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Articoli del 17/07/2017

Di Marcello D'Acquarica (pubblicato @ 19:30:04 in NoiAmbiente, linkato 2095 volte)

1.  Buttiamo

2.  Bruciamo (puliamo)

3.  Disinfestiamo.

Qualcosa non va. Il caldo?  La siccità? Si, certo. Contribuiscono, ma abbiamo le prove che gli attori di questo scempio sono umani, e non solo di questo pianeta ma, probabilmente, pure nostri concittadini. Non sono affari miei? Infatti, sono affari di tutti, almeno di chi vuole impegnarsi e avere l’umiltà di sforzarsi a R A G I O N A R E per capire che forse la civiltà è un’altra cosa.

Ultimamente quando spazziamo la terrazza  di casa (e pure dentro casa, dicono i miei amici Maria Rosaria e Fernando Sindaco) ci ritroviamo a raccogliere mucchi di paglia carbonizzata. Certo che il vento fa un bel lavoro in quanto a energia, deve tirare su da terra e anche trasportarle da lontano, un sacco di cose. E chissà quante di queste “pagliuzze” o fibre, come vengono chiamate in gergo tecnico, si infilano nei nostri polmoni.

Ma tanto  non si vedono e quindi, qualcuno potrebbe pensare,  che ce ne frega a noi? Vero? L’importante è buttare via gli oggetti che non ci servono più e poi dargli fuoco, cosi teniamo lontani pure gli animaletti, tipo lucertole, topi e serpenti.

Praticamente paghi uno e prendi tre.

A pensarci bene però non sono così lontani i posti da cui arrivano queste fibre nere. Fibre, certo. Non si tratta solo di paglia o erba carbonizzata.

Se le ho analizzate? Non ce n’è bisogno. Basta andare a vedere gli incombusti che sono rimasti in terra dopo gli incendi. Centinaia di oggetti di consumo quotidiano: vasi di fiori, bottiglie in vetro e in plastica, scarpe, attrezzi da lavoro, sanitari, copertoni, tubazioni varie, lattine, secchi di calce, attrezzi per dare il bianco, lastre di eternit (..nit e non …net, praticamente cancro sicuro) ecc. ecc.

Non sono certo i marziani a buttare questi oggetti, tantomeno possono essere stati cittadini provenienti dai paesi vicini.

Quindi ho voluto fare un giro intorno a Noha, anzi dentro Noha e praticamente da sud a nord girando verso ovest, Noha è circondata da campi incolti e abbandonati. Peccato che però vengano presi in “cura” da un sacco di gente che non oso definire con nessun appellativo. E il guaio è che sono proprio in tanti. Insomma, cari amici miei, siamo circondati.

Mi rivolgo alle tante persone di Noha che sono stanche di questo malcostume rigonfio di ignoranza, non uso termini volgari ma il concetto è proprio quello che stai pensando.

Anche quest’anno, noi di FareAmbiente laboratorio di Galatina,  abbiamo ripulito (per cercare di dare l’esempio) un tratto di campi soggetti al trattamento annuale di “pulizia” piroglionesca. Abbiamo pulito, ma non è servito a niente. Due secondi dopo la popolazione di perbenisti nohani che fa le cose di nascosto, ha già buttato le sue spregevoli merdacce debitamente chiuse nelle borse di plastica.

Volevo solo avvisare i perbenisti nohani che non si vogliono bene e quindi non amano la vita, ma amano sporcare fuori dalla loro casa le nostre vie e le nostre campagne, che  i copertoni di camion e altre frattaglie sempre  debitamente in plastica,  depositati in via Galileo  Galilei,  dove qualche sera fa divampava l’ultimo  incendio, non  sono  ancora del  tutto  carbonizzati,  così  possono elargirci gradualmente ancora un po’ di puzza  e di fibre volatili. Quindi non affrettatevi a portare nuova immondizia. Fate pure con calma.

Marcello  D'Acquarica

 

Archiviata la più brutta campagna elettorale di sempre [le successive saranno se possibile peggiori, ndr.], siamo ormai nella fase del post-elezioni comunali, della post-verità e della post-trombatura: insomma nell’era del post.

C’è appunto qualche trombato alle recenti amministrative galatinesi [trombato, non nell’altro senso purtroppo per l’interessato, ndr.] che non riesce proprio a mandar giù la sconfitta e cerca in tutti i modi di far passare per vittoria il suo sonoro siluramento, attraverso la pubblicazione di post strappalacrime pubblicati sulla piazza virtuale per antonomasia: face-book. Le lacrime agli occhi ti vengono da un lato per via degli endemici orrori morfosintattici disseminati un po’ ovunque [eh sì, signora mia, non c’è proprio nulla da fare: la situazione è davvero grammatica, ndr.]; e dall’altro, a causa dei crampi addominali da repressione risate dovuti alla diciamo sostanza, al diciamo contenuto, al diciamo noumeno dell’Alto Pensiero che, imperterrite, certe macchiette della politica locale s’ostinano a formulare addirittura per scripta che per definizione manent.

Prendiamo a caso uno dei post più famosi del post-siluramento elettorale da parte di uno dei candidati a Sindaco, di cui ormai è giusto e pio tacere il nome [confesso che m’era sfuggito, ma il sadico di turno me l’ha segnalato giusto qualche giorno fa, ndr.]. E’ quello che suona più o meno così: “Faccio i miei migliori auguri di buon lavoro a Marcello Amante nuovo Sindaco certamente di Galatina ma poco meno delle frazioni… [al di là della solita punteggiatura che manco il giovane Holden, qualcuno potrebbe spiegarmi cosa significhi la locuzione: “ma poco meno delle frazioni”? Cosa avrà voluto mai dire l’autore con questa frase sibillina dal sen fuggita? Il primo in grado di svelare codesto quarto segreto di Fatima, anzi di Galatina, vincerà una settimana enigmistica precompilata. Ndr.].

Ah, ecco qua una delle probabili motivazioni: “… visto che il dato inconfutabile è che né Noha né Collemeto lo ha [forse voleva dire “lo hanno”: mannaggia alla coniugazione dei verbi, ndr.] fortemente voluto, indi men votato [“indi men votato”? Indi #l’italianocambiaverso: non c’è proprio verso di utilizzare lo Zingarelli, ma evidentemente solo lo Zingarate. ndr.]

Vi risparmio inoltre tutta la serie di numeri di sezioni elettorali elencate senza uno straccio di virgola (sarà per l’effetto solitudine dei numeri primi), per arrivare all’augurio affettuoso a Gianpiero De Pascalis, che a quanto pare è il vero vincitore di queste elezioni: “Auguro anche a Gianpiero un buon lavoro all’insegna della meritata serenità [ecco: Gianpiero #staisereno pure tu, ndr.] e vittoria spontanea al primo turno [sic]”.

“Come ben noto a tutti, i meccanismi degli inciuci del ballottaggio sono tali e tanto diabolici che ai cittadini l’analisi del risultato elettorale di oggi.” [Sì, la frase viene troncata proprio così. Con un punto fisso. Cosa dite? Che volevate almeno un predicato? E pure un complemento? Ma signori, non siamo mica al mercato del pesce qui. E poi con questa crisi non pensate di pretendere un po’ troppo? Dite che un siffatto insieme di sintagmi non abbia senso compiuto? Ma che ne capite voi, di sensi compiuti? Mica avete un master in ermeneutica (o forse era in ermetica). Suvvia, sempre a sottilizzare con la solita pedanteria melloniana, vuoti di contenuto che non siete altro. ndr.].

E finalmente una conclusione con i fiocchi: “Chiedetevi come mai un candidato prende al primo turno pico [sic] più di 3000 voti ed al secondo ne prende il doppio???? [Io mi chiedo invece se questo sia un discorso diretto o indiretto. Ah, saperlo. No, perché se fosse indiretto qui mi sa che ci sono dei punti interrogativi di troppo,  addirittura ripetuti quattro volte. Ma sì, abbondandis in abbondandom, come diceva quello. E poi come al solito è sempre questione di “pico”, ndr.]

***

Io ho provato a dare un senso a questo post, anche se questo post un senso non ce l’ha. Ma, badate bene, non è l’unico a mettere in evidenza quella forma di bruciore evidentemente concentrato in alcuni particolari orifizi del corpo umano (altrimenti e con più efficacia semantica ancorché vernacolare definito uschiore). In effetti ci sono post di autori vari sparpagliati un po’ ovunque che ci fan capire che dei sensi di cui i nostri ex-politici dispongono, quello di colpa è quello che funziona peggio.

Ci sono candidati puniti dall’elettorato per aver fatto il salto della quaglia, passando da una coalizione destrorsa a una destronza, e che ancora oggi blaterano di non si sa cosa facendosi la ragione. Ci sono quelli che da un giorno all’altro son passati da signori amministratori a signor nessuno, e quindi dal “qui tutto va ben madamalamarchesa” a “qui è tutto uno schifo” (con contorno di denunce di scarafaggi, blatte, buche all’asfalto, intonaci che cadono e vigili urbani assenti: roba che manco la Raggi in dieci anni potrebbe arrivare a tanto. Vedremo infine quanto durerà questa ‘vis segnalante’ che ha tutte le caratteristiche del fuoco di paglia, anzi fuoco di pagliacciate).

Non è da gentiluomini mostrare il medio agli ormai ex-politici local tornati finalmente nelle rispettive dimore. Lo è invece stendere il topico velo pietoso, e ripetere con il loro capo: “Aiutiamoli a casa loro”.

Antonio Mellone

 

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