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Articoli del 27/02/2022

Di Redazione (pubblicato @ 10:33:57 in Comunicato Stampa, linkato 671 volte)

Si parla di “assistenza territoriale”, cosa ben distinta dal concetto classico di “Ospedale” che è tutt’altra cosa. Infatti il Santa Caterina Novella, in questa fase, non è interessato in alcun modo. Gli Ospedali di Comunità sono strutture a sé stanti in immobili di proprietà pubblica, per ricovero breve, con 20 o 40 posti letto e a gestione prevalentemente infermieristica con la supervisione dei medici e pediatri di medicina generale di base.

Un anello a completamento di quanto già previsto nel “Patto per la salute 2014-2016” con una funzione intermedia tra la cura domiciliare e il ricovero ospedaliero, per quei pazienti che necessitano di interventi sanitari a bassa intensità clinica e con la funzione anche di facilitare la transizione dei pazienti dalle strutture ospedaliere per acuti al proprio domicilio, consentendo alle famiglie di avere il tempo necessario per adeguare l’ambiente domestico e renderlo più adatto alle esigenze di cura dei propri cari.

Un tassello importante, insomma, in una organizzazione sanitaria regionale che dovrà essere sempre meno “ospedalicentrica” per divenire sempre più “territoriale”, tant’è che già nel 2018 con DGR 1977 è stato approvato il regolamento e il modello organizzativo di funzionamento dell’Ospedale di Comunità.

Se nel 2020 in Veneto erano già attivi 69 Ospedali di Comunità, in Emilia Romagna 26 e in Toscana o Lombardia 20 nella maggior parte delle regioni del sud, compresa la nostra, secondo i documenti inviati dal governo all’UE a corredo del PNRR, non se ne contava ufficialmente nessuno. 

Ben vengano allora i fondi PNRR, con i quali si prevede di recuperare il gap con il nord del paese, e che danno la possibilità di realizzare in Puglia fino a 25 Ospedali di Comunità e altrettante Case di Comunità.

È per questo che accolgo senza remora alcuna l’invito rivoltomi da Sandra Antonica e Antonio Antonaci ad immaginare un percorso comune nell’interesse generale della comunità galatinese, nel rispetto e con le possibilità del ruolo ricoperto.  Da Sindaco, nonché massima autorità sanitaria cittadina, ho ovviamente seguito con attenzione lo sviluppo degli eventi. Ad oggi tutto è demandato alle decisioni regionali, e le informazioni di stampa dei giorni scorsi, seppur con un fondamento logico, rimangono pur sempre indiscrezioni. In questo periodo sono state elaborate ipotesi, avanzate proposte e inviate disponibilità di candidature, compresa quella della città di Galatina a mia firma con la quale ho messo a disposizione quanto necessario ad ospitare l’Ospedale o la Casa di Comunità.

Ho sempre inteso il mio ruolo di Sindaco come una Istituzione deputata al dialogo, seppur quando necessario anche in modo franco e deciso, ho voluto sempre rimarcare il concetto di dignità di una Politica svolta nell’interesse esclusivo della comunità che si rappresenta. Nessuna remora allora, ben venga l’interessamento ad affiancare il Sindaco di chi si candida a guidare la città, perché il diritto di cura non conosce “parti politiche” e non può essere oggetto divisivo da campagna elettorale

Marcello Pasquale Amante

Sindaco di Galatina

 
Di Redazione (pubblicato @ 10:29:14 in Comunicato Stampa, linkato 480 volte)

I venti di guerra, provenienti da Est, ritornano a far sventolare la bandiera: snella nella sua leggerezza, bella nel suo trucco multicolore, porta con sé i segni della sue fatiche. Ma è sempre lì, a ricordarci che la PACE va salvata. Che la Pace è un bene assoluto di cui dobbiamo fare grande tesoro.

Questa mattina sono tornato ad ammirarla, a darle una sistemazione: sospesa al pilastro che regge il balcone, aggrappata al verde rampicante e ai gladioli fioriti che le fanno compagnia, sta lì a ricordarmi che è di nuovo tempo di affollare le piazze per gridare forte: cessi la guerra, tacciano i cannoni, la gente torni nelle case e riprenda la vita normale.

Quella che segnala la mia abitazione mostra i segni degli anni. Sono ormai  trenta, era il 1990, un feroce dittatore invase un piccolo stato per appropriarsi delle sue risorse, suscitando la pronta reazione di 35 stati del mondo, accorsi in difesa di una popolazione indifesa. A questa ne sono seguite altre che hanno sempre procurato sofferenze, dolori, lutti.   

La bandiera è stata mia amica di strada, nelle tante “Marce della Pace” Perugia-Assisi, a cui negli anni mi hanno visto presente. Nata dall’idea di Aldo Capitini, nel 1961, ogni anno rinnova la sua testimonianza vivida della nonviolenza, del no alla guerra, della pace, della fratellanza e della solidarietà tra i popoli.

I suoi sette colori rubati all’arcobaleno ci ricordano che si può avere pelle diversa, vivere in qualsiasi parte del Globo, ma i sentimenti, i pensieri, la dignità, la speranza, l’ambiente, il progresso, il benessere, le avversità della vita ci rendono, come la pandemia che ci flagella da due anni, un’unica comunità mondiale.

Il cigolio dei carri armati, il rumore dei blindati militari, il rombo degli aerei risuonano nelle strade urbane, i bagliori delle bombe illuminano i cieli di Kiev e delle città dell’Ucraina. La popolazione è spaventata, cerca ospitalità nei paesi vicini, si rifugia nei sotterranei, invade le metropolitane per fuggire la guerra. La volontà imperialista di un novello Zar di Russia vuole rendere schiavo un popolo libero. Delle colpe di chi governa quel paese vi sarà tempo per discutere. Ora occorre che le armi tornino silenziose.

Cara la mia bandiera, domani sarai ancora mia fedele compagna. Ti porterò con me a Lecce, in Piazza Sant’Oronzo, alle ore 11,00 manifesteremo uniti e insieme grideremo di nuovo con forza: “C’è da salvare la Pace!” 

Ninì De Prezzo

 

Fotografie del 27/02/2022

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