiorire. Nel bosco Biancaneve aspetta come le pietre preziose che, pazienti, restano nel fondo delle miniere, fino a quando un giorno saranno portate alla luce e potranno risplendere di luce propria ai raggi del sole.
Tutti i bambini conoscono già questa fiaba, lo spettacolo del Crest li vuole portare per mano “dietro le quinte” della storia, lì dove prendono forma e vita i personaggi, i loro sentimenti e le loro azioni, talvolta buoni e talvolta cattivi, quasi mai sempre buoni o sempre cattivi. Proprio come uno spettacolo: un po’ comico, un po’ emozionante; o come la vita che impariamo ad affrontare: un po’ dolce, un po’ irritante, un po’ divertente, un po’ inquietante, un po’.
Con questo lavoro continua il progetto che il Crest condivide con l’immaginario di Michelangelo Campanale – ricordiamo “La storia di Hansel e Gretel” (2009) e “Sposa sirena” (2012) – per raccontare ai ragazzi storie che riescano ad emozionarli davvero, senza edulcoranti e senza bugie, ma solo con grande rispetto della loro capacità di comprendere ed elaborare pensieri e opinioni in autonomia, semplicemente sulla strada della crescita.
16 novembre ore 21
PARADISO
Regia, coreografia e spazio Virgilio Sieni
musica originale Paolo Damiani
interpreti Jari Boldrini, Nicola Cisternino, Maurizio Giunti, Andrea Palumbo, Giulio Petrucci
costumi Silvia Salvaggio
luci Virgilio Sieni e Marco Cassini
allestimento Daniele Ferro
produzione Comune di Firenze, Dante 2021 comitato nazionale per le celebrazioni dei 700 anni in collaborazione con fondazione teatro Amilcare Ponchielli – Cremona
Il Paradiso di Dante ricompone il corpo secondo una lontananza che è propria dell’aura, un luogo definito dal movimento, da ciò che è mutevole. Un viaggio che si conclude nello spazio senza tempo della felicità.
Dante non è un flâneur, viaggiatore della notte alla ricerca di se stesso nelle pieghe infernali della città; né un wanderer, viandante immerso negli abissi della malinconia e letteralmente risucchiato dai paesaggi emozionali; né un passeggiatore scanzonato, come ci indica divinamente Petrarca, cioè un camminatore che tiene lontani i pensieri invadenti e si sospende nell’ “errabondare tra le valli”. È un cammino dall’umano al divino, dal tempo all’eterno. Lo spettacolo è la costruzione di un giardino e non riporta la parola della Divina Commedia, non cerca di tradurre il testo in movimento ma si pone sulla soglia di una sospensione, cerca di raccogliere la tenuità del contatto e il gesto primordiale, liberatorio e vertiginoso dell’amore. Danza dialettale che si forma per vicinanze e tattilità.
Nella prima parte la coreografia è costruita per endecasillabi di movimenti dove i versi della danza ritrovano il risuonare della rima da una terzina all’altra. Questo continuo manipolare, accarezzare e pressare lo spazio invisibile intorno ai corpi edifica un continuum di terzine sillabiche del gesto: una maniera umile per porsi nei confronti della loro magnificenza geometrica, matematica e cosmica. Allo stesso tempo il gesto scaturisce da una ricerca sullo spazio tattile e sull’aura della persona.
Nella seconda parte tutto avviene cercando nel respiro delle piante la misura per costruire un giardino quale traccia e memoria dei gesti che lo hanno appena attraversato. La coreografia è costruita portando, sollevando e depositando le piante nello spazio. Le piante, la cosa alta, restituiscono il vero senso della danza, la lingua penultima: dialettale e popolare, in grado di mettere in dialogo le persone secondo declinazioni astratte, simboliche, inventate e immediatamente inscritte nella memoria.
17 novembre ore 21
SUL BEL DANUBIO BLU
Compagnia Corrado Abbati
musiche di Johann Strauss
coreografie Giada Bardelli
direzione musicale Marco Fiorini
Poco più di 150 anni fa Johann Strauss figlio scriveva quello che sarebbe diventato il manifesto di un'intera epoca: Sul bel Danubio blu. Più che un semplice valzer, il simbolo di un mito che ancora oggi vive e si rinnova generazione dopo generazione: chi non lo conosce? Chi non lo canticchia? Un'espressione di buonumore, di voglia di vivere, di fare festa. Ecco dunque uno spettacolo pieno di gioia e di buon umore: caratteristiche tipiche di una delle più importanti espressioni di quell’epoca: l’operetta!
Una “rivista” dove il ritmo della narrazione e l’armonia degli spunti melodici unisono e fondono, in una sequenza di allegri e spensierati episodi, gli stilemi delle espressioni teatrali tipiche dell’epoca: dalla commedia all’operetta, dalla musica da ballo all’opera. Uno spettacolo pieno di leggerezza e seduzione dove, ballando un vorticoso valzer, può succedere di innamorarsi, perché questa è musica che scioglie i cuori e scalda l’anima.
Buon divertimento! Corrado Abbati
Le musiche di Strauss, Lehar, Kalmann, Abraham, sono i cardini di questo spettacolo in quanto non si tratta di una serie di arie come in un concerto, ma di una vera e propria drammaturgia in forma scenica dove la coppia lirica, quella comica, gli assieme e le coreografie si integrano in vere e proprie e scene tratte da “Il pipistrello”, “La vedova allegra”, “La principessa della czarda”, “Ballo al Savoy”, solo per citarne alcune. Ne nasce quindi uno spettacolo pieno di ritmo e praticamente privo di quei tempi morti che si trovano spesso nei libretti di ogni lavoro teatrale.
19 novembre ore 10
COMPAGNIEMIA MOUVEMENT INTERNAZIONAL ARTISTIQUE
DANIEL PENNAC
Incontro con le Scuole
19 novembre ore 21
DAL SOGNO ALLA SCENA
Un incontro teatrale
di e con Daniel Pennac
e con Pako Loffredo e Demi Licata
mise en espace Clara Bauer
musiche Alice Loup
Produzione Compagniemia – Mouvement International Artistique
Un incontro « teatrale » che nasce dal desiderio di raccontare e condividere con il pubblico il lavoro creativo di Compagniemia con Daniel Pennac, un montaggio che mette in evidenza alcuni passaggi dei suoi ultimi adattamenti teatrali uniti nella magia della scena, che disegneranno l'universo narrativo e onirico dell'autore .
"Che ci faccio qui? Che ci sto a fare dietro le quinte di questo teatro, dietro a questa porta che sta per aprirsi sul palcoscenico? Io! Su un palcoscenico! Che mi ha preso? Io che non ho mai voluto fare l'attore! Tra poco la porta si aprirà e io mi precipiterò in scena. Perché? Perché io? In che cosa ti sei andato a cacciare? Che cosa hai nella testa?"
Daniel Pennac, in scena con alcuni suoi compagni di viaggio di CompagnieMia, Pako Ioffredo e Demi Licata, con le musiche di Alice Loup e la mise en espace di Clara Bauer, entrerà dal vivo fra le pieghe dei suoi libri e dei suoi ultimi spettacoli, incontrando il pubblico in quella linea di confine fra interpretazione e narrazione, lettura e recitazione. La piuma di Pennac gioca con la poesia della scena.
E che il piacere e lo humour ci guidino!
Incontro in lingua italiana ed in lingua francese tradotta dal vivo in italiano
20 novembre ore 21
LEOPARDI
di e con Gabriele Lavia
produzione Effimera srl –
L’attore non legge né interpreta le poesie di Giacomo Leopardi, ma riversa sul pubblico, in un modo assolutamente personale nella forma e nella sostanza, le più intense liriche dei Canti e non solo, da “A Silvia” a “L’Infinito”, dal “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia” a “Il sabato del villaggio” e a “La sera del dì di festa”.
I versi leopardiani ripetono che l’amore, l’intimità rubata e immaginata fatta di attese e ricordo, i sogni senza sonno, le nobili aspirazioni dell’animo, le speranze che riscaldano lo spirito umano e che a volte svaniscono di fronte alla realtà, sono tutti elementi che rendono faticosa e impegnativa la vita, ma straordinariamente degna di essere vissuta.
È un viaggio nella profondità dell’animo umano, un nuovo omaggio al poeta, a quella sua nuova voglia di sondare la parola e il suono in un momento della sua esistenza che si tramutò in esaltante creatività artistica.
«Le poesie di Leopardi sono talmente belle e profonde che basta pronunciarne il suono, non ci vuole altro – spiega Gabriele Lavia -. Da ragazzo volli impararle a memoria, per averle sempre con me. Da quel momento non ho mai smesso di dirle. Per me dire Leopardi a una platea significa vivere una straordinaria ed estenuante esperienza. Anche se per tutto il tempo dello spettacolo rimango praticamente immobile, ripercorrere quei versi e quel pensiero equivale per me a fare una maratona restando fermo sul posto».
23 novembre ore 21
Haribaírg
performance di danza in una parte
Coreografia di Fredy Franzutti
Con Allieve e Allievi Scuole di danza: A.S.D. BALLET STUDIO / OISTROS BALLETTO
La restituzione alla comunità del contenitore che ospita il flusso della trasmissione culturale tra arte e pubblico è opportunità per elaborare il luogo come “Haribaírg” nel significato gotico che sta alla radice di “Albergo”. Ospitare, Accogliere, Custodire, Contenere sono sinonimi che possono descrivere un “luogo ricettivo” e un’attività teatrale virtuosa. L’ispirazione viene dal nome del Teatro dedicato all’operetta di Ralph Benatzky “Al cavallino Bianco” che si svolge appunto in un albergo in Baviera. La narrazione non è nel testo dell’operetta, che viene solo citata nelle atmosfere e nei personaggi, ma nel concetto allontanante di un’operetta Bavarese calata nella società, tradizioni e storia della cittadina di Galatina. Le immagini del mito di Atena, Santa Caterina, il Barocco, i riti pagani di Pietro e Paolo, la vita rurale e il Salento vengono ospitate e sovrapposte nella condizione surreale dell’albergo bavarese creando la situazione onirica e straniante come il nome del Teatro che appare senza connessione con il tessuto sociale e culturale della cittadina. Il ponte fantasioso tra Salento e Baviera, che sembrano, e sono, due estremi distanti di una parabola stilistica ed emotiva, si accorcia e trova sintesi nella figura di Carlo V d’Asburgo. La presenza dell’imperatore che governa dai paesi bassi al sud Italia, che appare nel finale della performance, offre coerenza al progetto come messaggio di unità. Non solo casualmente, anche nel finale dell’operetta, “Al cavallino Bianco”, appare un Re: deus ex machina e risolutore delle incoerenze del testo. Fredy Franzutti
25 novembre ore 21
IL QUOTIDIANO INNAMORAMENTO
rito sonoro di e con Mariangela Gualtieri
con la guida di Cesare Ronconi
Produzione Teatro Valdoca con il contributo di Regione Emilia-Romagna, Comune di Cesena
Il quotidiano innamoramento dà voce ai versi di Quando non morivo, recente silloge einaudiana di Mariangela Gualtieri, li intreccia ad altri del passato e compone tutto in una partitura ritmica ben orchestrata, con un aggancio, in questa occasione, al tema della memoria. Tutto muove dalla certezza che la poesia attui la massima efficacia nell’oralità, da bocca a orecchio, in un rito in cui anche l’ascolto del pubblico può essere ispirato, quanto la scrittura e quanto il proferire della voce.
Mariangela Gualtieri è nata a Cesena, in Romagna. Si è laureata in architettura allo IUAV di Venezia. Nel 1983 ha fondato, insieme al regista Cesare Ronconi, il Teatro Valdoca, di cui è drammaturga. Fin dall’inizio ha curato la consegna orale della poesia, dedicando piena attenzione all’apparato di amplificazione della voce e al sodalizio fra verso poetico e musica dal vivo.
Fra i testi pubblicati: Antenata (Crocetti ed.,1992 e 2020), Fuoco Centrale (Einaudi, 2003), Senza polvere senza peso (Einaudi, 2006), Sermone ai cuccioli della mia specie (L’arboreto Editore, 2006), Paesaggio con fratello rotto (libro e DVD, Luca Sossella Editore, 2007), Bestia di gioia (Einaudi, 2010), Caino, (Einaudi, 2011), Sermone ai cuccioli della mia specie con CD audio (Valdoca ed., 2012), A Seneghe. Mariangela Gualtieri/Guido Guidi (Perda Sonadora Imprentas, 2012), Le giovani parole (Einaudi, 2015), Voci di tenebra azzurra (Stampa 2009 ed., 2016), Beast of joy. Selected poems (Chelsea Editions, New York, 2018), coautrice – con Cesare Ronconi e Lorella Barlaam - dell’Album dei Giuramenti/Tavole dei Giuramenti (Quodlibet, 2019) di Teatro Valdoca, Quando non morivo (Einaudi, 2019), Paesaggio con fratello rotto (Einaudi, 2021).
26 novembre ore 10 per le Scuole
LEZIONI DI ROCK con Gino Castaldo
Ascoltare la musica, vedere la musica, raccontare la musica. Gino Castaldo, critico musicale del quotidiano “La Repubblica”, in Lezioni di Rock indaga temi e personaggi della storia del rock, ricostruendo storie, raccontando dischi, curiosità, aneddoti e testi, per guidare il pubblico nell’ascolto di opere che fanno parte della storia della musica ma anche della vita di noi tutti. Due ore di lezione ricche di canzoni memorabili e storie indimenticabili.
David Bowie L’8 gennaio 2016, giorno del sessantanovesimo compleanno, è uscito Blackstar, considerato il suo “canto del cigno”. Due giorni dopo, nella notte del 10 gennaio, David Bowie si è spento nel suo appartamento di New York. Anche la sua morte può essere considerata un’opera d’arte.
Musicista, cantautore, attore, produttore discografico, artista completo e intellettuale complesso, ha attraversato cinque decenni di evoluzione culturale, in particolare della musica rock, lasciandosi periodicamente dietro le spalle i più diversi stili con i quali si è cimentato, le più diverse immagini che ha incarnato.
Dal folk acustico all’elettronica, dal glam rock, al soul, dal cinema al video, dal palco alla scrittura, ha influenzato il pensiero, i gusti, le mode di varie generazioni del “secolo breve”.
26 novembre ore 21
LEZIONI DI ROCK Con Gino Castaldo
Franco Battiato Un colosso della cultura italiana, un intellettuale che ha usato ogni mezzo possibile per promuovere arte e bellezza, un artista che con incredibile originalità ha realizzato opere che, senza alcun dubbio resteranno nel tempo, pittore, regista, scrittore, compositore, direttore d’orchestra, cantante, autore, divo pop, e tanto altro. Ed è stato poeta, nel senso pieno del termine, perché con le parole ci ha fatto vedere cose che non avremmo visto altrimenti, provare emozioni fortissime, ci ha fatto scoprire e conoscere cose che non conoscevamo, è stato “maestro” in grado di insegnare e mostrare. E saranno proprio le sue parole a mancarci di più, quelle de “La cura” o di “Povera patria”, parole, dure e dolci, mescolate alle sue melodie, in grado di farci vedere la nostra misera vita quotidiana da altezze inarrivabili, ci mancherà la sua visione, mistica e misteriosa, e il suo saperci portare in ogni momento in ogni luogo del mondo.
28 novembre ore 17.30
MATTIA E IL NONNO
di Roberto Piumini dal romanzo omonimo pubblicato da Einaudi Ragazzi
con Ippolito Chiarello
adattamento e regia Tonio De Nitto
musiche originali Paolo Coletta
Costume Lapi Lou
Luci Davide Arsenio
Tecnico Matteo Santese
Organizzazione Francesca D’Ippolito
coproduzione Factory compagnia transadriatica , Fondazione Sipario Toscana in collaborazione con Nasca Teatri di Terra
Mattia e il nonno è un piccolo capolavoro scritto da Roberto Piumini, uno degli autori italiani più apprezzati della letteratura per l’infanzia.
In una lunga e inaspettata passeggiata, che ha la dimensione forse di un sogno, nonno e nipote si preparano al distacco, a guardare il mondo, a scoprire luoghi misteriosi agli occhi di un bambino, costellati di incontri magici e piccole avventure pescate tra i ricordi per scoprire, alla fine, che non basta desiderare per ottenere qualcosa, ma bisogna provare e soprattutto non smettere mai di cercare.
In questo delicato passaggio di consegne il nonno insegna a Mattia, giocando con lui, a capire le regole che governano l’animo umano e come si può fare a rimanere vivi nel cuore di chi si ama.
Una tenerezza infinita è alla base di questo straordinario racconto scritto con dolcezza e grande onirismo. Un lavoro che ci insegna con gli occhi innocenti di un bambino e la saggezza di un nonno a vivere la perdita come trasformazione e a comprendere il ciclo della vita.
Domenica 21 novembre ore 21
Nicoletta Manni – Timofej Andrijasenko
Passo a due da “Il Corsaro”
Musiche: Adolphe Adam Coreografie: Marius Petipa
Passo a due da “Caravaggio”
Musiche: Bruno Moretti Coreografie: Mauro Bigonzetti
Passo a due da “Luminus”
Musiche: Max Ritter Coreografie: Andras Lucaks
Maestro Luigi Fracasso
L. v BEETHOVEN Sonata in Do diesis min. op. 27 n. 2 min 17
Adagio sostenuto
Allegretto
Presto agitato
F. CHOPIN Notturno in Fa min. op. 55 n. 1
Polacca in La bemolle magg. op. 53
Nicoletta Manni, nome di punta della compagnia del Teatro alla Scala è nata e cresciuta a Santa Barbara di Galatina (Lecce, Italia).
Ha ricevuto la sua formazione iniziale presso la scuola di ballo di sua madre, a 13 anni è ammessa al 4° corso presso la Scuola di ballo del Teatro alla Scala. Nel 2009, dopo essersi diplomata all'età di 17 anni, ha ricevuto un contratto presso lo Staatsballett di Berlino sotto la direzione di Vladimir Malakhov, dove è rimasta per tre stagioni, prendendo parte in tutte le produzioni classiche e contemporanee. Sotto l'invito di Makhar Vaziev, è tornata in Italia, nella compagnia del Teatro alla Scala, debuttando con Myrtha(Giselle) e Odette/Odile nel Lago dei cigni di Rudolf Nureyev. Un anno dopo, all'età di 22 anni, è stata promossa Prima Ballerina del Teatro alla Scala. Da allora ha ballato tutti i ruoli principali, accanto a etoile e ospiti internazionali, interpretando molte nuove creazioni, oltre ai numerosi capolavori del repertorio classico.
Timofej Andrijasenko nato a Riga, in Lettonia, nel novembre 1994, dove inizia i suoi studi di balletto alla National State Academy. Nel 2009, all'età di 14 anni, ha partecipato al Concorso Internazionale di Danza "Città di Spoleto", vincendo una borsa di studio; questo premio gli consente di frequentare il Russian Ballet College di Genova diretto da Irina Kashkova, dove si diploma nel giugno 2013. Da novembre 2014, su invito di Makhar Vaziev, entra a far parte del corpo di ballo del Teatro alla Scala e nel 2018 viene promosso Primo Ballerino. è nel cast dei marinai russi in The Nutcracker di Nacho Duato ed è tra i principali interpreti di Cello Suites di Heinz Spoerli.
Luigi Fracasso, pianista italiano, di Galatina (Le) ha compiuto gli studi musicali presso il Conservatorio di Musica di Stato “T. Schipa” di Lecce, conseguendo con il massimo dei voti il Diploma di Pianoforte. Aldo Ciccolini ha scritto: “… Luigi Fracasso è un musicista vero, agguerritissimo, con idee sane sulla nostra arte e con un vivo senso della logica strumentale.”. È direttore artistico dei concerti del chiostro.
30 novembre 2021 – ore 21
L’eterno riso
di e con Fausto Romano
musiche, eseguite dal vivo, di Eva Parmenter
Produzione FAUST
I pomeriggi d’estate, in un afoso Salento, il chierichetto Faustino, di otto anni, si reca con padre Luigi a “prendere i morti” da casa per far loro il funerale. È un bambino acuto, attento e analizza il tutto con estrema curiosità cogliendo le diverse contraddizioni del rito e i lati colorati della più grande recita della vita, dove ognuno vuol togliere al morto la parte del protagonista. Incontriamo allora il becchino Rafele, che per fare il suo lavoro deve vestirsi obbligatoriamente di nero e tagliarsi i capelli; la ventriloqua Maria che colleziona presenze in chiesa; Gianni, che si è costruito da solo la propria bara finendoci dentro con una donna; il “cane degli inferi”, presente a ogni corteo funebre; la banda musicale che accelera il passo e il ritmo dei brani per tornarsene presto a casa... E ancora, il numero di manifesti mortuari perché “più manifesti ci sono, più il morto è importante”; gli strani oggetti contenenti nelle bare; le divertenti frasi di congedo e i pericolosissimi elogi funebri tenuti dagli amici del “fu”.
Fausto Romano, con la sua usuale leggerezza e intelligente vena umoristica, ci trasporta in un paesino del Salento degli anni novanta nel quale ognuno di noi potrà ritrovarsi e scoprire che la morte, alla fine, è uno spettacolo per tutti.
info: 3881814359 / 3201542153
mail: officinetse.com
www.otse.it
Prevendita online dal 28 ottobre su: www.diyticket.it
Prevendita presso la biglietteria del teatro cavallino Bianco
Via Giuseppe Grassi, n.13 – GALATINA (Le) dal giorno 26 ottobre
dal lunedì al venerdì dalle ore 16.30 alle ore 19.30
sabato dalle 10 alle 13
Prenotazione tramite centralino telefonico:
la prenotazione del biglietto e quindi del posto a sedere può essere effettuata anche
chiamando i seguenti numeri telefonici 388.1814359 / 320.1542153 a condizione che il biglietto venga poi ritirato in botteghino entro 24 ore dalla prenotazione, altrimenti la stessa viene considerata annullata.
mag192021
Venerdì 21 maggio 2021 alle ore 12:00, in modalità digitale al link https://zoom.us/j/93731437308?pwd=SUlXckIwVDNuM0ZzSlpkWHFxOHNrUT09
si terrà la conferenza stampa di presentazione della maratona partecipativa “cavallino Bianco, il futuro è ora”, 9 laboratori online che si terranno dal 24 maggio al 4 giugno, dalle 19.00 alle 21.00, per costruire insieme traiettorie condivise per il futuro del Teatro cavallino Bianco.
Con la conclusione dei lavori che hanno interessato il Teatro “cavallino Bianco”, il Comune di Galatina intende restituirlo alla pubblica fruizione, identificando le prospettive del piano di valorizzazione con i portatori di interessi, pubblici e privati. Il processo partecipativo è guidato da Mecenate 90, Associazione che in Italia svolge attività di assistenza tecnica agli Enti pubblici nei settori della valorizzazione e gestione dei beni culturali, dello sviluppo locale e della pianificazione strategica a base culturale.
Per consolidare la comunità educante e individuare il ruolo possibile del Teatro nella formazione delle giovani generazioni, i sei Istituti scolastici della Città hanno aderito all’iniziativa convocando docenti, rappresentanti di famiglie e di studenti dei propri Consigli.
Si avvia ora la fase di pieno coinvolgimento e adesione alle attività. Le comunità scolastiche, le associazioni, gli operatori della cultura, della creatività e dello spettacolo, i professionisti, gli esperti, sono invitati a ragionare insieme sui presupposti di cooperazione per la riapertura del Teatro, immaginato come hub culturale, a partire dalle esperienze e dalle competenze vissute, per raccogliere ed elaborare elementi di indirizzo come mattoni costruttivi del futuro prossimo.
Sin d’ora è possibile iscriversi all’incontro preliminare online di preparazione alla maratona programmato per venerdì 21 maggio alle 17.45:
Con la conferenza stampa si aprono le iscrizioni alla maratona vera e propria, al link https://forms.gle/13SpRg9RdmDt6fPx6
Compilando e inviando il form si ottengono tutti i link di accesso ai laboratori. In questo modo ogni partecipante può liberamente perfezionare la propria iscrizione a una o a più tappe.
Per far crescere da subito i contenuti di discussione sono previsti 2 moduli digitali immediatamente accessibili a tutti, uno per le comunità scolastiche (https://forms.gle/6imkX5PLX21DEi2X7), uno per tutti gli altri partecipanti (https://forms.gle/5jwMYDzF5FTXVV198). Verrà così alimentata una grande lavagna digitale comune pubblicata online, che crescerà con l’avanzare delle risposte e della maratona.
Sin d’ora è possibile iscriversi all’incontro preliminare online di preparazione alla maratona partecipativa, che verrà attuato venerdì 21 maggio alle 17.45:
A presentare il percorso partecipativo saranno:
Galatina, 18 maggio 2021
Ufficio Stampa
Società Cooperativa Coolclub
Piazza Giorgio Baglivi 10, Lecce
gen312024
Con Decreto 1233 del 22.12.2023 del Dipartimento delle Politiche Giovanili e del Servizio Civile Universale – Presidenza del Consiglio dei Ministri – sono stati approvati i Programmi di intervento di servizio civile universale da realizzarsi in Italia e all’estero cofinanziati con Fondi ordinari e Fondi PNRR. Tra questi anche i programmi e i progetti presentati dal Comune di Galatina in coprogrammazione e coprogettazione con una vasta rete di comuni a livello regionale. Un risultato straordinario, non solo perché per la prima volta Galatina avrà la possibilità di impiegare un totale di 24 operatori volontari, di cui 7 posti riservati a giovani con minori opportunità suddivisi su 5 differenti progetti, ma anche perché si tratta della più complessa progettazione SCU realizzata dal Comune di Galatina. Un risultato raggiunto grazie all’impegno dell’Ufficio Politiche Giovanili e del Coordinatore Responsabile del SCU, sig. Adolfo Notaro. I progetti, realizzati dalla dott.ssa Tatiana Manni per la rete dei Comuni di Galatina e Putignano e dal dott. Giampaolo Bernardi per la rete dei Comuni facenti capo a Copertino e ad Anci Puglia, si articolano su 5 aree di intervento, nello specifico: “In Reading 2023”, “MusaP 2023”, “Monitor 2023”, “Pianeta Giovani 2023” e “Up 2023”.
Il Bando, gli Avvisi di selezione e le Schede con gli elementi essenziali dei progetti sono consultabili sul sito istituzionale del Comune di Galatina, al seguente link: https://www.comune.galatina.le.it/vivere-il-comune/attivita/notizie/item/servizio-civile-universale-50.
Le domande di partecipazione devono essere presentate esclusivamente in modalità online, tramite la piattaforma DOL, entro e non oltre le ore 14.00 del 15 febbraio 2024.
Per meglio descrivere le opportunità offerte dal servizio civile, come si presenta la domanda, quali sono i progetti che saranno attivati e rispondere alle domande dei potenziali candidati, il Comune di Galatina ha organizzato un Infoday presso il Teatro cavallino Bianco di Galatina. L’evento, che si terrà il 02.02.2024 dalle ore 09:30 alle ore 12:30, sarà un momento di incontro e confronto con la comunità giovanile.
La mattinata sarà articolata in quattro momenti: saluti istituzionali, proiezione del docufilm prodotto da Rabidfilm per Regione Puglia e Apulia Film Commission intitolato “Esperienza Universale”, breve dibattito in sala tra pubblico presente ed operatori che testimonieranno l’esperienza di servizio civile e presentazione del bando, con un approfondimento sulle modalità di compilazione e trasmissione della domanda.
Nel salone interno del Teatro, che precede la sala di proiezione, saranno allestiti tre banchetti informativi presidiati dagli operatori volontari attualmente in servizio che forniranno informazioni relative ai progetti e agli enti che ospiteranno i giovani.
Il Sindaco di Galatina, Fabio Vergine, esprime grande soddisfazione per il risultato raggiunto che vede Galatina, ancora una volta, in rete con numerosi comuni, diventandone punto di riferimento a livello regionale.
Segreteria Sindaco
mar272022
Il Ministero della Cultura finanzia il progetto speciale per le attività teatrali "Meno/Restare" presentato dall'associazione “OTSE -Officine Thetrikés Salento Ellàda” che coinvolge la Città di Galatina con il teatro comunale cavallino Bianco e anche il Comune di Melpignano.
Dopo il grande successo del progetto speciale ZOI-Domani finanziato dal FUS per l'annualità 2021 e che ha visto un ricco calendario di spettacoli nel teatro cavallino Bianco a partire dalla sua inaugurazione, l'Amministrazione Amante ha accolto la richiesta di partenariato da parte dell'associazione del Presidente Pietro Valenti, per la candidatura di un nuovo progetto al Bando FUS per l'annualità 2022.
L'adesione al progetto auspicava ad un’ulteriore rilevante occasione per la valorizzazione culturale della Città e, in generale, per potenziarne la fruizione ed accrescerne l'attrattività, in termini culturali turistici, economici e sociali. E il Ministero ha suggellato in maniera importante questo rapporto.
"Il teatro a Galatina è ritornato finalmente a vivere. E questo rappresenta un beneficio pieno per la Città, in termini culturali prima e poi anche economici e sociali", poche le parole del Sindaco Marcello Amante ma piene di soddisfazione ed entusiasmo per il futuro del cavallino Bianco.
"Il partenariato con l'associazione OTSE è frutto di un'attenta valutazione da parte dell'amministrazione comunale quanto soprattutto all'esigenza primaria di rispettare i risultati emersi dal processo partecipativo in cui gli attori principali sono stati i nostri cittadini che chiedevano un teatro di comunità e del territorio, e non semplici spot pubblicitari senza nulla lasciare alla Città", così il vicesindaco Cristina Dettù.
Ufficio Stampa Marcello Amante
set122022
Ritorna la città dei cavalli, eccovi alcune immagini fotografiche della bella Sfilata Equestre di domenica 11 settembre 2022.
ott212021
Dopo opportuni e improrogabili lavori di ristrutturazione e un processo partecipato di sensibilizzazione della cittadinanza che ha coinvolto associazioni, istituzioni, scuole e operatori del settore, torna agibile il prestigioso Teatro cavallino Bianco di Galatina (Le) con la cerimonia inaugurale e un ricco e qualificato programma di spettacoli sostenuto da Ministero della Cultura, Regione Puglia e Comune di Galatina.
La conferenza stampa di presentazione del programma è convocata per venerdì 22 ottobre alle ore 11.00 a Lecce, a Palazzo Adorno in via Umberto I.
Dopo il saluto istituzionale di Stefano Minerva, presidente della Provincia di Lecce, interverranno:
Marcello Amante, sindaco di Galatina
Cristina Dettù, assessore alla Cultura del Comune di Galatina
Pietro Valenti, direttore dell’associazione OTSE - Associazione Theatrikès Salento Ellada
Franco Ungaro, direttore di AMA-Accademia Mediterranea dell’Attore di Lecce
Info: officinetse@gmail.com - www.otse.it
AMA accademia dell'attore comunicazioni
feb212022
Dopo l'inaugurazione dello scorso novembre, "Il cavallino Bianco" di Galatina torna ad alzare il sipario su una nuova rassegna teatrale di carattere aprendo le prevendite a partire da domani, martedì 22 febbraio.
Lo storico e prestigioso teatro, infatti, tornato agibile dopo numerosi interventi di ristrutturazione, è ormai una realtà perfettamente reinserita nel tessuto sociale e culturale e torna, quindi, a grande richiesta con una nuova programmazione anche quest'anno diretta da Pietro Valenti, promossa dal Comune di Galatina e messa in scena dall’associazione OTSE (Associazione Theatrikès Salento Ellàda).
Contemporanea e al tempo stesso fuori dalle logiche del tempo, la rassegna si divide tra il teatro per adulti e quello per ragazzi unendo generi e temi diversi tra monologhi, classici e riletture. Ai più giovani è dedicato "La domenica non si va a scuola", cinque spettacoli domenicali in cui si intersecano storia e scienza, teatro e danza.
La rassegna centrale prende il via ufficialmente mercoledì 16 marzo con il primo spettacolo, "Il dio bambino", testo e musiche di Giorgio Gaber e Sandro Luporini per la regia di Giorgio Gallone, interpretato dal noto attore Fabio Troiano. Il monologo approfondisce il percorso teatrale del Gaber degli anni '90, esempio emblematico di quel “teatro di evocazione” teorizzato e declinato in tutte le sue forme espressive.
A seguire, il 22 e 23 marzo va in scena "Otello Circus" di Antonio Viganò, un lavoro che attendiamo da tempo e che riporta in Puglia una Compagnia amata ed unica, con gli attori del Teatro la Ribalta-Kunst der Vielfalt, una versione dell'Otello ispirata all'opera musicale di Verdi e ambientata in un vecchio circo dove tutto sembra appassito e Otello è costretto a rappresentare la sua personale tragedia. Domenica 27 marzo, ore 20.45 fuori abbonamento, e il 28 marzo, ore 10 per il pubblico scolastico, è la volta di "Processo a Dio", dramma in due atti di Stefano Massimi per la regia di Raffaele Margiotta che rappresenta il silenzio di Dio dinanzi all'abisso dell'Olocausto e la ricerca di un colpevole da parte di un gruppo di sopravvissuti.
"La caduta di Troia dal libro II dell'Eneide" è il quarto appuntamento fissato per sabato 9 aprile. L'attesa interpretazione di Massimo Popolizio, tra gli attori più importanti del panorama nazionale, per una produzione della Compagnia Orsini incentrata sul tema dell'inganno, sarà accompagnata dalle musiche eseguite dal vivo da Stefano Saletti, Barbara Eramo e Pejman Tadayon.
Elena Bucci e Marco Sgrosso si confrontano con uno dei maggiori scrittori della nostra epoca, David Grossman, in "Caduto fuori dal tempo", il prossimo martedì 26 aprile. I due artisti rileggono per il teatro una delle opere più toccanti dello scrittore israeliano nella quale narra della drammatica perdita di un figlio e del dolore di chi resta.
Parla di maternità, invece, lo spettacolo "In nome della madre" di Erri De Luca per la regia di Gianluca Barbadori, previsto per il 6 maggio: in scena la storia di Miriàm, una ragazza della Galilea che scopre di essere incinta dopo la visita di un angelo.
Il 13 maggio, infine, la rassegna si chiude con "Museo Pasolini", di e con Ascanio Celestini, il quale si interroga su un ipotetico, possibile, auspicabile "Museo Pier Paolo Pasolini": attraverso le testimonianze di uno storico, uno psicanalista, uno scrittore, un lettore, un criminologo, un testimone che l’ha conosciuto, l’artista romano costruisce un ipotetico museo dedicato all'indimenticato artista.
Parallelamente, gli spettacoli per ragazzi: "Il codice del volo" (13 marzo), "Il mondo di Oz" (3 aprile), "Il fiore azzurro" (10 aprile), "Sapiens" (8 maggio) e "Diario di un brutto anatroccolo" (15 maggio).
“In continuità con il progetto partecipato sviluppato nel 2021, la programmazione di questa primavera, fortemente voluta, sarà ricca di momenti di condivisione con il Sistema Scolastico cittadino, con le altre realtà che operano nel territorio e con i cittadini - spiega il Direttore artistico Pietro Valenti - Ringraziamo l’Amministrazione Comunale e gli Enti pubblici e privati che sostengono il nostro lavoro. La nuova rassegna del cavallino Bianco fa parte del progetto MENO/RESTARE, che prevede due approfondimenti su Pier Paolo Pasolini e José Saramago nel centenario della loro nascita. Confidiamo anche quest’anno nella grande partecipazione del pubblico, adulti e ragazzi, per i quali abbiamo previsto anche incontri e laboratori all'interno della rassegna del TESSERE e del TRASMETTERE oltre all'allestimento dell'Odissea di Omero per il Teatro di Comunità".
"Dopo il grande successo del progetto di inaugurazione, il cavallino Bianco continua a respirare l'arte del teatro. L'amministrazione comunale si è prefissata, sin dall'inizio, un preciso obiettivo, ovvero pensare ad un rinascita della città a partire dalla cultura - commenta il sindaco di Galatina, Marcello Amante -E l'attività del cavallino Bianco contribuisce in questa strategia condivisa e fondamentale per la Città di Galatina. Nei mesi scorsi abbiamo imparato che il teatro è vita vera, partecipazione, ascolto e riflessione. Ed è quella la strada che anche in questa nuova stagione continuiamo a percorrere ponendo così le basi del futuro non solo del teatro ma della Città".
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Di seguito tutte le info su biglietti e abbonamenti:
È possibile acquistare abbonamenti e biglietti per i singoli spettacoli in prevendita online su www.diyticket.it o presso la biglietteria Teatro cavallino Bianco Via G. Grassi nr. 13 a Galatina.
ABBONAMENTI:
Spettacoli serali:
Nr. ingressi 6 : intero € 90 / ridotto € 50
Spettacoli pomeridiani:
Nr. ingressi 5: intero € 40 / ridotto € 24
Biglietteria aperta dal 22 febbraio al 4 marzo: dal lunedì al venerdì 16:30 - 19:30, sabato e domenica 10:00 - 13:00
BIGLIETTI:
Spettacoli serali:
intero € 20 / ridotto € 10
Spettacoli pomeridiani:
intero € 10 / ridotto € 6
Biglietteria aperta dal 5 marzo: martedì e giovedì 16:30 – 19:30, sabato 10:00 - 13:00
Abbonamenti e biglietti ridotti per under 25, over 65, diversamente abili, persone non autosufficienti ed i loro accompagnatori.
INFO E PRENOTAZIONI
Tel. 3287391140
dal lunedì al venerdì 16:30 – 19:30, sabato 10:00 - 13:00
Ufficio Stampa Marcello Amante
set052017
Dalle prime ore della notte, i militari del Comando Provinciale Carabinieri di Lecce, stanno eseguendo 47 provvedimenti cautelari, emessi dal GIP presso il Tribunale di Lecce su richiesta della locale D.D.A., di cui: 20 in carcere, 17 arresti domiciliari, 7 misure coercitive dell’obbligo di presentazione alla PG e 3 interdizioni temporanee dai pubblici uffici, a carico di altrettanti soggetti accusati a vario titolo di: “associazione di tipo mafioso”, “estorsione”, “associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti”, “detenzione abusiva di armi”, “ricettazione”, “rapina”, “furto aggravato”, “porto abusivo di armi”, “detenzione e spaccio di stupefacenti”, ”abuso d’ufficio”, “usura”, “favoreggiamento personale”, “falsità ideologica commessa da P.U.”, “corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio”, “rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio”, “truffa”, “minaccia aggravata” e “lesioni personali” con l’aggravante delle modalità mafiose di cui all’art. 7 L. 203/91.
L’indagine, nell’ambito della quale risultano indagati complessivamente 59 soggetti, condotta nel periodo febbraio 2013 – giugno 2016 dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Maglie, denominata “Contatto” per le molteplici infiltrazioni a vari livelli, ha consentito di disarticolare un’associazione mafiosa facente capo al clan “COLUCCIA” di Noha-Galatina, operante nel territorio della Provincia di Lecce e, in particolare, nei comuni di Sogliano Cavour, Galatina, Cutrofiano, Corigliano d’Otranto, Castrignano de’ Greci, Melpignano, Soleto, Sternatia, Cursi, Castrì di Lecce, Martano, Otranto, Calimera, Muro Leccese e cavallino.
nov102021
SABATO 13 NOVEMBRE
Alle ore 10.30 la Cerimonia inaugurale
Alle ore 20.45 lo spettacolo in esclusiva regionale
RIGOLETTO, LA NOTTE DELLA MALEDIZIONE con MARCO BALIANI
Per il Teatro cavallino Bianco e per l’intera comunità di Galatina entrerà e rimarrà a lungo nella memoria collettiva la giornata di sabato 13 novembre, quando si riapriranno al pubblico le porte dello storico Teatro cavallino Bianco, dopo 20 anni di lavori di ristrutturazione e ammodernamento. La riapertura è stata preceduta anche da un processo partecipativo della cittadinanza, a cura dell’associazione Mecenate90, che ha coinvolto associazioni, istituzioni, scuole e operatori del settore.
LA CERIMONIA
Il canonico taglio del nastro, accompagnato dalle note del Corpo Bandistico “San Gabriele dell’Addolorata” diretta dal Maestro Loredana Calò, avverrà alle ore 10.30 con la presenza del Sindaco di Galatina Marcello Amante, del Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, degli Assessori Regionali Massimo Bray e Alessandro Delli Noci e del Presidente del Consiglio regionale Loredana Capone, oltre a una numerosa partecipazione di Sindaci dell’intera Regione, delle associazioni culturali, dei cittadini e delle istituzioni scolastiche del territorio (prenotazione obbligatoria e green pass).
IL PROGRAMMA
Le porte del teatro rimarranno aperte per tutto il mese di novembre ospitando un ricco e qualificato programma di spettacoli che porterà a Galatina artisti noti al grande pubblico, da Daniel Pennac a Gabriele Lavia, da Gino Castaldo a Nicoletta Manni- Timofej Andrijasenko, da Luigi Fracasso a Virgilio Sieni, da Michelangelo Campanale a Ippolito Chiarello, da Mariangela Gualtieri a Fredy Franzutti e Corrado Abbati.
Il programma è sostenuto da Ministero della Cultura, Regione Puglia e Città di Galatina e curato dall’associazione OTSE (Associazione Theatrikès Salento Ellada) diretta da Pietro Valenti, già direttore di Emilia Romagna Teatro, nell’ambito di un progetto speciale finanziato dal Ministero della Cultura, in partnership con AMA-Accademia Mediterranea dell’Attore di Lecce, diretta da Franco Ungaro.
È possibile scaricare il programma a questo link
LO SPETTACOLO: RIGOLETTO COME NEL 1949
L’intenso e articolato programma di spettacoli si aprirà con lo stesso titolo con cui nel 1949 venne aperto il cavallino Bianco: in scena sabato 13 novembre alle ore 20,45 arriva a Galatina Marco Baliani, attore, drammaturgo, regista teatrale e scrittore tra gli inventori del teatro di narrazione, che propone una sua versione teatral-musicale del Rigoletto di Verdi.
Marco Baliani ha riscritto la vicenda del celebre buffone di Verdi, trasportandola in un circo novecentesco di secondo ordine. Il protagonista è un ex trapezista che gli anni e un grave incidente di scena, nel quale è morta la moglie, hanno ridotto a esibirsi come clown.
La nostalgia per la donna amata, la gelosa premura nei confronti della figlia, la sete di vendetta contro chi minaccia la sua purezza: i sentimenti di Rigoletto, che la musica di Verdi ha reso immortali, rivivono nell’animo e nella storia di un clown che si esibisce in un piccolo teatro di periferia.
Davanti allo specchio, mentre trasforma col trucco il suo viso, si prepara per una serata speciale, quella in cui si consumerà la sua vendetta, sotto gli occhi di tutti. Emerge il tormento che devasta il protagonista nella sua auto-confessione, e la gelosia accecante che dal privato arriva a impadronirsi della finzione scenica. Pensieri, rancori, ricordi si susseguono in un monologo accompagnato, interrotto e per certi versi ostacolato da una musica sempre presente.
L’ingresso alla cerimonia inaugurale di sabato 13 alle ore 10.30 è gratuito, con prenotazione e green pass.
Per lo spettacolo Rigoletto: biglietto: intero 20€; ridotto 10€ per under25 e over65 e soci Arci; ridotto 5€ per studenti UniSalento e Accademia di Belle Arti.
Per info e prenotazioni: 3881814359 / 3201542153
mail: officinetse.com
www.accademiaama.it
Prevendita online www.diyticket.it
apr272012
Si è svolto ieri sera presso il comitato elettorale di Giancarlo Coluccia, un interessante incontro con molti ragazzi e ragazze galatinesi. Dopo l’invito ai giovani per un confronto da parte del candidato Sindaco, numerosa e attiva è stata la loro presenza, che ha dato vita a un interessante dibattito ed ha permesso loro di proporre molte idee valide su come rendere Galatina una città a “misura di giovane”.
Tra le proposte più interessanti della serata, effettuate davanti al candidato Sindaco intento nel prendere appunti al fine di valorizzare quanto di positivo è stato avanzato dai ragazzi, ricordiamo l’esigenza di una rete wireless nel centro storico, o quanto meno nel palazzo della cultura; l’utilizzo di software liberi negli uffici comunali; la destinazione del centro polivalente che a breve verrà reso fruibile, a teatro, oppure alla creazione di uno spazio interattivo per i giovani sul modello delle Officine Cantelmo; la riqualificazione del cavallino Bianco.
“Quello di ieri non è stato un incontro fine a se stesso” afferma Giancarlo Coluccia, “ma rappresenta quello che è il nostro modo di intendere la partecipazione dei giovani, come di tutti i cittadini, nei processi decisionali”. E continua “è su questa scia che vogliamo continuare a coinvolgere ed incontrare tutte le associazioni, i cittadini, i giovani, i commercianti, gli imprenditori, convinti che solo ascoltando le istanze che vengono dal basso si possano elaborare progetti condivisi”.
ott112021
Siamo alla vigilia del Congresso del nostro partito, che sarà chiamato a rinnovare, a tutti i livelli, i propri organismi dirigenti nell’ottica di una nuova proposta politica.
Anche a Galatina saremo chiamati a cogliere questa sfida. Forse ancor più nella nostra città si avverte l’esigenza di costruire un progetto politico-amministrativo all’altezza della storia e delle aspettative della sua comunità.
Questo, sicuramente, risulta essere un compito arduo e difficile: un dato incontrovertibile è che Galatina ha perso negli anni la sua centralità, sia dal punto di politico-amministrativo, che da quello economico e culturale.
L’indiscutibile crisi economica e sanitaria causata dalla pandemia da COVID-19, ha reso ancora più evidente la necessità di una politica forte e autorevole. Ancor più se si pensa che oggi, con un piede fuori dalla pandemia, siamo chiamati a cogliere l’opportunità derivante dall’enorme mole di risorse messe in campo dal governo e dalle istituzione europee.
Inoltre, la pandemia ha palesato quanto sia importante la sanità di prossimità. Lo straordinario e coraggioso lavoro di tutto il personale sanitario del Santa Caterina Novella non solo ci ha reso orgogliosi, ma rafforza il nostro convincimento sull’importanza di un presidio ospedaliero per la città e per tutto il comprensorio. Si deve ripartire dai servizi essenziali, ma non solo.
Il piano nazionale di ripresa e resilienza noto come PNRR, apre possibilità fino a ieri inaspettate. Queste risorse sono destinate a progettare e realizzare un modello di sviluppo completamente diverso dal passato, che inciderà profondamente sul destino nostro e delle future generazioni. Il treno sta passando e Galatina ha il dovere di salirci.
In questo tempi, non possiamo permetterci amministratori inadeguati e impreparati a cogliere questa enorme sfida. Se perdurasse l’assenza di visione di questi ultimi anni, evidenziata dall’incapacità di produrre progetti, intercettare finanziamenti, alzare la qualità dei servizi, costruire relazioni fuori e dentro la città, ci farebbe perdere il treno.
È giunto il momento di porre fine a questo periodo asfittico e lo faremo mettendo in campo la forza delle nostre idee, attraverso la capacità di donne e di uomini in grado di leggere la realtà e trasformarla.
Per noi è fondamentale ripartire dalla transizione ecologica che dovrà permeare tutti gli aspetti amministrativi, consapevoli che i cambiamenti climatici sono la più grande emergenza che il mondo deve affrontare. In particolare, una città come la nostra, caratterizzata da insediamentI industriali importanti ed invasivi, ha il dovere di ripensare se stessa in questa ottica, coniugando l’innovazione tecnologica e la capacità produttiva, componendo i legittimi interessi privati all’interesse pubblico, garantendo la salute dei figli ed il lavoro dei padri.
Galatina è una città stupenda, abbiamo la fortuna di vivere nella bellezza, potremmo e dovremmo crescere con il turismo, incentivare l’impresa privata, ma oggi la nostra offerta turistica é approssimativa e improvvisata, in assenza di una conduzione pubblica che spesso rende inaccessibili molti dei nostri tesori storici e culturali. Il turismo è oggi per noi una risorsa irrinunciabile, che abbiamo il dovere di gestire con competenza e professionalità, senza indebolire la qualità della vita del centro storico; fino ad oggi lo sviluppo turistico è stato delegato ai singoli operatori del settore, tra l’altro ignorati dai più alti rappresentanti della città.
Abbiamo bisogno di un’amministrazione che sappia riconoscere e affrontare le problematiche della città senza girare la testa da un’altra parte: ne sia un esempio la crisi del commercio cittadino. La politica, quella buona, si distingue dall’improvvisazione per la sua naturale capacità di comporre gli interessi legittimi di tutti, non certo dall’attitudine al nascondere la polvere sotto il tappeto. Perché, il silenzio assordante in politica, é caratteristica propria dei manovratori e non degli amministratori.
Intere aree, spazi pubblici, Rioni della nostra città, vanno ripensati e riprogettati. Fondamentale sarà farlo in maniera partecipata e credibile per accedere a tutte le opportunità offerte dalle risorse messe in campo per la rigenerazione.
Una su tutte la Fiera, orami simbolo di inettitudine amministrativa, riguardo alla quale si è stati capaci, di fatto, solo di partorirne la prospettiva dello smantellamento, incapaci di immaginare le potenzialità economiche di una infrastruttura come questa. Eppure in un progetto organico di riqualificazione che partisse dal ponte, dal foro Boario, fino ad arrivare fino alla zona artigianale-commerciale, passando per il Quartiere Fieristico, si sarebbe potuto affrontare la questione in maniera sostanzialmente e strutturalmente diversa.
E come se non bastasse abbandono delle Frazioni, incuria degli spazi pubblici, Villa comunale, traffico, degrado urbano, cimitero, stadio comunale, arterie stradali interne e di collegamento con gli altri centri, cavallino Bianco, tutte inadeguatezze abbondantemente denunciate.
Ci rendiamo conto, ancora di più oggi, che nell’elaborare un piano di resilienza per Galatina, di dover affrontare problemi datati come se la città fosse completamente ferma ed avesse, ad un tratto, spesso di essere ambiziosa.
Possiamo affermare senza possibilità di essere smentiti che le uniche risorse ministeriali e regionali investite in città sono quelle da noi intercettate negli anni in cui abbiamo amministrato: NULLA DOPO.
Noi continuiamo a credere nella politica e nella centralità della nostra città rispetto all’intero territorio provinciale. Siamo pronti.
Siamo consapevoli che serva una prospettiva di largo respiro, non cadremo nell‘errore di pensare di essere autosufficienti. Vogliamo e dobbiamo agire insieme alle forze migliori della città, come già aveva detto in un suo intervento l’onorevole Leonardo Donno del Movimento 5 Stelle, abbiamo bisogno dar vita ad un “PATTO PER GALATINA”. Senza personalismi, senza rinunciare alle proprie identità ideali e culturali, dialogheremo con chi vorrà assumersi la responsabilità di far ripartire la città alla sola prospettiva del bene comune: UNIRE, PROGETTARE, REALIZZARE.
PARTITO DEMOCRATICO
CIRCOLI DI GALATINA E NOHA
mar302022
L’Amministrazione Comunale, da sempre promotrice della legalità e del suo valore educativo, in occasione della “ Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie” celebrata il 21 marzo, primo giorno di primavera, intende organizzare un incontro formativo rivolto ai ragazzi degli istituti secondari superiori di Galatina. Quest’anno ricorre, tra l’altro, l’anniversario dei trent’anni dalle stragi di Capaci e di Via D’Amelio a Palermo.
L’evento, dal titolo “Raccontami…”, avrà luogo giovedì 31 marzo alle ore 10.00, presso il Teatro cavallino Bianco. Raccontare ed ascoltare per conoscere, imparare, scoprire le azioni e i pensieri di uomini e donne che hanno sacrificato la loro vita per lo Stato combattendo la mafie e il crimine organizzato.
La Città di Galatina vuole unirsi al ricordo delle vittime innocenti delle mafie, del terrorismo e del dovere attraverso un dialogo aperto tra i nostri studenti e gli illustri ospiti affinché le loro parole possano rafforzare la coscienza delle nuove generazioni, immagine di speranza e impegno civile, donne e uomini della società odierna e futura.
Ad aprire l'evento il Sindaco della Città di Galatina, Marcello Amante, e la vicesindaco Cristina Dettù, assessore alla cultura e alla pubblica istruzione. Saranno presenti ed avremo l’onore di ospitare il dott. Antonio De Donno, Procuratore della Repubblica di Brindisi, che parlerà ai ragazzi della figura del giudice Giovanni Falcone; in collegamento da Palermo avremo Salvatore Borsellino, il quale racconterà del fratello, il giudice Paolo Borsellino; e, infine, Brizio Montinaro sul fratello Antonio, caposcorta del giudice Falcone. Modera Flavio De Marco, direttore editoriale del Corriere Salentino.
Ufficio Stampa Marcello Amante
nov242015
Tre giornate programmate dall'Assessorato alla Cultura della Città di Galatina, con il contributo della Regione Puglia, Assessorato all'Industria Turistica e Culturale, e la collaborazione del Club UNESCO di Galatina, ricche di appuntamenti per promuovere interesse, studio e ricerca intorno all’unicità della Basilica di Santa Caterina d’Alessandria e del suo ciclo di affreschi.
La manifestazione avrà inizio venerdì 27 novembre alle ore 18:00 con una Tavola Rotonda “Santa Caterina di Galatina” presso la Sala “Celestino Contaldo” del Palazzo della Cultura in Piazza Alighieri. Dopo gli interventi di apertura del Sindaco Cosimo Montagna e dell’Assessore alla Cultura Daniela Vantaggiato la Tavola rotonda, moderata dal Prof. Giancarlo Vallone, Preside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università del Salento e Docente di Storia del Diritto Medievale e Moderno, vedrà la partecipazione di storici dell’arte ed esperti del calibro di Antonella Cucciniello, oggi direttrice del Palazzo Reale di Napoli, del Prof. Angelo Maria Monaco, docente presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce, dello Storico dell'Arte Sergio Ortese, della Dott.ssa Rosa Stella Lorusso, della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per le province di BA, BT e FG, di Sergio Fusetti, Restauratore capo del Sacro Convento di Assisi, della Dott.ssa Sofia Giammaruco e del Padre francescano Michele Carriero, storico. L’incontro avrà come oggetto di studio e di confronto la Basilica di Santa Caterina d’Alessandria a Galatina, il suo inserimento nel contesto del tardogotico nel Salento e dei monumenti orsiniani tra Galatina e Soleto, ed in particolare il ciclo di affreschi ed il culto della Santa tra Galatina ed Assisi nella Cappella di Santa Caterina della Basilica di San Francesco.
La serata proseguirà con l'apertura al pubblico, nel Chiostro del Palazzo della cultura, nel cinquantesimo della scomparsa di Ernesto De Martino, della Mostra "Il cattivo passato - il pensiero di De Martino tra autori del passato e luoghi di oggi", a cura di Meditfilm, nell'ambito del Progetto di Antropologia visiva "Luoghi e Visioni". Le foto sono di Tommaso Faggiano e Fabrizio Lecce, i testi di Tommaso Faggiano e Francesca Casaluci, il Coordinamento scientifico del Prof. Eugenio Imbriani, Antropologo, e la progettazione grafica di Daniele De Paolis. Anteprima del seminario di studio che si terrà martedì 1 dicembre p.v.
La seconda giornata del Weekend Orsiniano, sabato 28 novembre, si aprirà alle ore 17 con l'Inaugurazione del Teatro Storico "cavallino Bianco", alla presenza del Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, madrina d’eccezione l’attrice Elena Sofia Ricci; il teatro recentemente restaurato, e quindi restituito alla sua funzione primaria di centro culturale della città, potrà così rilanciare, insieme alla valorizzazione del bellissimo Centro Storico con i suoi palazzi e le sue Chiese, e del suo unicum la Basilica di Santa Caterina d'Alessandria, l'immagine di Galatina città d'Arte.
A seguire, sempre presso il Teatro cavallino Bianco, alle ore 19,30, ospite d'eccezione del II° Weekend Orsiniano quest'anno, lo scrittore, giornalista e conduttore televisivo Gad Lerner che, reduce da "Il cortile di Francesco” ad Assisi sul tema umanità, terrà la Lectio Magistralis “I beni artistici deposito dell’umanità”; introduce il giornalista di TV 2000, Marcello Favale; numerosi gli ospiti tra cui un delegato del Ministro Dario Franceschini che porterà un messaggio d’augurio e la Dott.ssa Maria Piccarreta, Sovrintendente Belle Arti e Paesaggio per le province di Lecce, Brindisi e Taranto. La lectio verrà trasmessa in diretta su schermo gigante all'esterno del teatro stesso in Via Grassi e in Piazza San Pietro per consentire a tutti gli interessati di seguire la manifestazione nei due momenti.
Novità di quest'anno del II° Weekend Orsiniano, il Corteo Storico di Maria d'Enghien (a cura dall'Associazione "Maria d'Enghien" di Taranto), che dalle ore 20,30 percorrerà le vie del Centro Storico partendo da Piazza San Pietro per arrivare poi a Palazzo Orsini e alla Basilica di Santa Caterina, dove alle ore 21.00 inizierà un concerto del Laudario di Cortona a cura dei “Laus Nova”. Nel frattempo i cantastorie di “Raccontami Sherazade” reciteranno in Piazzetta Orsini racconti ed aneddoti del ‘300 e ‘400 galatinese.
Sempre nella serata di sabato 28 novembre a partire dalle ore 20.00 in Piazzetta Orsini, si terranno, con l'assistenza di esperte guide turistiche, visite guidate nei luoghi Orsiniani, iniziando da Palazzo Orsini, attuale Palazzo di Città, all'interno del quale sarà possibile effettuare una visita virtuale della Chiesa di Santo Stefano di Soleto (attraverso l'APP. di In-Cul.Tu.Re), proseguendo per la Basilica di Santa Caterina d’Alessandria.
Il weekend si concluderà domenica 29 novembre con i festeggiamenti civili e religiosi: la Fiera di Santa Caterina d'Alessandria, la Benedizione degli animali, come prevede la tradizione, con la statua della Santa che lasciata la Basilica di Santa Caterina in Piazzetta Orsini accompagnata dal parroco fra Rocco Cagnazzo e dai fedeli, si recherà processionalmente in Piazza Alighieri dove si svolgerà la XX Edizione della sfilata di cavalli, carrozze e carri d'epoca, con la partecipazione degli sbandieratori e dei ragazzi delle scuole che costituiranno la giuria per l’attribuzione dei premi.
Per info ed accreditamento giornalisti:
Club UNESCO Galatina
Cell. 3297864424 / 3290251349
clubunescogalatina@gmail.com; www.clubunescogalatina.it
ott122012
Mentre qualche rappresentante politico nostrano, incontrandoci per caso alla festa patronale di San Michele (di ritorno dalla titanica fatica di fungere – qui la u potrebbe essere sostituita dalla i - da orante e compunto codazzo della sacra statua portata in processione), ci riferisce verbalmente (tanto verba volant) che “mai e poi mai” lascerà qualcosa di scritto in merito allo scandalo del deserto che avanza inesorabile intorno alla vecchia scuola elementare di Noha, qualcun un altro dal “fronte opposto” – virgolette obbligatorie – sta dimostrando ancora una volta una prontezza di riflessi degna di una mummia, tanto che, se proprio volessimo rintracciarne il fantasma o ascoltarne finanche un pensierino da seconda elementare, probabilmente potremmo esser costretti ad organizzare una seduta spiritica.
Quell’unico lettore, che per caso si fosse connesso al nostro sito (compiendo un gesto altamente rivoluzionario, come quello di sottrarre del tempo a facebook), dovrebbe sapere che abbiamo ormai perso la voce per urlare nella solita desolata landa nohan-galatinese il fatto che è un vero peccato che la vecchia scuola elementare di Noha non possa essere rimessa in funzione, magari come centro socio-educativo, dopo tutti “i lavori effettuati a regola d’arte”, perchè manca l’allaccio all’energia elettrica. Pare che, pur potendo, l’azienda energetica non voglia effettuare questo benedetto innesto alla rete, in quanto sarebbe necessaria prima la costruzione in mattoni e cemento di una cabina elettrica.
Noi, a questo punto, crediamo che i nostri rappresentanti politici ed i burocrati comunali di complemento - pur rischiando un ictus da sforzo - dovrebbero spendersi un po’ di più di quanto non abbiano saputo fare fino ad oggi per fare in modo che quella spesa di unmilionetrecentomilaeuro non fosse presa e buttata direttamente nella spazzatura (ma ogni giorno che passa - senza che alcuno osi alzare paglia – in effetti quei soldi rischiano di essere stati spesi invano). E sarebbe pure ora che lo facessero senza il bisogno di questi petulanti articoli (ché poi magari qualcuno con la coda di paglia s’offende pure), o della solita raccolta di firme, delle strigliate, dei video di denuncia, delle rivendicazioni locali, della satira graffiante, delle suppliche da parte dell’“antipolitica” (vocabolo buono ormai per tutte le stagioni). Altrimenti che senso avrebbe il voto, anzi il suffragio dei cittadini? Quello del suffragio pe’ l’anima de li morti?
Invece, siamo ancora qui a scrivere che della promessa lista degli arredamenti, che quei signori preparatissimi e attenti alle istanze dei cittadini avrebbero dovuto inviare al sito di Noha, non si intravede nemmeno l’ombra; che ci sembra che siamo ancora una volta di fronte a gente pronta a svignarsela di fronte all’incipiente degrado nonostante il vento sia cambiato (in effetti oggi sembra spirare da scirocco, e gli acciacchi della politica iniziano a sentirsi tutti quanti); che a questi signori (ma anche a molti nohani, come al solito ignari di tutto) sembra non importi proprio una beneamata mazza di tutta questa storia, e tanto meno di render conto ai propri cittadini delle loro opere e soprattutto delle loro omissioni; che nell’ultima intervista al Sindaco effettuata recentemente dall’ottimo Tommaso Mascara di galatina2000, nel corso di una trentina di minuti conversazione su “programmi e cantieri aperti”, la parola “Noha” è apparsa solo di striscio, ma per altro, mentre l’espressione “vecchia scuola elementare di Noha”, risulta non pervenuta nemmeno per sbaglio. Come se uno scandalo come quello che da mesi andiamo denunciando su questo sito non fosse per nulla rilevante. Anzi, come se fosse un’inezia, una quisquilia, un’invenzione, ancora una volta, di quei rompiscatole degli “antipolitici”.
In compenso il nostro sindaco ha parlato, tra l’altro, di ristrutturazioni e creazioni di nuovi “contenitori culturali”. Però a Galatina, s’intende: non c’eravamo accorti – che sbadati che siamo - che Noha, Collemeto e Santa Barbara sono da un bel pezzo frazioni di un altro comune.
Orbene, signore e signori: uno di questi nuovi “contenitori” potrebbe essere, tanto per cambiare, il cavallino Bianco (e te pareva!).
Speriamo che almeno per quest’altra opera, prima di ogni altra architettura, anzi prima ancora dei cessi, le menti pronte a stilare avveniristici progetti di restauro, ristrutturazione o riconversione pensino almeno a quell’altro contenitore fondamentale - a quanto pare necessario ma pur sempre non sufficiente - chiamato in gergo tecnico “cabina elettrica”. Non sia mai che si fosse costretti anche in questo caso a ripiegare su di un allaccio di serie B, cioè un collegamento abborracciato di 10 kwh, anziché dei 50 necessari a far funzionare una struttura pubblica come Dio comanda.
Antonio Mellone
P.S. Gli articoli su questo tema crediamo che (purtroppo) dovranno continuare a comparire su questo sito ancora per un bel po’. E saranno a puntate anche questi ghirigori di parole, alla stessa stregua di un novello romanzo d’appendice (o d’appendicite, di genere horror).
In effetti abbiamo ancora qualcosina da dire in merito allo stato di fatto e di diritto dell’opera, in merito al concetto di “antipolitica”, e alle iniziative che abbiamo in mente di porre in essere.
Ovviamente saremo costretti a vergare le nostre considerazioni a buon mercato anche sulle ultimissime minchiate che ci è toccato di sentire. Ma questo nelle prossime puntate.
set092016
Riceviamo da una nostra lettrice, la sig.ra Delphine Cicerello, e volentieri pubblichiamo questa bella gallery relativa alla kermesse cavalli - Noha - Favola di Primavera 2016
gen082018
Ecco, proprio quello che ora i cittadini di Galatina e il Partito Democratico si aspettano dall’Amministrazione Amante: FARE.
E noi siamo qui a fare il punto delle cose da portare a termine e a chiedere a che punto siamo. E’ importante che la gente sappia da dove parte l’Amministrazione Amante e cosa deve fare nei prossimi mesi per continuare a migliorare Galatina.
Iniziamo questo 2018 ponendo sette domande urgenti al Sindaco e a alla sua Amministrazione.
E’ doveroso precisare che tutto quello che segue è stato preso in eredità dall’attuale Amministrazione Amante a seguito del concreto lavoro svolto dall’Amministrazione Montagna a guida PARTITO DEMOCRATICO.
Andrea Coccioli
Segretario Partito Democratico
Circolo di Galatina
dic102017
Si conclude martedì 12 dicembre, nel restaurato Teatro cavallino Bianco a partire dalle 18.00 sino alle 21.00, la rassegna “fil rouge” ideata, curata ed organizzata dal Centro Antiviolenza “Malala Yousafzai” dell’Ambito Territoriale del Comune di Galatina. L’ evento Formativo Multidisciplinare dal titolo “Prevenzione Legalità Certezza della Pena - Dialogo con le Istituzioni” si svolgerà con le modalità di un “dialogo” con Istituzioni, Servizi territoriali, Istituti scolastici e Forze dell’ordine, sulle tematiche della violenza di genere, violenza assistita e in particolare sulle modalità in cui giovani (minori) e donne possono rapportarsi con Esse e riferire eventuali situazioni di rischio, di cui sono vittime o delle quali sono a conoscenza, nonché i mezzi di tutela accordati dalla legge. Prevenzione, Ascolto, Valutazione del rischio, Denuncia, Effettività della Tutela, sarà questo il lungo filo rosso che attraverserà tutto il dibattito, e che sarà rappresentato anche con il sostegno degli studenti delle classi IV° degli Istituti superiori di Galatina che, guidati dal regista Fausto Romano, porteranno in scena una performance che conclude anche il progetto di sensibilizzazione avviato con loro in classe. A prendere parte all'evento sarà anche una donna vittima di violenza, che porterà la sua testimonianza forte e coraggiosa.
L'evento è accreditato dall’Ordine degli Avvocati di Lecce e dall’Ordine degli Assistenti Sociali di Puglia.
La Coordinatrice del CAV Malala
ATS Galatina
Dott.ssa Paola Gabrieli
set042007
"Sulla rivista "quiSalento" (n.12, anno VII, settembre 2007) troviamo, a firma di Antonio Mellone, il trafiletto che segue. Argomento: Noha, i cavalli e la semplicità".
cavalli e semplicità. Questo e non altro si troverà a Noha “Città dei cavalli” il prossimo 9 settembre in un grande prato a due passi dalla Chiesa della Madonna delle Grazie (di cui proprio in quel giorno si celebra la festa). Un’area ampia di terreno, bella, ricca di erbe selvatiche e profumo di natura, ancora affrancata dai soliti metri cubi di cemento, asfalto e mattoni, si riempirà dalle prime ore del mattino e fino all’ora di pranzo di cavalli e cavalieri. E ci staranno bene. I cavalli a centinaia sfileranno, gareggeranno, faranno bella mostra di se, e si divertiranno. Vinceranno un trofeo i cavalieri ed un sacco di biada i cavalli che così, in semplicità, festeggeranno come sempre la kermesse nohana.
Antonio Mellone
lug292019
Gentile Sindaco Amante e Assessore Tundo, ora basta chiacchere e lavorate per utilizzare la struttura dell'ex tribunale.
I soldi li avete. Sono passati già due anni ma non abbiamo visto i risultati sperati. Ora non c'è più tempo. Fate quello che dovete fare senza lamentarvi.
L'iniziativa del SIT-IN di giovedi 25 luglio è stata sostenuta dall'intero Partito Democratico a tutti i livelli. Confermiamo l'ottima riuscita dell'iniziativa. Tutte le persone che sono passate da quella zona, sono state veramente tante, hanno condiviso l'iniziativa e si sono augurate che l'ex tribunale potesse essere davvero il centro della pubblica amministrazione galatinese.
Certo, per farlo dovete volerlo e impegnare gli uffici di competenza. Non basta solo concedere ad una associazione le incombenze organizzative.
PALESTRA di Via Montinari. Provate a farlo funzionare meglio il palestrone senza semplicemente darlo in concessione ad una società sportiva di danza venuta da Racale. Tante società sportive di Galatina vorrebbero e avrebbero già voluto e potuto utilizzare la struttura. Invece avete preferito una società sportiva di Racale che lo ha utilizzato nell'ultimo anno.
RISTRUTTURAZIONE SCUOLA PRIMO POLO, Piazza Cesari. Fate un bando di gara per dare la possibilità a un professionista di svolgere la direzione dei lavori per spendere al meglio 1.000.000,00 di euro previsti per l'adeguamento della Scuola Polo Uno di piazza Cesari. I tecnici comunali, oberati di impegni, avrebbero difficoltà a svolgere per bene il controllo dei lavori.
CASA DEL PELLEGRINO: Fateci sapere anche a che punto sono i lavori di adeguamento della casa del pellegrino. Son passati troppi mesi dall'inizio lavori e le persone non conoscono nulla circa la fine dei lavori e il futuro utilizzo della struttura.
CINE TEATRO cavalliNO BIANCO. Tanto che ci siamo, diteci anche quando il cavallino Bianco tornerà utilizzabile e soprattutto con quale tipo di piano di gestione. Speriamo che il Teatro abbia una degna gestione senza essere assegnata a qualche associazione neonata con zero esperienza.
PERIFERIE. Ormai abbandonate a se stesse. Piazza Fedele è vandalizzata da tempo; villetta del Bersagliere è in assoluto abbandono, sporcizia, mancanza di pulizia del verde, mancanza di cestini per i rifiuti aumentano il degrado dell'area.
E' abbastanza scontato anche parlare delle scarsa attenzione delle frazioni, agli impianti sportivi inutilizzati, alla sporcizia nelle strade periferiche.
Serve maggiore impegno e maggiore trasparenza, ma al di la di tutti i ritardi e mancanze, si percepisce in modo lampante la mancanza di prospettiva e di Vision da parte di questa Amministrazione che di adopera solo quando viene "sollecitata" e per il resto del tempo vivacchia con approssimazione dimostrando incapacità organizzativa e gestionale.
Andrea Coccioli
Segretario Partito Democratico Galatina
mar232016
Egregio Assessore,
a due mesi circa dalla sua cooptazione nella giunta Montagna con la nomina ad assessore ai LL.PP. (vedremo poi il significato che assumerà questo acronimo: per lei e per noi), volevo chiederle se, nel passaggio di consegne, il suo compagno di partito (ormai dipartito), dico l’ineffabile suo predecessore ing. Coccioli, ha avuto modo di parlarle di una sua indagine in corso presso chissà quali uffici (indagine ahimè interrotta sul più bello per intervenute dimissioni) relativa ad uno dei più ingombranti scheletri nell’armadio dell’amministrazione Pantacom tuttora felicemente regnante a Palazzo Orsini: la responsabilità connessa alla dimenticanza di una cabina elettrica necessaria al funzionamento di alcuni impianti e quindi dello stesso centro Polivalente di Noha costato la bellezza di 1.300.000,00 euro di soldi nostri e atteso dagli utilizzatori finali, chiamiamoli così, esattamente da.
Non pretendo che anche lei indossi i panni di un novello Sherlock Holmes (le cocciolate non sono il mio forte), volevo tuttavia domandarle se e cosa ha escogitato per risolvere questo annoso problema, che – mi dispiace per lei, ma principalmente per noi – ha dovuto ereditare.
Non mi risponda per favore che lei non c’entra nulla, che non sono affari suoi, che non immaginava la complessità delle rogne comunali sul tappeto, ma soprattutto sotto: quando un politico prende il posto di un altro politico accetta l’eredità sic et simpliciter, senza beneficio di inventario.
Gentile Assessore, non vorrei apparirle come un inquisitore papale pronto a puntarle contro un dito lunghissimo e ossuto mentre urla: “Al rogo tutti i pubblici amministratori galatinesi!”, né mi piace stroncare parole, opere e soprattutto omissioni delle cosiddette autorità locali (e dei giornalisti al seguito) per puro esercizio di stile. E’ che quando sento, leggo o vedo alcune corbellerie tali da farmi girare la testa (in verità, in verità le dico, sono altre le cose che mi girano vorticosamente), non posso fare a meno di chiederne pubblicamente conto agli autori e ai loro responsabili, cercando, nei limiti del possibile, di evitare intercalari, epiteti e locuzioni da scomunica pontificia.
A questo proposito, non so se è a conoscenza (se lo fosse ed è rimasto inerte è grave; se non lo fosse, è ancor peggio) di un altro crimine perpetrato a Noha non più tardi di qualche giorno fa. Una mano sacrilega, comandata sicuramente da un cervelletto mentulomorfo, per “pulire” i marciapiedi dagli sporadici ciuffetti di innocua erbetta spontanea ha azionato un irroratore erbicida spruzzando di diserbante (cancerogeno) buona parte delle povere strade della frazione, lunghi segmenti di prato dei pubblici giardini Madonna delle Grazie, e [non ridere caro lettore, quell’uno che sarai, ndr.] quasi tutto il perimetro dell’orto botanico di via degli Astronauti. Roba da geni in erba (nel senso che si faranno. Magari proprio di erba).
Mi sa dire qualcosa in merito? La prego, Assessore, mi risparmi la faticaccia di chiedere lumi ai politici nohani, con il rischio concreto di eventuali risposte dello stesso acume di quelle che potrebbe formulare un’ameba con l’Alzheimer.
*
Gentile Assessore, le confesso che con il suo insediamento m’aspettavo uno Sturm und Drang un tantino diverso da quello che m’è toccato di osservare da uno dei suoi primi atti amministrativi. Non mi sto riferendo all’ennesima delibera di spesa da parte della sua Giunta per sopperire alle deficienze dei lavori in corso per quella autostrada Salerno-Reggio Calabria che è il cavallino Bianco (ormai abbiamo fatto il callo non le dico dove), ma al provvedimento di alienazione dei terreni di proprietà comunale, pubblicata a quanto pare sulla Gazzetta Ufficiale, sul Burp e sui due quotidiani più letti in loco, cioè “Il nuovo Quotidiano di Puglia” e “Il Corriere dello Sport – ed. Puglia” [poi uno si lamenta del livello culturale nostrano, ndr.].
Orbene, il terreno che riguarda Noha è un suolo in Via degli Astronauti, con destinazione D2 del PUG [chissà perché questo D2 mi ricorda tanto le zone per fabbricati artigianali, se non per supermercati o addirittura Iper: se ne sentiva giusto la mancanza a Noha e dintorni, ndr.] suddiviso in due lotti, prezzo a base d’asta € 116.240,00 ed € 21.600,00.
Ora, a prescindere dal poveretto che andrebbe a buttar via i suoi soldi per l’acquisto di quei terreni (o dalla Banca Etruria di turno che andrebbe a finanziarlo) le chiedo: ma che male fanno al Comune quei suoli pittoreschi, finalmente incolti, fatti di preziosi prati rocciosi e carsici, ricchi di tanta preistorica autoctona biodiversità, ultimo baluardo privo di cemento, asfalto e inutili volumetrie? Ma vi repelle proprio l’idea di scrollarvi di dosso l’appellativo di Giunta Attila? Vi rendete conto che, con queste genialate, ogni vostra mossa è come quella di un elefante in una biblioteca di libri antichi, e la vostra “politica” come un meteorite in una serra di orchidee?
Non mi dica, per favore, che lo fate per noi, per racimolare un po’ di soldi, magari per sopperire monetariamente alla dimenticanza di una cabina elettrica in un centro Polivalente, o per finanziare i lavori di sistemazione del puteale di una Trozza danneggiata dai Vandali, o per restaurare una torre civica e un orologio fermo dai tempi del Cretaceo, o altre amenità del genere, perché non vi crede più nessuno (eccetto i quei quattro PD, Pragmatici Devoti vostri seguaci). Meglio sarebbe lasciare il mondo così com’è, piuttosto che assediarlo in nome di un attivismo di maniera che non porta a nulla di buono.
Il fine vero, diciamocela tutta, è invece quello di batter cassa, ma nel peggiore dei modi, con la svendita cioè dei gioielli di famiglia (e i terreni, soprattutto quelli intonsi, lo sono. Capisco, la vostra cervice trova particolarmente ostico questo passaggio), pur di allungare di qualche giorno l’agonia delle finanze del nostro Comune, sempre sull’orlo di una crisi di servi.
Gentile Assessore, anche se il buongiorno si vede dal mattino, qualche possibilità vorrei lasciargliela. Le auguro, e soprattutto mi auguro in qualità di cittadino, che per il suo assessorato riesca ad utilizzare la testa e non i piedi (da cui il termine Lavori Podologici, a proposito di LL.PP., assunto di fatto dagli uffici dei suoi augusti predecessori).
Non pretendo che nella sua giunta s’annoverino dei miei ammiratori, né che facciano la ola per i miei interventi su questo sito (figurarsi), tuttavia le chiederei di evitare lo snobismo tipico fin qui registrato dai pubblici amministratori di maggioranza e di opposizione liquida (come direbbe Bauman): il far finta di nulla, il “sopire troncare” di manzoniana memoria, il bendarsi gli occhi, la bocca e le orecchie non pagano più politicamente da un pezzo.
*
Gentile Assessore, nell’augurarle buon lavoro (pubblico), attendo trepidante le sue risposte. Confido che, almeno con lei (scusi la franchezza), si riduca l’alto tasso di scemenze pro-capite che m’è toccato di sorbirmi fino all’altro ieri da parte dei suoi compagni di merende.
Con cordialità.
Antonio Mellone
P.S. La sera di domenica 20 marzo scorso, nelle strade principali di Noha ha avuto luogo una bellissima Via Crucis vivente seguita da oltre mille persone provenienti da ogni dove. Orbene, nonostante le preventive comunicazioni e gli inviti spediti al Comando, non s’è visto in giro per la frazione nessun Vigile Urbano, non per rappresentanza (non sapremmo che farcene) ma per la sicurezza delle strade e il servizio d’ordine. Evidentemente erano tutti alle prese con i sabburchi di Galatina.
feb112024
Siccome tutto sono men che un tipo politicamente corretto (ergo non è da me fare sviolinate), volevo trovare un difetto uno al Carnevale Sociale di Noha celebrato domenica scorsa. Che so io: il capello di una parrucca fuori posto, una barba finta che non sembrasse vera, un costume dai colori malamente abbinati, il principale carro carnascialesco ingrippato, una coreografia priva di sincronismo, i cavalli nohan-murgesi imbizzarriti, qualche brano musicale stonato, una pubblicità insulsa e dozzinale, un tempo molesto pronto a colpire con freddo acqua e vento febbraiuoli un’organizzazione viepiù abborracciata, un paese apatico allo stato terminale, scarsa partecipazione di pubblico intra et extra moenia, o finanche un tema di fondo acefalo, dico privo di senso compiuto.
Questa volta mi è andata male: niente di tutto questo. Anzi: colori azzeccatissimi manco fossero stati scelti da un armocromista di lungo corso; nemmeno un refolo di vento o una nuvoletta nel cielo di Noha (così bello quando è bello); non un carro in cartapesta incartapecorito o un mappamondo fuori scala. A questo s’aggiunga la colonna sonora scelta con gusto, una partecipazione da parte di cittadini e sponsor che non si vedeva dai tempi di Pappagone, il treno di Harry Potter in perfetto orario in partenza dal binario NOVE (Noha) e 3/4, gli inediti messaggi di invito alla festa da parte di Nandu Popu, Sabina Blasi e di Tekemaya (e quelli successivi di saluto proiettati su grande schermo da parte di altri amici della comunità nohana), la sicurezza della kermesse in ottime mani di responsabili, vigili urbani e Protezione Civile, e quella decina abbondante di gruppi mascherati esteticamente curati e culturalmente motivati che vanno dai bambini della scuola dell’infanzia San Michele Arcangelo di Noha a quei “ciucci longhi” di Levéra; dagli atleti della Virtus Basket agli studenti dei licei classico e scientifico di Galatina che oltretutto si sono “sfidati a singolar tenzone” sul palcoscenico di via della Pace con musica dal vivo, canti e performance teatrali interessanti e di rilevante spessore educativo (altro che la ribalta dell’Ariston a tratti impregnato di banalità, pubblicità occulte, messaggi dozzinali per masse lobotomizzate, e altre carnevalate del genere horror); dagli splendidi ragazzi di Abilmente Insieme e dei loro encomiabili accompagnatori agli esponenti di Legambiente e di Noi Ambiente e Beni Culturali travestiti da “Masci Sostenibili”; dagli Agribimbi agli altri bimbi degli Istituti Comprensivi di Galatina e Noha che, accompagnati dai loro insegnanti, pure loro in maschera, han dato il massimo con i loro balli di gruppo a soggetto studiato approfonditamente a Nohagwarts School; dagli Zorro della Furia Nohana che hanno aperto la sfilata con un elegantissimo cavallo nero del locale Centro Ippico Sant’Eligio (immagino si chiamasse Tornado, il purosangue, come il destriero di don Diego della Vega) ai vocalist arcobaleno di Gioré che han cantato in coro e a cappella in un intervallo di tempo senza tempo in cui tutto sembrava essersi fermato per l’ascolto, in religiosissimo silenzio, dei motivi preparati per l’occasione.
Ora, siccome “Il cielo è di tutti” non son mancate altre comitive di cui in questo momento mi sfugge la sigla, ma protagoniste al pari degli altri dell’eccentrico veglione all’aperto sparpagliato per strade, piazze, giardini e parchi pubblici nohani, oltre a numerosi altri singolari performer, tipo un’imperdibile Ferragni travestita da Sindaco (con la differenza che questa volta i pandori, più che sponsorizzarli, il personaggio se li era mangiati tutti), un cabarettista scafato, mattatore dello spettacolo collettivo, un fotografo travestito da Antonio Mellone e l’Albino Campa truccato da Nohaweb.
A proposito di Sindaco, salvo errori e omissioni, sembra che il nostro primo cittadino si fosse volatilizzato nel nulla, eclissato, scomparso dalla circolazione, roba da interpello senza indugio di “Chi l’ha visto?”. Eppure s’è provato a rintracciarlo nel gruppo dei clown e in quello dei venditori di pentole, ma niente da fare: avranno prevalso sicuramente le sue proverbiali ritrosia e discrezione.
Infine il tema della Pace scelto dagli organizzatori. Non penso proprio si trattasse dell’ecumenica Pace Nel Mondo stile Miss Italia o di quella tipica degli scemi di guerra che, insieme ai giornali al servizio delle macro-direttive a tavolino, usano stilare ignominiose liste di proscrizione di “conniventi con il nemico”, ma quella di chi scende in piazza chiedendo l’impegno diretto di tutti per i cessate il fuoco immediati e l’avvio degli armistizi, invoca la riduzione delle spese militari e quindi lo stop all’invio di armi a destra e a manca, pretende l’apertura dei canali per gli aiuti umanitari e il blocco immediato dell’“esportazione della democrazia” a suon di bombe sui popoli inermi da parte del “moralmente superiore Occidente”.
Il tutto egregiamente sintetizzato, tra gli altri, dai due striscioni presentati dai liceali in corteo: il primo con impresso l’ormai obliato l’art. 11 della Costituzione Italiana, l’altro con una mordace citazione dell’intramontabile Bertolt Brecht: “Generale, l’uomo fa di tutto. Ma ha un difetto: può pensare”.
Organizzatori e partecipanti tutti, nessun difetto: bravi.
E non meritate 9 e ¾, ma stavolta dieci e lode.
Antonio Mellone
mar052013
Questo trafiletto, con alcune varianti, è stato pubblicato su quiSalento del mese di marzo 2013
E’ un festival a cinque stelle quello dei cavalli di Noha che ha luogo come sempre il lunedì di pasquetta sul grande prato limitrofo alla chiesetta dedicata alla Madonna di Costantinopoli o delle Cuddhrure, dal mattino fino all’ora del desco. Anche quest’anno, provenienti da tutta la Puglia, centinaia di cavalli di ogni razza e taglia, guidati dai loro cavalieri, alcuni in sella altri su traini, barocci e carrozze, verranno a Noha per la scampagnata e, giacché ci sono, per esibirsi nelle loro specialità, come la forza, il trotto, la velocità e la bellezza. Il premio-ricordo, come vuole la storia, toccherà a tutti.
Se fosse consentito loro, anche i cavalli nohani firmerebbero la petizione “Basta strade inutili”, contro lo scempio del cemento, dell’asfalto e degli interessi privati. Le strade che già abbiamo bastano e avanzano. A noi ed ai nostri cavalli non servono nuovi viadotti o superstrade asfaltate a quattro corsie (o a quattro follie), ma le strade bianche, quelle di una volta in terra battuta con la vegetazione al centro, le uniche che bisognerebbe riscoprire e tutelare, e dunque mai bitumare.
Questa è la sola strada in grado di portarci verso un futuro migliore.
mar162016
Il 18 marzo 2016 andrà in scena, nel rinnovato Teatro cavallino Bianco per la stagione di prosa 2016 organizzata dalla Città di Galatina in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese (TPP) e con il Patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MiBACT) e della Regione Puglia - Assessorato all’Industria Turistica e Culturale, “l’ape regina dei geni”. Questo è l’appellativo di Misia Sert, la prima talent scout della storia. A lei è dedicato lo spettacolo IO SONO MISIA.
Dopo il successo di “Malamore”, Premio Flaiano, Lucrezia Lante della Rovere continua a dare vita a profili di donne straordinarie che hanno costruito la cultura del ‘900. Con la sensibile regia di Francesco Zecca e un testo inedito del poeta Vittorio Cielo, rivela al pubblico italiano l’incredibile storia e la fascinosa personalità di Misia Sert. Straordinaria mecenate – a lei dobbiamo la scoperta, fra gli altri, di Cocò Chanel – il cui salotto parigino era frequentato da Pablo Picasso, Paul Morand, Claude-Achille Debussy, fu ritratta da Pierre-Auguste Renoir e da Henri de Toulouse-Lautrec, ispirò Jean Cocteau e fu definita da Marcel Proust “un monumento di storia, collocata nell’asse del gusto francese come l’obelisco di Luxor nell’asse degli Champs Elysées”.
Prezzo del biglietto:
1 settore – intero 20,00€ / ridotto 18,00€
2 settore – intero 18,00€ / ridotto 15,00€
Orario della rappresentazione:
porta ore 20:30 / sipario ore 21:00
Vendita dei biglietti:
Il servizio di vendita degli abbonamenti e dei biglietti è disponibile presso l’Ufficio IAT (via Vittorio Emanuele II, 35 – Torre dell’Orologio) tutti i giorni dalle 09:30 alle 12:30 e dalle 15:30 alle 19:00. Il botteghino del Teatro cavallino Bianco sarà aperto solo il giorno degli spettacoli dalle ore 19:00. Per informazioni: tel. 0836.569984 – cell. 392.9331521 – iat.galatina@gmail.com
apr032017
Gli atti amministrativi sono noiosi da leggere e le notizie, buone o cattive, si trovano dopo i vari “visto”, “considerato” e tutte le varie diciture che la burocrazia utilizza per i suoi documenti. Non fa eccezione l’aumento della tassa sui rifiuti, ma per noi cittadini parla chiaro la voce relativa al costo di conferimento in discarica che, per il 2017, è stata determinata in 135 euro a tonnellata più Iva. Ognuno di noi comprende perfettamente cosa significherà per la bolletta che andremo a pagare prossimamente: un aumento che potrebbe essere anche superiore al 25 per cento.
Corro una competizione elettorale come candidato sindaco e normalmente chi fa la mia parte mette in evidenza gli errori commessi da chi ha governato nella legislatura conclusa. Non è una logica che mi appartiene. La mia formazione professionale, ma anche etica, mi porta a guardare avanti. Sono abituato ad analizzare un problema e a trovare soluzioni per risolverlo, non a perdermi in chiacchiere. Questo faccio ogni giorno, in famiglia come in azienda, ma qui non si può semplicemente dire, vado avanti. Chi ha gestito per conto di noi cittadini deve dare conto dei disastri che ha combinato. Parlo dei disastri reali, non di quelli ipotizzati o immaginati per attaccare pretestuosamente l’avversario politico. Hanno un nome e cognome le responsabilità.
Le linee di indirizzo del nuovo Piano economico-finanziario della Tari 2017 spiegano le ragioni dell’aumento del costo di conferimento. Le vicende sono complesse e sono passate dalle aule di giustizia perché il gestore dell’impianto di Cdr di cavallino ha chiesto l’adeguamento della tariffa a partire dal 2010. Cari cittadini e care cittadine, su questo argomento ha fatto pasticci la Regione, ma anche l’amministrazione Pd che ha governato per quasi cinque anni Galatina e non ha mostrato la dovuta attenzione e la necessaria lungimiranza. Ci sono state amministrazioni che, proprio in vista del contenzioso che il gestore dell’impianto di Cdr a cavallino aveva aperto sul costo di conferimento, hanno gradualmente aumentato la tariffa per non ritrovarsi nella situazione in cui ora ci troviamo noi a Galatina, costretti a un aumento insopportabile della tassazione.
E non è mancato solo questo. La politica è stata incapace di governare i processi, per questo oggi il Comune invia a Equitalia la richiesta di riscossione di oltre un milione di euro di tributi non versati (anche se ritengo che dovrebbe esserci una maggiore trasparenza per capire a quali anni si riferiscono e se sono ancora esigibili). Non c’è stato il dovuto controllo e chi ha governato dovrebbe spiegare alla città perché gli è accaduto di “distrarsi”; non sono state fatte politiche per aprire gli ecocentri (quello realizzato alle spalle della Fiera e desolatamente chiuso); l’allora sindaco di Galatina era presidente dell’Aro 5 che poi è stato commissariato nel giugno 2015, per inerzia.
Credetemi, trovo tutto questo insopportabile. Noi, se governeremo la città, apriremo gli ecocentri e attueremo una politica sulla raccolta differenziata guardando anche all’incentivazione del riciclo che farebbe bene all’ambiente e potrebbe essere un’occasione di lavoro per chi ha buone idee in questo particolare settore. Ma ci preoccuperemo anche di chi non ha la possibilità economica per pagare la Tari costituendo un fondo sociale specifico. Non mi stancherò mai di dirlo: rimbocchiamoci le maniche.
Ufficio stampa del candidato sindaco Giampiero de Pascalis
mar232016
Venerdì 18 marzo, Lucrezia Lante Della Rovere è stata ospite nel Teatro cavallino Bianco di Galatina, con lo spettacolo IO SONO MISIA - l’ape regina dei geni.
Al centro della scena un’enorme poltrona di velluto verde, luci soffuse, un bicchiere di vino come tramite tra presente e passato, come lasciapassare per le emozioni, come condivisione nostalgica.
Misia Sert siede lì, davanti alla platea. È elegante, intelligente, irrequieta, sognante. Il suo fluire di pensieri è contagioso, è una vera e propria necessità di raccontare e raccontarsi, per stimolare la curiosità ed arricchire la parte intellettuale di ognuno di noi, impedendo che si assopisca.
Cattura da subito l’attenzione con una serie di aneddoti sulla sua vita amorosa, su eventi, su personaggi che hanno preso parte al Salotto dell’Alta Società che era la sua casa, nella Parigi d’inizio Novecento.
Definita da Marcel Proust “un monumento di storia, collocata nell’asse del gusto francese come l’obelisco di Luxor nell’asse degli Champs Elysées”, scoprì personalità come quella Cocò Chanel.
Una splendida interpretazione, firmata Vittorio Cielo e la regia di Francesco Zecca, che ci accompagna in questo viaggio travolgente, ricco, appassionato. Uno spettacolo fuori dal comune, adatto ad un pubblico colto, capace di apprezzare il genere e di capire il linguaggio a tratti complesso per chi non conosce le figure riportate in vita dalla voce di Misia. Infatti, nonostante che sul palco sia da sola, accompagnata soltanto dalle note di un pianoforte in lontananza, descrive in maniera così vivida tali personalità, da farcele immaginare accanto a lei, come se il monologo diventasse un continuo dialogo. Parigi è la culla dei suoi ricordi, il suo Salotto, il grembo che ha generato quei momenti d’ispirazione, diventati poi realtà concreta, modello esemplare per i posteri.
Si definisce “una cercatrice di meraviglie umane”; Misia dice di non saper suonare perché ama la musica, di averla imparata stando seduta sulle ginocchia del vecchio Franz Liszt, dice di aver visto Pablo Ruiz divenire Picasso, di aver visto Igor’ Fëdorovič Stravinskij incendiarsi nella Sagra di Primavera, di aver inspirato Proust a scrivere ogni cosa. Una donna geniale, ricca di contraddizioni che la rendono interessante ed originale. Una donna vissuta, segnata da un passato travagliato, da amori finiti.
La sua esistenza è strettamente connessa con la figura di Chanel, con cui aveva instaurato un patto di mutuo soccorso e la promessa che ciascuna avrebbe avuto cura dell’altra nel momento della morte. Misia se ne andrà per prima, nel 1950, straziata dal dolore e dall’oppio con cui cercava di affogarlo.
Chanel ne curerà la toilette funeraria.
Una donna che assapora la cultura non come concetto astratto o mera nozione appresa in un’università, ma che vive in prima persona con l’Arte e la invita a cena.
Uno spettacolo perfetto per risvegliare la voglia di frequentare Luoghi come il Teatro, un’opportunità per non fermare gli impulsi di coloro che sentono ardere nel loro interno la voglia di creare, scrivere, stravolgere, guardare il mondo come una meravigliosa opera d’Arte.
Un’opportunità che non placa la sete di conoscenza, ma la amplifica fino allo sfinimento.
Una splendida Lucrezia Lante Della Rovere, capace di destreggiarsi alla perfezione, senza mai inciampare tra un verso e l’altro, nonostante le difficoltà dei temi.
Un monologo che non è fine a se stesso, ma che lascia un messaggio e la speranza che il presente possa continuare ad apprezzare i valori dell’Arte e della Conoscenza. La stessa attrice afferma di aver compiuto attraverso la sua performance, un viaggio interiore attraverso le mille sfumature di Misia Sert, attraverso le numerose pieghe del suo carattere, indossate con grazia e fierezza.
“Gli uomini hanno bisogno di una sfinge per partorire la bellezza, per diventare artisti”.
Giada Serra
lug102014
Sembra tutto inutile. Scriviamo, parliamo, denunciamo e insistiamo nel cercare di evidenziare le malefatte e i malfattori, ecc. e poi che cambia? Niente! O comunque poco più di niente.
Per non affliggerci più del dovuto, forse, ci converrebbe vivere con i paraocchi come si fa con i cavalli. Oppure farsi iniettare una buona dose di farmaco intorpidente, fino allo schiacciamento totale di quei quattro neuroni che si ostinano a schizzare fuori da quell’atavico conformismo che è poi la causa di questo niente.
Da noi, il detto riportato nel romanzo di Tomasi di Lampedusa: “tutto cambia affinché nulla cambi”, andrebbe rivisto forse così: “nulla cambi affinché tutto peggiori”.
Infatti, dopo tutte le lamentele pre-elettorali, ad amministrare il bene comune vengono nominati sempre i soliti arcinoti. Tutte bravissime persone, per carità, ma visti i risultati, se non venisse eletto nessuno, probabilmente, tutto resterebbe come prima con il grande vantaggio che non si sommerebbero altri danni.
Che novità ci sono? -starete pensando voi.
Appunto, nessuna: le tangenziali a Galatina, tagliano invece di tangere; le piste ciclabili (e soprattutto le biciclette) restano solo chimere; i marciapiedi sono solo sul vocabolario; si aggirano fantasmi di nuovi mostri tipo il mega-sito per il compostaggio di 30.000 tonnellate annue “sennò perdiamo i finanziamenti”; non c’è nessuno che voglia benedire la terra; si condannano i peccati di sesso (e mancu tutti) ma non quelli contro la legalità; con il caldo e lo scirocco l’aria torna a puzzare di carne morta come la scorsa stagione; l’orologio è morto e tra poco sarà anche sepolto (e senza l’onore delle campane a morto – che fa pure rima); il parco degli aranci è praticamente una nuova 167 per pantegane; la casa baronale cade a pezzi, così come si sta sbriciolando sotto la grattugia dell’inerzia l’annessa torre medievale con relativo ponte a sesto acuto; la masseria Colabaldi è posta in vendita al peggior offerente; le casiceddhre attendono qualche firma perché rientrino nel progetto FAI (Fondo Ambiente Italia), anche se ciò che servirebbe veramente sarebbe il fatto che quella parola “FAI” fosse voce del verbo fare; l’ipogeo sta diventando un calvario, ed il calvario un ipogeo; la casa rossa - subito dopo le camionate di cemento per il grande massetto intorno alla casa bianca - è probabile che con le venture piogge monsoniche diventi una palafitta; la vecchia scuola elementare di Noha ristrutturata, nonostante i proclami e le promesse dell’assessore Coccioli, continua ad avere un “allaccio da cantiere” di 10 kw e non di 50 e presto resterà nuovamente inutilizzata come l’altro catafalco di via Bellini angolo via Ippolito Nievo; le statistiche dicono che nel triangolo dei prodotti DOP (Lecce, Galatina, Maglie) la percentuale di malattie tumorali supera di gran lunga la media delle zone più industrializzate d’Italia. E per giunta senza avere le industrie, che di solito sono le principali indiziate per l’inquinamento ambientale. Come dire: curnuti e mazziati.
Fino a qualche tempo fa, quando le persone mi vedevano arrivare, mi salutavano così: “bè… osce ssi rrivatu? E quandu te ne vai?”, o comunque i soliti convenevoli per una buona accoglienza.
Adesso nemmeno apro bocca che da più parti suonano lugubri annunci di concittadini colpiti da malattie gravissime. Credo che sia ora di accantonare un po’ la parola “speranza”, quella cioè armata di buone intenzioni, di togliersi i paraocchi, di smetterla di pensare che accada solo agli altri o che le cause siano ignote.
Forse è giunto il momento di fare tutti qualcosa, smettendo per esempio di delegare ai soliti falsi “non vedenti” la politica nostrana.
Cosa fare? A questo proposito mi sono venute in mente delle parole ascoltate in circostanze diverse e da persone molto distanti fra loro, geograficamente e culturalmente. Ricordo per esempio che, in occasione della Festa dei Lettori del settembre 2008, e più precisamente riguardo alla salvaguardia dei nostri beni culturali, il Soprintendente della provincia di Lecce, dottor Giovanni Giangreco, a cui avevamo affidato tutte le nostre speranze, concluse dicendo a tutti i presenti nell’atrio del palazzo baronale, che a quel punto, la salvaguardia dei nostri beni dipendeva dai nohani (e non dalla Soprintendenza) e che tutti ci saremmo dovuti tirare su le maniche.
Lì per lì restai deluso, mi sembrò quasi un tradimento. Gira e sbota, pensai, ti fanno promesse e poi tocca sempre a nnui!
Poi ebbi l’occasione di ascoltare l’intervista fatta da un giornalista a Carmine Schiavone, ex boss del Clan dei Casalesi e pentito della Camorra, il quale esordì dicendo che se non fosse stato per la ribellione del popolo, della terra dei fuochi, non se ne sarebbe mai parlato così tanto. E il problema non sarebbe mai venuto fuori.
E di recente, giusto per toglierci ogni dubbio, la stessa cosa ha annunciato Papa Francesco a proposito di cambiamento della Chiesa, dove il Santo Padre diceva appunto che se non è la gente a volerlo fortemente, la Chiesa non cambierà mai
( e quindi, aggiungo io, nemmeno lo stato devoto).
E poi leggi di inchini di madonne ai boss, e soprattutto di sponsorizzazioni di feste patronali da parte del TAP, l’ennesimo scempio dedicato alla mafia, e ti cadono un’altra volta le braccia, e pure il resto.
Marcello D’Acquarica
apr202009
dic162022
Egr. Direttore,
siamo in un periodo prefestivo e l’attenzione è, naturalmente, rivolta alle festività natalizie.
Sarò forse considerata troppo pragmatica, ma oggi il mio ruolo di Consigliere Comunale di minoranza, supportato dall’esperienza nei cinque anni precedenti in prima linea da assessore ai lavori pubblici, mi impone alcune riflessioni sull’attività amministrativa della nostra città.
Il fattore “tempo” non può e non deve essere l’elemento guida centrale per chi è chiamato a programmare governando la città, certo sarebbe bello e auspicabile il tutto e subito, ma inevitabilmente ci si ritrova a dover scontrarsi, quasi quotidianamente, con problematiche impreviste e imprevedibili che assorbono le limitate energie umane della macchina amministrativa, obbligando talvolta a scegliere, anche tra le emergenze, quale rimandare. Amministrando la cosa pubblica il “tempo” è quindi una variabile spesso prigioniera della burocrazia che imballata da norme e disposizioni fa da freno all’attività politica ma, sia chiaro, le leggi e le norme, anche se considerate sbagliate o fuori tempo, vanno cambiate e non disattese o raggirate. E’ questo un principio di legalità su cui l’amministrazione di cui ho fatto parte non ha mai ovviato; senza alcun rammarico, anche a costo di dover pagare consapevolmente un prezzo politico.
Tutta questa premessa per invitare ad abbandonare ogni polemica su chi ha fatto cosa e quando, tanto banale quanto sterile, il “tempo” se non è un alleato di chi amministra protempore è però certamente “galantuomo” e al momento giusto sa riconoscere meriti e demeriti a tutti.
La Città pian piano sta cambiando volto e nessuno può disconoscere che quanto oggi si realizza ha quasi sempre origine nell’attività dei cinque anni precedenti nei quali l’amministrazione del Sindaco Amante ha saputo cogliere le possibili opportunità di programmare mentre affrontava con determinazione il predissesto finanziario e il periodo della pandemia. In una continuità amministrativa è ovvio e scontato che si dia seguito ai progetti ereditati, così come l’amministrazione Amante ha portato a termine i progetti sul cavallino Bianco e sulla palestra di via Montinari l’amministrazione Vergine ha il compito di portare a termine i tanti progetti avviati e/o messi in cantiere dalla precedente, magari provando ad impiegare più energie sul fare che nell’apparire.
Ed proprio su questo che allora concentro la mia riflessione di fine anno.
Se il rinnovo della pubblica illuminazione è in corso e qualche altro progetto è in fase di avvio come la rigenerazione della villa comunale a Galatina e il rifacimento del manto stradale del comparto Guidano, su molti altri progetti, tutti già finanziati , non si ha notizia di attività negli atti amministrativi: la palestra di via Arno da completare, la palestra di Collemeto i cui lavori sono conclusi, la messa in sicurezza della Torre dell’Orologio di Noha, l’ampliamento del CCR di Galatina per il quale la regione ha già erogato un primo acconto, la Biblioteca Comunale, gli impianti laterali del Campo Sportivo di Noha pensati inclusivi e fruibili dai diversamente abili, il Giardino di Comunità a Collemeto (ereditato), il PCMC (piano comunale della mobilità ciclabile), il PEBA (piano abbattimento barriere architettoniche), il precampo di via Chieti i cui lavori dovrebbero essere stati già affidati, la progettazione finanziata per lavori di mitigazione idrogeologica.
Ed ancora, tutti i progetti candidati al PNRR per i quali si inizia a parlare di revoca per ritardi nel mette a cantiere le opere: l’efficientamento dei 32 appartamenti delle case popolari di Noha, l’efficientamento energetico del cavallino Bianco per il quale il TAR ha dato ragione all’ente sull’opposizione della Sovrintendenza, la nuova mensa scolastica per il plesso scolastico di via Spoleto, l’edilizia scolastica con l’efficientamento e l’adeguamento strutturale di tutto il plesso di via Spoleto.
Una nota a parte merita il progetto PNRR per la rigenerazione urbana che darebbe nuova veste a una larga zona della città, con il quale si è previsto di riqualificare, con un finanziamento già disponibile di 5ml di euro, piazzale stazione, piazza Falcone e Borsellino (via Arno) e piazza Vittima delle Foibe (Bersaglieri) e per il quale l’immobilismo dell’amministrazione ci è già costato 500.000 euro ulteriori messi a disposizione dal Ministero per l’adeguamento dei prezzi.
Inerzia amministrativa che potrebbe far perdere alla città anche il primo finanziamento CIPE di 3 milioni di euro (più 1ml integrativo delle Regione) per interventi volti alla soppressione di 2 passaggi periferici all’allargamento del sottopasso di Via Teramo (Ponte Picaleo), perché una delle condizioni contenute nel disciplinare, pena la revoca del finanziamento, prevedeva quale termine ultimo per l’assegnazione dei lavori il 31 dicembre 2022 e l’avvio dei lavori entro il 31.06.2023. E’ uno dei problemi atavici galatinesi irrisolti quello dei passaggi a livello che l’amministrazione Amante aveva inteso affrontare puntando, proponendo e interloquendo con Ministero e FFSS per l’unica soluzione definitiva possibile: l’interramento della linea ferroviaria nel tratto che interessa il tessuto urbano.
Qualche mese fa il Sindaco Vergine ha dovuto affrontare anch’egli le problematiche legate alla presenza di due passaggi a livello che di fatto chiudono i galatinesi nel perimetro urbano per lungo tempo, ha dato notizia che a breve avrebbe interloquito a Bari con l’assessore Anita Maurodinoia, non è dato sapere se l’incontro c’è stato e se si è ottenuto il risultato sperato.
Tanta carne al fuoco ha ereditato l’amministrazione Vergine, tanti i progetti che potrebbero cambiare il volto della Città proiettandola verso un certo rilancio. Progetti di tutta Galatina, da fare propri, da portare avanti con caparbietà e determinazione, riconoscendo i meriti a chi ne ha e provando magari anche a programmare per il futuro. Quando si vuol veramente lavorare per il bene di Galatina la prospettiva e il limite non può essere quello della durata della propria amministrazione.
Su tutto questo chiedo al Sindaco Vergine e alla sua squadra assessorile di informare i galatinesi che hanno il diritto di sapere. Nel mio ruolo di consigliera di minoranza vigilerò e se necessario contesterò le scelte (sempre che ci siano) perché a questo è il ruolo assegnatomi dai tanti elettori che hanno avuto fiducia in me, lo farò con la caparbietà e la tenacia che mi riconosco a costo di risultare, alla maggioranza di governo, fastidiosamente una che “disturba il manovratore”.
La ringrazio per l’attenzione e lo spazio che vorrà dedicarmi attendendo fiduciosa, assieme a tutti i galatinesi, risposta nel merito alle mie osservazioni.
Loredana Tundo
Consigliera Comunale lista CON
lug232023
Codesta seconda Fetta di Mellone 2023, complementare alla precedente, vuole trovare un senso a questa storia, anche se questa storia un senso non ce l’ha. Si sta dunque riportando qualche brano trafugato dai verbali del famoso processo boomerang, altrimenti detto farsa, trasformatosi poi, senza il volere esplicito del denunciante, in un processo di canonizzazione (previa beatificazione) dei miei scritti corsari finiti sul banco degli imputati.
Siamo ora perlopiù alle prese con l’arringa del mio difensore. All’inizio, a sentirlo blaterare così a favore del mio (invero dilettante) aguzzino, mi sorgevano spontanee, benché represse, risolute imprecazioni da anatema pontificio contro i suoi meglio avi defunti oltremodo putrefatti. Da alcune asserzioni proferite al cospetto del tribunale, il mio avvocato di diciamo fiducia appariva così d’accordo con il bi-querelante che sembrava quasi averne controfirmato la richiesta di incriminazione. Ma vedi tu che vado a pensare.
Giudice: “Posto che i follower, pardon, i testimoni della parte offesa (categoria fedeli abbonati) non possono testimoniare per via del “rido abbreviato”, sentiamo ora il cosiddetto difensore dell’imputato. Mena meh, ché la prescrizione incombe”.
Avvocato dell’imputato, compulsando le carte: “Ehm, cioè, io non saprei cosa dire. È che tutte le volte che parlo peggioro la situazione del condannato, scusi, volevo dire indagato, anzi imputato… Ah ecco qua, signori della coorte, cosa preferite voi: le Fette di Mellone o il condizionatore acceso?”. Imputato afflitto: “Minchia, ho scelto proprio il Migliore”.
Avvocato dell’imputato imperterrito nella sua arringa sempre più aringa: “A noi non rimane che ringraziare la parte offesa per queste querele: se non le avesse sporte, il mio patrocinato non avrebbe mai saputo che quello che scrive è legittimo, e magari avrebbe continuato a usare gli stessi toni con il timore di esagerare un po’”. Imputato tachicardico: “Quasi quasi gli portiamo un presente per sdebitarci”.
Avvocato dell’imputato, imperturbabile: “Lo so che un tempo si parlava di ‘Spada di Damocle’, mentre oggi per antonomasia di ‘Penna di Mellone’ penzolante sulla testa di chi osi affacciarsi sulla scena pOLITICA locale: una penna capitale, dico, feroce e ruvida contro il digiuno di metafore, iperboli, noir e autoironia. È che talvolta il mio assistito crede che i suoi scritti possano competere con gli epigrammi di Marziale o le invettive di Pietro Aretino. Ma non ha intuito una beneamata, visto che oggi la satira non ha più bisogno nemmeno di un Aristofane o di un Giovenale (figurarsi dunque di un Mellone qualsiasi), e che i testi migliori sono quelli auto-prodotti dai bersagli stessi della caricatura, sicché l’unico reale rischio giudiziario è il copyright”. Imputato sorpreso: “Questa è così sottile che rischiamo una strage di analfabeti funzionali per ictus da sforzo. Però, però questo avvocato…”.
Avvocato d’arringa/aringa: “Certo, al mio cliente prudono le mani, e dovrebbe smetterla di rappresentare certi protagonisti delle sue Fette con questi toni fortemente (e palesemente) caricaturali, paradossali, surreali e pure grotteschi”. Giudice: “Ma in tal caso, cioè se interrompesse la scrittura delle sue catilinarie, Mellone incorrerebbe nel ben più grave delitto di occultamento di cadavere”. Imputato estasiato: “Allora non c’è un giudice soltanto a Berlino [B. Brecht, ndr.], ma anche a cavallino. Signor giudice, me lo lasci dire: lei oltre che togato è proprio togo”.
Avvocato finalmente d’arringa: “Oltretutto, scongiurando che il Mellone appenda la penna al chiodo rischieremmo di precipitare financo nella democrazia”. Imputato trasognato: “Ma tu guarda”.
Avvocato d’arringa, ormai di ringhio: “Quali allora i reati del mio assistito? Associazione a delinquere o non piuttosto istigazione a distinguere? Circonvenzione d’incapace o ‘perculazione’ di capace (di tutto)? Abuso d’ufficio (che tra l’altro sta per essere depenalizzato per il sindaco di turno) o abuso d’auspicio (di un mondo diverso)? Turbativa d’asta o di casta? Lesioni personali o non più volentieri, per quanto vane, lezioni personali? Apologia di reato o non invece di creato? È indiziato di procurato allarme o viceversa di ritrovato charme? S’è macchiato di oltraggio a pubblico ufficiale o non invece di resistenza a pubblico manicomiale? A voi la scelta. Certo, spesso è recidivo e abusa dei mezzi di correzione (matite rosse e blu contro ogni nichilismo grammaticale), ed è sospettato dell’efferato crimine di detenzione di armi (penna a grappolo, arma nucleare e tattica). Mo’ ditemi voi se questa è diffamazione o non semplicemente informazione a mezzo stampa, oltre che favoreggiamento della costituzione”.
Giuria: “Non ci abbiamo capito una mazza. Quindi questo galeotto è reo di morte”.
Imputato rassegnato: “Questa mi sembrava di averla già sentita nei confronti di quell’Altro della via crucis. Dichiaro comunque di rinunciare sin da subito a ogni attenuante, grazia o amnistia: meglio un insulto che l’indulto”.
E così, mentre il ritratto di Piero Calamandrei, dopo aver sobbalzato più volte nel corso dell’udienza, rimane inclinato di undici gradi, il giudice togato, assunto un Maloox contro il reflusso gastroesofageo, si ritira in camera di consiglio per deliberare sul maxi processo de Nohantri.
Dopo 72 ore ininterrotte di riflessioni, ripensamenti, riscritture in sanscrito e castime in aramaico, il magistrato parzialmente stremato sputa la sua sentenza: “In nome del popolo italiano, il tribunale assolve l’imputato per non aver commesso il fatto [il che equivale a condanna del citante per non aver compreso il fatto, ndr.], ma al contempo lo sanziona al taglio delle sue fette di Mellone estive in saecula saeculorum. Così è deciso, l’udienza è tolta”.
Fine penna mai.
Antonio Mellone
giu282015
Come risaputo, la Pantacom srl, nota alle cronache locali per il suo “progetto” del Mega-parco commerciale da piazzare ad un fischio da Collemeto, non avendo (più) nulla da perdere, cerca di fare il suo mestiere ovvero i suoi interessi e, dunque, ricorre al Tar con l’intento di ottenere le concessioni edilizie o altre autorizzazioni (negate dal Comune per mancanza di idonee garanzie), e magari pure un bel risarcimento danni. O meglio, la società sembrerebbe pure disposta a pagare il milione di euro richiesto o a presentare la famosa fideiussione equipollente ma solo dopo il rilascio delle concessioni. Il solito cane che si morde la coda, insomma.
Probabilmente è l’ultima speranza per provare a vendere più facilmente il pacchetto (o rifilare il pacco) al miglior offerente proveniente da chissà dove (forse dall’altro mondo).
Peccato che la pubblica amministrazione, avendo a che fare con interessi pubblici, debba tutelarsi almeno un pochino con qualche garanzia un po’ più seria della semplice parola di una Fantacom qualsiasi, o della bella faccia dei suoi esponenti (cosa che i nostri politici si son ben guardati dal considerare, allorché, confidando nelle volute aeree degli asini, in maniera trionfalistica annunciavano il “buon lavoro” degli uffici comunali, le “buone pratiche amministrative”, e gli “importanti benefici per la comunità galatinese” [sic!]): altrimenti un pinco pallino qualsiasi, svegliandosi una mattina, potrebbe costituire una SRL, presentare un progetto un po’ più pantacomico di quell’altro, magari con numeri e promesse occupazionali molto più consistenti (e che ci vuole?), e ottenere così concessioni edilizie e autorizzazioni integrate a iosa senza garanzia alcuna.
Figurarsi se sindaco, assessori, e tutto il cucuzzaro al seguito, potevano soffermarsi su queste quisquilie, ovvero dar retta al sottoscritto allorché cercava disperatamente di puntualizzare codeste ovvietà. Niente: sono andati a cacciarsi in questo guaio senza fare un plissé.
Chissà se Montagna, Coccioli, Russi e Americani in vacanza hanno mai letto da qualche parte degli esuberi al Carrefour, a Media-World, all’Unieuro (di cavallino, per esempio), alla Coop-Estense [pare che in quella di Lecce-Surbo, a meno di un quarto d’ora da contrada Cascioni, si voglia licenziare un numero di lavoratori che sfiora le 150 unità, per sostituirli con esterni pagati la metà, ndr]; chissà se hanno mai letto dei report statistici a proposito di casse e parcheggi vuoti ovunque; chissà se hanno mai letto del fatto che molto probabilmente questa formula non va più, che siamo ormai al tramonto degli ipermercati (luogo simbolo del consumismo anni ’80 e ’90), e che oggi vanno invece i mercatini (non l’area mercatale, la nuova boiata bollente nella pentola palazzorsiniana); chissà se hanno mai letto degli studi in merito alla crescita esponenziale del commercio on-line che fa sì che i mastodontici megastore in periferia siano ormai da considerarsi come i dinosauri, roba da archeologia commerciale, vestigia del Pleistocene. Insomma, chissà se hanno mai letto.
Sta di fatto che oggi son costretti a “difendersi” in tribunale contro la ricorrente Pantacom, nominando, pare, un avvocato di parte e stanziando tra le uscite del bilancio comunale 3.600,00 euro per la sua parcella.
Ora mi chiedo: ma perché mai dovremmo pagare noi altri gli errori (anzi le mega-cazzate) dei nostri amministratori? Non sarebbe finalmente il caso di far sborsare la cifra direttamente al sindaco e a tutti gli yes-man (o yes-woman) che hanno alzato la manina per votare a favore di questa scemenza chiamata Mega-parco (pur sapendo che la società proponente non valeva una cippa, e che le garanzie erano di fatto inesistenti)?
Facessero una bella colletta tra di loro, i nostri politici, e non si permetta loro di dissanguare ulteriormente le già esauste casse comunali.
Se per ragionare questi figuri avessero usato la testa anziché quel che più somiglia alla loro faccia non saremmo ora a questo punto.
Infine una chiosa sulla stampa, bellezza.
Il 12 marzo 2015, il Quotidiano di Lecce, o come cavolo si chiama, se ne esce con un articolo a proposito del ricorso al Tar da parte della Pantacom srl, ripetendo a pappagallo tutti i benefici riportati nel cosiddetto progetto del mega-parco commerciale, cioè la solita solfa fatta di “progetto da trenta milioni di euro”, di “un parco urbano di 5 ettari con piante, panchine e un'area giochi per bambini, impianti sportivi e per il tempo libero, due campi di calcetto e un impianto ludico-ricreativo per bambini di 10.000 metri quadri” e poi ancora di “cessione a titolo gratuito al Comune di uno spazio complessivo di 300 metri quadri, in una zona centrale dell'area commerciale, da destinare alla promozione dei prodotti locali [sic]” ed infine, ciliegina sulla torta, “l'assorbimento di 200 unità lavorative” con “una corsia preferenziale destinata ai cittadini residenti sul territorio da almeno tre anni dalla data di sottoscrizione della convenzione.”
L’articolo proseguiva con: “l'argomento in questi anni è stato molto dibattuto in città ed ha coinvolto nel dibattito cittadini, politici e associazioni di categoria. Fra chi guardava al progetto come un'opportunità occupazionale e chi invece intendeva contrastarlo”.
Chiaro? Secondo il “giornalista”, da un lato c’era chi guardava al progetto come un’opportunità occupazionale; dall’altro, evidentemente, chi voleva contrastarlo. Come se chi si opponeva e si oppone al mega-porco fosse a favore della disoccupazione.
Ma che stile, ma che correttezza, ma che deontologia professionale.
E’ proprio vero che se da certi giornali si togliesse la merda ci rimarrebbe giusto la carta.
Antonio Mellone
mag122018
Il “vecchio” finanziamento di 800.000,00 ottenuto dall’Amministrazione Montagna per il completamento del Teatro cavallino Bianco non è stato revocato dalla Regione a causa dei ritardi nell’espletamento della gara d’appalto per l’assegnazione dei lavori.
Temevamo il peggio e quindi diversi mesi fa sollecitavamo il sindaco Marcello Amante e l’Assessore Loredana Tundo a dare informazioni ai galatinesi. Senza avere risposte.
Nei giorni scorsi, fortunatamente, la Regione ha convocato con urgenza il Comune di Galatina per sollecitare l’inizio dei lavori pena la perdita del finanziamento.
Ora attendiamo l’effettivo inizio dei lavori e informazioni costanti ai cittadini circa il proseguimento degli stessi con la speranza che il Teatro venga aperto con il rispetto dei tempi comunicatici dall’Assesssore Tundo e cioè entro febbraio 2019.
Come Partito Democratico, chiediamo all'Amministrazione Comunale di Galatina una maggiore attenzione al rispetto dei tempi previsti per la realizzazione delle opere pubbliche già finanziate o ammesse a finanziamento, lasciate in eredità a questa nuova Amministrazione e servite su un piatto d'argento come:
1. Trasferimento Uffici Pubblici presso Ex Tribunale - Somme previste e bloccate in bilancio
2. Realizzazione Palestra a servizio dell'Istituto Scolastico Polo 2 - via Arno - Importo finanziato 1.000.000,00 euro
3. Ristrutturazione dell'Istituto Scolastico Polo 1 - Piazza Cesari - Importo finanziato 1.000.000,00 euro
Buon lavoro.
Andrea Coccioli
Segretario del Circolo PD di Galatina
Ho dovuto chiedere all’Antonio dell’anagrafe comunale di Noha qual è la sua data di nascita: “E’ il 14 ottobre del 1966.” - m’ha detto, richiudendo un librone ingiallito dal tempo, ed ha subito aggiunto - “Caspita, quest’anno compie 50 anni”.
*
Lui non se lo ricordava. Non si ricordava di questo importante traguardo. Anzi credo che non ci abbia mai pensato. Ma sì, a che serve ricordare le date dei compleanni se non sei abituato a festeggiarne, o a riceverne gli auguri su Face-Book. E poi, come diceva quel tale, hai sempre vent’anni quando non ci pensi, e quando non hai paura di averne più del doppio.
Non è altissimo. Ha la carnagione olivastra, anzi più scura. Forse perché è sempre abbronzato. Anche d’inverno. Ma mica per la frequenza del solarium di qualche centro estetico per vip (probabilmente non sa nemmeno che esistano queste diavolerie; né gli interessano i vip o gli smorfiosi pari loro), ma perché stando sempre all’aperto, lavorando nei campi di qualche “amico” che gli chiede una mano, o al cimitero, o in giro per il paese, è sempre baciato dai raggi del sole. Diciamo così.
I capelli sono neri con qualcuno che inizia a incanutirsi e molti altri a espatriare, e i muscoli non ancora vittime della forza di gravità. Voglio dire: muscoli da lavoratore instancabile più che da culturista, imbacuccati nei mesi freddi nel suo inseparabile giubbotto, a prima vista di due taglie più grande, e dai perpetui jeans, più o meno blu, sempre di una larghezza superiore al necessario. Ma quello che conta è la comodità, mica le chiacchiere di cui si nutre la moda.
La sua andatura è inconfondibile, dinoccolata, identica a quella della buonanima di suo papà Antonuccio, “manovale” di una ditta di fuochi artificiali, scomparso nel 2005. Gli occhi, invece, sono quelli di mamma Gina (Luigia Carrozzino), che, una fredda mattina del 10 gennaio 2006, dopo appena tre mesi di intervallo, segue il povero marito “nella stanza accanto”, affidando di fatto quel figlio ai suoi fratelli.
Proprio lui, il primo di nove. Lui il “grande” di casa, nato giusto nove mesi e qualche giorno dopo il matrimonio dei genitori. Amore grande, però fu. Allietato dall’arrivo anche di Giuseppe, di Roberto, dell’Adele, e poi di Eugenio Michele, di Salvatore, di Luigi, e dell’Anna Maria. E infine di Angelo, il piccolo di casa, che dopo nove mesi diviene “angelo” per davvero. Oggi avrebbe avuto 35 anni.
*
Lui è Pasquale Frassanito, ma tutti lo conoscono come Lino. Vabbè, c’è anche il nickname “Sparafochi”. Ma chi, a Noha e dintorni, non ne ha uno? Di soprannome, dico. E poi, che c’è di male: Lino è davvero un intenditore di fuochi d’artificio.
Dunque, Lino Sparafochi.
*
Poco tempo fa lo incontro e noto viso e occhio destro tumefatti: “Cosa è successo, Lino?” – gli faccio – “Sei caduto? No, non mi dire che è un pugno”. “None, noneee: lu dente ede, li morti soi”, e mi fa vedere un canino oblungo (e solitario) non proprio sfoggiabile in una pubblicità per dentifrici.
Mi chiede se ho in casa una pastiglia per i denti, ma non so proprio che pastiglia dargli. Gli dico che sarebbe il caso di farsi vedere da un medico, e che potrei accompagnarcelo io se vuole.
Assolutamente, no. Quando sente la parola “medico”, anzi “dottore” se la svigna. Se la darebbe a gambe anche se venisse a sapere che anch’io sono un “dottore”. Dottore commercialista, ma pur sempre un dottore. No, non si fida dei dottori. Di qualunque campo siano (e penso faccia fondamentalmente bene, ndr.). Non ne vuol sentire parlare nemmeno da lontano. E poi il dolore al dente prima o poi passa da solo. Basta aspettare. Delle volte passa prima il dente del dolore. Ma quello che conta non sono i denti, ma il sorriso. E Lino, nonostante i quattro denti superstiti, ha un sorriso bellissimo.
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Lino è buono come il pane, e disponibile con tutti: è lui che innaffia l’aiuola della pubblica piazza (“se nu lu fazzu iu, sicca tuttu a quai”), nelle pubbliche manifestazioni sistema le transenne nelle strade principali, lava il sagrato della chiesa con pompa e scopa per liberarlo dal guano dei piccioni, predispone le sedie davanti alla cassa armonica della festa patronale (e alla fine della serata le rimette pure a posto, mentre tutti gli altri fanno finta di nulla), prepara le buche per la fiera dei cavalli, dà una mano all’allestimento del presepe vivente, accompagna gli operai delle ditte dei fuochi pirotecnici quando vengono a Noha, (a condizione che non si tratti di Michelino “Pipìo”, suo rivale e antagonista storico). Insomma è un bene comune, Lino. E’ uno che non farebbe male nemmeno ad una mosca, e poi puoi lasciare pure tutto l’oro del mondo in casa o in macchina: Lino non sarebbe in grado di approfittarsi nemmeno di uno spillo.
*
Il pomeriggio o la sera lo trovi in piazza, vicino al bar Settebello. Si diverte con poco. Gli basta vedere gli altri giocare a carte. O ascoltare le persone quando parlano di campi, di animali, del paese, e qualche volta di donne. Tanto poi birra e sigarette sono assicurate dagli amici (che, spero, non esagerino con l’una e con le altre).
*
Io lo considero come un mio amico. Quando lo becco in giro, mi ci metto a parlare volentieri. A volte preferisco conversare più con Lino che con tanti altri concittadini. Per dire. Preferisco lui davvero alla pletora di saputelli, perbenisti, petulanti, chattanti scemenze su fb, pseudo-politicanti, accoliti di Tizio o di Sempronio. Lo confesso: meglio la fantasia di Lino che i cervelli vuoti di tanti, troppi, che ti parlano di nulla, cadono dal pero anche sulle cose che un cittadino dovrebbe quanto meno conoscere per sommi capi, o che t’attaccano un bottone sui ristoranti o le pizzerie che frequentano, sulle loro macchine nuove, sui viaggi, le fidanzate, o, Dio non voglia, Renzi.
E poi, meglio il dialetto (perfetto) di Lino, che l’italiano sgrammaticato dei più, inclusi certi cosiddetti liberi professionisti della parola e della politica, che sovente, e purtroppo, parlano e scrivono come mangiano. Vedi i drammatici elaborati indirizzati urbi et orbi da parte di alcuni presunti amministratori locali, noti attori protagonisti del film horror: “Dimission Impossible”.
*
E sì che Lino è un portento quanto a fantasia: lui ha il cellulare (“ca moi è scaricu”); i giornalisti lo chiamano per intervistarlo (“iu essu sullu giurnale”); è lui il presidente della Fiera di Verona (c’è anche un bello striscione: “Lino, presidente fiera Verona” [sic]); ha una casa “china de coppe” (in effetti ad ogni fiera dei cavalli uno dei trofei più grandi è riservato a lui). Inoltre è lui il presidente del comitato festa patronale, è lui che sceglie le bande, i concerti sinfonici e i fuochi; e infine è a lui che il sindaco si rivolge per avere informazioni sul paese (magari fosse così, Lino: forse così il sindaco conoscerebbe meglio Noha e i suoi guai, ndr.).
E’ proprio vero: la logica può portarti da A a B. La fantasia ovunque. E Lino, in questi termini è un grande viaggiatore.
*
Ci sono pure dei pirla in giro per il paese che, in branco (mica da soli: non ne sarebbero in grado), provano a prenderlo in giro, con scherzi stupidi o squallidi atti di bullismo.
Non te la prendere, Lino. Chi prende di mira l’altro che considera “diverso” è incapace di andare oltre il proprio “normale” schema mentale (dove “normale” stavolta sta per gretto, insipiente e ottuso).
Che ci vuoi fare. Dobbiamo compatirli, questi grandissimi osceni del villaggio.
Antonio Mellone
set072014
mar022015
La famiglia Rossetti ringrazia tutti coloro che hanno espresso in vari modi la loro partecipazione al lutto che l'ha dolorosamente colpita.
Vogliamo ricordare che anche quest'anno avrà luogo come da tradizione la Fiera dei cavalli "Madonna di Costantinopoli", grazie alla passione per i cavalli che nostro padre ha trasmesso a tutti i figli.
Da questa edizione la manifestazione sarà dedicata alla sua memoria.
set212019
Eccovi alcune immagini fotografiche della bella Fiera dei cavalli di Noha di domenica 15 settembre 2019.
set112008
Eccovi, pescato, da YouTube, ma messo online dal nostro compaesano ed amico Davide gestore di Sanmichelenoha.it, il video del primo motoraduno MOTO GUZZI che ha avuto luogo a Noha il 7 settembre 2008. Anche se a dire tutto il vero noi preferiamo i cavalli in carne ed ossa (la cui festa sarà celebrata domenica 14 settembre 2008) a quelli dei cilindri delle motociclette.
A breve, nella gallery, anche le foto dell'evento.
mag182014
Come al solito ha ragione la mia amica Maria Rosaria. Nel chiosare icasticamente il mio trafiletto sui “Misteri al cimitero di Noha”, M.R. ha sinteticamente espresso quello che ho subito pensato anch’io nell’osservare l’impazzimento del contatore dei lettori di quel pezzo on-line: non se n’erano mai visti tanti ed in un così breve lasso di tempo. Convengo dunque con la mia amica sul fatto che probabilmente a scatenare la curiosità degli internauti avranno concorso due ordini di fattori: uno connesso al titolo e l’altro al contenuto (che, stavolta, a dirla tutta, è tutt’altro che una questione di vita o di morte).
Confesso sin da subito che quel brano è uno dei miei peggiori mai pubblicati: poco curato nella forma, scritto di getto in meno di un quarto d’ora (e si vede), pieno di espressioni viscerali che forse avrei anche potuto smussare, ovviamente senza rinunciare al mio caustico frasario (di cui alcuni mi accusano, mentre altri apprezzano), e preservando l’efficacia dell’elaborato. Ma tant’è.
Ho scritto invero decine e decine di articoli su temi veramente scottanti, direi di vitale importanza, impiegando a volte intere settimane per curarne la morfologia sintattica ma soprattutto la sostanza, approfondendo gli argomenti, documentandomi su decine di libri (oggetti, questi, che molti internauti non aprono probabilmente dalle elementari), compulsando riviste, siti internet, dossier, visure delle Camera di Commercio e certificati ipo-catastali, compiendo sopralluoghi, raccogliendo denunce, realizzando riprese, incrociando dati, intervistando persone e personaggi, preparando inchieste, catturando immagini, partecipando a convegni e comitati e marce e fiaccolate e sit-in, e via di seguito.
Risultato di tutto questo bel lavoro? Pochi lettori, che potremmo anche definire vigili urbani, ed al contempo un incommensurabile numero di sbadati urbani e di altrettanti belli addormentati nel losco.
Dunque credo che il vero mistero sia tutto qua.
Mi vien da pensare che davvero a volte ci preoccupiamo di più di un loculo, e non del fatto che in quel cimitero ci stiamo andando a finire tutti e di corsa per via delle esalazioni, della diossina sprigionata anche dai camini industriali che incombono imperterriti sulle nostre teste, della cementificazione selvaggia delle nostre campagne (per esempio per costruire mega-porci commerciali, oltre ai troppi già esistenti), delle discariche abusive di rifiuti pericolosi, dell’abbattimento degli alberi, degli scarichi in falda di ogni schifezza, dei pesticidi senza limiti, e dei cosiddetti progetti che accelereranno il passo verso la fossa comune (come il mega-impianto di compostaggio anaerobico di 30.000 tonnellate annue di spazzatura umida, cioè 80 tonnellate quotidiane, da installare chissà dove ma certamente ad un fischio dalle nostre case), del nostro stile di vita.
Sembra come se davvero il numero dei “lettori” fosse direttamente proporzionale al gossip ed inversamente proporzionale al quadrato dell’importanza dell’argomento trattato, tanto per imitare la nota legge di Newton.
Non si spiegherebbe altrimenti il successo di certi quotidiani locali.
Eppure mi pare di scrivere su Noha.it e non su Nove(lla)2000.it.
Ma tutto questo m’è servito da lezione.
Sicché la prossima volta, per attirare l’attenzione o la morbosità dei naviganti, sperando di eccitare il moto dei loro neuroni superstiti, sarò costretto ad ingegnarmi nell’escogitare per i miei pezzi dei titoli più accattivanti.
Eccone alcuni esempi: “Violentata davanti a tutti” (per parlare della nostra terra); “Occultamento di cadavere” (per discettare del nostro frantoio ipogeo); “Casa a luci rosse a Noha” (per disquisire del nostro particolare bene culturale noto come la “casa rossa”); “La tigre di Colacem” (per la diossina che fuoriesce dai camini che incombono nello skyline dei nostri orizzonti); “L’alba dei morti dementi” (per le cappelle e le cappellate che avvengono nel cimitero di Noha, ma non scherzano nemmeno i cimiteri dei paesi vicini); “Uno zombie a palazzo Orsini” (per parlare di qualche spettro che s’aggira nella stanza dei bottoni del nostro mal comune); “I misteri della SCU” (per parlare dei problemi della vecchia Scuola Elementare di Noha, dove al posto di una cabina elettrica hanno costruito una cabina elettorale); “Un lupo mannaro americano a Noha” (per trattare magari del randagismo); “Il diavolo veste biada” (a proposito di cavalli con le criniere intrecciate dallu Sciacuddhri); “La torre della paura” (per lanciare un grido d’allarme sulla torre medievale di Noha, che sta per crollare sotto il peso dei secoli ma ancor di più della nostra insipienza)…
Voglio proprio vedere se con titoli di questo tenore aumenterà il numero di chi si interesserà di più delle cose fondamentali che ci riguardano e possibilmente di meno delle cavolate, del chiacchiericcio e del pettegolezzo da allegre comari.
Nei miei ultradecennali interventi ho più di una volta espresso critiche nei confronti dell’operato di qualche consigliere comunale o assessore o sindaco (con la s minuscola e con la s maiuscola), me la son presa con la maggioranza e/o con l’opposizione (a volte con entrambe, visto che sovente vanno a braccetto), non ho trascurato qualche cosiddetto “giornalista” o “imprenditore” (notare le virgolette ai due lemmi), e quando è capitato finanche con qualche singolo cittadino. Sempre virtualmente e dialetticamente, s’intende.
C’è un’ultima categoria con la quale non me l’ero ancora presa.
Quella dei miei lettori. Ecco, l’ho appena fatto.
ago192023
È il teatro cavallino Bianco di Galatina lo spettacolare scenario delle prove del Concertone Notte della Taranta 2023.
Dal 1 agosto la maestra concertatrice Fiorella Mannoia, il percussionista Carlo Di Francesco e il direttore d’Orchestra Clemente Ferrari dirigono le prove sul palcoscenico del prestigioso teatro costruito tra il 1947 e il 1949. Ogni giorno il contenitore artistico tornato alla città dopo il restauro il 13 novembre del 2021, accoglie i cantanti e i musicisti dell’Orchestra e gli ospiti del Concertone Tananai e Brunori Sas tra i fregi del luogo simbolo di Galatina.
“Siamo fieri di questo riconoscimento – dichiara la vice Sindaco Grazia Anselmi – e della attenzione della Fondazione verso la nostra città. Salutiamo con gioia tutti gli artisti presenti.”
I cantanti Enza Pagliara, Alessandra Caiulo, Consuelo Alfieri, Stefania Morciano, Antonio Amato, Giancarlo Paglialunga, Salvatore Galeanda e i musicisti Giuseppe Astore – violino, Nico Beradi – fiati, Alessandro e Roberto Chiga, Carlo De Pascali e Gioele Nuzzo – tamburelli, Leonardo Cordella – organetto, Antonio Marra – batteria, Roberto Gemma – fisarmonica, Mario Esposito – basso, Peppo Grassi – mandolino, Gianluca Longo – mandola, Alessandro Monteduro – percussioni, Attilio Turrsi – chitarra battente, saranno protagonisti del Concertone 2023 che in queste ore prende forma e regalerà enormi emozioni al pubblico dei 200mila di Melpignano sabato 26 agosto.
Nel foyer del cavallino Bianco si sono svolte le prove danza del progetto speciale Ronda Magica in collaborazione con la cooperativa L’Adelfia. Gli ospiti delle comunità terapeutiche circondati dalle gigantografie di Mina, Rita Pavone, Dalila e tantissimi altri protagonisti della musica ospitati a Galatina, hanno ballato guidati dal Corpo di Ballo della Taranta.
Segreteria Sindaco
Comune di Galatina
ott042006
Parliamo di libri questo pomeriggio di fine estate, in questo cortile, luogo del cuore, purtroppo semidiruto, graffiato dall’ira del tempo e dall’abbandono degli uomini. E lo facciamo quasi sottovoce (anche se con il microfono), con delicatezza, come si conviene, per non svegliare i fantasmi del passato, aggrappati alle volte dei secoli.
In questo luogo, appena cinque secoli fa, si sentiva ancora rumore di armi e di guerrieri, di cavalli e cavalieri, di vincitori e vinti.
Al di là di questo muro, tra alberi di aranci, una torre si regge ancora, da settecento e passa anni, come per quotidiano miracolo: è la torre medioevale di Noha, XIV secolo, 1300. Quelle pietre antiche e belle urlano ancora, ci implorano, richiedono il nostro intervento, un “restauro”, il quale sempre dovrebbe rispettare e storia e arte.
Da quella torre, addossata al castello, riecheggiano ancora le voci lontane di famiglie illustri nella vita politica del mezzogiorno d’Italia. Qui abitarono i De Noha, famiglia nobile e illustre che certamente ha avuto commercio con i Castriota Scanderbeg e gli Orsini del Balzo, signori di San Pietro in Galatina (città fortificata chiusa dentro le sue possenti mura), ma anche con Roberto il Guiscardo e forse con il grande Federico II, l’imperatore Puer Apuliae, che nel Salento era di casa.
Da Noha passava una strada importante, un’arteria che da Lecce portava ad Ugento, un’autostrada, diremmo oggi, che s’incrociava con le altre che conducevano ad Otranto sull’Adriatico o a Gallipoli, sullo Ionio.
Da qui passarono pellegrini diretti a Santa Maria di Leuca e truppe di crociati pronti ad imbarcarsi per la terra santa, alla conquista del Santo Sepolcro…
*
Ma la storia noi stiamo continuando a scriverla; voi potete continuare a scriverla, e non solo nelle pagine di un libro. Solo se diamo corso (come stiamo credendo di fare) ad un nuovo Rinascimento ed ad un nuovo Umanesimo di Noha, daremo una svolta alla nostra vita e alla nostra storia. E alla nostra civiltà.
* * *
Noi ci troviamo dunque in un “praesidium”, un presidio. E Noha era un presidio.
E sapete anche che Noha è, da non molto tempo, invero, “Presidio del libro”.
Ma cosa è un presidio?
Sfogliando un dizionario d’italiano (che dovremmo sempre avere a portata di mano, pronto per la consultazione) al lemma o parola “presidio” troviamo questi significati: 1) presidio = complesso di truppe poste a guardia o a difesa di una località, di un’opera fortificata, di un caposaldo; luogo dove queste truppe risiedono (per esempio si dice “truppe del presidio”);
2) presidio = occupazione di un luogo pubblico a fini di controllo e sorveglianza o anche solo di propaganda (per esempio “presidio sindacale nella piazza”);
3) presidio = circoscrizione territoriale sottoposta a un’unica autorità militare;
4) presidio = complesso delle strutture tecnico-terapeutiche preposte in un dato territorio all’espletamento del servizio sanitario nazionale (presidi ospedalieri);
5) presidio = difesa, protezione, tutela (essere il presidio delle istituzioni democratiche);
6) presidio = sostanze medicamentose (presidi terapeutici) oppure presidi medici e chirurgici….
Vedete quanti significati può avere la parola “presidio”!
Penso che per il concetto di “Presidio del libro”, tutte queste definizioni, più o meno, calzino bene.
E’ un luogo. E la biblioteca Giona è il cuore di questo presidio.
Ci sono le truppe.
Ma le truppe siamo noi e le armi sono i libri; i carri armati sono gli scaffali che li contengono.
Le altre armi, invece, quelle da fuoco, le lasciamo agli illetterati, ai vandali, ai mafiosi, a chi non è trasparente, a chi non ha idee, a chi non ama il bello.
Presidio del libro è anche sostanza medicamentosa, terapeutica, contro i mali della società.
Il presidio del libro riuscirà a sovvertire, a sconfiggere quell’altro presidio: il “presidio della mafia”?
Forse si: se questi libri li apriamo, li sfogliamo. Li annusiamo, anche, e li leggiamo, li prendiamo in prestito, li consigliamo agli altri, li doniamo. Ne incontriamo gli autori, ne parliamo a scuola, in piazza, dal parrucchiere, dall’estetista, al supermercato, al bar, al circolo, fra amici.
Tutti i luoghi sono opportuni per parlare di libri: a volte basta solo un cenno, non c’è bisogno di una conferenza in una sala convegni per parlare di letteratura, di poesia, di storia, di leggenda, di arte...
Ecco allora che “Presidio del libro” diventa “difesa”, “protezione”, “tutela”, “crescita”, rispetto della persona, dei luoghi, dei beni culturali, di Noha tutta. Solo chi legge difende i monumenti, la piazza, la torre, questo castello, la masseria, la casa rossa, la trozza, la vora, il frantoio ipogeo, le casette dei nani… Ma anche i giardini, le terrazze, la campagna, i colori delle case di Noha (che stanno sempre più perdendo il loro colore bianco brillante, quello della calce, per diventare d’arlecchino multicolore, a volte troppo appariscente…). Chi legge difende la civiltà, la democrazia, l’etica, la libertà del pensiero e del giudizio e finanche della critica (costruttiva), e tutela il bello che è integrità, luminosità e proporzione.
Guardate che la biblioteca o la libreria (che non dovrebbe mai mancare in ogni casa: meglio se questa libreria è ricca, e piena di libri e non contenga solo un’enciclopedia a fascicoli che ti danno in regalo con l’acquisto dei detersivi o con la raccolta dei punti al distributore di benzina); dicevo, la libreria non è solo un deposito o una raccolta di libri. Ma uno strumento di conoscenza ed in certi casi di lavoro.
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E’ vero: esistono così tanti libri, che spesso non si sa da dove incominciare.
Se soltanto volessimo leggere i “classici”, cioè i libri, diciamo, fondamentali per l’uomo di buona cultura, volendone leggere, ad esempio, uno ogni settimana (che è una ragionevole media), non ci basterebbero 250 anni. Dovremmo vivere almeno 250 anni, per leggere ininterrottamente i libri diciamo più importanti o indispensabili.
Se a questi volessimo aggiungere le collane della Harmony, o i libri di Harry Potter, o quelli degli scrittori minori o locali (come siamo noi), o gli altri che leggiamo per diletto o divertimento, (tutti ottimi! Ma non classici) necessiteremmo almeno del doppio di questi anni, vista permettendo!
Dunque: nessuno può aver letto o leggere tutto (neanche le opere più importanti).
E questo però ci consola.
Intanto perché possiamo partire a piacere da dove vogliamo.
Ed un altro fatto che ci rassicura è che spesso i libri parlano di altri libri: cioè con la lettura di un libro a volte riusciamo a entrare in altri libri (anche senza aver mai visto questi altri libri): i libri infatti sovente, tra un riferimento e l’altro, si parlano tra loro.
I libri sono come i nostri amici che ci riferiscono come stanno gli altri nostri amici, che magari non vediamo da tempo.
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Sentite.
Spesso si parla del dovere di leggere.
No!
Leggere non è un dovere: è un diritto!
Inoltre il lettore ha altri diritti (come dice Daniel Pennac, nel suo libro intitolato Come un romanzo, Feltrinelli, 6 Euro): e questi diritti sono i seguenti: primo il diritto di non leggere (ciò che ci impongono); poi, il diritto di saltare le pagine; poi abbiamo il diritto di non finire un libro; il diritto di rileggere (non preoccupatevi: si può essere colti sia avendo letto quindici libri che quindici volte lo stesso libro. Si deve preoccupare invece chi i libri non li legge mai!); il diritto di leggere qualsiasi cosa; c’è poi il diritto di leggere ovunque (non solo a casa, ma al mare, sull’autobus, in villetta, ovunque); il diritto di spizzicare (si da uno sguardo, si legge la bandella della copertina, si apre a caso una pagina, si legge come comincia o come finisce: insomma pian piano un libro si può assorbire anche a “spizzichi e mozzichi”. Chi ce lo impedisce?); ancora il diritto di leggere a voce alta; infine il diritto di tacere: cioè nessuno è autorizzato a chiederci conto di questa lettura, che è e rimane una cosa intima, esclusivamente nostra.
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Leggendo, ragazzi, vedrete, poi, che riuscirete a descrivere qualcuno o qualcosa, utilizzando quelle stesse parole del libro: vi viene quasi automatico. Vi accorgerete di essere stati chiari e non banali; non avrete più il problema di cadere nei silenzi tra una parola e l’altra. Quei silenzi orrendi e imbarazzanti. Come il silenzio nel corso di certe interrogazioni.
E non abuserete dei “cioè”; vi sentirete soddisfatti di questo, ma soprattutto imparerete a sognare, a volare alto, e difficilmente sarete malinconici.
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Il nostro scritto prima ancora di iniziare a vivere nel libro, o su un giornale o su una rivista, si può già assaporare nelle parole della gente, con i suoi racconti, le sue esperienze: sentimenti, che lo scrittore ha raccolto e animato.
Ecco lo scrittore cerca di colorare il mondo. Noi abbiamo cercato di dare calore e colore alla nostra storia, alla nostra arte, alle nostre leggende.
P. Francesco D’Acquarica, che ha scritto con me le pagine di questo tomo (è come se avessimo eseguito una suonata a quattro mani e quattro piedi ad un organo a canne) ha compiuto un lavoro lungo decenni, s’è consumato gli occhi, per leggere, interpretare e ritrascrivere i documenti dell’archivio parrocchiale di Noha o quello vescovile di Nardò e numerosi altri documenti. E ha fatto rivivere la storia della gente ed i suoi pensieri (se leggiamo i proverbi che abbiamo posto in appendice, ad esempio, capiremo subito).
Ha risvegliato, ha ridato voce e fiato e vita e colorito ai nostri avi, ai nostri bisnonni, gli antenati. Per questo non finiremo mai di ringraziarlo.
Però il miglior modo di ringraziare uno scrittore è leggerlo.
E’ sfogliare il nostro libro, che abbiamo scritto con tanta passione. Leggerlo, consultarlo, criticarlo (anche), ma prima di tutto studiarlo.
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Vedete: Noha dopo il nostro libro: “Noha. Storia, arte, leggenda” non è più quella di prima. Anzi quanta più gente legge il nostro libro, tanto di più migliorerà la nostra Noha. Potremmo anche dire che oggi Noha è un po’ migliore, rispetto a ieri. Non dobbiamo aver paura di pensarlo e dirlo.
E sarebbe proprio la città ideale se tutti leggessimo quel libro, fossimo curiosi, ci conoscessimo di più.
Saremmo più gentili. Meno sospettosi. E anche più accoglienti.
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Abbiamo bisogno a Noha di scrittori, di gente che può cambiare il mondo. Ma prima di tutto abbiamo bisogno di lettori. I lettori sono i primi che possono cambiare il mondo. Se con la lettura si riesce a svagarsi, divertirsi, sognare, imparare a riflettere, allora si capisce meglio il mondo, e non si da retta alle futili mode o tecnologie o alle corbellerie. Ma è così che si cambia il mondo!
Con la lettura miglioriamo il nostro stile di vita, il nostro equilibrio morale ed anche economico. Non a caso chi legge è anche più ricco, e gode di un più alto tenore di vita.
E, il più delle volte, è anche un po’ più affascinante (o almeno così qualcuna mi dice, lusingandomi)…
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Democrazia e libri sono sempre andati storicamente a braccetto.
Le librerie e le biblioteche nei paesi liberi sono veri e propri presìdi di democrazia e civiltà. La libreria o la biblioteca è uno spazio amico. Giona è dunque una nostra amica. E certe amicizie vanno frequentate.
In libreria o in biblioteca c’è la sostanza più potente di tutte: la parola scritta. Tutte le altre sono chiacchiere, parole al vento.
Nella vita di ogni uomo c’è un pugno di libri che lo trasformano radicalmente. Entra in un libro una persona e ne esce un’altra, che vede se stessa ed il mondo in maniera completamente diversa e farà cose diverse.
Un maglione, un’auto, una moto possono rappresentare un uomo ma mai cambiarlo come invece può fare un buon libro.
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Il libro è un regalo. Un regalo che potete fare innanzitutto a voi stessi ma anche agli altri. E’ un regalo che si può “scartare”, aprire diverse volte e non soltanto una volta sola. E ogni volta la pagina di un libro può riservarci una gradita sorpresa.
Il libro è un capitale, un investimento che produce interessi incalcolabili.
E non c’è libro che costi troppo!
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Qualcuno mi dirà alla fine di tutta questa pappardella: e il tempo per leggere? Dove lo trovo?
Certamente non abbiamo mai tempo! Presi come siamo dalla diuturna frenesia.
Ma su questo tema del tempo chiudo prendendo in prestito, guarda un po’, le parole di un libro.
E’ quello già citato di Daniel Pennac, il quale a pag. 99, di Come un romanzo, (Feltrinelli, ed. 2005), così si esprime:
<<…Si, ma a quale dei miei impegni rubare quest’ora di lettura quotidiana? Agli amici? Alla Tivù? Agli spostamenti? Alle serate in famiglia? Ai compiti?
Dove trovare il tempo per leggere?
Grave problema.
Che non esiste.
Nel momento in cui mi pongo il problema del tempo per leggere, vuol dire che quel che manca è la voglia. Poiché, a ben vedere, nessuno ha mai tempo per leggere. Né i piccoli, né gli adolescenti, né i grandi. La vita è un perenne ostacolo alla lettura.
“Leggere? Vorrei tanto, ma il lavoro, i bambini, la casa, non ho più tempo…”
“Come la invidio, lei, che ha tempo per leggere!”
E perché questa donna, che lavora, fa la spesa, si occupa dei bambini, guida la macchina, ama tre uomini, frequenta il dentista, trasloca la settimana prossima, trova tempo per leggere e quel casto scapolo che vive di rendita, no?
Il tempo per leggere è sempre tempo rubato. (Come il tempo per scrivere, d’altronde, o il tempo per amare.)
Rubato a cosa?
Diciamo al dovere di vivere.
……..
Il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere.
Se dovessimo considerare l’amore tenendo conto dei nostri impegni, chi si arrischierebbe? Chi ha tempo di essere innamorato? Eppure, si è mai visto un innamorato non avere tempo per amare?
Non ho mai avuto tempo di leggere, eppure nulla, mai, ha potuto impedirmi di finire un romanzo che mi piaceva.
La lettura non ha niente a che fare con l’organizzazione del tempo sociale. La lettura è, come l’amore, un modo di essere.
La questione non è di sapere se ho o non ho tempo per leggere (tempo che nessuno, d’altronde, mi darà), ma se mi concedo o no la gioia di essere lettore>>.
Grazie.
dic082022
L’Istituto Comprensivo Polo 1 Galatina/Collemeto, nell’ottica di prevenire e contrastare ogni azione di bullismo e cyberbullismo dentro e fuori la scuola, ha programmato, e sta realizzando, una serie di progetti, di incontri e di iniziative con, e per, gli studenti.
Dopo aver assistito presso il cavallino Bianco a “Il sogno di Mirko”, spettacolo teatrale nato da un’idea di Lorenzo Palumbo (Vesepia Edizioni) e Liliana Putino, che ha curato la regia, con le musiche originali di Giacomo Sances (Il ballo dei bulli, L’inno di chi crede), il 5 e 6 dicembre tutte le classi di scuola secondaria di I grado di Galatina e Collemeto hanno accolto i MaBasta, MABASTA – Movimento Anti Bullismo Animato da STudenti Adolescenti.
I MaBasta hanno presentato il loro Modello: obiettivo fondamentale è creare classi debullizzate, cioè delle classi in cui non vi è alcuna forma di bullismo o cyberbullismo e, se dovesse insorgere, verrebbe neutralizzata all’istante tramite delle azioni comportamentali suggerite: Azione 1 – un MABA_Prof, Azione 2 – questionario MABA_Test, Azione 3 – un Bulliziotto e Bulliziotta in ogni classe, Azione 4 – un Bullibox nella scuola, Azione 5 – MABA_DAD, Digital Antibullying Desk, Azione 6 – obiettivo Classe Debullizzata, ed abbracciare, infine, i due comandamenti MABASTA:
1) NON FARE agli altri ciò che NON VORRESTI che gli altri facessero a te!
2) FAI agli altri ciò che VORRESTI che gli altri facessero a te!
I “Comandamenti Mabasta” sono stati espressamente ideati con l’intenzione di prevenire e tentare di stoppare e risolvere ogni episodio o caso di bullismo e cyberbullismo in ambiente scolastico ed extrascolastico.
Comandamenti che, non solo i ragazzi, ma l’intera società potrebbe applicare per un mondo diverso!
Al termine degli incontri, Mirko Cazzato, 21enne Co-fondatore e Team Leader MaBasta, si è fermato con noi per rispondere ad alcune domande:
“Qual è la formula del vostro successo?” “Il nostro successo è il fatto di essere ragazzi cha vanno nelle scuole di tutta Italia ad incontrare altri ragazzi dando loro delle vere e proprie soluzioni per combattere il bullismo: le sei Azioni del Modello Mabasta che i ragazzi devono mettere in pratica subito per prevenire, contrastare e debullizzare ogni forma di bullismo e cyberbullismo nella propria classe. Bisogna sempre tenere a mente che la vittima non è solo colui che viene bullizzato, ma anche chi bullizza e, in quanto tale, va aiutato”.
“Come hanno reagito i ragazzi della nostra scuola?” “I ragazzi del vostro Polo sono stati magnifici, molto attenti anche perché l’intervento, efficace, rientra nell’educazione fra pari. Sicuramente hanno appreso appieno quello che abbiamo detto e speriamo di vedere i primi risultati già nelle prossime settimane”.
“Che clima avete trovato nel nostro istituto?” “L’accoglienza del Polo 1 è stata una delle migliori. Il personale è pronto, collaborativo, competente…il top! Come se fossimo i loro figli, ci siamo sentiti a casa. Sono davvero poche le scuole con un’accoglienza del genere!”.
Il Progetto, destinato a tutte le classi della scuola secondaria di I grado di Galatina e Collemeto, è stato interamente finanziato da alcuni sponsor, che ringraziamo sentitamente per la sensibilità dimostrataci:
“L’impegno della scuola sarà massimo – commenta il dirigente scolastico Luisa Cascione – per promuovere ogni attività utile a contrastare il fenomeno del bullismo e cyber bullismo in tutte le manifestazioni, con azioni a carattere preventivo e con una strategia di attenzione, tutela ed educazione nei confronti dei minori coinvolti, sia nella posizione di vittime sia in quella di responsabili di illeciti”.
Polo 1 Galatina
nov142020
Un crescente numero di galatinesi è in lutto. Altri – presi, per esempio, dalle partite su Sky, dalle uscite al centro commerciale (specie la domenica, quando potevano), e dalle gozzoviglie con gli amici da postare su face-book - non lo saranno punto, in quanto “ogni danno, ogni stento, ogni estremo timor subito scordano”, ché “la miseria loro, credo, non sanno” (grazie, Giacomino Leopardi mio). I primi, invece, compulsando il sito della provincia di Lecce, hanno scoperto di recente che le superstiti campagne intorno alla loro Città d’Arte stanno per essere ricoperte ancora una volta da decine e decine di ettari di pannelli fotovoltaici.
Evidentemente non sarà bastata la prima ondata pandemica di una dozzina di anni fa che vide soccombere sotto lastre di vetro, ferro e silicio centinaia di fertilissimi campi salentini in nome dell’“energia pulita” - del resto un’epidemia che si rispetti ne annovera almeno una seconda, di ondata: come quella in corso.
A proposito di storia, chi non ricorda le imbarazzanti figuracce di certi nostri amministratori pubblici dell’epoca nel discettare (o scettare), con la solita morfosintassi sconquassata, di codesti mega-impianti. Oltretutto, al tempo, cogliere qualche differenza di posizione “politica” tra la componente diciamo moderata e quella diciamo progressista degli schieramenti era come trovare un ago nel pagliaio. Anzi nel pagliaccio. Non che i rappresentanti in carica – a meno di generiche ancorché “commosse” adesioni alle giornate mondiali per questo o quel creato - brillino per prese di posizione, dichiarazioni d’intenti, o delibere definitive contro il consumo di suolo: ma ripensare a taluni ex symbol della politica nostrana a ogni livello è come ritrovarsi d’amblée sul set di un film con Antonio Albanese nei panni di Cetto.
Ma lasciamo che i morti seppelliscano i morti e torniamo ai giorni nostri.
Insomma, oltre ai 22 ettari di terreno agricolo da trafiggere nelle immediate adiacenze della Masseria del Duca (come da richiesta inoltrata da una srl padana nel corso del primo lockdown), proprio nei primi giorni di novembre (ottavario dei morti), in questa bella regione arancione tendente al rosso, altre due imprese, una di Milano e un’altra di Trento, hanno presentato domanda di autorizzazione per altrettanti grossi apparati industriali di produzione di energia elettrica, rispettivamente di 18 ettari in contrada Spagheto e di 12 in area Torre Pinta, per un totale di ulteriori 30 ettari tondi tondi di terreno vergine nel solo comune di Galatina. Se a questi aggiungiamo i “parchi” previsti negli agri di Galatone, e poi ancora in quelli di cavallino, Soleto, Campi e Surbo, e in quel che resta di Lecce siamo ormai di fronte a circa 300 ettari di un novello tsunami di ferraglia e cavidotti in arrivo. A questo punto sembra quasi che gli amministratori delegati di siffatte imprese neocoloniali (a proposito, quella interessata al nostro capoluogo si chiama Lecce srl e la sede legale è addirittura in quel di Bolzano: non si può certo dire che non abbiano senso dell’umorismo certi investitori), vengano a dirci: “Cucù, ci avete svenduto o affittato per un piatto di lenticchie un altro po’ di terreni che i saggi avrebbero, con un pizzico di lungimiranza, risparmiato per l’agricoltura. Ma siete proprio dei pirla neh. Ma davvero i vostri due neuroni attivi non riescono a cogliere il fatto che questo territorio che era l’El Dorado sta per diventare l’El Degrado? Eh sì, è proprio un brutto scherzo del Padreterno dare i biscotti a chi non ha la dentiera”.
Ecco perché un bel po’ di galatinesi sono in lutto: perché hanno iniziato a nutrire qualche dubbio su “ricadute occupazionali”, “volani per la crescita”, “attrattività per gli investimenti” e altre simili pigliate per fessi, e più di una certezza sul fatto che gli impianti che a breve si troveranno sotto il culo sono dei bancomat per i promotori, e sudditanza monetaria, ambientale e perfino energetica per tutti gli altri.
Ebbene sì, come dicevo all’inizio, alcuni galatinesi sono in lutto. Molti altri ancora al (libero) rutto.
Antonio Mellone
mar192022
Dopo una serie di iniziative preparatorie e di inaugurazione e restituzione alla comunità, prende adesso il via la programmazione artistica della stagione 2022 del teatro Il cavallino Bianco del Comune di Galatina in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese, che si inserisce nella più ampia programmazione del cavallino Bianco in collaborazione con l’associazione OTSE - Officine Theatrikés Salento Ellàda.
Tre gli spettacoli organizzati direttamente dal Teatro Pubblico Pugliese. Si tratta di “Serata romantica”, spettacolo di danza e poesia con i versi di Giacomo Leopardi di Balletto del Sud con ideazione e regia firmate da Fredy Franzutti, in programma il 1° aprile; “Trapunto di Stelle” dei Radicanto il 23 aprile: un concerto, tratto dall'omonimo disco, che intende contestualizzare l’arte di Domenico Modugno restituendola alla sua terra di provenienza; e infine il 21 maggio il Maestro Peppe Vessicchio con il suo concerto – spettacolo “La musica fa crescere i pomodori” tratto dal suo primo libro, un saggio pop in cui ripercorre la propria vita all’insegna della musica ed esplora il connubio tra armonia e natura. Tutti gli spettacoli sono in programma alle ore 21.00.
«La riapertura del nostro teatro cavallino Bianco non poteva che suggellare il rapporto tra la Città di Galatina e il Teatro Pubblico Pugliese. Una collaborazione ormai matura e decennale che, tuttavia, negli ultimi anni, per cause di forza maggiore, ha vissuto un periodo di stasi - ha detto il Sindaco Marcello P. Amante -. Eppure, la Città di Galatina ha continuato a far sentire la propria presenza all'interno del Consorzio del TPP condividendo la strategia e il lavoro di promozione della cultura e del nostro territorio attraverso l'arte del teatro ma non solo. Siamo felici di riaprire le porte del nostro cavallino Bianco al Teatro Pubblico Pugliese, che mette in scena sul palco di Galatina spettacoli di alto valore artistico e disponibile a tessere una proficua rete con le associazioni del territorio».
«Era importante, dopo la riapertura del nostro teatro nell'autunno scorso, che il Teatro Pubblico Pugliese fosse presente a Galatina non solo in quanto consorzio di promozione della cultura di cui il nostro ente è socio ma anche e soprattutto per quella visione d'insieme che a livello regionale mette in relazione vari comuni verso un obiettivo condiviso, ovvero la promozione della nostra Puglia attraverso l'arte e la cultura. Per questo motivo, abbiamo fortemente voluto la presenza del Teatro Pubblico a Galatina come tassello importante e decisivo per la vita futura del cavallino Bianco» ha aggiunto Cristina Dettù, vicesindaco e assessore alla Cultura del Comune di Galatina.
«Come Teatro Pubblico Pugliese siamo molto felici di lavorare con l'amministrazione comunale di Galatina per questa stagione teatrale che torna ad abitare il teatro comunale dopo il lungo e importante lavoro di restauro concluso da pochi mesi. La stagione che abbiamo preparato insieme al Comune è un modo per riaprire le porte del bellissimo teatro Comunale portando in scena spettacoli in grado di regalare leggerezza e, allo stesso tempo, far riflettere il pubblico che sceglierà di tornare a frequentare il teatro comunale» ha commentato commento di Giulia Delli Santi, dirigente responsabile delle attività teatrali del Tpp.
Agli appuntamenti curati direttamente dal Teatro Pubblico Pugliese si aggiungono, come già accennato, quelli a cura dell’associazione OTSE - Officine Theatrikés Salento Ellàda di Pietro Valenti. Dopo “Il Dio Bambino” con Fabio Troiano lo scorso 16 marzo, i prossimi appuntamenti in programma sono:
il 22 e 23 marzo “Otello Circus” (ore 20.45, prenotazione obbligatoria) di Antonio Viganò, un'opera lirico-teatrale ispirata alle opere di Giuseppe Verdi e William Shakespeare ambientata in un vecchio Circo dove tutto sembra appassito ed Otello è costretto a rappresentare la sua personale tragedia. Lo spettacolo sarà replicato anche il 23 e 24 marzo al mattino in forma riservata per il pubblico scolastico.
Si torna a teatro domenica 27 marzo per “Processo a Dio” dramma in due atti di Stefano Massini con la regia Raffaele Margiotta (ore 20.45, spettacolo fuori abbonamento con biglietto unico a 10 euro). Lo spettacolo sarà replicato lunedì 28 marzo al mattino in forma riservata per il pubblico scolastico.
Il 9 aprile (ore 20:45) sarà in scena “La caduta di Troia” dal libro II dell’Eneide con Massimo Popolizio voce magnetica e inconfondibile. Il tema è quello dell’inganno. Le parole di Virgilio sembrano uno storyboard, una sorta di sceneggiatura ante litteram. Le musiche sono eseguite da Stefano Saletti, Barbara Eramo e dal musicista iraniano Pejman Tadayon che suona il kemence, il daf e il ney, antichi ed evocativi strumenti della tradizione persiana. Le lingue cantate sono il ladino, l’aramaico, l’ebraico e il sabir, antica lingua del Mediterraneo.
E ancora, il 26 aprile (ore 20:45) ci sarà “Caduto fuori dal tempo”, con progetto, elaborazione drammaturgica e interpretazione di Elena Bucci e Marco Sgrosso, meravigliosi artisti di straordinaria sensibilità e talento, che si confrontano con uno dei maggiori scrittori della nostra epoca, David Grossman, rileggendo per il teatro una delle sue opere più toccanti, che ci parla della drammatica perdita di un figlio e del dolore di chi resta.
Il 6 maggio (ore 20.45) andrà in scena “In nome della madre” di Erri De Luca per la regia di Gianluca Barbadori e con Galatea Ranzi: la storia, narrata in prima persona, di Miriàm, una ragazza della Galilea che ha una strana visione nella quale un angelo le annuncia che avrà un figlio e le profetizza per lui un destino di grandezza. Facendo ricorso al linguaggio semplice e terso della poesia, Erri De Luca racconta la gravidanza di Miriàm/Maria.
E infine il 12 maggio (ore 20.45) andrà in scena “Museo Pasolini” di e con Ascanio Celestini. Lo spettacolo si interroga su un ipotetico, possibile, auspicabile “Museo Pier Paolo Pasolini”.
TEATRO RAGAZZI – LA DOMENICA NON SI VA A SCUOLA
E a Galatina si pensa anche ai più piccoli con una stagione teatrale loro dedicata con spettacoli di teatro ragazzi in programma sempre la domenica pomeriggio.
Il 3 aprile (ore 17.30) in scena ci sarà “Il mondo di Oz”, produzione Compagnia Teste di Legno. Una rilettura in chiave pedagogica di quella celeberrima non-fiaba, infatti, potrebbe farci riflettere sulla necessità di valorizzare ciò che già abbiamo dentro, invece di cercarlo fuori di noi. Il tutto raccontato e manovrato a vista tra mille colori, pupazzi giganti e attori.
Il 10 aprile (ore 17.30) ci sarà “Il fiore azzurro”, spettacolo di figura e narrazione per attrice e pupazzo di e con Daria Paoletta e il pupazzo di Raffaele Scarimboli, produzione Compagnia Burambò. Un viaggio attraverso la storia di un popolo, quello tzigano, attraverso l'accettazione del diverso, il superamento delle avversità della vita, l'amicizia e la capacità di immaginare che il proprio destino non sia scritto ma è in continuo cambiamento.
Domenica 8 maggio (ore 17.30) toccherà a “Sapiens” di Valentina Diana con la regia Giuseppe Semeraro, produzione Principio Attivo Teatro, animare il pomeriggio dei ragazzi con questo spettacolo che racconta a un pubblico di bambini e ragazzi l'incontro-scontro tra due specie di ominidi che hanno condiviso l’esistenza in Europa per migliaia di anni, Sapiens e Neanderthal.
E ancora, domenica 15 maggio (ore 17:30) ci sarà “Diario di un brutto anatroccolo”, tratto dalla fiaba di Andersen con la riscrittura e regia di Tonio De Nitto, produzione Factory Compagnia Transadriatica. Diario di un brutto anatroccolo coniuga il teatro e la danza a partire da un classico per l’infanzia di Andersen. Un anatroccolo oltre Andersen che usa la fiaba come pretesto per raccontare una sorta di diario di un piccolo cigno, creduto anatroccolo, che attraversa varie tappe della vita come quelle raccontate nella storia originale, e compie un vero viaggio di formazione alla ricerca di sé stesso e del proprio posto nel mondo e alla scoperta della diversità come elemento qualificante e prezioso.
BIGLIETTI
Spettacoli serali
intero € 20 / ridotto € 10
Spettacoli pomeridiani
intero € 10 / ridotto € 6
prevendita online su www.diyticket.it
Biglietteria del Teatro cavallino Bianco Via G. Grassi nr. 13 Galatina
martedì e giovedì 16:30 – 19:30, sabato 10:00 - 13:00
Abbonamenti e biglietti ridotti per under 25, over 65, diversamente abili, persone non autosufficienti ed i loro accompagnatori
* Otello Circus spettacolo a prenotazione obbligatoria
** Processo a Dio spettacolo fuori abbonamento, biglietto unico € 10
INFO E PRENOTAZIONI
Telefono 3287391140
Ingresso solo con Mascherina FFP2 e Green Pass Rafforzato
dic102023
Un’amica di professione avvocato (che pensavo mi volesse bene) ha iniziato a inviarmi dapprima in maniera diciamo omeopatica, poi con una certa discreta continuità, e infine compulsivamente, vale a dire a ogni ora del giorno e della notte, un po’ di documentazione relativa al Grande Raccordo Anulare. Non quello di Roma, ma il “nostro” a chilometro zero, la Pista più famosa del Salento: che non è nemmeno quella stupefacente a cui state pensando in molti, malpensanti che non siete altro, ma la celeberrima Pista di Nardò o, per gli amanti dello slang imperiale, Nardò-Ring, orgoglio di sindaci e presidenti di regione, di assessori e di quella categoria che in analisi grammaticale definivamo “sostantivo collettivo”: mi riferisco ovviamente al gregge (nelle due versioni muto/belante).
Si tratta di un’area di circa 700 ettari delimitata da un alto muro di cemento vibrato (o forse di gomma), che contiene, tra le altre cose, e sin dagli anni ’70 del secolo scorso, la gloriosa circonferenza di 4 km di diametro stampagnata nel territorio tra Nardò e Porto Cesareo, su cui viene testata l’alta velocità delle automobili da una certa cilindrata in su (mica la Panda inquinante di mia zia Cetta), tanto è vero che sin dal 2012 proprietaria del complesso monumentale è la Porsche Engineering, società a sua volta totalmente controllata dalla casa madre Porsche Ag., tedesca dalla testa ai piedi. E voi sapete bene benissimo che tipo di veicoli produce e vende la Porsche: modelli senz’altro biologici, ecosostenibili e green che non ti dico, ma principalmente inclusivi, non li noti proprio in giro, men che meno ne avverti il rombo, talmente ovattato, stavo per dire introverso, che sembra un ultrasuono udibile soltanto da cani & porsche, tanto che il noto Quotidiano turiferario – edito dall’Istituto Luce - intesse il panegirico di più di un suo modello a favore del notoriamente molto sveglio suo lettore medio: “Profilo inconfondibile”, con il suo “Grigio-Turbonite, ovvero Nardò-Gray per enfatizzare l’unicità dei modelli turbo”, che pervade perfino lo stemma-scudetto che ritroveremo, “oltre che sul frontale, anche sui cerchi in lega leggera e sul volante”, e non perdetevi “la Mecan Ev con una potenza che arriva a 603 Cv” e con “l’overboost dovrebbe essere possibile aumentare temporaneamente la potenza a 751 Cv” (Cv=cavalli vapore: altro che l’allevamento in qualche masseria circostante, da espropriare fuscendu, col turbo). E che esemplari, signora mia, niente affatto aggressivi, anzi alquanto morigerati, ed e-co-no-mi-cis-si-mi: a partire da 92.000 euro e rotti. Ebbene sì, oggi come oggi quale salentino non ha almeno 100/200.000 euro sul conto corrente pronti all’uso per una Porsche come dio comanda.
Vi starete chiedendo come mai i crucchi avrebbero scelto il Salento per quest’n-esimo IDE (Investimento Diretto Estero). Be’, vai a trovare in giro su tutto il globo terracqueo un’altra terra come questa a prezzo di saldo, così pianeggiante, adatta dunque alla bisogna di lorsignori, e manco a dirlo istituzioni e popolazioni ospitali, accoglienti, empatiche, e così facilmente colonizzabili (chissà perché mi veniva in mente pure imbelli). D’altronde si sa da tempo ormai che per forzare questa terra al fine di assicurarsi i suoi gioielli non serve affatto un piede di porsche.
Ma andiamo al sodo. Quella sadica giureconsulta della suddetta amica mia legge gli atti dal suo punto di vista: il forense; e non sa (o finge di non sapere) che la mia angolatura è invece quella forese, vale a dire terra-terra. Orbene, il corposo materiale inoltratomi (credo ponderoso quanto la Summa Theologiae dell’Aquinate, benché con un numero di dogmi infinitamente maggiore) è tutto un florilegio di piani, progetti, figure, tabelle, allegati, confronti, matrici Swot (cioè minacce/opportunità e punti di forza/debolezza), scenari, descrizioni, giustificazioni, minimizzazioni di ripercussioni negative, e soprattutto Motivi-Di-Rilevante-Interesse-Pubblico connessi all’“Intervento di miglioramento sulle piste esistenti [nonché] la realizzazione di nove [mica una!] nuove piste per ampliare le possibilità di testing”; e, mi voglio rovinare, aggiungiamoci la costruzione di “edifici tecnici di appoggio”, e pure “edifici amministrativi e di servizio”, ma anche “un nuovo parcheggio per mezzi pesanti e [giacché] l’ampliamento del parcheggio per mezzi leggeri esistente”. Ma c’è dell’altro: “È prevista la realizzazione di un nuovo centro di logistica e manutenzione, di una nuova stazione di servizio per auto e camion, nonché un nuovo centro di valutazione e check-in dei mezzi”.
In pratica un’altra città al posto del bosco, da cui il nuovo slogan coniato dall’efficientissimo ufficio marketing della multinazionel: “C’è da spostare una macchia” [mediterranea].
[continua a breve con la seconda e ultima puntata]
Antonio Mellone
giu052022
Non mi divertivo così tanto - dico passando in rassegna o forse in rassegnazione i candidati alla poltrona di sindaco di Galatina - da chissà quanto tempo: probabilmente dalla precedente campagna elettorale in cui si toccò l’acme con alcune macchiette spassosissime che stavano alla Politica come Erode agli innocenti.
Ebbene questa tornata non è assolutamente da meno: ché qui abbiamo il fior fiore dei personaggi pOLITICI rinati dalle ceneri di quella, tipo i noti serial killer di sintassi, grammatica e giacché pure Diritto, intruppati nelle coalizioni del membro dell’aristocrazia nostrana rinomato per il pensiero del tutto assente benché espresso con eloquio forbito e quasi quasi suadente; spacciatori di un “plastico” della povera fiera di Galatina, ribattezzata AT-TRAT-TORE, e mai sia Trattore, tutta di verde pittata, evidentemente per non urtare la suscettibilità degli speculatori evergreen i quali, grazie allo strombazzato “project financing”, sono tutti in dolce attesa dei gettoni d’oro del Pnrr (onde ‘sto plastico sarebbe degno delle migliori trasmissioni vespasiane, nel senso di Bruno Vespa); foglie di fico pur sempre striminzite per occultare pudenda fuori scala (pudenda nel senso etimologico del termine): il riferimento è a un’accozzaglia post-ideologica di partiti, liste cosiddette civiche, listini e movimenti che vanno dalla Lega ai sedicenti socialisti, da Madre Teresa a Che Guevara, da Pippi a Mellone (che non sono io eh), dallo spazio aperto al vuoto pneumatico; concorrenti alla carica di primo cittadino sostenuti da vecchie cariatidi alla spasmodica quanto vana ricerca di una qualche forma di Rivergination (nomina sunt omina); futuribili sindaci immortalati in sella a una bicicletta (chissà se a proposito di piste ciclabili) che denotano con lo specifico mezzo di locomozione una dimestichezza simile a quella di chi, ormai ultracinquantenne, ebbe a pedalare l’ultima volta a bordo di un triciclo di plastica colorata all’asilo infantile; followers e personaggi al crepuscolo con velleità da influencer ripresi in esilaranti video virali - topici quelli nei pressi delle solite “erbacce” cittadine (chiamano così le superstiti forme di vita urbana, non ci posso far nulla), promoter subliminali di decespugliatori e falci senza ormai alcun martello.
Accanto a codesti campioni di coerenza, coraggio e teatralità, attori degni della Paramount Pictures, non poteva mancare il nostro dottor Antonio Antonaci, del quale, dopo il mio primo “Scritti in onore di Antonio Antonaci” del 2007, non potevo non darne alle stampe (virtuali questa volta) un secondo: questo.
Sì vabbè, il primo era un monsignore, un insegnante, uno storico, uno scrittore, ma quest’altro Antonaci non è mica da meno (benché, fra i Fantastici Quattro, quello a quanto pare degno del Don davanti al nome, alla stessa stregua di un ecclesiastico, sia il nobiluomo della provvidenza, figlio del secolo e di ben altro lignaggio).
Ebbene, il dottor Antonaci è partito proprio bene, tappezzando la città con i manifesti riportanti le cose da fare con il Cuore, sottintendendo il fatto (e noi ne conveniamo, come dire, cordialmente) che gli altri le facciano o le faranno con quell’altro organo posto un po’ più in basso, che inizia pur sempre con Cu.
Non si contano i suoi selfie con un gattino in braccio, o davanti alle bancarelle del mercato settimanale, o in terrazza con vista cupola maiolicata della Madonna della Luce, o nei pressi di una cripta basiliana. Ma la stoffa, che dico, il carisma del nostro simpatico novello specialista in cardiologia vien fuori in quel raduno solenne di popolo che è il Comizio Elettorale, talvolta introdotto da un “giornalista” (il mestiere ormai più vecchio del mondo), sempre accompagnato da lunghe ovazioni e grida di giubilo. Su quel palco, dietro al microfono, al fianco dei propri compagni di cordata e davanti al suo pubblico in estasi, Antonio Antonaci dà il meglio di sé, e ti chiedi se quelle godibilissime perfomance siano tutta farina del suo sacco, doti innate voglio dire, Dna proprio, o non invece il frutto della consulenza da parte di un qualche esperto del ramo, quando non di un vero e proprio corso accelerato di arte drammatica, oltre che ovviamente di dizione. Questo sì che è Teatro con la maiuscola, altro che il teatrino della politica, vale a dire il cavallino Bianco.
L’altra sera a Noha – pochi giorni dopo la memorabile lectio magistralis di storia nohana, partita dal tempo dei Fenici e impartita urbi et soprattutto orbi da quell’altra cima, vale a dire l’ex-docente nelle vesti questa volta di Alessandro Barbero (ché in quelle di governatore della Banca d’Italia, viste certe uscite, avrebbe qualche problema) - il nostro mitico Antonio Antonaci, nei pressi della Trozza, a proposito di acqua e di quel pozzo con tanto di puteale scolpito in pietra leccese, ha scorrazzato nei secoli, avanti e indietro, tra il ‘500, il ‘700, l’800, e mi voglio rovinare anche il 1400. Ha fatto poi parlare un professorone sull’importanza dell’acqua, e ne è venuto fuori che, insomma, la crisi idrica è colpa nostra, mica dei veleni o dell’abuso da parte di industria, servizi e agricoltura intensiva (ad esempio per i mega filari di Favolosa-che-non-secca, e cose del genere). E dunque toccherà al sindaco di domani insegnarci le buone maniere, tipo: chiudere i rubinetti quando ci laviamo i denti, o adottare una fotocellula nella doccia, o tirare lo sciacquone dopo che tutta, dico tutta la famiglia ha dato il meglio di sé. Insomma cose così.
Mo’ chi va a spiegare ad Antonaci e agli altri come lui che questa specie di trasferimento di responsabilità dal potere capitalistico agli atteggiamenti individuali, cioè alla “collettività dissipata e maleducata”, rientra tutto nel concetto di sostenibilità come ennesimo business e di ambientalismo come brand profittevole, e che, per dirne un’altra, la raccolta una tantum di lattine o di tappi di plastica rientra giusto in quell’ecologismo sfacciato e impunito che vorrebbe convincerci che i danni del mercato si possano risolvere attraverso il mercato stesso. Credo nessuno.
E così il mito della crescita smisurata, cioè i sempreverdi “sviluppo, ricadute e valorizzazioni” continuerà a perpetuarsi in saecula seculorum. Figurarsi poi se qualcuno oserà mai sollevare un qualche seppur minimo dubbio sulla sostanziale incompatibilità tra certi diciamo buoni propositi e quel Turismo, panacea di tutti i nostri guai, “da spingere forsennatamente” [copyright del suddetto dottor Antonaci]. Meno male che tra i supporters di quest’n-esimo Sindaco v’è la lista “Verde è lavoro”, pronta a tacitare quei rompicoglioni di comitati e comitatini di ambientalisti tutti carte bollate e ricorsi al Tar, responsabili del blocco delle attività e dunque della cassa integrazione, della disoccupazione, e certamente anche dell’invasione delle cavallette.
Questo è quanto, nell’attesa dell’uscita di eletti ed elettori dalle (rispettive) urne.
Antonio Mellone
feb142007
Eccovi le lezioni tenute da
P. Francesco D'Acquarica - il 29 gennaio 2007
e da
Antonio Mellone - il 1 febbraio 2007
davanti a vasta e competente platea, nel ciclo di lezioni dell'Anno Accademico 2006-2007 dell'Università Popolare "Aldo Vallone" di Galatina, nei locali del Palazzo della Cultura, in piazza Alighieri, cuore di Galatina.
E' ora che la nostra storia varchi i confini e gli ambiti più strettamente "provinciali".
1)Lezione di P. Francesco D'Acquarica
Lunedi scorso da questa stessa “cattedra” ha parlato P. Francesco D’Acquarica. Il quale m’ha riferito di aver preparato la sua lezione con slides e foto che poi per questioni tecniche non ha potuto utilizzare.
Oggi chi vi parla, non disponendo,… anzi - diciamo tutta la verità - non avendo tanta dimestichezza nemmeno con quella diavoleria elettronica altrimenti chiamata Power Point, non ha preparato slides, né foto, non vi farà provare l’ebbrezza di effetti speciali (a prescindere dal loro funzionamento) e non vi proietterà nulla. E dunque, pur avendo oltre trenta anni di meno di P. Francesco, essendo molto meno tecnologico di P. Francesco, dimostrerà, con questo, come la storia a volte… possa fare salti indietro.
*
Quindi da un lato non vi proietterò nulla; dall’altro vi chiederò uno sforzo di immaginazione (ma alla fine vi suggerirò un supporto, uno strumento portentosissimo per fissare, per memorizzare quanto sto per dirvi. Poiché come diceva il padre Dante “… Non fa scienza, sanza lo ritener l’aver inteso”. La scienza è cioè contemporaneamente “comprensione” e “memoria”. Sapere le cose a memoria senza averle capite non serve a nulla; ma non serve a nulla nemmeno comprendere e non ricordarle! Cioè se uno intende, comprende, ma non ritiene, cioè non memorizza, è come se non avesse fatto nulla: o meglio non ha – diciamo – aumentato la sua scienza).
*
Questa sera cercheremo però in un modo o nell’altro di fare un viaggio nel tempo e nello spazio. E’ come se questa stanza si trasformasse in una macchina del tempo (ma anche dello spazio: ma non un’astronave!) che ci porti indietro nel tempo, nella storia, ma anche nella leggenda, nella favola, poiché, sovente, là dove scarseggia la documentazione, là dove il piccone dell’archeologo tarda a farsi vivo, è necessario supplire con altri dati, in molti casi con delle “inferenze” (che non sono proprio delle invenzioni) ma, diciamo, delle ipotesi ragionevoli.
Così dice il Manzoni nel capitolo XIII, allorché parla dello sventurato vicario – poi, bene o male, salvato, dalla inferocita folla, da Antonio Ferrer – “ Poi, come fuori di se, stringendo i denti, raggrinzando il viso, stendeva le braccia, e puntava i pugni, come se volesse tener ferma la porta… Del resto, quel che facesse precisamente non si può sapere, giacché era solo; e la storia è costretta ad indovinare. Fortuna che c’è avvezza.”
La storia è costretta ad indovinare; la storia s’inventa sovente le cose: fortuna che c’è avvezza.
La storia è avvezza ad inventar le cose!
E se lo dice il Manzoni stiamo tranquilli.
Dunque a volte nella storia può funzionare (e funziona: tranne che per qualche sofisticato prevenuto o per chi voglia leggere la storia con pretese inutilmente tormentatrici) la “ricerca interpretativa”; quella, per esempio, che porta un autore a dire esplicitamente quello che non ha detto, ma che non potrebbe non dire se gli si fosse posta la domanda.
Così in mancanza di documentazione la storia può servire non a darci delle risposte, ma a farci porre delle domande.
Le risposte ragionevoli a queste domande altro non sono che la costruzione della storia, nella quale – come dice Antonio Antonaci - il territorio, il folclore, la trasmissione orale, il dialetto, il pettegolezzo finanche, la leggenda il dato antropico, quello religioso, quello politico, ecc., si intersecano, uno complemento dell’altro…
E’ ormai pacifica un’altra cosa: lo storico, nelle sue ricostruzioni, inserisce il suo punto di vista, la sua cultura, finalità estranee ai testi ed ai fenomeni osservati. Per quanto cerchi di adattare il suo bagaglio concettuale all’oggetto della ricerca, lo storico riesce di rado a sbarazzarsi del filtro personale con cui studia le cose.
*
Ma prima, di procedere in questo viaggio fantastico, visto che vedo qualche volto perplesso (della serie: a che titolo questo sta parlando?) volevo dirvi chi è l’autista di questo autobus, chiamiamolo pure pulman turistico diretto verso Noha: la guida, se volete, di questa sera.
Dunque mi presento intanto dicendovi che sono Antonio Mellone. E su questo non ci piove.
E poi come constato con piacere, in mezzo a voi questa sera ci sono tanti miei cari ed indimenticati maestri che mi hanno avuto alunno alle scuole superiori: oltre al prof. Rizzelli, vedo la prof.ssa Benegiamo, la prof.ssa Baffa, la prof.ssa Giurgola, il prof. Carcagnì, la prof.ssa Tondi, la prof.ssa Masciullo, il prof. Beccarrisi, il prof. Bovino conterraneo, il preside Congedo, vedo l’ing. Romano, e tanti altri illustri professori delle medie, dei licei, della ragioneria ed anche dell’Università di Lecce, come il prof. Giannini, che ringrazio per le parole a me indirizzate. Sicché stasera più che in cattedra, mi sento interrogato, diciamo.
Grazie per l’onore che mi concedete nel parlare a voi, siate indulgenti con me, come tante volte lo siete stati allorché sedevo … dall’altra parte della cattedra!
*
Dunque per chi non mi conoscesse…
Sono di Noha, 39 anni, laurea cum laude in Economia Aziendale presso la Bocconi di Milano, dottore commercialista e revisore ufficiale dei conti, attualmente impiegato alle dipendenze di un importante istituto di credito (importante è l’istituto di credito: non io!) con la carica di Direttore della filiale di questa banca in quel di Putignano, in provincia di Bari.
Ecco: finora questi dati sono soltanto serviti a confondervi ulteriormente le idee, perché da subito spontanea sorge in voi la domanda: e questo Mellone cosa c’azzecca con la storia di Noha?
Allora aggiungo qualche altro dato: e vi dico che sono di Noha e che quell’Antonio Mellone che scrive su “il Galatino” (e gli argomenti nella maggior parte dei casi vertono su temi nohani) da ormai oltre 10 anni, è il sottoscritto.
Non solo, aggiungo e quadro il cerchio, dicendovi che ho curato e scritto insieme a P. Francesco D’Acquarica per l’editore Infolito Group di Milano nel mese di maggio 2006, il libro “Noha. Storia, arte, leggenda”, sul quale ritornerò qualche istante alla fine della nostra conversazione.
Fatta tutta questa premessa di carattere metodologico (che se volete potete considerare pure come “excusatio non petita”) entriamo nel vivo della discettazione, o lectio, o “lettura” che dir si voglia (così come un tempo veniva chiamata una lezione universitaria).
*
Per la Storia di Noha, questa sera, non faremo un exursus: salteremo da palo in frasca, parleremo di tutto di più, ma vedrete che, senza dirvelo, un filo conduttore, un disegno, fra tutte queste disiecta membra ci sarà.
*
La prima domanda che sento rivolgermi da tutti quelli con cui discetto di Noha è la seguente: da dove deriva questo nome?
Risposta a voi qui presenti: ve ne ha già parlato P. Francesco D’Acquarica lunedì scorso.
*
Una curiosità intanto: sapete cosa significa Noha nell’arcaico linguaggio degli indiani d’America? Il lemma “Noha” significa: auguri di prosperità e gioia. L’ho scoperto sentendo un CD dal titolo The sacred spirit - Indians of America. Collezione Platinum Collection 2005. Quindi a qualcuno se volete augurare salute, prosperità e gioia, d’ora in avanti, al compleanno, a Natale o al compleanno, potete dirgli “Noha”. Noha: e non sbagliate!
* * *
P. Francesco la volta scorsa vi ha parlato di una serie di ipotesi a proposito del nome Noha. Io questa sera vi racconto un mito: quello della principessa Noha, che poi avrebbe dato il nome al nostro paese, che prima si chiamava NOIA..
… Noha era una bellissima principessa messapica, che per amore di un giovane principe-pastore, Mikhel, principe di Noia, si stabilì in quel paese cui poi diede il nome.
*
Nei campi dell’antica Messapia, per una traccia di sentiero, segnata da innumerevoli piedi nudi tra le erbe, (solo le più abbienti portavano i calzari) le donne messapiche, sguardo fiero di occhi neri e pelle bruna, capelli lucidi aggrovigliati e andatura energica, portavano con sé panieri pieni di cicorie e formaggio.
Andava, sì, scalza, anche la principessa Noha, mentre le piante dei piedi si espandevano illese sul sentiero, ma il suo portamento, il piglio, il tintinnio dei suoi monili e la cura con cui annodava i capelli e li fermava con cordelle di seta colorata, manifestavano la sua origine regale, nonché la sua voglia di essere bella.
Quando fu il tempo deciso dal re suo padre, Noha si trovò a dover scegliere quale compagno di vita uno fra i molti pretendenti invitati a palazzo…
Ogni pretendente portò con se un dono, secondo le proprie possibilità. Ora, uno portò collane di diamanti costosissime, un altro un anello d’oro molto prezioso, un altro ancora in dote avrebbe portato terreni e palazzi…
Ma la saggia principessa Noha, fra i tanti corteggiatori, per condividere la sua vita, scelse Mikhel, principe di Noia, che le aveva portato in dono solo ciò di cui egli era dotato: e cioè il sorriso, la gentilezza, la semplicità, il rispetto dell’ambiente, l’altruismo, la gratitudine, il senso del dovere e tutto quanto fa vivere in armonia con se stessi, con gli altri e con il creato. Noha reputò che questo era un vero e proprio scrigno di tesori.
Noha rinuncia così per amore allo sfarzo ed agli agi del castello della “Polis” di suo padre (che viveva nella importante città di Lupiae), vivendo felice e contenta nella cittadina del suo Mikhel.
Mikhel e Noha celebrarono le loro nozze a palazzo reale, ma poi vissero la loro vita coniugale nella piccola Noia, nella semplicità, nella concordia e nell’armonia e la governarono così bene da rendere tutti felici e contenti.
Fu così che il popolo, grato, scelse democraticamente di cambiare il nome della cittadina da Noia in Noha.
* * *
Ora allacciate ben bene le cinture di sicurezza: andiamo finalmente a Noha!
La volta scorsa avete avuto modo di conoscere la chiesa piccinna, il Pantheon della Nohe de’ Greci, una chiesa che si trovava proprio in centro, accanto alla chiesa madre, dedicata a san Michele, patrono di Noha.
Questa chiesa piccinna era dedicata alla Madonna delle Grazie, compatrona di Noha, e presentava all’interno degli affreschi. Non esistono delle foto che la ritraggono nella sua interezza: ma soltanto dei disegni di chi la ricorda bene, e qualche foto di piccoli brani dell’interno e dell’esterno di questo monumento.
Era di forma ottagonale. Io non l’ho mai vista (se non in disegno e nelle foto di cui dicevo).
Ma se vi volessi dare una mano o qualche idea ad immaginarla, vi direi che era molto somigliante alla vostra chiesa delle anime (aveva una cupola, però, con dei grandi finestroni).
Ma questo monumento non c’è più: abbattuto, come molti altri…
Ma è inutile ormai piangere sul monumento abbattuto, così come è inutile piangere sul latte versato. Ma questo non è l’unica chiesa abbattuta. Le chiese di Noha abbattute furono molte… Ve ne ha già parlato P. Francesco…
Ma non vi preoccupate. Non sono state abbattute proprio tutte. Qualcuna rimane ancora e qualcun’altra è stato costruita ex novo.
Oggi ne rimangono in piedi, (molte rifatte ab imis) - oltre alla chiesa Madre, dedicata a San Michele Arcangelo, la chiesa della Madonna delle Grazie inaugurata nel 2001, la chiesa di Sant’Antonio di Padova, (che per la forma ricorda in miniatura la basilica del Santo a Padova), la chiesa della Madonna di Costantinopoli, e la chiesa della Madonna del Buon Consiglio e la grande chiesa del cimitero, il quadro del cui altare maggiore, ricordo da ragazzino allorchè ero chierichietto, rappresentava la Madonna del Carmine.
Ma questa sera non voglio portarvi in giro per chiese… che magari vedremo una prossima volta.
*
Ma si diceva: un tempo le persone non capivano erano iconoclaste incoscientemente; non si dava importanza ai beni culturali, si abbatteva tutto con facilità.
Può darsi.
Ma questo poteva essere vero quaranta o cinquanta anni fa.
Ma oggi?
Un delitto contro la cultura e la storia, lo stiamo compiendo noi (non il tempo!) oggi: nel 2007! Noi di Noha; voi di Galatina: anche voi che mi state ascoltando, nemmeno voi ne siete esentati.
Perché? Perché tutti siamo responsabili di qualcosa.
Per esempio siamo responsabili se non conosciamo questi luoghi e questi fatti che si trovano ad un fischio da noi. Dovremmo cioè smetterla di pensare al mondo, solo quando al mondo capita di transitare dal tinello di casa nostra!
Il piccone della nostra ignavia si sta abbattendo giorno dopo giorno su quale monumento? Sulla torre medievale di Noha.
Si, perché, signori, se non lo sapete a Noha c’è una torre medioevale le cui pietre gridano ancora vendetta. E questa torre si trova proprio in centro. Dentro i giardini del castello.
*
Al di là di un muro di cinta, in un giardino privato (ma trascurato: quindi non sempre il privato è meglio del pubblico), dunque in un giardino tra alberi di aranci mai potati. Questa torre si regge ancora, da settecento e passa anni, come per quotidiano miracolo: la torre medioevale di Noha, XIV secolo, 1300.
Da quella torre, addossata al castello, riecheggiano ancora le voci lontane di famiglie illustri nella vita politica del mezzogiorno d’Italia. A Noha abitarono i De Noha, famiglia nobile e illustre che certamente ha avuto commercio con i Castriota Scanderbeg e gli Orsini del Balzo, signori di San Pietro in Galatina (città fortificata chiusa dentro le sue possenti mura), ma anche con Roberto il Guiscardo e chissà forse con il grande Federico II, l’imperatore Puer Apuliae, che nel Salento era di casa.
Da Noha passava una strada importante, un’arteria che da Lecce portava ad Ugento, un’autostrada, diremmo oggi, che s’incrociava con le altre che conducevano ad Otranto sull’Adriatico o a Gallipoli, sullo Ionio.
Da Noha passarono pellegrini diretti a Santa Maria di Leuca e truppe di crociati pronti ad imbarcarsi per la terra santa, alla conquista del Santo Sepolcro…
La sopravvivenza stessa e lo sviluppo dell’antico casale di Noha debbano molto a questa torre di avvistamento e di difesa, situata su questo asse viario di cui abbiamo già parlato (così come riconoscenti ai loro edifici fortificati devono essere Collemeto e Collepasso; mentre a causa della mancanza di tali strutture difensive vita breve ebbero i casali di Pisanello, Sirgole, Piscopio e Petrore).
La “strada reale di Puglia” ed in particolare la sua arteria che congiungeva Lecce ad Ugento, nata su un tracciato di strada preromana, aveva proprio nelle alture di Noha e Collepasso, e nelle rispettive torri, due punti strategici di controllo e difesa del percorso.
Come si presenta dal punto di vista architettonico?
La torre di Noha, che raggiunge i dieci metri d’altezza permettendo così il collegamento a vista con le altre torri circostanti, si presenta composta da due piani di forma quadrangolare. Una bella scala in unica rampa a “L” verso est, poggiata su un arco a sesto acuto, permetteva l’accesso alla torre tramite un ponte levatoio (una volta in legno oggi in ferro).
La torre è stata realizzata con conci di tufo regolari, un materiale che ha permesso anche un minimo di soluzioni decorative: la costruzione infatti è coronata da un raffinata serie di archetti e beccatelli.
Dei doccioni in pietra leccese permettevano lo scolo dell’acqua della terrazza (con volta a botte).
*
Chiuso anche questo argomento della torre.
* * *
Nel complesso del castello si trovano (oltre al castello stesso: ma di questo non ve ne parlo) altri monumenti: il primo è curiosissimo. Si tratta delle “casette dei nani o degli gnomi”, anche queste un mistero. (Il secondo è un ipogeo; il terzo la “casa rossa”)
Le casette dei nani.
Le avete mai viste? Qualcuno di voi le ha mai viste? Sapete cosa sono? E dove si trovano?
E’ una specie di villaggio in pietra leccese, un capolavoro di architettura, fatto di tante casette piccole, che sembrano tante case dei nanetti. Si trovano sulla terrazza di una casa che fa parte del complesso del castello di Noha. Una delle case dove abitavano i famigli, i servi dei signori del palazzo.
Il villaggio di Novella frazione di Nove è fatto di casette piccine e leggiadre: un piccolo municipio, la piazzetta, la chiesetta con un bel campanile, la scuola, la biblioteca, le casette degli altri gnomi, il parco dei giochi, ecc.
Nel paese di Novella non vi erano mega-centri commerciali, aperti sette giorni su sette e fino a tarda ora; ma negozietti e botteghe a misura d’uomo… anzi di gnomo… di gnomo.
Così, da basso (lasciando alle spalle la farmacia di Nove) basta alzare lo sguardo e tra la folta chioma di un pino marittimo, si riesce ad intravedere il campanile ed il frontespizio di una “casetta” dalla quale sporge un balconcino arzigogolato, finemente lavorato.
Ma per poter vedere tutto quanto il paese di Novella bisogna salire sulla terrazza di quella casa - chiedendo il permesso alle gentilissime signore che attualmente abitano il primo piano del castello.
Quando passate da Noha, fermatevi un attimo ad ammirare i resti di queste casette. Sono ricami di pietra, lavoro di scalpellini e scultori che hanno creato opere d’arte. Anche queste casette-amiche ci chiedono di essere restaurate.
*
Ora facciamo quattro passi a piedi (abbiamo lasciato il nostro pulman virtuale) e attraverso via Castello dirigiamoci verso il centro della cittadina.
Stiamo calpestando un luogo antico ed un manto stradale che cela un sotterraneo: è un ipogeo misterioso.
*
Nella primavera del 1994 a Noha, fu una ruspa, impegnata in lavori alla rete del gas metano, durante lo scavo di una buca, sfondandone improvvisamente la volta, a portare alla luce un mondo sotterraneo, un ipogeo misterioso di notevoli dimensioni.
Il gruppo speleologico leccese "'Ndronico" invitato dall’allora sindaco prof. Zeffirino Rizzelli, provvide alla perlustrazione, ai rilievi ed alle analisi di quegli antri. E conclusero che si era in presenza di un reperto di archeologia industriale di Terra d'Otranto: un frantoio ipogeo.
Concordo con questa conclusione e con la relazione degli speleologi. Però aggiungo che è proprio della scienza la ricerca continua di elementi che possano confutare o confermare una tesi.
La tesi in questo caso è quella della vox populi che narra di un passaggio segreto in grado di collegare il palazzo baronale di Noha con la masseria del Duca nell'agro di Galatina.
E come in molti altri Castelli italiani o stranieri avviene, è ragionevole ipotizzare che anche in quello di Noha possano esserci anfratti, nascondigli, passaggi, dei trabucchi, carceri e bunker sotterranei, al riparo da occhi indiscreti, o di difesa dalle armi nemiche, o assicurati contro facili evasioni, o in grado di imporre dura vita ai prigionieri.
Vi sono in effetti alcuni elementi contenuti nella relazione e confermati da una nostra visita che abbiamo avuto la fortuna di compiere proprio in questo ipogeo, durante l'estate del 1995, insieme ad un gruppo di amici (tra i quali P. Francesco D'Acquarica: non pensavamo dieci anni fa di scrivere un libro a quattro mani) elementi, dicevo, che fanno pensare che ci sia un collegamento tra il Palazzo Baronale, l'adiacente Torre medioevale, l'Ipogeo stesso e chissà quali altri collegamenti.
Dalla relazione degli speleologi si legge: "sul lato Nord si diparte un corridoio che, dopo alcuni metri, si stringe e permette di accedere ad un pozzo d'acqua stagnante sotto una pittoresca piccola arcata bassa, di elegante fattura e dolcemente modellata e levigata, dinanzi alla quale siamo costretti a fermarci…". Poi ancora un altro brano dice: "…la pozza sull'altra sponda presenta una frana in decisa pendenza accumulata fino alla sommità superiore di un arco ogivale che a sua volta sembrerebbe nascondere un passaggio risalente in direzione del Palazzo Baronale..". In un altro stralcio leggiamo: " …esiste un cunicolo a Sud. Tale galleria risulta riempita, al pavimento e sino ad una certa altezza, di terriccio, per cui abbiamo proceduto carponi. Il corridoio di mt. 11,00 circa, largo mt. 1,10 ed alto nel punto massimo mt. 1,30, mette in comunicazione i due ipogei, come se il primo volesse celare il secondo in caso di assedio…". Infine in un altro pezzo è scritto: "Ripartendo dalla scalinata Sud ed inoltrandoci nella parte destra, a circa 6,00 mt., vi è un tratto di parete murata come se si trattasse di una porta larga circa mt. 1,30…"
Dalle mappe abbozzate risultano a conferma "porte murate", "probabili prosecuzioni", "cunicoli da utilizzare in caso di assedio".
Se questi elementi da un lato, non dandoci certezze, ci permettono di fantasticare e nutrire mitiche leggende di "donne, cavallier, arme e amori” o il mito dell’Atlantide sommersa proprio a Noha; dall'altro potrebbero servire agli addetti ai lavori, agli studiosi, per proseguire, nella ricerca di altre tessere importanti del mosaico di questa storia locale. Per ora questo ipogeo è chiuso e dimenticato da tutti.
*
Un altro mistero. Vedete quanti misteri. Questa sera più che Antonio Mellone sembro Carlo Lucarelli, con la sua trasmissione Bluenotte, quella che va in onda su Rai tre.
Ora un cenno ad un altro mistero, un monumento: la Casa Rossa.
La Casa Rossa è una costruzione su due piani, che un tempo era parte del complesso del palazzo baronale di Noha (o Castello). E’ così chiamata a causa del color rosso mattone delle pareti del piano superiore. La Casa Rossa ha qualcosa che sa di magico: è un’opera originale e stravagante.
Da fuori e da lontano, dunque, si osserva questa specie di chalet, rosso, dal soffitto in canne e gesso, con tetto spiovente (cosa rara nel Salento), con due fumaioli, una tozza torre circolare, a mo’ di garitta a forma di fungo, con piccole finestre o vedute.
L’ingresso alla Casa Rossa si trova sulla pubblica strada, continuazione di Via Michelangelo, nel vico alle spalle della bella villa Greco (oggi Gabrieli).
Il piano terra invece pare ricavato nella roccia: all’interno si ha l’impressione di vivere in una grotta ipogea, scavata da una popolazione africana. Le pareti in pietra, prive di qualsiasi linearità, hanno la parvenza di tanti nidi di vespe, con superfici porose, spugnose, completamente ondulate, multicolori (celestino, rosa e verde), ma dall’aspetto pesante: somigliano quasi a degli organismi naturali che sorgono dal suolo.
In codesta miscela d’arte moderna e design fiabesco, ogni particolare sembra dare l’idea del movimento e della vita.
I vari ambienti sono illuminati dalla luce e dai colori che penetrano dalle finestre e dalle ampie aperture da cui si accede nel giardino d’aranci.
In una sala della Casa Rossa c’è un gran camino, e delle mensole in pietra.
In un’altra v’è pure una fonte ed una grande vasca da bagno sempre in pietra, servite da un sistema di pompaggio meccanico (incredibile) dell’acqua dalla cisterna (cosa impensabile in illo tempore in cui a Noha si attingeva con i secchi l’acqua del pozzo della Trozza o dalla Cisterneddhra, che sorgeva poco lontano dalla Casa Rossa, mentre le abluzioni o i bagni nella vasca da bagno, da parte della gente del popolo, erano ancora in mente Dei).
Le porte interne in legno, anch’esse, come le pareti, sembrano morbide, come pelle di vitello. Il cancello a scomparsa nella parete e le finestre che danno nel giardino sono grate in ferro battuto e vetro colorato. I vetri (quei pochi, purtroppo, superstiti) rossi, blu e gialli ricordano per le loro fantasie iridescenti le opere di Tiffany.
Al piano superiore si apre un ampio terrazzo, abbellito con sedili in pietra, che permetteva di godere del panorama del parco del Castello o del fresco nelle calde serate estive.
Ma cosa possa, di fatto, essere la Casa Rossa (o a cosa potesse servire) rimane un mistero.
Alcuni la ritengono come il luogo dove venivano accolti gli ospiti nel periodo estivo, del solleone; altri come la casa dei giochi e degli svaghi della principessina (proprio come era la Castelluccia che si trova nel parco della Reggia di Caserta); altri ancora ipotizzano che si tratti di un “casino” di caccia.
Qualcuno maliziosamente afferma che fosse adibita a casa di tolleranza.
Le leggende sul conto della Casa Rossa s’intrecciano numerose: storie di spiriti maligni e dispettosi, di persone che sparivano inspiegabilmente, di briganti che là avevano il loro quartier generale, di prigionieri detenuti che nella Casa scontavano, castighi, torture, o pene detentive.
Qualcuno azzarda anche l’idea che fosse abitata dalle streghe, o infestata dai fantasmi; qualcun altro dice addirittura che fosse occupata dal diavolo in persona (per cui un tempo la Casa Rossa di Noha era uno spauracchio per i bambini irrequieti)…
* * *
La Casa Rossa di Noha a me sembra un vero e proprio monumento in stile Liberty.
Il Liberty è il complesso e innovativo movimento stilistico europeo che si diffuse tra il 1880 e il 1910.
Elemento dominante di questa “moda” sono le linee curve ed ondulate, spesso definite con l’espressione coup de fouet (colpo di frusta), ispirate alle forme sinuose del mondo vegetale e combinate ad elementi di fantasia. Non fu un unico stile: ogni nazione lo diversificò, lo adattò, lo arricchì secondo la propria cultura.
Il modernismo o arte nuova (art nouveau) toccò anche Noha e Galatina. E la Casa Rossa, quindi, costruita con molta probabilità tra l’ultimo ventennio del 1800 ed il primo del 1900, è la massima espressione di quest’epoca, che diventerà in francese belle epoque, in nohano epoca beddhra.
*
Allora vi ho parlato fino a questo momento di monumenti. Vi avrei potuto parlare dei personaggi di Noha. Ce ne stanno. Ce ne stanno. E molti pure!
Se vi va lo faremo una prossima volta.
Ora permettetemi solo di fare un cenno ad un solo personaggio di Noha, scomparso recentissimamente. Lo merita. E’ venuto a mancare a Firenze all’età di 53 anni. Era un artista. Un grande.
Era il grande Gino Tarantino, architetto, scultore, pittore, fotografo: un maestro, un esteta.
Ha vissuto gli anni della giovinezza a Noha e dopo ha studiato architettura a Firenze, dove è rimasto e dove ha creato la maggior parte delle sue opere d’arte. Originali e geniali. Gino Tarantino era un artista, ma, prima di tutto, un uomo intelligente e sensibile. Un uomo che ha dato lustro a Noha ed al suo Salento (la sua opera fu perfino pubblicata da “Flash-art”, rivista d’arte e cultura, conosciuta in tutto il mondo, se non altro dagli addetti al settore)…
Qualcuno lo definiva un tipo “eccentrico”.
Io l’ho conosciuto nel corso della scorsa estate. Gino Tarantino aveva piacere di trascorrere le vacanze a Noha, nella sua terra natale, ne amava il sole, il mare, la luce ed in fondo anche la gente. Colse molti volti salentini, specialmente di adolescenti e giovani. Creava e lavorava anche in vacanza: disegnava, fotografava, impastava, scolpiva, plasmava.
Creava. Elaborava interiormente immagini su immagini.
Era il Gaetano Martinez di Noha.
Diciamo che era un tipo originale, anticonformista, estroso, creativo, uno spirito libero, uno che volava alto con il pensiero, non influenzato dalla banalità delle immagini televisive (“non ho la televisione. Non ho neanche un’antenna” – diceva. E veramente, nemmeno la macchina e nemmeno la patente: per scelta di vita).
Era cordiale, sorridente e (anche a detta di molte donne) un tipo affascinante.
Le sue opere stupiscono e incantano, seducono ancora e riescono, con combinazioni inedite di elementi noti, a dare idea di quanto la mente umana sia in grado di inventare.
Con la sua arte e le sue capacità intellettive ha lottato per integrarsi in quel mondo (chi è del giro sa) così duro e ristretto degli artisti, e delle gallerie; un campo difficile, e ancor peggio, in una città come Firenze: culla dell’Arte Italiana.
Uno spirito così libero ed estroverso come Gino non avrebbe mai accettato di fare altro. A volte partecipava a progetti di architettura (ha arredato case di illustri personaggi a Roma, a Parigi, in Spagna ecc.) ma esclusivamente per ragioni economiche: preferiva dedicare il suo tempo e le sue energie alle sue sculture, alle sue opere la cui rendita economica, come sempre accade per l’arte in genere, si proietta quasi sempre in un futuro estremo.
Ci auguriamo che quanto prima molte sue opere rimesse sul vagone (anzi su più di un vagone) di un treno tornino a Noha. E che presto trovi giusta collocazione nella storia, nell’arte e nella leggenda anche Gino Tarantino e la sua opera, finalmente catalogata e rivalutata.
Purtroppo, dobbiamo constatare ancora una volta che anche per Gino Tarantino vale la legge della morte quale condizione necessaria per l’immortalità della fama!
* * *
A mo’ di notizia in anteprima (questa non è storia, non è attualità è futuro… prossimo) vi comunico che con un gruppo d’amici abbiamo dato vita ad una redazione che sta per dare alla luce un nuovo periodico (di cui non conosciamo, pensate un po’, neanche la periodicità!) on line dalla testata che suona così: L’OSSERVATORE NOHANO. Somiglia per assonanza, ma solo per assonanza all’altra testata ben più famosa: l’organo della Santa Sede. Ma rispetto a quello il nostro è di matrice puramente laica. Rispetteremo la chiesa cattolica così come rispetteremo, né più né meno, le altre Istituzioni.
Abbiamo dedicato il primo numero a Gino Tarantino, del quale vorremmo poter emulare la libertà del pensiero e dell’azione (sempre nel rispetto degli altri, s’intende). Potete accedere al nostro Osservatore attraverso il sito www.Noha.it e buona navigazione. Come dicevo non sappiamo dove tutto questo potrà portarci: a noi interessa partire con entusiasmo e dirigerci ed andare là dove ci porterà il cuore.
* * *
Lo strumento portentosissimo di cui vi parlavo all’inizio di questa mia relazione che volge al termine (vi ricordate quando dicevo: non fa scienza sanza lo ritener l’aver inteso?), dunque questo strumento è (non poteva essere altrimenti) un libro. Il libro scritto a quattro mani dal sottoscritto e da Padre Francesco: il titolo: “Noha. Storia, arte e leggenda”. Un libro prezioso, per il contenuto, e pregiato per il contenitore. Che questa sera chi lo volesse potrebbe farlo ad un prezzo speciale. Prezzo speciale Università Popolare 30 euro, anziché 35.
Ma non voglio fare la Vanna Marchi della situazione. E non vorrei approfittarne. Se lo volete me lo chiedete. Altrimenti non fa nulla.
*
Cari amici concludo.
Questa sera vi ho parlato di Noha.
Ve ne ho parlato per contribuire solo un poco alla sua conoscenza. Perché si sa che la conoscenza è condizione necessaria (e sufficiente, dico io) per il rispetto e per l’amore dei luoghi, delle persone e della loro storia.
La conoscenza ci rende un po’ più umili. E l’umiltà ci permette non di giudicare, non di guardare dall’alto verso il basso, ma di guardare dentro, di sintonizzarci, di imparare, di capire, di rispettare.
Solo con questi atteggiamenti miglioreremo: e staremo bene con noi stessi e con gli altri.
Mi auguro che non pensiate soltanto che Noha sia come la cronaca nera ci fa leggere sui giornali soltanto la cittadina della mafia o della sacra corona unita. Non è questo. Non è solo questo. Come ho cercato di raccontarvi fino a questo momento.
Mi auguro dunque alla fine che amiate un po’ di più Noha, i suoi monumenti, la sua storia, i suoi abitanti, e - se questa serata non v’è dispiaciuta affatto – anche chi vi ha parlato finora, tenendovi incollati o inchiodati alla sedia.
Se invece fossi riuscito soltanto ad annoiarvi: guardate non l’ho fatto apposta!
Grazie.
set072011
Sul mensile "IL PICCHIO MAGAZINE" alle pagine 22-23 troviamo lo speciale Festa nella Città dei cavalli
ago192011
Domenica 11 Settembre a partire dalle ore 8.00 si svolgerà a Noha la 10° Fiera dei cavalli Madonna delle Grazie. Una kermesse che attira centinaia di cavalli e cavalieri di tutta la Puglia, pronti a sfilare eleganti, a gareggiare possenti, a danzare leggiadri, a passeggiare sbarazzini sul grande prato ricco di vegetazione spontanea, adiacente lo stadio comunale nohano. Anche quest’anno la festa durerà tutto il giorno, dal mattino fino al tramonto del sole, con una pausa pranzo. Le specialità e gli spettacoli saranno molteplici: cavalli da lavoro,cavalli da sella, pony, e poi ancora spettacoli di cavalli murgesi, sfilate storiche, gare di galoppo, danze, salti ad ostacoli… E con i cavalli sfileranno carri e carrozze, ma soprattutto tantissimi traìni.
feb272015
La Biblioteca comunale “Pietro Siciliani” organizza, per sabato 28 febbraio alle ore 16.00, presso la Sala Lettura, l’evento Libri in culla, con lettura di libri ad alta voce e la distribuzione in dono ai bambini nati nel 2014 di uno zainetto colorato contenente un albo illustrato, un libro cartonato e altro materiale selezionato dagli esperti nazionali del Centro per il libro e la lettura del Ministero per i Beni culturali.
Il Sindaco dott. Cosimo Montagna e l’Assessore alla cultura prof.ssa Daniela Vantaggiato, con lo staff della Bibliomediateca, daranno il benvenuto ai piccoli.
Partecipano la pediatra Piera Angela Negro e la dott.ssa Giovanna Rosato componente del Gruppo di lavoro AIB Puglia Biblioteche Ragazzi e NPL (Nati per leggere) e referente locale del progetto NPL a cavallino.
Nell’incontro i genitori saranno informati sull’importanza della lettura ad alta voce nello sviluppo cognitivo ed emotivo dei propri figli, ampiamente dimostrata da ricerche all’avanguardia in campo medico e pedagogico in Italia e all’estero.
L’evento Libri in culla rientra nel progettopilota In Vitropromosso dal Centro per il libro e la lettura, con il sostegno della società Arcus (Arte, Cultura, Spettacolo). Il progetto, che si svolge nei territori di Biella, Lecce, Nuoro, Ravenna, Siracusa e Regione Umbria, prevede l'aumento del numero dei lettori abituali partendo dalla prima infanzia, per trasformare i piccoli di oggi nei lettori di domani.
Visita i siti:
mar262016
Ci sono delle parole, la maggior parte tronche, cioè accentate sull’ultima sillaba, che si utilizzano sovente per sintetizzare l’identità civile di una popolazione. Si parla così di napoletanità per indicare il complesso dei valori spirituali, culturali e tradizionali caratteristici della città partenopea e della sua gente; così come si parla di romanità per esprimere la caratteristica di chi (o di cio che) è romano. Ancora, si usa meridionalità, milanesità, o leccesità, per indicare quelle rispettive (intuitive) peculiarità.
Abbiamo finanche trovato in qualche scritto galatinesità per indicare il modo specifico di essere cittadini di Galatina: si fa riferimento alla cadenza della lingua, alla flessione stessa della voce, a determinati comportamenti, addirittura al modo di pensare e di agire.
E’ ovvio qui ribadire che non sarebbe scientifico generalizzare e che è difficile pensare ad esempio che un ideal-tipo galatinese abbia caratteristiche specifiche che lo possano distinguere nettamente da un collepassese o da un abitante di Strudà. Ma, in molti casi, pur non disponendo di categorie sociologiche basate sull’osservazione empirica o matematico-rigorosa, quando siamo di fronte ad un galatinese, ma questo vale per chiunque anche per un trentino o un calabrese, riusciamo il più delle volte ad indovinarne la provenienza per quel non so che di noumeno che da qualche parte dovrà pur derivare.
Ma poniamo che in un ipotetico esercizio accademico sia possibile ricercare anche delle peculiarità specifiche di Noha, la nostra cittadina (ché di questo ci stiamo occupando); quale sostantivo, quale parola tronca potremmo utilizzare? Ebbene, in un processo di deduzione logica, se per Napoli questo sostantivo è napoletanità, se per Galatina è galatinesità, per Noha (che in dialetto è Nove) non potrà che essere NOVITA’.
Tutta questa premessa (chi vuol leggere i miei articoli deve portare un po’ di pazienza) per dire che la pasquetta nohana quest’anno non sarà la sublime e costante ricapitolazione di una lunga tradizione (come è anche giusto che sia), fatta di Fiera dei cavalli (dal mattino e fino all’ora del pranzo), di processione post-prandiale della statua della Madonna delle Cuddhrure portata in spalla dalle donne nohane, di presa della Cuccagna, di scoppio di fuochi artificiali, di rogo delle Curemme nei diversi quartieri di Noha con distribuzione a tutti di fette di colomba pasquale e spumante…
Non è solo questo. La pasquetta nohana a partire da questo 2016 ha, appunto, una NOVITA’ straordinaria (incredibile fino a qualche mese fa): l’apertura al pubblico del “Parco del Castello”. Quest’anno nohani, ospiti e viaggiatori tutti (non ci piace d’appellarli come “turisti”) avranno la possibilità di compiere un viaggio nel tempo, accedendo ai Fori Imperiali di Noha per riappropriarsi di un luogo del cuore per troppi decenni relegato nell’oblio.
Qui si avrà modo di godere dei beni culturali più significativi della nostra cittadina, come l’originalissima vasca ellittica di fine ‘800 in perfetto stile Liberty (coeva e probabilmente disegnata e costruita dalle stesse maestranze che si occuparono della dirimpettaia Casa Rossa, la misteriosa casupola delle meraviglie che ricorda la Casa Pedrera di Barcellona, opera di Gaudì); la Castelluccia del parco, a forma di torre, eretta nei primi anni dell’900 del secolo scorso (con l’interessante impianto idraulico ed elettrico, con marmi, isolanti in ceramica, interruttori a leva ed altri sistemi di trasmissione dell’elettricità); le cantine con le botti di rovere o di altri legnami dove s’invecchiava il Brandy Galluccio; e infine il bene culturale più antico e interessante di Noha, bello da mozzare il fiato: la torre del XIV secolo (1300 d. C.) con il suo ponte levatoio, collegato a rampa con arco a sesto acuto. Ah, dimenticavo il dulcis in fundo e ultimo arrivato: un pezzo dell’“affresco di Albino” scoperto di recente dagli Indiana Jones nohani che rispondono ai nomi di Marcello D’Acquarica e, appunto, l’Albino Campa.
*
Nel parco del Castello di Noha il lunedì in albis si potrà in tutta libertà scorrazzare, giocare al pallone, poltrire, gareggiare a carte o con altri giochi di società, e soprattutto apprezzare le leccornie della pasquetta salentina, anche utilizzando liberamente i barbecue predisposti dal gruppo “Ragazzi della Masseria Colabaldi”.
Non mancheranno - ci dice l’uccellino - nemmeno le incursioni della Banda armata (di strumenti musicali) diretta dalla Lory Calò.
Chissà, infine, se riusciremo a degustare le cuddhrure appena sfornate dai due forni del Castello? Chi vivrà vedrà: non possiamo mica svelarvi tutto e subito. Sennò che sorpresa di Pasqua sarebbe?
Antonio Mellone
P.S. Il Parco del Castello è la parte più sana, intonsa e biologica di Noha, ricca di erbe spontanee (è pieno di sucamèli e di altre autoctone varietà di “verdure naturali”, per dire), scampata, com’è da decenni, dall’invadenza dell’uomo. Per fortuna qui non è stato spruzzato alcun erbicida, come invece purtroppo è avvenuto altrove con il silenzio-assenso degli Unni di Palazzo Orsini con l’ausilio delle loro trippe corazzate.
dic202014
apr132019
Arci Levèra, in collaborazione con Arci Lecce, presentano domenica 14 aprile, ore 20.30, "Cenere. Corale per le Tabacchine", spettacolo teatrale a cura di Workin' Label.
In scena voci e ombre di uomini e donne, tessere di un puzzle che si aggregano, una dopo l’altra, per restituire le vicende di lavoro e di vita delle operaie tabacchine del Salento.
Il cast dello spettacolo è composto da Caterina Cosmai, Angela Elia, Beppe Fusillo, Maria Grazia Gioffrè, Leila Polimeno, Luigi Pontrelli, Antonella Sabetta, Irene Scardia, Guido Scopece, Carmen Ines Tarantino. Partendo dalla ricerca e dalla raccolta di testimonianze scritte e orali, portano in scena le dure condizioni lavorative, le lotte e in particolare lo sciopero generale tenuto per 28 giorni, tra gennaio e febbraio, nel 1961 a Tiggiano, un piccolo centro del Sud Salento, contro i licenziamenti e la chiusura del Magazzino, la locale fabbrica di tabacco.
La lotta delle tabacchine di Tiggiano, che vide la mobilitazione dell’intera popolazione a sostegno delle 250 operaie, rappresentò un importante avvenimento storico, senza precedenti nella storia del paese.
A seguire proiezione del video-documentario
“TRACCE. Dialoghi sulle strade del lavoro”
realizzato con i ragazzi e le ragazze richiedenti asilo ospiti nei progetti Sprar gestiti da Arci Lecce.
Videomaker Christian Manno
Ideazione Carmen Ines Tarantino
Organizzazione Irene Scardia
L'evento di domenica è inserito nell'ambito del percorso interculturale avviato da Arci Lecce in collaborazione con Workin' Label, che ha coinvolto ragazze e ragazzi richiedenti asilo ospiti nei progetti Sprar di Campi Salentina, Caprarica, cavallino, Castrignano dei Greci, Castrignano del Capo, Lequile, Novoli, Patù, Galatina, Sogliano, Squinzano, Surbo, Trepuzzi.
Seguiti dall'attore e pedagogo teatrale Fabrizio Saccomanno, le loro testimonianze si sono incrociate con quelle radicate nel territorio sulla lotta e l'emancipazione delle condizioni di vita e di lavoro.
Un esperimento di interazione e di dialogo interculturale e intergenerazionale, nella convinzione che l’esperienza e la storia delle persone residenti e quella dei migranti possano essere risorse importanti per la crescita della coscienza civica e solidale nelle persone di ogni età che vivono nel nostro Paese.
Appuntamento domenica 14 aprile alle 20.30 nel Circolo Arci Levèra a Noha-Galatina, via Bellini, 24.
set222018
Un paio d’anni fa, al termine di un laboratorio sulla Costituzione italiana tenuto con i bambini delle quinte elementari di Noha, volli che, nella presentazione del lavoro che ebbe luogo al centro polivalente, Vincenzo Campa non solo sfilasse con noi tra due ali di invitati, ma ne fosse addirittura il vessillifero: l’alfiere, dico, del nostro tricolore.
Facemmo un figurone, e Vincenzo tutto impettito ne gongolava.
Non so più quanti colpi di scalpello ho dato nell’abbozzo di profili di nohani, alcuni viventi, altri non più (ma sovente più vivi dei vivi). E s’intende che non sono un Bernini o un Michelangelo, bensì un semplice (spesso rozzo) scalpellino che ama arricchire viepiù la sua galleria di nomi, affinché un dì rimanga traccia “de li vizi umani e del valore” (soprattutto del valore) dei miei concittadini migliori. Sui peggiori, invece, spesso sbraitanti, di più, intontenti, meglio stendere il noto velo pietoso.
Vincenzo, dunque, fa parte dei primi, ed è ovviamente un mio amico.
Lo conosco praticamente da sempre. A lui è associata la mia infanzia delle vecchie epiche scuole elementari di piazza Ciro Menotti, quella del monumento ai caduti. Ci abita accanto con gli amati genitori. No, non veniva in classe mia, ma lo vedevo tutti i giorni all’ingresso e all’uscita da scuola, e anche durante la ricreazione.
Quando t’incontra, Vincenzo non ti saluta con freddezza, ma prima ti dà la mano e subito dopo ti abbraccia affettuosamente. E tu, davanti a tanta tenerezza, non puoi fare a meno di ricambiare con altrettanta simpatia e cordialità. Sissignore, gli abbracci gratis (o free hugs) non li hanno mica inventati una quindicina di anni fa in Australia: li abbiamo invece scoperti a Noha molto tempo prima, grazie proprio al compagno di scuola Campa Vincenzo.
Dopo i convenevoli, Vincenzo mi racconta i fatti che succedono nel nostro paese, i giochi e i lavori che insieme agli altri ragazzi speciali svolge nel salone del polivalente; io invece gli parlo di quello che faccio, delle iniziative, degli articoli che scrivo sul sito dell’Albino, delle battaglie che conduco e delle (più numerose) sconfitte che colleziono.
Quando m’indignavo con i cosiddetti politici locali e con i loro toni trionfalistici a proposito del restauro delle nostre ex-scuole elementari, fatto con quel pizzico di disattenzione che bastò a far scordare nel progetto esecutivo una cabina elettrica per il necessario allaccio alla rete - onde l’immobile rimase serrato per anni, e successivamente si dovette pure procedere ad altra spesa pubblica per installarne una posticcia - Vincenzo era a fianco a me e agli altri sognatori resistenti, intanto che molti tra i rimanenti nohani erano comodamente spaparanzati sui rispettivi divani Grönlid e sulle poltrone Poäng, probabilmente nell’attesa dell’atterraggio degli asini aerei.
E come rideva Vincenzo quando gli dicevo, celiando, che se fosse stato lui in persona il direttore dei lavori, o se le maestranze gli avessero dato retta per filo e per segno, non ci saremmo trovati in quella situazione poco chiara, anzi, vista la mancanza di un contatore, davanti al buio pesto.
Soprattutto il buio della ragione.
Sì, Vincenzo è spiritoso e ride di gusto alle battute umoristiche. Non si può dire altrettanto di alcuni (ma sempre troppi sono) concittadini di indole greve quanto di traballante formazione, cui sarebbe ormai consigliabile un corso elementare di sorrisi, autoironia e giacché anche di satira.
La mattina di domenica 9 settembre scorso, vidi Vincenzo all’angolo di casa sua, stava lì a non far nulla. Gli chiesi se volesse venire con me alla fiera dei cavalli. Non ci pensò due volte. Mi disse di attendere un attimo, il tempo di avvisare sua madre.
E così a piedi ci recammo insieme all’area fieristica, facemmo un sacco di foto (con la macchinetta professionale di Albino, mica con il telefonino), accarezzammo molti destrieri, salutammo un bel po’ di persone, e ci godemmo lo spettacolo che fa di Noha la più bella “Città dei cavalli” di Puglia.
Fu tutto fantastico, in quella splendida mattinata di sole settembrino. Soprattutto perché insieme a me, con gli altri, c’era anche il mio amico Vincenzo.
Sì, W Vincenzo.
Ovvero: Vincenzo, Campa.
Antonio Mellone
feb202016
Il Teatro è amicizia, amore, buonumore, diversi sostantivi per comunicare e promuovere la stagione di prosa 2016 che andrà in scena nel rinnovato Teatro Storico cavallino Bianco, organizzata dalla Città di Galatina in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese (TPP) e con il Patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (MiBACT) e della Regione Puglia - Assessorato all’Industria turistica e culturale.
“Accade solo a teatro che le emozioni prendano forma” afferma Daniela Vantaggiato Assessore alla cultura della Città di Galatina “a teatro, perimetro magico delle azioni e dei sentimenti che, come qualcuno ha scritto in questi giorni, appartiene a noi e a chi ci ha preceduti #ilcavallinoèanchemio vorrei dicessero tutti i Galatinesi nel momento in cui andranno a fare l’abbonamento per la Stagione, sì il cavallino è un luogo, è luogo dell’umanità e dell’anima dei Galatinesi come di tutti coloro che da sempre fanno teatro calcando il palcoscenico o sedendo in platea! Poco importa!”. Accadrà anche al Teatro cavallino Bianco ed amicizia, amore e buonumore prenderanno vita, diventeranno protagonisti di questa stagione 2016, dove per cinque serate, si aprirà il sipario alle ore 21:00. Dal 26 febbraio al 21 aprile 2016, il palco ospiterà spettacoli di prosa e non solo.
Di seguito il programma completo della stagione:
#aggiungiunabbonamentoateatro
Il servizio di vendita degli abbonamenti e dei biglietti è disponibile presso l’Ufficio IAT (via Vittorio Emanuele II, 35 – Torre dell’Orologio) tutti i giorni dalle 09:30 alle 12:30 e dalle 15:30 alle 19:00. Il botteghino del Teatro cavallino Bianco sarà aperto solo il giorno degli spettacoli dalle ore 19:00. Per informazioni: tel. 0836.569984 - cell. 392.9331521 - iat.galatina@gmail.com
set252013
Eccovi il primo video della prima edizione del Gran Galà Equestre di Noha svoltosi nel pomeriggio di domenica 22 Settembre 2013.
dic042015
C’ è poco da fare, quando qualcosa la vogliono fare costi quel che costi la fanno. Se poi si tratta di far passarella e ruotare la coda, basta un fischio. Il problema nasce quando qualcosa non la vogliono fare. Giusto per fare un esempio (solo uno dei tanti in quanto quasi simile) il sindaco Montagna e l’assessore Coccioli li avrò sentiti e letti almeno una decina di volte impegnarsi che presto avrebbero fatto realizzare la famosa cabina che avrebbe permesso all’ENEL di allacciare il nuovo contatore che avrebbe dato piena funzionalità al Centro Polivalente di Noha .
“Sarà realizzata entro l’anno” diceva Coccioli, ma non diceva mai l’ anno a cui si riferiva. E’ così di anni ne son passati un bel po’; è passato il 2012, poi il 2013, poi il 2014 e siamo ormai agli sgoccioli del 2015 ma della cabina nessuna traccia. Son riusciti persino a costringere ll’ENEL a dover staccare, per la loro inadempienza, il contatore di cantiere e quindi lasciare senza luce l’immobile. Ora vanno avanti con un gruppo elettrogeno.
L’ultimo richiesta di avere spiegazioni alle inadempienze del sindaco e dell’assessore, peraltro del suo stesso partito, è stata fatta in occasione dell’ultimo Consiglio Comunale dalla consigliera Daniela Sindaco la quale aveva presentato un’interrogazione consiliare chiedendo, in sintesi, il perché dei ritardi. L’assessore Coccioli rispose che “avrebbe indagato”.
Veramente ci stava ben poco da indagare in quanto il tutto è frutto esclusivamente di cattiva volontà nel fare qualcosa, magari determinata anche dal maggior o minor peso specifico che ogni consigliere PD riveste all’interno del proprio partito.
Tutto ciò si ricava anche dalla lunga serie di bugie sempre addotte per giustificare l’inadempienza tra cui è sempre spiccata quella della mancanza di disponibilità liquide perché vedremo ora l’esempio pratico che allorquando vogliono reperire i soldi riescono a farlo benissimo e li trovano.
A dimostrazione di quanto detto ci viene in soccorso la delibera di Giunta Comunale n. 403 del 25 novembre in cui si torna a parlare di cavallino Bianco e di nuove ed ulteriori spese e guarda caso la principale è più consistente proprio quella per risolvere problemi connessi all’illuminazione.
In essa si legge che “ i lavori del Cinema-Teatro cavallino Bianco sono stati completati come da verbale in data 23.11.2015. Che l’Amministrazione Comunale ritiene, per un migliore utilizzo della struttura, procedere ad un aumento di potenza elettrica per garantire un adeguato allestimento degli impianti e luci necessari delle future manifestazioni ed eventi e che per garantire quanto in premessa è necessario procedere allo spostamento del cavo Enel e prolungarlo fino al punto di nuovo allaccio disposto da Enel Spa per attestare la conformità degli impianti e che il costo complessivo dei lavori é pari ad € 13.300,00 IVA compresa” .
Unitamente al cavo elettrico vi sono un’altra serie attività quali forniture e servizi per permettere “una celere riapertura della struttura fra cui la Scia, necessaria per il rilascio del certificato prevenzione incendi, la pulizia dei locali”. Dalla stessa delibera si ricava poi che “ occorre integrare le somme previste nel Quadro economico di progetto per il collaudo tecnico-amministrativo tra le somme a disposizione dell’Amministrazione Comunale in quanto non sufficienti”
Pertanto deliberano “di autorizzare il RUP all’utilizzo della somma di € 20.000,00 (ventimila euro) del cap. di PEG 515 “Interventi per la valorizzazione del territorio” – bilancio 2015 – Gestione residui affinché possa porre in essere tutti gli atti amministrativi necessari per l’esecuzione dei lavori, servizi e forniture necessarie per una celere riapertura della struttura nel rispetto delle normative di riferimento”.
Ecco dimostrato che quando vogliono fare qualcosa la fanno, il problema, forse, consiste proprio nella volontà di volerla veramente fare, oltre naturalmente alla capacità di chi chiede di poterla ottenere.
fonte: ilsedile.it
set032013
(trafiletto apparso con variazioni sul numero di settembre di quiSalento)
set272013
Eccovi il quinto video della prima edizione del Gran Galà Equestre di Noha svoltosi nel pomeriggio di domenica 22 Settembre 2013.
apr062010
E’ il grande prato adiacente la cappella della Madonna di Costantinopoli, o come la chiamano i nohani, della Madonna “delle cuddhrure” a ospitare la tradizionale Pasquetta con la consueta fiera e la sfilata dei cavalli. E’ infatti una vera e propria “Pasquetta equestre”, quella che si svolge nella caratteristica frazione di Galatina, ormai da tempo ribattezzata “Città dei cavalli”.
I bei destrieri cominciano a confluire sul verde prato da ogni parte del Salento già dal mattino presto, strigliati e agghindati di tutto punto per la sfilata che ogni anno li vede protagonisti e per i numeri di alta scuola equestre che suscitano gli applausi della folla assiepata tutto intorno.
Dopo i nitriti, le criniere, i finimenti e traini, alle 17 si svolge anche il gioco della cuccagna. L’alto palo ingrassato a dovere, con in cima il bottino da conquistare, si erge in questa festa dal sapore genuino a dispetto dei “tempi moderni” senza perdere il suo fascino.
Chi riesce a scalarne la vetta si aggiudica anche l’applauso del pubblico sottostante, mentre una pioggia di caramelle cade allegra e festosa dall’alto. Come nelle favole.
[fonte: quiSalento, Aprile 2017]
ago222014
Domenica 7 settembre 2014 nei pressi dello stadio comunale di Noha dalle ore 8.00 alle ore 13.00 si svolgerà la 13° edizione della fiera “Madonna delle Grazie” con cavalli di ogni taglia, colore e razza.
Dalle ore 19.00 la manifestazione continua nel campo sportivo con il “Pomeriggio Equestre” a cura di Dino Coluccia.
set192008
dic112022
Martedì 13 dicembre, alle ore 10:30, si terrà presso il cavallino Bianco, un incontro pubblico, con l’ingegnere Manlio Guadagnuolo, Commissario Straordinario della Zes (zona economica speciale) Adriatica Puglia-Molise. Interverranno anche il sindaco del Comune di Galatina Dott. Fabio Vergine, il sindaco del Comune di Soleto Dott. Graziano Vantaggiato e il presidente del Consorzio Asi (area di sviluppo industriale) Lecce Massimo Albanese. Si discuterà delle agevolazioni contemplate dalle zone economiche speciali per creare sviluppo e lavoro sulla zona industriale Galatina-Soleto. Fin dal mio insediamento come consigliere comunale delegato Asi, ho concentrato gli sforzi sulla Zes. Farne parte vuol dire, in estrema sintesi, attrarre imprese, investimenti e creare nuovi posti di lavoro. Assieme al commissario Guadagnuolo lavoreremo per ottenere questi risultati. L’impegno dell’amministrazione Vergine sarà quello di abbattere le tasse locali, come TARI, IMU, ecc., per le imprese che investiranno in area Zes. Sommando questi vantaggi alle diverse e numerose agevolazioni già offerte o in via di definizione Galatina potrà essere un faro per lo sviluppo industriale del territorio. Sviluppare l’area industriale vuol dire sviluppare far crescere la città.
Nel dettaglio, è previsto lo Sportello Unico Digitale Zes dove si potranno ottenere tutti i permessi necessari in tempi rapidi. Un pacchetto di agevolazioni fiscali che comprende il taglio del 50% dell’imposta sul reddito delle società (IRES), nonché un credito d’imposta per gli investimenti. L’agglomerato industriale Galatina-Soleto, posto al centro della penisola salentina, è tra le poche zone industriali servite da infrastrutture primarie e con 88 ettari di area Zes risulta essere la seconda per estensione della provincia di Lecce.
Gatto Andrea
Consigliare Comunale di Galatina
ago052014
Nel cortiletto della mia vecchia casa c’è una cisterna per la raccolta delle acque piovane. Venne scavata nella pietra viva a suon di piccone all’incirca tre secoli fa. Tutti ci si pregiava di quell’opera d’arte che, come si soleva dire, e tutt’oggi è così, se ci butti dentro un bicchiere d’acqua, tanto sono compatte e impermeabili le pareti, ne raccogli due. Non si perde niente.
Come complemento infrastrutturale ai servizi, a lato della cisterna, c’è (in questo caso è meglio dire “c’era”) anche una vecchia pilozza, di pietra anch’essa. Sapete, quelle scavate in un blocco unico che adesso sono abbandonate nei giardini di molte case o “ville” di campagna, con dentro ninfee e girini colorati, tanto le attività per cui sono state inventate vengono svolte da modernissime lavatrici e lavatoi di cui riempiamo ad ogni piè sospinto le discariche di mezzo mondo. E’ rialzata da terra (la pilozza) per mezzo di due grossi conci di pietra, in alto quanto basta, affinché la schiena non debba curvarsi troppo nel rimestare l’acqua fresca tirata su dalla cisterna. Al centro, nello spazio a giorno, trova riparo il gatto che là ottempera pacificamente ai suoi sogni e bisogni. C’è pure una scatola di cartone e dentro, i pupi del presepe, fatti a mano con la creta -che si trova ancora in strada - e poi seccati al sole. Benché abbiano le facce rosicchiate dal tempo si contraddistinguono ancora ruoli e competenze di ogni personaggio. L’umido dell’anfratto e la peluria verdastra di cui è ricoperta, ne camuffa la forma fino a sembrare una chiazza nerastra e arsiccia. Nel raggio di tre metri s’espande l’odore di solfiti e ammoniaca e certe volte anche solo un breve fiato di vento annichilisce l’aria dell’intero antro. Mai, dico mai, che batta un colpo di sole.
Allora m’è balzato in mente quel fatto sgradevole e avvilente del colpo di sole dell’estate del 2010. Che se fosse stato vero noi ci saremmo sbagliati e il pupo, allora incredibilmente sindaco di Galatina, avrebbe invece avuto ragione del fatto che quattro spelacchiati ulivi - strappati chissà dove – sarebbero diventati presto folte siepi da sembrar foreste. Il colpo di sole lo hanno preso (oltre che il per fortuna ormai ex-sindaco) i poveri ulivi, i quali avevano il compito di nasconderci le brutture segnate dalla distesa di pannelli di silicio di contrada Roncella.
E’ di questi giorni la notizia che la maggior parte dei pannelli di silicio montati in Puglia provengono dalla Cina, e quindi chi li ha fatti installare, non avrebbe potuto beneficiare degli incentivi statali (leggi: soldi nostri).
Adesso non entriamo nel merito della provenienza di questa distesa di macerie tecnologiche che fra pochi anni saranno rifiuti da smaltire (e non si sa bene da chi, dove, come e a quali costi, che saranno probabilmente superiori ai ricavi sicché a nessuno converrà farlo e tutto rimarrà sedotto e abbandonato), ma consideriamola pure un’altra anomalia di questa mega-opera fatta in nome dell’ennesima ricaduta occupazionale, così come il faro che lo illumina a giorno, notte compresa.
A fare luce sulla scena purtroppo poco natalizia, a mo’ di stella di natale c’è un faro che spara e acceca, alla faccia della crisi energetica, viandanti e automobilisti in transito sulla S.P.n.352. Così il presepe prende forma e i nostri pupi l’arricchiscono di steccati in arte povera che bruciano e (per fortuna) svaniscono come fumo lasciandoci solo innocui monconi e chiodi arrugginiti; di cave che si riempiono nottetempo di materiali sconosciuti; di antiche masserie, case baronali, case rosse fagocitate da case biache; casiceddhre che si sgretolano a vista d’occhio; riesumazioni di cavallini bianchi e nuovi re-magi sponsorizzati da Tap che apportano fiumi di incensi e mirra a onorar i nostri multi nazareni; e per finire in gloria, il giornale metropolitano portato avanti da “giornalisti indipendenti” annuncia che con gli orologi rotti si può rimediare guardandone le spoglie sgretolarsi e meditando con il buon S. Agostino: …Non è dunque lungo il futuro, che non esiste ancora, ma il lungo futuro è la lunga attesa del futuro; non è lungo il passato, che non esiste più, ma il passato lungo è la lunga memoria del passato”.
Questo passa il commento del nostro giornalista, che, invero, non chiedeva sciorinate filosofiche sul tempo, bensì dello stato di degrado di un ben preciso monumento. Ma tant’è, per dirla sempre con San Agostino: Errare è umano ma perseverare è diabolico.
Con questi pupi – rappresentanti comunali e lecca-lecca di complemento - il presepe non cambierà mai.
apr282011
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set042015
Se l’esposizione universale di Milano ha per motto: “Nutrire il pianeta”, l’Expo 2015 dei cavalli di Noha ha per slogan: “Nitrire il pianeta”. E’ nella “città dei cavalli” che i visitatori, pur senza pagare alcun biglietto d’ingresso, dal mattino e fino all’ora di pranzo, avranno modo di sperimentare le immagini che anche Galileo Galilei, nei suoi scritti, aveva dei cavalli: come idea di movimento, come strumento di esperimenti in cinetica, come configurazione della natura in tutta la sua complessità e anche in tutta la sua bellezza, come forma che scatena l’immaginazione nelle ipotesi di cavalli sottoposti alle prove di forza, oltre che nell’identificazione del ragionamento con la corsa per cui “il discorrere è come il correre”. Anche Giacomo Leopardi, nello Zibaldone, parla di cavalli: “la velocità o la potenza dei cavalli, o veduta, o sperimentata, cioè quando essi vi trasportano (…) è piacevolissima per sé sola, cioè per la vivacità, l’energia, la forza, la vita di tal sensazione. Essa desta realmente una quasi idea dell’infinito, sublima l’anima, la fortifica...” (27 ottobre 1821). Ecco, la fiera dei cavalli di Noha è un modo alternativo per viaggiare, arricchirsi culturalmente e riflettere sul futuro del nostro pianeta.
giu122010
Sarebbe facile ormai fare qui la solita sviolinata sul Sud: il Sud come tribuna numerata, da contrapporre al nord, folta gradinata. Sarebbe facile fare una specie di leghismo capovolto. Ma non c’interessa. Qui è importante raccontare esperienze e sensazioni, vita ed emozioni.
Chi scrive ha frequentato per anni questa sorta di curva nord, vivendo lontano dalla terra che gli diede i natali. Ma lo sguardo è sempre stato puntato verso Sud, come l’ago di una bussola che non risponde alla sua legge, ma che gli volta le spalle.
Lontano dalla tua patria inizi a capire e tollerare i limiti di chi non parte, di chi resta imbullonato a casa, precludendosi però la possibilità della conoscenza, dell’esperienza del fardello della lontananza.
Non tutti hanno la possibilità di ripercorrere la strada del ritorno verso quella calamita (senza accento finale) che è il mezzogiorno. Non a tutti è concesso il dono della forza di gravità permanente e di attrazione verso una casa che ha la pazienza ancestrale di aspettarti, a volte senza cambiar nulla di quello che hai lasciato. Per tanti (non per tutti) che se ne allontanano, il Sud diventa come una stella cometa che indica la strada del ritorno, un percorso da seguire con passo svelto, vincendo il tempo che logora e schiaffeggia la nostra vita transeunte.
A volte il Sud è scempio, è cemento e brutture (anche sul mare), è sud-icio, è sud-ditanza, è cafoneria consumistica (che non ha latitudini). Ed il brutto, i mostri edilizi, il cemento e l’asfalto in nome dello “sviluppo” sono già di per sé istigazioni a delinquere.
Chi pensa che la crescita venga spinta dalle costruzioni, dai villaggi turistici, dal turismo di massa, dal consumo senza freni, di fatto sta uccidendo la gioia di una geografia, e sarebbe meglio che dicesse una volta per tutte “I leave Sud” (me ne vado), piuttosto che, ipocritamente, “I love Sud”.
Per troppo tempo la storia del Sud è stata raccontata nei tribunali; sarebbe ora che si raccontasse nelle scuole, nelle università, nel cinema, nella pittura, e senza alcuna lagnanza o piagnisteo. Per combattere la criminalità sono molto più efficaci il cinema, i teatri, le librerie o le gallerie d’arte, rispetto una caserma con un’intera compagnia di Carabinieri armati fino ai denti (come invece i manigoldi al potere vorrebbero farci credere).
Il Sud deve ritornare ad essere bellezza, arte, benessere.
E questo è possibile soltanto con quel grande capitale, con quella vera ricchezza che è la cultura, l’investimento che riesce a darti i dividendi più alti.
La galleria di Corrima è un grande investimento di tempo e di pensiero. Essa diventa sempre più un centro sociale, un luogo di riscatto di chi per fortuna o per coraggio ha deciso di non dimettersi dal Sud.
Quando varchi la soglia d’ingresso di questa pinacoteca miracolosa ti trovi di fronte ad un mondo che senti che ti appartiene per chissà quale strampalato marchingegno. Ti trovi di fronte ad un campo, che diresti di girasoli, ma non è di Van Gogh; mentre dal davanzale di un quadro sembra affacciarsi (e spiarti) una donna, ma con quel collo allungato non è di Modigliani; da un altro ti appaiono i mughetti ed i fiori verdi e blue cobalto, ma non sono di Chagal. Sono tutte le creazioni d’Arte di Corrima.
Di fronte a queste pennellate il girasole sei tu, ed i soli che sanno di Puglia e di Salento sono i quadri estratti dalla tavolozza del tuo amico Corrado che ha creato anche i cavalli puro-sanguigna, le casse armoniche dalle quali ti sembra di sentire le note di una banda musicale che intona un’opera, le fiere che sembrano fare girotondo, le danze delle donne salentine che non sapresti dire se sono pizzicate dalla taranta o dalla gioia di vivere, e poi ancora cigni-tulipani (o gru o cicogne) che sembrano piovere dall’alto o ascendere nell’alto dei cieli a schiera larga e piena…
Quando incontri Corrado ed i suoi quadri, digli allora senza indugio: “Chi ritorna al Sud si risarcisce del danno dell’ombra; chi va verso il sole meridiano, viene alla luce”.
Nei quadri di Corrado Marra trova posto la fantasia, il colore, il calore e la luce del mattino senza fine. Non servono altre fonti a rischiararli: s’illuminano da soli. Anzi, irradiano chi avesse la ventura di mirarli.
Antonio Mellone
mar202021
“Ci aspetta una grande sfida: far rivivere il nostro teatro, il “cavallino Bianco” – sono le parole del Sindaco Marcello Amante - Come amministratori, abbiamo e sentiamo una grande responsabilità, ovvero quella di restituire il teatro alla Città in una prospettiva di piena ed effettiva valorizzazione, da attuare con il coinvolgimento di tutti i portatori di interessi, pubblici e privati”.
Le decisioni in merito alla gestione del teatro e al suo futuro hanno coinvolto ogni singolo assessorato, in una forma di sinergia tale da garantire la scelta migliore per la Città, primi tra tutti l’Assessorato ai Lavori Pubblici e quello alla Cultura, attenti a valutare tempi, modi e possibilità di sviluppo del teatro e della Città intera. “Immaginiamo un modello di gestione virtuoso – così l’Assessore Cristina Dettù - ispirato ai criteri di reale efficacia ed efficienza in grado di innescare lo sviluppo di attività economiche per la creatività, la cultura, l’interazione e l’integrazione sociale. Immaginiamo una gestione dai 0 ai 99 anni e più, un teatro del territorio e della comunità che sappia dialogare con scuole, polo bibliomuseale, associazioni, piazze, privati e chiunque voglia entrare a far parte di questo tessuto. A tal proposito occorre avviare un processo partecipativo rivolto a tutti i cittadini e gli stakeholder da coinvolgere attivamente nella redazione del piano di gestione del Teatro comunale”.
Il processo partecipativo coinvolgerà istituzioni, amministrazioni, imprese, cittadini, scuole, associazioni, artigiani, si svilupperà nell’arco di due mesi circa e consentirà, alla fine, di avere linee guida dettagliate in merito alla tipologia di gestione da attuare. L’Amministrazione Comunale ha accolto la proposta di “Mecenate 90”, associazione culturale di livello nazionale che promuove la collaborazione tra soggetti pubblici, privati e privato sociale per la valorizzazione e gestione dei beni culturali e fornisce assistenza tecnica alle istituzioni pubbliche nell’ambito delle politiche di sviluppo strategico a base culturale. Tra i progetti realizzati, l’associazione si è occupata del Programma Italia 2019 con le città candidate a Capitale Europea della Cultura 2019.
Mecenate 90 ha presentato un progetto articolato in una prima fase, che prevede la realizzazione di un percorso partecipativo volto ad individuare, attraverso il coinvolgimento delle Istituzioni, delle Scuole, delle Associazioni, delle imprese culturali e degli stakeholder del sistema culturale, produttivo e commerciale, lo scenario di riferimento, i fabbisogni e le principali linee di indirizzo per la riapertura e la gestione del Teatro comunale. Il processo si concluderà con un meeting conclusivo dello scenario rilevato, con l’analisi dei contenuti emersi e la formulazione delle linee principali di indirizzo rispetto alla riapertura del Teatro.
Tale percorso partecipativo si configura come atto prodromico alla definizione di una più ampia strategia di valorizzazione del Teatro comunale condivisa da tutti gli attori, fondata su un logica di rete ed in grado di far emergere le specifiche competenze di ciascun operatore coinvolto, necessarie al raggiungimento dell’obiettivo di una migliore ed efficace valorizzazione del bene.
Non ci resta che iniziare questo nuovo percorso. Insieme.
Ufficio stampa Marcello Amante
sindaco di Galatina
ago162017
Qualcuno m’ha chiesto come mai non ho ancora scritto nulla in termini di critica aspra altrimenti detta stroncatura in merito all’operato della nuova amministrazione comunale di Galatina [ebbene sì, c’è chi si diverte a leggere le mie filippiche, mentre io m’incavolo a bestia, ndr.].
La risposta è semplice: non ha ancora avuto il tempo di arrecar danni al mondo che ci circonda, come invece han fatto le precedenti. E francamente spero non ce l’abbia mai, questo tempo, ché avrei ben altro per la testa io [tipo, oltre al lavoro, le letture, lo studio e i fatti miei in tema di “donne, cavallier, arme, amori, cortesie e audaci imprese”].
Insomma non è che mi diverta a buttarmi nell’agone come un novello Catilina, o a trattare dell’epica o della lirica di Sindaco & co., o a leggere, di questo codesto o quella, le gesta eroiche (o erotiche, se riportate dal Quotidiano, visto l’utilizzo della lingua da parte di certi “giornalisti” allorché si tratti di centri commerciali, Tap, Twiga e altre sensuali delizie del genere).
Una cosa auguro alla nuova amministrazione Amante (ergo a me stesso): che non somigli per niente alla giunta neretina di Pippi Mellone la quale, a dispetto dei verdissimi proclami pre-elettorali, una volta assisa sulla cadrega cittadina, s’è messa d’impegno a distruggere quel che di bello è rimasto a Nardò e dintorni, con l’aggravante di quella presa per i glutei che fu l’intitolazione dell’aula consiliare alla povera Renata Fonte [la quale non può più replicare con un bel: “Ma come vi permettete” - per non usare un lessico, come dire, più trivialmente colorito, ndr.], contraria fino alla morte, per mano della mafia, ad ogni forma di speculazione edilizia.
Tra le amenità partorite dalla banda larga installata nel palazzo di quella sventurata città, infatti, due recentissime son risultate definitivamente esiziali:
a) l’autorizzazione ad una decina di ulteriori nuovi stabilimenti balneari (ma dove cazzo li impianteranno mai se la costa è quasi del tutto privatizzata e non c’è più posto nemmeno per uno spillo pubblico);
b) l’ennesimo imprimatur a Mrs Deighton, la English first lady di ferro, anzi di cemento, che mo’ s’è messa in testa, e non c’è proprio verso di smuoverla, di costruire un Eco-resort [se ci metti “eco” prima della merda ti sembrerà tutto più pulito e profumato, ndr.] con albergo extra-lusso ed extra-large incorporato e un contorno di non so più quante villette da sparpagliare in una località tra le più belle al mondo, ricca di ulivi monumentali (molti non ancora censiti), denominata Sarparea - che gli empi, con l’aggiunta del lemma “Oasi”, han trasformato in una Srl, e che di questo passo si tramuterà in un’Oasi Diarrea.
Vorrei rassicurare il lettore (quell’unico, seppur ci fosse) che, quanto al cognome che associa il sottoscritto al sindaco di Nardò, salvo smentite dell’ultima ora [e nel caso sarei il primo a eradicare il mio millenario albero genealogico, in ossequio al piano Silletti, ndr.], con ragionevole certezza posso asserire che non v’è alcun rapporto di parentela tra i miei avi defunti e i morti suoi.
*
Dunque non di gemellaggi con certe giunte avremmo bisogno, ma di distinguo.
Sicché per “Andare Oltre” veramente, superando il partito del cemento e delle scemenze, sarebbe d’uopo un atto di coraggio da parte dei nuovi amministratori della cosa pubblica galatinese con un paio di delibere semplici e innovative, anzi rivoluzionarie e indispensabili, già adottate da altri comuni d’Italia un pizzico, diciamo così, più lungimiranti di Nardò: 1) lo stop al consumo di suolo, e 2) il divieto all’utilizzo di diserbanti e pesticidi chimico-industriali in tutta l’area comunale.
Queste due scelte di governo del territorio sarebbero l’architrave di un nuovo Rinascimento galatinese, non solo in termini culturali, ma di crescita vera, sviluppo e occupazione [se non riuscite proprio a coglierne i nessi, chiedete e con calma vi sarà spiegato tutto per filo e per segno, ndr.], nonché la svolta per un vero primato della Politica sul potere degli apparati burocratici [incluso quello di qualche dirigente comunale che, al di là del cognome aureo, sembra abbia finora giocato al ruolo del Re Mida al contrario, ndr.].
A Galatina e dintorni stiamo ancora pagando (e ne avremo per molto) le conseguenze delle scelte nefaste delle passate autorità palazzorsinane, di cui l’autorizzazione al Mega-Porco Pantacom in Cascioni è la punta dell’iceberg, il colmo, l’acme (e forse anche l’acne).
Nell’attesa del Mega-porco collemetese, sta procedendo a ritmi sostenuti un po’ ovunque lo sbancamento da ruspa degli ultimi lembi di terreno comunale e le colate da betoniere per massetti in latero-cemento [cola-cem: c’est plus facile, ndr.] finalizzati all’edilizia residenziale e aziendale rigorosamente private.
Un esempio per tutti: la costruzione dell’ennesimo grande capannone pronto a ospitare un supermarket, o come cavolo si chiamerà, nei pressi dei campus scolastici tra via Sogliano e via Noha, proprio di fronte al Penny (così poi vediamo chi chiuderà per primo).
Non vorrei qui entrare nel merito delle linee strategiche sottostanti i “business-plan” di certi diciamo investimenti, o delle motivazioni (o allucinazioni) di marketing stilate dai cosiddetti consulenti aziendali, o dei calcoli elaborati dalla supposta classe politico/imprenditoriale locale (dico bene, supposta) per concedere autorizzazioni per nuovi ulteriori fabbricati commerciali più o meno intra moenia: evidentemente c’è chi nei piani alti crede che con questi chiari di luna si possano riempire i carrelli di tutti gli empori del circondario comunale facendone tintinnare le casse magari a tutte le ore del giorno e della notte, feste comandate incluse.
Sarebbe appena il caso tuttavia di far osservare che sulla provinciale 362 Galatina-Lecce, a ridosso del distributore della Esso, ad un fischio dal passaggio a livello, giace la carcassa dell’ex-supermercato della Lidl (il grande magazzino a chilometro zero, vale a dire tedesco, venuto a mancare prematuramente all’affetto dei suoi cari), con tanto di striscione in PVC con su scritto “Vendesi immobile commerciale di 1.315 mq”.
Ebbene, questo capannone, facente parte della nutrita categoria dei fabbricati industriali, artigianali e commerciali messi in vendita è da tempo in dolce attesa di un fantomatico compratore. Campa cavallo (benché l’erba non cresca più): sembra destinato, poveretto, alla stessa sorte di certe prostitute ormai troppo vecchie che – scusate l’espressione - non si fila più nessuno (tranne magari l’“intenditore”), quantunque il fabbricato sia tutto sommato nuovo di zecca.
Ora. Visto che la curva di offerta non riesce più a incrociare alcuna curva di domanda di opifici o stabilimenti o magazzini, cosa c’era di meglio e di più economicamente saggio da fare se non autorizzarne (e quindi costruirne) degli altri di diciamo identica taglia, target e fattura? Sì, signora mia, pare che siamo in presenza di un nuovo modello economico in cui l’offerta non solo prescinde dalla domanda, ma addirittura la evita.
Ribadisco un concetto già espresso altrove: questi non stavano bene.
Mi auguro che i nuovi amministratori della cosa pubblica del distretto galatinese invece si sentano anzi stiano un pizzico meglio dei loro predecessori, riescano con le loro scelte politiche ad “andare oltre” il loro naso, e soprattutto rivedano certi propositi di corrispondenza d’amorosi gemellaggi con quella sciagura aerea, terrestre e marittima che risponde al nome della giunta Mellone di Nardò.
Sennò sarò io il primo a morderli. Dopo averli preventivamente fatti a fette.
Antonio Mellone
ott082013
Ci sono mille modi e luoghi per farlo: comodamente seduti su di un divano, a letto prima di addormentarsi, nel silenzio di una biblioteca… e poi c’è il “Lifebox”, dove leggere può diventare un’esperienza fatta di gioco e relazione, di calde e piacevoli sensazioni per adulti e bambini, dove leggere diviene un modo per esplorare e creare il mondo e la relazione tra genitori e figli.
Martedì 15 ottobre alle 17.00 presso la scuola primaria di Noha (Le) in via Petronio appartenente all'Istituto Comprensivo Polo 2 di Galatina (sede della Biblioteca Giona - Presìdio del Libro di Noha e Galatina) si terrà un seminario animato per la promozione della lettura ai piccoli in cui l’artista Adalgisa Romano farà dono alla scuola della sua opera “Lifebox”.
I Lifebox sono “unità abitative che si integrano facilmente con più contesti e ambienti per viaggi interiori in utopiche speranze di radicamento, rappresentano il luogo e l’istante di riappropriazione, di riposizionamento, di radicamento dell’uomo prima di affacciarsi e tuffarsi nel villaggio globale contemporaneo, - dice Adalgisa Romano - e rappresentano un forte strumento di critica alla società contemporanea sottomessa al gioco di spinte omologanti e individualistiche. Ma soprattutto i Lifebox sono luoghi in cui attraverso il gioco i bambini possono fare esperienza di sé, del proprio corpo e dell’altro e, attraverso la relazione con un altro essere umano, attivare un senso di appartenenza a sé stessi, step necessario per imparare a volersi e a voler bene.
Il seminario intende essere un’opportunità di riflessione e di confronto per chi si occupa di approccio precoce alla lettura: insegnanti, bibliotecari, pediatri, operatori culturali che considerano il tempo della lettura un tempo utile, e poi genitori che non si stancano di leggere ai propri figli (anche quando crescono), perché leggendo e raccontando agiscono il proprio amore.
All’incontro interverranno Milena TANCREDI, responsabile Biblioteca dei Ragazzi-Biblioteca Provinciale "La Magna Capitanata" di Foggia - Referente regionale NPL AIB Puglia - Segretaria della sezione Puglia dell'Associazione Italiana Biblioteche; Loredana GIANFRATE, Imago cooperativa sociale Lecce - membro CER AIB Puglia e dell'Osservatorio Nazionale Lavoro e Professione; Giovanna ROSATO, Biblioteca comunale di cavallino (LE) - AIB Puglia - Gruppo di lavoro Biblioteche per Ragazzi e NPL - Referente per la provincia di Lecce; Paola CONGEDO, referente dell'Associazione Presìdi del Libro; Eleonora LONGO, dirigente dell’Istituto Comprensivo Polo 2 di Galatina; Adalgisa ROMANO, artista-designer realizzatrice dell’opera Lifebox II, Cecilia MAFFEI e Antonietta ROSATO - Associazione "Fermenti lattici" - curatrici della rivista trimestrale Unduetre Stella.
L’iniziativa è promossa dall’Istituto Comprensivo Polo 2 di Galatina, la Biblioteca Giona – Presìdio del Libro di Noha e Galatina, ART and ARS Gallery di Galatina.
apr112009
set072015
set042018
La piccola Noha, città dei cavalli, diventa grande, grandissima, vista a bordo di un carretto.
È una coloratissima tradizione - alla quale partecipano destrieri e cavalcature da tutto il circondario - la Fiera dei cavalli, fulcro dei festeggiamenti in onore della Madonna delle Grazie, compatrona di Noha.
Una giornata di festa dove, dalle 9 alle 13 di domenica 9 settembre, l'area adiacente il campo sportivo si muta in uno scenario da cow boy, con i meravigliosi cavalli da sella, i carretti con le decorazioni dipinti a mano, i traini, le parature, i nastrini colorati, gli animali al trotto, gli antichi calessi e anche il consueto mercatino dove contrattare con veri e propri maestri sellai e palafrenieri e acquistare finimenti pregiati, ma anche campanelle portafortuna e altri oggetti caratteristici.
La festa comincia già da sabato 8, con la processione delle 19.30 accompagnata dalla banda "San Gabriele dell'Addolorata" di Noha, cui segue lo spettacolo dei fuochi d'artificio a cura della ditta Coluccia da Galatina alle 20.30 e l'esibizione dell'orchestra Simpatia.
Domenica 9, dopo la fiera, la festa si chiude alle 21 con il Cabaret dei Malfattori.
[Fonte: quiSalento, settembre 2018]
apr042015
L’appuntamento è da oltre sessant’anni nel grande prato accanto alla cappella della Madonna di Costantinopoli o, come la chiamano affettuosamente i nohani, “delle cuddhrure”. E’ qui che animali da cortile e commercianti si ritrovano il Lunedì dell’Angelo per la fiera del bestiame e per mettere in mostra e vendere anatre, pulcini, papere, galline e ogni tipo di utensile per l’allevamento. Ma i veri protagonisti sono loro: i cavalli che fin dal mattino animano le strade della piccola frazione di Galatina per la kermesse che li vede sfilare in tutta la loro eleganza.
Se ne possono ammirare di bellissimi, bardati di tutto punto con nastri colorati, campanellini, finimenti argentati e criniere al vento o, ancora, seguiti da carri, birocci e calessi di ogni dimensione fino ai coloratissimi traìni, finemente decorati in punta di pennello con colori sgargianti.
La fiera, che apre i battenti alle 8.30 e si conclude alle 13, e che quest’anno è dedicata al suo storico organizzatore recentemente scomparso, Tonio Rossetti, comprende anche prodotti tipici e un mercatino di finimenti.
Nel pomeriggio, invece, si rende onore alla Madonna di Costantinopoli: intorno alle 18 la bella statua con il mantello blu viene condotta in spalla dalle donne del paese dalla chiesa di San Michele alla sua piccola cappella in fondo a via Calvario, scortata dalle note della banda di Noha diretta dal maestro Lory Calò. Dopo le laudi ci si sposta nel grande prato per assistere alla “presa della cuccagna”.
Proprio come un tempo, l’alto palo doverosamente ingrassato si erge dritto e carico di provoloni, salumi e altre ghiottonerie in attesa di essere conquistato. Pare che da diversi anni il vincitore sia sempre lui, un arzillo cinquantenne nohano che una volta “espugnata” la cima dà il via allo spettacolo dei fuochi d’artificio gettando caramelle dall’alto e sventolando la bandiera italiana, sempre con la colonna sonora dell’inno nazionale.
Il pomeriggio di festa si chiude con l’incendio della “Curemma” appesa in ogni quartiere, il fantoccio di stracci che rappresenta il periodo di quaresima. Al termine fette di colomba pasquale e spumante per tutti.
(trafiletto apparso su “quiSalento”, aprile 2015)
A. M.
mag182018
Sin dall'inizio del suo mandato, il lavoro svolto dall'amministrazione comunale è stato indirizzato verso la possibilità di una riduzione dei tributi, compresa la tariffa sui rifiuti. Nonostante le evidenti difficoltà economico-finanziarie, si era giunti ad ottenere una riduzione della TARI, dovuta, tra l'altro, al buon risultato della percentuale di raccolta differenziata che, mese dopo mese, dimostrano i cittadini con il loro impegno quotidiano. Tuttavia, prima dell'approvazione del bilancio, è intervenuta una sentenza del Consiglio di Stato che ha condannato 63 comuni salentini, tra cui Galatina, in merito all'adeguamento della tariffa per il conferimento della frazione secca dei rifiuti nell'impianto di trattamento di cavallino, di proprietà della società Progetto Ambiente. I comuni sono stati condannati al pagamento di una partita da 30 milioni di euro e, per questo motivo, al fine di adempiere alla sentenza, l'amministrazione ha dovuto distribuire la propria quota pari a 700 mila euro all'interno della bolletta della TARI, andando così a neutralizzare quel risparmio che si era riuscito ad ottenere. Se non avessimo lavorato in quella direzione, avremmo corso il rischio di procedere ad aumenti medi all'incirca del 20%.
Comprensibile, certo, il malcontento generale di fronte ad una tariffa così elevata. Il lavoro dell'amministrazione mira ad un intervento a favore del contribuente, stimolata dalla proficua collaborazione in materia di raccolta differenziata. È proprio questa la direzione giusta che bisogna continuare a percorrere.
Ufficio Stampa Marcello Amante
feb082024
Il Premio dei Premi, una grande kermesse che porta sul palcoscenico i campioni delle più diverse realtà
regionali: una parata di stelle dell’universo FITA.
Istituto nel 2014, il Gran Premio del Teatro Amatoriale è riservato ai vincitori di appositi concorsi abbinati,
svolti a livello regionale e organizzati dai rispettivi Comitati FITA.
Sono in palio il trofeo maggiore, alla migliore compagnia, e altri premi individuali e di gruppo, tutti
assegnati da una giuria di esperti. Dall’edizione 2018/2019 il Gran Premio si è trasformato in concorso dal
vivo, ospitato in diverse località, dove i gruppi finalisti affluiscono da tutta Italia: un’occasione per far
conoscere al pubblico e alle istituzioni il meglio del teatro amatoriale italiano.
L’anno scorso il GPTA si è svolto in Emilia Romagna esattamente a Forlì.
Ad ospitare la IX° edizione del prestigioso premio, FITA nazionale ha scelto la Puglia , dove ben 14
compagnie si sfideranno sullo splendido palco del Teatro cavalliNO BIANCO di GALATINA durante le seguenti date: 17 e 24 Febbraio, 2 e 9 Marzo, 6-13-20-27 Aprile, 4-11-18 Maggio, 1-8-16 Giugno alle 20.30.
L’intera organizzazione è stata affidata dal Comitato Regionale FITA PUGLIA al Comune di Galatina e al
Presidente della Compagnia THEATRUM di Galatina, Raffaele Margiotta, che ricopre anche la carica di
Consigliere delegato di Lecce e Provincia del C.R. Fita Puglia .
Ritorna così un appuntamento molto atteso dal pubblico, grazie all’impegno della F.I.T.A. la più importante
realtà del teatro amatoriale del nostro Paese, con i suoi 25.000 associati e le 1.400 compagnie affiliate. Un
traguardo non scontato, ottenuto con un importante sforzo organizzativo.
l’edizione 2024 del Gran Premio Nazionale del Teatro Amatoriale della F.I.T.A. (Federazione Italiana Teatro
Amatori). L’iniziativa è promossa da FITA Nazionale, con la compartecipazione del Comune di Galatina e il
patrocinio della Regione Puglia e della Provincia di Lecce “Salento d’amare”.
L’evento sarà presentato giovedì 8 Febbraio alle ore 18 c/o il Palazzo della Cultura di Galatina.
Questa edizione vedrà protagoniste da Febbraio a Giugno quattordici compagnie provenienti da altrettante
regioni vincitrici delle selezioni svoltesi nel 2023: Campania, Lazio, Calabria, Abruzzo, Sicilia, EmiliaRomagna, Veneto, Marche, Lombardia, Liguria , Umbria, Puglia, Toscana, Friuli Venezia Giulia.
Sindaco Fabio Vergine
Città di Galatina
giu212024
In occasione del Gran Premio Nazionale Teatrale FITA 2024, gli alunni Camilla Costantini, Antonio Costantini e Caterina Forte (classe 5CS) del Liceo Scientifico e Linguistico “A. Vallone” di Galatina, avendo fatto parte della giuria dei ragazzi, hanno realizzato un trofeo, Palcoscenico stilizzato, come premio per la migliore scenografia a giudizio della giuria ragazzi, da consegnare durante la premiazione del gran Premio nazionale FITA nella serata del 22 giugno 2024.
Gli allievi, egregiamente guidati dalla docente di Storia dell’Arte, prof.ssa Paola Marzano, si sono ispirati a una frase di W. Shakspeare e l’hanno modificata seguendo la metodologia di un artista contemporaneo, Emilio Isgrò, che lavora per cancellature. I ragazzi, pertanto, hanno rimaneggiato la citazione shakespariana mettendo in evidenza solo le parole pregnanti della stessa e determinando in tal modo una trascrizione artistica per certi versi ambigua ma maggiormente vera. Il concetto su cui i ragazzi si sono soffermati è quello dell’apparenza, tipicamente teatrale, concetto che rivela altre realtà e altri mondi, con un rimando diretto alla metafisica di De Chirico. L’apparenza traduce anche il concetto di ambiguità tra quello che mostriamo e quello che realmente siamo: gli attori stessi, infatti, quando fingono di provare le loro parti in realtà raggiungono sul palcoscenico una piena immedesimazione, tanto da far emergere la loro vera realtà. Il messaggio di questo trofeo realizzato dagli studenti del Liceo Vallone è, dunque, quello del teatro come strumento utile a celare o portare alla ribalta una realtà diversa e apparente o rivelare la pura verità dell’essere umano.
L'evento è stato organizzato dalla FEDERAZIONE ITALIANA TEATRO AMATORI , FITA Puglia, e con la compartecipazione del comune di Galatina Assessorato al Turismo e alla Cultura. La direzione artistica unitamente all’organizzazione generale è stata curata da Raffaele Margiotta della Compagnia Theatrum, presso il Teatro cavallino Bianco dal mese di febbraio al mese di giugno.
Maria Rosaria Campa
set212022
Nei giorni 8 e 9 Ottobre 2022 nell'area del CENTRO STORICO di GALATINA che comprende Piazzetta ORSINI - Via Umberto I° - Via Vittorio Emanuele II - Via Garibaldi - Via Cavoti - Castello Scanderbeg - Piazza San Pietro e Piazza Alighieri.
Si tratta anche quest’anno di giornate dedicate alla Storia della Città. Una manifestazione a fortissimo carattere turistico-culturale e di grandissimo interesse della Città di Galatina che nonostante abbia attraversato un difficile periodo di pandemia, lo ha fatto vincendone la sfida e registrando grandi apprezzamenti e tantissimi visitatori in tutte le edizioni. Essa gode dei patrocini di REGIONE PUGLIA, PROVINCIA DI LECCE, CITTA' DI GALATINA e Unione dei Comuni della Grecia Salentina.
Si svilupperà in un percorso che va da Piazzetta ORSINI a Via Umberto I, Via Vittorio Emanuele II, Via Garibaldi, Via Cavoti, il Castello SCANDERBEG, Piazza San Pietro e la parte di Piazza Alighieri adiacente a Palazzo Scanderbeg prospiciente alla LAMPADA SENZA LUCE, sul quale troveranno sistemazione bancarelle di prodotti tipici di artigianato locale affiancati da autoveicoli e motoveicoli storici intorno ai quali, si cercherà di ricreare, attraverso il posizionamento di riproduzioni fedeli delle vecchie insegne commerciali che allora riempivano di vita la Città e di tante comparse in abiti dell’epoca, la stessa atmosfera e le stesse scene della nostra Galatina e quanto possa contribuire a riportare indietro le lancette della Storia Cittadina. Inoltre ci sarà la possibilità di gustare presso le attività commerciali del Centro Storico e in alcune bancarelle diffuse nel percorso, cibi caratteristici della tradizione culinaria Cittadina.
Nelle intenzioni degli organizzatori, la volontà di ridare, per qualche ora vita, alla Storia di Galatina affinché tutti possano ammirare da una prospettiva moderna, il fascino della Città e del suo bellissimo Centro Storico anche attraverso rievocazioni recitate da attori e comparse, di giornate storiche pregne di tradizioni, usi ed abitudini della Città.
Lo scorso anno, con la consueta voglia di raccontare la nostra Città attraverso nuove visioni e prospettive, abbiamo provato ad illustrare un pezzo della sua Storia attraverso un mediometraggio denominato “AMORE ETERNO” e diretto dal regista GINO BROTTO, in cui si racconta uno spaccato di vita dei primissimi anni 50, nel quale sono stati inseriti tutti i gioielli più belli e i personaggi più comuni della Città, il quale ha riscosso davvero un buon successo in Italia e nel mondo, diffuso dalla emittente televisiva MEDITERRANEA TV sia in dt che in streaming.
Quest'anno “Galatina...come eravamo” vedrà la partecipazione dei Club federati ASI, la SCUDERIA IL TACCO di Leverano, la PRIMA SCUDERIA FEMMINILE di Leverano, il MESSAPIA CLUB di Ugento e il NUOVO CLUB FIAT 1100 di Collepasso e della PRO LOCO di Galatina, la quale organizzerà la FIERA DEL FISCHIETTO, una bella esposizione di fischietti artigianali giunta con successo alla sua X° Edizione, anch'essa in una dimensione storica che si terrà quindi in costumi d'epoca.
Nella serata di Domenica 9 saranno proiettati in Piazza San Pietro i filmati storici dei bellissimi “VEGLIONI DELLA STAMPA” al cavallino Bianco e a seguire la proiezione del film “AMORE ETERNO”. Nella mattinata di Domenica, davanti la Cappella di San Paolo, ci sarà la rappresentazione dell'antico rito del Tarantismo, che la Città ha osservato fino a pochi anni fa. Inoltre, le serate saranno accompagnate dalla musica di MINO DE SANTIS, dalle DOMISOUL , dagli SCAZZACATARANTE e da ballerini in costume.
Un'occasione da non perdere quindi, per vivere una bellissima giornata di Storia, cultura, prodotti artigianali e musica.
Massimo BELLO
mar162018
Post di Loredana Tundo (assessore LLPP Comune Galatina) del 14 marzo 2018
“A cosa stai pensando Loredana?
Penso di scrivere le informazioni di cui volevo far partecipi i miei concittadini, in risposta ad alcune domande pervenute negli ultimi tempi. Mi sono presa tutto il tempo necessario per verificare lo stato delle cose e perché è importante fare bene e rispondere altrettanto correttamente. Non ho mai fatto nulla in maniera superficiale.
Ci è stato chiesto di conoscere lo stato di avanzamento dei lavori riguardanti alcuni immobili di proprietà comunale e precisamente:
1) Casa del Pellegrino. Immobile che una volta ristrutturato sarà adibito ad alloggi per le persone in difficoltà sociale ed economica. Importo finanziato 320.000,00. I lavori sono stati già avviati e si farà di tutto per finire entro l’anno.
2) Palestra dell’istituto Comprensivo Polo 2 di Via Arno. Siamo in attesa del disciplinare per capire se dopo l’ammissione già comunicataci, arriverà anche il finanziamento.
3)Istituto Comprensivo Polo 1 Piazza F. Cesari, appalto di 1.000.000,00 di euro. E’ in corso il procedimento di gara, gestito dalla Stazione Unica Appaltante, che dovrà fare una commissione per esaminare l’offerta tecnica.
4) Lavori per la costruzione del secondo tratto della tangenziale sud-ovest. Su questo non possiamo dare notizie in quanto i lavori sono di competenza della provincia. Comunque sarà nostra cura informarci circa i tempi per la realizzazione.
5) cavallino Bianco secondo lotto lavori per la sistemazione della torre scenica e del foyer. Attualmente l’appalto dei lavori è sospeso per la verifica dei requisiti della ditta aggiudicatrice dell’appalto.
6)Trasferimento uffici comunali. Al momento è stato sospeso il trasferimento per la verifica degli impianti e della struttura che avrebbe dovuto ospitare alcuni uffici comunali.
7)Ristrutturazione Ex Convento Santa Chiara. Oramai siamo in dirittura d’arrivo, sono rimaste da fare solo le rifiniture e a breve la struttura sarà inaugurata e potrà accogliere famiglie in difficoltà economiche e sociali, così come previsto.”
A cosa stiamo pensando noi
Grazie Assessore LOREDANA TUNDO delle risposte alle nostre domande. Abbiamo aspettato più di due mesi ma alla fine le risposte sono arrivate.
Ci aspettavamo di più francamente e Le diciamo il perché.
Si farà di tutto per finire entro l’anno? Le persone in difficolta sociale ed economica devono ancora aspettare, se tutto andrà bene ben 9 mesi? Qual è il cronoprogramma dei lavori? Quanti mesi ha la ditta per completare i lavori? Ci sembra eccessivo aspettare 9 mesi