nov222025

Che ingenuo che sono. Pensavo che la campagna elettorale per le elezioni regionali pugliesi 2025 (ma ogni campagna elettorale) servisse a far cogliere agli elettori superstiti le differenze non dico tra i partiti - specie che appare in via di estinzione - ma tra le più o meno larghe coalizioni: sembra invece che tutti stiano facendo a gara per evidenziarne le somiglianze nascondendo sotto il tappeto le (eventuali) microscopiche discrepanze. A partire dai candidati, alcuni medaglia d’oro di salto in lungo anzi corto, altri muniti del dono della bilocazione come novelli taumaturghi. A Galatina, per esempio, alcuni soggetti te li ritrovi contemporaneamente, convintamente e purtroppamente (ebbene sì, Cetta La Qualunque colpisce ancora) sia nella maggioranza destronza in consiglio comunale che nella coalizione sinistrata in regione (onde partito è quasi voce del verbo).
A corroborare graficamente il suddetto dato scientifico è sufficiente studiare il simbolo della Lega, già maggioranza relativa in queste contrade [dato reale benché surreale, ndr.] che, oltre a ostendere l’Alberto da Giussano con tanto di spada alzata, in basso, a mo’ di tondeggiante (e frangibile) binomio anatomico, presenta due palle o cerchi: uno con il ritratto del partito prezzemolo, vale a dire lo scudo crociato; l’altro con il garofano rosso del partito socialista, simbolo storico del movimento operaio e quindi della lotta per l’equità sociale condotta contro classismo razzismo disuguaglianze e cosiddetta autonomia differenziata (o meglio autotomia, cioè auto-evirazione). Per dire che al grottesco non c’è limite, abbiamo un ulteriore bell’ossimoro anche all’interno della medesima palla: il garofano rosso con al sommo la scritta “Liberali”. Ora, da che mondo è mondo o sei socialista (più Stato e meno Mercato) o sei liberista (tutto Mercato e se capita solo un pizzico di Stato), tertium non datur. Certo uno può cambiare idea, e ci mancherebbe: ma può cambiarla lui, il soggetto singolo o il suo gruppo, non può mica farla cambiare a una dottrina, a una storia, a una fede, a un sistema coerente di pensiero filosofico, come appunto il Socialismo. Saranno pure categorie del Novecento queste, ma a ‘sto punto le lasciassero in pace una buona volta e utilizzassero ben altre specie di emblemi o dogmi o disegni di cui oggi c’è ampia scelta dentro e fuori le agenzie di marketing.
Per dire quanto ormai sia stata messa da parte la Politica, nel corso della corrente campagna elettorale non s’è fatto riferimento alcuno alla genialata del riarmo europeo e ai connessi 800 miliardi da buttare nel cesso – possibilmente dorato - per acquistare strumenti di morte, e men che meno a una certa correlazione tra queste strategie e - per dirne una - la sanità ridotta al lastrico: sarà perché tutte ‘ste differenze tra una fazione e l’altra non sussistono.

In compenso i due principali concorrenti al trono di Puglia non si risparmiano con le loro boutade (leggi buttanate). L’altro giorno, per esempio, uno se n’è uscito imputando il disseccamento degli ulivi a tutti quelli che “abbracciando gli alberi, incatenandosi agli alberi, hanno di fatto consentito alla xylella di divorare 21 milioni di ulivi” [questa l’ha gettata davvero eh, ndr.], e l’altro, facendosi ritrarre in un oleificio probabilmente per la prima volta in vita sua, ammirando un bicchierino di olio color giallo paglierino, s’è messo a blaterare di Salento, di “reimpianto di olivi favolosa e leccino” così resistenti, signora mia, al batterio maledetto, e poi ancora di un “commissario” [‘ntorna, ndr.], e infine di prossime venture distese intensive di “kiwi gialli e carrubi e [giacché pure] di cotone” (tanto qualche schiavo per raccoglierne i batuffoli come tradizione vuole si trova sempre).
Al suddetto duo mainstream bisognerebbe aggiungere il restante paio di candidati del tutto ignoti a giornali e tv: poverini, pare esistano solo virtualmente su gruppi WhatsApp o su blog clandestini. Nulla in confronto alla potenza di fuoco del patron e padron di Telepagliaroama, il quale imperversa fuori e soprattutto dentro i tg, in lungo e in largo per il territorio, per la gioia degli occhi (il t9 mi correggeva con allocchi).
Mi riferisco a quel signore così fotogenico passato di recente ai Fratelli d’Italia: dalla Regione Salento alla Repubblica Salò.
Antonio Mellone
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