Ora si chiama “Scuola dell’infanzia”, prima ancora “Scuola materna”, ai miei tempi (anni ‘70/’80 del secolo scorso) semplicemente “Asilo” - e in siffatto modo continuerò ad appellarlo in queste righe.
Insomma poco tempo fa insieme ad Albino (lo facciamo periodicamente immortalando scorci, personaggi o momenti significativi del nostro paesello) pubblicammo quale immagine di copertina di Nohaweb l’ingresso principale dell’Asilo di Noha, quello di via Carso numero 34. Iniziarono immediatamente a fioccare i “mi piace”, e contemporaneamente i commenti di alcuni internauti. E così Maurizio: “Quanti bei ricordi”, Nunzia: “La nostra infanzia, la nostra fanciullezza”, Claudia: “Le recite”, Patrizia (evidentemente un’insegnante del tempo che fu): “Che bei ricordi, preparare tutti quei bimbi per una meravigliosa festa. Sono stati il mio orgoglio. Sono passati 30 anni”, Francesco: “Sono trascorsi cinquant’anni da quando ci andavo”, Stefania: “Cresciuta dalle suore, suor Serafina e suor Giovina”, Fernando: “Per me sono passati 60 anni”, Gianna: “Scuola dell’infanzia e Azione Cattolica”, Carmine: “50 anni fa. Quante ne ho combinate insieme ai miei coetanei, con suor Ginesia la superiora, e la piccola suor Evangelina che ci preparava la mensa”, Simona: “Passati 37 anni, suor Felicina e maestra Maria Rosaria”, Sofia: “Sono passati 22 anni, caro ricordo della mia infanzia con suor Lucia, suor Pierangela, suor Croficissa, maestra Bernardetta”, Rossana: “Scuola Materna e poi Catechismo […] però che ricordi belli”. Tra gli emoticon non si contano i cuori di ogni dimensione: in effetti l’etimologia del vocabolo “ricordo” è proprio cor cordis, vale a dire cuore, ritenuto dagli antichi anche la sede della memoria.
Sono certo che se si interpellassero le ormai migliaia di “studenti” passati dall’Asilo nohano, tutti (tranne la solita eccezione che dunque conferma la regola) avrebbero qualcosa da raccontare, foto da postare, innocenti segreti da confessare, e sarebbero concordi nel considerare il periodo delle prime “alfabetizzazione e socializzazione” vissuto in quegli ambienti sani e genuini come il più sereno di tutta la propria vita, privo di drammi e ansie, ricco di profumi e sapori, fecondo di prove individuali e collettive, dalla scrittura al canto, dalla recitazione al disegno, dal gioco di squadra all’abilità manuale (chi non ricorda la plastilina o l’argilla che poi divenne il Das con cui scolpivamo pezzi d’“arte contemporanea” che non sfigurerebbero al Maxxi).
La permanenza in quella scuola che in tanti considerano idilliaca, a tratti fiabesca, al presente viepiù onirica, era arricchita dal carisma delle suore “Discepole di Gesù Eucaristico”, pedagogiste notoriamente tra le più preparate, a volte con specializzazione nei campi più svariati, dalle lettere alla musica, dalla matematica alla teologia, e anche nelle lingue straniere (ultimamente provenendo dai cinque continenti son quasi tutte poliglotte), nonché dalla professionalità dei precettori laici che da qualche decennio le affiancano.
D’altronde, checché se ne possa dire, la scuola più importante per la formazione di una persona non è affatto l’università (o il dottorato di ricerca o il master post-laurea o il corso di perfezionamento), ma appunto l’Asilo infantile: istituzione che accoglie fanciulli dai tre ai sei anni, età molto delicata (ma quale in fondo non lo è) della crescita.
A Noha abbiamo dunque codesto Asilo da 70 anni suonati proprio nel corso di quest’anno giubilare 2025: ci aveva pensato monsignor Paolo Tundo, arciprete dal 1933 al 1962 [mio prozio, fratello di nonna Maria Scala, ndr.] a costruirlo su un suolo di sua proprietà, affrontando mille difficoltà, spendendo i suoi risparmi, e bussando alle porte di “chi poteva”, più che a quelle dei suoi poveri concittadini che comunque non lo lasciarono mai solo. Il risultato fu ed è ancor oggi un’opera monumentale, dotata di aule scolastiche, servizi, cappella, teatro, uffici, sala mensa, appartamenti per le suore al primo piano, ampie terrazze panoramiche, e un bel giardino che dà su via Vittorio Veneto, ingresso dal civico 29.
Quell’Asilo ha sfornato ometti (nel senso di bambini giudiziosi, di ambo i sessi) che hanno successivamente intrapreso le carriere più disparate: dal contadino al professore universitario, dal medico all’artigiano, dal sacerdote (o dalla monaca) all’imprenditore, dal musicista al militare, dal manager al libero professionista, dall’ingegnere allo scienziato, dallo stilista all’operaio, dal filosofo all’impiegato…
E giacché pure quell’inqualificabile scavezzacollo che risponde al nome del sottoscritto.
Antonio Mellone
Visita di Mons. Anthony Ekpo, Sottosegretario Vaticano, per il 70° ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE DELLA SCUOLA DELL'INFANZIA "SUORE DISCEPOLE GESÙ EUCARISTICO S. MICHELE ARCANGELO NOHA"
Venerdì 23 maggio 2025:
Domenica 25 maggio 2025:
Parrocchia "San Michele Arcangelo" NOHA
Sabato 24 maggio 2025 presso l'Hotel Hermitage Galatina si terrà il convegno "IL FUTURO DELLA SANITÀ E DELLA SALUTE TRA INCERTEZZE E SPERANZE"
Programma:
S.E. Rev.ma P. Francesco Neri ofmcap Arcivescovo di Otranto
Orazio Schillaci - Ministro della Salute (video messaggio)
Francesco Zaffini - Senato della Repubblica - Presidente X Commissione permanente (affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale)
Ignazio Zullo - Senato della Repubblica X Commissione permanente (affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale)
Fabio Vergine - Sindaco di Galatina
Loredana Capone - Presidente del Consiglio Regionale
Sebastiano Leo - Assessore Regionale per le Politiche per il Lavoro
Fabio Pollice - Rettore Università del Salento
Stefano Rossi - Direttore Generale ASL Lecce
Suor Margherita Bramato - Direttore Generale Ospedale "Card. G.. Panico" - Tricase
Antonio De Maria - Presidente Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri pv. di Lecce
Mario Trifiletti - Dirigente Ufficio Scolastico Regionale
Luisa Crusi - Presidente Fondazione Messapia dottori Commercialisti di Lecce
Paolo Ingrosso - Presidente Confcooperative pv. di Lecce
Luigi Derniolo - Presidente Confartigianato pv. di Lecce
Tommaso Moscara - Segretario Generale CGIL - Lecce
Ada Chirizzi - Segretario Generale CISL - Lecce
Raffaele Santoro - Presidente ACLI - Lecce
Antonio Palumbo - Presidente A.M.C.I. Sez. di Otranto
Arcidiocesi di Otranto
In occasione del XXXIII anniversario della strage di Capaci, in cui persero la vita il giudice antimafia Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Rocco Di Cillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani, la "Virtus Basket Galatina" e la sezione di Galatina di "Legambiente", in collaborazione con “Levera”, organizzano, per venerdì 23 maggio 2025, la manifestazione “Capaci chiama Galatina” che ha l'obiettivo di porre al centro dell’attenzione quei principi e quei valori della legalità per cui semplici “uomini al servizio delle istituzioni” hanno lottato e combattuto fino all’estremo sacrificio della vita.
Per l’occasione l’intendimento delle Associazioni organizzatrici è di posizionare una corona di fiori e, alle ore 17.57 (orario esatto in cui gli attentatori fecero esplodere un tratto dell’autostrada A29 mentre vi transitava sopra il corteo della scorta con a bordo il giudice Giovanni Falcone, la moglie e gli agenti di Polizia), seguendo un lungo filo rosso capace di coprire la distanza tra il luogo dell’attentato e Galatina, raccogliersi per un minuto con il sottofondo delle sirene di una macchina della Polizia, una dei Carabinieri ed una della Polizia Locale per rendere omaggio a tutte le donne e gli uomini che hanno perso la vita per i propri ideali, per il proprio lavoro, per il senso di giustizia, per la propria integrità.
Programma di massima della manifestazione di giovedì 23 maggio 2025:
Russo Piero Luigi
Pino, eri amico di tutti. E ci hai lasciato pochi giorni fa rendendoci più soli.
Hai iniziato a lavorare, anzi hai iniziato quella che era la tua passione negli anni ’70. Prendersi cura del campo sportivo “Pippi Specchia” era per te una passione, infatti oltre alla dedizione per il lavoro hai messo tanto amore.
Quel manto erboso lo hai curato così splendidamente, rendendolo unico. Potevi riuscirci solo tu in questa cosa, trattandolo come un figlio. Ti sei donato anima e corpo, quando ti dedicavi agli spogliatoi che erano così ordinati, alle divise di allenamento e di gara, rendendole ben pulite per farcele indossare a noi calciatori. Ci mettevi tanto impegno che era per noi un chiaro segnale, ci indicavi la via verso la vittoria. Anche se non eri un allenatore o un preparatore, contribuivi alla causa e eri un esempio.
Alla fine del primo tempo, indimenticabile il thè caldo che ci preparavi, soprattutto nelle gelide domeniche di inverno; mai ce lo hai fatto mancare.
Eri maniacale, curavi ogni dettaglio perché eri un professionista impeccabile; prendevi seriamente tutto ciò che facevi.
Ogni tanto eri stanco, e quando ti chiedevamo una giacca in più perché faceva freddo ci rispondevi: “nu tegnu” o “nu nnave”, e noi sorridevamo perché era il tuo stile, ogni tanto anche burbero, ma sempre unico, perché eri uno di noi.
D’estate, quando da ragazzini rientravamo tardi a casa, facevamo una capatina al campo e tu alle 4:00 del mattino eri lì ad innaffiare il prato o a tagliare l’erba che si era fatta troppo alta; oppure ogni tanto ti trovavamo a riposare sul lettino del nostro massaggiatore.
Immancabile la sigaretta in bocca, la maglietta verde militare e i sandali di legno, dicevi sempre a noi ragazzi più giovani “caracati i burzuni!“ perché dovevamo farlo noi, non quelli grandi. Ci insegnavi anche in questo modo quali erano i ruoli, e il rispetto che dovevamo avere verso chi era più avanti con l’età.
Non sei stato un semplice magazziniere, sei stato uno di noi! E lo sarai sempre perché hai lasciato in noi un segno indelebile! Grazie Pino! Grazie di tutto!
Marco Carachino
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