Un gesto di attenzione istituzionale che commuove e rafforza. Questa mattina, alle ore 10:00, il Presidente dell’associazione Un Cuore Protetto OdV, Dott. Michele Scalese, ha ricevuto una telefonata dalla Segreteria Particolare del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
La comunicazione segue l’invio, avvenuto alla fine di maggio, di una lettera indirizzata al Capo dello Stato nella quale l’associazione – impegnata nel contrasto alla violenza in ogni sua forma, alla discriminazione e all’emarginazione – raccontava con profondo senso civico e umano il lavoro quotidiano sul territorio.
Attraverso la sua Segreteria, il Presidente ha espresso apprezzamento per l’operato dell’associazione, facendo sapere di aver letto con attenzione la lettera e di essere pienamente a conoscenza dell’esistenza e dell’impegno
costante di “Un Cuore Protetto”. Il Presidente Mattarella ha voluto complimentarsi con tutti i volontari, incoraggiandoli a non arrendersi di fronte alle difficoltà locali e ribadendo la volontà della Presidenza della Repubblica di sostenere il contrasto ad ogni forma di discriminazione.
 
“Un segnale che ci emoziona e ci responsabilizza – commenta il Presidente Michele Scalese – sapere che il Capo dello Stato conosce la nostra realtà e ci sostiene è qualcosa che va oltre ogni gratificazione: è un invito
concreto a continuare con ancora più convinzione il nostro impegno civile, educativo e umano.”
 
Il Presidente ha inoltre voluto augurare buon lavoro all’associazione, spronandola a continuare ad operare con determinazione e coerenza, al servizio delle persone e della comunità. Per Un Cuore Protetto, realtà radicata a Noha ma attenta alle dinamiche regionali e nazionali, questa risposta rappresenta un riconoscimento profondo del valore del volontariato e della cittadinanza attiva, soprattutto in tempi in cui è fondamentale ricostruire il tessuto sociale attraverso gesti di cura, ascolto e giustizia
 
Un Cuore Protetto OdV
 
 

A Michele Emiliano

Abbiamo iniziato insieme il percorso il 1 giugno 2015.  In te ho riposto tutta la mia fiducia e quella dei miei elettori perché garanzia di competenza, legalità, concretezza, partecipazione.

Oggi però la storia di Puglia è diversa.

La storia di Corigliano e del Salento intero rischia di raccontare ancora di viaggi della speranza; di attese e sofferenze; di sorrisi spenti sui volti dei bambini; di paesaggi offuscati dai fumi dell’avidità.   

Negli anni passati l’Amministrazione di Corigliano ha sempre fatto tutto il possibile per scongiurare la realizzazione e l’entrata in esercizio della discarica posizionata sulla falda dell’acqua. Con tutte le nostre forze, in solitudine, con il supporto di associazioni e cittadini del territorio abbiamo intrapreso battaglie importanti che hanno consentito di rivederne la tipologia riducendone la dimensione e facendola dichiarare discarica di servizio e non anche di soccorso.

Negli spazi consentiti dalla normativa vigente il Comune ha tutelato con costanti azioni sia l’acqua che il proprio territorio. Tutto ciò emerge inequivocabilmente dagli atti e dai risultati prodotti dall’amministrazione comunale in questi anni di battaglia continua.

Corigliano è città dell’acqua come da Delibera n.17 del 3 febbraio 2022.

Perché a Corigliano l’acqua scorre con la sua storia.

Per questo motivo riteniamo inconcepibile realizzare e poi voler aprire una discarica sulla falda dell’acqua.

L’Acquedotto Pugliese estrae dalla falda di Corigliano d’Otranto (che non a caso ospita l’invaso di raccolta più grande d’Europa) un quantitativo enorme e ad oggi insostituibile (secondo i dati presentati dall’AQP) dell’acqua potabile salentina. L’individuazione di tale sito, indipendentemente dalle modalità e responsabilità del caso specifico, costituisce di per sé UN GRAVE ERRORE di cui bisogna prendere atto senza perseverare nello stesso.

L’esercizio della discarica e dell’attività di gestione di rifiuti è in totale contraddizione con la normativa europea, con la legislazione nazionale e con lo stesso Piano di tutela delle acque della Regione Puglia, che individua quale zona di protezione speciale idrogeologica l’intero territorio di Corigliano d’Otranto vietando le attività di gestione di rifiuti e l’apertura di discariche, per poi derogare a tale vincolo posto dallo stesso legislatore regionale a giusta tutela della risorsa idrica unica e insostituibile del Salento che si trova proprio a Corigliano d’Otranto.

L’unico studio idrogeologico eseguito per valutare i possibili rischi che deriverebbero dalla realizzazione di una discarica sulla falda acquifera di Corigliano è stato commissionato dalla stessa ditta appaltatrice e non da Università o da centri di ricerca come sarebbe stato auspicabile: è mancato quindi un momento di approfondimento scientifico qualificato durante la procedura autorizzativa.

Al contrario, già dal 2002 lo studio del CNR-IRPI di Bari (Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica) condotta dal Prof. Cotecchia, dall’Ing. Maurizio Polemio e colleghi, pubblicato su “Acque Sotterranee” (Fascicolo 77 del Giugno 2002 reperibile da tutti su Internet), concludeva che la vulnerabilità dell’aquifero di Corigliano è risultata notevole, da alta a molto elevata, mentre la qualità delle acque – per quanto tuttora buona – si è dimostrata sensibile alla posizione e all’azione di centri di pericolo e i rischi di degrado qualitativo sono risultati non trascurabili”.

Ma cosa accadrebbe alla falda del Salento se fosse compromessa? L’Acquedotto Pugliese (che negli anni’80 ottenne la chiusura di una precedente e più piccola discarica di rifiuti oggi messa in sicurezza ma che pone interrogativi per il futuro) in sede di pubblico convegno organizzato a Corigliano il 5 Marzo 2016, concludeva che AQP non è in grado attualmente di sostituire la fornitura idrica del Salento in caso di inquinamento della falda di Corigliano d’Otranto.

Quest’anno AQP ha dichiarato: “SIAMO IN RISERVA”, a causa della scarsità dell’acqua degli invasi e del processo di salinizzazione procedendo a diminuire la pressione, invitando noi tutti ad un uso limitato.

E la Regione cosa fa?

Dapprima con Deliberazione di Giunta regionale n.68 del 14.12.2021 approvava il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani della Puglia ponendo come vincoli all’entrata in esercizio dell’impianto sito nel comune di Corigliano, gestito dalla Società Progetto Ambiente Bacino Lecce Due Srl

a) alla chiusura definitiva del medesimo sito alla scadenza della concessione nel 2025;

b) la predisposizione di un piano specifico di monitoraggio ambientale;

c) l’esclusivo conferimento di rifiuti urbani che abbiano subito una biostabilizzazione spinta tale da garantire un IRD inferiore a 400 mg O2/kgSV/h e un processo di intertizzazione che consenta di immobilizzare e, quindi, di ridurre sensibilmente il rilascio di sostanza potenzialmente inquinanti. 

Quindi l’Amministrazione Comunale di Corigliano con la Delibera di Giunta Comunale n.51 del 27.4.2023 ribadiva ancora il proprio NO all’entrata in esercizio in funzione di discarica dell’impianto, dando atto di indirizzo agli uffici di incaricare un esperto per la consulenza tecnica amministrativa sul piano in generale e sul processo di intertizzazione previsto.

La sperimentazione di utilizzo della calce sui rifiuti per inertizzarli produceva però risultati peggiori così come dichiarato da ARPA Puglia.

Cosa fa ancora la regione?  A fine mandato dopo 10 anni di governo, con Deliberazione n.130 del 11.2.2025 (impugnata dall’Amministrazione Comunale con ricorso innanzi al TAR) SENZA ALCUNA CONDIVISIONE E PREVENTIVA INFORMAZIONE, modificava il Piano Regionale di gestione dei rifiuti urbani prevedendo per il caso discarica di Corigliano lo stralcio del pretrattamento di intertizzazione, ponendo altre nuove condizioni vincolanti per l’entrata in esercizio come il monitoraggio semestrale dello stato qualitativo della falda e la definizione di un piano operativo di verifica e controllo delle caratteristiche meccaniche e funzionali della discarica.

Mi chiedo: ma se si pongono ancora una volta condizioni vincolanti all’apertura significa che non si è certi su cosa potrà accadere?

Si faranno monitoraggi e controlli ma qualora si dovesse accertare l’inquinamento della falda il danno oramai è stato fatto. COSA SI DARA’ DA BERE A MEZZO SALENTO? circostanza che nessun uomo di scienza può escludere nel medio-lungo periodo.

Nel solco tracciato dalla normativa europea, il legislatore nazionale ha recepito, tra le altre, la direttiva 2000/60/CE e con il decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006, ha approvato le “norme in materia ambientale” ponendosi come obiettivo primario (art. 2) “…la promozione dei livelli di qualità della vita umana, da realizzare attraverso la salvaguardia ed il miglioramento delle condizioni dell'ambiente e l'utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali”. Da tutto quanto esposto deriva in riferimento alla prevista discarica di Corigliano d’Otranto una manifesta violazione del principio di precauzione così come recepito dal D.lgs n.152/06 . E’ chiara l’esistenza di una palese violazione del presupposto di “preliminare valutazione scientifica obiettiva” prevista dalla Comunicazione 2 febbraio 2000 della Commissione Europea come condizione essenziale del principio di precauzione.

Decretare poi che la discarica sia destinata ad accogliere il solo biostabilizzato maturo con indice respirometrico 400 presuppone il funzionamento sempre corretto e a pieno ciclo dell’impianto di biostabilizzazione di Poggiardo ed un conferimento di solo rifiuto indifferenziato.

Ma sono tante le comunità del territorio che ancora non raggiungono percentuali di raccolta differenziata previste dalla legge. Corigliano oggi supera il 73% con grande impegno di amministratori, uffici e cittadini tutti insieme proprio per dimostrare che così facendo la discarica non serve a nessuno.   

Cosa fa ancora la Regione? Lavorando sempre in emergenza così come riferisce l’assessora all’ambiente introduce una misura di sostegno a 24 comuni che non raggiungono target di raccolta differenziata essendo sotto al 40% , impegnano un finanziamento importante di 2 milioni e mezzo reperito nel piano di tutela ambientale “per spese relative ad operazioni volte a incrementare la percentuale di raccolta differenziata” (Delibera G.R.n.611 del 12.5.2025).

Ancora una volta in barba al lavoro di tanti altri amministratori e comunità che in questi anni si sono adoperati per rispettare le norme, promuovendo la cultura del riciclo, facendo pesare sulla TARI i costi di smaltimento dell’organico da portare fuori provincia SENZA RICEVERE AIUTI. SOLO PER SENSO DI RESPONSABILITA’ e RISPETTO DELLL’AMBIENTE.

UNA VERA VERGOGNA.

La Politica deve programmare, pianificare e condividere. Non si può continuare ad agire in emergenza.

Cosa è stato fatto in 10 anni di governo sul ciclo dei rifiuti?

Cosa si è deciso riguardo il riutilizzo dell’impianto sito a Corigliano, proposto anche dal Consiglio dell’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina?

Si chiuda il ciclo dei rifiuti con l’apertura di impianti PUBBLICI di compostaggio di taglia ragionevole come richiesto da molti Comuni, a misura di ARO; si elimini lo spreco di denaro pubblico per enti inutili come AGER e si affidino ai Comuni la loro gestione ed il controllo.

Sarebbe stato necessario l’investimento di risorse per il riutilizzo dell’impianto previsto in funzione di discarica di Corigliano anche intercettando i fondi del PNRR e non un premio a chi è rimasto fermo, solo per non gravare sulle tasche dei cittadini e perdere consenso!

Serve una Politica che ascolta le persone e che si prende cura dei territori, con una visione di programma.

Da un certo punto in poi è mancato tutto questo in Regione Puglia, perché come spesso accade si pensa solo a gestire il futuro consenso.

Noi continueremo ad ogni costo a lavorare per garantire il futuro, tutelando l’acqua e la salute.

La Sindaca

Dina Manti

 

Lo smaltimento dei rifiuti costituisce un gravissimo problema di portata non solo locale ma globale, tanto che la previsione è che nel 2050 il totale dei RSU arriverà a circa 3, 5 miliardi di tonnellate. Al di là delle difficoltà tecniche la situazione si accompagna alla comprovata incidenza di danni per la salute umana, anche se i dati epidemiologici sono sempre difficili da oggettivare sia per la intrinseca difficoltà di valutare condizioni patologiche indotte da contaminazioni croniche che si manifestano in tempi piuttosto lunghi, sia dagli interessi economici che spesso non tengono nel dovuto conto il diritto alla salute delle comunità. Una ulteriore aggravante è costituita dalla presenza di discariche illegali, specialmente in alcune regioni svantaggiate. E’ pertanto necessario disporre di controlli e valutazioni epidemiologiche nei confronti degli abitanti nei dintorni delle discariche, anche se legali.

I possibili fattori inquinanti delle discariche sono costituiti da:

  1. Esalazioni di biogas quali metano, Co2, NH3, H2S, Composti organici volatili (idrocarburi) o altre sostanze organiche ed inorganiche
  2. Liberazione di Micro e nano particelle da possibili combustioni e movimentazione dei materiali attraverso macchine con motori a combustione
  3. Formazione di Percolato, che può infiltrare la falda ove le discariche non siano perfettamente impermeabilizzate con materiali resistenti all’effetto del materiale di discarica e alla degradazione intrinseca.

 

Le popolazioni residenti nei pressi delle discariche possono quindi essere soggette ai diversi effetti nocivi delle sostanze elencate.

Per quanto riguarda le sostanze volatili possono essere sia inalate attraverso la respirazione che ingerite attraverso l’ingestione di cibi per contaminazione aerea.

Il percolato può arrivare all’essere umano attraverso la contaminazione di vegetali sia direttamente che attraverso l’irrigazione, attraverso l’ingestione di acque inquinate, attraverso il consumo di bestiame allevato con vegetali inquinati.

I danni possono altresì essere provocati dal contatto dermico, in particolare per gli addetti alla lavorazione delle discariche. Non ultima è la possibilità di subire contaminazioni da parte di vettori per i quali le discariche sono un ottimo pabulum.

 

Tabella 1: Principali Inquinanti delle Discariche e Effetti sulla Salute Associati

Categoria Inquinante

Inquinanti Specifici

Effetti sulla Salute Associati

Vie di Esposizione Principali

Gas da Discarica

Metano (CH₄)

Asfissia (per spostamento O₂), rischio di esplosione

Inalazione (spazi chiusi) 

 

Anidride Carbonica (CO₂)

Asfissia (per spostamento O₂)

Inalazione (spazi chiusi) 

 

Idrogeno Solforato (H₂S)

Odori sgradevoli, irritazione occhi/naso/gola, tosse, mal di testa, nausea, difficoltà respiratorie, aggravamento asma 

Inalazione 

 

Ammoniaca (NH₃)

Odori pungenti, irritazione occhi/naso/gola, tosse, mal di testa, nausea, difficoltà respiratorie 

Inalazione 

 

Composti Organici Volatili (VOCs) (es. benzene, toluene, xilene)

Problemi respiratori, disturbi neurologici, cancro (leucemie), problemi alla nascita 

Inalazione, contatto dermico, ingestione 

 

Particolato Sospeso (PM10, PM2.5, PM0.1)

Malattie respiratorie (asma, BPCO), malattie cardiovascolari 

Inalazione 

 

Diossine e Furani

Estremamente tossici, cancro 

Inalazione, ingestione (catena alimentare) 

Percolato

Metalli Pesanti (es. arsenico, piombo, cadmio, cromo, mercurio, zinco)

Disturbi neurologici, danni agli organi, cancro 

Ingestione (acqua, cibo), contatto dermico 

 

Sostanze Perfluoroalchiliche (PFAS)

Cancro, danni al fegato, problemi di sviluppo nei bambini 

Ingestione (acqua, cibo), bioaccumulo 

 

Patogeni (es. E. coli, Salmonella)

Malattie gastrointestinali (diarrea, colera) 

Ingestione (acqua, cibo) 

 

Ammoniaca (NH₃), COD, Sali

Danni agli ecosistemi acquatici, tossicità generale 

Ingestione (acqua) 

Vettori

Zanzare, Topi, altri animali

Diffusione di agenti patogeni (es. malaria, colera, dissenteria) 

Contatto indiretto 

Esistono numerosi studi che sostengono l’incremento di malattie come Leucemia, da esposizione a composti volatili come il benzene specialmente per bambini e donne (studio stato di New York)

Ca del polmone a causa degli inquinanti volatili (studio Lazio e Montreal). Lo studio di Montreal ha messo in evidenza anche un netto aumento di Ca di stomaco, fegato e vescica e prostata. Le controdeduzioni di che ha invece interessi diretti nelle discariche tendono a sottovalutare le conclusioni a cui sono giunti tali studi poiché, specialmente per quel che riguarda la diffusione dei tumori (che comunque è incontrovertibilmente in aumento) la eziologia multifattoriale inficia parzialmente la relazione diretta ed univoca con la presenza delle discariche. È comunque evidente che i danni maggiori si determinano nelle popolazioni più vulnerabili come bambini, donne in gravidanza, anziani, abitanti in zone disagiate.

Il Ministero della salute ha comunque emanato elenchi dei danni alla salute per le popolazioni che, nel raggio di 3 Km indicano un incremento alto per i tumori del fegato, dei tessuti molli e del tessuto linfatico e moderato l’insorgenza di tutti i tumori. Nel raggio di 2 Km sono invece evidenti i danni a carico dei feti.

Disponiamo poi di un attento studio condotto da Agostino Di Ciaula, attuale coordinatore del comitato scientifico ISDE, su oltre 700.000 persone abitanti nel raggio dei 3 Km intorno alle 16 discariche pugliesi che dimostrava una incidenza nettamente aumentata delle morti per tumori gastrici.

Bisogna tenere presente che tutt’oggi esistono numerose discariche abusive o discariche in cui vengono depositati anche rifiuti tossici e che per avere discariche tecnologicamente aggiornate e quindi meno inquinanti sono necessari ingenti investimenti, legislazioni severe ed adeguati controlli. 

E’ bene riflettere poi sul fatto che gli effetti negativi sulla salute derivati dagli inquinanti da discarica si sommano ai danni che insistono sulle stesse popolazioni che già soffrono per le conseguenze della assunzione involontaria di sostanze chimiche estranee attraverso cibi ultra processati, alimenti provenienti da agricoltura intensiva e da allevamenti intensivi, cattiva qualità dell’aria, inquinamenti di falde acquifere da altra causa.

Sarebbe quindi necessario, non solo in funzione dell’applicazione dei principi di precauzione, incrementare gli studi scientifici in materia ma soprattutto gestire con coraggio, consapevolezza e avvedutezza la politica ambientale per quanto riguarda la riduzione della produzione di rifiuti, il loro riuso, riciclo e smaltimento con tecnologie sicure e, soprattutto, il contrastare fermamente abusi e interessi illegali.

Dr. CARLO DE MICHELE
Medico internista
Vicepresidente ISDE Medici per l’Ambiente

 

 

ANCORA RIFIUTI NEL SALENTO STAVOLTA NELLE DISCARICHE DI CORIGLIANO E UGENTO

Alla cortese attenzione

       Al Presidente della Regione Puglia Dott. Michele Emiliano

       All’Assessora all’Ambiente, Ciclo dei Rifiuti e Bonifiche Avv. Serena Triggiani.

       Alla Presidente del Consiglio regionale pugliese Avv. Loredana Capone

       Al Presidente della V Commissione della Regione Puglia Dott. Michele Mazzarano

       Ai Consiglieri della Regione Puglia eletti nel Collegio della provincia di Lecce

p.c.

      Al Prefetto di Lecce Dott. Natalino Manno

      Al Presidente della Provincia di Lecce Dott. Stefano Minerva

      Alla Dirigenza Tutela e Valorizzazione Ambientale Prov. di Lecce

      Dott. Fernando   Moschettini

 

Siamo un gruppo di cittadini e associazioni profondamente preoccupati per la qualità dell’ambiente e per il destino dei beni comuni (aria, acqua e suolo) nel nostro territorio. Vivendo stabilmente in queste zone, riscontriamo un continuo e sempre più rapido aggravarsi della situazione ambientale e sanitaria.

Il nostro territorio, la provincia di Lecce, secondo le previsioni del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani (PRGRU) e i dati del Catasto Nazionale Rifiuti – ISPRA (Catasto Nazionale Rifiuti - ISPRA), ha un fabbisogno di trattamento del rifiuto biodegradabile (FORSU) pari a 100.000 tonnellate/anno. Tuttavia, sono in corso e quindi in carico presso la sezione Ambiente della Provincia, richieste per nuovi impianti che superano di tre volte tale fabbisogno (Humus S.r.l. 80.000 t/a; ForEnergy S.r.l. 40.000 t/a; Salento Green S.r.l. 56.000 t/a; Calimera Bio S.r.l 27.000 t/a; Baco Società Agricola S.r.l. 70.000 t/a; ecc. ecc.). Inoltre, gli impianti di trattamento e stoccaggio attualmente operativi accolgono e processano circa 3.000.000 di tonnellate annue (t/a) di rifiuti di ogni genere, dai residui di lavorazione industriali a quelli sanitari, fanghi, piombo da batterie, alluminio, conglomerati bituminosi, liquami, ecc. Il tutto in assenza di un piano strategico che tenga conto dell’analisi cumulativa delle migliaia di tonnellate, sottopone il territorio ad una esasperata pressione ambientale venendo meno ai principi stessi di precauzione, prossimità e utilità pubblica.

Tra le varie aree critiche del Salento, il cuore insalubre sembra essere proprio la Zona Industriale - ZES Galatina/Soleto: qui si concentra un numero impressionante di opifici industriali di prima classe (che dovrebbero per norma essere lontani dalle abitazioni), dannosi alla salute, attivi da anni: l’imponente cementificio Colacem, una fonderia, una zincheria, vari bitumifici, una decina di aziende di rifiuti pericolosi, ecc. Tutte concentrate a poche centinaia di metri dai centri abitati di Galatina e Soleto. Oltre alle emissioni in atmosfera che vengono scaricate da questi impianti si evidenzia che la quantità di rifiuti processati e prodotti risulta pari a 800.000 t/a, di cui solo la metà utilizzati dal cementificio nei suoi processi produttivi.

Non a caso, l’area di Galatina e i comuni dell’hinterland è indicata, come confermato dal registro dei Tumori di ASL pubblicato lo scorso anno (Home - pugliasalute), tra le città con i picchi di patologie tumorali più alti rispetto agli altri comuni del circondario; situazione gravissima emersa nello Studio Protos, Studio caso-controllo sui fattori di rischio per tumore polmonare in Provincia di Lecce (Report tecnico protos luglio 2019_f_CDS_COLACEM.pdf), in cui risulta la persistenza di un’area cluster per tumori polmonari maschili nel Salento centro-adriatico corrispondente ai 16 Comuni del circondario Colacem (Galatina, Galatone, Maglie, Soleto, Sternatia, Zollino, Corigliano d’Otranto, Cutrofiano, Soleto, Cursi, Neviano, Collepasso, Seclì, Melpignano, Castrignano dei Greci, Sogliano Cavour).

Ulteriore pericolo incombente per i 140.000 cittadini dei 16 comuni del Cluster, il rinnovo dell’A.I.A. del cementificio Colacem di Galatina che risale al 29 dicembre 2021 (Revisione A.I.A. – Impianto IPPC in Galatina (LE) – Colacem S.p.A. – Provincia di Lecce), in cui la determina specifica che nel periodo di validità indicato (di 12 anni) è inclusa la fase sperimentale di un anno, vincolata ad una serie di condizioni e prescrizioni, ivi compresa la realizzazione della VIS (Valutazione di Impatto Sanitario), una indagine molto importante ai fini della valutazione dei danni ambientali e sanitari avviata senza la partecipazione dei tecnici AReSS (Agenzia regionale strategica per la salute e il sociale) e che purtroppo, e ciò è molto grave, ancora oggi non risulta conclusa.

In questo scenario incontrollato di accumulo di emissioni altamente nocive e già certificate in varie indagini dal CNR, seppur parziali,  in un’area definita dagli stessi tecnici della Sezione Ambiente della Provincia “Città Salento”, tanto risulta estesa l’urbanizzazione nelle campagne, per cui non esiste alcuna distanza dettata dalla normativa che garantisca la tutela della salute dei residenti. E questo vale anche per i forni crematori la cui richiesta di installazione in provincia di Lecce, ammonta a ben tre impianti: Caprarica di Lecce, Lecce e Ugento, decisamente sproporzionata quanto inutile rispetto alle necessità del territorio. I forni crematori sono considerati alla pari degli inceneritori, industrie insalubri di prima classe.

A completare il quadro ambientale a dir poco inquietante, è il consumo di suolo, che ci vede primeggiare in campo nazionale e regionale. Infatti, in seguito al disseccamento degli ulivi secolari, identità connaturata dei salentini e riconosciuti dall’Unesco come “Patrimonio dell’Umanità”, sempre a causa della mancanza di un’idonea pianificazione regionale, provinciale e comunale, il territorio salentino, in nome della transizione energetica, è diventato terra di conquista per impianti fotovoltaici, eolici e agrivoltaici, compresi attraversamenti di migliaia di chilometri di cavidotti ed elettrodotti, decine e decine di ettari di container con batterie di accumulo (BESS) e uno spropositato numero di impianti per la produzione di biometano, che vedono soprattutto i territori dei comuni prossimi alla centrale Terna di Galatina, depauperati della basilare biodiversità, il bene più importante per la sostenibilità della vita stessa.

A proposito di produzione e fabbisogno di energia, secondo i dati pubblicati dal G.S.E. [Gestore dei Servizi Energetici (Puglia)]nel 2023, la Puglia ha prodotto 4.193 kWh di energia, superando la Lombardia, ma con un autoconsumo di soli 454 kWh, al contrario della Lombardia che consuma tutta la produzione, sollevando interrogativi sull’effettivo beneficio ambientale del nostro territorio.

 Nonostante tale contesto lo scorso mese di febbraio la Giunta Regionale Pugliese ha ap-provato la Delibera n. 130/2025 che prevede l’ampliamento della discarica di Corigliano d’Otranto, situata sulla falda freatica che fornisce acqua potabile a gran parte del Salento, e la sopraelevazione di quella di Ugento, già sopraelevata a suo tempo e con il rischio che i teloni di protezione non resistano al carico favorendo così l’infiltrazione del percolato in falda. 

La discarica di Corigliano se attivata, rischia di trasformarsi in una bomba ecologica irreversibile per centinaia di migliaia di persone e per la stessa economia del territorio. Infatti, in base agli studi effettuati da Arpa (All.to “C” – Prot. n. 0050273; 5.14.1 del 19/06/2024) e ai frequenti monitoraggi effettuati, si evince che non esiste alcuna certezza in grado di tutelare la falda dalle infiltrazioni dei percolati. Il conferimento di 190.000 mc di rifiuti nella discarica contravviene allo stesso piano regionale delle acque D.G.R. 25 maggio 2016, n. 768, non considerando quindi gli aumenti del traffico veicolare e conseguenti rischi geologici verso la falda freatica, l’ultima riserva di acqua ancora potabile che disseta buona parte del Salento.

Per quanto concerne la discarica di Ugento, oltre al rischio per la falda freatica, è necessario evidenziare che l'ASL/ Lecce, nei suoi dati pubblicati nel 2924, ha  evidenziato che i cittadini dei comuni del Distretto sanitario di riferimento (Alessano – Castrignano del Capo - Corsano – Gagliano del Capo - Miggiano - Montesano Salentino - Morciano di Leuca - Patù – Presicce-Acquarica - Salve - Specchia – Tiggiano – Tricase – Ugento) sono particolarmente esposti agli effetti - diretti e indiretti - determinati da criticità ambientali connessi allo smaltimento e trattamento di rifiuti (urbani, speciali e pericolosi) che avviene da diversi anni.

La Delibera n. 130/2025 prevede inoltre l’utilizzo del 40% dei rifiuti indifferenziati per la produzione di Combustibile Solido Secondario (CSS) da incenerimento, come dichiarato dal Presidente Emiliano durante gli Stati Generali dei Rifiuti in Puglia nel marzo 2024 (Emiliano agli Stati Generali dei rifiuti in Puglia: «Molte innovazioni in arrivo» - La Gazzetta del Mezzogiorno). Questa scelta contrasta con i principi dell’Economia Circolare sanciti dalle Direttive UE, che promuovono la riduzione, il riuso e il riciclo dei materiali, piuttosto che l’incenerimento dei rifiuti.

Alla luce di quanto esposto, le scriventi Associazioni chiedono alle SS.LL. in indirizzo, di voler prendere in esame con urgenza – ognuno per le proprie competenze - le seguenti richieste:

  1. Il blocco immediato di nuove autorizzazioni per impianti insalubri o che aumentino le capacità a quelli già attivi, al pari del carico ambientale, in conformità con il RD 1934/1934 n.165, art. 216 e al PRGRU, con il decentramento degli impianti esistenti in aree idonee e lontane dai centri abitati.
  2. La razionalizzazione nella gestione dei rifiuti, in ottemperanza dei principi comunitari e nazionali di “autosufficienza” (in ogni bacino si dovrebbe tendere ad un sostanziale equilibrio tra produzione e capacità di trattamento dei rifiuti, riducendo le importazioni e le esportazioni dei rifiuti stessi), e di “prossimità” (Con impianti di comunità dove ogni rifiuto venga trattato nell’impianto più vicino, evitando il più possibile i trasferimenti);
  3. L’annullamento della Delibera Regionale n.130/2025, e l’avvio di un confronto trasparente con le comunità locali e le rappresentanze territoriali per una gestione partecipata e sostenibile dei rifiuti.
  4. La realizzazione e pubblicazione della Valutazione di Impatto Sanitario (VIS) del cementificio Colacem di Galatina, realizzata direttamente dai tecnici sanitari regionali di AReSS, per garantire una valutazione completa e trasparente dei rischi sanitari.
  5. Il rispetto rigoroso del Piano delle Acque regionale per proteggere la falda freatica e le risorse idriche strategiche del Salento.
  6. La promozione di politiche di economia circolare che riducano l’uso delle discariche e dell’incenerimento, favorendo la prevenzione, il riuso e il riciclo dei materiali, in linea con le direttive UE.
  7. Che non siano consumate risorse economiche per il finanziare nuovi studi sulla discarica di Corigliano, la cui pericolosità è già accertata da Arpa, e che i fondi si utilizzino per uno Studio epidemiologico dell’intera area salentina.

 

Rimaniamo a disposizione per collaborare attivamente alla tutela della salute pubblica e dell’ambiente del nostro territorio.

Associazioni firmatarie:

  • Forum Amici del Territorio E.T.S
  • ISDE-Medici per l’Ambiente, sezione di Lecce
  • A.I.R.S.A. (Associazione Indipendente Ricerca Salute e Ambiente)
  • Coordinamento Civico Ambiente e Salute Provincia di Lecce
  • Noi-Ambiente e Beni Culturali di Noha e Galatina (Le)
  • Forum Ambiente e Salute – Lecce
  • Nuova Messapia Soleto (Le)
  • Natural-mente No Rifiuti di Collemeto (Le)
  • Galatone Bene Comune
  • Galatonesi a Raccolta
  • Associazione Amanti della Natura
  • Comitato Salute e Ambiente NO AL BIOMETANO (Soleto – Le)
  • Cleanup Surbo Giorgilorio ODV
  • Arci Levera Noha e Galatina
  • Coordinamento per gli alberi e il verde urbano di Lecce
  • Salento km0
  • WWF Salento
  • Zero Waste
  • Comitato no al forno Crematorio di Caprarica di Lecce

 

Fonte:
Il Galatino n.12 del 27-06-2025

 
Di Michele Scalese (del 02/07/2025 @ 08:18:43, in Comunicato Stampa, linkato 114 volte)

Da quando si è insediata l’amministrazione Vergine, Galatina non fa più parte del circuito del Salento Book Festival, una delle rassegne culturali più importanti dell’estate salentina, capace ogni anno di attirare autori di rilievo nazionale e un pubblico appassionato e consapevole.

Un’assenza che pesa. E che contrasta in modo grottesco con l’annuncio trionfale — fatto qualche mese fa dagli stessi amministratori — della candidatura di Galatina a Capitale italiana della Cultura.

Sì, avete letto bene: una città che si candida a capitale della cultura ma che, nei fatti, esclude se stessa dai più rilevanti appuntamenti culturali del territorio.
Una città che pretende di primeggiare sul piano nazionale, ma che non trova spazio nemmeno in un festival letterario a pochi chilometri da casa.

In questi anni, l’amministrazione ha preferito investire su feste, luminarie, eventi effimeri e passerelle, dimenticando sistematicamente tutto ciò che richiede visione, progettualità, confronto.

Del resto, la cultura — quella vera — non porta applausi facili, non regala like, non fa salire consensi last-minute. È impegno, è contenuto, è crescita collettiva.

Il Salento Book Festival rappresenta tutto questo: è una vetrina per i Comuni che credono nella parola, nella lettura, nella costruzione di cittadinanza.
Ed è proprio per questo che Galatina non c’è più. Perché una città che non legge, che non ascolta, che non dialoga, è più comoda da gestire.

È ormai evidente che la parola “cultura”, per questa amministrazione, è solo un’etichetta buona per i comunicati stampa, non una bussola per orientare le politiche pubbliche.

 

Lunedì 30 giugno è stata una serata speciale per l’Orchestra Giovanile “Giovanni Pascoli” dell’Istituto Comprensivo Polo 1 di Galatina e Collemeto.

In occasione della chiusura dei festeggiamenti per i Santi Patroni Pietro e Paolo, i nostri giovani musicisti si sono esibiti in piazza San Pietro davanti a un pubblico numeroso e caloroso, regalando emozioni e applausi.

Con grande impegno e padronanza del palco, l’orchestra ha proposto un programma musicale ampio e curato, capace di unire generi diversi: dalla lirica di “La donna è mobile” al griko di “Kali Nifta”, da “Hijo de la luna” alla colonna sonora dei “Pirati dei Caraibi”, fino a brani jazz come “Waltz for Debby” e melodie da musical come “Hello Dolly!”.

Un viaggio musicale che ha messo in luce non solo le competenze tecniche dei ragazzi, ma anche la loro capacità di lavorare insieme, ascoltarsi, concentrarsi e affrontare con responsabilità esperienze complesse.

È proprio in contesti reali ed extracurricolari come questo che emergono con forza le competenze trasversali degli alunni: la collaborazione, l’autonomia, la gestione dell’imprevisto, la comunicazione e la consapevolezza del proprio ruolo all’interno di un gruppo. La musica, in questo senso, si rivela un potente strumento educativo.

 
Di Marcello D'Acquarica (del 30/06/2025 @ 13:20:23, in NohaBlog, linkato 235 volte)

Prima di inerpicarsi in cima all’osservatorio più centrale di Noha, durante il percorso che porta in cima alla torre, i proprietari di casa, la famiglia Guido, nel marzo 2009, intenti come eravamo nelle ricerche storiche di Noha da immortalare su L’Osservatore Nohano, ci concesse di ammirare le mura affrescate da parte del nostro concittadino Cosimo Presta, già co-fondatore del Circolo Cittadino Juventus nel 1920 e probabile autore della stessa pittura con cui era affrescato il colonnato interno e le mura perimetrali della chiesa matrice, oggi non più visibile in seguito del restauro del 2010.  

Questi tocchi (di classe) si possono notare anche all’esterno della casa, dove ultimamente sono stati rimossi dei particolari del vecchio impianto elettrico, scoprendo così dei brani dell’antica pittura. Dalla sommità esterna della scala, possiamo ammirare a 360 gradi, partendo dalla nostra sinistra, il Vico Pigno che molti di noi ricordano ancora racchiuso come un piccolo anfiteatro con allo sfondo un aranceto e le vecchie cantine che hanno lasciato il posto all’asfalto e a moderni caseggiati. A seguire la torre medievale appartenente al castello dei De Noha, e poi ancora l’aranceto, la nostra perla cremisi, vale a dire Casa Rossa, che l’Assuntina Coluccia ricorda come la casa dei diavoli dove i nobiluomini del palazzo baronale si spartivano la cacciagione, divenuta infine l’archivio per la contabilità del Brandy Galluccio, e oggi circondata da mura private. Da questa fantastica altezza possiamo anche ammirare il complesso del Palazzo Baronale, oggi Nohasì, con la casa dirimpetto che fu sede dell’Universitas di Noha ad angolo con vico Marangia e infine, con un po’ di immaginazione, potremmo vedere in trasparenza sotto l’asfalto di via Castello e le case del Vico Marangia, gli antri dei due antichi frantoi sottostanti congiunti da uno stretto corridoio di 11 metri.

 

Nella serata del 26 giugno, presso l’Oratorio di Noha, si è tenuta la rappresentazione finale del progetto “Espressione corporea-musicale”, che ha visto come protagonisti i ragazzi della Scuola Secondaria di Noha, in Via Petronio, ora Istituto Comprensivo Polo 3 di Galatina-Noha. Il percorso si è articolato in 30 ore extracurricolari sulla base di un’idea progettuale della docente di Lettere Stefania Guarini, nata dall’esigenza di approfondire alcuni focus concettuali scelti appositamente ed elaborati in modo trasversale con approfondimenti letterari, teatrali e con contributi musicali.

Lo spettacolo “E uscimmo a riveder le stelle…..A spasso nella letteratura tra sogni e paure dell’adolescenza” ha rappresentato la concretizzazione di un’attività didattico-formativa impegnata ed entusiasmante al tempo stesso, che ha coinvolto gli studenti in elaborazioni e riflessioni guidate in merito ad emozioni, sogni e paure tipiche dell’adolescenza: il pregiudizio, la paura di essere giudicati, l’omologazione, l’ansia. Tutto con il filtro di apporti creativi studiati e ricercati nell’ambito del mito e della letteratura italiana, scegliendo tra autori e letterati rinomati ed i loro personaggi. Guidati dalla stessa docente di Lettere, Stefania Guarini, autrice del testo teatrale, e dalla docente di Educazione Fisica, Maira Serafino, gli studenti sono stati coinvolti in uno stimolante lavoro interdisciplinare che, partendo dalle pagine del testo scolastico, li ha ancorati con creatività ed entusiasmo.

La trama si costruisce intorno alle vicende e alle paure di un’adolescente che si ritrova a fare i conti con un’ansia ingestibile a causa di alcune prove didattiche e che improvvisamente si ritrova faccia a faccia con alcuni strani personaggi: Ulisse, Dante e Virgilio, Mirandolina, alcune coetanee che ballano allegramente e poi ancora Don Abbondio che corre di qua e di là nella sua stanza cercando Perpetua….e che, per finire, si ritrova seduta a cena proprio a casa Leopardi, con Foscolo, Manzoni e D’Annunzio come commensali. Ognuno di essi, seguendo l’intreccio della vicenda e delle allegre scene teatrali, dona alla protagonista un messaggio motivazionale, volto a rafforzare la fiducia in se stessa e nelle proprie potenzialità, per affrontare con coraggio le sfide della vita, presenti e future. Attraverso la proposta di questo viaggio nella letteratura, i ragazzi si sono potuti confrontare con i grandi della letteratura e del mito, rapportando il loro mondo con i messaggi simbolici offerti da alcuni.

Uno spettacolo teatrale pensato come ponte di lancio verso nuove prospettive, per offrire ai ragazzi ulteriori strumenti di interpretazione della realtà, per motivarli alla ricerca del “pensiero profondo” e per orientarli alla complessità delle relazioni sociali e gruppali con maggiore consapevolezza della propria età e con maggiore spirito critico rispetto alla superficialità di quanto spesso oggi li circonda.

 
Di Antonio Mellone (del 28/06/2025 @ 08:34:55, in Fetta di Mellone, linkato 1069 volte)

Chi ricorda ancora la buonanima del mega-porco Pantacom? Mi riferisco ai ventisei ettari di cemento asfalto capannoni e rotatorie che una decina abbondante di anni fa avrebbero voluto colare in contrada Cascioni, periferia di Collemeto, in quella cosa antifrasticamente definita “parco” (con l’aggiunta dell’aggettivo “commerciale” a mo’ di attributo all’ossimoro “centro in periferia”). Non se ne fece nulla, in quanto, come noto perfino agli gnorri, la Pantacom, società a responsabilità asintotica a zero e con garanzie più teoriche che pratiche, morì prima ancora di nascere (al tempo ne scrissi non so più quanti necrologi), malgrado i sogni di gloria degli economisti per caso (che blateravano di 200 e passa nuovi posti di lavoro, e “ricadute” che non ti dico), nonostante il coretto dei consensi, la dolce attesa delle levatrici sedute a destra e a manca nel parlamentino di Palazzo Orsini, e quantunque tra i titolari effettivi della limitata s’annoverasse un pezzo grosso della politica leccese - successivamente cooptato, senz’altro per meriti sul campo, nel consiglio di amministrazione della Zecca dello Stato [malpensanti: per Zecca questa volta non s’intende il parassita ematofago, ndr.].   

Ebbene, questo salto nel giurassico solo per dire che di quei consiglieri comunali, molti falcidiati dall’insipienza e dall’irrilevanza crassa prima che dalla storia patria e dal diritto, nelle attuali assise cittadine se non addirittura in giunta si conta ancora qualche superstite esemplare. A dirla tutta noi altri non avremmo dato tanto peso alle parole, visto quante ne sparano in ogni tempo e in ogni luogo, se non per il fatto che di quell’abortito mega-porco lorsignori sembra vogliano costruire uno specimen posticcio in miniatura proprio a Noha a metà strada tra la piazza principale e il cimitero, insistendo con l’appellarlo ancora una volta “parco”.

Stavolta niente grandi magazzini parcheggi ipermercati rotonde e Mc Donald’s su codesto fazzoletto di terra di forma irregolare, pressappoco trapezoidale, di qualche centinaio di metri quadrati, forse un migliaio, prospicienti via Aradeo, ma soltanto lampioni elettrici, ma tanti. Dico la più alta concentrazione al mondo per ara: nove pali per la precisione, più uno preesistente. Certo è che manco Cappuccetto Rosso riuscirebbe a perdersi in quel “bosco” urbano così ben illuminato a giorno.

 
Di Marcello D'Acquarica (del 27/06/2025 @ 08:28:55, in NohaBlog, linkato 469 volte)

Don Vitantonio Greco (1867 + 1932), è stato Arciprete della nostra Chiesa parrocchiale dal 1895 al 1932; gli succedette Don Paolo Tundo.  Ne “La Chiesa di Noha e i Vescovi di Nardò” (ricerca pubblicata nel mese di aprile 2017)”, così scrive Padre Francesco D’Acquarica:

“Don Vito Antonio Greco, figlio di Vito e di Vita Maria Luceri era nato a Noha il 3 luglio dell’anno 1867 e fu battezzato il 6 luglio dello stesso anno da don Michele Alessandrelli, essendo padrini Vito Bianco e Grazia Benedetto. Diventa arciprete di Noha a 28 anni e vi resterà per 37 anni. È durante la sua arcipretura che viene rifatta la chiesa madre nel 1901. Morì all’età di 65 anni.”

La sua è sicuramente una fra le famiglie più facoltose di Noha, che, nel corso degli anni ’40 e ’50 del secolo scorso, aveva la sua dimora nell’omonimo palazzo di via Osanna, angolo via Siracusa, che nella mappa del 1880 si chiamava appunto Via Dell’Arciprete. Dall’inventario dei beni appartenenti alla Chiesa parrocchiale di Noha, pubblicato da P. Francesco D’Acquarica sul libro “NOHA - LA SUA STORIA” (edizione 2021 – Arti Grafiche Marino - LE) sappiamo che: “un altro orticello di circa 8 are di terreno per semine e arbusti situato nel feudo di Noha […] confina con il giardino della Corte Baronale e altri confini”. Lo stesso terreno è indicato in una mappa catastale antecedente al 1920 consultabile presso l’archivio storico di Galatina, e vi è indicata quale proprietaria l’“Arcipretura di Noha”. Da tutto ciò si presuppone che la villa cosiddetta “Villa dell’Arciprete Greco”, sia stata fatta costruire su un terreno appartenente all’arcipretura di Noha.  Probabilmente, nel periodo in cui è stata costruita era Arciprete di Noha il nostro Don Vitantonio Greco. Infatti prima della attuale proprietà, la villa risulta appartenere aella famiglia di Antonio Greco, fu Pantaleo. Ramo della famiglia a cui apparteneva lo stesso Arciprete Don Vitantonio Greco.

Durante la Seconda guerra mondiale, prima dell’armistizio del 1943, la villa è stata a disposizione dei soldati tedeschi in permanenza nel Salento, e una guarnigione occupò i suoi locali, così scrive Michele Liquori nel suo “Vivere” (Arti Grafiche Marino – 2014)

 
Di Marcello D'Acquarica (del 25/06/2025 @ 08:31:16, in NohaBlog, linkato 484 volte)

Pochi mesi addietro, ho fatto un giro accompagnato dall’attuale proprietario del palazzo e della corte e insieme abbiamo percorso a piccoli passi i tragitti che uniscono le singole porte d’accesso di tante abitazioni e dei piccoli laboratori, un tempo brulicanti di vita e di sogni.

Il Palazzo “Gio’ Congedo”, è uno dei tanti beni culturali di Noha, l’antica masseria del 1700 di Giuseppe Congedo, possidente di Noha. Sul Catasto Murattiano del 1811, conservato nell’archivio storico di Lecce, compare la proprietà dei locali in zona l’Acquaro intestati a Giuseppe Congedo, e descritta così: Massaria dell'Aere di Gio’.

Il vecchio fabbricato cosiddetto oggi “de lu Prantera”, a partire dagli anni ’50 del secolo scorso e fino alla fine del ‘900, è stato abitato da molte famiglie nohane, con annessi laboratori artigianali. Era anche chiamato il “Palazzo delle Marionette”, grazie alla presenza di un vecchio teatro in uno dei locali dello stabile. Il teatro delle marionette di Noha era un’impresa gestita da un certo Peppino di Ortelle, il comico, marito di Iole Surano, una nostra concittadina d’arte, cantante e ballerina del teatro. Il servizio delle marionette veniva offerto da uno zio di Peppino, un certo Rotunno che alla fine dell’esperienza nohana se ne partì alla volta dell’America in cerca di fortuna. Le marionette pare che fossero grandi circa un metro e venivano movimentate con le corde. Durante gli spettacoli, a mo’ di sigla, pare che suonassero un motivetto dal titolo: “Mimma svelta”.

Lo spettacolo più famoso e ricordato da alcune testimonianze è “Guerino Meschino”, tratto da L’Orlando Furioso. Si svolse una volta con la scuola, vi partecipò la 3° elementare della classe 1953. Il cancello di ferro del “foyer” del teatro (adiacente ai locali dell’attuale bar Settebello) era sempre aperto. Entrando, alla sinistra dell’atrio, all’aperto, vi era una buca profonda circa un metro e piena di rifiuti, la discarica di quel tempo. Dentro i saloni che seguivano all’ingresso del teatro, giusto per ottimizzare ogni angolo, pare che ci fossero le fosse del vino, cosiddette pile. Si possono ammirare ancora oggi, dopo l’ultimo restauro eseguito dagli attuali proprietari.

 

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