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Articoli del 20/09/2025

Come accade spesso ai Missionari, che hanno la valigia sempre pronta per ricominciare daccapo, nella parrocchia Cuore Immacolato di Maria c’è un nuovo parroco. Dal 14 settembre appena trascorso, durante una solenne celebrazione eucaristica presieduta dal nostro Arcivescovo Padre Francesco Neri, con la partecipazione di una ventina di sacerdoti, c’è stato il saluto ufficiale a Padre Osvaldo Coppola che ha concluso il suo mandato di Parroco in Galatina e ora lo aspetta una nuova avventura in quel di Roma nella Casa Generalizia dei Missionari della Consolata, nel ruolo di Superiore.

È avvenuta anche l’immissione canonica di P. Bernard Omambia, giovane Missionario della Consolata, nato in Kenya, già vice-parroco da quasi tre anni.

A P. Bernard, pieno di entusiasmo e di vitalità, il nostro augurio più sincero di ogni bene, corroborato dal dono dello Spirito Santo, affinché possa svolgere con gioia e sapienza il suo impegnativo ministero.

Approfitto di questa circostanza per fare una sintesi della presenza dei Missionari della Consolata in Puglia. Ma è importante ricordare che, con il passare del tempo, le modalità e le forme della missione sono cambiate, adattandosi ai contesti e ai bisogni delle comunità.

 

I Missionari della Consolata a Parabita dal 1928 al 1954

I primi Missionari della Consolata arrivarono in Puglia, a Parabita, quasi cento anni fa, precisamente nel 1928. Presero in consegna il convento adiacente il Santuario e assunsero la cura pastorale e spirituale del Santuario stesso con grande slancio. Si occuparono del luogo sacro, dell’organizzazione delle funzioni religiose e della promozione del culto alla Madonna della Coltura, con zelo costante dal 1928 al 1954. Iprimi missionari a guidare la comunità furono padre Antonio Garello (1901-1981), in qualità di Superiore, e padre Bartolomeo Giorgis (1894-1985), coadiuvato da quattro Suore Missionarie della medesima congregazione.

Questo periodo coincide con una fase di forte espansione dell’Istituto Missionario della Consolata dal Piemonte verso altre regioni italiane, secondo la linea indicata dal Superiore Generale, mons. Filippo Perlo, successore di san Giuseppe Allamano. La “Casa Apostolica” di Parabita (così allora veniva chiamato il Seminario) divenne il centro di molte vocazioni missionarie sia maschili che femminili: il che significò l’irradiamento in tutto mondo del Vangelo di Cristo e giacché anche del temperamento caloroso dei Salentini. I Missionari della Consolata hanno lasciato un’impronta profonda, non solo nella gestione materiale del santuario, ma soprattutto nella vita spirituale della comunità, rafforzando la devozione mariana, promuovendo le feste liturgiche e coinvolgendo attivamente i fedeli. Nel 1954, per ragioni complesse, purtroppo, i missionari lasciarono la gestione del santuario: nel 1955 subentrarono i Padri Domenicani, tuttora custodi del Santuario.

 

I missionari della Consolata a Martina Franca dal 1942

In un primo momento furono accolti presso la chiesa di San Francesco d’Assisi, che divenne presto un importante oratorio missionario per le attività pastorali e giovanili. Successivamente, tramite una convenzione con la Curia Arcivescovile, il 6 gennaio 1947 fu affidata loro anche la rettoria del Santuario della Madonna della Sanità, che divenne così uno dei fulcri della loro presenza spirituale e missionaria in città. Con questa nuova responsabilità, i Missionari assunsero pienamente la cura pastorale del Santuario, occupandosi della liturgia, dell’accoglienza dei fedeli e della promozione della devozione mariana. Parallelamente, continuarono a svolgere un’intensa attività educativa e formativa, soprattutto tra i giovani, attraverso l’oratorio e numerose iniziative comunitarie. Una figura di grande riferimento di questo periodo fu padre Mario Monegat (1909-1967), ricordato per il suo impegno nel campo educativo e spirituale.

Martina Franca ha dato anche i natali a fratel Giuseppe Argese (1932-2018), missionario e ingegnere idraulico, che partì nel 1957 per il Kenya, dove realizzò importanti opere di sviluppo: tra queste l’acquedotto di Tuuru, la costruzione di chiese e altre infrastrutture al servizio delle popolazioni locali. Attraverso l’opera di fratel Argese, Martina Franca è simbolicamente collegata a un volto concreto della missione: non solo evangelizzazione, ma anche promozione umana, accesso all’acqua, all’istruzione, alla salute: segni tangibili di una fede incarnata. Questa visione si riflette tuttora nelle attività del Centro di Animazione Missionaria (C.A.M.) di Martina Franca, che organizza campi scuola, percorsi formativi, attività interculturali e iniziative di solidarietà internazionale. Le raccolte fondi per i progetti missionari, la partecipazione alla Giornata Missionaria Mondiale e l’impegno della comunità locale testimoniano una spiritualità aperta al mondo, capace di coniugare fede e azione, preghiera e sviluppo locale e globale.

Presenza e attività dei missionari della Consolata a Pescoluse di Salve, Molfetta e Brindisi

A Pescoluse, rinomata località balneare del Salento, i Missionari della Consolata furono presenti tra il 1968 e il 1984. Questa missione fu rivolta soprattutto alla cura spirituale della comunità locale e alla promozione di iniziative giovanili e formative, in un contesto segnato dalla crescita turistica e dal cambiamento sociale del territorio. I risultati furono la vivacità della tradizione religiosa e della testimonianza del Vangelo in una realtà in continua trasformazione.

A Molfetta, città della provincia di Bari, i Missionari della Consolata furono attivi tra il 1965 e il 1971. Il servizio missionario si caratterizzò per una forte attività pastorale nella gestione di parrocchie e nell’animazione missionaria, con particolare attenzione alla formazione dei giovani, all’assistenza sociale e alla sensibilizzazione missionaria all’interno delle comunità e delle scuole. Furono anche promotori di iniziative di solidarietà internazionale e scambi culturali con le missioni della Consolata nel mondo, aiutando la comunità locale a scoprire il legame tra la fede vissuta e l’impegno missionario globale. È di questa terra la figura di P. Michele Stallone (1921-1965) sorpreso e ucciso da una banda di “shifta” mentre pregava a Loyangallani in Kenya, dove si era recato per iniziare le pratiche per aprire una scuola e un dispensario.

A Brindisi, i Missionari della Consolata operarono dal 1970 al 1988, coinvolgendosi profondamente nella vita parrocchiale, nella cura pastorale e nella promozione di una coscienza missionaria aperta ai bisogni del mondo. La presenza fu segnata da iniziative formative, incontri, e campagne di sensibilizzazione sulle sfide affrontate dalle missioni nei Paesi più poveri. Attraverso questa testimonianza, hanno rafforzato il legame tra la Chiesa locale e la missione universale, rendendo la comunità brindisina partecipe della grande famiglia missionaria.

 

I missionari della Consolata a Galatina dal 1984 a tutt’oggi

Galatina è storicamente legata alla figura di San Pietro. Il suo nome originario era semplicemente Galatina, ma durante il periodo normanno (XI secolo) fu affiancato dal titolo il casale Sancti Petri in Galatina. Questa denominazione si ricollega a una tradizione locale secondo cui l’apostolo Pietro, nel suo viaggio da Antiochia verso Roma, si sarebbe fermato proprio in questo luogo. Il legame con il Santo è ben visibile nello stemma cittadino, che raffigura le chiavi di San Pietro, simbolo papale. Questo dettaglio evidenzia la volontà storica di Galatina di riaffermare la propria appartenenza al rito latino, in una regione dove forte era la presenza del rito greco-bizantino. Anche la Chiesa Madre, dedicata ai Santi Pietro e Paolo, custodisce una pietra (un masso calcareo) che, secondo la tradizione, sarebbe stata usata dall’Apostolo per riposarsi durante la sua sosta.

Dopo aver lasciato definitivamente la sede di Parabita nel 1954, i Missionari della Consolata, nel tentativo di ritrovare una presenza nel Salento, nel 1984 scelsero Galatina. All'inizio dovettero abitare in un appartamentino preso in affitto in via Enrico Fermi a ridosso della chiesa di San Sebastiano, dove prestavano anche il loro servizio pastorale. Nel 1987 si trasferirono nella loro nuova dimora in via San Vincenzo de' Paoli, dedicandosi all'animazione missionaria sia a Galatina, sia nei paesi e nelle diocesi confinanti. Ogni mese venivano organizzati ritiri spirituali ed esperienze missionarie che aiutavano molte persone, giovani e adulti, ad ampliare il proprio orizzonte spirituale verso una dimensione globale. Numerosi missionari, provenienti da Paesi, culture e lingue diverse, si sono alternati nel tempo, condividendo le loro esperienze di vita e di fede. In quegli anni nacquero anche due gruppi: gli “Amici IMC” e le “Dame Missionarie”, oggi purtroppo non più attivi.

Nel 2001, i Missionari della Consolata accettarono la guida pastorale della Parrocchia Cuore Immacolato di Maria a Galatina, consolidando così la loro presenza nel territorio salentino. Questa scelta rispondeva a una visione missionaria ancor più chiara: radicarsi stabilmente in una comunità urbana al fine di provare a coniugare la pastorale quotidiana con la vocazione missionaria universale, tipica del carisma dell’Istituto.

Nonostante mille difficoltà, i missionari (parroci e vice-parroci), nel corso degli anni, sono riusciti a realizzare una pastorale vicina alla gente, attenta all’ascolto e all’accompagnamento spirituale; si sono impegnati nell’educazione alla missione, aiutando la comunità a sentirsi parte viva della Chiesa universale; hanno promosso una spiritualità mariana e missionaria, in sintonia con il titolo della parrocchia dedicata al Cuore Immacolato di Maria.

Così la Parrocchia Missionaria galatinese, nata e nutrita per il primo decennio dallo spirito missionario dei Padri del PIME, in particolare da quello dell’indimenticato P. Giovanni Campanella, continua ancor oggi con la stessa vitalità a curare la vigna del Signore con le mani, gli occhi e il cuore dei Padri Missionari della Consolata.

 P. Francesco D’Acquarica
Missionario della Consolata

 

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