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Articoli del 17/09/2025

Stamattina, mentre attraversavo le vie di Noha per recarmi a lavoro, tra un saluto e un sorriso, un suono inatteso ha fermato il passo e mi ha attraversato il cuore: le campane della nostra Torre dell’Orologio hanno ripreso a scandire le ore. È stato come aprire un cassetto della memoria riempito dai ricordi di mia nonna Saia e di mio padre: in un attimo ho rivisto i nostri genitori e i nostri nonni, le loro giornate segnate da quei rintocchi che indicavano il pranzo pronto, il ritorno dal lavoro nei campi, l’inizio delle feste di paese. Per loro, come per noi, quell’orologio non era soltanto un ingranaggio, ma il respiro stesso della comunità.

Oggi la Torre, restaurata e tirata a lucido, risplende al sole. Mancano solo gli infissi, ma il suo cuore ha già ricominciato a battere. Guardarla è come guardare in uno specchio che riflette il nostro passato e, allo stesso tempo, il futuro che vogliamo costruire. Io sono follemente innamorato di Noha: l’ho scelta contro ogni consiglio come luogo del mio lavoro, quando tanti mi dicevano di cercare altrove. Ho deciso di lavorare qui, di fondare qui la mia associazione, perché credo che l’amore per il proprio paese non sia nostalgia, ma un impegno quotidiano a renderlo più vivo, più bello, più nostro.

A quei giovani che oggi crescono tra social e velocità, dico: fermatevi un momento ad ascoltare questo suono: non è solo il segnale di un’ora che passa, è un invito a ricordare chi siamo e da dove veniamo. Custodite questo patrimonio, fatelo vostro, perché la storia e le tradizioni di Noha non sono un ricordo: sono radici profonde che possono darvi forza per sognare in grande, senza mai perdere il legame con la vostra terra.

Perché la Torre dell’Orologio è il simbolo di un’identità che resiste al tempo e alle difficoltà. Che ogni rintocco ci ricordi che una comunità vive davvero solo quando sa proteggere e amare ciò che la rende unica. Oggi, sentendo di nuovo quelle campane, Noha ci ha parlato, e noi le dobbiamo ascolto.

Michele Scalese

 

 

In genere si tende a non pensare alle “cose brutte”: è un buon esercizio per aiutare l’umore a stare bene. È quasi una reazione spontanea, se vogliamo di autodifesa contro i malanni. Ma un vecchio adagio dice che il troppo stroppia, e a forza di pensare di tenersi lontani dai guai ci siamo distratti a tal punto che i campanelli d’allarme sono diventati campanoni. A morto.

L’errore più grosso che facciamo è quello di aver perso la buona creanza di curarci. Non mi riferisco alla prevenzione individuale (purtroppo sempre più in funzione del reddito privato), ma a quella relativa alla comunità tutta, per la quale un’“indagine epidemiologica” (richiesta dal sindaco all’Asl soprattutto in casi di abnorme sofferenza rispetto alla media) diventa condizione preliminare e prioritaria per qualsiasi trattamento, controllo, tutela: salute.

Prendiamo ad esempio Galatina.

Nel suo “Rapporto sui Tumori - 2021” Asl riporta quanto segue: “[…] In provincia di Lecce, rispetto alla media regionale, il primo dato che balza all’occhio è l’eccessiva incidenza del tumore al polmone (+24%): le aree maggiormente colpite sono quelle servite dai Distretti sanitari di Galatina e Gagliano del Capo.”  

 

Nello schema grafico qui allegato,  ho semplicemente raggruppato le più importanti patologie tumorali riguardanti il Distretto di Galatina, estraendole dai complessivi degli altri distretti pubblicati da Asl, e che si possono consultare liberamente sul sito ufficiale Asl, disponibile in rete: https://www.sanita.puglia.it/web/rt/rapporti

È possibile notare come il patimento che tormenta il nostro Distretto sanitario supera di gran lunga la media regionale. La Regione Puglia a sua volta, in quanto a primati di questo tipo, fa a gara con le regioni più industrializzate del nord Italia. Viene spontaneo chiedersi per quale incomprensibile motivo i Galatinesi debbano patire di tale record, non dico che Galatina debba essere quella terra genuina e salubre che mi ha attratto durante tutti i mei 40 anni e passa di “asilo” al nord Italia, ma, tornando, mi aspettavo quanto meno di ritrovarmi in una situazione alla pari, non certamente peggiore. Ma tant’è.

Nella Deliberazione del Consiglio Comunale N. 23 del 23/04/2025, avente come oggetto:

“APPROVAZIONE SCHEMA DI CONVENZIONE REGOLANTE I RAPPORTI TRA IL COMUNE DI GALATINA E LA SOCIETA' ECOMAR S.R.L. PER LA COMPENSAZIONE E IL RIEQUILIBRIO AMBIENTALE A FRONTE DEL PROGETTO PER FORMAZIONE DI NUOVO CAPANNONE E AMPLIAMENTO DEI PIAZZALI DELL'IMPIANTO DI RACCOLTA, STOCCAGGIO E ROTTAMAZIONE DI AUTOVEICOLI - SP362 GALATINA”

la maggioranza della Amministrazione Comunale ha espresso parere favorevole alla realizzazione di un nuovo capannone con ampliamento dei piazzali dell'impianto di raccolta, stoccaggio e rottamazione di autoveicoli - SP362 GALATINA a favore della Società ECOMAR S.R.L.

In poche parole, dopo non so più quanto terreno testé sacrificato per la fantomatica transizione energetica, con la combinazione magica del disseccamento degli ulivi secolari e l’improvvisa presenza di centinaia di progetti per il fotovoltaico e trattamento di rifiuti che invadono il territorio galatinese, questa città sembra condannata all’ennesimo martirio. Come se non ne avesse già abbastanza. In confronto, l’ultima celeberrima “attrattività” fatta di Hamburger e Coca Cola (però a “zuccheri zero”) giusto all’ingresso della Città che aspira a diventare Capitale della Cultura, sembra davvero una bazzecola, utile principalmente alle distrazioni di massa da problemi ben più gravi, come questa del primato per tumori. Quel che conta ovviamente non è la “compensazione” o “ristoro” che dir si voglia, in questo caso pari a 20.000 euro, da impiegare, signore e signori, nella realizzazione di uno studio epidemiologico sull'intero territorio comunale, bensì il procedere con estrema urgenza alla sua realizzazione, coinvolgendo gli Enti Pubblici di competenza, come da protocollo.

Diceva un famoso protagonista della vita politica italiana: “Tirare a campare è sempre meglio che tirare le cuoia”.

Ma qui sembra che si stia tirando un po’ troppo tutto, a scapito della vita.

Marcello D’Acquarica
NoiAmbiente e Beni Culturali

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Fotografie del 17/09/2025

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